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28/09/2013 1 Le politiche di prevenzione e di promozione della salute Dr. Fulvio Longo La prevenzione dal dlgs 502 Art. 7 ter dlgs 502/92 e smi dlgs 229/99 - Dipartimento di Prevenzione Legge regionale 36 del 1994 Dlgs n. 56 del 2000 (federalismo fiscale) Dpcm 29 novembre 2001 “Definizione dei livelli essenziali di assistenza” Accordo Stato-Regione 23 maggio 2005 Legge 25 ART. 12 E 13 REGOLAMENTO n.13/2009 del Dipartimento di Prevenzione 5 I LEA I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) sono l’elemento unificante tra federalismo ed equità LEA costituiscono l’ambito delle garanzie che il SSN si impegna ad assicurare a tutta la popolazione in condizioni di equità In sostanza i LEA sono le prestazioni che il SSN deve erogare a tutti i cittadini 6 Accordo sui LEA del 22 novembre 2001 La definizione dei LEA ha introdotto una visione innovativa basata su tre importanti concetti: Esprime la necessità di misurare il contenuto dell’assistenza erogata Restringe le prestazioni erogabili a quelle appropriate Fa riferimento alla successione di prestazioni che devono essere erogate, in tempi congrui, al paziente in funzione del suo stato di salute “Livello” “Essenziale” “Assistenza” 7 Accordo Stato-Regioni 22 marzo 2001 Obiettivo specifico è quello di associare i livelli di assistenza ai relativi costi E’ favorita la verifica della congruità tra risorse finanziarie destinate al SSN ed i livelli di assistenza da garantire ai cittadini 2 commissioni manutenzione verifica 8 Commissione Nazionale per la definizione e l’aggiornamento dei LEA Ex DM 25 febbraio 2004 Compito di valutare nel tempo, in relazione alle risorse definite, i fattori scientifici, tecnologici ed economici relativi alla definizione ed all’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza e delle prestazioni in essi contenute

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28/09/2013

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Le politiche di prevenzione e di

promozione della salute

Dr. Fulvio Longo

La prevenzione dal dlgs 502

� Art. 7 ter dlgs 502/92 e smi dlgs 229/99 � - Dipartimento di Prevenzione

Legge regionale 36 del 1994

� Dlgs n. 56 del 2000 (federalismo fiscale)

� Dpcm 29 novembre 2001 “Definizione dei livelli essenziali di assistenza”

� Accordo Stato-Regione 23 maggio 2005

� Legge 25 ART. 12 E 13

� REGOLAMENTO n.13/2009 del Dipartimento di Prevenzione

5

I LEA

� I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) sono l’elemento unificante tra federalismo ed equità

� LEA costituiscono l’ambito delle garanzie che il SSN si impegna ad assicurare a tutta la popolazione in condizioni di equità

� In sostanza i LEA sono le prestazioni che il SSN deveerogare a tutti i cittadini

6

Accordo sui LEA del 22 novembre 2001

La definizione dei LEA ha introdotto una visione inn ovativa basata su tre importanti concetti:

Esprime la necessità di misurare il contenuto dell’assistenza erogata

Restringe le prestazioni erogabili aquelle appropriate

Fa riferimento alla successione di prestazioni che d evono essereerogate, in tempi congrui, al paziente in funzione de l suo stato disalute

“Livello”

“Essenziale”

“Assistenza”

7

Accordo Stato-Regioni22 marzo 2001

� Obiettivo specifico è quello di associare i livelli di assistenza ai relativi costi

� E’ favorita la verifica della congruità tra risorse finanziarie destinate al SSN ed i livelli di assistenza da garantire ai cittadini

2 commissioni

manutenzione verifica 8

Commissione Nazionale per la definizione e l’aggiornamento dei LEA

� Ex DM 25 febbraio 2004

� Compito di valutare nel tempo, in relazione alle risorse definite, i fattori scientifici, tecnologici ed economici relativi alla definizione ed all’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza e delle prestazioni in essi contenute

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Commissione Nazionale per la definizione e l’aggiornamento dei LEA

� LE CRITICITA’:

1. Il limite di una ricognizione aspecifica

2. Liste di attività individuate con criteri disomogenei (riferite alle tipologie dei destinatari e/o delle prestazioni fornite, o alle caratteristiche del servizio reso

3. Prestazioni in gran parte non codificate (la prevenzione)

DM 25 febbraio 2004

10

Commissione Nazionale per la definizione e l’aggiornamento dei LEA

� LE CRITICITA’:

4. Si rimanda alle funzioni previste in Progetti nazionali o alla “normativa vigente”

DM 25 febbraio 2004

Con la naturale conseguenza di non poter definire adeguati

standard quantitativi e qualitativi condivisi

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Art. 9. Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei LEA

� Obiettivo:– Associare i LEA ai relativi costi– Verificare la congruità delle risorse

finanziarie destinate al SSN con i LEA da garantire ai cittadini

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Art. 9. Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei LEA

art. 9 dell’Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005

� Ministero della Salute, Ministero dell’Economia, Regioni

� Si avvale delle Agenzie per i Servizi Sanitari Regionali

� Opera sulla base delle informazioni desumibili dal sistema di monitoraggio e garanzia (di cui al DM 12 dicembre 2001), nonché dei flussi informativi afferenti al NSIS

13

Patto per la salute – 28 settembre 2006

È stato definito il livello difinanziamento per la sanità per gli anni 2007-2009

� i livelli di finanziamento devono essere parametrati alla verifica dell’effettivo costo dei Livelli Essenziali di Assistenza in condizioni di efficienza ed appropriatezza.

