La Pesca Mosca e Spinning 2/2014

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n. 2 APRILE-MAGGIO 2014 www.lapescamoscaespinning.it 190 pagine

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La Pesca Mosca e Spinning n. 2/2014 (aprile-maggio 2014): l'intero numero disponibile gratuitamente.

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n. 2 •• APRILE-MAGGIO 2014 www.lapescamoscaespinning.it

190pagine

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La possibilità di integrare la modalità tradizionale di fare informazione dellarivista cartacea, attraverso articoli approfonditi e di qualità – secondo lo stan-dard elevato cui sono abituati i nostri lettori e del quale il merito va tutto ainostri articolisti – con la immediatezza della comunicazione via Internet, chepredilige video, immagini e testi brevi, è certo affascinante per chi fa il nostromestiere di giornalisti. Ma l’altissimo numero di copie sfogliate e scaricatedel n. 5/2013 – che supera attualmente le 30.ooo copie e continua a essere in

aumento – testimonia che l’enorme potenziale che percepivamo potesse essere racchiuso nelnuovo strumento si è rivelato essere sin da subito una effettiva realtà e che il pubblico deilettori ha apprezzato e usufruito della nuova modalità di lettura in modo entusiastico.Certo il prezzo da pagare per la ‘perdita’ della carta può essere ritenuto troppo alto, come cihanno simpaticamente testimoniato numerosi amici e lettori che ci seguono dall’inizio eche sono ora frastornati dal non avere più il giornale da andare a comprare in edicola, sfo-gliare a casa, in negozio, in tram e poi collezionare. E sicuramente per chi non è abituato astare molte ore davanti al computer, ma anche per chi lo è, la fruizione digitale della rivista«non è la stessa cosa». Ma la maggior parte di queste persone ci ha testimoniato come In-ternet lo usi comunque per andare a cercare dressing, itinerari, prodotti ecc. Si tratta alloradi imparare a usare il web anche per leggere (per chi ha il tablet la cosa è più naturale), peracquisire contenuti ‘impegnativi’, che stimolano la riflessione e l’approfondimento, un po’come si fa quando si consulta una voce esaustiva di Wikipedia. È la nostra sfida: utilizzare inuovi strumenti senza cedere alla velocità e alla superficialità dell’informazione, insommasenza perdere il livello culturale raggiunto su carta.Allo «Speciale artificiali» cartaceo di febbraio-marzo fa dunque seguito, come annunciato,il nostro secondo numero digitale gratuito, che conferma e rafforza la natura multimedialedei suoi contenuti, con un’accresciuta quantità di link a filmati pertinenti agli articoli – lamaggior parte dei quali realizzati appositamente – o relativi ad alcuni dei prodotti presen-tati. Come nel primo numero digitale, sono contenuti inoltre link che consentono di scari-care articoli pubblicati su numeri arretrati e richiamati dai loro autori e di visualizzare gal-lerie fotografiche che vanno a integrare l’informazione iconografica di alcuni articoli. Suquesta rivista, poi, compaiono anche link a pagine del nostro sito contenenti notizie checompletano le informazioni testuali che sul numero non hanno trovato spazio, nonostantele ben 190 pagine dalle quali è composto. È forse poi utile ricordare che tutti i siti Internetcitati e tutte le mail riportate sono direttamente cliccabili per un accesso immediato, al paridi tutte le inserzioni pubblicitarie, alcune delle quali contengono anche link diretti a scari-care cataloghi in pdf dei prodotti promossi.

www.lapescamoscaespinning.itVai sul nostro sito per

• scaricare i numeri gratuiti della rivista e gli articoli gratuitidi numeri arretrati

• guardare i contenuti multimediali dell’ultima rivista uscitae delle precedenti: video, foto, testi aggiuntivi

• consultare l’elenco completo di tutti gli articoli pubblicatidal febbraio 1997

• consultare l’indice per autore• accedere ai nostri portali di notizie di mosca e di spinning

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Direttore responsabileEugenio Ortali

RedazioneVia Jacopo Della Quercia 88 • 50053 EmpoliTel. 0571/73.701 • Fax 0571/530.989www.lapescamoscaespinning.itinfo@lapescamoscaespinning.itwww.facebook.com/MoscaeSpinninghttp://twitter.com/lapescaMeSwww.youtube.com/user/MoscaeSpinningwww.flickr.com/photos/moscaespinning

Segretaria editingGraziella Curto

Hanno collaborato a questo numeroMauro Borselli, Claudio Carrara,Fabrizio Cerboni, Luca Dal Cer,Alessio Falorni, Patrizio Fasciani,Fabio Federighi, Fabio Lommi,Ivano Mongatti, Giorgio Montagna,Gian Maria Randi, Federico Renzi,Graziano Ricci, Marco Sammicheli,Marco Tortora, Emanuele Turato,Antonio Varcasia, Daniele Vinci

PubblicitàPETRA srl

Via Jacopo Della Quercia 88 • 50053 EmpoliTel. 0571/73.701 • Fax 0571/530.989

Disponibile anche come Appper iPad e dispositivi Android

Tutti i diritti riservatiLA PESCA MOSCA E SPINNINGEdizioni PETRA srl

Direttore editorialeElena Dall’Armi

Grafica e impaginazione: Petra srl

22HEAVY COVERdi Luca Dal CerLe coperture più fitte nelle quali si cela ilbass richiedono approcci particolari. L’auto-re, dopo una disamina degli ambienti, indicale tecniche più redditizie e gli artificiali mi-gliori (gamberi, creature, jig, frog), presen-tando alcuni modelli recenti che gli hannodato buoni risultati.

34REACH CASTdi Claudio Carrara«Il sole stava ormai tramontando e la lun-ga fila di ombre distese lungo la superficiefaceva da cornice allo splendore del fuocoche incendiava le colline. La coda si sol-levò dall’acqua e iniziò la sua corsa con-quistando in fretta lo spazio circostante;gocce di pioggia si dissolsero nell’aria...».

42PINAS BAY.DOVE I SOGNI SI FERMANOdi Antonio Varcasia«Panama occupa nell’immaginario colletti-vo dei pescatori un posto di riguardo inquello che potrebbe essere il Santo Graaldella pesca, insieme alle Maldive e alla EastCoast australiana». Il viaggio, le stagioni, letecniche, l’attrezzatura.

54STREAMER IN DEPTHdi Federico RenziPrima parte di lungo intervento sugli strea-mer, che riassume il pensiero e l’esperienzadell’autore in materia. Sono qui presentatigli streamer classici, di stampo tradizionale,realizzati con materiali naturali. Otto mo-delli, un montaggio e un video.

64SUNSHINE STREET EXPERIENCEdi Daniele VinciMolto si è parlato negli ultimi numeri distreetfishing. Qui Daniele – che siamo lietidi avere nuovamente fra i nostri collabora-tori – affronta un tema particolare: quellodelle tecniche da attuare per praticarlo nelmezzo del giorno, con il sole alto. Gli artifi-ciali, i loro colori, le attrezzature.

72SALMONI E ACQUE BASSEdi Fabio Federighi e Alessio FalorniEcco un altro frutto della collaborazione frai due autori fiorentini. Alessio parla di luoghie tempi, attrezzature e tecniche, Fabio pre-senta cinque tipologie di mosche valide perle acque basse, dalle più classiche alle inno-vative Franc N’ Snaelda (una fusione diRed Francis e Snaelda, in versione tube).

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84CALENDARIO TROTAIOLOdi Fabrizio CerboniDopo il calendario spigolaro, che tanti con-sensi ha ottenuto, l’autore presenta quellovalido per la trota, con un’ottica rivolta inparticolare all’Italia centrale. Come sempre,osservazioni e consigli sono il frutto di un’e-sperienza più che ventennale in materia.

92ZRS ANIENEdi Fabio LommiFresco degli allori della vittoria al TrofeoBisenzio, Fabio presenta un argomento chegli sta a cuore, ovvero quello di una realtàche frequenta molto spesso come pescato-re e come volontario. Può quindi proporreuna descrizione particolareggiata delle duezone principali in cui è divisa la ZRS.

100STORIONI A SPINNINGdi Giorgio MontagnaSi pescano gli storioni a spinning? Sì, e inquesti ultimi tempi sempre più, soprattuttonei vari laghetti a pagamento. Giorgio spie-ga le caratteristiche particolari di questopesce, le tattiche da impiegare e parla didue artificiali che hanno fruttato buonecatture nei luoghi frequentati.

108IL BOCCONE ISOLATOdi Ivano MongattiIn assenza di schiusa, chi vuole praticare lapesca a mosca in superficie può ricorrereall’imitazione di «un insetto che è cadutoaccidentalmente in acqua e che si dibattearrancando per riprendere il volo o per con-quistare la riva zampettando».

116LUCCIO: PER UN SANOE CORRETTO NO KILLdi Patrizio FascianiNon basta praticare il no kill, si sa, occorrepraticarlo correttamente, altrimenti può es-sere del tutto inutile. E con il luccio, le di-mensioni del pesce e dei suoi denti portanospesso il pescatore ad avere timore di ferir-si e a non effettuare le giuste manovre.

124POLIFEMO VARIANTdi Mauro BorselliDopo Fabio Federighi, anche Mauro rendeonore su queste pagine al talento, all’intelli-genza e all’inventiva del grande FrancescoPalù. Dopo aver ricordato le caratteristichedel geniale Polifemo, presenta due versionidell’artificiale basate sul suo XFlies Inter-changeable System.

134HOLBOX, MEXICOdi Marco TortoraSulla punta settentrionale della penisoladello Yucatan, nello stato del QuintanaRoo, c’è un posto che pochi conoscono. Èpieno di pesci, e ancora ci si può andaresenza spendere una fortuna. Tutti gli in-contri ravvicinati che è possibile avere.

146GRANCHIdi Federico Renzi«Questa famiglia di imitazioni consente diaprire un capitolo quasi inesplorato della pe-sca a mosca in mare, dedicato alla ricerca dispecie non proprio classiche per il salt waternostrano, come le orate e i rombi». Un invitoa non usarli solo per bonefish e permit.

158EOLOdi Graziano RicciDerivante da un jerk da luccio, l’Eolo è unminijerk autocostruito di 6 cm «che può es-sere recuperato molto lentamente e che èideale per pescare trote a galla con un re-cupero lento e costante oppure con piccolejerkate intervallate a pause».

162ZRS LAMONEdi Gian Maria RandiA Marradi, in provincia di Firenze, è statocostituito un nuovo tratto no kill per la mo-sca e per lo spinning sul fiume Lamone.Una breve presentazione della zrs e dellesue caratteristiche, nonché degli artificialivalidi per le due tecniche.

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fish facts24 maggio

WORLD FISH MIGRATION DAYIN ITALIA

Il prossimo 24 maggio avrà luogo il World Fish MigrationDay, un’iniziativa internazionale sul problema degliostacoli che interrompono la continuità dei fiumi impe-dendo lo spostamento dei pesci migratori. L’unico even-to italiano è stato organizzato sul fiume Ombrone in lo-calità Ponte Tura nei pressi di Grosseto, dove aspettaancora una valida soluzione il problema posto da un an-tico sbarramento e da un’opera di risalita dei pesci chedopo dieci anni dalla prima messa in opera e nonostantei successivi interventi di modifica non ha ancora maisvolto la sua funzione.Si tratta di una zona ad alta intensità di tutela, con im-portanti aree protette e molta attenzione ai problemiambientali, nella quale però istituzioni e portatori di inte-ressi tardano a considerare la fondamentale importanzadei corpi idrici per la tutela del territorio e della sua bio-diversità. Non sembra ancora che si intendano conside-rare adeguatamente i costi dell’interruzione della conti-nuità del fiume, dall’erosione costiera che in un secoloha mangiato addirittura mille e duecento metri di arenilealla foce dal fiume e che sta imponendo gravose spesedi difesa, fino al massiccio deficit di biomassa in tutto ilbacino e nelle Riserve Naturali dei principali affluenti. Laminaccia più diretta è per alcune importanti specie itti-che, la cheppia prima tra tutte ma anche altri eurialini co-me il cefalo e la spigola, specie particolarmente protettecome la lampreda e l’anguilla e, non ultimo, il cavedanodell’Ombrone che è un endemismo inserito nella listarossa IUCN. Quello dell’Ombrone è il bacino italiano conla minore densità di popolazione, inserito in un contestonaturale e storico-artistico di valore assoluto nel qualerisalta l’estremo degrado ittico, iniziato due secoli fa con

l’interruzione del fiume originariamente finalizzata allabonifica di una zona umida e coronatosi in anni recenticon l’esplosione delle specie alloctone.L’evento grossetano porta in questo contesto la finalitàdell’iniziativa internazionale di informazione, di sensibi-lizzazione e di mobilitazione dei soggetti coinvolti eprevede una visita guidata allo sbarramento monumen-tale della prima metà dell’800 e al passaggio per pesci eun incontro pubblico con la partecipazione delle ammi-nistrazioni locali e dei portatori di interessi. Maggioriinformazioni su www.worldfishmigrationday.com e suwww.pescaricreativa.org.

al 31 dicembre 2014

PROROGA COMUNICAZIONEPESCA IN MARE

Il Ministero delle risorse agricole alimentari e forestaliha emesso il decreto di proroga della validità della Co-municazione obbligatoria per la pesca ricreativa in mare.La validità (originariamente triennale) è quindi estesafino al 31 dicembre 2014 ed è ristabilita l’obbligatorietàper tutte le forme di pesca e tutte le stagioni, abrogan-do il decreto del 2011 che tra l’altro esentava dal con-trollo la pesca da terra. Chi ha già effettuato la Comuni-cazione deve semplicemente poter esibire a un control-lo la ricevuta, mentre chi non ha provveduto alla regi-strazione può farlo dalla pagina del sito del Ministerowww.politicheagricole.it. La proroga permette di supe-rare un elemento di grave incertezza, lasciando però ir-risolti tutti i problemi legati alle finalità della Comunica-zione («promuovere la rilevazione della consistenzadella pesca sportiva e ricreativa in mare») e al loro ef-fettivo perseguimento, senza il quale la Comunicazionestessa risulta degradata a mero strumento autorizzato-rio (licenza di pesca).

a cura di Marco Sammicheli

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Gli auspici dello slogan utilizzato per sostenere l’istitu-zione della Comunicazione obbligatoria puntavano sul-l’incoraggiante messaggio del contarsi per contare, ma lanecessità di una proroga dell’ultimo momento testimo-nia la discontinuità dell’azione amministrativa e la persi-stente marginalizzazione del settore della pesca noncommerciale. Tutti gli approfondimenti, sociali economicie gestionali sulla pesca non commerciale, e di riflessoanche sui rapporti con gli altri portatori di interessi, sem-bra che siano legati alla lunga miccia della Comunicazio-ne obbligatoria, che al di là del fornirci il dato grezzo delnumero dei pescatori dovrebbe fare da base per succes-sivi studi indispensabili per dare tridimensionalità allaconoscenza del settore nelle sue diverse manifestazioni.I portatori di interessi non sono stati informati di nessu-no sviluppo in merito. La incoerenza del Ministero nellediverse legislature e le reiterate scelte di depotenzia-mento di questo ambito di attività hanno creato un si-tuazione di stallo nella quale sembra che solo la scaden-za triennale della Comunicazione sia riuscita a riportarein luce l’argomento. I cittadini che da tre anni hanno nelportafoglio una stampa della loro Comunicazione vorreb-bero che portarsela dietro fosse servito a qualcosa di piùche a scampare a un illecito più teorico che pratico, sana-bile semplicemente provvedendo alla registrazione dopoessere stati colti in infrazione, nel molto improbabile ca-so di essere sottoposti a un controllo. Il milione di citta-dini italiani che si sono registrati come pescatori ricreati-vi in mare sul sito internet del Ministero si aspettano chel’anno di proroga serva a riprendere il perseguimentodelle finalità di valorizzazione del settore.

le richieste della pesca ricreativa

TONNO ROSSO 2014

Con una nota consegnata al MIPAAF le Associazioni dipesca non commerciale italiana rivendicano equità ditrattamento rispetto agli altri settori di pesca per lacampagna di pesca al tonno rosso per l’anno 2014.I punti principali del documento, sottoscritto dai parteci-panti al Tavolo Nazionale della Pesca non commerciale(APR, FIPSAS, ARCI PESCA, EFSA, PER IL MARE e FIPO)sono:

• intangibilità della quota assegnata alla pesca ricreati-va in modo da non soffrire riduzioni di quota a causadella sovra pesca del settore commerciale;– incremento di quota (indicata a 200 tonnellate), in mo-do che sia più consona alle reali esigenze del settore;• carniere stagionale di un solo esemplare sbarcabileper autorizzazione, in modo da distribuire in maniera piùequa la quota tra le imbarcazioni autorizzate;• conferma della pesca con rilascio senza chiusura sta-gionale e di chiusura del prelievo all’esaurimento dellaquota non commerciale.

comunicato stampa della Commissione europea

PESCA RICREATIVAE TURISMO COSTIERO

Con un comunicato stampa del 20 febbraio la Commis-sione Europea ha presentato la nuova Strategia di pro-mozione del turismo costiero e marittimo. Maria Dama-naki, commissaria europea per gli Affari marittimi e lapesca, ha dichiarato: «Nella strategia per la crescita bluabbiamo individuato nel turismo costiero e marittimouno dei motori fondamentali della creazione di crescitae di occupazione, specialmente nella fascia costiera chespesso lamenta tassi elevati di disoccupazione. Il setto-re rappresenta la maggiore attività economica legata almare e il perno dell’economia di molte regioni costieredell’Europa: abbiamo quindi la responsabilità di aiutarloa svilupparsi e a prosperare». Antonio Tajani, vicepresi-dente della Commissione europea e commissario euro-peo per l’Industria, l’Imprenditoria e il Turismo, ha di-chiarato: «Considero il turismo una leva economica fon-damentale per la crescita in Europa, attorno alla qualedevono articolarsi politiche specifiche, coerenti e inte-grate. Una strategia mirata al turismo costiero e maritti-mo mette in luce le potenzialità di questo importantecomparto del settore turistico e la funzione che è ingrado di svolgere nella lotta alla disoccupazione, specietra i giovani».Il comunicato solleva però alcune preoccupazioni relati-ve alla stagionalità. Nonostante le indubbie potenzialità,il settore ha di fronte varie sfide alle quali la strategiacerca di dare una risposta: lacune nei dati e nelle cono-

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scenze, volatilità della domanda, grande incidenza dellastagionalità, preoccupazioni che però trovano una possi-bile soluzione in alcune attività scarsamente soggettealla stagionalità e tra queste la pesca ricreativa. Leggia-mo infatti nel testo che «il crescente interesse del pub-blico per gli sport legati all’acqua, ad esempio la pesca ri-creativa, il canottaggio, il windsurf e le immersioni, creail potenziale e può aiutare ad affrontare il problema dellastagionalità in quanto queste attività non sono legate astagioni di punta». La prospettiva c’è ma l’unica cosa chesi è vista discutere in Italia dopo questi interventi è il pe-scaturismo, l’attività svolta dai pescatori commercialiportando turisti a vedere salpare le reti e a mangiare abordo del peschereccio. Non è una cosa nuova, ma c’è ungrave fraintendimento tra l’interpretazione del settorecommerciale che insiste sul pescaturismo e la vera pro-spettiva di sviluppo che è il turismo legato alla pesca ri-creativa. Il pescaturismo ha un potenziale di sviluppo ri-dotto e resta solo di supporto alla pesca commerciale,mentre il turismo ricreativo ha un potenziale enorme esfugge alle dinamiche che mettono in conflitto la pescacon le necessità di tutela delle risorse. Il pescaturismo sirivolge ai turisti che vengono soprattutto durante la sta-gione balneare, mentre il turismo di pesca ricreativa por-ta pescatori a fare i turisti in un posto invece che in unaltro a seconda del valore della zone di pesca e dei servi-

zi, oltre a portarceli anche fuori stagione. Al pescaturi-smo non servono più pesci, ma solo convincere un nume-ro maggiore di turisti a fruire del servizio. Al turismo del-la pesca ricreativa invece servono più pesci; i turisti fuoristagione è poi facile farli venire. Per portare i turisti apesca, oltre a condizioni di pescosità decorose, ci voglio-no servizi mirati e guide di pesca ricreativa, non i profes-sionisti con le reti e i palangari; per questo occorre chevenga dato seguito al progetto di istituzione della guidaprofessionale di pesca e che questa attività economicanon venga pensata principalmente come riconversionedei pescatori commerciali ma sia completamente separa-ta dal settore commerciale e adeguatamente considera-ta nei piani di gestione.

tavolo nazionale della pesca non commerciale

COMUNICATO DEL GRUPPODI LAVORO ACQUE INTERNE

Il gruppo di lavoro Acque Interne del Tavolo Nazionaledella Pesca non commerciale, che riunisce le maggioriassociazioni dei pescatori sportivi e ricreativi, ha emes-so un comunicato riguardante la gestione della pescanelle acque interne. Il Comunicato, a firma APR, DPE(Carp Fishing Italia, Esox Italia, Spinning Club Italia, UN-PeM), EFSA, FIPO, FIPSAS, indica, nella prospettiva dicancellazione delle province, la necessità di una revisio-ne delle attribuzioni di competenza che sia adeguata al-le necessità di gestione. Il rischio di un aggravamentodella frammentazione gestionale che risponde a inte-ressi particolari e che minaccia il diritto di accesso allerisorse pubbliche richiede che le regioni si assumano laresponsabilità della loro competenza in materia, affi-dandosi a un approccio scientifico e coinvolgendo i por-tatori di interessi. L’individuazione degli ambiti ottimalidi esercizio riguardo alla gestione della pesca non com-merciale deve essere effettuata su scala di bacino,mantenendo la titolarità pubblica della gestione e pre-vedendo l’affidamento di funzioni alle associazioni.Il comunicato indica infatti che le «Regioni debbanomantenere la piena titolarità della gestione e che deb-bano: i) individuare e ottimizzare, su scala di bacino, gliambiti territoriali di esercizio; ii) operare in base ad ade-guate, pertinenti e vincolanti indicazioni scientifiche etecniche; iii) prevedere il ricorso al principio di sussidia-rietà sancito nell’art. 118 della Costituzione per l’affida-mento di specifiche funzioni da individuare a livello diambito territoriale di esercizio alle associazioni rappre-sentative dei pescatori non commerciali». Il comunicatoannuncia la prossima emissione di un documento unita-rio finalizzato all’armonizzazione normativa attraversoun elenco di principi di indirizzo proposti all’adozione daparte delle regioni.

XFlies Interchangeable Systemby Mauro Borselli

per informazioni

[email protected]/8066458

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notizie32000 i visitatori

PESCARE SHOW 2014

Si è chiusa lunedì 10 febbraio 2014, con grande succes-so di pubblico, l’8a edizione di Pescare Show, il Salone In-ternazionale della Pesca Sportiva, tenutasi alla Fiera diVicenza insieme a Hunting Show, il Salone Internazionaledella Caccia, della Natura e del Tiro Sportivo. 32 mila so-no i visitatori che nel corso dei tre giorni della manifesta-zione hanno riempito il Quartiere Fieristico vicentino, tracui il nuovo padiglione 7 della Fiera di Vicenza, inaugura-to per l’occasione assieme al nuovo Centro Congressi. Sitratta di numeri decisamente in crescita, dell’11% rispet-to all’edizione del 2013, che aveva registrato 29 mila in-gressi, e che conferma il trend positivo di Hunting Showe Pescare Show, passate da 14 mila visitatori nel 2007ad appunto 32 mila nel 2014. «Siamo molto soddisfattidei numeri positivi di questa edizione di Hunting Show ePescare Show, che consacrano la manifestazione comeuna delle fiere lifestyle qualitativamente più coinvolgen-ti in Italia, dal profilo sempre più internazionale», dichiaraMatteo Marzotto, presidente di Fiera di Vicenza. «Cacciae pesca responsabili e sostenibili, sport, tecnologia e ab-bigliamento sono tra gli ingredienti del well done in Italydedicati al settore dell’aria aperta che hanno contribuitoa rendere questa 8a edizione un appuntamento attratti-vo e d’eccellenza, non solo per appassionati, ma ancheper esperti operatori del settore. Un successo – concludeil presidente Marzotto – avvalorato dal superamento apieni voti della prima prova d’esame del nuovo padiglione7, innovativo spazio espositivo di Fiera di Vicenza e sim-bolo dell’architettura e ingegneria italiana di qualità di cuiandiamo particolarmente orgogliosi».Per quanto riguarda più direttamente la manifestazionedi pesca, va detto che l’aumento tangibile di visitatori esoprattutto il loro concreto interesse per le novità haportato una ventata di ottimismo in un settore che èancora in sofferenza per gli effetti della crisi economi-ca. Abbiamo così raccolto soddisfazione nella maggiorparte degli stand dei negozi, radunati in una zona speci-fica, ma anche in quelli delle aziende produttrici e distri-butrici, perché verificare la consistente presenza e la vi-vacità degli appassionati è testimonianza certo positivae foriera di buone speranze per il momento, si spera im-minente, della ripresa economica.Il nostro stand è stato affollato dai lettori desiderosi diconoscere e di parlare con i vari articolisti, presenti qua-si al completo, nonché di vedere i costruttori al morset-to quest’anno insieme per la prima volta agli autoco-struttori spinning, radunatisi intorno al tavolo di MorenoBartoli. Numerose anche le richieste di chiarimento circala nuova formula che mixa le uscite in edicola con quel-le gratuite sul web, con un buon numero di incalliti no-

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(www.bassmaster.it), organizza la gara internazionaledi autocostruzione esche artificiali per lo spinning deno-minata ITB - International Tuscany Baits Building - LureBuilding Contest. Le esche si potranno spedire al comi-tato organizzatore dal 1 aprile al 10 settembre 2014.La gara si concluderà nelle giornate del 25-26 e 27 set-tembre 2014, quando la giuria, dopo aver valutato at-tentamente tutte le esche pervenute, proclamerà uffi-cialmente i vincitori durante la serata di gala di sabato27 settembre 2014, che si svolgerà presso il RistoranteLincanto di Sansepolcro (AR). Ogni concorrente potràspedire un’esca per ognuna delle cinque categorie pre-viste, con un massimo quindi di cinque artificiali.Regolamento1. La competizione è aperta a tutti i costruttori sia dilet-tanti che professionisti.2. Gli autocostruttori potranno partecipare con un soloartificiale a una o più categorie (massimo 5 artificiali).3. Ogni artificiale dovrà essere identificato da nome, ca-tegoria, tipo di legno e materiali usati (piccola relazionetecnica descrittiva le fasi di costruzione). Per ogni artifi-ciale inviato si dovrà compilare l’apposita scheda di par-tecipazione.4. Agli artificiali dovrà essere allegata la scheda di par-tecipazione, completa di tutti i dati richiesti, che è di-sponibile sulla brochure della gara [clicca qui per scari-carla], o sul sito www.bassmaster.it, o nel forum di au-tocostruzione http://autocostruzione.forumcommu–nity.net nella sezione Raduni, Gare, Manifestazioni,Convegni, Eventi e Fiere.5. Gli artificiali potranno essere inviati a partire dal 1aprile 2014 e pervenire entro e non oltre il 10 settem-bre 2014 (farà fede il timbro postale).6. Gli artificiali dovranno essere spediti per posta a:I.T.B. - Sabatini Alessandro - Casella postale 34 -52037 Sansepolcro (AR) - Italy.7. I corpi degli artificiali devono essere costruiti sola-mente in legno (di qualsiasi essenza), ad esclusione del-l’armatura e della piombatura e degli eventuali richiamisonori, che potranno essere in metallo. La paletta di mo-vimento potrà essere sia di materiale plastico che me-tallico e così le eventuali appendici come coda e pinne.Tutte le parti che compongono l’esca dovranno essereautocostruite, con la sola eccezione degli occhi che po-tranno anche essere commerciali.8. Gli artificiali ammessi alla gara sono solamente di cin-que tipologie:A. minnow per trota o cavedano, monopezzo o snodato,lunghezza massima 7 cm;B. lipless per trota o cavedano, monopezzo senza palet-ta, lunghezza massima 7 cm;C. crankbait per black bass monopezzo, con paletta diprofondità, lunghezza massima 8 cm;D. jerk bait per luccio monopezzo o snodato, senza pa-letta, lunghezza massima 18 cm;

stalgici della carta, fronteggiati tuttavia da un ben mag-giore numero di soddisfatti fruitori dell’edizione digita-le, accesi sostenitori delle maggiori potenzialità dell’edi-zione web. Impeccabile l’organizzazione di Eddy Peruz-zo, garante come sempre della buona riuscita di tutti glieventi, dalle conferenze alle presentazioni di personag-gi e manifestazioni. Delle varie novità presentate in fie-ra si dà conto come sempre nelle pagine dello showroom, di questo numero e dei successivi.Per la prossima edizione si stanno già raccogliendo nu-merose nuove adesioni, che hanno portato sin d’ora alladecisione di dedicare un intero padiglione alla pesca amosca (unita forse alle imbarcazioni) per liberare i 300mq di spazio occupati dalla casting pool. Fiera di Vicen-za ha poi ampliato la sua presenza nel segmento dellemanifestazioni dedicate al mondo dell’outdoor con cac-cia, pesca, sport e natura con l’acquisizione di quote delmarchio Game Fair Italia, primo e unico esempio di coun-try festival in Italia. È stata dunque annunciata la nuovaedizione di Game Fair Italia, che oltre a Tarquinia arri-verà nelle Puglie a Baia di Calenella a Vico del Gargano.

ai laghi Pontini e Acquapartita

DAIWA CLASSIC 2014

Ritorna i prossimi 5 e 6 aprile il Daiwa Classic, la manife-stazione di pesca che grazie alla sua popolarità ogniedizione fa registrare il tutto esaurito. Campi gara diquesta manifestazione saranno i laghi Pontini e Acqua-partita, situati nel comprensorio del Parco Laghi, sul-l’Appennino tosco-romagnolo in provincia di Forlì-Cese-na. Una due giorni all’insegna dello spinning e dell’e-sclusivo impiego delle esche artificiali rivolta ai pescipredatori e organizzata con la filosofia del no kill. Classi-fiche a squadre e individuali assegneranno l’ambito tro-feo Daiwa Classic, con prestigiosi premi in attrezzature,esche e accessori, oltre a tre fantastici soggiorni di pe-sca in Svezia offerti dal tour operator ‘Pesca in Svezia’(www.pescainsvezia.it). Prenotazioni entro il 28 marzo.Per info, regolamenti e iscrizioni: Silvio Smania,[email protected], 049/8055746 (ore serali).Cliccate qui per guardare il video promo della manife-stazione. Per saperne di più, visitate i l sitowww.insidefishing.it e scaricate l’apposita modulistica.

spedizione dal 1 aprile al 10 settembre

INTERNATIONAL TUSCANYBAITS BUILDING

L’Associazione Pescatori Sportivi Sansepolcro, in colla-borazione con il club virtuale Black Bass & Co.

notizie

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E) long jerk per spigola monopezzo, lunghezza massima14 cm.9. La misura che verrà tenuta in considerazione è quelladel solo corpo in legno; rimangono perciò escluse glianellini, le palette e le eventuali code, che potrannoperciò eccedere dalle misure massime stabilite per ognicategoria.10. Non sono ammesse ulteriori appendici all’artificiale,come piume o code in silicone o altri materiali nonespressamente specificati.11. Gli artificiali dovranno essere accompagnati da al-meno tre fotografie che descrivano le fasi principali del-la costruzione e nelle quali si evidenzia senza alcundubbio che per la costruzione del corpo è stata utilizza-ta un’essenza lignea e si metta in risalto l’armatura e lapiombatura in modo da rendere comprensibile la costru-zione artigianale del manufatto. Si precisa che le foto-grafie potranno essere allegate all’interno del pacchet-to contenente la o le esca/e, anche utilizzando supportitipo dischetto, chiavetta USB, CD e DVD.12. La grafica, la decorazione e la protezione dell’artifi-ciale è a completa discrezione dell’autocostruttore.13. Gli artificiali dovranno essere armati con ami singolio ancorette senza ardiglione (split ring, ami e ancorettepotranno essere ovviamente commerciali).14. Gli artificiali dovranno essere assolutamente di co-struzione artigianale e non ricalcare esche già afferma-te; non verranno accettate copie o cloni di artificiali giàesistenti in commercio.15. Gli artificiali che non verranno giudicati conformi alregolamento saranno squalificati senza possibilità diappello e verranno assegnati d’ufficio all’ultimo postodella classifica della manifestazione.16. Le esche finaliste, oltre a superare le prove di este-tica, verranno valutate con una prova in acqua, recupe-randole lente, a scatti e rilasci e alla massima velocità. Ilrecupero alla massima velocità non deve portare alla ro-tazione dell’esca.17. Gli artificiali, anche dopo la fine della manifestazio-ne, resteranno di proprietà dell’Associazione APS San-sepolcro (società organizzatrice dell’evento), che è au-torizzata ad usarli, comprese le immagini di essi, a qual-siasi scopo e non potranno essere restituiti.18. Tutta la corrispondenza tra i concorrenti e ITB Inter-national Tuscany Baits Building dovrà essere scrittaesclusivamente in lingua italiana o inglese.19. Il giudizio espresso dalla giuria scelta dall’Associa-zione APS Sansepolcro, per stabilire i vincitori di ognicategoria, è inappellabile e insindacabile.20. Foro competente: per qualsiasi controversia na-scente o derivante dalla competizione durante la mani-festazione o in seguito di non accettazione del giudiziofinale, i concorrenti accettano con la loro partecipazionealla manifestazione che il foro competente sia quello diSansepolcro (AR).

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partecipate al videocontest amatoriale

IL SENSO DELLA PESCA

L’edizione 2014 del Sea Bassmaster Marine si arricchiràquest’anno di un prestigioso evento nazionale di videoamatoriali dal titolo «Il senso della pesca», con il qualel’associazione Insidefishing intende continuare la suaattività di diffusione e promozione della pesca sportiva.Per partecipare è sufficiente realizzare una ripresa delladurata massima di 3 minuti che abbia come tema leemozioni della battuta di pesca, aspetti, filosofia dellapratica catch and release nella quale si vive l’emozionedella cattura come sfida nel rispetto della natura, del-l’ambiente e della sua preservazione. Due saranno le ca-tegorie di premio: quello della giuria e quello del web.Tutti i video partecipanti saranno infatti pubblicati sulcanale web ‘SpinningTV’ attraverso il quale da una par-te, il popolo del web potrà premiare i 3 migliori videoper gradimento (mi piace!), e dall’altra, l’apposita giuriaselezionerà altri 5 vincitori per i premi più ambiti. Questiultimi filmati saranno poi trasmessi sul canale Pesca diSKY e fra di essi stilata la classifica finale. Al primo as-soluto sarà assegnato un fantastico soggiorno di pescain Svezia di una settimana offerta dal tour operator Pe-sca in Svezia (www.pescainsvezia.it). A seguire altri sa-ranno assegnati fino al quinto classificato, attribuiti nel-la cerimonia di premiazione di sabato 17 maggio ad Or-betello che si svolgerà nel contesto della prestigiosagara di pesca alla spigola che attira ogni anno nella La-guna pescatori di tutta Italia.Cliccate qui per guardare il video promo della manife-stazione. Per avere maggiori informazioni, si possonoscaricare il regolamento e la domanda di partecipazioneal videocontest direttamente dal sito www.inside-fishing.it oppure scrivere una mail al l ’ indir [email protected].

comunicato congiunto Fassa-Daiwa

NASCE DAIWA ITALY

Per oltre 40 anni Fassa ha portato avanti una straordi-naria collaborazione sia commerciale che di sviluppotecnologico e di prodotto con Daiwa. Questa collabora-zione, unica nel panorama italiano della pesca sportiva,ha contribuito a creare la storia di Daiwa in Italia e, sen-za alcun dubbio, la storia della pesca sportiva nel nostropaese. Una storia di qualità, non soltanto delle attrezza-ture, ma anche dello sviluppo, della distribuzione, del-l’organizzazione, della comunicazione, pilastri di una re-lazione solida e durevole.Una partnership destinata a proseguire con successo,ma che deve tener conto delle esigenze di un mercato

la rivista è disponibile anche in formatodigitale per iPad o dispositivi Android

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visita nel nostro sito le due sezionidedicate alla mosca e allo spinning,all’interno delle quali pubblichiamoin tempo reale le notizie provenienti

da club, associazioni, enti e istituzioni.Tutti coloro che sono interessati

possono inviarci i propri comunicatiindipendentemente dai tempidi pubblicazione della rivista

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in continua evoluzione e che pertanto deve a suavolta rinnovarsi per poter cogliere nuove opportu-nità di sviluppo e garantire gli obiettivi di sostan-ziale crescita del business.Proprio per questi motivi di inarrestabile evoluzionee di adattamento ai cambiamenti economici e dimercato, non solo a livello nazionale ma anche glo-bale, Fassa e Daiwa hanno insieme concordato unarevisione dei propri accordi e della partnership chetanto ha contribuito alla crescita del settore dellapesca sportiva italiana.Frutto di questa storica partnership, nasce oggiDaiwa Italy, una joint-venture tra le due società,una nuova realtà destinata a proseguire con grandesuccesso, a partire dal prossimo 1° aprile, quantocostruito in questi decenni di collaborazione. DaiwaItaly si dedicherà alla commercializzazione di tutti iprodotti legati al marchio giapponese, mentre Fas-sa, come società indipendente, proseguirà la distri-buzione di tutti gli altri marchi di sua esclusiva com-petenza per il mercato italiano.Non è prevista alcuna modifica per quanto riguardala rete commerciale e distributiva, che rimarrà quel-la attualmente in essere per entrambe le società,sia a livello di rappresentanti commerciali, sia a li-vello di punti vendita sul territorio nazionale.Siamo del tutto convinti che l’ingresso di Daiwa inItalia per mezzo di questo rinnovato rapporto pro-durrà una maggior divulgazione del marchio giappo-nese grazie anche al supporto degli assets di unadelle maggiori società multinazionali nel settoredella pesca sportiva mondiale. Il rapporto sale di li-vello e si evolve in una collaborazione più stretta,destinata a gettare benzina sul fuoco già vigorosodella passione che anima i pescatori italiani alla solavista del logo Daiwa.In attesa dei nuovi più evoluti siti Internet di Daiwae Fassa, tutti gli operatori di settore e gli appassio-nati di pesca sportiva potranno consultare il sito diFassa www.fassa.it per informazioni riguardanti tut-te le novità di Daiwa e di Fassa riferibili ai relativiprodotti distribuiti in Italia. Il nuovo sito web diDaiwa Italy verrà ufficialmente annunciato e pre-sentato proprio sullo storico sito di Fassa non appe-na sarà pronto in via definitiva.Ringraziamo tutti gli appassionati dei nostri prodot-ti e dei nostri marchi per aver reso possibile la sto-ria di Fassa e di Daiwa in Italia, e, con l’augurio diuna altrettanto lunga storia di successi da racconta-re nei prossimi decenni, porgiamo i nostri più cor-diali e sinceri saluti.

Giancarlo Bernasconi, presidente Fassa srlHiroshi (Hope) Yoshimura, presidente Daiwa Italy srl

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notizie

Continua con questo numero on-linela collaborazione tra PIPAM e La PescaMosca e Spinning incominciata nelloscorso numero cartaceo. Ogni bime-strale della rivista on line e ogni uscitain edicola della rivista riporterà una opiù pagine dedicate alle principalinews di PIPAM, il più vasto portale dipesca a mosca in Italia. Per approfon-dimenti vi invitiamo a visitare il sitowww.pipam.it e a iscrivervi nel forumper partecipare attivamente alle di-scussioni, pubblicare articoli (di tecni-ca, di fly tying, di recensioni di mate-riali ecc.), per pubblicare foto inviareinformazioni sugli itinerari che saran-no inseriti nella rubrica «Dove Pesca-re» del sito.

COSTRUZIONE

Acciugheevoluzione della specie

parte 1 e parte 2

Alberto Galeazzo (Faina)Tra le esche che un buon pescatore dimare (blue water ma non solo) devesaper costruire c’è l’acciuga. L’acciugafa vita pelagica, ma in primavera e au-tunno si avvicina lungo le coste italia-ne. L’acciuga ha corpo lungo, provvi-sto di squame, muso breve, e la pinnacaudale è a forma di V. L’acciuga si di-stingue dagli altri pesci per avere lamascella di sotto più corta di quellasuperiore. Il colore è verde azzurro gri-gio, i fianchi e la pancia sono di coloreargento. Può essere lunga dai 4 ai 18centimetri, fino ad un massimo di 20centimetri. Solitamente le imitazionidi acciughe impiegate nella pesca amosca non superano i 12 cm (moltoraramente mi è toccato di vederne dipiù grandi) e normalmente la misurapiù frequentemente usata va dai 7 ai10 cm.

Perdigón

José Carlos Rodrigueze Andrea CuccaroÈ da un po’ di tempo che, visitando isiti di pesca a mosca franco-spagnolidella zona dei Pirenei, mi imbattosempre più frequentemente nei dres-sing delle ninfe Perdigòn. Incuriositodalla sua diffusione, dalla sua cele-brata capacità catturante e dalla suasemplicità costruttiva, ho cominciatoa cercare informazioni sulla sua sto-ria. Si dice che quando ci si riferisce auna mosca con il suo nome, sia per unbuon motivo. Quando si parla di mo-sche tipo la Royal Coachman, la RedTag o la Pheasant Tail … non c’è biso-gno di dire altro, tutti sanno a cosa cisi riferisce. Ma quando si parla di Per-digòn non ci si riferisce a un dressingstandardizzato, bensì a un tipo dimontaggio. Ma da dove arriva questomontaggio, chi l’ha inventato e comeci si è arrivati?C’è una sola persona che può rispon-dere a queste domande, giacché è luiil ‘papà’ del Perdigòn: il suo nome èJosé Carlos Rodriguez, pescatore egarista spagnolo dal 1994 al 2005.

Articulated Fish-Spine

Sandro Mandrini (The Midge)Il Fish-Skull Articulated Fish-Spine èuno di quei materiali il cui utilizzo è

di una semplicità disarmante e chechiunque avrebbe potuto inventare.Ma nessuno l’ha fatto; almeno nonnella forma e nella praticità che nesono le caratteristiche essenziali. Ilsistema è geniale e, contemporanea-mente, semplice e intuitivo. Si trattadi supporti metallici in acciaio oppor-tunamente sagomati. Segmenti mo-dulari che permettono di realizzareartificiali snodati di dimensioni ancheimportanti che assumono in acquaun movimento assai naturale e ade-scante. Si possono realizzare strea-mer sia per la pesca dei salmonidiche per la pesca al luccio o per la pe-sca in mare, con amo posizionato intesta o in coda a seconda delle esi-genze di pesca.

