La persona pluriminorata psicosensoriale -...

14
Introduzione Sempre di più il contesto di vita diventa importante, anche a livello scientifico, perché la persona possa acquisire ciò che le serve per la sua esistenza. Il contesto di vita è anche l’ambiente o gli ambienti che la persona disabile frequenta quotidianamente e solitamente. L’ambiente va quindi considerato come spazio fisico di supporto, che permette alla persona disabile di usare le sue abilità e/o acquisirne di nuove. Gli ambienti vanno sempre più studiati e personalizzati per rispondere ai bi- sogni non solo delle persone con disabilità, ma anche dei cosiddetti «normodotati»: il rispetto delle esigenze di entrambi sicuramente favorirà un maggiore contatto e un punto d’incontro più funzionale. La persona sordocieca e/o pluriminorata psicosensoriale presenta: • minorazioni di entrambi i canali sensoriali congenite o acquisite dopo la nascita; • minorazioni di entrambi i canali sensoriali e ritardo evolutivo; minorazioni gravi di almeno uno dei canali sensoriali accompagnate da grave ritardo evolutivo/intellettivo e/o deficit motori e/o gravi disturbi comportamentali. Il termine sordocecità descrive una condizione che combina, con gradi diver- si, deficit uditivo e visivo. Le minorazioni sensoriali moltiplicano e intensificano l’impatto di ciascuno, e creano una disabilità talmente grave da essere considerata differente e unica. Le persone sordocieche presentano problemi rispetto alla comunicazione, all’accesso all’informazione e alla mobilità. I loro specifici bisogni variano enor- memente secondo l’età, i sintomi e il tipo di sordocecità. Non possono usare un senso in modo da compensare la disabilità dell’altro, e non hanno la possibilità di usufruire dei servizi destinati esclusivamente alle persone non vedenti o sorde. Le principali cause della sordocecità possono dipendere da diversi fattori: ere- ditari, genetici (come la sindrome di Usher), malattie rare (ad esempio la sindrome Charge), infezioni da batteri e virus contratte dalla madre durante la gravidanza (come rosolia, citomegalovirus, ecc.), prematurità, traumi e tumori. Dato l’avanzamento della vita media, anche le persone della terza età possono presentare disturbi visivi e uditivi abbinati più o meno gravi, come conseguenza della degenerazione dei rispettivi organi. 1 La persona pluriminorata psicosensoriale di Patrizia Ceccarani

Transcript of La persona pluriminorata psicosensoriale -...

Introduzione

Sempre di più il contesto di vita diventa importante, anche a livello scientifico, perché la persona possa acquisire ciò che le serve per la sua esistenza.

Il contesto di vita è anche l’ambiente o gli ambienti che la persona disabile frequenta quotidianamente e solitamente.

L’ambiente va quindi considerato come spazio fisico di supporto, che permette alla persona disabile di usare le sue abilità e/o acquisirne di nuove.

Gli ambienti vanno sempre più studiati e personalizzati per rispondere ai bi-sogni non solo delle persone con disabilità, ma anche dei cosiddetti «normodotati»: il rispetto delle esigenze di entrambi sicuramente favorirà un maggiore contatto e un punto d’incontro più funzionale.

La persona sordocieca e/o pluriminorata psicosensoriale presenta:

• minorazioni di entrambi i canali sensoriali congenite o acquisite dopo la nascita;• minorazioni di entrambi i canali sensoriali e ritardo evolutivo;• minorazioni gravi di almeno uno dei canali sensoriali accompagnate da grave ritardo

evolutivo/intellettivo e/o deficit motori e/o gravi disturbi comportamentali.

Il termine sordocecità descrive una condizione che combina, con gradi diver-si, deficit uditivo e visivo. Le minorazioni sensoriali moltiplicano e intensificano l’impatto di ciascuno, e creano una disabilità talmente grave da essere considerata differente e unica.

