La NASA e gli UFO

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Avvistamenti degli astronauti, strutture artificiali sulla Luna, battaglie nello spazio di Antonio Manera Ufoonline.it - Il Mondo Ufo

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La NASA e gli UFO

Avvistamenti degli astronauti, strutture artificiali sulla Luna, battaglie nello spazio

di Antonio Manera

A partire dall'inizio degli anni '60 alla NASA furono numerose le richieste di chiarimenti sulla questione UFO.

L'opinione pubblica, incuriosita sempre più dal fenomeno, cominciava a chiedersi quali potessero essere le

informazioni dell'ente governativo americano.

L'ente spaziale, pressato da più parti diramò una circolare standard prestampata, in cui ribadiva le

conclusioni della Commissione Condon: non esistono prove che gli UFO siano velivoli extraterrestri, che

costituiscano una minaccia per la sicurezza nazionale e, di conseguenza, dimostrino uno sviluppo

tecnologico superiore a quello terrestre. Insomma, la NASA si allineava alle decisioni di Stato, convergendo

sulla politica del silenzio e discredito sistematico della faccenda, gestita dalle autorità politiche.

Durante la campagna elettorale alla presidenza del 1976, il candidato democratico Jimmy Carter affermò

che il governo degli Stati Uniti era in possesso di molte informazioni sulla questione degli UFO aggiungendo

di ritenere molto probabile che "un'altra civiltà stia tentando di mettersi in contatto con il nostro mondo".

Una volta eletto presidente, Jimmy Carter chiese ulteriori chiarimenti alla NASA, il cui portavoce,

Dave Williamson, assistente ai progetti speciali, ribadì che la NASA non era "ansiosa di inserirsi nel dibattito,

perché non sarebbe stato opportuno effettuare ricerche su un fenomeno non misurabile come

quello degli UFO".

Williamson aveva aggiunto che "non si dispone ancora di prove certe ed elementi materiali, analizzabili

inequivocabilmente, comprovanti l'esistenza fisica degli UFO e che le stesse documentazioni fotografiche

non costituiscono una prova", precisando che entro la fine del 1977 avrebbe fornito una risposta al

consigliere scientifico del Presidente. In effetti la risposta pervenne tramite l'amministratore della NASA, il

dott. Robert Frosh il quale, declinando l'incarico proposto dalla presidenza, ritenne l'iniziativa "uno spreco

del tutto improduttivo", pur rimanendo ufficialmente disponibile ad analizzare "autentiche prove fisiche

fornite da fonti attendibili". Il primo febbraio 1978, l'ente spaziale USA emanò una circolare con numero di

serie 70-1 dove si asseriva che "i rapporti su oggetti volanti non identificati, penetranti lo spazio aereo

statunitense, sono di interesse della Difesa, come parte regolare del sistema di sorveglianza".

Si affermava inoltre che la NASA non aveva nessun programma di ricerca sugli UFO.

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Gli astronauti e gli UFO

Al di là delle pubbliche dichiarazioni, la NASA in quel periodo era certamente a conoscenza del fenomeno e

ne sapeva certamente molto di più di quanto dichiarasse pubblicamente.

Sono, infatti, tanti gli astronauti che hanno avvistato, nel corso delle loro missioni, oggetti volanti non

identificati dotati di caratteristiche e capacità di volo del tutto simili a quelle degli UFO.

In tempi recenti, svincolati dal segreto militare, molti di questi viaggiatori dello spazio hanno ammesso di

essere stati protagonisti di incontri ravvicinati nel cosmo. Le loro testimonianze sono particolarmente

significative per l'ufologia, soprattutto per due motivi: essendo gli astronauti persone scelte per la loro

competenza e per il loro equilibrio psicologico, non si possono ritenere i loro avvistamenti semplici errori di

interpretazione di fenomeni naturali, né visioni o allucinazioni. In secondo luogo, questi avvistamenti sono

avvenuti nello spazio, e quindi non possono essere attribuiti a fenomeni atmosferici, a velivoli sperimentali

o palloni sonda.

