La piazza, il teatro, il palazzo:la piazza · che marcheranno le tappe di un percorso teso alla...

28
La Piazza, il Palazzo, il Teatro Spettacoli per il popolo, spettacoli per il Re

Transcript of La piazza, il teatro, il palazzo:la piazza · che marcheranno le tappe di un percorso teso alla...

La Piazza, il Palazzo, il TeatroSpettacoli per il popolo, spettacoli per il Re

FONDAZIONE TEATRO REGIO DI TORINO

DIREZIONE SVILUPPO E MARKETING

LA SCUOLA ALL’OPERAAttività didattica del Teatro Regio Torino

in collaborazione con Città di Torino, Regione Piemonte, Agiscuola,

Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica – nucleo regionale ex I.R.R.E. Piemonte

Direzione Sviluppo e MarketingDirettore Ugo Sandroni

Capouffi cio Attività Scuola Vincenza Bellina

Segreteria Andreina Fanan, Simona Galetto

PALAZZO MADAMA - MUSEO CIVICO D’ARTE ANTICA

Servizi EducativiAnna La Ferla, Giulia Bruno, Paola Savio

LA PIAZZA, IL PALAZZO, IL TEATRO

Progetto didatticoVincenza Bellina, Simona Galetto, Elisabetta Lipeti (Teatro Regio), Anna La Ferla (Palazzo Madama)

Testi e percorso iconografi coSimona Galetto, Elisabetta Lipeti (Teatro Regio), Anna La Ferla (Palazzo Madama)

ImmaginiArchivio Fotografi co della Fondazione Torino Musei, Archivio fotografi co del Teatro Regio

Edizioni Fondazione Teatro Regio di Torino

www.teatroregio.torino.it

Finito di stampare nel mese di dicembre 2008

presso la tipografi a Stargrafi ca srl - San Mauro (TO)

© Copyright, Fondazione Teatro Regio di Torino

3

LA PIAZZA, IL PALAZZO, IL TEATROSpettacoli per il popolo, spettacoli per il Re

In collaborazione conFondazione Torino Musei

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

Nella cornice di Palazzo Madama, tra gli stucchi e gli affreschi delle sale del primo piano,i ragazzi si immergeranno nell’atmosfera raffinata della corte: il dipinto con la veduta delTeatro Regio di Giovanni Michele Graneri e l’ascolto di brani di musica dell’epoca avran-no come contrappunto le vivaci scene popolaresche della Sala Feste e della Camera Nuovache marcheranno le tappe di un percorso teso alla scoperta dei protagonisti del mondodello spettacolo in epoca barocca. Il teatro di corte e quello di strada si confronteran-no con le loro differenze e somiglianze, fatte di abitudini, strumenti musicali, costumi,attori e spettatori.La visita a Palazzo Madama si concluderà nella torre, da dove sarà possibile vedere il“paraboloide iperbolico”, il “tetto” del Teatro Regio, oltre a una splendida veduta pano-ramica della città.

Il percorso proseguirà con la visita guidata “dietro le quinte” del Teatro.

Programma

Il percorso si svolgerà in una sola giornata:

ore 9.30 Ritrovo all’ingresso di Palazzo MadamaIntroduzione storica e visita al Museo

ore 11.30 Trasferimento al Teatro Regio

ore 12 Visita al Teatro

ore 13.30 Fine percorso

4

PALAZZO MADAMA

Porta, castello e palazzo: una storia lunga 2000 anni

Un tempo Torino era tutta circondata da spesse mura di difesa e si poteva entrare incittà solo attraverso quattro porte. Dove oggi vedi Palazzo Madama in epoca romana c’erauna delle grandi porte, difesa da due alte torri a 16 lati: se osservi la facciata dalla piaz-za, puoi ancora vederle sbucare dal tetto.

I muri erano costruiti così bene e le torri così utili per la difesa, che nel Medioevo laporta fu inglobata in un fortino e poi in un vero e proprio castello, con tanto di fossato.

Tra Sei e Settecento il castello fu abitato prima da Cristina di Francia e poi da MariaGiovanna Battista di Savoia-Nemours, due duchesse di origine francese che lo trasfor-marono e lo abbellirono secondo il loro gusto.

