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La missione educativa oggi nella Famiglia - Scuola - Chiesa - Società LETTERA PASTORALE DEL VESCOVO PIETRO ALLE FAMIGLIE E ALLE COMUNITÀ DELLA DIOCESI DI NUORO

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La missione educativa ogginella Famiglia - Scuola - Chiesa - Società

LETTERA PASTORALE DEL VESCOVO PIETROALLE FAMIGLIE E ALLE COMUNITÀ

DELLA DIOCESI DI NUORO

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La missione educativa ogginella Famiglia - Scuola - Chiesa - Società

LETTERA PASTORALE DEL VESCOVO PIETROALLE FAMIGLIE E ALLE COMUNITÀ

DELLA DIOCESI DI NUORO

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Carissimi giovani!

“Celebrate e vivete la vostra fede con immensa gioia, che èil dono dello Spirito!”.

È l’esortazione del Papa Benedetto XVI ai giovani che si pre-parano alla “Giornata Mondiale della Gioventù” che si terrà fradue anni in Europa a Madrid. La “gioia” è l’aspirazione di tutti gliuomini. La “gioia di vivere” è il sogno dei bambini e dei giovani.

“Gioia e speranza” annunziò all’umanità il Concilio Ecumeni-co Vaticano II. “Gioia e speranza” è il “motto” che io scelsi per ilmio servizio apostolico quando il Papa Giovanni Paolo II mi affidòa nome di Cristo la missione del Vescovo. E pur abbracciandocon affetto pastorale tutte le persone e le comunità a me affidate,manifestai fin dal primo giorno la mia predilezione per la gio-ventù: “A tutti i giovani e le giovani apro il mio cuore dicendoche nel vescovo troveranno un amico, il quale sarà felice della lo-ro amicizia” (Primo Messaggio alla Chiesa di Nuoro, 14 giugno1992). Ogni giorno vi ho cercato, carissimi giovani, per comuni-carvi l’entusiasmo del Papa Giovanni Paolo II, che ai giovani del-la Sardegna il 20 ottobre 1985 disse: “Oggi è più che mai neces-sario che prendiate in mano la vostra vita per farne un autenticoe personale capolavoro”. Ed anche ora desidero incontrarvi per ri-cordare a voi la parola del Papa Benedetto XVI nella sua Visita inSardegna: “Vi saluto con affetto, cari ragazzi e ragazze: voi co-stituite il futuro pieno di speranza di questa regione”.

L’avvenire dell’umanità è l’amore, fondamento della pace. Lagiovinezza è la stagione della scoperta dell’amore. È dall’amoreche nasce l’uomo. E finché egli è bambino non può vivere se i ge-nitori non lo amano. Nell’età dell’adolescenza l’amore sgorgadal cuore con la forza di un torrente, che fa nascere una vita nuo-va, unita ad un misterioso tormento, e accende nell’anima unafiamma di felicità. Proprio in quel tempo il giovane può scoprirela bellezza dell’amore che viene da Dio, che ha creato l’uomo e ladonna “a sua immagine” perché fossero capaci di amare. Gio-vanni Paolo II confidava ai giovani il segreto: “Sì! Per mezzo diquell’amore che è in voi dovete vedere Dio che è amore”.

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Carissimi genitori, sacerdoti e educatori!

Voi siete chiamati a testimoniare la gioia della vita per sve-lare ai vostri figli il segreto e la sorgente della gioia. Voi poteteguidare i giovani e i bambini a fare della loro vita un “capola-voro”. Voi dovete essere contenti di vedere nelle nuove gene-razioni la speranza della famiglia, il futuro della Chiesa, l’av-venire dell’umanità.

Ascoltiamo tutti la voce del nostro Papa Benedetto XVI, cheun anno fa esortò i giovani sardi con queste parole: “Riappro-priatevi, cari giovani, del valore della famiglia … Amate la vostrafamiglia di origine e preparatevi ad amare anche quella checon l’aiuto di Dio voi stessi formerete. Dico: preparatevi, perchél’amore non si improvvisa. L’amore è fatto, oltre che di senti-mento, di responsabilità, di costanza, e anche di senso del do-vere. C’è, lo sappiamo, un’emergenza educativa, che per essereaffrontata richiede genitori e educatori capaci … richiede gio-vani interiormente aperti, curiosi di imparare e riportare tutto al-le originarie esigenze e evidenze del cuore … Stando con Gesù… voi potete imparare, in modo nuovo, ciò che la società spessonon è più in grado di darvi, cioè il senso religioso. E proprio per-ché è una cosa nuova, scoprirla è meraviglioso … Non saretepiù tristi della tristezza del mondo!” (Cagliari, 7 settembre 2008).

La pastorale della gioventù è affidata alla responsabilità deigenitori, dei sacerdoti, degli educatori, che debbono fare dellafamiglia, della parrocchia, dei movimenti e delle associazioniecclesiali, una vera “scuola di vita”, un “focolare di amicizia”,un “ambiente di evangelizzazione”. Lo Spirito d’amore e dipace ricevuto nel Battesimo, alimentato dal pane dell’Eucaristiae della Riconciliazione, con il Sacramento della Confermazionepuò divenire sorgente di gioia e servizio di carità, se i giovanivedono la coerente ed esemplare testimonianza dei genitori edegli educatori. L’amore a Dio, vissuto nell’amore del prossimo,è la coraggiosa risposta alla vocazione che dà senso alla vita. Edà sapore alla fede, all’amicizia, alla cultura, all’arte, alla musi-ca, allo sport, alla solidarietà.

