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LA NUOVA ORGANIZZAZIONE: 10 DOMANDE A
FRANCESCA DI CARLO, DIRETTORE FUNZIONE RISORSE UMANE E ORGANIZZAZIONE
Biografia
Francesca Di Carlo da luglio 2014 Direttore della Funzione Risorse Umane e Organizzazione in Enel. Una
laurea in Economia e poi una carriera di alto livello. La troviamo nell87 nel gruppo UBS, specializzata in
operazioni di Corporate Finance per gruppi sia italiani che internazionali.
Nel 94 entra nel gruppo Telecom Italia come responsabile Investor Relations per Telecom e Tim. Viene poi
posta a capo della pianificazione finanziaria e poi dello sviluppo e delle fusioni e acquisizioni.
In qualit di Presidente di Stream si occupa della fusione con TELE + e prende posto nel consiglio di SKY
ITALIA. Alla guida di Telespazio ne cura la vendita al Gruppo Finmeccanica.
Il suo ingresso in Enel risale al 2006 con Responsabilit per la Strategia di gruppo. A gennaio del 2008
diventa Direttore della Divisione Audit, fino a luglio 2014 quando le viene chiesto di guidare la Funzione
Risorse umane e Organizzazione. Nel 2001 le viene assegnato il Premio Marisa Bellisario Sezione Donne e
Finanza.
IGOR UBOLDI: Dott.ssa Francesca di Carlo, Direttore della Funzione Risorse Umane e Organizzazione in
Enel, innanzitutto buongiorno e grazie per aver accettato il nostro invito.
FRANCESCA DI CARLO: Buongiorno a lei, prego, sono molto lieta di essere qua con voi oggi di nuovo.
IGOR UBOLDI: Il nostro programma, come lei ben sa, si chiama la Nuova Organizzazione. Ma possiamo
adesso forse considerare concluso questo processo di organizzazione oppure c ancora delle aree che
vanno riempite o c ancora un po di alfabetizzazione da fare?
FRANCESCA DI CARLO: Beh, sotto un profilo oggettivo noi stiamo adesso completando lorganizzazione in
Sud America. In realt nei Paesi del Sud America stiamo, proprio in questi giorni, separando la parte delle
Funzioni globali dalla parte della Gestione dei clienti, quindi separando processi e sistemi relativamente a
questo ambito. Ed un lavoro che stiamo effettuando con lingegner Gallo e con i Paesi del LATAM proprio
in questi giorni. Finito questo processo, direi che lultimo grosso step di un processo complicato che
abbiamo fatto negli ultimi mesi e che di fatto ha toccato circa 300 persone dellOrganizzazione. Questa la
parte oggettiva. Quando lei mi parla di alfabetizzazione, lOrganizzazione alla fine il vissuto di tutti noi
tutti i giorni e credo che ci vorr almeno un anno di lavoro comune prima che ci si abitui a lavorare in una
maniera diversa, credo che sia umano e naturale.
IGOR UBOLDI: molto interessante quello che lei dice, che appunto va vissuta tutti i giorni. Una delle
parole chiave della vita quotidiana che lei stessa ha posto laccento fiducia. Le chiedo: C fiducia in
Enel? C fiducia nei capi, nei colleghi? Perch, voglio dire, una situazione di conflitto anche
semplicemente umana. In questo caso per va gestita come?
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FRANCESCA DI CARLO: Sicuramente lEnel, storicamente, viene, anche per il Business Model, da una cultura
estremamente gerarchica. Quindi il nostro punto di riferimento era sempre verso lalto o verso il basso: era
il nostro capo, i nostri collaboratori. Quindi avevamo una modalit di interazione estremamente gerarchica.