FLY FISHING MAGAZINE

Cinque ‘buoni’ consigliper l’apertura

Angelo Piller (Angelo)Un altro articolo sull’apertura dellapesca? Un dejà vu che si ripete ognianno su molte riviste specializzate, ri-petitivo più o meno come l’uscita del-l’immancabile calendario Pirelli, la cui‘formula’ però, difficilmente rischia distancare i lettori. Quindi, per i classiciconsigli sulla prima uscita di pescadell’anno è sufficiente recuperare unarivista di fly fishing qualsiasi e andarea vedere il numero di gennaio/feb-braio: inevitabilmente nell’indicecomparirà un articolo con il titolo simi-le a quello che state leggendo. A direla verità non sono proprio i consigliche volevo darvi io, ma per non delu-dere coloro che da poco hanno iniziatoa pescare a mosca e non hanno ‘aper-ture’ alle spalle, li riassumo veloce-mente…

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The pardon de Meana

Recensione di Valerio ‘Balboa’ Santa-gostino del libro di Luis Meana BaezaThe pardon de Meana di Luis MeanaBaeza (personalmente ho la versionein inglese) è l’ultimo lavoro di questobravo pescatore, guida, giornalista etyer spagnolo. L’autore, che dal 1985pesca a mosca, in tutti questi anni hasempre avuto una predilezione per lepiume dei galli di Leon. Il libro, di 175pagine, è davvero ben fatto: bella car-ta, belle foto, copertina rigida: in altreparole ti trasmette immediatamentequella sensazione di buon libro che siavverte appena lo si prende in mano.Si compone di cinque macro capitoli. Ilprimo riporta i commenti di una seriedi cari amici dell’autore, sullo scritto esulle pescate in compagnia di Luis. Ilsecondo parla della storia della moscain Spagna, con il riferimento principa-le al famoso manoscritto di Astorga. Ilterzo, molto interessante, riguardal’allevamento del gallo del Leon e lefoto delle varie nuance di colore. Ilquarto e il quinto capitolo infine spie-gano, con l’ausilio di ottime macro, lesequenze di costruzione delle imita-zioni che si possono realizzare con ilgallo de Leon. Se collezionate libri(anche se non siete amanti della co-struzione) è un tomo da avere assolu-tamente.

I CERCHI PIÙ INTERESSANTI

Dall’osservazione alla tecnica

Beppe SagliaLe regole della pesca a mosca, perquando di regole si tratti..., suggeri-scono di girare i sassi prima di iniziarea pescare, per vedere qual è il menu

proposto dal ristorante locale. Se vo-glio pescare a ninfa, cosa cambia nel-l’approccio e nella tecnica a secondase vedo l’insetto sopra (ednio?) oquello sotto (baetide?)? Perché si leg-ge di chi appunto guarda, cabalizza,sceglie la ninfa congruente, e in qual-che modo cerca di imitarne lo stazio-nare o il muoversi. E chi, molto piùsemplicemente, non guarda sotto, ose guarda, poi mette le solite due nin-fe che usa sempre e che gli hanno da-to buoni riscontri, e si affida comple-tamente alla sensibilità e al rigorosocontrollo della deriva. Io non pescomolto sotto, ma sento di apparteneredi più alla seconda categoria. Voi?

Pescare nel torbido

Gianfranco Baudone (GiBi)Quando si dice pescare nel torbido…Questo è un tipico esempio di acquedell’est europeo caratterizzate dal ti-pico colore tannino: io vi ho pescato enon ho avuto particolari problemi da-to che i pesci vi sono abituati. Da noiin Italia non ricordo la presenza di ac-que così caratterizzate: in ogni casoquesta è anche una condizione di ac-qua alta e sporca che spesso possia-mo trovare. Quanti ci provano lo stes-so e quanti desistono?

C&R Dove non stringere!

Beppe SagliaLe regole base le conosciamo tutti.Usare ami senza ardiglione. Usare fi-nali adeguati a favorire un recupero ilpiù veloce possibile. Bagnarsi le maniprima di toccare il pesce. In caso di fo-to ridurre al minimo i tempi di perma-nenza del pesce fuori dall’acqua.

Eventualmente riossigenare il pescein acqua prima del rilascio. C’è però uninteressante articolo comparso su Fi-shKennedyBrothers.com che pone inrisalto la particolare attenzione cheoccorre avere nel maneggiare il pescein generale e nel caso specifico che sivoglia fare una foto. In sostanza siraccomanda di evitare la minima pres-sione nel punto cerchiettato in rossonella foto, entro cui stanno branchia,cuore e fegato. Sono gli organi piùdelicati del pesce, che possono cau-sargli una morte rapida anche se lovediamo ripartire deciso in acqua do-po il rilascio.

Costruzione, non bastano mai...

Alberto Galeazzo (Faina)Nel periodo invernale, in particolarmodo dalla festività natalizie fino al15-20 febbraio, vengo letteralmenterapito dal tavolo di costruzione... Ementre costruisco, comincio a ‘inven-tare’, modificare dressing già esisten-ti, e mi accorgo che il materiale cheho non basta mai, dopo poco mi ritro-vo il banco da lavoro sommerso dimateriale... E alla fine arrivano velo-cemente le due di mattina, e le mo-sche costruite non bastano mai; lamattina riguardo le ‘mie’ creature econ occhio non troppo critico le ri-guardo, e me ne vado a lavorare pen-sando quali modifiche posso apporta-re... e la sera si ricomincia!

I THREAD PIÙ SEGUITI

Canne in fibra di vetroè una moda?

xx-flyIl ritorno delle canne in fibra di vetro:una moda o la riscoperta di un validoattrezzo alternativo al carbonio? Nelthread vengono esaminati i pro e icontro della fibra di vetro.

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Dall’osservazione alla tecnica

Zio BenIl cerchio di Beppe Saglia ha consenti-to di sviluppare un interessante di-battito fra gli utenti del forum circa letecniche di approccio al fiume in rela-zione agli insetti presenti in quel de-terminato fiume e in quella determi-nata stagione dell’anno.

Leggere l’acqua

Enri«Un argomento che mi interessa mol-to e che mi porta via parecchio tem-po durante le uscite: capire dove puòessere il pesce, riali di montagna, cor-rentoni di fondo valle, grandi lame,ostacoli in mezzo alla corrente checreano un occhio di acqua calma die-tro, ma ancora: profondità, velocità...Penso sia affascinante riuscire a co-noscere come si comporta il pesce inquesti ambienti, a mio avviso l’impor-tante è cercare di interpretare comesi diffonde il cibo portato dalla cor-rente, ma è sempre così semplice?Più di una volta ho lanciato sulla cor-rente un legnetto per capire la dire-zione verso cui si sarebbe portato, elanciare lì l’imitazione, secca o ninfache fosse, e molte volte ha funziona-to...».Il thread ha generato un’interessantediscussione basata sull’esperienzapersonale degli utenti del forum.

DOVE PESCARE

ultimi itinerari inseriti

Lago Santo - Abetone

Il Lago Santo è un lago di origine mi-sta glaciale e di frana, si trova a quo-ta 1501 m slm ed è il maggior lago

naturale dell’Appennino modenese.Ha un perimetro di 1250 m, una lun-ghezza di circa 550 m, la sua superfi-cie misura 58.000 mq, mentre la mas-sima profondità è di poco superiore ai20 m nel settore sotto la parete delMonte Giovo, il suo invaso è di circa450.000 mc. È un itinerario molto in-teressante nel periodo estivo quandola SVA, la Società che ha in concessio-ne il lago, consente la pesca anche ainon soci , previa prenotazione.

Torrente Rabbi‘F.Rabbi NK’ - Giumella

Tratto compreso fra il ponte in loca-lità Giumella e il ponte sulla stradaper Fiumicello, in località Due Fiumi (amonte), nell’ambito territoriale del co-mune di Premilcuore, per una lun-ghezza di 2,435 km, in acque di zonaomogenea ‘D’. Il Rabbi è un classicotorrente appenninico, piuttosto picco-lo, con tratti infrascati, buchette, cor-rentini, sassi affioranti, alberi ac-chiappamosche e trote che si spaven-tano. Il torrente è facile da risalire, maalterna tratti abbastanza aperti atratti infrascati.

Lago Pontini, Lungo, Acquapartita,Alfero Riserva Fario Parco Laghi

Si tratta di una zona con tre grandilaghi (Pontini, Lungo, Acquapartita) e

un tratto di torrente che forma quat-tro laghi con acqua stupenda. Un vol-ta raggiunta la zona, i laghi si trova-no tutti vicini. Lago Pontini è un bel-lissimo lago naturale che è statocompletamente ripulito dalla vegeta-zione superflua in modo da renderela pesca a mosca molto agevole.Un’ottima location anche per chiviaggia per pesca con la famiglia con-siderate le opportunità turistiche ealberghiere.

Torrente BidenteFosso Bidente NK

‘Strabattenza e Pietrapazza’

È uno dei tre rami, quello di destra,che formano il fiume Bidente vero eproprio. Tratto compreso fra il pontedel molino di Pontevecchio (a valle),risalendo fino ai confini della zona de-maniale delle foreste di Campigna edella Lama. La prima parte, sia a vallesia a monte del ponte, è spettacolare:salti d’acqua, buche e levigate lastredi roccia attirano, durante la stagioneestiva, decine di bagnanti. Più a mon-te la conformazione, pur perdendo inspettacolarità, mantiene semprequella variabilità propria dei torrentiappenninici che stimola all’infinito al-la loro risalita. Dopo circa tre chilome-tri, al ponte successivo, il torrente en-tra nel Parco del Crinale.

16 • MOSCA e SPINNING • 2/2014

notizie

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le novità per il bimestre

PESCA (SKY CANALE 236)

Da lunedì 7 aprile alle 22.00 su Pesca (Sky canale 236)potremo vedere la seconda serie di «Pescavventura FlyTour». Torna dunque la seconda stagione del program-ma dedicato al fly tying, la costruzione degli artificialiper la pesca a mosca. Tanti brevi episodi in cui vedremoall’opera costruttori esperti e creativi del mondo dellapesca a mosca, incontrati dal team della trasmissionedurante avventurosi viaggi di pesca o nelle fiere e neifestival italiani e del mondo. Per scoprire tecnica e stileper costruire mosche classiche, oppure innovative, o an-cora realistiche o meglio bizzarre, per riempire le scato-le porta mosche in modo che siano pronte per qualsiasioccasione di pesca. Quest’anno in particolare l’attenzio-ne sarà centrata sulla tecnica tenkara con dressing diKebari, interpretata da costruttori di spicco.Da giovedì 24 aprile alle 22.00 verrà programmata laterza stagione di «Bass stage», la trasmissione di MaxMughini dedicata alla pesca al persico trota, conosciutodagli appassionati come black bass: la trasmissione è unvero manuale che spiega tutte le sfumature e i trucchidelle tecniche per catturare questa grande e ambitapreda delle acque dolci. Esche, tecniche, approcci di cat-tura, metodiche di scelta e costruzione, approfondimen-to delle prede da conquistare: Bass Stage è tutto que-sto, ma in questa terza stagione vedremo anche diverseesperienze di pesca appassionanti in spot lontano daisoliti, per verificare come le nozioni imparate seguendola trasmissione vengano messe in pratica, con ottimi ri-sultati! Clicca qui per leggere titoli e riassunti delle pri-me quattro puntate.A partire da sabato 5 aprile alle 21.00 Pesca presenta«Pike on 3». È la terza stagione del fortunato program-ma dedicato al re dei predatori nelle nostre acque dolci:il luccio. Una serie che insegna le tante tecniche percatturare questa preda ambitissima dagli appassionati,negli spot più diversi e con le avventure più straordina-rie. In questa nuova stagione seguiremo i protagonistinon solo in Italia, ma anche in giro per l’Europa. Dal lagodi Vico ai laghi delle zone selvagge della Scozia, daCampotosto in Abruzzo alla Polonia e al Mar Baltico, daBolsena al Galles: si alternano puntate tecniche e pun-tate ‘dal vivo’, nei luoghi più appassionanti e soprattut-to più ricchi della grande preda, per mostrare come ci sicomporta nelle diverse situazioni e nelle diverse loca-tion per catturarla e realizzare una battuta di pescasoddisfacente.Mercoledì 16 aprile alle 21.00 inizia «Emozioni a porta-ta di amo», una serie dedicata alla pesca di specie nonparticolarmente rinomate o famose, ma che possono re-galare grandi soddisfazioni ai pescatori italiani, essen-

done i nostri mari e lenostre acque dolci mol-to ricchi. Aguglie, oc-chiate, mormore, cefali,barbi, cavedani, chep-pie: chi dice che nonpossano regalare ancheloro delle emozioni?Con questa divertenteserie, scopriremo tantemetodiche nuove, adat-te a ogni singola spe-cie, per tante avventu-re piccole ma appassionanti che ognuno può riproporrelungo le coste, le sponde lacustri o i fiumi vicino a casapropria, con soddisfazione e molte… emozioni.Segnaliamo infine che andrà in onda a partire dal 6maggio, ogni martedì alle 22.00 la serie «Un pesce perdue» di e con Boris Salnicoff. Ogni pescatore prediligeuna tecnica su ogni altra e in questa elabora un suo per-sonale e irripetibile stile. E se li mettessimo a confron-to? Prendiamo un pesce, lo si può pescare a passata, amosca, a spinning, a ledgering, con il vivo… Prendiamodue pescatori, famosi o semplici ma competenti appas-sionati, per esempio uno esperto di spinning e l’altro diledgering, e facciamoli guidare dal nostro presentatoreBoris: scopriremo che per una stessa preda possono esi-stere diverse tecniche a seconda dei protagonisti pe-scatori, dei luoghi ecc. La serie comprende trenta episo-di, di cui 24 nelle acque italiane con 24 diverse specie:luccio, trota marmorata, black bass, cavedano, persicoreale, carpa, temolo, lucioperca, salmerino alpino, siluro,barbo nostrano, aspio per l’acqua dolce, cefalo, spigola,ricciola, orata, dentice, lampuga, serra, leccia, mormora,sarago, palamita, tonno rosso per il mare. Le tecnicheprincipali saranno: passata, spinning, mosca, surfca-sting, traina, vertical jigging, ledgering… con la possibi-lità di qualche strana variante! Alterneremo l’azione dipesca con una serie di informazioni tecniche sull’attrez-zatura, le esche, le montature. I luoghi di pesca sarannodistribuiti in modo da ricoprire e scoprire il più possibiledel territorio nazionalee dei paesi limitrofi chesono la meta abitualedei nostri pescatori(Croazia, Francia in Co-sta Azzurra e Corsica,Slovenia, Austria). Gliepisodi in paesi più lon-tani saranno ambienta-ti in Irlanda (Spigole ePollack), Cuba/Belize(Snook e Jack), Russia(delta del Volga o LagoBaikal).

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versa la ripresa della popolazione di marmorata nel trat-to tra la briglia di Bisnate e la città di Lodi; entro talezona si segnala, nel corso del 2013, la rimozione di circatre quintali di siluro durante campagne di contenimentoappositamente dedicate in ambito provinciale. Nel com-plesso, i nidi censiti sono oltre trecento e costituisconoil massimo valore registrato negli ultimi sei anni, ad in-dicare finalmente una positiva inversione di tendenzarispetto alla precedente fase di declino delle popolazio-ni. Tale dato è parzialmente frutto della scelta, operatasu scala di bacino da tutte le Province, di introdurre l’ob-bligo di rilascio dei soggetti di trota marmorata catturatidai pescatori. L’iniziativa ha infatti permesso di mante-nere in fiume un maggior numero di potenziali riprodut-tori, con sicuro vantaggio per la specie. Dal punto di vi-sta della produzione naturale relativa all’anno in corso,occorre purtroppo rilevare che i numerosi e intensieventi meteorici intercorsi tra il 25 dicembre 2013 e lafine di gennaio 2014 e le conseguenti piene fluvialihanno presumibilmente determinato gravi danni alleuova deposte.Alla luce dei positivi risultati riscontrati, nonostante lecriticità di natura ambientale talvolta riscontrate, per-mane la necessità di accompagnare le popolazioni diselvatiche di trota marmorata dell’Adda nella prosecu-zione di questo importante cammino di conservazione;fin d’ora è quindi importante l’appoggio della collettivitàaffinché il progetto marmorata 2014-15 possa conti-nuare. (Simone Rossi)

ABC della pesca

CORSO DI SPINNING A COMO

Come di consueto lo Spinning Club Italia sezione di Co-mo organizza un corso base di pesca a spinning per tut-ti quelli che vogliono imparare questa bellissima tecnicadi pesca. Il corso sarà diviso in due parti:21 maggio alle ore 21 presso la sede dello SpinningClub Italia di Como in via Sant’Abbondio n. 9 (di frontealla Questura). La prima parte, teorica, tratterà l’attrez-zatura, l’ambiente e le prede insidiabili, per finire con leesche e la tecnica di utilizzo.25 maggio. La seconda parte del corso sarà completa-mente dedicata alla parte pratica. Andremo a pescarecon l’aiuto di alcuni soci presso un idoneo impianto. Ilclub metterà a disposizione dei partecipanti l’attrezza-tura per chi ne fosse sprovvisto.A fine corso verrà consegnata una dispensa con gli ar-gomenti trattati e un attestato di frequenza.Il costo è di 30 euro, comprensivi di iscrizione allo Spin-ning Club Italia, tessera 2014, gadget, dispensa e atte-stato. È gradita la prenotazione perché i posti sono limi-tati. Per info e iscrizioni: [email protected], op-pure Simone: 349/18.42.082.

notizie a cura dello Spinning Club Italia • www.spinningclubitalia.it

nel fiume Adda

PROGETTO DI CONSERVAZIONEDELLA TROTA MARMORATA

Il Progetto di conservazione della trota marmorata nelfiume Adda sublacuale è un progetto ultradecennale, at-tuato nel 2013-14 dalle Province di Cremona e Lodi conla collaborazione delle associazioni piscatorie SpinningClub Italia e FIPSAS. Obiettivo progettuale è quello diconsentire, su scala pluriennale, la conservazione dellatrota marmorata nel bacino del Fiume Adda mediante tu-tela della produzione naturale di trote. Il principio baseche regola le attività relative al progetto è quello di pro-muovere la capacità, per le popolazioni selvatiche di tro-ta, di autosostenersi. Occorre infatti considerare che, dalpunto di vista genetico, le trote marmorate dell’Adda

hanno caratteristiche peculiariche le distinguono dalle popo-lazioni di trota marmorata de-gli altri bacini del distrettoadriatico; permane quindi l’ob-bligo di conservare tale valore,che costituisce un importantetassello per la tutela della bio-diversità ittica.Il censimento annuale dei nididi trota, che fornisce informa-

zioni indirette su abbondanza e struttura della popola-zione riproduttiva, è effettuato mediante conteggio vi-sivo; i rilievi sono condotti dalla fine del mese di novem-bre fino alla fine del mese di dicembre. Segue la raccol-ta delle uova in asciutta o in condizioni critiche; la sta-bulazione delle medesime avviene all’interno di un incu-batoio. Al termine del riassorbimento del sacco vitellinoviene effettuata la successiva reimmissione del novel-lame prodotto, nei medesimi luoghi di prelievo delle uo-va o dei riproduttori.Nel corso della stagione riproduttiva 2013-14 i dati rac-colti hanno permesso di verificare un importante incre-mento del numero di deposizioni, che ha riguardato iltratto fluviale tra Cassano d’Adda e la derivazione delVacchelli (comune di Merlino). Difficoltosa appare vice-

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a Milano

APPROFONDIMENTI DI SPINNING

La sezione di Milano dello Spinning Club Italia organizzanei prossimi mesi una serie di approfondimenti sulla pe-sca a spinning rivolti sia ai neofiti che a pescatori di li-vello tecnico avanzato. Gli incontri saranno cinque e siterranno presso la nuova sede della sezione SCI di Mila-no in via Peschiera 1 dalle ore 21 alle ore 23, tutti i ter-zi martedì del mese da marzo a luglio compresi. Le lezio-ni saranno completate da presentazioni dell’attrezzatu-ra, filmati e prove pratiche. Gli interessati possono met-tersi in contatto con il responsabile della sezione FabioBrusa all’indirizzo [email protected].

per il luccio

8° ENDINE DAY

In considerazione dell’attuale stato di rarefazione del luc-cio nelle acque italiane, Spinning Club Italia a.s.d. e Preda-tor Fishing Club hanno ritenuto di organizzare per la gior-nata del 25 aprile 2014 un raduno di pesca al luccio sulLago di Endine dedicato alla specie, caratterizzato dall’as-

soluto rilascio di ogni luccio catturato. Per sottolinearel’interesse generale alla difesa della specie sono ammes-se alla manifestazione tutte le tecniche di pesca all’esoci-de (spinning, mort manié, jigging, mosca). Per ogni catturabasterà annotare la lunghezza, documentata a mezzo fo-tografia con metro di confronto, prima del successivo rila-scio. Saranno premiate le migliori catture realizzate trami-te ciascuna singola tecnica di pesca. È intenzione di tuttele associazioni sottolineare con forza la necessità per sal-vaguardare la specie e di creare specifiche zone di prote-zione e tutela come il lago di Endine stesso potrebbe es-sere. Nell’attesa che tali norme gestionali siano prese inconsiderazione dalla autorità preposte, le associazioniconsigliano e sostengono la pratica del rilascio in buonecondizioni del pescato. Per informazioni è possibile con-tattare: Fausto Scaravaggi, segretario PFC, [email protected], cell. 348/2231763; Cesare Lorandi, re-sponsabile SCI Sezione di Lodi, cell. 338/9651062.

necessità di sinergie tra club, enti, FIPSAS

IL C&R NON BASTA PIÙ

Clicca qui per leggere un testo inviato dal vicepresiden-te dell’Associazione Lanciatori Bassa Trevigiana.

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anteprime 2014

ITALY BASS

L’Italybass ASD è l’associazione che coordina il movi-mento agonistico e non del territorio italiano grazie alconsenso e al supporto della maggior parte dei club ditutta la nazione. È formata da un gruppo di lavoro dipersone provenienti da diverse zone del territorio e aloro volta coinvolte in altre associazioni sportive. Lo spi-rito che muove questa macchina organizzatrice è la pas-sione per il bassfishing. Le persone che compongono at-tualmente il direttivo sono Daniele Mari, presidente;Gianni Rizzo, vicepresidente; Filippo Melandri, segreta-rio; Roberto Bertoncello, tesoriere; Paolo Frighetto, con-tabile. I consiglieri sono Vasco Lotti, Domenico Merlan-te, Silvano D’Angelo e Stefano Giacomuzzo.Le attività previste per il 2014 sono le seguenti.The Young B.A.S.S.(men) - Campionato Bassfishing dariva under 18 FIPSAS. A questo torneo potranno parteci-pare tutti i giovani con età compresa fra i 14 e i 18 anni;si pescherà da riva e il pesce verrà solamente misuratodai giudici preposti e rilasciato immediatamente. La clas-sifica quindi sarà in centimetri. Saranno organizzate 12prove di selezione in tutto il territorio e una finale. Abreve on-line si potranno trovare sia il regolamento sia ilcalendario. L’associazione conta di avere una folta parte-cipazione di giovani, che si troveranno a confrontarsi se-riamente con altri pescatori: questo li aiuterà a crescerecome pescatori e come persone. Iniziando l’attività ago-nistica fin da giovani, avranno l’occasione di accrescerevelocemente il proprio livello tecnico.B.A.S.S. Youth. Si tratta di ritrovi per insegnare agliunder 14 la disciplina sportiva del bassfishing. Nel2013 si è riusciti a raggiungere e superare la quota dipartecipanti di 500 bambini in undici eventi organizzaticon l’aiuto di club italiani. Per il 2014 si conteranno cir-ca 15 eventi in tutta Italia.The B.A.S.S. Insurrection 2014. Il torneo ha lo scopodi decretare il campione italiano FIPSAS della categoriamotore a scoppio e il campione nazionale Italy B.A.S.S.Nation in modo da poter poi competere nella manifesta-zione a livello mondiale che si svolge tutti gli anni negliStati Uniti (www.bassmaster.com/federation) chiamataB.A.S.S. Nation Championship. Il calendario gare per TheB.A.S.S. Insurrection 2014 sarà il seguente:gara 1: Lago di Bolsena - Viterbo, 12-13 aprilegara 2: Fiume Brenta - Padova-Venezia, 12-13 luglioSolo i primi 20 classificati accederanno alla gara 3:Lago di Garda, loc. Manerba del Garda, 27-28 settembreÈ stata studiata una classifica da osservare sul sito del-l ’associazione, che si aggiornerà in tempo reale(www.italybass.com/standings.php), come accade nellegare professionali negli USA. Questo tipo di reportistica

notizieBASSFISHING a cura di Emanuele Turato

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è unico in Europa e si può si prevedere una visibilitàmolto rilevante, soprattutto nelle fasi di pesatura. Que-sto tipo di classifica è consultabile anche dai modernismartphone (nel passato 2013 c’è stata una media di500 utenti collegati in diretta). Esiste anche la possibi-lità di trasmettere le pesature in diretta streaming sulweb. Le immagini saranno comunque registrate e man-date in differita e creato un videoreportage per le garepiù importanti.Trolling Motor Tournament 2014. Questo torneo de-creterà il Campione Italiano FIPSAS per natanti che uti-lizzano solamente la propulsione a motore elettrico. Lanavigazione a motore a scoppio in questa modalità ditorneo è vietata. Il calendario 2014 prevede 13 elimina-torie suddivise in 8 regioni diverse: Lombardia, Veneto,Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Basilicata, Sardegna. Fi-nale sul Lago di Bracciano.Il sito web www.italybass.com ha superato i 25.000 ac-cessi diversi nel 2013 con accessi anche dagli Stati Uni-ti, Giappone, Sud Africa, Francia, Spagna, Portogallo,Russia, Romania. La pesatura in diretta streaming el’aggiornamento automatico hanno aiutato la crescitadel 25% rispetto il 2012, grazie anche al link presentesul sito della casa madre negli USAwww.bassmaster.com e a Facebook, con il il gruppowww.facebook.com/groups/26222492854/ e la paginawww.facebook.com/ItalyBassNews. (Gianni Rizzo)

organizzato dal Fighting Bass di Padova

NORD-EST TOURNAMENT TRAIL 2014

La Fighting Bass ASD di Padova organizza per il 2014un nuovo interessante trofeo, il Nord-Est TournamentTrail, trofeo di bassfishing ‘open’ da natante in coppia osingolo, che si svolgerà in sei prove. Per la classifica fi-nale saranno valide le migliori quattro prove su sei. Aifini della classifica sarà valida solo la cattura del blackbass. Per tutte le manifestazioni è prevista una duratadi 8-10 ore dalla partenza. La classifica di ciascuna pro-va verrà effettuata in relazione al peso del pescato(max 5 catture) e saranno assegnati dei punti ai parte-cipanti per intero campionato.Date e luoghi delle manifestazioni:1. sabato 5 aprile, canale Piovego/Terranegra2. sabato 26 aprile (laghi di Revine)3. sabato 7 giugno (canale Brian)4. sabato 19 luglio (fiume Bacchiglione)5. sabato 20 settembre (fiume Brenta)6. sabato 1 novembre (laghi di Revine)Per informazioni è possibile rivolgersi a Jimmy Ashlock,[email protected]

Per tutte le novità del settore, seguite la paginaFacebook BASS-FISHING-TOURNAMENT-NEWS

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tecn

ica

bass

fish

ingNelcorso di tanti anni di pesca

del black bass, da riva, dalbelly e dalla barca, una dellecaratteristiche che mi hasempre affascinato è la capa-cità di questo straordinariopredatore di sostare in attesa

della propria preda in luoghi intricati, il che mi haportato negli anni a perfezionare tecniche, attrez-zature ed esche per insidiarlo in queste particolarisituazioni. Esistono diversi tipi di cover, dai tappe-ti di ninfee agli erbai più voluminosi, fino alle mu-raglie di canneto, che si possono estendere inprofondità sia verso il fondo del fiume, sia verso lariva, creando nascondigli sicuri per il bass, che visosta pacificamente in attesa della potenziale pre-da. Vi sono comunque molti altri tipi di cover, co-me gli intrichi di alberi sommersi o i gruppi di ce-spugli semisommersi: con il termine si tende infat-ti a indicare tutto l’insieme degli ostacoli naturaliche possono creare un rifugio per il pesce.

È bene dire subito che non tutte le strutture sono‘buone’, vale a dire che non tutte danno pesce: partedel bagaglio di ogni bravo pescatore consiste infattinel riuscire a capire quale cover ha i requisiti adattiper ospitare il pesce, il che dipende dalle caratteri-stiche del lago, del fiume o della cava di estrazioneche andiamo a sondare e soprattutto dalla stagionein cui ci si trova. Gli elementi da valutare, quando sivuole esplorare una zona nuova con presenza di ‘co-perture’, sono essenzialmente tre:1. le caratteristiche del luogo prescelto in relazionealla presenza o meno di corrente, alla profondità eall’estensione della cover, alla vicinanza alla riva oal parziale isolamento, al materiale di composizio-ne: canne, erbai, ninfee, alberi o arbusti ecc.;2. la potenzialità del luogo di ospitare prede gradi-te, quali piccoli anfibi, gamberi di fiume e pesce fo-raggio;3. la capacità di offrire un riparo sia dal torrido caldoestivo, sia dal freddo periodo invernale, durante ilquale il bass ha il suo periodo di scarsa attività.

FOTO

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HHEEAAVVYY CCOOVVEERRLUCA DAL CER [ [email protected]]

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LUCA DAL CER • HEAVY COVER

pesce preferisca zone più profonde all’interno del-la cover. Nel periodo tardoautunnale-invernale sipresenta una condizione diversa a causa al termo-clino, che divide la temperatura dell’acqua in duefasce: la zona che viene colpita dalle radiazioni so-lari, che risulta più calda (epilimnio), e la zona in-feriore, che non viene raggiunta dai raggi solari erimane a una temperatura costante di 4 gradi (ipo-limnio). Per questo particolare fenomeno nel pe-riodo freddo la parte superiore rischia di ghiaccia-re o per lo meno, sferzata dai venti freddi inverna-li, di raggiungere temperature molto basse, mentrela parte inferiore rimane a temperatura costante,risultando la zona più calda. Ecco perché i bass inquesto determinato periodo si posizionano sulfondo. All’interno delle cover o nelle immediate vi-cinanze dovremmo trovare le zone con maggioreprofondità.

ninfeaLe ninfee fanno la loro comparsa nel periodo esti-vo, per cui hanno un ciclo molto più limitato ri-spetto al canneto, nel corso del quale vanno sfrut-tate al massimo. Sono piante acquatiche, radicatee perenni, considerate palustri in quanto riesconoa resistere ad abbassamenti temporanei dell’acqua.La crescita media varia a seconda del livello idrico,ma difficilmente va oltre i due metri. Per affronta-re al meglio questa cover esistono tre sistemi mol-to interessanti, due dei quali sono strettamentecollegati alla tecnica di pesca, ovvero al flipping:l’impiego del jig e del texas rig, utilizzando craw,creature e soft stick bait come esche. La terza tec-nica è la pesca con le hollow body frog, che funzio-na al meglio quando i bass sono più attivi, cioè nelperiodo di tarda primavera e inizio estate, e sonosospesi sotto le foglie di ninfea (lily pads). In que-sta situazione potrete scorgere la partenza del bassanche da diversi metri di distanza. Quando le si-tuazioni meteo mutano e si avvicina un frontefreddo, che determina un arresto di attività deibass, è meglio cercare il pesce sotto la superficie,impiegando quindi il jig o il texas rig. Con l’impie-go di queste due tecniche si riesce a coprire moltameno acqua rispetto all’utilizzo delle rane. Moltoimportante è poi il peso, sia del jig che della zavor-

Valutate le potenzialità dello spot, occorre capirecome affrontarlo. Prenderemo di seguito in esamei tre tipi di cover che si possono incontrare conmaggiore facilità.

cannetoOccorre anzitutto ricordare che il canneto ha unasua precisa ciclicità, ovvero che muta caratteristi-che durante il corso dell’anno: è meno fitto nel pe-riodo del tardo autunno e dell’inverno, mediamen-te compatto nel periodo primaverile, sino ad arri-vare all’apice del periodo estivo. Oltre al grado dicompattezza del fogliame, si legano alle stagionianche altri elementi, quali la presenza delle prede,con schiusa delle uova, la nascita di piccoli girini,gli spostamenti di pesce foraggio e le prime com-parse di gambero. È molto importante che il can-neto sia caratterizzato da una buona presenza diacqua, perché se i livelli rimangono costanti o qua-si nel corso della bella stagione c’è una maggiorepossibilità di esplorare zone interessanti e di trova-re il pesce in più posizioni all’interno dell’ostacolo,mentre se il livello si abbassa a causa della siccitàviene meno l’opportunità di sondare il canneto eoccorre accontentarsi di pescare al di fuori di esso.Meno la vegetazione è lussureggiante, più facile èper l’esca penetrare nel canneto, il che consente diutilizzare piombature più leggere e una fascia diesche più ampia; in caso contrario vi dovrete adat-tare all’impiego di esche molto compatte, fili mag-giorati e piombature importanti, senza contare lecaratteristiche delle canne, che subiranno una no-tevole ‘impennata’ in fatto di potenza, lunghezza evelocità. In realtà questi accorgimenti sono validiper tutti i tipi di cover, non solo per il canneto: piùla cover è fitta, maggiori devono essere le caratteri-stiche dell’attrezzatura.In una situazione di livello costante dell’acqua, nelperiodo tardoprimaverile-estivo, dovendo sondareun canneto che si estende per circa un metro versoriva, con circa 30 cm di profondità, che andrà adaumentare sino alla parte più esterna, le prime zo-ne dove lancerete gli artificiali saranno quelle vici-no a riva, per poi avvicinarsi lancio dopo lancio almuro esterno del canneto: riuscirete così a sondaretutta la zona, senza trascurare la possibilità che il

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ra del texas rig. Al contrario di altre cover chesi possono ‘bucare’, come ad esempio gli er-bai, le ninfee non lo permettono, dal momen-to che le larghe e robuste foglie non consen-tono penetrazioni. L’unico sistema per sonda-re le zone sottostanti è lanciare gli artificialinelle varie aperture che si creano tra foglia efoglia, per cui la situazione non esige partico-lari piombature: si potranno utilizzare pesi da1/4 (7 g), che consentiranno all’esca di scen-dere più lentamente e di essere più visibile.

erbaioL’erbaio fa la sua comparsa nel periodo tar-doprimaverile e ha il suo massimo splendorenel periodo estivo, tendendo a sparire con ilraffreddamento della temperatura. Si posso-no distinguere erbai composti da filamentipiù radi oppure molto fitti e intricati, a volteaffioranti oppure completamente sommersi.Anche in questa cover è molto redditizia latecnica con le frog bait e un pitching conpiombature di rispetto. In certi casi ci si puòanche avvalere di una tecnica che nei tourna-ment americani, specialmente quelli sul lagoOkeechobee, dà buoni risultati in presenza dicoperture composte da erbai fitti ed esempla-ri di piante acquatiche, insieme che viene de-finito mats (letteralmente ‘stuoia’) perché co-stituisce una specie di materasso fitto, chenella parte inferiore, dove si possono trovarei grossi bass, rimane libera. Per riuscire ad ar-rivare in queste zone viene utilizzata una tec-nica chiamata punch (il sostantivo significa‘pugno’, il verbo ‘perforare’), impiegando at-trezzature particolarmente toste: canne extraHeavy, con lunghezza dai 7’6” fino agli 8’,con trecciati di libraggio dai 50 libbre epiombature che partono dall’oncia (28 g). Perle esche sono particolarmente indicate eschepiccole e molto compatte, che non abbianomolte appendici che rischierebbero di rima-nere impigliate. Sono ideali imitazioni digambero come il BB Cricket di Gambler, ocreature come l’Air Craw di Damiki o il WhyNot, ancora di Gambler.

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tecniche e materialiCome anticipato, le tecniche che si prestano me-glio per la pesca in cover sono pitching, flipping epesca con le frog bait.Il pitching è una tecnica che ricorda il movimento apendolo: fra i vari termini che lo traducono quelloche calza a dovere è infatti ‘beccheggio’. Il movi-mento della canna avviene dal basso verso l’alto, ac-compagnando l’esca in linea retta verso il bersagliodesignato. Il suo impiego è ideale in un range fra i 7e i 20 m; oltre si rischia di avere un impatto moltorumoroso che potrebbe provocare disturbo. La tec-nica è applicabile a molte esche: non solo Jig o texasrig, ma anche crank, jerk, spinnerbait e altre. Il flipping richiede un’attrezzatura robusta: cannedai 7’3” sino agli 8’ che arrivino sino alle due once,con buona riserva di forza e molto veloci, perchémeno si lascia il pesce all’interno della cover, mi-nore è la possibilità che si slami. È una tecnica chenasce per appoggiare l’esca in cover inaccessibili,dal momento che riesce, tramite un particolaremovimento, a far scendere l’esca nei luoghi piùostici, dove con il lancio sottovetta del pitching

non riuscirebbe ad arrivare. La tecnica del flip-ping, com’è noto, si differenzia dalle altre perchénon rappresenta un vero e proprio lancio, ma diun movimento che deve far scendere l’esca per-pendicolarmente all’interno della cover. Posse-dendo una minor forza di inerzia derivante dallancio, richiede naturalmente una maggiore za-vorra che permetta di entrare nella copertura. Ilmovimento si ottiene mantenendo la canna dirit-ta, parallela all’ostacolo, e andando quindi con lamano libera a prendere il filo che si trova tra ilmulinello e il primo anello; si sfila poi altro filo dalmulinello fino a che il braccio sinistro, alla fine, sitroverà posizionato vicino alla cintura. La manodestra, che impugna la canna e comanda il muli-nello, ha la funzione di muovere l’esca, mentre lamano sinistra richiama e rilascia il filo facendoscendere l’esca. È consigliato l’uso del trecciato oin alternativa quello di un buon fluorocarbon, conlibraggi importanti, partendo per il trecciato dal40 lbs a salire sino ad arrivare anche all’80 lbs perle situazioni più complesse e dal 20 al 25 libbreper il fluorocarbon. Nel flipping la costruzione delrig ha una serie di variabili a seconda della com-pattezza della cover: per una copertura molto fitta

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si compone di multifibre da 65 libbre, stopper perfermare l’escursione del piombo, dai 3/8 sino al-l’oncia (in caso di zavorre oltre i 28 g è meglio uti-lizzare un doppio stopper per bloccare il piombo),amo, che sarà di filo grosso (è possibile utilizzareami studiati appositamente per questa tecnica, i‘flipping hook’), soft bait.Sono poi stati introdotti numerosi importanti ac-corgimenti, a partire dall’uso del tungsteno che,con un peso specifico maggiore, garantisce la di-minuzione delle dimensioni delle zavorre; un pro-dotto molto interessante è lo Slip Sinker di Reins,la cui forma è stata studiata appositamente per ot-tenere una perfetta penetrazione. Altro particolaremolto interessante è il tubicino in silicone postoall’interno del foro, che permette di non danneg-giare il filo durante la fase di pesca, accorgimentoimpiegato proprio con l’uso del tungsteno, mate-riale molto duro che nel momento in cui si scheg-gia o si deforma diventa molto tagliente e può ri-schiare di rovinare il filo, o addirittura di tagliarlo.Per la tecnica con le frog bait è consigliata unacanna oltre i sette piedi con una buona riserva diforza e con una punta che aiuti nel lancio e in fasedi recupero; è consigliato anche l’uso del tracciato,

perché essendo privo di elasticità permette unamigliore ferrata anche in presenza di ostacoli. Ri-cordo che le frog si dividono in due categorie, lehollow body frog, che hanno il corpo vuoto e sonogalleggianti, e le soft body frog, che fanno partedella categoria delle soft bait e che si possono im-piegare innescate a Texas rig oppure, in assenza dizavorra, se recuperate con una velocità costante,possono funzionare come dei buzzbait.

gamberiI gamberi appartengono alla categoria delle softbait e sono tra le imitazioni più usate e ripropostein assoluto. Sono state quindi studiate numerosevarianti, da quelle più realistiche a quelle più sti-lizzate e fantasiose, con molteplici varietà di me-scole di silicone e altre varietà di materie plastiche,alla ricerca del materiale più redditizio, moltomorbido ma anche resistente, in modo da ottenereun artificiale che possa essere trattenuto al massi-mo in bocca dal pesce ma che non si laceri dopo laprima mangiata. Per la pesca in cover sono stateelaborate forme specifiche, in grado di scivolare al-

Da sinistra: Bb Cricket di Gambler, W Crawwdi Black Flagg, Craw Bug di Yum, Paca Crawdi Net Bait, Craw Papy di Yum.

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l’interno dell’ostacolo senza rimanere danneggiateo veder compromesso il movimento per la perditadi qualche appendice. La caratteristica fondamen-tale di un gambero da cover è dunque la compat-tezza del corpo e la quasi totale assenza di appen-dici, che sono estremamente delicate.I gamberi possono essere divisi in due categorie,identificate dalla forma delle chele: quelle più si-mili al reale e quelle ‘flap’, ovvero piatte, che in fa-se di caduta sbattono, creando molte vibrazioni. Inquest’ultima categoria sono ottimi il Craw Papy diYum, che oltre all’ottima mescola ha anche il parti-colare scent F2 Ferocity, un attrattore molto inte-ressante, e la parte anteriore cava, che in fase di ca-duta sprigiona piccole bolle. Il Paca Craw di NetBait ha la caratteristica di avere il corpo completa-mente cavo, per cui in fase di attacco risulta moltomorbido al morso del bass, oltre a permettere all’a-mo di uscire con molta facilità. Nella categoria conchele realistiche sono invece da menzionaresenz’altro il W Craww di Black Flagg, molto com-patto e con una mescola ottima per la pesca negliostacoli, e il BB Cricket di Gambler, uno dei gam-beri più usati nei tornei americani, specialmenteper la pesca nelle mats. Un’imitazione molto reali-stica è proposta da Yum con il Craw Bug, imitazio-ne verosimile del gambero di fiume, anch’essoscentato con il F2 Ferocity.

creatureA differenza del craw, nella categoria delle creatu-re, com’è noto, non c’è qui somiglianza con qual-cosa esistente in natura, ma un vero mix di chele,flap, protuberanze e appendici, in modo da creareun’esca bizzarra che imita tutto e niente. Anche inquesto caso sono state studiati mescole particolarie attrattori sempre più stimolanti, in modo da ren-dere più appetibili le esche. Le creature per la pe-sca nelle cover, come accade per i gamberi, devonoessere molto compatte, con poca presenza di pro-tuberanze.Una delle ultime novità del mercato americano è ilWhy Not di Gambler, per l’appunto estremamentecompatta, nata per essere impiegata nelle copertu-re più fitte. Il suo corpo cilindrico è l’ideale per sci-volare all’interno delle cover e durante la discesa ledue alette laterali emettono vibrazioni molto cat-turanti. In molti casi si possono rendere idealicreature che non nascono per l’uso specifico dellapesca in cover modificandole, tagliando e modifi-cando modelli diversi per dar vita a creature di no-stra fantasia. Una creatura ottima per la pesca incover, ma che può appunto essere modificata perrisultare più penetrante, è Std Hog di Reins, dotatadi una mescola della gomma molto valida per l’im-piego negli ambienti intricati.

Da sinistra: Air Craw di Damiki, WhyNot di Gambler, Std Hog di Reins, BBug di Net Bait, Fa Hog di Fish Arrow.

