La più grande conquista del sapere - Don Luigi Borello · Wiener e l’italiano Cesare Colangeli...

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Luigi Leonardo Borello Promotore della Fondazione “Cesare Colangeli” La più grande conquista del sapere Lo Spazio è un pieno continuo non ripieno di etere, ma di particelle elettriche ete- ronime (+ e -) veramente elementari: “positrino”“ ed “elettrino”, le quali quando sono immedesimate si neutralizzano e danno origine al “neutrino” che è il compo- nente dello “Spazio in quiete”. Dove non sono completamente immedesimate formano il “neutrino polarizzato” il quale esercita azione di perturbamento sui neutrini ad esso adiacenti. Questa azio- ne crea “nodulazioni statiche” = materia o “perturbazioni statiche” che sono la “base fisica della memoria”, o ancora “perturbazioni mobili” = onde elettromagnetiche. L’intuizione di quanto viene descritto l’ebbe Cesare Colangeli e don Luigi Borello la confermò sperimentalmente.

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Luigi Leonardo Borello

Promotore della Fondazione “Cesare Colangeli”

La più grande conquista del sapere

Lo Spazio è un pieno continuo non ripieno di etere, ma di particelle elettriche ete-ronime (+ e -) veramente elementari: “positrino”“ ed “elettrino”, le quali quandosono immedesimate si neutralizzano e danno origine al “neutrino” che è il compo-nente dello “Spazio in quiete”.Dove non sono completamente immedesimate formano il “neutrino polarizzato” ilquale esercita azione di perturbamento sui neutrini ad esso adiacenti. Questa azio-ne crea “nodulazioni statiche” = materia o “perturbazioni statiche” che sono la “basefisica della memoria”, o ancora “perturbazioni mobili”= onde elettromagnetiche.

L’intuizione di quanto viene descritto l’ebbe Cesare Colangeli e don Luigi Borellola confermò sperimentalmente.

© Giovanni Borello, 2002 [[email protected]]

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PresentazionePRETE E SCIENZIATO

Ha suscitato vasto rimpianto in diocesi di Albae nel mondo accademico-scientifico la repentinascomparsa (22 febbraio 2001) di don LuigiBorello, deceduto a Varazze, nel suo attrezzatolaboratorio scientifico, presso la colonia elioterapi-ca diocesana, che egli dirigeva dal 1964. La suapastorale educativa era apprezzata in Liguria, comela ricerca scientifica che l’appassionava nell’insegui-re una «nuova fisica del futuro, in cui i fenomenibiologici risulteranno una parte essenziale dellabase concettuale che avrà portato alla nuova sintesie io penso si possa tranquillamente prevedere che laparte fisica della nuova scienza unificata presenteràmolte modificazioni per l’inclusione di fenomeni

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che oggi consideriamo appartenere al mondo dellavita».

Borello perseguiva — come già un illustre mae-stro del clero, il venerabile canonico FrancescoChiesa — l’unificazione di tutte le scienze, non giànella teologia, ma nel suo ambito sperimentale,quello fisico, che è lettura puntuale del mondo visi-bile.

Nato a Pezzolo Valle Uzzone il giorno di Nataledel 1924 e ordinato sacerdote il 27 luglio 1950, eracresciuto ed era stato educato nello studentatoalbese della Società San Paolo, ove la con genialepropensione alle discipline scientifiche aveva trova-to un eccellente maestro nel professore di fisica,chimica e matematica don Enzo Manfredi(1916-1977). Questi era un genio eclettico chevolava alto sull’orizzonte scientifico. Aveva attrez-zato un buon gabinetto-laboratorio in cui trascina-va i suoi allievi nel gorgo della ricerca e sperimen-tazione fisica.

Fin dagli anni giovanili la scienza non avevaavuto segreti per lui. Le sue intuizioni nel campodella fisica elettronica lo portarono a inventare untubo catodico e a formulare ipotesi di telegrafia etelefonia multipla che lo piazzano fra gli antesigna-ni della televisione.

Lo studente Borello fu certo il più dotato fra gli

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allievi del maestro e ne ereditò — insieme al gabi-netto sperimentale — la passione geniale per laricerca e la realizzazione scientifica, cui dedicò — asua confessione — ben 35 anni di vita. Quando nel1964 egli abbandonò il gabinetto scientifico di“San Paolo” (in gran parte creato da lui) per lariviera ligure, si era portato dietro soltanto un vec-chio oscilloscopio a raggi catodici, il prototipo sulquale aveva iniziato i primi esperimenti sulle rima-nenze delle luci e dei suoni sulla materia con unamontagna di appunti, sviluppati poi in 35 anni distudio e di sperimentazione che portarono Borelloalla scoperta della “cronovisione”, ossia un modonuovo di “leggere” la materia, vedere le immagini esentire i suoni di epoche passate.

«Lo spazio — dice Borello — è un pieno conti-nuo nel quale non è possibile esista il vuoto. Ognivolta che i suoni o le immagini di un avvenimentocolpiscono la materia vengono in parte trasformatiin energia statica che può in determinate condizio-ni essere di nuovo suscitata; una forma di energiafinora sconosciuta». La scienza capace di leggere lamateria è la “cronovisione” e lo strumento di lettu-ra, descritto da Borello, è da lui chiamato “crono-visore”.

Questa indagine scientifica, dice il nostroinventore, «propone qualcosa di veramente

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nuovo». Borello si scopre in compagnia di altri illu-stri maestri che lo precedono sia «nel campo del-l’intelligenza artificiale, prospettando addiritturaun computer biologico, sia nelle recenti acquisizio-ni sulle “reti neurali”, siano esse naturali o artificia-li».

Tra gli illustri maestri Borello riconosceEinstein (teoria della relatività), Schrödinger, Bohr,Wiener e l’italiano Cesare Colangeli che, con lateoria neutrinica, riuscì a fare questa unificazionerealizzando il sogno di Einstein, ossia che le leggidel “campo” siano valide sia per la radiazione cheper la materia, dando ragione di ambedue conun’unica formula, la quale varia soltanto per uncoefficiente numerico diverso tra radiazione emateria.

La teoria neutrinica studia e interpreta i feno-meni naturali partendo dai concetti di “campo” edi “spazio”. Quali sono i criteri fisici che distin-guono la materia dal campo? La materia rappresen-ta grandi riserve di energia e l’energia rappresentala materia. Di conseguenza non si può procedere auna distinzione qualitativa fra materia e campo; siha materia ove la concentrazione dell’energia ègrande; si ha campo ove la concentrazione dell’e-nergia è debole. Ma nella nostra nuova fisica nonc’è più posto per il binomio campo e materia. Non

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c’è che una sola realtà: il campo. Per questa ragio-ne, afferma Borello, «il nostro problema finale sem-bra dover consistere nella modificazione delle leggidel campo in guisa tale che non cessino di esserevalide nelle regioni di grandissima concentrazionedell’energia».

Cesare Colangeli riuscì a fare questa unificazio-ne, asserendo che le leggi del campo sono valide siaper la radiazione, sia per la materia. Nella teorianeutrinica le particelle di materia sono la chiavedell’universo, con le due cariche elettriche eteroni-me che, convenzionalmente, vengono chiamatepositiva e negativa, si attraggono quando sonoopposte, si respingono quando sono uguali, cessa-no da ogni interazione quando si immedesimano.L’attrazione e la neutralizzazione è l’unica tendenzache esista nell’universo. Non può esistere il vuoto.Nella posizione di “reciproca soddisfazione” dellecariche elettriche, detta anche “spazio in quiete”, sicrea il neutrino e la teoria da cui prende il nome.Tutto quello che esiste, tutto quello che possiamorilevare direttamente o indirettamente, tutto quel-lo che avviene, ossia tutta la dinamica dell’univer-so, dipende da questo unico principio e da questaunica tendenza. Lo si prova algebricamente.

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«Vedremo il Cristo dalla nascita alla morte»

Per definizione «la cronovisione è il nuovomezzo tecnico con il quale è possibile, operando suqualsiasi agglomerato di materia inerte che sia statoimpressionato da immagini o da suoni, rivederedette immagini e risentire tali suoni che in passatohanno lasciato tracce nell’impatto con la materia».Tale ipotesi era già stata ventilata dal benedettinoPellegrino Ernetti, il quale, in una intervista chefece notizia (“La Domenica del Corriere” del 2maggio 1972) diede come fatta la “macchina deltempo”, peraltro mai realizzata, perché si basava supresunti principi inadeguati, e fu anche propostada Edoardo Rhein nel libro Il miracolo delle onde,edito in Italia da Hoepli nel 1937. Il termine cro-novisione «è stato coniato dallo scrivente — affer-ma don Borello — e il suo significato venne illu-strato in diversi miei articoli nel 1972-74, i qualirivelano i princìpi su cui si basa un’ipotesi di lavo-ro completamente diversa». La cronovisione, appe-na avrà raggiunto un certo grado di sviluppo,«diventerà un fatto non solo scientifico e tecnico,ma culturale, sociale e religioso, che rivoluzioneràtante conoscenze».

In campo religioso, ad esempio, «ognuno con lacronovisione avrà la possibilità di vedere il Cristo

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dalla nascita alla morte, vedere come agiva, ascolta-re quello che ha detto con la mentalità critica cheabbiamo oggi e di poter giudicare se veramente egliera l’inviato di Dio, il Figlio di Dio, Dio egli stes-so» (per precauzione, essendo egli sacerdote, donBorello si premurò di far conoscere ai dicastericompetenti del Vaticano le virtualità conoscitivedel nuovo mezzo elettronico, senza ricevere undivieto a desistere di sorta).

Peraltro, egli avverte il lettore che «per le acqui-sizioni alle quali siamo arrivati, essendo consci ditutte le conseguenze che il nuovo mezzo può com-portare (per la privacy d’ognuno), ritardiamo, perora, qualsiasi accordo con le case costruttrici diapparecchiature elettroniche, le quali potrebberosenza grandi difficoltà iniziarne la produzione e ladiffusione indiscriminata, senza tener conto delleviolazioni che ne potrebbero derivare di segretianche molto delicati che ognuno desidera conser-vare».

Se comprensibili riserve di brevetto sconsiglia-rono all’autore la descrizione dell’apparecchio, s’in-tuisce che si tratta di una specie di “sonda” che pre-leva le tracce mnestiche registrate nella materia e siopera in due tempi, mediante l’apprendimento e ilriconoscimento. Si tratta di operazioni note agliesperti elettronici che, sull’onda delle sperimenta-

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zioni avanzate, si aprono alla “fisica del futuro”.Chissà con che occhi il nostro caro e insonne

don Luigi guarderà dall’al di là nella luce in cui«l’uom s’eterna» questo spiraglio che egli s’è affati-cato, in oltre trent’anni di studio, ad aprire nelmondo della conoscenza fisica!

Don Eugenio Fornasari

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La più grande conquista del sapere

Don Luigi Borello25.12.1924-22.2.2001

Al Ministero Sacerdotale dell’Annunzio della Parola, della Liturgiae della guida delle anime esercitato in Alba e nel Soggiorno Albesedi Varazze, ha unito l’impegno di Docente di Fisica nel Liceo S.Paolo e nel Seminario diocesano e soprattutto ha svolto grandelavoro di ricerca scientifica, innamorato del Creatore e della natu-ra Sua manifestazione.

Rimane nei suoi cari, parenti e amici, e nella Chiesa albese il caroricordo e il rimpianto.

Introduzione

Il sapere è un complesso immane formatosi nelcorso dei secoli e dei millenni che non sappiamonemmeno quanti siano stati, ma il culmine1 fu rag-giunto solo pochi decenni fa: a metá dell’ultimosecolo del millennio appena concluso, intuito ereso noto in due preziose pubblicazioni di CesareColangeli2, un fisico che ritengo fra i più autore-voli studiosi del nostro tempo in questa materia.

Il giudizio potrà sembrare esagerato, ma non loè, perché Cesare Colangeli fu il primo ad avere l’in-tuizione che lo Spazio è un qualcosa e dirci che cos’è,fino a permetterci di asserire, senza tema di sba-gliare, che tutto ciò che esiste è Spazio, indipenden-temente dagli aspetti che può assumere.

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Nel concetto di Spazio e quindi della sua realtá,“contenuto” e “contenente” sono la stessa cosa edintervengono ambedue a costituirlo.

Avendo Cesare Colangeli individuato anchequali sono i componenti dello Spazio, si puó affer-mare che: solo conoscendo cos’è lo Spazio e come sicomportano gli elementi che lo costituiscono, è possi-bile capire tutto ciò che esiste e come avvengono tuttii fenomeni.

Soltanto negli ultimi cinquant’anni siamo riu-sciti a scoprirlo.

Per asserire, come è mia convinzione, che il piùgrande genio del sapere nel secolo XX è statoCesare Colangeli, saró costretto a fare un appuntoa Maxwell e ben due al grande Einstein, senzanulla togliere ai loro meriti da tutti riconosciuti.

Capire cos’é veramente lo spazio servirá a tuttiper conoscere meglio «Colui che è»3.

1 Nulla preclude che questo “culmine” possa venire ulteriormente perfe-zionato.2 C. Colangeli, Materia e radiazione, Hoepli, Milano, 1950; Ibid.,Materia, radiazione, gravitazione, Hoepli, Milano, 1954.3 Nota esegetica. Quando faccio cenno al Principio, al Creatore, Colui cheha fatto tutte le cose, lo chiamo come Egli stesso si è definito sul MonteSinai a Mosè: soltanto che, invece di riportare la frase «Io sono colui chesono» (Esodo 3,14) della versione classica, che suona male, la modifico,senza variarne il significato, in «Io sono colui che è» ossia Colui che è sem-pre stato, che è e che sarà.

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Capitolo primoNEL QUALE RIBADISCO LE CATEGORICHE AFFER-MAZIONI SOPRA ESPRESSE, MI STUPISCO CHE

MOLTI GRANDI SCIENZIATI E PENSATORI NON LE

CONSIDERINO IMPORTANTI.

Il fatto essenziale da evidenziare e sul quale nonmi stancherò di insistere fino alla noia, è di averavuto Cesare Colangeli l’intuizione che lo Spazio èun qualcosa, anzi, nelle sue varie forme è il tutto.