Nella modalit di interazione gerarchica in qualche modo pi semplice; sempre bisogna avere fiducia negli
altri, per chiaramente non si andava fuori dai propri confini organizzativi. La matrice richiede guardare
anche a destra, guardare a sinistra, condivide un risultato con geografie diverse, condivide un risultato con
persone diverse e in realt, consci della propria responsabilit, portare insieme questo risultato. E l ci vuol
fiducia, perch si comincia a lavorare con persone che hanno una nazionalit diversa, persone di
organizzazioni diverse, Paesi e linee di business. Ed chiaro che, se non ci si fida e si va fuori dalle regole
gerarchiche in una modalit di interrelazione diversa, il conflitto pu sorgere. Quello che io dico spesso e lo
provo anche su me stessa, anchio molto spesso mi arrabbio sulla matrice, non perch sono stata una delle
persone che lha disegnata, complicato anche per me, mi devo misurare con pi dimensioni. A volte mi ci
arrabbio, poi penso che per un arricchimento, perch alla fine in qualche modo acquisire fiducia degli
altri significa anche imparare dagli altri e dare agli altri. Io credo che poi questa sia la chiave di lettura
positiva, al di l dellefficacia organizzativa del nostro modello a matrice.
IGOR UBOLDI: Giustamente lei stata al centro della matrice. Ora state pubblicando le RACI, Responsible
Accountable Consulted Informed. Ci dice in due parole di cosa si tratta e a chi riguarda?
FRANCESCA DI CARLO: Allora, le RACI riguardano circa 300 persone dellOrganizzazione che sono, di fatto,
le persone pi direttamente coinvolte nella nuova organizzazione che sistematizza linee di business e Paesi.
La RACI uno strumento che nasce dallinformatica; sono i processi informatici che tipicamente vengono
mappati con il sistema delle RACI, ed un sistema che noi abbiamo trovato per sintetizzare e rendere
visibili e oggettive le responsabilit. Come dicevo prima, questa matrice richiede che ognuno di noi sia
molto consapevole delle proprie responsabilit, non per prevaricare laltro con le responsabilit ma proprio
per portare un risultato insieme, consapevoli delle responsabilit. E dovendo incrociare dimensioni verticali
e dimensioni orizzontali, le linee di business con le geografie, essere molto consapevoli delle responsabilit
reciproche, credo che, uno strumento utile di lavoro. anche uno strumento che riporta nella nostra
organizzazione, scusate uso una parola in inglese molto poco traducibile in italiano, la Countability, cio la
consapevolezza della propria responsabilit, che credo che sia un tema importantissimo, un tema che ci
riporta a una modalit di lavoro diversa, che riporta meritocrazia, che un tema di cui so che parleremo
dopo. E quindi la RACI una ricetta per muoversi meglio nella scacchiera della matrice.
IGOR UBOLDI: Le persone. Parliamo delle persone. So che molto importante per lei lo sviluppo delle
persone. Lei a capo delle Risorse Umane da poco meno di un anno, ha avuto molto a che fare con
lOrganizzazione, ma cosa andiamo a fare adesso per lo sviluppo delle persone. In particolar modo, per
esempio, continueremo ad avere un Performance Review? E la Formazione, che ruolo avr la
Formazione?
FRANCESCA DI CARLO: La Performance Review. Noi stiamo semplificando tutti gli strumenti di gestione.
Questa azienda si era data degli strumenti estremamente sofisticati, per a volte molto complicati per noi
da gestire, anche complicati da trasferire alle persone. Quindi stiamo effettuando un processo di profonda,
in realt terminato, lo sto condividendo con i direttori per poi passare al Deployment vero e proprio, di
semplificazione degli strumenti di gestione HR. chiaro che la Performance Review rimarr ed una forma
di confronto importantissima sotto il profilo proprio di che tipologia di risultati portiamo allazienda e come
lazienda percepisce i nostri risultati, quindi rimarr sicuramente. Dal mio punto di vista, la cosa che sto
cercando di far s che avvenga e mi sono molto stupita che non avvenisse in maniera sistematica prima. Io
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parlo dellItalia, che realmente alla fine la realt che vivo quotidianamente e vivo tutti i giorni, ma sto
cercando che questo avvenga anche nei lontani Paesi del Sud America, la conoscenza da parte nostra
delle persone. Forse leccessiva complessit di questi strumenti estremamente sofisticati che avevamo
sviluppato negli ultimi anni, faceva s che quello che il gestore delle persone debba fare, sistematizzare la
conoscenza delle persone, non avvenisse pi. Noi avevamo un numero di colloqui, al gestore delle Risorse
Umane, estremamente basso; in alcune aree, nellultimo anno, non erano stati fatti colloqui, quindi io ho
fatto partire, a spron battuto, una campagna di colloqui. Mi vergogno di dirlo, sembra una banalit, le
Risorse Umane dovrebbero far questo come base della propria attivit, non era stato fatto in maniera
sistematica. Per quanto riguarda lItalia, io lo vorrei estendere adesso anche al resto del mondo, stiamo
cercando di mappare le persone e di rendere anche un database comune delle persone che noi
intervistiamo. Laltra cosa che in questa azienda non esiste una tracciatura della storia delle persone. Ed
chiaro che, per stare vicino alle persone, cercare di allocare le persone corrette nelle posizioni corrette, noi
dobbiamo far due cose: conoscere le persone e conoscere il business. Quindi, quello che sto cercando di
riportare nelle HR unobbligatoria conoscenza delle persone, tanto che metter i KPI e i colloqui negli
MBO dei miei e unobbligatoria conoscenza del business perch senn la nostra missione chiave fallisce.
