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La nazionalizzazione delle masse

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La nazionalizzazione delle masse

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La Nazionalizzazione delle masse

• Gli anni fra le due guerre rappresentano una svolta nel rapporto tra società e stato in cui fu cruciale la relazione che si venne a creare tra masse e stato, e masse e istituzioni

• La politica subì trasformazioni profonde nella struttura, nell’organizzazione e nell’attività dei partiti “di massa”, ma anche per le forme di attività collettiva, e l’influenza subita e trasmessa nei confronti degli altri agenti sociali e istituzionali

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La Nazionalizzazione delle masse

• Il tema della “nazionalizzazione delle masse”, è divenuto un vero e proprio programma di ricerca

• Intento di G.L.Mosse è quello di mettere in luce uno dei motivi fondamentali per la genesi del nazismo (e più in generale del fascismo):

– la penetrazione all'interno di larghi strati della popolazione (classi medie e classe operaia) di simboli, codici ideologici che esaltano la nazione, la gerarchia, la mobilitazione per i supremi fini.

• Pur limitato alla Germania, il discorso di Mosse ha valenza piùampia e si presta per lo studio di altri casi nazionali.

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La Nazionalizzazione delle masse• Egli individua la genesi di quella che chiama nuova politica nella

fase iniziale dell'Ottocento e ne segue gli sviluppi per tutto il secolo fino agli anni precedenti la presa del potere del nazionalsocialismo.

• L'analisi di Mosse si impernia su monumenti, scritti letterari, brani musicali, associazioni ginniche per cogliervi il processo di formazione della società di massa e dei suoi simboli politici: la nazione, la figura del capo (prima Bismarck, poi Hitler), il mito dei soldati caduti.

• La storia europea degli ultimi due secoli – secondo Mosse - aveva visto l' affermarsi di una “estetica della politica” che affidava i suoi messaggi non alla parola scritta, bensì alla suggestione esercitata da immagini, liturgie e miti.

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La Nazionalizzazione delle masse

• Tutte le scenografie dei regimi totalitari, che qualcuno ancora considera come semplice cartapesta, sono in realtà un importante oggetto di studio.

• Mosse spiegava che l' analisi di ideologie, simboli e miti dei regimi totalitari, di destra o di sinistra che fossero, rappresentava uno strumento indispensabile per capirne la storia.

• Le masse che avevano applaudito Hitler o Mussolini erano composte - per la massima parte - di uomini e donne normali, che in quei regimi avevano trovato accolte certe loro fondamentali esigenze.

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La Nazionalizzazione delle masse

• Di fronte alle incognite dei processi di modernizzazione, di fronte ai fenomeni di sradicamento da questa prodotti, nazismo e fascismo erano apparsi capaci di ricostruire il sentimento perduto di una comunità, di offrire sicurezza a milioni di individui disorientati.

• Secondo Mosse, quindi, la “politica di massa”ha i suoi presupposti nei miti e nei simboli e, aggiunge, che la “Nuova Politica” ed “estetica della politica” sono gli strumenti attraverso i quali si realizza la nazionalizzazione delle masse.

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Miti e Simboli • La nazione si impadroniva dei miti e dei simboli del passato per

dissimulare l'effettiva velocità del tempo.

• Con il MITO si poteva interpretare una realtà facendola apparire migliore: attraverso i miti la morte, che aveva sempre terrorizzato, diventò qualcosa di meno terribile e più sopportabile.

• Grazie ai SIMBOLI si cercava di far presa su tutte le classi

• Il simbolo riesce a rappresentare realtà che non si possono descrivere; nella sua brevità e immediatezza, può esprimere concetti molto complessi.

• Ai simboli veri e propri si aggiungevano frasi e slogan facili da ricordare, ma dall'intenso significato.

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Miti e Simboli• Le feste, spesso ispirate a quelle antiche, dovevano essere riempite

di simbolismo per far sentire il popolo appartenente alla nazione e fulcro del grande progetto, legarlo al dittatore.

• Queste feste avevano il compito di far rinascere lo spirito e l’orgoglio nazionale, e di far superare le differenze di classe, in modo dacostituire uno Stato fiero, compatto, e senza lotte interne.

• Per le stesse ragioni furono innalzate statue e monumenti; servivano ad ottenere il consenso popolare, e per questo vennero anche ripresi culti antichi, come quelli del sole e della bellezza, e rivisitati in chiave moderna.

