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LA MIA NUOVA AVVENTURA IN AUSER 2: Servizi sociali, sempre di più sulle spalle del volontariato 4: Un laboratorio di età e di idee 5: La mia straordinaria esperienza con gli anziani di Roma 6: “Il microfono d'argento”: dilettanti non allo sbaraglio 7: Pony della solidarietà, un ponte fra generazioni e culture 8: Insieme a sostegno 9: Abitare sicuri a Macerata MARZO APRILE 2013 2

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LA MIA NUOVA AVVENTURA IN AUSER2: Servizi sociali, sempre di più sulle spalle del volontariato4: Un laboratorio di età e di idee5: La mia straordinaria esperienza con gli anziani di Roma6: “Il microfono d'argento”: dilettanti non allo sbaraglio7: Pony della solidarietà, un ponte fra generazioni e culture8: Insieme a sostegno9: Abitare sicuri a Macerata

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Direttore responsabile

GIUSY COLMO

Hanno collaborato a questo numero

LUISA ARMENIA, PIERO CAPUTI,GIUSY COLMO, ENZO COSTA, ANGELAMARIA PETTINATI, FABIO PICCOLINO,ALICE RONCHI, MARIO ZEGA

Direzione, redazione, amministrazione

VIA NIZZA, 154 - 00198 ROMATel. 068440771 - Fax [email protected] www.auser.it

Impaginazione e stampa

O.GRA.RO. Roma

Editore

AUSER NAZIONALE - ONLUS

Aut. Trib. N. 00195/91 del 09/04/91

Distribuzione gratuita

EDITORIALE

LA MIA NUOVA AVVENTURA IN AUSER

ATTUALITÀ FOCUS

SERVIZI SOCIALI, SEMPRE DI PIÙ SULLE SPALLE DEL VOLONTARIATO

UN LABORATORIO DI ETÀ E DI IDEE

AUSER RACCONTA

LA MIA STRAORDINARIA ESPERIENZA CON GLI ANZIANI DI ROMA

“IL MICROFONO D'ARGENTO”: DILETTANTI NON ALLO SBARAGLIO

PONY DELLA SOLIDARIETÀ, UN PONTE FRA GENERAZIONI E CULTURE

INSIEME A SOSTEGNO

ABITARE SICURI A MACERATA

SPAZIO AI CORRISPONDENTI

LA FOTO DEL MESE

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LA MIA NUOVA AVVENTURA IN AUSER

Nei giorni scorsi ho scritto l'editoriale per il giornale della Cgil

Sarda, per salutare i miei compagni di viaggio che per tanti anni

hanno lavorato con me per realizzare un'organizzazione che

avesse come obiettivo quello di essere percepita dalle persone e

dalla società Sarda come un riferimento.

Nei circa quarant'anni che ho dedicato alla Cgil ho sempre

privilegiato il rapporto con e tra le persone rispetto alle tante

cariche che ho ricoperto, o alle necessità politiche del momento

e, spero, di essere ricordato, dalle iscritte e dagli iscritti Cgil,

semplicemente come uno di loro. Oggi mi appresto a scrivere un

editoriale che apre una nuova fase della mia vita, un nuovo e straordinario impegno sociale, questo avviene quando ho compiuto

da pochi mesi i sessant'anni e dopo che è venuto a mancare mio padre e mi è rimasta solo una madre, avanti negli anni, che soffre

di Alzheimer. Accade cioè in un periodo della mia vita in cui ho incontrato, vivendoli nei miei affetti più cari, la condizione che gli

anziani sono chiamati a vivere in una società sempre più individuale e sempre meno solidale.

Mi è capitato di riscoprire i miei genitori, ridando loro il valore che hanno sempre meritato, cosa che mi ha fatto riflettere sulla

leggerezza che, in tanti anni di impegno sindacale, mi ha portato, forse troppo spesso, a trascurarli. Credo di poter affermare che

quando è stato prospettato il mio impegno all'Auser il motivo che mi ha portato ad accettare con entusiasmo è stato proprio questo:

ho sentito la necessità di dare finalmente un senso compiuto ad una vita passata a difendere i più deboli attraverso la conquista

dei diritti nel mondo del lavoro, ho proprio sentito il bisogno di cambiare. Oggi viviamo in una società che cancella valori e

uguaglianze con una velocità e una facilità esagerate, chi non riesce a correre, chi è solo più lento, viene prima ignorato e

successivamente cancellato. È così che il welfare diventa un lusso, la sanità un costo, gli anziani e i deboli un problema.