5

Dalla fine del ‘700 il palazzo non fu più residenza di Principi: fu quindi destinato ad ospi-tare una serie di uffici amministrativi dello Stato, il comando dei Carabinieri e dal 1822l’osservatorio astronomico, collocato sul suo tetto; poi nelle sale del primo piano fu siste-mata la collezione di quadri di proprietà del Re (1832-1865). Dal 1848 al 1864 il Senatodel Regno d’Italia si riunì nel salone del primo piano.

6

Cosa puoi trovare del vecchio castello?

Sono pochissimi gli oggetti che erano già nel castello di Maria Giovanna Battista diSavoia-Nemours: oltre agli affreschi e agli stucchi che decorano il primo piano, sonorimasti al loro posto soltanto il ritratto di Carlo Emanuele II, la specchiera e il caminoche trovi nella Camera di Madama Reale.In una vetrina del secondo piano (vicino alla porta) puoi invece vedere alcune ceramichemedievali che sono state ritrovate nel fossato, usato anticamente come discarica!

E finalmente… il Museo!

Dal 1934 Palazzo Madama accol-se le collezioni del Museo Civicod’Arte Antica. Il Museo era natonel 1863 per conservare varioggetti di epoca romana e medie-vale che erano stati scopertialcuni anni prima, nei lavori diingrandimento della città edurante i lavori di scavo per larealizzazione della ferroviaTorino–Milano.È un museo particolare: in quasi150 anni di vita ha raccolto qua-dri e sculture, ma anche cerami-che, libri, tessuti e oggetti inmetallo, cuoio, vetro e avorio. Inizialmente non doveva essereun luogo in cui vedere solo cose“belle”, ma un museo-scuola: unluogo in cui gli artigiani potevanocopiare oggetti con forme, mate-riali e decorazioni diverse. Pensaa tutti gli oggetti che usi o vediogni giorno: molti li trovi anchequi, al secondo piano del palazzo,e meritano un’altra visita. Tiaspettiamo!

7

IL PERCORSO A PALAZZO MADAMA

Entrati a Palazzo Madama, veniamo accolti da un ambiente solenne, elegante, ricchissimodi storia… Al piano terra sembra quasi di volare sulle vestigia della Torino romana, gra-zie ad un magico pavimento di vetro; lo scalone di marmo bianco, invece, ci trasporta inpieno Settecento! Ci sentiamo già un po’ dame e cavalieri…? Al primo piano, attenzione!comincia la nostra visita al Museo…

PRIMO PIANO

8

OPERA COLLOCAZIONE, AUTORE,TITOLO E DATAZIONE

SALA GUIDOBONO

Giovanni Michele Graneri(Torino, 1708-1762)

Interno del Teatro Regio di Torino

Olio su tela

1752 circa

SALA GUIDOBONO

Giovanni Luigi Buffi(documentato in Piemonte

dal 1662 al 1700)

Maria Giovanna Battistadi Savoia-Nemours

Olio su tela

1665-1675 circa

9

LE TUE OSSERVAZIONI OSSERVA I PARTICOLARI

Oggi, al cinema, bibite e pop-corn. Ieri ateatro…

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

Che cosa rappresenta la figura alata con latromba?

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

10

OPERA COLLOCAZIONE, AUTORE,TITOLO E DATAZIONE

SALA FESTE

Giovanni Michele Graneri(Torino, 1708-1762)

Mercato con commedianti

Olio su tela

1752

SALA QUATTRO STAGIONI

Giovanni Lanfranchi e Carlo Pozzo(?)

Decorazionedella Sala Quattro Stagioni

Affresco, stucco e oro

1708-1715

11

LE TUE OSSERVAZIONI OSSERVA I PARTICOLARI

Quali maschere riesci a riconoscere?

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

In questa sala abbiamo ascoltato un branomusicale: ti ricordi quale sensazione ti hadato? Allegria, tristezza, energia, calma…

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

12

OPERA COLLOCAZIONE, AUTORE,TITOLO E DATAZIONE

CAMERA NUOVA

Giovanni Michele Graneri(Torino, 1708–1762)

Trova un titolo per questo quadro!

……………………………………………………………………

Olio su tela

1750 circa

CAMERA NUOVA

Domenico Olivero(Torino, 1679-1755)

La cantastorie

Olio su tela

1750 circa

13

LE TUE OSSERVAZIONI OSSERVA I PARTICOLARI

Quante cose succedono in questa stradapiena di gente!