• Furono proprio gli slogan, i cori, i simboli ripetuti all'infinito, ad “addomesticare” alla rivoluzione. I riti del fascismo e del nazismo potevano apparire nuovi, ma in realtà derivavano dalla fusione di elementi tradizionali alle nuove ideologie.

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Miti e Simboli• Franco Cardini insiste sul concetto che “senza simboli non c’è

storia” e – aggiungiamo – la storia dei simboli e la sua concretizzazione sono oggi nell’architettura e nella cultura degli anni novecenteschi (senza voler risalire all’antichità o alla preistoria in alcuni casi)

• E’ quindi errato non fare i conti con i simboli e con i miti per analizzare e cercar di comprendere la cultura e le radici di un popolo o di una nazione o di una entità intrecciata con gli attuali confini nazionali (le minoranze divise tra più nazioni), o di un etno-nazionalismo– Quanti sono i simboli ripresi, assorbiti o riadattati?– Quanti sono i simboli che si rintracciano nei combattenti o fra le due

guerre?– Quanto sono i simboli che oggi ci aiutano a leggere la storia dei

comportamenti di massa?

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Miti e Simboli

• Il mito di Roma fu l’essenza del fascismo (pur non appartenendo alle origini del fascismo stesso né alla cultura politica del Mussolini rivoluzionario e socialista)

• Non fu la Roma antica a romanizzare il fascismo, bensì il fascismo a fascistizzare la Roma antica, il suo mito e la sua storia.

• Utilizzando e valorizzando i suoi monumenti (i grandi sbancamenti dei quartieri rinascimentali, le opere “nuove” – Foro Italico e Eur – la via dell’impero – oggi via dei fori imperiali) per le esigenze della nuova Roma fascista

Davide Chieregatti, il fascismo e la storia di Roma, www.studistorici.com

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La Nazionalizzazione delle masse

• La “nuova politica” nasce con la rivoluzione francese e l’elaborazione di una volontà generale (derivata da Rousseau) che si contrappone alle forme rappresentative di governo.

• Passaggio essenziale è la curvatura nazionalistica che viene attribuita al concetto di volontà generale (e quindi di popolo): il ricorso a miti e simboli unificanti trasforma “l’azione politica in una rappresentazione drammatica della quale si pensava fosse attore il popolo”

• Drammatizzazione, liturgia ed estetica sono i connotati della nuova dimensione della politica nella società di massa.

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La Nazionalizzazione delle masse• Una nuova politica prende corpo e si esprime a tutti i livelli

consapevoli ed inconsapevoli di elites e di massa: nelle manifestazioni letterarie, estetiche, architettoniche, teatrali e nelle loro forme di espressione (feste popolari, danze, organizzazionisportive e ricreative)

• I più coerenti rappresentanti di questa trasformazione saranno i movimenti nazionalisti e dopo la guerra, i movimenti fascisti.

• Mosse sostiene in altri studi che questo processo parte dagli anni '70 dell'Ottocento, ma che l'ideologia nazionale germanica era stata costruita nei primi decenni del XIX secolo in coincidenza con leguerre antinapoleoniche.

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• Da allora strati della piccola e media borghesia risultavano ostili alla civiltà, ad un progresso materiale che li minacciava nel loro status.– esaltavano invece

» la cultura, » il popolo inteso come Volk, come razza, » a sua volta definito da sangue e suolo, » odiavano l'ebreo perché incarnava ai loro occhi progresso e civiltà

• “La rivoluzione nazista fu la rivoluzione borghese ideale, in quanto rivoluzione dell'anima“. Una rivoluzione che, essendo ideologica, non minacciava nessun interesse economico, anche perché aveva trovato un altro nemico, l’ebreo.

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La Nazionalizzazione delle masse• I totalitarismi hanno quindi delle radici remote che incidono

fortemente sulle politiche e sulle loro organizzazioni di massa.

• I fascismi sono così dei regimi “nuovi” rispetto a tutte le altre forme di autoritarismo e conservatorismo che li hanno preceduti e seguiti

• Fascismi e nazionalsocialismo hanno introdotto e attuato uno stile politico nuovo fondato in larga parte sulla realizzazione drammatica di una serie di miti e culti di massa che – con accentuazioni diverse, con risultati diversi da luogo a luogo, da storia a storia, da nazione a nazione – hanno portato a compimento quel processo più lontano definibile come “nazionalizzazione delle masse”

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• Ne conseguono una serie di importanti elementi di valutazione:

– che il fascismo aveva una lunga storia dietro di sé prima che i nazisti e gli altri fascisti ne facessero buon uso per giungere al potere.

