Flavio Vanetti - Mistero BUFOmisterobufo.corriere.it/files/2020/01/archivio_2019.pdfGiorgio e le...
Transcript of Flavio Vanetti - Mistero BUFOmisterobufo.corriere.it/files/2020/01/archivio_2019.pdfGiorgio e le...
Flavio Vanetti
Table of Contents
Archivio 2019 2
L'Alieno? Cerchiamolo sulla Terra, dice la Nasa 2
Ufo, il 2018 anno record per gli avvistamenti. E tra gli Ifo aumentano i palloni led e i droni 2
L'Ufo crash del 1997 a Fiumicino, storia di un (probabile) depistaggio 3
Cinegiornale bUFO / 53 - Sfere di luce e strafalcioni 4
I 24 laghi di Marte, ideali per la vita 5
Cinegiornale bUFO / 54 - Marte high tech 7
Dibatti bUFI / 64 - Quei volti sono terrestri? 8
Sono arrivati gli Alieni: e adesso che cosa facciamo? Lo spiegano psichiatri, antropologi e pedagogisti 10
Qui Marte: e se questo fosse un umanoide? Intanto sul Pianeta Rosso spunta un oggetto metallico 12
Tabby Star ha una sorella. Rispunta l'ipotesi aliena 14
Il fenomeno Ufo in Italia come non lo avete visto mai: Marco ha elaborato numeri e statistiche per mappare gli
avvistamenti 15
Dibattiti bUFI / 65 - Star Walk, l'"app" che sdogana il misterioso Pianeta Nove e lo colloca vicino alla
costellazione di Orione 16
"Oumuamua non è un asteroide e arriva dagli Alieni": il professor Loeb rilancia la sua tesi 18
Dibattiti bUFI / 66 - Gli Ufo? Sono macchine del tempo che giungono dal futuro 19
Ecco l'Ufo "ibrido": la Us Navy ha il brevetto per un velivolo che si muove nell'aria e nell'acqua. Si spiega
l'avvistamento degli F18 della Nimitz? 20
Lech Walesa e gli Alieni che ci osservano: "Se sgarriamo sono pronti a mettere fine alla nostra civiltà" 22
Cinegiornale bUFO / 55 - Quel traffico curioso e un po' strano nel cielo notturno di Dublino 23
Il Pentagono e quella caccia agli Ufo ancora marchiata dal vizio della genericità 24
Cinegiornale bUFO / 56 - Elizondo, un'altra ammissione: "Gli Usa conservano detriti di Ufo" 26
Rieccoci su Marte: rocce o rivoltelle? 28
Dibattiti bUFI / 67 - Il dico e non dico di Trump: "I nostri piloti vedono qualcosa di diverso rispetto al passat2o"9
I misteri (dimenticati) della piramide di Gubbio 30
Cinegiornale bUFO / 57 - Dibattito riaperto sull'autopsia dell'alieno di Roswell: non sarebbe un fake (ma è
difficile crederlo) 38
Giorgio e le "sue" sfere bianche di Mondello: due Ufo alla ricerca di un'identità 39
Luna, Nasa, umani e misteriose presenze: la voglia di un controcanto 41
Gli Alieni e lo spazio-tempo: breve racconto per una riflessione 44
Tom De Longe e il frammento misterioso che sarebbe un pezzo di Ufo 45
L'Ufo del caso Manises e il "Triangolo delle Bermuda" del Mar Mediterraneo 47
Dibattiti bUFI / 68 - L'elemento 115, alias Moscovio: allora Bob Lazar aveva ragione? 48
Non solo ricerca degli Alieni, il cosmo sta diventando un business anche per salvare l'economia di noi umani49
La Us Navy: "Veri i filmati di Elizondo". Ma rimane il silenzio sulla natura e sulla provenienza degli Ufo
avvistati 51
Cinegiornale bUFO / 56 - Atlantis, forse c'è una città antica su Marte 53
Cinegiornale bUFO / 57 - Robert Salas e il caso Malmstrom, un ospite storico al convegno di Roma del Cun 57
I nuovi dati del Geipan: il 3,5 % degli avvistamenti in Francia rappresenta fenomeni non identificati 58
Il presente "incrocia" con la storia: ecco perché dal convegno di Roma del Cun arriva un messaggio di fiducia59
Parola di studioso: la missione Viking nel 1976 trovò già l'evidenza della vita su Marte 61
UAP Expeditions: ex funzionari militari, imprenditori della Silicon Valley e accademici lanciano la caccia agli
Ufo 63
Il trentennale dell'Ufo di Oleg e Nikolay, i due camionisti russi coinvolti in incontro molto ravvicinato 64
Il Risveglio degli Antichi, storia (volutamente dimenticata e sabotata?) di una civiltà vissuta sulla Terra 55
milioni di anni fa 67
Un Ufo, un super-drone russo oppure uno stormo di uccelli svolazzava sulla Casa Bianca? 69
Miniaci, gli Antichi, le immagini di Marte e l'arroganza della Scienza ufficiale 70
"Colony" e "War of the Worlds", quando l'Alieno è despota e cattivo 72
Gli Alieni gli dicono di costruire un Ufoporto, ma uno svizzero in Argentina finisce nei guai 75
Dibattiti bUFI / 69 - Il 2020 e l'anno della possibile "disclosure" 76
Riflessioni sul "Blob", l'organismo né vegetale né animale e dotato di intelligenza: siamo forse in presenza di
un essere alieno? 77
1
Archivio 2019 L'Alieno? Cerchiamolo sulla Terra, dice la Nasa
Archivio 2019
L'Alieno? Cerchiamolo sulla Terra, dice la Nasa
Buon anno, prima di tutto. Mentre i cinesi sono arrivati alla faccia nascosta della Luna, nella speranza che
ci svelino qualcosa di più del nostro satellite – peccato solo che siano molto distanti dalla zona dei crateri
Delporte e Izsak, dove avrebbero potuto appurare se la famosa foto scattata dall’equipaggio di Apollo 15
testimonia solo un gioco di ombre dei rilievi lunari oppure quell’oggetto enorme che aprirebbe scenari
diversi -, ecco che “mamma Nasa” ha divulgato uno studio di un certo interesse. Secondo l’ente spaziale
americano potrebbe darsi che la prova evidente di una presenza aliena l’abbiamo già sotto il naso, senza
dover scrutare l’universo: alcuni artefatti extraterrestri, infatti, sarebbero già presenti sulla Terra.
Tecno-marcatori, questa è la parola chiave: sta per definizione delle prove di un qualcosa di legabile a una
tecnologia aliena avanzata. Andiamo a cercarli, questo è l’invito. Ecco allora il link di Sputniknews dove
si trova l’articolo in questione (già tradotto). Un amico non ben disposto nei confronti della Nasa mi ha
fatto osservare che, essendo uno studio di questo ente, bisogna andare con i piedi di piombo. A voi il
verdetto.
Ufo, il 2018 anno record per gli avvistamenti. E tra gli Ifo aumentano i palloni led e i
droni
2
Archivio 2019 Ufo, il 2018 anno record per gli avvistamenti. E tra gli Ifo aumentano i palloni led e i droni
Anno nuovo, conti vecchi. Qual è stato il bilancio degli
avvistamenti Ufo nel 2018? Pare sia stato un bilancio particolarmente ricco, con un deciso incremento
rispetto alla stasi degli ultimi periodi. E si conferma una curiosità: agli Ufo pare piacciano in particolare
le annate legate al numero 8 finale, basti pensare ai famosi “flap” del 1978 (la stagione che sarebbe
diventata famosa anche per la vicenda di Piero Zanfretta, per la cronaca). Ad ogni modo, c’è un 61% in
più rispetto al 2017: così certificano il Cun (Centro Ufologico Nazionale) e la sua sezione fiorentina (Suf)
che ha particolarmente a cuore i dati statistici. Nella ricerca sono però stati considerati anche i casi di Ifo,
ovvero degli oggetti ben identificati e “battezzati”: la cosa curiosa è che oltre alle immancabili lanterne
cinesi sono in aumento i droni e le sfere led. Insomma, pure certi fenomeni sono figli dei tempi, così
come è interessante l’osservazione fatta dal Cufom (Centro Ufologico Mediterrano): i nostri amati
oggetti non identificati sono diventati “trendy” sui social network: pare ci sia stato un incremento di
segnalazioni – anche se quasi tutte sono, ahimé, bufale marchiane – e di condivisioni. Nella speranza del
primo selfie con un bell’Ufo di quelli “giusti” (e magari con il suo pilota, meglio se alieno), vi rimando
al comunicato del Cun, Invece, al suo link (cliccate qui) trovate una serie di interessanti tabelle.
Nell’anno 2018 sono pervenute al Servizio Ufoline del Cun (Centro Ufologico Nazionale) e
raccolte dalla Suf (Sezione Ufologica Fiorentina), un totale di 184 segnalazioni. Questo dato
numerico porta ad un incremento del 61% rispetto alle segnalazioni del 2017 che sono state 114.
Nel 2018, luglio è il mese che ha visto il picco di segnalazioni con ben 47 casi, mentre la regione
che mostra il maggior numero di segnalazioni è la Lombardia con ben 26 avvistamenti. Seguono
la Toscana con 24 e il Lazio con 22. Ultima risulta attualmente essere il Molise, con una sola
segnalazione. Roma è invece la provincia con più segnalazioni, 16. A seguito di una verifica
interpretativa delle segnalazioni, si sono raccolti i dati per tabelle regionali, tabelle per provincia,
valutazioni e andamento quinquennale. Interessante è anche l’analisi degli Ifo, i casi di oggetti
identificati. Il fenomeno delle lanterne cinesi è sempre presente con diverse segnalazioni, ma in
diminuzione percentuale rispetto allo scorso anno. Nel 2017 rappresentava il 20,7% di tutte le
segnalazioni, nel 2018 è sceso al 7,6% del totale. A parte i soliti bolidi e avvistamenti planetari,
sembra in aumento il fenomeno del lancio dei palloni led e dei droni.
L'Ufo crash del 1997 a Fiumicino, storia di un (probabile) depistaggio
3
Archivio 2019 L'Ufo crash del 1997 a Fiumicino, storia di un (probabile) depistaggio
Giusto per riallacciarci al precedente post, a proposito di
avvistamenti, incontri ravvicinati di vario tipo e quant’altro attiene a vicende che normali non sono, voilà,
vi propongo una storia che ricompare dal recente passato e che chi l’ha vissuta l’ha voluta condividere
con tutti utilizzando il suo blog. La persona in questione si chiama Valerio Petretto e nel gennaio 1997 ha
vissuto di persona un’esperienza che ha avuto per scenario la pineta di Fregene: sto parlando del
cosiddetto Ufo crash di Fiumicino. Che, ovviamente, per le cronache ufficiali non è mai stato nulla di
tutto ciò ma – forse – una parte di un missile terra-aria caduto da quelle parti (il che sarebbe perfino più
inquietante, comunque). “Un caso – sottolinea Petretto nel preambolo – che ufficialmente è stato chiuso
in pochi giorni con la solita spiegazione assurda. Ma io c’ero e so, in parte, cosa è successo” . Leggete
con attenzione, vi renderete conto di come le forze dell’ordine depistano e intimidiscono chi, invece, non
casca nei loro trappoloni. Sembra una storia molto simile a quelle di certi Ufo crash americani, nei quali
esercito o polizia attuano, anche con maniere forti, dei piani di allontanamento di coloro che sono
giudicati dei ficcanaso. Questo è il link per accedere al testo. Ricordo che dell’Ufo crash di Fiumicino
hanno scritto pure i colleghi LaoPetrilli e Vincenzo Sinapi nel loro libro sugli X-files resi pubblici
dall’Aeronautica Militare.
Cinegiornale bUFO / 53 - Sfere di luce e strafalcioni
4
Archivio 2019 Cinegiornale bUFO / 53 - Sfere di luce e strafalcioni
L’amico Andrea,
spulciando nella rete, ha pescato il filmato di una trasmissione – di qualche anno fa – che secondo me è
emblematica di una certa supponenza della scienza. Disserta il professor Caligiuri (fisico e ricercatore, ci
viene ricordato a ogni pie’ sospinto): incalzato da un’intervistatrice spesso inopportuna e logorroica,
parla di vari argomenti, cominciando dalle sfere di luce per le quali ha certezze a tutto tondo: spiegabili,
spiegabilissime. Poi allarga il tiro anche agli Ufo, a batteri cosmici, al vuoto e a tante altre cose, pure
queste riconducibili in un solco razionale. Forse sono un po’ troppi i temi trattati, in un “risotto” che
vorrei affidare al vostro giudizio. Tra l’altro, prof: come spiegare le famose sfere bianche che spesso
compaiono nel cielo, viaggiano in formazione e si esibiscono in vari movimenti? Ma forse non è
nemmeno questo il punto. Maximilian Caligiuri – la cui preparazione non discuto – quando si sofferma
sulle sfere di luce fa anche riferimento alle “Luci di Hessladen” (ripetuto varie volte). Peccato che siano
le Luci di Hessdalen….
I 24 laghi di Marte, ideali per la vita
5
Archivio 2019 I 24 laghi di Marte, ideali per la vita
Marte, pianeta
azzurro: è questa la convinzione che sempre più si va facendo strada tra gli scienziati. L’ultima scoperta a
questo proposito è di un ricercatore italiano, Francesco Salese, dell’università olandese di Utrecht in
collaborazione con l’Università Gabriele D’Annunzio di Pescara. Secondo i dati forniti dai satelliti Mars
Express dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Mars Reconnaissance Orbiter (Mro) della Nasa, si sono
potuti individuare, nell’emisfero Nord di Marte, 24 antichissimi laghi risalenti a 3,5 miliardi di anni fa,
dei quali almeno 5 presentano una composizione minerale ideale ad ospitare organismi viventi.
Questo enorme
complesso di laghi va ad aggiungersi al lago salato sotterraneo scoperto, sempre da scienziati italiani,
nell’estate scorsa vicino al polo Sud. Come descritto sul Journal of Geophysical Research-Planets, i dati
raccolti dai satelliti orbitanti intorno a Marte mostrano che i 24 laghi dovevano essere profondi almeno
6
Archivio 2019 I 24 laghi di Marte, ideali per la vita
4mila metri e che, con ogni probabilità, sono coevi al grande oceano che occupava almeno la metà del
pianeta, con il quale formavano un unico sistema acquatico. “Finora più modelli avevano ipotizzato la
presenza di acqua nascosta nel sottosuolo marziano, ma adesso ne abbiamo la prima evidenza geologica”,
ha dichiarato Salese. Secondo il ricercatore italiano la sola acqua non è sufficiente per dare luogo alla vita
ma sono necessari anche alcuni minerali, come quelli identificati nel cratere McLaughlin rinvenuti nei
suoi sedimenti come “smectiti ricche di magnesio, serpentino e minerali di ferro-idrato. Per gli
astrobiologi questo significa un sito ad alta priorità”. Afferma lo studioso che è necessario approfondire la
ricerca sui delta di altri 14 degli antichi laghi che “permettono di individuare i siti ad alta priorità per la
ricerca della vita, dove prodotti organici potrebbero avere avuto una alta probabilità di conservarsi”. E se
già milioni di anni fa sono esistite le premesse per l’esistenza della vita sull’ormai ex Pianeta Rosso
nessuno ci impedisce di ipotizzare che alcune forme di vita siano sopravvissute fino ai nostri giorni
superando i grandi sconvolgimenti subiti da Marte. D’altronde anche sulla Terra si sono scoperti
organismi estremofili ed estremotolleranti. Per fare qualche esempio, si sono identificati microrganismi in
grado di crescere ad alte (termofili e termotolleranti) e basse temperature (psicrofili e psicrotolleranti), in
presenza di elevate radiazioni (radiotolleranti) e in condizioni di elevata salinità (alofili e alotolleranti),
elevata acidità (acidofili e acidotolleranti), elevata alcalinità (alcalofili e alcalotolleranti), alta pressione
(barofili e barotolleranti) alta aridità (xerofili e xerotolleranti). Nulla ci impedisce di credere che un
ambiente estremo come quello di Marte possa aver selezionato forme di vita in grado di riprodursi e
prosperarvi.
Tetricus
Cinegiornale bUFO / 54 - Marte high tech
7
Archivio 2019 Cinegiornale bUFO / 54 - Marte high tech
Restiamo su Marte, più
che altro per salutare Opportunity, il rover della Nasa che ha smesso di funzionare dopo una lunga e
gloriosa carriera (durata oltre 14 anni e non la manciata di mesi che si ipotizzava al momento dell’entrata
in servizio). Ci rimango anche per proporre, in un cinegiornale bUFO, un filmato che Pablo Ayo ha
lanciato lo scorso dicembre su Frontiere. E’una specie di riassunto di quanto abbiamo già detto e scritto
più volte noi (a cominciare dai potenziali cover up dell’ente aerospaziale americano), grazie soprattutto al
contributo di Tetricus, il nostro marzianologo. Ma quanto dice Ayo, compresa una digressione sull’high
tech marziana, ha diviso la rete: se guardate i commenti su Youtube, c’è chi l’ha elogiato e chi l’ha
stroncato, anche con parole violente (e c’è stato pure chi ha bestemmiato, segno dei tempi e del degrado
della civiltà nel dibattito). Proviamo allora anche noi a dare un giudizio, magari più bilanciato (in positivo
o in negativo). Di sicuro concordo su una cosa, con i critici: il buffo doppiaggio delle voci originali di due
intervistati è veramente qualcosa che sarebbe stato da evitare.
Dibatti bUFI / 64 - Quei volti sono terrestri?
8
Archivio 2019 Dibatti bUFI / 64 - Quei volti sono terrestri?
Mi viene in mente
Peter Kolosimo e il su0 celebre libro “Non è terrestre”. Mi riferisco alle enigmatiche
9
Archivio 2019 Dibatti bUFI / 64 - Quei volti sono terrestri?
statue dell’insediamento neolitico di Ain Ghazal, in Giordania, risalenti a 9000 anni fa e conservate al
Jordan Museum di Amman. La foto l’ha mandata, a suo padre, il figlio del nostro Tetricus: è un esperto
di archeologia e forse, se non ricordo male e non dico una fesseria, è proprio il settore nel quale lavora.
Nel girarmi questa immagine, Tetricus mi ha fatto notare come i tratti somatici dei personaggi siano
clamorosamente moderni: volti lisci, capelli curati, sguardo magnetico. Lui aggiunge pure, anche se su
questo punto non concordo molto, occhi da… Rettiliano. Comunque, siamo di fronte a un qualcosa di ben
lungi dall’idea che ci potremmo fare degli uomini che circolavano a quei tempi. Lo scultore che ha
realizzato quella statua, a chi si è rifatto? Forse a creature che erano in relazione con gli umani
dell’epoca? A voi la parola. Vi passo anche un link nel quale potrete trovare informazioni su Ain Ghazal:
cliccate qui.