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o Dio, rendi felice la mia giovinezza” (Salmo 42,4). Ilcantautore del salmo biblico, il giovane David miticosuonatore d’arpa e cetra, traeva ispirazione dal pen-siero di Dio e comunicava ai suoi amici la sua scoperta

della felicità. Egli sentiva nel cuore l’emozione del vero amore esvelava nel canto la grande melodia, tanto cara al più giovane di-scepolo di Gesù: “Dio è amore” (1 Giovanni 4,16 ). È Dio che ren-de felice la giovinezza e può trasformare la vita di ogni persona inun’eterna giovinezza. La più grande fortuna per l’uomo è incon-trare Dio, come avvenne al giovanissimo Samuele nel tempo dellasua sete di servire il Signore. La più grande grazia è incontrareGesù, come avvenne al giovane Andrea sul lago del suo servizioquotidiano: con il cuore straripante di gioia lui corse subito a cer-care suo fratello Simone e gli raccontò il suo emozionante incontrocon il Messia: “Abbiamo trovato il Signore” (Giovanni 1,41).

Oggi molti si domandano: i giovani sono ancora capaci di emo-zionarsi e di stupirsi? La domanda risuona appassionante ed ancheun po’ inquietante nella mente dei pedagoghi e nella penna deigiornalisti, svelando che il mondo dei giovani attraversa una sta-gione di autentica “emergenza educativa”. La Chiesa, soprattuttonella voce del Papa che ben conosce il mondo, raccogliendo il gridoche sale dal mondo, ricorda che l’impegno della educazione dellagioventù dovrebbe essere “pane quotidiano” per i genitori, gli in-segnanti, gli educatori, e per gli stessi governanti e i responsabilidella società. E poiché la “emergenza” è da tutti riconosciuta e pro-clamata, la Chiesa ne trae occasione per esortare gli educatori,credenti e non credenti, all’impegno della educazione dei giovani.

La Chiesa da parte sua desidera ravvivare in tutti i cristiani lacertezza che l’evangelizzazione è una perenne ed incessante“missione educativa”. La “Conferenza Episcopale Italiana” in-tende dedicare il prossimo tempo pastorale al tema dell’educa-

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zione, nella famiglia, nella scuola, nella Chiesa. E la nostra ChiesaDiocesana di Nuoro in questo tempo desidera impegnarsi pro-fondamente in una grande “missione educativa”.

IL DONO DELLA GIOVINEZZASOGNO E PROGETTO DELLA VITA

L’età giovanile è “una singolare ricchezza dell’uomo”. Lo haproclamato l’amico dei giovani Giovanni Paolo II, mostrando che lagiovinezza è “il tempo di una scoperta particolarmente intensa del-l’io umano”, nel quale è iscritto come nel dna spirituale il “proget-to della vita futura”. Il giovane cerca “una risposta che riguardatutta la vita”. Proprio nella sua stagione primaverile l’uomo ha lapossibilità “di programmare, di scegliere, di prevedere, di assu-mere le prime decisioni personali, che avranno importanza per il fu-turo”. Nessuno può nascondere che la giovinezza è anche un’etàardua e difficile, e forse nel tempo del benessere è divenuta ancorpiù faticosa per l’oscurarsi dei grandi ideali della vita, per il sensodell’emarginazione e della solitudine, per le conseguenze dellamancanza del lavoro, per l’incomprensione e l’indifferenza delmondo degli adulti, per il dramma che può colpire con la malattiaanche i giovani e i bambini. Il rischio più profondo – confidava aigiovani Giovanni Paolo II – è “la perdita del senso della vita”:“Molti dei nostri contemporanei hanno perso il vero senso della vi-ta e ne cercano surrogati nel consumismo sfrenato, nella droga,nell’alcool e nell’erotismo. Cercano la felicità, ma il risultato è unaprofonda tristezza, un vuoto nel cuore e non di rado la disperazio-ne. In una simile disperazione molti giovani si pongono interroga-tivi fondamentali: Come devo vivere la mia vita per non perderla?”.

IL PROGETTO DIOCESANODELLA PASTORALE GIOVANILE

“Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eter-na?” (Matteo 19,16).

Il Progetto di pastorale dei giovani della Diocesi di Nuoro il1° gennaio 1996 esordì con la domanda del giovane del Vangelo a

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Gesù. L’analisi della realtà giovanile e le proposte pastorali con-tenute nel “Progetto Diocesano” di quattordici anni fa sono so-stanzialmente valide oggi, a partire dalla descrizione del di-sorientamento dei giovani nella famiglia e nella comunità:

“I giovani sono disorientati, mancano di progettualità, restanolegati all’esperienza dell’oggi vissuto, o meglio consumato, inmodo frenetico ed edonistico.

La famiglia e la scuola, fortemente in crisi, non sostengono va-lidamente il processo di crescita dei ragazzi e dei giovani.

La famiglia tende troppo a delegare, o è spesso assente neimomenti cruciali.

La scuola non è più un luogo educativo sicuro, è più preoccu-pata di istruire che di formare.

La Chiesa è vista come istituzione più che come comunità chepromuove esperienze forti di fede e di preghiera, di partecipazio-ne e di corresponsabilità, di accoglienza e di solidarietà.

Da una parte si sta allargando la distanza tra i giovani e la par-rocchia; dall’altra è segno di speranza la risposta dei giovani ditutto il mondo alle attenzioni che Giovanni Paolo II rivolge loro.

La Parrocchia ha sì una proposta di fede, ma fatica molto nelpresentarla. Mancano poi iniziative comuni fra le comunità, lacollaborazione tra gruppi anche nella stessa parrocchia, una pa-storale unitaria e condivisa nelle zone pastorali.

I giovani risentono fortemente della crisi sociale, politica edeconomica di oggi che ha allontanato le prospettive del lavoro,che insieme alle ideologie ha spazzato i valori fondamentali dellavita, della libertà, della fedeltà, della solidarietà”.

