La Newsletter de nr. 06-2017 - eltamiso.it · Mio padre ha sempre avuto l’orto e mi ha trasmesso...

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La Newsletter de nr. 06-2017 CLICCA QUI PER ISCRIVERTI ALLA NEWSLETTER DEL BIOLOGICOMA NON SOLO! ...SIAMO ANCHE IN FACEBOOK!! NOTIZIE DAL MONDO DEL BIOLOGICO, DALL’EUROPA E… DAL TAMISO Questa settimana parliamo di: Protezione vegetale per prolungare la vita di frutta e verdura, o Come sarà l’agricoltura del futuro, Cambiamenti climatici e rischi finanziari, L’impronta dell’uomo minaccia i siti Unesco, o La civiltà eolica e solare è all’orizzonte, È ora di ridiscutere il futuro dell’agricoltura in Europa, o Conoscere e proteggere il suolo, Cresce la produzione di agrumi in Sicilia, Hygge: il segreto danese per la felicità, o CETA (e TTIP): il 15 febbraio il voto al Palamento Europeo, Raccolta firme per bandire il glifosato, o In Trentino arrivano le foreste intelligenti, Trump e la fusione Monsanto-Bayer, Speculazione edilizia sull’anello ciclabile dei Colli a Teolo, o Domenica prossima iniziativa per salvare il Parco Colli, In Francia monete locali a favore dell’ambiente. Buona lettura!!!

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La Newsletter de nr. 06-2017

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NOTIZIE DAL MONDO DEL BIOLOGICO, DALL’EUROPA E… DAL

TAMISO

Questa settimana parliamo di:

• Protezione vegetale per prolungare la vita di frutta e verdura, o Come sarà l’agricoltura del futuro,

Cambiamenti climatici e rischi finanziari, • L’impronta dell’uomo minaccia i siti Unesco,

o La civiltà eolica e solare è all’orizzonte,

• È ora di ridiscutere il futuro dell’agricoltura in Europa, o Conoscere e proteggere il suolo,

Cresce la produzione di agrumi in Sicilia, • Hygge: il segreto danese per la felicità,

o CETA (e TTIP): il 15 febbraio il voto al Palamento Europeo,

• Raccolta firme per bandire il glifosato,

o In Trentino arrivano le foreste intelligenti, Trump e la fusione Monsanto-Bayer,

• Speculazione edilizia sull’anello ciclabile dei Colli a Teolo,

o Domenica prossima iniziativa per salvare il Parco Colli,

• In Francia monete locali a favore dell’ambiente.

Buona lettura!!!

FRUTTA E VERDURA: UNA PROTEZIONE VEGETALE PER PROLUNGARE LA DURATA. L’INNOVAZIONE DI UNA START-UP CALIFORNIANA ALLA

PROVA DEL MERCATO Nella foto si vede come il trattamento con Edipeel impedisca a frutta e verdura di marcire - (non trattato/trattato, dopo 54 giorni) Una start-up californiana, Apeel Sciences, sta sviluppando dei conservanti naturali ricavati da scarti vegetali biologici, in grado di prolungare sino a cinque volte la durata di frutta e verdura, rallentando il processo di decomposizione. Il nuovo prodotto è una sostanza da spruzzare su

frutta e verdura in ogni momento del processo di maturazione, che una volta asciugata agisce come barriera nei confronti dei gas che producono il processo di decomposizione. L’alternativa è immergere i frutti in una soluzione ricavata da bucce e gambi di vegetali. In questo modo, afferma Apeel Sciences, i coltivatori possono ridurre la dipendenza dai pesticidi e aumentare la qualità dei prodotti che avendo una durata maggiore potranno essere raccolti a maturazione più avanzata di quanto avviene ora e quindi risultare più saporiti e ricchi di sostanze nutritive. Le ricerche sono durate cinque anni, con un investimento di otto milioni di dollari. In dicembre, Apeel Sciences ha ottenuto un finanziamento di 33 milioni da due società di venture capital della Silicon Valley, Andreessen Horowitz e DBL Partners. Nel 2012, il progetto aveva vinto un premio da 100.000 dollari dalla Melinda e Bill Gates Foundation. Ora Apeel Sciences si accinge ad entrare nel mercato e si vedrà se il prodotto funziona come pubblicizzato. Se il metodo verrà accolto bene si possono ipotizzare dei cambiamenti significativi per il settore, come ha scritto il New York Times, che ha fatto conoscere l’innovazione al grande pubblico.

