La precisione è…Svizzera - Meccanica Plus - L...

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D iversamente alla maggior parte dei paesi industrializzati, la Svizzera vanta una lun- ga tradizione nei sistemi automatizzati. Gran parte delle industrie dell’assem- blaggio e dell’automazione del Paese dei Cantoni si è evoluta seguendo le esigenze del mercato interno più importante: quello dell’orologeria. Molti dei pro- tagonisti del comparto affondano le loro radici nel periodo che va da dagli anni 50 agli anni 70. Queste caratteristiche sono evidenti ancora oggi poiché molte aziende sono specializzate nel montaggio di dispositivi dalle dimensioni ridotte, con produzioni annue che contano molti milioni di pezzi.Nel tempo si sono però affacciati ad altri segmenti di mercato: automotive e medicale, prevalentemente, ma anche elettromeccanico,elettronico e largo consumo.Dalla Svizzera gli orizzonti si sono allargati a tutto il mon- do:l’80% circa della produzione oggi viene destinato all’esportazione. Dal 1993 al 2000 l’industria canto- nale cresce costantemente con tassi a due cifre.Tran- ne una parentesi nel biennio 2001-2002, dove il ri- basso dei cellulari ha causato un ribasso negli ordina- tivi, la parabola ha ricominciato la fase ascendente. Oggi, le aziende dell’assemblaggio svizzero sono considerate tra le maggiori a livello europeo. Siamo andati direttamente nelle sedi di queste aziende a in- contrare da vicino i protagonisti e cercare di capire le ragioni del successo. TRA I LEADER MONDIALI Jean Francois Bauer è responsabile del marketing di Mikron Assembly Technology.“La nostra azienda si compone di due divisioni – ci spiega ricevendoci a Boudry –: una per le macchine utensili e l’altra per l’assemblaggio, un business che seguiamo dal 1966 producendo, dal 1998, solo soluzioni a tecnologia li- N.8-MAGGIO 2007 60 La precisione è…Svizzera L’industria del Paese elvetico si è specializzata nell’assemblaggio di piccoli componenti, evoluzione delle sue origini nel comparto dell’orologeria. Alcune aziende oggi sono diventate tra le maggiori sul palcoscenico europeo. SdA è andata direttamente in Svizzera a incontrare da vicino i protagonisti di Andrea Benedet e Luca Rossi L’industria elvetica

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Diversamente alla maggior parte dei paesiindustrializzati, la Svizzera vanta una lun-ga tradizione nei sistemi automatizzati.Gran parte delle industrie dell’assem-

blaggio e dell’automazione del Paese dei Cantoni si èevoluta seguendo le esigenze del mercato internopiù importante: quello dell’orologeria. Molti dei pro-tagonisti del comparto affondano le loro radici nelperiodo che va da dagli anni 50 agli anni 70. Questecaratteristiche sono evidenti ancora oggi poichémolte aziende sono specializzate nel montaggio didispositivi dalle dimensioni ridotte, con produzioniannue che contano molti milioni di pezzi.Nel temposi sono però affacciati ad altri segmenti di mercato:automotive e medicale, prevalentemente, ma ancheelettromeccanico,elettronico e largo consumo.DallaSvizzera gli orizzonti si sono allargati a tutto il mon-do:l’80% circa della produzione oggi viene destinato

all’esportazione. Dal 1993 al 2000 l’industria canto-nale cresce costantemente con tassi a due cifre.Tran-ne una parentesi nel biennio 2001-2002, dove il ri-basso dei cellulari ha causato un ribasso negli ordina-tivi, la parabola ha ricominciato la fase ascendente.Oggi, le aziende dell’assemblaggio svizzero sonoconsiderate tra le maggiori a livello europeo. Siamoandati direttamente nelle sedi di queste aziende a in-contrare da vicino i protagonisti e cercare di capirele ragioni del successo.

TRA I LEADER MONDIALIJean Francois Bauer è responsabile del marketing diMikron Assembly Technology. “La nostra azienda sicompone di due divisioni – ci spiega ricevendoci aBoudry –: una per le macchine utensili e l’altra perl’assemblaggio, un business che seguiamo dal 1966producendo, dal 1998, solo soluzioni a tecnologia li-

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La precisioneè…Svizzera

L’industria del Paese

elvetico si è specializzata

nell’assemblaggio

di piccoli componenti,

evoluzione delle sue

origini nel comparto

dell’orologeria.

Alcune aziende oggi

sono diventate

tra le maggiori

sul palcoscenico europeo.

SdA è andata

direttamente in Svizzera

a incontrare da vicino

i protagonisti

di Andrea Benedet e Luca Rossi

L’industria elvetica

parti, compensando occasionali fasi negative di un parti-colare mercato”. Il personale occupato nella divisioneassemblaggio di Mikron ammonta a circa 400 collabora-tori, per un fatturato di 70 milioni di euro nel 2006:“sia-mo una delle più grandi aziende di questo settore”,sotto-linea Bauer. Considerando entrambe le divisioni, il volu-me delle vendite di Mikron si è attestato invece sui 244,7milioni di franchi nel 2006, con un organico complessi-vo di circa 1.000 dipendenti,distribuiti per l’80% in Sviz-zera e per il resto nei dieci siti presenti in cinque Paesi.“Per quanto riguarda la parte commerciale – spiega Ba-uer – ci siamo organizzati in tre business unit:una negliStati Uniti e due qui in Svizzera, l’una responsabile perl’Europa del sud, l’altra per Germania, Gran Bretagna eNord Europa.Queste aree hanno infatti esigenze diversee la stessa mentalità del cliente varia fra Paesi latini e an-glosassoni; per questo siamo in grado di offrire a ciascu-no un interlocutore adatto, fermo restando il nostro ca-talogo,che non viene differenziato per mercati”. L’Italia?“è uno sbocco importante – conclude –, che genera cir-ca il 10% del nostro fatturato. Fra i settori che spingonodi più sono l’automotive, i beni di consumo, le applica-zioni household. Mentre il settore farmaceutico svolgeper ora un ruolo solo marginale”.