LA MISSIONE EDUCATIVANELLA FAMIGLIA, NELLA CHIESA, NELLA SOCIETÀ

La “missione educativa”, che nel “Convegno Ecclesiale Dio-cesano” abbiamo riscoperto come la nostra perenne vocazione,sembra stare a cuore alla società contemporanea che cerca nuoviancoraggi. L’intento è quello di custodire la “memoria” per risve-gliare la “profezia”. Perdere la memoria significa infatti recidere leradici dell’albero, impedendo alla linfa di scorrere nel tronco, nei

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rami, nelle foglie, per produrre frutti di vita. La linfa è vita semprenuova. La linfa della fede dei padri può vivificare anche i mutati eoriginali modi dei giovani nel comunicare, nel conoscere, nell’in-contrarsi, nel privilegiare l’esperienza rispetto alle parole, nell’af-frontare i nuovi scenari della mentalità informatica che rischia difrenare il pensiero.

Sono queste le riflessioni fondamentali che abbiamo coltivatoinsieme nel progettare il “Convegno Ecclesiale” del presente An-no Pastorale, affrontando i temi nelle riunioni del “Consiglio Pre-sbiterale Diocesano” e del “Consiglio Pastorale Diocesano”:

La Famiglia, aggredita, lacerata e ferita, sarà sempre la culladegli affetti e della solidarietà, anche se non sempre le è ricono-sciuto il suo ruolo centrale nella società. La famiglia dovrebbe ri-trovare il senso della nuzialità, che fonda e alimenta la missionedei genitori facendo sentire la bellezza della fedeltà, e crea quel-l’atmosfera di concordia e serenità che trasmette ai figli la gioiadella vita. La famiglia è la prima scuola di umanità e di civiltà. Icristiani debbono “amare in modo speciale la famiglia, sapernestimare i valori e le possibilità, individuare i pericoli e i mali che laminacciano, adoperarsi per creare un ambiente che favorisca ilsuo sviluppo” (Familiaris Consortio 86).

La Scuola deve ravvivare la visione contemplativa della cono-scenza, che svela le meraviglie del creato e la sapienza di Diocreatore e padre, con la serena certezza che la fede è amica del-l’intelligenza. L’apprendimento dovrebbe essere un itinerario ap-passionante e divertente, orientato al traguardo della formazionedell’uomo e del cittadino. Rinasce perciò l’urgenza di favorire lapresenza di credenti capaci di esemplarità personale e impegnocondiviso, che suscitino la creatività degli allievi, coltivandolacon affetto e conducendola ai valori della vita, della libertà, del-l’amore. “La verità vi farà liberi … Il pane naturale non basta, nonè sufficiente per vivere umanamente in modo pieno; occorre unaltro cibo del quale essere sempre affamati” (Benedetto XVI,Discorso ai giovani, Cagliari, 7 settembre 2008).

La Parrocchia è per sua natura maestra di tradizione e di rin-novamento. La Parrocchia oggi è chiamata ad essere “comunitàmissionaria”, consegnando la fede alle nuove generazioni perché

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possano sceglierla come dono prezioso e decisione personale divita. La Parrocchia “è la Chiesa stessa che vive in mezzo alle ca-se della gente” (Christifideles laici 26). La Parrocchia Missionariaalimenta “la crescita dei ragazzi e dei giovani, la dignità delladonna e la sua vocazione … fa della famiglia un luogo privilegia-to della sua azione, scoprendosi essa stessa famiglia di famiglie”(CEI, Il volto missionario delle Parrocchie in un mondo che cam-bia, c. 9). L’Anno Sacerdotale è una grande occasione per renderele nostre parrocchie simili a quella del Santo Curato d’Ars.

La Società Civile e la Comunità Politica dovrebbero volgere la lo-ro azione al servizio del bene comune con uno sguardo di predile-zione verso la famiglia e la gioventù, riavvicinandosi alla gente eanteponendo alle costrizioni dei poteri economici la prospettiva diripartire dal cuore, per servire l’uomo nella sua aspirazione allabontà e alla pace. Una “città educante” può guidare le nuove ge-nerazioni a costruire una comunità aperta e abitabile. L’azione po-litica, ha detto Benedetto XVI al Santuario di Bonaria, attende “unanuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare concompetenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”.

LA GIOVENTÙ OGGIUN RISCHIO O UNA RISORSA?

La mia “Lettera Pastorale” Gioia e Speranza il 1° dicembre2007, all’inizio “Triennio Pastorale” 2007 - 2010, proponeva di de-dicare il primo anno alla Liturgia, il secondo alla Gioventù e il ter-zo alla Famiglia. Per l’anno dedicato alla “pastorale giovanile”presentava i giovani come protagonisti della evangelizzazionedella gioventù, offrendo delle considerazioni che possono esser te-nute vive ancora oggi:

L’età giovanile tende ad elevarsi sempre di più nel nostro tem-po e questa nuova realtà produce un invecchiamento della socie-tà, per il mancato ricambio generazionale, cui si aggiunge il rile-vante tasso di mortalità giovanile improvvisa. Avviene anche undecremento costante della nuzialità, per la tendenza delle coppiea convivere liberamente anziché a costituire giuridicamente ereligiosamente il matrimonio.

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Un problema cruciale è quello dell’entrata dei giovani nel mon-do del lavoro. L’età di quelli che riescono ad affacciarsi nel campodel lavoro diventa sempre più alta e spesso, di fronte a sconfitte edelusioni, i giovani perdono la speranza nelle proprie qualità per-sonali e nelle capacità acquisite in anni di preparazione e di stu-dio. Ciò determina anche il fenomeno della “fuga dei cervelli” chespinge i giovani ad abbandonare il proprio ambiente, la propriafamiglia, il proprio territorio sociale ed ecclesiale, che sono la“fontana del villaggio” alla quale hanno attinto il senso della vitae hanno maturato le loro scelte umane e religiose.

La scolarizzazione della gioventù sempre più capillare non sfo-cia nel naturale collocamento delle capacità dei giovani al serviziodella società. La turbolenza della vita moderna può generare poila significativa e preoccupante realtà della devianza giovanile,che coglie impreparate le famiglie e gli ambienti educativi. La“speranza cristiana” può innestare una prospettiva evangelica difiducia per rinverdire tutte le iniziative che nascono dalla solleci-tudine pastorale. A fronte dell’impegno di ogni parrocchia e diogni pastore nel seguire i bambini e i preadolescenti in un cam-mino di fede, per aprirli ai valori evangelici attraverso un cammi-no di catechesi orientata ai Sacramenti, ci si trova però dinanzi adun abbandono silenzioso e reale della vita cristiana.