– che - ferma restando la centralità del primo conflitto come valore determinante – per capire i fascismi e il nazionalsocialismo in particolare “è necessario prendere in considerazione i precedenti e vedere i collegamenti posti in essere dai regimi totalitari: furono i miti e i culti dei primi movimenti di massa che diedero al fascismo e al nazionalsocialismo una base dalla quale operare e li misero in grado di rappresentare una alternativa alla democrazia parlamentare”.

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La Nazionalizzazione delle masse

– che “la mobilitazione di milioni di persone fu resa possibile dal fatto che in tali tradizioni venne ravvisata la possibilità di una partecipazione politica più vitale e più significativa di quella offerta dalla concezione borghese di democrazia parlamentare”

– che “la nuova politica” operò al di fuori delle normali divisioni di classe e – in particolare – non si limitò alle classi marginali; in Germania la “nuova politica” si definì e si diffuse in gran parte delle classi medie che riconoscevano in essa il trionfo dei propri valori storici e culturali e influenzò settori non trascurabili delle classi lavoratrici

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– Che Hitler si trovò ad agire all’interno di una realtà caratterizzata da un culto nazionale e di uno stile politico (che si appellava ad aspirazioni radicate nei miti e nei simboli del popolo e della cultura) già giunti a maturazione.

– Che il nazionalsocialismo fece propri i caratteri della “nuova politica” e gran parte del patrimonio culturale (razionale ed irrazionale) su cui essa si fondava

– Che parlare di retorica e demagogia di fronte alle manifestazioni, ai rituali, alle cerimonie è insufficiente e restrittivo

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La Nazionalizzazione delle masse• Alla luce di questi elementi deriva che il rapporto Furher-Volk non

poteva essere “troppo” personale in quanto una preminenza della personalità avrebbe creato un forte elemento di squilibrio.

• L’autorappresentazione nazionale era considerata da Hitler l’unico elemento in grado di dare continuità al sistema politico nazionalsocialista.

• Il culto della nazione doveva quindi mantenersi autonomo e fondato su elementi permanenti.

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La Nazionalizzazione delle masse• Quindi in un regime autoritario/totalitario parlare solo di propaganda

è improprio e non completo rispetto alle sue basi.

• La propaganda indica qualcosa di artificioso e di condizionante i singoli, ma un suo uso incondizionato porta a fraintendere “il processo organico del culto nazista e la sua natura essenzialmente religiosa” (laica, dello stato, della nazione tedesca).

• Esistono diverse applicazioni di questi strumenti che segnalano come i regimi autoritari/totalitari non possono essere riportati ad una solo tipologia e non possono essere traslati nel tempo, riapplicandone il modello

• Comparare i diversi fascismi

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La Nazionalizzazione delle masse• Altro aspetto molto interessante per cogliere la specificità del

nazismo e dei fascismi è il riferimento ideologico.

• Tanti elementi ci inducono a precisare che le tradizionali teorie politiche hanno poco a che fare con questi regimi i quali offrono “una cornice al culto nazionale”

• Gli stessi discorsi dei “capi” avevano una funzione e un contesto liturgico, dove la parola si integrava con i riti culturali, e il testo scritto ne ripercorreva gli elementi strutturali e tradizionali.

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La Nazionalizzazione delle masse• Esempio evidente è:

– il “Mein Kampf” (libro che Hitler, in carcere dopo il putsch di Monaco, dettò a Rudolf Hess nel 1924).

– I due volumi, pubblicati nel 1925-1926, chiarirono basi e fini del nazionalsocialismo - spazio vitale a Est, superiorità ariana, antisemitismo, Führerprinzip ecc. - e furono strumento della propaganda nel Terzo Reich con oltre sei milioni di copie vendute entro il 1940.

– le idee contenute al suo interno “erano state trasferite in forme liturgiche e la funzione della pagina scritta era stata affidata ai riti di massa del culto nazionale ariano”.

