La prolessi nel NT

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LA 35 (1985) 37-68 LÄ PROCESSI NEL NT* Ritenuta come un fenomeno molto normale, la prolessi nel NT, per quel che mi risulta, non ha ricevuto mai un’attenzione particola re da parte dei filologi neotestamentaristi \ Le varie Grammatiche o Sintassi del NT registrano tutte il fenomeno, ma ne parlano in maniera frammentaria e limitandosi a riportare il caso del soggetto o complemento di una dipendente anticipato come oggetto o com plemento nella proposizione reggente.- Qualche autore parla anche di aoristo prolettico o di presente prolettico, passando dal campo logico formale a quello logico contenutistico. Gli unici filologi neote stamentaristi che mostrano una visione più ampia del fenomeno della prolessi mi sembra che siano stati il Viteau e lo Zerwick. Il primo nel suo Etude sur le Grec du Nouveau Testament2 registra i seguenti casi di prolessi: a) prolessi del soggetto (II, 106) o del complemento di una frase dipendente nella frase principale3; b) il caso simile della prolessi del soggetto o complemento di una finale nella frase principale (II, 161a)4; c) l’attributo prolettico (II, 275)5 ; * Ringrazio particolarmente il P. Lino Cignelli, per il fraterno aiuto prestatomi nella stesura di questo articolo. 1 Anche nel campo degli studi classici si trova ben poco : oltre agli accenni nelle “Sintassi”, la recensione di A. Debrunner : H. Pernot, La langue des Evangiles, Gnomon 4 (1928 ) 441-445 e l'articolo di SL Johannessohn in Zeitscrift für vergleichende Sprachforschung auf dem Gebiete des Deutschen, Griechischen, und Lateinischen 64 (1937) 161s, che però non ho potuta consultare. 2 J. Viteau, Etude sur le Grec du Nouveau Testament. I. Le Verbe: Syntaxe des Propositions; IL Sujet , complément et attribut, Paris 1893; 1896. 3 Nel greco classico il fenomeno si determina soprattutto con i verbi di “dire”, di “percezione fisica e mentale”, di “sentimento” (cfr H. Weir Smyth, Greek Grammar, Cambridge 1966, 2182a, p. 488; G. Curtius, Grammatica della lingua greca, Torino 1890, 566a nota 1; 571 nota 1). * Tale caso è ricordato anche da A.T. Robertson, A Grammar of the Greek N T in the 'Light of Historical Research, New York 1919, 423. 5 La terminologia francese su questo punto si allontana da quella italiana., per cui più che di “attributo prolettico” in italiano bisogna parlare di “predicato prolettico”. A tale “predicato prolettico” accennano diverse grammatiche del greco classico : Curtius, Grammatica, 361,8 nota; R. Kühner — B. Geth, Groom-

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La prolessi dentro il nuovo testamento è un fenomeno comune e allo stesso tempo non si trova una fonte che riesca a riunire le principali occorenze

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LA 35 (1985) 37-68

LÄ PROCESSI NEL NT*

Ritenuta come un fenomeno molto normale, la prolessi nel NT, per quel che mi risulta, non ha ricevuto mai un’attenzione particola­re da parte dei filologi neotestamentaristi \ Le varie Grammatiche o Sintassi del NT registrano tutte il fenomeno, ma ne parlano in maniera frammentaria e limitandosi a riportare il caso del soggetto o complemento di una dipendente anticipato come oggetto o com­plemento nella proposizione reggente.- Qualche autore parla anche di aoristo prolettico o di presente prolettico, passando dal campo logico formale a quello logico contenutistico. Gli unici filologi neote­stamentaristi che mostrano una visione più ampia del fenomeno della prolessi mi sembra che siano stati il Viteau e lo Zerwick. Il primo nel suo Etude sur le Grec du Nouveau Testament2 registra i seguenti casi di prolessi: a) prolessi del soggetto (II, 106) o del complemento di una frase dipendente nella frase principale3 ; b) il caso simile della prolessi del soggetto o complemento di una finale nella frase principale (II, 161a)4; c) l’attributo prolettico (II, 275)5 ;

* Ringrazio particolarmente il P. Lino Cignelli, per il fraterno aiuto prestatomi nella stesura di questo articolo.

1 Anche nel campo degli studi classici si trova ben poco : oltre agli accenni nelle “Sintassi”, la recensione di A. Debrunner : H. Pernot, La langue des Evangiles, Gnomon 4 (1928 ) 441-445 e l'articolo di SL Johannessohn in Z eitscrift für vergleichende Sprachforschung auf dem Gebiete des Deutschen, Griechischen, und Lateinischen 64 (1937) 161s, che però non ho potuta consultare.

2 J. Viteau, Etude sur le Grec du Nouveau Testament. I. Le Verbe: Syntaxe des Propositions; IL Sujet, complément et attribut, Paris 1893; 1896.

3 Nel greco classico il fenomeno si determina soprattutto con i verbi d i “dire”, di “percezione fisica e mentale”, di “sentimento” (cfr H. Weir Smyth, Greek Grammar, Cambridge 1966, 2182a, p. 488; G. Curtius, Grammatica della lingua greca, Torino 1890, 566a nota 1; 571 nota 1).

* Tale caso è ricordato anche da A.T. Robertson, A Grammar of the Greek N T in the 'Light of Historical Research, New York 1919, 423.

5 La terminologia francese su questo punto si allontana da quella italiana., per cui più che di “attributo prolettico” in italiano bisogna parlare di “predicato prolettico”. A tale “predicato prolettico” accennano diverse grammatiche del greco classico : Curtius, Grammatica, 361,8 nota; R. Kühner — B. Geth, Groom-

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d) l'apposizione prolettica (II, 297); e) ¡’aoristo prolettico (I, 100a); f) il presente prolettico (I, 216; 228). Lo Zerwiek da parte sua, nella Gmeeitas Biblica,8, oltre alla prolessi del soggetto o del com­plemento della secondaria nella frase principale, insiste su alcuni casi di prolessi dei pronomi dimostrativi e personali che anticipano un sostantivo o un nome (nn. 204*207). Purtroppo né il Viteau né lo Zerwick ci offrono una presentazione ordinata ed esauriente della prolessi del NT. Nessuno dei due, tanto per portare un esempio, parla della prolessi del relativo o della proposizione relativa7; ep­pure è un caso molto frequente nel NT e che si allontana parecchio dai nostro uso normale di esprimerci, creando a volte problemi di

maUk der griechischen Sprache II : Satzlehre, Leipzig 1868; 1904, I, 40-5, p. 276; 600, p, 57,7. Esso consiste in una particolare forma del “predicato di comple­mento”, che anticipa Peffetto del verbo mediante un! predicato nominale. Nel classico si trova soprattutto con i verbi che significano “elevare” “far crescere”, “far divenire grandi”, accompagnati dagli aggettivi μέγας, υψηλός, μετέωρος; ma si può trovare anche con altri verbi e altri aggettivi. Nel NT vi sono degli esempi. Siccome si tratta però di una prò-lessi piuttosto contenutistica, di essa non parleremo per esteso, naia diamo qui in nota qualche esempio tratto da Viteau, E tilde, II, 275, pp:. 215-216:Mt 12,13 : έκτεινόν σου τήν χειρα, καί έξέτεινεν καί άπεκατεστάθη υγιής ώςή άλλη, in cui ύγιής equivale ad una proposizione soppressa e ridotta al­l’essenziale: καί ύγιής έγένετο.Le 1,6 : ήσαν 8è δίκαιοι άμφότεροι εναντίον του θεού, πορευόμενοι ενπάσαις ταΐς έντολαίς καί δικαιώμασιν του κυρίου άμεμπτοι : qui Faggettivo άμεμπτοι è sintetico e corrisponde ad ώστε αμέμπτους είναι oppure all’av­verbio άμέμπτως determinando così un concetto prolettico non espresso1 in maniera estesa.

ICor 1,8 : ος καί βεβαιώσει υμάς εως τέλους ανέγκλητους έν τή ημέρα τουκυρίου : F άνεγκλήτους equivale ο ad una proposizione coordinata : καί ανέγ­κλητοι Ισεσθε oppure ad uiFinfinitiva finale-consecutiva ώστε άνεγκλήτους υμάς είναι ... .

2Cor 3,6: δς καί ίκάνωσεν ημάς διακόνους καινής διαθήκης, dove διακόνουςè un predicata prolettico, equivalendo ad una proposizione coordinata καί διά­κονοι έγενήθημεν, che è stata incorporata nella principale. Comunque si possono vedere ancora i casi di At 14,10 ; Fil 3,21; lTess 3,13.

ß M. Zerwick, Graecitas Biblica Novi Testamenti Exemplis Illustratur, Romae 1966.

7 Per la prolessi del relativo nel greco classico efr Smyth, Greek Grammar, 2492, p. 561.

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traduzione8. Da tutto ciò mi sembra che risulti abbastaza evidente la necessità di uno studio più organico ed esaustivo di tale fenomeno nel NT. Qui ci limiteremo — l’ampiezza di un articolo di rivista non ci permette di più — a discutere il concetto di prolessi, a rile­varne l’ampiezza e l’importanza all’interno del NT e ad esaminare alcuni casi concreti neotestamentari di tale fenomeno,s

Il concetto di prolessiEtimologicamente il concetto di prolessi è molto vasto, in quan­

to ingloba sia l’anticipazione formale di un elemento di una frase sia l’anticipazione concettuale di un’idea, in modo da porli in evidenza rispetto al loro contesto. Così, l’aspetto formale determina una “prò- lessi sintattica”, per cui una o più parole o una proposizione intera vengono collocate prima di quel che vorrebbe il costrutto normale ; l’a­spetto concettuale invece determina piuttosto una “prolessi retorica” che anticipa contenutisticamente un’idea, in modo da eliminare un’e­ventuale obiezione o drammatizzare in maniera efficace il contenuto del contesto9.

Dato che qui ci interesseremo soprattutto, o quasi esclusivamen­te degli aspetti formali, vorremmo precisare ancora meglio il con­cetto di “prolessi sintattica”. In primo luogo, bisogna dire che non ogni anticipazione di elementi formali di una frase è automatica- mente prolessi. In base a ciò la prolessi, per esempio, va distinta dall’ “anastrofe” che è una semplice inversione dell’ordine logico e sintattico degli elementi all’interno di una proposizione; differisce anche dall’ “iperbato” che consiste nella modificazione della disposi­zione consueta delle parole delia frase mediante ¡’inserzione di un’al­tra parola, di un inciso o di una parentesi fra due termini che di per sé sono in stretto legame sintattico fra loro 10. In tali fenomeni sin­

8 Non prenderemo in esame alcuni casi di prolessi che si avvicinano a l nostro uso normale, come la prolessi delle proposizioni temporali, condizionali, causali e del participio congiunto.

9 Per questa distinzione cfr Dizionario Garzanti della Lingua italiana (dir. da G. Cusatelli), Milano 1965, ad vocem; N. Zingarelli, VocabóUmo della Lingua italiana, Bologna 1984; Aeg. Porcellini, Totius Latinitatis Lexicon, ΠΤ, Schneebergae 1833 ad vocem “Prolepsis”.

• 10 Una distinzione tra “iperbato”, “enfasi” e “prolessi” è stabilita daF. M. Abel, Grammaire du Grec Biblique, Paris 1927, 363.

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tattici Tantieipazione di un qualche elemento è solo accidentale e non strettamente necessaria. Allo stesso modo," anche Γ “enfasi” non è da confondere con la prolessi, anche se di quest’ultima ci si serve per determinare un senso enfatico di un concetto ; ma si ha “enfasi” anche senza anticipazione di qualche elemento importante.

Di per sé noi usiamo molto la prolessi, ma molto spesso in ma­niera spontanea, quasi inconscia. Basta dare uno sguardo alla costru­zione del periodo ipotetico con la protasi (frase dipendente) in posi­zione prolettica rispetto alFapodosi (frase reggente). E non basta: usiamo in maniera molto normale anche la prolessi delle proposizio­ni temporali, causali, concessive, finali. Tali fenomeni li ritroviamo perfettamente pure in greco, sia classico che neotestamentario, an­che se nel greco il fenomeno risulta più accentuato, tanto da praticare molto comunemente persino la prolessi della proposizione relativa, per noi inconcepibile. E' chiaro pertanto che, pur registrando tali fenomeni comuni di prolessi, li tralasceremo e tratteremo invece sol­tanto di quei casi in cui il divario tra il greco e le nostre lingue mo­derne è più accentuato.

Forme della prolessi neotestamentaria

1. Protessi dell’oggetto o altro elemento in frwse indipendente

Tale fenomeno si avvicina di più all’enfasi e in certi casi alTi- perbato :

Me 8 ,1 4 : καί επελάθοντο λαβε£ν άρτους, καί zi μή ενα άρτον ούκ εΙ~ χον μεθ* εαυτών έν τφ πλοίφ.

At 2,22-24: ’ΐησουν τον Ναζωραίον, άνδρα άποδεδειγμένον άκο του Θεοΰ ... , τούτον τη ώρισμένη βουλή καί προγνώσει του Θεοΰ έκ­δοτον διά χεφός άνομων προσπήξαντες άνείλατε, ον δ Θεός άνΙο- τησεν... 11.