Sono arrivati gli Alieni: e adesso che cosa facciamo? Lo spiegano psichiatri,
antropologi e pedagogisti
Pierangelo Garzia è il responsabile dell’ufficio stampa dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano di
Milano. E’ da tempo un lettore di Mistero bUFO ed è uno dei tanti che formano quella platea di
amici che vivono il blog senza, di norma, partecipare in prima linea con commenti o con testi. Ma
ogni regola ha la sua eccezione. Ed è così che Pierangelo mi ha proposto un post su un argomento
davvero interessante. Buona lettura.
10
Archivio 2019 Sono arrivati gli Alieni: e adesso che cosa facciamo? Lo spiegano psichiatri, antropologi e pedagogisti
Acqua su Marte. Esopianeti che potrebbero ospitare la vita. Gli
alieni si avvicinano. Per alcuni sono già arrivati. Per la fantascienza ci sono da sempre. Che siano i
Superni, custodi e motivatori dell’evoluzione umana ma “lontani dallo spazio che non è per l’uomo” del
romanzo di fantascienza di Arthur C. Clark Le guide del tramonto, o i piloti di UFO già giunti fino a noi
secondo gli appassionati di ufologia. Comunque sia, la scienza attende. Fa ipotesi. Ma cosa accadrebbe
nel momento in cui avessimo un contatto con una intelligenza extraterrestre? E se intelligenze aliene
fossero in grado di arrivare fin quaggiù, sulla Terra come nel film Arrival di Denis Villeneuve? L’anno
passato ho rivolto questo tipo di domande a un gruppo di psichiatri, pedagogisti e antropologi per la
rivista “Mind. Mente & cervello”: l’inchiesta è uscita sul numero di maggio 2018 con il titolo “Sono
arrivati gli alieni!”. E un’altra parte delle risposte, inedite, le ho ora postate su Neurobioblog. Eccone
qualche stralcio: (Raffaele Mantegazza, docente di Scienze umane presso il Dipartimento di medicina e
chirurgia dell’Università di Milano-Bicocca) «Sarebbe un nuovo inizio, quello di cui forse l’umanità ha
bisogno. Come dice Guy Consolmagno, direttore della Specola Vaticana, le prime a doversi ripensare
sarebbero le religioni rivelate: questo straordinario religioso già oggi afferma che Dio si è incarnato in un
essere umano perché doveva parlare agli abitanti del nostro pianeta, ma niente fa escludere che su altri
pianeti l’incarnazione sia avvenuta nel corpo di un essere alieno, dalla forma del tutto differente dalla
nostra. La forma con la quale gli alieni si presenterebbero potrebbe poi essere del tutto sconvolgente:
esseri di pura energia, esseri di luce, chissà quale forma può avere assunto. La vita la stessa, la nostra idea
di vita organica potrebbe essere rivista e radicalmente ripensata. Ma la sola vittima di questo incontro
sarebbe, finalmente, la vera dannazione dell’umanità, ovvero l’antropocentrismo. L’idea arrogante e
presuntuosa che questa scimmia poco pelosa costituisca il centro dell’evoluzione e dell’universo. Fosse
anche solo per far tramontare questa idiozia, speriamo che gli alieni arrivino presto».
11
Archivio 2019 Sono arrivati gli Alieni: e adesso che cosa facciamo? Lo spiegano psichiatri, antropologi e pedagogisti
Mantegazza, per sua stessa ammissione, si è talmente
appassionato al tema dell’inchiesta da avere scritto e pubblicato nei mesi successivi il volumetto Educare
con gli alieni. Manuale di pedagogia per l’anno 2219, uscito da Castelvecchi. (Paolo Perticari era
docente di pedagogia generale, filosofia della formazione, teoria e pratica dei processi all’Università di
Bergamo. Purtroppo è prematuramente scomparso lo scorso novembre): «Da pedagogista ritengo che i
problemi mentali emersi nella storia moderna sono già sufficientemente gravi da non dover imputare agli
UFO alcunché. Se si dovesse dare la notizia immediatamente, senza preparazioni, né manipolazioni?
Certo che sì. Ma vede, anche questo in realtà è poco probabile. Noi terrestri abbiamo costruito un mondo
in cui il vero è un momento del falso e stiamo educando in questo modo anche i nostri piccoli, per cui la
strumentalizzazione e la falsità fanno parte dell’aria che respiriamo. Per questo motivo auguro agli UFO
di riparare al più presto l’avaria che li ha fatti atterrare e ripartire al più presto verso territori meno falsi
del nostro». (Valerio Rosso, psichiatra e psicoterapeuta): «Io credo occorra partire da un dato di fatto:
una civiltà che ha sviluppato le tecnologie per raggiungere altri mondi, deve per forza aver superato con
successo la sua adolescenza tecnologica. Chi riesce a non autodistruggersi con le proprie mani e a
dominare le istanze onnipotenti che sono profondamente connesse con la scienza, molto probabilmente ha
parallelamente sviluppato delle dimensioni etiche tali da concepire il valore assoluto della vita e
l’importanza del mantenimento e del rispetto delle diversità. L’incontro con una razza aliena potrebbe
farci confrontare di colpo con la domanda: siamo noi una civiltà adulta e risolta?».
Pierangelo Garzia
Qui Marte: e se questo fosse un umanoide? Intanto sul Pianeta Rosso spunta un
oggetto metallico
12
Archivio 2019 Qui Marte: e se questo fosse un umanoide? Intanto sul Pianeta Rosso spunta un oggetto metallico
Devo aggiornare il post perché c’è una seconda cosa interessante che ha fatto la sua comparsa su Marte:
un oggetto dall’aspetto circolare con tanto di buco in mezzo. La scoperta l’ha fatta, come riporta
Segnidalcielo, il ricercatore Neville Thompson. Pure nelle foto Nasa provenienti dal rover Curiosity si
trova questo “coso”. E qui mi riaggancio al testo originario del post: nella prima versione si parlava di
un’altra questione, ovvero della possibile scoperta del corpicino mummificato di un umanoide. In un altro
scatto, inoltre, si poteva ravvisare la forma di un cane. Immagino che quelli delle pareidolie e i loro amici
siano già pronti a smontare tutto. Ad ogni modo, è inutile perdersi nei bla-bla-bla ed è meglio lasciar
parlare le immagini (e i filmati): starà a chiunque di voi esprimere un giudizio, ovviamente e come
sempre nella massima libertà di pensiero. Lo scoop dell’eventuale corpicino è stato realizzato dal canale
ArtAlien Tv, mentre le immagini sono state scovate da Lànyi Gabor che le ha rilanciate sul suo profilo
Facebook. In Italia il merito di aver proposto questo documento molto interessante è, come dicevo prima,
di Segnidalcielo (dal quale riprendo pure la foto del possibile umanoide mummificato): al suo sito vi
rimando (dovete cliccare qui) per leggere testo e vedere foto e filmati. A quest’altro link trovate invece
l’articolo relativo al pezzo di metallo (la cui immagine, presa sempre da questo sito, pubblico qua sotto).
Buona lettura.
13
Archivio 2019 Qui Marte: e se questo fosse un umanoide? Intanto sul Pianeta Rosso spunta un oggetto metallico
Tabby Star ha una sorella. Rispunta l'ipotesi aliena
Bella e interessante notizia divulgata oggi dall’ANSA: Tabby Star avrebbe una “sorella”. E può
così riprendere la discussione su un eventuale “zampino” alieno. Vi passo il servizio così com’è
stato diramato dalla nostra principale agenzia di stampa.
Scoperta una sorella
ancora più anomala della famosa Tabby Star, che aveva acceso la fantasia perché le oscillazioni della sua
luminosità avevano suggerito la presenza di strutture aliene nella sua orbita, ma la nuova stella, Epic
204376071, mostra oscillazioni molto più marcate che fanno rispuntare l’ipotesi degli Alieni. La
scoperta, pubblicata sulla rivista della Royal Astronomical Society e frutto di una ricerca guidata dal
Massachusetts Institute of Technology (Mit), promette di far discutere gli astronomi. “La stella in realtà è
14
Archivio 2019 Tabby Star ha una sorella. Rispunta l'ipotesi aliena
molto diversa da quella di Tabby, si tratta di una stella di classe M, quindi molto più piccola e fredda”,
spiega all’ANSA Isabella Pagano, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) di Catania. “Mentre per la
Tabby Star la percentuale di stella occultata era del 22%, in questo caso è addirittura dell’80%, perciò si
tratta di un fenomeno molto più importante. Purtroppo, nonostante il corpo celeste sia stato osservato per
160 giorni, l’evento è stato visto una sola volta”, continua Pagano. “Quindi se il colpevole è un pianeta o
un’altra stella che ruota intorno alla compagna, si tratta di un oggetto estremamente piccolo che non
riusciamo a vedere e che non avrebbe potuto causare una variazione di luminosità così grande. Per questo
motivo – aggiunge – gli autori dello studio ipotizzano che si possa trattare di dischi di polveri compatti
associati a un ipotetico pianeta o a una stella, ma anche in questo caso il fenomeno avrebbe dovuto
ripetersi in meno di 80 giorni”. “Tuttavia, dal momento che si tratta di una ‘baby-stella’ molto giovane,
di circa 10 milioni di anni, potrebbe anche trattarsi di una caduta di materiale verso la superficie. Un
evento – spiega ancora la ricercatrice – che si verifica durante la formazione. In ogni caso, finché non si
troverà una spiegazione tutte le ipotesi restano in campo, compresa quella di strutture aliene: la tendenza
dell’uomo a fantasticare è sempre una cosa positiva”.
Il fenomeno Ufo in Italia come non lo avete visto mai: Marco ha elaborato numeri e
statistiche per mappare gli avvistamenti
15
Archivio 2019 Il fenomeno Ufo in Italia come non lo avete visto mai: Marco ha elaborato numeri e statistiche per mappare
gli avvistamenti
L’amico Marco
Bertoncelli, uno dei più assidui e attivi frequentatori di Mistero bUFO, si è preso la briga di svolgere un
lavoro certosino sui dati statistici relativi agli avvistamenti Ufo italiani recenti e nella storia. Il suo lavoro,
che ha richiesto la consultazione e l’analisi dei numeri ufficiali diramati dal Cun, incrociati poi con una
serie di cifre provenienti dall’Istat, ha permesso di realizzare una mappatura molto profonda del
fenomeno degli Oggetti Volanti Non Identificati (per una volta tanto usiamo la dizione “indigena” del
termine). E’ probabilmente la prima volta nella storia che si mettono a confronto questi dati per cercare
una sintesi. Marco, che per questo motivo ha vinto un giro turistico fino a Z-Reticuli su un’astronave dei
Dargos, è stato davvero bravo: non si è limitato a mettere in luce macro-categorie, ma è andato ben più a
fondo. Per dire: si è divertito a scomporre gli avvistamenti contenuti negli elenchi del Cun con
riferimento alla popolazione residente censita dall’Istat. E così via, con “torte”, grafici, tabelle, colonne e
quant’altro. Va anche detto che il suo lavoro può essere suscettibile di ulteriori espansioni e
approfondimenti. Quindi il senso di questo post è anche di invitare chi ha pazienza e la passione per i
numeri e la ricerca a trovare nuove aree per rendere l’analisi ancora più raffinata. Non vi voglio privare
del piacere di consultare i vari file, ma vi anticipo che Nord Ovest e Nord Est hanno la maggioranza degli
avvistamenti e che la pianura è il luogo ideale per effettuare osservazioni “particolari”. Qui di seguito
trovate i link ai file di Bertoncelli. Devo avvisarvi che qualcuno di voi potrebbe trovare difficoltà a
visualizzare perfettamente questi documenti, visto che si tratta di formati pdf che la piattaforma del blog
accetta secondo una procedura macchinosa (e qui il lavoro me lo sono sciroppato io): si deve infatti
procedere come se agganciassi delle foto, ricavando però delle url e dando il relativo link. Ecco
comunque i testi pdf: serve anche un minimo di pazienza per visualizzarli. Dati istat (1); Dati istat 2; Dati
istat 3; Dati istat 4; Dati Istat 5
Dibattiti bUFI / 65 - Star Walk, l'"app" che sdogana il misterioso Pianeta Nove e lo
colloca vicino alla costellazione di Orione
16
Archivio 2019 Dibattiti bUFI / 65 - Star Walk, l'"app" che sdogana il misterioso Pianeta Nove e lo colloca vicino alla
costellazione di Orione
Segnalazione di
Andrea, un amico del blog, e pronta verifica: è tutto vero. Di che cosa stiamo parlando? Di una curiosità,
o se preferite di una stranezza, che riguarda Star Walk, la bellissima “app” per smartphone e tablet che
consente di scrutare la volta celeste. Ecco, se scaricate la versione 2 nella soluzione “free” troverete una
sorpresa: viene indicato anche il misterioso Pianeta 9 (o Pianeta X), il presunto corpo celeste del quale si
parla da tempo e sul quale la comunità scientifica sembra ora manifestare qualche apertura dopo averne
sistematicamente negato la possibile esistenza. Ricordo, citando quanto scrive Wikipedia, le possibili
caratteristiche di Planet Nine
Pianeta 9 è un corpo celeste ipotetico che potrebbe esistere nel sistema solare esterno, molto al di
là dell’orbita di Nettuno.Se esistente, il pianeta dovrebbe avere una massa di circa 10 volte la
massa terrestre e un raggio da due a quattro volte quello della Terra. Il 20 gennaio 2016 gli
astronomi del Caltech Konstantin Batygin e Michael Brown hanno annunciato una prova indiretta
supplementare dell’esistenza del nono pianeta basata su un nuovo modello scientifico delle orbite
estreme di alcuni oggetti transnettuniani
Parlando del Pianeta X non si può non fare riferimento pure a
Nibiru, il pianeta ipotizzato da Zecharia Sitchin che riapparirebbe ogni 3600 anni. Ad ogni modo, c’è
un’altra curiosità relativa a quanto fatto da Star Walk: la app colloca il Pianeta 9 nella zona di Orione, da
cui secondo il saggista Mauro Biglino proverrebbero gli Anunnaki/Elohim. Ma la domanda che pongo per
17
Archivio 2019 Dibattiti bUFI / 65 - Star Walk, l'"app" che sdogana il misterioso Pianeta Nove e lo colloca vicino alla
costellazione di Orione
il dibattito è questa: che senso dare all’iniziativa di Star Walk? Gatta ci cova? E’ un test voluto per
catalogare la reazione della gente? E’ un mettere le mani avanti perché tra poco l’esistenza del corpo
celeste sarà ammessa? A voi la penna.
"Oumuamua non è un asteroide e arriva dagli Alieni": il professor Loeb rilancia la
sua tesi
C’è
un ricercatore di Harvard che tiene duro e che continua a portare avanti la sua tesi: stiamo ricevendo
messaggi dagli Alieni. O meglio, loro stanno provando a contattarci. Il luminare è Avi Loeb, direttore del
dipartimento di astronomia della prestigiosa università americana. Sotto la doccia riflettè sulla vicenda di
Oumuamua, il misterioso oggetto che si era si era avvicinato alla Terra il 19 ottobre 2017 e che era stato
classificato come il primo asteroide proveniente dall’esterno del nostro sistema solare. Ma secondo Loeb
aveva una forma estremamente allungata per essere un corpo celeste di quel tipo. Mentre il mondo della
scienza impazziva per cercare una spiegazione (aggiungo: una spiegazione che rientrasse nei suoi canoni
classici), l’uomo di Harvard percorse un’altra strada: era qualcosa di diverso perché si era mosso in
maniera insolita, a una velocità molto più lenta rispetto alle stelle avvistate negli anni. Era forse qualcosa
inviato da una mente superiore, da un’intelligenza aliena? Il prof nei mesi successivi portò avanti questa
teoria assieme a un ricercatore di Harvard, Shmuel Bialy. Entrambi presentarono le conclusioni alla
rivista scientifica The Astrophysical Journal Letters: ebbero il consenso anche di Stephen Hawking, ma
nemmeno questo bastò a evitare lazzi e sberleffi. Ebbene, Loeb tiene duro e continua le ricerche. Lo
scrive il Boston Globe, affermando che il luminare avrebbe liquidato le critiche nei suoi confronti come
“stupidi pregiudizi” dettati da alcune forme di gelosia. “Quell’oggetto non si muoveva come avrebbe
dovuto fare un asteroide o una cometa quando si avvicina al Sole”, ha spiegato. “C’è sempre
un’accelerazione, invece rallentò in modo incredibile“. Secondo il professore, poi, un’altra anomalia era
18
Archivio 2019 "Oumuamua non è un asteroide e arriva dagli Alieni": il professor Loeb rilancia la sua tesi
la conformazione all’estremità e la mancanza della coda formata da gas e polvere. Loeb avrebbe quindi
deciso di tenere duro: “Nell’esercito c’è un detto: se sei un bravo soldato, sdraiati sul filo spinato e fai
passare i tuoi compagni. Io voglio mettere il mio corpo su quel filo per aiutare gli altri scienziati“. E al
New Yorker ha dichiarato: “Al prossimo avvistamento, non facciamoci trovare impreparati“.
Il Cun lancia il premio Extra in memoria del regista Daniele D’Anza per
lo sceneggiato sulla vicenda di Pascagoula
Una segnalazione relativa al Cun – Centro Ufologico Nazionale
-: istituisce il Premio Arti Visive “Extra”, dedicato alla memoria del regista italiano Daniele D’Anza
(1922-1984). “Extra” è uno sceneggiato trasmesso in due puntate nel 1976 e già alla prima messa in
onda suscitò scalpore per le tematiche affrontate. Narrava infatti la vicenda del presunto caso di
rapimento extraterrestre ai danni di Charles Hickson e Calvin Parker, avvenuto vicino alla località di
Pascagoula nel Mississippi (Usa) l’11 ottobre 1973. L’episodio si basa sulle dichiarazioni dei due
protagonisti, prelevati e portati a bordo di un disco volante, sottoposti a strani esami medici e poi rilasciati
in stato di choc. Il caso fu indagato dallo stesso professor Hynek (considerato il padre dell’ufologia) e
dal professor James A. Harder, docente di ingegneria presso l’Università di Berkeley. I due uomini, dopo
aver testimoniato nella vicina base aerea dell’Usaf di Keesler la loro terribile esperienza, si recarono
negli uffici della locale polizia sottoponendosi volontariamente anche al test del poligrafo. E’ di pochi
giorni fa la notizia che ulteriori testimoni solo adesso avrebbero deciso di confermare l’esperienza di
Hickson e Parker poiché, all’epoca dell’episodio, ebbero il timore che parlando sarebbero stati
danneggiati nella vita e ricoperti di ridicolo.