Il programma spaziale americano, sin dagli inizi, sembra essere stato costantemente monitorato da oggetti

di origine non terrestre. Il maggiore Gordon Cooper, astronauta delle missioni Mercury e Gemini 5, disse di

aver avvistato il 16 maggio 1963, durante la quindicesima orbita della sua navicella, sopra il continente

australiano e ad una velocità di 17.000 miglia orarie, un oggetto di colore verde con una scia di scarico

rossa, in rotta di avvicinamento alla sua capsula. Tale rapporto venne trasmesso dall'emittente NBC, ma la

NASA si rifiutò di rispondere alle domande dei giornalisti sull'episodio, vietando allo stesso Cooper di farlo.

Ma Cooper, successivamente, parlò della sua esperienza, così come hanno fatto altri astronauti,

fra i quali O'Leary.

Tra i tanti episodi che si possono narrare, quello più conosciuto riguarda proprio il primo allunaggio

americano del 20 luglio 1969.

Un radioamatore sovietico, sintonizzato sulle frequenze di trasmissione della NASA, avrebbe intercettato

una comunicazione riservata tra gli astronauti scesi sulla Luna e la base americana, nel corso della quale

uno sbalordito Neil Armstrong commentava: "Questi oggetti sono spaventosi, enormi. Non ci credereste.

Ci sono delle sonde spaziali laggiù. Sono in fila sul fondo del cratere, sul lato opposto al nostro. Sono sulla

Luna e ci stanno osservando", e ancora "... mio Dio è incredibile. È una forma di vita quella lì", mentre da

Houston perveniva la seguente risposta "Andate dall'altra parte, sappiamo di loro, andate dall'altra parte e

cambiate canale di trasmissione".

Attorno a quest'episodio, mai confermato dalla NASA, è fiorita una vasta pubblicistica, non sempre critica e

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spesso avida di rivelazioni sensazionali, secondo la quale sarebbero state scattate anche diverse fotografie

della presenza dei dischi volanti sulla Luna, tra cui una che mostra un'astronave aliena lenticolare spuntare

da una collinetta.

Una prova della presenza di alieni sul nostro satellite si troverebbe una sequenza filmata, divulga all'epoca

da uno dei più noti giornalisti statunitensi, Walter Cronkite, in cui si vedono in maniera molto distinta delle

strane luci sull'orizzonte lunare.

Sebbene queste ed altre sequenze filmiche e fotografiche non abbiano trovato una risposta definitiva, gli

astronauti americani che allunarono nel '69 hanno sempre negato di avere incontrato gli UFO sulla Luna.

Esiste però un filmato, girato dall'astronauta "Buzz" Aldrin il 19 luglio, durante le fasi di allunaggio, in cui si

vedono due globi di luce bianco-bluastra che sembrano inseguire la capsula americana. Il filmato in

questione è disponibile per chi ne faccia richiesta direttamente alla NASA, ma l'ente ha seccamente

smentito l'episodio, dapprima in maniera informale, in seguito ufficialmente, con una nota datata 1975.

Eppure, nel 1993, proprio Aldrin, ormai in pensione e non più legato al segreto militare, doveva ammettere

di avere realizzato il filmato, dicendosi certo di avere incontrato gli UFO. La vicenda ha spinto altri ex

dipendenti NASA, come lo scienziato Maurice Chatelain, a prendere posizione affinché l'ente spaziale

americano divulgasse tutti i dati relativi all'allunaggio. Chatelain, in particolare, si diceva sicuro che Neil

Armstrong avesse visto addirittura alcuni alieni sul bordo di un cratere, e che la NASA avesse imposto il

silenzio sulla vicenda. A conferma della teoria che gli americani abbiano incontrato navi aliene sulla Luna,

Chatelain fa notare che, in una missione prevista per il 1996, l'ente spaziale aveva intenzione di depositare

sul nostro satellite due robot muniti di telescopi proprio nel punto in cui - secondo altre voci - gli astronauti

dell'Apollo 14 (1971) avrebbero trovato tracce inconfutabili del passaggio di UFO.