11 Certamente Ίησοΰν τον Ναζωραίον è in posiziona prolettica come rivela la ripresa fatta con τούτον; comunque tutta la frase è un chiaro iperbato, come dimostra il relativo che segue al verbo principale άνείλατε, da cui gram­maticalmente dipende Ίησοΰν τόν Ναζωραίον.

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A t 3, 12b: ’Άνδρες Ίσραηλΐτοα, τί θαυμάζετε επί τούτω η ήμΐν τί ά- τενίζετε ώς ιδία δυνάμει ή εύσεβεία πεποιηκόσιν του περιχατεΐν αυτόν;

At 7,35: Τούτον τον Μωυσήν 12 όν ήρνήσαντο είπόντες* τις σε 13 κατέστησεν άρχοντα και δικαστήν; τούτον. 14 ό Θεός καί άρχοντα και λυτρωτήν άπέσταλκεν... .

Un caso particolare rappresentano i due passi di 1 Gv 2,24 e 2, 27, in cui Yoggetto indiretto della frase principale è anticipato e di­viene soggetto prolettico della dipendente relativa:

IGv 2,24·: υμείς δ ήκούσατε άπ αρχής, έν ύμιν μενέτω 15 .IGv 2,27: καί ύμεΐς το χρίσμα δ έλάβετε απ’ αύτου, μένει έν υμΐν 16 .

2ά Prolessi del complemento predicativo' délVoggetto

Anche se il fenomeno non è molto comune, per mettere in evi­denza il concetto espresso dal complemento predicativo dell'oggetto, questo viene anticipato nella frase prima dell'oggetto a cui si riferi­sce:

Mt 3 9b: ... πατέρα εχομεν τον ’Αβραάμ 17 .Mt 21 ,46b : ... έπεί εις προφήτην 18 αυτόν ειχον.Me 8, 8b : καί ήραν περισσεύματα κλασμάτων επτά σπυρίδας 19.Me 8, 17b: πεπωρωμένην εχετε την καρδίαν υμών;

12 La prolessi qui determina una forte enfasi; τούτον τον Μωΰσην sarà ripreso con τούτον e così legato alla frase principale.

13 Qui la prolessi di σε è da noi meno sentita, in quanto si registra anche nelle nostre lingue neo-latine.

14 E* una ripresa necessaria ed anch’essa in posizione prolettica per enfasi.15 BDR 466,2 nota 3; R. Bultmann, Le lettere di Giovwnm, Brescia 1977,

73 nota 152; R. Brown, The Epistles of John, Garden City 1932, 855, parlano di “nominativus pendens” prolettico.

16 BDR 466,2 nota 8 ; Bultmann e Brown parlano ancora di “anacoluto prolettico”.

17 Stessa formulazione prolettica della frase in Le 3,8.1S La lettura dei codici CDW 0188 f 13 la maggioranza dei codici della

Roiné syr : ώς προφήτην esplicita di più il senso predicativo deìPespressionee quindi mantiene la posizione prolettica del complemento predicativo.

19 Cfr anche il caso simile, ma leggermente più complesso nel senso, di Me 6,43, ma la costruzione prolettica è la stessa,

2*

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Gv 5 ,18c: ... άλλα καί* πατέρα ’ίδιον έλεγεv τον Θέον, ίσον εαυτόν ποιων τω Θεω 20.

A t 2, 3 6 b : ... καί κύριον αυτόν καί χριστόν έποίησεν ό Θεός 21.E m 10,9: δτι έάν όμολογήστ)ς έν τω στόματί σου κύριον Ίησοΰν... . Gal 2 , 18b: ... παραβάτην έμαυτδν συνιστάνω.F il 3 , 17b: ... καί σκοπείτε τούς ούτω περιπατούντας καθώς έχετε

τύπον ημάς.Ge 5, 10: υπόδειγμα 22 λάβετε, άδελφοί, τής κακοπαθίας καί τής

μακροθυμίας τούς προφήτας... .

3. Prolessi deirwpposizione

E' un fenomeno molto raro e di esso finora abbiamo potuto regi­strare solo 3 casi in Atti e in Paolo :

A t 9, llfo: ... καί ζήτησον έν οικία ’Ιούδα Σαΰλον όνόματι Ταρσέα 23. A t 13,13b: ... οτι ταύτην ο Θεός έκπεπλήρωκεν τοίς τέκνοις αυτών

ήμίν άναστήσας Ίησούν 24.Gal 6 ,13a: ουδέ γάρ οί περιτεμνόμενοι. αυτοί 25 νόμον φυλάσσουσιν.

2 0 Sia il complemento predicativo πατέρα sia l’aggettivo predicativo ίσον sono certamente proiettici rispettivamente a τον Θεόν e ad εαυτόν.

21 Notare la diversa posizione dei dire complementi predicativi di αυτόν: mentre χριστόν è in posizione normale, xóptov è anticipato rispetto al suo oggetto. Tale spostamento lia stabilito nella frase un’inclusione.

22 Notare l’iperbato di tutta la frase, ma anche la posizione prolettica di οπό δείγμα, complemento predicati voi, rispetto a ¿’τούς προφήτας.

23 c fr la costruzione normale in At 5,1; 9,10 e altri; efr ancora la costru­zione in iperbato di At 19,24 : Δημήτριος γάρ τις όνόματι, in cui Δημήτριος è certamente prolettico rispetto ad όνόματι.

24 questo caso, comunque, efr le osservazioni fatte alla nota 122.25 Interpretare la frase come se περιτεμνόμενοι fosse un participio

attributivo, ci sembra insostenibile grammaticalmente, in quanto l’articolo con il pronome personale αυτοί sarebbe una vera rarità; oppure interpretarla come se αυτοί avesse valore predicativo1: “i circoncisi stessi”, ma allora si dovrebbe avere αυτοί οί περιτεμνόμενοι; fuori causa ci sembra il valore attributivo di αυτοί: “i medesimi circoncisi”, in quanto la forma sarebbe οί αυτοί περιτεμνόμενοι. Si potrebbe sempre invocare il fatto che nel greco della Koiné tutte queste forme hanno perso molto della loro rigidità. Ma allora, non sarebbe meglio ipotizzare che οί περιτεμνόμενοι, participio sostantivato, sia un’apposizione di αυτοί in posizione prolettica? E il senso sarebbe molto buono: “Neppure essi infatti, i circoncisi, osservano la legge” (Una traduzione

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4. P rolessi dd αυτός 1

L'uso neotestamentario, non molto frequente in verità, di far precedere proletticamente per motivi di enfasi il pronome personale αυτός nel nominativo o nel caso obliquo ad un nome o ad sostantivo, è un fenomeno che si registra sia nel greco, almeno in quello dei pa­piri 2G, come e maggiormente nelParamaico 27 :

Mt 8,4: αυτός δε ó Ιωάννης είχεν το ένδυμα αύτοΰ άτυο τριχών χα­μηλού 28.

simile ha adottato S. Cipriani, Le lettere di S . Paolo, Assisi 1968, 389·: “Infatti, neppure ì circoncisi osservano da Legge”, dove però, a nostro avviso, sarebbe sitato meglio mantenere il pronome “essi”, che esprime in italiano quelTenfasi che nel testo greco appartiene proprio alla, costruzione prolettica della frase.

26 Per questo tipo di prolassi cfr C.F. Burney, The Aramaic Origin of the Fourth Gospel, Oxford 1922., 82-84; M. Black, An Aramaic Approach to the Gospels amd Acts, Oxford 1967, 96-100; Zerwick, Grae citas, 204-2Ü6. Per i papiri cfr alcuni testi in J. EL Moulton, A Grammar of New Testament Greek, I. Prolegomena, Edinburgh 1967, 91; J. H. Moulton —« G. Milligan, The Vocabu­lary of the Greek Testament illustrated from the Papyri amd Other Non-Literary Sources, Grand Rapids 1980 ad vocem αυτός. M.-J. Lagrange, Evangile selon Saint Marc, Paris 1929, XCV, afferma che si tratta di una costruzione perfetta­mente greca. La costruzione materiale senza dubbio è greca, mia. il senso prolettico di essa dipende dal contesto.

27 Vi insistono soprattutto Burney, The Aramaic Origin, 82-84, che adduce anche dei testi dal libro di Daniele; Black, An Aramaic Approach, 96-100; Zerwick, Graecitas, 204. II Black afferma diverse volte che tale costruzione “is not only clumsy but indefensible in Greek” (pp. 96.97.98.100), ma contro l’evi­denza dei fatti non si può andare. Sarà un greco scorretto o al limite del possibile, ma sempre greco.

ss E’ chiaro che qui αυτός ó Ιωάννης ha un senso più forte di quello semplicemente “intensivo” : “Giovanni stesso” ; pur ammettendo l’attenuarsi della differenza tra la posizione predicativa: αυτός ó Ιω άννης (“Giovanni stesso” ) e quella attributiva : ó αυτός Ιω άννης (“lo stesso Giovanni”), noisentiamo nella frase un senso più forte. L’enfasi su αυτός (non è esatto af­fermare: 44 αυτός non è enfatico, ma semplicemente prolettico” (cfr P. M. Uricchio — G. M. Stano, Vangelo secondo San Marco, Torino 1966, 331), in quanto la prolessi qui è chiaramente enfatica) ci porta a tradurre o con “il suddetto Giovanni” '(cfr in contrario l’espressione Ηρώδης 6 αυτός di PL lile 2,8 (3 sec. a.C.) che H. G. Liddell —- K. Scott — H. S. Jones, A Greek-English Lexicon, Oxford 1966, ad vocem αυτός III, 2 traducono con “The said, the above-named”) o meglio ancora : “Egli, poi, Giovanni”.

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Me 6 ,17 : αύτος γάρ ò 'Ηρώδης άποστείλας έκράτησεν τον *Ιωάννην ...29

Me β, 18 30 : ούκ εξεστίν σοι έχειν αυτήν την 31 γυναίκα του αδελ­φού σου 32.

Me 6 ,2 2 : καί είσελθούσης τής θυγατρος αυτής τής Ήρωδιάδος 30.Me 12, 36 : αυτός Δαυίδ είτεεν έν τω πνεύματά τω άγίω 84.Le 8 ,2 8 : καί αυτός ήν * Ιησούς άρχόμενος ώσεί ετών τριάκοντα 35.

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29 Sul senso prolettico di αυτός in Me 6,17 efr Black, Am. Arammo Approach, 96 ; BDR 277,3 nota 5 ; J. H. Moulton — W. F. Howard — N. Turner, A Grammmr of New Testament Greek, III: Syntax, Edinburgh 1963, 41 (citato sempre: Turner, Syntax); Zerwick, Graedtas, 205; V. Taylor, The Gospel according S t Mark, Grand Rapids 1966, 311; Uricchio — Sta;no, San Marco, 331.

30 Almeno secondo i codici D 33. Per altri esempi tratti dal codice D efr Black, An Aramaic Approach, 97 che cita Le 4,43; 24,10; e Turner, Syntax, 41.

31 Normalmente gli autori tralasciano την, eppure per il parallelismo con gli altri casi simili sembra necessario porlo, altrimenti il senso sarebbe il seguente: “Non è lecito che tu abbia lei, una moglie di tuo fratello”, che non è certamente il senso del testo1. D'altra parte, il codice D riporta la frase in questo modo: ουκ εξεστιν σε εχε&ν αυ

την γυναίκα του αδελφού σου(Cfr Bozas Codex Cantabrigiensis, ed. da F. H. Scrivener, Pittsburg 1978,

Fol 303 p. 281) Dato che il codice ranssimamente spezza le parole, si può sup­porre che il copista sia caduto in un errore di aplografìa.

32 Cfr Black, An Arammo Approach, 97; Turner, Syntax, 41; Taylor, St Mark, 312.

33 Secondo la lettura dei codici AC© f13 e la maggioranza dei codici della Koiné, che certamente accomoda il testo dal punto di vista storico Aspetto ad αύτου (SBDLA 565 e altri), più facile grammaticalmente più difficile stori­camente, dato che Salomé non era figlia, ma nipote di Erode. Qui, però, ha poca importanza tale questione; la lettura con αύτής της illustra bene il concetto dell'uso prolettico di αυτός.

34 Cfr anche Me 12,37. Ammettono la prolessi Zerwick, Graedtas, 205; Turner, Syntax, 41; Black, An Aramaic Approach, 96, ma in questo caso mi sembra che si possono avanzare dei dubbi, dato che il senso intensivo di αυτός : “David stesso" fa buon senso (cfr Taylor, S t Mark, 491, che scrive giustamente : f< αυτός may be a proleptic pronoun”).

35 La prolessi è ammessa da BDR 277,3 nota 5; Zerwick, Analysis Philo. logica Nom Testamenti Graeci, Romae 1960, 139.

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Gv 2 ,2 4 : αυτός δε ’Ιησούς 36 ούκ έπίστευεν αύτοίς 37 διά τδ αυτόν γινώσκειν πάντας 38.

Gv 3,13: άγουσιν αυτόν προς τούς Φαρισαίους τόν ποτε τυφλόν 39.A t 2,36: ασφαλώς οδν γινωσκέτω πας οίκος Ισραήλ δτι καί κύριον

αυτόν καί χριστόν έποίησεν ο Θεός, τούτον τον Ίησούν ον υμείς έσταυρώσατε 40.

E f 2,20: . . . έποικοδομηθέντες επί τώ θεμελίίρ τών άποστόλων καίπροφητών, οντος ακρογωνιαίου αυτού Χριστού ’Ιησού...