NELLA PRODUZIONE DI STAMPIIncontriamo a Saubingen Martin Frauenfelder, che di Pa-ro è diventato il managing director dopo aver rilevatol’azienda dal fondatore:“attualmente il business di Paro èconcentrato sull’automazione e sulla robotica”. In que-sto settore, oltre vent’anni dopo la sua fondazione, Parosi presenta come un’azienda in espansione:“Contiamo disuperare nel 2007 la soglia dei 12 milioni di euro di fattu-rato – spiega ancora il managing director –,mentre il no-stro organico dovrebbe superare presto quota 70,a fron-te dei 65 collaboratori attuali. L’ostacolo principale chestiamo incontrando è reperire personale con l’adeguataprofessionalità,perché qui in Svizzera non è così facile”.Quanto ai prodotti che escono dallo stabilimento di Su-bingen, si tratta unicamente di sistemi: di assemblaggio,

robotici e di automazione.“La partepiù consistente della nostra produ-zione – continua Frauenfelder – èdiretta all’iniezione di plastica perla produzione di stampi. Dal fonda-tore dell’azienda abbiamo inoltreereditato Paromat, un valido siste-ma di transfert modulare con com-ponenti relativamente piccoli e‘corti’. Grazie alla flessibilità di Pa-romat, possiamo facilmente realiz-zare sistemi anche complessi par-

tendo da un numero limitato di elementi”. In terminipercentuali, i sistemi di assemblaggio assorbono il35/40% del fatturato, il 50% è costituito da sistemi di au-tomazione connessi allo stampo e il resto dai pezzi di ri-cambio e dal servizio. Il Paromat equivale a circa il 10%,pari a un milione di franchi.“Gli impieghi finali – conti-nua Frauenfelder – comprendono le household applian-ce, l’automotive e in generale le applicazioni che hannoa che vedere con il processo di iniezione della plastica,per le quali assicuriamo alti livelli di precisione curandoanche le operazioni successive all’iniezione, come l’in-serto di componenti meccanici o magnetici”. Paro si staattualmente avvicinando alla soglia dei 400 sistemi in-stallati.“La nostra produzione – commenta ancora il ma-naging director – spazia da impianti del valore di 50 milaeuro fino agli 1,3 milioni circa. Ma siamo in grado dispingerci oltre, a patto che si tratti di sistemi modulari”.La produzione di Paro si concentra nello stabilimentosvizzero di Saubingen. “Abbiamo anche una sede aChemnitz, nei nuovi Länder tedeschi. Ci lavorano 15 in-gegneri montatori, che si occupano delle stesse mansio-ni che seguiamo noi qui in Svizzera ma con un focus spe-cifico sui processi di lavorazione, come la tornitura e larettifica.”La scelta di aprire in un’area un tempo oltrecor-tina non è direttamente connessa a un progetto strategi-co, spiega ancora il managing director:“L’azienda tede-sca era un nostro fornitore che si occupava di sistemiper il controllo qualitativo che è stato dichiarato fallito;semplicemente, siamo subentrati diventando compro-prietari con una quota di maggioranza e integrando consuccesso la nuova sede nei nostri piani produttivi. Le ri-dotte dimensioni della filiale non ci permettono di con-siderarla una vera testa di ponte per i mercati dell’Est”. Ilmercato italiano attualmente copre solo una quota mar-ginale della produzione firmata Paro.“Ma abbiamo inizia-to a darci da fare – annuncia Frauenfelder. Il primo passoè stata la decisione di assumere un direttore e un capo-progetto che parlano la vostra lingua. La difficoltà di co-municazione, infatti, è il maggior ostacolo sulla via per imercati stranieri. Non a caso, il grosso della nostra pro-

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PAROFondata nel 1986, Paro trae il suo marchio dall’acronimo di ‘Par-tnership per l’automazione, la razionalizzazione e l’organizza-zione’. Impiega attualmente 65 collaboratori per un fatturato, re-gistrato nel 2006, di 10 milioni di euro. La sede principale di Su-bingen è affiancata da una piccola sussidiaria a Chemnitz, Ger-mania. Martin Frauenfelder è il managing director.

duzione è assorbita dalla Svizzeratedesca, seguita da Germania e Au-stria”.