Le persone sordocieche presentano problemi rispetto alla comunicazione, all’accesso all’informazione e alla mobilità. I loro specifici bisogni variano enor-memente secondo l’età, i sintomi e il tipo di sordocecità. Non possono usare un senso in modo da compensare la disabilità dell’altro, e non hanno la possibilità di usufruire dei servizi destinati esclusivamente alle persone non vedenti o sorde.

Le principali cause della sordocecità possono dipendere da diversi fattori: ere-ditari, genetici (come la sindrome di Usher), malattie rare (ad esempio la sindrome Charge), infezioni da batteri e virus contratte dalla madre durante la gravidanza (come rosolia, citomegalovirus, ecc.), prematurità, traumi e tumori.

Dato l’avanzamento della vita media, anche le persone della terza età possono presentare disturbi visivi e uditivi abbinati più o meno gravi, come conseguenza della degenerazione dei rispettivi organi.

1La persona pluriminorata psicosensorialedi Patrizia Ceccarani

12 ◆ Spazi incontro alla disabilità

La persona che non presenta solo deficit sensoriale, ma anche serie difficoltà ad apprendere, danno motorio, lesioni cerebrali e altro, ha compromissioni funzionali maggiori di quanto ci si potrebbe attendere in base alla semplice sommatoria dei sin-goli deficit, perché le difficoltà si amplificano e si influenzano reciprocamente.

Quindi, tutte le persone che interagiscono o che possono essere promotrici del loro sviluppo devono prestare particolari attenzioni nei loro confronti e conoscere bene i loro bisogni.

I cinque sensi permettono al cervello di ricevere le informazioni provenienti dal mondo circostante, ma la vista e l’udito hanno un ruolo prevalente nel racco-glierle e trasmetterle.

La combinazione dei deficit uditivi e visivi impone e condiziona la scelta dello stile di vita delle persone sordocieche; per loro, ad esempio, è necessario adattare ulteriormente i sistemi di comunicazione se vi è un deterioramento dell’udito e/o della vista. Le persone con sindrome di Usher, quando peggiorano a livello visivo, incominciano infatti ad avere molte difficoltà a interpretare la lettura labiale perché non hanno sufficiente vista per aiutare l’udito, né sufficiente udito per supportare la vista, pertanto hanno bisogno di imparare la comunicazione tattile.

La disabilità visiva

Le cause principali del deficit visivo delle persone sordocieche pluriminorate possono essere: retinopatia del prematuro, retinoblastoma (tumore oculare dell’in-fanzia), glaucoma (aumento della pressione intraoculare con progressivo danno del nervo ottico), retinite pigmentosa, coloboma corioretinico e/o del nervo ottico, ca-taratta congenita, cristallino opacizzato, atrofia o sub-atrofia del nervo ottico, ecc.

L’ipovisione può essere centrale o periferica: la prima impedisce la visione del dettaglio, la seconda ostacola l’orientamento e la mobilità. C’è chi non vede bene da vicino e chi da lontano.

L’acutezza visiva è la capacità di riconoscere nei minimi dettagli l’oggetto fissato, mentre si definisce sensibilità al contrasto la capacità di percepire la dif-ferenza di luminosità tra i diversi punti dello stimolo.

È importante riconoscere le persone che presentano una scarsa sensibilità al contrasto, perché un’illuminazione appropriata dell’ambiente familiare e l’utilizzo di adeguati filtri fotoselettivi sono, in alcuni casi, rimedi utili. Molte attività di vita quotidiana possono essere svolte in maniera autonoma se tra gli stimoli vi è un certo contrasto: ad esempio, un bicchiere di vetro è poco visibile su una tovaglia bianca o molto chiara; se invece il bicchiere è colorato, sicuramente la percezione figura-sfondo è favorita. Un altro elemento da tenere presente, per evitare fastidi alla visione, è l’effetto dell’abbagliamento spesso presente in molte patologie della retina e del nervo ottico; in questi casi è opportuno evitare le superfici riflettenti che possono creare dei fastidi alla retina e quindi impedire l’esatta percezione dello stimolo (fig. 1.1).