I genitori e gli educatori cristiani, sostenuti dalla visione otti-mista del Papa e dei pastori d’anime, si accorgono che molti gio-vani si allontanano dalla Chiesa. Perché, nonostante i suoi grandisforzi, la Chiesa non riesce a raggiungere i giovani nel loro vis-suto quotidiano? Ogni famiglia e ogni comunità deve scoprire lecause di questa realtà e tentare dei rimedi. È necessario “cercarei giovani” e raggiungerli nei loro luoghi di aggregazione, senzaavere la pretesa che entrino subito nei gruppi giovanili cristiani.Le comunità naturalmente debbono essere sempre pronte ad ac-coglierli. E soprattutto debbono preparare operatori pastorali,scelti anche tra i giovani genitori della parrocchia, formarli attra-verso un cammino di qualificazione, sostenerli con la preghiera ditutta la comunità parrocchiale, affinché diventino compagni diviaggio dei giovani, suscitando in loro il desiderio dell’incontrocon il Signore.

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avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia” (Fa-miliaris Consortio 86). La felice “profezia” del Papa Gio-vanni Paolo II illumina il cammino della “Pastorale dellaFamiglia” nella Chiesa Universale e nella nostra Chiesa

Diocesana, mostrando che le persone che dedicano le loro energieal bene della famiglia stanno costruendo il futuro della storia. Lafamiglia è “un’altissima scuola di umanità”, affermava il ConcilioEcumenico Vaticano II (Gaudium et Spes 52). Nel suo focolare igenitori e i figli coltivano i sentimenti umani più profondi e le nuo-ve generazioni si preparano alla armonica convivenza sociale. Ipadri e le madri della Sardegna, e in particolare della Barbagia edella Baronia, hanno scritto le pagine più belle della storia dellanostra terra vivendo nella gioia e nel sacrificio la fedeltà all’amoreall’interno della famiglia. L’“Ufficio per la Pastorale della Famiglia”della Diocesi di Nuoro, unitamente al “Centro Diocesano per laFamiglia” e ai gruppi Associativi di accoglienza alla vita e di so-stegno alla famiglia, propongono ogni anno gli itinerari pastoralidi formazione e si propongono anche di compiere analisi sociolo-giche sulle situazioni familiari del nostro territorio, come è avve-nuto quest’anno nel “Convegno Ecclesiale”.

LA FAMIGLIA IN SARDEGNAFRA TRADIZIONE E MODERNITÀ

La conoscenza della realtà attuale è stata illuminata nel “Con-vegno Ecclesiale” dalle considerazioni di Bachisio Bandinu, cheha delineato l’identità della “famiglia” nella tradizione della Sar-degna, dal tempo in cui era il centro della “società” e il fonda-mento della crescita della “persona”. Questa identità attraversaormai da decenni una “mutazione antropologica” che, se da unlato crea una nuova apertura al mondo, d’altro canto fa perdere

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alla famiglia l’antico ruolo di “fonte normativa sovrana”. Con-temporaneamente anche il villaggio viene meno alla tradizionalefunzione di “scuola della comunità”, nella quale gli adulti si sen-tivano educatori dei propri figli e dei figli degli altri. Oggi il bam-bino che nasce succhia ancora nel latte della madre la linfa dellavita e del linguaggio, ma quando cresce si abbevera a fonti chesi ispirano più alla pubblicità volta al profitto che ai valori umanieducativi. La risposta che alla famiglia può dare la Chiesa, dandouna mano alla Scuola e alla Società, è l’incoraggiamento a cu-stodire la propria identità aprendola alle esigenze del temponuovo: “L’identità è il modo con cui noi ci apriamo al presente,traccia persistente del passato, procedura nell’attuare il cammi-no attraverso l’esperienza, la ricerca, il fare … Niente scena delnegativo, niente scena della crisi, della morte. Abbiamo cose dafare per raccontare, per produrre … L’identità educativa non facerchio, non si chiude … L’identità educativa è l’itinerario in cuinoi procediamo”.

LA MISSIONE EDUCATIVADELLA FAMIGLIA

La missione della famiglia e il compito educativo della comu-nità sono state descritte nel “Convegno Ecclesiale” dal Vescovodi Palestrina Domenico Sigalini, con ammaestramenti che diven-gono per noi programmatici: “Educare vuol dire trasmettere, co-municare e testimoniare, in modo credibile ed efficace, ragioni pervivere in maniera significativa”. L’espressione più alta dell’edu-cazione è la famiglia, la quale “ha direttamente un mandato edu-cativo inalienabile datole dal Creatore perché è in essa che sgor-ga la vita e la necessaria educazione”. La famiglia è “una sor-gente cui si può sempre ricorrere, una roccia cui ci si può appog-giare”. È “la pienezza di un amore donato, che si innesta nel sa-crificio della croce”. L’educazione si fonda anzitutto sulla “vici-nanza” e la “fiducia” che nascono dall’amore. L’educazione è“formazione al retto uso della libertà” nel “giusto equilibrio tra lalibertà e la disciplina”. La famiglia nasce dalla “vocazione” del-l’uomo e della donna, coltivata insieme nel “percorso per un pro-

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getto cristiano al matrimonio”, che già dal “fidanzamento” dona“una ministerialità nuova” e giunge alla pienezza nel Sacramen-to del Matrimonio. Il dono dei figli è la meraviglia di una graziache fa vivere sulla terra l’estasi del cielo. Nella famiglia cristianadovrebbe avvenire la prima “sintesi tra fede e vita”. La felice ar-monia “tra domanda e ascolto, tra pensieri e azioni, è fatta sulleginocchia della mamma, con la mano nella mano del papà, nellatensione positiva di crescita tra fratelli, nella trasmissione di sen-timenti tenui, ma quotidiani dei nonni”. È così che nasce il “sen-so della preghiera”. I pastori della Chiesa, con tutta la comunità,debbono essere affettuosamente vicini soprattutto alle famiglieche vivono nel pianto, nel dolore, nella fragilità, nella disperazio-ne, nella mancanza d’amore. La famiglia è “il segno dell’amore diDio verso gli uomini e la garanzia che l’umanità non sarà mai ab-bandonata”.