TRA INTRALOGISTICAE AUTOMOTIVE“Dallo scorso gennaio – ci riceve insede l’amministratore delegato diMontech, Alessandro Sibilia – ab-biamo strutturato l’azienda in duedivisioni.Alla Montech ‘classica’chesi occupa essenzialmente di pinze,slitte, nastri trasportatori, abbiamo affiancato la Divisio-ne Montrac, che si occupa specificamente dell’omoni-mo prodotto. Questo perché si tratta di due mercatiestremamente diversi: il primo è altamente competitivo;il Montrac, invece, è un prodotto innovativo per il qualenon c’è di fatto concorrenza, se non quella rappresenta-ta dal lavoro manuale o dai carrelli AGV”. Si tratta infattidi un sistema di trasporto ‘intelligente’per il collegamen-

to di produzione e logistica. Il tutto in un’ottica modula-re,che rende l’investimento scalabile e lascia al cliente lapossibilità di ampliarlo nel tempo, e con una logicaorientata all’ecologia e al contenimento dei costi. Sulfronte della produzione più classica, la produzione mar-chiata Montech si posiziona sul mercato garantendo altilivelli di affidabilità.“Anche quando uno shuttle si guasta– illustra Sibilia – è sufficiente rimuoverlo dalla linea per

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MONTECHCome molte aziende del triangolo Canton Soletta-Berna-Neuchâtel, si occu-pava originariamente di assemblaggio per l’industria degli orologi. Passatadi proprietà nel 1981, dalla fine degli anni Ottanta ha iniziato a concentrarsisui componenti per l’automazione e i nastri trasportatori. Conta attualmente98 dipendenti e, dal 1998, una filiale negli Stati Uniti. Alessandro Sibilia èl’amministratore delegato.

proseguire la produzione. A questo si aggiunge che tuttala linea Montech può essere progettata con un configu-ratore, un software che si scarica gratuitamente dal no-stro sito”. In questo contesto, l’elettronica svolge un ruo-lo crescente, assumendo anche le funzioni che un tem-po erano gestite con la tecnologia pneumatica. “Nellapneumatica per noi è difficile combattere con i colossimondiali – ammette Sibilia – mentre gli elementi elettro-nici ci pementtono di affermarci anche in settori come ilmedicale e la camera bianca”.A richiedere le soluzionimarchiate Montech è comunque soprattutto l’automoti-ve – settore che ha stimolato la nascita dell’azienda e cheoggi continua ad assorbire circa il 60% della produzione.Seguono la già citata camera bianca e, per un 10% circaciascuno,l’intralogistica (in particolare la connessione dimacchine per lo stampaggio della plastica) e il settoremedicale. Entrambe le divisioni operative contribuisco-no a fare di Montech un’azienda fortemente orientata al-l’esportazione:“La quota del nostro fatturato che rimanein Svizzera non supera il 10% – commenta l’amministra-tore delegato -.La maggior parte della nostra produzioneè assorbita da Germania, Italia e Stati Uniti, dove abbia-mo anche una filiale.Su scala percentuale,possiamo direche il 60% del nostro fatturato è prodotto in Europa,mentre il 20-30% sul mercato americano.”E l’Italia? “Il vo-stro mercato è per noi uno sbocco importante – assicuraSibilia –, testimoniato dal fatto che il titolare abbia sceltome,che ho lavorato in Italia,per ricoprire questa posizio-ne. Dalla mia esperienza ho potuto constatare che ilcliente italiano ha anche un approccio diverso,maggior-mente aperto all’innovazione”.Di particolare interesse èil tipo di organizzazione adottato da Montech per leconsegne ai clienti. Conclude Sibilia: “Grazie al nostrocentro logistico, inaugurato nel 2004, siamo in grado diconsegnare in tutto il mondo direttamente dalla Svizze-ra e senza spese di trasporto. Grazie a una razionalizza-zione dei processi logistici, abbiamo potuto conteneredrasticamente i costi di consegna; per le spedizioni ciavvaliamo inoltre di un partner unico esterno che racco-glie regolarmente le consegne in uscita e le sdogana inun’unica soluzione”.

NEI DISPOSITIVI MEDICALI“Ismeca Europe Automation produce sistemi per l’as-semblaggio automatico – ci spiega da La Chaux-de-Fonds il direttore vendite e marketing Erik Poulsen – eanche se lavoriamo con industrie che si occupano dielettronica o producono beni di consumo, la maggiorparte dei nostri clienti fa capo alla manifattura di dispo-sitivi medici”. Per dare un ordine di grandezza, la tagliatipica del prodotto che viene assemblato è compresa inun solido delle dimensioni di un metro e mezzo per unmetro e mezzo per 50 centimetri.“Una parte considere-vole dei progetti trattati da Ismeca – continua Erik Poul-sen – presenta un elevato grado di complessità: almenotre o quattro componenti da montare e processi di as-semblaggio evoluti che richiedono un’integrazione nellalinea”. Ismeca non fa mistero del proprio core business.“Il nostro mercato-target – commenta ancora il direttorevendite e marketing – è indubbiamente l’industria dei di-spositivi medici”. La complessità del progetto non è un