Dibattiti bUFI / 66 - Gli Ufo? Sono macchine del tempo che giungono dal futuro
19
Archivio 2019 Dibattiti bUFI / 66 - Gli Ufo? Sono macchine del tempo che giungono dal futuro
Non è il primo a dirlo. Lo
hanno scritto in molti, nei romanzi e nei racconti di fantascienza. Gli Ufo? Sono i mezzi con cui i nostri
discendenti tornano a darci un’occhiata dal remoto futuro. Ecco perché non si mostrano e, soprattutto,
perché non interagiscono pubblicamente. Per i famosi “paradossi temporali” sconquasserebbero infatti
tutta la linea degli avvenimenti nel tempo. Lo dice e lo scrive Michael P. Masters nel suo recente libro dal
tiolo “Identified Flying Objects: A Multidisciplinary Scientific Approach to the Ufo Phenomenon”. La
copertina mostra una successione evolutiva fino… all’Alieno (cioè noi nel futuro, secondo l’autore). “Il
fenomeno Ufo potrebbe essere spiegato così: i nostri lontani discendenti ritornano attraverso il tempo per
studiarci nel loro passato evolutivo”: questa è, appunto, la conclusione di Michael P.
Masters. Affascinante. Ma si vede che Masters non si fa la barba col “Rasoio di Occam”. Cioè spiega un
mistero (Ufo) con un mistero ancora più grande, ammesso sia mai possibile viaggiare nel tempo. In ogni
caso, Michael P. Masters è professore di antropologia biologica alla Montana Tech di Butte, nel Montana.
Si è laureato in antropologia alla Ohio State University nel 2009, dove si è specializzato in anatomia
evolutiva degli ominidi, archeologia e biomedicina. Che cosa ne pensate della sua tesi? Nell’attesa dei
vostri pareri, colgo l’occasione per augurarvi Buona Pasqua.
Ecco l'Ufo "ibrido": la Us Navy ha il brevetto per un velivolo che si muove nell'aria
e nell'acqua. Si spiega l'avvistamento degli F18 della Nimitz?
20
Archivio 2019 Ecco l'Ufo "ibrido": la Us Navy ha il brevetto per un velivolo che si muove nell'aria e nell'acqua. Si spiega
l'avvistamento degli F18 della Nimitz?
Notizia interessante
in arrivo dagli Stati Uniti e rilanciata dal sito britannico Metro.co.uk. La Us Navy si è assicurata un
brevetto che le avrebbe permesso di dare vita a un velivolo avanzato in grado di volare con caratteristiche
rivoluzionarie, sostanzialmente analoghe a quelle di un “flying saucer”. Dettagli aggiuntivi: questo mezzo
sfrutterebbe l’antigravità e sarebbe in grado di muoversi in due fluidi differenti, l’aria e l’acqua. Un Ufo
ibrido almeno per quanto riguarda gli scenari operativi, insomma. Il risvolto tecnologico più interessante
è la presenza di un dispositivo che riduce la massa inerziale. Meno massa significa anche meno inerzia (la
resistenza al moto di un oggetto, ndr): il risultato è che l’oggetto può schizzare a una velocità
straordinaria. Il brevetto è particolarmente complicato e descrive anche le tecniche possibili per ridurre la
massa: tra queste c’è pure la generazione di onde gravitazionali, rilevate la prima volta nel 2016 dopo la
collisione di due buchi neri. Spiega il brevetto: “Di un oggetto in moto è possibile ridurre la massa
21
Archivio 2019 Ecco l'Ufo "ibrido": la Us Navy ha il brevetto per un velivolo che si muove nell'aria e nell'acqua. Si spiega
l'avvistamento degli F18 della Nimitz?
inerziale e di conseguenza quella gravitazionale grazie a un’improvvisa perturbazione dello sfondo non
lineare del locale spazio-tempo”. Il velivolo descritto nel brevetto dispone di una cavità nel bordo
d’attacco riempita con un gas che viene fatto vibrare mediante potenti onde elettromagnetiche. Questa
situazione crea vuoto attorno all’oggetto, permettendo di spingerlo ad altissima velocità. E il bello che
l’Ufo funziona sia nell’aria sia nell’acqua. Pur essendo in possesso del brevetto, non significa
necessariamente che la Us Navy ha costruito un velivolo così. Peraltro questo darebbe una spiegazione
più che plausibile alla famosa vicenda degli avvistamenti degli F18 Hornet della portaerei Nimitz,
corredati con le famose rivelazioni di Luis Elizondo. E ci
sarebbe pure una quadra rispetto a quanto rivelato giusto pochi mesi fa in merito alle ricerche del governo
Usa su tunnel spazio-temporali, antigravità e invisibilità applicati a fenomeni aerei inesplicabili. In realtà
la domanda sarebbe un’altra: questi pacchetti tecnologici sono farina del sacco umano? E gli americani
forse sperimentano novità supersegrete all’insaputa di non pochi settori del loro stesso Paese?
(i due disegni sono di Salvatore Cezar Pais/Google)
Lech Walesa e gli Alieni che ci osservano: "Se sgarriamo sono pronti a mettere fine
alla nostra civiltà"
Quello che ha detto è
scivolato via, ignorato dai media occidentali che hanno dato poco spazio o addirittura zero spazio alla
notizia. Ma le parole pronunciate da Lech Walesa all’inizio dello scorso aprile rientrano nel dossier che
22
Archivio 2019 Lech Walesa e gli Alieni che ci osservano: "Se sgarriamo sono pronti a mettere fine alla nostra civiltà"
riguarda gli interventi di personaggi di spicco della politica sulla questione Ufo (vi ricordate, per dire, il
famoso caso Medvedev, all’epoca presidente della Russia?): merito del sito PostBreve.com averne
parlato con un articolo di Andrea Tosi. Che cosa ha detto allora l’ex leader di Solidarnosc diventato poi
presidente della Polonia? Ha detto che secondo lui gli Alieni non solo esistono e usano quelli che noi
chiamiamo Ufo per spostarsi, ma che ci controllano con intenzioni potenzialmente non pacifiche.
Potrebbero addirittura dettare la scomparsa della Terra così c0me noi la conosciamo per predisporre una
nuova ripartenza. Walesa, per la precisione, ha dichiarato quanto segue: “Ci sono tre livelli di sviluppo
intellettuale in altre galassie e noi siamo a quello più basso. Le civiltà superiori vengono e guardano
quello che stiamo facendo. Se minacciamo di destabilizzarci, interverranno, ci taglieranno a metà e la
Terra collasserà”. L’ex presidente polacco stava parlando di tutt’altro argomento in un club dell’antica
città di Krosno: ad un certo punto ha deviato dal discorso e ha introdotto il discorso delle civiltà superiori
e degli Ufo. Per inciso, queste digressioni sembrano sempre più frequenti da parte dei politici: in fondo lo
stesso Medvedev colse di sorpresa la giornalista televisiva che lo intervistava facendo riferimento, in un
fuorionda, alla questione della valigetta con i documenti segreti relativi agli oggetti non identificati e a chi
li pilota. Walesa pare sinceramente preoccupato degli atteggiamenti dei nostri governanti, in particolare di
quelli di figure come Putin e Macron: “Se le civiltà superiori si arrabbieranno, non sarà positivo per noi:
le loro azioni non saranno benevole e le conseguenze saranno durature. Loro possono mantenerci così per
migliaia e migliaia di anni, ma anche azzerarci e inviarci “altri” Adamo ed Eva per ricostruire il mondo”.
Andiamo bene…
Cinegiornale bUFO / 55 - Quel traffico curioso e un po' strano nel cielo notturno di
Dublino
Giacinto, il nostro amico
23
Archivio 2019 Cinegiornale bUFO / 55 - Quel traffico curioso e un po' strano nel cielo notturno di Dublino
di Dublino che per passione è abituato a osservare il cielo, mi ha mandato un interessante filmato
corredato dalle sue impressioni. E’ perfetto per un Cinegiornale bUFO e per i vostri commenti.
Ho un aggiornamento a proposito degli avvistamenti a Dublino. Nei mesi scorsi ho costruito un aggeggio
costituito da un visore ad infrarossi collegato ad una telecamera HD. Il marchingegno è in grado di
mostrare con estrema chiarezza stelle e oggetti normalmente non visibili ad occhio nudo perché troppo
flebili. Nell’arco degli ultimi mesi ho trascorso nottate ad effettuare registrazioni dalle quali si evincono
oggetti “strani” e non segnalati come satelliti dai servizi web che li mappano. Potrebbero esistere satelliti
militari non segnalati, ma c’è anche da dire che i satelliti non emettono luce propria e che i satelliti sono
visibili solo all’imbrunire, quando riflettono la luce del sole mentre volano nella parte buia del cielo.
Stessa cosa per la spazzatura spaziale. In una delle ultime notti ho effettuato 5 minuti di registrazione
senza staccare mai e quello che si vede è per lo meno curioso: tante luci con traiettorie e velocità diverse,
punti di partenza e arrivo sempre diversi. Gli aerei, quando ripresi con gli infrarossi, mostrano una scia a
causa della condensa e della luce intensa per i sensori. Nessuna di queste luci ha la coda. E nessuna di
esse era visibile ad occhio nudo (ma devo dire che ero concentrato più sul visore che sul cielo). Cosa ne
pensate del video? Ovviamente posso , fornire anche l’originale non montato.
Il Pentagono e quella caccia agli Ufo ancora marchiata dal vizio della genericità
24
Archivio 2019 Il Pentagono e quella caccia agli Ufo ancora marchiata dal vizio della genericità
La notizia dei giorni scorsi relativa al fatto che il Pentagono continua a tenere aperti i suoi dossier sugli
Ufo, merita una riflessione aggiuntiva rispetto a quanto già commentato nel post precedente, su imbeccata
di Megrez che aveva segnalato la novità. Prima di tutto, riprendo per esteso il testo d’agenzia (in questo
caso l’Ansa) così com’era circolato in Italia:
Il Pentagono ha finalmente ammesso che sta tuttora indagando sugli Ufo. Lo rivela un portavoce
del dipartimento della Difesa, il quale ha parlato di un’iniziativa governativa segreta denominata
Advanced Aerospace Threat Identification Program (Aatip), che “ha condotto ricerche e indagini
su fenomeni aerei non identificati”. Il Pentagono finora aveva sempre detto di aver chiuso l’Aatip
nel 2012, ma il portavoce Christopher Sherwood ha riconosciuto che il dipartimento sta ancora
indagando sui presunti avvistamenti di astronavi aliene. “La Difesa è preoccupata di identificare
tutti gli aeromobili nel nostro ambito operativo, nonché di identificare qualsiasi funzionalità
straniera che possa rappresentare una minaccia per la patria”. “E continuerà ad indagare attraverso
le normali procedure le segnalazioni di aeromobili non identificati rilevati dall’aviazione militare
americana al fine di garantire la difesa della patria e la protezione contro il fattore sorpresa da
parte dei nostri avversari”.
25
Archivio 2019 Il Pentagono e quella caccia agli Ufo ancora marchiata dal vizio della genericità
Questo è quanto, dunque. La mia prima riflessione è una risposta ai dubbi di Coccodipo, relativi alla
possibilità di occultare tecnologie avanzate e luoghi di ricerca e sperimentazione. Il pensiero è che sì, è
possibilissimo fare tutto ciò, a volte perfino all’insaputa dei tuoi stessi connazionali: in fondo sembra
proprio la storia dell’Area 51, la cui esistenza è stata negata per decenni salvo poi ammettere che ci si
lavorava da tempo. Tutto questo appare poi come un corollario di quanto Luis Elizondo ha dichiarato
mesi fa, prima di tutto nell’intervista al New York Times (che secondo me rimane la unica e vera
“primizia”) e poi a Roma (dove – e qui non voglio riaprire la diatriba con l’amico Bibolotti, ma non ho
cambiato idea – ha semplicemente riproposto quanto aveva già detto). Ma sia le uscite del portavoce del
Pentagono sia quelle di Elizondo contengono per me una pecca: la genericità. Si parla di fenomeni aerei
(anche se il collega dell’Ansa aggiunge arbitrariamente il concetto di astronavi aliene) e di non ben
identificati nemici stranieri. Ecco, così siamo nel solito campo del vago: uno, nessuno e centomila. Io
sono fermamente convinto che questi signori stiano verificando l’eventuale valenza extraterrestre degli
Ovni, ma non lo ammettono per tante e note ragioni. E allora casca tutto: sono solo parole al vento, sterili.
Ci vorrebbe più coraggio e questo darebbe il salto di qualità che ancora manca. Non solo: Elizondo in
quello che per è stato l’unico passaggio nuovo e interessante della relazione romana, ha fatto capire – ma
non è andato fino in fondo pure qui – che forse si tratta di provenienze da altre dimensioni. Argomento
interessantissimo che introduce una domanda: queste realtà sono popolate da umani oppure no?
Cinegiornale bUFO / 56 - Elizondo, un'altra ammissione: "Gli Usa conservano
detriti di Ufo"
Diciamo che questo
Cinegiornale bUFO è un sequel del post precedente, che ha avuto decisamente successo. Restiamo
dunque in area Pentagono, Cia e dintorni. E in zona “ammissioni”. Tardive, ma pur sempre ammissioni.
26
Archivio 2019 Cinegiornale bUFO / 56 - Elizondo, un'altra ammissione: "Gli Usa conservano detriti di Ufo"
Una panoramica fotografica dei materiali “esotici” di cui ha parlato Luis Elizondo
Lo scorso 31 maggio il buon Luis Elizondo, ex direttore del progetto AATIP, ha partecipato al
programma di Tucker Carlson su Fox News. Nel corso dell’intervista ha trovato modo di ripetere alcuni
concetti che va illustrando da mesi (tra questi le cinque differenze osservabili tra la tecnologia Ufo e
quella a noi nota: accelerazione istantanea, velocità ipersonica, bassa osservabilità, possibilità di viaggi
trans-dimensionali, antigravità) e ha pure aggiunto le ragioni del cambio di rotta al quale stiamo
assistendo. Su questi temi, infatti, fino a poco tempo fa il negazionismo delle autorità era granitico,
mentre ora si ammette che gli avvistamenti Ufo sono di routine e soprattutto sono ancora monitorati da
chi di dovere. Perché una virata tanto clamorosa? La risposta è la più logica possibile e quella che tante
volte ci siamo dati pure noi: “Ormai siamo oltre il concetto se esistono o non esistono. Esistono, questo è
chiaro; sono tra di noi. Le ragioni che in precedenza portavano a negare tutto sono state varie: non c’era
un adeguato livello tecnologico, prima di tutto, e poi questo era un tema tabù”. Elizondo continua a non
sbilanciarsi sull’origine e la provenienza di questi oggetti e nemmeno in questa trasmissione ha
confessato qual è la sua personale idea (che di sicuro ha; ma anche a Roma ha preferito non svelarla). Ma
se non altro ha attribuito “una bassa percentuale di probabilità” al fatto che gli Ovni siano frutto di
qualche tecnologia straniera (rispetto agli Usa). In compenso, seppur riducendola ai minimi termini, ha
fatto un’importante ammissione. Domanda di Tucker Carlson: “Pensi che il Governo statunitense
disponga di materiale relativo a uno di questi velivoli?”. Risposta: “Dico di sì”. Carlson non si è fermato:
“Vuole allora dire che sono in possesso di detriti di un Ufo?”. Elizondo ha sorriso e ha concluso: “Più di
tanto non posso dire, non posso entrare nei dettagli: devo stare attento. Ma semplicemente, dico di sì”.
Non è moltissimo, ma non è nemmeno poco, stavolta. Forse è un’altra picconata al muro di gomma (che,
peraltro, rimane alto, spesso e solido).
27
Archivio 2019 Cinegiornale bUFO / 56 - Elizondo, un'altra ammissione: "Gli Usa conservano detriti di Ufo"
Rieccoci su Marte: rocce o rivoltelle?
Comunque, tanto per
restare in tema di cose strane (mi riferisco ovviamente, prima di tutto, ai reperti di Ufo di cui abbiamo
parlato nel precedente post), vorrei sottoporvi quando il buon Tetricus ha riportato alla memoria mia. E’
una vicenda di qualche anno fa, quando si cominciava a discutere a fondo di quanto hanno visto/trovato i
rover marziani della Nasa. Ebbene, nel 2014 l’ente aerospaziale statunitense diramò un’immagine
28
Archivio 2019 Rieccoci su Marte: rocce o rivoltelle?
scattata da Curiosity: non credete che assomigli veramente tanto, oserei dire troppo, a una pistola
automatica? Ve la propongo anche in uno scatto panoramico, contestualizzandola rispetto al resto che
circonda l’oggetto. Inutile sottolineare che i lancieri della pareidolia avevano scagliato immediatamente
le loro armi. Ma Tetricus fa notare come di questo episodio si sia parlato poco o nulla. Comunque, non è
stato l’unico caso di reperto simil-pistola: un astronomo inglese amatore, tale Joe White, aveva diffuso
un’altra foto marziana nella quale appare uno strano oggetto, pure questo simile a una rivoltella. Dorata,
in questo caso. Vuoi vedere che “Agente 007, l’uomo dalla pistola d’oro” l’hanno girato lì e non a Phi
Phi Island?
Dibattiti bUFI / 67 - Il dico e non dico di Trump: "I nostri piloti vedono qualcosa di
diverso rispetto al passato"
29
Archivio 2019 Dibattiti bUFI / 67 - Il dico e non dico di Trump: "I nostri piloti vedono qualcosa di diverso rispetto al passato"
Una chicca di questi
giorni in merito alla questione degli avvistamenti Ufo dei piloti della Us Navy. Nel corso di un’intervista
esclusiva con George Stephanopoulos di Abc News, è intervenuto addirittura Donald Trump. Dunque,
pure lui si iscrive all’elenco dei presidenti, dei capi di Stato e dei maggiorenti in senso lato che sono stati
interpellati sul tema. E quanto ha dichiarato, un dico e non dico (anzi “non dico” più che un “dico”, ma
con sfumature interessanti), può essere uno spunto per le vostre valutazioni. Ecco, comunque, quanto ha
dichiarato Trump, partendo dal suo giudizio sull’aumento dei report di avvistamenti. “Ciascuno è libero
di pensare quello che vuole. Dicono, dicono… E io ho visto, ho letto, ho udito. Ho avuto anche un meeting
sull’argomento. La gente dice di avvistare Ufo: io ci credo? Non particolarmente”. Incalzato
sull’eventualità che Ufo sia sinonimo anche di vita extraterrestre, il presidente ha risposto così: “Credo
che i miei grandi piloti lo saprebbero. Sì, i miei grandi piloti lo saprebbero. Vedono qualcosa di differente
rispetto al passato. Quindi, stiamo a vedere. Stiamo osservando voi sarete i primi a sapere”. Come
giudicate queste parole? Sono, come sostiene qualcuno, un altro piccolo segnale che ci si sta avvicinando
alla “disclosure”?