Alcune volte ci possiamo trovare di fronte a persone che soffrono di cecità crepuscolare o notturna, ossia hanno difficoltà a vedere in condizioni di scarsa illuminazione o problemi di adattamento alla luce nel passare da ambienti illumi-

La persona pluriminorata psicosensoriale ◆ 13

nati ad altri oscuri (fig. 1.2).La retinite pigmentosa, ad esempio nella sindrome di Usher, è una patologia

che colpisce le cellule fotorecettrici della retina (coni e bastoncelli), distruggen-dole lentamente, e che può portare alla riduzione della visione a bassa luminosità, all’abbagliamento e al restringimento del campo visivo.

Il campo visivo è una delle principali capacità che consentono all’uomo di mantenere una vita autonoma, perché permette di percepire l’insieme degli oggetti che compongono l’ambiente dove si trova l’oggetto fissato. A seconda di dove è localizzato il danno, il campo visivo può essere solo centrale o solo periferico, o carente soprattutto nelle zone laterali (fig. 1.3).

La persona, quindi, che presenta restringimento del campo visivo, può vedere solo la parte centrale del panorama (come se guardasse dentro un tubo) e non può perciò spostarsi normalmente e autonomamente negli ambienti (interni o esterni) perché non riesce a percepire ciò che può incontrare in alto, in basso e lateralmente.

Per chi non ha la sensibilità al contrasto, il codice colore va sostituito con altri codici accessibili.

Se la persona presenta il coloboma corioretinico e/o del nervo ottico, come nella sindrome di Charge, vede l’immagine come se mancasse una parte (se il coloboma è al centro della retina il soggetto presenterà un «buco nero», cioè un’area di non visione al centro del suo campo visivo; fig. 1.4), mentre se è affetta da cataratta ha una visione offuscata, come se guardasse da dietro uno o più fogli

Fig. 1.1Effetto di abbagliamento.

Fig. 1.2Difficoltà di adattamento alla bassa illuminazione.

Fig. 1.3Campo visivo ridotto a una visione tubolare.

Fig. 1.4Perdita della visione cen-trale.

14 ◆ Spazi incontro alla disabilità

di carta velina (fig. 1.5).Spesso i danni visivi possono essere combinati (ad esempio visione centrale

con cataratta), quindi la visione è maggiormente deficitaria, ed è perciò importante che gli ambienti e i sistemi di comunicazione non verbale siano il più possibile adattati a entrambi i deficit.

La disabilità uditiva

È attraverso l’udito che l’uomo può mantenere un contatto duraturo con il mondo, uscire dall’isolamento scambiando opinioni, idee e sensazioni.

La perdita uditiva, in termini medici, si definisce «ipoacusia». Di questa ne esistono diversi tipi, a loro volta differenti per insorgenza e sintomatologia.

L’ipoacusia trasmissiva dà la sensazione di avere le orecchie «ovattate»; in questo caso i suoni percepiti risultano più bassi e affievoliti.

L’ipoacusia neurosensoriale grave non permette il riconoscimento della maggior parte dei suoni (quasi tutti). Nella sordità centrale, che si manifesta assai raramente, i suoni non vengono correttamente interpretati dal cervello.

L’orecchio normale riesce a percepire una vasta gamma di suoni di frequenza compresa tra i 20 e i 20.000 Hz e di intensità variabile da un minimo di 0-10 a un massimo di 120 decibel. Al di sopra di questo valore, il suono provoca una sensazione di dolore.

Le cause che portano a una perdita uditiva sono molteplici, da quelle ereditarie agli esiti di infezioni provocate da batteri e virus (scarlattina, rosolia, meningite, ecc.), insorte prima (nel grembo materno) e dopo la nascita.

Chi presenta un’ipoacusia grave non riesce a comprendere correttamente le frasi e le parole del messaggio verbale, perciò si instaurano serie difficoltà nei

Fig. 1.5Visione offuscata per cataratta.