Quindi, sembra una banalit, quando lho raccontato ai miei colleghi Direttori sono rimasti un po colpiti,
per mi vergogno di dirlo, noi questa cosa non lavevamo fatta in maniera sistematica. Lavevamo fatta, ma
sicuramente non con la sistematicit che una Funzione di Risorse Umane dovrebbe fare. Mi piacerebbe
lasciare al mio successore un patrimonio di conoscenza sistematizzata, non particolarmente sofisticata:
semplice. Sapere chi sono i colleghi, la loro anagrafia, la loro preparazione, la loro formazione, le loro
aspirazioni. Noi non possiamo sempre, in qualche modo, soddisfare le aspirazioni di tutti, ma se neanche le
ascoltiamo sar impossibile.
IGOR UBOLDI: E allora parliamo di meritocrazia, come lei stessa ha accennato poco fa. Una parola
bellissima. Mette daccordo tutti. Per tra il dire e il fare, lo stesso Amministratore Delegato, Francesco
Starace in un blog sulla rivista ha parlato di meritocrazia, ci sono state molte risposte, alcune anche
apertamente critiche. Come facciamo a introdurre proprio il merito?
FRANCESCA DI CARLO: Secondo me, sicuramente noi dobbiamo essere, come Risorse Umane, dei facilitatori
dellintroduzione del merito, per il merito nella cultura di tutti noi. Attribuire alle Risorse Umane il
problema del merito, io sono una che normalmente si prende le proprie responsabilit, non il 100% della
storia. Il merito deve essere, in primis, portato avanti da chi le persone le gestisce tutti i giorni, quindi i
Responsabili. Mi riferisco intanto a una cosa specifica, in relazione a quanto lIng. Starace ha fatto e alle
critiche, e adesso io ho fatto partire, a spron battuto, dei colloqui con queste persone. Quindi chi ha parlato
nel blog, non lo voglio lasciare inascoltato. Vorrei che, come parte di questa campagna di ascolto, abbiamo
fatto una sotto campagna di ascolto specifica, con delle domande in qualche modo concordate tra tutti i
gestori per andare ad ascoltare le persone che si sono lamentate. Credo che sia nostro dovere. Ling.
Starace ha scatenato questa cosa, io non posso lasciarla inascoltata. Quindi a livello di Country Italia, perch
poi le persone che hanno parlato effettivamente di pi, si son lamentate di pi, sono sul territorio italiano,
verranno ascoltate nei prossimi giorni dai propri Gestori e abbiamo coordinato questa cosa. In termini
generali, noi dovremmo essere in qualche modo gli angeli custodi delle persone, ed chiaro che se le
persone non le si conoscono, difficile essere langelo custode. Quindi io spero che una maggiore
conoscenza delle persone, una sistematizzazione della conoscenza, possa aiutare le persone; lascolto
dovrebbe aiutare una migliore meritocrazia. Laltra cosa che, lato Risorse Umane, noi faremo costruire dei
bacini di successione. Il tema del talento noi lo gestiremo, non credo facendo pi, adesso ne sto parlando
con i Direttori, ma non credo che faremo pi progetti esplicitamente mirati al concetto di talento senza
agire il talento. La cosa che mi piacerebbe fare costruire dei bacini di successione, dove dentro vengono
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messe le persone che ovviamente sono i successori di quelli che sono i Responsabili, quindi forse le persone
con pi et e pi esperienza, ma anche osare e spingere le persone a mettere persone pi giovani, risorse
che in qualche modo noi potremmo osare e mettere in questi bacini. Questo dovrebbe essere, nella mia
visione, un fenomeno scatenante del ricambio e anche in qualche modo della meritocrazia, poich in
questa azienda molto spesso la meritocrazia nasce anche dal tradizionalismo, dal non osare sulle persone.