I misteri (dimenticati) della piramide di Gubbio
30
Archivio 2019 I misteri (dimenticati) della piramide di Gubbio
Abbiamo parlato delle piramidi egizie ma anche di quelle, naturali, della Bosnia. Così il mio amico
Mario Farneti, collega e scrittore mi ha sotto, mi ha passato – più che altro per pura curiosità -,
alcune immagini elaborate da lui e da un suo caro amico circa la piramide di Gubbio. Fu tema
qualche anno fa di un articolo sul mensile Hera: “Ma di questo servizio – spiega Mario – nessuno si
ricorda più, tantomeno gli eugubini che la piramide l’hanno sopra la testa e non la vedono…”. Vi
lascio allora alla lettura (lunga ma molto interessante) e ai commenti del caso.
Gubbio è sicuramente mio, se il Vecchio del monte non me lo leva! Tramandano le cronache
31
Archivio 2019 I misteri (dimenticati) della piramide di Gubbio
rinascimentali che Braccio da Montone (1368-1424), capitano di ventura, avesse così esclamato mentre
irrompeva in Gubbio i primi di marzo del 1419 per saccheggiarla. Tuttavia, come il condottiero aveva
temuto, il Vecchio del monte apparve prodigiosamente ad alcuni eugubini fuggiti sull’altura che sovrasta
l’abitato, in un luogo chiamato Fonte dell’Avello. Il misterioso vecchio era Sant’Ubaldo, Patrono di
Gubbio, che fu visto dai fuggiaschi tracciare dall’alto sopra la città il segno della croce. Spaventati dalla
notizia dell’apparizione, gli invasori al seguito del condottiero si ritirarono e si dispersero nelle campagne
rinunciando al saccheggio. Il vescovo Ubaldo Baldassini era morto in santità, già da due secoli e mezzo,
nel 1160, e in seguito il suo corpo era stato traslato in cima al monte dove tuttora giace incorrotto. Già da
giovane Ubaldo aveva dimostrato particolare predilezione per quei luoghi vicini al Cielo, dove l’aria
cristallina e rarefatta rende più facile il contatto con Dio. Non a caso il suo corpo fu trasferito lassù nella
basilica a lui dedicata, poiché quel monte, il Monte di Sant’Ubaldo, rappresentava un luogo di antica
sacralità che lo legava alla città di Gubbio fin dai primordi. L’ascesa rituale che fanno i Ceri, le pesanti
macchine di legno portate a spalla dagli eugubini lungo le sue pendici nella festa del 15 maggio, ne è il
simbolo più palpitante. Sebbene la Corsa dei Ceri si svolga in concomitanza con la vigilia della morte del
Santo avvenuta il 16 maggio 1160, traspare da essa una ben più antica origine pagana che riecheggia i riti
tramandati dalle sette Tavole Eugubine (III – I secolo a.C.). La parte finale della corsa, la più difficile e
pericolosa, si snoda lungo le ripide salite, fino alla basilica di Sant’Ubaldo. Per quale motivo quel monte
esercita una così grande attrazione? Quali misteriose energie si sprigionano dalle sue rocce?
Il monte di Gubbio
Il Monte di Sant’Ubaldo si erge sopra la città di Gubbio, nascondendo a nordest gli Appennini, e di essa è
divenuto il simbolo, poiché già in epoca medievale, la sua immagine effigiava lo stemma del libero
comune. Provenendo da Perugia se ne individua in maniera netta la forma, un triangolo isoscele alle cui
falde biancheggiano i conci calcarei degli edifici medievali della città. Oggi è ricoperto da macchie di
conifere in seguito al rimboschimento seguito alla seconda guerra mondiale, ma nei tempi antichi il suo
aspetto era ben diverso come si può constatare dalle foto scattate dalla fine del XIX secolo fino agli anni
Trenta del XX. A quei tempi era un monte roccioso quasi brullo che in epoca preistorica si elevava su una
vasta pianura boscosa non priva di acquitrini. Una strada sterrata risalente al primo ‘800 e delimitata dai
cipressi permette di salirvi agevolmente se non si vuole ricorrere alla più comoda funivia. Lungo il
cammino, tre cappelle, le cappellucce della tradizione locale, dividono il percorso in altrettante tappe
prima di raggiungere la basilica di Sant’Ubaldo, all’ombra della vetta dove torreggia l’antica rocca
medievale.
Il quadrato del NIGER REGIN
Una decina di anni fa, grazie alle nostre ricerche, scoprimmo nei pressi della prima cappelluccia un
minuscolo quadrato palindromo scolpito nella roccia mai documentato fino allora. Si trattava
dell’iscrizione conosciuta in seguito come quadrato palindromo del NIGER REGIN, di certo la più rara
iscrizione di questo genere insieme con quella del Sator. Di piccole dimensioni, era formata da cinque
righe di cinque lettere ciascuna, disposte in modo da formare un quadrato leggibile sia in un senso sia
nell’altro.
NIGER/INARE/GALAG/ERANI/REGIN
32
Archivio 2019 I misteri (dimenticati) della piramide di Gubbio
Pubblicammo la scoperta sul periodico Hera (n. 43, luglio 2003) e la notizia rimbalzò in tutto il mondo,
tanto che molti appassionati di misteri se ne sono da allora interessati senza però spiegare in maniera
convincente il suo significato. La conclusione cui pervenimmo già allora fu che il quadrato potesse
appartenere a una confraternita segreta di epoca rinascimentale legata alla tradizione templare vicina alla
corte di Federico da Montefeltro, Duca di Urbino, nato a Gubbio nel 1422. Naturalmente tenemmo
nascosta l’ubicazione del quadrato magico per preservarlo da possibili atti vandalici, ma questa
precauzione, purtroppo, non bastò. Nonostante le dimensioni ridotte (pochi centimetri quadrati) e la
difficoltà a raggiungere il luogo dove era scolpito, qualcuno, in tempi recenti, ha deciso di
distruggerlo. Per le modalità con cui è stato compiuto questo atto, è stata subito chiara l’intenzione di
volerlo cancellare per sempre. Non è bastato infatti distruggere l’iscrizione con una mazza da muratore,
ma è stata ricoperta ogni sua traccia con del gesso bianco, per imitare le macchie di licheni dello stesso
colore presenti su tutta la parete rocciosa, allo scopo di cancellare, con il passare degli anni, il ricordo
dell’esatta ubicazione del petroglifo. Non può escludersi che qualcuno ben conscio del significato
esoterico di quelle cinque righe, abbia voluto operare una sorta di damnatio memoriae, perché il luogo da
esse contrassegnato cadesse nell’oblio.
Il NIGER REGIN di Puglia
Eravamo convinti già al tempo della scoperta del quadrato magico che ne sarebbero potuti emergere di
simili in altri luoghi e la conferma ci è giunta di recente grazie a un opuscolo (Gabriele Tardio, Segni di
presenza umana nel Gargano occidentale, Edizioni Smil, San Marco in Lamis 2007) inviatoci da un
ricercatore pugliese che contiene la foto delle rovine dell’eremo della Trinità nel territorio dei comuni di
San Marco in Lamis e San Nicandro Garganico in cui “…Nelle pietre riusate per realizzare un muro
interno c’è una iscrizione con strane lettere in parte scolpite in un verso e in parte scolpite in un altro”
(ibidem, pag. 15). Ad un’analisi dell’iscrizione possiamo confermare che si tratta dello stesso
palindromo di Gubbio. Un antico legame mette infatti in relazione la città umbra con la Puglia attraverso
Federico II di Svevia (1194-1250), anch’egli sommo iniziato, che per edificare Castel del Monte arruolò
33
Archivio 2019 I misteri (dimenticati) della piramide di Gubbio
squadre di scalpellini di Gubbio. Inutile poi soffermarci sulla presenza nel Gargano della Foresta Umbra.
Le grotte sacre
Nell’articolo di Hera ricordammo l’interesse dimostrato verso il monte di Sant’Ubaldo da vari circoli
iniziatici e da personaggi misteriosi a partire dal XIX secolo, ma dopo qualche tempo ci accorgemmo di
aver dimenticato un aspetto importante, forse preminente, che riguardava l’intero versante del monte che
si affaccia sulla città. Si trattava di un’evidenza che avevamo trascurato, come spesso avviene per le cose
troppo vicine e troppo grandi. Durante le nostre esplorazioni sul terreno ci imbattemmo in varie cavità, in
particolare la Grotta di S. Agnese, anticamente nota con il nome di S. Agata Sub Grotta, e la cosiddetta
Grotta delle Merende, che apparvero subito connesse con un culto “betilico”, legato cioè alla pietra
considerata come ricettacolo della divinità (dall’ebraico Beth-El, casa di Dio), abbinato al culto delle
acque alle quali si lega spesso la presenza di una divinità femminile. Davanti alla Grotta delle Merende,
sul lato sinistro del monte osservandolo dalla città, esiste infatti un grande menhir abbattuto in epoca
altomedievale ed esorcizzato attraverso l’incisione di una croce potenziata forse da parte degli anacoreti
che lì dimoravano. Anche la Grotta di Sant’Agnese, sul lato opposto, è stata modificata nella stessa epoca
con la costruzione di una barriera che ne occlude la parte più profonda. Sulla destra, vicino al soffitto
scoprimmo un canale di scolo che sembra dirigersi verso l’interno della montagna oltre l’occlusione
34
Archivio 2019 I misteri (dimenticati) della piramide di Gubbio
artificiale. Lo stretto ingresso, niente più di un taglio nella roccia, si apre sopra una piattaforma calcarea
da cui si diparte una rampa che sale verso il balzo sovrastante. Percorrendolo per una ventina di metri, si
raggiunge un viottolo che si snoda in una pietraia e sale fino al balzo, uno spiazzo dal quale si osserva
agevolmente la pianura di Gubbio e la città stessa. Proprio qui, ai margini del balzo, rinvenimmo alcune
lettere scolpite: RREG, un probabile frammento delle parole NIGER REGIN, che richiamano l’enigma
del quadrato magico, trovato a non più di 50 metri di distanza in linea d’aria. Perlustrando il monte,
apparvero tracce di canalizzazioni ricavate nella roccia, realizzate per convogliare le acque che
sgorgavano dall’alto verso are e ricettacoli oggi sommersi dalla vegetazione.
Il monte-piramide
Dopo queste escursioni, considerato che il versante del monte che si affaccia su Gubbio è inscrivibile in
un triangolo isoscele, concludemmo che la forma del monte era stata ottenuta per mezzo dell’intervento
umano che aveva operato profonde modificazioni, tali da conferirgli la forma di una ziggurat. Si trattò di
un’opera ciclopica che appare ancora più evidente osservando le foto risalenti al XIX secolo in cui il
monte, privo di vegetazione, appare composto di due gradoni che culminano in un pyramidion costituito
dalla vetta dove sorge la rocca medievale. Nell’antichità non esisteva l’inquinamento atmosferico né
quello acustico, perciò ogni evento verificatosi sull’altura poteva essere visto e ascoltato anche da
notevole distanza. Posso testimoniare che ancora negli anni Cinquanta del XX secolo era facile parlarsi da
un monte all’altro o dal monte alla città. A causa della sua posizione era perciò il luogo ideale a ospitare
riti e cerimonie cui potevano assistere le comunità che abitavano la pianura eugubina e le alture
prospicienti. Naturalmente non stiamo parlando di civiltà conosciute, a noi relativamente vicine, come
quelle degli Umbri, dei Celti o dei Romani, ma di ciò che gli storici e gli archeologi definiscono con
vaghezza “substrato preindoeuropeo” cui il mito dà, di volta in volta, nomi suggestivi: pelasgi, iperborei,
atlantidi e via discorrendo. Se il mito, però, assegna ai popoli della nostra preistoria nomi fantasiosi e
35
Archivio 2019 I misteri (dimenticati) della piramide di Gubbio
difficilmente verificabili attraverso le fonti documentali o le evidenze archeologiche, non per questo
dobbiamo ritenere che si tratti di pura fantasia. Già il concetto di “popolo” stride con lo stereotipo
darwiniano del cavernicolo coperto di pelli, capace di emettere disarticolati grugniti, condannato a
trascinare la sua bestiale esistenza in luridi abituri o nelle caverne. La scoperta nel 1991 del corpo
mummificato di Ötzi conservatosi nei ghiacciai del Similaun per cinquemila anni dimostra la presenza nel
nostro continente, in epoche remote, di civiltà complesse e raffinate, non dissimili da quelle “storiche”.
E’ perciò nostra convinzione che alcuni circoli iniziatici operanti a Gubbio (e non solo), cui non è
difficile pensare avesse dato impulso Federico da Montefeltro, Duca d’Urbino, sommo mecenate e adepto
dell’Arte Regia praticata dai Templari, ritrovarono sul Monte Ingino quell’acqua di cui parla Dante nel
Canto XI del Paradiso, anche lui, occultamente, cavaliere templare (cfr. Robert L. John, Dante Templare,
Hoepli, Milano 1987). Parlo proprio dell’acqua “che discende del colle eletto dal Beato Ubaldo” (Dante,
Paradiso XI, 43-44) di valenza sacrale e taumaturgica, che oggi non si capisce esattamente dove si trovi e
che viene confusa con le sorgenti del Chiascio che scaturiscono ben lungi di lì. Sorge perciò legittimo il
dubbio che l’Alighieri intendesse riferirsi proprio alla Fonte dell’Avello, il luogo dove in seguito sarebbe
apparso Sant’Ubaldo agli eugubini fuggiaschi durante la scorreria di Braccio da Montone.
Il monte-tempio
Le tracce dell’impianto che aveva trasformato il monte in un grande tempio con lo scopo di rendere
fruibile l’acqua che ne sgorgava, erano ben più evidenti nei secoli passati, tanto da suscitare l’interesse di
chi sapeva leggere i segni oltre le apparenze. E’ assai probabile che il quadrato magico del NIGER
REGIN, andato ormai irrimediabilmente perduto, facesse riferimento a quel culto. Ancora nel XIX
secolo si distinguevano, nei pressi della basilica, le tracce di un’ampia conca che costituiva una specie
d’impluvium nel quale veniva raccolta l’acqua di una sorgente o addirittura l’acqua piovana che
attraverso una rete di canali defluiva verso il basso nella Fonte dell’Avello dov’è ancora visibile una
parete rocciosa vagamente rettangolare, forse un’ara dedicata al culto delle acque. Della conca che
costituiva l’impluvium emergono ancora oggi, nella parte nord-ovest alcune strutture rocciose che
scompaiono sotto la strada costruita nei pressi di un moderno hotel. Alla base dell’altura, poco sopra la
Grotta delle Merende, sul lato sinistro, emergono le tracce di una struttura trapezoidale di grandi
dimensioni, forse una rampa, che costituiva uno dei punti di arrivo dell’acqua sacrale che si dipartiva
dalla Fonte dell’Avello e che con molta probabilità aveva una sua omologa nella parte destra del monte
poco distante dalla prima cappelluccia nei pressi del luogo dove rinvenimmo il quadrato magico del
NIGER REGIN. In questo posto giacciono grandi massi che i terremoti ricorrenti nella zona
dell’Eugubino hanno fatto precipitare verso la strada distruggendo, nel 1871, anche la grotta sulla cui
parete interna era scolpito il quadrato magico del NIGER REGIN.
36
Archivio 2019 I misteri (dimenticati) della piramide di Gubbio
I costruttori di piramidi
Abbiamo delineato una interpretazione della morfologia del monte che non va intesa come frutto di mera
casualità bensì come l’effetto di un intervento umano assai profondo che ha inteso modellarlo alla stregua
di una ziggurat, la piramide a gradoni tipica della Mesopotamia, che un popolo sconosciuto assai
civilizzato, realizzò molti millenni prima che a quella regione fosse attribuito il nome di Umbria. E’
questa una deduzione che può apparire azzardata ma che invece deriva da accurate misurazioni eseguite
con l’ausilio di Vincenzo Ambrogi, di professione medico e docente universitario, ma anche indagatore
attento delle antichità eugubine. Prima però di considerare questi dati, è bene ritornare brevemente
sull’origine dello stemma di Gubbio, costituito oggi da cinque monti. Nessuno ha mai compreso la
ragione di questa forma, poiché, come ho già anticipato, nel medioevo è documentato soltanto il monte
(cfr. Piero Luigi Menichetti, Storia di Gubbio dalle origini all’Unità d’Italia, Vol. I, Peruzzi Editore,
Città di Castello 1987, pag. 389), e perché nella realtà a sovrastare la città non sono cinque monti ma uno
soltanto. Dalla sovrapposizione dello stemma operata da Ambrogi su una foto dell’altura, è facile
accorgersi che esso si giustappone perfettamente alla forma di questa, costituita da due ampi
terrazzamenti che sostengono la cuspide; in tutto cinque sporgenze compresa la cima. Il triangolo nel
quale è iscrivibile la ziggurat ha un’altezza, dalla parte più alta dell’abitato, di 400 metri e l’inclinazione
su ambedue i fianchi è identica: 41 gradi. Il primo gradone della ziggurat si sviluppa lungo una linea retta
che ospita oggi due boschi, entrambi nei pressi di altrettante cavità. Quello di sinistra sorge sopra la
Grotta delle Merende, mentre quello di destra sopra la Grotta di Sant’Agnese, siti entrambi che
testimoniano una frequentazione umana ininterrotta fino ad oggi. Il secondo gradone corrisponde all’area
37
Archivio 2019 I misteri (dimenticati) della piramide di Gubbio
dell’impluvium sopra la quale si staglia la vetta del monte e sorge la basilica di Sant’Ubaldo.
L’Avello e l’immortalità
Abbiamo iniziato questo viaggio dalla Fonte dell’Avello che sorge nei pressi della seconda cappelluccia
quasi al centro del declivio del monte, una specie di umbilicus montis. Ma che cos’era in realtà l’Avello
che ci tramanda la tradizione locale? Un’accezione strettamente etimologica lo accomuna alla parola
lavello, come luogo di raccolta della acque, ma una seconda accezione, stavolta letteraria, lo identifica
con un sepolcro. Forse chi s’immergeva nell’acqua sacra dell’Avello otteneva uno speciale potere?
L’entrata nella tomba d’acqua poteva alludere a un rito d’incubazione da cui si usciva rinnovati e sanati
nel corpo e nello spirito. Affinché questo rito fosse efficace, era necessario che avvenisse in luoghi
precisi, da cui s’irradiano misteriose fonti di energia, attive ancora oggi sul monte di Gubbio. E’ perciò
verosimile che un antico popolo, molti millenni prima dell’arrivo degli Umbri, trasformasse il monte in
una colossale ziggurat, per segnalare il luogo nel quale entità trascendenti si manifestavano agli uomini,
molto prima che altre genti in epoche successive e in regioni diverse, elevassero edifici artificiali di forma
analoga. Nacque forse tra quei monti lo stereotipo cui s’ispirarono le civiltà protostoriche nel realizzare
edifici di forma piramidale. E’ infatti sempre più diffusa tra gli studiosi la convinzione che le piramidi
fossero macchine per l’immortalità e non meri edifici tombali. Al corpo del sovrano che vi era custodito,
veniva assicurata la continuazione della vita in un piano esistenziale superiore. E la ricerca della
trascendenza non è soltanto un fatto recente, come vuole far credere la visione darwiniana
dell’evoluzione umana; la scoperta del santuario preistorico di Göbekli Tepe in Turchia, risalente al 9500
a.C. conferma infatti l’esistenza già nel neolitico di un luogo di culto comunitario che testimonia la
presenza di una civiltà complessa e di una religiosità radicata. Una religiosità che perpetuandosi nei
millenni ha attraversato anche la storia recente facendo sì che il corpo incorrotto di Sant’Ubaldo,
custodito sul monte, ne fosse concreta testimonianza. Come la mummia del faraone all’interno della
piramide garantiva ai mortali un collegamento costante con la trascendenza, allo stesso modo il corpo
incorrotto del Santo sul Monte di Gubbio custodisce il varco dell’eternità.