La persona pluriminorata psicosensoriale ◆ 15

rapporti interpersonali e nella vita di relazione in genere.Spesso la persona ipoacusica ha difficoltà notevoli nelle situazioni in cui più

persone parlano simultaneamente o quando la conversazione si svolge in luoghi rumorosi. Inoltre, può fare errori di comprensione nella conversazione perché non sente bene i suoni delle parole. Queste difficoltà, tuttavia, possono essere limitate se l’ambiente viene adeguato e adattato.

Le persone affette da ipoacusia grave, al fine di migliorare le loro capacità di ascolto o di comprensione, possono usare protesi acustiche, amplificatori e ricevi-tori, microfoni ultradirezionali, ecc.: per essere funzionali, tutte queste tecnologie talvolta richiedono che gli ambienti di vita, di lavoro e di studio prevedano par-ticolari accorgimenti strutturali. Ad esempio, se nella stanza vi è troppa eco, può accadere che l’apparecchio acustico la amplifichi e quindi crei ulteriore fastidio quando invece dovrebbe permettere un migliore ascolto. Per evitare quest’ultimo inconveniente, l’arredo potrebbe prevedere l’uso di tende pesanti e/o di materiale fonoassorbente.

La disabilità cognitiva

La persona con deficit cognitivi non è in grado di rispondere agli standard propri della sua età o del suo gruppo culturale in aree come la comunicazione, l’indipendenza personale, le attività di vita quotidiana, la responsabilità sociale; ha cioè delle difficoltà nell’area delle abilità adattive o funzionamento adattivo.

Le cause che possono ostacolare lo sviluppo cognitivo sono varie e possono subentrare prima o durante la nascita o l’infanzia.

Il danno intellettivo, soprattutto se abbinato ai deficit sensoriali, non permette di riconoscere, analizzare e interpretare correttamente le informazioni provenienti dall’ambiente esterno, o perché sono insufficienti o perché producono un’attiva-zione distorta.

Generalmente, quando ci troviamo di fronte un bambino con ritardo mentale che deve apprendere un’azione completamente nuova, usiamo la dimostrazione; con un bimbo sordocieco questo non è possibile, perché non può vedere l’azione né tanto meno ricevere le informazioni attraverso la vista e l’udito.

Nel ritardo mentale, inoltre, la memoria può essere deficitaria, un problema che si evidenzia maggiormente nella persona con abbinato il deficit visivo perché non riceve dalla vista l’aiuto a ricordare. Nel bambino pluriminorato psicosen-soriale, il rapporto con l’oggetto o la persona si instaura e si realizza in maniera quanto mai diversa dalla norma.

Considerando che generalmente il canale sensoriale più efficiente, la vista, è quello che fornisce al cervello una grande quantità di informazioni per la co-noscenza, si può evincere quanto sia importante organizzare opportunamente gli ambienti considerando l’integrazione sensoriale deficitaria. Ad esempio, se usiamo con una persona ipovedente pluriminorata psicosensoriale un’immagine che indica l’ambiente parco (fig. 1.6), questa non dovrà contenere troppi elementi, perché in questo modo non potrebbe essere letta, riconosciuta e percepita correttamente, ma sarebbe vista solo come un puzzle colorato non troppo diverso da un altro che

16 ◆ Spazi incontro alla disabilità

presenta un ambiente differente.L’ambiente, inoltre, dovrebbe essere uno spazio sicuro poiché spesso il deficit

intellettivo non permette alla persona di avere il senso del pericolo.Un’altra ragione per cui è importante allestire ambienti e arredi sicuri è con-

nessa ai problemi di salute che queste persone spesso hanno, come ad esempio l’epilessia. Una crisi epilettica può essere paragonata a una scarica imprevista di impulsi elettrici non controllati nel cervello, in alcuni casi con perdita di coscienza e caduta a terra. La presenza di crisi epilettiche può portare i genitori, i professio-nisti e i familiari a essere molto ansiosi e iperprotettivi nei confronti della persona pluriminorata, limitando così la sua autonomia. Un ambiente progettato evitando gli elementi che possono ferire, come ad esempio gli spigoli, è sicuro e facilitante per l’acquisizione di abilità di autonomia.