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

Quale fiaba dovrebbe raccontare la canta-storie per farsi ascoltare da te? ...................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

14

OPERA COLLOCAZIONE, AUTORE,TITOLO E DATAZIONE

CAMERA NUOVA

Domenico Olivero(Torino, 1679-1755)

Musicanti girovaghi

Olio su tela

1725-1750 circa

CAMERA NUOVA

Giovanni Michele Graneri(Torino, 1708-1762)

Spettacolo di burattini

Olio su tela

1750 circa

15

LE TUE OSSERVAZIONI OSSERVA I PARTICOLARI

A cosa serve il cappello ai piedi del musicista?

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

Chi muove i burattini?Come fa?

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

16

OPERA COLLOCAZIONE, AUTORE,TITOLO E DATAZIONE

CAMERA NUOVA

Giovanni Michele Graneri(Torino, 1708-1762)

Trova un titolo per questo quadro!

……………………………………………………………………

Olio su tela

1747

CAMERA NUOVA

Giovanni Michele Graneri(Torino, 1708–1762)

Trova un titolo per questo quadro!

……………………………………………………………………

Olio su tela

1743

17

LE TUE OSSERVAZIONI OSSERVA I PARTICOLARI

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

Sapresti trovare la firma del pittore qui adestra? Sotto il suo nome c’è anche l’anno incui ha dipinto il quadro…

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

.......................................................................................

18

Giovanni Michele Graneri (Torino, 1708-1762), Il Teatro Regio di Torino, olio su tela, 1752 circa.

19

Osserviamo da vicino il ‘nostro’ Teatro Regio, nella sontuosa versione originale del 1740

�� Sul palcoscenico la scena di un’opera seria, unico genere ammesso al Regio di Torinofino a metà Ottocento. La parte del palcoscenico più vicina al pubblico si chiama pro-scenio. Osserva lo sfarzo dei costumi: nonostante le vicende fossero ambientate nel-l’antichità classica, i personaggi erano vestiti secondo la moda del Settecento.

�� L’orchestra è davanti al palcoscenico, sullo stesso piano del pubblico da cui è sepa-rata da un parapetto. La disposizione degli strumentisti è particolare: sono dispostisu due file, l’una di fronte all’altra, per potersi vedere reciprocamente e suonareassieme. Infatti, hai notato? manca il direttore d’orchestra. Questa figura compari-rà nel teatro d’opera intorno all’Ottocento. Per ora è sufficiente che il maestro alcembalo o il primo violino diano gli attacchi, con un cenno del capo o un movimentodell’archetto.

�� Il boccascena è l’apertura attraverso cui si vede la scena; questo del Regio è impo-nente, riccamente decorato, ornato con lo stemma dei Savoia. La sua funzione, però,è anche acustica: la voce dei cantanti si riflette sulle pareti del boccascena e arrivain sala, anziché disperdersi nello spazio vuoto sopra il palcoscenico (torre di scena).Nel dipinto, ovviamente, non è raffigurato il sipario, che si immagina arrotolato eappeso sopra il boccascena. Nel Settecento non era un ricco drappo di velluto comenei teatri moderni, ma un vero e proprio quadro di enormi dimensioni, raffigurantescene mitologiche ispirate ad argomenti artistici. Il problema era che potesse resi-stere a continue manovre, senza rovinarsi troppo facilmente!

�� Il pubblico in platea è seduto ordinatamente su lunghe panche, ma nei teatri più pic-coli e meno importanti in platea si stava in piedi, si passeggiava (durante lo spetta-colo era permesso!), oppure si affittava un seggiolino al botteghino (o biglietteria).In platea si vedono anche servitori che portano bevande o cibo e c’è un soldato checontrolla l’ordine pubblico. Alcuni spettatori chiacchierano, altri sono intenti a leg-gere il libretto dell’opera. Ciò è possibile perché la sala è perfettamente illuminatadurante tutto lo spettacolo; solo dalla fine del XIX secolo si comincerà a dare il buioin sala durante lo svolgimento dell’opera, per favorire la concentrazione del pubbli-co.