Ma esiste ancora chi come l'Auser, attraverso la caparbietà appresa in anni di lotte per lo sviluppo sociale e per la conquista dei

diritti individuali, è capace di reagire, di diventare punto di riferimento per i più deboli, di dimostrare che un altro modo di concepire

la società esiste, è possibile.

Possiamo ancora difendere e sviluppare il welfare sociale ma abbiamo bisogno di costruire una rete di tutte le associazioni del

terzo settore, dobbiamo far emergere tutto il lavoro, silenzioso e prezioso, che i volontari giornalmente svolgono, rivendicando e

non solo una vera legittimazione ma anche la rivisitazione delle leggi normative che consentano al volontariato di estendersi e di

lavorare con la giusta serenità. Perché questo è uno strano paese, profondamente inadempiente verso i più deboli e i più poveri,

ma sempre pronto a rottamare tutto e tutti, sempre in nome del popolo sovrano. Con queste logiche capita che un volontario

impegnato nel trasporto o nella telefonia sociale venga scambiato o percepito come un soggetto che opera nell'illegalità e, anziché

valorizzare l'opera meritoria che compie, si cerca addirittura di metterlo in discussione.

È per questo motivo che oggi il nostro impegno si deve concentrare nel rendere più chiaro e trasparente il prezioso ruolo che tutto

il volontariato svolge: perché il volontariato merita "rispetto".

Finito il Congresso, adesso dobbiamo lavorare per impostare la Conferenza di Organizzazione che si terrà tra due anni, dovremo

presentarci a quell'appuntamento con un progetto avanzato e, se possibile, anche già largamente realizzato, che proietti l'Auser

verso un modello strutturato omogeneo, riconoscibile con la stessa qualità e operatività in tutte le regioni, città e paesi d'Italia.

Dobbiamo, tutti insieme, rendere più forte e autorevole la nostra casa comune.

Enzo Costa, presidente nazionale Auser

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Lo sforzo non manca, ma le idee in comune sono poche, po-chissime le risorse e forti differenziazioni territoriali fra Norde Sud per quanto riguarda la garanzia dell’accesso ai servizisociali. Mentre Stato e Regioni riducono progressivamente lerisorse destinate alla gestione associata dei servizi sociali (ipiani di zona), prosegue nei Comuni la tendenza di affidarnela gestione all’esterno, di esternalizzare, con un forte coin-volgimento del terzo settore nell’erogazione dei servizi allapersona. Questa è in sintesi la rappresentazione del welfare lo-cale che emerge dalla Sesta rilevazione nazionale sul rapporto

fra Enti Locali e Terzo Settore promossa dall’Auser Nazionalee presentata a Roma lo scorso 13 marzo. Sono tempi duri per tutti, anche per gli enti locali che si tro-vano a combattere con risorse ormai allo stremo e con i biso-gni dei cittadini che non riescono quasi più a gestire esoddisfare. L’azione delle nuove regole del patto di stabilità in-terno sta lasciando sul campo molte macerie a partire dal pro-gressivo dimagrimento degli organici pubblici, ormai ridottiall’osso e la dismissione di molti servizi sociali a gestione di-retta. Cosa significa? è presto detto. I Comuni non assumono

Giusy Colmo

SERVIZI SOCIALI, SEMPRE PIÙSULLE SPALLE DEL VOLONTARIATOPresentata la sesta rilevazione nazionale dell’Auser sul Rapportofra enti locali e terzo settore

