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Distretto di committenza e garanzia della Città di Bologna La promozione dell’equità e della salute nel Distretto di Bologna Primo contributo L’interruzione volontaria di gravidanza nel Distretto di Bologna: aspetti generali e caratteristiche socio-demografiche. Gennaio 2013

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Distretto di committenza e garanzia della Città di Bologna

La promozione dell’equità e della salute nel Distretto di Bologna

– Primo contributo –

L’interruzione volontaria di gravidanza nel Distretto di Bologna: aspetti generali e caratteristiche socio-demografiche.

Gennaio 2013

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Indice

Premessa pag. 3

Introduzione ^ 3

Andamento generale del fenomeno ^ 4

Tassi di abortività ^ 5

Rapporti di abortività ^ 6

Caratteristiche socio-demografiche delle donne ^ 7

Età delle donne ^ 7

Titolo di studio ^ 8

Condizione lavorativa e posizione professionale ^ 9

Stato civile ^ 10

Ivg delle donne con precedenti nati vivi e Ivg ripetute ^ 11

Età gestazionale ^ 12

Certificazioni, tipologie d’intervento e terapia antalgica ^ 12

L’Ivg nelle donne straniere ^ 14

Note conclusive ^ 18

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Premessa

La promozione dell’equità e dell’universalità nell’accesso ai servizi sanitari e negli esiti di

salute riveste un’importanza fondamentale nell’azione del Distretto di committenza e

garanzia. È evidente che tale obiettivo richiede in primo luogo l’analisi di quelle

differenze socio-demografiche che ne possono ostacolare il raggiungimento. Per

rispondere al proprio mandato istituzionale, il Distretto ha pertanto avviato una serie di

approfondimenti su alcuni percorsi assistenziali, al fine di rilevare la presenza di aspetti

di disuguaglianza tra diversi gruppi di popolazione residenti nel comune di Bologna.

Il presente studio, dunque, oltre che un contributo scientifico per la comprensione

del fenomeno dell’interruzione volontaria di gravidanza nella realtà sociale di Bologna,

vuole rappresentare una base per avviare un confronto con i Dipartimenti gestori dei

servizi sanitari e con i servizi sociali del Comune, al fine di definire le linee generali e le

modalità di implementazione – compatibilmente con il generale contesto di limitatezza

delle risorse economiche – di programmi ed interventi specifici di contrasto di quegli

aspetti di natura sociale e culturale che possono influenzare la decisione di interrompere

la gravidanza.

Introduzione

A partire dall’entrata in vigore della normativa fondamentale che disciplina pressoché

ogni aspetto attinente l’aborto volontario, ovvero la legge n. 194 del 1978, il numero

delle Ivg è costantemente diminuito su tutto il territorio nazionale. E tuttavia, a fronte

del calo generale verificatosi in particolar modo nel corso degli ultimi anni, gli studi

epidemiologici mostrano una maggiore propensione ad interrompere la gravidanza da

parte delle donne straniere che, come è facile intuire, presentano caratteristiche socio-

demografiche differenti dalle donne italiane.

Anche la recente relazione del Ministro della salute segnala che la diminuzione del

ricorso agli aborti volontari è stata maggiore «tra le donne più istruite, tra le occupate e

tra le coniugate», più sensibili evidentemente ai programmi di contraccezione e alle

attività di promozione della procreazione responsabile. Al rilievo che assume la

cittadinanza delle donne si intreccia quindi il peso di quelle variabili che, come la

letteratura ha ormai da tempo messo in evidenza, incidono in maniera considerevole

sulle condizioni di salute e sul ricorso alle prestazioni socio-sanitarie. Ne è una conferma

il fatto che anche tra le donne italiane la riduzione della domanda di Ivg è stata minore

tra coloro che si trovavano in «condizioni di maggiore svantaggio sociale».

In definitiva, nonostante i notevoli passi avanti, gli spazi per ulteriori miglioramenti

nell’ambito della prevenzione degli interventi abortivi restano ancora molto ampi.

Le analisi illustrate nella presente relazione riguardano esclusivamente gli interventi

abortivi volontari eseguiti nella regione Emilia-Romagna – indipendentemente dal luogo

o dalle strutture in cui sono stati attuati – da donne di età compresa tra 15 e 49 anni

residenti a Bologna. Non sono state perciò prese in considerazione, a causa

dell’indisponibilità dei dati, le Ivg che le cittadine residenti hanno effettuato in altre

regioni del Paese.

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Le elaborazioni, realizzate sulla base dei dati del flusso regionale sulle interruzioni

volontarie di gravidanza1, si riferiscono al 2011. E tuttavia, per offrire un’immagine della

tendenza che il fenomeno ha assunto negli ultimi anni nella realtà sociale di Bologna,

l’analisi ha preso in considerazione anche il quinquennio 2007-2011.