L’EMERGENZA EDUCATIVANEL MONDO DEI RAGAZZI E DEI GIOVANI

La famiglia oggi attende di essere incoraggiata e sostenuta peraffrontare le insidie del tempo attuale, che non sempre favoriscela responsabilità degli educatori, e spesso spinge i ragazzi e i gio-vani a comportamenti trasgressivi che mietono nuove vittimenella società. Noi faremo tesoro delle indicazioni che al “Conve-gno Ecclesiale” ha proposto Fabrizio Mustaro, coordinatore del-l’Osservatorio della Questura sulla devianza giovanile. La con-dotta dei giovani viene influenzata dai modelli negativi presentinel territorio e dal mondo delle immagini. “La visione aumenta letendenze aggressive”, soprattutto se “è presentata come unostrumento efficace che permette di raggiungere i propri scopi” ese “è mostrata come giustificabile”. È evidente che “il comporta-mento aggressivo è maggiore quando gli individui si trovano ingruppo”. Bisogna tener presente che “l’aggressività è una natu-rale predisposizione legata all’istinto della sopravvivenza”, ma “lamanifestazione e l’intensità del comportamento aggressivo sonoprofondamente mediati e modulati dagli stimoli esterni e dallaqualità dei modelli”. Per questo da parte dei genitori è importan-

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te “la qualità del tempo dedicato ai figli, ed anche la quantità”. È“fondamentale naturalmente il ruolo dei docenti” al fine di “far ri-spettare le regole di comportamento comunemente riconosciute”.Gli educatori debbono accorgersi che anche nella nostra scuola visono “giovani che vogliono costruirsi un futuro, responsabili e ca-paci di scambi positivi con i pari e con gli adulti”, desiderosi di“impegnarsi nel progetto scuola, nelle amicizie, nello sport, nelvolontariato”.

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parola “missione” anticamente era pane quotidiano pergli insegnanti nelle scuole dei piccoli e dei grandi. Seoggi non possiamo più usare il linguaggio della missio-ne per l’istituzione scolastica, nel cuore dobbiamo an-

cora sentire l’insegnamento come una missione educativa, per-ché la cultura è per la vita. E i figli possono attirare i padri ai so-gni della vita.

Forse dobbiamo credere alle statistiche che di recente hannopresentato la scuola italiana come il fanalino di coda in Europa equasi nel mondo. Le statistiche però non fanno intravedere ilcuore delle persone che spendono la vita nell’educazione nellascuola, nella quale molti insegnanti si impegnano con grandepassione e dedizione. Noi possiamo riconoscere che al di là delledifficoltà, delle fatiche, dei venti contrari, la scuola è il campopiù bello per chi desidera comunicare alle nuove generazioni lavia, la verità e la vita. Per gli allievi la Scuola è una stagione dellavita e deve essere vita. Una vera riforma per il rinnovamentodella scuola deve condurre allievi e docenti a scoprire ogni giornoil rapporto tra cultura e vita.

I genitori, che ai figli trasmettono la vita, hanno il dovere diorientarli nella crescita umana, culturale e sociale; e per questoaffidano i loro figli agli educatori della scuola, nella speranzache tutti, presidi, docenti, studenti, genitori, persone ausiliarie,sentano di essere una comunità che naviga nell’armonia dell’u-nità, come l’equipaggio di una nave solca le acque del mare.Gli insegnanti che considerano la professione educativa unamissione devono sentirsi i prediletti della società, perché la lorogrande fatica è dedicata a coltivare le piante più preziose delgiardino: i bambini, gli adolescenti, i giovani. L’educazione at-traverso “l’insegnamento della religione” è il grande impegnodei sacerdoti e degli insegnanti di religione. È una grande luce di

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saggezza umana e religiosa, che deve essere avvalorata dallacompetenza pedagogica per svelare la straordinaria risorsa inte-riore che c’è, in ogni tempo, nell’animo del giovane che diventauomo. Sarà una grande scoperta per i docenti e per gli studentila lettura del significativo documento della Chiesa Italiana: Let-tera ai cercatori di Dio.

IL COMPITO EDUCATIVODELLA SCUOLA OGGI IN SARDEGNA

Il compito educativo della Scuola è stato posto in luce dalleconsiderazioni fatte al “Convegno Ecclesiale” da Clotilde MerlinMassaiu. Il “faro” che può illuminare il cammino del rinnova-mento della Scuola in Sardegna è la “memoria”, la quale può co-gliere “quella energia positiva che dalle radici del passato spingeverso il futuro e verso ristrutturazioni di pensiero, di linguaggio edi azione sempre nuove, perché la vita è novità”. La memoria è“profezia di futuro”.

Il rinnovamento può avvenire attraverso la “pedagogia delnarrare” per “dare il sapore della vita alla conoscenza”, tenendopresente che “lo sviluppo intellettivo del bambino … nasce nelgrembo della affettività”. Anche quando giungono ad un’età piùmatura “i ragazzi cercano la gioia di vivere nella vita dei loroeducatori”. Nel villaggio la scuola può essere ancora “il mezzo diemancipazione per eccellenza, di promozione umana e sociale”,come sempre è avvenuto nella scuola materna e negli asili par-rocchiali guidati dalle benemerite religiose, che fornivano anche laessenziale “educazione sanitaria”, la “socializzazione”, l’educa-zione “intellettuale e morale”.