Tutto è spazio, sia quelle zone ritenute “vuoto”,ove, oltre alla mancanza di atmosfera, manca anchela forza di gravitazione o qualsiasi altro influsso; losono sia i corpi chiamati celesti, sia il sole con i suoisatelliti e quindi anche la Terra, sia gli aeriformi, iliquidi, la materia solida ed anche noi stessi, le cel-lule, le molecole, gli atomi, gli elettroni e gli spaziche li separano, le particelle subatomiche e subnu-cleari, senza escludere tutto il mondo vegetale edanimale.

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Purtroppo quasi nessuno si accorse che il mes-saggio di Colangeli era prezioso e la scienza arrivòal 2000 con cinquant’anni di ritardo sui traguardiche poteva raggiungere, se tale messaggio fossestato recepito.

La mia pubblicazione del 1989 sull’argomento1,a qualcosa giovò certamente, come ne ebbi confer-ma da coloro che, in tutte le parti del mondo, lapresero in considerazione, sia pure a livello teorico,come una “originale ipotesi”.

Antonino Zichichi, grande estimatore diGalileo Galilei, spesso usa dire, giustamente, cheviviamo nell’era postgalileiana: probabilmente per-ché ritiene non esserci stato, negli ultimi secoli,alcunchè di paragonabile alla rivoluzionaria scoper-ta di Galileo.

Evidentemente, o non ha conosciuto CesareColangeli, o non ha colto l’importanza della suateoria e, di conseguenza, dubito che sia lui sia tantiillustri fisici, si siano dedicati con un minimo diimpegno a cercare di capire cosa sia lo Spazio.

Quando, per iscritto, gli chiesi cosa pensasse diquanto Cesare Colangeli ed io riteniamo, evitò larisposta, cambiando argomento.

Con questo mio scritto gli ripropongo la stessadomanda e la rivolgo anche ad un altro grande fisi-co, da me molto stimato, Carlo Rubbia.

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Nel nostro itinerario partiamo da Galileo, per-ché, oltre alle numerose e strepitose scoperte cheegli fece, è noto, soprattutto, per aver rivoluziona-to la conoscenza del sistema eliocentrico, confer-mando il modello “Copernicano” al posto di quel-lo “Tolemaico” e sappiamo tutti che tale scopertagli procurò dure vicissitudini.

Proseguendo, ci soffermiamo soprattutto suMaxwell e su Einstein per arrivare, dopo circa 60anni dalla scomparsa di Einstein, a CesareColangeli: ci troviamo di fronte ad una nuova sco-perta, forse altrettanto importante di quella diGalileo.

L’attento lettore giudichi se è più importantesapere che è la Terra a girare attorno al sole e nonviceversa, o conoscere cos’è lo spazio nel quale sitrovano il sole e le altre stelle, perché conoscendoquesto potremo meglio operare per il progresso intutti i campi.

Ai tempi di Galileo, i due Papi che lo hannoconosciuto, come quelli precedenti ed anche alcuniche seguirono, erano convinti che fosse il sole agirare attorno alla Terra, come erano della stessaopinione anche le menti più elette di allora e deltempo ce ne volle prima che l’idea di Galileo venis-se ammessa da tutti.

È vero che questo errore su una realtà pura-

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mente teorica e culturale non era tale da influiresulla vita materiale e spirituale dei pellegrini sullaTerra, ma è altrettanto vero che sia i Papi e sia igrandi pensatori di allora abbiano fatto non troppobella figura, rifiutando volutamente di interessarsiad una teoria di tal genere.

Non so come gli scienziati di allora, non con-cordi con Galileo, giustificassero la loro ostinazio-ne, ma è noto come l’autorità ecclesiastica di queltempo abbia ritenuto di non accogliere la teoriaproposta da Galileo con il pretesto che l’argomen-to non era di sua competenza.

A portare questa scusa, più che i Papi, furono legerarchie ecclesiastiche le quali, interpretando let-teralmente alcune espressioni della Sacra Scrittura,erano del parere che si poteva anche fare a meno diinteressarsi o disquisire su come sorga il sole e seguail suo corso lungo la giornata.

Figuriamoci se sarà passato, anche per un soloistante, nelle loro menti la domanda di che cosapotrebbe essere fatto lo Spazio e perciò cosa succe-derebbe se le prime parole della Bibbia «In princi-pio Dio creò il cielo e la terra» (Gen. 1,1) io pro-ponessi i cambiarle con: «In principio Dio creò loSpazio»?

Questa, per me, è la giusta lettura che si devedare alla prima frase della Genesi. Lo affermo cate-

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goricamente perché lo posso dichiarare in base alleconoscenze sulla natura dello Spazio che CesareColangeli ci ha dato.

Il Sacro Testo si esprime come sopra riportatoperché, al tempo in cui fu scritto, quelli che lo leg-gevano vedevano il cielo, azzurro di giorno o vela-to o costellato di punti luminosi di notte e la Terrala potevano toccare.

Tutti i commentatori della Bibbia sono d’accor-do che la Sacra Scrittura non ha la pretesa di dareinformazioni scientifiche sulle origini e sulla natu-ra dell’Universo.

Considerazioni di un anonimo su verità, scienza,fede e pastorale

La Chiesa cattolica, come anche le altre Chiesecristiane insistono perché venga promossa la “teo-logia pastorale” che è la promozione e la diffusionedella Verità.

L’invito è rivolto in particolare a quei Pastoriche sembrano dare troppa importanza ad altri argo-menti e metodi di insegnamento.

Altra considerazione è il discorso sulla fedequando si cerca, in tutti i modi, di portare nuoveprove dell’esistenza di Dio.

Se l’esistenza di Dio venisse provata irrefutabil-

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mente, non esisterebbe più la Fede, perché verreb-bero a mancare i motivi che la giustificano, essen-do la fede «credere quod non vides».

Molto bello è il secondo capoverso della Genesiove troviamo «Dio disse: “Sia la luce! E la luce fu”»(Gen. 1,2).

Saranno gli scienziati protagonisti del nostroviaggio lungo l’ultimo mezzo millennio a cercare didescrivere che cosa è «la luce», ancora prima di averindagato e capito cos’è veramente lo Spazio.

Personalmente sono convinto (e lo sarete anchevoi, dopo aver capito cos’è lo Spazio) che laCreazione fu un atto unico per tutte le cose cheebbero forma in quell’istante ed anche per tutte lealtre che presero forma successivamente ed altrenuove che continueranno a prenderla, perché inquell’atto erano già comprese tutte le “memorie”delle cose che si sarebbero evidenziate nei tre aspet-ti: aeriformi, liquidi, solidi o altri aspetti interme-di.

Siccome in questo lavoro e già prima in Come lepietre raccontano, si parla anche della nostra memo-ria, dato che il cardine tutti i miei lavori è di defi-nire qual’è la “base fisica di tutte le memorie”: equindi anche quella attività della mente umana checomprende anche il “pensiero”, non posso trala-sciare la frase di Sir Charles Sherrinton, fisico di

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fama mondiale e Premio Nobel, che ho fatto mia:«Sembra assodato che, per quanto possa esistere lamateria senza la mente, non conosciamo alcunesempio in cui la mente esista senza la materia».

In altre parole: l’attività della mente, sia comesede dei ricordi, sia come sede del pensiero è l’atti-vità di un agglomerato, se pur complesso e alta-mente organizzato per quanto sempre fatto dimateria.

Anche questo grado superiore di organizzazionedello Spazio (e soprattutto questo) rientra in quel-la che ho chiamato “la più grande conquista delsapere”, perché, prima di raggiungerla, non sapeva-mo che fossero gli stessi componenti dello Spazio ainteragire nelle funzioni di attività ritenute appar-tenenti ad un ordine superiore.

Fra gli studiosi del passato e del presente ce nesono stati alcuni, pochi in verità, prima di CesareColangeli, che si sono interessati all’argomento chestiamo trattando, senza, peraltro, riuscire a costrui-re un modello privo di dubbi e di supposizioni.

Einstein, parlando della realtà del “campo”,citando anche Oersted e Faraday, riferendosi aMaxwell dice che «la scoperta teorica dell’ondaelettromagnetica propagantesi con la velocità dellaluce, costituisce una delle maggiori conquiste delpensiero che la storia della scienza registri».

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Le teorie sulla “energia”, sulla “elettricità”, sul“magnetismo”, sulle “onde elettromagnetiche”, sul“campo”, hanno seguito nel corso delle sperimen-tazioni un percorso quasi inestricabile, al puntoche, in alcuni casi, rimane incerto stabilire la prio-rità di chi ne ebbe l’intuizione esatta.

Secondo Einstein: «Hertz riuscì per primo afornire la prova dell’esistenza delle onde elettroma-gnetiche e a dimostrare sperimentalmente che laloro velocità è eguale a quella dalla luce»; non pernulla furono denominate “onde hertziane”.

Si tratta quindi di un passo avanti rispetto aMaxwell.

Alcune caratteristiche delle onde elettromagne-tiche, una volta evidenziate sperimentalmente, ven-nero subito ammesse da tutti i fisici; per esempio ilfatto che la carica elettrica o magnetica oscillantegenera un’onda elettromagnetica e questa, unavolta prodotta, non dipende più dalla fonte che l’hagenerata, ma conduce un’esistenza indipendente,tutta sua.

Maxwell, con le sue equazioni, disse quasi tuttoquello che sappiamo sulle onde elettromagnetiche.

Sulla “fonte” che le genera, parla di “variazioni”,(questo è verissimo) e si esprime cosi: «Ogni varia-zione di un campo elettrico (per esempio, lo scor-rere di energia elettrica in un conduttore) genera

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un campo magnetico; ogni variazione di un campomagnetico (per esempio lo scotimento di una sferao di una barretta magnetica) genera un campo elet-trico; ogni variazione di…», e così via.

E siccome il “campo” rappresenta “energia”,tutte queste variazioni che si diffondono nello spa-zio, con una velocità determinata, produconoun’“onda”.

Fin qui tutto bene, perché questo realmenteavviene. Einstein lo avalla pienamente, Oersted,Faraday, ed Hertz lo confermano sperimentalmen-te, ma nessuno di essi ci ha mai detto perchè e inche modo venga prodotta l’energia che si irradia.

Nemmeno Cesare Colangeli ce lo ha spiegato,nonostante le sue brillanti e preziose intuizioni.

Appunto servendomi di queste intuizioni mi èriuscito di fare un passo in avanti.

Il passo in avanti è stato possibile farlo, dedu-cendo dalla Teoria dello Spazio neutrinico, cosasuccede quando qualcosa (in questo caso una cari-ca elettrica o una carica magnetica) si muove nelloSpazio e come l’energia prodotta da una “variazio-ne” e diventata “onda” si propaghi; in altre parole,come nasce e come viaggia.

Altrettanto, con deduzioni dalla stessa teoria,ho potuto evidenziare le contraddizioni e le lacunedi Einstein.

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Nei suoi scritti, prima di introdurre la Teoriadella relatività ed anche dopo, il suo chiodo fisso èdi insistere affinchè non si parli più di “etere” e diquanto il “meccanicismo” aveva proposto.

Poche righe prima della definizione di “campo”,suo cavallo di battaglia, a riguardo del “vecchioetere”, dice,: «Nulla è rimasto di tutte le proprietàdell’etere, eccetto quella per la quale è stato inven-tato, ovvero la facoltà di trasmettere le onde elet-tromagnetiche».

Questo è senz’altro vero, ma dice ben poco setrascura di individuare come il “campo” si forminello spazio, descrivendolo unicamente come «unaproprietà non ulteriormente precisata» (testualiparole usate da Einstein).

Circa lo spazio qualcosa l’aveva già detto prima,ma anche allora diceva presso a poco la stessa cosa:«L’unica nostra via d’uscita e quella di tenere percerto che lo Spazio possiede la proprietà fisica ditrasmettere le “onde elettromagnetiche”» e, alcolmo dei colmi, aggiunge: «senza troppo preoccu-parci del significato di questa afferazione».

Questo modo di dare spiegazioni o di inventareteorie fu il difetto principale degli Scolastici, i qualispiegavano tutto con le “virtù” o con la “natura”delle cose.

Molière prende bene in giro, in latino macche-

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ronico, questo sistema degli Scolastici quando civuole dare la spiegazione dell’azione sonnifera del-l’oppio:

Mihi a docto doctore domandatur causam etrationem quare opium facit dormire; a quoi respon-deo: quia est in eo virtus dormitiva cuius est naturasensus assoupire.

[Mi fu chiesto da un dotto dottore quale è lacausa e la ragione per cui l’oppio fa dormire; al cheio risposi: perché in esso c’è la virtù dormitiva la cuinatura è di assopire i sensi].

Qualche volta anche noi, come Einsten, nellefrasi succitate, ci accontentiamo di spiegazioni delgenere.

Altre volte, Einstein, sostituisce la parola “pro-prietà” con “facoltà”.

“Proprietà”, “tendenza”, “virtù”, “facoltà”,“caratteristiche”, “natura” sono parole, molto usatedagli Scolastici, che non dovrebbero mai entrare inuna definizione scientifica quando tale definizionela si vuole porre come base e fondamento di unfenomeno reale.

Gli antichi avevano notato che una calamitasospesa ad un filo tende a disporsi nella direzionenord-sud e spiegavano il fenomeno dicendo che in

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essa vi erano degli “spiriti” imprigionati che cerca-vano di tornare alla loro sede. Poteva essere unaspiegazione se si fosse saputo qualcosa di più sugli“spiriti”, almeno che esistessero e che alcuni prove-nissero dal nord e altri dal sud; altrimenti non sipuò parlare di spiegazione.

Le uniche entità che hanno una esistenza reale,alle quali non è possibile dare una spiegazione,sono le due cariche elettriche elementari “positiva”e “negativa”, che anche Einstein ammette, dicendoche la “teoria del campo” non le esclude e che lostesso Maxwell le intende come sorgenti di uncampo elettrico.

Einstein nel 1937 quando tentò di spiegarequale relazione può esserci tra “energia”, “campo” e“materia”, era quasi arrivato ad identificare cos’è loSpazio.