I dati demografici e di natalità necessari per determinare i tassi e i rapporti di

abortività complessivi, così come quelli relativi alla cittadinanza delle donne, sono stati

estrapolati dalla banca-dati del Comune di Bologna.

Per confrontare l’andamento del fenomeno abortivo nel contesto bolognese con

quello dell’ambito regionale ci siamo avvalsi della Relazione sull’interruzione volontaria di

gravidanza in Emilia-Romagna nel 2011 (a cura dell’Assessorato politiche per la salute della

Regione). La Relazione del Ministro della salute sull’attuazione della legge contenente norme per la

tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (Legge 194/78) –

contenente i dati definitivi per il 2010 e quelli preliminari per il 2011 – ha rappresentato

invece la fonte principale per i confronti con il livello nazionale.

Andamento generale del fenomeno

Il numero delle Ivg effettuate dalle donne residenti a Bologna, di età compresa tra 15 e

49 anni, sono state 9472, di cui 435 da donne italiane (45,9%) e 512 da cittadine straniere

(54,1%). Prendendo in esame il periodo 2007-2011, si evidenzia chiaramente un trend

crescente della quota percentuale degli aborti volontari da parte delle donne straniere, a

fronte di un calo di quella delle Ivg delle cittadine italiane.

2007-2011 – Distribuzione % Ivg in base alla cittadinanza delle donne

L’andamento che il fenomeno ha assunto nel quinquennio è ovviamente da considerare

in relazione con le dinamiche demografiche della popolazione e con i flussi migratori,

che negli ultimi anni hanno fatto registrare – come si evince con assoluta immediatezza

1 Il sistema di monitoraggio regionale del fenomeno dell’Ivg viene aggiornato grazie alle informazioni contenute nella scheda D12 dell’Istat, compilata per ciascun aborto volontario da parte della struttura sanitaria che effettua l’intervento e che provvede tempestivamente ad inviarla alle direzioni delle Ausl che, a loro volta, si occupano dell’inoltro ai competenti uffici regionali. 2 Per ragioni metodologiche, relative al calcolo dei tassi e dei rapporti di abortività, sono state escluse 3 Ivg effettuate da ragazze con meno di 14 anni, di cui due italiane e una straniera.

62,4

55,5 55,9

51,6

45,9

37,6

44,5 44,1

48,4

54,1

30

35

40

45

50

55

60

65

2007 2008 2009 2010 2011

Italiane Straniere

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dalla tabella e dal grafico seguenti – un aumento costante del numero delle donne

straniere, a fronte di una diminuzione delle italiane: nel 2007 la quota percentuale delle

straniere residenti di età compresa tra 15 e 49 anni era circa il 15% (12.065) del totale

delle donne di questa fascia d’età, a fronte dell’85% (68.466) delle italiane; a distanza di

cinque anni il quadro si presenta decisamente mutato con il 21,4% (18.102) di donne con

cittadinanza straniera e il 78,4% (65.655) delle italiane.

2007-2011 - Popolazione femminile (15-49 anni) residente a Bologna

Italiane Straniere Totale

v. a. % v. a. % v. a.

2007 68.466 85 12.065 15 80.531

2008 67.419 82.7 14.119 17.3 81.538

2009 66.838 81.2 15.431 18.8 82.269

2010 66.293 79.5 17.089 20.5 83.382

2011 65.655 78.6 18.102 21.4 83.757

2007-2011 – Percentuale popolazione femminile straniera (15-49 anni) residente a Bologna

Tassi di abortività (Ivg donne residenti per 1.000 donne residenti nella classe d’età 15-49 anni)

Le differenze in termini percentuali ed il relativo andamento nell’ultimo quinquennio,

assumono una rilevanza ancora maggiore se se si procede al calcolo e all’analisi dei tassi

e dei rapporti di abortività, senza dubbio gli indicatori più accurati per la valutazione del

fenomeno abortivo.

Nel 2011 il tasso di abortività complessivo nel distretto di Bologna è risultato pari

all’11,3‰, un valore più alto sia rispetto al 9,1‰ regionale che all’8,3‰ del livello

nazionale (il dato nazionale si riferisce al 2010). Considerando la cittadinanza delle

donne, emerge un notevole divario – oltre quattro volte – tra il 6,6‰ delle donne

italiane e il 28,3‰ delle cittadine straniere.

Dal confronto con i dati regionali, si evince una quasi totale coincidenza tra il tasso

delle italiane residenti nel comune di Bologna (6,6‰) e quello calcolato su base regionale

(6,1‰), mentre il dato delle donne straniere (28,3‰) è risultato superiore rispetto al

22,7‰ della regione Emilia-Romagna.