2TôSS 2,16: αύτδς 8ε ο κύριος ημών Ιησούς Χριστός...

5. Ρ volessi d i οδτος ed εκείνος

Una frase dipendente (affermativa, causale, condizionale, infi­nitiva, ecc. e persino un semplice sostantivo) a volte viene anticipata nella frase reggente per mezzo di οδτος ed εκείνος, soprattutto nella forma neutra di τούτο ed εκείνο, ma se il pronome dimostrativo è in funzione di predicato allora si accorda con il soggetto della frase principale. Tale costruzione la si ritrova allo stesso modo anche nel greco classico41. Inoltre, tale fenomeno si registra di più negli scritti giovannei e paolini 42 :

36 Ammettono la prolessi BDR 277,3 nota 5; in contrario G. K. Barrett, The Gospel according to S i John, London 1955, 168.

37 Per la costruzione έπίστευεν αύτόν αύτοίς efr Zerwick, Analysis, 215 ; E. Bultmann, TJie Gospel of Jahn (tr. da G. E. Beasley-Murray ; ed. da E. W. N. Hoare — J. K. Biches), Oxford 1971, 131 nota 3; G. Abbott-Snaáth, A Manml Greek Lexicon of the New Testament, Edinburgh 1968, ad vocem πιστεύω 2.

38 Forse si può anche trovare la prolessi di αυτός in Gv 4,44 (cfr BDR 277,3 nota 5).

39 Per la prolessi ini Gv 9,13 cfr Zerwick, Graedtas, 205; Turner, Syntax, 41; Bultmann, The Gospel of John, 334 nota 1; Burney, Aramaic Origin, 85; J. H. Moulton — W. F. Howard, A Grammar of New Testament Greek, II : Accidence amd Word-Formation with an Appendix on Semitism in The New Testament, Edinburgh 1976, 431 (dtato sempre: Howard, Accidence); Barretit, St John, 298,

40 Notiamo diverse prolessi nel testo: I e ) prolessi di κύριον rispetto ad αυτόν e l’iperbato rispetto a χριστόν; 2°) prolessi delPoggetto diretto di έποίησεν ; 3°) prolessi di αυτόν rispetto' a τούτον τον 3 Ιησού v.

41 Cfr Smyth, Greek Gromma#, 1248 p. 308; 990 p. 2:68; BDK 290,4 nota 5; Viteau, Etude II, 229 p. 186; Turner, Syntax, 45 con esempi tratti anche dai papiri (PPetr. II, 13(19); PPar. 6(3; PSI V,495,23).

42 Turner, Syntax, 45.

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46 A. M. BUSQEMI

Mt 24,43 : εκείνο δε γινώσκετε ότι εί ήδει ό οικοδεσπότης ποια φυ­λακή κλέπτης ερχεται, έγρηγόρησεν.*. 43.

Mt 24,44: διά τοΰτο καί ύμεΐς γίνεσθε έτοιμοι, ότι .4) ού δοκεϊτε ώ­ρα 44 ό υιός του άνθρώπου ερχεται 45.

Me 12,24: ού διά τούτο πλανάσθε μή είδότες τας γραφάς μηδέ τηνδύναμιν τού Θεού 46.

Le 1,48: καί πόθεν μοι τούτο ίνα Ιλθη ή μήτηρ τού κυρίου μου προςεμέ; 47. ■

Gv 8,19: αυτη δέ έστιν ή κρίσις ότι το φως έλήλυθεν εις τον κόσμον καί ήγάπησαν οι άνθρωποι μάλλον το σκότος ή το φως 48.

Gv 8,47b: δια τοΰτο ύμεϊς ούκ ακούετε, ότι εκ τού Θεού ούκ έστέ 49.Gy 13,85: έν τούτφ γνώσονται πάντες ότι έμοί μαθηταί έστε, εάν ά-

γάπην έχητε έν άλλήλοις 50.ICor 7,37b: καί τούτο κέκρικεν έν τη ίδια καρδία, τηρεϊν την εαυτού

παρθένον, καλώς ποιήσει 51.2 Cor 2,1: έκρινα γάρ έμαυτώ τούτο τό μή πάλιν έν λύπη προς υμάς

έλθεϊν 52.2Cor 2,9 : εις τούτο γάρ καί έγραψα, ινα γνώ την δοκιμήν υμών, εί

εις πάντα υπήκοοί έστε 53.

43 II pronome εκείνο è qui proiettino della proposizione affermativa δτι... έγρηγόρησεν.

44 Notare la prolessi del relativo ή rispetto ad φρα e come le diverse prolessi si intrecciano tra loro, in modo d!a rendere più vivace il discorso.

45 Prolessi di una proposizione causale per mezzo di διά τοΰτο.46 L’espressione participiale μή είδότες è certamente un participio

congiunto di valore causale, die viene anitidpato proletticamente da διά τούτο.47 In Le 1,43 τούτο è prolettieo di urna proposizione finale (cfr Viteau,

Etude I, 146,6° p. 76).48 In Gv 3,19 il pronome dimostrativo, in quanto predicato, è stato accor­

dato con il soggetto della frase reggente invece die accordarlo con la proposizioneaffermativa die annuncia (cfr Viteau, Etude II, 22θ p. 186, che svolge la frase nel modo seguente: ή δέ κρίσις έστίν τοΰτο ότι

49 II διά τοΰτο anticipa una proposizione causale.50 Έ ν τοότφ anticipa una condizionale dell ’eventualità al presente.51 Prolessi di una proposizione infinitiva finale (cfr Viteau, Etude I, 263,1°)

per mezzo di τοΰτο.32 Cfr la nota precedente.53 L’ εις τοΰτο è prolettieo sia rispetto alla proposizione finale sia alla

proposizione interrogativa indiretta.

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LA PEOLESSI NEL NT 47

2Cor 18,9b: τούτο καί εύχόμεθα, την υμών κατάρτισιν w.IT ess 4,3 : ιτούτο 55 γάρ έστιν θέλημα του Θεού, ό αγιασμός υμών 3δ. IT m 1,9: είδώς τούτο, δτι δικαίφ νόμος ού κεΐται ...Ge 1,27: θρησκεία καθαρά... αύτη έστίν, έπισκέπτεσθαι ορφανούς καί

χήρας έν τη θλίψει αυτών 57. lP t 2,15: ούτως 58 έστίν το θέλημα του Θεού άγαθοποιούντας φιμούν

τήν των άφρόνων ανθρώπων αγνωσίαν 59.IGv 2,3: έν τούτω γινώσκομεν δτι έγνώκαμεν αυτόν, εάν τάς. έντολάς

αυτού τηρώ μεν 60.IG v 3,11: δτι αύτη έστίν ή άγγελία ήν ήκούσατε άπ* αρχής, ίνα α­

γαπώ μεν άλλήλους β1.IG v 4,17: έν τούτφ τετελείωται ή άγάπη μεθ5 ημών, iva παρρησίαν

εχωμεν έν τή ημέρα τής κρίσεως, δτι καθώς έκεΐνός έστιν καί ήμεΐς έσμεν έν τώ κόσμω τούτφ β2.

IG v 5,2: έν τούτφ γινώσκομεν οτι άγαπώμεν τά τέκνα τού Θεού, όταν τον Θεόν άγαπώμεν καί τάς έντολάς αύτοΰ ποιώ μεν 63.

2Gv 6 : καί αύτη έστίν ή άγάπη, ίνα περιπατώμεν κατά τάς έντολάς αυτού.

3Gv 4: μειζοτέραν τούτων ούκ εχω χαράν, ίνα άκούω τά έμά τέκνα έν τή αληθείς περιπατούντα β4.

54 τούτο è prolettico del sostantivo τήν κατάρτισιν.55 τούτο, essendo predicato, è accordato con il neutro- θέλημα.56 Anche qui τούτο è prolettico dì un sostantivo.57 Carne in Gv 3·,19 e ITess 4,3 il pronome dimostrativo in quanto predicato

si è accordato con il sostantivo della reggente (Viteaii, Etude II, 229 p. 186, che svolge la frase nel modo seguente : θρησκεία . . . . . έστίν τούτο, έπισκέπτεσθαι. . . )e poi proletticamente annuncia la proposizione infinitiva epesegetica (cfr Viteau, Etivde I, 284,10° p. 1.76, il quale cita altri esempi dello stesso tipo: Gv 6,29.39 ; 15,8*12.13; 17,3).

58 Qui ούτως equivale a τούτο (cfr Zerwick, Analysis, 538).59 L’ οδτως annuncia proletticamente Tinfinitiva volitiva. Notare anche

la prolessi di άγαθοποιούντας rispetto al soggetto sottinteso delllnfinitiva.60 Medesima costruzione die in Gv 13,35.61 La costruzione è simile a quella di Gv 3,19 ; Gc 1,217, con la sola differenza

che αύτη anticipa una proposizione dipendente finale (cfr anche IGv 3,23 ; 5,3).62 sEv τούτφ è prolettico sia della proposizione finale che della pro­

posizione causale.63 II pronome dimostrativo qui anticipa la proposizione temporale-ipotetica.64 In 3Gv 4 il pronome, si è inserito normalmente nella frase come genitivo

di comparazione, ma conserva benissimo la sua forza prolettica., che anticipa la proposizione dipendente finale di valore esplicativo.

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48 A. M. BUSCEMI

Un caso simile deir anticipazione qui descritta si registra· in Gv 1,7, dove εις μαρτυρίαν si comporta alla -stessa maniera di οδτος ed εκείνος e anticipa retoricamente la proposizione finale epesege­tica seguente :

Gv 1,7: οδτος ήλθεν είς μαρτυρίαν ινα μαρτυρήση περί του φωτός.

6. Pmlessi del genitivo possessivo

E* un fenomeno abbastanza comune nel NT, specialmente con i pronomi μου, σου, αυτοΰ, αυτών :

Mt 1,18: Του δέ ’Ιησού Χρίστου ή γένεσις ούτως ήν.Mt 2,2b: εΐδομεν γάρ αύτου τον αστέρα εν τη ανατολή.Mt 7,26: καί πας ακούων μου τους λόγους τούτους... όστις ωκοδόμη-

σεν αύτου την οικίαν επί την άμμον 65.Mt 8,8b: κύριε, ούκ είμί ικανός ινα μου υπό τήν στέγην είσέλθης.Mt 9,80: καί ήνεφχθησαν αύτών οί οφθαλμοί.Mt 16,18: κάγώ δέ σοι 66 λέγω ότι σύ ει Πέτρος, καί επί ταύτη τη

πέτρφ οικοδομήσω μου τήν εκκλησίαν.Me 5,80b: τίς μου ήψατο των ίματίων; 6Τ.Me 7,19a: ότι ούκ είσπορεύεται αύτου είς τήν καρδίαν αλλ’ είς τήν

κοιλίαν.Me 12,87: αυτός Δαυίδ λέγει αύτόν κύριον, καί πόθεν αύτου έστιν

υίός; 6δ.Le 2,35: ... καί σου δέ αυτής τήν ψυχήν διελεύσεται ρομφαία... .Le 12,16b: ανθρώπου τίνος πλουσίου έφόρησεν ή χώρα β9.Le 12,8Öb: ... υμών δέ ό πατήρ οίδεν ότι χρήζετε τούτων.Gv 3,19b: ήν γάρ αύτών πονερά τα έργα.Gv 7,3: καί οί μαθηταί σου θεωρήσουσιν σου 70 τα έργα ά ποιείς.Gv 12,47a: καί εάν τίς μου άκούση των ρημάτων... 71.

65 La stessa costruzione in Mt 7,24.66 II σοι è oggetto indiretto prolettico in frase indipendènte.ΰ7 Ckmunque la frase nel suo insieme è un iperbato.68 Confrontare la costruzione diversa in Mit 22,45 e quella più vicina a Me

in Le 20,44.60 Notare la forma iperbatica di tutta l'espressione.70 l i σου non è solamente genitivo possessivo prolettico, ma anche sog­

getto prolettico della proposizione relativa.71 Cfr ancora i casi molto semplici di Gv 15,10.15.

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LA PROLESSI NEL NT 49

At 27,23-24a : παρέστη γάρ μοι ταύτη τη νυκτί του Θεου, οδ είμι εγώ φ καί λατρεύω, άγγελος λέγων* μή φοβοΰ, Παύλε, Καίσαρί σε δει

Μ 7 2 ^παραστηναι... .

7. Prolessi del soggetto della proposizione dipendente

Il greco spesso, per porre in evidenza il soggetto dì una proposi­zione dipendente, lo pone in prima posizione nella frase, determi­nando così il fenomeno deir “enfasi” 73 ; se poi vuole accentuare an­cora di più l'enfasi sull’importanza del soggetto, lo incorpora come oggetto, diretto o indiretto, nella frase reggente o principale. Tale fenomeno, comune sia nel greco classico74 che in quello della LXX 75 e del NT, si determina soprattutto con i verbi di “dire”, “racconta­re”, “dichiarare”, “riconoscere”, “sapere” “preoccuparsi di . . >” “temere” 76. Nel NT si registrano, poi, alcune variazioni significa­tive della prolessi del soggetto della proposizione dipendente nella frase reggente o principale:a) il soggetto della frase dipendente diviene oggetto diretto del verbo della frase reggente o principale, E’ il caso più comune:M t 6,28 : καταμάθετε τά κρίνα του άγροΰ πώς αύξάνουσιν 77.M t 25,24b: κύριε, Ιγνων σε δτι σκληρός εί άνθρωπος... .M e 1 , 2 4 / / 4 ,34: οίδα σε τίς s i, ο άγιος του Θεου 78.