ostacolo all’implementazione di una soluzione; anzi,Ismeca si è conquistata con il tempo e l’esperienza unposizionamento come azienda specializzata in soluzionia esigenze di assemblaggio ‘difficili’. Sottolinea Poulsen:“posso affermare che maggiore è il grado di complessitàdel progetto, più questo appare difficile, più si conciliacon il nostro know-how,con la struttura di Ismeca e conla nostra cultura aziendale.La nostra azienda ha un moto-re, ed è il settore engineering”. Ismeca Europe Automa-tion esce da un’annata di risultati soddisfacenti. Com-menta ancora il direttore Pulsen:“il 2006 è stato in effettiper noi un anno particolarmente ricco di lavoro, testi-moniato da una crescita del 20% nelle vendite”.Un risul-tato che si ripeterà nel 2007? “Vediamo il 2007 come unanno ‘repeat’– è la risposta – quindi con una crescita ac-centuata in tutti i segmenti di mercato. Le nostre pro-spettive per il futuro sono particolarmente ottimisticheperché, come parte del Gruppo Komax, ci troviamo og-gi, come compagnia, in una posizione di forza. Proprionelle prossime settimane cambieremo il nostro nome in‘Komax Systems LCF’.Con questo passaggio intendiamosancire la nostra integrazione con un network di seiaziende che,in seno al grande Gruppo Komax,sono spe-cializzate nei sistemi di assemblaggio su misura. Com-plessivamente, contiamo sei siti operativi ‘a pieno servi-zio’, con attività di progettazione e di produzione in Eu-ropa,Asia e America del Nord”. Quanto al mercato italia-no,nei piani della futura Komax Systems LCF rappresen-

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ISMECA EUROPE AUTOMATIONParte del gruppo Komax, Ismeca Automationfornisce soluzioni di assemblaggio ‘chiavi inmano’ ad aziende che producono dispositivimedici, componenti elettrici e beni di consu-mo. Fondata 40 anni fa a La Chaux-de-Fondsconta oggi 130 collaboratori. Le soluzioni spa-ziano da sistemi stand alone fino alle linecomplete. Erik Poulsen è il direttore vendite emarketing.

ta una terra di espansione, le cui potenzialità sono desti-nate ad essere sfruttate nei prossimi anni. Spiega ancorail direttore vendite e marketing:“Allo stato attuale in Ita-lia contiamo alcuni importanti clienti. Ciononostantenon siamo soddisfatti della performance messa a segnosul vostro mercato. L’Italia è diventata un centro moltoimportante per la produzione di dispositivi medici, conmolte aziende che si piazzano al vertice mondiale nei ri-spettivi settori. Invece, al momento, il grosso del nostrobusiness con il vostro Paese è alimentato da multinazio-nali americane o britanniche che posseggono siti pro-duttivi in Italia.è per questo che puntiamo a fare di più,aprendo un canale di comunicazione con quelle compa-gnie italiane che sono così importanti nei loro campi”.

MACCHINE MADE IN USA“La nostra sede principale è a Chicago – ci spiega DanielGilgen, Business development manager per il mercatoeuropeo di Cox –. Negli Stati Uniti si concentra al mo-

mento la parte maggiore della nostra produzione, ed èda lì che gestiamo tuttora alcune importanti funzioniaziendali,come il servizio dopo vendita.La sede svizzera

COX EUROPEFondata negli USA nel 1965, Cox vanta oltre 40 anni di espe-rienza nell’automotive. Divenuta parte di Ixmation, Cox hafatturato nell’ultimo anno circa 34 milioni di dollari. La pre-senza in Europa è in fase di consolidamento grazie alla col-laborazione con Seckler. Daniel Gilgen (a destra) è il Busi-ness development manager per il mercato europeo e Jac-ques Hess (a sinistra) è il vicepresidente di Seckler.

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di Pieterlen rappresenta il nostro presidio per l’Europa,al quale si affianca il nostro main office di Shanghai, inCina”. La produzione di Cox si articola in soluzioni perl’assemblaggio automatizzato, in tecnologie di assem-blaggio semi-automatiche e in macchine per il controllo.“Il nucleo dell’esperienza di Cox – prosegue Gilgen – èrappresentato dalla progettazione e dalla produzione dimacchine per l’assemblaggio per i settori più svariati.Inoltre produciamo macchine per il controllo e la verifi-ca, che trovano un impiego diffuso nelle fasi industrialidi controllo qualitativo,soprattutto nell’industria elettro-nica, ma non solo: per il Dipartimento della Difesa degliStati Uniti,per esempio,abbiamo sviluppato una soluzio-ne completa che consente di portare a termine un com-plesso di verifiche e controlli. I nostri sistemi, inoltre,tro-vano impiego nei lavori di palettizzazione a catena rota-toria oppure di precisione, nel montaggio lineare, nelmontaggio rotante e in impieghi misti che coinvolgonocontemporaneamente tecnologie lineari e a rotazione”.Ma quali sono i settori che alimentano la domanda di so-luzioni a marchio Cox? “Gli ambiti industriali che assor-bono la nostra produzione – risponde il Gilgen – sono adesempio la produzione di pannelli fotovoltaici e l’indu-stria delle tecnologie solari in genere, la produzione dibatterie, i circuiti stampati, le cartucce per stampanti. Inostri clienti producono sensori, interruttori di sicurez-za, fluidi. I settori ai quali ci rivolgiamo comprendonopoi l’automotive e la difesa, anche se uno dei compartipiù importanti si conferma sicuramente quello medica-le: assemblaggio di presidi chirurgici e inalatori, control-lo produttivo di apparecchi elettronici,medicina nuclea-re. In quest’ultimo settore, in particolare,abbiamo recen-temente concluso uno dei nostri contratti di maggior va-lore”. Il range dei progetti cui è normalmente chiamata afar fronte Cox spazia da un importo di 25 mila dollari aoltre 9 milioni,“ma il progetto tipico che ci viene com-missionato si aggira sugli 1,5 milioni”,commenta ancoraGilgen.Per far fronte a questa domanda,Cox può conta-re su un organico di circa 180 collaboratori, distribuitiprevalentemente (45% del totale) nel settore enginee-ring. Quanto alla distribuzione geografica, il mercato diriferimento di Cox rimangono al momento gli USA.“èdifficile attribuire una percentuale di produzione a cia-scuna area geografica, anche perché la domanda varia dianno in anno – spiega Daniel Gilgen mostrandoci un pla-nisfero con la distribuzione delle installazioni Cox –. Di