15

17,3 18,8

20,5 21,4

10

15

20

25

30

2007 2008 2009 2010 2011

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L’analisi dell’andamento quinquennale – come mostra il grafico – conferma

pienamente la rilevante difformità tra le cittadine italiane e quelle straniere: al tendenziale

decremento del tasso di abortività per le italiane, dall’8,2‰ del 2007 al 6,6‰ del 2011, fa

riscontro una sostanziale stabilità del dato delle donne straniere. Quest’ultimo aspetto si

discosta, peraltro, dal trend regionale che anche per le donne con cittadinanza estera ha

fatto registrare un calo, passando dal 28‰ del 2007 al 22,7‰ del 2011.

2007-2011 – Tassi di abortività

Rapporti di abortività (Ivg di residenti per 1.000 nati vivi residenti)

Il rapporto di abortività nel 2011 è stato pari a 301,5‰. Anche in questo caso si tratta di

un valore decisamente più elevato del dato regionale, pari al 219,9‰, così come di quello

nazionale, pari al 208,3‰ (relativo al 2010). Disaggregando i dati in base alla cittadinanza

delle donne emerge come a fronte del 201,3‰ delle cittadine italiane faccia riscontro un

valore decisamente più elevato, 522,4‰, per le donne straniere.

L’andamento del fenomeno mostra come nella seconda fase del quinquennio la

forbice si è allargata: a fronte della diminuzione del rapporto di abortività per le italiane

si è verificato un aumento del dato relativo alle cittadine straniere. E ciò non pare sia da

attribuire al calo complessivo del numero dei nati residenti a Bologna, né tanto meno

alle dinamiche della natalità considerata in relazione alla cittadinanza delle donne. Se così

fosse la riduzione del numero dei nati vivi da donne italiane – nel triennio 2009-2011 è

passato da 2.253 a 2.161: pari a -4,1% – avrebbe dovuto far registrare un aumento del

rapporto di abortività. E viceversa, l’aumento della natalità delle donne straniere – da

924 a 980 nati vivi, pari a +6,5% – avrebbe dovuto comportare un decremento.

È possibile dunque concludere che anche il trend di questo importante indicatore

trova la sua ragione primaria nel maggiore e minore ricorso all’interruzione volontaria di

gravidanza, rispettivamente da parte delle donne straniere e italiane.

8,2 7,5 8,1 7,7 6,6

28 28,8 27,7 28,1 28,3

11,2 11,2 11,8 11,9 11,3

0

5

10

15

20

25

30

35

2007 2008 2009 2010 2011

Italiane Straniere Totale

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2007-2011 – Rapporti di abortività

Caratteristiche socio-demografiche delle donne

1. Età delle donne

La maggior parte delle interruzioni volontarie di gravidanza eseguite nel 2011 si è

concentrata nelle classi d’età centrali e in particolare in quella tra i 30 e i 34 anni (26%),

seguita dalla fascia 25-29 (22,4%) e da quella 35-39 (19,5%). Tranne il valore della classe

d’età 25-29 anni, che si presenta maggiore per le straniere, le curve di distribuzione delle

frequenze in base alla cittadinanza delle donne risultano quasi del tutto coincidenti.

2011 – Distribuzione % Ivg per classi d’età

L’analisi dei tassi di abortività fa emergere aspetti decisamente differenti. I tassi

specifici di abortività per classi di età confermano ulteriormente la disparità che si

manifesta in relazione alla cittadinanza delle donne. Come si evince dalla tabella, per

alcune fasce d’età le cittadine straniere hanno fatto registrare valori superiori di oltre

quattro volte quelli delle donne italiane. Spicca in particolare il divario della classe tra 25

e 29 anni, pari a quasi cinque volte.

244,4 224,9 240,6 234,1 201,3

468,1

534,9

462,1 513,3 522,4

298 303,1 305 317,9 301,5

0

100

200

300

400

500

600

700

2007 2008 2009 2010 2011

Italiane Straniere Totale

0

5

10

15

20

25

30

<15 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49

Italiane Straniere

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2011 – Tassi di abortività specifici per classi d’età

Classe d’età Italiane Straniere Totale

15-19 6,5 17, 1 8,3

20-24 11,4 48,9 20,3

25-29 9,5 45,4 20,3

30-34 11,6 36,4 18,4

35-39 7,2 30 12,1

40-44 4,6 11,6 5,9

45-49 0,6 1,2 0,7

Anche aggregando in un’unica classe, 20-34 anni, le fasce d’età che presentano i valori

più elevati e procedendo al calcolo dei tassi di abortività specifici, emerge una

considerevole differenza tra il 10,9‰ delle donne italiane e il 42,1‰ delle donne con

cittadinanza estera. È interessante notare come per questa classe di età l’andamento del

tasso di abortività nel periodo 2007-2011 si è caratterizzato per un duplice aspetto:

mentre nella prima parte del quinquennio il divario si è ridotto, nella seconda fase è

tornato ad aumentare in maniera consistente, giungendo nel 2011 a presentare un tasso

di abortività delle straniere superiore di circa quattro volte quello delle donne con

cittadinanza italiana.