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Una tipologia di artificiali che appartiene alla cate-goria delle creature e che è estremamente efficaceper la pesca nelle cover è quella dei beaver, moltocompatti e con appendici corte e robuste. Un mo-dello interessante è in tal senso il B Bug di Net Bait,il cui corpo, in forma ellittica schiacciata, è ricoper-to da una zigrinatura in modo da conferire una par-ticolare consistenza al palato del bass. Le due alettelaterali sono in grado di emettere vibrazioni in fasedi caduta e la coda terminale può essere divisa indue parti al fine di emettere maggiori vibrazioniquesta volta in fase di richiamo dell’artificiale.

jigIn questi ultimi anni il jig si è ritagliato una notevo-le fetta di ammiratori nella pesca al bass e non solo,essendo stato impiegato con successo nell’insidia dipredatori come il luccio. La crescita della domandaha fatto sì che molte aziende abbiano iniziato a stu-diare più a fondo l’artificiale e a produrre modellicon forme diverse della testa, in modo da utilizzarliin diverse tecniche. Sono così nate forme adatte perla pesca finesse, per quella a flipping, per la pescasulla roccia o su spazi aperti. Oltre alla forma dellatesta è stato rivisto il gonnellino (skirt), che è pas-sato attraverso diversi mutamenti per rendere i fila-menti di silicone sempre più morbidi e fluttuanti eha visto l’impiego di altri materiali, come la gomma(rubber), particolarmente indicata nella pesca inacqua fredda o nel periodo invernale grazie allaparticolarità di pulsare in modo molto catturante alminimo movimento. È stata percorsa anche la viadegli ibridi, accoppiando nello skirt la gomma al si-licone, per unire la compattezza di quest’ultimo al-la leggerezza della prima.Per la pesca in cover è particolarmente indicato ilsilicone, che essendo molto compatto riesce meglioa scivolare all’interno delle coperture. Anche la te-sta deve avere caratteristiche precise per lavorare almeglio in questi ambienti. Esistono per esempiomodelli come il Booyah Boo Jig, che evidenzianouno ‘sfilamento’ della testa, estremamente perfo-rante, e una posizione dell’occhiello quasi perpen-dicolare all’interasse dell’esca, oltre ad avere l’ag-giunta di due rattler che contribuiscono a imitare almeglio il richiamo dei gamberi. Altro modello inte-

Dall’alto: Allin di Black Flagg, Rk Jigg di Black Flagg, due Boo Jig di Booyah.

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dinarie, riuscendo a richiamare i bass anche da di-versi metri di distanza: l’acqua letteralmente esplo-de sotto i colpi degli attacchi fragorosi del pesce aquest’esca. Le frog indicate per questa tecnica sonole hollow body, cioè quelle con il corpo cavo, vuoto,insomma le rane da top water. Anche in questo ca-so esistono modelli che richiamano fedelmente laforma della rana, come ad esempio la Lunker Frogdella Lunkerhunt, straordinaria esca che riproduceappunto le sembianze dell’anfibio, con zampe po-steriori molto morbide e mobili, che in fase di recu-pero e di stop imitano alla perfezione il movimentonaturale di nuoto della rana, e modelli dalla formapiù stilizzata, che si servono di filamenti di rubberper imitare le zampe posteriori, come ad esempio ilPad Crasher di Booyah. Per queste ultime nel recu-pero si può usare la tecnica del walking the dog,oppure quella dello stop and go, valida per entram-be, vale a dire sfruttare al massimo le pause, spe-cialmente nelle vicinanze di ostacoli, come adesempio un ciuffo di canneto all’interno di una co-ver di ninfee, perché l’ostacolo isolato all’interno diuna vasta copertura può essere un’ottima zona diappostamento per insidiare le prede.

ressante è l’Allin di Black Flagg, studiato per la pe-sca a flipping nelle cover più intricate: caratterizza-to da un ottimo studio della testa, è armato conamo Gamakatsu.Il jig, è sempre stato considerato un’esca che fa se-lezione e in tal senso sono stati creati modelli didimensioni ragguardevoli in modo da evitare le ab-boccate dei pesci piccoli e cercare di invogliare igrandi bass. Oltre alla possibilità di trovare incommercio questi jig, c’è quella di autocostruirli,acquistando separatamente testina e gonnellino,per poi scegliere il trailer più indicato. Nella fotodel riquadro qui sopra si vede una testina Jigzilla diGambler a cui è abbinato uno skirt con filamenti ingomma di sezione tonda, lo Starflash skirt.

frog baitA differenza di tutti gli artificiali visti sinora, cheesplorano la parte inferiore delle cover, le frog baitservono a sondare le zone superficiali. Indicatissi-me per esplorare le vaste coperture di ninfee, o dierbai affioranti, possono regalare emozioni straor-

A sinistra Poppin' Pad Crasher ePad Crasher di Booyah, a destraLunker Frog di Lunker Hunt.

A special thank you to my friend mikeybalzz.

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Talvolta il mondo della pesca conla mosca ci pone di fronte ad in-terrogativi ai quali difficilmenteriusciamo a dare una risposta. Sispazia dagli infiniti problemi ine-renti le infinite teorie sulla tecni-ca di lancio alla scelta degli artifi-

ciali, dalla strutturazione dell’attrezzatura agli eter-ni conflitti riguardanti l’etica e il nostro rapportocon l’ambiente. D’altra parte il pescatore a mosca èper sua natura un individuo problematico, che amacacciarsi nei guai anziché starne alla larga, comesuggerirebbe il buon senso, visto che stiamo parlan-do di un’attività che si svolge per diporto e non, adeccezione di pochissimi casi come quello del sotto-scritto, per professione.Che il pescatore a mosca consideri questo mondoun mondo separato e perfetto che contiene altrimondi è già stato scritto, come è già stato scrittoche ognuno di noi sarebbe un pescatore migliore senon passasse tanto tempo ad aspettare che il mon-do diventi perfetto: ma nessuno di noi, o molto po-chi, si è avvicinato a questo mondo bellissimo macome tutti i mondi profondamente perfettibile, cer-cando un modo come un altro per prendere un pe-sce. Almeno questo è quello che spero, vedendo inquesto modo di pescare quel qualcosa in più che av-vicina la mosca a una dimensione di continua ricer-ca della perfezione, da cui riusciamo a trarre gli sti-moli necessari a far sì che questa ci accompagni pertutta la vita, o per gran parte di essa.Come tutti saprete – spero che ormai, dopo quasiventi anni che avete la pazienza di leggermi, lo avretecapito – la mia ossessione per il mondo del lancio miha portato a dedicare molti dei miei scritti a questoargomento, anche se a volte, come nel caso dell’arti-colo precedente, non ne tratto. Ma il demone, infidoe subdolo, resta sempre in agguato, nascosto neimeandri delle mie più profonde e radicate convinzio-ni, pronto ad uscirne al primo soffio di vento che re-ca in sé un motivo più o meno valido per insinuarsiin queste pagine e alimentare dubbi e incertezze.

non solo up streamLa letteratura classica del settore considera degnadi rispetto soltanto la tecnica up stream, cioè con il

CLAUDIO CARRARA [ [email protected]] Il sole stava ormai tramontando e la lunga filadi ombre distese lungo la superficie faceva da cornice

allo splendore del fuoco che incendiava le colline.La coda si sollevò dall’acqua e iniziò la sua corsa

conquistando in fretta lo spazio circostante;gocce di pioggia si dissolsero nell’aria

e tutto era potenza e bellezza, illudendomi,per brevi istanti, di essere vicino alla perfezione

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rappresenta la realtà: lo spazio per la fatalità e l’ap-prossimazione deve essere ridotto al minimo e re-legato ad un ruolo marginale.La corrente si presentava lenta e uniforme, solo abrevi tratti rotta da improvvise turbolenze cherientravano immediatamente, per lasciare la scenaa un’apparente tranquillità. La profondità non ec-cessiva veniva compensata dalla forte colorazionedell’acqua, togliendole un po’ di trasparenza maaggiungendole quel po’ di mistero che aiuta sem-pre a sognare, una componente direi fondamenta-le per definire un qualsiasi posto di pesca un buonposto di pesca. La situazione non lasciava spazio atroppe interpretazioni e la sola cosa da fare era at-tendere che accadesse qualcosa, qualcosa in super-ficie tanto per capirci, visto che le tecniche di ‘ri-

pescatore posizionato a valle della trota e il lancioverso monte. Questo modo di affrontare la bollatapossiede la notevole, e spesso imprescindibile, ca-ratteristica di nasconderci alla vista del pesce, maquesto, come vedremo, non rappresenta sempre lapriorità, come ad esempio accade nella pesca intorrente: a volte la necessità di realizzare una lun-ga deriva con la mosca presentata a valle può esse-re la conditio sine qua non per ottenere una catturadifficile in un fiume dove il pesce, per strutturadell’ambiente e abitudini, non richiede questo tipodi approccio.Oltre alla ormai nota teoria, conosciuta e trattataanche da me in questa rivista, sulla visione del pe-sce, considerata in funzione del suo cono visivo,appare chiaro che le condizioni che si verificano inambienti con queste caratteristiche presentanonotevoli vantaggi al pescatore, consentendoglispesso di individuare la posizione migliore per ef-fettuare il lancio.Dicono che in torrente sia più importante il lancio,mentre nel fiume la mosca. Sono sostanzialmented’accordo, ma la chiave di lettura può essere indi-viduata più nella modesta importanza che possie-de la mosca in torrente, che nella scarsa importan-za del lancio negli ambienti di maggiori dimensio-ni. Tutti sappiamo che in torrente gli artificiali siriducono alla loro dimensione più essenziale, do-vendo assolvere a una funzione legata più al ruolodi assetto in acqua che di imitazione degli insetti.Una mosca quindi che assicura galleggiamento,equilibrio e buona visibilità, unita a una colorazio-ne di insieme compatibile con quella degli insettipresenti in quel periodo, risulta certamente adattaalle esigenze, senza necessità di grandi approfon-dimenti e continue sostituzioni. L’interesse quindisi trasferisce nel lancio che, a ragione, resta la veraarma in più, l’unica in grado di fare la differenza:precisione, capacità di eludere i numerosi ostacoli,derive prive di dragaggio, sono gli obiettivi priori-tari che dobbiamo ottenere in questo ambiente,tutti derivanti dalla conoscenza di numerose dina-miche di lancio, ciascuna adatta alla risoluzione diuna precisa situazione.Non è possibile pensare di poter risolvere le diver-se difficoltà e le diverse situazioni senza una stra-tegia appropriata; anche se non è sempre evidente,il rapporto causa/effetto nella pesca con la mosca

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cerca’ non avevano portato risultati apprezzabili.La Traun di Gmunden, il tratto più conosciuto,quasi leggendario, di questo fiume, era ancora losplendido corso d’acqua che molti ricordano. Lalunga lama a monte del ponte di Steyrermühl, conlivelli di acqua normali, nel corso della giornata ve-niva spesso rotta dalle lente e regolari bollate deinumerosi temoli che la popolavano prima delle re-centi vicende che ne hanno ridotto drasticamenteil numero. La taglia era certamente tra le più gran-di che si potevano trovare in Europa e vederli salirecon la lentezza che spesso li contraddistingueun’emozione veramente unica. Non sono un fana-tico di questo pesce – non è un mistero che la tro-ta, per una serie di motivi razionali e non, è sem-pre stata la mia preferita –, ma veder ‘partire’ dalfondo un pesce stupendo di oltre 40 cm e vederlo

arrivare quasi a contatto con la tua mosca, senzasapere fino all’ultimo istante se la prenderà o e sesarà uno dei numerosi rifiuti, credo fosse uno deimotivi che portava sulle rive di questo fiume pe-scatori da ogni parte del mondo. La massiccia pre-senza di questo pesce rappresentava quindi per gliamanti della mosca secca una risorsa di importan-za notevole, rendendo possibile la pesca anche inorari lontani dalle schiuse o dalle imponenti spin-ner falls serali. Nonostante la notevole attività inalcuni momenti della giornata, e comunque nono-stante le frequenti opportunità di far salire il pescesulla mosca, i risultati dei numerosi pescatori(molti italiani) che frequentavano le rive di questofiume non erano sempre all’altezza delle potenzia-lità che sicuramente esso aveva. Come sempre gliinsuccessi erano determinati da fattori diversi e

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di salita, ma accetta soltanto insetti e imitazioniche scendano la corrente esattamente sulla sua li-nea di bollata. Trattandosi poi di un pesce che sta-ziona spesso sul fondo, è necessario posare l’imita-zione molto a monte rispetto alla sua posizione,ma non ci si deve lasciare ingannare dalla sua na-turale predisposizione a salire in superficie: è veroche sale su tutte le mosche, o quasi, ma ne prendesolo una, e la vuole presentata in odo impeccabile.Sulla base di queste semplici valutazioni ci rendia-mo facilmente conto della grande importanza diavere un raggio di azione al nostro attivo più vastopossibile, che non si ottiene certamente con lunghilanci esasperati in doppia trazione che generanoscarso controllo della coda e presentazioni dell’ar-tificiale spesso precarie.

prima la moscaTralasciando le problematiche relative al dragag-gio dell’artificiale (che rimane comunque la primacosa da evitare), una condizione fondamentale perottenere la salita del pesce è che la mosca deveprecedere, durante il passaggio in acqua, il termi-nale: deve essere la prima ‘cosa’ a entrare nel suocampo visivo. Ottenere questo risultato in ambien-ti di modeste dimensioni non risulta particolar-mente complicato se si è in grado di effettuare, condiscreta naturalezza, lanci curvi con arco di curva-tura dell’insieme coda-finale abbastanza ampio: lecaratteristiche dell’ambiente aiutano a tenere laparte del finale rivolto verso monte al di fuori dellavista del pesce. Ulteriori manovre di correzionedella lenza permetteranno di allungare un poco ilpassaggio. Tutto ciò, tuttavia, risulta spesso insuf-ficiente nei grandi fiumi del piano, per cui divienenecessario adottare soluzioni tattiche diverse.La pesca a risalire è obbligatoria nel torrente, dovela prima regola è restare nascosti alla vista del pe-sce, il che vale in particolare nei corsi d’acqua po-polati da trote fario, timide e selvatiche, pronte ascappare o a sospendere l’attività alimentare al pri-mo sospetto di presenze estranee. Nel grande fiu-me il pesce vive in condizione di maggiore sicurez-za, protetto dall’imponente massa d’acqua, con-sentendoci quindi maggiore libertà di movimentoe mettendoci in condizione di posizionarci in po-

spesso esterni alle capacità del pescatore, ma avolte risultato di una tattica di pesca errata, doveanche un errore apparentemente banale può rive-larsi determinante.È ancora vivo nella mia memoria il ricordo delloshock determinato dal primo impatto con questomaestoso fiume: wader, canna in mano, mosca le-gata al finale. E adesso cosa facciamo? Credo chequesta sia stata la difficoltà di molti pescatori che,a cavallo degli anni Settanta e Ottanta iniziavanole loro prime esperienze nei grandi fiumi di oltreconfine. Erano gli anni d’oro della ex Jugoslavia,molto nella odierna Slovenia: il Soca, l’Idrija, la Sa-va e l’Unec (Unica) erano meta di periodici pelle-grinaggi, diventando per molti, compreso il sotto-scritto, una seconda casa, mentre il Gacka (Croa-zia) e la Traun (Austria) divennero, per me a ra-gione, veri e propri miti, corsi d’acqua che, graziealle loro caratteristiche, consentono alla pesca conla mosca di raggiungere un livello di difficoltà ebellezza difficilmente riscontrabile in altre realtàeuropee.Per coloro che come me sono ‘cresciuti’ tecnica-mente nei fiumi e nei torrenti dell’Appennino, ri-sultava inizialmente molto difficile organizzareuna strategia di pesca efficace in simili ambienti,dove in alcuni momenti le bollate risultano assentio irraggiungibili e gli spostamenti in acqua nonsempre agevoli. Iniziarono così i primi tentativid’approccio utilizzando le nozioni acquisite dallepassate esperienze, risalendo la corrente con lancipiù o meno lunghi verso monte, cercando con gliocchi un improbabile segnale che potesse offrireuna qualsiasi indicazione, un riferimento su ‘dove’posare la mosca. Altro grosso scoglio era la pre-senza del temolo, pesce al tempo sconosciuto agliabitanti al di sotto della linea del Po, con le sue ca-ratteristiche e abitudini diametralmente opposteda quelle della timida e selvaggia trota fario, unicapreda presente nei torrenti appenninici. In questiambienti caratterizzati da ampi spazi e superficiedell’acqua piuttosto uniforme, se non si hanno adisposizione bollate a portata di lancio la tecnicamigliore è quella di effettuare passaggi della mo-sca più lunghi possibile per aumentare le possibi-lità di cattura. Va considerato poi che in queste si-tuazioni il pesce oggetto della ricerca è appunto iltemolo, che non ama spostamenti laterali in fase

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zioni, piani di lancio ecc. Anche la velocità può es-sere variata; la parte che lo identifica e che lo ren-de particolarmente efficace avviene alla fine del-l’intero gesto, in pratica correggendo la disposizio-ne della coda in acqua. Si tratta in realtà di una di-namica finalizzata a ottenere una lunga deriva del-la mosca priva della spesso inevitabile trazionedella lenza che ne determina una discesa anomala,del tutto innaturale, ovviamente lanciando in dia-gonale, o direttamente verso valle, ponendosisempre a monte della bollata.Analizzando l’ultima parte del movimento di unlancio up stream si nota che il braccio, a secondadel tipo di lancio che vogliamo effettuare, terminail suo tragitto in posizione avanzata per aumentarel’accelerazione della coda, quindi favorirne la di-stensione, o comunque per avere un maggiorecontrollo dell’avanzamento della coda anche nelledinamiche a bassa velocità. Così facendo, lancian-do verso ‘valle’, si otterrebbe soltanto un immedia-to dragaggio della mosca, che comincerebbe im-mediatamente o quasi la sua deriva con la caratte-ristica scia a ‘V’; risultato peggiore lo otterremmocon una posa curva.

stazioni più vantaggiose. Collocarsi a monte dellabollata, o comunque del tratto di fiume che voglia-mo pescare, senza allarmare le nostre possibili pre-de ci permette di ridurre al minimo le possibilità dieffettuare presentazioni della mosca errate o nondel tutto soddisfacenti. Utilizzando però alcunisemplici accorgimenti tecnici. La distanza e la lun-ghezza della deriva sono i due aspetti che in prati-ca obbligano a questa scelta, essendo molto com-plicato, se non impossibile, ottenere una buonapresentazione curvando il lancio.

reachDescritto forse per la prima volta da Doug Swi-scher in Advanced Fly Casting, il reach cast rimanea metà strada tra un lancio e una correzione dellacoda (mending); anche se questo può apparire unproblema esclusivamente di definizione del tuttotrascurabile, in realtà risulta importante soprattut-to in funzione della sua esecuzione. Non si trattainfatti di una tecnica di lancio vera e propria, inquanto può essere effettuato in diversi modi, posi-

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inizierà la sua distensione in avanti, distensioneche dovremo attendere a canna alta, ferma, con-trollando che il loop si svolga completamente di-stendendo anche il finale. La completezza della di-stensione è un elemento di estrema importanza, inquanto permette di far passare in testa la mosca,obiettivo che ci eravamo prefissi di raggiungere.Per ottenere un risultato migliore sia nell’allinea-mento coda-finale-mosca che nella lunghezza dipassaggio utile dell’artificiale, occorre effettuare,nel momento in cui la coda si trova a circa metàdella sua distensione, un movimento di arretra-mento della canna, non violento, ma deciso, con un

Per ritardare, non evitare, questo fenomeno, esi-stono diverse possibilità, da applicare sia in fase dilancio (volteggio della coda), sia attraverso corre-zioni dopo la posa della mosca. Il reach cast è unlancio che ritengo valido perché di realizzazionemolto semplice ma di sicura efficacia, prevedendoil sollevamento finale della canna nella fase con-clusiva del lancio avanti. Si origina da un comuneover head o verticale (ma può essere applicato an-che in un laterale a patto di possedere un buoncontrollo di coda): al momento di effettuare lostop avanti, si deve aver cura di anticiparlo solle-vando la canna verso l’alto. A questo punto la coda

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che occorre per sollevare la quantità di coda ap-poggiata in acqua; diversamente si avranno men-ding scarsi o troppo abbondanti, con la mosca chesi solleva spostandosi dalla traiettoria originaria. Imending più efficaci sono quelli che riescono a tra-smettere l’energia sino alla mosca senza spostarla,ma facendola soltanto ‘vibrare’ per un istante. Intutto questo gioca un ruolo importante la canna,che ci deve aiutare, con la sua capacità di caricarsi,a sollevare la coda senza la necessità di effettuaremanovre brusche, violente, che spesso sfuggono alnostro controllo. Come al solito l’azione ideale èquella definita comunemente ‘parabolica progres-siva’, che identifica una canna che sottoposta a sol-lecitazioni o a carichi sempre più elevati estende lasua flessione anche sotto l’innesto verso l’impu-gnatura.Quello descritto in queste righe non è che uno deitanti modi per affrontare con successo la pesca inambienti dove i pesci sono per così dire ‘più abi-tuati’ alla presenza dell’uomo e quindi più diffi-denti e difficili da catturare. Non dovete lasciarviingannare dall’apparente indifferenza che eviden-ziano: spesso hanno rilevato la vostra presenza, mamantengono la posizione senza scappare; il loro li-vello di guardia però è salito, quindi l’attenzioneche avranno al momento di salire su una mosca oscartare verso una ninfa sarà molto più alto. Unpesce che non scappa, ma che ha percepito unapresenza ostile, può essere diffidente sino al puntoda diventare impossibile da catturare.

marcato stop effettuato con il braccio leggermentearretrato rispetto alla spalla. In questa posizioneaspetteremo che la mosca si posi sulla superficiedell’acqua per poi accompagnare la sua discesa conl’avanzamento della canna. In un lancio di questotipo, dove la coda viaggia a un’altezza maggiore delnormale, è importante, ai fini della precisione, otte-nere loop molto stretti, che garantiscono maggioredirezionalità del lancio anche con code non troppoveloci; lanciando con buona angolazione, inoltre,avremo la possibilità di posare la mosca, anche senon sempre prima del finale, in tempo utile per ef-fettuare efficacemente le eventuali correzioni.

il mendingSpesso il passaggio della mosca, anche se derivanteda un lancio ben eseguito, ha bisogno di una o piùcorrezioni definite mending. Questa manovra puòessere sinteticamente descritta come lo sposta-mento verso monte di una parte più o meno ab-bondante di coda di topo al fine di migliorarne ladisposizione in acqua in relazione alla corrente.Tale manovra può essere eseguita subito dopo l’ar-rivo della mosca in acqua, ma anche in momentisuccessivi, quando le circostanze lo rendono ne-cessario.Per eseguire un buon mending occorre possedereinnanzi tutto una buona sensibilità percettiva, checi consenta di applicare alla canna la forza giusta

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CLAUDIO CARRARA FLY FISHING SCHOOLw w w . c l a u d i o c a r r a r a . c o m

febbraio-marzo Fly Fisher Club Mantova afebbraio-marzo Catch’n release Imola amarzo-aprile Mosca Club Arezzo a12, 13 aprile Nera (PG) b

4, 5 maggio Nera (TR) b2, 3, 4 maggio Gacka (HR) c30, 31 maggio 1 giugno Pliva/Ribnik (BIH) c21, 22 giugno Nera (TR) b

4, 5, 6 luglio Gacka (HR) c3, 4, 5 ottobre Lammer (A) c18, 19 ottobre Tail Water Tevere b8, 9 novembre Parcolaghi (FC) b

TIPOLOGIA ‘a’: corsi di LANCIO. Corsi svolti in palestra, prato ecc., nei quali l’obiettivo è l’apprendimento della tecnica di lancio sia di base chenei livelli successivi. TIPOLOGIA ‘b’: corsi di LANCIO e PESCA, che si svolgono in luoghi di pesca; le finalità sono centrate sull’apprendimentodella tecnica di lancio e delle tecniche di pesca, con esercitazioni su prato e in acqua. TIPOLOGIA ‘c’: corsi di PESCA, che si svolgono in località dipesca particolari e si differenziano in base agli ambienti e alle tecniche idonee ad affrontarli; non sono previste esercitazioni su prato: l’intero corsosi svolge in acqua.

programma 2014

PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI: 0742 320551 · 345 5827296 · [email protected] · www.claudiocarrara.com

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Il 25 settembre dell’anno 1513 un gio-vane esploratore spagnolo, VascoNúñez de Balboa, attraversò guidatoda alcuni indios l’istmo centro-ame-ricano e scoprì per la prima volta leacque di un grande oceano sino adallora sconosciuto. Il nuovo mare

venne chiamato Mar del Sur e Balboa entrònella storia come il primo europeo ad averscoperto l’immensità di quello che anni dopoFerdinando Magellano chiamò Oceano Paci-fico. Il militare spagnolo fu per poco tempogovernatore di Darien, regione interna e ine-splorata di quella parte dell’istmo che vennepresto chiamata Panamà. Le indicazioni deglistorici del tempo descrivono questo luogo co-me contornato da una vegetazione tropicalelussureggiante, ricco di farfalle e orchidee, econ acque molto pescose, da cui il detto co-mune, forse più ispanico che indigeno, chevuole che il nome del paese centroamericanosignifichi muchos peces.Quest’ultima parte della storia, assolutamen-te veritiera, è stata da sempre quella che miha appassionato di più. Panama occupa infat-ti nell’immaginario collettivo dei pescatori unposto di riguardo in quello che potrebbe esse-re il Santo Graal della pesca, insieme alleMaldive e alla East Coast australiana. Un po-sto dove anche il più agnostico dei pescatoripotrebbe recitare un Te Deum come fece ilnostro esploratore spagnolo inginocchiatosulle rocce scure di quelle coste vulcaniche.Per me andare a Panama rappresentava tuttoquesto, ma anche un viaggio dentro le gioie ei dolori della mia famiglia. Negli anni Venti,infatti, il fratello di mio nonno emigrò dallaCalabria cercando un futuro migliore. La suafermata per l’America fu quella nello statodell’istmo, dove, senza documenti, lo anagra-farono una seconda volta, ed essendo che la Se la C in spagnolo hanno lo stesso suono, di-venne Luis (Lucho) Varcacia. Senza internet econ i servizi postali che lasciavano a desidera-re, visse per oltre cinquant’anni in completoisolamento dal resto della famiglia, ma dabuon italiano costruì dal niente un’impresasolida e in seguito intraprese una carriera po-litica che lo portò a un passo dal ministero

ANTONIO VARCASIA [ www.varcasia.com]

dove i sognisi fermano

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scartare i regali sotto l’albero di Natale, scesi final-mente da un rumoroso Cessna su una pista sterra-ta immersa nella gigantesca selva del Darièn, unsottile graffio dell’uomo a una delle foreste ancoravergini che segnano il confine naturale con la Co-lombia. Che nessuna strada la percorra è segnoinequivocabile dei rapporti non idilliaci fra unodegli stati più turbolenti e la giovane perla dell’ist-mo, che, lasciato da parte almeno istituzionalmen-te il giogo della big mama, gli USA, mostra con or-goglio una nazione in crescita, dove meno che daaltre parti si nota lo squilibrio fra molto ricchi emolto poveri. Saliamo su una panga rimboccando-ci i calzoni e dopo mezz’ora raggiungiamo BahiaPiña, dove sorge quello che nel mio immaginariopotrebbe essere tranquillamente il Paradiso Terre-stre dei pescatori. Siamo infatti alloggiati al TropicStar Lodge!

degli Esteri, poco prima che un male incurabile selo portasse via. Per una serie di circostanze conob-bi questa storia solo quando era troppo tardi e sor-volando il cielo di Panama City non potei far altroche salutarlo commosso.

il mio viaggioLe aspettative erano altissime e lo stress pre-viag-gio altrettanto: questa volta credetti di aver esage-rato sul serio quando mi presentai con una dozzi-na di canne e un bagaglio che sfiorava i quarantachili: fra esche da spinning e metallo pesante dajigging sembravo il degno erede di Balboa, prontoalla conquista della costa ‘brava’ del Pacifico. Dopouna serie interminabile di scali arrivai alla tratta fi-nale e, emozionato come un bambino in attesa di

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Unico neo di tutta la situazione (per uno spinner)è il fatto che il luogo risulta infestato dai trainisti omeglio dalla peggior razza di questi, la billfish ad-dicted, dal momento che questo è uno dei pochiluoghi al mondo dove con un po’ di fortuna vi puòcapitare di fare un grande slam con blue, black estriped marlin, o di trovarvi nell’imbarazzante si-tuazione di dover liberare 162 pesci vela in un gior-no. Situazione complicatissima quindi, in cui, con inasoni di mezzo, l’unica possibilità per uno spin-ner è quella di catturare bonito e alletterati cheverranno ‘rilasciati’ nelle fauci di Makaira & Co.

Ma questa prospettiva non molto accattivantesvanì subito per una serie di circostanze sfortunateper i miei compagni di avventura (che fanno partedella categoria di cui sopra): in primis una inaspet-tata ‘marea verde’ (fenomeno di ipertrofia algaleche rende le acque offshore poco ossigenate) chefece sì che i marlin girassero molto al largo di PiñasBay, e di conseguenza che il 90% della pesca venis-se concentrata inshore. Questa fu la vera ragioneper cui, non credendo alle mie orecchie, venni spe-dito su un rombante Bertram 33’ insieme al fidocameraman Francesco con la consegna tassativa di

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de più comuni troviamo gran parte della fauna itticacostiera del Pacifico Orientale: pacific jack crevalle,roosterfish, almaco jacks, amberjacks, rainbow run-ner, ma anche diverse specie di grouper e snapper,fra cui la mitica cubera, a cui bisogna aggiungere vi-sitatori del mare aperto come pacific sailfish, yel-lowfin tuna e lampughe di generose dimensioni, chesono visitatori tutt’altro che occasionali.Di quei giorni i miei compagni sfortunati (non pre-sero neanche un marlin) ricordano un’espressioneestasiata e sorridente, e come alle sette di sera fos-si già fuori combattimento. La mattina alle 4,30

‘produrre’ un bel po’ di materiale a spinning. Nelgiro di un quarto d’ora, mentre le altre barche sifermavano nella bahia per fare il vivo, Island Star sidirigeva a tutto gas verso sud, raggiungendo il con-fine delle acque territoriali colombiane, per poi ri-montare fino al lodge al ritmo dei miei lanci e dellemie colorite esclamazioni.Fu questo l’andazzo di ben tre giorni di pesca inten-siva nel sottocosta, in cui diedi pieno sfogo ai mieipeggiori istinti alieutici, tanto da dimenticarmi dimangiare e di martirizzare il povero cameraman,che ovviamente doveva riprendere tutto. Fra le pre-

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ero infatti in piedi stranamente lucido, mentre suuna terrazza di legno guardavo mate e capitani chepreparavano la flotta sul pontile, assaporando unatazza di caffè bollente con il sapore di un’altragiornata di pesca che sarebbe rimasta scolpita persempre nella mia memoria, davanti ai bellissimicolibrì che venivano ogni mattina a farmi visita.

la pesca e le stagioniLa stagione umida in America centrale va normal-mente da maggio a dicembre, periodo che inglobauno dei momenti migliori per la pesca inshore nelsottocosta nel Pacifico (da giugno a settembre inparticolare per specie come il roosterfish e il vela,ma anche il blue marlin offshore) e che nella partefinale della stagione, in cui i fiumi in piena e gli ac-quazzoni riversano in mare detriti organici (tron-chi e fogliame), diventa eccellente, dal momentoche tali oggetti alla deriva richiamano pesce forag-gio, che costituisce il punto di riferimento di dora-do (lampughe) ma soprattutto di tonni yellowfin,blue e black marlin. La stagione più interessanteper questi due rostrati in molti spot del Pacificoinizia proprio in epoca pre-natalizia e si protraeper un paio di mesi a seguire. Non si può invece dire lo stesso della pesca nellacosta atlantica, dove per gli stessi motivi già illu-strati la piena dei grandi fiumi navigabili dell’Ame-rica centrale rende le acque torbide e la pesca mol-to difficoltosa nei fiumi stessi, nelle lagune e spes-so anche in oceano per diverse miglia fuori gliestuari. La costa atlantica dell’America centrale èuno degli spot migliori per il tarpon gigante e perlo snook, che quindi saranno al top nella stagionesecca, fra gennaio e maggio.

la tecnicaLa prima cosa da fare prima di iniziare a lanciarecome forsennati è spiegare al vostro captain che ti-po di pesca volete fare: al 90%, di matti che voglio-no stare tutto il tempo a lanciare da prua non è chegliene siano capitati molti e quindi dovrete lavo-rarci un po’ su perché vi porti alla giusta distanzadalla scogliera o da eventuali isolotti e piattaforme

Guardaaltre foto

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come le skipping lures, altre volte i pesci vi guar-deranno con espressione di disprezzo e voi capire-te che c’è sempre una seconda opportunità.Altra cosa importante è spiegare al capitano comedeve comportarsi quando avrete il pesce in canna,specie quando questo arriva sotto. Sarete sulla plan-cetta di prua, dove non potete arrivare a prenderloné col bogagrip né col raffio, per cui è fondamentalefarsi aiutare dal mate e che il captain tenga il pescesempre davanti a voi o che vi spostiate a poppa, do-ve invece i giochi sono più semplici per il fatto chesi è più stabili e che il 99% dei pescatori combattedietro, con conseguenti manovre del natante moltopiù immediate. Tenete presente che questi consigli,che sembrano banali, possono avere molto peso conun pesce importante e soprattutto per l’incolumitàdella vostra attrezzatura. Per quanto possiate gioca-re assecondando il pesce a destra o a sinistra dellaprua, uno scatto fulmineo, magari quando è arriva-to al leader, può costarvi la preziosa cannetta speciecon ricciole, jack e roosterfish, che quando sembra-no già in posa plastica per le foto si rianimano im-

sottomarine (senza per questo rischiare la vita: sevi dice che non si può è sacrosanto fidarsi, dato chele onde e le correnti oceaniche sono una cosa mol-to seria!). È ovvio che tutte le punte e le parti di co-sta dove si crea la wild water, schiuma intensa conforti correnti, costituiscono un luogo privilegiatoper i predatori, siano essi pelagici o abitatori delfondo. Nell’insidiarli la scelta dell’esca spesso de-termina il risultato (anche se si è puntualmentesmentiti) come è sommariamente spiegato nel pa-ragrafo che segue. Molto importante è cercare dinon emozionarsi troppo (facile a dirsi, ma è impos-sibile, almeno per me…) quando inevitabilmenteprima o poi vedrete un’onda anomala dietro la vo-stra esca e una schiumata stile rimorchiatore Tirre-nia in azione: dovete ferrare solo una volta chesentite il pesce in canna e mai ‘a vista’, così comese il pinnuto cicca clamorosamente dovete conti-nuare il recupero: ci riproverà o potete facilitarlocon uno stop di qualche secondo proprio quandovedete che carica. A volte questa tecnica funziona,specie con esche provviste di nuoto disordinato

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ANTONIO VARCASIA • PINAS BAY

provvisamente e fanno ricominciare la giostra. Èsempre consigliabile specificare bene i pesci che sivogliono trattenere e sebbene in alcuni spot sia unatto di vera carità trattenere dei pesci per personeche non saprebbero cosa mangiare, evitate allo stes-so modo di esagerare, primo perché molti di questinon hanno sistemi di refrigerazione per conservarechili e chili di pesce e poi perché con alcuni pescicome roosterfish, vela ma anche cubere è forse piùimportante far capire ai locali che il loro valore davivi porterà loro più benefici che sfilettati, dato chela tutela delle loro risorse alimenta il turismo. Allastessa maniera, se si devono scegliere dei pesci datrattenere, meglio farlo con quelli più comuni, co-me jack, lampughe e tonnetti.

l’attrezzaturaOrmai sono solito portare con me un numero im-precisato di canne che hanno in genere un librag-gio dalle 30 alle 50 lbs e una potenza di lancio di al-meno 2-3 once (60-90 g). Col tempo ho imparatoche la cosa più bella in pesca è poter pescare tantoe a lungo, per cui ho deciso di prendere qualchepesce grosso in meno ma di godermi di più la pe-sca, lasciando per casi estremi bastoni ed escheXXL. Nella scelta sono sempre un po’ scaramanticoe siccome una canna in valigia mi piace sempreaverla sono affezionato alla mia GLoomis Escape,una sette piedi che lancia fino a due once, che or-mai ha un suo spazio fisso nel trolley insieme adesche e argenteria (i mulinelli). Facevano partedella squadra anche un paio di Shimano Kaibutsu(Pencil instrument) per domare le belve tropicali,nello specifico usate con Yellofin tuna dalle 40 alle120 libbre. A queste aggiungete le canne da verticaljigging, anche queste scelte con doppio target, me-dio (30 lbs) e pesante (50 lbs). Come mulinelli so-no abbastanza monotematico: con i sacrifici di an-ni sono riuscito a creare una famigliola di ShimanoStella, in cui le misure 8000, 10000 e 20000 sono lemie preferite, rispettivamente per spinning e verti-cal; mi danno ampie garanzie anche se è indubbioche esistano mulinelli di altre case blasonate al-trettanto validi. Quest’anno in via del tutto ecce-zionale sto sperimentando il nuovo Stella SW5000,che pur essendo più piccino ha un’ottima frizione

e soprattutto un rapporto di recupero senza con-fronti (6.2:1), davvero interessante quando come inquesti casi si ha a che fare con pelagici di superficienel sottocosta. Avendo un budget inferiore, inve-stirei comunque in un mulinello di fascia alta, datoche questi attrezzi sono sottoposti a sollecitazionie a un’usura davvero notevoli.La cura per i particolari nella preparazione del ter-minale è una parte essenziale di questo ‘mestiere’:occorre avere un buon trecciato o braided e in ge-nere scelgo un 50 lbs per lo spinning e un 65 o un80 lbs per il vertical, con un finale dalle 60 alle 100lbs a seconda delle prede e degli spot. Per quantoriguarda gli artificiali, il discorso si complica e di-pende molto da quello che volete e da che pesca vipiace. Io preferisco in genere una pesca veloce conskipping lures, pencil popper e altre esche moltorapide, ma questo perché sono un fan di roosterfi-sh e carangidi vari. Su queste esche a dire il veroentra un po’ tutto quello che nuota in superficie eanche in acque libere sono molto interessanti condorado e yellowfin tuna, che impazziscono lette-ralmente per esche come i Mava Lures, che vi con-siglio di dressare con amo in coda potente (OwnerST41) e split ring adeguati. Se invece appartenetealla larga schiera dei fan di cubere e altri snapper,allora grossi popper, wtd e stickbait fanno per voi;è una pesca che forse paga un po’ meno ed è più fa-ticosa, ma quando scomodate qualche denton XXLvi riprenderete in fretta! Anche qui vale ciò che si èdetto in precedenza: esche e split vanno cambiatise vi trovate in ‘zona rossa’ con ancorette 4x e splitda 200 lbs. In questi casi è meglio eliminare anchequalsiasi moschettone o clip sul leader ed effettua-re una montatura solid ring + split ring come si fanel vertical jigging. Non dimenticate ovviamentedi portare anche qualche minnow e una manciatadi casting jig, che spesso risolvono la situazionequando il pesce è particolarmente abulico.

Tropic Star LodgeNel 1961 il magnate dell’industria petrolifera texa-na Ray Smith costruì il lodge come rifugio perso-nale dove trascorrere con gli amici il tempo liberolontano dal lavoro. Clicca qui per leggere la finedel paragrafo sul Tropic Star Lodge.

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Chiarita la mia posizione su questo concetto, ana-lizzeremo di seguito gli streamer tradizionali, distampo classico, e soprattutto i materiali naturali eil loro corretto utilizzo, rimandando alla secondaparte le imitazioni moderne e i materiali sintetici.Come dicevamo in apertura, fino a non troppotempo fa gli streamer erano esclusivamente imita-zioni. Si imitavano sia piccoli pesci che altri anima-li acquatici, come rane, sanguisughe, granchi, gam-beri e vermi. Questi artificiali, e i materiali usatinella loro costruzione, sono estremamente validiancora oggi: Woolly bugger e Zonker in acqua dol-ce, Crazy Charlie e Clouser minnow in mare sono

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Èinnegabile, non possiamo non ac-corgercene, che la pesca con la mo-sca ha subito negli ultimi anni unmutamento profondo. Prede che fi-no a un decennio addietro ci eranoprecluse oggi rientrano a pieno ti-tolo tra i pesci ‘da mosca’. Gli strea-

mer, che in passato erano solo imitazioni di pescipreda, o tutt’al più di sanguisughe, oggi imitano ditutto, fino a diventare artificiali di fantasia dotatidi code a falcetto in latex o altri materiali, addirit-tura di palette metalliche nate per artificiali daspinning. Il parallelo sviluppo di attrezzature pe-santi ha sicuramente contribuito a tale evoluzione:oggi una canna per coda 10 o superiore è nel cata-logo di tutte le case produttrici, con modelli speci-fici per diversi tipi di pesca, alcuni dei quali allaportata di tutti. Sono anche disponibili code speci-fiche per coprire tutte le esigenze sia di lancio perla proiezione di pesi talvolta molto impegnativi,sia per raggiungere profondità impensabili fino apoco tempo addietro.Possiamo ancora parlare di pesca con la mosca? Percome la vedo io, la pesca a mosca non è una que-stione di attrezzatura, ma una disciplina che sta tut-ta nella testa del pescatore, tanto che dividerei i pe-scatori a mosca da coloro i quali semplicemente pe-scano con una canna da mosca. La distinzione puòapparire sottile, ma è sostanziale: al primo gruppoappartengono le persone che studiano i pesci, le lo-ro abitudini alimentari e l’ambiente in cui essi vivo-no, trasferendo poi questo studio negli artificialiche elaborano e arrivando alla cattura attraversonumerose prove e altrettanti errori. Nel secondogruppo metterei i pescatori che saltano a piè pari lostudio e si accontentano di acchiappare un pescecon una canna da mosca; sono quelli che chiedonoconsiglio agli amici su quale mosca impiegare inquel determinato fiume e che se poi non prendononiente non si fanno troppe domande: «oggi nonmangiano!» è l’unica risposta che appaga la loro se-te di conoscenza. A mio avviso un pescatore a mo-sca con la P maiuscola può pescare temoli a secca osiluri con le alien flies di Mauro Borselli che, tra pa-rentesi, reputo un pescatore vero anche se stravolgetutti i canoni: basta che oltre a canna, coda e muli-nello ci metta anche studio, dedizione e la voglia dicomprendere i tanti perché che fiumi e mari ci pon-gono di fronte ogni volta che andiamo a pesca.

Wolly bugger. Forse il più classico degli streamer, usatissimo an-che in laghetto. Le variazioni possibili sono molte, le più importantidelle quali riguardano soprattutto gli occhietti, che possono esseresostituiti da una cone head o da un altro tipo di testa appesantita.

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artificiali che non possono mancare nella dotazionedi ogni pescatore e sono i capostipiti di numerosevarianti elaborate da altrettanti costruttori nel cor-so degli anni. Vediamo quindi di conoscerli meglio,attraverso l’esame dei materiali che li compongono.

marabouIl marabou è un grosso uccello africano (Leptopti-los crumeniferus), piuttosto sgraziato e non bellis-simo da vedere, oggi inserito nella lista CITES de-gli animali protetti, che vieta qualsiasi forma di

commercio di qualsiasi parte dell’animale. Le piu-me che si trovano in commercio non provengonoquindi da marabou, ma quasi esclusivamente datacchini. Le principali doti delle fibre di questepiume riguardano la morbidezza, che si traduce inuna grande mobilità in acqua, e la igroscopicità,che permette alle mosche di assorbire rapidamen-te acqua e quindi di fluttuare morbidamente aogni più piccola sollecitazione impressa dal pesca-tore. Nel mercato della costruzione sono stati cata-logati diversi tipi di marabou, ognuno per uno spe-cifico utilizzo. Quelli che seguono sono i più im-portanti.