Il veterano dello spazio Alan Shepard, che già durante il volo verso la Luna aveva avvistato una serie di luci

misteriose che inseguivano la sua astronave, una volta sceso sul nostro satellite avrebbe trovato molte

strane impronte. Questa storia trova conferma in quanto dichiarato all'ex pilota della Lufthansa Werner

Utter dall'astronauta americano Charles Conrad (missione Apollo 12), secondo il quale tutti gli equipaggi

Apollo, succedutisi sulla Luna tra il luglio del '69 ed il dicembre del '72, avevano trovato sulla polvere lunare

un gran numero di queste orme. Conrad ne aveva parlato anche pubblicamente, ad una conferenza stampa

a Budapest nel 1970, durante la quale aveva affermato che le impronte rinvenute dovevano appartenere

per forza ad esseri alieni. Le tracce erano state poi fotografate ed analizzate dai tecnici della NASA, che

avevano mantenuto il più stretto riserbo attorno alla vicenda. In seguito Conrad, entrato a far parte di una

società aeronautica fornitrice della CIA, negò tutto, smentendo anche "di aver mai visto qualcosa, nello

spazio, che potesse far pensare all'esistenza di forme di vita aliena". Un altro fatto che sembra confermare

gli incontri ravvicinati degli astronauti americani è la schedatura, effettuata il 29 gennaio 1971 dal Centro

spaziale Goddard, di tutti gli oggetti in orbita terrestre, di cui tre rimasero di natura ignota. Non si può

escludere che, in fase di preparazione della missione Apollo 14, la NASA tenesse quindi in conto anche la

possibilità di incontri ravvicinati nello spazio.

Nel 1994 la veridicità di questi episodi è stata ribadita dall'autorevole documentarista svizzero Luc Buergin,

già redattore dell'ormai scomparsa rivista ufologica "Sign", nel libro Mondblitze (Lampo di luna). Buergin,

autore di diverse interviste ad importanti scienziati vicini alla NASA, ha dichiarato: "Ho saputo che la sonda

Lunar Orbiter 5 ha registrato strane tracce di veicoli sul suolo lunare già nel 1967, e impronte simili furono

viste dall'astronauta Harrison Schmitt, dell'Apollo 17, nel dicembre del 1972".

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Strutture artificiali sulla Luna?

Secondo il geologo NASA Farouk El Baz in alcune delle quasi centocinquantamila fotografie lunari raccolte

dalla NASA fra il 1960 ed il 1980 sarebbe possibile scorgere, "guglie e pinnacoli molto più alti di qualsiasi

edificio terrestre. Può darsi che abbiamo sott'occhio i prodotti tecnologici di visitatori extraterrestri e non

riusciamo a riconoscerli". Quest'idea fu condivisa, negli anni Cinquanta, anche dall'astronomo ed ufologo

americano Morris Jessup, convinto che qualcuno ci avesse preceduto sulla Luna millenni fa, e che sul

satellite erano presenti antichissimi manufatti alieni.

La storia delle strutture lunari artificiali era iniziata con le segnalazioni degli astronomi inglesi Patrik Moore

e Percy Wilkins (che nel 1954 fu anche testimone di un avvistamento UFO). Winkins, grande conoscitore e

studioso della superficie lunare, nonché direttore della British Astronomical Association, ebbe modo di

osservare diversi fenomeni insoliti sulla superficie della Luna, molti dei quali prima del 1947, quando ancora

non si parlava di UFO.

Ad essi Wilkins dedicò un intero capitolo di Guida alla Luna (titolo originale Our Moon, 1958).

Il 12 agosto del 1944, Wilkins osservò una macchia rotonda luminosa al centro del cratere Plato.

Tre punti luminosi brillanti come stelle furono visti da Patrick Moore il 19 ottobre 1945 sulla parete oscura

di Darwin, e ancora il 3 agosto 1944, Wilkins osservò l'interno del grande cratere circolare di Schickard

punteggiato di misteriose macchie bianche, scomparse la sera seguente.

Fenomeni ancora più appariscenti furono poi osservati da Wilkins su Copernicus, dove un bagliore durato

diverse ore illuminò tutti i rilievi molto prima del sorgere del sole (1939).