sicuro, posso affermare che gli Usa restano al momentodi gran lunga il nostro sbocco principale,anche se le no-stre macchine sono installate anche in America meridio-nale, in India, in Medio oriente e naturalmente in Cina ein Europa, Italia compresa”. La partnership con Seckler,azienda svizzera anche lei parte del gruppo Conzzeta, sirivelerà determinante per l’espansione in Europa. Cheha un obiettivo: produrre in Svizzera le macchine Coxdestinate al mercato europeo.

REALIZZAZIONI SU MISURAJean Claude Prélaz è il chief executive officier di Sysme-lec.“Il nostro business principale – risponde – è la pro-duzione di macchine specialistiche, realizzate su misura.La loro destinazione sono tutte quelle applicazioni cherichiedono elevati standard di precisione o processi conesigenze evolute, come ad esempio la saldatura al laser.La nostra filosofia è lavorare assieme ai clienti dalla pri-ma fase di design fino all’industrializzazione del prodot-to, perché puntiamo a fornire soluzioni effettivamentecustomizzate”. Un ruolo importante, in Sysmelec, giocal’integrazione con la tecnologia informatica più avanza-ta.“Tutte le macchine – spiega ancora Prélaz – integranouno o più robot industriali, oppure presentano un’inter-faccia digitale che permette loro di ‘dialogare’ con unprogrammatore”.Le applicazioni finali possono essere lepiù svariate.“Gli utilizzi finali spaziano dalla componenti-stica fino all’industria dell’orologio”.A quest’ultimo set-tore-simbolo della Svizzera Sysmelec fornisce semplicicongegni di ricarica come imponenti strutture per l’as-semblaggio. “Un altro settore di applicazione è quellomedico e farmaceutico – aggiunge Prélaz –. Qui, le no-stre soluzioni sono apprezzate per l’elevato grado di pre-cisione che garantiscono. Nello specifico dell’industriafarmaceutica, siamo in grado di fornire soluzioni com-pletamente automatizzate, così come di implementarespecifici moduli OEM, valorizzando i frutti di un lavoroche si svolge sempre in partnership con i nostri interlo-cutori”. Un altro sbocco strategico sono le macchine diproduzione:“si tratta essenzialmente di celle di manipo-lazione – commenta ancora –: soluzioni per il carico-sca-rico, piazzamento di inserti negli stampi, palettizzazio-ne”. Il mercato italiano, per ora, rimane fuori dai pro-grammi di Sysmelec. Il motivo? “Il problema è essenzial-mente la lingua – spiega Prélaz –. Qui abbiamo una solapersona che parla italiano, tre considerando anche i re-parti di produzione.Sembra un problema secondario,in-vece solo pochi anni fa abbiamo provato a seguire deiprogetti e a proporre soluzioni nel vostro mercato e ilfatto di non comprendersi pienamente costituiva un

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SYSMELECConcepire e realizzare macchine robotizzate di precisione èla mission di Sysmelec, fondata nel 1982 a Gals. La sua atti-vità si concentra quindi sulle soluzioni per il montaggio diprecisione di prodotti miniaturizzati e microsistemi. L’offertaè assorbita, oltre che dalla domanda interna svizzera, da varimercati internazionali. Jean Claude Prélaz è il chief executi-ve officier.

ostacolo tale da compromettere l’intera esperienza. L’in-glese? Purtroppo nel vostro Paese non è raro incontrare,anche ai più alti livelli della gestione del processo, inter-locutori che non parlano neanche una lingua straniera.Per cui, quando si entra nel dettaglio tecnico capirsi di-venta veramente difficile.Accanto a queste considerazio-ni ci sono poi questioni relative alla dimensioni del mer-cato.Magari se un giorno riusciremo a trovare un validointermediario, l’Italia sarà una nuova porta che si apre”.Allo stato attuale, Sysmelec esporta in ogni caso circa il70% della produzione.Il grosso dei questo valore è assor-bito dalla Germania e dai mercati europei in genere:Pae-si Bassi, Belgio, Francia. “La produzione – continua ilchief executive officier - dell’azienda di Gals aveva subi-to un rallentamento in coincidenza della crisi del settoredelle TLC, ma ci siamo presto ripresi e adesso il trend èpositivo. Il nostro tasso di crescita viaggia intorno al 5%annuo. Un livello tranquillo, se vogliamo, ma indubbia-mente positivo.Tanto che adesso posso affermare concertezza che la situazione è buona.Lo scenario che si sta

configurando in questi mesi, in altre parole, ci induce aessere ottimisti riguardo alle nostre aspettative per il fu-turo”.