72 I due versetti sono carichi di protessi : Io) prolessi del genitivo pos­sessivo Θεοΰ rispetto ad άγγελος; 2°) prolessi del soggetto dell’infinitiva e dell’oggetto indirètto, anticipati prima della proposizione reggente δει.

73 Per l'uso enfatico dei vari elementi della proposizione cfr BDR 472,2.74 Cfr Curtins., Grammatica, 519,2, p>. 294; Smyth, Greek Gmmmmr, 488.75 Cfr Viteau, Etude I, .106, p. 48.76 Curtius, Grammatica, 566 nota 1, p. 325 ; 571 nota 1, p. 328 ; Smyth,

Gre&k Grommar, 488; Viteau, Etude I, 106, p. 48 e II, 49, pp. 42ί-43.77 Porse in italiano', o in qualche altra lingua moderna, non si avverte

immediatamente l’anticipazione, in quanto in un caso simile anche le nostre lingue possono servirsi della protessi: “osservate i gigli del campo, come essi crescono". L’aggiunta, formale o mentale, del pronome personale “essi” è una spia del fenomeno prolettieo.

78 V. Taylor ritiene che “ σε is redundant" (St Mark, 174); la cosa è possibile se non si tiene conto della protessi che rende l’espressione più incisiva e drammatica. La stessa formula prolettica la si trova, d’altra parte, in Papiro Magico V ili : οίδα σε, Έρμη, τίς si καί πδθεν εί (R. Reitzenstein,Poimandres: Studien zur Grieehisch^Ägyptischen und Frühchristlichem Literatur, Leipzig 1964, 210 riga 13),

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Mc 3,2 / / Lc 6,7: 79 καί παρετήρουν αυτόν εί τοίς σαββασιν θεραπεύ­σει αυτόν, ινα κατηγορήσωσιν αυτού. *.

Me 7,2: καί ίδόντες τινάς των μαθητών αυτού οτι κοιναϊς χερσίν... , έσθίουσιν τούς άρτους.

Me 19,36b: τί θέλετε [με] 80 ποιήσω ύμιν.Me 11,32b: άπαντες γάρ ειχον τον Ίωάννην όντως οτι προφήτης ήν 81.

50 A. M. BUS'CEMI

78 Mt 12,10 ha mutato) la base della fonte.80 La critica testuale del brano è molto interessante, in quanto tenta di

eleminare due difficoltà sintattiche del testo: la professi di με e il congiuntivo ποιήσω dipendente asindeticamente da θέλετε :— τί θέλετέ με ποιήσω : SBT* arm.— τί θέλετε ποιήσω : CD 1 13 69 209.— τί θέλετε ίνα ποιήσω : 106 251.—- τί θέλετε ποιήσαί με : ΑΝΧΓΠΣΦ molti min. go.

Se si escludono la 2a e la 3a variante, il με sembra essere bene attestato e la sua eliminazione può essere benissimo una correzione stilistica, in quanto il με è stato sentito come superfluo; anche la 4a variante è una correzione stilisti­ca, in quanto la costruzione dell’accusativo + infinito dopo θέλετε è più normale (cfr Viteau, Etude I, 262 pp. 156-157; BDR 392,2«; Turner, Syntax, 138) e quella con iva -f congiuntivo è il possibile sostituto (cfr Viteau, Etude I, 284, pp. 174-177; BDR 392,1; Turner, Syntkwc, 138). Pertanto, la Ia variante risulta la “lectio difficilior”, in quanto il congiuntivo deliberativo introdotto da θέλετε è certamente una costruzione possibile, anche se rara (cfr Mt 26,17; 27,17.21 ; Mc 10,51; 14,12; 15,9; Lc 9,54; 18,41); ICor 4,21; cfr anche E. de Witt Burton, Syntax of the Moods and Tenses in New Testament Greek, Edinburgh 1955, 171, p. 78; BDR 366,3 nota 8; Lagrange, Saint Mare, 277, che cita Platone, Gorgia 521D: βούλει σοι είπω ma si potrebbe citare anche Sofocle, Elettra 80 : θέλεις μείνωμεν αυτού κάνακούσωμεν γόων; Edipo Re 650: Τί σοι θέλειςδήτ3 είκάθω; cfr Stephanus, Thesaurus Graecae Linguae (ed. da G. B. Hase,G. Dindorfius e L. Dindorfius), Paris 1831-1865, IV ad vocem έθέλω) e l'in­serzione prolettica di με può essere un'aggiunta superflua ’(cfr Mc 10,51; 14,12 ; 15,12 ecc.), ma non sembra il caso di ipotizzare una mescolanza tra la costruzione di θέλω con accusativo -r infinito e θέλω con congiuntivo deliberativo, come pensano BDR 366,3 nota 8; Lagrange, Saint Mme, 277.

si In Me ll,32b il verbo έχω prende il senso di “ritenere” e quindi è assi­milato ad un verbo di “stima” (cfr Viteau, Etude I, lî&a, pp. 51-52; L. Rocci, Vocabolario Greco, ad vocem έχω 4; J. Η. Thayer, A Greek-Engli&h Lexicon of the New Testament bemg Grimm’s Wilkes’s Clavis Novi Testamenti, Grand Rapids 1978, ad vocem έχω I, If). Ammettono la prolessi in Mc 11,32b anche BDR 476,1 nòta 2; Taylor, S t Mark, 439.

Page 15: La prolessi nel NT

LA PKO LE SSI NEL NT 51

Me 12,84 : καί ò ’Ιησούς ίδών [αύτόν] 82 ότι νουνεχώς άπεκρίθη είπεν αύτώ* . . . .

L e 12,36: καί υμείς όμοιοι άνθρώποις προσδεχομένοις τον κύριον εαυ­τών πότε άναλύση εκ των γάμων^..

L e 13,26b: ούκ οιδα ύμάς πόθεν έστέ 8δ.L e 19,í3a: καί έζήτει ίδεΐν τον *ϊησούν τίς έστιν ... “ ,L e 24,7: λέγων τον υιόν του ανθρώπου ότι δει παραδοθήναι είς χεϊ-

ρας ανθρώπων αμαρτωλών καί σταυρωθήναι... 85>Gv 4,35b: ιδού λέγω ύμίν, επάρατε οφθαλμούς υμών καί θεάσασθε τας

χώρας, οτι λευκαί είσιν πρός θερισμόν.Gv 5,42: αλλά έγνωκα υμάς ότι τήν άγάπην τού Θεού ούκ έχετε έν

έαυτοις 86.Gv 7,27: αλλά τούτον οίδαμεν πόθεν έστίν 87.

82 Omettono αύτόν : SDLWΔΘΡ1.1® 28 S3 565 892 1424 e altri, itmss syrsinarm vg. Hanno αύτόν : ΑΒΧΓΠΨ 092 la maggioranza dei codici K, itmsssyrph. La prima variante è ben testimoniata, ma sembra essere una correzione stilistica, in quanto αύτόν è alquanto superfluo. Se si accetta, pertanto, la 2B variante come “lectio difficilior”, I αύτόν deve essere spiegato necessariamente come soggetto prolettico della dipendente affermativa (cfr Taylor, S t Mark, 489 ).

83 La stessa formula la si può trovare con un leggero cambiamento, τούτον al posto di ύμάς, in Gv 7,27; 9,29. Un po’ dubbio rimane, invece, il caso di Gv 7,28: κάμέ ο’ιδατε καί οίδατε πόθεν είμί, in cui il με può essere contempora­neamente oggetto dirètto del primo οί'δατε e oggetto prolettico di πόθεν είμί. Cfr anche la forma abbreviata in Mt 25,12: ούκ οΐδα ύμάς in un contestosimile a quello di Le 13,25.

84 Gv 12,21 : κύριε, θέλομεν τον ’ϊησούν ίδείν è un normale accusativo -f infinito dipendente dal verbo θέλομεν.

33 Notare la forma normale in Le 9,22, che dimostra che il fenomeno della prolessi è un fenomeno libero e proviene dal fatto che lo scrivente vuol porre in evidenza un elemento della frase dipendente.

86 Bultmann, The Gospel of Joh% 269, afferma che “ ύμάς after έγνωκα corresponds to Semitic usage”, ma non si vede il perché. Di diverso avviso c ammettendo la prolessi R. Schinachenburg, Il Vangelo d i Giovanni (tr. da G. Cecchi e ed. da O. Soffritti), Brescia 1977, II, 241 : “ ύμάς è prolettico rispetto alla successiva frase con ότι Barrett, St John, 224, ammette chela costru­zione può essere aramaica e anche greca; mentre R. E. Brown, The Gospel according to John, New York 1970, 226, pensa che sia una costruzione aramaica.

87 Cfr anche Gv 9,29.

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52 A. M. BXJSOEMI

Gv 9,8· OE οδν γείτονες καί θεωρούντες αυτόν το πρότερον ότι προ- σαίτης ήν έλεγον* ss. y

Gv 11,S ib : ίδόντες την Μαριάμ ότι ταχέως άνέστη καί εξήλθεν.A t s ,lö a : έπεγίνωσκον δέ αυτόν ότι αυτός ήν ό προς τήν ελεημοσύ­

νην καθήμενος επί τη ωραία πύλη τού ιερού 89.A t 4,13b: ... έθαύμαζον έπεγίνωσκον τε αυτούς ότι σύν τω Ιησού

ήσαν.A t 9,20b: ... καί ευθέως έν ταΐς συναγωγαίς έκήρυσσεν τον 9ϊησούν

οτι ούτός έστιν ο υίος τού Θεού 90.A t 15,36b: έπιστρέψαντες δη έπισκεψώμεθα τούς άδελφούς... πώς

εχουσιν.ICor 16,12a: περί δέ Ά πολλω τού άδελφοΰ, πολλά παρεκάλεσα αυτόν,

ίνα έλθη προς ύμας μετά των άδελφών 91.ICor 16,15b: οίδατε τήν οικίαν Στεφανα, ότι έστίν άπαρχή τής

5Α χα ία ς... 92.2Gor 12,8-4: καί οίδα τον τοιούτον άνθρωπον... ότι ήρπάγη εις τον

παράδεισον... .2Gor 13,5a: εαυτούς πειράζετε εί έστέ έν τή πίστει... 93.Gal 1,11: γνωρίζω γάρ ύμίν, αδελφοί, το εύαγγέλιον το εύαγγελισθέν

ύπ’έμού οτι ούκ έστιν κατά άνθρωπον 94.

88 Qui non hu molta importanza sapere se ori sia equivalente di ότε, come sostiene Burney, The Aromada Origini 78 e contro* il quale si pronuncia E. C. Colwell, The Greek of the Fourth Gospel, Chicago 1931, 100-101 ; cfr anche Howard, Accidence, 469. Si pronuncia per la prolessi di αύτόν Viteau, Etude I, 137, p. 70; Barrett, S t John, 297.

89 Certamente uno dei due — αυτόν ο αυτός — è superfluo, ma il ten­tativo della prolessi del soggetto è chiaro. Qualche codice (BDET e altri della Koiné) ha cercato di evitare la ripetizione αυτόν - αυτός, sostituendo ad αύτός il pronome οδτος e quindi ritenendo chiaramente la prolessi.

90 Per Γ οδτος che riprende la perdessi di un noma cfr BDR, 290 ; Viteau, Etude II, 53-55, pp. 44-46.

91 Per la prolessi in lOor 16,12 cfr Viteau, Etude I, 1,61, p>. 85. In questo caso Fuso greco si avvicina rapito a quello italiano.

92 Per la prolessi in ICsor 16,15 cfr BDR 476,1 nota 3; Turner, Syntax, 325; E. Allo, Swint PmiL Première Epitre amo Corinthiens, Paris 1934, 464.

93 Per questa prolessi cfr Viteau, Etude I, 137, p-. 70.94 Cfr E. de Witt Burton, A Criticai amd ExegeUcal Commentary on The

Epistle to the Galoticms, Edinburgh 1977, 37.

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LA PROLASSI NEL NT 53

Gal 6,1c: ... σκοπών σεαυτόν μή καί συ πειρασθής 95. ̂Α ρ 3,9b: ιδού ποθήσω 96 αύτούς '¿να ήξουσιν καί προσκυνήσουσιν

ενώπιον των ποδών σου καί γνώσιν δτι εγώ ήγαπησά σε.Αρ. 3,12b: ... καί ποιεί τήν γην καί τους έν αυτή κατοικούντας ίνα

προσκυνήσουσιν το θηριον το πρώτον... 97.Α ρ 17,8c: . . . βλεπόντων τον θηρίον δτι ήν καί ούκ εστιν καί παρέ-

σται 98.

b) il soggetto della frase dipendente diviene oggetto indiretto o complemento della frase reggente:

M t 6,26: έμβλέψατε είς τά πετεινά του ουρανού δτι ού σπείρουσιν ού“ δέ θερίζουσιν ουδέ συνάγουσιν είς άποθήκας... .

Me 9,12b: ... καί πώς γέγραπται επί τον υιόν άνθρώπου, ίνα πολλά πάθη καί έξουδενηθή.