�� I palchetti circondano interamente la sala, sono sistemati su cinque livelli sovrappo-sti e costituiscono il luogo più elegante del teatro. Le famiglie aristocratiche sonocollocate nei palchi secondo una gerarchia precisa, in base al grado di nobiltà e diinfluenza politica: più una casata è importante, più il suo palco sarà vicino a quelloreale. In questo dipinto non si vede, ma il posto d’onore, o palco reale, sta al centro,proprio di fronte al palcoscenico: al Re è quindi riservata la migliore visione, quellacentrale.

�� Ti chiederai cosa si possa vedere o sentire stando invece nei palchi di proscenio, i piùlaterali… Niente o quasi, ma la barcaccia (strano nome dei palchi di proscenio) è un

20

luogo conveniente per chi va a teatro non per vedere, ma per farsi vedere, ‘sport’assai praticato da chi ama la mondanità… Anche i direttori del teatro sono collocatiin una barcaccia, da dove possono controllare da vicino il lavoro degli artisti.

�� Sopra il quinto ordine di palchi, ecco la galleria, o loggione, o piccionaia. Lassù infat-ti si sta come piccioni, tutti appiccicati e scomodi. È il posto più economico, quindi

p p g ggg p

frequentato dai meno abbienti. Durante l’Ottocento diventerà il luogo degli appas-sionati d’opera, coloro che non badano alla mondanità, ma allo spettacolo in sé.Tuttora, nei teatri di antica tradizione, esistono le associazioni dei loggionisti, chesono veri amanti del melodramma, ma anche critici severi!

21

Il Teatro Regio era il ‘tempio’ torinese dell’opera seria; altri teatri torinesi, come ilCarignano, erano aperti anche al genere comico.

Ricordiamo che nel Settecento il genere dell’opera si suddivideva in due tipi bendistinti di spettacolo: opera seria e opera comica. Le loro caratteristiche si pos-sono così riassumere:

OPERA SERIA

ambientazione nell’antichità classica, talvolta in un oriente immaginario linguaggio poetico elevato canto tecnicamente difficile o perfino virtuosistico (bel canto) recitazione poco vivace parti principali affidate a evirati o a voci femminili lunghi recitativi molte arie e pochissime parti d’assieme lieto fine

OPERA COMICA

ambientazione contemporanea e quotidiana, borghese o popolare linguaggio poetico simile al parlare comune canto tecnicamente più semplice rispetto al genere serio recitazione vivace parti importanti affidate anche a voci gravi molte parti d’assieme e concertati lieto fine

Osservando il quadro di Graneri vedrai che uno dei personaggi è in ginocchio, inca-tenato, nell’atto di supplicare un potente. Una delle situazioni più commoventi era,infatti, la cosiddetta ‘scena di catene’, talmente amata e richiesta dal pubblico delSettecento e dell’Ottocento da essere inserita dagli autori anche quando la vicen-da sembrava non richiederlo assolutamente!

22

Il Mercato con commedianti, ci porta nel mondo del teatro popolare di strada; a diffe-renza del teatro d’opera, frequentato nel Settecento dalle classi sociali più elevate, inparticolar modo dall’aristocrazia, la piazza del paese o della grande città era il luogo incui chiunque poteva divertirsi assistendo alle buffe rappresentazioni degli artisti giro-vaghi, che montavano le loro povere scene in qualunque posto disposto ad accoglierli,spesso nei luoghi di mercato. Qui i geniali e stravaganti artisti inscenavano un tipo dispettacolo denominato la Commedia dell’Arte.

Giovanni Michele Graneri (Torino, 1708-1762), Mercato con commedianti, olio su tela, 1752.

23

LA COMMEDIA DELL’ARTE

Attori di mestiereLa Commedia dell’Arte è un particolare genere di rappresentazione teatrale che si svi-luppa in Italia nel corso del Cinquecento. La parola “arte”, in questo caso, ha il significa-to di “lavoro o mestiere”. Per la prima volta dopo molti secoli, infatti, gli attori, uomini edonne, sono dei professionisti, che vivono mettendo in scena i loro spettacoli: dunque“commedia dell’arte” significa “commedia dei professionisti”. In realtà fu il celebredrammaturgo Carlo Goldoni ad usare per primo la definizione di “Commedia dell’Arte”, nel1750: in precedenza, si parlò di “commedia a braccio” o di “commedia all’improvviso”.