Gli oneri per l’attuazione del PSN non possono essere una “variabile indipendente” rispetto

all’economia del paese17

Il tentativo di introdurre nuovi LEA – DPCM 21 aprile 2008

a) Assistenza sanitaria

negli ambienti di vita e di lavoro

b) Assistenza distrettuale

c) Assistenza ospedaliera

attività, servizi e prestazioni

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A. Profilassi delle malattie infettive e parassitarie

B. Tutela della collettività e dei singoli dai rischi connessi con gli ambienti di vita, anche con riferimento agli effetti sanitari degli inquinanti ambientali

C. Tutela della collettività e dei singoli dai rischi infortunistici e sanitari connessi con gli ambienti di lavoro

D. Sanità pubblica veterinaria

E. Tutela igienico sanitaria degli alimenti; sorveglianza e prevenzione nutrizionale

F. Attività di prevenzione rivolte alla persona- vaccinazioni obbligatorie e raccomandate

- programmi di diagnosi precoceG. Servizio medico-legale

A. Sorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie infettive e parassitarie, inclusi i

programmi vaccinaliB. Tutela della salute e della sicurezza degli

ambienti aperti e confinatiC. Sorveglianza, prevenzione e tutela della

salute e sicurezza nei luoghi di lavoroD. Salute animale e igiene urbana veterinaria E. Sicurezza alimentare – Tutela della salute

dei consumatoriF. Sorveglianza e prevenzione delle malattie

croniche, inclusi la promozione di stili di vita sani ed i programmi di screening

G. Sorveglianza e Prevenzione NutrizionaleH. Valutazione medico legale degli stati di

disabilità e per finalità pubbliche

DPCM

29 novembre 2001 21 aprile 2008

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Livello ambiente di vita e di lavoro:E. Sicurezza alimentare – Tutela della salute dei cons umatori *programmi erogati da Sian e Siav B

N. *PROGRAMMI / ATTIVITA’

COMPONENTI DEL PROGRAMMA

PRESTAZIONI

E4

Sorveglianza sullapresenza di residuidi farmaci econtaminantiambientali neglialimenti di origineanimale

- Espletamento del Piano regionale residui

- Controlli periodici- Report informativi- Campionamenti e controllianalitici su alimenti diorigine animale

indicatore

20

Livello ambiente di vita e di lavoro:

C. Sorveglianza, prevenzione e tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro

N. PROGRAMMI / ATTIVITA’

COMPONENTI DEL PROGRAMMA

PRESTAZIONI

C1

C3

Programmi

di controllo e

Vigilanza

nei luoghi di

lavoro

�Programmazione e svolgimento dell’attività di controllo e vigilanza�Elaborazione profili di rischio aziende�svolgimento di inchieste infortuni e m.p.

Vigilanza e controllo

Attività prescrittiva

Report informativi

indicatore

23

Come funziona il sistema degli indicatori: generalità

Servizi

Attività

Prestazioni

Livelli

Indicatori

Ergo:

1. Il SSR ha funzionato in un certo modo2. E In base a come ha funzionato

ha diritto ad un certo finanziamento(Criterio del merito nella giustizia allocativa)

Solo alcune prestazioni “diventano”

Evidence

Macrolivelli

DistrOspPrev

24

Come funziona il sistema degli indicatori: ponderazione

LEA

prevenzione

LEA

distrettuale

LEA

ospedaliera

Servizi

Attività

Prestazioni

Livelli

Macrolivelli

Indicatori

Ergo:

1. Il SSR ha funzionato in un certo modo2. In base a come ha funzionato

ha diritto ad un certo finanziamento(Criterio del merito nella giustizia allocativa)

e tale finanziamento è ponderato rispettoalla scala di priorità espressanei pesi dei differenti indicatori

Solo alcune prestazioni “diventano”

Evidence

6 7 9

N.

Livello Definizione Anni

2005 2006 2007

1 Prevenzione

- Vaccinazioni obbligatorie 98,9 94,6 97,42

- Vaccinazioni raccomandate (MPR, influenza nell'anziano)

79,3 88,27 - 70 92,16 MPR70

Influenza anziani

2 Prevenzione

Costo pro-capite assistenza collettiva in ambiente di vita e di lavoro

62,9 58,4 Disponibile a fine Giugno

3 Prevenzione Percentuale di imprese attive

sul territorio controllate

- 2,84 2,71* N° sopralluoghi2818 nel 20063416 nel 2007

LEA - Prevenzione collettiva e sanità pubblica

I dati della Puglia

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4

N.