2007-2011 – Tassi di abortività (classe d’età 20-34 anni)

2. Titolo di studio

Nel 2011, tra le donne residenti che hanno volontariamente abortito il 41,7% aveva un

livello di studio basso (nessun titolo, licenza elementare, licenza di scuola media

inferiore), mentre il 58,3% un titolo di studio alto (diploma e maturità di scuola media

superiore, laurea o altro titolo universitario). Disaggregando i dati in base alla

cittadinanza, si rileva che tra le cittadine straniere che hanno fatto ricorso all’Ivg ben il

54,7% aveva un livello di studio basso a fronte del 45,3% con un livello di studio alto.

13,1 12,6 14,5 13,5 10,9

41,9

32,1 28,5

34,2

42,1

18,7 17 17,9

19 19,5

0

10

20

30

40

50

2007 2008 2009 2010 2011

Italiane Straniere Totale

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Sostanzialmente diversa è la distribuzione tra le donne residenti con cittadinanza italiana:

26,4% con un titolo di studio basso e 73,6% con titolo di studio superiore.

2011 – Distribuzione % Ivg in base al livello d’istruzione

3. Condizione lavorativa e posizione professionale

Il 56,2% delle donne che nel corso del 2011 hanno deciso di interrompere la gravidanza

aveva un’occupazione lavorativa, poco più del 20% risultavano disoccupate, circa l’1%

era in cerca di prima occupazione, quasi l’11% le casalinghe e l’11,7% le studentesse. Il

quadro delle distribuzioni delle frequenze assume caratteristiche leggermente diverse a

seconda della cittadinanza delle donne: a fronte del 60,9% delle italiane occupate si

registra il 52,1% delle occupate straniere, mentre al 15,9% delle disoccupate italiane fa

riscontro il 23,8% delle straniere.

2011 – Distribuzione % Ivg in base alla condizione lavorativa

Considerando la posizione professionale delle donne con occupazione lavorativa, è

emerso che il 42,1% erano operaie, 26,7% impiegate e 13,3% le altre lavoratrici

dipendenti (apprendista, lavoratrice a domicilio…). Meno rilevante la quota delle

lavoratrici autonome, il 7%, quella delle imprenditrici o libere professioniste, pari

all’8,1%, e ancor più quella delle dipendenti con funzioni dirigenziali o direttive che è

risultata pari al 2,3%. Come mette in evidenza la tabella seguente, anche in questo caso

l’aspetto della distribuzione complessiva delle frequenze si modifica in relazione alla

cittadinanza delle donne: mentre tra le italiane coloro che hanno fatto ricorso all’Ivg

aveva una posizione lavorativa di impiegata (41,9%), tra le straniere la quota maggiore è

rappresentata dalle operaie (59,6%).

73,6

26,4

Italiane

45,3

54,7

Straniere

Livello istruzione alto

Livello istruzione basso

60,9

15,9

5,7

17,2

Italiane

52,1

23,8

15

7

Straniere

Occupate

Disoccupate

Casalinghe

Studentesse

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2011 - Distribuzione % Ivg in base alla posizione professionale

Unendo le prime tre posizioni professionali (1, 2 e 3) in un’unica classe occupazionale,

che si può definire medio-alta, e le tre posizioni successive (4, 5 e 6) in una classe

occupazionale medio-bassa, emerge che la quota di donne con una condizione lavorativa

medio-bassa, l’82%, risulta decisamente più elevata rispetto al 18% di quelle con una

condizione lavorativa medio-alta. Sebbene non si tratti di tassi di abortività, questi valori

assumono, a nostro avviso, una certa importanza nella valutazione complessiva del

fenomeno abortivo nella realtà sociale bolognese. Ciò anche in ragione del fatto che la

dimensione lavorativa sembra quasi ridimensionare il divario che si presenta in relazione

alla cittadinanza: la quota delle straniere con occupazione medio-bassa, pari all’89,1%, è

certo maggiore rispetto al 75,1% delle italiane, ma anche tra queste ultime quelle con una

condizione lavorativa meno-bassa è comunque decisamente rilevante.