E nel cratere Aristarchus, dove bagliori e luci furono visti anche nell'imminenza dello sbarco degli astronauti

americani dell'Apollo 11.

Wilkins affermò di aver notato non solo fenomeni luminosi temporanei, ma anche evidenti modificazioni

permanenti della superficie: delle cupole, o "bombette", che prima non c'erano; la maggior parte di queste

presenta una singolare buca proprio sulla sommità.

Nel 1953 Wilkins e Moore ne avrebbero scoperte quasi cento nei crateri Cepheus, Picard, Reinhold, e in

Theaetetus.

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Le zone occupate da questi crateri erano state osservate e disegnate con accuratezza negli anni precedenti

e tali "bombette" non erano mai state viste prima. Lo stesso discorso vale per numerose "fenditure"

scoperte sempre nel 1953.

Un'ultima straordinaria anomalia sulla superficie lunare è stata rilevata nel Mare Crisium, una delle zone

più esaminate del satellite.

Si tratta di un colossale "ponte" di una sola arcata, che unisce i due promontori di Olivium e Lavecnium.

John O'Neill, il redattore scientifico del "New York Herald Tribune", osservando questa zona il 9 luglio del

1953 si rese conto che i due promotori erano collegati da questo incredibile arco di roccia, lungo 19

chilometri.

Secondo O'Neil la struttura era dritta come un fuso e proiettava una lunga striscia d'ombra. La scoperta

trovò in seguito una spiegazione naturale: l'immagine sarebbe un gioco di luce prodotto dalla struttura

rocciosa del terreno.

Nel 1976 gli ambienti scientifici venivano messi in subbuglio dall'uscita del libro di uno studioso americano,

Ceorge H. Leonard, Qualcun altro è sulla Luna. Pur non disponendo di precise competenze scientifiche,

Leonard era arrivato a dichiararsi certo dell'esistenza di vita intelligente sulla Luna, dopo avere osservato

centinaia di fotografie raccolte dalla NASA.

Secondo Leonard dalle foto visionate "si vedono chiaramente cupole abitative, macchine al lavoro e

strutture, che dimostrano l'esistenza di una vita aliena sulla Luna".

Il volume passò sotto silenzio negli ambienti accademici ma riscosse un grande successo di pubblico. Le

convinzioni di Leonard si basavano essenzialmente sulla testimonianza di un certo Samuel Wittcomb

pseudonimo dietro il quale si sarebbe celato uno scienziato della NASA in possesso di materiali segretissimi

e censurati, in seguito allontanato dall'ente spaziale.

Il fantomatico informatore avrebbe rivelato a Leonard i retroscena di una colossale truffa attuata dai servizi

segreti statunitensi.

La teoria di Leonard era che l'ente spaziale americano sapeva dell'esistenza di una civiltà aliena che aveva

colonizzato da tempo il nostro satellite e che non avrebbe permesso lo sbarco degli astronauti.

Pertanto in un periodo di grandi ristrettezze economiche, non avrebbe potuto investire milioni di dollari per

una missione che non poteva concludersi felicemente. Tutto sarebbe stata una messinscena per far vedere

al mondo la superiorità degli Stati Uniti sull'URSS in fatto di missioni spaziali. Le missioni per la

colonizzazione della Luna sarebbero, però, dovute "fallire".

Leonard cita il Proget Horizon del 1959 dal "inspiegabilmente" bloccato e quello proposto nientemeno che

dal presidente George Bush, nel luglio del 1989, per la costruzione di una base terrestre sulla Luna, in

collaborazione con russi, europei e giapponesi.

"Si può frugare molto a lungo negli archivi fotografici della NASA aperti al pubblico e non accorgersi di

niente", dichiarava nel 1976 lo scrittore, "ma io ho esaminato personalmente parecchie migliaia di ottime

diapositive, notando delle anomalie e trucchi fotografici evidenti.

Alcune foto sono state ritoccate, altre censurate perché sollevavano una serie di problemi, in quanto

dimostravano che la Luna è occupata da una o più razze tecnologicamente molto progredite".