Credo che osare, anche sbagliando, perch se uno sbaglia in buona fede credo non ci sia alcun problema,
potrebbe essere un volano per rialimentare la meritocrazia. Detto ci, queste sono le azioni che io posso
mettere e il team di HR pu mettere in piedi. La meritocrazia un tema di tutti noi. LIng. Starace ha
ricordato al gruppo di Management, in un recente Staff Meeting, che la meritocrazia un tema critico e ha
sottolineato quanto sia importante che tutti i suoi Manager si facciano carico di questo tema. Quindi voglio
dire a tutti i colleghi che mi ascoltano che, di fatto, le lamentele non solo verranno gestite direttamente
dalle HR ma il file delle interviste stato distribuito a tutti i Direttori, in modo che vi sia la consapevolezza
su quelle che sono le aree critiche nelle divisioni specifiche.
IGOR UBOLDI: Conoscere le persone, spesso porta ad affiorare ed apprezzare la diversit. Lei stessa ce ne
ha parlato in una precedente occasione, cos come ha parlato dellimportanza di dare valore alle donne.
Allora, a che punto stiamo?
FRANCESCA DI CARLO: Noi abbiamo lanciato un progetto. Non ne abbiamo voluto parlare, anche tenendo
un po basse le velleit di voi colleghi della Comunicazione perch, di nuovo, a me piacerebbe prima
dimostrare e poi parlare. Abbiamo lanciato un progetto a livello mondiale, supportato sia da una societ di
statistici, di sondaggisti di opinione, sia di alcuni sociologi e abbiamo di fatto distribuito questionari per
ascoltare le persone, per riuscire a capire come viene percepito il tema della diversit. E labbiamo
declinato di fatto su quattro filoni: la diversit di genere, la diversit etnico culturale, la disabilit e let.
Sono questi i quattro assi che abbiamo scelto e su questi quattro assi stato distribuito il questionario.
Abbiamo avuto un livello di redemption del 55% e adesso stiamo lavorando per capire effettivamente di
oggettivizzare i bisogni e costruire, a seconda delle geografie e dei temi, delle risposte comuni. Credo che
non pubblicizzeremo pi il tema, fintanto che io non sar in grado di dare delle risposte specifiche, dove ci
sia un minimo di concretezza e dove emergono i problemi. Io oggi ancora non ho consapevolezza, non ho
avuto una lettura di questi, noi abbiamo completato lascolto il 13 febbraio, quando avr indietro
nuovamente la lettura dei problemi, vorrei poi lanciare dei piani specifici ad hoc.
IGOR UBOLDI: E allora magari ci rivedremo anche in quella occasione.
FRANCESCA DI CARLO: Ci rivedremo sicuramente, spero presto, per discutere che cosa lanceremo.
IGOR UBOLDI: So che molto importante per lei la diffusione delle Best Practice. Le Best Practice gioco-
forza nascono anche da ci che stato fatto. Non solo nel bene, ma anche nel male. Una valutazione
degli errori. Per umano, insomma quando qualcuno commette lerrore la tendenza naturale quella
di dire Ah, non sono stato io, non colpa mia. Cosa possiamo fare, invece, per cambiare un po la
mentalit, per dire Guardate, lerrore non un problema perch almeno si provato.