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più, basti pensare che le assunzioni da concorso nel 2011 ri-sultavano essere poco più di 3000; erano oltre 8000 nel 2010,una contrazione di quasi il 65% in soli 12 mesi. Ne consegueche educatori, psicologi ed assistenti sociali sono quasi tuttiinquadrati con contratti atipici, per intenderci sono per la mag-gior parte precari. Inoltre vengono fatti lavorare con il conta-gocce, il che significa che il rapporto tra numero di operatori enumero di utenti è destinato ad aumentare, specie per i serviziper l’infanzia e l’assistenza domiciliare agli anziani. Con gravi ri-percussioni sulla qualità dei servizi erogati. La rilevazione del-l’Auser mette in evidenza che solo il 42% degli interventi socialirisulta essere ancora gestito direttamente dai Comuni e il resto?Sulle spalle del terzo settore, cooperative sociali e associazionidi volontariato. Nel periodo preso in esame dall’indagine Auser– settembre 2012 febbraio 2013- i Comuni hanno trasferito alleimprese sociali e al volontariato la gestione dei servizi socialipari ad una spesa di 6,165 milioni di euro. Una cifra che co-mincia ad essere importante. Tuttavia le amministrazioni pub-bliche sono ancora fortemente inadempienti nella creazione diregole davvero efficienti e trasparenti per consentire al terzosettore sia di fornire sevizi di qualità alla cittadinanza, sia disvolgere un ruolo importante nella programmazione sociale.Forti anche le differenze territoriali, sulla base dei bandi e deicapitolati d’appalto presi in esame dalla ricerca Auser, risultache nei Comuni del Nord la gestione della spesa sociale affi-data all’esterno viene impiegata principalmente a favore dellecooperative sociali, per circa il 70%, mentre le associazioni divolontariato risultano affidatarie di servizi sociali principal-mente al Centro Sud con circa il 32% e nelle isole (24%). Il panorama è allarmante, visto il continuo arretramento del si-stema dei servizi pubblici nel nostro Paese. Fra azzeramenti,riduzioni e tagli, saranno i cittadini più fragili a pagarne le con-seguenze più pesanti . E sulle spalle del Terzo Settore comin-cia a pesare un carico troppo grande, di vera e propriasostituzione nell’erogazione dei servizi sociali e non più di in-tegrazione.

Le Convenzioni AuserUna novità interessante della sesta rilevazione nazionale diAuser è costituita dall’esame di 1024 convenzioni sottoscrittefra l’associazione e gli enti locali, fra il 2009 e il 2012. Un bel-l’esercizio di autoanalisi e di conoscenza, per individuare me-glio luci ed ombre di un rapporto certamente importante, maspesso molto complesso. Attraverso le convenzioni Ausersoddisfa una variegata domanda sociale, in genere non co-

perta direttamente dalle istituzioni pubbliche preposte. Biso-gni socio-sanitari collegati alle condizioni di fragilità degli an-ziani, alla solitudine di cui soffrono soprattutto nelle grandicittà; bisogni di compagnia, socialità e di «benessere», le ne-cessità di spostamento nel territorio. Sono innumerevoli gliinterventi sociali realizzati da Auser con questo strumento,400.000 solo l’anno scorso, e tanti i fronti sensibili sui cui siopera. In particolare, molto forte, la richiesta di servizi di mo-bilità e i trasporti, un fenomeno in forte crescita in tutte le re-gioni. Gli anziani hanno la necessità di raggiungere ufficipubblici, ospedali o ambulatori per visite e controlli, ma il lorobisogno di mobilità è anche collegato al desiderio, espressosoprattutto dagli over 75 che vivono da soli, di spostarsi sulterritorio semplicemente per godere della compagnia di amici,di andare al mercato, al cimitero o altro. Un aspetto positivoda sottolineare è che una buona parte delle convenzioni sot-toscritte da Auser ed enti locali, si caratterizza per la previ-sione di un intervento cosiddetto «pro-attivo» da parte delleAssociazioni nell’organizzazione di servizi sociali integrativi asostegno delle attività degli enti locali. Si tratta di accordi chesollecitano il protagonismo del volontariato nella progetta-zione dei servizi socio assistenziali, specie per quanto ri-guarda le attività di assistenza agli anziani. Tale tipologia diaccordi valorizza l’autogestione, la co-progettazione e la par-tecipazione del volontariato alla programmazione sociale. Le dolenti note però non mancano. Nel 2012 e nei primi mesidel 2013, le convenzioni sottoscritte da Comuni e Auser, sicaratterizzano per la presenza di un numero elevato di inter-venti “integrativi” richiesti al volontariato. Insomma si chiededi tutto e di più , si chiede di gestire “pezzi” di servizi sociali.I comuni devono ridurre le spese e per farlo tendono ad uti-lizzare impropriamente lo strumento della convenzione peraffidare al volontariato servizi complessi, a volte anche es-senziali, escludendo le procedure di evidenza pubblica. Unavera e propria forzatura operata dagli enti pubblici, che haspesso fatto infuriare molte imprese commerciali. Senza di-menticare che alla complessità dell’intervento richiesto al vo-lontariato, spesso non corrisponde però un’adeguataregolazione nonché l’attivazione di un processo di program-mazione sociale condivisa. Una situazione complessa e deli-cata che ha spinto l’associazione a dar vita ad un Osservatorionazionale sulle convenzioni che permetterà ad Auser il moni-toraggio continuo della realtà al proprio interno e fornirà pre-ziosi elementi conoscitivi e di valutazione dell’andamento deibisogni sociali nel nostro Paese e delle relative risposte.