(non trattato/trattato, dopo 5 giorni)

(da Il Fatto Alimentare – febbraio 2017) **torna al sommario**

“L’AGRICOLTURA DEL FUTURO? PICCOLA, LOCALE E NATURALE”

Da precario a contadino autodidatta, Gianni Fagnoli è oggi impegnato nel recupero dei frutti antichi della Romagna e, nel suo podere in provincia di Forlì, pratica e

promuove quella che considera l'agricoltura del futuro: piccola, locale e naturale. Un approccio rispettoso della terra, che restituisce prodotti sani e gustosi.

A Rocca San Casciano, sull’Appennino romagnolo alle spalle di Forlì, si trova un podere che produce frutti antichi e ritrovati della Romagna e che si dedica all’orticoltura naturale, castanicoltura e selvicoltura e allo sviluppo di un modello agricolo differente: piccolo, locale e naturale. Il podere – chiamato “I Fondi” – appartiene a Gianni Fagnoli, agricoltore autodidatta che, dopo aver conseguito la laurea in scienze politiche, ha lavorato per anni con contratti provvisori (a tempo determinato, co.co.co, a progetto, ecc.). La sua vita cambia a luglio 2015 quando, oltre all’ennesima promessa non mantenuta di un contratto a tempo indeterminato, arriva anche l’occasione di rilevare 13 ettari di terreno a Rocca San Casciano. Insieme alla moglie e alla famiglia, Gianni decide di acquistare il podere e abbandonare una vita lavorativa precaria per dedicarsi a tempo pieno allo sviluppo del progetto “Podere I Fondi”.

“La mia famiglia – ci racconta Gianni – possedeva già una casetta con un ettaro di terreno in quest’area e a luglio 2015 è stato messo in vendita il fondo confinante, che conta circa 10 ettari di bosco più 3 ettari di terreno. Mio padre ha sempre avuto l’orto e mi ha trasmesso la passione per la terra, perciò quando mi è stato negato l’ennesimo contratto a tempo indeterminato, io e la mia famiglia abbiamo deciso di investire nell’acquisto del podere confinante. Il mio obiettivo è di elevare questo podere a presidio della biodiversità attraverso il recupero, la custodia e la riattivazione dell’antico patrimonio varietale e autoctono romagnolo”.