FRANCESCA DI CARLO: Io penso sempre che si migliori con la consapevolezza degli errori, con la
consapevolezza di noi stessi, con la consapevolezza dei problemi. E molto spesso, in tutti i campi, dalle
relazioni umane alleconomia, allazienda, normalmente la consapevolezza sempre, secondo me, la base
per una soluzione efficace. E guardando questo paradigma generale, lerrore umano, la consapevolezza
dellerrore umano non solo evita che lerrore non si ripeta, ma lammettere un errore d serenit a chi lha
ammesso. la capacit di accettare un errore in buona fede, noi siamo umani. Dobbiamo partire dalla
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consapevolezza che siamo umani, sbagliamo ogni giorno. Peraltro se si reprime lerrore non si osa. Quando
io prima dicevo, forse la meritocrazia pu anche nascere da osare sulle persone, per se noi continuiamo a
cercare di reprimere lerrore, nessuno oser sulle persone, nessuno oser su nuove idee, nessuno uscir da
paradigmi di business, nessuno si inventer nulla. E ritorniamo un po alla cultura dellazienda, dove non c
assolutamente nulla di male, il modello di business era gerarchico, la tipologia di attivit richiedeva e quindi
con la gerarchia in un esercito non puoi fare un errore. Io non penso che noi siamo un esercito, penso che
siamo sempre pi un diverso gruppo di persone che cerca di portare un risultato in un contesto molto
complesso e se in questo complesso con fiducia, ritorna la parola fiducia, non si ammette lerrore in buona
fede, credo che avremo dei grossi problemi. Ma non problemi relazionali, problemi di business, problemi di
incapacit di trovare aree di crescita, problemi di incapacit di dar valore alle giuste persone. E quindi con il
dott. Ciorra, che il nostro aspetto migliore sulla fantasia e linnovativit, vorremmo lanciare questo
progetto che sia chiama My Best Mistake, il mio migliore errore, e credo che questo dovrebbe. Lidea
quella di dar fiducia alle persone per venir fuori con i propri errori, per condividerli e per farne un
patrimonio. Come un vecchio detto popolare italiano Sbagliando si impara. verissimo. E credo che laltra
cosa fondamentale, che noi dobbiamo partire dal fatto che se veniamo a lavorare tutti i giorni, noi veniamo
a lavorare in buona fede. Veniamo a lavorare in termini positivi. Io sono una persona molto dura, molto
esigente anche con me stessa; qua si confonde molto spesso lessere esigenti con atteggiamenti che non
ammettano lerrore. Lassertivit o lautorevolezza con lautoritarismo. Quello che invito i colleghi a fare, a
non confondere questi due temi, non confondere il rigore con lincapacit di accettare lerrore perch son
due temi molto molto diversi. Questi sono temi che a me sono stati insegnati nel mondo anglosassone,
dove c un approccio diverso; credo che anche il nascondere lerrore nasca un po dalla nostra cultura
cattolica di base, ed chiaro che difficile lavorare su substrati culturali, per linvito che io vorrei fare
che sicuramente, dal mio punto di vista, ma penso anche da tutto il Management Team, lerrore viene
accettato, condiviso. Non credo che ci sia un problema se veniamo a lavorare in buona fede.
IGOR UBOLDI: Lei ha citato il dott. Ciorra, il nostro Direttore della Funzione Innovazione e Sostenibilit.
Quando abbiamo avuto il piacere di intervistare lui, ci ha detto che la sostenibilit sinonimo di felicit.
Lei che cosa ne pensa?
FRANCESCA DI CARLO: La felicit un tema molto personale. Veramente questo il mio pensiero sotto il
profilo complessivo, io personalmente sono felice se riesco a costruire unarmonia intorno a me. Quindi
unarmonia tra me e, nel mondo del lavoro, i miei colleghi, tra me e i miei familiari, mi d soddisfazione
lidea che ci sia armonia. La sostenibilit, se ci pensiamo, un modo di far sopravvivere il business con
armonia. Se si rompe larmonia, tra lazienda e lambiente di riferimento, tra lazienda e i suoi stakeholder,
in qualche modo il business non si mantiene nel tempo. E quindi in qualche modo per me la sostenibilit
felicit, perch il modo per costruire relazioni armoniche che facciano s che il business si possa sostenere
nel tempo, senza per arrivare a fratture con il mondo circostante. una mia interpretazione molto
personale. Io in questo condivido quello che Ernesto Ciorra ha detto.
IGOR UBOLDI: Attenzione, sostenibilit e innovazione. Ma per essere innovativi, come si suol dire, ci vuol
coraggio. Bisogna avere il coraggio di scavalcare i paletti che spesso ci mettiamo attorno. Cosa pu fare
lazienda per incoraggiare chi vuole rimettersi in gioco?