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Si chiama “Un lunedì diverso” l’avventura, scritta sulle paginedi un libro, che Silvia Arbicone ha intrapreso nel mondo dellaterza età. Un volume intenso, che scaturisce dall’esperienzadiretta dell’autrice: quella di un lavoro lungo cinque anni con ungruppo di persone tra i 60 e i 92 anni.I racconti, le esperienze e le storie che attraverso le parolestesse dei protagonisti riescono a trasformarsi in uno specchioche riflette la vita di ognuno rispetto a tutto l’arco della vita.Dal 2005 Silvia ha collaborato con passione ed intelligenza alCentro Servizi per l’orientamento e il benessere del cittadinoanziano di Roma, dedicandosi al laboratorio sociale settima-nale “Un lunedì diverso”. Un percorso lungo e ricco di stimoli,affrontato con un approccio innovativo alla terza età: attuareuna formazione permanente, dando importanza alle emozionie agli affetti, all’ascolto e alla soluzione creativa dei conflitti.Una via alternativa che non fosse soltanto attività ricreativa,evasiva e culturale, ma che facesse leva sulla consapevolezzadelle proprie emozioni e la condivisione con gli altri.“La chiave è stata l’uso del corpo” ci racconta Silvia Arbicone.“Usare il proprio corpo per poter arrivare all’ascolto ed utiliz-zare le proprie emozioni come un ponte tra ciò che è superfi-ciale e ciò che è razionale”. Per fare questo ci si è serviti didiversi strumenti, dall’uso della voce al canto, al disegno, alladanza, al collage, alle installazioni con oggetti quotidiani.“Si tratta solo di strumenti attraverso i quali arricchire la parola,dei modi diversi di esprimersi. Non importa quanto le personesiano capaci o meno di utilizzarli: l’importante è attraversaretutte le modalità espressive, come tanti piccoli antipasti da as-saggiare, per poi arrivare all’obiettivo”.Il metodo utilizzato infatti si basa proprio su questo: valorizzaree mettere in gioco le risorse personali di ciascuno e rifletteresulla propria vita attraverso problemi pratici, come le propriepaure, i propri bisogni, i rapporti umani, la perdita e la morte,nella consapevolezza che il lavoro di gruppo stimola e migliorale abilità comunicative e relazionali, rende più sicuri e forti, creasolidarietà e rinforza i tra i membri del gruppo.“Non è stato facile, soprattutto all’inizio c’era diffidenza” ricordaSilvia “ma è stato importante capire che era necessario mettersiin gioco ed essere tutti alla pari”. Un’esperienza formativa edemotivamente impegnativa, talmente ricca di spunti, di storie, divitalità e di vita vissuta che a Silvia è venuto naturale raccogliere

