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La scuola attuale è il risultato di un lungo processo
di riforme che si sono susseguite a partire dagli
anni sessanta del secolo scorso
( 1962: nascita della scuola media unificata ) e
soprattutto dagli anni ’90, con
un’ accelerazione notevole dal 1999 in poi,
un’accelerazione non priva di incertezze e cambi
di direzione a seconda dell’orientamento politico
dei governi che si sono succeduti. La direzione di
fondo di questo processo va dal centralismo e dall’
elitarismo di epoca risorgimentale e fascista alla
scuola per tutti e all’autonomia «democratica»
I precedenti giuridici della riforma
…Dalla L. 477/73 e Decreti Delegati D.P.R. 416-417-419 del 1974, e successive modificazioni…
Legge n. 517/1977:Sancisce il diritto
allo studio per tutti; inserisce alunni handicappati in classi normali;
prevede classi aperte…
D.P.R. 416Costituzione organismi
collegiali.
D.P.R. n. 417/1974…La funzione docente
nelle sue articolazioni.
D.P.R. 419/74Innovazione:
La sperimentazionescolastica nelle due forme:
art. 2 – metodologicodidattica;
art. 3 – di strutture.
L. 348/1977Istituzione scuola
media unica.
D.M. 9/02/1979I programmi della
scuola media unica.
D.M. Giugno 1991
Nuovi Orientamenti per
la scuola dell’Infanzia.
D.P.R. n. 104/85 - I programmi
della scuola elementare.
L. 148/1990 - Riforma degli
ordinamenti della scuola elementare.
Legge Bassanini n° 59/1997 sulla riforma della pubblica amministrazione all’ art. 21
sancisce l’ autonomia scolastica
Regolamento dell’ autonomia
Dpr 275/1999
RIFORME «MACRO»
Dimensionamento scolastico
Dpr 233/1998
Personalità Giuridica agli istituti scolastici
Riforma dell’ amministrazione
scolastica dl 300/99
Legge Berlinguer di riforma dei cicli
scolastici Legge 30/2000
abrogata
Riforma Moratti legge 53/2003
Legge sulla parità scolastica e diritto allo
studio 62/2000
Legge costituzionale 3/2001
Riforme“micro”
Autonomia organizzativae didattica
Il P.O.F.Piano Offerta Formativa
oggi chiamato P.T.O.F
La nomina di
docenti con “funzione obiettivo”oggi chiamati ‘funzioni strumentali’
Funzionamentodegli organi
collegiali
I “contenuti essenziali”Essenzializzazione
dei saperi
I punti più significativi e qualificanti della “riforma micro” sono quelli
dell’autonomia organizzativa e didatticae dell’organizzazione del POF. (PTOF)
Viene trasformata la natura e la struttura del sistema
nazionale di istruzione e formazioneattraverso un modello
“integrato” di competenzediverse:
Legge costituzionale
n. 3 del 18
Ottobre 2001
quelle dello Stato;
quelle delle Regionied Enti Territoriali;
quelle delle istituzioni
scolastiche autonome, che debbono fare riferimento
al D.P.R. 275/99
Segna il passaggio definitivo da un
modello “centralista” ad un modello“partecipativo”
L’attuale scenario giuridico
La “frammentazione”del sistema
educativo nazionale, con conseguenti
forti dislivelli quantitativi e qualitativi
dell’offerta formativa;
1°
La “polarizzazione”, ossiala propensione a costituire
all’interno di ogni territorio l’esistenza di scuole di
serie A e di serie B, con formedi esclusione e di
emarginazione dei più deboli e bisognosi.
2°
Il passaggio da un’impostazione gerarchica ad una poliarchica,se non è ben governato, può
essere esposto a due pericoli:
Norme generali sull’istruzione:
• Ordinamenti;• Garanzia diritto all’istruzione;
• Handicap –immigrazione;
• Organizzazione della valutazione nazionaledel sistema scolastico…
Competenze
dello Stato
Competenza concorrentecon lo Stato
sull’istruzione, utilizzando i concetti
di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione,
fatta salval’autonomia delle scuole.
Competenze delle Regioni Competenze
delle IstituzioniScolastiche
• dimensionamento scolastico;
• autonomiaorganizzativa edidattica;
• autonomia di ricerca e di
sviluppo;
• autonomia amministrativa e gestionale
Dopo le riforme della scuola media ed elementare, rimaneva da mettere mano
alla scuola superiore, ferma ancora alla riforma Gentile del 1923. Il Progetto
Brocca (dal nome del sottosegretario alla Pubblica istruzione Beniamino
Brocca che coordinò la commissione ministeriale autrice del progetto) è uno
studio per la revisione del sistema didattico pubblico italiano effettuato a cavallo
fra gli anni '80 e '90.