Livello assistenza

Definizione Anni

2005 2006 2007

4 Prevenzione

Percentuale di allevamenti controllati per:

- TBC bovina 91,3 98,6 99,98- brucellosi ovicaprina, bovina bufalina 98,5 91,3 99,99- influenza aviaria 107

5 Prevenzione

Percentuale di campionamenti negli esercizi di commercializzazione e di ristorazione, articoli 5 e 6 DPR 14/07/95 (verifica mediante “modello” A DM 08/10/98)

90 100 Commercializzazione 108Ristorazione 52

6 Prevenzione

Percentuale di campioni analizzati su totale dei campioni programmati

84 76 90,00

Piano Nazionale Residui (farmaci e contaminanti negli alimenti di origine animale) - Decreto legislativo n.158/06

LEA - Prevenzione collettiva e sanità pubblicaI dati della Puglia

27

Esempio: Regione adempiente

N. Livello di Assistenza

Definizione Peso Valore normale

9

Scostamento minimo

6

Scostamento rilevante ma in miglioramento

3

Scostamento non accettabile

0

2 Prevenzione

Incidenza % costi prevenzione collettiva

3 X

5%Indicatore n. 2 (LEA Prevenzione)

Punteggio valutazione = 9Punteggio ponderato (Peso pari a 3) = 27

28

Esempio: Regione parzialmente adempiente

N. Livello di Assistenza

Definizione Peso Valore normale

9

Scostamento minimo

6

Scostamento rilevante ma in miglioramento

3

Scostamento non accettabile

0

2 Prevenzione

Incidenza % costi prevenzione collettiva

3 5% X

Indicatore n. 2 (LEA Prevenzione)

Punteggio valutazione = 3Punteggio ponderato (Peso pari a 3) = 9

Puglia: I punteggi per Copertura vaccinale obbligatoria

N. Livello di Assistenza

Definizione Peso Valore normale

9

Scostamento minimo

6

Scostamento rilevante ma in miglioram. -

3

Scostamento non accettabi

le - 0

2 Prevenzione

Copertura vaccinale obbligatoria

1,5 97.42

N. Livello di Assistenza

Definizione Peso Valore normale

9

Scostamento minimo

6

Scostamento rilevante ma in miglioram. - 3

Scostamento non accettabile - 0

2 Prevenzione

Copertura vaccinale obbligatoria

1.5 Tutte=>95% 9x1.5 = 13.5

Puglia: I punteggi per % imprese controllate sul territorio

N. Livello di Assistenza

Definizione Peso Valore normale

9

Scostamento minimo

6

Scostamento rilevante ma in miglioram. -

3

Scostamento non accettabi

le - 0

3 Prevenzione

% imprese controllate sul territorio

2,71

N. Livello di Assistenza

Definizione Peso Valore normale

9

Scostamento minimo

6

Scostamento rilevante ma in miglioram. - 3

Scostamento non accettabile - 0

3 Prevenzione

% imprese controllate sul territorio

5% = < 33-4%

31

Criteri applicativi della valutazione degli indicatori regionali

1. Valutazione dello scostamento;

2. Formulazione del punteggio di valutazione

3. Valutazione ponderata (punteggio valutazione x peso)

4. Ripetere 1.-3. per tutti gli indicatori

5. Punteggio totale (sommazione dei punteggi ponderati di tutti gli indicatori)

6. Valutazione finale della Regione in base alle categorie create dai valori di cut-off (Adeguata; In osservazione; Critica; Molto critica)

7. Ripercussioni sull’accesso ai finanziamenti

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5

32

Valutazione finaledi una data Regione

Σ (punteggi ponderati)

Adeguata (>150) In osservazione

(106-150)

Critica in miglioramento

(76-105)

Critica non in miglioramento

(<75)

Fondi

Problemi

33

Importanza della ponderazione

� La ponderazione è un fattore moltiplicativo del punteggio della valutazione iniziale;

� A parità di punteggio, incide di più sulla valutazione finale l’indicatore con maggiore peso. Ciò suggerisce delle priorità in fase attuativa, in quanto le inadempienze per indicatori a maggior peso hanno ripercussioni maggiori sul finanziamento alle Regioni

35

Quali conclusioni (tra le tante)?

� Importanza del Sistema Informativo ai fini dell’adempimento degli obblighi informativi (DIEF 2008!!!)

� Importanza delle Direzioni Generali e dei Direttori di UOC nel garantire l’attuazione di piani finalizzati al miglioramento delle criticità del SSR e correlati con gli indicatori LEA!!

36

Evitare le illusioni!Ovvero sull’arte di non ingannare

� Far crescere la salute di una popolazione è cosa diversa da migliorare in modo mirato degli indicatori ai fini della valutazione economica!

� Per quanto motivate possano essere le ragioni che spingono a dare priorità agli indicatori con più peso, non bisogna dimenticare che il miglioramento dell’assistenza sanitaria coinvolge tutte le dimensioni del SSN e che gli indicatori ne scrutano soltanto alcune (per il momento)!

� In sintesi: lavorare per una crescita reale della salute della popolazione pugliese e portare evidenze del proprio operato

� E NON cercare false evidenze per un operato fittizio!