Alcuni bambini possono presentare, per vari motivi, crisi comportamentali, cioè essere aggressivi verso se stessi o nei confronti delle cose e delle persone. Per agevolare anche in loro maggiori opportunità di apprendimento, di indipendenza e di interazione, l’ambiente deve essere il più possibile sicuro e protetto. Ad esem-pio, se un bambino tende a battere la testa possiamo imbottire alcuni elementi del suo angolo gioco.

Fig. 1.6Segnale pittografico (cartellino) per indicare l’ambiente parco giochi.

La persona pluriminorata psicosensoriale ◆ 17

La disabilità motoria

Sempre più spesso alla doppia minorazione sensoriale si associa il disturbo del movimento, elemento che rende il quadro clinico più complesso e problematico anche per l’organizzazione dell’ambiente fisico.

Le patologie motorie sono varie, e possono interessare tutto il corpo o parte di esso. In alcuni casi le alterazioni muscolari possono arrivare a coinvolgere nel tempo le articolazioni e lo scheletro.

L’ambiente e gli arredi devono rispondere in modo soddisfacente anche a questi problemi. Ad esempio, per permettere al bambino che muove con dif-ficoltà gli arti superiori di esplorare oggetti e manipolare materiale, possiamo organizzare il tavolo da lavoro con una «botola» (apertura), che gli faciliterà il controllo del movimento e gli permetterà di procedere nelle abilità di discri-minazione.

In alcuni casi la spasticità costringe la persona a stare nella carrozzina, a adottare uno stile particolare di deambulazione o a usare il deambulatore. Le bar-riere architettoniche vanno quindi eliminate, ma con accorgimenti particolari che non devono causare fastidi o pericoli alla persona con danno visivo abbinato ad altre difficoltà. Ad esempio, una rampa che permette alla carrozzina di accedere a un piano rialzato può diventare un ostacolo per la persona non vedente (fig. 1.7). L’ambiente, quindi, per essere funzionale e adeguato alle persone sia in carroz-zina che non vedenti, dovrà avere anche dei segnali anticipatori, come le strisce gommate a terra, per la persona deambulante.

Conclusioni

Le persone pluriminorate psicosensoriali, avendo sperimentato fin dai primi momenti di vita vari ambienti dell’ospedale e continuando a frequentarli per periodi più o meno lunghi e ripetuti a causa dei loro problemi di salute, hanno bisogno di

ambienti sereni e positivi.Usufruire di prestazioni riabilitative in un servizio con

ambienti colorati, sicuri, stimolanti, facilitanti per l’appren-dimento e a misura di persona, sia adulta che bambina, vuol dire una «buona accoglienza».

È veramente importante, sia per aiutare la persona pluriminorata psicosensoriale ad avere una buona qualità di vita, sia per rispondere al bisogno di autosufficienza della persona sordocieca, prevedere facilitazioni ambientali ed essere attenti alla scelta degli arredi, alla loro posizione e alle modalità di illuminazione degli ambienti. Eliminare, nel limite del possibile, le barriere architettoniche e fornire ambienti accessibili alle condizioni della persona non sempre richiede interventi molto impegnativi, ma è fondamentale adattare le caratteristiche dell’ambiente prevedendo un’integrazione

Fig. 1.7Conflitto tra le diverse esigen-ze delle persone con disabili-tà: la rampa può diventare un ostacolo per chi non vede.

L’arredo può favorire e promuovere la crescita, l’inserimento sociale e l’auto-nomia dell’uomo, perciò contribuisce significativamente alla riuscita dell’intervento educativo e riabilitativo. Uno dei principali obiettivi perseguiti da alcuni anni presso la Lega del Filo d’Oro è quello di avere un habitat che faciliti lo sviluppo e l’apprendimento, e a questo scopo è stato avviato un modo di intendere il processo progettuale più attento al particolare, più interessato alla percezione sensoriale, più accorto nell’uso degli elementi naturali.

I problemi che derivano dall’inadeguatezza dell’abitazione e dell’arredo possono essere superati attraverso alcune modifiche, talvolta di piccola entità, ma che risulteranno essenziali per una vita in casa sicura e comoda.