Fra le prove scoperte dallo scrittore americano spiccavano i "superimpianti" già notati da Wilkins.

Citando il suo informatore NASA, Leonard sosteneva che essi erano degli strumenti robotici telecomandati

il cui compito era quello di scavare sulla superficie lunare.

"Me ne sono convinto anche analizzando attentamente diverse fotografie di una stessa zona. In alcune foto

si vedono i servomeccanismi che sollevano della polvere - sosteneva - mentre in altre immagini scattate in

altri momenti della giornata non appare nulla, né polvere, nebbia o vapore.

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In una foto NASA, nota come 72-AH-1109, si vedono diversi servomeccanismi abbandonati ad est del Mare

di Smith, vicino al cratere Saenger.

Altri manufatti emergono osservando attentamente le foto 72-AH-839 e 72-AH-834, scattate al cratere

King dopo un intervallo di quindici rivoluzioni attorno alla Luna, cioè a due giorni di distanza.

Nella prima foto si vede nettamente un grosso getto di vapore uscire da un cratere. Nella foto successiva il

getto non c'è più, segno che la macchina che l'ha prodotto si è spostata. Ne sono sicuro in quanto ho

scoperto una terza foto, la 72-H-836, in cui si nota una sorta di macchina che sembra uscire dal cratere,

quasi che avesse finito il proprio lavoro di scavo.... Ho poi individuato altri servomeccanismi, alcuni dei quali

curiosamente a forma di croce greca, nella Valle delle Alpi, nei crepacci di Hyginus e, in gran numero, nel

cratere di Copernico. Alcune di queste croci hanno probabilmente una funzione diversa. Non servono a

scavare, ma sono dei veri e propri segnali di posizione. Esse sono difatti visibili anche ad una distanza di

duecento chilometri. Un tecnico della NASA mi ha poi confermato che l'ente spaziale americano era

convinto che il cratere King meritasse uno studio in profondità; vi erano difatti diverse foto del cratere,

prese in giorni diversi e in diverse condizioni di luce, che a volte mostravano dei manufatti e a volte no".

Un altro superimpianto sarebbe stato individuato dall'astronauta Shepard della missione Apollo 14, durante

la circumnavigazione della Luna, nel 1971.

In una registrazione fuoriuscita dagli archivi NASA, Shepard, riferendosi all'avvistamento di un impianto in

movimento, così si sarebbe rivolto ai colleghi Mitchell e Roosa: "Guarda laggiù. A Houston non ci

crederanno. Guardate quelle tracce che scendono nel cratere". Roosa avrebbe risposto: "Come si fa a non

vedere una cosa del genere? Obiettivi, non traditeci proprio ora!".

Uno dei primi superimpianti, presumibilmente inattivo e vecchio di millenni, sarebbe stato messo a nudo da

un terremoto lunare nell'area di Bullialdus-Lubinicky. Osservazioni astronomiche risalenti agli anni Settanta

avevano individuato, nella zona incriminata - un'immensa pianura circondata da pareti incombenti ove

spicca un cratere di trentadue chilometri - i resti di uno strano meccanismo dentato. "Sulla Luna -

dichiarava Leonard - ci sono impianti di trivellazione di diversi chilometri di lunghezza, capaci di demolire

l'orlo di un cratere e di spianare e livellare dieci acri di terreno. In una foto scattata dall'astronomo

giapponese Matsui si vede una sorta di enorme cannone che emette una specie di filamento. Il cannone era

collocato sull'orlo di un cratere curiosamente quadrato". Una struttura cupolare veniva invece fotografata,

sullo sfondo lunare, dalla missione Apollo 16 nell'aprile del 1972, durante una ricognizione degli astronauti

Young, Duke e Mattingly nella Regione di Cartesio.