Le 3,15: προσδοκώντας δέ τού λαού καί διαλογιζομένων πάντων έν ταϊςκαρδίαις αύτών περί τού Ίωάννου, μήποτε αυτός ειη δ χριστός99.

Le 4,3 : εί υιός εϊ τού Θεού, είπε τφ λίθω τούτω ινα γένηται άρτος 10°. Gv 7,17: εάν τις θέλη τέ θέλημα αύτοΰ ποιεΐν, γνώσεται περί τής δι~

δαχής, πότερον έκ τού Θεού έστιν, ή εγώ άπ* έμαυτού λαλώ 101.

93 Ammette la possibilità della perdessi in Gal 6,1 anche Burton, Galatiams,328,

96 Per ποιέω nel senso di “far si che” cfr Bocci, Vocabolario Greco, ad vocean ποιέω 5b; in questo senso nel classico regge l'accusativo con l'infinito oώστε + infinito. Nel NT pud avere anche iva ~f congiuntivo e perfino l'indi­cativo futuro (cfr BDR 369,2 compresa la noita 5; Viteau, Etude I, 154a, p. 81 e 261-262, pp. 165-157; Turner, Syntax, 104, che cita anche Ap 13,12.15.16.17).

97 Medesimo tipo di prolassi in Ap 13, 16-17. Comunque per la prolessi in Ap 13,12 cfr Viteau, Etude II, 49, p. 43.

98 La costruzione è dichiarata da E. B. Allo, Saint Jean, L’Apoealypm, Paris 1921, 247, “ammissibile in greco”. Io credo, invece, che sia del tutto normale : il genitivo βλεπόντων — forse ci saremmo aspettati βλέποντες —■ si spiega con l'attrazione al più vicino &v die al lontano οί κατοικοΰντες; mentre τό θηρίον δτι ήν è una normalissima prolessi greca o aramaica.

99 Cfr Viteau, Etude 1 ,137, pi. 70.ìoo Per la costruzione senza prolessi cfr Mt 4,3: είπε iva οί λίθοι οδτο*.

άρτοι γένωνται.ιοί Per cui mi sembra fuòri luogo una traduzione eccessivamente letterale

come: conoscerà riguardo alla dottrina se è da Dio o se parlo da me stesso” .

Page 18: La prolessi nel NT

54 A. M. BUSCEMI

Gv* 9,18: ούκ επίστευσαν οδν οί ^Ιουδαίοι περί αυτού οτι ήν τυφλός. λ 102>. Gv 19,24b: μή σχίσω μεν αυτόν, άλλά λάχω μεν περί αύτοΰ τίνος εσ-

ται..Αρ 21,23a: καί ή πόλις ού χρείαν εχει του ήλιου ουδέ τής σελήνης,

ίνα φαίνωσιν αυτή.A t 9,13: Κύριε, ήκουσα άπο πολλών περί του άνδρός τούτου, όσα κα­

κά τοίς άγίοις σου έποίησεν έν Ίερουσαλήν.

c) il soggetto della frase dipendente diviene genitivo possessivo di un elemento della frase reggente 103 :Le 2,30-81: οτι είδον οί οφθαλμοί μου το σωτήριόν σου, δ ήτοίμασας

κατά πρόσωπον πάντων των λαών.Gv 7,3b: ... ίνα καί οί μαθηταί σου θεωρήσουσιν σου τά έργα ά

ποιείς 104,ICor 3,14: zi τίνος το έργον μενεί δ έποικοδόμησεν μισθόν λήμψεται105.

d) Con δει la prolessi del soggetto delPinñnitiva per lo più è spo­stata prima dello stesso δει 308 ; e se δεί è parte di una proposizione dipendente affermativa introdotta da ότι, il soggetto della dipen­dente può venire spostato anche prima dello stesso ότι 107 :

102 Cfr amebe Gv 9,17.103 Lo Zerwick applica questa regola al solo soggetto della relativa anti­

cipato pronominalmente nella reggente (Graeeitas, 206), ma. si registrano anche casi diversi in proposizioni affermative rette da οτι.

104 Notare la doppia prolessi di σου, che nel giro della frase risulta prolettico rispetto a τά έργα e ad α ποιείς.

105 La frase è costruita certamente secondo un ritmo1 sin ta ttico molto lontano dal nostro. Si noti in primo luogo la doppia protessi di τίνος nei con* fronti di το έργον e di ó έποικοδόμησεν e poi anche l’inserzione di μενεί tra τό έργον e la sua relativa, determinando un chiaro iperbato.

loe Lo stesso fenomeno si registra anche con l’impersonale εξεστιν in At 22,25b : εί άνθρωπον ‘Ρωμαίον καί άκατάκριτον έξεστιν ύμίν μαστίζειν;

107 La costruzione dì δεί e accusativo e infinito è molto varia nella forma : Gv 12,34; δεί ύψωθηναι τον υιόν του ανθρώπου.Me 8,31 : δεί τον υιόν του ανθρώπου πολλά παθείνGv 9',4 ; ήμας δεί έργάζεσθαι τά έργα του πέμψαντός μεM t 17,10': ότι Η λ ε ία ν δεί έλθείν πρώτον (cfr. Me. 9 ,11).Le 24,7: τον υιόν άνθρώπου ότι δεί παραδοθήναι.Le 4,43: εύαγγελίσθαί με δεί την βασιλείαν του Θεού.

Page 19: La prolessi nel NT

LA PRO LE SS I NEL NT 55

Mt 17,10: οτι Η λεία ν δεί έλθεΐν πρώτον 108.Mt 23,23: ταΰτα δέ εδει ποιήσοα κάκείνα, μή άφεΐναι 109.Le 4,43: εύαγγελίσασθαί με δει την βασιλείαν του Θεου 110.Le 22,37 : τοΰτο το γεγραμμένον δεί τελεσθήναι έν έμοί.Le 24,7 : λέγων τον υιόν του ανθρώπου δτι δει παραδοθήναι εις χειρ ας

ανθρώπων άμαρτωλών... 111.Gv 3,30 : εκείνον δει αύξάνειν εμέ δέ έλαττοΰσθαι 112.Gv 9,4: ημάς δει έργάζεσθαι τά έργα του πέμψαντός με.A t 9,6: λαληθήσεταί σοι 6 τί σε δει ποιείν.A t 16,30: τί με δει ποιεΐν ίνα σωθώ;A t 17,3 : Χριστόν έδει παθεΐν καί άναστήναι έκ νεκρών.A t 23,11: ουτω σε δει και εις 4Ρώμην μαρτυρήσαι.A t 25,10 : έστώς επί του βήματος -Καίσαρός είμι, ου με δει κρίνεσθαι. A t 27,2.4: μή φοβοΰ, Παΰλε* Καίσαρί σε δει παραστήναι.2Tm 2,6: δοΰλον δέ Κυρίου ού δεί μάχεσθαι.

e) Alcuni casi particolari di prolessi del soggetto della dipendente :

Me 14,68: ó δέ ήρνήσατο λέγων οΰτε οίδα ουτε 113 έπίσταμαι 114 συ τί λέγεις, in cui ci saremmo aspettati, come in altri casi del ge­nere (cfr Mc 1,24; Le 4,34 ; Mt 25,24b; Le 13,25b; At 3,10; ICor

108 Cfr Mc 9,11109 Cfr il testo parallelo di Le 11,42.110 Notare che in questo caso si La non solo la prolessi del soggetto, ma

tutta la proposizione infinitiva è in posizione prolettica rispetto alla proposizióne reggente.

111 Comunque, cfr la costruzione normale in Le 9,22.112 Anche in questo caso la prolessi greca si avvicina al nostro modo di

esprimerci : “Egli deve crescere e io diminuire”; ma se si vuole essere più accurati, dato die εκείνον ed εμέ sono il soggetto delle due infinitive, bisogna tradurre : “Bisogna che egli cresca e io diminuisca”.

113 BDR 445,2 nota 3 difende la lezione con ούκ... ουδέ, nonostante l’autorità dei migliori codici (BSDW0 cfr Lagrange, Saint Mara, 406 ; Taylor, St Mark, 573).

114> Per il problema se oZSoc ed έπίσταμαι, nel nostro contesto, siano sinonimi cfr i commentari. In ogni caso, non portano conseguenze per la lettura prolettica della frase.

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56 A. M. BU SCEMI

16,15b; 2Cor 12,8-4), che il pronome prolettico più che in nominativo fosse posto in accusativo115. ■ ■.

L e 13 ,4 : ή εκείνοι οί δεκαοκτώ έφ5 ούς έπεσεν ό πύργος έν τφ Σιλωάμ καί άπέκτεινεν αύτούς, δοκειτε οτι αυτοί οφείλεται έγένοντο παρά πάν- τας τούς άνθρώπους τούς κατοικούντας 5Ιερουσαλήμ; Anche qui ci sa­remmo aspettati che l’iniziale εκείνοι, proprio perché in prolessi, fosse reso con εκείνους, ma l’autore sembra aver preferito la costru­zione retorica, certamente più efficace, del “nominativus pendens”, che risulta certamente prolettico rispetto ad αυτοί.

ICor 11,14-15 : ουδέ ή φύσις αυτή διδάσκει ύμάς ότι άνήρ μέν εάν κομίχ άτιμία αύτω έστιν, γυνή δέ εάν κομα δόξα αυτή έστιν; In que­sto caso i nominativi άνήρ e γυνή sono normali in quanto non di- pendeno direttamente da alcun verbo che regge l’oggetto diretto o indiretto e quindi mantengono il caso che avevano nella loro propo­sizione dipendente ipotetica.

M t 21 ,42b : λίθον óv άπεδοκίμασαν οί οικοδομ,ούντες, ούτος έγενήθη είς κεφαλήν γονίας.

Qui abbiamo una prolessi del soggetto della stessa indipendente, che è divenuto accusativo a causa dell’attrazione inversa del relativo seguente*

8. Protessi dell*oggetto o complemento della proposizione dipendente

Sia nel greco classico116 che in quello neotestamentario l’ogget­to della frase dipendente può essere anticipato e divenire oggetto della proposizione principale. Nel NT si registrano diversi casi :

115 Sembra strano il voler leggere a qualunque costo il τί come un equi­valente di οτι, die a sua volta sarebbe una lettura errata dell’aramaico n (cfr Black, A% Arammo Approach, 61, che segue la lettura del Tbrrey: i(i neither know nor aan I acquainted with him of whom you speak”). Quest’ipotesi è seguita pure da W. Bauer — W. F. Arndt —* F. W. Gingrich, A Greefa-EngUsh Lexicon of the New Testament, Chicago-London 19-79, ad vocemi έπίσταμαι 1 : “Abs (w. οϊδα ) w. relative clause foil, σύ τί λέγεις Mk 14:68”, mentre sarebbe molto più semplice vedere una proposizione dipendente interrogativa ed ammettere la prolessi leggermente anomala di σύ.

us Cfr Smyth, Greek Grommar, 488.

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LA PRO LESSI NEL NT 57

a) l'oggetto diretto della proposizione dipendente è anticipato co­me oggetto diretto della frase reggente:

>Le 22,31: Σίμων, Σίμων, ίδοΰ 6 σατανάς έξητήσατο υμάς 117 του

σινιάσαι ώς σίτον.A t 10, 37-38: υμείς οίδατε το γενόμενον ρήμα καθ' βλης της Ίουδαίας

... , Ίησουν τον άπο Ναζαρέθ 118 , ώς εχρισεν αύτον ό Θεός πνεύματι άγίφ και δυνάμει... 119.

A t 13, 32-33 : καί ημείς υμάς εύαγγελιζόμεθα 120 τήν προς τούς πατέ­ρας επαγγελίαν γενομένην, οτι 121 ταύτην δ Θεός έκπεπλήρωκεν

117 Certamente, se non si tiene conto della prolessi, si può dire quanto afferma I. Howard Marshall, The Gospel of Luke* A €<mmwwbwry om the Greek Text, (NIGTC), Exeter 1978, 820 : “All the disciples constitute the object of the request, and ύμάς should be translated ‘all of you' to xnahe dear in English”. Ma la richiesta di Satana non è quella di avere in suo possesso gli apostoli — che sarebbe un richiedere troppo a Dio — ma “di vagliarli come si fa con il grano” (per questa interpretazione, anche se con qualche incertezza, cfr J.-M. Lagrange, Evangile selon Sam t Imo, Faris 1927, 553).

118 Se non si ammette la prolessi in questo testo, Ίησοΰν τον άπο Ναζαρέθ è dia considerarsi come un’apposizione e precisazione di το γενόμενον ρήμα, rua non si vede l’intima unione tra questi due elementi. Forse è meglio invece stabilire una stretta connessione tra οίδατε το γενόμενον ρήμα e ώς εχρισεν, ammettendo la prolessi di Ίησοΰν τον άπο Ναζαρέθ, che viene ripreso da αυτόν, come avviene spesso in Luca-Atti.

119 Cfr Jacquier, Les Actes des Apôtres, 331, il quale si dimostra alquanto incerto nel commentario, ma sicuro nella traduzione, basata proprio sul fenomeno della prolessi.