Il canovaccioGli attori della Commedia dell’Arte provengono dall’antica tradizione dei giullari, dei sal-timbanchi e dei musicisti di strada: sono in grado di recitare, cantare, ballare, suonare efare acrobazie. Le loro commedie non si basano su un testo ben definito, da imparare amemoria, ma su un “canovaccio” o “scenario”, ovvero una sorta di riassunto, di schemagenerale dello spettacolo, sulla base del quale gli attori possono improvvisare le loro bat-tute. Questo tipo di recitazione “improvvisata” era resa possibile, oltre che dalla bravu-ra dell’attore, dal fatto che gli intrighi delle commedie erano spesso variazioni sopra unrepertorio di pochissimi temi e argomenti, affidati sempre agli stessi personaggi.

Le maschereNella Commedia dell’Arte i personaggi rappresentano i prototipi della società del lorotempo: ci sono i “Vecchi”, come il ricco e avaro Pantalone o il presuntuoso DottorBalanzone; ci sono gli “Innamorati”, giovani e belli; c’è il borioso Capitano spagnolo masoprattutto ci sono i personaggi più umili, gli “Zanni”, cioè i servi, come Brighella furbo eimbroglione contrapposto ad Arlecchino sciocco e pasticcione. Colombina e Smeraldinasono le servette furbe e maliziose, mentre Pulcinella rappresenta il popolano inventore dimille stratagemmi per sopravvivere. Ciascun personaggio è facilmente identificabile daglispettatori grazie ai costumi colorati e fantasiosi, ma soprattutto all’uso delle maschere.Ogni “maschera” inoltre si esprime nel dialetto della regione d’origine; solo gli Innamoratinon portano maschere e parlano esclusivamente in toscano.

Le compagnieA partire dalla metà del Cinquecento i comici professionisti costituiscono delle “compagnie”:gruppi stabili formati da dieci, dodici persone, di solito unite anche da vincoli familiari.Le compagnie si spostano da un paese all’altro, rappresentano le loro commedie su sem-plici palchi allestiti nelle piazze, in mezzo ai mercati o alle fiere, di fronte a un pubblicopopolare, che paga un biglietto per assistere allo spettacolo.Col passare del tempo alcune compagnie ottengono un tale successo da venir chiamateanche nei palazzi dei nobili e persino nelle corti, non solo in Italia ma anche all’estero. IDuchi di Mantova, per esempio, ebbero al loro servizio, alla fine del Cinquecento, la cele-bre Compagnia dei Gelosi, che fu anche la prima compagnia di comici italiani a trovare ilsuccesso presso la corte francese. Nel Seicento infatti molti attori italiani si trasferi-scono a Parigi, dove il Théâtre de la Comédie Italienne diventa una vera e propria scuolateatrale, destinata a influenzare attori e commediografi francesi.

24

IL TEATRO REGIO DI TORINO NELLA STORIA

Le origini del Teatro risalgono all’inizio del XVIII secolo quando Vittorio Amedeo IIdecise di commissionare all’architetto Filippo Juvarra la progettazione e la costruzionedi un nuovo grande teatro nell’ambito del più generale riassetto urbano della PiazzaCastello. L’intento venne però perfezionato solo qualche anno più tardi da Carlo EmanueleIII (incoronato re di Sardegna nel 1730) il quale, in seguito alla morte di Juvarra, scel-se di affidare il progetto all’architetto Benedetto Alfieri con la richiesta di progettareun teatro di grande prestigio. Il «Regio Teatro» di Torino, edificato nel tempo record didue anni, venne inaugurato il 26 dicembre del 1740, diventando subito un punto di riferi-mento internazionale per la capienza (circa 2.500 posti tra platea e cinque ordini di pal-chetti), le magnifiche decorazioni della sala fra le quali spiccava la volta dipinta daBernardino Galliari, gli imponenti scenari e le attrezzature tecniche, nonché la qualitàdelle rappresentazioni. Gli scritti entusiasti di grandi letterati-viaggiatori come Burneytestimoniano il prestigio raggiunto dal Teatro all’interno del grand tour europeo dell’e-poca, prestigio riconosciuto e avvalorato con la pubblicazione, nel 1772, delle incisioniillustrative dell’Alfieri nell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert.