Alla domanda quali siano i criteri fisici chedistinguono la “materia” da “campo” risponde:«Non ha senso attribuire alla materia e al campoqualità nettamente diverse. La stessa difficoltà sipresenta nei riguardi della carica elettrica e del suocampo»,

«Ma non potremmo in tal caso modificare lenostre equazioni di guisa che risultino valide ovun-que, e cioè anche nelle regioni di enorme concen-trazione dell’energia?»

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«Non potremmo, a questo punto, rinunciare alconcetto di materia e costruire una fisica del purocampo?»

In seguito precisa anche il motivo di questa ipo-tetica nuova fisica, ossia quanto già varie volteaveva asserito, che «ciò che fa impressione sui nostrisensi come materia, in realtà non è altro che unagrande concentrazione di energia».

Continua poi con l’asserzione che io ritengo lapiù alta del suo ingegno: «Da tale punto di vista,un sasso lanciato in aria è un campo variabile nelquale gli stati di maggior intensità nel campo (cioèil sasso vero e proprio) attraversano lo spazio con lavelocità del sasso stesso. Ma finora non siamo anco-ra riusciti a realizzare questo programma in formaconvincente e coerente. Il decidere se ciò sia possi-bile appartiene al futuro».

Vedremo che la Teoria dello Spazio neutrinicoinvece, senza cadere nel “meccanicismo” e senzanegare l’esistenza di probabili campi, abolisceanch’essa, come, Einstein, il concetto di etere comeera comunemente inteso, ma lo sostituisce con unconcetto inedito di Spazio; dà la spiegazione dicome si forma, in determinate situazioni un“campo” ed inoltre, identificandone l’origine, uni-fica tutti i campi eliminandone la molteplicità; taleera anche il sogno mai raggiunto di Einstein.

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Risultato mai raggiunto, come egli stesso con-fessa, dicendo di non essere arrivato a proporre unprogramma convincente e coerente.

Nel capitolo che segue immagino come inmodo quasi romanzesco sia sorta l’dea che portòalla “grande conquista”.

1 L. BORELLO, Come le pietre raccontano, Gribaudo, Cavallermaggione,1989.

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Capitolo secondoNEL QUALE SI SPIEGA COME PRESERO CORPO NELLA

MENTE DI CESARE COLANGELI GLI ELEMENTI CHE

COMPONGONO LO SPAZIO.

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Cesare Colangeli, l’ideatore della Teoria delloSpazio neutrinico, apertamente ha dichiarato chenon gli era mai passato per la mente la probabilitàche la sua creatura, a parte il fatto di rendere con-sci gli esseri umani della realtà dello Spazio, lipotesse portare anche tecnicamente e sperimental-mente a «rivivere il passato» e ad altre scopertequali «nuove fonti di energia alternativa» e cono-scere cosa sono in realtà la materia, i liquidi, gliaeriformi, la luce e tutte le altre onde elotttroma-gnetiche e, meraviglia delle meraviglie, qual’è «labase fisica della memoria».

In verità, molte delle realtà che ha sperimental-mente dimostrate sono già evidenti nei suoi scritti

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quando parla delle «onde elettromagnetiche delneutrino», in particolare del «magnetrino».

Nella vita egli fu aviatore (generale dell’aereo-nautica) e scienziato. Durante i suoi voli era con-temporaneamente preso dall’ebbrezza che essicomportavano e dalla tristezza che nessun princi-pio fisico conosciuto, se non quello fondamentaleche in natura esistono due polarità elettriche oppo-ste, potesse essergli di aiuto a capire cos’era quelloSpazio che egli solcava e quello che c’è oltre l’at-mosfera negli spazi interplanetari ed oltre il sistemasolare e tutte le galassie.

Ogni volta che scendeva dall’aereo tirava fuorida una tasca della tuta il suo quadernetto già zeppodi annotazioni e vi aggiungeva qualcosa.

In esso aveva già sottolineato più di una voltaquello che Maxwell ed Einstein avevano detto, cioèche tutto quello che viaggia nello spazio ne costi-tuisce una «perturbazione», sia un’onda elettroma-gnetica o qualcosa di materiale come il suo aereo,indipendentemente dall’aria dove essa è presente.

Ma se succede una perturbazione, deve essere laperturbazione di «un qualcosa»; non può essere laperturbazione del «nulla».

Perturbazione dell’aria senz’altro, dove essa c’è,ma dove non c’è atmosfera, come nello spaziointerplanetario, quando viene attraversato da un

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razzo, cos’è che viene perturbato?Poche pagine prima in quel quadernetto si era

annotato e messo ben in evidenza quell’esempio diEinstein del sasso lanciato che percorre lo spazio,da me citato in precedenza.

Le annotazioni e le continue riflessioni, poco apoco prendono corpo sotto forma di domande spe-cifiche alle quali egli dava una risposta affermativaove i concetti erano già stati assodati dai fisici suoipredecessori:

«Esiste l’energia? Sì.Esiste la materia? Sì.Esistono le onde elettromagnetiche? Sì.Esiste lo Spazio nel quale possono viaggiare sia

le onde elettromagnetiche sia le aggregazioni mole-colari? Sì.

Esistono le cariche elettriche elementari positi-va e negativa? Sì.

Succede che in certi casi si neutralizzano tra diloro? Sì.

Risulta evidente che in questi casi si forma unaporzione di «stato neutro».

Queste porzioni di spazio neutro lo chiamerò“spazio in quiete” ed è la maggior parte dello spa-zio esistente.

In queste regioni di “Spazio in quiete” non suc-

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cede nulla se non quando in esso arriva qualcosache lo turbi, però è Spazio che esiste.

Nelle due cariche elettriche eteronime chia-merò “elettrino” quella negativa e “positrino” quel-la positiva.

Quando si neutralizzano immedesimandosisuccede che si crea la situazione corrispondente alformarsi di un “vuoto” il quale, secondo la convin-zione di quasi tutti i fisici non è ammissibile, per-ché sarebbe un “non spazio”.

Il motivo per cui si creerebbe questa situazioneè dovuto al fatto che la nuova particella ha un volu-me uguale ad una sola di esse e non due che si sonofuse.

Ad evitare che accada il fenomeno del formarsidi un “non spazio” provvedono automaticamente idue componenti dei neutrini adiacenti (positrinoed elettrino) i quali si sfasano l’uno rispetto-all’al-tro di quel tanto che è necessario a colmare la lacu-na in via di formazione.

Questo fenomeno di sfasamento dei neutrini,meglio sarebbe dire lo sfasamento dei loro compo-nenti, la chiamerò “polarizzazione”.

Esistono “polarizzazioni mobili” che sono tuttele radiazioni che viaggiano nello Spazio ed esistonodelle “polarizzazioni statiche” che sono il magnetri-no e tutte le zone dove c’è, in poco spazio, una

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forte concentrazione di energia polarizzata, comediceva anche Einstein.

“Statiche” per modo di dire, perché può ancheintervenire una causa fisica che le faccia muovere;pur mantenendo esse la loro struttura.

Mi sorge però una perplessità: se divulgo que-sta mia teoria, non mi tacceranno di meccanici-smo? Di essere uno riesumatore del “vecchio etere”?

No, quello che io propongo non ha nulla a chefare con l’ipotetico etere, il fluido creduto dai mec-canicisti, perchè io parto da due entità reali, certa-mente esistenti, le più semplici ed elementari, ossiaquelle che ho chiamato “positrino” la prima ed“elettrino” la seconda quando sono in evidenza e“neutrino” quando si fondono assieme a formare loSpazio in quiete.»

Tutte queste annotazioni trovai condensate inmodo organico in un trattato che scopersi casualn-te, proprio come accade nella realtà romanzesca.

Fu un errore di citazione di un fisico, il dott. G.E. Quaglia a darmene l’occasione. In una sua con-ferenza del settembre 1954 parlando del “neutrino”(quello della fisica atomica classica) e delle funzio-ni che ha nel nucleo atomico, ossia parlando diquella particella che, tra le altre sue proprietà,quando per qualche causa si libera dall’atomo, haquella di esplodere un’energia talmente intensa e

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potente che potrebbe attraversare uno spessore dipiombo delle dimensioni non di qualche chilome-tro, ma di alcuni anni-luce e proseguiva: «il neutri-no, secondo alcuni fisici, è la sostanza primordialedalla quale è derivata con una specie di condensa-zione, tutta la materia».

In una nota a piè di pagina ove la conferenzaveniva riportata, si diceva: «confronta Colangeli C.,Materia e radiazione, ediz. Hoepli, Milano 1951».

Fu cosi che scopersi Cesare Colangeli, il qualenei suoi lavori, quando parla di “neutrino”, nonintende quello di cui parlava il dott. Quaglia, bensìl’elemento neutro primordiale costituito dalle duecariche elettriche veramente elementari, immedesi-mate o variamente polarizzate, come dicevo pocan-zi.

Mi misi subito alla ricerca degli scritti diColangeli e non fu cosa facile il reperirli. Oggi lepochissime copie che ancora esistono sono diven-tate preziose, specialmente quelle firmate dall’auto-re.

In essi trovai una pietra preziosa, quella che midiede la possibilità di scoprire come le pietre equalsiasi oggetto materiale possono raccontare gliavvenimenti dei quali, lungo la loro esistenza pas-sata, furono testimoni.

Avvenimenti che hanno lasciato in qualsiasi

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agglomerato di materia le loro tracce.Quando riuscii ad accertare, con esperimenti

mirati, che questo realmente avveniva ed era possi-bile rilevare queste tracce comunicai subito almondo della scienza, non solo i risultati, ma anchei procedimenti delle mie esperienze e, nel 1989,stesi e diedi alle stampe il mio lavoro completo.

La prima copia la inviai a Cesare Colangeli.Ricevetti subito in data 17 maggio 1989 un

telegramma che mi diceva: «Congratulazionimagnifica pubblicazione. Seguirà lettera.Colangeli» In data 9 giugno 1989 giunse la lettera:

«Gen. Cesare Colangelivia Cremona 3900100 Roma RM

Roma, 9. 6. 1989

Ill.mo ProfessorDon Luigi Borello

Ho letto con grande attenzione la Sua pubblicazio-ne Come le pietre raccontano e non so esprimerLe lamia ammirazione.In essa Lei illustra la Teoria dello spazio neutrinicocon grande chiarezza e proprietà di termini meglio

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di quanto abbia saputo fare io stesso.Lei, soprattutto, ha posto in risalto riferendosi allaBibbia, come in uno spazio siffatto, costituito dadue fluidi che, solo unendosi trovano reciprocasoddisfazione, il «Fiat lux» dovesse necessariamentedare origine alla Materia e quindi alla Vita. Dinuovo, la mia ammirazione e la mia gratitudine.A Roma, peraltro, il libro non si trova ancora nellelibrerie.Saluti carissimi

Gen. Cesare Colangeli».

È ovvio che avevo assimilato bene quanto il suogenio aveva partorito, seppure con un po’ di diffi-coltà, almeno inizialmente.

Non esito a confessare che i due momenti piùbelli della mia vita furono, il primo quando conob-bi, attraverso i lavori di Colangeli, le sue intuizionie il secondo quando ricevetti le sue congratulazio-ni per la mia pubblicazione.

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Capitolo terzoLA TEORIA NEUTRICNICA DI CESARE COLANGELI

E LE SPERIMENTAZIONI DI DON LUIGI BORELLO

A questo punto è indispensabile sospendere, peralcune pagine, il discorso scorrevole, se così lo sipuò chiamare, quello fatto fin quì e passare ad unlinguaggio tecnico-scientifico che per molti sarà unpo’ più pesante, nel quale il mio collaboratore ElioCarletti, noto divulgatore di argomenti scientificiche sentitamente ringrazio, vi ragguaglierà sia suiprincipi della Teoria dello Spazio neutrinico chesulle sperimentazioni fatte o in corso.

Tali nozioni, sono convinto, daranno una base euna impronta a tutti i lavori della scienza del nuovomillennio.

Per capire meglio l’importanza di quanto è statoapportato alla idea originale di Cesare Colangeli, i

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lettori sono invitati a porre molta attenzione alfenomeno della eccitazione ove si spiega come que-sta, nelle sue fasi alterne, permetta il rilievo dellaenergia che si sprigiona.

Anche i lettori non troppo agguerriti con il lin-guaggio scientifico, con un po’ di sforzo, vi trove-ranno spunti comprensibili a tutti.

Tale servizio lo faccio precedere dalle profeticheprevisioni di due illustri scienziati, i quali, quandole formularono, non immaginavano che proprio inquegli anni nasceva la “grande idea” che è il noc-ciolo della nostra trattazione.

Norberto Wiener, uno dei più importanti eprimi padri della cibernetica, geniale applicatore diessa alla scienza, i lavori del quale partono da primadel 1947, pronosticava: «La teoria del campo unifi-cato sulla quale Einstein faceva affidamento è anco-ra una pia speranza. Siamo tutti in attesa di unasintesi di idee sulle quali la fisica potrà operare perdecenni, se non per secoli».

Il prof. Margenau, famoso fisico dello SloaneLaboratory della Yale University, poneva le sue spe-ranze in qualcosa di ancora più avanzato, auguran-dosi che, presto o tardi, nascesse «una teoria cheapplicasse una metrica valida non solo per i fattiche ancora dovevano essere spiegati, ma anche perle leggi fisiche che possono essere spiegate in sua

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assenza». Con una frase un po’ contorta intendevadire: una teoria che dia spiegazione sia dei fenome-ni dei quali sappiamo poco o nulla nel contempo,con gli stessi principi generali, dia anche una spie-gazione più profonda di quei fenomeni che ritenia-mo di aver già capito sufficientemente, mentre nonsempre è così.

Passo, quindi la parola ad Elio Carletti1:

1. Il finalismo insito nella Natura

La Teoria Neutrinica postula l’esistenza di duecariche elettriche elementari di segno opposto.convenzionalmente definite l’una “positiva “e l’altra“negativa”.

La carica elettrica elementare positiva viene chia-mata positrino e si simbolizza così:

La carica elettrica elementare negativa vienechiamata elettrino e si simbolizza così:

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Queste cariche elettrostatiche, per farsi un’ideadella loro elementarità sono milionesimi di frazio-ne della carica di un elettrone, sia come entità elet-trica che come volume di spazio occupato.