120 II verbo ευαγγελίζομαι sembra qui costruito con il doppio accusativo, ma è chiaro che tale costruzione è solo apparente, dato che τήν Ιπαγγελίαν è il soggetto della proposizione participiale predicativa: “E noi vi annunciamo che la promessa ai padri divenne realtà...” ‘(per il participio, predicativo con il verbo άγγέλλω e con i verbi “dicendi” in generale cfr Curtius, Grommatimi 594 compresa la nota 1; R. Cantarella — C. Coppola, ΕΛΛΗΝΙΣΜΟΣ, Città di Castello 1960, 73. E’ certamente una costruzione rara nel N'T, ma non “estranea” come afferma BDR 416,3. Altri esempi si trovano in Gv 8,4; ICor 1,23; IGv 4,2; 2Gv 7.

121 Tenendo conto di quanto detto nella nota precedente, il valore dell’ ότι diviene discutibile : lo si può intendere o come causale (cfr la Volgata) o come dichiarativo dipendente sempre da ευαγγελίζομαι : le due proporzioni — la participiale e la dichiarativa— sarebbero in parallelismo sinonimico e sintetico, dando .alla frase un forte sapore retorico che si adatta molto bene al genere letterario del discorso. Nel caso che si accetti quesb’ultima ipotesi, ταύτην è una

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58 A. M. BUSCEMI

τοις τέκνοις αυτών ήμ£ν 122 άναστήσας Ίησουν... .Col 4,17: βλέπε την διακονίαν ήν παρέλαβες έν κυριω, ινα αυτήν 123

πληροίς 124.

b) Foretto diretto della frase dipendente è anticipato come ogget­to indiretto della frase reggente:

Gv 16,4: άλλα ταυτα 125 λελάληκα υμΐν ϊνα 6ταν ελθη ή ώρα αυτών μνημονεύητε αυτών 126 δτι εγώ είπον ύμϊν.

c) Foggetto indiretto della frase dipendente è anticipato come og­getto diretto della frase reggente :

Gal 4,11: φοβούμαι υμάς μή πως εική κεκοπίακα εις υμάς 127.

ripresa di τήν προς τούς πατέρας επαγγελίαν, oggetto prolettico della dipen­dente dichiarativa.

122 Non entriamo in merito alla critica testuale ddTespressione τοΐς τέκνοις αυτών ήμΐν, ma facciamo notare che la lettura comune delle edizioni critiche lascia diverse possibilità di punteggiature. Così, se si unisce strettamente τοΐς τέκνοις αυτών con έκπεπλήρωκεν ed ήμΐν ad άναστήσας (come avviene per esempio in At 3,22,26; 7,37) i due dativi non avrebbero alcuna connessione fra loro, ma se ήμΐν dipende direttamente da έκπεπλήρωκεν allora τοΐς τέκνοις αυτών risulta un’apposizione prolettica rispetto al suo pronome reg­gente.

123 L’ αύτήν è una ripresa di τήν διακονίαν, che è certamente l’oggetto diletto di πληροίς.

124 Diversi autori (Lightfoot, Abbott) rimandano al passo parallelo di 2Gv 8, ma esso non corrisponde precisamente, dato che εαυτούς in 2Gv 8 è piuttosto il soggetto prolettico e non l'c^getto prolettico di ΐνα μή άπολέσητε e di αλλά μισθόν πλήρη άπολάβητε.

125 L’accusativo ταυτα è una semplice prolessi deìl’oggetto diretto in frase indipendente.

126 Dal punto di vista della critica testuale i due αυτών del testo sono controversi. Qui d interessiamo solo del secondo, in quanto riguarda diretta- mente la nostra questione: αυτών è certamente l ’oggetto diretto della dipen­dente divenuto oggetto indiretto di μνημονεύητε a causa della prolessi. Alcuni codici (S1DL f13 e altri, itae syr8 cop) lo omettono, ma sembra un (tentativo di migliorare il testo, in quanto toglie la cacofonia determinata dal ripetersi dei due αυτών. Pertanto, è meglio mantenere la lettura dei migliori codici: P68 S* ΑΒΘΨ 054 f 1 e la maggioranza dei codici della Koiné, syrph boi.

127 Ammettono la prolessi in Gal 4,11 Burton, Galatians, 235; BDR 476,3; Turner, Syntax, 325; Zerwick, Analysis, 422 ; in contrario Lagrange, Galatès,

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LA PEO LESSI NEL NT 59

Ap 13,16: καί ποιεί πάντας, τούς μικρούς καί τούς μεγάλους... Εναδώσιν αύτοις 128 χάραγμα επί τής χειρος αύτών... 129.

>d) Soggetto indiretto della frase dipendente è anticipato come og­getto indiretto della frase reggente:

A t 5,35: ’Άνδρες ’Ισραηλιται, προσέχετε έαυτοις 130 επί τοις άνθρώ- ποις τούτοις τί μέλλετε πράσσειν 131.

Gal 5,7 : τί ύμας 132 Ινέκοψεν τή άληθεία 133 μή πείθεσθαι.

109 e Schlier, Galati, 214, pur ammettendo la possibilità della prolessi, optano per un senso più forte della frase.

128 Se si ammette la protessi, Γ αύτοις risulta alquanto superfluo; co­munque il dativo è una spia della prolessi di πάντας.

129 H. Barclay Swete, The Apocalypse of S t John, London 1922, 172, non avendo dato molto rilievo al fenomeno della prolessi, deve apportare obbligato­riamente delle correzioni al testo: ποιεί Ενα πάντες, οί μικροί... λάβωσιν; ποιεί πάντας, τούς μικρούς ... λαβειν ο Ενα λάβωσιν; ποιεί Ενα πασιν, τοις μικροίς ... δώσιν αύτοίς; in quest’ultimo caso, che tiene conto della protessi, Γ αύτοις poteva essere benissimo omesso, in quanto risulta totalmente superfluo, come già osservato precedentemente.

130 Certamente la costruzione προσέχετε έαυτοις è normale, ma, dato che προσέχετε qui regge l’interrogativa indiretta, anche έαυτοις in qualche modo è prolettico e precisamente si tratta di una protessi del soggetto della dipendente interrogativa indiretta τί μέλλετε πράσσειν.

131 Data la presenza anche di έαυτοις, έπί τοις άνθρώποις è da conside­rarsi prolettico rispetto a τί μέλλετε πράσσειν, che così risulta intimamente legato a προσέχετε (cfr Jacquier, Les Actes, 176, che spiega molto bene il feno­meno)).

132 ύμας è probabilmente in posizione prolettica solo rispetto ad ένέκοψεν anche se non è totalmente esclusa la possibilità di essere soggetto prolettico

della dipendente μή πείθεσθαι.133 E’ difficile dire se τή άληθεία è da unire a ένέκοψεν (cfr BDE 152,3)

o a μή πείθεσθαι (Burton, GalaUms, 282; Schlier, Galati, 243 nota 26). Questa seconda possibilità sembra migliore, dato che ένέκοψεν, in quanto verbo di impedimento, regge direttamente la, proposizione infinitiva finale (cfr Viteau, Etude I, 263, I o, p. 157.; G. Bonaccorsi, Primi Saggi Neotestamerdari, Torino 1950,156; Burton, Galatiam , 282). In quanto alla crìtica testuale, forse è meglio mantenere la lettura molto antica di F46 che riporta l ’articolo, nonostante la grande autorità della “ledtio brevior” di S*BA. Ma ciò non apporta alcuna pregiudiziale al nostro problema, in quanto anche la lettura senza articolo, cioè αληθείς, deve essere presa in senso qualitativo ed indica non una verità gene­rale, ma la. verità del Vangelo', di cui Paolo paria in Gal 2,5.14.

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60 A. M. BUSCEMI

e) in alcuni casi l’oggetto diretto o indiretto della frase dipendente viene anticipato nella reggente, ma senza avere un diretto rapporto con il verbo della reggente:A t 19,4 : είπεν δέ Παύλος* Ιωάννης έβάπτισεν βάπτισμα μετάνοιας

τω λαφ 134 λέγων εις τον ερχόμενον μετ’ αυτόν ίνα πιστεύσωσιν, τουτ’ έστιν είς τον Ίησοΰν.

A t 20,18: υμείς έπίστασθε, άπό πρώτης ημέρας 135 άφ’ής επέβην είς τήν ’ Ασίαν, πώς μεθ’υμών τον πάντα χρόνον έγενόμην.

2Cor 2,4: έκ γάρ πολλής θλίψεως καί συνοχής καρδίας έγραψα 136 ύμΐν... ούχ ΐνα λυπηθήτε αλλά τήν άγάπην ινα γνώτε ήν έχω περισσότερός είς υμάς.

Col 2,8: βλέπετε μή τις ύμάς έσται ό συλαγωγών διά τής φιλοσοφίας137^

Col 4,16: καί όταν άναγνωσθή παρ’ ύμΐν ή επιστολή, ποιήσατε ινα καί εν τή Ααοδικέων εκκλησία άναγνωσθή καί τήν έκ Ααοδικείας ΐνα καί ύμεΐς άναγνώτε.

f) Con δει la prolessi dell’oggetto o di qualsiasi altro elemento della dipendente infinitiva seguente per lo più viene posto prima dello stesso δει 13S-Me 18,10: είς πάντα τα έθνη πρώτον δει κηρυχθήναι το εύαγγέλιον. Le 2,49: έν τοΐς του πατρός μου δει είναι με.

134 E ’ anticipato sol οι per motivi di enfasi rispètto a λέγων.135 Certamente άπο πρώτης ήμέρας più la relativa seguente potrebbe essere

unita ad έπίστασθε e dare un buon senso. Ciò nonostante, però, crediamo che la lettura che tiene conto della prolessi di άπο πρώτης ήμέρας più la relativa sia migliore, in quanto rispetta di più il legame sintattico tra έπίστασθε e la proposizione introdotta da πώς.

iss ’Έγραψα è certamente il verbo reggente, ma non ha alcun rapporto grammaticale con τήν άγάπην, il quale appartiene alla proposizione finale come mostra chiaramente anche la relativa seguente. La prolessi ha qui un chiaro valore enfatico.

137 L' ύμάς è l'oggetto prolettieo della dipendente participiale, ma chiara­mente non ha rapporto né con βλέπετε né con μήτις... έσται.

133 II fenomeno lo si riscontra anche nel classico con la stessa varietà di modi. Cfr Omero, H. 9,337 : έρνιθα δει σε γίγνεσθαι μέγαν ; Tucidide 2,77 :τούς Πλαταιέας έλαχίσθου εδέησε διαφθεϊραι πυρ; cfr Stephanus, Liddell-Scott- Jones, Bocci). Da notare anche il caso con έξεστιν di Gv 18,31 che si avvicina molto alla costruzione prolettica italiana.

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LA PBOLESSI NEL NT 61

Le 17,25: πρώτον δε δει αυτόν πολλά παθεΐν.Le 19,5: σήμερον γάξ> έν τφ οικφ σου δει με μεΐναι.Le 24,26: ούχΐ ταυτα εδει παθεΐν τον Χριστόν;Gv 4,24: έν πνεύματι καί άληθεί$ δει προσκυνεΐν.Gv 10,16 : κάκεΐνα δει με άγαγεΐν.A t 5,29: πειθαρχεΐν δει Θεω μάλλον ή άνθρώποις 139.A t 14,22: διά πολλών θλίψεων δει ήμας εισελθεΐν εις τήν βασιλείαν

του Θεοΰ 14°.

9,5 Prolessi del relativoII fenomeno, ben conosciuto nel classico141, è molto comune nel

NT, anche se le grammatiche e sintassi non gli danno alcun rilievo, e può essere espresso in questi termini: una frase dipendente relati­va, per motivi di enfasi o di anticipazione di un determinato concet­to, può precedere la frase principale reggente, e per lo più viene ri­presa in quest’ultima per mezzo di un pronome dimostrativo (οδτος, εκείνος) 142, o personale (αυτός); di più: la frase relativa può in­corporare in sé anche il termine reggente della frase principale, nel qual caso sia il relativo che il termine reggente senza articolo stanno nello stesso caso143:a) Protessi della proposizione relativaM t 10,27: 8 144 λέγω ύμιν έν τή σκοτία, εΐπετε έν τω φωτί* καί δ

εις το ούς ακούετε, κηρύξατε επί των δωμάτων.

139 Porse in questo· caso si potrebbe parlare più che di prolessi di un vere iperbato.

140 Notare in questa frase restrema libertà di comporre gli elementi in una unità grammaticale e sintattica.

141 Cfr Smyth, Greek Grommar, 2492, p. 561; 2536-2538, p. 570. Il feno­meno logicamente lo si registra anche nella LXX, da cui il greco del NT per10 più dipende: cfr per esempio Gen 5,1.2; SI 45,9.

142 II relativo normalmente dipende da un elemento della frase principale, che diviene reggente; qualche volta, però, il relativo contiene in sé il pronome dimostrativa, soggetto della frase reggente, anche in tal caso 11 relativo rimane prolettico rispetto alla proposizione reggente.

143 Cfr Smyth, Greek Grammar, 2536-2538, p. 570. C’è una differenza, però, tra il classico e il greco del NT : nel greco classico il pronome relativo ha11 primo posto e il sostantivo reggente prende l ’ultimo posto dèlia frase relativa; nel greco del NT per lo più sono l’uno accanto all’altro.

144 II relativo δ ha qui valore di τούτο δ, ma la prolessi rimane lo stesso, in quanto a b b ic o la ardessi delFoggetto diretto della frase principale nel sua

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62 A. M. BUSCEMI

Mt 21,44 145 : καί ό πεσών επί τον λίθον τούτον συνθλασθήσεται* έφ" δν δ5άν πέση λικμήσεΐν αύτόν 146.