Istituita nel 1988, la Commissione Brocca ricevette inizialmente il mandato di
"revisionare" i programmi dei primi due anni della secondaria superiore, in vista
del prolungamento dell'istruzione obbligatoria al sedicesimo anno d'età. L'anno
successivo si ebbe il primo esito concreto della commissione, cioè
l'elaborazione dell'area comune del biennio. Nel 1991 il mandato fu esteso ai
piani di studio del triennio. Nel 1992 la commissione concluse i suoi lavori.
La «sperimentazione» Brocca
La «sperimentazione « Brocca
Tenuto conto della tripartizione (istruzione liceale, tecnica e professionale)
della scuola secondaria superiore ormai sedimentata, la commissione propose
di superare le diverse barriere tra indirizzi di studio attraverso l’ istituzione di
un biennio comune per tutti dopo la scuola media. Oltre a ciò propose una
riformulazione organica di tutti gli indirizzi della scuola superiore e dei relativi
programmi.
Questa proposta fu attuata in forma integrale solo in pochissime scuole
selezionate, attivando magari solo qualche indirizzo specifico accanto a quelli
tradizionali, ma permise a moltissime scuole superiori di introdurre modifiche
nei relativi programmi in via sperimentale, chiedendone l’ autorizzazione al
governo. Il risultato fu una miriade di innovazioni più o meno rilevanti, a volte
veramente interessanti, altre volte poco più che di facciata. Ne derivò una
frammentazione delle proposte formative che spesso ingenerava
disorientamento e confusione sia nelle famiglie che negli stessi docenti.
La riforma Berlinguer
L’azione riformatrice messa in atto dal ministro Berlinguer nel contesto del primo governo di centrosinistra guidato da Prodi segnò una netta discontinuità con la politica degli interventi spezzettati e parziali dei governi precedenti. Il ministro puntò su un progetto di riforma complessivo dell’intero sistema di istruzione, attuata attraverso la strategia da lui stesso definita del “mosaico”, perché composta da un insieme organico di interventi normativi capaci di delineare un nuovo percorso di studi che andava dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado alla formazione post-diploma, all’educazione degli adulti, all’università.
La riforma Berlinguer
L’azione riformatrice sviluppata da Berlinguer si mosse principalmente su tre direttrici:
• riforma del governo del sistema di istruzione attuata attraverso l’autonomia delle istituzioni scolastiche (DPR 275/99: Regolamento dell’ Autonomia)
• Il riordino dei cicli (legge 30/00) ( abrogata nel 2003 e mai attuata)
• il famoso “concorsone” (una prova basata su quiz e colloquio) che aveva come obiettivo quello di riconoscere e incentivare economicamente il lavoro professionale ( mai attuato per l’ opposizione di gran parte dei docenti )
La riforma Berlinguer
Il sistema scolastico si articola in:
• SCUOLA dell’INFANZIA (3 anni)• Ciclo PRIMARIO, denominato Scuola di Base (7 anni)• Ciclo SECONDARIO (5 anni)
• L’ULTIMO TRIENNIO (15-18 anni) si realizza attraverso:1. un percorso di Istruzione ( 8 licei)
oppure2. un percorso obbligatorio di attività formative che può essere
svolto in:a) formazione regionale professionaleb) apprendistato
La riforma Berlinguer
• L’OBBLIGO di ISTRUZIONE ha la durata di 9 anni: inizia a 6 anni e termina a 15 anni: Ciclo Primario (7 anni)+ primo biennio secondario (2 anni). Si conclude con una Certificazione
• L’OBBLIGO di ISTRUZIONE o FORMAZIONE PROFESSIONALE ha la durata di 12 anni (9 di istruzione obbligatoria per tutti + un altro triennio)
La riforma Berlinguer
• Il CICLO PRIMARIO si conclude a 13 anni con il I° ESAME DI STATO (con indicazioni orientative)
• Il triennio di ISTRUZIONE (Licei) si conclude a 18 anni con il II° ESAME DI STATO (Diploma e Certificazione) e consente l’accesso all’UNIVERSITA’
• Il triennio di FORMAZIONE PROFESSIONALE (Formazione regionale professionale o Apprendistato) si conclude a 18 anni con una Certificazione
• Sono previste modalità di passaggio dal Sistema di Istruzione professionale al Sistema dei Licei (e viceversa)
Parità scolastica legge 62/2000
• Articolo 1
1. Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 33, comma 2 della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l’espansione dell’offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall’infanzia lungo tutto l’arco della vita.