La tendenza o forza che muove la Natura tuttaè la ricerca del completamento, del soddisfacimento,onde procedere a continui miglioramenti verso la“Causa Prima” o soddisfazione originaria, che dir sivoglia.

Questa è l’unica tendenza che permea tutta laNatura ed è la ragion d’essere dei meccanismi dicompensazione che verifichiamo agire sia a livellosubatomico che negli organismi molto complessi. Eil primo grande equilibrio compensativo si è avutoproprio “al principio” con l’inizio dell’esistenzadello Spazio.

L’ipotetico “Big Bang”, sempre che sia avvenu-to, potrebbe essere stato una modifica al preceden-te equilìbrio; comunque, questo “gran botto” deveessere stato di qualcosa che già esisteva.

Alla base dell’attrazione tra le suddette due cari-

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che vi è appunto la tendenza al completamento,che mira alla soddisfazione delle stesse. Queste,unendosi, si neutralizzano, si immedesimano, ces-sando, di conseguenza, ogni loro attività energetica,di ricerca, dando luogo pertanto ad uno spazio elet-tricamente neutro o in quiete. In tale stato si formail neutrino, privo appunto di campo e di massa, chesi simbolizza così:

Quando le due cariche sono sfasate tra di loro,si dice che sono insoddisfatte o polarizzate e si indi-cano in talmodo:

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L’unica tendenza di tutti i processi naturali èpertanto l’unione, il completamento, teso al finedella soddisfazione originaria o completa. Talelegge sottende il “brulichio” che avviene in natura(negli aeriformi, nei liquidi e nei solidi) ed è la basedi tutti i fenomeni fisici, chimici e biologici. Taletendenza permea, pertanto, qualunque processo equalunque struttura, dalle più elementari alle piùcomplesse, e la ritroviamo alla base di tutti i fer-menti compresi quelli della Vita e della Mente. Perquesto la Teoria Neutrinica è riuscita a chiarire qualè la base fisica della memoria, che nessuno finora èriuscito a definire.

2. La Teoria accetta sia l’evoluzionismo che ilcreazionismo.

La comprensione dei passaggio dal semplice alcomposto, dall’indifferenziato al differenziato, dal-l’informe all’organizzato, è alla portata di ogniosservatore attento, ma tutto ciò presuppone l’esi-stenza di una memoria come mezzo di pilotaggioverso il finalismo innanzi esposto. È la memoria ilmeccanismo teleonomico della Natura.

Per tale caratteristica, la Natura, all’occhio del-l’osservatore, sembra essere capace di ricercareautonomamente “nuove vie”, ma ciò avviene per-

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ché il processo è attivato dal finalismo stesso,immanente nelle più elementari particelle subato-miche, e si sviluppa servendosi dell’Intelligenzamemorativa in esso codificata progressivamente.

Quindi il passaggio dall’informe all’organicoprima e al “vivente” e all’“intelligente” poi, ci indi-ca che la Vita, e quindi l’Intelligenza, come formacategoriale più sofisticata, non sono venute “dal difuori”, che non esiste, ma “la Materia stessa. Però,affinché ciò avvenga, è necessario che tutti queicaratteri che godono di un certo grado di stabilitànon vadano perduti, ma permangano sotto formadi codice latente, di “memoria”, trasmissibile neicasi di replicazione (patrimonio ereditario).

Quanto abbiamo detto non elimina il“Principio” della luce, dell’energia, della vita; maciò sarà sempre al di là delle nostre capacità cogni-tive logiche.

3. Lo spazio neutrinico

Lo spazio per la Teoria Neutrinica è un pienosenza discontinuità, governato da un’unica legge, inforza della quale in esso non possono esistere vuoti.

Tutto ciò che in esso esiste, materia e radiazio-ne, corpi e menti, è insoddisfatto, e tale insoddisfa-zione motiverà la dinamica dell’Universo alla con-

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tinua ricerca della soddisfazione originaria.Lo spazio ha la consistenza delle cariche elettri-

che elementari eteronime, ossia con polarità elettri-ca opposta. Pertanto, quando si parla di “spazio” siparla di cariche elettriche, e quando si parla di“cariche elettriche” si fa riferimento allo spazio.

Ma “spazio polarizzato” o “cariche elettrichepolarizzate” significa insoddisfazione, significa con-tinua ricerca di completamento. Tale tendenza, asua volta, significa “movimento” alla ricerca dellacontroparte compensatoria.

La dinamica; il moto, il movimentodell’Universo e quindi il tempo che ne scaturisce,vengono a costituire l’unica realtà di tutte le cose,in quanto esse trovano la loro ragion d’essere nellaLegge di trasformazione che impone loro l’impel-lente tendenza al raggiungimento di sempre nuovicompletamenti.

Da tale concezione deriva una visione necessa-riamente unitaria, nella quale la dualità delle ener-gie complementari ed opposte è del tutto strumen-tale, costituendo la causa dinamica di tutti i feno-meni, dalla formazione della materia, all’appariredella vita e sino all’intelligenza.

Pur essendo una teoria fisica, non è meccanici-stica, in quanto, pur ponendo come regola incon-trastabile il binomio “causa-effetto”, fondamento di

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qualunque ricerca scientifica, ha come cardine unfinalismo le cui radici hanno sede in un’altradimensione, altrettanto viva e reale e i cui rami s’in-sinuano in tutti i processi biologici.

È una teoria olistica, in quanto riconduce tutti ifenomeni ad una causa originaria: l’attività di pola-rizzazione delle cariche elettriche che costituisconolo spazio e gli danno consistenza. Campo, massa,energia sono concetti equivalenti, grandezze l’unaall’altra sostituibili, tutte derivate dalla diversaintensità di polarizzazione delle cariche elettriche.

Riepilogando, la base fisica di tutto ciò che esi-ste è da ricercare nella polarizzazione dello spazio,

4. Una Teoria unitaria

La Teoria Neutrinica unifica la materia è ilcampo, dando la spiegazione di tutti i fenomenifisici, biologici e mentali, ed eliminando alla radiceil dualismo. tra fisico e metafisico, mediante il rin-venimento di una base fisica unitaria, che vieneidentificata nella polarizzazione delle due caricheelettriche primarie.

Tale comune origine fa assumere alla TeoriaNeutrinica il valore di Teoria Unitaria dell’UniversoFisico.

Già Einstein aveva avuto l’aspirazione a formu-

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lare una teoria unitaria, conseguenza logica dellasua famosa equivalenza tra massa ed energia, senzaperaltro essere riuscito ai trovarne né la base fisicané la formulazione matematica. Egli intendeva lamateria come un campo di alta concentrazione dienergia e tutti gli altri campi come regioni spazialia debole concentrazione di energia.

Il fisico Cesare Colangeli con la TeoriaNeutrinica, che vide la luce intorno agli anni ’50,trova la base fisica della radiazione e della materiaed unifica pertanto in una sola formula campo emateria, radiazione e materia, differenziandole soloper un coefficiente numerico.

Le due preziose formule, che quì non riporto,perché so che di solito le espressioni matematichesono ostiche a molti, le potete trovare nel libro didon Borello, Come le pietre raccontano.

5. Il vuoto non esiste

Questo è il Principio fondamentale ed unicodella Teoria Neutrinica.

Tutto ciò che esiste, tutto ciò che possiamoosservare, tutto ciò che avviene, tutta la dinamicadell’Universo dipendono dalla contemporanea pre-senza di quest’unico Principio e dell’unicaTendenza esistente in Natura. Per comprendere

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l’importanza di tale legge, occorre esaminare un po’più da vicino questa Teoria.

Essa propone un modello di Universo nel qualelo spazio si sostanzia di due componenti elettricheprimordiali eteronime. Lo spazio non è un conte-nitore dì cariche elettriche, ma sono le cariche elet-triche a sostanziare lo spazio; pertanto, contenentee contenuto si identificano.

Quando qualunque tipo di energia (onde dipressione, onde elettromagnetiche, radiazioni varie,ecc.), che è spazio polarizzato o linea di neutrinipolarizzati in movimento (luce nella sua forma piùatipica), colpisce un atomo o un agglomerato diatomi, neutrini insoddisfatti hanno l’occasione ditrovare le controparti compensative, dando luogoalla neutralizzazione o soddisfazione tra caricheelettriche.

Dimensionalmente il neutrino in quiete non èla somma volumetrica delle due particelle eteroni-me che lo compongono, ma ha il volume di unasingola carica elementare. Qui varrebbe l’eccezioneche 1 + 1 = 1. Però nel bilancio totale dello spaziol’assurdo matematico precedente non può esistere.Infatti, per il Principio esposto, altri neutrini adia-centi, scindendosi, polarizzandosi, vanno a colmarequello spazio vuoto che verrebbe a formarsi. Essi siassumono il dovere di’ disunirsi, rinunciando in

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tutto o in parte alla loro soddisfazione, e si polariz-zano quel tanto che basta a colmare il vuoto pro-dotto dalle loro consorelle che si sono fuse.Pertanto, il Principio fondamentale “il vuoto nonesiste” è più forte della tendenza alla neutralizzazio-ne delle due polarità opposte.

Queste due cariche elettriche eteronime polariz-zandosi (stato di insoddisfazione) sono all’origine:

a) della luce o polarizzazione mobile (onde,radiazioni, varie forme di energia);

b) della polarizzazione statica eteropolare omagnetrino (memoria);

c) della polarizzazione statica omeopolare onodulazione (materia).

Se le cariche elettriche in fase di neutralizzazio-ne, invece di immedesimarsi in un’unico volume, siaccostassero soltanto

ed ognuna conservasse la propria dimensione, ilproprio volume, poco alla volta tutte le particelle,elettriche che esistono nell’Universo, nel trovare lacompagna eteronima, porterebbero progressiva-mente lo spazio alla quiete, senza luce, senza vita,

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senza moto, senza manifestazione di alcuna formadi energia.

6. La luce o polarizzazione mobile

La polarizzazione mobile è una perturbazionedi una linea neutrinica:

Parte da una carica primaria centrale (neutrinodi partenza), che polarizzandosi (sempre per col-mare il vuoto generatosi), provoca uno scorrimen-to di questa sfasatura nello spazio neutrinico conti-guo.

Ogni neutrino polarizzato va visto come untensore in contrazione.

La polarizzazione mobile corre, sfasando pro-gressivamente e momentaneamente i vari neutrini,i quali torneranno allo stato di quiete dopo il suopassaggio. La distanza tra il neutrino che sta peressere polarizzato e il neutrino ritornato allo statodi quiete dà la lunghezza d’onda, e la linea neutri-nica dà la direzione dell’onda.

La polarizzazione mobile primaria è la luce, e

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dalle sue trasformazioni nello spazio attraversatoavremo tutta la fenomenologia delle radiazioni, delfotone, delle onde elettromagnetiche, delle onde dipressione, e la propagazione degli impulsi nervosi,che partono dagli organi di senso e, correndo lungola rete neurale, vanno sino al cervello. Queste pola-rizzazioni sono dette mobili appunto perché viag-giano. La loro velocità massima è, come è noto,circa 300.000 km/sec, ma per ogni neutrino inte-ressato, la polarizzazione perde carica elettrica nellasua propagazione.

La velocità di diffusione nello Spazio è inoltrein funzione delle caratteristiche dello spazio cheattraversa. Se questo è in quiete, la velocità di pro-pagazione sarà massima; se invece è già polarizzato,la velocità varierà a seconda della densità gravita-zionale del campo attraversato.

Non presentano massa, mancando di un campointerno, mentre dispongono di un campo elettricoesterno che si estenderà radialmente sino a doverisulta operante l’attività della predetta carica.

7. Il magnetrino2

Abbiamo visto che quando qualsiasi forma dienergia colpisce un agglomerato di materia, produ-ce polarizzazione neutrinica all’interno dell’agglo-

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merato. Ma sappiamo che ciò genera anche unvuoto, che viene colmato con la sfasatura di unaltro neutrino adiacente. Inizia cosi una nuova per-turbazione lungo una linea di neutrini.

Questa perturbazione coinciderebbe con laproduzione del fotone, che la scienza attuale attri-buisce alla fase di ritorno in quiete dell’elettrone,dopo l’eccitazione in esso causata dall’arrivo dinuova energia.

Pertanto, secondo la Teoria Neutrinica, il foto-ne consiste nella propagazione di un processo dipolarizzazione. Contemporaneamente alla produ-zione del fotone, con la parte di energia che il foto-ne non utilizza, si origina un’altra polarizzazione,però statica, nel senso che rimane nella materia, aricordo del fenomeno avvenuto. Essa costituisce latraccia mnesica dell’accaduto. Tali tracce, combi-nandosi tra loro, daranno poi origine a forme com-posite. A tale polarizzazione statica viene dato ilnome di magnetrino.

Ciò che diversifica la polarizzazione mobile daquella statica, oltre allo spostamento della prima eall’immobilità della seconda, sta nel fatto che nellaprima è intervenuto un solo neutrino che si è pola-rizzato, cioè che si è scisso nelle due particelle chelo compongono, per compensare lo spazio vuotoche stava per formarsi; mentre nella seconda, quel-

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la statica, intervengono due neutrini, detto inmodo molto semplice, quello a destra e quello asinistra del “buco” che stava per formarsi. L’uno sipolarizzerà nell’elettrino, l’altro nel positrino.

È una polarizzazione eteropolare, in quanto agliestremi si formano due polarità complementari.Essendo statica, essa deve localizzarsi in certi siti,che a livello atomico sono i cosiddeti “spazi in quie-te della materia” i quali, in gergo tecnico, vengonochiamati “livelli o bande proibite”, situati tra ilnucleo e gli elettroni e tra un elettrone e l’altro.Nell’organismo umano si localizzano invece nelsistema nervoso centrale, allo stesso modo.

Che tali registrazioni magnetriniche si incidanonell’uomo a livello del sistema nervoso centrale si èaccertato inibendo le cellule sensoriali degli organidi senso.