Mario Farneti e Bruno Bartoletti
(le elaborazioni grafiche sono di Vincenzo Ambrogi)
Cinegiornale bUFO / 57 - Dibattito riaperto sull'autopsia dell'alieno di Roswell: non
sarebbe un fake (ma è difficile crederlo)
38
Archivio 2019 Cinegiornale bUFO / 57 - Dibattito riaperto sull'autopsia dell'alieno di Roswell: non sarebbe un fake (ma è
difficile crederlo)
volte ritornano. In attesa
che lo facciano i nostri amici del cosmo, vi segnalo che è tornato in auge il dibattito sull’autopsia del
presunto cadavere dell’alieno di Roswell (quello che sarebbe stato ritrovato dopo il crash del luglio
2017). Nel 1995 l’inglese Ray Santilli divulgò le immagini, sostenendo di averle avute per caso mentre
stava cercando alcuni documenti su Elvis Presley. In breve la fama di Santilli divenne planetaria e il
filmato fu proposto praticamente in tutto il mondo. Ma qualche anno dopo, non prima comunque di aver
fatto una bella palata di soldi, Santilli ammise che era tutto un falso. E nel 2017 comparve un greco,
Spyros Melaris, a confermare di essere il co-autore di un fake diventato famosissimo: l’alieno era un
fantoccio (peraltro ben fatto) e i vari organi estratti erano quelli di animali, soprattutto mucche e agnelli.
Ebbene adesso il Daily Mail dice che è falso ritenere quelle immagini… un falso. Riporta infatti la
testimonianza di Kit Green, ex scienziato della Cia piuttosto quotato. La rivelazione-scoop è che è
(meglio: sarebbe) tutto vero: Green afferma di aver visto lo stesso documentario in un briefing al
Pentagono. Vi lascio dunque al link del Daily Mail (sopra, invece, avete il filmato dell’autopsia tratto da
Youtube) e apro il dibattito: c’è da credere (tutto sommato a me pare difficile essere “pro”, viste le
ammissioni fatte: ma non si sa mai…)? Il falso è far credere che sia tutto un falso?
Giorgio e le "sue" sfere bianche di Mondello: due Ufo alla ricerca di un'identità
Ecco qua la vicenda che il nostro Giorgio Bongiorno ha anticipato in un commento a un precedente
post. Diciamo che la sua vicenda rientra nel filone, ormai piuttosto classico, degli avvistamenti delle
famose sfere bianche. Dal nostro punto di vista sembrano delle palle da tennis. E come ben
sappiamo, non sempre si manifestano come singolarità. Anzi, spesso viaggiano in formazione (a
due, a tre, a quattro; a diamante, a croce, a boomerang etc) e non raramente danno vita a
39
Archivio 2019 Giorgio e le "sue" sfere bianche di Mondello: due Ufo alla ricerca di un'identità
movimenti particolari (scatti, cambiamenti di posizione, a volte perfino “balletti”). Le hanno viste, e
le vedono, in tutto il mondo. Di giorno, di sera, di notte. Che cosa siano, be’… è ancora tutto da
chiarire: oggetti veri, dotati di un moto particolare? Masse di energia? Droni degli Alieni? Tengo
solo a ricordare l’esperienza di molti, a cominciare da quella di qualche anno fa di Delphie, nostra
seguace: queste sfere a volte danno l’idea di essere dotate di una loro intelligenza e di “scegliere” la
persona con cui interagire. Non vado oltre: pubblico la testimonianza del nostro Giorgio e le
immagini che mi ha mandato. Purtroppo senza strumenti adeguati, non poteva fare molto di più.
Metto allora un paio di immagini ingrandite delle sfere bianche che ha avvistato. A voi il compito di
giudicare (p.s.: se guardate bene la morfologia, sembra avere un aspetto morifome. E allora non
posso non tornare alla famosa vicenda di quell’avvistamento di Treviso di qualche anno fa – che
creò accese polemiche nel blog -: Mara, la tetimone, vide la sfera separarsi in unità minori).
Cari amici, non è che
ci sia molto da dire a parte che, come al solito, certe cose capitano sempre all’improvviso, quando si
pensa ad altro e non certo agli Ufo! Nel tardo pomeriggio di qualche giorno fa, dopo aver lavorato quasi
tre ore, decido di riposarmi prendendo un po’ di frescura davanti a casa. A quell’ora è già in ombra . Io
abito in collina e di fronte ho il golfo di Mondello, a Palermo. Per cui ho la fortuna di avere tanto spazio
libero: alla sera, in particolare, si traduce in cielo stellato e poco inquinamento luminoso. E’ una cosa che
amo molto assieme a uno spicchio di natura lontano quanto basta dal caos cittadino. Come vi dicevo, mi
sono seduto fuori casa e ho alzato gli occhi al cielo: era terso e senza una nuvola. Subito ho notato questi
due “cosi” in alto, quasi allo zenit sulla mia testa. Sono rimasto sorpreso ed interdetto, ma molto
emozionato perché ho subito avuto la sensazione che fossero cose fuori dal “seminato” ! Ho chiamato
mia moglie, soprattutto per avere la conferma che ci fossero sul serio e che non me li stessi immaginando
(anche se di norma non sono tipo da immaginarmi le cose). Ebbene, pure lei li vede e mi dice: “Ma che
cosa sono ?” Nel frattempo ero andato a prendere il binocolo per capire meglio di che cosa si trattasse:
magari erano due palloni o due droni, o cose di questo genere, e col binocolo lo avrei capito subito.
Invece quando li punto vedo una sorta di alone luminoso e dentro delle luci che si muovevano. Ma niente
che si riconoscesse come noto. I due “oggetti”, anche se a questo punto non so proprio se fossero cose
solide (ma vi assicuro che lo sembravano), erano distanti un “tot” l’uno dall’altro. E tale posizione è
rimasta tra di loro per tutto il tempo dell’avvistamento – quasi mezz’ora -: non è cambiato nemmeno il
rapporto prospettico. Erano, se non identici, dello stesso tipo; erano silenziosi e non sembrava che si
muovessero grazie al vento che veniva debole ma sostenuto da Nord Ovest.
40
Archivio 2019 Giorgio e le "sue" sfere bianche di Mondello: due Ufo alla ricerca di un'identità
Anzi, davano
l’impressione di andare controvento. Ma non credo che si muovessero lateralmente: semmai procedevano
in verticale perché dopo un po’ mi sono accorto che lentamente salivano, sempre all’unisono . Faccio in
tempo a prendere la macchina fotografica, una Canon reflex molto economica, monto l’unico obiettivo di
una certa potenza che ho e riesco a scattare una decina di fotografie. Ho smesso quando ho capito che
salivano e si allontanavano. Dopo circa 30 minuti le sfere erano molto alte e le riuscivo a vedere solo col
binocolo, sempre uguali tra di loro e ferme. Poi ad occhio nudo si sono perse nel blu del cielo. Io credo
che fossero ferme, del tutto. Se c’è stato uno spostamento, è stato quello nostro, del pianeta che si muove.
E’ una cosa che verifico ogni sera con le costellazioni che danno l’impressione di viaggiare nel cielo ma
in realtà è il nostro pianeta che lo fa: ecco, secondo me si sono comportate alla stessa maniera delle stelle
”fisse” , a parte l’aumento di quota . Le foto ovviamente le ho scaricate subito per vedere cosa ne fosse
uscito. In effetti anche se l’obiettivo mi aveva aiutato molto relativamente ingrandendole, emergeva
quanto ho detto all’inizio e cioè che presentavano un alone luminoso ed irregolare dentro cui c’erano
queste tre o quattro luci, bianche come il resto, in movimento; le foto hanno una dimensione di 10
megapixel, che non è molto, ma questo avevo e questo ho usato. Anzi mi hanno “concesso” di farsi
riprendere! Sono quasi certo che non fossero oggetti comuni e dico “quasi” perché è giusto lasciare aperta
la possibilità che abbia preso un granchio. In questo genere di situazioni credo sia più saggio non usare
toni trionfalistici. Certo, la mia idea, sin dall’inizio, è che fossero due cose di un altro mondo e anche per
questo motivo ho coinvolto Flavio e il blog. Mi spiace non poter fornie immagini migliori. Lo farei
volentieri e al limite voi amici mi potreste solo dire: “Datti una calmata, erano due calamari !”
Luna, Nasa, umani e misteriose presenze: la voglia di un controcanto
41
Archivio 2019 Luna, Nasa, umani e misteriose presenze: la voglia di un controcanto
Sono i giorni in cui in tutto il mondo si celebra il mezzo secolo dal
primo sbarco sulla Luna. Faccio una premessa: da un lato sono convinto che sul satellite naturale siamo
effettivamente arrivati, ma non vi nascondo che non chiudo gli occhi e non mi tappo le orecchie davanti
alle teorie di chi sostiene che questa straordinaria avventura del genere umano è stata comunque
macchiata da cose che non tornano. Lascio da parte le tesi palesemente marchiane e assurde – figlie di un
complottismo degno di miglior causa -, ma sottolineo che tanti hanno messo più di una pulce
nell’orecchio. E solo perché tutto ciò va contro l’establishment e il “codificato”, ecco che non può
circolare e finisce stroncato (pur essendoci fior di libri e altri documenti che meriterebbero, se non altro,
una discussione). Tra l’altro sulla questione Luna ci sono/ci sarebbero pure risvolti adatti al nostro blog:
parlo delle “presenze” (aliene?) che alcuni astronauti hanno avvertito (Peter Conrad in primis) o anche la
stranezza dell’abbandono in fretta e furia di un programma che è stato il fiore all’occhiello degli Usa e
del suo ente aerospaziale. Il nostro Mario Farneti si è preso la briga, sulla sua pagina Facebook, di
sottolineare questi aspetti e il suo controcanto mi piace proprio, anche perché sintetizza un bel pezzo del
mio pensiero. Con il suo permesso lo ripropongo qui, attenuando magari qualche passaggio che può stare
su FB ma non su un blog come questo.
42
Archivio 2019 Luna, Nasa, umani e misteriose presenze: la voglia di un controcanto
“Cinquant’anni di Luna”. History Channel ha battezzato così una serie di trasmissioni che andranno in
onda fino al 20 luglio 2109. Ma di cosa stiamo parlando? Forse della colonizzazione della Luna iniziata
50 anni fa? Neanche per sogno. Parliamo di un episodio prolungatosi dal 1969 al 1972 e poi riposto nel
dimenticatoio cosicché sarebbe più corretto intitolare l’evento: “Cinquant’anni di NON Luna”. Proprio
così, perché dal lontano 1972 nessun uomo è più andato sulla Luna. La Nasa si affretta a spiegare che il
pubblico non era più interessato a missioni di questo genere e che sarebbe diventato antieconomico
continuare. Perciò programma cancellato per il prossimo mezzo secolo e forse più… Naturalmente la
giustificazione addotta non ci convince: puzza di panzana a un miglio di distanza.
43
Archivio 2019 Luna, Nasa, umani e misteriose presenze: la voglia di un controcanto
Al di là di teorie
complottistiche che parlano di un relitto di astronave lungo due chilometri adagiato su un cratere sul lato
nascosto della Luna (nota di Flavio Vanetti: ricordo che questo è anche l’elemento base della vicenda
delle presunte ghost missions Apollo 19 e Apollo 20, che sarebbero state condotte però dai militari e in
sinergia con i russi), l’assenza dell’uomo per così lungo tempo dal nostro satellite lascia un che di
amaro in bocca e autorizza molteplici sospetti. Il principale dei quali è che gli astronauti terrestri siano
andati a disturbare “qualcuno” che sulla Luna c’era già da molto tempo e che li ha trattati come intrusi.
Perciò i signori della Nasa hanno messo la coda tra le gambe e sono scappati in fretta e furia. Sulla Luna
sono state infatti documentate tracce di manufatti e di installazioni minerarie già dagli anni Settanta
dello scorso secolo (cfr. George H. Leonard, “Qualcun altro è sulla Luna”, Armenia 1977). Ma di questo
e di altro non si vuole e non si deve parlare. Continuiamo allora ad autoincensarci per un evento nel
quale l’umanità ha di fatto mancato il “giant leap” profetizzato da Neil Armstrong. Tranne che nei
videogiochi…
Mario Farneti
Gli Alieni e lo spazio-tempo: breve racconto per una riflessione
Da un frequentatore del blog che non desidera apparire ho ricevuto un breve racconto che
sottopongo al vostro giudizio e ai vostri commenti. In sintesi: l’autore ha cercato di stimolare una
domanda, ovvero se in sostanza il concetto di spazio-tempo, per gli eventuali extraterrestri,
potrebbe essere totalmente invertito, con la conseguenza di quello che questo comporterebbe sul
piano della reciproca comprensione.
L’orologiaio
44
Archivio 2019 Gli Alieni e lo spazio-tempo: breve racconto per una riflessione
L’ orologio si fermò alle ore 5 e
rimase così per giorni. Per Gipsy non era importante: infatti passarono alcuni giorni prima di portarlo da
un orologiaio, più per curiosità che per necessità. Quell’orologio pareva una fotografia: sì perché anche
quella fissa e ferma il tempo. L’orologiaio lo guardò e si mise a girare la rotellina delle lancette avanti e
indietro: sembrava voler liberare il tempo. Strizzava gli occhi mentre lo faceva, pareva volesse recuperare
recuperare i ricordi. “Indietro – disse – c’è il futuro, cioè quello che non conosciamo ancora; e davanti
c’è il passato”. Lo specchio davanti a lui lo proiettava nel presente, tutto concentrato a catturare
quell’attimo di tempo che diluiva in quello spazio la memoria e le emozioni, come a voler imprimerle in
quel fugace presente. Mise la batteria all’orologio e fece girare in avanti e velocemente le lancette e con
esse il datario e le fasi lunari. Pareva non desiderasse fermarsi mai; era come – quello che ricordava della
sua vita – divergesse totalmente da quella velocità del tempo. Certo, sembrò pensare al futuro: “Presente
e passato sono tutti nella mia mente, come un’unica traccia del mio vissuto… E gli orologi, allora, che
cosa sono?” Guardò finalmente Gipsy che, avendo letto il suo pensiero, gli rispose: “L’orologio è spazio!
Lo spazio si esaurisce come questo orologio che, quindi, non può misurare il tempo perché il tempo non
muore mai. Buffi questi umani.”
Tom De Longe e il frammento misterioso che sarebbe un pezzo di Ufo
45
Archivio 2019 Tom De Longe e il frammento misterioso che sarebbe un pezzo di Ufo
Sul sito di “To The Stars Academy”, ha fatto pubblicare questa foto: sarebbe un frammento riconducibile
alla tecnologia e ai materiali di un Ufo. Sostiene che lo stanno esaminando a fondo (come altri, del resto:
così Luis Elizondo e lui avevano detto anche nell’incontro di Roma dello scorso autunno). Che cosa si
può dire? Argomento all’unisono con un amico del blog, con cui condivido questo post. Semplicemente
questo è uno dei materiali “fisici” che hanno dato inizio a tutta la vicenda di De Longe legata
all’interesse per il cosmo e per la vita extraterrestre (ricordo che di “mestiere” è una celebrità della
musica pop). Il problema è provare incontrovertibilmente che questi frammenti non sono di produzione
terrestre. Se ci riescono, parte effettivamente una specie di “disclosure”. Ma è cosa complicata. Da quel
che si vede nella foto (sembra trattarsi di un ingrandimento) siamo di fronte a un materiale metallico o di
leghe multi-layer (multi-strato) con molte componenti sovrapposte di dimensioni inferiori al millimetro
(non so di quanto perché se non hai una scala di riferimento è impossibile farsi un’idea). E’ roba che al
momento potrebbe essere prodotta solo da certe aziende che operano in campo militare e che può essere
realizzata con la tecnologia dell’addictive manufactoring (una specie di stampa 3D per materiali
metallici). Ad esempio, Leonardo (azienda italianissima che opera in campo militare) è presente in questo
settore di tecnologie. Però, stando a quello che scrivono nel bollettino informativo, si tratta di campioni
vecchi, quindi materiale di diversi anni fa quando l’addictive manufactoring non esisteva ancora,
nemmeno nell’industria militare. In più, se gli strati sono molto sottili – e questo così, a occhio, non si
può stabilire – forse non siamo in grado di farlo nemmeno adesso (anche se quel tipo di tecnologia è
probabilmente la strada giusta). Comunque, a meno che da eventuali analisi non risulti che c’è di mezzo
qualche elemento sulla Terra sconosciuto o rarissimo, potrebbe trattarsi di rimasugli di avanzati
46
Archivio 2019 Tom De Longe e il frammento misterioso che sarebbe un pezzo di Ufo
esperimenti militari. E così si ritornerebbe al solito discorso: forse, pur trattandosi di Ufo (o Uap che dir
si voglia), non è detto che l’origine sia extraterrestre. L’augurio, in definitiva, è che non sia un’altra
porta sul baratro, per precipitare nel classico guazzabuglio mediatico che non conduce da nessuna parte.
L'Ufo del caso Manises e il "Triangolo delle Bermuda" del Mar Mediterraneo
Mi rifaccio all’obiezione che ancora non c’è nulla di evidente e incontrovertibile in materia di Ufo e di
incontri ravvicinati. Be’, io la penso diversamente. Secondo me c’è molto, nel presente, negli anni
passati e anche nei secoli, a livello di contatto e di evidenze difficili da contestare. Manca, certo,
l’immagine “alfa”, quella di un umano che stringe la mano a un Alien0 davanti a tutti. Ma in compenso
c’è solo da scegliere tra gli episodi che meritano di non essere liquidati a cuor leggero. La rivista di bordo
della Vueling, durante un mio recente volo, me ne ha ricordato uno storico, avvenuto 40 anni fa. E’ il
caso Manises, ancora oggi considerato uno degli episodi più importanti dell’ufologia spagnola. Un
SuperCaravelle della compagnia Tae fu costretto a un atterraggio d’emergenza dopo un incontro con un
Ovni. Tra l’altro la vicenda si riallaccia alla particolarità della zona in cui è accaduta: è stata definita il
“Triangolo delle Bermuda” del Mediterraneo. Anche in questo caso si parla di sparizioni di navi e di
persone e molte storie (leggende?) narrano di uccelli che perdono il senso dell’orientamento quando
volano nella zona. Non solo: pescatori e marinai riferiscono di sentire suoni stranissimi e di vedere luci
che fuoriescono dall’acqua. Ma torniamo al caso Manises: vi propongo un filmato preso da Youtube con
la ricostruzione dei fatti mediante una simulazione grafica ma con il sottofondo originale dei dialoghi tra
piloti e centro di controllo. Qui di seguito, invece, ecco la storia come la trovate su Wikipedia,
l’enciclopedia universale online.