SITI - Bari, 14-15 aprile 2011

Fulvio Longo

Servizio Programmazione

Assistenza Territoriale e Prevenzione

Regione Puglia

Ruoli e responsabilità nel rapporto STATO-REGIONI

PSN PNP

PSR PRP

Intese Stato -Regioni

Dlgs sul federalismo fiscale, Dpcm sui LEA, intese Stato-Regioni, Patto Salute

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Valutazione del PNP 2005-2007:criticità

A. Frammentarietà dell’intervento (un insieme di progetti piùche piano integrato)

B. Sconfinamento tra linee di indirizzo tecnico-scientifiche eindicazioni organizzativo-operative

C. Mancanza di approccio sistematico nell’individuazione diobiettivi e priorità

D. Insufficienza nei meccanismi di produzione di informazionidi processo e di esito

E. Scarso uso di canali di comunicazione efficienti, permanentie sistematici

Con l’Intesa tra Stato e Regioni stipulata il 29 aprile 2010 è stato approvato il PNP 2010-2012

Il PNP 2010-2012 è il documento sulla base del quale:

• le Regioni devono redigere i propri Piani regionali di prevenzione (PRP);

• il Ministero deve, a sua volta, emanare il proprio Piano (formalmente denominato “Documento operativo per l’attuazione delle linee di supporto centrali al PNP”)

Il PNP 2010-2012 è sostanzialmente innovativo rispetto al precedente Piano per:

� principi e contenuti� modalità della programmazione regionale� governance di sistema� valutazione

PNP 2010-2012

40

1. Migliorare la qualità della progettazione

2. Rafforzare la cultura (e la pratica) del dato

3. Sviluppare la prospettiva di un Piano che si evolve grazie all’apprendimento

1. Progettare con lo stesso stile e secondo un quadro metodologico corretto (PCM)

2. Basare le scelte su prove di efficacia, utilizzare i dati in tutte le fasi (ideazione, programmazione, realizzazione, valutazione), valutare (e comunicare) i risultati

3. Condividere conoscenze, esperienze, strumenti, risorse, sostenendo e stimolando il processo di autoformazione e di crescita culturale e professionale (CoP)

I bisogni emersi dal vecchio PNP

PNP 2010-2012

Le risposte del nuovo

PNP

41

L’’’’Evoluzione della prevenzione e del suo

scenario: RIPENSARE LA PREVENZIONE

� La lotta alle pratiche inutili e obsolete e per la SEMPLIFICAZIONE e sburocratizzazione

� La prevenzione dell’evidenza e delle prove di efficacia

� L’evoluzione sociale:� Miglioramento delle condizioni abitative, dell’alimentazione,

degli stili di vita

� Evoluzione del concetto di responsabilità dell’impresa e del datore di lavoro

� La crescita culturale dei consumatori e delle associazioni

L’’’’Evoluzione della prevenzione e del suo

scenario: RIPENSARE LA PREVENZIONE

� Quadro epidemiologico� Prevalenza delle patologie cronico-degenerative

� A fronte di pochi fattori di rischio riconducibili agli stili di vita modificabili

� Evoluzione di alcuni determinanti di salute:� Inquinamento atmosferico

� Incidentalità stradale e domestica

� Circolazione di merci e persone

� Continua immissione di nuove sostanze chimiche

Il PNP 2010-2012:� privilegia una visione complessiva dell’intera prevenzione,

affrontando l’insieme dei temi e delle aree su cui ha incidenza l’attività preventiva, superando la settorializzazione;

� riconosce la specificità delle diverse condizioni di contesto territoriale e di organizzazione di ciascuna Regione e Provincia autonoma;

� favorisce l’integrazione delle diverse professionalità che possono concorrere all’attuazione degli interventi di prevenzione inseriti nel Piano.

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7

Il PNP in sintesi

supera il criterio di interventi legati

a progetti settoriali,

per abbracciare piuttosto una logica

di percorsi legati ad attività istituzionali

sistematizzate.

Linee di intervento o linee operative

� Precedente PNP: obiettivi, modalità e tappeoperative erano stabilite a priori e in modouniforme a livello nazionale (previa consultazionedei referenti regionali)

� Nuova metodologia: sulla base degli obiettivigenerali (individuati come prioritari) si esige unatraduzione operativa su scala regionale, se non disingola azienda sanitaria. Le Regionipredispongono, in modo coordinato, i PianiRegionali della Prevenzione, indicando azioni,tempistica e indicatori per la valutazione

Vincoli dell’’’’Intesa Stato-Regioni 29 aprile 2010

1. la continuità della progettazione rispetto al PNP 2005-2007 e successive proroghe;

2. lo sviluppo di ciascuna delle macroaree (medicina predittiva; prevenzione universale; prevenzione nella popolazione a rischio; prevenzione delle complicanze e delle recidive di malattia) con un congruo numero di linee di intervento con il coinvolgimento di una quota significativa del target potenziale;

3. la messa a regime dei sistemi di sorveglianza previsti nel PNP.

4. valutazione e certificazione dei PRP

47

La Governance del sistema

PNP 2010-2012

Obiettivi di salute

Condivisione di principi, obiettivi, strumenti

Azione coordinata e partecipata a diversi livelli

Supporto tecnico-scientifico e metodologico

Funzione di stewardship del livello centrale

Programmazione regionale

Linee di supporto centrali

Interventi48

Linee di supporto Centrali al PNP

� Strumenti per la costruzione e la verifica del PNP

1. Sviluppo di sistemi di analisi dei dati epidemiologici e “restituzione”in un’ottica integrata al fine di rimodulare le priorità

2. Individuazione delle attività di prevenzione di dimostrata efficacia

3. Rilevazione dei dati statistici relativi alle attività svolte

� Interventi di carattere normativo

� Interventi di comunicazione

� Accordi interministeriali o con Associazioni di categoria ecoordinamento con Enti centrali

Da questa premessa il Piano della Puglia si articola su 36 Linee di intervento

distribuite tra le 4 Macro Aree

� Medicina Predittiva

� n. 2

� Programmi di prevenzione universale

� n. 21

� Programmi di prevenzione rivolti a gruppi di popolazione a rischio

� n. 12

� Programmi di prevenzione individuali

� n. 150

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Il PNP è incluso nei cosiddetti Obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale (Obiettivi di Piano) sui quali Stato e Regioni concordano di far convergere, vincolandola alla verifica del raggiungimento di determinati adempimenti, una quota del FSN all’uopo accantonata, secondo quanto previsto dalla Legge 662/96 e dalla successiva Legge 133/2008.