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• Vediamo alcune differenze tra Hitler e Mussolini:

– il secondo non attribuì alle cerimonie e ai simboli rituali la stessa l’importanza che dava loro Hitler; le radici e i riferimenti eranodifferenti e con essi le possibilità di racchiuderli all’interno di una cornice riconosciuta in modo univoco dal Volk (popolo-nazione)

– Nel fascismo italiano le vere manifestazioni della “nuova politica”furono pochissime e a livello di elites e non di massa per la semplice constatazione dell’assenza o quasi di una precedente integrazione nazionale delle masse, a sua volta spiegato dalle caratteristiche del processo unitario italiano rispetto a quellotedesco

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La Nazionalizzazione delle masse

– La nazionalizzazione delle masse (quindi la trasformazione dellefolle in masse) in Francia è segnata dal momento di rottura rappresentato dalla rivoluzione avvenuta già in presenza di uno stato nazionale; in Germania non vi fu un evento traumatico, ma un fatto collettivo profondamente unitario in assenza di uno stato unitario cui si tendeva; in Italia non vi fu evento traumatico pur in presenza di una questione nazionale eppure questo fenomeno fu molto ritardato.

– La “nuova politica”, per la difficoltà storica di definire concretamente un modello della sua espressione comune ai diversi paesi che vissero l’esperienza dittatoriale, deve essere considerata un fenomeno storico tipicamente tedesco, radicato nella sua storia

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– Nel fascismo elementi decisivi del rapporto fra le masse e il regime sono: la figura carismatica del duce e la formazione (dalche l’importanza dell’educazione nazionale dei giovani) del “nuovo italiano” che faceva riferimento ai caratteri migliori della stirpe ma che doveva essere il prodotto del fascismo consideratoquindi un fatto del tutto nuovo nella storia italiana

– Nel nazismo il rapporto con il Furher non poteva essere esclusivo in quanto avrebbe penalizzato il regime stesso, mentreil riferimento all’innovazione della stirpe è del tutto assente, basandosi al contrario sul recupero ed esaltazione di tutto ciò che già esisteva di germanico compreso il razzismo.

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La Nazionalizzazione delle masse

• Esistono comunque molti punti tra fascismo e nazionalsocialismo e quindi non è possibile generalizzare il fenomeno in una sola categoria; occorre analizzare e contestualizzare il singoli fascismi soprattutto rispetto alle singole radici nazionali e vicende nazionali che li precedono

• Inizialmente le opere di Mosse si rivelarono in sintonia soprattutto con gli studi di Renzo De Felice, lo studioso al quale più era legato nel nostro paese; ma in seguito gran parte degli storici italiani hanno riconosciuto l' importanza dei suoi lavori.

• Se oggi nessuno si sentirebbe più di liquidare la storia del Ventennio come una "fabbrica del vuoto culturale", se in sostanza abbiamo una conoscenza più adeguata di ciò che e' stata l' Italia tra le due guerre, lo si deve anche a questo studioso

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Il caso italianoelementi tratti da E.Gentile, Il culto del littorio• Il nazionalismo moderno in Italia si forma anche qui sulla “divinità

della patria” legandosi al mito della “rigenerazione morale” degli italiani.

• Questa tendenza si trasferì – attraverso il risorgimento – fino a dopo l’unità trasformandosi nel mito “della rivoluzione nazionale incompiuta” (avvenuta cioè tra indifferenza o ostilità della maggior parte della popolazione)

• I risultati di questa ricerca di una “religione civile” furono scarsi a causa:– Contrapposizione nella classe dirigente di come nazionalizzare l’Italia– Funzioni commemorative delle liturgie nazionali improntate al rito del

rimpianto e della mestizia– Concorrenza della religione internazionale del socialismo – Fondamentale diffidenza della classe dirigente liberale nei confronti

delle masse– Estraneità delle masse dal processo risorgimentale e dalla successiva

costruzione e stabilizzazione delle istituzioni dello stato unitario

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Il caso italiano• Inizio 900, la borghesia liberale abbandona ogni idea di formazione

religiosa degli italiani.