Si è constatato che le cellule nervose e la reteneurale sono ugualmente sensibili alle registrazioniin questione. La scienza della persuasione occulta,verificata sperimentalmente dalle aziende pubblici-tarie tramite i mass media, trova spiegazione in tali

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polarizzazioni statiche. Allorché lo spazio è polariz-zato staticamente, non può essere occupato da unanuova linea magnetrinica, la quale, pertanto, si col-locherà di seguito. Si ha cosi una sequenza di lineemagnetiche elementari agganciate le une alle altre.Essa costituisce la sequenza temporale degli eventimemorizzati. Queste linee rappresentano la basefisica della memoria e sono comprovate sperimen-talmente a livello umano dalla cronovisione natura-le (psicometria) e a livello tecnico dal sistema dellacronovisione elettronica.

Pertanto, ogni nostra esperienza viene incisanelle profondità della materia e nessuna di questeincisioni, dotate di una certa stabilità, andrà perdu-ta, anzi modificherà, ad ogni nuovo arrivo, la com-posizione energetica atomica e cellulare interessata.

8. Rilevazione delle tracce magnetriniche

Don Borello mi diceva che una obiezione chegli fanno sovente è questa: ammettiamo pure che tusia riuscito a rilevare le tracce dei suoni e delleimmagini che sono rimaste impresse in un pezzo dimateria che tu chiami “testimonio”, ma queste sus-sisteranno affastellate in modo disordinato.

Questo perché si tratta di una sequenza di lineemagnetriniche agganciate l’una dopo l’altra come

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sono pervenute nel tempo al testimonio per ilmotivo che dove già ne esiste una non può formar-sene un’altra.

Si tratta di una ennesima acquisizione di donBorello cui Cesare Colangeli non accenna nei suoiscritti.

Altra acquisizione, raggiunta sempre da donBorello è il fenomeno della “complementarità”,della quale parlerò tra poco, chiave magica usataper scovare le registrazioni sopite nella materia.

Il magnetrino, che è una carica elettromagneti-ca e quindi una pseudo-carica elettrica, ha la por-tentosa capacità di sviluppare un’energia di polariz-zazione c volte maggiore di quella sviluppata dauna carica elettrostatica, posto c =299.796.000.000.

Quindi il magnetrino, allorché capiti l’occasio-ne, ha in potenza una capacità di pilotaggio dell’e-nergia pari al valore di cui sopra. Da ciò ne conse-gue che dimensionalmente è c volte inferiore aduna carica elementare.

È il magnetrino a pilotare la trasmissione gene-tica e quindi il patrimonio ereditario, le forme, gliistinti, ma anche la nascita, la comprensione, ilricordo, il pensiero. Per esempio, è il magnetrinoche pilota l’organizzazione dei componenti cellula-ri dell’uovo fecondato, quando cominceranno a

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moltiplicarsi, sino a raggiungere il giusto sito e lafunzione che loro compete.

È il magnetrino che, utilizzando l’energia chegli proviene dal Sole, dall’umidità e dalla fertìlitàdel terreno, rimette in moto le sue memorie, risve-gliando la Natura ad ogni ciclo di rinnovo.

Nell’uomo, come nelle cose, la riattivazionedelle tracce mnestiche si basa sulla tendenza allasoddisfazione mediante la complementarità.

Trattandosi di polarizzazioni statiche, i magne-trini non esplicano alcuna azione attiva, se nonquando vengono eccitati. Così facendo. si permet-te loro di manifestarsi. In caso contrario, essirimangono inerti, sopiti, come un tesoro dimenti-cato in un profondo pozzo.

Tale eccitazione può essere provocata solo daun’altra polarizzazione statica, complementare allaprima, nella quale la prima trovi appunto soddisfa-zione, e si concretizzerà in una oscillazione dellecatene magnetriniche, le cui radiazioni, emessenella fase di ritorno allo stato di quiete, saranno piùintense allorché la nuova registrazione pervenuta èanaloga,e complementare.alla registrazione già esi-stente nel campione osservato.

È in forza di tali osservazioni che nel 1967 ilfisico don Luigi Borello ideò un sistema di “crono-visione elettronica” per mezzo dei quale è possibile,

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operando su qualsiasi agglomerato di materia iner-te, già impressionato dalle immagini o dai suoniche in passato hanno lasciato tracce del loro impat-to con la materia, rivedere tali immagini e risentiretali suoni.

Il sistema si compone essenzialmente di una“sonda” che sottopone il “testimone” (l’oggettosotto analisi) ai segnali analogici prodotti da un“generatore”; dopodiché preleva le risposte daltestimone~ passandole ad un elaboratore e ad unoscilloscopio. Detti segnali analogici sono fasci dilinee polarizzate che riproducono l’immagine o lasituazione di cui si vuole verificare l’esistenza neltestimone.

Allorché tale fascio viene proiettato sul testimo-ne, provoca, come espresso in precedenza, un’oscil-lazione delle catene magnetriniche. Se il fasciorisulta complementare ad un fronte esistente neltestimone, allorché si interrompe il flusso eccitato-re, le cariche delle linee magnetriniche del testimo-ne ritornano nella posizione originaria, restituendol’aliquota di carica che è stata smossa. Questa costi-tuisce la risposta che, raccolta dalla sonda, vieneinviata all’elaboratore e quindi all’oscilloscopio, cheverificherà l’identità totale o parziale tra il segnalecampione e le rimanenze esistenti nel testimone.

Dimostrando l’esistenza della memoria magne-

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trinica postulata dalla Teoria Neutrinica, la crono-

visione comprova i fondamenti della Teoria stessa ene costituisce la prima applicazione sperimentale.

9. La materia

Ove il campo è molto intenso e concentrato,cioè se le cariche elettriche elementari raggiungonoun’energia di polarizzazione molto intensa provoca-no una saldatura, un agganciamento tra le lineeneutriniche che costituiscono il protone e le lineeneutriniche che costituiscono l’elettrone. Tale feno-meno è chiamato nodulazione.

Queste linee neutriniche sono omeopolari, cioèpresentano alle estremità uguale segno elettrico.

Quelle con segno elettrico positivo danno

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appunto origine al protone (n. di neutrini =1142·1024):

Quelle con segno elettrico negativo danno ori-gine all’elettrone:

Sempre per la tendenza al completamento checaratterizza ogni lavorio della Natura, anche taleagganciamento permette la costituzione di unastruttura composita, l’atomo, o meglio il campointerno dell’atomo. Il campo esterno invece siestende radialmente e si distingue da quello internosolo per il ridotto valore della polarizzazione. Nondobbiamo mai dimenticare che, anche a livellodella massima elementarità, ci si trova innanzi aspazio polarizzato, quindi insoddisfatto, e pertantoalla ricerca eterna degli elementi compensatori ai

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fini del completamento.Questa concezione della materia non differisce

dall’intuizione di Einstein, che la definiva come laregione spaziale nella quale il campo è estrema-mente forte. La Teoria Neutrinica approfondiscequesto concetto e definisce i componenti elementa-ri della materia e il loro meccanismo formativo.

10. Dall’incosciente al cosciente

Luce, energia, pensiero, forma, materia, vita,tutto ha una base fisica e l’origine va ricercata inuna iniziale polarizzazione, (insoddisfazione) dellospazio che dette il “la” al moto inizialenell’Universo.

Questo è ciò che risulta dall’excursus sullaTeoria dello Spazio Neutrinico di Cesare Colangeli,perfezionata e comprovata da don Luigi Borello, ilquale è riuscito ad individuare la base fisica di tuttociò che si manifesta, dando così una migliore giu-stificazione ai fenomeni la cui spiegazione era rite-nuta ormai assodata e prospettando una interpreta-zione dei fenomeni ancora inesplicabili.

Sempre dalla polarizzazione, se staticizzata nellamateria, come Borello ha constatato, si originano lelinee magnetriniche che costituiscono la memoria,definita come «il fenomeno più notevole

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dell’Universo fisico e biologico». Memoria deglieventi, e quindi patrimonio ereditario, da cui istin-ti, tropismi, ma anche ricordo, comprensione, pen-siero… Tutto ciò “che è stato” risulta perciò sopitonegli àtomi e pronto ad essere riattivato allorchéforze complementari, sia di origine cosmica, siagenerate dagli eventi, ne permettono l’eccitazione ela soddisfazione.

Tale patrimonio ereditario è soggetto a conti-nuo arricchimento. Nuove linee magnetiche (sareb-be meglio dire “magnetriniche”) continuano a col-locarsi in sequenza temporale. Gli eventi appresi, sedotati di una certa stabilità, divengono permanen-ti, determinano continui mutamenti energetici alivello sia atomico che neurocellulare.

Così siamo arrivati a capire qual è la base fisicadegli eventi e della memoria (di tutte le memorie),ma cosa sia la coscienza ancora non lo sappiamo.

I fisici, i biologi e tutti gli studiosi delle svaria-te branche del sapere ammettono, sinceramente, ditrovarsi davanti a tanti interrogativi, davanti a tantecose che non sanno spiegarsi. Anche noi siamo arri-vati solo ad un certo punto, ma siamo convinti diaver suggerito qualcosa di più avanzato e, final-mente, qualcosa di veramente nuovo.

Elio Carletti

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1 Spazio pieno o spazio vuoto, Palermo 1995 (copyright Associazione cul-turale “Aquarius”).2 Questo argomento è il cardine del lavoro di don Luigi Borello. Qui vieneriassunto quanto nel saggio Come le pietre raccontano egli sviluppa l’ideaavuta da Einstein e formulata da Cesare Colangeli. Con l’approfondi-mento del concetto di “magnetrino”, Borello è riuscito a convalidare tuttala Teoria dello Spazio neutrinico e ad individuare la base fisica della memo-ria e dell’attività della mente.

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Capitolo quartoNEL QUALE SI DESCRIVE COME CERTE OCCASIONI

POSSONO CONDIZIONARE UNA VITA ED APRIRE

NUOVE VIE AL SAPERE.

«1935. Avevo 11 anni quando andai in collegio.Nello stesso lungo corridoio ove c’erano le aule

di noi ragazzi alle prese con i primi elementi dellatino e dell’algebra, c’era anche un Gabinetto fisi-co-biochimico nel quale gli studenti del Liceoandavano ad assistere agli esperimenti che il loroprofessore di Scienze effettuava, eseguendo speri-mentalmente quanto i libri descrivevano.

Quegli apparecchi, alcuni molto strani ai mieiocchi, quando negli intervalli delle lezioni riuscivoad intrufolarmi, mi incuriosivano.

Due di questi mi erano già noti, il telegrafo e iltelefono, che avevo visto nell’ufficio postale del miopaese.

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La curiosità mi diede modo di conoscere davicino quel professore di scienze, don EnzoManfredi, un vero scienziato1, colui che, per primonel mondo, realizzò la “telegrafia e telefonia multi-pla”, ossia la trasmissione contemporanea di piùmessaggi su di una sola linea di due fili o su di unasola onda elettromagnetica, cosa a quel tempo,completamente nuova ed oggi comunissima nelcampo delle comunicazioni.

Viene quì spontaneo asserire che le idee, le sco-perte, le invenzioni nascono quando il loro tempoè maturo.

Le sperimentazioni di don Enzo Manfredi, nelchiuso di quel Gabinetto fisico le seguii più di unavolta, ma la prima, a distanza ragguardevole, allaquale diedi una mano anch’io, quando avevo 18anni, avvenne in una freddissima mattinata delgennaio 1942, usando due radio-ricetrasmettitoridell’Esercito italiano, posti uno in un prato ad Albae l’altro sul terrazzo di una caserma di Racconigi.

A causa della guerra in corso non si era ancorapotuto avere informazione se tali sperimentazioni sieffettuassero anche in altre parti del mondo. Siseppe poi che esperimenti analoghi vennero com-piuti negli Stati Uniti d’America nel 1945 ed anchein Giapppne, senza mai riuscire a sapere la datanella quale avvennero.

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Ciò prova che le intuizioni hanno un lorotempo di fioritura, anche se gli scienziati che lehanno non sanno l’uno dell’altro.

Pare sia stato così anche per l’invenzione deltelefono, della radio e di altre.

Lo fu senz’altro per un altro ritrovato, all’elabo-razione tecnica del quale, ancora una volta, ebbil’occasione di essere fra i pionieri, con il bravissimotecnico Ugo Preti, lo stesso che scrisse la presenta-zione del mio lavoro del 19892.

Quando in Italia le trasmissioni televisive eranosoltanto sperimentali e si incominciava a costruire iprimi televisori di casa nostra, ci arrivò notizia chein altri Stati avevano realizzato la tecnica di proiet-tare l’immagine televisiva su “grande schermo”come un telone cinematografico.

Costruimmo al tornio, con le nostre mani,diversi specchi e lenti di vetro fino a trovare la cur-vatura esatta e con l’aiuto di una industria diNovara, realizzammo noi il “televisore a grandeschermo”, senza aver avuto dettagli da altri, i qualiper ovvi motivi, tenevano nascosti.

Chiusa questa lunga parentesi, ritorniamo aglianni 1935-37.

Dello stesso professore del quale ero diventatoamico e poi allievo quando raggiunsi il Liceo, nel1951 — diventato anch’io professore — presi il

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posto, come insegnante in quello stesso Gabinettofisico bio-chimico che mi aveva fatto sognare neglianni, dell’adolescenza.

In quel lontano 1935, nella biblioteca di quellaboratorio trovai il primo libro che mi diede unavisione globale, sintetica e quasi sinfonicadell’Universo: Antonino Anile, Bellezza e veritàdelle cose, (Vallecchi, Firenze, 1935), che conservotuttora e che allora lessi. centellinandone pochepagine al giorno.

1937. Trovai anche il catalogo dell’editoreUlrico Hoepli di Milano che conteneva una selva dilibri, soprattutto di tecnica.

Uno di questi mi colpì particolarmente: Ilmiracolo delle onde, del tedesco Edoard Rhein, cheaveva come sottotitolo: Il romanzo della radio edella televisione.

Nel giro di 15 giorni riuscii a procurarmelo e loconservo tutt’ora.

Vi sembrerà strano che già nel 1937 si parlassedi televisione.

Ebbene sì. L’idea primordiale l’ebbe un certoPaolo Nipkow, quando non esisteva nemmenoancora la radio.