47
Archivio 2019 L'Ufo del caso Manises e il "Triangolo delle Bermuda" del Mar Mediterraneo
L’11 novembre 1979 un aereo di linea Supercaravelle della compagnia TAE decollato da
Salisburgo con 109 passeggeri a bordo stava percorrendo la rotta verso Las Palmas dopo uno
scalo tecnico all’isola di Maiorca. Intorno alle ore 23.00 il comandante Francisco Javier Lerdo
de Tejada e il suo equipaggio notarono alcune luci rosse che si avvicinavano rapidamente
all’aereo; le luci erano in rotta di collisione e ciò allarmò l’equipaggio. Il comandante richiese
informazioni via radio, ma né il centro civile di controllo di volo di Barcellona né il radar
militare di Torrejón de Ardoz vicino a Madrid furono in grado di fornire spiegazioni. Per evitare
una possibile collisione, il comandante cambiò altitudine. Le luci seguirono la rotta dell’aereo e
si avvicinarono a circa mezzo chilometro dal velivolo. Ritenendo che le luci appartenessero ad un
oggetto che stava violando tutte le regole elementari di sicurezza e che una manovra evasiva fosse
impossibile, il comandante decise di allontanarsi e di fare, per precauzione, un atterraggio di
emergenza all’aeroporto di Manises, dove arrivò alle 23.45. L’equipaggio riferì che le luci
abbandonarono l’inseguimento poco prima che l’aereo atterrasse. Le luci furono viste da
parecchi testimoni e un Ufo passò anche molto vicino alla pista dell’aeroporto, tanto che il
personale di terra accese le luci di emergenza ipotizzando che l’oggetto potesse essere un aereo
non registrato che si trovava in difficoltà. In seguito alla mancanza di risposta a tutti i tentativi di
comunicazione da parte della torre di controllo, fu allertata l’Aeronautica Militare e un Mirage
F1 decollò dalla base aerea di Llanos (vicino ad Albacete) per identificare il fenomeno. Il pilota,
il capitano Fernando Cámara, dovette aumentare la velocità fino a mach 1,4 per stabilire un
contatto visivo con l’oggetto, che a quanto riferì il militare aveva la forma di un tronco di cono e
mostrava una luce cangiante di colore chiaro; nonostante lo sforzo iniziale, l’oggetto sparì
rapidamente dalla vista. Il pilota fu informato da terra che un’eco radar indicava che un altro
oggetto sconosciuto si trovava vicino Sagunto (Valencia). Quando il pilota fu abbastanza vicino,
l’oggetto accelerò e sparì di nuovo. Questa volta l’Ufo sembrò avere un atteggiamento ostile e il
pilota cercò di lanciare un missile, ma il sistema elettronico si bloccò. Dopo un terzo tentativo di
inseguimento, l’Ufo sparì velocemente puntando verso le coste dell’Africa. Dopo circa un’ora e
mezza di inseguimento e in seguito alla scarsità di carburante, il pilota fu costretto a rientrare
alla base senza risultati e atterrò alle 2.07.
Un’ultima riflessione. Il rapporto finale dell’incidente, reso pubblico solo nell’agosto 1994 (sic!), stabilì
che il comandante del SuperCaravelle, il personale di terra dell’aeroporto di Manises e il pilota del
Mirage potrebbero avere visto “luci emesse da una distante industria chimica e alcune stelle e pianeti”.
Siamo, semplicemente, al ridicolo.
Dibattiti bUFI / 68 - L'elemento 115, alias Moscovio: allora Bob Lazar aveva
ragione?
48
Archivio 2019 Dibattiti bUFI / 68 - L'elemento 115, alias Moscovio: allora Bob Lazar aveva ragione?
Prima di tutto, un
avviso ai naviganti (del blog). Per un paio di settimane fermo le macchine, a livello di nuovi post, perché
me ne vado in ferie in Africa, tra i parchi e i deserti della Namibia. Potrò al massimo aggiornare i vostri
commenti, che dunque potrete tranquillamente continuare a mandare (se non avrete di meglio da fare).
Però ho deciso di lasciarvi una sorta di compito delle vacanze (mie), prendendo spunto da una delle tante
serie che su Sky, vuoi sotto il marchio di Discovery Channel, vuoi sotto quello di History Channel,
trattano la materia ufologico-aliena. Ecco, in una di queste puntate si parlava del Moscovio, alias
Ununpentium, l’elemento 115 che assieme ad altri transuranici è stato aggiunto non molto tempo fa (era
il 2015, se non ricordo male) alla tavola periodica di Mendeleev. Il Moscovio ha una valenza per noi
particolare perché a questo elemento ha fatto sempre riferimento, nelle sue rivelazioni, il discusso e
controverso Bob Lazar, oggi sessantenne, fisico ed ex imprenditore (è finito in bancarotta, ahilui) che ha
dichiarato di aver operato nell’area 51. Lazar disse di aver lavorato ad alcuni progetti di ingegneria
inversa a partire dai resti delle navicelle spaziali con cui gli Alieni erano venuti a farci visita. In
particolare il suo obiettivo era indagare la natura del combustibile che rendeva possibili i viaggi
interstellari. La conclusione degli studi di Lazar fu che gli Alieni per muoversi a velocità prossime a
quella della luce usavano un isotopo stabile dell’elemento 115. Ma il Moscovio all’epoca non era ancora
stato identificato… Ecco quindi la domanda: Lazar, a dispetto delle non poche zone d’ombra nella sua vita
(tra queste una condanna penale), aveva ragione? Per contribuire al dibattito, vi allego qui il link di un
articolo (autore Francesco Casadei. del Cun di Taranto) che tratta l’argomento. A risentirci a settembre
fatto.
Non solo ricerca degli Alieni, il cosmo sta diventando un business anche per salvare
l'economia di noi umani
49
Archivio 2019 Non solo ricerca degli Alieni, il cosmo sta diventando un business anche per salvare l'economia di noi umani
Suggerimento
interessante da parte di un nostro lettore: affrontare il discorso economico che c’è attorno al cosmo. Lo
spunto? Le idee di Cobol Pongide, che con il suo “Marte oltre Marte – L’era del capitalismo
multiplanetario” fa una analisi/riflessione piuttosto arguta. Ad esempio: gli investimenti nello spazio di
miliardari quali Elon Musk e Jeff Bezos hanno sì la valenza della ricerca della vita aliena, ma accarezzano
pure l’ipotesi di “formare” civiltà umane su Marte che lavorerebbero per estrarre materiali rari anche da
asteroidi al largo di Giove. E poi: “La posta in palio – ripete continuamente Pongide – è l’elaborazione
di un modello di business che garantisca il futuro alla società capitalistica così come è accaduto nell’
economia di Rete tra la fine del ventesimo secolo e l’inizio del nuovo millennio”.
50
Archivio 2019 Non solo ricerca degli Alieni, il cosmo sta diventando un business anche per salvare l'economia di noi umani
In un ardito parallelo, Pongide sostiene che anche allora il
capitalismo aveva perso la sua spinta propulsiva e che la possibilità di una sua implosione era più che
realistica. Il modello di business maturato nella Rete lo ha salvato dal fallimento. All’ epoca si trattava di
gettare il cuore oltre l’ostacolo dello shock petrolifero del 1973 e della Guerra Fredda per immaginare un
futuro nel momento in cui tutto lasciava presagire il crollo della società capitalistica. E se negli anni 90,
l’ancora di salvataggio è arrivata da Internet, attualmente la possibilità di rivitalizzare un sistema
economico che ha imboccato il piano inclinato del declino potrebbe essere cercata nella colonizzazione
dello spazio attraverso la convergenza tra capitali privati e organismi governativi. La parte più
interessante del volume è quella relativa ai progetti di ricerca scientifica sui nuovi materiali, prefigurando
un circolo virtuoso di investimenti pubblici e privati finalizzati a produrre innovazione tecnologica e
l’apertura di nuovi settori produttivi e mercati. Se avete voglia di approfondire, c’è questo articolo
pubblicato dal Manifesto. Il link è qui: è necessaria la registrazione, ma c’è modo di accedere usando ad
esempio il proprio account Facebook.
La Us Navy: "Veri i filmati di Elizondo". Ma rimane il silenzio sulla natura e sulla
provenienza degli Ufo avvistati
51
Archivio 2019 La Us Navy: "Veri i filmati di Elizondo". Ma rimane il silenzio sulla natura e sulla provenienza degli Ufo
avvistati
Una notizia giunge dagli
Usa e il Cun, Centro Ufologico Nazionale, l’ha diffusa con un comunicato stampa. Si tratta di questo: la
Us Navy ha dichiarato come autentici i video “FLIR1”, “GIMBAL” e “GOFAST. Furono presentati a
Roma il 27 ottobre 2018 da Luis Elizondo, ex funzionario dell’Intelligence statunitense e oggi direttore
del programma speciale di TTSA (To The Stars Academy), ma originariamente furono resi pubblici dal
New York Times a partire da dicembre 2017. Come noto, documentano gli incontri ravvicinati tra F18
della portaerei Nimitz e oggetti non identificati. Secondo il sito web della TTSA, le clip rappresentano “…
la prima prova ufficiale rilasciata dal governo degli Stati Uniti che può essere legittimamente designata
come credibile, autentica conferma che i fenomeni aerei non identificati (Uap) sono reali”. La posizione
della Marina adesso conferma queste affermazioni. “La Marina degli Stati Uniti indica come genuine
manifestazioni del fenomeno Uap gli oggetti presenti in questi tre video”, ha dichiarato Joseph Gradisher,
portavoce del Deputy Chief of Naval Operations for Information Warfare. Non solo, ha aggiunto questa
frase: “Poiché ci sono incursioni frequenti sopra i nostri campi di addestramento e sono un pericolo per
aviatori e operazioni, ora incoraggiamo i piloti a denunciare gli avvistamenti”. Ecco la riflessione del
Cun: “Quest’ultima ma importantissima dichiarazione ci auguriamo possa sciogliere l’annoso tabù dei
piloti di altre nazioni o di compagnie aeree civili, che in caso di avvistamenti di Uap/Ufo non stilavano
quasi mai tali rapporti per evitare sanzioni, deferimenti e discriminazioni da parte delle autorità
competenti”. Il mio commento? E’ di sicuro un atto che fissa uno zoccolo duro: almeno non siamo in
presenza di filmati “farlocchi” di bassa tacca. Ma dal mio punto di vista continua a mancare il tassello più
importante, quello che nemmeno Elizondo ha saputo (o voluto) indicare sia negli Stati Uniti sia nella
visita romana: questi oggetti che cosa sono e da dove provengono? Giungono dal cosmo o da dimensioni
parallele? Oppure sono il frutto di esperimenti top secret che sfruttano tecnologie? Non dispero che un
giorno ce lo spieghino.
Gli Alieni al Colosseo e il Libro Bianco dell’ufologia italiana
52
Archivio 2019 La Us Navy: "Veri i filmati di Elizondo". Ma rimane il silenzio sulla natura e sulla provenienza degli Ufo
avvistati
Due segnalazioni librarie per chi è appassionato di letture ufologiche. La
prima riguarda un amico del nostro blog, Massimo Olivieri. A ottobre uscirà “I sotterranei del Colosseo”
(Newton Compton Editori, sequel di un precedente lavoro, Colosseum Abduction. A questo link trovate
la scheda con la trama del libro, un mix di fantascienza e thriller. Chi invece il 20 settembre sarà ad Anzio
o nei paraggi potrà partecipare alla presentazione del Libro Bianco dell’ufologia italiana (Armenia
edizioni). Moreno Tambellini, vicepresidente del Cun, si è preso la briga di riordinare i casi più
interessanti accaduti nel nostro Paese. Molto razionale, curata e accattivante la veste grafica.
Cinegiornale bUFO / 56 - Atlantis, forse c'è una città antica su Marte
53
Archivio 2019 Cinegiornale bUFO / 56 - Atlantis, forse c'è una città antica su Marte
In questi giorni ci sono
state proposte un sacco di nuove foto di Marte. Con il corollario di commenti tipo “come non l’avete mai
visto” o “come non immaginate che sia”. La comunità scientifica evidentemente crede che la gente sia
parecchio beota e che aspetta l’imbeccata dall’alto per capire e mettere a fuoco. Peccato, pur tacciati di
credere agli asini che volano, sapevamo già da un po’ che il look del Pianeta Rosso è ben diverso da
quello proposto urbi et orbi e che soprattutto la sua esplorazione riserva, ogni volta, qualcosa che
perlomeno costringe a riflettere. Ebbene, proprio in questi giorni Scott Waring, insegnante, studioso e
ufologo, ancorché personaggio da taluni accolto con lo stesso entusiasmo con cui un vampiro saluta una
treccia d’aglio, ci ha offerto una novità non trascurabile. Ci parla infatti di forme particolari e di un
reticolo che parrebbero essere riconducibili alla pianta di un’antica città. La Nasa ha ribattezzato la zona
con il nome Atlantis. Insieme al filmato tratto da Youtube, vi linko il sito di Waring (cliccate qui) per
trovare il testo di questa news, oltre ad altri interessanti argomenti. Aggiunta a post già chiuso: Tetricus
mi ha inviato questa immafine che riproduce la città etrusca di Kainua (Marzabotto): come ben vedete,
somiglia molto alla “città” marziana.
54
Archivio 2019 Cinegiornale bUFO / 56 - Atlantis, forse c'è una città antica su Marte
Domenica 29 a Scandicci il convegno del Gaus
55
Archivio 2019 Cinegiornale bUFO / 56 - Atlantis, forse c'è una città antica su Marte
Tutto pronto per la ventesima edizione del convegno
internazionale di ufologia dal titolo “Ufo: are you ready?” promosso come ogni anno a Firenze dal Gaus
– Gruppo Accademico Ufologico Scandicci. All’appuntamento, in programma il prossimo 29 settembre
dalle 9.30 alle 19 nell’auditorium di Sant’Apollonia (Via San Gallo 25, Firenze), parteciperanno relatori
illustri e mai intervenuti in Italia sul tema. Tra gli ospiti, Robert Salas, ex pilota dell’Us Air Force
testimone del famoso incidente di Malmstrom, e la collega Sabrina Pieragostini di Mediaset. Chiuderà un
intervento di Roberto Pinotti, presidente del Cun.
Invece con “Incontri ravvicinati” a Rho torna il Cufom
Domenica 29 settembre a Rho il Cufom (Centro Ufologico
Mediterraneo) tiene l’annuale convegno, giunto alla terza edizione. Il titolo del meeting di quest’anno,
che si terrà di nuovo all’Auditorium Padre Reina in via Meda (dalle 9.30 alle 19, con un break per il
56
Archivio 2019 Cinegiornale bUFO / 56 - Atlantis, forse c'è una città antica su Marte
pranzo), è “Incontri Ravvicinati”. Tra gli ospiti Piero Zanfretta, alla fine degli anni 70 protagonista di uno
dei casi più significativi dell’ufologia italiana.
Cinegiornale bUFO / 57 - Robert Salas e il caso Malmstrom, un ospite storico al
convegno di Roma del Cun
Il filmato di questo
Cinegiornale bUFO ha una duplice valenza: ricorda un fatto molto importante dell’ufologia, l’incidente
che il 16 marzo 1967 paralizzò la base aerea di Malmstrom, e ci introduce al convegno internazionale che
il Cun (Centro Ufologico Nazionale) anche quest’anno organizza a Roma (appuntamento sabato 12
ottobre a partire dalle 9 nella sala congressi di Villa Maria, in Largo Berchet; il titolo della giornata è
“Dalla scoperta dell’America alle evidenze Ufo/Uap”)). Tra i relatori ci sarà infatti Robert Salas, l’ex
capitano dell’Usaf, l’ufficiale di lancio dei missili Minuteman che fu testimone di quanto accadde:
l’attività operativa fu bloccata di colpo e lo stop durò a lungo. In una conferenza stampa tenuta nel 2001,
Salas mise in relazione la paralisi con la comparsa di oggetti non identificati sopra la base. Dato il
clamore della vicenda, non mancarono le smentite, aperte dall’ex comandante di Malmstrom, che parlò di
un semplice guasto e non di Ufo per spiegare l’incidente. Altri si scagliarono contro l’ex ufficiale, ma
Salas non ha mai smentito quanto aveva dichiarato. Sarà quindi interessante vedere che cosa dirà a Roma,
dato che la sua relazione riguarderà anche altri casi avvenuti su siti missilistici. Sono giorni in cui si
continua a parlare della nota vicenda degli Ufo/Uap legata a quanto ha dichiarato Luis Elizondo e a
quanto ha certificato la Us Navy (ovvero che filmati e fenomeni sono reali). Però, come ripeto, si
continua a deambulare lungo perimetri interessanti ma senza una vera rotta verso il “centro” e verso un
qualcosa che consenta di salire l’ultimo e più difficile scalino. Dubito che Salas ci regali lo scoop
57
Archivio 2019 Cinegiornale bUFO / 57 - Robert Salas e il caso Malmstrom, un ospite storico al convegno di Roma del Cun
epocale, ma le sue parole nel contesto della valutazione di certe evidenze possono avere un peso.