È importante sottolineare che quando si progetta una ristrutturazione am-bientale è necessario garantire:

– soluzioni che eliminino totalmente la possibilità di infortuni e incidenti;– proposte di arredo ergonomiche e funzionali in termini sia di utilizzo pratico

che di pulizia e gestione.

Le norme comuni di sicurezza, importanti per tutti, dovranno riscontrare assoluta applicazione nell’abitazione di persone con problemi sensoriali. Pratici-tà, sicurezza e comfort si traducono immediatamente in maggiore tranquillità e autonomia (fig. 3.1).

Come già ampiamente evidenziato nei capitoli precedenti, anche quando si progettano elementi d’arredo è doveroso tener conto dei fattori principali che influiscono sulla funzionalità visiva, come colore, contrasto cromatico, tempo (frequenza, durata, velocità di presentazione dello stimolo), spazio (grandezza, distanza, relazioni tra oggetti, dimensioni, contorni) e illuminazione. Diversamente, l’ambiente può risultare carente o ridondante di indizi, i quali, se non vengono opportunamente decodificati ed elaborati, possono essere per la persona minorata della vista fonte di pericolo e confusione. Non è difficile immaginare le conseguen-ze fisiche e psicologiche che ne deriverebbero se la persona non percepisse con sufficiente anticipo la presenza di scalini, l’anta aperta della credenza in cucina o un tappeto sul pavimento.

Gli ambienti interni del centro di riabilitazione della Lega del Filo d’Oro sono stati ideati rispettando un’ottica di flessibilità, sia per il continuo modificarsi delle

3L’arredo flessibiledi Emanuela Storani

86 ◆ Spazi incontro alla disabilità

caratteristiche psicofisiche degli ospiti, con il conseguente variare delle esigenze, sia per incrementare le iniziative di autonomia e problem solving.

Presso il centro di riabilitazione della Lega del Filo d’Oro l’intervento di ristrutturazione ha mirato a creare ambienti facilmente identificabili sia in senso globale (riconoscere l’ambiente camera da quello aula) sia, nel particolare, definen-do al loro interno le varie zone atte allo svolgimento di attività specifiche (angolo pranzo, relax, studio, ecc.; fig. 3.2).

Un ambiente adeguatamente attrezzato rende più agevole e funzionale l’intervento educativo e riabilitativo, perché facilita la persona nelle attività di comunicazione, discriminazione, associazione, autonomia e orientamento. Inoltre, gli ambienti devono essere gradevoli e vivibili sia per gli ospiti che per tutti gli operatori che vi lavorano quotidianamente.

Fig. 3.1Tranquillità, sicurezza e comfort sono le caratteristiche prin-cipali dell’ambiente.

Fig. 3.2All’interno degli ambienti, sono ben definite le zone de-dicate allo svolgimento di specifiche attività.

L’arredo flessibile ◆ 87

Le caratteristiche fondamentali che l’ambiente e il mobilio dovrebbero pre-sentare sono:

– sicurezza: niente spigoli, sporgenze o altri elementi pericolosi;– robustezza/solidità: in termini di materiale e accessori vari;– praticità/comodità: facili e piacevoli da usare e da pulire;– colori e contrasti cromatici tra i vari elementi che compongono il mobile e

l’ambiente che li ospita;– superfici che presentino differenze tattili per semplificarne il riconoscimento e

l’esecuzione delle attività (svolgere un esercizio sopra un tavolo che presenta una superficie scivolosa può compromettere il risultato dell’attività stessa);

– adeguate condizioni di illuminazione, disponendo soprattutto di lampade mobili (piantane, faretti, ecc.);

– ergonomia, ossia che permettano le varie attività con un dispendio minimo di energie da parte dell’utente (un tavolo troppo alto costringerebbe un bambino ad assumere una postura forzata e forse anche viziata, inoltre potrebbe impedirgli di sfruttare al meglio i propri residui sensoriali).