Gli adempimenti sono individuati nell’Intesa 23 marzo 2005 e includono l’adozione dei PRP per la realizzazione degli interventi previsti dal PNP (allegato all’Intesa)

Nella stessa Intesa (articolo 4, d)), le Regioni hanno convenuto di destinare, per la completa attuazione di quanto previsto nel PNP, 200 milioni di Euro, oltre alle risorse previste per la realizzazione degli Obiettivi di Piano. Tale quota è stata confermata nelle Intese successive (proroga del PNP 2005-2007 al 2009; PNP 2010-2012)

Annualmente, attraverso Accordi SR vengono indicate le linee progettuali per l'utilizzo, da parte delle Regioni, delle risorse vincolate per la realizzazione degli Obiettivi di Piano. Tali Accordi hanno confermato la Linea PNP ed il relativo ammontare della quota vincolata, pari a 240 milioni di Euro all’anno

Il meccanismo di finanziamentoL’Intesa 23 marzo 2005 istituisce il Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (Comitato LEA) attribuendogli la responsabilità della verifica di alcuni adempimenti di cui all’Intesa (tra cui il PNP) e la relativa certificazione al Tavolo tecnico di verifica degli adempimenti, secondo quanto stabilito nell’articolo 12 dell’Intesa

Attraverso il “Questionario LEA”, il Comitato LEA raccoglie, dalle Regioni e dagli Uffici istruttori, la documentazione necessaria alla verifica degli adempimenti

Comitato LEA

Tavolo politico

Ministero economia

Regioni: erogazione fondi vincolati(entro il 15 ottobre dell’anno successivo)

Il meccanismo di finanziamento

Delibera del PRP del 28/12/2010

� “di stabilire che la realizzazione del Piano di Prevenzione, costituendo attività previste nei LEA, deve avvenire all’interno dei limiti delle risorse finanziarie messe a disposizione dal Governo attraverso il riparto del Fondo Sanitario Nazionale, secondo le periodiche erogazioni effettuate da parte del Ministero della Salute;”

Macroaree e linee di intervento generali

1. Medicina predittiva1.1 Valutazione del rischio individuale di malattia (diffusione della carta del

Cardiorischio)

2. Prevenzione universale2.1 Prevenzione degli eventi infortunistici in ambito stradale2.2 Prevenzione degli eventi infortunistici in ambito lavorativo e delle

patologie lavoro-correlate2.3 Prevenzione degli eventi infortunistici in ambito domestico2.4 Prevenzione delle malattie suscettibili di vaccinazione2.5 Prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria2.6 Prevenzione delle malattie infettive per le quali non vi è disponibilità di

vaccinazioni2.7 Prevenzione delle patologie da esposizione, professionale e non, ad agenti

chimici, fisici e biologici2.8 Prevenzione delle malattie determinate da alimenti, ivi compresa l’acqua

destinata al consumo umano2.9 Prevenzione e sorveglianza di abitudini, comportamenti, stili di vita non

salutari e patologie correlate (alimentazione scorretta, sedentarietà, abuso di alcol, tabagismo, abuso di sostanze)

55

Macroaree e linee di intervento generali

3. Prevenzione della popolazione a rischio3.1 Tumori e screening

3.2 Malattie cardiovascolari

3.3 Diabete

3.4 Malattie respiratorie croniche

3.5 Malattie osteoarticolari

3.6 Patologie orali

3.7 Disturbi psichiatrici

3.8 Malattie neurologiche

3.9 Cecità e ipovisione

3.10 Ipoacusia e sordità

4. Prevenzione delle complicanze e delle recidive di malattia4.1 Medicina della complessità e relativi percorsi di presa in carico

4.2 Prevenzione e sorveglianza della disabilità e della non autosufficienza

56

qualcheconsiderazione

La Programmazione sanitaria necessariamente finisce con lostabilire dei PESI, rendendo prioritarie alcune azioni a scapito dialtre.

Come tali, alcune modalità della prevenzione sono meritevoli dimaggiore supporto in termini di RISORSE.

Tali ponderazioni DEVONO essere rese ESPLICITE, al fine dipoter comprendere e valutare nel merito l ’ indirizzoSTRATEGICO complessivo che un Piano di Prevenzione sipropone di attuare.