FRANCESCA DI CARLO: Sicuramente ascoltarlo. Ascoltarlo con molta attenzione. Essere sempre aperto a
vedere le cose in maniera diversa, non perch abbiamo fatto una matrice organizzativa che non possiamo
ascoltare ci che fuori dalla matrice. Questo un tema, secondo me, molto importante. Lo commentavo
anche ieri con un gruppo di Manager che hanno iniziato ieri un Corso su Come vivere nella matrice.
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chiaro che ogni grande azienda si deve dare unorganizzazione. Questorganizzazione deve essere il pi
possibile razionale, analitica, dobbiamo portare alla fine a casa risultati economico-finanziari con molte
societ quotate, quindi le regole sono fondamentali. Il che non significa che noi stessi non dobbiamo essere
in grado di rimettere in gioco queste regole ogni giorno, di capire se le regole son corrette, di capire se si
pu vivere innovando le regole o ascoltando persone che ci propongono cose diverse, rispetto a quelle
regole; che non significa infrangere le regole, ma avere quellapertura mentale di mettersi sempre in gioco.
E questo credo che sia, per la sopravvivenza e la sostenibilit, linnovazione fondamentale.
Senza il progresso non riusciamo di fatto a sopravvivere. E quindi linnovazione la capacit di vedere il
diverso ed io non vorrei passare per quella che ha disegnato una scacchiera ed incastrata nella scacchiera.
La scacchiera ci serviva per integrare un grande gruppo, la nostra capacit sempre ascoltare oltre la
scacchiera.
IGOR UBOLDI: Ultima domanda, ed una sfida. Le chiedo di riassumere in tre parole chiave, o tre
concetti chiave, ai colleghi di tutto il mondo, la sua strategia. Accetta la sfida?
FRANCESCA DI CARLO: S! Sicuramente la fiducia. Quello che io chiedo la fiducia sicuramente, la fiducia
nei confronti degli altri, la fiducia nei confronti del sistema di riferimento, anche la fiducia nel fatto che oggi
c un gruppo di persone che sta cercando, io mi metto in primis, me lo chiedo tutti i giorni se quello che
sto facendo adeguato o non adeguato, per sicuramente ci stiamo mettendo una grande energia, una
grande buona volont e la fiducia qualcosa che mi piacerebbe sentire intorno a me. Seconda cosa che mi
piacerebbe sentire intorno a me appunto lapertura mentale di tutte le persone che vivono in questa
azienda. Cosa significa apertura mentale? Il fatto di non giudicare sempre quello che succede, ma provare
ad essere propositivi, invece di giudicare e rimanere negativi. Provare a contribuire, perch come diceva
lIng. Starace, in quel blog, sul merito, alla fine cos il merito: contribuire, non so da dove lha presa, se
glielavete fornita voi questa definizione ma mi era piaciuta molto, quellequilibrio tra egoismo e
altruismo. Quindi contribuire allazienda, prendendoci qualcosa noi e portandoci qualcosa noi.
Credo che se tutti noi avessimo questo tipo di atteggiamento, alla fine torneremmo a casa pi felici ed
avendo arricchito maggiormente lazienda. Dove non ci riusciamo, con questo arriviamo alla terza parola
chiave, credo che sia vostro dovere dirlo, comunicarlo, e quindi essere aperti a comunicare ci che non va.
Non per in chiave polemica ma in chiave costruttiva. Questo sicuramente ci potrebbe garantire unazienda
diversa, unazienda dove noi abbiamo il dovere di ascoltare e le persone hanno il dovere di esprimere le
proprie opinioni per in maniera costruttiva. Queste sono le tre sfide chiave: fiducia, ascolto e capacit di
condividere la propria visione.
IGOR UBOLDI: E allora Francesca De Carlo, Direttore Funzione Risorse Umane e Organizzazione in Enel,
innanzitutto molte grazie per il suo lavoro molto sfidante. Noi le formuliamo i nostri migliori auguri e ci
ripromettiamo di seguirla passo dopo passo. Grazie.
FRANCESCA DI CARLO: Io vi ringrazio degli auguri e buon lavoro a tutti.