Il Teatro proseguì la sua intensa attività, seguendo da vicino la vita di corte, fino alla finedel secolo XVIII, quando l’invasione delle truppe napoleoniche portò il possesso dellacittà ai francesi: le insegne sabaude vennero rimosse e l’edificio rinominato a più ripre-se in “Teatro Nazionale”, “Grand Théâtre des Arts” e infine, nel 1804, “ThéâtreImpérial”. Nel 1814 il Piemonte tornò sotto il governo dei Savoia e il ristabilito RegioTeatro, per volere del re Carlo Alberto, venne ridecorato in stile neoclassico. Con l’uni-ficazione dell’Italia e il successivo trasferimento della capitale a Roma, la casa regnantedecretò la cessione della proprietà del Teatro al Comune di Torino.

A cavallo del 1900, il Regio divenne una delle roccaforti wagneriane in Italia, anche gra-zie agli straordinari vertici musicali raggiunti dall’orchestra sotto la direzione artisticae musicale di Arturo Toscanini. Quegli stessi anni di splendore furono coronati dalleprime rappresentazioni assolute di due capolavori di Giacomo Puccini: Manon Lescaut(1893) e La bohème (1896).

Insieme alla radicale ristrutturazione del palcoscenico e della sala, che vide la capienzaaumentare fino a 3.000 posti grazie alla creazione di tre ordini di gallerie, il nuovo seco-lo portò al Regio la peggior catastrofe possibile per un teatro: nella notte fra l’8 e il 9febbraio 1936 un incendio causato da un cortocircuito distrusse in poche ore l’illustrecorso di un’istituzione che per quasi duecento anni aveva legato la sua storia con quelladella città.

Benché il bando di concorso per la ricostruzione venisse pubblicato meno di un anno dopo,la seconda guerra mondiale e i numerosi emendamenti ai progetti originari tardarono ilavori di ricostruzione, che iniziarono nel 1968. Il progetto vincente risultò essere quel-lo dell’architetto Carlo Mollino, artista del design e docente di composizione architetto-nica al Politecnico di Torino. La realizzazione del nuovo Regio terminò nel 1973: il 10 apri-le di quell’anno il teatro finalmente riprese vita; l’opera scelta per l’inaugurazione fu Ivespri siciliani di Giuseppe Verdi, con la regia di Maria Callas e Giuseppe Di Stefano.

25

LA VISITA GUIDATA AL TEATRO

La facciata del vecchio Regio, l’unica parte rima-sta integra dopo l’incendio, necessitava di essereconservata per rispetto della conformazionearchitettonica della storica Piazza Castello: il dif-ficile problema del rapporto con gli edifici storiciadiacenti è stato risolto da Mollino in modo auda-ce e originale con la creazione di linee e volumi alcontempo contrastanti e attinenti.

Infatti, la pianta del nuovo Teatro Regio inau-gurato nel 1973, curvilinea anziché a parallele-

pipedo, oltre a costituire un elemento diestrema novità è anche un esplicito richiamo,evidenziato dall’uso del laterizio e dellebugnature a forma di stella, al baroccoPalazzo Carignano di Guarino Guarini.L’imponenza della struttura è poi alleggeritadall’apertura di ampie vetrate a tutt’altezzache creano giochi di rifrazioni e vedute conle attigue architetture dello Juvarra (oggiArchivio di Stato) e dell’Alfieri (l’anticamanica divenuta sede degli uffici del Teatro).

Una grande cancellata bronzea, l’OdisseaMusicale, opera dello scultore UmbertoMastroianni, dal 1994 costituisce la soglia della

Galleria Tamagno, primo elegante punto di raccolta del pubblico. Di qui si può apprezzare l’im-mensa “vetrina” che espone alla vista il foyer interno, con la sua molteplicità di piani e la pre-senza, al centro, delle scale mobili.

L’ingresso nel foyer è filtrato da una serie di dodici doppie porte in cristallo brunito,oltrepassate le quali si accede a un ambiente confortevole e soft, cromaticamente domi-nato dal rosso della moquette, delle poltrone e delle pareti, impreziosite dall’alternanzadelle superfici a specchio, in marmo bianco e in cotto. Un gran numero di globi luminosi

26

disposti a grappolo illumina questo spazio aper-to, distribuito su quattro livelli, senza corridoio divisioni di piani, per una superficie totale diben 3.700 mq. Oltre alle zone di servizio, comel’ampio guardaroba e i due bar (composti dabanconi marmorei a pianta ellittica), due salonicostituiscono il contesto ideale per incontri econferenze: sono il Foyer del Toro, che deve ilsuo nome al grande mosaico in marmo che raffi-gura un toro rampante, simbolo della Città diTorino, e la Sala Caminetto, caratterizzata dalla presenza del focolare un tempo collo-cato nel palco reale dell’antico Teatro Regio.