Nella tradizione sarda “il libro ha fatto compagnia a tanti gio-vani pastori e contadini aiutandoli a vincere la solitudine dell’ovilee della campagna”. Le biblioteche dei nostri paesi sono “realtàculturali vive da valorizzare anche da parte della scuola”. “È l’a-nima che dobbiamo ridare alla scuola. Sono gli incontri d’animache contano e cambiano la vita”. È necessaria una “feconda al-leanza tra generazioni”, nella collaborazione tra tutti i docenti, vis-suta con “gusto, misura, bellezza, armonia d’insieme”. La “visio-

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ne cristiana della vita” proclamata da Gesù esorta a “occuparsidei figli degli altri come se fossero nostri figli”. Il “maestro”, diceDon Lorenzo Milani, deve essere un “profeta”, perché deve “in-dovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedrannochiare domani e che noi oggi vediamo solo in confuso”.

LA FINALITÀ DELLA SCUOLAE L’EDUCAZIONE DELLA GIOVENTÙ

L’esperienza e la testimonianza degli educatori della Scuola èun dono sempre prezioso, come ha mostrato Fernando Cerchiaroal “Convegno Ecclesiale”. “Sulla scuola infatti si riversano le at-tese e i bisogni educativi dell’intera società. Le richieste, anzi,stanno crescendo in modo proporzionale al crescere delle situa-zioni di disagio dei giovani. Famiglia e società chiedono ai do-centi più qualità, autorevolezza, professionalità”. E attendono“grande umanità”. Emerge con chiarezza nel nostro tempo che“non sono i giovani ma gli adulti in crisi”. L’emergenza educati-va, che ha fatto rivolgere “le antenne della società verso il mon-do giovanile”, ha la vera radice “nel vuoto valoriale e nella crisidel mondo adulto”.

Gli adulti educatori della scuola devono “mettere sempre glistudenti al centro delle scelte educative, didattiche, organizzati-ve”, guidandoli all’assimilazione dei “saperi essenziali” perchésappiano “imparare ad imparare”. Se poi si superano “le frontie-re dell’accoglienza”, considerando un grande arricchimento uma-no e culturale l’incontro con i ragazzi immigrati, “la classe può di-ventare davvero una palestra di vita”. I docenti potranno allora farnascere un nuovo “patto educativo di corresponsabilità con i ge-nitori e gli studenti”, che riporterebbe la scuola al suo ruolo uma-nissimo di servizio alla famiglia e alle nuove generazioni, di edu-cazione alla legalità, all’onestà, alla solidarietà.

“Servono educatori sapienti, capaci di mettersi in gioco, maanche illuminati nel capire il cambiamento … È un percorso insalita … Serve una grande dose di utopia, ma anche la consa-pevolezza che una minoranza santa e sapiente può essere ef-fettivamente determinante”.

17LA PASTORALE DELLA SCUOLA

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famiglia ha la missione di custodire, rivelare e comuni-care l’amore, che è riflesso vivo e partecipazione realedell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Si-gnore per la Chiesa sua sposa” (Familiaris Consortio 17).

La visione cristiana della famiglia, annunziata dal Messia nel tem-po della sua vita terrena, risplende nell’Esortazione ApostolicaFamiliaris Consortio, che è la “Carta Costituzionale” della fami-glia, sancita con tonalità evangelica dal Papa Giovanni Paolo II. LaChiesa “si rivolge soprattutto ai giovani che stanno per iniziare illoro cammino verso il matrimonio e la famiglia, per aprir loro nuo-vi orizzonti, aiutandoli a scoprire la bellezza e la grandezza dellavocazione all’amore e al servizio della vita” (FC 1).

La nostra Chiesa Diocesana ha sempre dedicato alla “Pastora-le Familiare” le sue migliori energie, elaborando progetti rispon-denti alla realtà del territorio e alle esigenze delle famiglie e dellecomunità. Nel “Piano Pastorale” per il triennio 2007 -2010 proprioil terzo anno ora iniziato sarà dedicato in via preferenziale alla fa-miglia. Noi faremo tesoro delle sollecitazioni dei “maestri” del“Convegno Ecclesiale”, che ha sottolineato l’urgenza di un rin-novato metodo educativo, da adottare nell’armonia tra famiglia,scuola e società. È necessario valorizzare gli Atti del Convegno,che ora vedono la luce, accogliendoli come il testo unitario nelleParrocchie e nei Gruppi Ecclesiali, elaborando anche itinerari for-mativi nelle comunità e nelle foranie. Io penso che sia utile la ri-lettura delle mie “Lettere Pastorali” dedicate negli anni 1993-1994-2001 alla “famiglia”, delle quali ritengo opportuno ripropor-re almeno le indicazioni pratiche, che presentano le iniziativerealizzabili nella famiglia, nella parrocchia, nei gruppi ecclesiali,nelle foranie, nella diocesi:

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L’Anno della Famiglianella Chiesa Diocesana

di Nuoro

18 L’ANNO DELLA FAMIGLIA

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Nella famiglia:

— Celebrare la preghiera in famiglia, soprattutto in occasione dei Sacra-menti per i figli

— Insegnare ai figli a iniziare la giornata e concluderla con un pensiero diringraziamento al Signore

— Parlare ai figli dell’amore di Dio, invitando a casa i sacerdoti e gli educatori— Far vivere il ritmo della vita familiare alla luce di Gesù e Maria, valoriz-

zando con i parenti e i padrini le tappe dei Sacramenti— Festeggiare cristianamente il Natale, la Sacra Famiglia, il Perdono Qua-

resimale e la Gioia Pasquale, i compleanni e gli onomastici— Far scoprire le situazioni dei bambini e delle famiglie che vivono nella

povertà guidando alla generosità e all’ospitalità— Guidare i ragazzi e i giovani alle esperienze associative parrocchiali— Ravvivare il dialogo tra famiglia e scuola— Impegnarsi nella educazione alla sessualità e all’amore cristiano— Realizzare gli “incontri tra famiglie”— Iniziare per tempo la preparazione al matrimonio, dando la priorità al-

l’incontro con il sacerdote e alla preparazione della liturgia nuziale— Affidare la famiglia a Maria — Pregare nella famiglia con il Santo Rosario— Accogliere la Benedizione Pasquale come la visita di Gesù nella propria

casa

Nella parrocchia:

— Orientare l’evangelizzazione dell’anno liturgico al tema del matrimonio edella famiglia

— Valorizzare la preparazione e la celebrazione del Battesimo e della Cre-sima per la catechesi sulla famiglia, con l’aiuto dei genitori e catechisti

— Offrire ai cresimati il testo dell’Omelia della Cresima per la riflessione neldopo-Cresima

— Celebrare la “Giornata per la Vita” e la “Festa della Famiglia”— Costituire “gruppi di famiglie” per itinerari di spiritualità— Istituire corsi o incontri per fidanzati, guidati da sacerdoti, sposi, esperti— Dare un sapore familiare alle feste popolari e alle “Missioni popolari”— Organizzare incontri di preghiera e dibattiti sulla famiglia— Celebrare comunitariamente l’anniversario del matrimonio (1° - 10° -

25° - 50° - 60°) con una festa parrocchiale e con il rinnovamento delle pro-messe matrimoniali

— Studiare la situazione del paese o del quartiere, sensibilizzando i re-sponsabili sui necessari servizi per i deboli, i bambini, gli anziani

19L’ANNO DELLA FAMIGLIA

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— Stare vicino alle famiglie in difficoltà e ai figli abbandonati o disorientati — Valorizzare i ministri straordinari dell’Eucaristia e gli operatori del vo-

lontariato al servizio delle famiglie— Fare a Natale il Concorso per il Presepio in famiglia— Parlare della famiglia nel Giornale Parrocchiale— IL CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE al servizio delle famiglie

Nei gruppi ecclesiali:

— Realizzare i programmi dei gruppi e dei movimenti relativi alla famiglia— Trattare il tema della famiglia nelle catechesi— Armonizzare i propri itinerari con quelli parrocchiali e diocesani— Studiare le situazioni familiari del proprio territorio— Diffondere una sensibilità all’ecologia come ambiente necessario alla

vita della famiglia— Sostenere il “Centro di Aiuto alla Vita”

Nelle zone foraniali:

— Istituire “Corsi di preparazione al Matrimonio” interparrocchiali— Costituire “Centri di Ascolto” e “Comunità di Accoglienza”— Studiare le esigenze dei servizi sociali nel territorio— Organizzare incontri sulla Bibbia e sui Documenti del Magistero— IL CONSIGLIO PASTORALE FORANIALE per la pastorale familiare

Nella diocesi:

— Valorizzare il “Centro Famiglia” e il “Consultorio Familiare”— Celebrare la “Giornata per la Vita” e la “Giornata Diocesana della Fa-

miglia”— Presentare i Documenti Ecclesiali agli incontri del Clero e dei Laici — Organizzare “Esercizi Spirituali” per gli sposi— Valorizzare il “Centro Diocesano Vocazioni” per la pastorale giovanile — Realizzare i Campi-Scuola per Famiglie— Costituire il “Centro di Aiuto alla Vita” — Fare Corsi di teologia del matrimonio all’Istituto di Scienze Religiose— Preparare una “Scuola della Parola” e una “Scuola di Preghiera”— Trattare il tema della famiglia su “L’ORTOBENE” e “RADIO BAR-

BAGIA”— IL CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO al servizio della famiglia

20 L’ANNO DELLA FAMIGLIA

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La testimonianza di Mons. Giovanni Melis

Vescovo emerito di Nuoro Mons. Giovanni Melis, che èmorto alla vigilia del nostro “Convegno Ecclesiale”, ha la-sciato in eredità alla nostra Chiesa il suo prezioso mes-saggio educativo, che potrà illuminare il nostro camminoverso il futuro “Convegno Eucaristico Diocesano”:

“Dio è principio e fondamento di giustizia e di verità. Da sem-pre l’uomo esperimenta in fondo al cuore una brama insaziabiledi giustizia per sé, la sua famiglia, il suo popolo; soprattutto peri più deboli, i più poveri, i più bisognosi, per quelli che non han-no voce … Anche a Nuoro, come in tutte le città e le nazioni oc-cidentali, l’emergenza di Dio è divenuta acuta … Ma c’è una se-conda emergenza, sulla quale bisogna pur spendere qualcheparola, perché ci tocca da vicino ed è quella riguardante il pro-blema dell’uomo. L’uomo è un essere creato da Dio, a sua im-magine e somiglianza, quindi intelligente e libero. L’uomo è sta-to innalzato mediante l’opera di Cristo ad essere figlio adottivo diDio, fratello dello stesso Cristo, e quindi fratello di tutti gli altriuomini, con i quali costituisce più che una famiglia, un corpo so-lo, di cui Gesù è il capo ed egli un membro. L’uomo è destinatoalla vita eterna e a una felicità senza fine in cielo. In questa vi-sione la morte allora non è la fine dell’uomo, non è la distruzionedell’essere, ma è solo un passaggio, un’introduzione in un nuovomodo di essere, in una vita che diventa eternità. La dobbiamovedere come il passaggio naturale dalla fanciullezza all’adole-scenza, dalla giovinezza alla maturità. È una crescita, è la veracompleta realizzazione dell’uomo” (Omelia alla festa di N. S. del-le Grazie, 21.11.1982).

II ll

Il pane del camminopregustazione

del “Pane della Vita”

21IL PANE DEL CAMMINO

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“È bello per il vescovo poter dire che siamo una famiglia …strettamente unita dal vincolo della stessa fede, santificata daglistessi sacramenti, vivificata dalla grazia del medesimo Spirito,che si asside allo stesso banchetto della Parola di Dio e del-l’Eucaristia. L’Eucaristia è il Cristo personalmente presente inmezzo a noi … è il centro vivo della Chiesa … Oggi noi, generatidalla grazia, illuminati dal Vangelo, santificati dai Sacramenti,costituiamo un solo corpo, di cui Cristo è il Capo e tutti noimembra vive, consapevoli e libere. È da tale verità che scaturi-sce in tutta la sua bellezza il precetto della carità fraterna. Dio èamore” (16 settembre 1979).