2. Si definiscono scuole paritarie, a tutti gli effetti degli ordinamenti vigenti in particolare per quanto riguarda l’abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale, le istituzioni scolastiche non statali, comprese quelle degli enti locali, che, a partire dalla scuola per l'infanzia, corrispondono agli ordinamenti generali dell’istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da requisiti di qualità ed efficacia di cui ai commi 4,5, e 6.
Parità scolastica legge 62/2000
3. Alle scuole paritarie private è assicurata piena libertà per quanto concerne l’orientamento culturale e l’indirizzo pedagogico-didattico. Tenuto conto del progetto educativo della scuola, l’insegnamento è improntato ai principi di libertà stabiliti dalla Costituzione repubblicana. Le scuole paritarie, svolgendo un servizio pubblico, accolgono chiunque, accettandone il progetto educativo, richieda di iscriversi, compresi gli alunni e gli studenti con handicap. Il progetto educativo indica l’eventuale ispirazione di carattere culturale e religioso. Non sono comunque obbligatorie per gli alunni le attività extra-curriculari che presuppongono o esigono l’adesione ad una determinata ideologia o confessione religiosa.
La riforma Moratti
• LEGGE n. 53/03 : Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale (28 marzo 2003). Prevede l’emanazione di decreti legislativi per la definizione delle norme
• I DECRETO LEGISLATIVO n. 59/04 : Norme generali relative alla Scuola dell’Infanzia e al Primo ciclo (19 febbraio 2004)
• II DECRETO LEGISLATIVO n. 226/05: Norme generali relative al Secondo ciclo d’Istruzione (17 ottobre 2005)
La riforma Moratti
Il sistema scolastico si articola in:
• SCUOLA dell’INFANZIA (3 anni)
• Primo CICLO (8 anni): scuola primaria (5 anni ) e scuola secondaria di I grado ( 3 anni )
• Secondo CICLO che prevede due sistemi:- il sistema dei licei (5 anni): artistico (3 indirizzi), classico, economico
(2 indirizzi), linguistico, musicale e coreutico, scientifico, tecnologico(8 indirizzi), delle scienze umane
- il sistema dell’istruzione e formazione professionale (duratavariabile 3-4 anni)
La riforma Moratti
• E’ assicurato a tutti il diritto-dovere all’istruzione e formazione per 12 anni in uno dei due sistemi. Il percorso d’istruzione è di 13 anni.
• Criteri di fondo: personalizzazione, apprendimento lungo tutto l’ arco della vita, formazione spirituale e morale, piani di studio personalizzati ( vedi in seguito )
• Il primo ciclo si conclude con il 1° ESAME di STATO (con funzione anche di orientamento per la successiva scelta di istruzione o formazione)
• Il sistema dei LICEI si conclude con il 2° ESAME di STATO (Diploma) e consente l’accesso all’Università
• Il sistema dell’Istruzione e Formazione Professionale ha differenti livelli e si conclude con il conseguimento di una Qualifica, valevole in tutto il territorio nazionale se risponde a determinati requisiti. In caso di durata almeno quadriennale, previa frequenza di un ulteriore anno, è consentito sostenere il II°esame di Stato (oppure come privatisti, senza tale frequenza) ed accedere all’Università o all’ IFTS (oggi chiamato ITS)
La riforma Moratti
Altre innovazioni:
• E’ reintrodotta la valutazione del comportamento
• E’ istituito il Portfolio delle competenze con le stesse caratteristiche del primo ciclo di scuola
• E’ prevista la figura del docente coordinatore-tutor per ciascuna classe, cui compete la compilazione del Portfolio.