Alla fine del 1800 e nei primi anni del 1900 siprospettava già persino una televisione a colori euna televisione stereoscopica, da trasmettere

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mediante filo.Incominciai ad assimilare i concetti elementari

della elettricità, del magnetismo, come funziona unmicrofono e un altoparlante, la registrazione su filomagnetico e la trasformazione dei suoni e delleimmagini per essere trasmesse, prima con un con-duttore e poi con onde elettromagnetiche.

Conobbi, per la prima volta, da quel libro, lavalvola termoionica, il tubo a raggi catodici e il lorofunzionamento, nonchè l’oscilloscopio sul cuischermo sì potevano osservare i tracciati dei suonitradotti da un microfono.

Edoard Rhein, nella prefazione, scriveva: «Purela fredda e calcolatrice tecnica ha sangue e vita edha bisogno di antesignani, di entusiasti, di audaciuomini di cuore e di fantasia. Non solo di intelli-genze».

Si auspicava ancora: «Anche se un paio soltantodi tali uomini questo libro riuscirà ad attirare versoil lavoro di ricerca e di realizzazione, ci considerere-mo paghi della nostra fatica»

Questo appello mi ha sempre sostenuto daquando avevo 13 anni fino ad oggi.

Ma c’è ancora qualcosa di più che la fervidafantasia suggeriva a questi autori: «Non si può pre-vedere il domani, ma possiamo rivivere il passato».E si riferiva non solo alle immagini e ai suoni che

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sono stati in qualche modo fissati, ad esempio, suuna pellicola cinematografica o con qualche altromezzo tecnico di registrazione.

Non intendeva nemmeno le immagini e i suoniche hanno colpito l’occhio o l’orecchio di un viven-te e sono rimaste registrate nella sua memoria, maanche quelle che non hanno avuto alcun spettato-re.

Prospettava che la luce e le onde sonore di tantianni fa, forse corrono ancora per l’Universo e quan-do colpiscono un ostacolo possono essere riflesseverso di noi che, con mezzi opportuni, potremmoevidenziarle.

Ma, come tecnico, onestamente concludeva:«Le onde si smorzano. Anche le trasmissioni piùpossenti, già dopo alcuni minuti di percorso sonocosì indebolite, che non si riuscirebbe più a captar-le, neppure col più sensibile dei ricevitori».

Infine la fantasia ha ancora il sopravvento sulragionamento tecnico e lo porta a citare un deside-rio già vivo nei tempi antichissimi: «Le più bellefiabe di tutti i tempi e di tutti i paesi raccontano diuno specchio magico. Ai principi di queste fiabe eraconcesso di vedere svolgersi sulla sua tersa superfi-cie avvenimenti lontani…

Nel cortile della reggia c’è un profondo pozzo,

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scendendovi, si giunge ad un grande specchio posto sulfondo. Quivi non solo è possibile udire tutto quello chevien detto sulla Terra, bensì anche vedere ciò che viaccade proprio come se lo avessimo davanti agli occhi.(Da: Il viaggio nella luna, fiaba dell’antica Grecia diLuciano)».

A questa fiaba volli aggiungere un capoverso nelquale descrivo come, con quello specchio, è possi-bile, non solo vedere quel che avviene sulla terra,cosa che giá hanno fatto altri con la radio e la tele-visione, ma anche cosa è stato detto ed è avvenutofin dai millenni piú lontani.

Fu da quei lontani anni 1937-1938 che inco-minciai a pensare alla Cronovisione, anche se il ter-mine non l’avevo ancora coniato.

Lo feci qualche anno dopo, quando incomin-ciai ad apprendere un po’ di terminologia della lin-gua greca, modificando il termine “televisore” in“crono-visore”.

Con la “televisione” accoppiata alla “radio” sipuò vedere e udire da lontano; con la Cronovisionesi può vedere e udire addietro nel tempo, suscitan-do le tracce che il passato ha lasciato.

In quegli anni non potevo ancora avere l’idea dicome suscitare quelle tracce. Eppure ero convintoche qualche sistema ci doveva essere.

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Dovevano passare ancora molti anni prima chearrivasse Cesare Colangeli a suggerirmi lo spuntoopportuno.

Per intanto, non rimaneva che indagare le“memorie” esistenti e studiare a fondo come si fis-sassero nel cervello dei viventi o nel seme di unvegetale.

Delusioni su delusioni, condivise anche dalleaffermazioni dei più valenti studiosi della memoriae della fisiologia della mente.

Grandi conquiste erano state raggiunte sul Dnae sul codice genetico sia dei vegetali che degli ani-mali, ma erano osservazioni che si fermavano aquanto si poteva vedere con il microscopio a livellocellulare e molecolare.

Per un paio di anni fui abbonato a “L’eco dellastampa”, alla parola “memoria”.

Nei numerosi ritagli che ricevetti in due anni,non uno ove si parlasse della “base fisica dellamemoria”, ma solo dei metodi per potenziarla,richiamarla piú facilmente, evitare che diminuisca,con artifizi, cure, rimedi.

Altrettanto succedeva, non solo nella stampaperiodica, ma anche in tutti i testi librari intera-mente dedicati all’argomento o testi che lo toccava-no in qualche modo.

E penso di aver dato una scorsa a quasi tutte le

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pubblicazioni esistenti su questa funzione del cer-vello.

Non mi risulta che alcun altro studioso per altrevie, diverse da quelle proposte dalla TeoriaNeutrinica, sia riuscito a rilevare le registrazioni cheesistono nella materia della luce e dei suoni che inpassato l’hanno colpita.

Il caso di Padre Ernetti

Esiste il caso di padre Pellegrino Ernetti chenon posso tralasciare di citare, perché ha delle ana-logie, almeno nello scopo che intendeva raggiunge-re, anche se i mezzi che proponeva erano inadegua-ti e molto vaghi per ottenerlo.

Coloro che hanno strombazzato ai quattroventi la ipotetica “macchina del tempo” attribuita apadre Pellegrino Ernetti (il quale solo quando nel1989 lesse il mio libro cambiò la denominazione“macchina del tempo” in “cronovisore” ed abban-donò l’idea dei raggi riflessi da qualche corpo cele-ste e raccolti da una selva di antenne parabolicheper rivedere il passato, non si sono resi conto chel’Ernetti basava il suo progetto su un fenomenoimpossibile, cioè su queste onde riflesse non capta-bili.

Padre Ernetti non poteva aver inventato alcuna

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“macchina del tempo”, o alcun “cronovisore”, perchénon era a conoscenza degli scritti di Cesare Colangeli,il quale, per primo, propose l’idea del “magnetrino”, lasola struttura di una porzione di spazio capace di con-servare nel tempo le tracce di suoni e immagini.

La prova dell’autenticità del Volto di Cristo diCollevalenza che egli dice di aver captato, si reggesolo sulla sua parola e su quella di una visionaria,come egli scrive in una lettera a me indirizzata il 21novembre 1990.

Il commento musicale della commedia Thyestedi Quinto Ennio, senza senza far ricorso a impossi-bili ritorni di suoni, può benissimo averlo fatto lui,poiché è risaputo che era un buon musico e cono-scitore della prepolifonia.

A contrastare lo strombazzamento di cui sopra,assieme anche ad altri, provvide egregiamenteMassimo Biondi su “Il Giornale dei Misteri” delsettembre 1990, rispondendo ad un lettore che glichiedeva se ci fossero nuove sul “cronovisore”.

Non conosco personalmente Massimo Biondima, dal suo modo di esprimersi, si deduce essereuomo di alta cultura che non si lascia condizionareda fantasie, fatte passare come realtà non realizzabi-li per mancanza di principi fisici adeguati.

«Il “cronovisore” sembra sia stata una fantastica

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invenzione degli anni Settanta. Invenzione non inquanto strumento tecnico in grado di raccogliereimmagini dal passato, ma in quanto notizia deltutto infondata diramata attraverso la stampapopolare da persone di imperfetta cultura e di con-fuso intelletto. Il cosiddetto “cronovisore” non èmai esistito, né allo stadio di prototipo né a quellodi progetto teorico.

Nessuno è mai riuscito a catturare immaginivive del passato (oltre ovviamente quelle fissate inrappresentazioni pittoriche e artistiche, e più recen-temente fotografiche e filmiche). Né qualcuno hamai ripeso la passione di Gesù, lo sbarco diColombo in America, o la cacciata di Adamo edEva dal paradiso terrestre. La foto di Gesù sof-ferente prodotta da padre Pellegrino Ernetti è statascattata su un modello artistico la cui provenienzaè ben nota, e non c’è il minimo indizio che si siamai ottenuto alcuna immagine, sia pur sbiaditaannebbiata o, sfocata, di fatti e atti risalenti nondico a duemila o mille anni fa, ma nemmeno a cin-que minuti prima. Basterà un’occhiata a un qual-siasi dizionario scientifico per convincersi del-l’infondatezza dell’idea di catturare immagini diquello che è già accaduto: in estrema sintesi, si puòdire che il problema non sta solo nell’intercettareuna certa immagine (la luce si allontana dall’origi-

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ne, appunto, alla velocità della luce ed è la cosa piùveloce di tutto l’universo: difficile raggiungerla!),quanto anche nel ricreare il contenuto informativodi un certo fascio energetico. Giustamente lei affer-ma che l’energia non si crea né si distrugge: però sitrasforma e relativamente all’informazione ciòsignifica una tendenza al massimo disordine, allamassima disgregazione dell’ordine per noi ricono-scibile (l’immagine di qualcosa è una disposizionealtamente strutturata di componenti luminose).

Possiamo dunque archiviare il cronovisoreassieme a moltissime altre “novità” dei “favolosianni Settanta”: anche perché sarebbe ormai ora difare un po’ di pulizia in mezzo alle innumerevoliscorie buttateci addosso, e dentro i giornali, daglientusiastici, aderenti al movimento della New Age.

Massimo Biondi»

Siccome al momento in cui scrive Biondi siamoal settembre 1990, va bene quanto dice a riguardodel presunto “cronovisore” annunciato da padreErnetti (cioè che «il cosidetto “cronovisore” non èmai esistito né allo stadio di prototipo né a quellodi progetto “teorico”) ma probabilmente, anzi cer-tamente, non aveva ancora avuto modo di cono-scere il mio libro uscito appena un anno prima,

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perché in esso c’è sia il progetto teorico sia l’illu-strazione del prototipo con tanto di schema elettri-co ed elettronico di funzionamento e colà, anch’iodicevo che la macchina di padre Ernetti era un’ideaperegrina.

Per questa mia frase ricevetti rimbrotti dallostesso Ernetti e minacce di ricorso giudiziario.Meno male che ora qualcun altro dice la stessa cosa.

Comunque non so come Massimo Biondi giu-dichi il mio “cronovisore” basato su principi fisicicompletamente diversi da quelli propostidall’Ernetti.

Posso però dirgli che, nel mio caso, non c’ènulla che abbia a che fare con la New Age, ma èfrutto di oltre quarant’anni di studi, di tentativi edi esperimenti non mascherati da alcunchè dimisterioso.

1 Cfr. E. FORNASARI, Don Enzo. Sacerdote, scienziato, inventore, San Paolo,Cinisello Balsamo, 1994.2 BORELLO, Come le pietre raccontano, cit.

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Capitolo quintoRASSEGNA DI CITAZIONI DELUDENTI.

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Da mezzo secolo i settimanali in cerca di“scoop” si sono sprecati in titoli eclatanti.

Il settimanale “Chi” del 10 novembre 1999, inun servizio di Renzo Allegri, titolava: «Don LuigiBorello, un religioso con la passione della scienzasostiene la possibilità di vedere nel passato» e sotto-titolava: «Cade il velo che nasconde i grandi eventidella storia».

Proseguendo, presenta l’argomento piuttostocome una gara, se non un conflitto, fra due preti,don Borello e padre Ernetti.

Prima ancora, il 29 ottobre 1999, il giornalistaVanni Perrone su “Il Secolo XIX” di Genova scriveun articolo dal titolo provocatorio: «Un prete sfida

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il Vaticano per sentire le voci delle pietre».«Don Borello, 75 anni, sacerdote piemontese,

in passato collaboratore di “Famiglia Cristiana”, dal1964 direttore della Colonia Albese di Varazze, maanche professore di fisica e membro dell’AccademiaTiberina di Roma (titolo conferitogli per i suoistudi sulla memoria), rettamente asserisce che «fu ilprimo a coniare, molti anni fa, il termine “cronovi-sione”, mai apparso prima su alcun vocabolario osu qualche enciclopedia ed attribuito erroneamen-te, su qualche dizionario, a padre Ernetti».

Spiega poi, in poche righe, in che consiste l’in-venzione, frutto di oltre 40 anni di studi ed esperi-menti e come, avendo don Borello, per deferenza,segnalato alla Sacra congregazione per la fede (exSant’Uffizio), le conseguenze alle quali poteva por-tare nella privacy degli individui, ne deduce che «La“cronovisione” è stata scomunicata prima ancora diessere entrata in funzione».

Per confermare tale asserzione, Vanni Perroneriporta due pagine da Come le pietre raccontano: «Lacronovisione, non appena avrà raggiunto un certogrado di sviluppo diventerà un fatto non soloscientifico e tecnico, ma culturale, sociale e religio-so che rivoluzionerà tante nostre conoscenze.

In campo religioso, ad esempio, può chiarirci severamente c’è stata una «rivelazione» da parte del

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Creatore all’umanità, come ci è stata tramandata ese sia stata manipolata lungo i secoli.

Nello stesso Cristo non tutti credono e non esi-stono, per ora, argomenti capaci di convincere chinon crede.

Un argomento che portano coloro che non cre-dono nella Rivelazione è che non si può essere certiche tutto quello che ci viene riferito di Cristo e checi è stato tramandato, corrisponda realmente aquello che ha detto e ha fatto.

Chi ci assicura, dicono costoro, che i tradutto-ri, gli scribani, gli amanuensi non abbiano mani-polato i testi originali e travisato i fatti in essi nar-rati?

Ognuno con la Cronovisione avrà la possibilitàdi vedere il Cristo dalla sua nascita alla sua morte,vedere come agiva, ascoltare quello che ha detto ecome lo ha detto, con la mentalità critica cheabbiamo oggi e poter giudicare se veramente Egliera l’inviato di Dio, il figlio di Dio, Dio egli stesso.