Delibera del PIANO OPERATIVO PRP

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Alcuni risultati

59

PERSONALE SPESAL PUGLIA

2006 2012

totaledi cui UPG

totaledi cui UPG

Totale Medici di cui, Dirigenti

Medici35 16 38 19

di cui, Altre figure mediche

(es. contratti, sumai)

2 11

Totale Dirigenti non medici

Chimici 2 0Biologi 1 1 1 1

Ingegneri 0 0Fisici 0 0

Psicologi 0 0Altro 0 0

Tecnici della prevenzione

67 51 98 82

Assistenti sanitari /

infermieri16 11

Altre figure professionali

2 1

Amministrativi 17 11TOTALE 142 68 171 102

ATTIVITÀ SPESAL PUGLIA 2006 2012VARIAZIONI 2006

/ 2012N°°°° complessivo di cantieri

ispezionati971 1846 + 48%

N°°°° aziende con dipendenti + lavoratori autonomi oggetto di

ispezione1263 5139 + 306%

N°°°° sopralluoghi complessivamente effettuati

2818 6732 + 139%

N°°°° aziende in cui è stato controllato il protocollo di

sorveglianza sanitaria e/o le cartelle sanitarie

498 641 + 29%

N°°°° ricorsi avverso il giudizio del Medico Competente (art. 41 comma 9 D.Lgs. 81/2008 )

63 114 + 81%

N°°°° iniziative di confronto (incontri, seminari, ecc.) con le

figure aziendali per la prevenzione (RSPP, Medici

Competenti, Coordinatori per la sicurezza, ecc.)

63 215 + 241%

N°°°° ore di formazione 76 948 + 1148%N°°°° persone formate 3289 4817 + 46%

Proventi per pagamento sanzioni ex 758/94

€ 427.499€

1.344.431+ 214%

Proventi per pagamento sanzioni amministrative

€ 10.473 € 69.790 + 566%60

La valutazione dei PRP

Evoluzione dei sistemi valutativi

1. Rendicontazione stato avanzamento PRP al 31/12/201 2

NOTE PER LA COMPILAZIONE DELLA DOCUMENTAZIONE SUI SINGOLIADEMPIMENTI PER L’ANNO 2011

U) PIANO NAZIONALE DELLA PREVENZIONEL’Intesa Stato-Regioni del 29 aprile 2010, che adotta il Piano Nazionale dellaPrevenzione 2010-2012 (PNP), prevede che la Direzione operativa del CCMcertifichi l’avvenuto raggiungimento degli obiettivi previsti dai Piani regionali diprevenzione (PRP) ai fini dell’erogazione delle somme vincolate alraggiungimento degli obiettivi di Piano (ai sensi dell'articolo 1, comma 34 dellaLegge 7 dicembre 996. n. 66 e successive integrazioni) e che, a tal fine, leRegioni trasmettano annualmente alla medesima Direzione idoneadocumentazione.Criteri e modalità della valutazione finalizzata alla certificazione sono esplicitatinel “Documento per la valutazione dei Piani Regionali di prevenzione 2010-2012” adottato con Intesa Stato-Regioni (seduta del 10 febbraio 2011).Oggetto di valutazione saranno lo stato di avanzamento nell’attuazione degliinterventi programmati nei PRP e i risultati ottenuti rispetto agli obiettividichiarati.

2. Valutazione per certificazione PRP anno 2012

Criterio:Percentuale dei progetti/programmi che presentano almeno un indicatore con scostamento tra valore osservato e valore atteso superiore al 20&, sul totale dei progetti/programmi inclusi nel PRP. Adempienza: percentuale <=50%

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2. Valutazione per certificazione PRP anno 2012

Da U) «PIANO NAZIONALE DELLA PREVEVENZIONE» A U) «PREVENZIONE»

U.1 Certificazione PRP secondo l’Intesa 10 febbraio 2011

U.2 …..

U.3…..

U.4….

U.5….

In discussione…

Indicatori traccianti

La cornice normativa

� Intesa Stato Regioni 29 aprile 2010: Adozione del PNP 2010-2012

� Intesa Stato Regioni 10 febbraio 2011: «Documento per la valutazione dei PRP 2010-2012»

� DM 4 agosto 2011 «Documento esecutivo per l’attuazione delle Linee di supporto centrali al PNP 2010-212 – Azioni centrali prioritarie (ACP)»

Lo stato dell’arte… per la ripartenza

� Certificazione 2012: in corso

� Accordo con Regioni per «estensione» al 2013 del PNP corrente e preparazione del PNP successivo

� Nomina dei rappresentanti regionali per le ACP

� Avvio delle ACP

Indicatori LEA PRP 2014-2020

A) Adempimento B) Formula dell’’’’adempimento C) Livello soglia dell’’’’adempimento

D) Contributo dei singoli adempimenti all’’’’adempimento U

U.1 Certificazione dei Piani regionali di prevenzione (PRP) eseguita in base all’’’’Intesa Stato Regioni 10 febbraio 2011

Percentuale dei progetti/programmi che presentano almeno un indicatore con scostamento tra valore osservato e valore atteso superiore al 20%, sul totale dei progetti/programmi inclusi nel PRP

<=50%35 se U.1<=50%0 se U.1>60%25 se 50%<U.1<=60%

U 2.1 Tasso di conferma di laboratorio

numero dei casi di morbillo in cui campioni sono stati raccolti e analizzati adeguatamente in un laboratorio qualificato / numero di casi notificati × 100

>=80%15 se U.2.1 >=80%10 se 65%<=U.2.1<=79%0 se U.2.1<65%

U 2.1 Origine dell'infezione identificata

numero dei casi di morbillo per i quali una origine dell’infezione è identificata (per esempio: importato, endemico) / numero di casi notificati × 100

>80%15 se U.2.2 >80%10 se 65%<=U.2.1<=80%0 se U.2.1<65%

A) Adempimento B) Formula dell’’’’adempimento

C) Livello soglia dell’’’’adempimento

D) Contributo dei singoli adempimenti all’’’’adempimento U

U.3 Indicatore sulla ““““Efficacia dei programmi di screening””””

numero dei cancri invasivi screen-detected / numero di tutti i cancri screen-detected