SSttrreeaammeerr iinn ddeepptthhprima parte

FEDERICO RENZI [ [email protected]]

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FEDERICO RENZI • STREAMER IN DEPTH

Strung marabou. È questa una forma esclusiva-mente commerciale: si tratta di piume di maraboucucite insieme in una sorta di cordone, di solitopiù economiche delle piume sciolte e selezionate.Nel cordone è possibile trovare piume di tutte letipologie menzionate, anche se non nella totalitàdei casi. Se cercate piume di qualità, ovviamentenon è questo il tipo di marabou che fa per voi. Chickabou. Come suggerisce il nome, questo ma-teriale proviene dai polli, in particolare dalla zonadella coda di animali molto giovani. Si tratta dipiume morbidissime e piccole, adatte quindi agliartificiali di dimensioni contenute, commercializ-zate sia in bustine che in forma di pelli di animaliinteri. Queste ultime sono da preferire se prevede-te di fare un largo uso del materiale, perché con-sentono di selezionare all’istante la piuma che sta-te cercando e di solito, oltre al chickabou, hannoanche una grande quantità di ottime soft hackles.Le bustine di piume sciolte, per contro, sono moltopiù economiche.

Blood marabou o blood quill. Sono piume corteche hanno un calamo piuttosto grosso verso l’at-taccatura alla pelle, che si restringe improvvisa-mente e diventa molto sottile. Vanno utilizzate perle code o per le ali degli streamer legate intere; perla particolare forma del calamo non sono adatte aessere avvolte sul gambo dell’amo.Marabou plumes. Piume lunghe con le fibre per-pendicolari al gambo. Le fibre sono lunghe anchese più corte del tipo Stem marabou. Normalmentevengono strappate dal calamo e montate a mazzet-to. Possono essere usate per il montaggio ad asolaillustrato nel riquadro che si trova nella pagina afianco. Sono senza dubbio le piume di maraboupiù comuni sul mercato.Stem marabou o Woolly bugger marabou. È iltipo di piuma più lunga e dal calamo sottile, idealeper essere avvolta sull’amo. Nessuno vieta ovvia-mente altri utilizzi, come strappare un mazzetto difibre o montare la punta di una singola piuma perfare la coda di un artificiale.

Cats whisker. Qui il marabou è usato sia perla coda che, montato a ciuffo, per l’ala, confe-rendo ulteriore movimento all’artificiale.

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IL MONTAGGIO DEL MARABOUIN LOOP

Questo tipo di montaggio consente di ottenere moschedal movimento ineguagliabile e pulsante. Se viene cor-rettamente eseguito, le singole fibre risultano più aper-te rispetto al semplice mazzetto, per cui si stringonosul recupero della coda e si riallargano durante le pausetra uno strip e l’altro. È un sistema che consente di ot-tenere mosche molto grosse e voluminose, adatte allapesca del luccio.

1. Selezionate una o più piume di marabou. È possibilemiscelare colori diversi per ottenere artificiali bicolori.Accoppiate le due piume e inseritele dentro la fessurarealizzata su un blocchetto di legno.

2. Prendete le fibre con una pinza per fogli di carta e re-cidete i calami.

3. Inserite le fibre nell’asola ottenuta mediante l’appo-sito strumento per dubbing, imprimete la rotazione e...

4. … avvolgete il tutto sull’amo.

5. Un artificiale ottenuto con questo metodo, con piu-me di altri colori.

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coniglioIl pelo di coniglio tagliato in strisce più o menosottili (zonker strips) è un materiale incredibile perla morbidezza e la vitalità che conferisce agli artifi-ciali. Le strisce sono oggi disponibili in una gammadi colori impressionante – in tinte unite, barratocon colorazioni tono su tono e anche con due colo-ri differenti in senso longitudinale – visto che que-sto tipo di artificiali trova largo impiego per la cat-tura di numerosi pesci sia in acqua dolce (trote,steelhead, lucci), sia in mare (spigole, tarpon, bo-nefish ecc.). Per la costruzione di mosche molto grandi si tro-vano strisce di coniglio nelle quali il taglio vienepraticato in diagonale (cross cut strips), in mododa consentire l’avvolgimento sul gambo dell’amomantenendo i peli rivolti verso la parte posterioredell’artificiale. L’unica nota un po’ stonata del pelo

di coniglio è che una volta bagnato acquisisce unpeso notevole che contrasta il lancio; è dunque ne-cessario impiegare un’attrezzatura più pesante ri-spetto a quella usata per altri tipi di streamer, co-me per esempio per quelli realizzati con il mara-bou. Per contro il pelo di coniglio ha una mobilitàche è forse superiore a quella di qualsiasi altro ma-teriale ed è perfetto per artificiali da recuperarelentamente, magari con la testa appesantita in mo-do da ottenere un effetto jig. Oggi in commercio sitrovano strisce da zonker realizzate anche con altrianimali, come la volpe artica, vari mustelidi comeil visone (mink strips) e lo scoiattolo. La volpe arti-ca è ottima per grosse mosche o per collarini di ar-tificiali da steelhead, mentre con le mink strips sipossono costruire zonker molto piccoli e lo scoiat-tolo permette un uso molto simile al coniglio, macon peli più sottili e quindi più mobili, che oltre-tutto sono anche naturalmente screziati.

Zonker

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Double bunny. Questa è una versione damare; può essere costruita anche per acquadolce ed è un’ottima mosca da lucci.

String leech. Questa variante dello zonker è a mio parere molto impor-tante. La sua costruzione prevede l’uso di due ami, anche se quello di te-sta può essere tagliato in modo da lasciare solo il gambo; la giunzione tra idue ami va effettuata con dacron 30 lbs. Personalmente passo con le ditaun po’ di colla siliconica sul dacron prima di montare l’artificiale, in modo dairrigidirlo un po’ ed evitare intrecci durante il lancio.

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bucktail e altri peli animaliParlando di bucktail, la prima mosca che mi vienein mente è senza alcun dubbio la Lefty’s deceiver,ideata da Lefty Kreh negli anni Cinquanta comeimitazione di pesciolino per acqua salata e divenu-ta in breve tempo una delle mosche da mare piùpopolari del mondo. L’idea di base – ha raccontatopiù volte l’autore – era quella di costruire una mo-sca che non ostacolasse il lancio e che fosse imita-tiva. Visto che ancora oggi la usiamo in numeroseversioni e non solo in mare, direi che la missione èstata brillantemente compiuta. La principale carat-teristica del pelo della coda del cervo è la sua capa-cità di fare volume senza appesantire la mosca;non essendo cavo come il pelo del corpo, inoltre,consente agli artificiali di affondare. È anche estre-mamente robusto, tanto che viene impiegato lar-gamente dai cugini pescatori a spinning per l’auto-costruzione di jig e di altri artificiali. È commercia-lizzato sia in code intere confezionate singolar-mente, sia in piccoli pezzi assortiti in colori diver-si; quest’ultima è un’ottima scelta se prevedete dinon farne uso massiccio.

Credo che non esista animale il cui pelo non siastato usato nella costruzione di streamer. Ricordoin passato mosche da salmone che prevedevanol’impiego di pelo di scimpanzé o di cane collie.Fortunatamente oggi non si usano più, ma parlan-do di un ciuffo di peli legato a mazzetto per for-mare la coda o l’ala di uno streamer è davveropossibile trovare decine e decine di dressing di-versi. Lo scoiattolo è uno dei più usati ed è di faci-le reperibilità, disponibile in numerosi colori; è unpelo di buona morbidezza ed è apprezzato damolti costruttori per la screziatura naturale, checonserva anche dopo la tintura.Un altro pelo il cui utilizzo risale agli albori dellacostruzione è il calf tail (pelo di coda di vitello), unpelo rigido, non proprio facile da utilizzare ma digrande efficacia se impiegato nelle mosche giuste,come la Crazy Charlie, la mosca da bonefish piùnota e catturante, di efficacia immutata rispetto almomento della sua creazione (riguardo alla qualeesiste com’è noto una querelle in quanto general-mente si fa risalire alla guida nonché proprietariodi lodge di pesca alle Bahamas Charlie Smith, chesecondo altri ha tratto l’idea da un suo cliente, Bob

Lefty’s deceiver

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Nauheim, durante un viaggio fatto da quest’ultimonegli anni Settanta).Un altro tipo di pelo animale che occorre menzio-nare anche se meno conosciuto dei precedenti,perché con l’avvento dei filati sintetici ha persomolto del suo utilizzo, è quello dei peli lunghi tipoyak, capra d’angora e simili, materiali sono usatiper la creazioni di artificiali lunghi anche più di 20cm. Sono molto più costosi dei sintetici e abba-stanza ostici da usare.

piume di galloEd eccoci di fronte al materiale più antico per lacostruzione di streamer: due piume di gallo legatesubito dietro la testa costituiscono infatti l’archeti-po dell’imitazione di un piccolo pesce, tanto che èimpossibile tentare di fare un elenco delle moschedi questo tipo. Oggi l’offerta di piume di gallo spe-cifiche per tale uso è vastissima sia nelle forme chenei colori. Una distinzione importante deve esserefatta riguardo alla parte del gallo che fornisce lepiume. Nella sua parte inferiore, il collo fornisce

piume piuttosto grandi, anche se i colli genetici dioggi danno piume esili che una volta bagnate qua-si spariscono; ai fini della costruzione degli strea-mer vanno allora meglio colli cinesi o indiani, lecui piume hanno una massa più evidente in acqua.La schiena del gallo dà piume molto lunghe ed esi-li, adatte alla costruzione di artificiali come le flatwing, le elegantissime mosche ideate per la cattu-ra di striped bass, ma che si sono rivelate ottimeanche per le spigole in Mediterraneo. Non si pos-sono dimenticare le piume della coda, commercia-lizzate con il nome di shlappen, dense, vistose eadatte alla costruzione di grosse mosche da mareo da warmwater; possono essere anche avvolte sulgambo dell’amo per la costruzione di Woolly bug-ger molto vistosi. Esistono poi piume di gallo natecome sostituto dell’airone per le mosche in stilespey: le trovate in commercio con il nome di speyhakles o bird fur, materiale interessantissimo perla morbidezza e la vitalità che conferisce alle mo-sche: può essere usato per imitazioni di gamberi oper creare collari dal movimento sinuoso e flut-tuante in mosche da steelhead ma anche da lucci eblack bass.

Crazy Charlie

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FEDERICO RENZI • STREAMER IN DEPTH

Streamer classico. L’ala è realizzatautilizzando due piume di gallo.

Gambero in spey hackles

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Ciao Eugenio ecco il link dei minispot

http://www.youtube.com/watch?v=GSOjnDz3yMwhttp://www.youtube.com/watch?v=H3b0F-6ZiUc

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La mattina sbuca timidamente perpoi prendersi incontrastato tutto ilcielo: è il sole delle giornate sere-ne, senza nuvole. I parchi si riem-piono di bimbi che corrono, lagente passeggia e le strade adia-centi ai canali cittadini si popola-

no di ciclisti, runner, camminatori incalliti e chipiù ne ha più ne metta. Sono giornate che al pesca-tore metropolitano presentano due semplici op-zioni: pescare le poche ore del primo mattino e deltramonto, oppure sfidare il caos e il sole alto delleore centrali. In questo articolo tralasciamo l’alba eil tramonto, che come tutti sappiamo sono i duemomenti magici, che regalano catture con una cer-ta sicurezza, e ci buttiamo nella mischia del groovedella città: per metterci alla prova e guadagnarciogni singola cattura.Le giornate di sole primaverili hanno un saporespeciale: il sole che scalda è una carezza che ci ad-dolcisce dopo il freddo inverno ed è un piacere pe-scare coccolati. Certo se prendiamo anche qualchebel pesce siamo tutti più contenti. Dotiamoci dun-que di una canna da casting o da spinning che lan-ci al massimo 1/4-3/8 e del trecciato molto sottilecon finale in fluorocarbon da 5-6 lbs al massimo; sepreferite potete utilizzare anche solo del buonfluorocarbon. Con il sole alto l’approccio al canaledeve avere alcune costanti per garantire una mino-re invasività; anzitutto occorre stare attenti allapropria ombra, che deve essere sempre lontana dalpunto in cui lanciamo, poi bisogna cercare di farelanci molto lunghi (per questo preferisco un trec-ciato di diametro sottile), magari scegliendo lasponda che offre una piccola porzione di ombra inacqua. La striscia di ombra che si forma parallela albordo del canale è infatti territorio di caccia: i pe-sci che vanno in cerca di prede oppure che sostanoin questa fascia sono molto propensi ad attaccaredegli artificiali ben presentati. Se vedete che i pescisono molto diffidenti e ci sono via vai di branchiche si spostano irritati dai passanti, potete dimi-nuire il diametro del terminale in fluoro, ma senzaesagerare: dovete sempre considerare la possibilitàdi salpare le prede. Spesso si vedono gruppi di pe-sci che viaggiano nervosamente; trattandosi di pe-sci cittadini, sono abituati a veder passare le ombresulla sponda e con il sole alto la cosa si accentua

DANIELE VINCI [[email protected]]

Sunshine streetexperience

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DANIELE VINCI • SUNSHINE STREET EXPERIENCE

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DANIELE VINCI • SUNSHINE STREET EXPERIENCEGuarda un videorealizzato dall’autoresullo street fishing

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DANIELE VINCI • SUNSHINE STREET EXPERIENCE

non poco. Come dicevamo le sponde con la strisciad’ombra garantiscono privacy e possibilità di attac-care qualche pesciolino rimasto sorpreso dal cam-bio luce/ombra.Come artificiali si utilizzano hard bait quali min-now, jerkbait, piccoli crank e piccoli spinner oppu-re, per quanto riguarda le soft bait, piccole testinepiombate con piccole esche in silicone a coda curlye dritta. L’importante è scegliere i colori adatti.Prendiamo in esame la condizione di acqua limpi-da, la più difficile: con il sole alto ogni ombra vieneaccentuata, per cui la selezione dei colori deve esse-re effettuata con criterio. I colori naturali, meno in-vasivi, sono sicuramente da preferire; le aziendeproduttrici hanno in catalogo una marea di coloriadatti a tutte le situazioni, ma il colore trasparentepuò essere il miglior alleato. L’esca neutra, infatti,

ad alcuni appare come una banalità, ma in acquanon rimane certo inosservata. Dovete considerareche l’alta irradiazione solare, una volta filtrata dal-l’acqua, colpisce l’artificiale modificando il coloreche questo ha fuori dell’acqua. Tutte le hard e le softbait trasparenti sono state concepite appositamenteper condizioni di acqua limpidissima e con altapressione di pesca e diventano preziose nelle condi-zioni in cui i pesci sono particolarmente spooky, re-galando delle catture in situazioni complicate.Anche i colori naturali tendenti a tinte verdi, rosa,grigie o azzurrate sono molto validi: l’importante ènon infastidire il pesce che si è posizionato in unazona riparata appunto perché è stato precedente-mente infastidito da una persona in movimentosulla sponda, magari in rapido movimento, dalmomento che spesso le piste ciclabili si estendono

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parallele ai corsi d’acqua. Dopo la pri-ma fase di affollamento, anche il pe-sce si abitua a vedere il continuo mo-vimento esterno e, seppur sempre al-lertato da qualsiasi movimento, as-suefattosi alla situazione circostante ècatturabile da un pescatore attento.Queste giornate rappresentano infattiun’ottima palestra per affinare tecni-ca, senso dell’acqua e cura dei partico-lari. Tutte le volte che facciamo moltafatica per catturare un pesce crescia-mo come pescatori e come ‘pensatori’:a volte si impara più da una sola cat-tura in condizioni estreme che dagrandi pescate in finestre piene di at-tività. Lo street fishing non è una pe-sca semplice e scontata. Si possonoprendere pesci importanti e di elevataqualità proprio come quando si pescaimmersi nella natura incontaminata.Occorre soprattutto valutare il fattoche mentre i pesci delle riserve che sitrovano in luoghi naturali sono spessoimmessi, nei corsi cittadini siamo inpresenza di esemplari con la bucciadura: per diventare dei big se la sonodovuta sudare e la loro attitudine astare lontani dai guai è elevatissima.In presenza di forte luce, oltre al colo-re dell’artificiale è molto importante

essere in possesso di una canna abbastanza lunga econ un vettino che permetta dei bei lanci anchecon esche molto leggere; in tal senso le ultime tec-nologie, con le anellature Fuji Microconcept, age-volano parecchio. I nuovi Fuji Microguide e Micro-concept, infatti, rappresentano l’avanguardia per ilmontaggio delle canne: avendo diametro e peso ri-dottissimo mantengono il grezzo molto leggero eagevolano la fase di lancio essendo posizionati innumero superiore agli anelli ordinari soprattuttonella parte finale. Permettono al filo di incanalarsiparallelamente all’azione della canna, garantendolanci molto lunghi e alta sensibilità grazie alla vici-nanza del filo al grezzo.Ricordate che maggiore è la distanza tra voi e lapotenziale cattura, maggiore è la possibilità che ilpesce non percepisca la vostra presenza, e maggio-

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DANIELE VINCI • SUNSHINE STREET EXPERIENCE

re è il tempo di percorrenza dell’esca nella strikezone. Qui ci discostiamo un po’ dalla pesca e acca-rezziamo la matematica: queste sono equazioniche non danno spazio all’improvvisazione. La fati-ca nella pesca è fondamentale, quando non cattu-riamo pesce la nostra mente inizia a creare imma-gini di catture di altri pescatori magari proprio inquel punto e rischiamo di entrare nel loop del tuttinella stessa direzione. Ogni giornata di pesca è a séstante e molti pescatori sono bugiardi, per cui do-vete cercare di iniziare un vostro percorso che, secorretto, vi regalerà emozioni e catture; altrimenti,la prossima volta saprete cosa non fare. Le condi-zioni di grande luminosità mettono alla prova lavostra capacità tecnica e la vostra attrezzatura: po-trete vedere pesci uscire dallo spot, inseguire l’escaper un istante per poi scappare spaventatissimi op-pure effettuare il lancio perfetto e incannare unagrande cattura: in questo caso vi sentirete personeamanti della difficoltà, affamate di esperienza de-gli elementi della metropoli come foste dei writer,degli skater, oppure dei runner. Sarete invece deisemplici, ma complicatissimi, street fisher.

Questo persico reale è stato ingannato da un metal jigdi colore naturale dopo un lungo lancio nella

zona d’ombra della sponda di un canale.Nella foto in alto nella pagina a fianco, i vermini

trasparenti sono i Samba della Magbite, quellicolor carne i River Worm della Lunkerhunt.

Il pesciolino di gomma è un Virago da 2” della Molix, il meta jig bianco è un

Magin Bean della Lunkerhunt.Il minnow azzurro è un Audace 65

della Molix, la testina piombata una Dart Jighead della Tict.

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diventerà un po’ più mite. Ricordate che a tali tem-perature il pesce manterrà un metabolismo rallen-tato e svogliato, per cui l’imperativo sarà: lento e afondo, ossia presentazioni molto controllate concode fast sinking radenti al fondo.Nel secondo caso, invece, saranno da preferire lezone di corrente veloce, anche con pochissimaprofondità e con elevata schiuma in superficie.Con il riscaldamento del fiume la conseguenza piùimmediata è l’abbassamento del tasso di ossigenodisciolto nell’acqua, che costringe i pesci a stazio-nare all’inizio o nelle code delle buche, zone dovel’ossigeno è maggiore (processo è molto accentua-

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La pesca al salmone atlantico è unodegli argomenti più difficili sui qua-li scrivere. Si tratta infatti di una pe-sca ricca di variabili, di sfumature,di ‘credenze popolari’ al limite dellasuperstizione, che fanno sì che piùne hai viste, più incognite e dubbi ti

nascono. Esattamente al contrario, o quasi, diquello che succede nella pesca ai pesci stanziali co-me trote e temoli, rispetto ai quali più esperienzahai e più è facile interpretare le situazioni che sipresentano. Con i salmoni insomma capita spessodi uscire dal fiume senza riuscire a capire quelloche la giornata ti ha riservato, neanche se hai avu-to successo o meno.Tra le righe di questo articolo tratteremo le tatti-che e le attrezzature per insidiare il re dei pesci incondizioni di acqua bassa, situazione che da sem-pre viene considerata la più complessa da incon-trare. Per coloro che non lo sapessero, tutti i pescianadromi reagiscono a due fattori principali perintraprendere la risalita: il livello e la temperaturadell’acqua del fiume. Bastano spesso poche ore dipioggia e il conseguente innalzamento della por-tata del fiume, unito a una temperatura accettabi-le, per vedere vere e proprie ‘flotte’ di pesci lascia-re il mare per popolare le zone basse del fiume.Capirete quindi che affrontare un fiume in un pe-riodo di acqua bassa non è proprio il massimo.Quasi sicuramente ci si troverà a pescare su pochipesci, facilmente allarmabili, apatici e poco ag-gressivi.

quando e dove pescareTroppo spesso associamo la pesca al salmone a unagenerica ricerca ‘un passo, un lancio’ senza curarcidei luoghi dove il salmone può trovarsi. Occorreanzitutto distinguere fra condizioni di acqua bassae fredda, con clima invernale, e condizioni di ac-qua bassa e calda, con calura estiva. Nella prima si-tuazione, tra l’altro la peggiore in assoluto, dovreteconcentrare la pesca nelle buche più profonde elente, insistendo maggiormente nelle ore centralidella giornata. Con acqua fredda infatti (4-8 °C) ilpesce sceglie le zone dove riesce a stazionare senzafatica e potrà divenire maggiormente recettivo allevostre insidie solo quando la temperatura esterna

SSaallmmoonnii e acque basse

FABIO FEDERIGHI [ [email protected] ]e ALESSIO FALORNI [[email protected]]

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to con temperatura sui 18-20 °C e in situazione disecca). In questo caso, con clima estivo e sole, ilpesce tende a essere più aggressivo nei cambi di lu-ce e nei momenti più freschi della giornata, per cuiè bene concentrare gli sforzi all’alba, al tramonto oaddirittura, nelle zone del Nord dove ci sono 24ore di luce, di notte.In linea di massima, il salmone reagisce come tuttigli altri pesci a fattori atmosferici quali la pressionebarometrica, la rifrazione della luce, il rapporto tratemperatura dell’acqua e dell’aria, la portata e latrasparenza del fiume. Ogni cambio repentino diquesti fattori può renderlo nervoso e quindi più

portato ad aggredire le vostre imitazioni. Ciò cherende questa pesca difficilmente interpretabile èche il salmone non si ciba in acqua dolce e quindipuò attaccare le mosche per mille fattori diversi:curiosità, paura, gioco, territorialità o riflesso in-condizionato alla predazione che fino a poco tem-po prima effettuava in acqua salata. Cercare di sti-molare uno di questi atteggiamenti può fare la dif-ferenza tra catturare o no. Trovare condizioniideali di pesca quando si parte per un viaggio èmolto difficile, per cui saper variare le tecniche dipresentazione andando per tentativi è l’unica cosada fare.

Salmoni ee aaccqquuee bbaassssee

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do per canne più potenti: una 13’7” coda 9/10, una12’6” coda 8/9 e 10’ coda 8 o 9. In tutti i casi dedicogrande cura alla scelta delle code, perché sono pro-prio loro che consentono di catturare i pesci, con-ducendo alla loro portata, nel modo più giusto, lenostre mosche. Suggerisco dunque di non lesinaresu questi accessori indispensabili.Per ogni canna che possiedo ho una grande varietàdi shooting head diverse per lunghezza e gradazio-ne di affondamento, in modo da coprire e ottimiz-zare ogni situazione. Negli anni ne ho provate didiversi tipi e marche fin quando non ho trovato ilmio prodotto ideale, le triple density della Guideli-ne, che avendo tre differenti gradi di affondamen-to sono più efficaci in pesca e grazie al loro profilomolto allungato e affusolato si lanciano come fos-sero delle DT 4 anche nei modelli più pesanti eaffondanti. Come detto per ogni canna ho pratica-mente tutte le opzioni disponibili: ‘floa-ting/hover/intermediate’, ‘float/int/s2’, ‘hover/sink1/sink3’, ‘intermediate/sink2/sink4’, ‘sink1/sink3/sink5’, ‘sink2/sink4/sink6’, ‘sink3/sink5/sink7’. A mio avviso è necessario averle tutte consé durante il viaggio: una beat si prenota normal-mente parecchi mesi prima e non è possibile sape-re a quale situazione si andrà incontro. Non esserein pesca per non essersi portati dietro alcune codeè davvero terribile.

tecnicheIl primo consiglio da tener presente in acque basseè di pensare come un ‘trotaiolo’. Il salmone è infat-ti un magnifico animale selvatico, per cui è incre-dibilmente schivo, come e più della più scaltra tro-ta di torrente. Ancor più in queste condizioni biso-gna prestare molta attenzione nell’avvicinamento,entrare in acqua il minimo indispensabile e usareaccortezza per non proiettare dannose ombre.Inoltre, dovrete cercare di presentare le mosche ilpiù dolcemente possibile usando code leggere, fi-nali lunghi e lanciando alla distanza ideale evitan-do inutili sciacquii e rumori durante gli ancoraggidello ‘speycast’. A prescindere da queste prime re-gole fondamentali, le tecniche a disposizione delpescatore per cercare di sedurre un salmone sonomolteplici e molto differenti tra loro.

attrezzature idoneeIn questi ultimi vent’anni la tecnologia ha fattopassi da gigante, regalandoci attrezzature semprepiù efficaci e specifiche, tali da poter affrontare nelmigliore dei modi tutte le condizioni che si posso-no presentare. In passato, specie nella tradizioneanglosassone, le canne che un pescatore di salmo-ni impiegava erano due o tre al massimo. Una 15 o16 piedi per coda 10/11 (considerata la canna stan-dard) per affrontare i grandi fiumi a primavera o inautunno con code affondanti e grosse tube fly diottone; una 13-14 piedi coda 8/10 per i fiumi piùpiccoli e la pesca con code galleggianti e una 10piedi a una mano coda 7/8 per gli ‘spate river’ (pic-colissimi corsi d’acqua dove si pesca solamentequando sono in piena, dato che in condizioni nor-mali sono dei veri e propri rivoli) o per i laghi dallabarca. Oggi la scelta delle canne si è allargata a di-smisura: sono sempre più rapide, leggere e in gra-do di lanciare code sempre più delicate.Grazie alla rivoluzione della tecnica scandinava(underhand) e mediante l’uso di shooting head, lecose si sono facilitate non poco. Tali code hannoprofili sempre più complessi, consentendo lanci alunga distanza anche con canne corte e con poten-za non proprio da salmone. Grazie alla moltitudi-ne di versioni disponibili, per lunghezza, peso egradazione di affondamento, è possibile ottimiz-zare la presentazione in tutte le situazioni. Untempo gestire una coda superaffondante richiede-va una grande destrezza e una canna lunga e po-tente, oggi è possibile pescare con una shootinghead ad affondamento 1/3/5 con una switch rod oaddirittura con una normale 10’ coda 7 non sen-tendo quasi la differenza tra coda galleggiante esuperaffondante.Trovandomi ad affrontare condizioni critiche diacqua bassa, avendo bisogno di variare spesso tat-tica, normalmente mi porto più canne sul fiumecon conseguenti set up diversi: una canna a duemani leggera di 13’7” coda 7/8, una switch di 11’6”coda 6/7 e una single hand di 10’ coda 6. Soltantoin quei pochi grandi fiumi stile Tay in Scozia oGaula in Norvegia, dove anche in acqua bassa sipossono incontrare pesci di dimensioni ragguarde-voli, modifico leggermente tali attrezzature optan-

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Greased line & Wet Fly swingSono le tecniche più conosciute, le classiche pre-sentazioni da sempre associate alla pesca al salmo-ne. Si effettuano lanciando a 45° circa verso valle eguidando la deriva della mosca fino a fine corsa,controllandone dragaggi e velocità mediante l’ef-fettuazione dei mending. Specie in acque basse,quese tecniche sono sempre state associate a codegalleggianti, al massimo intermedie, e a moschepiccole presentate come se fossero normali som-merse da trota. Nella maggior parte dei casi è laprima scelta in fatto di tentativi, perché in acquabassa molto spesso una piccola mosca montata suamo doppio del 12 o del 14, presentata molto lenta-mente appena sotto la superficie, con finali lunghi

e sottili, dà buone chance di successo. Normal-mente per questa tecnica utilizzo una switch di11’6” coda 6/7, cui abbino una shooting head floa-ting o floating/hover/intermediate unita a un fina-le di circa 4 metri e una piccola mosca o microtu-be. In caso di livelli veramente critici arrivo a usarela 10’ a una mano e finali in fluorcarbon anche disei metri con punta dello 0,23, che, credetemi, sulsalmone è molto, molto fine!

sinking lineDa qualche anno a questa parte si è notato chespesso un pesce annoiato dalla presenza di acquabassa, e quindi poco aggressivo, può essere sedottoda piccole mosche ‘sbattutegli’ letteralmente sul

Passata lenta; i pesi vanno dosati bene nellascelta sia della mosca che della coda, penal’incaglio continuo. Tipica pool da tentare

a sera con Sunray Shadow strippate.

Non è esclusa ai primi di ottobre, anche con acque basse,la possibilità di catturare un back end freschissimo.

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la coda a toccare il fondo. In situazioni di acqua‘ferma’, dove non si riesce a compiere una normalepassata, vi dovrete comportare come pescatori dalaghetto, lanciando la coda affondante per poi, unavolta raggiunto il fondo, animare la mosca con pic-coli strappi tipo pesca a streamer o con un recupe-ro ‘a matassina’. Per tale tecnica normalmente usola più potente delle canne che mi accompagnanosul fiume, perché per gestire lenze ad alta densitàseppur maneggevoli e ben bilanciate, una cannalunga e un po’ più potente aiuta comunque.

presentazionianticonvenzionaliTalvolta i salmoni possono essere veramente pocoreattivi... Quando questo succede, ci sono due tec-niche con mosche particolari che possono fruttarealcune catture quando tutto il resto ha fallito. Laprima è ‘pescare veloce’ una grossa Sunray Sha-dow. Tale mostro (in Scozia qualcuno la chiama

naso a fondo mediante l’uso di code molto affon-danti. Pertanto, è sempre più comune vedere pe-scatori che in acqua bassa scandagliano il fiumecon code superaffondanti, idea impensabile ed‘eretica’ fino a pochi anni fa. Pescare con questeshooting head in acqua bassa è molto difficoltoso,perché diventa indispensabile essere molto sensi-bili per sentire come la lenza si comporta nellacorrente leggera che un fiume ha in condizioni dimagra. Qui entra in gioco il nostro ‘arsenale’. Latecnica è la stessa del wet fly swing, ma bisognaandare per tentativi cambiando coda fino a trovarequella che raggiunge il fondo senza incagliarsi...Con un po’ di esperienza e intuizione i tentativi di-verranno sempre meno, fin quando una sola pas-sata ci dirà quale coda impiegare.Per raggiungere il fondo bisogna lanciare a vallecon una certa angolazione (50-60°), effettuare unprimo mending e poi assecondare la corrente perpermettere l’affondamento della mosca. In caso dimolto fondo potrebbe essere utile dopo l’effettua-zione del lancio fare un paio di passi a valle e addi-rittura cedere qualche metro di lenza per aiutare

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ninfaNegli ultimi tempi sta prendendo campo anche lapesca a ninfa. Si è notato che quando l’acqua è ve-ramente molto bassa è possibile indurre i salmonipiù svogliati ad abboccare con ninfe di fantasiapresentate stile czech nymph. La differenza è chedifficilmente si riesce a pescare salmoni sotto lavetta della canna, per cui la pesca si svolge a unadecina di metri da noi. Si lancia a monte e si lasciache le mosche scendano in deriva morta con lacorrente, controllando con dei mending la lenzaovviamente galleggiante. Una volta fatta tutta la passata, si dovrà attendereche le mosche arrivino alla trattenuta finale perpoi recuperarle a strappi, alzando infine la canna.Il salmone potrà abboccare in qualunque momen-to, sia durante le fasi di deriva morta con mangiatemolto delicate, quasi impercettibili, sia durantequelle del recupero e dell’alzata, con mangiaterabbiose e potenti.

‘the Beast’, la bestia) è una grossa tube molto sem-plice e allungata composta da un tube plastico nu-do (a volte rivestito di mylar o di tinsel argento),vestito con un sottoala che può essere di vari colo-ri e una lunga e sottilissima ala di capra nera, chedovrebbe imitare una sand eel o una lampreda. Vapescata lanciando angolato (anche 90°) ed effet-tuando mending a valle, recuperando a strappilunghi e costanti, sia con code galleggianti appenasotto la superficie o con code superaffondanti ra-sente al fondo. Questa mosca ‘di rottura’, passandomolto velocemente davanti al pesce, può innervo-sirlo a tal punto da causare un’energica e rabbiosaabboccata.La seconda tecnica è quella che si effettua con laFrancis. Questa mosca, di origine islandese, è un’i-mitazione molto stilizzata di gambero. La sua par-ticolarità è che viene normalmente costruita moltopesante e con delle ‘zampette’ ricavate dai quill dipiuma di gallo, che essendo molto rigide creano vi-brazioni accentuate. Va pescata quasi come unaninfa, lanciandola addirittura a monte per poi‘mendare’ ripetutamente fin-ché non comincia a ruzzolaresul fondo. Le vibrazioni diquesta bizzarra mosca posso-no fare la differenza in positi-vo o in negativo (più spessoin positivo) perché riesce ainnervosire e quindi a indurreall’attacco anche il più restioe svogliato dei salmoni. Manon abusatene, perché puòavere effetti collaterali: comesi dice tre i pescatori di sal-moni, «la Francis può cattu-rare o spaventare tutti i pescidella pool».Per lanciare una Francis ouna Sunray Shadow, che co-munque sono mosche abba-stanza grosse e pesanti (spe-cie nel caso della Francis),uso la più potente delle trecanne elencate nel paragrafoattrezzature, adattandol’affondamento della coda aseconda delle necessità.

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le taglie: si vedono infatti mosche che in acquacreano una macchia scura, con una silhouettetroncata nella parte posteriore. Poteva andare be-ne anni addietro in costruzioni hair wing classi-che, ma con l’avvento di tanti nuovi materiali na-turali e sintetici, la costruzione delle mosche dasalmone si è evoluta scardinando tradizioni e stili,portando ad artificiali un tempo impensabili e im-proponibili. Poi ci sono le visioni e i gusti propri,che influiscono non poco nei dressing da salmone.Come dicevo sono tendenzialmente per artificialislim e poco vestiti. Molto dipende dal periodo eda dove si pesca, ma nella situazione presentatanell’articolo mosche sfilate e taglie piccole sonosicuramente preferibili.In linea di massima si possono usare molti mate-riali, anche quelli che tendono a riempire bene unamosca, come ad esempio la volpe artica, ma conestrema moderazione. Eccezionali a mio parere so-no la scimmia, l’opossum e la nutria per quanto ri-guarda l’ala, mentre per i collari uno due giri digallo o un mazzetto di fibre di hackle al di sottodella testa possono bastare, idem per gli eventualifilamenti flash: scarsi è meglio. Bisogna insomma

slim & heavy fliesLa scelta di una mosca in condizioni di acque bas-se è sempre molto difficile; tradizionalmente sonosempre state preferite mosche piccole lanciate concode galleggianti e finali molto lunghi, ma a voltesi possono trovare situazioni con pesci veramentebloccati sul fondo per vari motivi, che non hannoalcuna voglia di inseguire o mordere un artificiale,per cui al pescatore non rimane che andare a cer-carli sul fondo con attrezzature e mosche idoneeallo scopo. Dell’utilizzo di code pesanti abbiamodetto, quindi entriamo nel merito degli artificiali.Personalmente, quando devo scegliere di costrui-re mosche di piccola taglia, quindi su ami che gi-rano dal 15 al 13 (o 12, dipende dalle marche), cer-co sempre di non vestire troppo gli artificiali, pre-diligendo addirittura una linea slim, affusolata,leggermente allungata, sfilante e con buona tra-sparenza. Uno degli errori che spesso accade nellecostruzioni di mosche da salmone è quello di ve-stirle troppo, di creare una massa compatta e pri-va di trasparenza, il che accade anche sulle picco-

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costruita semplicemente con peli di nutria in colo-razioni neutre. Tale visione si addice anche alle co-struzioni tube, vedi ad esempio Monkey fly con alapoco marcata, o Shrimp vari poco vestiti, insommamosche su amo o su tube non molto invasive.La selezione di mosche che presento nelle imma-gini riesce abbastanza bene a coprire le varie ne-cessità che si incontrano con livelli bassi e pescitendenzialmente poco collaborativi; a seconda deivari tratti e flussi del fiume si possono scegliere ar-tificiali, code e poly leader in modo da avere possi-bilità diversificate con cui affrontare il tratto dapescare.

1. Selezione su amo doppio di piccole mosche su amidel 15/13. Modelli piuttosto classici, come la Silver oBlack Stoat Tail, la Green butt, o piccole Monkey chiara-mente tutte variant: sono mosche da usare con codegalleggianti e finali lunghi, ma ad oggi si possono an-che usare code di densità diverse per portarle in stratipiù profondi.

2. Sarvijaakko. Costruite in nutria, sono veramente slime di movimento, essendo il pelo di nutria assai mobile enervoso. Facili e veloci da costruire, rappresentanoun’alternativa da provare nelle situazioni citate, ancheperché normalmente questi dressing non sono moltousati dai pescatori di salmoni.

cercare di creare delle mosche semplici, lineari, semi passate il termine lisce e con pochi fronzoli.Pensate che in Svezia pescano i salmoni con la Sar-vijaakko, una mosca a dir poco ‘anonima’, l’esattocontrario delle coloratissime mosche da salmone,

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3. Ecco la vera essenze della mosca slim, sfilante, po-chissimo vestita, luminosa, brillante, trasparente e ner-vosa. Tutto ciò si ottiene con il pelo di nutria, mentrecon altre tipologie di pelami non si riescono ad averequesti effetti tutti assieme. Questa è la mia visione, ilmio gusto personale, ma chi ha visto queste mosche èrimasto affascinato dalla scelta e dall’utilizzo di questofavoloso materiale (che si trova in commercio in molticolori, distribuito per esempio dall’amico Olly Oyamodella ditta Eumer).

4. Qui si passa ai tristi dolori. Quando si arriva a legarele ninfe vuole dire che siamo veramente in condizionipessime, con i salmoni stoppati sul fondo. Ninfe pesan-ti, da utilizzare con le relative tecniche, addirittura cze-ch nymph. Non è proprio il massimo per un pescatore disalmoni, ma è una pesca redditizia, che può far girareuna tragica situazione di nessuna toccata di salmoni inuna di diverse catture. Prima di fare un sonoro cappottoè una via da tentare. Sarebbe opportuno con le ninfel’utilizzo di una coda intera e non di una shooting head,

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che sicuramente si gestisce molto peggio nei ripetutimending da fare per far affondare le mosche. Regolaaurea delle pessime situazioni è ‘pesante, lenta, sulfondo’.

5. Queste mosche sono una delle novità degli ultimianni nel campo della costruzione di artificiali da sal-mone atlantico: sono le Franc N’ Snaelda, in versionetube anche se esistono le varianti più leggere su amodoppio. Create dalla geniale mente dell’amico scozze-

se Sean Stanton, ghillie della Bollogie Estate sul Dee,hanno già catturato moltissimi salmoni. Si tratta diuna fusione tra il mitico Red Francis e il grande dres-sing islandese Snaelda, che nella versione tube puòessere costruito in pesi variabili, da medi in ottone orame a very heavy con tubi e coni di tungsteno. È unamosca piuttosto lunga da realizzare, visto che si devo-no creare i feelers pulendo i calami di gallo, ma la resain pesca è assicurata, dato che è stata testata ormaisu numerosi fiumi europei e russi.

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6. Rimanendo sul pesante, i classici Red Francis sonotra le mosche migliori per sondare il fondo alla ricerca disalmoni statici e con poca voglia di attaccare le moschepresentate. Nella foto si vedono alcune varianti tubecon e senza cono piuttosto pesanti. La tecnica di pescacon questo tipo di artificiali varia parecchio da quellatradizionale con lanci a scendere di 45 gradi e coda drit-ta il più possibile, anzi con questi ‘ferri da stiro’ si lanciaa monte molto square, facendo ripetuti mending amonte e cercando così di rallentare la passata e facen-do scendere sul fondo l’artificiale, che deve saltellarefra i sassi del fondale. Non è un gran bel pescare, è mol-to simile a tecniche da ninfa che anche se molto reddi-tizie non si abbinano bene alla pesca dell’atlantico, manella situazione affrontata nell’articolo è una tecnicache rende e non poco. Anche qui abbiamo le versioni suamo doppio più leggere, anche se il Francis normalmen-te è inteso come mosca pesante.

7. Immancabili nelle mie scatole le Monkey costruite sutube, anche di tungsteno, sicuramente tra le moschepiù redditizie, quasi una sicurezza, e le Sunray Shadow,sia in versione classica molto allungata in goat, siaquelle più vestite in volpe artica o tempel dog o tanuki.Le prime, quelle in basso nella foto, si usano con codegalleggianti o FHI o similari o FHS1. Ormai, dato che lecode della Guideline la fanno da padrone nel mondo eu-ropeo della pesca al salmone, parliamo in sigle: F staper float, H per hover, I per intermediate, S per sink conil numero del grado di affondamento. Con le SunrayShadow, invece, si usano normalmente code da superfi-cie, spesso strippate o velocizzate nell’azione di richia-mo; in condizioni di acque basse verso sera o di notte èuna mosca con cui tentare la stimolazione di pesci rima-sti apatici tutta la giornata. Gli attacchi sono normal-mente decisi e irruenti.

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Dopo il riscontro molto positivoottenuto dall’articolo Calenda-rio spigolaro, pubblicato nelnumero 4/2013 della rivista, ealla luce delle numerose ri-chieste ricevute telefonica-mente e per e-mail, ho deciso

di proporre un articolo consimile dedicato al sal-monide, sperando di fare cosa gradita a tutti i let-tori. Prima di entrare nell’argomento, tengo a pre-cisare che quanto scritto è frutto delle conoscenzematurate in quarantadue anni di pesca alla trotasvolta principalmente nelle acque della Toscana,ma anche in quelle di Emilia Romagna, Liguria,Umbria e Abruzzo.

l’inizio stagionePer inizio stagione intendo il lasso di tempo che vadall’apertura alla fine del disgelo, periodo che varianaturalmente in relazione sia all’andamento cli-matico stagionale, sia all’ubicazione delle sorgentidel corso d’acqua e all’esposizione della vallata do-ve questo scorre. Si tratta di un periodo piuttostodifficile da affrontare per vari motivi, fra i quali iseguenti:• la temperatura dell’acqua ha valori bassi, il chenon favorisce l’attivismo del salmonide;

• i livelli sono generalmente o troppo alti o troppobassi;

• si può spesso avere a che fare con l’acqua di neve;• in molti ecosistemi nei quali vive il salmonide lapresenza di cibo è scarsa, per cui il suo metaboli-smo ne risente negativamente;

• in alcuni ambienti la pressione di pesca è moltoalta, per cui si può avere a che fare con pescimolto disturbati e di conseguenza poco propensiad attaccare gli artificiali.