Questo avverrà: i dubbi verranno sciolti e serealmente le cose stanno come le propone la ChiesaCattolica, i dogmi e gli insegnamenti verranno datutti accettati e la morale che ne è derivata, seguita,mentre se le cose non stanno come si dice, moltiindirizzi e molte strade potrebbero cambiare.

In considerazione che i capoversi sopra riporta-

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ti potevano attirarmi le censure di Santa RomanaChiesa, anche se non intaccano alcuno dei dogmicattolici, ma appunto, come dicevo, il nuovomezzo potrebbe violare segreti molto delicati, a suotempo mi premurai di segnalare questo pericoloalla Sacra congregazione per la dottrina della fede(ex Sant’Uffizio) e tramite persona della Segreteriadi Stato della Città del Vaticano molto vicina alPapa, al Santo Padre stesso.

Finora non mi è ancora pervenuta alcunacomunicazione in merito, nonostante sia trascorsooltre un anno e sò con certezza che la lettera è stataricevuta.

Ritengo pertanto che i responsabili deiDicasteri di Santa Romana Chiesa considerino lanotizia del nuovo ritrovato priva di ogni fonda-mento, non degna di essere presa in considerazionee quindi ritengo siano rimasti scettici al riguardo.come se fosse un nuovo tipo di computer fra i tantiche continuamente vengono sfornati».

* * *Il dott. Angelo Cacioppo nei suoi scritti sul

“pianeta cervello”, lo definisce “scatola nera” dellaquale si conosce ormai abbastanza minuziosamen-te il contenuto ma non il funzionamento e conti-nua:

«Sappiamo che esso (il cervello) riceve ed ela-

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bora messaggi, però non conosciamo la natura delmezzo che trasporta questi messaggi; sappiamo chevengono registrati, ma non sappiamo come; possiamoosservare che c’è un messaggio in entrata e ritro-varlo all’uscita del cervello, tramite qualche suamanifestazione ma, nell’intemo, lo perdiamo com-pletamente.

Tutto quello che riguarda l’apprendimento, lamemoria (e quindi la registrazione), la coscienza, ilpensiero e l’intelligenza, costituiscono una zonad’ombra che nessun microscopio è riuscito a pene-trare, né alcun bisturi o elettrodo a sfiorare.

Il pianeta cervello, o meglio ancora, l’universocerebrale aspetta ancora, non solo il suo Einstein,ma addirittura il suo Copernico».

* * *In un aureo libretto, Le basi scientifiche del pen-

siero, edito da Einaudi nel 1953, eminenti scienzia-ti esprimono il loro parere su argomenti fonda-mentali riguardanti la conoscenza.

Speravo fortemente di trovare finalmente qual-cosa di importante che servisse a risolvere i proble-mi delle mie ricerche.

Il titolo del libro fa supporre che si parli di“basi fisiche”, tanto più perché nella introduzioneSir Charles Sherrington, che già ho citato, dicecategoricamente che non può esistere “mente”,

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“spirito”, “pensiero”, “apprendimento”, “memoria”e “riconoscimento” di essa (tutte attività compresenel termine inglese “mind” che egli usa) senza lapresenza della “materia”.

Riporto alcune frasi di due scienziati i qualidelle succitate facoltà mentali parlano e dovrebbe-ro dirci qualcosa sulla loro base fisica, ma, purtrop-po, la mia delusione è stata grande, per le conclu-sioni alle quali giungono:

E. D. Adrian: «Nel funzionamento del nostrocervello il punto destinato a rimanere oscuro è,naturalmente, quello che concerne la mente, ilpunto cioè che dovrebbe spiegare come un partico-lare tipo di impulsi nervosi può produrre un’idea.

La psicologia può difficilmente progredire senon si raggiunge un accordo sul rapporto esistentetra il corpo e la mente. Cosicché, per il momento,dobbiamo procedere cercando di scoprire quali tipidi alterazioni fisiche avvengono nel nostro cervelloquando la nostra mente lavora.

Poiché tutti i nostri pensieri dipendono da ciòche abbiamo appreso, non sapremo mai un granche su ciò che accade quando pensiamo, finchénon avremo studiato ciò che avviene nel sistemanervoso quando apprendiamo qualcosa.

Un punto di cui sappiamo ancora molto poco,

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e che è realmente assai importante riguarda lamemoria, l’apprendere e la formazione delle abitu-dini.

In realtà non sappiamo quale tipo di alterazio-ni avvenga nel nostro cervello quando in esso sifissa un ricordo».

S. Zuckerman: «Non possiamo supporre cheogni cellula nervosa (anche se numerosissime nelcervello) sia interessata soltanto in un processo diapprendimento. Quale che sia iI processo fisico esso siapplica chiaramente anche al processo del ricordo.Nel ricordo, vecchie sensazioni ed azioni sono evo-cate, modificate da nuove cose che si vedono o sisentono in altro modo. Nessuno conosce la base fisi-ca di questa particolare capacità».

* * *Poiché è mio convincimento che qualsiasi tipo

di memoria ha la stessa base fisica e dato che hofatto cenno anche alla «memoria genetica» la qualeguida i processi ereditari, voglio proporvi in meri-to qualcosa che dice Salvador E. Luria nel suo lavo-ro: La vita: un esperimento non finito (Zanichelli,1974).

Come impara il sistema nervoso? E che cos’è lamemoria?

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Imparare significa fare associazioni tra millemiliardi di cellule del cervello, e la memoria è lafacoltà di riattivare queste associazioni o al ripeter-si della stessa situazione, o nel pensiero o nel sogno.

… Dispositivi così disparati, quali sono gliorgani di senso, rappresentano una sfida al biologomolecolare, perché ciascuno di essi è un congegnoatto a convertire un dato stimolo (sia esso una sostan-za chimica, un raggio di luce, un impulso, musco-lare o un suono) in una variazione transitoria delladisposizione molecolare che può essere convertita asua volta in un segnale nervoso.

È ancora ignoto agli scienziati che cosa realmenteaccada quando una cellula sensoriale riceve un segna-le … rimane ancora un mistero il modo in cui unsegnale chimico o meccanico si trasforma in un impul-so nervoso, né si conoscono le fasi attraverso le qualil’impatto con il mondo esterno si converte nel cer-vello in sensazioni e, almeno per l’uomo, in ricor-do cosciente ».

La stessa «sfida» che la Natura ci pone e dellaquale parla Salvador Luria, la troviamo ancheespressa ancora con maggior forza da RobertOrnstein e Richard F. Thompson nel libro: Il cer-vello e le sue meraviglie (Rizzoli, 1987):

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«La capacità della mente umano di imparare, dimemorizzare informazioni e di accedere ad esse, èil fenomeno più notevole dell’universo biologico.

I ricordi vengono memorizzati fra i neuroni delcervello in una qualche forma relativamente per-manente come tracce fisiche, le cosidette traccemnestiche. Se ne possedessimo il codice, potrem-mo leggere in tali tracce cerebrali l’intera storia diesperienze e di conoscenza di un individuo. Questaè forse la sfida più grande che si ponga la neuroco-scienza: capire in che modo avvenga la memorizza-zione dei ricordi nel cervello».

Nello stesso libro citato gli autori (Ornstein eRichard Thompson) dicono altre due cose moltoimportanti che voglio mettere particolarmente inevidenza:

«Benché il meccanismo basilare.di operazionedell’impulso nervoso implichi movimenti di ioniattraverso la membrana plasmatica, nei qualihanno una parte critica i mutamenti nel potenzia-le elettrico della membrana plasmatica, l’impulsonervoso stesso non è una corrente elettica.

In che modo le cellule nervose archiviano iricordi? I ricordi appresi sono permanenti, cosicchél’archiviazione cellulare deve implicare mutamenti

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permanenti nelle cellule nervose. Noi non conosciamoancora la natura di questi processi di memorizzazio-ne».

* * *Quanto nelle citazioni ho messo maggiormen-

te in evidenza, oltre ad essere sempre stata una miaprofonda convinzione, lo voglio ribadire ancoracon le parole di Paul Chauchard (da La scienza delcervello, Bompiani, 1968):

«Per comprendere il funzionamento cerebralenel suo intimo bisogna sapere come si generino imessaggi (funzione di eccitabilità), come si propagbi-no e in che cosa consistano (funzione di conduzione)e infine come agiscano (funzione di comando o ditrasmissione). È certo un errore, sul quale non vale lapena di ritornare, considerare il pensiero come unasecrezione chimica del cervello e i ricordi come sostan-ze chimiche immagazzinate nei neuroni, o ridurre ilpensiero all’attività elettrica cerebrale».

Dalle citazioni che ho fatto ed anche alla lucedelle più recenti ricerche che i neuroscienziati stan-no facendo risulta che la base fisica della memoriarimane un mistero.

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Capitolo sestoA COMPLETARE E CHIARIRE GLI ARGOMENTI

TRATTATI PUÒ GIOVARE UN’INTERVISTA RECEN-TE DEL GIUGNO 2000.

Fino ad oggi parlare di “memoria della materia”è stato un privilegio dell’archeologia o un capricciodel cuore che spesso ci porta ad adorare, come atemere, eventi e oggetti del passato sulla base diprove storiche o di semplici supposizioni: la SacraSindone che avvolse il corpo di Gesù Cristo; ilmistero dei Moais dell’Isola di Pasqua; l’astronaveextraterrestre che sarebbe atterrata a Roswell nel1947; i presunti assassini di Marta Russo… E secosì non fosse? E se così fosse e noi potessimo sen-tire e vedere tutto questo con i nostri occhi?

Un pezzo di intonaco o una pietra potrebberorivelarci che cosa è accaduto vent’anni fa nel salot-to di casa nostra o duecento anni fa in quello di

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Napoleone, duemila anni fa in una grotta diBetlemme o semplicemente l’altro ieri sulla scenadi un crimine ancora impunito. Addio quindi aiprocessi e alle colpe presunte! La fede diventerebbeuna certezza oppure no…

Don Luigi Borello, professore di fisica e membrodell’Accademia Tìberina di Roma, nonché diretto-re dal ’64 della colonia albese di Varazze, ci parlacon affetto della cittadina mantovana diSabbioneta dove spesso si recava ad incontrarealcuni vecchi amici.

Quest’uomo, può essere considerato a buondiritto l’inventore della “Cronovisione”, la possibi-lità cioé di vedere attraverso il tempo, o per megliodire: «il nuovo mezzo tecnico con il quale è possi-bile, operando su di un qualsiasi agglomerato dimateria inerte che sia stato impressionato daimmagini o da suoni, rivedere dette immagini erisentire tali suoni che in passato hanno lasciatotracce nel loro impatto con la materia».

Il prof. Borello sostiene infatti da ormai trent’an-ni che qualsiasi materia, inanimata possiede lacapacità di “memorizzare” esattamente come unessere vivente, con la differenza che essa non dispo-ne di alcun organo per poterne comunicare i con-tenuti: «Uno stimolo (termico, luminoso o acusti-co) colpisce allo stesso modo gli organi di senso e

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la superficie di una pietra: il problema sta nel riu-scire a decifrare i messaggi custoditi in una struttu-ra che non ha una bocca o degli occhi».

Padre Borello è giunto a tali conclusioni parten-do da un’idea di Albert Einstein e formulata dalfisico Cesare Colangeli nella Teoria Neutrinica,teoria che lo stesso Borello ha convalidato, indivi-duando inoltre la base fisica della memoria e del-l’attivita della mente. (Tutti questi argomenti, conformule e postulati, sono esposti in un saggioscientifico da lui scritto, Come le pietre raccontano,Gribaudo editore).

Non è difficile immaginare a quali importantis-sime e gravissime conseguenze potrebbe portareuna simile scoperta, sia nel campo della scienza siadella giustizia, sia della fede. Tutto apparirebbechiaro ai nostri occhi; la vita di Cristo e i suoidiscussi miracoli.

È del 1988 la risposta della Chiesa con un decre-to vaticano che mette in guardia, pena la scomuni-ca, chi capti o divulghi «con qualsiasi strumentotecnico (incluso quindi il cronovisore) qualsiasicosa, vera o finta…» risultante da tali ricerche. Manon sarebbe soltanto la Chiesa a correre dei rischiper una simile invenzione, la vita privata di ciascu-no di noi, potrebbe scomparire a causa di un usoillecito e smodato di un apparecchio che in breve

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tempo potrebbe diventare oggetto di uso comunecome la radio e la televisione.

Ma possiamo parlare di tutto questo direttamen-te con il professor Borello che ci ha rilasciato inesclusiva per “La Cronaca di Mantova” questaintervista.

Professor Borello, alcuni giornali hanno citato ilnome di padre Pellegrino Ernetti come colui cheavrebbe costruito una sorta di “cronovisore” chia-mato “macchina del tempo”, con il quale si diceche abbia anche rilevato un’immagine di Cristo incroce.

Incontrai padre Ernetti a Roma; egli si proponeva imiei stessi obiettivi, partendo però da un principio unpo’ diverso e molto discutibile.

Conoscendo in seguito le mie idee, le fece sue…quanto alla macchina da lui costruita temo personal-mente che si tratti soltanto di un’idea, non avendo eglifornito alcuna prova scientifica al riguardo.

Lei sostiene che anche gli oggetti inanimati pos-sano registrare delle impressioni che vengono acostituire la loro memoria. In che forma avvienequesto processo di memorizzazione?

Bisogna entrare un po’ in quella che è la TeoriaNeutrinica di Cesare Colangeli, che purtroppo non èmai stata presa in considerazione dalla ricerca scien-tifica; da essa emerge, in due parole, che tutta la

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materia esistente è costituita essenzialmente da dueparticelle elementari: positrino (+) ed elettrino (-) cheunendosi formano il neutrino, la particella neutra.Queste due particelle sono le ultime, le più elementa-ri che esistano.

La registrazione consiste proprio in linee di neutri-ni polarizzati, cioè attivi, in quanto, costituiti dacomponenti di positrini ed elettrini leggermente sfasa-te.

Ma i ricordi di un pietra sono in qualche modoordinati o c’è il rischio di trovare in essa una babe-le incomprensibile di segnali sovrapposti, conside-rando gli infiniti stimoli che l’hanno colpita?