2011 – Distribuzione % Ivg in base alla posizione professionale

4. Stato civile

In merito allo stato civile si è constatato che il 57,8% delle donne era coniugata, il 36,9%

nubile, il 5,3% separata o divorziata e solo lo 0,1% vedova. Relativamente alla

cittadinanza, tra le italiane quelle sposate sono risultate il 70,6%, tra le straniere il 46,9%;

le nubili il 25,3% tra le donne italiane e il 46,7% tra le straniere.

14,3

6 4,2

41,9

24,5

8,7

0,4 1,9

7,9

0,4

11,6

59,6

18

0,7

0

10

20

30

40

50

60

70

1) Imprenditrice

o libera

professionista

2) Altra

lavoratrice

autonoma

3) Lav.

Dipendente:

dirigente o

direttivo

4) Lav

dipendente:

impiegata

5) Operaia 6) Altra lav

dipendente

(apprendista,

lav a domicilio

Non classificata

24,5

75,1

0,4

Italiane

10,1

89,1

0,8

Straniere

Medio-alto

Medio-basso

Non classificate

Italiane

Straniere

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2011 – Distribuzione % Ivg in base allo stato civile

Tali differenze non sembrano attribuibili alla situazione demografica. Infatti,

sostanzialmente analoghe sono le quote percentuali delle donne nubili tra la popolazione

straniera (57,4%) e tra le italiane (58,9%) residenti a Bologna, così come quelle relative

alle coniugate, rispettivamente del 40,7% tra le residenti straniere e del 37,5% tra le

italiane. Procedendo con l’analisi dei tassi di abortività specifici3 si evince come al 2,8‰

delle nubili italiane faccia riscontro un valore decisamente superiore, pari al 23‰ – ben

oltre otto volte superiore – tra le donne straniere con lo stesso stato civile, mentre per

quanto riguarda le donne coniugate al 12,5‰ delle donne italiane corrisponde il 32,5‰

delle straniere. E dunque, mentre tra le cittadine straniere sono le sposate, forse per

ragioni di natura culturale e religiosa, che decidono con minore frequenza di

interrompere la gravidanza, tra le donne italiane sono le nubili a fare meno ricorso

all’aborto volontario, manifestando una maggiore sensibilità ed un più alto livello di

adesione attiva ai programmi di contraccezione.

Ivg delle donne con precedenti nati vivi e Ivg ripetute

Ammonta al 54,6% la quota delle donne residenti che nel 2011 si sono volontariamente

sottoposte ad un intervento abortivo e che nel corso della loro vita avevano avuto

almeno un figlio (nato vivo) da una precedente gravidanza. Per le italiane il dato si è

attestato al 39,3%, rispetto al più consistente 67,6% delle donne straniere. L’analisi del

periodo 2007-2011 ha mostrato una sostanziale stabilità di tali quote percentuali.

Occorre tuttavia segnalare che si tratta di valori inferiori (soprattutto tra le donne

italiane) rispetto a quelli del più ampio contesto regionale, dove la quota delle Ivg

eseguite da donne italiane con almeno un figlio da precedenza gravidanza si è attestato al

55,6% e quella delle cittadine di nazionalità non italiana al 72,1%.

Relativamente al fenomeno dell’abortività volontaria ripetuta, nel 2011 la

percentuale di Ivg effettuate da donne residenti (italiane e straniere) con almeno

un’esperienza precedente di aborto volontario è risultata pari al 37,5%. Anche in merito

a questo aspetto così rilevante nelle valutazioni complessive sul fenomeno dell’abortività

volontaria, è del tutto evidente il divario tra le italiane (28,3%) e le straniere (45,3%).

3 Ivg effettuate da donne residenti nubili per 1.000 donne residenti nubili nella classe d’età 15-49 anni.

70,6

25,3

3,9 0,2

Italiane

46,9

46,7

6,4 Straniere

Coniugate

Nubili

Divorziate o separate Vedove

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Per quanto concerne il trend del fenomeno nel quinquennio preso in esame, il

grafico seguente mostra come a fronte di un leggero incremento del dato generale e di

quello relativo alle cittadine italiane, si è registrata una sostanziale stabilità della quota

percentuale delle Ivg ripetute tra le donne straniere.

2007-2011 – Percentuale Ivg ripetute

Età gestazionale

Il 96,7% delle Ivg sono state eseguite entro 90 giorni: il 43,9% di interventi entro le

prime 8 settimane di gestazione, il 37,2% tra la 9a e la 10a settimana e il 15,6% tra 11 e 12

settimane di gestazione. Solo il 3,3% degli interventi sono stati effettuati oltre le 12

settimane – ovvero per ragioni legate o agli eventuali rischi che il proseguimento della

gravidanza avrebbe potuto comportare per la vita della donna o alla presenza di

condizioni patologiche e di malformazioni del nascituro. Non sono emerse differenze

significative in relazione alla cittadinanza delle donne: tra le straniere il 99,4% sono stati

gli aborti volontari eseguiti entro i primi 90 giorni, a fronte del 93,6% delle donne

italiane.