Il «cacciavite» di Fioroni
La strategia del cacciavite fu la metafora usata dal ministro Fioroni per indicare che il centrosinistra (andato al governo nel 2006), non avrebbe messo in atto un’ennesima riforma di sistema, ma si sarebbe limitato ad apportare una serie di correttivi necessari per rendere più efficace e moderno il sistema di istruzione. I punti qualificanti dell’azione del ministro Fioroni possono essere sintetizzati:
a) nell’ avere innalzato l’obbligo di istruzione a 16 anni con la legge 296/06 e averpuntato su un impianto culturale incentrato su una didattica allineata alle direttive dell’Unione Europea basata sulle competenze chiave di cittadinanza;
b) nell’aver smontato in larga parte il decreto L.gs n. 226/05 rilanciando eripristinando con la legge n. 40/2007 l’istruzione tecnica e l’istruzione professionale, distinguendo chiaramente che allo Stato compete il rilascio dei diplomi, mentre le Regioni devono garantire le qualifiche triennale dellaformazione professionale
c) nell’aver varato le nuove Indicazioni Nazionali per la Scuola dell’Infanzia e per ilprimo ciclo con gli impianti culturali organizzati sulla continuità e incentrati sutraguardi di competenze.
La riforma Gelmini
La riforma Gelmini non introduce particolari novità nell’
impianto complessivo dei primi due gradi di scuola,
perché già interessati da profonde riforme nei decenni
precedenti. Le uniche novità di rilievo sono:
1. Scuola dell’ infanzia: possibilità di accogliere anche
bambini che hanno meno di tre anni
2. Scuola primaria: introduzione del maestro unico o
prevalente al posto di tre maestri su due classi;
possibilità di scelta fra vari orari settimanali
complessivi
La riforma Gelmini
Nemmeno nella scuola secondaria di primo grado
( «media» ) ci sono particolari modifiche: l’orario
normale rimane di 30 ore settimanali, con possibilità di
tempo prolungato fino a 40; all’ esame finale di licenza
vengono introdotte delle prove INVALSI uguali su tutto
il territorio nazionale. Dal 2018 le prove INVALSI non
fanno parte dell’ esame di licenza, ma vengono svolte in
aprile, ma sono comunque obbligatorie per poter
accedere all’ esame finale
La riforma Gelmini
Dal punto di vista dell’ ordinamento con il ministero Gelmini ( 2008 –2011 ) giunge a compimento la riforma della scuola secondaria di secondo grado, già prevista dalla legge 30/00 del ministro Berlinguer, ma poi abrogata, e proseguita dalla riforma Moratti. La riforma è stata attivata per l'anno scolastico 2010-2011, ed è entrata a pieno regime nell'anno scolastico 2014-2015. Il più importante cambiamento attuato, riguarda l'intero comparto degli indirizzi, composto, prima del riordino, da oltre 800 corsi sperimentali, 200 progetti assistiti e tantissimi altri percorsi, opzioni e sperimentazioni autonome, diverse e distinte da scuola a scuola con quadri orari a scelta e indipendenti, di licei, istituti tecnici e professionali. Questo con l'attuazione della riforma Gelmini, viene completamente snellito, ridotto e tagliato drasticamente, e il tutto viene riordinato e semplificato a soli 20 indirizzi di ordinamento uguali, obbligatori e unitari per tutta l'Italia, venendo abolite definitivamente tutte le sperimentazioni, i progetti assistiti, le opzioni a scelta e i tirocini dei licei, istituti tecnici e professionali precedentemente esistenti. La nuova scuola secondaria di secondo grado si articola in TRE SISTEMI:
1. Liceo delle scienze umane
2. Liceo artistico
3. Liceo classico
4. Liceo scientifico
5. Liceo linguistico
6. Liceo musicale e coreutico
Ognuno di questi licei a sua volta è
suddiviso in indirizzi
IL SISTEMA DEI LICEI
1. Settore economico : - Amministrazione, finanza e marketing
- Turismo
2. Settore tecnologico: - Meccanica, meccatronica ed
energia
- Trasporti e logistica,
- Elettronica ed elettrotecnica
- Informatica e telecomunicazioni
- Grafica e comunicazione
- Chimica, materiali e biotecnologie
- Sistema Moda
- Agraria, agroalimentare e
agroindustria
IL SISTEMA DEGLI ISTITUTI TECNICI
IL SISTEMA DEGLI ISTITUTI
PROFESSIONALI
1. Settore dei servizi:
- Agricoltura e sviluppo rurale
- Socio-sanitario
- Enogastronomia e ospitalità
alberghiera
- Servizi commerciali
2. Settore industria e artigianato:
- Produzioni artigianali e industriali
- Manutenzione e Assistenza tecnica
La riforma Gelmini
La riduzione complessiva delle ore di lezione nelle
superiori e il passaggio al maestro «prevalente» nella
primaria, oltre alle conseguenze sulla didattica
( materie più o meno potenziate, materie accorpate,
……), oltre all’ aumento progressivo del numero di
alunni per classe in atto con vari accorgimenti da alcuni
anni, ha prodotto negli ultimi anni un consistente calo
del numero di insegnanti, compresi quelli di IRC, che
solo ora comincia a vedere un’ inversione di tendenza.