“Nell’Eucaristia la Chiesa scopre la sua vocazione di comunitàfraterna, si presenta al mondo come popolo nato dalla nuova al-leanza della Pasqua, con la quale Dio, in Cristo, realizza l’unitàsalvifica dell’umanità. Nell’Eucaristia si realizza il momento piùsignificativo dell’ascolto della Parola, di unità con il Cristo e di co-munione con i fratelli. La Chiesa, celebrando e vivendo l’Eucari-stia, realizza la sua vocazione alla santità … perché in essa èpurificata dal peccato … Il Figlio di Dio, comunicando il suo spiri-to, costituisce come suo corpo i suoi fratelli, chiamati fra tutte legenti. In quel corpo la vita di Cristo si diffonde nei credenti che,attraverso i Sacramenti, si uniscono in modo arcano e reale aCristo sofferente e glorioso” (Sinodo Diocesano di Nuoro, 1990).

“Giunto ormai ai limiti della mia esistenza terrena mi è sem-pre più facile riconoscere che il mio compito essenziale, direi lamia vocazione, è quello di lodare, ringraziare e benedire il Si-gnore”. “Alla luce dell’eternità, cui ormai mi sento vicino, valu-tando meglio il mio operato, le mie intenzioni e i miei rapporti colprossimo, riconosco in tutta sincerità e umiltà di essere ben lon-tano da quelle virtù e da quella bontà cui il Signore mi avevachiamato … Chiedo quindi perdono e misericordia a Te, mioDio!… E chiedo anche umilmente perdono a coloro che sonostati eventualmente offesi dal mio comportamento; chiedo spe-cialmente perdono ai Sacerdoti, se non li avessi edificati con leparole e con l’esempio … A tutti assicuro la mia preghiera da-vanti al trono di Dio, dove, per la sua divina misericordia, sperodi essere accolto”.

22 IL PANE DEL CAMMINO

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“Volete andarvene anche voi?”.“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!” (Gio-

vanni 6,67-68).La più bella sintesi delle aspirazioni dei giovani e delle fami-

glie, insieme alle proposte che fa loro la Chiesa a nome di Cristo,è il messaggio del Papa Benedetto XVI nella sua “lettera” dedi-cata alla missione educativa il 21 gennaio di quest’anno 2009, nel-la festa della giovanissima martire Sant’Agnese:

“Abbiamo tutti a cuore il bene delle persone che amiamo, inparticolare dei nostri bambini, adolescenti e giovani … Educarenon è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più diffi-cile. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti co-loro che hanno dirette responsabilità educative. Si parla perciò diuna grande emergenza educativa, confermata dagli insuccessi acui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare per-sone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un sensoalla propria vita … Tutte queste difficoltà non sono insormontabili.Sono piuttosto, per così dire, il rovescio della medaglia di quel do-no grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilitàche giustamente l’accompagna … Aumenta oggi la domanda diun’educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, preoc-cupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedo-no tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degradodelle loro scuole; la chiede la società nel suo complesso, che vedemesse in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nelloro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere la-sciati soli di fronte alle sfide della vita …

Cari fratelli e sorelle, per rendere più concrete queste mie rifles-sioni, può essere utile individuare alcune esigenze comuni di un’au-

La missione educativanella voce del Papa

e della Chiesa

23LA MISSIONE EDUCATIVA

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tentica educazione. Essa ha bisogno anzitutto di quella vicinanza edi quella fiducia che nascono dall’amore: penso a quella prima e fon-damentale esperienza dell’amore che i bambini fanno, o almenodovrebbero fare, con i loro genitori … Anche la sofferenza fa partedella verità della nostra vita. Perciò, cercando di tenere al riparo i piùgiovani da ogni difficoltà ed esperienza del dolore, rischiamo di farcrescere, nonostante le nostre buone intenzioni, persone fragili e po-co generose: la capacità di amare corrisponde infatti alla capacità disoffrire, e di soffrire insieme … L’educazione non può fare a meno diquell’autorevolezza che rende credibile l’esercizio dell’autorità. Essaè frutto di esperienza e competenza, ma si acquista soprattutto conla coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale,espressione dell’amore vero. L’educatore è quindi un testimone del-la verità e del bene … Nell’educazione è decisivo il senso di re-sponsabilità: responsabilità dell’educatore, certamente, ma anche, ein misura che cresce con l’età, responsabilità del figlio, dell’alunno,del giovane che entra nel mondo del lavoro. È responsabile chi sa ri-spondere a se stesso e agli altri. Chi crede cerca inoltre, e anzitutto,di rispondere a Dio che lo ha amato per primo.

Anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo lasperanza. Oggi … rischiamo di ridiventare anche noi, come gli an-tichi pagani, uomini senza speranza e senza Dio in questo mondo,come scriveva San Paolo ai cristiani di Efeso (Efesini 2,12). Proprioda qui nasce la difficoltà forse più profonda per una vera operaeducativa: alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una cri-si di fiducia nella vita. Non posso dunque terminare questa lette-ra senza un caldo invito a porre in Dio la nostra speranza. Solo Luiè la speranza!”.

Accogliamo l’invito del Papa e con una speranza nuova ripren-diamo il nostro cammino di fede per vivificare con la carità la no-stra “missione educativa”. La nostra guida sarà Gesù “Maestro” e“Redentore”. La stella della nostra missione educativa sarà suamadre Maria “Regina della Famiglia” e “Regina della Pace”!

� PIETRO MELONI

VESCOVONuoro, 8 dicembre 2009 Festa dell’Immacolata Concezione della B. V. Maria

24 LA MISSIONE EDUCATIVA

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Supplemento de “L’Ortobene”

Dicembre 2009

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