Suggerimenti generali utili per ogni ambiente

Nell’arredamento è consigliabile evitare mobili e oggetti con spigoli troppo sporgenti e appuntiti, soprattutto se in metallo o vetro e nei punti di maggiore passaggio; i bordi colorati permettono di percepire più chiaramente il margine del mobile, per cui è più semplice riporvi sopra degli oggetti.

Non bisogna appendere pensili o arredi sporgenti all’altezza del capo, perché capita spesso di dimenticare aperte le ante; queste dovrebbero avere un’apertura a 180° o scorrevole, oppure essere posizionate in punti dove possono combaciare con ante chiuse o che sono difficilmente raggiungibili con la testa. Sono da prevedere maniglie, chiavi e serrature colorate di facile impugnatura e presa.

È preferibile scegliere tavoli, sedie e sgabelli piuttosto pesanti, affinché non si ribaltino facilmente; credenze, scaffali, pensili vanno fissati al muro con appositi ganci metallici.

Anche la disposizione spaziale dei mobili nell’ambiente può accrescere l’auto-nomia: corridoi e passaggi stretti dovrebbero essere sgombri, collocando credenze e mobili bassi lungo il perimetro della stanza. In alcune situazioni, in particolare quando la casa è abitata da persone con scarsa deambulazione, si possono creare delle penisole che, fungendo da basi di appoggio, facilitano lo spostamento da un punto all’altro.

È necessario prestare attenzione all’ubicazione degli specchi, che possono disorientare le persone con limitazioni visive.

L’aula

In ogni aula solitamente convivono molte persone — ospiti, educatori, obiettori — perciò avere un ambiente che faciliti la percezione sensoriale, la costruzione

88 ◆ Spazi incontro alla disabilità

dei punti di riferimento e di conseguenza la gestione autonoma dello spazio è un vero e proprio bisogno.

Modificando intensità, colore e direzione della luce è possibile potenziare quelle condizioni basilari che influiscono sulla percezione visiva.

Essendo ogni aula polifunzionale, abbiamo dato molta importanza al colore e alla disposizione spaziale dei mobili, dividendo l’area pranzo/relax da quella riservata alle attività didattiche-occupazionali. Abbiamo realizzato con i mobili delle penisole, riducendo le distanze da un lato all’altro della stanza. Tale disposi-zione, combinata con l’utilizzo delle tecniche di mobilità per superare spazi aperti, permette agli ospiti una maggiore autonomia.

A seconda dell’età degli ospiti, gli ambienti presentano una soluzione abi-tativa diversificata; per i bambini si è preferito mantenere uno spazio di lavoro individuale, dove i piccoli — a seconda delle loro abilità, tempi di attenzione, motivazione e interessi — incominciano il loro percorso educativo-riabilitativo individualizzato (fig. 3.3).

La cassettiera e il tavolo presentano ampi piani di appoggio per calendari, cartelloni per la comunicazione e giochi, permettendo di svolgere le varie attività con un dispendio minimo di energie e con una sempre crescente autonomia. I tavoli sono privi di spigoli, con bordo arrotondato e di colore diverso dalla base di appoggio, possono essere regolati in altezza e hanno il piano di appoggio ta-gliato a metà, così che possano essere trasformati in leggio. Per facilitare gli ospiti con disabilità motoria ad assumere una postura ergonomica ed eseguire con più comodità tutte le azioni e gli schemi motori semplici e complessi, alcuni tavoli hanno una sagomatura, che all’occorrenza può essere chiusa con una mezzaluna di legno (fig. 3.4).

Un altro accessorio che arricchisce e aumenta la fruibilità del tavolo (ad esem-pio per le attività di manipolazione di materiali vari), soprattutto per le persone che hanno un impedimento motorio a sollevare gli arti superiori, è la botola/bacinella incassata nel piano di lavoro così che abbia il bordo complanare alla superficie

Fig. 3.3Le caratteristiche delle aule riabilitative variano secondo l’età degli utilizzatori.

L’arredo flessibile ◆ 89

del tavolo. Tramite un apposito coperchio la bacinella può essere chiusa, avendo così un comune tavolo (fig. 3.5).