La « Buona Scuola» Giannini
La legge 13/07/2015 n° 107, detta « La Buona Scuola» introduce alcune modifiche importanti, nella linea dell’ autonomia scolastica:
• Dopo l’ assunzione annunciata di più di 100.000 docenti a tempo indeterminato entro il 2016, si entrerà nella scuola solo tramite concorso, da bandire ogni tre anni
• Viene potenziata e resa obbligatoria la formazione dei docenti, anche con un contributo di € 500,00 per formazione ed aggiornamento assegnato a ciascuno
La « Buona Scuola» Giannini
• E’ previsto un bonus per premiare il merito dei docenti, attribuito da un comitato composto dal dirigente scolastico e da rappresentanti dei genitori e degli studenti, oltre che da una personalità esterna, secondo criteri stabiliti dalle singole scuole.
• Il dirigente avrà maggiori poteri e responsabilità nella gestione della scuola, sia economica che del personale, e verrà valutato sui risultati complessivi ottenuti
• Possibilità di una gestione flessibile del personale, anche in rete con altre scuole, per adeguarlo alle reali necessità didattiche
La « Buona Scuola» Giannini
• Nasce il portale unico della singola scuola, che
conterrà tutti i dati, compresi curricola dei
docenti, criteri di selezione e di merito, ecc
• Potenziamento di inglese, diritto, arte,
economia, educazione motoria, musica, in
modo diverso nei diversi ordini e gradi di
scuola. Nessun cambiamento per IRC.
• Investimenti economici nell’ edilizia scolastica
L’ Irc nelle riforme
Le successive riforme non hanno toccato l’ Irc
nel suo ordinamento e nella sua
organizzazione, in quanto già regolato dal
Concordato del 1984 e dalle successive intese.
La distribuzione oraria quindi rimane quella
che era prima, e cioè:
L’ Irc nelle riforme
1. Scuola dell’ infanzia: sessanta ore nell'arco
dell’ anno scolastico, distribuite in
raggruppamenti anche di più ore in
determinati periodi
2. Scuola primaria: due ore alla settimana
3. Scuola secondaria: un’ ora alla settimana
L’Irc nelle riforme
1. La collocazione oraria dell’ Irc va fatta secondo i
criteri di tutte le altre discipline, quindi
distribuita su tutto l’ arco del tempo scuola, e non
solo in determinate ore
2. L’ Idr è responsabile solo degli alunni che
frequentano l’ Irc
3. Dal 2018 l’ IdR partecipa alle commissioni d’
esame di licenza media delle sue classi, anche se
l’ IRC non è materia d’ esame
La scelta dell’ Irc
«Il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi
dell'insegnamento della religione cattolica assicurato dallo
Stato non deve determinare alcuna forma di discriminazione,
neppure in relazione ai criteri per la formazione delle classi
( es. classi solo di non avvalentisi o accorpamenti di classi di
avvalentisi) , alla durata dell'orario scolastico giornaliero e
alla collocazione di detto insegnamento nel quadro orario
delle lezioni ( es. alla prima e/o all’ ultima ora)» ( Intesa CEI-
MIUR del 28/06/2012 art.2.1.a-b )
La scelta dell’ Irc
«La scelta operata su richiesta dell'autorità scolastica all'atto
dell'iscrizione ha effetto per l'intero anno scolastico cui si
riferisce e per i successivi anni di corso nei casi in cui è
prevista l'iscrizione d'ufficio, fermo restando, anche nelle
modalità di applicazione, il diritto di scegliere ogni anno se
avvalersi o non avvalersi dell'insegnamento della religione
cattolica» ( cioè prima va fatta la scelta di avvalersi o no dell’
Irc e poi quella dell’eventuale attività alternativa; queste
scelte dovrebbero essere successive e su modulistica
diversa…………) (Intesa CEI-MIUR del 28/06/2012 art. 2.1.