• Questo processo viene preso in mano dalle tendenze moderniste e dalle avanguardie che lo rendono un modello elitario che escludesia le masse sia le liturgie

• Impulso alla sacralizzazione della politica venne dalla grande guerra, dal suo mito, dall’esperienza di guerra, dalla propaganda, dal culto dei caduti (i monumenti celebrativi dei caduti divengono occasione dei primi esperimenti di liturgia di massa)

• Protagonista è D’Annunzio: profeta della religione della patria, influente inventore di miti, riti e simboli nazionalisti

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Il caso italiano• Il fascismo (come il combattentismo, arditismo, futurismo,

dannunzianesimo) nasce nell’effervescenza prodotta della guerra quasi in continuazione con il radicalismo nazionale ottocentesco

• Nella fase iniziale i simboli del fascismo nascono in modo spontaneo da una moltitudine di tradizioni precedenti

• I miti del primo fascismo furono:– Il mito della violenza (le spedizioni squadristiche contro i nemici)– Il mito della morte (attraverso le cerimonie più intense specie quelle

dell’appello)– Il mito della romanità (origini della patria e come atto di grandezza della

stirpe italiana)

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Il caso italiano• I riti fascisti in questa fase hanno una triplice funzione:

– Mostrare la propria forza ai nemici– Rafforzare la coesione interna del movimento– Servire da mezzo di propaganda di massa

• Una volta al potere (1922-1925) la religione della patria fu imposta con la propaganda e l’azione politica come una religione laica degli italiani

• L’istituzionalizzazione della liturgia fascista ha tre fasi– 1923-1926: monopolizzazione del simbolismo dello stato; feste, riti e

manifestazioni erano spontanee e rivolte all’interno del movimento– 1926-1932: consolidamento e assorbimento del culto della patria nel

culto del littorio; il PNF blocca ogni manifestazione spontanea e orienta le proprie in funzione esterna al movimento

– 1932….. : cristallizzazione in una dottrina stabile

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Il caso italiano. Prima fase 1923-1926

• Il regime adotta due linee complementari:

– A) promuovere rinnovamento e fascistizzazione di riti e simboli della nazione

– B) nazionalizzare e rendere stabili i riti e i simboli del PNF

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Il caso italiano. Prima fase 1923-1926

• Per quanto riguarda (A)– Obbligo ai comuni di stanziare fondi per la celebrazione di feste

laiche– Obbligo di esposizione della bandiera in edifici pubblici e scuole– Nazionalizzazione della scuola (nel quadro della riforma Gentile) – Arricchimento del calendario con feste laiche;

• alle feste dello Statuto albertino (non usata perché del vecchio regime), del 20 settembre (con la cancellazione dei tratti anti-clericali e democratici e l’aggancio alla marcia su Roma), del 4 novembre si aggiunsero:

– 24 maggio (entrata in guerra) che si abbina al 4 novembre formando un unicum del momento fiondativo del movimento fascista, come solo depositario dei valori combattentistici e della volontà della nazione)

– 21 aprile (natale di Roma al posto del primo maggio, festa dei lavoratori)

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Il caso italiano. Prima fase1923-1926

• Per quanto riguarda (B):– simbolo del fascio littorio inserito nell’iconografia di stato

(monete, francobolli, edifici pubblici, stemma dello stato)

– Imposizione (dal 1927) dell’indicazione negli atti dell’amministrazione dell’annuale dell’avvento al potere del fascismo (anno X,..)

– Istituzione di nuove feste del partito e del movimento, ma celebrate come feste nazionali:

• 31 ottobre: marcia su Roma (con crisi nel 1924 legata a Matteotti)• 23 marzo: giorno della fondazione dei fasci di combattimento (fino al

1939 sé mantenuta solo nel PNF)

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Il caso italiano. Seconda fase1926-1932

• Il fascismo si presentò come una religione

• Tale caratteristica è presente in tutte le sue auto-rappresentazioni

• L’adesione al PNF era un atto di dedizione totale: chi infrangeva il giuramento era espulso dalla comunità fascista

• Ad una prima fase di spontaneismo legata allo squadrismo, subentrò (1922-1925) l’istituzionalizzazione dei suoi riti religiosi

• Questa istituzionalizzazione è raggiunta con il ricorso alla cultura idealista ed avanguardista

• La religione istituzionalizzata trova il suo sacerdote nel PNF mentre le “case del fascio” erano di fatto le chiese del culto fascista al cui interno vennero conservati gli oggetti ritenuti sacri del culto fascista nonché preservata la memoria dei caduti

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Il caso italiano. Seconda fase1926-1932

• Dalla nascita di una religione laica inizia un complesso rapporto con la chiesa cattolica.