Nonostante tutto, comunque, anche a inizio sta-gione è possibile fare buone catture. In questo pe-riodo ecosistemi interessanti sono le risorgive, ochalk stream. Qui la temperatura dell’acqua subi-sce variazioni poco accentuate durante tutto il cor-so dell’anno e quindi ha valori tali da rendere il sal-monide discretamente attivo pure a inizio stagio-ne. Anche i livelli sono pressoché costanti durantetutto l’anno e la presenza dell’acqua di neve, fatto-

Calendariotrotaiolo

FABRIZIO CERBONI [ [email protected]]

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verse tra loro e di utilizzare svariate tipologie di ar-tificiali, ognuna delle quali può indurre il salmoni-de ad attaccare per differenti motivazioni. Altroelemento da non trascurare è che queste acque so-no scarsamente battute, per cui, oltre a poter pe-scare come desiderate tutte le strutture che voglia-mo, senza essere assillati dalla presenza di altri pe-scatori, avrete a che fare con trote soggette a unabassa pressione di pesca. Ciò è valido anche per itratti di fondovalle dei torrenti appenninici, maoccorre tener presente che qui la temperatura del-l’acqua sarà di qualche grado inferiore a quella delfiume e che la minore ampiezza dei luoghi nonconsentirà di pescare come sopra indicato. In en-trambi gli ecosistemi citati, si potranno presentarelassi di tempo più o meno lunghi con presenza piùo meno accentuata dell’acqua di neve: andranno intal caso abbandonati a favore di altri.Validi possono essere anche i tratti di fondovalle ditorrenti e fiumi collinari. Qui, salvo casi particola-ri, oltre a non trovare acqua di neve, avremo livellie temperatura del liquido elemento tali da rendere

re che incide negativamente sull’attivismo dellatrota, salvo rarissimi casi non è presente. Unicofattore negativo è la pressione di pesca che, soprat-tutto nelle risorgive più famose o più facilmenteraggiungibili, è abbastanza elevata, con ovvie ri-percussioni negative sul comportamento della no-stra avversaria. È possibile ovviare all’inconvenien-te scegliendo quelle meno famose, più scomode daraggiungere e di dimensioni ridotte e per questopiù difficilmente pescabili.Altri ecosistemi da battere con fiducia in questoperiodo sono l’ultimo tratto di fondovalle e il pri-mo tratto di pianura dei fiumi appenninici. Qui,pur non trovando situazioni così favorevoli comequelle delle risorgive, salvo casi particolari legati aun andamento stagionale anomalo, si possono tro-vare condizioni tali da rendere la pesca abbastanzaproficua. Grazie all’ampiezza di tali ecosistemi quiè possibile pescare lanciando da valle a monte, damonte a valle o trasversalmente rispetto al flussodella corrente. Esiste quindi la possibilità di effet-tuare varie modalità di recupero anche molto di-

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l’attivismo del salmonide più elevato. Passandodalle acque correnti a quelle ferme, discrete possi-bilità sono offerte dai bacini artificiali. Occorreperò fare una scelta oculata; i migliori sono quelliubicati in zone non particolarmente fredde e chenon hanno molti immissari che portino acquafredda o addirittura a di neve.

il periodo d’oroIl lasso di tempo che inizia con la fine del disgelo etermina a fine giugno o alla prima decade di luglioè senza dubbio il periodo migliore in assoluto del-l’intera stagione trotaiola. I motivi sono molteplici:• la temperatura dell’acqua raggiunge e mantienestabilmente valori ideali per la trota;

• i livelli sono buoni sia per la sua vita che per lanostra azione di pesca;

• l’andamento climatico stagionale è favorevole equindi l’attivismo del pesce è mediamente piùelevato rispetto ad altri periodi dell’anno;

• negli ecosistemi si registra una maggiore presen-za di organismi di cui cibarsi, siano essi larve, in-setti o piccoli pesci.

• il metabolismo della trota raggiunge livelli otti-mali, rendendo così il pesce più disposto a muo-versi e maggiormente propenso ad attaccare inostri artificiali.

È quindi possibile pescare con successo in tutti gliecosistemi nei quali vive la trota. Nella prima partedel periodo consiglio il tratto finale del fondovallee il primissimo tratto di pianura dei fiumi appenni-nici. Se questi ambienti non sono soggetti a chiu-sura per la frega dei ciprinidi suggerisco di pescarliper l’intero mese di maggio - prima decade di giu-gno. Se, al contrario, sono chiusi per la frega unabuona alternativa è rappresentata dai tratti di fon-

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FABRIZIO CERBONI • CALENDARIO TROTAIOLO

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FABRIZIO CERBONI • CALENDARIO TROTAIOLO

dovalle dei torrenti appenninici, classificati comeacque a salmonidi e, quindi non soggetti a talechiusura. Anche per questi ambienti il periodo mi-gliore è quello indicato per i fiumi. In entrambi gliecosistemi è possibile l’incontro con pesci di gros-sa taglia, per cui è bene fare una pesca mirata allaloro cattura. Buoni in questo periodo sono anche itorrenti e i riali collinari e di montagna. Dalla se-conda decade di giugno alla prima di luglio i mi-gliori ecosistemi sono la parte alta del torrenti dimontagna e i riali appenninici. In entrambi i casisono da scegliere quelli che scorrono in vallatestrette e poco soleggiate.

la piena estateIl lasso di tempo che va dalla fine di giugno - primadecade di luglio alla terza decade di agosto è il più

difficile in assoluto dell’intera stagione piscatoria:assisterete ovunque a livelli bassi o molto bassi, ac-qua con temperature elevate e poco ossigenata, lu-ce e insolazione eccessive per le esigenze del sal-monide. Tutto ciò renderà il pesce particolarmenteapatico e poco o nulla propenso ad attaccare i vo-stri artificiali. Se vorrete andare comunque a pe-scare trote, gli unici ambienti che potranno darequalche cattura saranno i riali appenninici chescorrono in vallate molto fredde e incassate e i la-ghetti di alta quota che si trovano in varie zonedell’Appennino. In questo periodo suggerisco diseguire con ancor maggiore attenzione le previsio-ni meteo: quando nelle zone dove si trova l’ultimotratto di fondovalle o il primo di pianura del vostrofiume appenninico dovesse essere previsto untemporale, non perdete l’occasione. Prima e dopoil verificarsi dell’evento è molto probabile la cattu-ra di una trota grossa.

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FABRIZIO CERBONI • CALENDARIO TROTAIOLO

quindicina di settembre al giorno della chiusura.Nel primo periodo gli eventi climatici citati fannoarrivare la prima acqua nuova negli ecosistemi. Letrote ne traggono beneficio e iniziano a svegliarsidal torpore estivo. Gli ambienti da battere riman-gono quelli indicati nel paragrafo precedente. Lasituazione però sarà più favorevole perché le trotesaranno più attive e il loro attivismo non sarà piùrelegato alle prime e alle ultime ore della giornata.Nel periodo intermedio, con l’arrivo delle prime ve-re perturbazioni, si verificano le prime piene deicorsi d’acqua, che portano acqua nuova: questafarà alzare i livelli e il tasso di ossigenazione del li-quido elemento e ne farà abbassare la temperatura.Tutto questo contribuisce a far tornare il metaboli-smo dei salmonidi su valori ottimali, per cui avretea che fare con pesci più attivi e maggiormente di-sposti ad attaccare gli artificiali. Aumenta anche ilnumero degli ecosistemi dove pescare. Oltre ai rialie ai torrenti montani, diventano buoni anche i tor-renti di fondovalle nonché l’ultimo tratto di fondo-valle e il primo di pianura dei fiumi appenninici.Nel fine stagione vero e proprio arrivano nuovepiogge che provocano nuove piene, che fanno ac-quisire sempre più un aspetto autunnale a tutti gliecosistemi. Le giornate diventano sempre più cor-te, le ore di luce diminuiscono, la temperaturaesterna e dell’acqua si abbassano: condizioni idealiper la pesca. Diventano nuovamente buoni tutti

gli ecosistemi dove vive il salmonide. Lascelta di quelli da battere può essere ba-sata anche sulle sole preferenze perso-nali invece che sull’andamento climati-co stagionale. In presenza di un anda-mento molto piovoso, generalmente do-po i primi temporali della seconda quin-dicina di agosto, si assisterà a un mese disettembre con numerose perturbazionie abbondanti piogge. Le conseguentipiene che si verificheranno provoche-ranno in tutti gli ecosistemi un abbon-dante ricambio d’acqua: avremo ovun-que livelli alti e acqua molto ossigenata.Anche la sua temperatura avrà valoriideali per l’attivismo del salmonide. Conqueste condizioni potrete davvero sbiz-zarrirvi nella scelta degli ambienti neiquali pescare.

il fine stagioneIl periodo che va dalla terza decade di agosto allachiusura, che, nella maggior parte delle nostre ac-que coincide con la prima domenica di ottobre,può essere uno dei migliori e talvolta addirittura ilmigliore dell’intera stagione di pesca alla trota op-pure, al contrario, può rivelarsi difficile e avaro dicatture. Tutto dipende dall’andamento climaticostagionale e quindi è questo che dovrete osservaree valutare per poter scegliere gli ecosistemi giustidove compiere le vostre uscite. In presenza dipiogge scarse o addirittura assenti, tutto sarà abba-stanza complicato, in quanto dovrete pescare inambienti con livelli estivi, con l’acqua a tempera-ture elevate e scarsamente ossigenata. In una simi-le situazione, per avere qualche possibilità di cat-tura consiglio di pescare nei riali appenninici enella parte alta dei torrenti di montagna. In en-trambi i casi, come detto sopra, è bene sceglierequelli che scorrono in vallate strette, ombreggiatee poco esposte al sole.Se l’andamento climatico stagionale è regolare,possiamo suddividere il fine stagione in tre periodidistinti: quello dei primi temporali e delle piccoleperturbazioni, che generalmente coincide con laseconda quindicina di agosto, quello intermedio eil fine stagione vero e proprio, che va dalla seconda

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Realtà o illusione? Realtà, perchédal 9 agosto 2013 sul fiume Anie-ne, a soli 50 km da Roma, ha pre-so avvio con innumerevoli sforzila zona a regolamento speciale, lacui gestione è affidata alla sezioneprovinciale Fipsas di Roma in

coordinamento con l’amministrazione provinciale

ZZRRSS AAnniieennee

di Roma. Illusione perché, anche se la gestionesembra seria e oculata, il sistema burocratico nelquale vertono le province non permette purtroppoun progetto a lungo termine: la concessione dellaZRS viene rinnovata con difficoltà di anno in anno,con il rischio che il duro lavoro svolto da Fipsas,associazioni, volontari e, non ultimo, guardie itti-che, sia reso vano.

Scorcio della ZRS 1 Mosca no kill,poco a monte del lago delle Roscelle.

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FABIO LOMMI [ [email protected]]

ZRS AnieneScorre per la sua prima parte nella provincia diFrosinone, per poi entrare nella provincia di Romaall’altezza di Comunaque. Qui il suo corso è tor-rentizio e solca una stretta ma bellissima valle. Do-po aver percorso diversi chilometri e attraversatoalcuni paesi della valle dell’Aniene, con il cambiodi pendenza rallenta la sua corsa prendendo laconformazione di fiume di media grandezza, ca-ratterizzato in alcune zone da tratti più o menoampi e pianeggianti alternati a buche profonde ecorrenti più vivaci, nonché da lunghe e calme la-me. In questa sua corsa verso valle lambisce i trecomuni che ospitano la ZRS Aniene (in ordine oro-grafico): Saracinesco, Mandela, Vicovaro. La ZRS siestende per circa 4,5 km ed è suddivisa come sipuò osservare nella cartina qui sotto.

ZRS 1Partendo dal limite superiore della riserva, la ZRS 1si estende dal confine con il comune di Cineto ver-so valle per poco più di 3 km sino alla centralina dirilascio di Mandela. Tutta questa parte del fiume èadatta a soddisfare il pescatore con la coda di topo,qualunque sia la tecnica preferita, la pesca di super-ficie con mosche galleggianti, la ninfa o lo strea-mer. È un tratto che si presenta piuttosto vario, al-ternando tratti con correnti mediamente moderate

il fiume Il fiume Aniene nasce in uno dei luoghi più sugge-stivi del Parco Naturale Regionale dei Monti Sim-bruini, in località Fiumata nel comune di Filettino,e fin dalle sorgenti si presenta come un tipico tor-rente appenninico dalle acque gelide e cristalline.

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FABIO LOMMI • ZRS ANIENE

ad altri con acque più lente e buche anche profon-de, raschi veloci e lame medio-lunghe dove difficil-mente vengono raggiunte profondità esagerate. Lalarghezza media oscilla intorno agli 8-12 m. In que-sta prima parte della riserva la vegetazione ripariaoffre zone d’ombra limitatamente alle sponde, es-sendo il letto del fiume abbastanza ampio.A inizio stagione, per quanto riguarda la pesca disuperficie, sono da prendere in considerazione lecondizioni climatiche nonché i livelli dell’acquache da qualche anno, a causa delle forti precipita-zioni invernali, influenzano notevolmente, dato ilperiodo, l’attività già limitata delle schiuse. Da que-sto punto di vista, tuttavia, la ZRS 1 occupa una po-sizione vantaggiosa scorrendo a valle di una diga(di Roviano) che regola il flusso e dà al tratto un’ot-tima praticabilità già da inizio stagione, salvo parti-colari stravolgimenti atmosferici. Per quanto ri-guarda mosca sommersa, ninfa e streamer, special-

mente a inizio stagione ma anche per tutto il perio-do consentito alla pesca, si possono avere buoni ri-sultati per tutto l’arco della giornata. La maggioreattività comunque rimane spesso circoscritta alleore serali, al momento del coup de soir, tranne ilperiodo marzo-aprile, nel quale l’attività maggiorerisulta nelle ore centrali. Con l’avanzare della sta-gione durante il giorno, nonostante la buona pre-senza di fauna bentonica, raramente è possibile as-sistere a un’intensa attività a galla e quindi il consi-glio, se vi trovate a pesca nelle ore più calde e soleg-giate e in assenza o quasi dell’attività degli insetti oin attesa del cambio di luce, è di insidiare i pescinelle zone di ombra offerte dalla vegetazione, dovei pesci sostano presumibilmente in attesa di unapreda, adottando la tecnica della pesca in caccia. Nella zona medio-bassa la ZRS 1 in sponda orogra-fica destra riceve uno dei suoi maggiori affluenti divalle, il torrente Licenza, anch’esso con le stesse

Ancora verso monte incontriamo una delle tante lamedi media lunghezza che caratterizzano la parte superioredella ZRS 1; questa zona è chiamata ‘Pratino alto’.

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FABIO LOMMI • ZRS ANIENE

regolamentazioni della ZRS 1, dalla confluenza del-lo stesso con il fiume Aniene a risalire per una lun-ghezza di 150 m. L’apporto, seppur minimo, diquesto affluente dà inevitabilmente un tono diver-so al corso del fiume, rendendolo un poco più sel-vaggio perché, rispetto alla zona alta della riserva,scorre lievemente più incassato. In alcuni punti ilsuo alveo si restringe, aumentando in diversi trattiprofondità e velocità della corrente, alternandosicorrenti più moderate ad alcune piane non moltolunghe. La vegetazione riparia è ad alto fusto, ren-dendo questa porzione di fiume più adatta alla pe-sca andando avanti con la stagione, con la possibi-lità di ottenere ottimi risultati nei giorni più caldi esoleggiati per tutto l’arco della giornata.A questo punto, sempre rivolti verso valle, ci tro-viamo quasi a ridosso del ponte che attraversa ilfiume Aniene e che porta ai paesi di Saracinesco eSambuci. L’accesso che dal ponte porta al fiume è

un piccolo cancello adiacente un manufatto dell’A-cea poco prima di attraversare il ponte. Con questiultimi 200 m o poco più si giunge quasi alla con-clusione della ZRS 1. In prossimità di una piccolacascata oltre la centralina di rimessa di Mandela, ladelimitazione tra ZRS 1 e ZRS 2 è resa ben visibiledai cartelli che sono affissi su entrambe le spondein posizione inconfondibile. Il fiume si presentaqui con una tipologia d’acqua discretamente lentae profonda. La vegetazione e il piccolo sentiero so-no a ridosso del fiume; non c’è possibilità di entra-re in acqua e l’azione di pesca è limitata ad alcunipunti dove ci si dovrà adattare pescando con rol-ler, condizionati dal limitato spazio presente allespalle. Anche se la pesca è un po’ difficoltosa, iltratto può riservare ottime sorprese. Nella ZRS 1 è consentita esclusivamente la pesca amosca con coda di topo e vige l’obbligo del No-killassoluto.

Una vecchia prismata di massi nella ZRS 1:uno dei luoghi di rifugio preferiti dai pescidurante il giorno, ottimo per la pesca di attesadurante l’attività serale.

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FABIO LOMMI • ZRS ANIENE

ZRS 2Siamo qui in zona trofeo e il fiume cambia radical-mente. La portata d’acqua aumenta in modo consi-derevole per l’apporto prima del rilascio della cen-trale di Mandela, poi, anche se in maniera ridotta,di un altro affluente in sponda orografica sinistra,il Fosso Fiumicino (detto anche localmente ‘Fiumi-cillo’). Anche per quest’ultimo, per una lunghezzadi 150 m a salire dalla sua confluenza con il fiumeAniene, vige il regolamento della ZRS 2. Da qui ilfiume si presenta ampio, con correnti uniformi ebuche profonde, con una larghezza fino ai 15 m, al-ternato a lame e lunghi e veloci correntoni per poidiventare lento e silenzioso man mano che ci si av-vicina verso la fine della riserva. Questo primotratto si sposa molto bene con tutte le tecniche eoffre ampio spazio ai pescatori, che possono gode-re della buona praticabilità delle sponde.

Purtroppo la ZRS 2 è sfruttata dalla maggior partedei frequentatori della riserva solo per i suoi primi500-600 m, dove a volte può succedere di trovarepescatori molto vicini tra loro, il che può renderevana, come sappiamo tutti, l’azione di pesca. C’èuna nota dolente al riguardo: sembra che il pescato-re abbia perso il gusto della ricerca del ‘posto’, dellazona che quel giorno dedicato alla nostra passione,la pesca, non sia stata disturbata o dove non sia sta-ta calata una lenza, dove non ci sia l’impronta frescadi uno stivale o dove un ramo appena spezzato nonindichi che lì qualcuno, quel giorno, abbia già pe-scato. Il posto che potrebbe dare la cattura cheriempie di soddisfazione tutta la giornata o, addirit-tura, l’intera stagione. L’ho notato vivendo il fiumegiornalmente, percorrendo il tratto in su e in giù de-cine e decine di volte facendo volontariato insiemealle Guardie ittiche della Fipsas. È un vero peccato,perché ci sono ancora 800-900 m disponibili per lapesca prima della zona di divieto assoluto, una ban-

Tratto medio della ZRS 2, capo trofeo,caratterizzato da lunghe correnti.

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FABIO LOMMI • ZRS ANIENE

dita di 200 m prima dello sbarramento della diga diSan Cosimato, adeguatamente tabellata e adibita azona di protezione. Questa parte di fiume ha un’u-nica sponda pescabile che, a mio parere, nella sta-gione passata non è stata sfruttata se non da pochis-simi affezionati. Qui, sulla sponda sinistra orografi-ca e da un certo punto in poi, c’è un comodo sentie-ro che percorre il fiume dall’alto con diversi accessifino alla zona di divieto. Quest’ultima parte del fiu-me si presenta, dato lo sbarramento di valle, comeun fiume lento e silenzioso e con una superficie del-l’acqua omogenea, senza tanti cambi di correnti su-perficiali grazie alla sua buona profondità. Si respiraun’aria di assoluta pace, con gli uccelli acquatici, leanatre e le gallinelle d’acqua che accompagnanonella stagione avanzata per l’intero tratto: una veraoasi. Davanti a noi, la vista delle alte pareti di rocciacalcarea mista a tufo sotto il convento dei frati fran-cescani dove possiamo ammirare i cenni indelebilidelle antiche grotte scavate nelle pareti in cui i frati

si ritiravano in preghiera. È, a mio parere, il regnodella pesca in passata e dello spinning, con acquelente e buona profondità, tutte da sondare ma otti-me anche per chi pratica la pesca con la coda di to-po con la tecnica della sommersa a scendere, o dellostreamer rigorosamente con code affondanti. Inquesto tratto, anche se poco apprezzato, non è rarofare delle catture importanti.Nella ZRS 2 sono consentite tutte le tecniche dipesca, dagli artificiali alle esche naturali; è fattoobbligo di utilizzare ami senza ardiglione pratican-do la pesca con queste ultime. È inoltre obbligato-rio l’utilizzo dell’amo singolo o di una sola anco-retta priva di ardiglioni per gli artificiali. Qui c’è lapossibilità di trattenere un solo capo di lunghezzanon inferiore ai 45 cm, anche se ci si augura che ilpescato venga sempre e comunque rilasciato. Permaggiori dettagli è possibile consultare il regola-mento sul sito www.nokillaniene.it o sul permessostesso o presso la cartellonistica indicativa.

ZRS 2, capo trofeo: la confluenza con il fosso Fiumicino.Si notano i livelli decisamente alti di inizio stagione.

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FABIO LOMMI • ZRS ANIENE

conclusioni L’intera ZRS, che si estende per 4,5 km circa, è untratto con buone potenzialità ambientali e aulieti-che ma, allo stesso tempo, è un piccolo pezzo difiume che ha subito anni di saccheggio e abbando-no a se stesso, come tutto il resto dell’Aniene. L’au-spicio è quello di riuscire a preservare e, dove pos-sibile, valorizzare la popolazione ittica locale; que-sta, pur presente in quantità limitate e in zone bendefinite, offre la possibilità di lavorare, anche se afatica e a piccoli passi, per il recupero di una speciequantomeno selvatica e quanto di più simile all’o-riginaria trota mediterranea, con la speranza diriuscire a riportarla da qui a qualche anno a unasua auto-sostenibilità. La sezione provinciale Fipsas di Roma, con la com-petenza degli ittiologi e biologi della provincia diRoma, ha già avviato un progetto di recupero delpesce selvatico locale. Pazienza, lavoro e dedizionecomune dovranno essere il motore per portareavanti quest’importante progetto, un patrimonioche è di tutti.

DOVE REPERIRE I PERMESSI

a RomaSezione Provinciale FipsasVia Flaminia Nuova 830, 00191 Romatel. 06/36856302orari: dal lunedì al giovedì 15,30-19,30;venerdì 9,00-13,00Crazy Fly ShopVia Diego Angeli 45, 00159 Romatel. 06/43598367orari: lunedì 15,30-19,30; dal martedì al venerdì9,30-19,30 (continuato); sabato 9,30-13,00Casa della Pesca srlVia della Meloria 25, 00136 Romatel. 06/39735056orari: dal martedì al sabato 9,30-19,30; lunedìchiuso

presso la ZRSLago delle Roscelle00020 Saracinescotel. 0774/791143; cell. 347/3817579Bar della StazionePiazza della Stazione, 00020 Mandelatel. 0774/492029Bar in piazza RomaPiazza Roma 5, 00020 Saracinescocell. 333/4350490

DOVE MANGIARE

Una nota di merito va ai gestori del ristorante LeRoscelle, sempre presenti in loco con la loro dispo-nibilità e pazienza. E, badate bene, ce ne vuole connoi pescatori. Il ristorante è situato direttamentesulla riserva a metà circa della ZRS 1 ed è diventatoin breve tempo un comodo punto di ritrovo, dov’èpossibile trovare momenti di condivisione e di relaxdavanti a un buon piatto. È inoltre uno dei punti dirilascio dei permessi di pesca, mettendo a disposi-zione il suo parcheggio interno ai pescatori della ri-serva. Il ristorante propone un menù indicativo conantipasto, primo piatto caratteristico, secondo ebibite a 18-20 euro. Ristorante Le Roscelle a Sara-cinesco, tel. 0774 791143, cell. 347 3817579. Perarrivare, una volta oltrepassato il ponte della 41ache porta a Sambuci, girare a sinistra e prenderesubito la stradina a sinistra.

Bellissima trota fario catturatacon la mosca secca in ZRS 2.

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FABIO LOMMI • ZRS ANIENE

COME ARRIVARE

La ZRS No Kill Aniene può essere raggiunta age-volmente sia da Roma che dall’Abruzzo percorren-do l’autostrada A24 fino all’uscita Vicovaro-Man-dela. All’uscita del casello, dopo aver voltato a si-nistra in direzione Subiaco, si percorre la SS Tibur-tina per circa 500 m costeggiando sulla destral’Aniene. Girando a destra per Sambuci si transitaproprio sopra il ponte sulla SP 41a, che dalla SSTiburtina conduce a Sambuci. Chi proviene da Ro-ma tramite la Tiburtina, dopo la stazione di Man-dela Scalo, girando a destra per Sambuci, transi-terà direttamente sopra lo stesso ponte sulla SP41a. Subito dopo il ponte sulla sinistra c’è unastrada sterrata che conduce lungo tutta la ZRS 1.È consigliabile parcheggiare l’auto nel comodoparcheggio all’interno del lago ‘Le Roscelle’ o nel-le piazzole lungo la strada, evitando di lasciarlasulle parti erbose.

Per tutte le informazioni riguardanti la regola-mentazione della ZRS si rinvia al già citato sitowww.nokillaniene.it

Ci troviamo qui all’altezza della stazione di Mandelazona medio bassa della ZRS2. È una delle ultimecorrenti sostenute; da qui a scendere fino al limitedella bandita il fiume, causa lo sbarramentodi San Cosimato, si presenta lentoe con una buona profondità, adattoalla pesca con le esche naturalie con gli artificiali.

Guardaaltre foto

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In Italia lo storione è una specie autocto-na, ma se un tempo la sua presenza eraabbondante in vari fiumi comunicanticon il Po, oggi purtroppo essa è notevol-mente diminuita. I motivi sono diversi:uno è rappresentato dagli sbarramentiposti in non poche zone del fiume, che ne

impediscono la risalita, ma naturalmente anche lapesca professionale e l’inquinamento massiccio dicerti tratti fluviali hanno contribuito alla sua rare-fazione. L’habitat principale in acque dolci è rap-presentato dalle acque a corrente lenta e profonda,con fondali melmosi ma anche ghiaiosi o sabbiosi,dove il pesce predilige sostare nelle buche e negliavvallamenti più profondi. Nelle acque marine, in-vece, il pesce sosta su fondali sabbiosi dai 40 ai 150metri. Si distinguono notoriamente due specieprincipali: l’Acipenser sturio (lo storione comune)e l’Acipenser naccarii (lo storione cobice), entram-bi presenti nel Po e in affluenti come il Ticino el’Adda. Sono esemplari che non differiscono mol-to, ma chi li ha osservati da vicino ha senz’altro no-tato come il cobice ha il muso più corto e tozzo epresenta un colore del dorso più scuro e brunastrorispetto allo storione comune, evidenziando inol-tre lungo i fianchi un numero minore di placcheossee. Il cobice è segnalato con certezza anche inAdige, Brenta, Piave e Tagliamento. Uno dei luo-ghi in cui la presenza dello storione è assoluta-mente accertata per gli evidenti salti che compienel periodo riproduttivo (tra i mesi di gennaio emarzo) è a valle della diga di Isola Serafini in pro-vincia di Cremona, ma è dato per certo che esistaanche una folta colonia di tali pesci nel tratto lentoa monte della medesima diga, dove in realtà è pre-cluso l’accesso al mare.Nelle acque interne gli storioni si nutrono in prefe-renza di pesci vivi o morti, di molluschi, crostacei evermi, dal che deriva la possibilità di insidiarli ri-correndo a varie imitazioni, sempre di misure con-tenute viste le dimensioni dell’apparato boccale.Ma è bene ricordare subito che tale pesca è possi-bile solo in acque a pagamento, dal momento chesi tratta di una specie protetta e che ne è vietata siala pesca sportiva che quella professionale. Se avre-te un incontro in acque libere con questo magnifi-co pesce, pertanto, dovrete liberarlo con cura eriossigenarlo a dovere prima di ridargli la libertà.

GIORGIO MONTAGNA [ [email protected] ]

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GIORGIO MONTAGNA • STORIONI A SPINNING

FOTO STEFANO BOLOGNINI

FOTO DROW_MALE

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GIORGIO MONTAGNA • STORIONI A SPINNING

Spesso inoltre capita che facendo rasentare l’escasul fondo lo si agganci per altre parti del corpo, manoi faremo di tutto per allamarlo dalla parte dellasua piccola bocca protrattile, fornita nella parteanteriore di ben quattro barbigli e senza denti. Lamangiata è infatti lenta e avviene con la tecnicadell’aspirazione. Esistono in ogni caso varietà di-verse, anche perché il pesce si ibrida abbastanzafacilmente.Per combattere la sua graduale rarefazione in mol-te acque della nostra penisola si sta sperimentandocon discreto successo l’allevamento e successiva-mente la reimmissione di esemplari giovani in na-tura. Nell’Italia settentrionale vi sono numerosiesemplari conservati in acquari e centri destinatialla riproduzione, tra i quali ricordo l’Acquario Ci-vico di Milano, l’Acquario del Po sito a Motta Ba-luffi in provincia di Cremona, l’Oasi di Sant’Alessioin località Sant’Alessio con Vialone in provincia di

Pavia, la Piscicoltura Vip di Orzinuovi e il Parco It-tico Paradiso a Villa Pompeiana in frazione di ZeloBuon Persico. Proprio in riferimento a quest’ulti-ma zona di accrescimento, nella recente riservadenominata Tenuta del Mortone, dove la pesca èaccessibile a chi è titolare di una quota annuale,nella primavera dello scorso anno ho catturato conun minnow snodato un bell’esemplare che unavolta issato nei pressi della superficie ha evidenzia-to l’esca attaccata dalla parte della bocca. Stavo pe-scando lucci nei pressi del fondale di un ramo acorrente lenta e con acque velate e mi sono trovatoa combattere in canna con un pesce che sprigiona-va brevi e possenti fughe, stando incollato al fondoprima di arrendersi gradualmente e di giungere neipressi della superficie. Avevo pensato a un grossoluccio, oppure a un indesiderato silurotto, ma consorpresa ho assistito al rivelarsi di uno storione co-bice. L’avevo seguito per un certo tratto con la bar-

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GIORGIO MONTAGNA • STORIONI A SPINNING

ca per poi finire la lotta sportiva sul ghiareto, prati-camente a piedi lasciando l’imbarcazione sulla ri-va; dopo un paio di scatti veloci, per ricordare l’in-solito evento capitato a spinning, l’ho liberato contutte le cure del caso.Da allora mi sono informato presso amici e cono-scenti e ho scoperto che negli spazi privati, comela riserva appena citata e soprattutto nei moltissi-mi laghetti a pagamento, presenti in ogni regionedella nostra penisola, non è poi così infrequenteconfrontarsi a spinning con gli storioni. In taliambienti questi pesci si radunano in piccoli bran-chi e grufolano sul fondo emettendo a galla dellebollicine che servono per localizzarli. Possono es-sere insidiati innescando dei grub di taglia medio-piccola (3/4 pollici al massimo) con relative testi-ne piombate. Una volta che l’imitazione è giuntasul fondo, la richiamerete molto lentamente, fa-cendo anche soste e ripartenze, sempre molto len-te; è meglio ferrare solo se vi rendete conto chel’esca viene come trasportata via e non immedia-tamente al minimo sollecito, per evitare di spa-ventare il pesce senza alcuna possibilità di ferrarloin modo corretto. L’artificiale in gomma è sinoni-mo di successo con lo storione proprio perchéconsente di rimanere nella sua zona strike qual-che istante in più rispetto a quando richiamiamoun minnow affondante o un crankbait; ma a voltedovrete anche lasciare l’esca per qualche secondoferma sul fondo, lasciando in bando la lenza. Inquest’ultimo caso avvertirete l’abboccata solo os-servando la pancia formata dal filo che si muovein una certa direzione (come talvolta accade insi-diando il bass con i vermoni); a questo punto po-trete provare a ferrare dalla parte opposta speran-do di allamare al meglio il pesce.Sono da preferire imitazioni che ricordano piccolivermetti (come i grub appunto), o gamberi concolori anche accesi specialmente in presenza di ac-que velate, innescati su teste piombate di pesoadeguato alla profondità e alla corrente, se presen-te. Nei laghetti privati nei mesi da primavera aestate li potete scovare vicino alla riva su acquedalla profondità dai 3 ai 4 m, per cui una jig headda 7-10 g è più che sufficiente allo scopo. Tra leesche siliconiche impiegate e provate sul campo,mi piace citare la serie Tamura (in particolare ilmodello di 5,5 cm, in svariate colorazioni, che ha il

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GIORGIO MONTAGNA • STORIONI A SPINNING

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GIORGIO MONTAGNA • STORIONI A SPINNING

In riferimento alla bocca del pesce, anche in temadi minnow affondanti e di crank consiglio di lan-ciare esche che affondano realmente alla profon-dità necessaria, ma che abbiano misure non oltregli 8 cm al massimo di lunghezza. Anche in questospecifico caso, una volta che la nostra esca è giuntasul fondo, bisognerà richiamarla in modo assailento, compiendo brevi rilasci e avendo la certezzache la stiamo richiamando a contatto del fondale.Meglio un crank con assetto suspending che unmodello identico ma che, per essere totalmentegalleggiante, tende a ritornare troppo presto versola superficie. Lo storione catturato nella riserva delMortone è stato ingannato da un minnow snodatodell’Ugly Duckling (distribuzione Majora Intelli-gent Fishing), che vanta una composizione in bal-sa. Il modello con palettone pronunciato (deeprunner) è l’optimum proprio per pescare nei pressidel fondale con profondità sino a tre metri circa.

codice 5183; la distribuzione è curata da Carson),per la sua particolare forma di pesciolino finto concoda fine e accattivante, che ha riservato attacchiinsperati. Come detto, il richiamo va fatto moltolentamente nei pressi del fondo alternando brevirilasci a ripartenze dal fondo. A ogni anomala sol-lecitazione risponderete con una pronta ferrata,perché spesso l’abboccata potrà risultare enigma-tica. Impiegare esche di misura contenuta abbina-te a pesi relativamente esigui significa dover ma-novrare canne con cimini sensibili ma con riservadi potenza consona alla sfida che avete in mente.Nella bobina del mulinello, di taglia 4000-5000,potrete adottare un trecciato da 30 lbs, con finalein fluorocarbon lungo almeno un metro, dello 0,50mm. La canna, pescando da riva, può avere unalunghezza sino a 2,70 m, con azione progressiva ecomunque affidabile per combattimenti di unacerta stazza.

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no. In torrente questo genere di strategia è definitacomunemente ‘pesca in caccia’, e si sostanzia nellanciare la propria insidia, con tenacia, in ogni pic-cola buca o angolo in cui si immagina possa stazio-nare un pesce. Stanti i ristretti spazi di buche e lamedei torrenti, per i pinnuti è abbastanza semplice in-dividuare la nostra esca, che cade in acqua sempreall’interno del cono visivo degli stessi e, se questaviene dagli stessi ritenuta veritiera e capace di dareun sostanzioso apporto calorico, capita di frequenteche decidano di abbandonare il proprio punto di ri-poso o il fondale del torrente per salire sino a galla eghermirla voracemente. È del tutto evidente cheuna mosca piccola o piccolissima, come per esem-pio un chironomo o una Caenis, non risulterannoquasi mai attrattive per un pesce almeno per duemotivi: da un lato, a causa delle loro ridotte dimen-

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Non sempre si ha la possibilità ela fortuna di pescare duranteuna bella schiusa. Chi ama lapesca con la mosca secca cono-sce bene i tempi che la naturaimpone a questi fenomeni na-turali, quando le ninfe, tutte

insieme, si mettono in moto e si trasformano, agalla, in insetti alati, imbandendo un lucullianobanchetto ai nostri pesci. A inizio stagione l’atti-vità si concentra nelle ore più calde, nelle ore cen-trali della giornata, mentre man mano che ci si av-vicina all’estate il fenomeno si sposta sino a gene-rarsi la mattina presto e la sera tardi, quando i fiu-mi si animano di pescatori per i coup de soire. Unadelle differenze basilari tra chi pesca in manieratradizionale, con pasture o bigattini, e il pescatorecon la mosca (secca) è proprio quella relativa aitempi: il bigattinaro crea la propria personale atti-vità dei pesci quando vuole, pasturando, mentre ilmoschista deve attendere che sia la natura, tramitela schiusa, a mettere ‘in moto’ i pesci.Purtroppo le sempre più massicce captazioni d’ac-qua, gli invasi artificiali, le microcentraline per l’e-nergia elettrica pseudopulita hanno, negli anni, ri-dotto il potenziale di macrobenthos di fiumi e tor-renti, inficiando lo sviluppo di larve e ninfe e ral-lentando, di conseguenza, l’accrescimento dei pe-sci. Per chi, come me, pesca a mosca da più di ven-ti anni, questo genere di degrado ambientale è pal-pabile ogniqualvolta ci si confronta di nuovo, incondizioni atmosferiche e stagionali simili, confiumi e torrenti pescati anni or sono: schiuse e in-setti sono diminuite sia per numero che per quan-tità, mentre i pesci sono più piccoli e sempre menopropensi a salire a galla. Credo che il momentaneosuccesso e incremento dei pescatori a ninfa, ninfaal filo, ninfa ceca, ninfa e piombini, ninfa e spirali-na ecc. sia una causa diretta del decremento delleschiuse, perché noto che ogni ‘ninfarolo’, nel mo-mento in cui gli insetti arrivano in superficie inquantità, rinnega la ninfa immediatamente e sibutta, con sommo gaudio e soddisfazione, nellapesca con la mosca secca.Per fortuna la pesca a galla non è soltanto pesca du-rante la schiusa e ogni moscasecchista incallito chesi rispetti sa come convincere i pesci a salire anchequando di insetti sul fiume proprio non se ne vedo-

IVANO MONGATTI [ [email protected]]

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sioni, sarà più difficile la loro individuazione, dal-l’altro, anche nel caso in cui un pesce sia riuscito ascorgere la nostra esca a galla, l’istintivo calcolo del-le calorie impiegate per spostarsi, salire e scendere equelle assunte con l’esiguo boccone, faranno sce-gliere al predatore di lasciar perdere e rimaneredov’è, in attesa di una migliore occasione.Nei fiumi di fondovalle e nelle risorgive la pesca incaccia è qualcosa di molto più complicato e tenta-re di far staccare una trota, un temolo o un caveda-no dal fondo è compito davvero arduo anche per ilpescatore più in gamba. Un aspetto su cui si puòfar leva per stimolare un attacco in questi luoghi èla territorialità. Mosche molto grandi e pelose,chiamate genericamente attractor, sono state ela-borate di qua e di là dall’oceano proprio studiandol’istinto territoriale di numerose specie di pesci.

Ogni trota, per esempio, ha un proprio spazio, unterritorio di caccia, in cui si muove con destrezza esicurezza e, in quella zona, non sopporta intrusio-ni. Se un altro esemplare le si avvicina o invadequest’area, scatena le ire della ‘padrona di casa’,che si lancia contro l’intruso per scacciarlo. Perquesto chi pesca trote a spinning spesso usa picco-li minnow dai colori imitanti, proprio, un’altra pic-cola trota. Una specie di cannibalismo di riflesso,legato alla difesa del territorio. Ebbene, si è notatoche anche con mosche secche di un certo volume èpossibile scatenare violente e subitanee reazioni, apatto di animarle in acqua, farle saltellare, muove-re, zompettare e strisciare nei pressi di zone in cuistazionano i nostri pesci.Ma non è soltanto l’istinto territoriale la chiave sucui si può far leva per prendere i pesci nelle calde

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IVANO MONGATTI • IL BOCCONE ISOLATO

le, capace di richiamare i cavedani più grandi insuperficie, specialmente se si riesce a far ‘battere’la mosca propagando in acqua il giusto ‘suono’ enon un eccessivo ‘rumore’. Se non si è provettilanciatori e non si è capaci di spingere in angola-zione la mosca in testa facendola sbattere con de-cisione, ma delicatamente, in acqua, ci si può aiu-tare con mosche che suonano da sole, utilizzandoper la costruzione materiali galleggianti ma nelcontempo non troppo leggeri: foam, peli cavi co-me quelli di alce e cervo, dubbing di polipropile-ne con filo di sostegno di rame, ali sintetiche etutto ciò che può galleggiare pur avendo un certoimpatto in acqua.Nessun pesce d’acqua dolce che ami nutrirsi a gallaè esente dall’essere attirato dal boccone isolato.Anche i temoli, che sono mitologicamente narraticome estimatori soltanto di piccole mosche, spes-so non sanno resistere a una bella ape, a un grossobombo, o anche a un bel plecottero ben presentatocon tanto di giusto suono e vibrazione. In realtàanche il discorso delle dimensioni va, secondo me,un tantino sfatato. Mi spiego meglio: se è vero che

ore centrali dell’estate e ogniqualvolta non vi sianosegni di schiusa. Chi non voglia scendere sotto lasuperficie con ninfe o sommerse può darsi da farepresentando un bel ‘boccone isolato’, ovvero l’imi-tazione di un insetto che è caduto accidentalmentein acqua e che si dibatte arrancando per riprendereil volo o per conquistare la riva zampettando. Ilboccone isolato, d’estate, è quasi sempre un’insidiaplausibile: non solo terrestrial come api, cavallette,bombi, mosconi, formiche, bruchi e ditteri in ge-nere, ma anche effimere, plecotteri e tricotteri,schiusi nelle ore e nei giorni precedenti, caduti inacqua per un colpo di vento o per una traiettoria divolo un po’ azzardata. Il boccone isolato, con l’a-vanzare della stagione, funziona egregiamenteovunque non vi siano fondali eccessivamenteprofondi e, in risorgiva, riesce talvolta a far uscireaddirittura i pesci dagli erbai. L’arma in più di questo genere di mosche ritengosia la capacità di produrre un discreto ‘effettoacustico’, in caduta, nonché un gran numero divibrazioni una volta mosso in acqua. Nelle acquea ciprinidi è spesso una vera e propria arma leta-

Ecdyonurus torrentis• amo: n. 14 standard• code: moose mane• corpo: polipropilene + quill tacchino• ali: polipropilene• hackles: golden badger

Imitazione di imago dal buon assetto e movi-mento in acqua. La leggerezza del polipropilenefa sì che questo artificiale possa essere mosso efatto vibrare con piccoli richiami di vettino.

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Ecdyonurus venosus• amo: n. 12 standard• code: moose mane• corpo: angel hair + quill tacchino• ali: polipropilene• hackles: dubbing cervo + gallopardo

Il più grande della famiglia degli ecdyonuridi,elaborato in maniera da risultare semi-intrap-polato in acqua. Il dubbing di cervo ne au-menta il peso, rendendo possibile e sempliceun’eventuale presentazione in battuta, men-tre il gallo pardo regala parvenza di vita emovimento all’insieme.