Me 4,25 : δς γάρ έχει, δοθήσεται αύτφ* καί δς ούκ έχει, καί δ έχει 147 άρθήσεται άπ" αύτου.

Me 7,36b: δσον δέ αύτοις διεστέλλετο, αυτοί μάλλον περισσότερον έκή- ρυσσον.

Le 1,4: ... 'ίνα έπιγνως περί ών καθηκήθης λόγων τήν ασφάλειαν.Le 17,10: λέγετε δτι δούλοι άρχειοί έσμεν, δ ώφείλομεν ποιήσαι πε-

πο ιήκα μεν.Gv 1,33b: έφ’δν άν ίδης το πνεύμα καταβαϊνον καί μέσον επ ’ αύτόν

14δ, οδτος έστιν ό βαπτίζων έν πνεύματι.Gv 1,45: δν εγραψεν Μωϋσής έν τω νόμίο καί οί προφήται εύρήκαμεν

149 Ίησοΰν υιόν τού "Ιωσήφ τον από Ναζαρέτ 15°.Gv 3,26 : δς ήν μετά σου πέραν τού Ίορδάνου φ σύ μεμαρτύρηκας, Ϊ8ε

οδτος βαπτίζει καί πάντες έρχονται προς αύτόν 151.Gv 3,32: δ έώρακεν καί ήκουσεν τούτο μαρτυρεί 152,

insieme e quindi il relativo) viene incorporato nella frase principale (cfr Smyfh, Greek Grammar, 2492, p. 561).

145 Alcuni codici (D 3*3 it syr8) omettono tutto il versetto; lo ritengono però i migliori codid (SBGLWZ 0138 f 1,13 la* maggioranza dei codici della Koiné, lat syrcph cop).

146 Vorremmo far comprendere che il fenomeno della prolessi è un feno­meno estremamente libero e per convincersi basterà cfr Mt 24,50; Gv 5,28. La prolessi dipende dall’effetto d ie si vuol dare al discorso.

147 In δ έχει abbiamo la pregnanza del relativo : τοΰτο δ εχει, ma laproposizione relativa rimane sembra prolettica rispetto al verbo principale.

148 Questo, έπ* αύτόν è chiaramente superflua e corrisponde all’uso ebraico di riprendere il pronome relativo indeclinabile con un pronome personale suffisso (cfr BDR 297, 1 nota 2; Turner, Symtax, 325).

149 E’ difficile decidere se l’interpunzione debba essere posta prima (cfr la Volgata) o dppo εύρήκαμεν (cfr le edizioni critiche). Nel primo caso, avremmo la prolessi del relativo e la sua attrazione nel caso dell’oggetto della· principale reggente: “abbiamo trovato 3 Ιησού v . . . ôv ( — περί ού) Ιγραψεν Μωϋσής” ; nel se­condo caso avremmo invece la pregnanza del relativo δν, equivalente a εκείνον περί οδ, e pertanto doppia protessi : prolassi dell’oggetto diretto in frase indi- pendente e prolessi del relativo rispetto al verbo principale.

130 Se si accetta la seconda ipotesi dbìla nota precedente, la frase 3 ίησοΰν ...risulta essere un’apposizione.

151 Notare la prolessi sia· di ος che di & rispetto ad οδτος e colìegate tra loro asindeticamente.

152 Cfr il caso leggermente diverso di Gv 3,11.

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LA PROLESSI NEL NT 63

Gv S,34: ov 153 γάρ άπέστειλεν ό Θεός τά ρήματα του Θεου λαλε ι ... Gv 5,38: καί τον λόγον αυτού 154 ούκ έχετε έν ύμΐν μένοντα 15δ, οτι

δν άπέστειλεν 156 εκείνος τούτφ 157 ύμεις ού πιστεύετε!Gv 8,26b: ... άλλ5 ό πέμψας με αληθή έστιν, κάγώ ά ήκουσα παρ’

αύτου ταΰτα λαλώ εις τον κόσμον.Gv 8,38 : ά εγώ έώρακα 1δ& παρά τφ πατρί λαλώ' καί ύμεις ούν ά ή-

κούσατε παρά τού πατρος ποιείτε.Gv 10,36: δν ο πατήρ ήγίασεν καί άπέστειλεν είς τον κόσμον ύμεις

λέγετε ότι βλασφημεις 15°.A t 3,6a: ... Άργύριον καί χρυσίον ούχ υπάρχει μοι, δ δέ έχω τουτό

σοι δίδωμι.A t 17,23b: δ οΰν άγνοούντες εύσεβειτε, τούτο εγώ καταγγέλλω ύμϊν. Gal 2,20b δ δε νυν ζώ έν σαρκί, έν πίστει ζώ τή τού υιού τού Θεού... . Gal 5,17b: ταύτα γάρ άλλήλοις άντίκειται, ινα μή ά εάν θέλητε ταυ-

τα ποιήτε 1β0.Gal 6,7b: δ γάρ έάν σπειρη άνθρωπος 1β1, τούτο καί θερίσει.Gal 6,12: δσοι θέλουσιν εύπροσωπήσαι έν σαρκί, ούτοι άναγκάζουσιν

ύμάς περιτέμνεσθαι... 1β2.

153 "Gy ha qui il valors di Ικεινος ov e quindi la relativa ha incorporato in sé il pronome dimostrativo e Tha attratto nel suo caso.

154 prolessi dell’oggetto diretto di έχετε.155 II participio predicativo μένοντα è un chiaro iperbato rispetto a τον

λόγον αυτοΰ, voluto per motivi di enfasi.156 Abbiamo la prolessi del relativo rispetto a τοότφ.157 E' oggetto indiretto prolettieo di ού πιστεύετε.iss Prolessi délFoggetto diretto di λαλώ; ma il pronome relativo ά è qui

equivalente di ταΰτα ά e quindi la relativa è stata incorporata nella principale La stessa cosa avviene nel seguito del versetto (cfr anche Me 9,9).

159 In Gv 10j36 il pronome ov ha il senso pregnante di περί εκείνου (cfr Gv 1,47) ov e quindi abbiamo la proleissi del complemento indiretto περί εκείνου rispetto a λέγετε e la prolessi del relativa rispetta al verbo principale.

160 La frase relativa prolettica è totalmente inglobata nella proposizione finale (o consecutiva? cfr i commentari) reggente.

101 Le relative condizionali si comportano in tutto come le relative! normali.162 In un nostro articolo precedente “Lo sviluppo strutturale e contenu­

tistico in Gal 6,11-18”, LA XXXIII (1983) 179 abbiamo chiamato οδτοι “ana­forico”, ma è più giusto considerarlo come il soggetto da cui dipende la propo­sizione relativa prolettica.

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64 A. M. BUSCEMI

Gal 6,16: καί οσοι τώ κανόνι τούτω στοιχήσουσιν, ειρήνη έπ*αύτούς καί ελεος, καί επί τον 5Ισραήλ του Θεοΰ ies. *

b) Protessi del relativo e incorporazione del termine reggente nella dipendente relativa:

M t 24,38b: ... άχρι ής ημέρας είσήλθεν Νώε εις τήν κιβωτόν 164.Mt 24,44: διά τούτο καί ύμεϊς γίνεσθε έτοιμοι, δτι ή ου δοκεΐτε φρα

165 ό υιός του άνθρώπου ερχεται 1β6.Me 4,24: έν φ μέτρω μετρειτε μετρηθήσεται ύμΐν 167.Le 1,20: καί ιδού Ιση σιωπών καί μή δυνάμενος λαλήσαι άχρι ής

ημέρας γένηται ταυτα 1βδ.Le 9,4: καί εις ήν άν οικίαν είσέλθητε, έκει μένετε καί έκειθεν εξέρ-

χεσθε 16θ.

íes X prescindere dal senso preciso della frase (cfr G. Sdirenk, “Was bedenket Israel Gattes7?”, Judaica 5 (1949) 81-94; “Der Segenwunsch, nach der Kampfepistel”, Judaica 6 (1950) 170-190; W. Gutbrod, ’Ισραήλ, GLNT, IV, 1176- 1189; N. A. Dahl, “Der Name Israel : L zur Auslegung von Gal 6,16”, Jwdaica 6 (1950) 161-170; G. Lindeskog, “Israel in the New Testament. Some few Remarks on a great problem”, SEA 26 (1961) 57-92; A. M. Buscemi, “Gal 6, 11-18”, 170- 171}; 187-190; “Face e misericordia sull’Israele di Dio”, La Terra Samia, LX (1984) 173-175); anche la punteggiatura della frase è stata molto discussa, mentre nessun accenno viene fatto alla prolessi del relativo. Eppure è chiaro che δσοι e tutta la frase relativa sono proiettici rispetto ad αύτούς : “Pace e misericordia sia su coloro die cammineranno secondo questo canone”. Comunque, la soluzione della frase non deriva solo dalla costruzione grammaticale.

284 Gfr Le 17,27 e il caso diverso di Mt 214,50: ήξει ό κύριος του δούλουέκείνου έν ήμέρι ̂ ή ού προσδοκά καί έν ώρα η ού γινώσκει.

195 Qui la costruzione si avvicina più al classico che preferisce separare il relativo dal termine reggente incorporato. Cfr al contrario Le 12,40, che riporta la forma neotestamentaria più comune: δτι fj ώρα.

186 Cfr il passo parallelo di Le 12,40- e la costruzione senza processi in Le 12,46.

1W Cfr il caso simile di Le 6,38: φ γάρ μέτριρ μετρειτε ά ν τι μ ε τρ ηθή σετα ι ύμΐν.

188 Cfr la stessa forma in Le 17,27 e quella leggermente diversa in 17,29 : fi Sk ήμέρο: έξήλθεν Λώτ από ΣοΒομον (cfr 17,30) e quelle normali di Le 12,46; 23,29.

169 II versetto è molto interessante filologicamente, in quanto a causa della prolessi del relativo si sono venuti a determinare più fenomeni; 1°) l’incorpo­razione del termine reggente nella proposizione relativa; 2°) rateazione inversa del termine reggente nel casa della relativa: a causa di εκεί μένετε, la costra-

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Γ

Le 10,8*· καί είς ήν αν πόλιν είσέρχησθε καί δέχωνται υμάς, έσθίετε τά παρατιθέμενα ύμΐν... . *

Gv 9,Μ : ήν δε σάββατον έν ή ήμέρφ τον πηλόν έποίησεν ό ’Ιησούς καί άνέωξεν αύτου 170 τούς οφθαλμούς.

Gv 11,6 : ώς οδν ήκουσεν ότι ασθενεί, τότε μέν έμεινεν έν φ ήν τό- πω 1?1.

At 1,2: αχρι ής ήμέρας έντειλάμενος' τοΐς άποστόλοις δια πνεύματος αγίου ούς έξελέξατο άνελήμφθη 172.

Rlïl 2,16 173 έν ή ή μέρα κρίνει ό Θεός τά κρυπτά των άνθρώπων... . Col 1,6c: ... άφ’ ής ήμέρας ήκούσατε καί έπέγνωτε τήν χάριν του Θεου

έν αληθείς 174.

10. Prolessi del participio attributivo

Per motivi di enfasi spesso il participio attributivo 175 viene an­ticipato rispetto al suo termine reggente e, quando questo manca, viene introdotto nella frase il pronome dimostrativo οδτος con fun­zione di ripresa e di reggenza:

Mt 4 ,1 6 b 176: . . . καί τοΐς καθημένοις έν χώρφ καί σκια θανάτου φως

zione doveva essere έν τή οικία,είς ήν είσέλθητε; 3) inasprimento dello zeugma,: είς ήν οικίαν difficilmente si accorda con i due verbi μένετε ed έξέρχεσθε sia con i due avverbi di luogo έκει ed έκεΐθεν. La stessa costruzione, ma senza complicazioni sintattiche e in perfetto stile classico la si trova in Le 1,0,5.

170 L’ αύτου è pronome possessivo prolettieo rispetto a τούς οφθαλμούς.171 Stranamente il Barrett, S t John, 325, parla di “attraction of relative

and antecedent into the same clause, a construction fairly common in John”, mentre la prolessi del relativo è molto chiara.

172 Cfr le forme normali in At 1,2.1.22. Jacquier, Les Actes, 5, ammette die la formula è classica, ma non piarla di prolessi del relativo! e di incorporazione del termine reggente nella relativa.

173 Se si accetta la lettura del codice B (cfr C.E.B. Cranfìeld, A Criticai and Exegetical Commentary on the Epistle to the Romans, Edinburgh 1975, Ï, 159-162).

174 Si ha la prolessi del relativo con conseguente incorporazione del termine reggente nella frase relativa, ma anche l'attrazione diretta del relativo nél caso del termine reggente, dipendente dia άπό.

175 Probabilmente il fenomeno dei participio attributivo prolettieo si de­termina, oltre che per il fatto di anticipare un'idea o per determinare l'enfasi, anche per una certa assimilazione con la prolessi della proposizione relativa, che è molto comune nel NT e di cui il participio attributivo è l'equivalente.

its .4,16 c una citazione libera di T« 9.1.

LA PROLESSI NEL NT 65

3

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66 A. M. BUSCEMI

άνέτειλεν αύτοις 177.¡i

Mt 5,40 : καί τω θελοντί σοι κριθήναι καί τον χιτώνα σου λαβεΐν, άφες αύτω 178 καί το ίμάτιον.