• Dopo un iniziale e acceso anticlericalismo, il realismo politico spinge Mussolini non verso un confronto con la chiesa ma verso l’idea di farsi restauratore del prestigio della chiesa saldando la frattura creatasi nel 1870 (Patti Lateranensi)

• Il fallimento totalitario è centrato in modo particolare proprio sulla complessità dei rapporti con la chiesa e dell’impossibilità da parte fascista di superare la religione con la religione laica del fascismo nel contesto italiano (grande differenza dal nazismo)

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Il caso italiano. Seconda fase1926-1932

• L’universo simbolico fascista si componeva di diversi elementi:– Il mito di Roma come mito delle origini– Creazione di un’archeologia simbolica senza rispetto

della realtà storica di Roma antica– Per il fascismo la storia è una ciclica lotta tra “destino”

e “volontà”– L’Italia del dopoguerra si trovava sul punto di una

svolta epocale ciclica dove il “destino” abbinato ad una “volontà” avrebbe dato al popolo l’occasione di creare una nuova civiltà

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Il caso italiano. Terza fase1932-…..

• Funzione politica della “liturgia delle masse” (riconoscendo alle masse una fondamentale forza della politica):– Dimostrare la propria forza al nemico– Propagandare il regime tra la popolazione– Rafforzare la coesione interna– Distrarre le masse dalle difficoltà economiche e dalla crisi del regime

• Questa “liturgia politica” non si limitò al rito o al simbolo fascista ma abbracciò tutte le manifestazioni della vita collettiva appropriandosi:– Delle feste tradizionali (la Befana fascista)– Delle sagre popolari– Delle manifestazioni sportive e delle attività ginniche e ricreative– Delle mostre– Del tempo libero (il sabato fascista- 1935, i raduni domenicali - 1932, le

attività ricreative etcc)– Del turismo

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Il caso italiano. Terza fase1932-…..

• Punto alla creazione di un’arte fascista che lasciasse da parte l’individualismo dell’artista per integrarsi in uno stato totalitario, assumendo un ruolo pedagogico e propagandistico rivolto alle masse

• La realizzazione più importante:– Mostra della rivoluzione fascista (Roma 1932) nel quadro del

decennale, realizzata con spirito modernista e futurista per esaltare la modernità dinamica e rivoluzionaria del fascismo, al cui interno si svolsero una serie di riti. Ebbe successo, rimaseaperta due anni e fu “visitata” da 4.000.000 milioni persone. Doveva diventare un tempio permanente della religione fascista

• L’arte preferita dal fascismo fu l’architettura perché:– In quanto religione voleva lasciare un’immagine indelebile– La monumentalità era la materializzazione del mito– Occorreva una scenografia imponente per le celebrazioni dei riti

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Il caso italiano. Terza fase1932-…..

• In tutta Italia sorsero monumenti ai caduti e case del fascio; entrambi avevano una collocazione urbanistica funzionale all’amministrazione statale e alla propaganda

• Due opere (a parte gli sbancamenti dei quartieri di Roma per fare spazio – tra l’altro – a Via della Conciliazione e Via dell’Impero) dovevano rappresentare la sua massima espressione rimasero incompiute per il sopraggiungere della guerra:

– La Casa Littoria (che doveva ospitare la segreteria del PNF e la Mostra del decennale) tra Piazza Venezia e il Colosseo, con un enorme spazio sacro

– L’EUR (esposizione universale romana – 1942) che coincideva con il ventennale che doveva divenire il nucleo urbanistico della capitale del nuovo impero e centro sacro del culto del littorio

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Il caso italiano. Terza fase1932-…..

• L’universo simbolico fascista ruotava anche attorno alla figura del duce

• Ma non ci fu una coincidenza piena: la religione fascista era nata da un movimento che all’inizio non veniva affatto identificato con Mussolini

• All’inizio per la maggior parte dell’area riconducibile ai movimenti postbellici, identificava il suo comandante in D’Annunzio

• Anche dopo il 1921 (con Mussolini riconosciuto come capo del movimento) molte aree del fascismo non riconoscevano al duce quel peso e quell’esclusività nella liturgia e nel regime

• Fu il tempo ( e la politica di Mussolini) a rendere tale Mussolini

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Il caso italiano. Terza fase1932-…..