UN GRUPPO PER L’ASSEMBLAGGIO“La divisione di Feintool dedicata all’automazione – spie-ga l’head of automation Norbert Müller – comprende,ol-tre a Feintool Automation,IMA Automation (specializzatain sistemi rotanti di indicizzazione),Afag, che si occupadi componenti per l’assemblaggio, e BalTec, un’unitàspecializzata nei sistemi di chiodatura radiale. Feintool

FEINTOOL AUTOMATIONFeintool Automation fa parte del gruppo Feintool, con 500 milio-ni di franchi di fatturato nella fornitura di tecnologie che spazia-no dalla tranciatura fine alla componentistica. Oltre, naturalmen-te, alle soluzioni di automazione che occupano quasi 500 addettifra Aarberg e Berlino e producono un fatturato annuale superio-re ai 100 milioni di franchi. Norbert Müller è l’head of automation.

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Automation si occupa specificamente di assemblaggioautomatizzato”. Come illustrano dal Cantone dell’Aar-berg, la produzione si suddivide in quattro aree: Modu-tec,una serie di piattaforme di assemblaggio flessibili do-tate di un numero limitato di moduli standard più unaquantità potenzialmente infinita di stazioni autonomeaggiuntive; Variotec, un sistema compatto a celle di di-mensioni variabili;Orbitec,un macchinario per l’indiciz-zazione rotante; Ergotec, un tipo di sistemi che offronouno spazio di lavoro attento all’ergonomia per chi neces-sita di assemblare quantitativi limitati entro processi dialta complessità e ha al contempo l’esigenza di ottimiz-zare i costi. La domanda di Feintool è assorbita da unamoltitudine di applicazioni finali,“ma a giocare il ruolopiù importante – evidenzia Müller – è di gran lunga l’in-dustria automobilistica, che da sola vale quasi il 60% delfatturato di divisione.A seguire,si piazza la manifattura dicomponenti elettrici ed elettronici, con poco più del10% di fatturato”.Una parte non indifferente dell’offerta

è assorbita,specie negli ultimi anni,dall’industria medicae optomedica.“Per Feintool Automation – continua Mül-ler – gli ultimi dati disponibili segnano una fase di conso-lidamento: i volumi di vendita netti relativi all’esercizio2005-2006, con 111,1 milioni di franchi, confermano laripresa in corso dal 2003. E i rapporti dell’ultimo trime-stre non fanno che rinforzare questo dato. Il segmentodell’automazione ha alle spalle un anno positivo”. L’of-ferta di Feintool Automation, che in Italia opera con unapropria filiale, la Feintool Italia di Torino, è assorbita perla quasi totalità dalle industrie europee;oltre il 90% dellaproduzione rimane nel Vecchio continente. Secondomercato per importanza è l’America del nord, con unadomanda che sfiora l’8%,mentre la quota residua è distri-buita prevalentemente in Asia.“L’Italia rimane per noi unmercato critico a causa della lingua – ammette Müller -.Qui in azienda il personale che parla la vostra lingua èpochissimo e questo rappresenta un ostacolo per un im-pegno diretto. Gli ultimi tempi, inoltre, hanno visto avvi-cendarsi una serie di anniversari per noi importanti: il15ennale di Feintool Automation, i 30 anni di IMA e il50ennale di Afag: tutte occasioni che abbiamo sfruttatoanche a scopo promozionale”.Per il futuro? “Le strategie– continua l’had of automation – comprendono l’espan-

sione su mercati specifici, puntando sull’innovazionenella produzione di sistemi e componenti. Nel settoredell’innovazione,dobbiamo infatti misurarci con un mer-cato caratterizzato da alti livelli di propensione all’impie-go di soluzioni automatizzate ma che spesso, alla provadei fatti, si mostrano riluttanti all’investimento. I nuoviprodotti daranno in questo senso un contributo positivonel 2007”.

FOCUS SULLA MOVIMENTAZIONELa produzione firmata Güdel comprende robot indu-striali e sistemi per l’automazione destinati all’industriaaerospaziale e alla tipografia.“Il nostro core business èperò rappresentato dalle tecnologie per la movimenta-zione di moduli ad assi cartesiani”, spiega Gaetano Ma-stropietro, che per Güdel dirige la Divisione dedicata almercato italiano.Ma quali sono le applicazioni che assor-bono la produzione di Güdel? “Le nostre soluzioni inte-ressano un vasto numero di settori – risponde Mastro-

pietro –: automotive, lamiera, vetro,macchine utensile ecc. Una parteconsiderevole della domanda arrivadalla logistica, interessata alle solu-zioni di movimentazione. Tuttavianon è possibile stabilire in modo