<= 25%25 se U.3<=2515 se 26<=U.3<=27,50 se U.3>27,5

U 4.1 Prevalenza di persone in sovrappeso o obese

(Persone di età 18–69 anni che hanno un Indice di massa corporea (Imc) uguale o superiore a 25,0 kg/m² calcolato dai valori autoriferiti di peso e altezza) / (totale intervistati) *100

Prevalenza al T1 (anno di analisi) ≤ prevalenza al T0 (anno precedente)

0Per l’anno 2012 l’indicatore non interviene nel calcolo dell’adempimento U

U 4.2 Prevalenza delle persone che consumano 5 porzioni o più di frutta e/o verdura al giorno

(Persone di età 18–69 anni che dichiarano un consumo abituale giornaliero di almeno cinque porzioni di frutta e/o verdura ) / (totale intervistati) *100

Prevalenza al T1 (anno di analisi) ≥ prevalenza al T0 (anno precedente)

0Per l’anno 2012 l’indicatore non interviene nel calcolo dell’adempimento U

A) Adempimento B) Formula dell’’’’adempimento

C) Livello soglia dell’’’’adempimento

D) Contributo dei singoli adempimenti all’’’’adempimento U

U.4.3 Prevalenza di persone sedentarie

(Persone di età 18–69 anni che riferiscono di svolgere un lavoro che non richiede uno sforzo fisico pesante e di non aver fatto attività fisica, intensa o moderata, nei 30 giorni precedenti l’intervista ) / (Totale intervistati) *100oppure(Persone di 3 anni e più che nel tempo libero non praticano con carattere di continuità uno o più sport e che nel tempo libero non praticano qualche attività fisica (es. fare passeggiate di almeno 2 km, nuotare, andare in bicicletta) almeno qualche volta all’anno Denominatore: Totale intervistati *100

Prevalenza al T1 (anno di analisi) ≤ prevalenza al T0 (anno precedente)

0Per l’anno 2012 l’indicatore non interviene nel calcolo dell’adempimento U

U.5 Tutela della salute e prevenzione nei luoghi di lavoro

Copertura di almeno il 5% delle unità locali oggetto di interventi ispettivi in un anno

Raggiunta10 se U.5= “raggiunta”0 se U.5 =”non raggiunta”

� Certificazione 2011 – Risultati

N° progetti/programmi «negativi» alla certificazione(situazione al 31 dicembre 2011)

32%

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5,1%

27,1%

63,5%

4,3%

• 33% Guadagnare Salute• 27% infortuni-incidenti • 19% malattie infettive• 18% rischi ambientali

60% carta del rischio

• 32% screening oncologici

• 27% prevenzione cardiovascolare e complicanze diabete

• 15% salute mentale

60% sorveglianza e promozione corretti stili di vita nell’anziano

Progetti dei PRP - Distribuzioni di frequenza

154 progetti sui GS. Quasi un terzo dell’area e qua si un quinto del totale

Progetti dei PRP - Distribuzioni di frequenza

154Progetti

58%

� Focus su Guadagnare salutePERCHÈ UN PROGRAMMA REGIONALE INTEGRATO

La letteratura internazione e nazionale indica che gliinterventi che hanno permesso di ottenere i miglioririsultati sono quelli che:

• hanno durata pluriennale;

• sono orientati al contrasto sia dei determinanti

individuali, sia familiari e sia di quelli appartenenti

all’ambiente di vita circostante che possono favorire

nell’età evolutiva il consolidamento di abitudini alimentari

scorrette e di scarsa attività fisica;

• sono integrati e multicomponente, articolati cioè in

diverse direzioni, combinati in più azioni e diretti verso più

destinatari;

• sono realizzati nel contesto Scuola.

LE BUONE PRATICHE

Per dare forza e vitalità a questo percorso è statosottoscritto il Protocollo d’’’’Intesa tra Assessorato allaSanità e Ufficio Scolastico Regionale (Deliberazione dellaGiunta Regionale n.1702/2011), volto a ““““favorire iniziativee progetti di qualità atti a rendere sistematica l’’’’attività dipromozione dell ’’’’ educazione alla salute nelle scuoleattraverso un modello di governance interistituzionale””””.

Nell’ambito di detto protocollo, sono stati istituiti organismi a composizionemista deputati alla programmazione congiunta tra i due Enti, alla prosecuzione

di attività già avviate con programmi regionali e nazionali di promozione di

corretti stili di vita, tra cui Guadagnare Salute, alla valutazione ed approvazione

dei progetti provenienti dall’esterno, alla validazione delle buone pratiche.

Il Protocollo d’’’’Intesa tra Assessorato alla Sanità e Ufficio Scolastico Regionale

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I livelli di governance previsti dalProtocollo d’’’’Intesa tra Assessorato alle

Politiche della Salute e l’’’’Ufficio Scolastico Regionale

� Gruppo Tecnico Interistituzionale (G.T.I.)

� Gruppo Interistituzionale Aziendale (G.I.A.)