tutto in un libro. “È stata come l’elaborazione di un lutto. Il labo-ratorio si è concluso dopo molto tempo ed è stato logico racco-gliere questa lunga esperienza nella pagine di un libro”.Il volume raccoglie innanzitutto le esperienze dirette delle per-sone: la parte più corposa del volume è infatti biografica. Il rac-conto dei protagonisti del laboratorio attraverso i diversi temitrattati, storie di persone normali, che riescono a rendere il la-voro particolare e condivisibile. Un lavoro che non si ferma, ma che si pone l’obiettivo di par-lare a generazioni diverse“È necessario che giovani e anziani interagiscano tra di loro eche non stiano ognuno nel proprio mondo. I problemi e le ca-ratteristiche psicologiche delle persone sono molto simili, chesiano adulti o ragazzi. Occorre quindi creare degli spazi di ag-gregazione in cui condividere momenti comuni tra le diversegenerazioni”, spiega l’autrice. Da questa esperienza è nata unarete di solidarietà e di mutuo auto-aiuto tra le persone chehanno partecipato, che dopo la fine del laboratorio, continuanoad incontrarsi e ad organizzare diverse attività.“Un lunedì diverso” di Silvia Arbicone si può ordinare dal sitowww.ilmiolibro.it o in alcune librerie della catena Feltrinelli.

UN LABORATORIO DI ETÀ E DI IDEEAttraverso il libro “Un lunedì diverso” Silvia Arbicone ripercorrela sua esperienza con la terza etàFabio Piccolino

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Oggi Gabriella compie 84 anni e non ci sarà nessuno dei suoi3 figli a festeggiarla, Maria, 87 anni, alla sue età ancora lottaper tutelare i diritti dell’unico figlio ricoverato in RSA da anni,Piera, 69 anni, affetta da leucemia, si occupa a tempo pienodella figlia con ritardo mentale, Teresa, 79 anni, a marzo saràsfrattata dalla sua abitazione, Maria Rosaria, 65 anni, non de-ambulante, risiede al V piano di un palazzo senza ascensore, aRaffaella e Luciana la morte, invece, ha strappato quanto di piùcaro si possa avere: l’amore di un marito e di entrambi i figli.Queste sono soltanto alcune delle storie, con cui mi sono con-frontato in quest’anno di servizio civile all’Auser.La mia esperienza è iniziata nel maggio dello scorso anno, unpercorso che si avvia alla sua conclusione e che mi porta, ine-vitabilmente, a fare dei bilanci.Lavorare al Filo d’Argento mi ha dato, in primis, la possibilità diconoscere i disagi, le difficoltà, i sogni e le speranze della po-polazione anziana di Roma.Il telefono è stato il veicolo, attraverso cui raggiungere personespesso distanti per carattere, esperienze di vita e problemati-che, ma accomunate da un unico fattore: la Solitudine.Una solitudine crudele, assoluta, invincibile, rotta per qualcheattimo dalla nostra telefonata. Una solitudine prepotente, pa-drona di giornate sempre uguali, trascorse a guardare Mara Ve-nier o Barbara D’Urso alla TV, ad assistere impotenti da unafinestra, agli ultimi anni di una vita ormai trascorsa. La solitu-dine è il male principale che affligge gli anziani di questa grandecittà, dove dedicare tempo ai propri familiari diventa semprepiù difficile, complicato, quasi impossibile. Un’ utopia laddovenon vi sia un circuito familiare capace di dare sostegno e aiuto.Ecco perché il mio, il nostro principale obiettivo è stato quellodi offrire una possibilità, forse l’unica, di essere ascoltati, disfogarsi, esprimere il proprio disagio, raccontare le proprie sto-rie di vita, che posso assicurare, spesso più avvincenti, più in-teressanti e intricate della più nota tra le soap.Sarà per conoscere chi si ha dall’altra parte della cornetta, saràper la curiosità di sapere come terminerà l’ultima puntata delracconto, ma più semplicemente per la pura voglia di ascoltare;sta di fatto che una telefonata, a volte, può durare anche ore,ma come amo ripetere a chi ringrazia per l’attenzione e si scusaper essersi dilungato troppo: “ noi siamo qui per questo!”.Tuttavia, il nostro intervento, non deve, o meglio non dovrebbe,limitarsi alla sola compagnia telefonica.