Sedge• amo: n. 12 standard• corpo: polipropilene• sottoala: cdc• ali: fagiano femmina• hackles: cdc + pernice

Una sedge di generose dimensionicon ali in piuma di fagiano incolla-te tramite gummy glue. Moscamolto evanescente e mobile, èperfetta quando si pesca in zonein cui la vegetazione riparia siauniformemente costituita di alberie arbusti che si sporgono in acqua.

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IVANO MONGATTI • IL BOCCONE ISOLATO

il computo delle calorie deve essere in positivo peril pesce, non è altrettanto vero che ciò accade solocon mosche molto grandi. Un’effimera o un tricot-tero di medie dimensioni, come una Rhithrogena oun Ecdyonuride, una Rhyacophila o una Phryganeaoffrono un’occasione che difficilmente i pesci si la-sceranno scappare. Con quest’abbondanza di spe-cie e generi utilizzabili come bocconi isolati, non èfacile infine individuare quale imitazione sia la mi-gliore nel caso specifico. Considerato che qualsiasitipo di insetto può cadere, per caso, in acqua, oc-corre fare la scelta giusta effettuando un ipoteticocalcolo delle probabilità. In torrenti infrascati chescorrono tra alta e fitta vegetazione e nei sottorivaombrosi è bene utilizzare effimere di media e gros-sa taglia e tricotteri. Gli Ecdyonuridi, dal corporossastro, grandi, come il venosus, o medi, come iltorrentis, sono quasi sempre garanzia di successo,come i grandi e medi tricotteri marronastri o grigiche sostano, di giorno, nella parte sottostante dellefoglie in attesa dell’accoppiamento e dell’ovodepo-sizione. Laddove la qualità dell’acqua ne consentaancora lo sviluppo, anche i grandi plecotteri nonsono un’alternativa da disdegnare, specialmente

quando possono esser fatti strisciare dal centroverso la riva del corso d’acqua. Negli ampi spazidei torrenti di fondovalle e nelle risorgive i terre-strial sono sicuramente da preferire alle specie ac-quatiche. Api, vespe e bombi sono imitazioni idea-li, voluminose, visibili e con un contrasto di coloreestremamente attrattivo per i pesci, mentre l’uti-lizzo di cavallette e bruchi è indicato solo allor-quando se ne individui la presenza in zone specifi-che (a volte ci sono prati pieni di piccole cavallettee alberi prossimi alla sponda sui quali sono inse-diate vere e proprie colonie di bruchi).Pescare con questo genere di mosche, presentandoun’insidia caduta casualmente in acqua è quanto dipiù emozionante si possa chiedere alla pesca fuorischiusa; le bollate arrivano fragorose e potenti,spesso come immediata conseguenza della battutain acqua dell’esca, in reazione. Due parole infinesulla ferrata: nel caso l’attacco avvenga durante ilpattinamento o il saltellamento della mosca, questapotrebbe risultare più difficile del solito, a causa delfinale già in tensione. Il rischio è quello di anticipa-re parecchio il pesce e per questo occorre sanguefreddo e un tempo di reazione appena rallentato.

Tricottero• amo: n. 12 standard• corpo: polipropilene• ali: foglio di polipropilene• hackles: golden badger + cdc

Imitazione di tricottero estremamente legge-ra grazie all’utilizzo del polipropilene sia per ilcorpo che per le ali. In testa un po’ di cul decanard, ma soprattutto un generoso uso dellahackle di gallo (sottodimensionato per noncompromettere la silhouette), fa sì che vibri esalti in fase di trazione, senza mai affondaredi punta.

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Tricotteroin ovodeposizione• amo: n. 12 grub• corpo: angelina hair +polipropilene• ali: quattro piume di cdc• testa e torace: dubbing Palù

Pesante e voluminoso, con ben quattroali in cdc montate a ‘8’ e il dubbing diPalù che imita le zampe e il movimento.Uso questa mosca pescando a vista, fa-cendola ‘suonare’ proprio in testa a trotee temoli con una battuta leggera. Di soli-to la risposta è immediata e violenta, conbollate fragorose e da cardiopalma.

Plecottero• amo: n. 12 standard• corpo: dubbing di gallo pardo• ali: medallion sheethackles: golden badger

Plecottero di medie dimensioni,leggerissimo ma con una super-ficie d’appoggio tale da emette-re splendide vibrazioni una vol-ta in acqua. Perfetto quando sivoglia pescare a 45° verso val-le, facendolo derivare sulla cor-rente che brilla da un lato all’al-tro del fiume o del torrente.

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Vespa• amo: n. 12 standard• corpo: polipropilene + dubbingPalù

• ali: medallion sheet

Una vespetta medio-piccola co-struita interamente in polipropile-ne con il rigaggio nero compostodi un sottile dubbing di FrancescoPalù. Ha dalla sua la silhouette ela galleggiabilità, perché rimanesempre in superficie; non è tutta-via utilizzabile nelle acque tumul-tuose, perché difficilmente visibi-le. In tarda primavera o in estate èottima fuori schiusa nelle risorgi-ve contornate da campi o prati.

Moscone• amo: n. 12 standard• corpo: foam + dubbing Palù• ali: medallion sheet

Artificiale di un’estrema sem-plicità costruttiva imitanteun moscone. Si costruisce inmeno di due minuti e, grazieal foam, di cui è quasi intera-mente costituito, è un’armain più nei fiumi di fondovalle,specialmente nella pescaestiva al cavedano.

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Più volte mi è capitato di vedere eaiutare ‘colleghi’ pescatori che al-le prese con le fauci del luccio,nonostante l’intento di rilasciarlolibero, maneggiavano in malomodo l’ambita preda, un po’ perpaura, un po’ per inesperienza. Il

luccio è uno splendido animale, munito di un ap-parato boccale in grado di ferire in modo anchegrave le nostre mani, per cui non si può certo col-pevolizzare chi è alle prime armi e cerca di im-provvisare. Proprio per far fronte a questa situazio-ne, nelle righe che seguono, essendomi reso contodi non aver ancora speso parola sull’argomento,cercherò di adoperarmi per meglio spiegare comemaneggiare il luccio e quali strumenti possono ve-nirci in aiuto per evitare di arrecare danni al nostroamico e a noi stessi.Senza ombra di dubbio il modo meno invasivomentre si opera nella fase di ‘slamatura’ è quello dilasciare il pesce nel suo elemento; qui il connubioguadino-presa opercolare permette di svolgere tut-te le operazioni nel massimo della tranquillità. Maprocediamo per gradi. A mio avviso la prima cosada imparare, per un sano e corretto no kill, è il mo-do di eseguire una corretta presa opercolare, che èl’unico modo che permette di prendere un lucciosenza arrecargli alcun danno. Cos’è che frena ilneofita, almeno agli inizi, dall’applicarla? Credoche la risposta si celi dietro un unico fisiologicostrumento di difesa che il corpo umano mette anostra disposizione per evitare che ci facciamo delmale; la paura inconscia di ferirsi è l’unico elemen-to frenante, da superare a tutti i costi per poterlaeseguire correttamente. Questa stessa paura inpassato, unita alla consapevolezza di poter arreca-re al pesce gravi danni con prese più che retrogra-de, in un paio d’occasioni mi ha negato la foto ri-cordo con un big. Entrando in merito, c’è da direche la presa è più semplice da eseguire che da spie-gare: se è pur vero che la bocca del nostro caroamico è ‘ornata’ da circa 700 temutissimi denti(più o meno affilati e distribuiti in modo da non la-sciar via di scampo alla sfortunata preda di turno)è altrettanto vero che al suo interno esistono duecorridoi del tutto privi di tali armi bianche. Queste‘zone franche’ sono situate all’interno della ma-scella inferiore e vi si accede inserendo indice, me-

PATRIZIO FASCIANI [ [email protected]]

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PATRIZIO FASCIANI • PER UN SANO E CORRETTO NO KILL

per salvaguardare le mie mani dalle acuminate an-corette, che vista la subdola mangiata si trovavanomalamente ferrate all’esterno. Oggi su quell’acca-duto ancora ci si ride, in quanto a detta dei presen-ti mi presi fisicamente a schiaffi sentendomi re-sponsabile della grave perdita … Una cosa è certa:l’avventura avrebbe avuto tutt’altro epilogo se fos-simo stati in possesso del guadino.Così come la canna, il mulinello, il trecciato e tuttii vari ‘giocattoli’ che compongono la vostra attrez-zatura, il guadino da luccio dovrà vantare robu-stezza, ampia capienza e minimo ingombro, non-ché una valida rete gommata. Queste caratteristi-che sono molto importanti sia per l’esito della cat-tura, sia e in maggior misura per la salvaguardiadella specie insidiata: avvalersi di materiali scaden-ti o non idonei all’uso specifico, soprattutto alleprese con un esemplare di taglia, può sicuramente

dio, anulare e mignolo della mano destra nell’o-percolo destro, o della mano sinistra nell’opercolosinistro, e in ogni caso stando attenti a non toccarele branchie, che essendo munite anch’esse di pic-coli denti, potrebbero ferirci più o meno lievemen-te. A questo punto, facendo scorrere velocementele dita lungo questo corridoio e serrando salda-mente con il pollice la presa, avrete modo di salpa-re lucci di qualsiasi grandezza senza aver timore dirimetterci le dita stesse. Altro ‘strumento’ fondamentale del quale nel tem-po ho avvertito l’esigenza, tanto da non poternepiù fare a meno, è il guadino. A distanza di qualcheanno, ricordo ancora l’attimo in cui per la primavolta ne avvertii la necessità. Rendendomi semprepartecipe anche delle catture dei compagni di bar-ca, vantando una chirurgica presa opercolare, feciperdere un gigante della specie a un caro amico

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PATRIZIO FASCIANI • PER UN SANO E CORRETTO NO KILL

pregiudicare tutte le altre azioni, anche se eseguiteal meglio. Mi preme solo sottolineare l’importanzadi due delle caratteristiche citate: ferme la robu-stezza e la capienza, il minimo ingombro è rilevan-te per la maggior comodità nel trasporto qualora sipeschi a piede asciutto e, nel caso in cui ci avvalgadi un natante, per l’ottimizzazione degli spazi vita-li, molto importanti per sbrigare al meglio tutte leoperazioni di routine. L’importanza della retegommata, invece, è relativa al fatto che qualora leancorette, ancora ferrate al pesce, si dovesseroconficcare nelle maglie di una rete ‘classica’, cree-rebbero una situazione sgradevole e complicata dasbrogliare, allungando di gran lunga le tempistichedella fase di rilascio ed esponendo a un ulteriorerischio la vita stessa del luccio.A molti potrebbe sorgere il quesito se non fosse piùsemplice e più pratico utilizzare il boga grip. Nono-

stante in passato ne abbia fatto ampio uso, ogginon sono più un grande estimatore di tale stru-mento, ma visto che in commercio è diventato unprodotto di facile reperibilità mi sembra opportu-no spiegarne il limitato e corretto uso. Esistono co-me sempre dei pro e dei contro: personalmente,avendone apprezzato i pochi pregi e imparato neltempo i pericolosi difetti, cerco di adoperarlo ilmeno possibile, riservandomi il suo uso esclusiva-mente dalla ciambella o dal pontone (quando, inpresenza di ferrate esterne, mi trovo a combatterepesci di taglia interessante onde evitare di ferirmimani e gambe o arrecare forature alle camere d’a-ria). Sempre per un sano no kill, che non mi stan-cherò mai di promuovere, ne sconsiglio l’uso senon dopo aver ben capito come adoperarlo. Il bogagrip nella versione standard è fornito di un laccet-to, che oltre a essere palesemente il mezzo per assi-

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PATRIZIO FASCIANI • PER UN SANO E CORRETTO NO KILL

curarlo al polso durante la fase di ‘pinzaggio’ assol-ve a un compito molto più nobile e importante:quello di evitare che la mandibola del pesce stessodiventi il fulcro di una dolorosa e mortale torsione.Sarà pertanto vostra principale accortezza quella diassicurare il boga al polso con il citato laccio primadi pinzare il luccio, per poi repentinamente molla-re l’impugnatura del boga stesso nel momento im-mediatamente successivo alla presa dei becchi me-tallici, in modo da permettere al laccio di scaricaresu se stesso le torsioni che il pesce effettuerà conl’intento di liberarsi. Quello che si deve capire èche il boga non è uno strumento per sollevare il pe-sce, ma è esclusivamente un congegno per assicu-rare la cattura, evitando che la stessa ci ferisca oche si ferisca, per poi comunque salpare il luccioeffettuando una comunissima presa opercolare.Un altro importantissimo accessorio che non devemai mancare nella vostra attrezzatura, indipen-dentemente dal fatto che peschiate dalla barca o apiede asciutto, è il ‘trancino’, o ‘taglia bulloni’, cheha la funzione di recidere gli ami delle ancorette in

caso di ferrata profonda. Tenendo infatti semprepresente che la vita di un luccio vale molto di piùdi due euro di ancorette, è sempre buona normaavvalersi di tale attrezzo per tagliarle nel caso incui dovessero trovarsi ferrate in zone hot, comeper esempio le delicate arcate degli opercoli. Inol-tre, qualora durante le fasi della presa opercolare odella stessa slamatura le acuminate insidie doves-sero ferirvi penetrando nella carne, sempre grazieal trancino avrete modo di recidere repentinamen-te l’ancoretta dall’artificiale, che nella peggioredelle ipotesi potrebbe essere ancora ferrata al pe-sce. Lascio a voi immaginare il dolore e le conse-guenze che un tragico avvenimento di questo ge-nere potrebbe causare.Devo ricordare al proposito che il taglio dell’anco-retta non esime comunque dalla necessità di recar-si in ospedale per la rimozione degli ami. Sconsi-glio infatti vivamente il ‘fai da te’, in quanto reci-dersi un tendine è più semplice di quanto non sipensi. In ogni caso, nella pesca in generale ma an-cor di più in quella specifica del luccio, è fonda-

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PATRIZIO FASCIANI • PER UN SANO E CORRETTO NO KILL

mentale poter contare su un piccolo kit di primosoccorso per poter prontamente pulire e disinfet-tare qualsiasi ferita. Sappiate che un semplice graf-fio arrecato dai denti del luccio può diventare peri-coloso, in quanto i batteri presenti nell’apparatoboccale di tutti i carnivori sono portatori d’infezio-ne. Io stesso un paio d’anni fa, trascurando questoparticolare, mi beccai una sorta di micosi che ildermatologo attribuì al morso o al graffio di un ca-ne o di un gatto: in cuor mio sapevo da chi l’avevocontratta. Avere a portata di mano un po’ di disin-fettante, dell’ovatta e quattro cerotti certo non ap-pesantirà il vostro bagaglio, ma vi terrà al riparo dafastidiosi inconvenienti.Al momento della foto, affidata al vostro compa-gno di pesca, dovrete evitare pose verticali o quan-

to meno aver cura di sorreggere il ventre del luccioin quanto, non essendo abituato a sopportare ilsuo peso, impostogli ora dalla forza di gravità, loesporreste a rischi che potrebbero arrecargli danniirrecuperabili e nella peggiore delle ipotesi la mor-te. Dopo aver slamato il luccio e averlo fotografato,l’ultima manovra, non certo per importanza, è lariossigenazione. Lo stress causato al pesce dalcombattimento e da tutte le operazioni descritte,seppure molto meno invasive di azioni sconsider-ate, avrà debilitato il vostro antagonista, che moltoprobabilmente sarà in deficit d’ossigeno. Rivolgen-domi maggiormente al neofita, cercherò anche inquesto caso di spiegare i semplici passaggi diquest’ultima fase del rilascio. Dopo aver delicata-mente appoggiato in luccio in acqua, dovrete im-

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PATRIZIO FASCIANI • PER UN SANO E CORRETTO NO KILL

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PATRIZIO FASCIANI • PER UN SANO E CORRETTO NO KILL

dalla presa sfuggendovi letteralmente di mano,con la stessa vigorosa potenza caratteristica dellasua difesa. Nonostante tutte le manovre descritte,può capitare che per svariati motivi, quali un lungoe difficoltoso combattimento o semplicementeper una momentanea scarsa ossigenazione dellostrato superficiale dell’acqua, il pesce stenti ariprendere assetto e forza. La mia preghiera è quel-la di non demordere e di dedicare tutto il temponecessario a questa fase: è importantissimo non ef-fettuare il rilascio prima che il pesce abbia riac-quistato l’orientamento. Non abbiate remore aperdere cinque minuti del vostro tempo…

pugnarlo saldamente con una mano all’estremitàdella coda, muovendolo dolcemente avanti e indi-etro e contemporaneamente da un lato all’altro,ottenendo delle vere e proprie ‘S’. Tale assistenzafavorisce una pronta ripresa del pesce, indicata dalmovimento delle pinne laterali anteriori, dal-l’aprirsi delle branchie e da lievi segni di inarca-mento del corpo, associati ad accenni di pinnate,da interpretare come i primi segni tangibili del re-cupero. La presa dovrà rimanere ben salda fino aquando non vi renderete conto che il luccio haripreso il giusto assetto e una buona tonicità neimovimenti: sarà infatti lui stesso a divincolarsi

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MAURO BORSELLI • POLIFEMO VARIANTco

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Si sta formando una moderna genera-zione di pescatori a mosca, fatta digiovani dotati di grandi capacità diapprendimento grazie alla notevolemole di stimoli e di informazionigiornalmente sfornata dal web, dalleriviste e dai programmi televisivi. I

segreti e gli escamotage vengono ormai raramenteconservati dai singoli – allo scopo di mantenere unprimato che comunque in breve diventerà effime-ro – e sempre più spesso divulgati in pubblico: ne èderivata una notevole accelerazione del processodi apprendimento e di acquisizione di dati e noti-zie tecniche, che di fatto ha messo in grado i piùgiovani di progredire velocemente. La pesca a mo-sca, a mio modesto avviso, è principalmente tecni-ca allo stato puro: si possono possedere spiccatecapacità di cattura innate, ma senza i dati tecnicioccorrono anni di duro apprendistato per comin-ciare a ottenere risultati costanti, soprattutto nelle

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MAURO BORSELLI [ [email protected]]

cosiddette pesche alternative. Proprio in tal sensomi sono reso conto che l’interscambio continuo dinotizie e di preziose informazioni ha fatto progre-dire notevolmente tanti amici e allievi, i quali sonostati in grado in acquisire una sicurezza e una di-sinvoltura alieutica sorprendente nonostante lagiovane età e il fatto che peschino da poco tempo.Si tratta quindi di una grande spinta evolutiva vis-suta nel presente, e fortemente orientata nel futu-ro, per vagliare tutte le concrete opportunità offer-te dalla pesca a mosca, che in modo costante einarrestabile si sta dirigendo alla scoperta di nuovihabitat e nuovi pesci insidiabili, ripercorrendo ciòche in realtà hanno già ampiamente fatto da parec-chi decenni all’estero, dove la pesca a mosca è stataadattata – con le opportune modifiche relative alleattrezzature e agli artificiali – a tante specie preda-trici e non, sia di mare che d’acqua dolce, le qualicon questa tecnica vista in senso stretto, dal puntodi vista tradizionale e ortodosso, non c’entravano

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proprio nulla. Parlo di una pesca a mosca moder-na, sdoganata sia dall’aspetto strettamente ento-mologico, sia da specifici ambienti, sia da speciepregiate, diretta a tutti quei pesci che vivono in ha-bitat eterogenei con comportamenti alimentarinon solo insettivori, che spesso si trovano facil-mente dietro casa nelle acque e negli specchi d’ac-qua del piano: basta mettersi in sella alla bici o alloscooter e via, in pochi minuti ci si trova in riva a unfiume o a un canale e si è pronti per affrontare unanuova avventura di pesca a costo 0, con avversariselvatici ed estremamente diffidenti.Questa spinta in avanti, però, a tratti così repenti-na e inarrestabile, se da una parte fornisce allenuove leve un’ottica avanzata nel tempo, dall’altracrea un palese scollegamento con le origini delpassato, che restano comunque importantissimeanche per tramandare la memoria storica dell’atti-vità divulgativa svolta da molti personaggi di spic-co del settore, i quali hanno contribuito a fornire lebasi di questo moderno percorso evolutivo. Pro-prio allo scopo di mantenere il contatto con ciòche è stato, parlerò in questa sede di un artificialestraordinario che ha modificato il mio approccio alfiume e alla costruzione, introducendo nuove di-namiche di pesca e di presentazione, creato da ungrande interprete della pesca a mosca italiana co-me Francesco Palù.

il Polifemo di FrancescoIl Polifemo è in buona sostanza l’imitazione gene-rica e corpulenta di una grossa larva, creata con uncorpo in dubbing di vari abbinamenti e colori, con-cepita per stimolare l’istinto alimentare e predato-rio di pesci insettivori e non solo. Si trattava di unartificiale atipico rispetto a quelli presenti sul mer-cato tanti anni fa, così come atipiche e originali so-no sempre state le esche di Francesco, le quali, no-nostante l’apparente semplicità d’insieme, conte-nevano già tutti i requisiti tipici delle mosche at-tuali, realizzate con i nuovi materiali di sintesi. Aldi là della razionale semplicità di quell’addomecorpulento e ingobbito, la vera novità era rappre-sentata dall’applicazione di due elementi accessoriimportantissimi, ossia la bead metallica per il Poli-femo affondante e la grossa pallina di polistirolo

per il Polifemo galleggiante, facendo sì che questaesca non avesse speciale rilievo sul piano estetico,che tutto sommato era grossolano e semplice, maprincipalmente su quegli elementi strutturali chel’avrebbero fatta realmente entrare in pesca attivanei vari livelli della colonna d’acqua e in superficie:da un lato sulla piombatura, dall’altro sulla spicca-ta capacità di galleggiamento.Da tempo ho appurato sul campo che sono propriogli elementi strutturali accessori a influire pesante-mente sul buon potere di cattura di un artificiale, ilquale, anche in base al mio orientamento domi-nante, deve essere capace di plasmarsi alle specifi-che situazioni di pesca pratica che di volta in voltasi è costretti ad affrontate nel corso delle nostrebattute, permettendo di adattarci immediatamen-te alle caratteristiche morfologiche dei luoghi e aquelle alimentari dei pesci ivi presenti. Un contoera vedere il Polifemo in bella mostra nella vetrinadi un negozio, un altro osservare Francesco dal vi-vo in azione con i suoi artificiali. Quando ci tro-vammo a pescare insieme la prima volta in Austriasulla piccola Drava verso la fine degli anni Ottanta,rimasi meravigliato dalla sua azione così diversa daquella a cui ero abituato: le mosche venivano ani-mate, recuperate, fatte derivare e saltellare in mo-do vitale proprio perché strutturate ad hoc per ri-spondere a quel tipo di specifiche sollecitazioni,estremizzate grazie alla complicità della lungacanna teleregolabile, che costituiva il vero marchiodi fabbrica di Palù.

l’azione di pescaIl Polifemo galleggiante non era una semplice imi-tazione di insetto in balia dei flussi di corrente dafar scendere inerte, ma un essere cui conferire im-pulsi vitali che permaneva stabilmente in superfi-cie grazie alla grossa pallina di polistirolo che gliconferiva il cosiddetto effetto ‘suspender’, quindiun artificiale inaffondabile, il quale a quel puntopoteva essere sapientemente manovrato e animatograzie alla verticalizzazione della canna telescopi-ca e della coda di topo con precisi movimenti delcimino e del polso, venendo direzionato vicino edietro alle pietre che si trovavano lungo il suo per-corso.

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que fermarsi a studiare il maestro all’opera, perimparare la difficile arte della ‘mosca manovrata’,che ancora non conoscevo.Tutto sembrava semplice e scontato ed era interes-sante vedere Francesco in azione con i due Polife-mi, in quanto la grossa pallina di polistirolo com-pressa nella calza a quel punto fungeva pure da se-gnalatore per le abboccate sulla ninfa sottostante.Di fatto fu la prima volta che vidi la pesca in drop-per: appena si verificava uno stop o una irregolaritàscattava la ferrata, mai eccessiva per non togliere lemosche dalle zone calde; di tanto in tanto le troterimanevano agganciate anche al Polifemo affon-dante e in alcuni casi limitati si verificavano anchedelle doppiette, visto che lo sciacquio attirava in lo-co qualche altro salmonide che entrava in competi-zione alimentare. In albergo cercai di farmi dare unpo’ dei preziosi dubbing di Francesco, del polistiro-lo e qualche bead con relativo chiodino. Dopo avertrascorso una notte insonne di costruzione al mor-setto, divenni finalmente operativo anch’io.

Le trote partivano a razzo per cercare di addentar-lo: si trattava di un comportamento mai visto neimiei fiumi. All’epoca ero completamente inespertodi pesca a ninfa e mi meravigliò non poco lo spe-ciale assetto dato agli artificiali da Francesco. Co-me prima mosca legava il Polifemo affondante conla bead dorata o argentata, poi, a una certa distan-za, montava sul bracciolo il Polifemo galleggiantecome secondo artificiale; in questo modo riuscivaa coprire i due strati principali della colonna d’ac-qua, quello superficiale e quello subacqueo, rad-doppiando il suo campo operativo e le concretechance di cattura. I risultati non tardarono infattiad arrivare; certo in quel torrente c’erano parec-chie trote ed era pure poco battuto, ma mentrePalù catturava con continuità disarmante, io ar-rancavo vistosamente, visto che le mie moschesecche da caccia del tempo, calibrate per le spiana-te e le massicciate di Piave, Brenta e Astico, non miconsentivano di stimolare i pesci allo stesso modo,per cui ero decisamente fuori pesca. Meglio dun-

Una serie di Polifemi di Francesco Palù (FOTO FABIO FEDERIGHI)

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gli elementi accessoriIl giorno successivo, grazie a quanto imparato e ainuovi artificiali in dotazione arrivarono anche leprime meritate catture. È da quel momento che horealmente compreso l’importanza pratica di ‘ele-menti accessori’ come il polistirolo (il foam all’epo-ca non era ancora molto conosciuto ed impiegato)e le bead metalliche, dorate o argentate, dal mo-mento che erano proprio questi ad attribuire aquell’artificiale atipico il suo potere di cattura mi-cidiale. Racchiudevano in sé, infatti, i due estremi,ossia la galleggiabilità e la pesantezza, che in ter-mini pratici significavano pesca in superficie e pe-sca al di sotto di essa, concetti semplicissimi ed es-senziali se ci pensiamo bene alla luce delle espe-rienze moderne, ma che in quei tempi invece nonerano proprio così certi e scontati, potendo essereaddirittura considerati eretici, tanto che sarebberodovuti passare ancora parecchi anni prima che ve-nissero correttamente assimilati.

Probabilmente è stata proprio quella preziosaesperienza a stimolare il mio specifico interesseper gli artificiali galleggianti muniti di polistiroloche per un periodo ho cercato di collocare non so-lo in testa al Polifemo di Francesco, ma anche di-rettamente sul corpo degli stessi, creando, a secon-da delle esigenze, delle silhouette sempre più reali-stiche ricoperte di calza per renderle maggiormen-te resistenti. Ecco nascere, così, le imitazioni dellecavallette, dei plecotteri, delle vespe, delle formi-che, dei coleotteri, delle mosche di maggio per tro-te e temoli, delle libellule, dei minnow, dei topi,snake, pulcini e rane per i black bass, che nei pri-missimi anni Novanta mi permisero di vincere al-cune prestigiose gare di costruzione nazionali, tracui la prima storica edizione del Trofeo Bisenzionel gennaio 1990. In seguito, con il prepotente av-vento del foam, tali dressing vennero velocementesoppiantati da quelli realizzati col poliuretano mi-crocellettato, un materiale elastico più robusto e altempo stesso galleggiante, che poteva essere sago-mato e plasmato con precisi giri di filo di montag-

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gio, disponibile in varie colorazioni, facilmente in-collabile con l’ausilio della cianoacrilica e pertantodecisamente moderno e razionale, non presentan-do i limiti tipici del polistirolo rivestito di calza,che comunque rimase per realizzare gli spot su-spender di molti dei miei artificiali.

il cavalierino metallicoPer quanto concerneva invece gli artificiali affon-danti, era interessante vedere come nel Polifemopiombato di Francesco la bead fosse bloccata di-rettamente su un cavalierino costituito da un chio-dino in metallo dolce che serviva per fermare lapallina nella posizione corretta. Due erano le con-seguenze: il fatto che l’assetto del ninfone si rove-sciasse a causa del maggior peso decentrato, lavo-rando reverse in prossimità del fondo e salvaguar-dando l’amo da possibili spuntamenti a causa deicontatti con le pietre e gli altri ostacoli ivi presenti,unito a quello del notevole potere riflettente dellasfera dorata o argentata – a quel tempo senz’altrouna novità importante – che avrebbe avuto ancheil ruolo integrativo di catalizzare l’attenzione deisalmonidi, spingendoli a ghermirlo.In realtà, la questione del perno metallico derivavasemplicemente dal fatto che le bead dell’epoca nonerano specifiche e tecniche come quelle attuali,che tra l’altro ormai sono tutte in tungsteno, inquanto avevano un foro centrale uniforme e stan-dardizzato non minimamente calibrato per l’inse-rimento degli ami, con la conseguenza che era pra-ticamente impossibile infilare la pallina diretta-mente sul gambo sospingendola fino all’occhiellocome invece accade oggi, per cui l’escamotage po-sto in essere da Francesco era rappresentato dalbloccaggio della stessa a mezzo del chiodino-cava-lierino citato; da qui è derivata anche la particolaresilhouette del Polifemo, col tipico corpo grosso etozzo nella parte più alta della mosca.A dire la verità, anche questo fatto del cavalierinometallico su cui poter bloccare bead o piombi apiacimento avrebbe poi condizionato nel tempomolte delle mie scelte operative, risolvendomi pro-blemi tecnici non indifferenti soprattutto quandoho cominciato a confrontarmi seriamente con lepesche a mosca alternative, a caccia di predatori

atipici come lucci e persici trota in ambienti moltodiversi da quelli peculiari delle acque pregiate dasalmonidi e timallidi.Successivamente a quella pescata in Austria, hoavuto il privilegio di vedere Francesco all’opera indiverse altre battute, per esempio sul Gacka nel1989 e anche sull’Argad in Norvegia nel 1992 a cac-cia di Salmo salar. In quell’occasione il suo ap-proccio fu esplicativo: al primo lancio mise un Po-lifemo galleggiante, al secondo un Polifemo affon-dante, al terzo li montò entrambi in dropper se-condo lo schema citato sopra. Guardandolo impa-rai parecchio, ma ormai ero pronto e mi bastò po-co per calibrarmi in modo ottimale, riuscendo aottenere buoni risultati grazie ad alcune moschescure più piccole montate su doppio amo e dotatedi una generosa pallina di polistirolo in testa (vedisu questa rivista gli articoli «Suspender SalmonFlies», n. 3/1997, e «Quando i salmoni bollano», n.5/2005).

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l’effetto jigNel corso degli anni ho cercato di far frutto anchedi queste preziosissime esperienze, focalizzandol’attenzione proprio sul perno metallico. Era infattichiaro che dopo averlo bloccato sul gambo dell’a-mo alla fine della costruzione ci si poteva incollareagilmente sia una bead, sia un piombo per dotareil Polifemo, un’altra ninfa o anche un grosso strea-mer, del cosiddetto effetto jig, concentrando tuttoil peso in testa in un unico punto preciso, che difatto avrebbe permesso di pescare agilmente neivari strati della colonna d’acqua a caccia delle pre-de più grosse direttamente con la coda di topo gal-leggiante, senza ricorrere alla fly line sinking, riu-scendo a mantenere un maggior controllo della li-nea e della mosca attraverso il costante ricorso almending e al recupero verticalizzato. Questo spe-cifico tipo di montaggio col peso in testa, oltre che

per le trote, nelle misure più grandi si è rivelatomolto adescante e funzionale per la pesca delblack bass e soprattutto del luccio nei fiumi e neicanali delle mie zone sia da riva che dal belly boat(vedi articoli «Bunny Fly ad effetto jig», 5/1997, e«Krystal chenille per il luccio», 6/1998), in funzio-ne del fatto che il grosso streamer era in grado diandare velocemente in profondità per lavorare re-verse a ridosso degli ostacoli naturali come tronchie pietre ove si celavano gli esocidi in caccia, poten-do essere mosso anche in spazi molto ristretti.Non si trattava più, quindi, di una pesca di ricercain distanza a stripping costante, ma di un’azione dilancio e recupero circostanziata, da svolgersi entrogli 8-10 m al massimo, dove la mosca doveva esseremanovrata con la coda in verticale replicando, peralcuni aspetti, quanto faceva Francesco con i suoiPolifemi.Gli studi e le osservazioni empiriche cominciaronoa focalizzarsi proprio sul perno metallico, in quan-

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to nel corso del tempo cresceva l’impellente esi-genza pratica di poter fruire di artificiali dotati didifferenti piombature che, al contrario di quellimonotematici e standardizzati, mi avrebbero per-messo di interagire più velocemente con le diversecaratteristiche di fondale e di corrente degli spotche di volta in volta affrontavo, essendo fino a quelmomento costretto a costruire un gran numero diimitazioni, ognuna dotata di una specifica piomba-tura. Tale circostanza mi obbligava a sottopormi acontinue sessioni di costruzione prima di ogni bat-tuta, poiché sempre più spesso nelle scatole rima-nevano ninfe e streamer di una certa pesantezza enessuna di quelle che sarebbero state invece real-mente necessarie per la futura sessione. Un pro-blema che doveva essere assolutamente risoltocercando di trovare un sistema idoneo a modifica-re velocemente la piombatura dei miei artificialidirettamente in fase di pesca.

l’Interchangeable SystemNel corso degli anni ho così creato, migliorato eampiamente testato l’Interchangeable System” (ve-di articolo «X Flies», n. 1/2013), che mi ha permessodi creare mosche ‘neutre’ di ogni tipo e dimensio-ne, cui applicare di volta in volta bead e piombi va-riabili scelti all’istante in funzione della specificaesigenza di pesca, interagendo molto velocementecon l’ambiente circostante e riuscendo al contem-po a limitare e razionalizzare il numero degli artifi-ciali che dovevo avere sempre a disposizione, conriduzione delle sessioni di costruzione e del conse-guente spreco di materiale. Ecco allora che, alloscopo di coniugare le esigenze del presente con lepreziose esperienze del passato maturate anchecon Francesco Palù, ho deciso di rispolverare unclassico cavallo di battaglia come il Polifemo rivisi-tandolo in chiave moderna, ricorrendo all’applica-zione del sistema intercambiabile per rendere ilsuo ninfone polivalente e facilmente adattabile atutte le azioni di pesca da svolgersi sia a galla in su-perficie, sia sotto in prossimità del fondo, grazie al-la creazione di specifici perni metallici amovibilidotati di caratteristiche estremamente differenti. Ilsistema in questione si fonda su due elementi prin-cipali, ossia il tube plastico di alloggiamento da

bloccare direttamente sul gambo dell’amo e i pernimetallici intercambiabili di supporto su cui incolla-re i vari materiali di volta in volta destinati a confe-rire galleggiabilità oppure pesantezza al Polifemo.

il corpo del PolifemoCome dicevo, la novità sta nel fatto che in questocaso il grosso ninfone (ma anche qualsiasi altraimitazione di insetto o di pesce esca) viene rego-larmente costruito sul morsetto seguendo i varidressing di riferimento con l’unico accorgimentodi bloccare preventivamente sull’amo il tube pla-stificato X Flies (micro per ami dal 18-16 al 14-12,medium per quelli dal 10-8 in su e large per quellidal 6 al 2 ed oltre), che dopo essere stato incollatocon la ciano acrilica sul gambo verrà poi ricopertodal dubbing, fornendo anche lo spessore ideale(tube medium in questo caso!) per realizzare laspecifica silhouette corpulenta del Polifemo diPalù.I vantaggi sono subito evidenti: grazie al tubettoplastico sottostante sprecheremo meno materialeper costruire l’addome della ninfa, per cui l’escaneutra una volta bagnata sarà decisamente più leg-gera impregnandosi di meno, caratteristica che ap-prezzeremo soprattutto quando decideremo di pe-scare in superficie nei sottoriva direttamente sullabattuta a caccia di salmonidi e ciprinidi, miglio-rando sia le perfomance di lancio, sia quelle di gal-leggiabilità e di presentazione, sia infine la duratacomplessiva dell’amo, che si asciugherà veloce-mente evitando che possa arrugginire in fretta. Inparticolare, quando di norma si creano dei corpiricchi di dubbing compresso, necessario per otte-nere specifiche silhouette, l’acqua li penetra com-pletamente per capillarità, senza riuscire però adefluire altrettanto velocemente e inzuppandoli fi-no al gambo, per cui è facile che se l’artificiale nonviene ben asciugato in poco tempo tenda a forma-re della ruggine interna che ne intacca il metallo:esteriormente sembra tutto in ordine, mentre inrealtà al di sotto del materiale la composizionedell’amo viene irrimediabilmente minata, tantoche può anche spezzarsi di netto a causa di unatrazione importante generata dalla cattura di ungrosso pesce.

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il Polifemo affondantePer quanto riguarda il Polifemo affondante, ba-sterà incollare su ciascun perno metallico le beaddella grammatura e della colorazione desiderata,che potranno essere in ottone oppure nel modernoe più pesante tugsteno, perfettamente lisce o an-che sfaccettate. Inoltre, se proprio vogliamo essereessenziali, sarà pure possibile bloccarvi con la cia-no acrilica direttamente dei piombi sferici o spac-cati. Basterà annodare la grossa ninfa neutra al tipe poi inserire nell’apertura dello speciale tubettoplastico X Flies, situato nel sottocorpo, il perno do-tato della corretta pesantezza; questo vi si inne-sterà dentro dilatando le pareti laterali del tube ri-manendo saldamente bloccato per effetto dalla re-lativa pressione senza alcuna possibilità di disinse-rirsi o ruotare autonomamente, in quanto in fasedi lancio e di recupero finirà sempre per spingereverso l’interno dello stesso e mai al di fuori. In se-guito, nell’affrontate un luogo con caratteristichediverse di fondale, non resterà che disinserire ilperno metallico e innestarne uno con diversagrammatura senza neppure essere costretti a rifareil nodo o perdere tempo prezioso per cercare unartificiale dotato della piombatura necessaria.

Il Polifemo galleggianteSul medesimo ninfone neutro, poi, potremo inne-stare gli stessi perni intercambiabili, sulla cuiestremità però non saranno più applicate bead me-talliche o piombi, bensì un doppio strato di fettuc-cia in foam che una volta incollato ad hoc configu-rerà il pivot ‘spot suspender’, destinato a sostituirela pallina di polistirolo del Polifemo galleggianteoriginario, idoneo a mantenerlo nella posizionesuperficiale, necessaria a poterlo manovrare e dire-zionare efficacemente tra i flussi della corrente. Ilcolore del poliuretano microcellato cementato alperno potrà essere bianco o anche di tonalità fluo-rescente per rendere maggiormente visibile l’artifi-ciale nel corso della sua deriva o nelle fasi di battu-ta e di richiamo nel sottoriva. Anche in questo casopotremo passare all’istante da una presentazioneaffondante a una diametralmente opposta galleg-giante e viceversa, senza neppure essere costretti atagliare il tip per poi dover riannodare il finale, iltutto all’insegna della massima polivalenza e prati-cità di pesca, coniugando in modo perfetto ungrande classico come il Polifemo di Francesco conle tecniche di costruzione e le esigenze di pescapiù moderne e attuali.

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le rubber legsInfine, per conferire un maggiore potere di catturaal Polifemo modernizzato, ho deciso di dotarlo an-che di lunghe zampe laterali in elastico, che contri-buiscono notevolmente a fornirgli una buona vita-lità soprattutto nelle fasi di recupero e di deriva ma-novrata dello stesso, visto che si comprimeranno edespanderanno a ogni sollecitazione che gli verrà im-pressa col cimino della canna. Le rubber legs, or-mai, sono una costante di moltissimi artificiali, mo-derni, ma anche classici: basti pensare alla MadameX e a tante altre mosche che ne prevedono l’impie-go, tra cui ad esempio anche il mio Clouser gran-chiato da spigole, perca, siluri, bass, carpe ecc. (vedil’articolo «Il Clouser minnow granchiato», n.3/2010), tanto è il maggior potere di cattura che so-no in grado di attribuire ad ogni singola imitazione,proprio grazie al movimento ed alle vibrazioni ge-nerate da queste preziose appendici elastiche.

Polifemi in tandemGli assetti dei Polifemi in tandem possono esserevari, che si peschi in acque mosse oppure ferme.

Dopo averli montati uno in punta e l’altro sul brac-ciolo, li possiamo per esempio utilizzare: a. neutri,senza alcun elemento accessorio di peso o galleg-giabilità, come due semplici sommerse; b. con soloquello di punta piombato, inserendo la bead che ciinteressa, così da farli andare negli strati più bassi,e lasciando lavorare più liberamente il secondo Po-lifemo del bracciolo; c. con entrambi piombati in-serendo su ciascuno bead di varia grammatura, fa-cendoli scendere velocemente sul fondo; d. in drop-per, inserendo il perno spot suspender in foam nelPolifemo sul bracciolo (rendendolo così galleggian-te), e lasciando quello di punta spiombato, in modoche venga trattenuto in deriva e sospensione; e. indropper, insernedo il perno spot suspender nel Po-lifemo galleggiante del bracciolo, innestando labead di varia grammatura su quello di punta affon-dante; f. in tandem galleggiante, innestando su en-trambi i perni spot suspender in foam in modo dafarli strisciare a ‘V’ entrambi in superficie.In conclusione, appare evidente come l’Interchan-geable System si sposa perfettamente con un artifi-ciale tradizionale come questo, che oggi esce dallamonotematicità ed è in grado di plasmarsi in tem-po reale alle varie interpretazioni tecniche e tatti-che di pesca attiva grazie alle diverse opzioni offer-te dai perni intercambiabili X Flies.