“Il lavoro di recupero del fondo è molto impegnativo e solo tre ettari sono adatti alla coltivazione vera e propria, il resto è bosco. Mio padre e mia moglie, quando non lavora, mi danno una mano, ma in genere sono da solo e non ho macchinari. Io lavoro soltanto con le mani e la zappa”, continua, “anche nel ripristino delle opere idrauliche e dei terrazzamenti, nel recupero della boscaglia degradata e nel restauro della storica “marroneta” (cioè il castagneto). Ho un impianto di circa un ettaro e mezzo di frutti storici della Romagna come le pere volpina e santa lucia; le pesche sanguinella e percoca romagnola; le albicocche reali di Imola; le melagrane verde di Russi e grossa di Faenza. Poi, nello spazio tra gli alberi da frutto coltivo la verdura di stagione. Ho anche frutta a guscio (marroni, noci, nocciole), nespole, mele cotogne e mele rosa, ma prediligo i frutti antichi perché, essendo stati selezionati dai contadini in centinaia di anni, sono piante molto rustiche che necessitano di pochissima acqua, hanno radici più resistenti e profonde, i frutti sono molto più saporiti e si conservano a lungo in modo naturale”. “Il mio personale approccio all’agricoltura – spiega Gianni – è di tipo sinergico, ma cerco di prendere il meglio da tutte le pratiche agricole naturali, ad esempio la biodinamica e la permacultura. Il terreno agricolo, nei primi 20 cm, è un vero e proprio ‘organismo’ vivente e vitale ed è fondamentale salvaguardarne l’auto-fertilità, avvalendosi della collaborazione degli organismi della rizosfera ed evitando l’aratura, che porta con sé la distruzione della sostanza organica, il dilavamento e la desertificazione del terreno. Qui ai Fondi cerco di rispettare ed assecondare la terra nel suo essere ‘organismo’, per portarne lo stato di salute e vitalità alla sua massima condizione, che è poi quella del ‘suolo forestale’. Per quanto riguarda i 10 ettari di boscaglia, sto cercando di ripulirla da rovi e piante infestanti (la maggior parte delle quali non sono nemmeno autoctone) per poter ripristinare il bosco originario, costituito di carpini, frassini, castagni”. “L’agricoltura del futuro – conclude Gianni – sarà piccola, locale e naturale: non ha alcun senso distruggere e desertificare sistematicamente la vita del suolo per poi passare alla concimazione e ai trattamenti stabiliti dal modello agro-industriale. Deve farne un tesoro, una ricchezza da valorizzare, investendo in colture attentamente selezionate. Ciò che voglio ottenere qui ai Fondi è un cibo degno di questo nome per valori organolettici, biologici e gustativi, ottenuti rinnovando in modo naturale la fertilità generata dalla terra”. (da Italia che Cambia – febbraio 2017)

**torna al sommario** Banca d’Italia: il cambiamento climatico è un rischio concreto per gli istituti italiani **torna al sommario**

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L’impronta dell’uomo che minaccia i siti tutelati dall’Unesco **torna al sommario**

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La civiltà solare ed eolica è all’orizzonte

**torna al sommario** (da Altreconomia – febbraio 2017) È ORA DI RIDISCUTERE IL FUTURO DELLA NOSTRA AGRICOLTURA (E

DEL CIBO) IN EUROPA Al via la consultazione sulla Politica Agricola Comune che sarà in vigore dopo il 2020.

Diciamo alla Commissione europea come vogliamo i nostri campi e cosa vogliamo mangiare.

Quasi il 40% del budget europeo, oltre 300 miliardi di Euro, sono reinvestiti nel comparto agricolo. Di questi, 85 miliardi sono destinati allo sviluppo rurale. Eppure l’Europa sta affrontando una profonda crisi su più fronti: economico, sociale, ambientale e sanitario. Ed è evidente che la Pac, così com’è stata pensata fino a oggi, non ha risolto i problemi all’ordine del giorno. Slow Food si batte da anni affinché al centro della politica europea ci sia la promozione delle produzioni di piccola e media scala, in armonia con le produzioni di territorio e con un sistema agro-alimentare locale e rispettoso dell’ambiente. Ma fin quando la discussione sarà incentrata sulle politiche agricole – pensate intorno agli interessi delle lobby agricole e definite dai ministeri dell’agricoltura – i temi sociali, sanitali e ambientali resteranno sempre in secondo piano. E allora perché non ribaltare la prospettiva? Il sistema alimentare anziché essere un peso che ci portiamo sul groppone può diventare la chiave di volta per dare una risposta alle varie crisi sul fronte europeo. È quello che sostengono Carlo Petrini e Olivier De Schutter nell’articolo pubblicato ieri su Politico: bisogna pensare in grande, andare oltre la Pac e definire una Politica Alimentare Comune, che ponga al centro il cibo che consumiamo ogni giorno, con tutto quello che comporta scegliere un sistema produttivo piuttosto che un altro per la tutela del mondo in cui viviamo e per il benessere di ognuno dei cittadini europei. È per questo che dobbiamo far sentire la nostra voce a Bruxelles: per disegnare un modello di società più equa, una campagna che torni finalmente a essere “verde”, una tavola ricca e salubre che non chiuda le porte a nessuno. Lo strumento c’è! La Commissione europea ha lanciato ieri una consultazione pubblica sulla Politica Agricola Comune, dando il via al lungo processo che porterà alla riforma in vigore dopo il 2020. Facciamoci sotto allora. Non lasciamo che sia un oste distratto a somministrarci la solita pappa pronta dal sapore amaro. (da Slow Food – febbraio 2017)