M t 13 ,20 .22 .23179 : ό δέ επί τά πετρώδη σπαρείς, ούτός έστιν ο τονλόγον άκούων καί ευθύς μετά χαράς λαμβάνων αύτόν... . ό δέ είςτάς άκάνθας σπαρείς, ούτός έστιν ό τον λόγον άκούων καί... . ό δέ επί τήν καλήν γήν σπαρείς, ούτός έστιν ο τον λόγον άκούων καί συνιείς... 18°,

M t 24,13: ό δέ ύπομείνας είς τέλος, ούτος σωθήσεται 18V M t 25,29: τω γάρ εχοντι παντί δοθήσεται καί περισσευθήσεται, τού

δέ μή έχοντος καί ό έχει άρθήσεται άπ’ αυτού 182.Me 7,20: Ιλεγεν δέ οτι το εκ τού άνθρώπου έκπορευόμενον, εκείνο

κοινοί τον άνθρωπον 183.Me 12,40 : οί κατεσθίοντες τάς οικίας των χηρών καί προφάσει μακρά

προσευχόμενοι, 184 ούτοι λήμψονται περισσότερον κρίμα.

177 II fenomeno del participio attributivo manca in Is 9,1, mentre in Mt 4,16b è determinato dal duplice cambiamento τοις καθημένοις ed αύτοις.

its Τφ Οέλοντι... è chiaramente in prolessi rispetto ad αύτω; cfr anche il casto leggermente differente di Mt 5,42 ed entrambi alla luce dì Mt 5,41, dove la proposizione relativa, introdotta da οστις è certamente prolettica.

179 Abbiamo escluso Mt 13,19, in quanto πάντος άκούοντος è un genitivo assoluto, che nella frase greca assume quasi sempre il primo posto.

180 Cfr il modo diverso* di presentare grammaticalmente la parabola in Me 4,13-20 e quello più vicino a Mt in Le 8,11-15, il quale ponendo ούτοι invece di ούτος rende il participio attributivo un “casus pendens”, che da una parte rende più immediata l’applicazione agli uditori, ma dall’altra, rende più difficile la lettura graramaticale-smtattica.

181 Cfr Me 13,13 e la costruzione più libera di Le 21,19.182 II fenomeni» della prolessi in questa versetto èrilevante: 1) τφ έχοντι

è prolettico rispetto a παντί: non si tratta di semplice enfasi, in quanto perl’enfasi bastava scrivere παντί τφ έχοντι δοθήσεται ; 2 ) τού δε μή έχοντοςè prolettico rispetto ad απ’ αύτου ; 3 ) καί δ έχει è prolettico rispetto adάρθήσεται.

183 Tò ... έκπορευόμενον dipende chiaramente da εκείνο e quindi la sua posizione è prolettica: l’idea principale viene messa così in evidenza.

184 Accettiamo la punteggiatura, a nostro avviso più adeguata al testo·, del Merk e dell’edizione UBS rispetto a quella con “punto in alto" del Nestle- Aland (26° ed.). In tal modo οί κατεσθίοντες... καί ... προσευχόμενοι risultano px-uléttiei di ούτοι (cfr in c«.jv*rarìn la lettura diversa del testo e i problemi che essa pone in Lagrange, Samt Marc, 329; Taylor, S t Mark, 495. Essi, staccando

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LA PKOLESSï NEL NT 67

Le 9,48: 6 γάρ μικρότερος έν πάσιν ύμΐν υπάρχων ούτος έστιν μέγας.Gv 1,33: κάγώ ούκ ήδειν αυτόν, άλλ* ό πέμψας με βαπτίζειν έν ΰδα-

τι εκείνος μοι ε ίπ εν εφ3 δν αν ΐδης τό πνεύμα καταβ αίνον καί μένον έπ’ αυτόν185, ούτος έστιν ό βαπτίζων έν πνεύματι άγίφ 186,

Gv 10,1: ’Αμήν άμήν λέγω ύμΐν, ό μή εισερχόμενος διά τής θύρας εις τήν αυλήν των προβάτων αλλά άναβαίνων άλλαχόθεν έκεΐνος κλέπτης έστίν καί ληστής lsr.

Gv 15,5 : ό μένων έν έμοί κάγώ έν αύτω ούτος1 φέρει κάρπον πολύν.A t 1,21-22: δει ούν των συνελθόντων ήμΐν άνδρών έν παντί χρόνω ώ

είσήλθεν καί έξήλθεν έφ* ημάς ό κύριος Ιησούς... μάρτυρα τής άναστάσεως αυτού σύν ήμΐν γενέσθαι Ινα τούτων 188.

A t 15,38: Παύλος δέ ήξίου, τον άποστάντα άπ5 αυτών άπο Παμφυλίαςκαί μή συνελθόντα αυτοίς εις το εργον μή συμπαραλαμβάνειν τούτον.

Gal 2,17: εί δε ξητούτες δικαιωθήναι έν Χριστώ εύρέθημεν καί αυτοί 189 αμαρτωλοί... 190>

i due participi attributivi dal seguente oOtch e legandoli ad άπο των γραμματέων di 12,39, incappano nell’anacoluto e in altri problemi sintattici, che si possono benissimo evitare ; cfr per una lettura simile alla nostra E. Pesch, Das Markusevangelium, Freiburg — Basel —■ Wien, II, 257-2:60, anche se non parìa di prolessi del participio attributivo).

185 La ripetizione di επ' αυτόν dopo il pronome relativo per precisarlo è un fenomeno semitico (cfr Zerwick, Graedtas, 201 ; Turner, Syntax, 32:5 ; BDR 297,1 nota 2).

186 In Gv 1,33 abbiamo due prolessi: I o) ό πέμψας è prolettico rispetto ad εκείνος, il quale è riassuntivo (Barrett, S t John, 148) e reggente; 2°) έφ’ δν άν ΐδης è in prolessi rispetto ad ούτος (prolessi della proposizione del relativo).

187 Stessa costruzione in Gv 14,12,.21.188 Oltre all’evidente iperbato di ένα τούτων rispetto ad άνδρών, bisogna

rilevare anche la protesi di των συνελθόντων rispetto ad άνδρών .189 Καί αύτοί è equivalente a καί ήμεις αύτοί.190 Sia che ζητοΰντες venga interpretato come participio congiunto (cosa

più probabile) o come participio attributivo!, in ogni caso è sempre i,n prolessi. Cfr anche Gal 3,8. In qualche caso il participio attributivo può essere sottintesi- come in Km 9,6; Gal 3,7.

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68 A, M. BUS OEM!

Gal 3,15b: όμως άνθρώπου 191 κεκυρωμένην διαθήκην 192 ουδείς άθετεΐ ή έπιδιατάσσεται.

Ε ί 8, 20-21 : τω δέ δυναμένφ υπέρ πάντα ποιήσαι ύπερεκπερισσου...αύτω ή δόξα έν τη εκκλησία: καί έν Χριστώ Ίησου... 193.

Ge 1,25: ο δέ παρακύψας είς νόμον τέλειον τον τής έλευθερίας καί πα- ραμείνας, ούκ άκροατής έπιλησμονής γενόμενος άλλά ποιητής έργου, οδτος μακάριος έν τή ποιήσει αύτου έσται 194.

Α ρ 1 ,5 -6 : τω άγαπωντι ημάς καί λύσαντι ήμας... αύτω δόξα καί το κράτος είς τούς αιώνας των αιώνων ’Αμήν 195.

Α ρ 2,7b: τω νικώντι δώσω αύτω φαγεϊν έκ του ξύλου τής ζωής... 19β.

A. Marcello Buscemi, ofm

191 L’espressione όμως άνθρώπου è ellittica e presuppone l’elissi del parti­cipio congiunto οδσαν: όμως άνθρώπου οδσαν. Pertanto, dato che όμως è da riferirsi ad ούδείς αθετεί, esso è prolettieo ed iperbatico; mentre Fespressione άνθρώπου οδσαν è prolettica rispetto* alla principale. La costruzione normale della frase avrebbe dovuto essere la seguente οδσαν άνθρώπου, όμως ουδείς άθετεΐ καί έπιδιατάσσεται διαθήκην κεκυρωμένην.

192 In quanto all’espressione κεκυρωμένην διαθήκην bisogna, notare la doppia prolessi : I o) prolessi del participio attributivo κεκυρωμένην rispetto a διαθήκην; 2°) prolessi dell’oggetto diretto della principale rispetto a ουδείς άθε- τεί. Comunque, cfr anche dal 3,17, dove l’espressione διαθήκην προκεκυρωμέ- νην risulta solo una prolessi dell’oggetto diretto rispetto ad ούκ άκυροι.

193 Cfr anche la costruzione simile di Ran 16,25-27 : τω δέ δυναμένφ ύμάςστηρίξαι... μόνφ σοφω Θεω, διά *Χησοΰ Χρίστου, φ ή δόξα είς τούς αιώνας, άμήν. In tale espressione τω δυναμένφ è prolettieo rispetto a μόνφ σοφφ Θεω; inoltre, se φ è da ritenersi '(cfr il caso parallelo di Jud 24) nel testo (per la critica testuale cfr i commentari), esso dovrebbe avere il valore di αύτφ (cfr E f 3,2i0-21) ο εκείνα) (cfr Cranfield, Romcms, II, 813) e allora sia τφ δυναμένφ che μόνφ σοφω Θεφ sono proiettici rispetto ad ώ.

194 Sia ό παρακύψας che 6 παραμείνας sono participi attributivi proiet­tici di οδτος.

*95 Alcuni codici (172 2018) e alcune versioni (vg armcodd. : qui dilexit ipsi) riportano δς ήγάπησεν (cfr Tischendorf, Novum Testamentum Graece, Lipsiae 1872, II, 905; R. H. Charles, The Revelation of S t John, Edinburgh 1920, II, 237), che dà l’esatto senso di τφ άγαπωντι, in quanto la proposizione rela­tiva prolettica equivale perfettamente al participio attributivo prolettieo.

196 Cfr anche 2,17b.26, dove però il nominativo pendente rompe lo schema­tismo della frase, risultandoi di maggiore efficacia; 3,12 : ό νικών ποιήσω αυτόν στύλον έν τφ ναώ του Θεου μου .. . , dove lo schematismo della frase non solo è rotto, ma In Cwstiuzione è durissima, anche a da-r« a ποιήσω il senso di “lo renderò”; 3,2,1, che ritorna allo schematismo di 2,7b.

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LA 35 (1985) 69-106

RACINES JUIVES ET NOUVEAUTE CHRETIENNE EN JEAN 9

I. Réflexions méthodologiques

La diversité des méthodes employées par les exégètes pour scru­ter les richesses du texte inspiré a toujours été admise dans l'Eglise Chacune de ces méthodes, si elle est bien menée, projette un nouvel éclairage sur le texte. Depuis longtemps les exégètes ont senti le besoin d'étudier les racines juives de l'évangile2, de discerner ce qu’il

1 P. Toinet, Pour une théologie de l’exégèse, Paris 1983, 158. 195,2 Les Pères de l’égliseï, bien qu’ils aient accepté le principe de l’exégèse

christologique de PAT, ont recours fréquemment à l ’exégèse rabbinique. L. Ginzberg a montré la parenté qui existe entre l ’aggadah du livre de la Genèse et les commentaires des pères syriaques Ephrem et Aphraate {Die Haggada, bei den Kirchenvätern umd in der apokryphen Literatur, Berlin 1900). L’exégèse de Bamabé et de Justin est franchement polémique contre le judaïsme. Elle reflète cependant en bien des points l'exégèse juive (L. W. Barnard1, “The Old Testament and Judaism in the Writings of JuStin Martyr", VT 14, (1964) 395-405; F. Manns, “Les rapports Synagogue-Eglise au début du deuxième siècle après J.-G. en Palestine", LA 1,31 (1981) 105-146). E. Urbach a, pu démontrer qu’Origène dans son commentaire du Cantique des Cantiques est dépendant du commentaire ju if (“The hamiletical Interpretations of the Sages and the Exposi­tions of Origen on Canticles and the Jewish-Christian Disputation", Scripta Hierosolymitama 22' (1971) 247-275). On sait par ailleurs que les commentaires scripturaires de Jérôme doivent beaucoup au T'argum juif (Jay Braverman, Jerome’s Commentary on Daniel, Washinglton 1978).

Les deux écoles exégétiques — celle d’Alexandrie et celle d’Antioche -— allaient exploiter deux lignes déjà ouvertes par l’exégèse juive. En effet, l’allé­gorie était connue eu Palestine avant d’avoir été mise à l’honneur à Alexandrie (L. Ginzberg, “Allegorical Interprétation of Scripture," in On Jewish Law and Lore, New York 1977, 127-1.50; J. Z. Laulterbadi, “The ancient Jewish Alle- gonsts in Talmud and Midrash’’, JQR 1 (1910-11) 310s; 500s). Et le Peshat avait toujours été en honneur dans l’exégèse juive (Peshat, in Jewish Encyclo­pedia, New York-London 1906, 652-53.

Bientôt la polémique allait prendre le dessus sur le dialogue constructif. D e nombreux facteurs historiques et politiques amèneront ce changement. Citons simplement deux oeuvres du Moyen Age: le Dialogue de Petrus Alfonsi (1106)