Altre venti cupole comparivano in fondo al cratere Tycho; si stimò avessero un diametro di circa

quattrocento metri; altre ancora erano state fotografate dalla sonda americana Ranger VII, il 31 luglio 1964,

a trecentocinquanta chilometri dal cratere di Bullialdus; secondo Leonard la sonda americana era stata

inviata intenzionalmente in quella zona, proprio per spiare le strutture aliene. Le foto ricavate, prese da

altezze variabili, sarebbero state in seguito occultate in gran parte; alla stampa vennero fornite soltanto

delle copie sgranate e ritoccate, di pessima qualità. Negli originali si sarebbe intravisto, secondo il suo

informatore Samuel Wittcomb, addirittura l'ingresso ad una città sotterranea. L'esistenza di una copertura

di informazioni a questo riguardo venne denunciata anche dallo

scienziato Ivan Sanderson, che ammise pubblicamente che "le sonde russe e americane avevano addirittura

fotografato due di queste costruzioni a distanza assai ravvicinata".

Era possibile che queste anomalie rappresentassero i resti del passaggio di un'antica civiltà?

Lo stesso Leonard non lo escludeva, ed anzi sottolineava l'esistenza di certe strutture apparentemente

abbandonate ai quattro angoli del satellite: una, conica, presente in un cratere di Bullialdus (foto NASA 67-

H-327) e certi misteriosi geroglifici il cui disconoscimento portò ad una vibrata protesta, il 20 ottobre del

1973, da parte della Lega dei Giovani Astronomi di Rockville, Maryland. Questo gruppo di studenti astrofili

scrisse risolutamente alla NASA chiedendo delucidazioni sulla presenza di curiose incisioni trovate nel

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cratere di Tycho. "Spiccava - scrisse Leonard - un geroglifico, che in particolare poteva ricordare la scritta

PAF, inciso su una collina ottagonale e non lontano da una sorta di tunnel circolare, simile ad una vite

gigantesca, e da certe grosse strutture poligonali, apparentemente abbandonate. Sempre nella stessa zona

venivano evidenziate, quelle che ribattezzai linee di sutura, delle sagome rettangolari che sembravano

ricucire il terreno. Altre lettere di notevoli dimensioni e simili a delle A, X, E, F e P spuntavano un po'

ovunque, ma soprattutto nei crateri di Platone e Gassendi e nel fondo di Copernico, sulla faccia di una

struttura piramidale che poteva ricordare la sagoma di un tempio antico. In un'altra foto, la 69-H-8, scattata

dalla missione Apollo 8, si notava una scalinata all'interno di un cratere; una sorta di diga nella foto 69-H-

737 e le cupole di una città, denominata la città d'alabastro scintillante, in 71-H-1300 e 1765".

Altre ipotesi più o meno fantastiche sono state formulate da diversi studiosi, da Erich von Daniken e dall'ex

naturalista della NASA Richard Hoagland .

Secondo questi ricercatori la Luna potrebbe essere stata, secoli addietro, un punto di sbarco di "antichi

astronauti". Hoagland, convinto che buona parte delle fotografie rilasciate dall'ente spaziale americano

siano state ritoccate, ha compiuto una ricerca personale visionando materiale fotografico proveniente da

diversi centri astronomici. Da uno di questi, il Lick Observatory di Monte Hamilton in California, ha ottenuto

una nitida istantanea su cui spicca, nel cratere Ukert di Sinus Medii, una rovina tetraedrica, chiaramente

artificiale, assai simile a quelle che lo studioso afferma di avere individuato anche su Marte. Altre strutture

anomale sarebbero, secondo Hoagland, una guglia chiamata "Shard" e quanto resta di una sagoma di

castello, apparentemente costruiti con un materiale vetroso.

Gli anni Novanta sono stati all'insegna delle rivelazioni, volute o fuoriuscite circa gli incontri ravvicinati nello

spazio. Donna Tietze, un ex tecnico fotografico presso il Johnson Space Flight Center della NASA, a Houston,

nel maggio 1995 ha dichiarato che l'ente spaziale americano commissionava lavori di trucco e

manipolazione fotografica per far sparire gli UFO dalle foto degli astronauti, scattate durante le missioni

Gemini e Apollo. Lo scopo era di renderle adatte per la pubblicazione sui giornali. In effetti molte foto

"lunari" sembrano essere truccate, come esposto nel libro NASA Mooned America di René (pseudonimo

dell'autore).