**torna al sommario** Come conoscere e proteggere il suolo **torna al sommario** (da LifeGate – febbraio 2017)

CRESCE LA PRODUZIONE DI AGRUMI BIO IN SICILIA L’agrumicoltura biologica siciliana è cresciuta del 10 per cento in un anno. Lo dicono gli ultimi dati aggiornati, presentati nel corso dell’affollato seminario 'Stato dell’arte dell’agrumicoltura biologica siciliana e i fabbisogni di ricerca e sperimentazione', ospitato il 31 gennaio nella sede del Crea (Centro di ricerca per agrumicoltura e colture mediterranee) ad Acireale. Il seminario è il settimo degli otto previsti nell’ambito del progetto 'Social Farming, agricoltura sociale per la filiera agrumicola siciliana' promosso dal Distretto Agrumi di Sicilia e Alta Scuola Arces con il contributo non condizionato di The Coca-Cola Foundation. SUPERFICI COLTIVATE IN AUMENTO. Agrumicoltura biologica in crescita, dunque, secondo gli ultimi dati disponibili, relativi al 2015, elaborati e illustrati dal ricercatore Giovanni Dara Guccione del Crea PB di Palermo. 'Rispetto all’anno precedente, la superficie coltivata ad agrumi biologici è passata da 17.411 ettari a 19.124 facendo segnare una variazione del 9,8% – spiega Dara Guccione con l’ausilio di alcune slide -. Un dato che conferma una crescita costante nel tempo, almeno sin dal 2011 quando la superficie coltivata ad agrumi biologici era di 10.778 ettari. In pochi anni, quindi, le superfici agrumicole coltivate a biologico sono in pratica raddoppiate'. Un incremento dovuto anche ai contributi pubblici. SICILIA REGIONE PIÙ BIO. I numeri evidenziano che la Sicilia è indubbiamente la regione d’Italia che produce più agrumi (circa il 60% della produzione nazionale) e al contempo anche la regione italiana con maggiore estensione di superficie a coltivazione biologica di agrumi, seguita dalla Calabria con circa la metà di superfici votate all’agrumicoltura bio. Le aziende agrumicole biologiche in Sicilia sono ben 1.859, con una concentrazione più elevata nelle province di Siracusa (771), Catania (365 aziende), Messina (227) e Agrigento (140). BIOLOGICO IN GRAN PARTE ESPORTATO. E se a fare la parte del leone fra gli agrumi bio la fanno le arance, seguite dai limoni, il seminario fa chiarezza anche sulla destinazione della produzione: gli agrumi biologici vengono per lo più esportati verso i mercati europei: il 70% della produzione prende la via dell’estero, il 10% è destinato alla trasformazione, il restante 20% viene commercializzato in Italia come prodotto fresco, per metà nella GDO e per metà in mercatini e gruppi di acquisto solidali, sui quali l’impatto del biologico è molto forte. Non è la stessa cosa per la produzione convenzionale che per il 20% viene trasformata, per il 5% esportata e per il 75% commercializzata come prodotto fresco prevalentemente nella GDO (80%). DOVE MIGLIORARE. Tutto rose e fiori? Non proprio. Dara Guccione evidenzia anche i punti di debolezza del comparto, tra polverizzazione del tessuto produttivo e insufficiente aggregazione dell’offerta, forte competizione internazionale, un troppo breve calendario di commercializzazione di prodotti come mandarini e e clementine. Almeno per quanto riguarda la fase agricola. L’industria di trasformazione sconta invece un’assenza di programmazione nell’approvvigionamento delle materie prime e uno squilibrio tra produzione di semilavorati e prodotto finito, mentre sulla filiera si paga una scarsa propensione all’associazionismo, un eccessivo potere della GDO che non valorizza il biologico e anche una inefficiente comunicazione delle caratteristiche qualitative delle produzioni bio, a loro volta uno dei punti di forza su cui si dovrebbe puntare insieme con la qualità elevata delle nostre produzioni. DOVE VA L’AGRUMICOLTURA BIOLOGICA? È la domanda da cui ripartire con la consapevolezza che bisogna puntare su innovazione, cooperazione e diversificazione. Insieme con la capacità di combattere con adeguate tecniche fitosanitarie gli agenti patogeni. Argomento approfondito dall’agronomo di Agrinova Bio e consigliere del Distretto Agrumi di Sicilia, Francesco Ancona: 'Oggi c’è necessità di un’assistenza pubblica, che manca. Servono anche ricerca e sperimentazioni con formule partecipative da parte di tutti gli attori della filiera. E poi bollettini fitosanitari periodici della Regione anche per i produttori biologici, così come occorre sviluppare e potenziare la biofabbrica di Ramacca'. Insomma, bisogna fare di più perché 'la Sicilia è la prima regione produttrice di biologico – aggiunge Ancona -. Non si tratta più di una nicchia di mercato, ma di un vero e proprio segmento.