Certificazioni, tipologie d’intervento e terapia antalgica

Il 64,5% delle certificazioni di autorizzazione all’Ivg sono state rilasciate dai consultori

familiari pubblici, il 24% quelle rilasciate dai Medici di fiducia e il 10,9% da altri Servizi

ostetrico-ginecologici di Istituti di cura. Il quadro è leggermente diverso se si considera la

cittadinanza delle donne: al 73,4% delle certificazioni concesse dai consultori familiari

alle donne con cittadinanza straniera corrisponde – come si evince dal grafico – il 54%

per le donne italiane.

2011 – Distribuzione % certificazioni di Ivg

26,8 26,9 27,1 29,5 28,3

45,9 45,6 42,2

52

45,3

34 35,2 33,7

40,4 37,5

20

25

30

35

40

45

50

55

2007 2008 2009 2010 2011

Italiane Straniere Totale

54

29,5

15,8 0,7

Italiane

73,4

19,1

6,6 0,8

Straniere

Cons. fam. pubblico

Medico di fiducia

Serv. Ost-Gin. Istituto di cura

Altra struttura

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Per quanto concerne le tipologie d’intervento si segnala che anche nel Distretto di

Bologna il metodo per l’interruzione volontaria di gravidanza maggiormente utilizzato è

stato l’isterosuzione: nel 2011, ben l’82% delle Ivg sono state eseguite con queste

tipologie abortive (il dato regionale è lievemente inferiore, 76,6%), di cui il 75,9% con il

metodo Karman e il 6,1% con altre tecniche di isterosuzione. Relativamente alla

cittadinanza delle donne, è emerso che a fronte dell’86,9% tra le straniere corrisponde il

76,4% tra le donne italiane. Tale differenza trova la sua spiegazione nella maggiore

richiesta da parte di queste ultime del metodo farmacologico per l’interruzione

volontaria di gravidanza: il 17,5% rispetto al 9,4% tra le residenti straniere.

2011 – Distribuzione % delle tipologie di Ivg

È interessante, inoltre, far notare come la percentuale delle donne che hanno deciso di

interrompere la gravidanza facendo ricorso alla pillola abortiva, è aumentata in maniera

consistente tra il 2009 e il 2011, sia tra le donne straniere che tra le cittadine italiane,

segnalando peraltro un trend che sembra procedere in direzione del restringimento della

forbice.

2007-2011 – Percentuale Ivg effettuate con il metodo farmacologico

Relativamente alle caratteristiche socio-demografiche delle donne che hanno richiesto

l’Ivg farmacologica, occorre segnalare che il 63,7% era in possesso di un titolo di studio

4,1

76,6

17,5

2,1

Italiane

3,1

86,9

9,4 0,6

Straniere

Raschiamento

Isterosuzione (Karman e altre)

Metodo farmacologico

Altro

3,2 2,9

5,2

15,4

17,5

1,5 0,7 1,6

5,6

9,4

0

5

10

15

20

2007 2008 2009 2010 2011

Italiane Straniere

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medio-alto. Tra le italiane il dato è risultato ancora più rilevante, 81,6%, a fronte di un

valore decisamente inferiore tra le straniere, 35,4% .

Circa la terapia antalgica, si segnala che l’87% delle Ivg sono state eseguite in

anestesia generale. La quota aumenta leggermente tra le straniere (90,2%) e diminuisce a

tra le italiane (83,2%). Tale differenza, presumibilmente dovuta alla maggiore richiesta di

Ivg con metodo farmacologico da parte delle italiane, non inficia tuttavia la sostanziale

uniformità nell’erogazione delle tipologie delle prestazioni sanitarie. Infatti, considerando

solo le Ivg realizzate con il raschiamento e con i metodi di isterosuzione (che

rappresentano le modalità d’intervento abortivo che con maggiore frequenza richiedono

l’anestesia generale) si rileva che il 100% degli aborti volontari con utilizzo dell’anestesia

generale tra le italiane è sostanzialmente equivalente al 98,9% tra le donne straniere.

L’Ivg nelle donne straniere

Abbiamo finora messo in evidenza il consistente divario nel ricorso all’interruzione

volontaria di gravidanza, nonché le differenze socio-demografiche, tra le residenti

straniere e quelle italiane. Occorre ora approfondire l’analisi del fenomeno abortivo tra

le donne con cittadinanza estera.