Due grandi scaloni a spirale, insieme alle scale e alle passerelle che percorrono il peri-metro della sala, permettono al pubblico di raggiungere da più punti sia la platea, sia i pal-

chi. La sala, dall’originale forma a conchigliasemiaperta che modella intorno a sé tutti i volu-mi dell’edificio, è in grado di contenere quasi1.600 persone, di cui circa 200 nei palchi. Ilcolore rosso delle poltroncine della platea e dellegno di faggio che riveste pavimento e pareti èaccostato agli originali colori della coperturaacustica: l’iniziale bianco avorio appena venatodi indaco digrada progressivamente verso l’in-daco intenso della parte più alta. L’illuminazioneè data da una grande cascata luminosa composta

da più di 3.600 steli riflettenti il cui effetto complessivo è quello di una nuvola iride-scente. Altre fonti luminose sono le coppie di globi collocate in corrispondenza dei 31 pal-chi pensili disposti, su un’unica arcata, lungo il perimetro della sala.

Tutto converge verso il palcoscenico, uno dei più grandi d’Europa, secondo solo a quellodell’Opéra-Bastille di Parigi. Il suo boccascena, dall’originale sagoma “a video” disegnata daMollino, è stato in parte coperto dalle quattrocornici concentriche installate nei lavori direstauro acustico del 1996. Il golfo mistico, lospazio riservato all’orchestra, poggia su un pianomobile collocabile a diverse altezze (fino a tremetri più in basso del piano di scena) in modo taleda adattarsi alle esigenze degli spettacoli.

Il palcoscenico, vero e proprio cuore del teatro,ha una pianta a croce latina formata dalla scenacentrale, dalle due scene laterali e dal carrellodorsale, per una superficie totale di oltre 1.000 mq. La scena centrale, o “d’azione” (l’u-nica visibile al pubblico), poggia su sei ponti mobili in grado di alzarsi, abbassarsi e incli-narsi indipendentemente tra loro permettendo di ricreare i più disparati tipi di sceno-grafia. La sormonta una torre di scena alta 32 metri, capace di contenere un elevato

numero di macchinari, fondali, quinte e luci manovrabili tramite 64 tiri di scena. Le duescene laterali, disposte simmetricamente a quella centrale, e la piattaforma mobile,posta sul retro della stessa, sono in grado di ospitare elementi di attrezzeria e interescenografie, in modo tale da consentire rapidi, e altrimenti ardui, cambi di scena.

Un dedalo di corridoi si snoda nella zona interrata permettendo l’accesso ai vani sotto iponti del palcoscenico, ai camerini, alla sala trucco, alle numerose sale prova, ai depositidegli strumenti, al locale mensa. Tappe obbligate sono la sala ballo e il Piccolo Regio“Giacomo Puccini”, con il relativo foyer, sede di una mostra permanente di documenti sto-

rici del Teatro Regio. Lasala regia, posta alterzo piano sotterraneoa -9,80 metri, è dotatadi un pavimento suddivi-so in sedici pedanemobili, situabili a diver-se altezze per riprodur-re eventuali dislivellipresenti sulla scena.

Non esiste spettacolod’opera senza costumi:la sartoria è il luogomagico dove questi sonoconfezionati o adattatisu misura dalle sarte del

teatro. Con uno dei diversi ascensori di servizio si possono raggiungere i piani superiori:al quarto piano fuori terra si trovano altre due grandi sale prova insonorizzate: la salaorchestra e la sala coro.

Il nostro viaggio nel tempo e negli spazi dell’anticacorte torinese e del moderno Teatro d’opera si con-clude qui: abbiamo conosciuto gli svaghi dei nobili edel popolo, respirato l’atmosfera del teatro delSettecento e visto i grandi cambiamenti intervenutifino ad oggi.

Ma i segreti del Palazzo, della Piazza e del Teatrosono ancora tanti… Tornate a trovarci, li scopriremoinsieme!