Questo seminario dimostra l’impegno del Distretto su questo fronte. Il biologico può costituire una ulteriore qualificazione delle produzioni della filiera e in particolare di quelle a marchio DOP e IGP, nelle quali negli ultimi tre anni è molto cresciuto il biologico rafforzandone la qualità e la forza di penetrazione sui mercati’. (dal Bollettino Bio di Greenplanet – febbraio 2017)

**torna al sommario** Hygge, il segreto danese per vivere felici **torna al sommario** (da Greenme.it – febbraio 2017)

Caro amico, Insieme ad altri 3,5 milioni di Europei hai sostenuto l'iniziativa contro il TTIP e il CETA. Hai condiviso e continui a condividere le informazioni relative a questi pericolosi trattati. Sei sceso in piazza per dimostrare e convincere altri concittadini. Hai supportato la forte resistenza della Vallonia per combattere il CETA. Ma i giorni più cruciali stanno arrivando. Mercoledì prossimo, 15 Febbraio, i Membri del Parlamento Europeo voteranno sul CETA, il trattato commerciale tra EU e Canada. Ci restano 7 giorni per convincerli a votare NO. Negli ultimi mesi, oltre 110.000 cittadini di tutta Europa hanno contattato i loro rappresentanti attraverso il CETA CHECK e centinaia di migliaia hanno mandato il loro messaggio. Ad oggi 137 Membri del Parlamento si sono impegnati pubblicamente a votare contro. Tuttavia abbiamo bisogno di circa 350-376 voti per raggiungere la maggioranza. Sappiamo che molti Membri sono ancora indecisi o stanno pensando di votare contro il CETA, ma non hanno ancora annunciato la loro intenzione. Ora sta a te portarli dalla nostra parte, per la gente, per il pianeta, per la difesa dei consumatori, per i servizi pubblici, per la democrazia - contro le multinazionali ingorde e gli affari non trasparenti. Usa così i prossimi sette giorni:

Rivolgiti ai Parlamentari EU e comunica il tuo NO al CETA - è facile con il nostro supporto. Contatta a questo link il tuo MPE

Organizza un fax-party Venerdì con gli amici e colleghi, mandate molti messaggi personali agli uffici dei Parlamentari.

In questo weekend incontra nel suo ufficio il Parlamentare che ti rappresenta.

Mandagli una richiesta con pochi click con il CETA CHECK. E, se puoi, unisciti a noi a Strasburgo la sera prima del voto!

Il Parlamento Europeo è l'istituzione che rappresenta gli interessi di 540 milioni di Europei. Assicuriamoci che sentano la voce degli elettori. È il momento di farci sentire!