Pur considerando la limitatezza dei dati, ci sembra interessante far notare che di

tutte le Ivg eseguite nel 2011 da donne straniere residenti nel comune di Bologna più del

70% – come mostra il grafico – sono state effettuate da donne provenienti da 10 Paesi

esteri.

2011 - Distribuzione % Ivg in base al Paese di provenienza

Il quadro si modifica in maniera sostanziale se invece dei valori percentuali si procede

con l’analisi dei rispettivi tassi di abortività. In questo caso, la scala oscilla tra l’81,1‰

delle donne nigeriane e il 15,5‰ delle ucraine, cala inoltre sensibilmente la posizione

delle rumene e delle moldave, che invece presentavano valori in termini percentuali

rispettivamente al primo e al secondo posto tra i dieci Paesi stranieri presi in

considerazione.

15,2

11,1

9,4

6,6 6,2 5,8 5,5 4,1

3,1 2,9

0

2

4

6

8

10

12

14

16

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2011 – Tassi di abortività in al Paese di provenienza

Anche ampliando lo sguardo all’ultimo quinquennio, emerge che la quota totale delle Ivg

eseguite da donne provenienti da questi dieci Paesi (1.522) rimane comunque superiore

al 70% dei complessivi 2.164 aborti volontari effettuati da cittadine straniere residenti.

Sono state le rumene e le moldave che hanno fatto registrare i valori percentuali più

elevati, rispettivamente il 17,4% e l’8,4%.

2007-2011 – Distribuzione % delle Ivg in base al Paese di provenienza

Radicalmente diverso, e ovviamente più attendibile, è il quadro che emerge dall’analisi e

dal confronto con i rispettivi tassi medi di abortività. Analogamente alla situazione

relativa solo al 2011, anche in questo caso sono le donne di etnia nigeriana quelle che

hanno fatto registrare il tasso di abortività più elevato (88,5‰), seguite dalle residenti di

origine peruviana (52,5‰) e dalle cinesi (40,5‰), mentre per le filippine il dato si è

attestato al 17,9‰.

27,7 28,5

45,7

29,2 34,7

17,5

53,2

15,5 18,9

81,1

28,3

0

20

40

60

80

100

17,4

8,4 7,9 6,5

7,3 6,4

5,2 3,9 4,3

3,2

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

20

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2007-2011 – Tassi medi di abortività in base al Paese di provenienza

Abbiamo già evidenziato come il fenomeno dell’abortività ripetuta assuma una

maggiore rilevanza tra le cittadine di origine straniera rispetto alle italiane: nel 2011, la

quota delle Ivg effettuate da donne residenti che avevano già avuto una o più esperienze

di aborto volontario, è stata il 28,1% tra le italiane e il 45,2% tra le cittadine straniere.

Tale divario trova una sostanziale conferma anche procedendo all’analisi del

quinquennio 2007-2011: al 27,6% tra le donne italiane corrisponde il 46,3% per le donne

provenienti da altre nazioni del mondo. Disaggregando ulteriormente i dati e

continuando a focalizzare l’attenzione sulle cittadine provenienti dai dieci Paesi che nel

2011 hanno fatto registrare i valori assoluti e percentuali più elevati di Ivg, emerge una

distribuzione che varia dalla quota più bassa delle donne albanesi (2,8%) a quella più alta

delle rumene (22,1%). In questo caso, la quota degli interventi abortivi eseguiti da donne

con le dieci nazionalità esaminate, sul totale delle Ivg effettuate da straniere con almeno

una precedente esperienza abortiva, si è attestata al 74,1%, un dato leggermente

superiore rispetto al 70% delle Ivg complessive.

2007-2011: Distribuzione % delle Ivg ripetute in base al Paese di provenienza

32 25,7

37,1 30,2

40,5

17,9

52,5

14,4

24,3

88,5

26 28,2

0

20

40

60

80

100

22,1

10,1 7,9

4,8

7,6

4,7 5,2 4,4 2,8

4,6

25,9

0

10

20

30

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Procedendo al calcolo dei tassi medi di abortività ripetuta nel periodo 2007-2011 (Ivg

ripetute di donne residenti per 1.000 donne residenti nella classe di età 15-49)4 si

evidenza ancora la più alta propensione a ricorre a interventi di interruzione di

gravidanza da parte delle donne nigeriane, seguite dalle peruviane, dalle cinesi e dalle

rumene.