Questo non accade per il fatto che i ricordi s’impri-mono in successione. Un tratto di linea già registratopuò essere influenzato e modificato, ma una nuovaregistrazione viene costituita solo dai neutrini ad essaaffiancati, quindi successivi; diciamo che nel corso deltempo la catena si allunga.

Come dovrebbe essere fatto lo strumento ingrado di rilevare queste tracce mnemoniche?

Si tratta di una sonda bidirezionale, collegata acomplesse apparecchiature di amplificazione, con laquale si eccita un blocco di materia detto “testimo-nio”, prelevando in essa quanto vi è registrato.Attualmente abbiamo notato che eccitando un testi-monio istantaneamente ed alternativamente, per

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esempio un milione di volte al secondo, ad ogni picco-la interruzione viene emanata dell’energia, che è sem-plice prelevare se si hanno delle apparecchiature abba-stanza sensibili, ed è possibile vedere sullo schermo diun oscilloscopio le oscillazioni rappresentanti leimpressioni luminose e sonore registrate dall’oggetto.

E questo siamo già in grado di farlo?Sì; il problema al momento è solo quello di realiz-

zare uno strumento pratico e comodo per rilevarle edecifrarle; ma è certo che queste rimanenze esistono esono rilevabili.

Lei ha il merito di aver formulato, partendo dallateoria di Colangeli, il principio su cui si fonda ilfunzionamento di tali apparecchiature…

Sì, si tratta di un principio fondamentale: quandosi turba una catena di neutrini polarizzati che costi-tuiscono la linea “di mernoria”, nel momento in cuil’eccitazione finisce, essi tendono a tornare nella posi-zione primitiva ed è in questo scorrimento di ritornoche viene emessa l’energia da noi rilevabile.

Ci sono dei laboratori di ricerca attualmenteimpegnati in questo senso?

Sì, ne esistono due: uno presso la facoltà di inge-gneria di Tor Vergata a Roma e l’altro presso la Dicomdi Treviso.

Che tipo di sperimentazione stanno attuando?Per il momento la sperimentazione è mirata, cioè si

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trova solo ciò che si cerca. Utilizzando una sonda otte-niamo sempre e comunque delle risposte, ma nonsiamo ancora in grado di chiedere ad un oggetto checosa “ha visto”, bensì se ha visto/sentito questo o quel-lo, fornendo ad esso delle impressioni primitive a noinote e cercando delle conferme.

Qualche cosa da aggiungere?Il mio unico interesse è che la teoria venga cono-

sciuta dal maggior numero di persone possibile, fra lequali ce ne potrebbero essere alcune, non solo interes-sate ad essa per curiosità, ma capaci anche di darequalche apporto allo sviluppo teorico e tecnico del pro-getto.

Carolina Giorgi

[Dall’inventore della cronovisione un messaggio: “isassi raccontano il nostro passato”, La Cronaca diMantova, 30 giugno 2000.]

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Appendice IPRECURSORI DI CESARE COLANGELI

Alcuni uomini i quali, indipendentemente da altrigrandi meriti, in qualche modo, precorsero e pre-pararono la via alla grande idea di Cesare Colangeli

1452. Nasce Leonardo da Vinci, considerato unodei più grandi scienziati per la molteplicità dellesue invenzioni ed argomenti che ha esplorato.Muore nel 1519.

1564. Dopo appena 45 anni dalla scomparsa diLeonardo, nasce Galileo Galilei, il quale pose lebasi della scienza che vengono tutt’ora seguite.

1649. Anno nel quale muore Galileo e nasce IsaccoNewton.

1831. Nasce James Clerk Maxwell.

1879. Anno fatidico nel quale muore Maxwell enasce Albert Einstein, che visse fino al 1955.

1857-1894 sono i pochi anni della vita di Hertz ilquale, quindi, conobbe Maxwell e ricevette lodi da

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Einstein per i suoi studi sulle “onde elettromagne-tiche”.

1950-1954. Mentre era ancora in vita Eistein,Cesare Colangeli rende nota la sua Teoria delloSpazio Neutrinico.

Non mi è stato ancora possibile appurare se Eisteinabbia avuto occasione di conoscere nei suoi detta-gli la teoria di Cesare Colangeli.

È certo però il fatto che in una sua pagina del 1937fa cenno ad una intuizione che ha molto in comu-ne. Intuizione che presenta come probabile e con-fessa di non sentirsi di sviluppare.

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Appendice IIRIPRODUZIONE FOTOSTATICA

DI UN DOCUMENTO CITATO NEL TESTO

Appendice IIITESTIMONIANZA DI GIANNI GIGLIOTTI

Cronovisione: suoni e immagini dal passato

Può apparire — ne sono ben conscio — comeuna “storia” irrazionale, fantastica o addiritturainventata, magari per un copione di un film: e inve-ce e tutto vero, documentato, controllabile.

I casi della vita, si sa, a volte sono curiosi oltreche impensabili. Ho conosciuto don Luigi Borellooltre trent’anni fa, complice la comune passione —a tutt’oggi viva — per la filatelia, lo studio e laricerca postale.

Mai comunque avrei immaginato che, dallalunga frequentazione, reciproca stima ed amicizia,don Borello mi rivelasse alcuni dei suoi “gelosi ereconditi segreti”: i risultati di importanti esperi-menti scientifici ottenuti a seguito di complesse estraordinarie ricerche: ricerche e studi relativi chehanno praticamente “condizionato” e occupatoogni suo momento libero, un impegno fortissimocon riscontri significativi da parte di suoi colleghiscienziati, università, enti (la Nasa), con interventie relazioni in congressi specifici, pubblicazioni(famoso il suo libro Come le pietre raccontano).

Ho qui necesistà di fare alcune riflessioni, non-

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ché un paio di precisazioni nel tentativo di motiva-re questo mio intervento: al tempo del primoincontro con don Borello, avevo da poco termina-to il servizio militare a Roma quale addetto allasegreteria tecnico-permanente del Consiglio scien-tifico della Difesa; per quanto qui riportato sononaturalmente autorizzato alla divulgazione; percome riportato, pur semplificando e riassumendonotevolmente, ho fatto riferimento palese a quantopubblicato da don Borello, compresi alcuni docu-menti non più riservati, allo scopo anche di evitareerrate interpretazioni, asserzioni non del tutto con-sone, peggio ancora illazioni; ho volutamente epazientemente atteso per lungo tempo, molti anni,prima di decidermi a scrivere queste brevi note: altermine di questo millennio, alla prima alba delnuovo, per non dar adito ad allarmismi ingiustifi-cati, timori, perplessità, per non suscitare facilientusiasmi, eccessive speranze o delusioni, per noninfrangere quel sottile diaframma che distingue illecito dall’illecito, la teoria come avallo scientificodella realtà.

Per comune definizione, la Cronovisione è lapossibilità — tecnica — di rivedere immagini erisentire suoni del passato, operando su qualsiasiagglomerato di materia inerte a suo tempo simil-

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mente impressionato (cioè immagini e suoni che inpassato hanno lasciata traccia nel loro impatto conla materia).

Alcuni precedenti storici: già nel 1937 lo scrit-tore Edoard Rehin, in un suo libro (Il miracolo delleonde, Hoepli), accennava ad una ipotesi del genere;nel 1972 (intervistato dalla “Domenica delCorriere”), il benedettino padre Pellegrino Ernettidava la clamorosa notizia (poi rivelatasi infondata)di una “macchina del tempo” (il termine “cronovi-sione” non era ancora noto) già approntata e fun-zionante, capace di inviare onde verso lontani corpicelesti e da questi poi riflesse nuovamente nell’im-patto, verso la Terra (esperimento ripreso solo alcu-ni anni fa dalla Nasa, pare con un certo riscontro).

È doveroso precisare che, a tutt’oggi, gli esperi-menti condotti da don Borello hano portato allarilevazione di sole tracce di suoni ed immagini delpassato, registrate nella materia: un “cronovisore”,ossia un apparecchio tipo televisore e di uso nor-male, non è stato compiutamente realizzato; d’altraparte alcune case produttrici operanti in campoelettronico potrebbero avviarne la produzionesenza eccessive difficoltà, se solo venissero a cono-scenza delle modalità tecnologiche: con una conse-guente diffusione commerciale indiscriminata,pericolosa per molti aspetti, non ultimo la violazio-

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ne di delicati segreti.La questione, naturalmente, è ben diversa se —

a seguito della realizzazione pratica della “cronovi-sione” — si facesse della stessa uso illecito.Comunque, don Borello, in certo senso, l’impri-matur per il testo base della sua scoperta lo ha giàottenuto dal proprio Ordinario, il vescovo emeritodi Alba, mons. Fausto Vallaine, che così scrive: «…carissimo don Borello … mi rallegro fervidamenteper questa tua importante realizzazione editorialeche attesta ad esuberanza il tuo grande impegnonella ricerca scientifica … leggendo alcune paginemi è venuto in mente un noto pensiero di Pascalcirca la incommensurabile ricchezza giacente nelcreato che supera ogni nostra capacità immaginati-va che pure è tanto fertile e non si stanca mai…».

Lo spazio tiranno, il dover comunicare in modocomprensibile a tutti i lettori, non mi permette diaddentrarmi in nozioni specifiche, calcoli o formu-le complesse: ho solo qui voluto accennare a quan-to, nel nuovo millennio, potrà essere strumento diinimmaginabili conquiste; così come aveva auspi-cato Robert Viener: «… l’umanità è in attesa di unanuova sinstesi di idee: sintesi basilare sulla quale lascienza potrà finalmente e liberamente operare persecoli».

Gianni Gigliotti

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Appendice IVSCHEDA BIOGRAFIA DI DON LUIGI BORELLO

Don Luigi Borello nacque il 25 dicembre 1924 aPezzolo Valle Uzzone, un paesino nell’Alta Langain provincia di Cuneo: una terra aspra e difficile,una gente laboriosa, schietta e cordiale. La suafamiglia: il papà Carlo, la mamma Elena, il nonnoLuigi e la nonna Teresa, la zia Giuseppina, eranopersone che alla laboriosità ed onestà univano unaprofonda fede religiosa. Nel 1887 il nonno Luigicon la moglie e il figlio Carlo emigrò in Argentina,come tanti connazionali in quei tempi, allo scopodi migliorare le proprie condizioni economiche. Lavita fu dura tanto che la nonna non sopravvisse. Fusepolta in terra argentina.

Rientrato in patria, nel 1911, la famiglia ripresela vita di sempre. Intanto si arrivò allo scoppiodella guerra mondiale ’15-18.

Carlo, il papà, visse tutta la guerra per tre anninelle trincee del fronte carsico. Tornato a casa,superstite di tante traversie, si sposò con Elena nel1923 e a Natale del ’24 nacque Luigi, primogenitodi tre fratelli (Giuseppina poi suora paolina,Federico sposato con Rita).

Qui Luigi visse la sua infanzia e la prima adole-scenza, assimilamdo l’esempio di fede religiosa

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della sua famiglia. A contatto quotidiano con lanatura, affascinato dai fenomeni e dai misteri inessa insiti, ebbe la prima spinta verso gli studiscientifici che poi avrebbe intrapreso, prima sottola guida dei fisico e scienziato don Enzo Manfredie poi con il proseguimento e lo sviluppo dellaTeoria Neutrinica di Cesare Colangeli che lo por-tarono all’importante scoperta della “cronovisio-ne”.

I famigliari di don Luigi, deceduto purtroppoprima della pubblicazione del presente libro, inter-pretando la volontà da lui espressa di divulgare econtinuare gli studi sulla Teoria Neutrinica e la cro-novisione, daranno corso ad iniziative in tal senso:

— raccolta di tutti gli scritti, strumenti scentificie materiale inerente. Questo materiale verrà affida-to al Liceo S. Paolo Seminario diocesano di Alba, elasciato a disposizione per studenti e quanti inte-ressati a questi studi;

— contatti e collaborazione con studiosi checontribuiranno allo sviluppo della TeoriaNeutrinica e della Cronovisione.

Si ringraziano don Luigi Fornasari, GianniGigliotti, il Liceo S. Paolo di Alba, l’Associazione“Il Focolare di S. Maria di Loreto” onlus e quantihanno contribuito e contribuiranno alla diffusionedella presente opera.

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1913. Sulla scalinata della parrocchiale di Pezzolo ValleUzzone, il nonno Luigi in alto al centro.

1935. La famiglia Borello al completo con, a destra, il piccolo Luigi.

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1935. Ritorno dal mercato. Nel centro di Pezzolo, ilnonno Luigi davanti ai buoi e, sul carro, il nipote Luigi.

Luigi Borello a diciott’anni, studente liceale

ad Alba

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Luglio 1950. Celebrazione della prima Messa a Pezzolo Valle Uzzone

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Don Luigi Borello con i familiari, attorniato da parenti e amici.

2000. Don Luigi Borello nel suo laboratorio a Varazze,dove ha compiuto la maggior parte dei suoi studi.

Presentazione di Eugenio Fornasari

Introduzione

Capitolo primoNel quale mentre ribadisco le categoriche affermazionisopra espresse mi stupisco che molti grandi scienziati epensatori non le considerino importanti.

Capitolo secondoNel quale si spiega come presero corpo nella mente diCesare Colangeli gli elementi che compongono lospazio.

Capitolo terzoLa Teoria Neutrinica di Cesare Colangeli e le speri-mentazioni di don Luigi Borello.

Capitolo quartoNel quale si descrive come certe occasioni possonocondizionare una vita ed aprire nuove vie al sapere.

Capitolo quintoRessagna di citazioni deludenti.

Capitolo sestoA completare e chiarire gli argomenti trattati può gio-vare un’intervista recente del giugno 2000.

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INDICE

Appendice IPrecursori di Cesare Colangeli

Appendice IIRiproduzione fotostatica di un documento citato neltesto.

Appendice IIITestimonianza di Gianni Gigliotti

Appendice IVScheda biografica di don Luigi Borello

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Dello stesso autore:

Prima edizione esaurita. Reperibile presso l’associazione.

Finito di stampare nel mese di aprile 2002 dallo stabilimento Cooptipograf di Savona