univoco un ambito di destinazione più importante deglialtri, perché la nostra produzione è diversificata su tuttiquesti settori e la quota di mercato di ciascuno varia dianno in anno”. La tipologia di soluzioni che Güdel forni-sce si distingue per l’alta modularità.“La nostra attitudinea fornire risposte personalizzate – continua Mastropie-tro – si misura soprattutto nella capacità di realizzare so-luzioni a partire da una modulistica standard, special-mente nel campo degli impianti. Costruttori e integrato-ri che hanno un loro progetto di impianto possono rivol-gersi a noi sapendo di poter ottenere i moduli di cui han-no bisogno. Il nostro interlocutore-tipo può avere biso-gno di un semplice modulo cartesiano, di integrarne di-versi in un progetto più complesso oppure di disegnareuna soluzione dalla base.Da questo punto di vista, la no-stra azienda è in grado di fornire, all’occorrenza, anchesoluzioni ‘chiavi in mano’:è il caso, soprattutto,di grandiimpianti, per i quali possiamo gestire l’intero progettoseguendolo insieme al cliente sin dalle fasi iniziali. Sullanostra produzione complessiva,questa tipologia di solu-zioni occupa comunque un ruolo non così centrale”.Particolare attenzione è dedicata all’assistenza. Il pro-gramma di service che accompagna le soluzioni Güdelsegue il cliente in tutte le fasi, dalla pre-commissione fi-

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L’industria elvetica

GÜDELFondata nel 1965 da Alfred Güdel, nel 1960 l’aziendadi Langenthal ha avviato la produzione dei primimeccanismi propulsori. Negli anni Ottanta, dopo unacampagna di acquisizioni fra le aziende straniere delsettore, Güdel inizia la produzione di sistemi per lamovimentazione lineare. Oggi conta un organico dicirca 480 collaboratori. Gaetano Mastropietro dirigela Divisione dedicata al mercato italiano.

no ai programmi di retro-fitting.Güdel è una multinazio-nale che, fra filiali, rappresentati e siti produttivi, contauna ventina di presidi fra Europa,Asia e America.“A livel-lo globale, la nostra produzione ammonta a 1.200-1.300moduli ad assi cartesiani all’anno – illustra Mastropietro–. Il grosso della produzione proviene dalla sede princi-pale svizzera di Langenthal, da dove partono i compo-nenti base destinati a tutto il mondo.Negli Stati Uniti,nelMichigan,abbiamo un sito che serve il mercato america-no, e lo stesso in Corea, nei pressi di Seoul, e in India.Aquesti stabilimenti si aggiungono i nostri technical cen-tre di Francia, Italia e Germania, la cui funzione è preva-lentemente di supporto commerciale”. In Italia, Güdelvanta una presenta consolidata da diversi anni,che è sta-ta sviluppata attraverso una partnership con la Andantexdi Cernusco sul Naviglio, alle porte di Milano. Commen-ta ancora Mastropietro:“L’Italia è per noi un mercato im-portante, al quale destiniamo all’incirca il 15% della pro-duzione.Anche se non operiamo direttamente con la ra-gione sociale ‘Güdel Italia’questa partnership ci permet-te di contare su una struttura di fatto indipendente, gra-zie alla quale possiamo comprimere i costi e disporre,al-lo stesso tempo,di una filiale italiana di fatto autonoma”.

SPECIALIZZATI NEL MICROMichel Assaf è presidente e amministratore delegato diMTA Automation.“MTA Automation – ci dice – è in gradodi rendere disponibili le tecnologie di automazione peruna vasta gamma di applicazioni. Gli impieghi tipici so-

no le operazioni di micro-dosaggio di sostanze liquide eviscose e le operazioni di micro-saldatura selettiva”.Que-ste due aree applicative sono alla base anche di un vastocatalogo di apparecchiature per l’assemblaggio:“Dal de-sign alla produzione,siamo in grado di fornire macchinecompletamente o parzialmente automatizzate che com-binano le tecnologie di micro-assemblaggio con quelledi micro-saldatura ed eventualmente con tecnologie dimicrodosaggio”, continua l’amministratore delegato. Daqui, un catalogo che comprende unità basate su tavolerotanti e linee di assemblaggio con vari gradi di automa-zione.“Con 40 anni di esperienza in questo settore – sot-tolineano in MTA – possiamo affermare che le nostre so-luzioni hanno assemblato, saldato, dosato, testato miliar-di di componenti in tutto il mondo”. La produzione del-l’azienda svizzera tocca anche i singoli componenti,pneumatici o motorizzati.“All’inizio – è il commento – laproduzione di componenti era intesa per soddisfare lenostre necessità interne.Dopodiché, le doti di modulari-tà, robustezza, precisione e le dimensioni compatte deinostri componenti hanno creato una domanda che oggiè soddisfatta da una linea autonoma. Realizziamo adesempio unità rotanti, rotaie con o senza asta, prese pa-rallele e altro ancora”.Ricerca e sviluppo sono una prio-rità nel modello di business di MTA Automation.È previ-sto anche un laboratorio di prova che, nelle soluzioni dimicro-saldatura, segue con il cliente un protocollo di va-lutazione di fattibilità:“le proprietà fisiche come la strut-tura del materiale, il trattamento superficiale, la composi-