In quello stesso anno diversi tecnici, da Houston mentre seguivano sullo schermo le fasi della missione

Shuttle videro comparire degli strani globi bianchi che procedevano a zig-zag attorno all'astronave

terrestre, per poi allontanarsi rapidissimi in picchiata verso la Terra. Il filmato di quell'incredibile

intercettazione nello spazio è stato in seguito acquisito e trasmesso in America dalla Fox TV, che ne è

entrata in possesso grazie ad alcuni tecnici NASA i quali, non essendo militari, non hanno il vincolo del

silenzio. Ma già il 14 marzo 1989 il Centro Spaziale NASA di Goddard veniva allertato da una comunicazione

dallo Shuttle Discovery, che diceva: "Houston, abbiamo un problema. Abbiamo un incendio (fire)".

E, sette minuti dopo: "Noi, ahh... abbiamo ancora l'astronave aliena sotto osservazione".

Quest'incredibile comunicazione, intercettata da un radioamatore dell'Amateur Radio Club di Greenbelt nel

Maryland, sarebbe avvenuta tra il Centro di Houston e l'astronauta John Blaha, il quale aveva

presumibilmente dimenticato di fare uso di certe procedure interne NASA e aveva tranquillamente usato il

termine ?astronave aliena?, invece del nome in ?fire?.

Inutile dire che le autorità hanno negato ogni cosa, liquidando la registrazione del dialogo come la burla di

un radioamatore.

Tutti questi episodi confermano una volta di più che la NASA, riccamente sovvenzionata dal Pentagono per

le ricerche belliche svolte a bordo dello Shuttle, è pienamente coinvolta nel coverup.

Ciò spiega anche il silenzio di molti astronauti che in privato, hanno più volte dichiarato di essere stati

testimoni di avvistamenti, come ha potuto verificare il romanziere Sidney Sheldon. Sheldon nel 1991,

volendosi documentare per la stesura di un libro di fantascienza, The Doomsday Conspiracy, ha intervistato

molti astronauti, scoprendo che alcuni fra loro avevano effettivamente incontrato gli UFO.

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Tra gli altri, il colonnello Gordon Cooper che gli confermò di essere stato personalmente testimone di

parecchi voli di UFO durante i propri viaggi nello spazio, e che altri astronauti avevano avuto esperienze

simili ma preferivano non parlarne. Il riserbo di queste persone va ben oltre la prudenza scientifica o la

paura del discredito, ed è imposto per ragioni di sicurezza.

Battaglia nello spazio?

Nel 1995 il ricercatore americano Richard Hoagland tecnico NASA e fondatore del gruppo Mars Mission, un

pool di studiosi che cerca da tempo di combattere il cover up rendendo noti tutti quei fatti che l'ente

spaziale americano cerca di occultare, come ad esempio la presenza della famosa "sfinge" sul suolo di

Marte, divulgò un filmato (vedi) che fece molto discutere e che potrebbe gettare ombre inquietanti sui reali

scopi di certe missioni spaziali americane. Il filmato sarebbe stato ripreso dallo Space Shuttle Discovery il 15

settembre 1991. In quel momento la navetta era in orbita attorno alla Terra ad una quota di 570 km e stava

passando sulla verticale della città di Perth (Australia) ad una velocità di quasi 28 mila km/h. La curvatura

del pianeta è ben visibile nel filmato, così come la linea chiara che separa la zona della Terra illuminata dal

Sole da quella ancora immersa nell'oscurità. Improvvisamente compare un oggetto che si sposta verso la

parte sinistra dell'inquadratura ed entra nell'atmosfera terrestre. Subito dopo si notano un lampo di luce ed

una scia luminosa che sembra dirigersi verso l'oggetto, il quale cambia immediatamente

la propria traiettoria, compiendo una virata ad angolo acuto, e torna nello spazio esterno a grande velocità.

Il filmato (vedi) venne trasmesso da molti canali televisivi (anche in Italia) suscitando un certo scalpore.