I nuovi dati del Geipan: il 3,5 % degli avvistamenti in Francia rappresenta fenomeni
non identificati
Alla faccia di chi
ritiene i fenomeni di avvistamento o solenni bufale, o maneggi di cialtroni o pure e semplici illusioni
ottiche, il Geipan ha pubblicato uno studio interessante, aggiornando al 22 agosto scorso una serie di dati
che raccoglie dal 2007 relativi alla Francia e ai suoi territori d’oltremare (inclusa la Corsica). Premessa
doverosa per chi non lo sapesse. Il Geipan (acronimo di Groupe d’Études et d’Informations sur les
Phénomènes Aérospatiaux Non-identifiés), già conosciuto anche come Gepan (dal 1977 al 1988) e
Sepra (dal 1988 al 2004), è una unità dell’agenzia spaziale francese Cnes il cui scopo è investigare
fenomeni aerospaziali non identificati (anche noti come Uap-unidentified aerospace phenomena) e rendere
le scoperte disponibili al pubblico. Sottolineo quest’ultima parte: rendere le scoperte di dominio
collettivo, una trasparenza che dovrebbe far riflettere tanti altri enti. Comunque, che cosa si acquisisce
dall’aggiornamento di studi e ricerche? Che da un lato si è potuto verificare meglio l’elenco dei casi non
identificati, abbattendo la percentuale di circa il 10% rispetto ai primi mesi di quest’anno. Ma dall’altro
lato ecco che il numero residuo è tutt’altro che trascurabile: il totale aggiornato, infatti, è di 101 (mica
58
Archivio 2019 I nuovi dati del Geipan: il 3,5 % degli avvistamenti in Francia rappresenta fenomeni non identificati
pochi…), per una percentuale del 3,5% rispetto alla “torta” complessiva. Dettaglio ancora più significativo
è il fatto che se ci si limita agli ultimi dieci anni, i casi senza spiegazione sono pari al 2% del totale:
grazie anche a un raffinamento dei metodi di indagine, sono raddoppiati. Ecco comunque la ripartizione,
categoria per categoria (la visualizzazione è nell’immagine in alto). Categoria A, fenomeni perfettamente
identificati: 22%. Categoria B, fenomeni probabilmente identificati: 40,5%. Categoria C, fenomeni non
identificabili: 34%. Categoria D, fenomeni non identificati (dopo adeguata inchiesta): 3,5%. Una curiosità
aggiuntiva: le regioni più interessate dagli avvistamenti sono la Provenza-Costa Azzurra (267),
l’Ilde-de-France (260) e la Rhone-Alpes (248, mentre la Corsica è la regina degli avvistamenti per
abitante per chilometro quadrato. Infine, una mia ultima riflessione: dovrebbe far riflettere che solo il
22% dei casi sono perfettamente spiegabili. Non lo dice Pincopallino, ma l’emanazione di un’agenzia
spaziale.
Ecco l’elenco dei premiati dal Cun nel convegno di Roma Il Cun ha diramato l’elenco di chi sarà premiato nel corso del convegno internazionale di Roma (12
ottobre, Villa Maria). Il premio giornalistico intitolato all’astrofisico Allen Hynek, padre dell’ufologia
scientifica, va a Giorgio Pacifici (Rai2 Tg scienze), a Paolo Ricci Bitti (Il Messaggero) e a Roberto
Mostarda (Wall Street International – vicepresidente vicario Ugai– Fnsi). Il premio letterario è invece
assegnato a Franco Mari, presidente della Suv e responsabile dell’opera “Ufo in Italia, un secolo di storia
ufologica”. Infine il premio Arti Visive è di Elisa Fuksas per il film “Albe A Life Beyond Earth”. Verrà
assegnato anche un riconoscimento al team della “Creative Nomads Creative Factory & Graphic Studio”,
per le trasmissioni su History Channel.
Il presente "incrocia" con la storia: ecco perché dal convegno di Roma del Cun
arriva un messaggio di fiducia
59
Archivio 2019 Il presente "incrocia" con la storia: ecco perché dal convegno di Roma del Cun arriva un messaggio di
fiducia
L’ottavo convegno “Città di Roma” promosso dal Centro
Ufologico Nazionale è stato caratterizzato dalle nuove sensazioni che caratterizzano l’ambiente dopo la
certificazione da parte della Marina Militare americana della veridicità dei filmati del 2004: i piloti della
Us Navy riprendono oggetti volanti non identificati che si muovono a velocità immensamente superiori a
quelle dei nostri aerei. Tale “positività” si è evidenziata in particolar modo in due interventi che di fatto
sono la naturale prosecuzione e conseguenza diretta delle dichiarazioni rilasciate lo scorso anno, sempre a
Roma e sempre nella cornice di questo evento, da Luis Elizondo, ex responsabile militare del Pentagono
del progetto di ricerca sugli Ovni. Elizondo pose l’accento su due aspetti specifici: 1) la periodicità degli
avvistamenti in volo e la loro tracciabilità via radar da parte di piloti e controllori dello spazio aereo; 2) la
presenza sempre più affermata, col passare del tempo, di innovazioni tecnologiche, probabili dirette
conseguenze di questi incontri; parliamo della cosiddetta retro-tecnologia. A fare un interessante
“excursus” degli avvistamenti dei piloti e dei radaristi nei cieli di tutto il mondo è stato Massimo
Angelucci, che del Cun è il segretario generale. Sono stati così passati in rassegna episodi conosciuti
(l’incidente di Teheran del 1976, per fare un esempio) e meno noti (l’avvistamento in volo a Budapest
del 29 settembre 2001). Gli eventi ricordati sono stati tantissimi e di fatto si è sottolineato come la
fenomenologia degli avvistamenti dei piloti della forza aerea statunitense del 2004 non siano per niente
diversi da questi fatti ma rientrino nella casistica più ampia degli incontri più o meno ravvicinati con gli
Ufo. Un intervento decisamente più ambizioso, anche se suscettibile ovviamente di obiezioni ed
eccezioni, è stato quello del responsabile informatico del Cun, Alfredo Benni. Titolo: “La Scienza e gli
Ufo”. Il relatore nel finale del suo intervento ha posto l’accento sui parallelismi tra l’attuale evoluzione
della robotica e dell’intelligenza artificiale e quella prevista negli anni 80 da uno dei protagonisti della
vicenda Roswell Philip J. Corso. Costui aveva anticipato, con una certa esattezza, invenzioni e
metodologie, specie nel campo dei computer quantistici e degli approcci neuronali, assolutamente
inimmaginabili in quel periodo e nemmeno negli anni precedenti.
60
Archivio 2019 Il presente "incrocia" con la storia: ecco perché dal convegno di Roma del Cun arriva un messaggio di
fiducia
La “guest star” del convegno era però l’ex
ufficiale Robert Salas, protagonista dell’episodio di Malmstrom del 1967. In quella circostanza un Ovni
avrebbe di fatto “disarmato” i sistemi di lancio di diversi missili a testata nucleare di quella base. Una
testimonianza non nuova, la sua; ma ha sempre un certo fascino e non smette mai di interessare le platee.
L’idea finale è che il convegno di Roma ha in qualche maniera “sdoganato” e reso credibile un
argomento che sempre non è stato facile da trattare (soprattutto per chi ne è stato protagonista). E’ un
buon inizio, speriamo che il futuro riservi qualche passo in avanti ancora più deciso.
Angelo Pugliese
Parola di studioso: la missione Viking nel 1976 trovò già l'evidenza della vita su
Marte
Non mi sono certo dimenticato di Marte e fedele all’idea che il Pianeta Rosso ha molto da
raccontarci, soprattutto quando ci metteremo finalmente piede con un umano, eccovi qua a
proporvi una notizia diramata ieri dall’agenzia Agi. Leggete, leggete: ci sono passaggi molto
interessanti, anche sull’atteggiamento tenuto dalla Nasa, che sembra infischiarsene di accelerare
un certo tipo di ricerca.
61
Archivio 2019 Parola di studioso: la missione Viking nel 1976 trovò già l'evidenza della vita su Marte
(AGI) – New York, 15 ottobre – Ci sarebbe vita su Marte e non da oggi. Secondo un ex scienziato che ha
lavorato alla Nasa, già negli anni Settanta sarebbero state trovate tracce di micro organismi sul Pianeta
Rosso. Gilbert Levin, uno degli studiosi che lavorò, nel 1976, alla missione spaziale Viking, ha
pubblicato un articolo sulla rivista Scientific American in cui sostiene che alcuni test risultarono positivi.
L’esperimento venne fatto per verificare se su Marte ci fossero presenze organiche. «Sembrò che
avessimo ottenuto risposte alla domanda delle domande», scrive Levin. Durante il test vennero lasciati sul
suolo prodotti nutrienti mescolati a terra. Se ci fossero state presenze sul pianeta, quei prodotti sarebbero
stati consumati da «qualcuno» che avrebbe poi potuto lasciare tracce del metabolismo. Tracce che
strumenti radioattivi avrebbero evidenziato lungo la superficie. Seppure, scrive Levin, non venne trovato
materiale organico, fu registrata una insolita reazione chimica su alcuni campioni di terra, possibile frutto
della presenza di micro organismi che avrebbero potuto metabolizzare le sostanze. La Nasa, però, liquidò
i risultati come prove non valide.
«La cosa inspiegabile
– scrive l’ex scienziato della Nasa – è che nessuno nei successivi 43 anni ha portato avanti le ricerche per
dare una spiegazione a quelle reazioni chimiche che rappresentarono qualcosa di straordinario». Nel 2018
62
Archivio 2019 Parola di studioso: la missione Viking nel 1976 trovò già l'evidenza della vita su Marte
sono state trovate su Marte tracce che suggeriscono la presenza, una volta, di un antico lago salato sulla
superficie del pianeta. «Ci sono prove che neghino l’esistenza della vita su Marte? – si chiede Levin – Il
fatto stupefacente è che non ce n’è una…». Ma il tema non sembra appassionare la Nasa: nella missione
prevista per il 2020 non sono previsti test per verificare la presenza di vita.
UAP Expeditions: ex funzionari militari, imprenditori della Silicon Valley e
accademici lanciano la caccia agli Ufo
Con la rivelazione di questa estate secondo cui la Marina
degli Stati Uniti considera gli Ufo e i “Fenomeni Aerei Non Identificati” (UAP) come reali, un team di
venture capitalist, professori universitari e veterani militari sta lanciando un progetto per rintracciare gli
Ufo al largo delle coste della California. UAP eXpeditions è un gruppo senza scopo di lucro con sede in
Oregon che “metterà in campo un gruppo di altissimo livello di professionisti con esperienza nel fornire il
servizio pubblico di sperimentazione sul campo di nuove tecnologie correlate agli UAP”. Con alcuni dei
cacciatori di Ufo della Silicon Valley, UAP eXpeditions sarà il pioniere della capacità di prevedere,
trovare, osservare e documentare gli UAP per lo studio e l’analisi. Utilizzeranno “tecniche classiche di
osservazione, da parte di rilevatori addestrati e scienziati, utilizzando le più recenti tecnologie
sperimentali “nei posti e nei tempi giusti”, ha scritto Kevin Day, fondatore e amministratore delegato del
gruppo in un post su Facebook. Day è un sottufficiale capo della Marina statunitense in pensione e
operatore radar. Ha fatto parte del Nimitz Carrier Strike Group sulla USS Princeton durante il famoso
“incidente Ufo della Nimitz” del 2004, riportato dal New York Times nel dicembre del 2017. Ha così
monitorato gli Ufo “Tic Tac” per diversi giorni intorno all’isola di Catalina al largo delle coste della
California utilizzando il sistema radar avanzato della USS Princeton. Ora, egli ritiene che questi oggetti
continuino ad operare lungo la stessa traiettoria e “migrano” dall’isola di Catalina a sud lungo la costa
californiana. Day, che crede che la sua esperienza nel tracciare questi oggetti abbia portato ad alcune
curiose abilità speciali, come la “cognizione avanzata”, ha anche aggiunto che l’organizzazione spera di
“offrire agli sviluppatori di tecnologia un modo per testare la loro nuova tecnologia senza costi diretti per
loro”. Utilizzando telecamere all’avanguardia e altri dispositivi di monitoraggio sperimentale, l’idea è
quella di mettere in campo questa attrezzatura e tentare di rintracciare oggetti aerei sconosciuti al largo
63
Archivio 2019 UAP Expeditions: ex funzionari militari, imprenditori della Silicon Valley e accademici lanciano la caccia agli
Ufo
della costa della California.
A guidare il team di
scienziati è il dottor Kevin Knuth, ex esponente dell’Ames Research Center della Nasa, ora professore
associato di fisica all’Università di Albany. Knuth è specializzato nell’apprendimento automatico e nello
studio degli esopianeti. Mentre l’organizzazione e il progetto sono ancora agli inizi, lo scienziato ha detto
che “l’obiettivo della spedizione è quello di darci una verità fondamentale. Il nostro obiettivo è cercare di
osservare direttamente questi oggetti e registrarli utilizzando modalità multiple di imaging”. Il progetto ha
due fasi. In primo luogo, il team “otterrà le attuali immagini satellitari della zona (più o meno nella zona
dell’isola di Catalina e verso sud per circa 100 miglia) e determinare se questi oggetti anomali possono
essere osservati. “Noi monitoreremo queste immagini satellitari sia manualmente sia utilizzando
l’apprendimento automatico e costruiremo un database di rilevazioni, classificazioni e qualsiasi modello
di attività osservato” Se, ed è un grande “se”, le immagini satellitari indicheranno una strana
concentrazione di oggetti sconosciuti, la squadra andrà a caccia di Ufo. Il secondo passo, che è previsto
per novembre 2020, è sostanzialmente quello di parcheggiare una grande barca al largo della costa della
California caricata con varie telecamere e sensori per rilevare e registrare attività aeree anomale. Il team
ha già avviato i negoziati per noleggiare la MV Horizon, una piccola nave da ricerca. Tirando le somme,
si può dire che, al di fuori del progetto Seti, questo è uno dei tentativi più seri di cercare gli Ufo.
Soprattutto perché in campo ci sono soldi davvero importanti.
Il trentennale dell'Ufo di Oleg e Nikolay, i due camionisti russi coinvolti in incontro
molto ravvicinato
64
Archivio 2019 Il trentennale dell'Ufo di Oleg e Nikolay, i due camionisti russi coinvolti in incontro molto ravvicinato
Un trentennale e un
ricordo di un amico del blog, uno di quelli della prima ora, che nei giorni in cui l’episodio narrato
si verificò era sul posto. In qualche modo partecipe di una testimonianza fatta all’allora televisione
sovietica. Parlo del nostro Tigrino di quanto capitato a due camionisti che fecero un incontro
speciale e per loro indimenticabile. In alto trovate anche il filmato dell’intervista fatta a Oleg, il
camionista che dice di essere salito a bordo del disco volante. Purtroppo è in russo e non esiste una
versione sottotitolata. Ho deciso di pubblicarla comunque perché secondo me il “linguaggio del
corpo” spiega molte cose: Oleg è pacato ma deciso nell’esposizione. Non solo: c’è anche una
ricostruzione dell’interno del disco, visualizzata con dei disegni sulla base delle sue parole. Buona
lettura e buoni commenti.
Due nomi
65
Archivio 2019 Il trentennale dell'Ufo di Oleg e Nikolay, i due camionisti russi coinvolti in incontro molto ravvicinato
che qui in Italia non dicono niente a nessuno. E forse neanche in Russia. Eppure fanno parte della Storia.
Sono stati i protagonisti di un fatto accaduto esattamente 30 anni fa. Si era ancora nell’Urss, sotto
Gorbaciov. E io ero là. Partecipai a una trasmissione televisiva, cui presero parte anche Oleg e Nikolay.
Due normalissimi camionisti, persone semplici.
Eppure alla Tv hanno
raccontato una storia stranissima e particolare, ma reale. La trasmissione si intitolava “Ufo – Una visita
non annunciata”. Nella puntata dedicata a loro raccontarono i fatti, avvenuti nella notte tra l’ 1 e il 2
novembre 1989. Oleg e Nikolay, alla guida del loro Kamaz, stavano tornando a Mosca da Arkhanghelsk.
Viaggio di routine, per loro. Ma giunti presso la cittadina di Jemtza, vicino a Plesetzk, il loro camion
improvvisamente si fermò. Bloccato. E i fari illuminavano una scena da fantascienza: ai bordi della strada
66
Archivio 2019 Il trentennale dell'Ufo di Oleg e Nikolay, i due camionisti russi coinvolti in incontro molto ravvicinato
c’ era un enorme disco, leggermente inclinato. Oleg scese dal camion, e si avvicinò. Dal disco sentì un
richiamo telepatico, che lo invitò a salire. C’era un portello aperto, Oleg salì. Dentro, in una grande sala
rotonda, c’erano degli Esseri contornati da una cortina che impediva di distinguere i lineamenti. Ma
erano alti più o meno un metro e 80 centimetri. Oleg per una ventina di minuti scambiò domande e
risposte, sempre tramite la telepatia, con gli extraterrestri; quando chiese loro da dove venissero la luce
nella sala si affievolì e la cupola divenne un immenso planetario, costellato di stelle. Come in un
ologramma, una delle stelle prese a scendere verso il basso. “Ecco, noi veniamo da lì” fu il messaggio dei
misteriosi esseri a Oleg. Alla fine Oleg uscì dal disco e assistette al suo decollo, finché il disco si
trasformò in una enorme palla di luce e sparì nel cielo stellato. Nikolay dal camion vide tutto. E anche
altri testimoni videro tutto. Ecco la storia di Oleg Kirzhakov e Nikolay Baranchikov. Quasi certamente, a
maggior ragione dopo 30 anni di distanza, sarà accolta scetticismo e magari con qualche sorrisetto di
compatimento. Ma quel fatto sembra proprio accaduto. E la Storia, quella con la “esse” maiuscola, un
giorno forse non lontano ricorderà due semplici camionisti russi, anzi sovietici, che osarono raccontare
alla Tv in piena Unione Sovietica, la loro avventura. Che non è fanta-storia. E’ Storia, secondo me in
tutta la sua eccezionalità.
Tigrino
Il Risveglio degli Antichi, storia (volutamente dimenticata e sabotata?) di una civiltà
vissuta sulla Terra 55 milioni di anni fa
Andrea, un amico
seguace del blog, mi segnala un argomento intrigante, anche se come tutte le cose particolari e speciali
67
Archivio 2019 Il Risveglio degli Antichi, storia (volutamente dimenticata e sabotata?) di una civiltà vissuta sulla Terra 55
milioni di anni fa
richiede un approccio perlomeno “laico” senza accantonare la riserva del dubbio.
La storia si lega anche e soprattutto all’uscita di un libro,
intitolato “Il risveglio degli Antichi – Rapporto su una civiltà dimenticata dal Tempo”: si racconta di una
civiltà terrestre di 55 milioni di anni fa. Di mezzo c’è anche la figura di un collega che lavorò al Corriere
della Sera e che non ho potuto conoscere per questioni anagrafiche: se di questi fatti c’è ancora una
memoria lo dobbiamo a lui e al suo lavoro di raccolta e custodia dei dati. Nel filmato tratto da Youtube
che vedete sopra il professor Marin del “Rabdo Team” (che ha curato il volume) racconta la storia: non è
un contributo breve – dura una quarantina di minuti – ma vale la pena di arrivare fino in fondo. Qui di
seguito, invece, vi propongo la sinossi pubblicata nel libro stesso. “Il risveglio degli Antichi”, la cui
prefazione è curata dal professor Giorgio Galli, non è facilmente reperibile in libreria; ma si trova
comodamente su Amazon.