2007- 2011 – Tassi medi di abortività ripetuta in base alla cittadinanza

Note conclusive Nel Distretto di Bologna il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza da parte delle

donne con cittadinanza straniera è decisamente più frequente rispetto alle italiane. Il

quadro generale del fenomeno abortivo nella realtà distrettuale non si discosta quindi in

maniera sostanziale da quello regionale emiliano e dal più ampio scenario nazionale,

confermando la presenza di forti diseguaglianze nell’accesso ai programmi di

contraccezione. E tuttavia, per alcuni degli aspetti che l’analisi dei dati ha permesso di

evidenziare, la domanda di interventi abortivi da parte delle cittadine straniere residenti

a Bologna sembra avere una rilevanza maggiore: i valori dei tassi e dei rapporti di

abortività del 2011 sono risultati infatti leggermente superiori, ma ancora più

significativo è l’andamento del fenomeno che, contrariamente al trend regionale, tra il

2009 e il 2011 ha visto un incremento delle interruzioni volontarie di gravidanza da parte

delle donne con cittadinanza estera; anche il tasso di abortività per la classe d’età tra i 20

e i 34, nella quale si concentra la maggior parte delle Ivg, ha fatto registrare nell’ultimo

triennio un trend decisamente in aumento tra le straniere; un peso maggiore rispetto al

più generale contesto regionale assume inoltre il fenomeno dell’abortività ripetuta.

E dunque, se gli spazi per programmi ed interventi specifici di prevenzione

rimangono ancora tutt’oggi decisamente ampi sia per le donne italiane che per le

cittadine straniere, è su queste ultime che a nostro avviso occorre concentrare gli sforzi

maggiori per contenere ulteriormente un fenomeno che, sebbene i grandi progressi degli

4 Si tratta di un indicatore che è preferibile calcolare per ogni singolo anno, in quanto è possibile che nel corso di un quinquennio ogni donna possa aver fatto ricorso più volte all’aborto volontario, mentre molto meno probabile (anche se non è da escludere del tutto) è che tale eventualità si verifichi durante un solo anno.

2,1

18,9 13,8

17,2

9,9

19,7

6,1

24

7,5 7,4

58,6

10,7

0

10

20

30

40

50

60

70

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ultimi anni, continua a rappresentare una problematica socio-sanitaria rilevante tra le

donne immigrate. Ciò anche alla luce delle loro più svantaggiate condizioni economiche,

sociali e familiari, nonché dei diversi livelli culturali che evidentemente incidono in

maniera negativa sulla partecipazione ai programmi di contraccezione, rendendo a volte

l’aborto un mezzo di controllo delle nascite, come il fenomeno dell’abortività ripetuta ci

segnala. Il raggiungimento di tale obiettivo presuppone pertanto:

una generale valorizzazione sociale e culturale della maternità e del diritto ad una

procreazione cosciente e responsabile;

un’analisi organizzativa finalizzata, per un verso, alla individuazione e rimozione

delle eventuali barriere culturali, burocratiche, sociali che possono ostacolare

l’accesso e la fruibilità dei servizi deputati alla prevenzione dell’aborto e, per un

altro verso, al miglioramento dell’efficacia della rete dei consultori familiari;

lo sviluppo di maggiori sinergie comunicative tra la rete dei consultori familiari, i

servizi sociali del Comune e le strutture sanitarie che effettuano le interruzioni

volontarie di gravidanza, per definire strategie multidimensionali e interventi

specifici, con particolare attenzione nei confronti delle donne immigrate e di

quelle condizioni di vita che nel loro complesso sono espressione di

diseguaglianze sociali tra gruppi diversi di popolazione;

la realizzazione di corsi di formazione e di aggiornamento per il personale

sanitario e per gli operatori sociali volti a sviluppare le competenze necessarie per

mettere in campo azioni mirate per i diversi contesti culturali e sociali a cui

appartengono le donne immigrate;

la valorizzazione dei percorsi di mediazione culturale, quale modalità

fondamentale per stabilire relazioni interpersonali efficaci con le donne straniere

e con le comunità presenti nel contesto territoriale di riferimento nel rispetto

delle differenze culturali;

un rafforzamento specifico delle attività di consulenza alle donne in merito agli

anticoncezionali, onde ridimensionare le possibilità del ricorso ripetuto all’aborto.

Come da mandato, questo Distretto promuoverà a breve un confronto con i

Dipartimenti e gli operatori coinvolti al fine di condividere le strategie operative per il

raggiungimento degli obiettivi.

La presente relazione è stata curata da

Aldo Trotta

Distretto committenza e garanzia Ausl Bologna

Ringraziamo il Dr. Franco Chiarini e la D.ssa Cristina Cacco del Dipartimento Programmazione del Comune di

Bologna e la D.ssa Marinella Lenzi del Dipartimento Materno Infantile – Area Dipartimentale Ostetricia e

ginecologia – dell’Ausl di Bologna.