L'impressione che si ricava osservandolo è quella di assistere ad una vera e propria battaglia spaziale fra un

ordigno di origine aliena e un'arma terrestre di difesa situata in orbita attorno al nostro pianeta. Questa è la

conclusione a cui è giunto il gruppo di studio di Hoagland dopo aver analizzato scrupolosamente il filmato. È

da rilevare l'anomalia dell'oggetto inquadrato: la NASA afferma che si trattava di un rottame staccatosi

dallo Shuttle accompagnato da pezzi di ghiaccio formatisi nell'atmosfera. Tuttavia quest'ipotesi è smentita

dalla traiettoria e, soprattutto, dal velocissimo movimento dell'oggetto. Inoltre è stato fatto notare che il

ghiaccio e i rottami avrebbero riflesso la luce solare, mentre l'oggetto in questione sembrerebbe brillare di

luce propria. Le dimensioni di quest'ultimo, poi, sarebbero notevoli, addirittura superiori a quelle dello

Shuttle. È da escludere anche l'ipotesi di bolidi o asteroidi, infatti, una meteora o un asteroide non possono

fuoriuscire dall'atmosfera terrestre sfuggendo alla forza di attrazione del pianeta. È semmai possibile che

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rimbalzino contro l'atmosfera, ma in tal caso ciò non avviene con un angolo di incidenza negativo rispetto

alla loro traiettoria originale. Le manovre pertanto effettuate dall'oggetto del filmato presuppongono un

comportamento di tipo intelligente. La velocità dell'UFO inquadrato dalla telecamera di bordo dello Shuttle

è stata calcolata nell'ordine degli 87 mila km/h mentre in seguito al cambiamento di rotta esso accelera ad

oltre 300 mila km/h, subendo un'accelerazione di gravità superiore di 14 mila volte a quella terrestre. Tale

possibilità è inconcepibile per qualunque ordigno conosciuto, tanto da far pensare a quella che Hogland

definisce una tecnologia "iperdimensionale".

Per quanto riguarda il flash scaturito dallo Shuttle la NASA ha sostenuto trattarsi di un lampo causato

dall'accensione dei razzi della navicella. L'accensione avrebbe però dovuto causare anche uno spostamento

orbitale della navetta e di conseguenza anche delle stelle sullo sfondo, mentre nel filmato ciò non avviene.

Secondo Hoagland, in realtà, il lampo di luce e la scia luminosa diretta verso l'oggetto sarebbero la

conseguenza della messa in funzione di una sorta di cannone al plasma costruito dalla tecnologia militare

statunitense. Questo cannone sarebbe stato posto su una piattaforma in orbita attorno al nostro pianeta

nell'ambito di un progetto di difesa contro invasioni aliene. Il filmato evidenzierebbe, quindi, un vero e

proprio scenario di guerra fra gli USA ed una razza extraterrestre. "Questo filmato - ha dichiarato Hogland -

è stato trasmesso in diretta dallo Shuttle nel corso di un programma di meteorologia. Al momento, alla

NASA nessuno si era reso conto immediatamente della sua importanza, anche perché non si poteva

prevedere quanto sarebbe accaduto".

Va aggiunto poi che, dopo questa svista, le trasmissioni Shuttle sono state criptate ed ora non è più

possibile vedere in diretta quanto viene ripreso nello spazio. Hogland ritiene che in seno alla NASA vi sia

una lotta di potere fra chi vuole che si sappia degli UFO e chi intende mantenere il segreto a tutti i costi. La

divulgazione televisiva di questo filmato sarebbe stata orchestrata da qualcuno nelle alte sfere.

Questi concetti sono stati ripresi da Brian O' Leary, ex astronauta, astronomo e professore di fisica

all'Università di Princeton, il quale ha dichiarato, che in base alla sua esperienza e ricerca, di essere in grado

di affermare che da cinquant'anni le informazioni sugli UFO è probabilmente orchestrata da un gruppo

d'élite di uomini CIA, NSA, DIA e similari. La NASA, come ente spaziale legato con un cordone ombelicale al

sistema militare, agirebbe in base a precise direttive provenienti dall'alto.