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zione della lega di saldatura sono valutate con precisio-ne. Il risultato di questa fase è la definizione del grado disaldabilità dei componenti e l’individuazione della mi-gliore tecnica di saldatura. Un procedimento analogo èseguito per i micro-dosatori:analizziamo le proprietà delmateriale da dosare, la durata del composto, i valori di vi-scosità e densità specifica.Alla fine ne risulta un rappor-to che misura la fattibilità e propone la tecnica più adat-ta”. I clienti di MTA Automation AG comprendono diver-se aziende in settori come le telecomunicazioni,la sorve-glianza, l’area elettronica ed elettrotecnica, le applicazio-ni domestiche e soprattutto l’industria automobilistica.Ma come si è comportato questo protagonista svizzerodi automazione nel 2006? “Siamo decisamente soddisfat-ti della nostra performance nell’anno passato – è la ri-sposta di Assaf -. E le nostre aspettative per il 2007 sonoimprontate a una certa fiducia.” Il motivo? “Proprio inqueste settimane stiamo ampliando la nostra gamma diprodotti. L’obiettivo è allinearci alle nuove domande delmercato e soddisfare la richiesta di automazione che ar-riva dai nostri clienti, che sta rivelando in crescita”.MTAAutomation guarda con interesse al mercato italiano.Spiega Assaf:“Grazie al nostro rappresentante Antares Si-stemi elettronici di Milano esportiamo nel vostro Paese;ciononostante, allo stato attuale, l’Italia rappresenta pernoi ancora un mercato piuttosto limitato. La nostra opi-nione è che il vostro Paese, soprattutto in questa fase, sistia rivelando un mercato dalle grandi potenzialità. Perquesto siamo determinati a investire con maggiore con-vinzione, attraverso le dovute strategie di marketing.L’obiettivo è fare di MTA Automation AG un marchio co-nosciuto anche in Italia”.

NELLA LAVORAZIONE DEI CAVIDominik Slappnig è il responsabile investor & public re-lation di Komax System.“La produzione di Komax toccaun numero esteso di soluzioni – commenta Slappning –anche perché la nostra azienda ha seguito in questi anniuna campagna di acquisizioni che ha permesso di inte-grare altri produttori con una storia consolidata. IsmecaAutomation,per esempio,è entrata a far parte del nostro

gruppo nel 2005”.La produzione, sviluppataattorno a un nucleo di macchine completa-mente automatizzate per la produzione, il ta-glio e il finissaggio dei cavi,si estende ai mac-chinari per l’assemblaggio. CommentaSlappnig:“I settori di utilizzo finale tipici so-no la produzione completamente automatiz-zata di connettori,sensori d’attuazione,deto-natori per air-bag. Siamo attivi anche nel ra-mo del fotovoltaico”. Un altro campo di ap-plicazione è il settore medicale.“Operiamosia sul fronte macro sia su quello micro – illu-stra Slapping – e siamo in grado di fornire li-nee di produzione con tempi di ciclo inferio-ri anche ai 2 secondi. Possiamo garantire imigliori livelli di precisione anche perchémolti sistemi sono completamente integraticon robot. Inoltre, i sistemi di assemblaggioproposti da Komax seguono una logica mo-

dulare per adattarsi, anche nel tempo, alle esigenze del-l’utilizzo”.La produzione di dispositivi per la lavorazionedel filo rimane comunque il settore maggioritario.“Nonsiamo direttamente impegnati sul mercato italiano – am-mette Slapping –, benché la nostra produzione sia am-piamente delocalizzata: abbiamo stabilimenti che vannodal Portogallo alla Malesia, dagli Stati Uniti alla Cina.Cio-nonostante l’Italia rappresenta per noi un mercatod’esportazione primario, che gestiamo tramite il nostrocorrispondente, la Cofilimacchine di Milano”.L’evolversidell’impegno sul mercato di casa nostra,per il responsa-bile investor & public relation dipenderanno essenzial-mente dalla congiuntura economica locale.“Negli annipassati la nostra presenza è stata importante,ma non co-sì intensa, anche a causa della situazione di stallo del-l’economia, in particolare dell’industria.Adesso sembraaprirsi una nuova fase ricca di opportunità, e lo dico so-prattutto in riferimento all’industria dell’automobile. Seil trend, come sembra, è destinato a continuare, sicura-mente anche la nostra presenza nel mercato italiano sifarà più diffusa,visto che il settore automotive è altamen-te favorevole per la lavorazione dei cavi”.Komax rimanedel resto un player fortemente orientato all’esportazione– in Europa,Asia e Stati Uniti – che assorbe addirittura il95% della produzione.“In queste aree geografiche le pro-spettive per i sistemi di lavorazione dei cavi sono alta-mente favorevoli – sottolinea Slappnig –. Molti OEMstanno delocalizzando la produzione in Europa orienta-le,in America Latina e in Cina:si tratta di un dato che pre-figura una nuova ondata di investimenti. Segnali positiviarrivano anche da altri settori che assorbono la nostra of-ferta: le tecnologie IDC si fanno strada nell’edilizia, ilmercato medico cresce in linea con le aspettative, e noipartiamo da una posizione privilegiata perché abbiamoriorientato la nostra produzione americana proprio inquesta direzione. Infine, il fotovoltaico: in quest’area infortissima espansione contiamo di mettere a segno, nel2007,una crescita addirittura superiore al 100 per cento”.

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L’industria elvetica

MTAAUTOMATIONDalla sua sede di Gals,nei pressi di Berna, MTAAutomation fa parte delgruppo di Unitechnolo-gies. È attiva dal 1966 e,nella sua produzione,vanta una vasta gammadi tecnologie automoti-ve. Proiettata su scalainternazionale, l’aziendaconta attualmente un or-ganigramma di oltre 110collaboratori. Michel As-saf è presidente e ammi-nistratore delegato.