• La posizione del Duce fu codificata negli anni della costruzione del regime:– Nello statuto PNF del 1926 era il “vertice della gerarchia”– Nello statuto del 1932 il Duce “viene posto al di fuori della gerarchia”– Nello statuto del 1938 fu definito come “capo del PNF”

• Questo ruolo e le cariche istituzionali condussero M. a un accentramento di potere che , tuttavia, non fu mai totale (come per Hitler) per la permanenza in vita di altri centri di potere e istituzioni (Monarchia e Chiesa)

• L’esaltazione di M. divenne ben presto la principale attività della fabbrica del consenso spingendo verso l’identificazione del regime fascista con M., ma ponendo il problema (che molti gerarchi avevano presente) di cosa sarebbe accaduto alla morte del capo

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Il caso italiano. Terza fase1932-…..

• Il mito di M. si diffuse principalmente nella piccola e media borghesia non politicizzata, nelle classi popolari rurali

• M. propagandò il suo mito con viaggi incessanti in Italia e con incontri continui con la gente.

• In quest’ultimo caso la scenografia e l’annuncio del prossimo arrivo (molto spesso anticipato per mesi) creavano condizioni di alta tensione emotiva collettiva e di attesa

• In questo rapporto con il popolo il concorso al consenso plebiscitario era parte integrante della scenografia e della sacralizzazione politica, trasmettendo un’apparente condivisione e partecipazione popolare alle scelte del Capo

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Il caso italiano. Terza fase1932-…..

• Il fascismo è stato una religione che si è inserita in un processo tipico dell’età contemporanea: la sacralizzazione della politica che ha supplito/sostituito la progressiva laicizzazione delle società e degli stati.

• E’ un processo che si ritrova nelle democrazia e nelle dittature, negli stati più laicizzati ed in quelli meno

• La massima espressione di questo fenomeno si è raggiunta con i nazionalismi totalitari/autoritari del XX secolo

• Secondo E.Gentile la modernità ha acuito un senso di crisi e smarrimento, spingendo verso la ricerca di nuove fedi come fondamento di una nuova stabilità: nella demagogia dei regimi quindi si può rintracciare anche una risposta ad un bisogno collettivo

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Il caso italiano. Terza fase1932-…..

• In questa prospettiva E.Gentile individua come la propaganda e l’orchestrazione del culto fossero intuite, da chi le produceva e da chi le consumava, come un’attività coerente e doverosa per la propagazione della nuova fede

• Liturgia e rituali fascisti (differentemente che dal nazismo) divengono così semplici strumenti per educare e convertire ad una nuova teologia politica e nella direzione di un “uomo nuovo”

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Il simbolismo monumentale fascista• Sotto il governo fascista, le piazze

d'Italia, furono trasformate in un unico scenario dove milioni di persone celebravano la consacrazione dei simboli, le apparizioni del duce. Popolo e paese furono avvolti in una fitta rete di simboli, che abbracciava l'urbanistica e il paesaggio.

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Il simbolismo monumentale fascista

Fascio Littorio alla Stazione di Milano Centrale (Foto G. Dall’ Orto, 2.12.2006)

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Il simbolismo monumentale fascista• Il 18 dicembre del 1932 Littoria

diventa il nuovo simbolo del regime fascista, dall'antica concezione di borgo agricolo si passa al nuovo status di città.

• Dal balcone del municipio, il duce, annunciò le tappe future dello sviluppo della fertile pianura che ha preso il posto delle paludi pontine con la fondazione di altre città(Sabaudia e Pontinia) e la costruzione di centinaia di altri poderi.

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Il simbolismo monumentale fascista

• Mostra Rivoluzione Fascista: notare i tre copricapi:– Elmetto: prima guerra

mondiale– Bustina: squadrismo– Fez: fascismo

• Continuità con origine e con futuro

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Il simbolismo monumentale fascista

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Il simbolismo monumentale fascista

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Il simbolismo monumentale fascista

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Il simbolismo monumentale fascista

• Stadio dei marmi al foro Mussolini

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Il simbolismo monumentale fascista

• Foro Mussolini: obelisco con scritta e indicazione dell’opera nazionale balilla

• La cosiddetta “palla”

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Il simbolismo monumentale fascista

• Lo stadio dei centomila prima del 1990 ma successivo al ventennio. Inserito nel Foro Italico (ex Mussolini)

• Scritta (come molte altre) all’interno del foro Mussolini. Oggi l’intera area è oggetto di recupero e tutela