a - b
L’ Irc nella scuola cattolica
«L’IRC è inscindibilmente legato al Progetto educativo che
caratterizza e contraddistingue ogni scuola cattolica, è
doveroso e legittimo quindi chiedere che tutti gli alunni,
anche quelli appartenenti ad altre culture e religioni, se ne
avvalgano e siano disponibili a confrontarsi con una
riflessione culturale sul dato religioso quale appunto è, per
sua natura, l’IRC, salvo eccezioni legate a situazioni
particolari» ( CEI: Scuola Cattolica e IRC, Sussidio pastorale,
1 luglio 20014)
L’ Irc nella scuola cattolica
«Se si vuole che l’IRC diventi una «dimensione
particolarmente importante e qualificante della scuola
cattolica», anche il tempo previsto nell’orario scolastico per
tale insegnamento può essere un fattore che contribuisce a
raggiungere questo scopo. Un’ipotesi di orario minimale –
che, naturalmente, può essere ampliato a seconda delle
esigenze e delle caratteristiche di una determinata scuola e del
suo Progetto educativo – può essere la seguente: due ore
settimanali nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria
(con la possibilità di distribuire diversamente questo monte
ore nel corso dell’anno) e una/due ore nella scuola secondaria
di primo e secondo grado». (CEI: Scuola Cattolica e Irc)
I « testi» programmatici della riforma
• DLgs 59/04: Profilo Educativo, culturale e
professionale (Pecup) e relative Indicazioni
nazionali per il primo ciclo
• DLgs 226/05: Pecup per il secondo ciclo e relative
Indicazioni Nazionali
• In seguito al ripristino degli Istituti Tecnici (
Legge 40/07) e alle norme economiche della legge
133/08, sia il Pecup che le Indicazioni Nazionali
per il secondo ciclo vengono riscritte dal ministro
Gelmini con il DLgs 89/10 ( licei), 88/10 (Ist.
Tecnici), 87/10 (Ist. Professionali)
Indicazioni e linee guida
• Licei: D.M. 211/2010: Indicazioni Licei
• Tecnici: Direttiva 57/2010 ( Linee Guida tecnici
1° biennio) e Direttiva 4/2012 ( Linee Gfuida
Tecnici 2° biennio e 5° anno )
• Professionali: Direttiva 65/2010 ( Linee Guida 1°
Biennio) e Direttiva 5/2012 ( Linee Guida 2°
Biennio e 5° anno )
• Istuzione e formazione professionale: Intesa
Stato Regioni 16/12/2010 e Decreto 4/2011
I “modelli” programmatici nelle riforme.
INDICAZIONINAZIONALI Prescrittive neipercorsi formativi;
RACCOMANDAZIONI:orientative nelle scelte metodolo-giche e culturali.
PROGRAM-MAZIONE
CURRICOLARE: propone “valori, vincoli
nazionali” che ogni scuola è chiamata
autonomamente ad interpretare, secondo le esigenze della propria
realtà locale.
PROGRAMMI: Emanazione centrale di
norme che i docenti debbono eseguire
I “modelli” programmatici della riforma “Moratti”
.
Esplicitano i livelli essenziali di prestazioni che tutte le istituzioni scolastiche sono tenute ad assicurare ad ogni alunno, nel rispetto del diritto all’istruzione e alla formazione.
INDICAZIONINAZIONALI - PROFILO:
Prescrittive neipercorsi formativi;
RACCOMANDAZIONI:orientative nelle scelte
metodologiche e culturali.
IndicazioniNazionalie Profilo sono
elaborate dagli esperti e dagli organi tecnici del Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con altri Ministeri e, a regime, della Conferenza Stato-Regioni.
INDICAZIONINAZIONALI PROFILO:
Prescrittive neipercorsi formativi;
RACCOMANDAZIONI:orientative nelle
scelte metodologiche
e culturali.
I docenti interpretano, ordinano ed
organizzano le indicazioni in
obiettivi specifici di apprendimento come
ispirazione per progettare le Unità di
Apprendimento.
Autonomia didattica
Le IndicazioniNazionali
rappresentano il “punto di
riferimento” per identificare obiettivi formativi consoni ad
ogni alunno e realizzare attività
didattiche in grado di trasformare tali
obiettivi in “competenze” degli
allievi.
I “modelli” programmatici della riforma “Moratti”
PIANI DI STUDIO PERSONALIZZATI
Restano valori e vincoli nazionali con la possibilità di una quota che
ciascuna regione, nella propria autonomia, può aggiungere
…sono collegati al concetto di “centralità” dell’allievo…; richiamano
la responsabilità progettuale della scuola e dei docenti, che si impegnano ad offrirepercorsi formativi centrati sull’alunno….
… il principio della responsabilità educativa chiama in causa ragazzi, genitori ed enti territoriali nella scelta e
costruzione, assieme alla scuola, di percorsi formativi…