Negli anni 60 un gruppo di studiosi intraprese ricerche rabdomantiche e geologiche sotterranee, in
particolare fra le Prealpi e la Pianura Padana, con l’ausilio di uno strumento elettronico messo a
punto dall’ingegner Alessandro Porro. Del gruppo di lavoro facevano parte anche un geologo, il
professor Floriano Villa, e un giornalista del Corriere della Sera, Mario Miniaci (ndr: prometto di
svolgere indagini su questo collega che mi ha preceduto di un bel p0? in via Solferino). I risultati
delle ricerche, annotati in forma di Diario proprio da Miniaci, erano strabilianti: si trattava delle
vestigia di una specie intelligente e tecnologicamente molto avanzata che era vissuta sulla Terra in
anticipo di milioni di anni rispetto alla comparsa del genere umano. Il Diario, insieme a molto
altro materiale, fu donato da Miniaci all’amico Marco Zagni, molti anni dopo la frettolosa e quasi
imposta conclusione delle ricerche. Ne è nato un rapporto in cui il Rabdo Team (Marco Zagni,
Diego Marin, Loris Bagnara, Andrea Lontani) ha inteso esplorare da molteplici lati questa
incredibile e allo stesso tempo sfuggente vicenda: in particolare dal punto di vista scientifico,
cercando di spiegare il funzionamento del rabdomante elettronico, e di indagare la plausibilità
dell’esistenza di un’antica civiltà non umana; ma anche dal punto di vista esoterico, letterario,
68
Archivio 2019 Il Risveglio degli Antichi, storia (volutamente dimenticata e sabotata?) di una civiltà vissuta sulla Terra 55
milioni di anni fa
fantascientifico e perfino cospirativo.
Questo è quanto. Bufala oppure no? Ah, saperlo…., verrebbe da dire. Io proverò a cercare notizie su
Miniaci, ma chiunque di voi avesse modo di dare dei contributi può farlo. Diciamo che se la storia fosse
vera diventerebbero plausibili anche altre vicende sulle quali regnano o stroncature o, ad andare bene, la
sospensione del giudizio. Primi fra tutti, gli eventi di Amicizia.
Un Ufo, un super-drone russo oppure uno stormo di uccelli svolazzava sulla Casa
Bianca?
Forse è già stato tutto chiarito. O forse no. Ad ogni modo, è il
69
Archivio 2019 Un Ufo, un super-drone russo oppure uno stormo di uccelli svolazzava sulla Casa Bianca?
caso di segnalarlo. Martedì scorso, 26 novembre, una macchia nera è stata percepita sopra la Casa Bianca
e, trattandosi quello di uno spazio aereo assolutamente “off limits”, l’allarme è immediatamente scattato.
Si è alzato in volo un elicottero, ma anche dei “jet fighters” (caccia intercettori) come ben si evince dal
tweet del Norad che pubblico come prova documentale. Ebbene, il giorno dopo è arrivata la spiegazione
ufficiale: si è trattato di uno enorme stormo di uccelli. La soluzione del “giallo” non sarebbe
sconclusionata, anzi sarebbe più plausibile, se non fosse che nel già citato messaggio affidato
all’uccellino (lui non in stormo) si fa riferimento esplicito a un velivolo al quale è stato anche comandato
di rispondere. Si sottolinea anche che il velivolo “non è ostile in questo momento”. Possibile che si
scambi ciocca per brocca? Che sofisticati mezzi tecnici non riescano a distinguere tra pennuti e volatili di
metallo? L’impressione, insomma, è che ancora una volta si stia cercando, in maniera goffa, di
nascondere qualcosa anche se poi può essere benissimo che di uccelli si trattasse. Però la Casa Bianca è
stata isolata per un po’ e il Norad in un comunicato ufficiale ha spiegato che non può confermare né
smentire che si sia trattato di uno stormo in migrazione. Se davvero non era una minaccia, se davvero
erano pennuti, perché non dirlo chiaramente ed evitare il rischio di forzature e di esagerazioni? Per pura
cronaca, va detto che in questi giorni la Russia, oltre ad aver fatto parlare di sè per un nuovo e mostruoso
sommergibile nucleare, ha collaudato un super-drone. Ha forse deciso di collaudarlo sulla “capa” di
Trump? O forse sono esperimenti di altri?
Miniaci, gli Antichi, le immagini di Marte e l'arroganza della Scienza ufficiale
Ricevo da Tetricus, e volentieri pubblico, un contributo (anche caustico, come lui sa essere) relativo
a due recenti post del blog: quello sul risveglio degli Antichi e quello sulle evidenze di una vita
passata, e forse anche presente, che sarebbe stata trovata su Marte. Buona lettura.
Conservo una
memoria sbiadita dal tempo della vicenda di Miniaci legata alla mia giovinezza in cui già si affacciavano
alla mente migliaia di dubbi circa la nostra realtà e il retaggio della nostra cultura, in questo, stimolato da
mio padre, convinto egli stesso che quella presente non fosse la prima umanità esistita sul nostro pianeta
ma che fosse stata preceduta da numerose altre umanità vissute in epoche remotissime e di cui si era
70
Archivio 2019 Miniaci, gli Antichi, le immagini di Marte e l'arroganza della Scienza ufficiale
perduto il ricordo. E’ vero, non esistono prove concrete dell’esistenza di umanità vissute milioni di anni
prima della nostra, a parte gli oggetti della cosiddetta OOPArt sul tipo della lampada di Dendera o della
macchina di Anticitera. Ma non è sbagliato affermare che la Terra ha subito nella sua storia migliaia di
mutamenti radicali che l’umanità di oggi vorrebbe velleitariamente fermare in onore al green new deal…
Esiste insomma sul nostro pianeta una categoria di uomini che pretende di fermare il mondo nella sua
inarrestabile evoluzione. Secondo la visione di questi individui, la Terra dovrebbe conservare ancora la
forma della Pangea intoccabile e immutabile. Purtroppo è andata in modo diametralmente opposto.
Ciononostante questi omuncoli che per la loro piccineria assurgono ai trionfi del video nazionale, in onore
al principio che sia più importante tranquillizzare piuttosto che informare gli spettatori, tentano di
assolutizzare la scienza che è oggi l’unico strumento per interpretare la realtà ed è legata al principio di
ripetibilità. Ciò che non è ripetibile in laboratorio va senz’altro scartato. Di recente la teoria dei quanti di
energia ha stabilito che è l’osservatore a influenzare il fenomeno e che addirittura il fenomeno non
avviene senza l’esistenza di un osservatore. Forse anche tutta la realtà intorno al fenomeno non esiste se
non viene osservata. Tuttavia fino a questo momento abbiamo
considerato l’osservatore umano ma se cambiassimo tipo di osservatore, ad esempio un essere non
umano proveniente da Alpha Centauri, quello stesso fenomeno avverrebbe con le stesse modalità? Non ne
sono certo. Riguardo alle foto di Curiosity, ho già espresso il mio parere: per alcuni omuncoli il nome di
Marte dovrebbe essere mutato in Pareidolon. Non esiste possibilità che una forma possa raffigurare ciò
che in effetti rappresenta: la forma di un insetto, un insetto, quella di un cranio, un cranio, quella di un
manufatto, un manufatto e così via. Poiché “qualcuno” ha posto il suggello della pareidolia su tutta la
superficie di Marte, non c’è verso di interpretare le immagini nel verso opposto e, direi, più logico. Marte
possiede una superficie arida e un’atmosfera ostile alla vita: Ipse dixit. E non c’è verso che la Scienza
possa aver preso un abbaglio o che la “manina” di qualcuno abbia contraffatto le foto della Nasa. La cosa
importante è non fare obiezioni e accettare supinamente l’immagine del pianeta così come viene
interpretata dai Venerabili Maestri della Scienza Ufficiale. Un’ultima chiosa tout court riguardo alla
scienza. Certi personaggi si trovano oggi, nel Terzo Millennio, sulla stessa posizione del Venerabile Jorge
ne “Il nome della rosa” di Umberto Eco. Al dire del monaco, tutto era stato scoperto e tutto era stato già
detto da Aristotele, dai tomisti e compagnia bella, perciò non c’era nulla di nuovo da scoprire.
71
Archivio 2019 Miniaci, gli Antichi, le immagini di Marte e l'arroganza della Scienza ufficiale
La scienza non doveva
progredire ma compendiare quello che già si conosceva perché “Ci sono confini al di là dei quali non è
permesso andare. Dio ha voluto che su certe cose fosse scritto: hic sunt leones”. Oggi esistono
personaggi che hanno posto il confine dello hic sunt leones alla conoscenza e accusano di eresia chiunque
tenti di superarli o di obiettarne l’esistenza. Tuttavia una delle principali qualità che, dopo il coraggio,
contraddistinguono l’uomo dalla bestia è l’immaginazione. L’immaginazione che possiede un’essenza
d’ineffabilità come l’amore e la fede (in senso lato…) ha fatto sì che l’umanità progredisse e dominasse
sulle altre specie. Fu l’immaginazione, ispiratrice del ragionamento induttivo, e non la scienza a
suggerire a Newton la legge di gravitazione universale. Solo in un passaggio successivo l’immaginazione
divenne scienza. Fu lo stesso principio che portò Einstein ad affermare: “Nessuna quantità di esperimenti
potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato”. E’ bene
ricordarlo, senza con questo sminuirne il valore, la scienza rimarrà sempre tributaria dell’immaginazione.
Tetricus
"Colony" e "War of the Worlds", quando l'Alieno è despota e cattivo
72
Archivio 2019 "Colony" e "War of the Worlds", quando l'Alieno è despota e cattivo
Una riflessione, dopo
che sto completando la visione di Colony su Netflix e mentre seguo l’evolversi delle puntate di War of
the Worlds su Sky. Ecco, la prima domanda è: e se magari un giorno quello sarebbe lo scenario da
affrontare? Auto-quesito accessorio: è solo catastrofismo da cassetta (o comunque finalizzato a solleticare
un interesse che magari sarebbe inferiore nel caso di trame differenti) quello che anima le due serie
televisive? Oppure il cinema se non anticipa, spesso “fiuta” il futuro? Ad ogni modo, sono storie
intriganti, accomunate da un concetto di fondo: stavolta, fuori da ogni buonismo, l’Alieno è despota e
cattivo. In War of the Worlds, ennesimo adattamento del romanzo di HG Wells, è rappresentato da una
serie di “insettoni”-robot (ma con parti organiche, come un cervello ad alta densità di neuroni) che
seminano morte totale tra noi umani, salvo – pare di capire – risparmiare i neonati o i nascituri. Ancora
non si è arrivati al livello in cui, molto probabilmente, si scoprirà il burattinaio che muove questi burattini
ipertecnologici e spietati. L’atmosfera, angosciante, è da Day After, con l’aggravante che dopo le
devastazioni non è finito tutto perché i mostri circolano tra quello che rimane di città (ndr: è ambientato in
Francia, dalle parti di Grenoble e delle Alpi) e insediamenti umani per completare l’opera di pulizia.
Incidentalmente è anche una metafora sulle criticità di oggi, dalla devastazione dell’ambiente alla
questione dei migranti.
Colony, invece,
73
Archivio 2019 "Colony" e "War of the Worlds", quando l'Alieno è despota e cattivo
ricalca secondo me l’intelaiatura del romanzo “I giorni alieni” di Robert Silverberg. Come nel libro, è
Los Angeles il luogo in cui tutto accade. Nel romanzo è controllata da entità eteree che hanno invaso e
che sembrano infischiarsene di noi, salvo punirci tutte le volte in cui c’è un tentativo di ribellione. In quel
caso, fanno una cosa semplice: levano la corrente elettrica e, di colpo, la Terra (o quel che rimane) torna
al Medio Evo. In Colony il concetto è simile: un grande muro taglia in due la metropoli, definendo due
delle varie colonie che, su scala mondiale. sono state costituite dai “visitatori”. Gli Alieni sono una
presenza immanente ma non incombente (nella puntata che ho appena terminato di vedere forse ne appare
per la prima volta uno, accoppato dall’esplosione di un treno: si trattava di un alto dirigente, rimasto
vittima della resistenza degli umani). Hanno però assoldato un gruppo di collaborazionisti che, come i
kapò dei lager, sono responsabili dell’ordine e del rispetto delle leggi imposte dopo l’Arrivo. E chi non si
adatta, in un clima di paura che permea l’apparente normalità della vita, finisce alla Fabbrica, che da
quello che si è capito è un luogo di detenzione e di sfruttamento collocato sulla Luna. Ecco quindi un
altro spunto, che è poi il leit-motiv di situazioni molto terrestri nel quale c’è un potere e c’è chi lo
osteggia: meglio essere collaborazionisti, oppure ribelli nel segno della resistenza? Personalmente non ho
alcun dubbio: meglio lottare. Ad ogni modo, vedremo come finirà in entrambi i casi, ma gli scenari sono
inquietanti: auguriamoci restino solo in televisione.
All’asta le foto dei dischi volanti del contattista Billy Meier
Nei giorni scorsi la celebre casa Sotheby’s ha ufficializzato la messa all’asta
di reperti perlomeno singolari: si tratta delle foto dei dischi volanti che il contattista svizzero Eduard
Albert “Billy” Meier sostiene di aver scattato negli anni 70. Personaggio discusso e tacciato di
cialtronaggine, Meier, oggi ottantaduenne, ha sempre affermato di frequentare extraterrestri dalle
sembianze umane provenienti dalle Pleiadi. Le sue foto ovviamente erano la pietra dello scandalo: tutta
roba taroccata, ecco la critica dei detrattori. Ma Wendelle C. Stevens, un pilota dell’Us Air Force, le
pubblicò in un libro e le rese popolari. Una di queste fu usata dalla Fox per il poster “I want to believe”,
icona della serie X-files. Meier, per la cronaca, fece causa per violazione del copyright. In questo link
74
Archivio 2019 "Colony" e "War of the Worlds", quando l'Alieno è despota e cattivo
trovate l’articolo della Bbc c on alcune delle immagini all’asta,
inclusa quella resa famosa da X-files.
Gli Alieni gli dicono di costruire un Ufoporto, ma uno svizzero in Argentina finisce
nei guai
Sostiene di essere stato ispirato dagli Alieni, per via telepatica. E ha dato corso, come racconta il sito
Velvetgossip, alla loro “disposizione”. Quale? Quella di realizzare un Ufoporto. Sì, avete letto bene, un
aeroporto destinato a ospitare l’atterraggio di oggetti volanti non identificati (ma se atterrassero non lo
sarebbero più, o no?). Protagonista della curiosa vicenda è uno svizzero, tale Werner Jaisli. Il dettaglio
strano è che ha impiegato qualcosa come 11 anni per dare corso ai desiderata di chi gli aveva affidato
75
Archivio 2019 Gli Alieni gli dicono di costruire un Ufoporto, ma uno svizzero in Argentina finisce nei guai
l’incarico: pare infatti che il contatto telepatico risalga al 2008. Ad ogni modo, Jaisli si è messo di buzzo
buono e, con l’aiuto di un collaboratore (che sarebbe stato a sua volta coivolto nel dialogo telepatico con
le entità del cosmo), ha realizzato qualcosa di imponente: uno spazioporto del diametro di 48 metri,
costituito da due stelle, una grande a 36 punti e una più piccola al suo interno. Ma dove l’ha costruito? A
Salta, nel nord dell’Argentina (ci sono stato un paio di volte per eventi sportivi, ndr), luogo abbastanza
noto per avvistamenti e dintorni e soprattutto in grado di fornire, grazie alle montagne circostanze, un
buon numero di pietre bianche adatte alla missione. Il guaio è che le autorità argentine non hanno per
nulla gradito e hanno costretto lo svizzero e l’assistente a levarsi al più presto dai piedi, pena una
denuncia penale (e magari qualche bastonata). Ma il tipo non s’è dato per vinto: s’è trasferito in Bolivia e
lì pare che stia procedendo a realizzare una replica della sua opera. Coraggioso, se non altro…
Il 2019 sarà un anno record per gli avvistamenti Ufo Mi riprometto di tornarci sopra più avanti, ad anno concluso. Tuttavia, pare già che questo 2019 che sta
terminando sarà ricordato come una stagione record in tema di avvistamenti. Addirittura nel solo Ohio gli
avvistamenti segnalati e denunciati sono 2600. Poi ci sono i casi russi, quelli in Sud America, quelli in
Asia. Un dato comune comune e diffuso è l’apparizione delle famose sfere bianche, spesso in notevole
quantità e addirittura in formazione. Se volete cominciare a documentarvi, vi segnalo l’account Twitter di
Ufomecum a questo link.
Dibattiti bUFI / 69 - Il 2020 e l'anno della possibile "disclosure"
E’ un po’ che non lancio i dibattiti bUFI. Riapro il filone ora perché spulciando nel web ho letto l’ultimo
post apparso sul sito Extremamente della collega Sabrina Pieragostini. Il tema trattato è quello della
76
Archivio 2019 Dibattiti bUFI / 69 - Il 2020 e l'anno della possibile "disclosure"
famosa e fatidica “disclosure”, ovvero dell’ammissione da parte di qualcuno (meglio se autorevole e
altolocato) dell’esistenza della vita aliena da qualche parte dell’Universo e delle visite di ET sulla nostra
povera Terra: il 2020 potrebbe/dovrebbe essere l’anno del punto di svolta. Sabrina sviluppa l’argomento
davvero bene e in modo articolato, riportando varie posizioni, sia “pro” sia “contro” questo scenario.
Prima di tutto, allora, vi rimando al suo testo, giusto per non scimmiottare o rubare la farina dal sacco
altrui, quindi pongo i quesiti per il dibattito: voi avete la sensazione che ormai ci siamo? E per quale
ragione lo pensate? Coraggio, aspetto copiosi contributi. Altrimenti dirotto Babbo Natale da altre parti e
non nelle vostre case. Il link di Extremamente con il post lo trovate qui.
Riflessioni sul "Blob", l'organismo né vegetale né animale e dotato di intelligenza:
siamo forse in presenza di un essere alieno?
Un saluto a tutti e un
augurio di buon 2020, visto che ormai ci siamo. Congedo il 2019 con uno spunto offertomi dal nostro
Tetricus, che ringrazio pubblicamente non solo per i commenti e per i contributi diretti (ovvero post scritti
da lui) ma anche perché spesso mi dà una mano nella “cabina di regia” del blog (cosa, by the way, che
tutti possono fare se ritengono di avere un argomento interessante da proporre). Tornando a noi, incentro
la discussione di fine anno sul “Blob”, il misterioso organismo recentemente esposto allo zoo di Parigi. Il
nome scientifico è Physarum polycephalum e non appartiene né al mondo vegetale né a quello animale.
Vive sulla Terra da milioni di anni e si sviluppa dimostrando intelligenza pur non possedendo un cervello.
Che sia un essere alieno? Potrebbe esserlo davvero e mi insospettisce la notizia che i cinesi abbiano
trovato sulla Luna una misteriosa sostanza gelatinosa che fa il paio con la gelatina trovata nel 2014 dal
rover Curiosity, di cui parlammo sul blog e che la Nasa si è affrettata a derubricare a “frammento di
pietra”. Vi alleghiamo due link per potervi documentare. Questo è il primo; e questo è il secondo. Di
77
Archivio 2019 Riflessioni sul "Blob", l'organismo né vegetale né animale e dotato di intelligenza: siamo forse in presenza di
un essere alieno?
nuovo buon anno a tutti.