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C’èunposto, in Messico,che pochi conoscono.È pieno di pesci, e an-cora ci si può andaresenza spendere unafortuna. Non ricordoesattamente dove ab-

bia trovato lo spunto per iniziare a fantastica-re su questo viaggio. So solo che, dopo molteperipezie, alla fine sono riuscito ad arrivareanch’io su quest’isola misteriosa, ancora pococonosciuta.Holbox è situata sulla punta settentrionaledella penisola dello Yucatan, nello stato delQuintana Roo. Praticamente un piccolo lem-bo di terra in mezzo al Golfo del Messico e ilMar dei Caraibi, una stretta striscia di sabbia,acqua e mangrovie lunga 30 km separata dal-l’America dalla laguna di Yalhau, che si puòraggiungere da Cancun dopo tre ore e mezzadi autobus e mezz’ora di barca. È un postoancora vergine, praticamente disabitato, peralcuni versi ancora inesplorato, dove la vita siconcentra nel piccolo pueblo di pescatori chehanno fiutato le potenzialità del luogo e pia-no piano si stanno attrezzando. Una Los Ro-ques meno decadente, per chi è stato anchelì. Stesse strade polverose di sabbia fine, casebasse e colorate, negozietti e ristorantini abuon prezzo, e alberghi per tutte le tascheche spaziano da spartane cabanas a piccoliresort di lusso mimetizzati nella vegetazione.Con la differenza che qui i bonefish non ci so-no come in Venezuela, ma in compenso leprobabilità di decidere cosa pescare sono al-tissime, e spaziano dal tarpon agli snook, pas-sando per vari tipi di carangidi anche moltogrossi. Pargo, cubere, sea trout e barracudasono solo alcune delle specialità della casa,tra l’altro per niente abituate agli artificiali.Poco più in là del piccolo villaggio, e già ci siritrova in mezzo ai canali di mangrovia, incaccia di tesori pinnuti, e squadre di mosqui-tos assetati di sangue. Basta organizzarsi nelmodo giusto ed affidarsi alla gente espertadel posto. Dipende poi da cosa si vuol fare,perché le possibilità sono molto varie. Spin-ning pesante offshore, sui pinnacoli segretiche si innalzano dalle profondità, alla ricerca

MARCO TORTORA [ http://fishingtheworld.myblog.it]

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dove le strade battute lo consentono. Qui l’acqua èpiù profonda, e la corrente sostenuta, non si sa maicosa potremmo incontrare. L’altro posto è puntaMosquitos, sul versante opposto, dove inizia il fittodedalo di canali che attraversano l’isola in un labi-rinto di corsi d’acqua bassa quasi del tutto inesplo-rati. Si potrebbe arrivare fin qui con una lunga pas-seggiata, ma per perlustrare questa zona nel mi-gliore dei modi, e spingersi oltre verso gli altri ca-nali e Cabo Catoche, è necessario noleggiareun’imbarcazione. Nel centro abitato ci sono varieorganizzazioni che si occupano della questione.Per quanto mi riguarda mi sono affidato ad Alber-to, una guida che vive da tanti anni sull’isola e cheoltre a gestire una tienda di souvenir, la Puesta delSol, noleggia golf car elettriche ed accompagnapersonalmente i viaggiatori nelle escursioni di pe-sca. Possiede una piccola flotta di imbarcazioni,

di carangidi di varie specie (jack crevalle, big-horseeye, amberjack), cobia, wahoo, cubere e sierramackarel. Servono grossi popper e attrezzaturatropical style, perché lì fuori le ricciole non scher-zano. Spinning inshore, tra i fiumi di mangrovie,con attrezzatura media, minnow, jerk, piccoli topwater, jig, per ingannare una moltitudine di pescidivertenti, come tarpon, snook, pargo, barracuda epiccoli carangidi, catturabili anche con la mosca.Da riva le opportunità di divertirsi sono molte, so-prattutto con attrezzature leggere. Ci sono un paiodi posti che vale la pena di esplorare, oltre allabanchina del piccolo porto dove arrivano le bar-che, e dove non è raro vedere rollare tarpon di tut-to rispetto, soprattutto quando batte il vento delnorte. Uno è punta Cocos, all’estremità orientaledell’isola, a pochi minuti di golf car elettrica, l’uni-ca maniera per muoversi su e giù per l’isola fino a

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MARCO TORTORA • HOLBOX, MEXICO

che a seconda della tecnica che il pescatore di tur-no vuole approntare, mette a disposizione insiemea tutta la sua esperienza.Diciamo che per pescare inshore, sia da riva siadalla barca nei canali di mangrovie, potremo por-tarci un paio di canne leggere, di lunghezza com-presa tra i 7 e gli 8 piedi, con potenza di lancio finoa 60 g, da abbinare a mulinelli taglia 5000 caricaticon trecciato da 20-30 lbs. Il finale che adoperere-mo dipenderà dalle esche artificiali utilizzate e daipesci che vogliamo cercare. Per snook, carangidi esnapper andrà benissimo un fluorocarbon da 20lbs, mentre se la nostra intenzione è rivolta al tar-pon (di tutte le taglie) credo sia opportuno salirecon il diametro del finale e arrivare fino a 100 lbs.Ricordate che la zona è praticamente infestata daibarracuda, per cui se non adoperate il cavetto d’ac-ciaio (che sconsiglio vivamente se il vostro obietti-vo sono altri pesci) mettete in conto di perdere ungran numero di artificiali.La stagione di pesca dura tutto l’anno, anche se ilperiodo migliore per trovare i big tarpon è l’estate,e in particolar modo luglio e agosto. In questi mesiavremo anche la certezza quasi matematica (nono-stante il mare sia sempre imprevedibile) di poteravvistare lo squalo balena, che in questo momentodell’anno si avvicina alla costa inseguendo i banchidi plancton trasportati dalla corrente del Golfo delMessico. È talmente facile poter fare il bagno conquesto gigante inoffensivo, la cui lunghezza puòsuperare i dieci metri, e che talvolta si accompagnaa mante altrettanto enormi, che anche per questaattività l’isola si è organizzata, diventando in pocotempo uno dei posti migliori al mondo dove poterincontrare questi splendidi animali.Alberto e il suo capitano, Perfecto, potranno por-tarvi anche in alcuni spot segreti, a due ore di navi-gazione dall’abitato, su alcune secche in mareaperto dove in alcuni giorni si è praticamente cir-condati da branchi enormi di jack crevalle e riccio-le da capogiro, da ingannare a spinning con attrez-zature pesanti da popping tropicale. Purtroppo,durante il mio breve soggiorno sull’isola, il fortevento e le condizioni del mare proibitive non cihanno permesso di raggiungere questi luoghi ma-gici che per fortuna ancora esistono, ma mi è capi-tato di parlare con alcuni ragazzi italiani che qual-che giorno prima erano stati lì e in poche ore ave-

vano preso e rilasciato più di 130 kg di pesce, trajack, ricciole, cobia e altre specie indigene ingordedi artificiali, tanto da supplicare Alberto alle 11 dimattina di fare rientro a casa perché stremati.Accantonate le mie velleità oltre il frangente, emessa da parte l’artiglieria pesante che mi ero por-tato, mi sono per così dire accontentato di dueuscite nei bassifondi mangroviosi della zona, conl’obiettivo di scattare tante fotografie al catalogo dipesci che volevo prendere nella mia fantasia, primotra tutti il mitico snook, una specie di spigola tropi-cale dalle pinne gialle, bocca prensile e una linea la-terale netta e meravigliosa, come i salti che è in gra-do di eseguire dopo inseguimenti mozzafiato supiccoli top water recuperati a galla. Parlando conAlberto, avevo mostrato il mio interesse a catturare

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MARCO TORTORA • HOLBOX, MEXICO

Uno snook catturato tra i bassifondigrazie a un piccolo artificiale top water:

MTW 90 di Molix.

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MARCO TORTORA • HOLBOX, MEXICO

esemplari nonostante la taglia non fosse eccessiva,avendo così la possibilità di ammirare la livrea bel-lissima di questo pesce, simile alle trote di mare eu-ropee, con la differenza della bocca, di un nitidoarancione e munita di piccole zanne affilate. Validicombattenti, se affrontati su attrezzature leggere.La botta iniziale strappa quasi la canna dalle mani.Archiviata la pratica sea trout, ci siamo diretti ver-so la terraferma, alla ricerca di tarpon sulla puntadi una piccola penisola ricoperta di mangrovie. Alprimo lancio ne ho agganciato uno con un top wa-ter della Molix, il Proteus 90, ma al secondo saltosi è slamato tirandosi dietro tutti i compari. La

un pesce che non avevo ancora mai preso: la seatrout o trota di mare, che lì chiamano corvina mache è differente dalla nostra. In base a queste consi-derazioni, la prima giornata di pesca è iniziata pro-prio con l’obiettivo di catturare questa specie, e in-fatti ci siamo diretti verso un bassofondo di turtlegrass, alghe simili alla nostra posidonia, una zonamolto favorevole al nostro target, che ama tendere ipropri agguati all’ombra di questi ambienti, carat-terizzati da acqua torbida. Abbiamo utilizzato pic-coli jig di bucktail e crank da bass, e dopo un iniziosottotono a causa del vento e degli sbalzi di pres-sione atmosferica abbiamo fotografato alcuni

Uno snapper che non ha resistitoal richiamo dello Shaman Popperdi Molix.

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MARCO TORTORA • HOLBOX, MEXICO

mattinata è trascorsa velocemente, tra piccolisnapper e barracuda onnipresenti; poi la telefonatadella mia ragazza, rimasta nel frattempo sola sull’i-sola e preoccupata non vedendoci arrivare all’orastabilita, ci ha fatto perdere definitivamente la pa-zienza, già provata dal caldo e dalla scarsa attivitàpredatoria della giornata. Il secondo giorno si gio-cava la carta finale: mancavano all’appello ancoratante fotografie. Breve summit la sera precedentedavanti al negozio di Alberto, lui finalmente capi-sce quanto sia importante per me quell’ultima pos-sibilità. Decidiamo di andare lontano, oltre CaboCatoche, nonostante il vento continui a soffiaresenza dare tregua. Più di due ore di navigazionesottocosta, doppiamo la punta estrema di Holboxed entriamo in un canale sconosciuto.La lancia si muove a fatica nelle acque basse; Al-berto e Perfecto sanno dove andare ma la bassamarea concentra i pesci tra canali irraggiungibili,se non a costo di enormi sacrifici. Ci areniamo di

continuo, e a fatica riusciamo a sfuggire a quelletrappole affioranti; a volte, per farlo, la guida si de-ve letteralmente calare in acqua per alleggerirel’imbarcazione e trascinarla sotto il sole cocente,verso la meta segreta che lui già ha in mente. Poi,all’improvviso, ci ritroviamo ai bordi di un canalesommerso con l’acqua che si muove. Lancia inmezzo, mi dice, lì ci sono gli snook.«La constancia, la tenacidad y la paciencia al finalsiempre rinden buenos frutos» mi dice ancora ba-gnato, dopo il primo snook che ho preso a gallacon un piccolo artificiale. La costanza, la tenacia ela pazienza alla fine rendono sempre buoni frutti.Non sbagliava affatto. A ogni lancio succede qual-cosa, e in poco più di due ore agganciamo più diventi snook, svariati snapper, qualche barracuda etre splendidi tarpon, dei quali solo due sono riusci-to a fotografare ma va bene lo stesso, tanto ritornopresto. Ho un conto in sospeso con i carangidi diHolbox. Que viva Mexico!

Carangidi dalla spiaggia(a sinistra un piccolo jack crevalle

al tramonto, a destra un blue runnervittima del T-Jerk 117 di Molix).

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Carcinus aestuarii

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Igranchi sono crostacei appartenenti allaclasse dei Malacostraci, ordine dei Deca-podi. Come tutti gli animali del loro tipohanno una corazza rigida detta esoschele-tro che ricopre tutto il corpo. Le zampesono articolate e mobilissime, molto effi-cienti. Il corpo è suddiviso in due regioni:

cefalotorace e addome; il primo, che comprendecapo e torace, è coperto da un carapace rigido rico-perto di spine, dal quale hanno origine le cinquepaia di arti principali, di cui il primo è sempre mo-dificato in chele. Nel capo sono presenti moltissi-mi organi di senso a partire dagli occhi composti,sferici e montati su peduncoli e mobilissimi, capacidi una visione a 360°; le antenne sono provviste diterminazioni sensoriali sia tattili che olfattive.L’addome è di dimensioni ridotte ed è ripiegatosotto il cefalotorace. Nel maschio ha una formarettangolare, mentre nella femmina è più largo earrotondato. Fra l’addome e il cefalotorace vengo-no poste le uova in incubazione, che sono semprepiuttosto visibili dall’esterno.Tutti i granchi hanno quattro zampe addominalichiamate pleopodi, usate principalmente per la lo-comozione e il trasporto delle uova, e un numerovariabile di appendici toraciche dette pereiopodi; ilquarto paio di tali appendici reca una robustissimachela che serve per l’alimentazione e per la difesa.Nel maschio, le due paia di appendici recate daiprimi due segmenti addominali sono trasformatein organi copulatori. Da notare, infine, il fatto cheun granchio è in grado molto spesso di ritirare leprime antenne e i peduncoli oculari in appositi al-loggiamenti del carapace.Come tutti gli artropodi, il granchio deve compierenel corso della propria vita numerose mute, checonsentono la crescita tramite la sostituzione del-l’esoscheletro ormai troppo piccolo. Questo pro-cesso può essere suddiviso in quattro fasi: la pre-muta, la muta vera e propria, che dura solo pocheore, la post-muta e infine l’inter-muta, fase di ‘ri-poso’ e preparazione al ciclo successivo. In genere imaschi adulti mutano in primavera e in autunno,mentre le femmine presentano solo la prima muta,ritardata rispetto al maschio. Durante quest’ultimafase avviene l’accoppiamento. Le femmine ovigerecompaiono in un periodo variabile tra autunno einverno a seconda della località. Presso numerosi

FEDERICO RENZI [ [email protected]]

FOTO WWW.LAGUNAPROJECT.IT

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FEDERICO RENZI • GRANCHI

lore grigio o verdastro, comune lungo le coste delMediterraneo. Descriveremo alcuni tra i granchipiù diffusi lungo le coste italiane, ricordando chelo scopo dell’articolo è quello di fornire indicazioniutili alla pesca con l’imitazione di questo animale.

Carcinus aestuarii Questo granchio, comunemente conosciuto con ilnome di ‘granchio verde’, è diffuso lungo tutte lecoste del Mediterraneo. Secondo diversi autorinon sarebbe altro che una sottospecie di Carcinusmelas, il granchio verde europeo diffusissimo lun-go tutte le coste atlantiche del nostro continente eoggi anche lungo le coste italiane. Le dimensionivanno da 6 a 9 cm comprese le zampe; il carapaceha quindi le dimensioni medie di una moneta da 2euro. Il colore è marrone verdastro con tonalitàche vanno da molto chiare a scure a seconda del-l’habitat. Le quattro zampe sono lunghe e robustee le chele sono sempre portate verso l’alto in posi-zione ben visibile. L’alimentazione è onnivora an-

estuari e lagune mediterranee si segnala una mi-grazione invernale delle femmine verso il mare,dove di frequente ha luogo la schiusa delle uova.Segue una fase larvale planctonica, in cui si succe-dono tre stadi che sono chiamati ‘protozoea’, ‘zoea’e ‘megalopa’. Al termine di quest’ultima fase la lar-va, raggiunti nuovamente la costa oppure l’am-biente estuarino o lagunare, vi si insedia quale or-ganismo bentonico, in preferenza entro habitatprotetti come le praterie di fanerogame, trovandoriparo durante la fase giovanile. Da questo mo-mento in poi si susseguono diverse mute l’anno,con sempre minor frequenza, che si stabilizzano almomento della maturità sessuale.Tra le principali specie di granchi ricordiamoDorippe lanata, di taglia inferiore ai 3 cm, ricopertada una fitta lanugine bruno-rossastra; Carcinus ae-stuarii, granchio di forma trapezoidale, diffusissi-mo lungo le coste sabbiose, Liocarcinus vernalis eLiocarcinus depurator o granchio di sabbia; Pota-mon edulis, granchio d’acqua dolce dal corpo ver-dastro, largo sino a 5 cm; Pachygrapsus marmora-tus, detto granchio corridore, lungo 3-4 cm, di co-

Carcinus aestuarii FOTO GEORGE CHERNILEVSKY

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FEDERICO RENZI • GRANCHI

che se questo granchio è un vorace predatore dimolluschi ed è in grado di rompere con le chele ilguscio di cozze e vongole. Si tratta infatti di unanimale robustissimo, in grado anche di tollerarevariazioni di temperatura e di salinità come pochialtri organismi marini: gli esemplari adulti vivonobene con temperature che vanno da 0 a 30 °C esopportano variazioni di salinità da 4 a 35%. Pos-sono inoltre superare senza problemi un digiunodi tre mesi e resistere all’asciutto per oltre diecigiorni. Questa adattabilità, comune anche a C.melas, ha fatto sì che il granchio verde, soprattut-to quello europeo, sia diventato una specie invasi-va per diversi mari del mondo: oggi è possibiletrovarlo in nord e sud America, in Giappone e inAustralia, dove è stato accidentalmente introdottoe si è moltiplicato causando danni agli allevamen-ti di molluschi.

Liocarcinus vernalisÈ il granchio di sabbia più comune lungo le costeitaliane. Vive sia nelle coste aperte che nelle foci

dei fiumi, spingendosi anche in acque salmastre.Le dimensioni vanno da 5 a 7 cm e il carapace èlungo da 3,5 a 5 cm. Il colore è marrone grigiastro,talvolta con sfumature verdi. È un granchio chenuota piuttosto agilmente grazie alla forma a pa-letta del quinto pereiopode e può compiere a nuo-to spostamenti di qualche metro; normalmentevive sul fondo sabbioso, dove per nascondersi daipredatori si interra velocemente lasciando sporge-re solo gli occhi peduncolati. Le zampe sono robu-ste e sempre ben visibili, le chele sono portate ri-piegate a stretto contatto del corpo. Si ciba di de-triti e piccoli molluschi, ma la dieta è onnivora.

Liocarcinus depuratorMolto simile per dimensioni, habitat e biologia alL. vernalis, ne differisce morfologicamente solo perparticolari che poco interessano ai pescatori a mo-sca. Un particolare che può essere preso in consi-derazione riguarda la colorazione, che è bruna orossastra con macchie blu-violetto nelle zampe enelle appendici degli animali adulti.

Liocarcinus vernalis

FOTO WWW.LAGUNAPROJECT.IT

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FEDERICO RENZI • GRANCHI

Liocarcinus vernalis

Liocarcinus depurator

FOTO HANS HILLEWAERT

FOTO HANS HILLEWAERT

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FEDERICO RENZI • GRANCHI

in pescaLe imitazioni di granchi non sono mosche da ricer-ca, vanno usate laddove si è certi della presenza ab-bondante di questi animali e di fenomeni di preda-zione da parte dei pesci, come ben sanno i pescato-ri a mosca che praticano le acque dei mari tropicalialla ricerca di bonefish e soprattutto di permit, pe-sci per i quali questa imitazione costituisce spessol’unica plausibile e che ha portato tantissimi co-struttori ad elaborare una serie di dressing specificiper diverse, esigenze. Per contro questa famiglia diimitazioni consente di aprire un capitolo quasi ine-splorato dellapesca a moscain mare, dedica-to alla ricerca dispecie non pro-prio classicheper il saltwaternostrano, comele orate e i rom-bi, che spesso,durante l’inver-no, costituisco-no l’unica predainsidiabile dariva oltre, ov-viamente, alleamate spigole.Proprio la pre-senza massicciadi granchi, rin-venuta spessissimo nello stomaco delle spigole, do-vrebbe far suonare un campanello di allarme e farcapire la necessità di sperimentare maggiormentel’utilizzo di questa esca. È anzitutto necessario re-perire informazioni sulla presenza e sul tipo di cro-stacei che popolano la costa dove peschiamo, sueventuali migrazioni per la riproduzione, che ab-biamo detto avvenire in autunno, e sugli orari neiquali tale migrazione avviene. Non sempre, tutta-via, è facile avere informazioni di questo tipo: lapresenza di granchi morti sulla riva può fornire in-dicazioni utili ed esaminare il contenuto dello sto-maco di una cattura può fornirne altre, ma solo l’e-sperienza e la costanza daranno risposte concrete.

Purtroppo il male maggiore che affligge la pesca amosca in Mediterraneo è data proprio dalla diffi-coltà nel reperire le giuste informazioni nel periodoesatto in cui queste ci farebbero comodo. Senza talinotizie magari smettiamo di pescare mezz’ora pri-ma dell’avvicinarsi a riva di tanti granchi, seguitiovviamente dalle spigole, quando noi siamo già inmacchina convinti che in quel posto i pesci non cisiano e magari maledicendo la nostra passionacciache anche quel giorno ci ha costretto a passare lun-ghe ore infruttuose immersi nell’acqua fino alleascelle.Abbiamo descritto le migrazioni sottocosta dellelarve di granchio: tale fenomeno non può essere

ignorato dai pe-sci, ma nessunoha mai fatto os-servazioni inproposito, col-legandole poialla pesca conla mosca; ma-gari è uno stu-dio che nonporta da nessu-na parte, ma èpossibile cheapra un nuovoorizzonte daesplorare, fattodi nuove imita-zioni e di nuoveopportuni tà .A r m i a m o c i

dunque della necessaria costanza e iniziamo gliesperimenti!L’attrezzatura da impiegare non presenta particola-ri peculiarità, trattandosi di quella che impieghia-mo regolarmente per la pesca in mare: una cannadi 9 piedi in grado di lanciare una coda 7 o 8. Il fi-nale può essere anche molto lungo, per agevolare ilcontatto con il fondo della nostra imitazione, so-prattutto per chi, come me, non ama pescare concode affondanti. L’azione di pesca deve tendere asimulare il movimento dei granchi; si tratta in pra-tica di un recupero piuttosto lento, alternato a pau-se e colpetti impressi con la vetta della canna perprovocare piccoli saltelli dell’imitazione.

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Fabio Federighi

SAND CRAB• amo: Mustad C47SD oppure Gamakatsu SC15• filo di montaggio: Unicord 12/0• carapace: moquette fustellata• zampe e chele: elastici, o sili legs o ciniglia• occhi: autocostruiti o EP crab eyes• sottocorpo: EP Fiber• appesantimento: dumbell

Ai fini della pesca in Italia, tranne che in rarissime situazioni,l’utilizzo dei granchi è marginale con la nostra tecnica ed è unpeccato non avere situazioni stile Caraibi o Tropici per utilizza-re più spesso e con successo queste tipologie di imitazioni.

GREEN CRAB• amo: Mustad C47SD oppure Gamakatsu SC15• filo di montaggio: UNICORD 12/0• carapace: EP dubbing brush • zampe e chele: elastici, o sili legs o ciniglia o zonker di coniglio• occhi: autocostruiti o EP crab eyes• sottocorpo: EP fiber• appesantimento: dumbell

SOFT CRAB• amo: Mustad C47SD oppure Gamakatsu SC15• filo di montaggio: UNICORD 12/0• carapace: soft hackle• zampe: mylar tubing • occhi: autocostruiti o EP crab eyes• appesantimento: dumbell

REALISTIC CRABQuesti granchi rispecchiano solo il piacere della costruzione,non avendo senso a livello di pesca. Non riporto pertanto ildressing.

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GRANCHIO• amo: n. 4 salt water• piombatura: una clessidra• corpo: lana mohair• zampe: elastici annodati• occhietti: spago + rossa

Imitazione perfetta per pescare nei bassi fondali e nelle flat.Imita i piccoli granchietti di solito di colore grigo/beige, che siriparano tra i coralli.

Ivano Mongatti

GRANCHIO• amo: n. 4 salt water• piombatura: un occhietto• corpo: tube body + due rattle interni• zampe: elastico• chele: due hackles grizzly miele + polipropilene + angel hair

Artificiale di movimento atto alla pesca nei bassi fondali mistidi sabbia e formazioni coralline. Mosso sul fondo riesce ad atti-rare i predatori anche grazie ai due rattle posti all’interno deltube che forma il carapace.

GRANCHIO• amo: n. 2 salt water• piombatura: piattina di piombo sagomata• corpo: inferiore furry foam, superiore, foam• zampe e chele: skirt siliconico• occhietti: perle plastiche da braccialetti

Artificiale molto leggero con il carapace formato da foam nellaparte superiore. Al di sotto si trova una piattina sagomata dipiombo che consente la corretta postura in acqua. Le zampet-te di skirt siliconico provengono da un gonnellino da spinningGary Yamamoto.

GRANCHIO• amo: n. 4 salt water• piombatura: due clessidre• corpo: tube body• zampe: ciniglia olografica• occhietti: spago + cera gialla

Granchietto estremamente piombato con due clessidre unaposta in prossimità della curvatura dell’amo e l’altra vicino al-l’occhiello. Le zampe sono siliconate in maniera da risultarenon troppo “molli” in acqua.

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Federico Renzi

WIGGLING CRAB• amo: Daiichi 515 n. 1-2/0• corpo: foam 2 mm ed epoxy• appesantimento: Dumbell eyes molto grossi• occhi: EP shrimp-crab eyes small• chele: due falcetti in latex molto sottile infilati in un tubettodi silicone• zampe: elastici tondi annodati.

Mosca dal grande movimento. L’unione di foam e dumbell eyesfa assumere un assetto rialzato sul fondo, con i due falcetti ri-volti verso l’alto che vibrano a ogni piccola sollecitazione. Il tu-betto di silicone serve per tenere i falcetti lontano dall’amoper evitare incagli durante il lancio.

FIGHTING CRAB• amo: Daiichi 515 n. 1-2/0• corpo: EP shrimp brush• occhi: EP shrimp-crab eyes small• appesantimento: Dumbell eyesmolto grossi• chele: due pezzetti di rabbit strips; la punta dello strip è divi-sa in due con le dita appena sporcate di colla siliconica.

Mosca rapidissima da costruire, molto leggera e facile da lan-ciare. In acqua il coniglio le conferisce grande mobilità.

GRANCHIO • Stelio Di Manno• amo: da mare• occhi: perline• zampe: ciniglia• chele: fagiano sagomato• carapace: nasro fiori• piombo: clessidra

Artificiale da usare a strisciare il fondo, da recuperare moltolentamente.

GRANCHIO • Stelio Di Manno• amo: da mare• sottocorpo: EP Fibers• occhi: filo bruciato• zampe: elastici• carapace: fagiano argentato siliconato• piombo: clessidra

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sul nostro canale YouTube

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GRANCHIO • Roberto Destro• amo: n. 2 salt water• corpo: polipropilene• chele: fagiano incollato• zampe: ciniglia• carapace: faraona incollata• occhi: filo bruciato

In questo artificiale ho lasciato le zampe molto lunghe per au-mentare il movimento in acqua.

La pagina dei lettori

PPP CRAB - Fabio Lommi• amo: nn. 2-4• corpo: PPP cream/brown• zampe: Sili Legs Olive/Black Flake• chele: bucktail brown• occhi: nylon UV cured• appesantimento: spiral leaden + UV cured

Il PPP Crab è un classico del saltwater, il cui punto di forza risie-de nel corretto assetto durante tutta l’azione di pesca, in qual-siasi condizione, che si lasci posare sul fondo o in una discesacontrollata, grazie alla spirale piatta di piombo posta nella parteinferiore dell’artificiale, in asse con il gambo dell’amo.

GRANCHIO • Levis Dal Vesco• amo: n 6 appesantito• filo di montaggio: nero• carapace: marabou coperto da tessuto grigio• chele: piuma fagiana sagomata• zampe: sei hackle di gallo incollate e annodate

Il montaggio è di traverso per imitare l’andamento del gran-chio; si possono usare ami piu grandi, dei nn. 2 e 4.

CONCORSO DI COSTRUZIONE

L’imitazione del n. 3/2014 sarà: sanguisuga.Spedizione entro il 20 aprile 2014a La Pesca Mosca e Spinning,

via Jacopo Della Quercia 88, 50053 Empoli.Dressing e note di commento

a [email protected]

Regolamento completo suwww.lapescamoscaespinning.it

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La pagina dei lettori

GRANCHIO • Stefano Ticchiati• amo: Eagle Claw 254 n. 1• filo: Ultra thread 140dn tan• carapace: Pelo di cervo sagomato• zampe/chele: Crazy legs• occhi: monofilo bruciato e ricoperto con colla UV• palpi: E.P. Fibers e Kristal flah arancione• zavorra: lead plated eyes

Artificiale che uso anche senza zavorra, facendolo lavorare amezz’acqua con piccoli richiami di coda.

GRANCHIO • Stefano Ticchiati• amo: Eagle Claw 254 n. 1• filo: Ultra thread 140dn oliva• carapace: EP Fibers 3-D mullet• palpi: Kristal flash arancione• chele: zonker di coniglio tinto oliva• occhi: monofilo bruciato e ricoperto con colla UV• zavorra: lead plated eyes

Imitazione che smuove, una volta arrivata sul fondo, unabuona quantità di sabbia, che si rivela molto attraente perpesci grufolatori e non.

AGUGLIA • Stelio Di Manno• amo: Tiemco• testa e corpo: materiale Steve Farrar miscelato

Artificiale da usare in deriva sulle onde, recuperato a piccoli strappi.

GRANCHIO • Stefano Ticchiati• amo: Mustad 34007 n. 2• filo: Ultra thread 140dn bianco• carapace: carpet foam bianco colorato con pantoni• palpi: Kristal flash arancione• chele/zampe: medium ciniglia bianca• occhi: monofilo bruciato e ricoperto con tintura rossa e colla UV• zavorra: filo di piombo arrotolato, incollato e coperto con EZshape sparale body

Granchio piuttosto realistico, che impiego in presenza di acquamolto chiara pescando su fondali sabbiosi.

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CRAB • Loris Zecchinello• amo: Gamakatsu SC 15 n. 2/0• filo: kevlar• occhi: monofilo 0,60 bruciato• chele: coniglio dark brown• body: crab body ftw + pelo scoiattolo• occhi: tungsten dumbell

Imitazione molto pesante, da utilizzare anche nelle flat piùprofonde; Gioca il suo potere attrattivo sulla mobilità dellechele e sul carapace lucido simile a quelli veri. A differenza delbonefish crab, il montaggio è ortogonale al gambo dell’amo. Loconsiglio per le taglie maggiori.

BONEFISH CRAB • Loris Zecchinello• amo: Gamakatsu SC 15 n. 2• filo: kevlar• occhi: monofilo 0,60 bruciato• chele: coniglio light brown• carapace: EP 3d sand• zampe: elastico siliconico tondo• peso: inox bead chain

Ottimo per la pesca di bonefish e permit, testato da amici sia aLos Roques che ai Caraibi, questo artificiale è stato particolar-mente gradito dagli amici pinnuti. Il peso delle bead chain lorende utilizzabile anche nei fondali rocciosi, ma in questo casoè consigliabile uno spezzone di nylon antialga da aggiungeretra occhiello e punta dell’amo per evitare incagli.

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Hotrascorso i primi anni dell’a-dolescenza, come credo moltiamici che condividono questapassione, a pescare cavedani ebarbi con la bolognese. Fin-ché le acque scorrevano lim-pide e veloci, questa pesca mi

divertiva, ma quando, con l’arrivo del caldo, il li-vello delle acque si abbassava, andavo in paranoianel guardare il galleggiante immobile nella massad’acqua ferma. Pensai così di dedicarmi alla pescapiù dinamica dello spinning, che mi permettevaampi spostamenti nei fondovalle appenninici allaricerca dei cavedani. Poi, insieme a mio fratello; in-stancabile compagno di pesca, decisi di rendereancora più dinamica e intraprendente questa tec-nica, salendo di quota alla ricerca della regina deitorrenti, la misteriosa e affascinante trota fario.Abbiamo così affinato la nostra tecnica e moder-nizzato l’attrezzatura: canna più corta e reattiva,

EEoollooGRAZIANO RICCI [ [email protected]]

mulinello più veloce e leggero. Nella scatola degliartificiali una manciata di rotanti e qualche min-now, e via a inseguire il sogno di catturare la mi-steriosa regina.Come ho già avuto modo di scrivere su queste pagi-ne in un articolo di qualche anno fa, con l’aumenta-re dell’esperienza è nata in me la necessità di pesca-re con esche particolari, specifiche per i vari spotche frequentavo, dato che quelle commerciali nonpossedevano per me i requisiti ideali per pescare inciascuno di essi. È nata così, quasi per una sfida conme stesso, la passione di autocostruire esche piùspecifiche, che mi permettessero di pescare meglioe di catturare con maggiore frequenza. Credo infondo che catturare più spesso sia il sogno di ognilanciatore, oltre a quello di lanciare le proprieesche in acque limpide e cristalline, che scorrano inrigogliose vallate. Pescare credendo nell’esca perso-nalizzata che leghiamo alla nostra lenza dà a livellopsicologico una marcia in più mentre si sta risalen-

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do il corso d’acqua preferito. Il modello definitivonasce pensando a un corso d’acqua specifico e dalbozzetto disegnato a matita su un foglio bianco,dal quale prende corpo il prototipo da portare apesca nella sua veste grezza per diversi mesi, in di-verse condizioni meteo e di acqua. Un paio di catture in due uscite di pesca, infatti,non sono significative. Quando poi il grezzo risultamediamente catturante in tutte le condizioni, so-no solito realizzare due o tre pezzi colorati in di-verse livree, da impiegare nelle uscite successive.In queste pagine presento le fasi costruttive di Eo-lo, che deriva, ridimensionato in proporzione, daun jerk da luccio. Il nome, quello del dio dei ventidella mitologia greca, deriva dal fatto che lancian-do l’artificiale nel vento fila via diritto senza scom-porsi, nonostante la sezione laterale di 2,3 cm nellasua parte più alta. Quello che mi sento di dire a chicomincia è di non arrendersi ai primi insuccessi, diproseguire nella sperimentazione e di affinare lapropria tecnica costruttiva creando prima un’esca

che catturi pesci e poi rendendola appagante ai no-stri occhi con colorazioni e finiture.

EoloMolto sensibile al recupero lineare, dato il rappor-to tra larghezza, 1 cm, e altezza massima, 2,3 cm,l’Eolo, mini jerk da 6 cm, produce ampie esse,mentre sulla jerkata ha una marcata azione side toside. Affonda orizzontalmente, circa 10 cm al se-condo, con marcata azione wobbler. Può essere re-cuperato molto lentamente ed è ideale per pescaretrote a galla con un recupero lento e costante op-pure con piccole jerkate intervallate a pause.

1-4. Si comincia disegnando la sagoma e scontor-nandola con la sega a nastro, utilizzando uno spin-gipezzo. Prestate sempre la massima attenzionedurante le varie fasi lavorative, indossando prote-zioni quali guanti, occhiali e mascherina.

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GRAZIANO RICCI • EOLO

10. L’armatura è realizzata a vitoni in acciaio aisi316 diametro 8/10 di millimetro; le masse internesono in lamina di piombo di spessore 1 mm, lungo5 cm e largo 1 cm, ripiegate in due. Vitoni e masseinterne vengono poi stuccati con epossidica bi-componente, che servirà anche a impregnare ilgrezzo. Quando il pezzo è asciutto, si carteggia e sivernicia con spray bianco, che farà da base agli al-tri colori. Per finire e proteggere il pezzo, uso unamano di epossidica bicomponente a uso navale.11. Due pezzi finiti.

5-6. Con la levigatrice a nastro si perfeziona la sa-goma.7. Con la fresatrice si procede alla stondatura deglispigoli sul dorso e sulla pancia, dando in questomodo una corretta simmetria alla sagoma.8. Con il dremel e una moletta di cartavetrata siperfezionano i raccordi delle curve.9. Si tracciano poi gli assi per la fresata di pancia e ifori dell’armatura, con il trapano si fora la linea difresata e con una fresa specifica si perfeziona l’al-loggiamento delle masse interne.

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Finalmente. È stata la prima reazionequando sono stato informato dellanascita di una zona a regime specia-le (no kill, spinning e mosca conamo senza ardiglione) sul fiume La-mone a Marradi, in provincia di Fi-renze. Da diversi anni gli appassio-

nati di pesca alla trota con gli artificiali avevanoipotizzato e proposto una zona riservata a tale tipodi pesca, ma soltanto con l’interesse e l’impegno inquesti ultimi anni da parte dell’Associazione Pe-scatori Marradese, di recente costituzione, il sognosi è realizzato. Va dato quindi il giusto merito atutti i componenti di tale associazione, che si sono

prodigati senza mai desistere, sia dal punto di vistaamministrativo che da quello pratico, per la realiz-zazione di una zona che ci si augura abbia un futu-ro longevo. Una prima apertura (ritardata per mo-tivi burocratici) è avvenuta a inizio estate 2013 enonostante i bassi livelli d’acqua lo scenario incan-tevole ha regalato magnifiche giornate di pesca.Inutile dire che in tale periodo i momenti di mag-giore attività si sono avuti all’alba e in prossimitàdel tramonto. Sabato 1 febbraio è avvenuta invecel’apertura ufficiale della stagione 2014, slittata inpratica per le condizioni meteo proibitive. Appenale acque lo hanno permesso, un bel numero di pe-scatori si è riversato nelle sponde dell’alto Lamone,

ZZRRSS LLaammoonneeGIAN MARIA RANDI [ [email protected]]

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zie alle diverse possibilità di parcheggio, con am-pie piazzole lungo la statale, e alle numerose tabel-le a sfondo giallo che delimitano la zona. Sono pre-senti inoltre lungo la statale delle bacheche illu-strative e dei cartelli a sfondo rosso indicanti il nu-mero della zona. L’associazione Pescatori Marra-dese, e in particolare i soci della sezione pesca, haeffettuato un’immissione di tre quintali di trote fa-rio dalla splendida livrea, che si sono dimostratesubito scaltre e combattive. Per ottenere i permessi è possibile rivolgersi al barBiforco situato all’inizio del tratto, presso gli ufficidella Pro Loco di Marradi e nel negozio Galleriadello Sport all’entrata del paese. Il costo è di 10 eu-ro a persona.

moscaA inizio stagione, con acque ancora fredde, la tec-nica più redditizia è quella della ninfa, con artifi-ciali dalle colorazioni naturali usate sia a vista che

soprattutto moschisti, alcuni deiquali con la nuova tecnica Tenkara.Il Lamone nasce all’altezza del passodella Colla per attraversare poi tuttala omonima valle fino alla cittadinadi Faenza prima di sfociare nell’A-driatico all’altezza di Marina Ro-mea. Il tratto di fiume in questioneha senza dubbio carattere torrenti-zio, con veloci correnti e un alter-narsi di buche più o meno profonde,habitat ideale per la trota fario, pre-sente in buon numero dalla sorgen-te fino all’abitato di Biforco, senzaescludere tuttavia la possibilità dicatturare begli esemplari anche neltratto più a valle. Il nuovo tratto nokill, denominato ZRS Lamone, hauna lunghezza totale di 5 km circa einizia appena usciti dall’abitato diBiforco, in direzione Firenze. Rag-giungere il tratto è molto facile gra-

ZRS Lamone

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con piccoli segnalatori nelle buchepiù profonde. Nel caso di acque vela-te si sono rivelate catturanti ninfecon testine arancioni e corpo con co-lori accesi. Durante le ore più caldedella giornata, con livelli d’acqua re-golari, non è raro scorgere qualcheesemplare in prossimità della super-ficie, che solitamente non disdegnaalcune secche da caccia presentate adovere. Sempre nelle ore più calde,non è raro assistere ad alcune schiu-se di Baetis rhodani o di piccole sto-nefly. Come attrezzatura va benissi-mo il vostro set up da torrente, conuna canna al massimo di 8 piedi (an-che se in alcuni tratti ricchi di vege-tazione sarebbe più idonea una 7’6”)per una coda al massimo del 5. È suf-ficiente affrontare la zona con un

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paio di wader a vita o con i classicicosciali considerando i livelli torren-tizi che incontrerete, ma tenendoconto soprattutto del regolamento,che chiede di limitare il più possibilele entrate in acqua e in particolare levieta dove il livello superi il metro dialtezza.

spinningLa varietà di esche utilizzabili nelcontesto del Lamone è veramenteampia, a partire dagli intramontabilirotanti Mepps e Martin, che hannodato notevoli risultati. Nelle buchepiù profonde ho avuto belle soddisfa-zioni con jerk da 3 o 5 cm ad azionesinking e con alcuni lipless, artificiali

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che permettono notoriamente al-lo spinner di mettere in luce leproprie capacità animandoli se-condo il proprio istinto. Appena ilivelli lo permettono, consigliol’uso delle Hopper della Rebel odi artificiali simili. Ottimi in pre-senza di correnti non troppo fortisono anche i piccoli ondulanti fi-no a 3 g ereditati dalla recentetecnica giapponese dell’AreaTrout. Il regolamento in vigorevieta l’utilizzo delle esche in sili-cone di ogni tipo; può essere unascelta opinabile, ma così è statodeciso. Restano pur sempre nu-merose le esche a disposizione eogni lanciatore sarà in grado distabilire come approcciare la pe-scata tenendo conto delle solitevariabili: situazione meteo, con-dizioni dell’acqua ed eventualeattività dei pesci.

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conclusioniIl nuovo tratto no kill sul Lamone offre si-curamente i presupposti per vivere una bel-la esperienza di pesca immersi in uno sce-nario unico, con pesci diffidenti in grado dimettere alla prova le vostre capacità. Sperovivamente di incontrare durante le mieuscite sempre più giovani che si avvicinanoa queste splendide tecniche e mi auguroche possano conoscere il tremore alle gam-be dato da un inseguimento inaspettato ola scarica di adrenalina di fronte a un rifiutoall’ultimo istante, dimostrando che non ènecessario portare il pescato al bar per esse-re considerati buoni pescatori. Rispettandol’etica, faranno sì che tutti possano condivi-dere in futuro i nostri ambienti, i nostri fiu-mi magari pieni trote. Massimo rispetto perl’ambiente, dunque, e per i pesci catturati,da liberare immediatamente seguendo tut-te le attenzioni del catch and release.

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Art. 1. Esercizio dell’attivitàNella ZRS Lamone Marradi l’attività di pesca puòessere esercitata esclusivamente dai pescatori mu-niti di licenza ed in possesso di un apposito tesseri-no rilasciato dai soggetti affidatari della gestione,che dovrà essere esibito al personale di vigilanzaunitamente alla licenza di pesca stessa e ad un do-cumento di identità. L’acquisizione del tesserinodetermina l’accettazione del presente Disciplinareda parte del pescatore. Insieme al tesserino di cuiai precedenti commi, al fine di monitorare l’attivitàche viene svolta nella Zona, viene rilasciata unascheda nella quale dovrà essere annotato il numerodelle catture effettuate nella Z.R.S., suddiviso perspecie e taglie.Alla fine della giornata di pesca la scheda dovrà es-sere restituita, compilata in ogni sua parte, deposi-tandola negli appositi contenitori.

Art. 2. Limitazioni all’accessoIn ragione delle specifiche caratteristiche tecnichedella Zona, il numero massimo di frequentatori am-messo per ciascuna giornata all’interno della ZRSLamone Marradi è previsto in n. 50 pescatori. Lapriorità all’accesso segue l’ordine orario di arrivo.

Art. 3. Luoghi e mezzi consentitiIl tratto della ZRS Lamone Marradi è individuatodalla cartografia allegata al presente disciplinare.La pesca è consentita mediante l’uso della moscaartificiale galleggiante o sommersa lanciata con lacoda di topo e munita di amo privo di ardiglione ocon ardiglione schiacciato, con il limite massimo didue artificiali per montatura; è altresì consentita lapesca con l’uso di esche artificiali munite di amosingolo privo di ardiglione o con ardiglione schiac-ciato mediante la tecnica dello spinning.

Art. 4. CattureÈ fatto divieto di trattenere il pescato. Il pescatoreha l’obbligo di reimmettere in acqua il pesce imme-diatamente dopo la cattura. La slamatura deve av-venire con mano bagnata.

Art. 5. Tempi e periodi di pescaLa pesca è consentita annualmente dal 1 febbraioall’ultima domenica di ottobre compresi; in tale pe-riodo la pesca è consentita nell’arco di tempo cheva da un’ora prima della levata del sole a un’ora do-

po il tramonto, ai sensi dell’art. 5 D.P.G.R. 54/R del22/08/2005.Lo svolgimento di raduni e gare di pesca sarà se-gnalato da appositi cartelli, che neindicheranno data e durata, da porsi a delimitare iltratto interessato almeno 24 ore prima dello svol-gimento degli stessi.La pesca non è consentita nei giorni di lunedì e ve-nerdì. Il soggetto gestore potrà derogare tale divie-to per raduni o gare di pesca.