Un saluto dal vostro team Stop TTIP (da Stop TTIP e CETA – febbraio 2017)

**torna al sommario** I cittadini europei sfidano il glifosato. un milione di firme per bandirlo **torna al sommario**

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Trentino, arrivano le foreste intelligenti

**torna al sommario** (da BioEcoGeo – febbraio 2017)

Cari avaaziani, È urgente: Trump è pronto a far andare in porto una fusione tra le due multinazionali Monsanto e Bayer per creare un colosso agro-chimico che dominerà l’intero sistema alimentare mondiale. Una mega-fusione da 100 miliardi di euro che è negativa persino per l’economia e soprattutto illegale. Ma due autorità poco conosciute, negli USA e in Europa, possono fermare l’accordo. Il problema è che sono sotto l’enorme pressione di due delle più grandi aziende del mondo e di un Trump determinato a celebrare il matrimonio. Solo un enorme movimento globale come il nostro può aiutarle a resistere all’assalto. L’anno scorso abbiamo battuto Monsanto due volte, proprio grazie a grandi mobilitazioni. Ma stavolta servono numeri senza precedenti per far vedere a queste istituzioni che i cittadini di tutto il mondo si oppongono a questa fusione. Aggiungi il tuo nome:

CLICCA QUI PER FERMARE QUESTO MATRIMONIO DA INCUBO Monsanto e Bayer assieme dominerebbero il mercato di sementi e pesticidi: il nostro sistema alimentare sarebbe nelle mani di aziende che hanno avvelenato campi, fiumi e cibo, sterminato le api, creato sementi transgeniche che muoiono ogni anno e obbligano i piccoli contadini sommersi dai debiti a restare clienti “fedeli”. Le due aziende hanno incontrato Trump prima che si insediasse. Lui è uscito da quella riunione prendendosi il merito di larghe parti della fusione. Ma fortunatamente la commissaria per la concorrenza dell’UE può ancora bloccare l’accordo, mentre l’antitrust USA può avviare una causa legale se riterrà che questo violi l’interesse pubblico. I lobbisti delle due multinazionali stanno mettendo a entrambi un’enorme pressione. Ma abbiamo già fatto saltare accordi del genere in passato. Un enorme appello globale a questi rappresentanti dell’interesse pubblico può farli muovere in difesa del bene comune: in passato abbiamo bloccato il rinnovo della licenza per il prodotto di punta della Monsanto, il glifosato, e contribuito a vietare in Europa il pesticida api-killer della Bayer. Facciamogli vedere che anche se fanno squadra continueremo a resistergli, per la salute, il cibo, l’agricoltura e il Pianeta di tutti noi. Con determinazione, Pascal, Nick, Dalia, Alice, Bert, Danny e tutto il team di Avaaz (da Avaaz – febbraio 2017)

**torna al sommario** Teolo “cala” una speculazione edilizia sopra l’anello ciclabile. “No problem, è strategica” **torna al sommario**

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DOMENICA 12 INIZIATIVA PER SALVARE IL PARCO DEI COLLI EUGANEI

- Salviamo i Colli Euganei: inaugurazione del “Sentiero del Principe”, recentemente rinnovato.

Alle ore 10, appuntamento ad Este all’Arco del Falconetto in via Cappuccini, con la presenza dell’assessore regionale ai Parchi Corazzari. A seguire passeggiata guidata lungo il percorso per dimostrare con forza alla Regione Veneto la richiesta che il Parco sia tutelato e non smantellato.

L’iniziativa è promossa da Legambiente, Italia Nostra e Coordinamento Difesa Colli Euganei.

(*scarica QUI il volantino*)

(da Ecopolis Newsletter – febbraio 2017) **torna al sommario**

Francia, se non ci riesce l’euro, ci pensano le monete locali a favorire l’ambiente **torna al sommario** (da LifeGate – febbraio 2017)

Buon fine settimana a tutti