Il livello organizzativo centrale

Rappresentante/i MIUR

Referente ASL FG

Referente ASL BA

Referente ASL LE

Referente ASL BR

Referente ASL TA

Referente ASL BAT

Dirigente del del Servizio

Sanità Pubblica

- Ass, Polit. Salute

Il GTI è costituito da:

Esso assicura, nell’ambito territoriale di

competenza, la piena adesione alle Piano

Strategico Regionale per l’Educazione alla Salute

NOT

NOT

NOT

NOT

NOT

NOT

Il livello organizzativo periferico

Il Gruppo

Interistituzionale

Aziendale (GIA)

è costituito presso ogni

Azienda Sanitaria Locale

pugliese

Referente per i CONSULTORI

Referente per il DSM

Referente per il Dipartimento di Prevenzione

Dirigente Medico del S.I.S.P.

con funzione di coordinamento Referente del SERTReferente per i DSS

Referente provinciale del

MIUR

Il G.I.A. è costituito da:

Il GIA rappresenta il punto di riferimento della ASL per i

collegamenti con Il GTI

G.I.A.

G.T.I. Il Programma sarà avviato a partire dall’a.s. 2012-2013 e si

rivolgerà, per il primo anno di operatività, agli alunni iscritti alle

classi terze della Scuola Primaria e li seguirà per l’arco temporale

di tutto il triennio, fino alla soglia della Scuola Secondaria di Primo

Grado

Il Programma SBAM! è inserito nel

Catalogo 2012-2013del

Piano Strategico

Regionale per la

Promozione della Salute

nella Scuola

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Per la concretizzazione di questo ambizioso disegno si è fatta

strada l’idea di avviare la costruzione di un Network per

l ’’’’ educazione ai corretti stili di vita che portasse alla

realizzazione di interventi, fondati sulla continuità e la

contiguità delle azioni, sulla collaborazione intersettoriale e

sul coinvolgimento di competenze specialistiche diverse.

L’iniziativa si pone lo scopo primario di stimolare un percorso

partecipato e condiviso da tutti gli stakeholder dei vari setting

di intervento per la costituzione di un modello pugliese di

rete preventiva (obesity prevention network), finalizzato al

perseguimento di medesimi obiettivi di salute ed

all’integrazione delle rispettive specifiche risorse.

Un Network per l ’’’’educazione ai corretti stili di vita

• Assessorato alle Politiche della Salute

• Assessorato allo Sport

• Assessorato alle Risorse Agroalimentari

• Assessorato al Diritto allo Studio

• Assessorato alle Infrastrutture Strategiche e Mobilità

Decisivo per l’attivazione del network è stato l’impegno istituzionale

di alcuni Assessorati della Regione Puglia, i quali si sono fatti

promotori dell’iniziativa e hanno ratificato l’alleanza assumendo

formale e sostanziale impegno reciproco con la Deliberazione diGiunta Regionale 29 dicembre 2011, n.3042, perfezionata attraverso

un Protocollo d’Intesa:

I promotori del Network

La collaborazione interassessorile si è concretizzata nella

nascita del Programma di educazione ai corretti stili di

vita, un’iniziativa il cui scopo è coinvolgere attivamente i

bambini nell'apprendimento di stili di vita sani nel

contesto scolastico, allargando l’alleanza al mondo della

Scuola attraverso il coinvolgimento dell’Ufficio ScolasticoRegionale della Puglia, peraltro già impegnato sulle

tematiche di salute nell’ambito del Gruppo TecnicoInteristituzionale previsto dal citato Protocollo d’Intesa

Scuola-Salute.

Il coinvolgimento dell’’’’Ufficio Scolastico Regionale della Puglia

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I PARTNERS

• OER (Osservatorio Epidemiologico Regionale)

• AA.SS.LL. (Aziende Sanitarie Locali)

• Università degli Studi di Foggia e Bari - Facoltà di Scienze Motorie

• ANCI

• UPI

• CONI

• AReM (Agenzia regionale per la mobilità della Puglia)

• Circuito delle Masserie Didattiche

Questa cooperazione interistituzionale ha dato il via anche alla

partecipazione al Programma di diversi Attori (Istituzioni,

Amministrazioni ed Enti) che − a vario titolo − intervengono e sono

attivi su tali tematiche e che possono offrire un contributo

significativo nel promuovere comportamenti di salute corretti.

Sviluppare il capitale sociale della nostra Regione

Il Programma verrà realizzato nel setting rappresentato

dalla Scuola e negli ambienti di vita correlati.

Il Programma coinvolge in modo attivo:

• alunni

• insegnanti

• genitori

La numerosità della popolazione scolastica di riferimento,

per ogni annualità del Programma, consta di circa 500

terze classi e di circa 12.500 alunni, distribuiti su tutto il

territorio regionale.

SETTING, DESTINATARI E DURATA DEL PROGRAMMA

Lo stesso acronimo SBAM! , che dà il titolo al Programma,

richiama i concetti di “Sport, Benessere, Alimentazione,

Mobilità, Scuola”:

Ciò a significare ed enfatizzare un “patto” che ha dato vita ad un

luogo istituzionale per la programmazione di politiche e azioni

educative per la salute, valorizzando la cooperazione tra ambiti,

saperi e competenze differenti in un regime di uso ottimale di

mezzi e risorse per un obiettivo comune.

“Dieci racconti di vite spezzate”

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Immagini del concorso “Dal Palcoscenico alla realtà: a scuola di prevenzione”

Immagini del concorso “Dal Palcoscenico alla realtà: a scuola di prevenzione”