Art. 6. Divietia) È fatto divieto di utilizzare esche diverse daquelle indicate dall’art. 3.b) utilizzare o detenere esche siliconiche;c) utilizzare o detenere uova di pesci, larve di mo-sca, o loro imitazioni;d) utilizzare nell’impiego di esche artificiali ami dimisura superiore al n. 8 e comunque di dimensionesuperiore a mm 8 di distanza tra punta e gambo;e) la pasturazione;f) portare al seguito durante l’esercizio di pesca pe-sci catturati in altro luogo;g) inoltrarsi a piedi nell’acqua, in esercizio di pesca,dove la profondità superi metri 1,00.h) Sono fatti salvi tutti gli altri divieti previsti dal-l’art. 7 del D.P.G.R. n. 54/r del 22/08/2005.

Art. 7. SanzioniLe violazioni al presente regolamento sono sanzio-nate ai sensi dell’art.10 del ‘Regolamento Generaledi pesca nelle Zone a Regolamento Specifico dellaProvincia di Firenze’, approvato con Delibera delConsiglio Provinciale n. 81 del 22/05/2006.

Recapiti per permessiBar Biforco di Bambi Maria Teresa,p.zza Dei Mariscotti 2, Marradi, tel. 055/8045199Galleria dello Sport, Pl. Bianchi Celestino 5,Marradi, tel. 055/8045831Pro Loco, Via Castelnaudary 5, Marradi,tel. 055/8045170

Info e prenotazioniSilvano Ciottoli, 338/2875522Marco Catani, 393/1526839Polizia Municipale Marradi, 055/8045271C.F.S. Stazione di Marradi, 055/8044151

REGOLAMENTO - DISCIPLINARE PER LA PESCA

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show room

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• portamulinello anodizzato saltwater;• portacanna /mulinello Ballistic Sage.Per ulteriori informazioni: Garue, via del Torchio 14, Mi-lano, tel. 02/86453590, www.garue.it, [email protected].

una nuova serie di canne Raptureper lo spinning leggero

SIGNAL ‘THE SIXTH SENSE’

Che la pesca light e ultra light stia vivendo un periodod’oro è sotto gli occhi di tutti, tanto che molte aziendesi stanno impegnando per immettere sul mercato canneadatte allo scopo. Rapture, marchio dedicato allo spin-ning sia in acque dolci che in mare e distribuito da Tra-bucco, ha da anni un discreto assortimento di attrezzidedicati al light game ma recentemente, anche grazieall’esperienza maturata negli anni, ha prodotto diverseserie di canne decisamente interessanti per gli appas-sionati dello spinning leggero o ultraleggero. Nello spe-cifico vogliamo mettere sotto i riflettori la nuovissimaserie Signal ‘The Sixth Sense’, ovvero il sesto senso. Giàil nome ci indirizza a capire con quale tipo di approccioabbiamo a che fare: non solo pesca leggera, ma soprat-tutto pesca ‘sensibile’, improntata cioè alla percezionedelle vibrazioni che l’esca produce in acqua e alla perce-zione dell’attacco che queste vibrazioni scatenano.

costruite per la caccia ai pesci carnivori

SAGE PIKE E MUSKIE

Negli ultimi anni i pescatori a mosca di luccio, luciopercae muskie sono notevolmente aumentati, specie in moltipaesi europei, in Scandinavia e nelle isole. Basata sullaconosciuta famiglia della 7’11” Bass II, Sage introduceuna nuova serie specifica dedicata proprio alla catturadi questi pesci. Veloci e potenti come le Bass II, le nuo-ve canne sono lunghe però 9 piedi, per controllare me-glio le esche pesanti e voluminose da pike. Sono dispo-nibili due modelli: Pike, 9’ #10, e Muskie, 9’ #11. Il prez-zo è di 499 euro. Queste le caratteristiche:• azione veloce;• costruzione in Graphite G5;• vendute con coda Rio Pike/Muskie WF floating;• passanti over size e puntale heavy;

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Il fusto in due sezioni è stato realizzato in carbonio altomodulo CX-1 Micro Pitched, prodotto dalla giapponeseToray: una garanzia di qualità assoluta. Più precisamen-te il termine Micro Pitched identifica il passo con il qua-le il carbonio è stato avvolto sul mandrino, in modo daavvicinare il più possibile le fibre di carbonio per ottene-re un materiale ultracompatto, che quindi trasmette levibrazioni in modo davvero immediato e telegrafico.Questo tipo di lavorazione si può facilmente riscontraresemplicemente passando i polpastrelli sul fusto dellacanna, che risulta un po’ irregolare, tra l’altro contri-buendo ad evitare che il filo vi si attacchi in condizionidi pioggia. L’anellatura è stata realizzata con anelli KLHsuperleggeri, per non rovinare la splendida azione dellacanna, con pietra in SiC, assolutamente indispensabilequando si utilizzano dei trecciati a sezione finissima.

Questa gamma di cinque canne, oltre al nome ‘SixthSense’ ha anche un cognome, ‘Perch Pro’, per indicarechiaramente che se la pesca leggera è il suo campo dibattaglia, il persico reale è il suo avversario preferito.Tutti i modelli si contraddistinguono per un’azione Me-dium Fast, che consente di lanciare con grande facilitàesche da 1 g in su a distanze veramente utili per la pe-sca e di ferrare con precisione e prontezza non appenasi avverte l’abboccata. Due sono le canne propriamenteUL, una 6’4” e una 7’, con potenza 1-7 g; seguono unacanna L 7’6” con potenza 2-8, g che può trovare impie-go in corpi d’acqua più ampi, una ML di 8’ e potenza 2-15 g e una M sempre di 8’ con potenza 3-17 g.

La particolare conformazione della cima le rende moltoaffidabili e precise nella pesca con esche siliconiche incombinazione con testine e microtestine o per il dropshot, mentre il fusto ha la giusta caratteristica che con-sente di operare anche con esche metalliche quali cuc-chiaini e microjig. La gamma molto ampia consente ditrovare a ciascuno la giusta canna per i corsi d’acquafrequentati. Che siano rogge o fiumi di media portata,laghetti o lanche, non si può non trovare la Rapture Si-gnal che fa al caso nostro. Il prezzo, più o meno a caval-lo dei 100 euro al pubblico, è senz’altro azzeccato vistoil periodo di crisi. Per ulteriori informazioni: Trabucco Fi-shing Diffusion, 0521/618000, www.rapturelures.com,[email protected].

canna telescopica 7’ #2-3

POZZOLINI MT210 MINITREK

La Pozzolini Fly Fishing di Castenedolo, leader nellaproduzione di canne corte destinate all’impiego di codeleggere, aggiunge alla serie ICT3, destinata agli appas-sionati delle code veloci, il nuovo modello MT210 Mini-trek. Si tratta di una canna telescopica di 7’ per coda 2-3 destinata ai pescatori amanti del trekking e della pe-

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sca in torrenti e rii di montagna o comunque per tuttele situazioni nelle quali è necessario un attrezzo dalminimo ingombro (67 cm in questo caso), in grado diessere inserito in uno zaino e ideale per potersi distri-care in zone impervie o ricche di vegetazione.Rapida ma molto sensibile, si caratterizza per le sue ec-cellenti doti di precisione e piacevolezza, che la fannoapprezzare non solo per la praticità ma anche per le no-tevoli performance. Rifiniture di alto livello con sugherosuper quality, portamulinello con inserto in radica eanelli Tich monopiede con coating titanio e tubo. Prezzo230 euro. Per ulteriori informazioni: Pozzolini Fly Fi-shing by A. Pozzolini, Via Trento 2a, 25014 Castenedo-lo, tel./fax 030/2131002, mobile 334/6317910,www.pozzolinifly.com, [email protected].

per il bass fishing

TAILWALK GEKIHA KR

Blue Springs e Tailwalk sono liete di presentare, in an-teprima per il mercato italiano, le nuove Gekiha KR. Sitratta di una serie di canne disegnata appositamenteper il bass fishing e per tutte le tecniche di pesca chehanno necessità di ricorrere a canne leggere, sensibili eben bilanciate.

show room

Le Gekiha KR sono un concentrato di tecnologia, esteti-ca e potenza: il carbonio usato è di altissima qualità(97% carbonio 35t ) e permette al grezzo di essere mol-to leggero ma allo stesso tempo di trasmettere unasensibilità importante, un ottimo bilanciamento e unaprecisione nel lancio fuori dal comune. Inoltre, dal porta-mulinello (Fuji ACS e VSS E) a circa metà della lunghez-za della canna, è stato posto un rivestimento a X di ul-teriore carbonio per rendere le canne più rapide e dedi-cate anche a tecniche di pesca più gravose, come flip-ping e frog fishing. Il manico è in sughero di altissimaqualità.Veniamo ora al sistema di anellatura. Tailwalk si affidaa Fuji, azienda leader nel settore, per montare le nuoveGekiha con il sistema innovativo e molto apprezzatochiamato KR. Questo sistema di anellatura, lo ricordia-mo, permette di ridurre al massimo la torsione del mo-nofilo durante il lancio, ampliando così la capacità di lan-cio ed evitando le fastidiose parrucche. I primi anelli didimensioni più grandi incanalano il filo in quelli più pic-coli, permettendo un’uscita fluida e costante del filo.In pesca le Gekiha risultano molto piacevoli sia per te-cniche finesse come wacky rig e drop shot, sia per te-cniche più aggressive come pitching, flipping, frog fi-shing e swimbait. Il rivestimento in carbonio permetteuna grande rapidità alla canna, decisamente inusualeper i comuni marchi giapponesi che di solito preferisco-no azioni più Light. Gli anelli, più piccoli e leggeri del co-mune, danno alla canna una leggerezza e bilanciaturaperfetti.Disponibile in diversi modelli sia da casting che da spin-ning, la Tailwalk Gekiha entra nel mercato come un pro-dotto al top delle performance richieste.Per ulteriori informazioni : Blue Springs, tel .0422/634083, www.bluesprings.it, [email protected].

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in carbonio HM

CANNE CROWN DIABLO

È finalmente disponibile la nuova serie di canne da mo-sca Crown serie Diablo, costruite con uno degli ultimi ri-trovati, l’innovativo tipo di carbonio HM. Realizzate conla collaborazione di un équipe di specialisti per soddi-sfare al meglio le esigenze del mercato italiano, sonodistribuite in esclusiva da Majora. La gamma comprendeotto differenti modelli, dalla più leggera 6’3’’#2-3 allafavolosa e gettonatissima 11’ #4 da ninfa. Per ulterioriinformazioni : Majora Intell igent Fishing, tel .02/95364376, www.majorafishing.com.

show room

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un nuovo mulinello distribuito da Carson

TEBEN VICPHO MATCH

La Carson ha da poco cominciato la distribuzione in Ita-lia del marchio Teben, un’azienda che produce mulinellicaratterizzati da uno straordinario rapporto qua-lità/prezzo. Il VicPho Match è un attrezzo che racchiudeun mix di grafite ad alta tenacità e duralluminio, dandovita a un mulinello dal corpo indeformabile ultraleggeroe allo stesso tempo capace di assorbire tutte le vibra-zioni. Il girante è stato creato più largo dello standard,per consentire di usare una bobina di dimensioni più lar-ghe per lanci più lunghi grazie alla fuoriuscita del mono-filo in spire più ampie. Due i modelli prodotti: il 250(270 g, capacità 0,20/180 m) e 400 (330 g, capacità0,30/130 m), entrambi con 8+1 bobine e rapporto di re-cupero 5,1:1. La bobina è in alluminio di due colori, lamanovella in alluminio CNC, il pomello in EVA Knob,l’extra bobina in grafite. Il modello 250 appare ottimoper la pesca in laghetto ma anche per la ricerca di per-sici, cavedani e aspi in acque a velocità moderata, men-tre il modello maggiore sarà impiegato in correnti piùveloci. Anche esteticamente molto validi, hanno unprezzo consigliato di 45 e 46 euro. Per ulteriori infor-mazioni: Carson, tel. 011/4501668, www.carson.it,[email protected]

controllo totale

MULINELLI SAGE EVOKE

Avrete più potenza nelle vostre mani. Cosa chiedono ipescatori più appassionati a un mulinello da salmoni oda mare? La risposta è per tutti la stessa: più controllo.Poter controllare il pesce con la massima sensibilità con

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il palmo o con i polpastrelli per sentire tutti i movimenti,con una frizione perfetta e potente. Sage ha osservato imulinelli attuali e si è spinta oltre in un design estremo,studiando l’ergonomia del pescatore. L’Evoke è piùaperto e il suo telaio permette più controllo nel palminggrazie alla doppia fessura. Si può fare palming o finge-ring da entrambe le parti del mulinello, ma non basta: gliEvoke hanno la stessa frizione blindata, sigillata in car-bonio delle serie 6000 ultratestata in molti anni, con-trollabile con un anello numerato da 1 a 39. Il telaio haperni in acciaio di irrigidimento che guidano la lenza conprecisione per evitare che si infili tra bobina e telaio.Anche con microbacking o running line fini. Caratteristi-che principali:• large arbor;• corpo ricavato dal pieno con design aperto per il pal-

ming;• ghiera frizione ultra large numerata da 1 a 39;• frizione sigillata in carbonio;• corpo specifico per destri o sinistri;• portamulinello in neoprene;• stealth/Platinum, Bronze/Platinum, Stealth/Blaze.Disponibile in due misure, Evoke 8 e Evoke 10, e inquattro colori. Prezzo da 486 euro. Per ulteriori infor-mazioni : Garue, via del Torchio 14, Milano, tel .02/86453590, www.garue.it, [email protected].

importati da Old Captain

BLACK MINNOW BY FIIISH

I Black Minnow sono artificiali siliconici estremamenteinnovativi, progettati per la pesca in saltwater alla spi-gola (sia da riva che dalla barca), che stanno però spo-polando anche in freshwater grazie all’estrema efficaciain ogni condizione di pesca, dal light street fishing allospinning generico a caccia di trote, persici o lucci. I prin-cipi alla base della progettazione di questi artificiali so-no essenzialmente tre.1. Pescare dove altri artificiali non possono. La partico-lare forma dell’amo wide gap KROG®, sviluppato apposi-tamente per adattarsi alle singole misure dei Black Min-now, dotato di curvatura pronunciata, permette di na-scondersi perfettamente nel profilo dello shad in silico-ne, facilitandone l’impiego anche in fondali particolar-mente impervi, senza rischio di incaglio, equilibrando,allo stesso tempo, l’assetto per una presentazioneestremamente naturale ed efficace.2. Sfruttare un’armatura più efficace grazie al sistemabrevettato PH2S inserito nella testa piombata, che assi-cura la miglior aderenza tra testa piombata e shad, assi-curando allo stesso tempo uno snodo perfetto con l’a-mo nascosto. Risultato, movimento più naturale e mas-sima lungimiranza dell’artificiale.3. Presentare un movimento naturale. Grazie alla spe-ciale composizione siliconica del corpo e alla testinasnodata brevettata, la presentazione di que-st’esca risulta estremamente naturale e cat-turante.I Black Minnow sono disponibili in sei di-verse taglie (6, 9, 12, 14, 16, 20 cm)abbinati a teste piombate di diversafattura, che variano dai 3 ai 190 g.Da poche settimane infatti, la ca-sa madre Fiiish ha lanciato sulmercato vari nuovi modelli dijig head (in particolare laShallow e la Deep) che af-fiancate alle tradizionaliinshore e offshore am-pliano notevolmentele possibilità di per-sonalizzazione deiBlack Minnow.Inoltre, nell’otti-

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ca del sempre più efficace impiego di questi siliconicianche in freshwater, alle nuove jig head sono state af-fiancate varie nuove colorazioni di shad, tra qui alcunitoni fluorescenti. I Black Minnow by Fiiish sono distri-buiti in esclusiva per l’Italia dalla Old Captain srl. Per ul-teriori informazioni: Old Captain srl, via Varese 47,21052 Busto Arsizio (VA), tel. 0331/382420, fax0331/381063, www.oldcaptain.it, [email protected],www.fiiish.fr. Clicca qui per vedere video e tutorial sulcanale You Tube FIIISH.

show room

Micro Pond Magic, Pad Crasher, Pad Crasher Junior

ARTIFICIALI BOOYAH

Majora Intelligent Fishing distribuisce vari importantimarchi di artificiali, fra i quali i più noti e apprezzati, edei quali più volte si è parlato su queste pagine, sonoYum e Delalande. Un’altra azienda importata che sfornaottimi prodotti è Booyah. Il primo artificiale che presen-tiamo è il Micro Pond Magic, uno spinnerbait di dimen-sioni contenute e dal richiamo irresistibile, particolar-mente adatto per l’utilizzo nei grandi laghi, nei fiumi eanche nei piccoli corsi d’acqua. La struttura del filo inox,gli occhi tridimensionali, la coda di ben 40 filamenti insilicone, la Colorado blade montata su girella con cusci-netto gli conferiscono una perfetta mobilità con parti-colari vibrazioni e un ottimo spostamento d’acqua. Pesa1/8 oz. ed è disponibile in sei differenti colorazioni.Perfettamente bilanciati per sobbalzare rumorosamen-te sulla superficie anche tra foglie e erbai, il Pad Cra-sher e il Pad Crasher Junior hanno un corpo da ranocchiomorbido e vuoto perfettamente antincaglio che nascon-de una solida struttura con doppio amo a prova dei piùpoderosi bass strike. È disponibile nella versione da 1/2e da 1/4 oz. in sei differenti colorazioni.Per ulteriori informazioni: Majora Intelligent Fishing, tel.02/95364376, www.majorafishing.com.

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numerose le novità per la prima metà dell’anno

MOLIX 2014

Molte delle novità della Molix sono state presentate al-la Fiera di Vicenza e poco a poco raggiungeranno i ne-gozi cominciando il loro ciclo vitale. Tra le varie esche inarrivo ve ne sono diverse di gomma morbida che sicura-mente faranno parlare di sé: alcune novità assolute, al-tre già conosciute, ma in nuove misure.

Tra le prime troviamo l’S-Stick Sneaky Stick da 4,5”, unsoft stickbait fabbricato negli Stati Uniti, sicuramenteuna novità per la casa di Molinella. Anche se quella deglistick è una categoria dalle forme relativamente semplici,con un lavoro sistematico su design e idrodinamica Mo-lix ha creato un’esca che, secondo il verso con cui è in-nescata, ottiene un’azione molto catturante in discesa(side to side action) o in jerkata, con una coda che rima-ne sempre e comunque viva e vibrante. La S-Stick per-mette un’infinità di applicazioni come drop shot, texas,neko, wacky oppure shaky con una testina dedicata.

Altra novità interessante è la SWD Swimming Dragon-fly, imitazione di larva di libellula galleggiante. Le alettelaterali del corpo hanno una grande mobilità e scatena-no l’aggressività dei predatori. Tra l’altro, la SWD è inrealtà due esche in una: si può infatti tagliare la partesuperiore del corpo e usarla come insetto, mentre la po-steriore è un ottimo trailer per i jig. Sarà disponibile siain 3,5” che in 5”.

Si è già vista in azione la RA Shad da6”, un siliconico di grande taglia per

lucci e predatori marini. Per l’oc-casione la One More Than the De-

vil, marca della Protackles specia-lizzata nella fabbricazione di ami e

testine piombate in tungsteno, hacreato la misura 7/0 dell’amo OMTD OH1500 T-Swim-bait e un 7/0 dell’amo OH1900 Classic Wide Gap.

Presto disponibile anche l’SV Craw Magnum da 3,5”, unanimaletto destinato alla caccia dei big. Anche il model-lo XL si contraddistingue per l’alta penetrazione e le vi-brazioni in discesa e in recupero. Si può montare texas,con jig head, neko o come trailer di grossi jig.

Nuovo nato anche in casa Virago, una delle gomme piùrealiste e tecnologicamente avanzate della Molix, cheannovera adesso anche un modello da 3”, che mantienesempre la camera d’aria nel ventre e la coda uguale aimodelli da 2” e 4”.Ben due misure nuoveper i l Sator Worm,un’esca in silicone chesi è costruita una famairrefutabile tra i bas-smen grazie all’accura-tezza dei dettagli e l’i-nimitabile mobilità delcorpo. Entrambe le mi-sure, 5” e 5,8”, conser-vano la sfera con camera d’aria in coda, che garantiscel’azione dell’artificiale anche quando rimane posato sulfondo.Per ulteriori informazioni: Pro Tackles, tel. 051/887919,www.molixfishing.com.

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presto importati in Italiai famosi artificiali giapponesi

NORTH CRAFT

Da maggio saranno disponibili in Italia, in anteprima eu-ropea, le esche della North Craft, un brand relativamen-te giovane ma che vanta grande fama in Giappone, do-ve è stato sviluppato. Si tratta di un marchio nato dallosviluppo artigianale di Hironori Kitade, pescatore e desi-gner che come molti iniziò a costruire esche per pescarein determinate condizioni i pesci più rappresentatividella zona, in primis la suzuki, lontana parente della no-stra spigola. La ricerca di caratteristiche particolari sinota nei modelli che hanno reso celebre il marchio, co-me ad esempio l’Air Ogre, che è divenuto in breve tem-po così popolare da raggiungere cifre record nelle ven-dite porta a porta per il fatto di essere un’esca micidialequando usata in corrente. La cosiddetta ‘vinal action’, èun’azione multivariata generata dalla velocità di recu-pero dell’esca o dalla variazione della velocità di corren-te. Di fatto ogni volta che l’esca incontra un cambio dicorrente (tagli, foci, corrente negativa dell’onda ecc.),cambia repentinamente direzione con un movimentomolto sinuoso. L’azione può essere ottenuta anche ‘arti-ficialmente’ imprimendo un’accelerazione improvvisa alrecupero all’artificiale. Quello che di fatto rende que-st’azione vincente è che il cambio di azione avviene incondizioni e spot dove gli stessi predatori stazionanoper poter insidiare le prede in difficoltà.Altre caratteristiche importanti dei North Craft sono lostile e la livrea, che richiama la tradizione giapponese eche consiste in una particolare tecnologia applicata allaverniciatura delle esche, conferendo loro un aspetto diprofondità tridimensionale e rendendole estremamentesimili a prede naturali (Live paint, Kinuri).L’azione di un’esca, specie quando si tratta di unsinking, è importante anche nella fase di caduta (vedi ilconcetto countdown di Rapala). North Craft ha lavoratosu diverse esche (anche qui, Ogre è un esempio eccel-

lente), per imprimere un’azione simile, imitando in cadu-ta un pesce che affonda lentamente con un movimentodi caduta orizzontale e un rolling lento side-by-side.Questo tipo di azione è in alcune circostanze un vero eproprio richiamo, che può essere sfruttato sia in acqueferme sia in zone di corrente. Molti stickbait sono poiprovvisti di una offset-roll action, ovvero di un’azione dirolling attraverso il posizionamento dell’asse di rotazio-ne dell’esca al di fuori dell’esca stessa.I modelli che verranno inizialmente importati in Italiasono quelli che sono stati ampiamente testati (anchedal sottoscritto) nelle nostre acque per oltre un anno eche hanno dato risultati estremamente interessanti condiverse specie, dalle spigole alle lampughe e ai pelagici.Air Ogre. È stata definita da molti specialisti una ‘non-category lure’ per la sua plasticità e per l’unicità di azio-ne. Si presenta come un lipless la cui convessità dorsaledi fatto funge da deriva. Trova il suo utilizzo perfettonelle condizioni di corrente, dove esprime tutte le po-tenzialità della vinal action, la citata possibilità di cam-biare direzione e movimento quando incontra una cor-rente diversa o viene accelerato il suo recupero con l’a-zione del mulinello. L’Ogre è uno slow sinking che pre-senta un tipico movimento di affondamento orizzontaleche è di per sé adescante e consente di usare l’esca sufondali sia bassi che più pronunciati.

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Adration. Ecco un darter dalle caratteristiche moltoparticolari. La concavità del muso gli conferisce un nuo-to ampio e grandi doti di stabilità anche nelle correntipiù impetuose. Le sbandate causate dalle jerkate sonoevidenti, da vero e proprio jerkbait. A differenza di altreesche simili, riesce a raggiungere profondità tali da son-dare sia i gradini sabbiosi delle foci che i salti di fondoin scogliera. Il profilo con paletta integrata e l’elevatorapporto peso-lunghezza donano all’Adration grandi do-ti di lancio. È perfetto per insidiare tutti i predatori delMediterraneo, nelle condizioni più disparate.

BMC. È l’esca più semplice e plastica da usare della gam-ma di North Craft selezionata per il Mediterraneo. Si trat-ta di uno swimming pencil che ha un nuoto subsurfacequando recuperato lento o moderatamente veloce, pro-ducendo una classica andatura a ‘Z’, tipica dei wtd, masotto la superficie dell’acqua. Il BMC ha la particolarità dirimanere in asse orizzontale quando fermato (non a testain su o in giù come altre esche) e di raggiungere la super-ficie in maniera lenta. Questo particolare lo rende davve-ro adescante sugli stop and go. L’esca può essere jerkatacome un wtd o recuperata in maniera lineare, così comepuò essere recuperata a tip alto e a grande velocità, imi-tando un pesce in fuga in superficie con un’azione skip-ping molto interessante per predatori di superficie veloci.Gunduce. È il classico stickbait galleggiante Japan styleper predatori importanti. Dotato di una solidissima ar-matura passante chiusa, è stato studiato per la pescaoffshore del tonno rosso e delle grandi ricciole. La misu-ra da 130 mm è ottima per insidiare lecce, serra, barra-cuda e altri pelagici a grande distanza anche nello spin-ning da riva. Oltre al lancio lunghissimo, offre un’azionedi nuoto combinata tra movimenti di superficie e nuotoin immersione sotto il pelo dell’acqua. Tre i modi princi-pali per utilizzarlo: come un vero e proprio wtd nella pe-sca a galla, con twitch brevi per un movimento scattan-te sotto la superficie, con jerkate lunghe per ottenere laclassica azione di nuoto ‘dart’ tipica per questa catego-ria di esche. Clicca qui per vedere il video su YouTube.Le esche North Craft verranno distribuite presso tuttigli spinning point di Shimano Italy Fishing. Per ulterioriinformazioni: Shimano Italy Fishing, tel. 0331/742 711,www.shimano.com, www.shimanofishnetwork.it. (Anto-nio Varcasia)

qualità artigianale

JACK FIN

Jack Fin è un nuovo marchio italiano che si affaccia sulpanorama delle esche artificiali, in un momento in cuil’interesse per la pesca a spinning si sta sviluppando inmodo sempre maggiore e con esigenze specifiche. Pro-prio per questo gli artificiali Jack Fin, essendo progetta-ti, studiati, prodotti interamente a mano si pongono co-me obiettivo la risposta alle richieste dei pescatori piùraffinati. Ogni pezzo che esce da questa azienda vieneinfatti testato e controllato con la meticolosità e l’accu-ratezza tipiche del ‘made in Italy’, tanto ricercato all’e-stero: prerogativa del marchio Jack Fin è proprio quelladi offrire e mantenere la massima qualità in tutte le fasidi produzione.Presentiamo qui l’Argo 75, una stickbait floating alta-mente performante che già in fase di test ha dato otti-mi risultati su grossi serra e grandi lecce amia e che vie-ne ora prodotta anche con livree appositamente studia-te per la pesca al tonno e ai grandi predatori tropicali.L’azione della stick è veramente versatile ed evidenziauna grande facilità d’uso anche in situazioni estreme, diforti correnti e mare formato. L’alta resistenza della fi-nitura garantisce una lunga durata nel tempo delle li-vree. Restando in tema di livree, Jack Fin non pone al-cun limite alla fantasia e alle esigenze degli spinner,che potranno richiedere customizzazioni specifiche perle proprie esigenze. Per il momento, è disponibile nella

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versione floating da 18 cm con il peso di 75 g. Per mag-giori informazioni, action videos e novità, si rimanda alsito web ufficiale www.jackfin.it e alla pagina FacebookJack Fin - official. Clicca qui per vedere il filmato sull’Ar-go 75 sul canale YouTube.

un rotante innovativo da Black Flagg

BACKDROP SPIN TREBLE HOOKS& SINGLE HOOK

Il nuovo BackDrop Spin Black Flagg (ironz&wirez) x Ilbaè all’apparenza un rotante classico ma custodisce un se-greto che lo rende diverso da molti cucchiai presenti nelmercato e che può essere percepito solamente duranteil suo utilizzo in fase di recupero. La caratteristica cheappare subito evidente, invece, è la paletta a goccia ro-vesciata, da cui il nome BackDrop Spin, che nonostantesia montata su un cavalierino sviluppa un’azione deltutto simile a quella di una paletta fissa: una peculiaritàche rappresenta l’anello di congiunzione delle due stori-

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che scuole di pensiero che da sempre hanno diviso ilmondo dei cucchiaini rotanti. Il corpo cilindrico non hanessuna incisione e si presenta sovradimensionato nelpeso rispetto agli altri rotanti di pari misura, aspettoche consente una perfetta tenuta in corrente, suo im-piego ideale, lanci lunghissimi e un’ottima azione in ac-que ferme.Il Backdrop Spin ‘Classic Alloyz’ è munito di ancoretteVanfook DT45 SB ad alto coefficiente di penetrazione ealta qualità, consentendo un sicuro utilizzo anche incampo agonistico. A seguito del grande successo otte-nuto con la versione munita di ancorette, Black FlaggLaboratories ha pensato di offrire ai propri clienti anchela versione munita di amo singolo e per incrementareulteriormente la qualità del prodotto non poteva cheproporre un amo made in Japan di qualità estrema: perquesto la scelta è ricaduta sul Vanfook SP41 MB Ex-pert hook for trout, con microardiglione per l’impiego inacque dove non è consentito pescare con ancoretta.La finitura del BackDrop Spin Classic Alloyz evidenzia erafforza il concetto di estetica funzionale tipicamenteitaliana e di Black Flagg grazie ai colori che sono voluta-mente solo metallici opachi per una presentazione deci-samente più naturale.Per ulteriori informazioni: T2 distribution srl, tel.0532/800555, [email protected].

nuovo sistema di assistenza e garanzia

PURE FISHING

Pure Fishing, leader mondiale della pesca sportiva, è incontinuo cambiamento, per cercare di rispondere sem-pre più tempestivamente alle tendenze e alle necessitàdel mercato. Dopo le acquisizioni di Hardy, Greys & Chub

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del 2013, Pure Fishing si è mossa per rivoluzionare ilservizio di assistenza e garanzia a livello europeo. Nellasede centrale di Marignier, in Francia, è stato allestitaun’apposita sezione dotata di tutta la ricambistica dicanne e mulinelli Mitchell, Abu Garcia, Berkley, Penn,JRC, Shakespeare e per l’appunto Hardy, Greys & Chub,dove il personale specializzato saprà intervenire suiprodotti da riparare o valutare eventuali sostituzioni intempi record. Pure Fishing calcola che tra la comunica-zione di prodotto bisognoso di assistenza inviata dalsuo rivenditore e la riconsegna del prodotto sostituti-vo/riparato passeranno, nella maggior parte dei casi,tempi compresi tra i 7 e i 25 giorni.L’allestimento della nuova area ha inoltre consentito dielaborare un catalogo ricambi dei mulinelli: ogni singoloparticolare del mulinello subirà una codifica SAP graziealla quale sarà possibile ordinare come un semplice pro-dotto bobine di ricambio, archetti e qualsiasi componen-te. Grazie a questo importante investimento Pure Fi-shing si propone di migliorare la qualità del suo serviziopost-vendita per ottenere sempre maggiori riscontrinella distribuzione dei più famosi marchi del mondo.Per maggiori informazioni, potete visitare il sitowww.it.purefishing.com.

per l’uso immediato di molti accessori

BOTTON SERVICE MINI

Questo praticissimo accessorio è realizzato in materialeplastico ad alta resistenza. Si tratta in pratica di un pic-colo cilindro (diametro 9 mm per 25 mm di lunghezza)

composto da due parti di diverso colore, unite fra loroda una microcalamita di grande potenza. Il piccolo bot-ton service, attaccato al gilet o a una collana, permettedi appendere tutti gli accessori di utilità corrente e cherichiedono un libero utilizzo senza vincoli durante l’e-sercizio della pesca, come slamatore, pinzette, stendifi-nali, puliscicoda e altro. Per utilizzare il singolo accesso-rio basta esercitare una decisa trazione per staccarlo;per rimetterlo al suo posto è sufficiente avvicinare allametà rimasta nella sede l’altra parte connessa allo stru-mento: l’attrazione magnetica farà il resto.Per ulteriori informazioni: Stonfo, tel. 055/8739615,www.stonfo.com, [email protected]. Clicca qui per ac-cedere al canale YouTube.

dalla collaborazione fra Black Flagg e Real Winner

RW MINNOW

Black Flagg + Real Winner: la nuova sfida! Avevamo unsogno e l’abbiamo realizzato. Unire i nostri ideali, il sen-so della nostra mission con l’abilità costruttiva rappre-sentata dal ‘fatto in Italia’. Un progetto importante chesi compie rivendicando con orgoglio le capacità creativee le tecniche costruttive di una grande realtà come RealWinner in simbiosi con le intuizioni e l’impegno senza fi-ne di Black Flagg. Uniti sotto la stessa bandiera con unasola ambizione: yes, we can make it made in Italy!Real Winner è famosa in tutta Italia grazie all’efficaciadelle sue esche, alcune delle qualie non hanno ancorarivali in specifiche condizioni e per questo rappresenta-no un ‘must have’ tra i minnow da almeno venti anni aquesta parte. Black Flagg esprime la fedeltà alla propriaidentity ‘Raw Fishing Attitude’ in ogni sua creazione.Con questo valore ha conquistato schiere di angler che

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si riconoscono e apprezzano la coerenza insita in ogniprodotto. Entrambe le aziende condividono una visionecomune, orgogliosamente controcorrente, che compren-de la volontà di produrre in Italia attribuendo ai prodottiun valore aggiunto che riunisce artigianalità, controllodi qualità ed esperienza specifica sul campo. Sulla basedi queste caratteristiche nascono i BF RW Minnow,creati appositamente sullo stile Black Flagg per trasfor-mare questi ‘classici’ posizionandoli a un livello superio-re con uno spirito race.Black Flagg ha lavorato per definire una propria versio-ne dei Real Winner minnow installando occhi monocro-matici tridimensionali, ancorette maggiorate made in Ja-pan (Vanfook DT55) e introducendo un’esclusiva cartel-la colori studiata sulle conoscenze di esperti agonisti.Per ulteriori informazioni: T2 distribution srl, tel.0532/800555, [email protected].

l’era dei droni è arrivata anche nella pesca

DJI PHANTOM 2

Lo sviluppo della tecnologia sta rendendo sempre piùabbordabili prodotti che fino ad alcuni anni fa erano de-stinati solo a un’élite. Dalle reflex digitali alle action-cam, ai cellullari con GPS e con fotocamere impressio-nanti, abbiamo assistito a una progressione alla quale ilmondo della pesca non è certo rimasto estraneo. L’ulti-ma onda tecnologica è quella dei droni, ovvero di appa-recchiature, più o meno sofisticate, in grado di volare edi catturare immagini e video. Vengono anche chiamatiUAV (Unmanned aerial vehicle), perché sono controllatiin remoto e non necessitano quindi di un pilota. Nati perscopi governativi e militari, i droni sono sempre esistitiper gli appassionati di modellismo e per i pochi che ci la-voravano, soprattutto perché fino a qualche anno fa

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c’era un grosso gap fra modelli giocattolo (numerosissi-mi) e apparecchi professionali, dove in genere per menodi 5000-6000 euro non si riusciva a trovare niente divalido. Come è accaduto per la Gopro, la svolta è avve-nuta quando un’azienda ha voluto investire in un pro-dotto che fosse di qualità ma accessibile, non proprio atutti ma sicuramente a una vasta fetta di consumatori.La DJI Innovations è probabilmente in questo momentoil leader di questo settore, dove ha lanciato i suoi droni,che sono quad, esa o eptacotteri, e che sono stati pen-sati per gimbal (uno stabilizzatore intelligente, unosteadycam attivo che permette di svincolare la GoProdal corpo del drone e quindi di mantenere sempre lamacchina livellata con l’orizzonte) capaci di portare leactioncam ma anche reflex e ottiche di vari chili.Ormai da alcuni mesi, di fatto da quando abbiamo inizia-to a girare la seconda serie di Reality Fishing che andràin onda su «Caccia & Pesca» di Sky dopo l’estate, abbia-mo deciso di arruolare due di queste diavolerie per as-secondare le vene creative mie e degli altri editor dellacrew. Il Phantom 2 è diventato un nostro nuovo compa-gno di pesca e oltre a regalarci delle immagini davverospettacolari e modi di concepire i video totalmente nuo-vi, aprendoci nuovi orizzonti, ci ha anche consentito difare da ‘cavie’ per testare nei nostri ambienti questemacchine.DJI Phantom 2 è un multirotore pronto al volo che per-mette di alloggiare una GoPro sotto di esso. È un dronesemplice da usare grazie al sistema di autopilota GPSNaza-MV2 della DJI ed è già assemblato. Arriva a casa inuno scatolone e basta avvitare quattro viti e i dadi delleeliche perché sia pronto a volare. Per i più pigri, ne esi-ste anche una versione (Vision) che arriva con una vi-

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deocamera HD da 14 MegaPixel già montata e facil-mente governabile anche tramite cellulare dotato diapp per Apple iOS o Android. La modalità di volo assisti-ta del Naza rende semplice il volo e quindi le riprese an-che per chi non è un modellista grazie a un modulo GPScon autopilota, che effettua piccoli aggiustamenti du-rante il volo, ottimizzandolo. L’altra carta vincente delPhantom 2 è legata alle batterie, che fino a qualche an-no fa duravano poco (5-6 minuti) mentre ora è possibilevolare per ben 25 minuti con le nuove, apposite LiPo. IlPhantom è dotato di radiocomando da 2,4 GHz che ga-rantisce un efficace controllo fino a una distanza di 300m circa e non permette interferenze in presenza di altrimodelli in volo nello stesso momento. È anche dotatodella funzione Fail-Safe e Auto Go Home, grazie allaquale se la comunicazione fra trasmettitore (controlloremoto) e Phantom viene interrotta, tutti i comandi tor-nano in posizione centrale, portando istantaneamente ilquadrirotore in volo stazionario; la centralina di control-lo attiverà automaticamente il ritorno a casa e il droneatterrerà in sicurezza sul punto di partenza.Il Phantom 2 ha una velocità di volo orizzontale di 10m/s, mentre la velocità verticale è di 6 m/s, che lo ren-dono un prestante quadrirotore. Se non avete la versio-ne Vision, che si interfaccia con gli smartphone, è inveceimpossibile vedere in tempo reale cosa sta riprendendoil drone, a meno che non si aggiunga un trasmettitore

separato. La scarsa portata della wi-fi della GoPro, unitaal ritardo con cui si vede l’immagine (tra i 2 e i 5 secon-di), la rende praticamente inutile per questo tipo di uti-lizzo. Montando invece un trasmettitore da 5.8 GHz siha a disposizione un sistema di pilotaggio in prima per-sona (FPV) con un monitor sui cui vedere in tempo realecosa succede; in alternativa per i più Hi-tech si può op-tare per un sistema di FPV con occhiali, come quelli dallaFatShark, per avere la propria personale mission impos-sible... Quanto costa questo gioco? Dipende, il Phantom2 chiavi in mano, ovvero con gimbal e Gopro montata sitrova anche sotto i 1500 euro. È una cifra impegnativa,ma si possono fare cose come quelle che si vedono nelfilmato che potete vedere cliccando qui e molto altro,che naturalmente potrete vedere fra qualche mese sulcanale Pesca di Sky. Per maggiori informazioni poteteconsultare il sito della DJI Innovations www.dji.com e poiquello di BizModel www.bizmodel.it di Giuseppe Forna-roli, che è importatore ufficiale e modellista molto com-petente nel settore. (Antonio Varcasia)

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trattamento Insect-Shield per le famose fasce

NOVITÀ BUFF 2014

Buff, nata nel 1992, è la fascia multiuso leader mondia-le che unisce caratteristiche di versatilità, comfort, pro-tezione e leggerezza ad altissime performances e prati-cità. L’intera gamma di prodotti è certificata dall’IstitutoAITEX, che garantisce l’assenza di sostanze nocive per iprodotti utilizzati a contatto con la pelle, sia per i tessu-ti che per i colori. Le fasce, inoltre, sono concepite inmateriali ad alta tecnologia (come Coolmax® UV-protec-tion 95%, Windstopper®, Polartec®) per migliorare laprotezione da vento, sole, freddo e facilitare l’assorbi-mento del sudore e la traspirazione corporea. Tutta lagamma Buff è sottoposta al trattamento Polygiene, chegrazie agli ioni d’argento elimina i batteri, i maggiori re-sponsabili dei cattivi odori. Il trattamento Polygiene èpermanente. La collezione Angler soddisfa le esigenzedi pescatori di tutto il mondo, i quali hanno adottato ilBuff come accessorio indispensabile e necessario da in-dossare nelle lunghe giornate trascorse sull’acqua. Co-me ogni bandana multifunzione Buff, può essere utiliz-zato in almeno dodici modi diversi, e risponde a ogniesigenza legata al clima e alla temperatura. La novitàper il 2014 è rappresentata dalla prima collezione contrattamento Insect-Shield®, presentata in anteprima alPescare Show. Il trattamento insetticida è a base diPermetrina a lunga durata, non ha alcuna reazione conla pelle e mantiene la sua efficacia al 100% per 70 la-vaggi e successivamente perde al massimo il 10% del-l’efficacia. Un completamento delle bellissime fasceBuff che susciterà il sicuro interesse di molti pescatori,esasperati dalla presenza di zanzare, mosche e altri in-setti nell’azione di pesca.Per ulteriori informazioni: NOV.ITA srl, Strada Carpice,37, 10024 Moncalieri (TO), tel. 011-6467743, fax. 011-6467753, [email protected], www.nov-ita.com.

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mercatinoCANNE, MULINELLI, ARTIFICIALI, ACCESSORI

Vendo: canna Daiwa Hexagon 8’ 4/5 in 2 pezzi, condi-zioni pari al nuovo, con tubo originale in pelle e foderooriginale in panno, eventuali spese spedizione escluse,€ 250,00; canna da camolera vintage Old Captain‘Block Maclus’ in fenolico m 3,25 in 3 pezzi, nuova, €80,00, eventuali spese spedizione escluse, possibileconsegna a mano in zona VC; mulinello da spinningCrack 100 R in condizioni pari al nuovo con scatola e li-bretto istruzioni originali, eventuali spese spedizioneda concordare in base al tipo, € 80,00; mulinello daspinning Mitchell 4450z, condizioni pari al nuovo, conscatola originale, libretto istruzioni e garanzia, even-tuali spese di spedizione escluse, € 60,00; mulinello daspinning Mitchell 408 in condizioni pari al nuovo conbauletto di plastica e libretto istruzioni originali più 4bobine di ricambio, eventuali spese spedizione da con-cordare in base al tipo, € 130,00; mulinello per spin-ning ultraleggero Mitchell 2210 RD in condizioni pari alnuovo senza scatola originale, eventuali spese spedi-zione da concordare in base al tipo, € 50,00. Piero, do-po le 21, tel. 3891167770 e-mail: [email protected].(B)

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2/2014 • MOSCA e SPINNING • 187

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