Tutti i particolari strutturali alloggiati sotto il tavolo rispettano i criteri generali di sicurezza, cioè spigoli arrotondati e superficie curve e raccordate, che evitano agli ospiti di urtare, specialmente con le ginocchia, angoli vivi.

Dato che le cassettiere sono elementi mobili, hanno ruote con blocco per spostarle facilmente a seconda delle necessità, e la parte sia anteriore che posteriore hanno bordi e spigoli arrotondati. I cassetti sono dotati di un sistema di scorrimento a binari con blocco finale, per evitarne la fuoriuscita (fig. 3.6).

Nelle aule dove vivono e lavorano i giovani e gli adulti, l’angolo individuale si è trasformato in uno spazio di lavoro collettivo; i ragazzi, avendo sviluppato i prerequisiti e gli schemi di base, possono collaborare e cooperare nello svolgimento di attività di gruppo. Tutto ciò ovviamente a vantaggio anche della socializzazione e integrazione.

La scelta del sistema di chiusura dei contenitori e degli armadi si è orientata sulle ante scorrevoli sovrapposte, in modo da non avere parti sporgenti o ingombranti quando si usano gli arredi. Tutti i contenitori sono bordati in materiale plastico di colore contrastante con il resto della struttura per soddisfare le esigenze percettive degli ospiti ipovedenti. I bordi, inoltre, sono morbidi e arrotondati, e sono stati eliminati, per quanto possibile, gli spigoli ad «altezza di utente».

Fig. 3.4Tavolo regolabile in altezza e, a richiesta, adatta-bile alla persona con disabilità motoria mediante l’estrazione di un elemento sagomato.

90 ◆ Spazi incontro alla disabilità

Le maniglie dei contenitori e degli armadi sono realizzate in gomma antiurto, anch’esse di colore contrastante con il resto della superficie e di forma ad archetto (se sono collocate su un cassetto) o ad asta verticale (se sono installate su ante scorrevoli; fig. 3.7). Tale differenziazione facilita gli ospiti sia nel discriminare i

Fig. 3.5Tavolo regolabile in altezza con bacinella incassata nel piano di lavoro, utilizzabile secondo le necessità. I bordi del tavolo sono arrotondati.

Fig. 3.6Cassettiere su ruote, facilmente spostabili, con bordi e spigoli arrotondati e maniglie morbide.

L’arredo flessibile ◆ 91

vari contenitori sia nell’attuare schemi motori appropriati. Alcuni armadi — quelli riservati a materiale fragile, pericoloso o riservato — sono muniti di chiave con coprichiave di gomma morbida.

Ogni aula è munita di un angolo relax, per alternare i momenti di lavoro con altri più ludico-ricreativi. I divani e le poltrone sono realizzate in materiale morbi-do, piacevole al tatto, di colore gradevole per la vista e accostato armonicamente al resto dell’arredamento. Anche per gli imbottiti, l’accorgimento basilare è stato quello di eliminare gli spigoli e di usare stoffe o materiale similpelle traspirante di colori e tattilità diversi per segnalare più chiaramente il volume, il perimetro e tutti gli altri elementi strutturali, come la seduta, lo schienale, ecc.

Tutti i piedini o gambe di sostegno di divani, poltrone e sedie sono il più possibile all’interno del loro perimetro, per impedire o ridurre la possibilità che la persona inciampi o li urti durante la deambulazione. L’altezza della spalliera e dei braccioli di divani e poltrone è una sorta di guida e barriera, che ha la doppia funzione di offrire un appoggio ampio per il sostegno della schiena e costituire al tempo stesso una base sicura per avere un po’ di privacy e tranquillità. La spalliera del divano ha un’altezza che non supera quella dei corrimani o degli altri piani di appoggio, così da creare una linea tattile continua che facilita la mobilità e gli spostamenti in genere. Tramite un sistema di leve, le poltrone possono essere allungate per consentire un uso momentaneo di riposo (fig. 3.8).

Fig. 3.7La maniglia sul pensile in materiale antiurto ha una forma particolare per indicare lo scorrimento dell’anta.