Troppe sono le richieste di aiuto presso il domicilio, a cui nonpossiamo, non sappiamo dare una risposta, con il rischio dicompromettere quel rapporto così faticosamente, messo inpiedi a telefono. Le poche decine di volontari, attualmente ope-ranti, non bastano a rispondere con efficacia al disagio dell’an-ziano, a offrire un sostegno concreto, che non si sostanzisoltanto in una telefonata mensile. Causa di questo triste dato, in minima parte dovuto alla so-spensione dei fondi destinati al rimborso dei volontari, è in re-altà causato dall’inesistenza di una cultura della solidarietà, diun’attenzione nei confronti della popolazione anziana, fattoreper cui l’Auser, come associazione di Volontariato deve fare iconti, cercare di intervenire attivamente, attuando, in primis,una seria campagna di sensibilizzazione e reclutamento dinuova forza che possa dare vitalità e sostegno al suo operare.Tanti altri sono gli aspetti su cui bisognerà lavorare nei prossimimesi, penso ad esempio alla costruzione di una fitta rete di in-terventi e servizi sociali tra le ASL, i Municipi, e gli enti del IIISettore che si occupano a vario titolo di anziani sul territorio.Ma forse non sta a me parlare di questi aspetti, mi auguro, anzisono certo che la dirigenza prenderà a cuore questi temi.In quanto a me, avrei voluto che l’anno fosse composti di 24-36-48 mesi, ma la realtà è cosa diversa, a fine aprile, purtroppo,il mio anno all’Auser terminerà. Sottolineo il purtroppo, perchéqui ho trovato delle persone speciali che mi hanno accoltocome uno di famiglia, sostenuto nei momenti di difficoltà, ca-pito e ascoltato. Una famiglia che ha saputo rendere le giornatedi permanenza in ufficio frizzanti e vivaci. Una famiglia che ora,e lo dico col cuore, fatico a dover lasciare, ma dalla quale tor-nerò ogniqualvolta potrò e appena il Numero Verde squillerà, ri-sponderò come sempre: “Auser Lazio, buon giorno, sonoPiero!”, perché … nonostante tutto… Siamo qui per questo!

LA MIA STRAORDINARIA ESPERIENZACON GLI ANZIANI DI ROMAPiero Caputi, volontario del servizio civile all’Auser Lazio

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“Il Microfono d'Argento”, concorso canoro per dilettanti over55 residenti in Genova e provincia, nasce nel 2011, nell'ambitodel “Progetto Età Libera - Invecchiamento Attivo” di FondazioneCarige e su impulso dell'allora Presidente dell'Auser LiguriaClaudio Regazzoni. Si tratta di un percorso e di un evento fina-lizzati a portare in scena, e nel capoluogo ligure, le risorse e iltalento degli anziani mettendo al centro l'importanza di ricono-scere alle persone che invecchiano la possibilità di mantenersiattivi, all'interno della società, coltivando attitudini, hobby e in-teressi, rendendosi utili per gli altri o semplicemente dimo-strando di avere ancora qualcosa da dire ad un mondo che livede come altro da sé o come fenomeni da baraccone, invecedi riconoscerli come parte della propria storia e del proprio tes-suto sociale, custodi e testimoni di memorie e risorsa impor-tante, da valorizzare, con cui dialogare, entro cui specchiarsi, inmaniera solidale e fruttuosa da ambo le parti, perché la vec-chiaia non è un fatto che riguarda solo i vecchi, poiché – tutti– si comincia ad invecchiare sin dal primo istante di vita.Il concorso, che si apre verso maggio con un bando volto a se-lezionare sul territorio genovese circa 20 cantanti non profes-sionisti dai 55 anni in su, promuovendo un'immaginedell'invecchiamento non stereotipata, diversa dai canoni im-posti dalla società moderna e dalla TV generalista – il “vec-chio inutile”, il “vecchio rimbambito”, od ancora il “vecchioche vuole fare il giovane” – non intende creare delle star, nonpromette il successo né cerca personaggi e storie su cui co-struire, estremizzandone le caratteristiche, uno show dei do-lori e della commozione o di dilettanti allo sbaraglio da gettarein pasto al pubblico ludibrio. Al contrario, esso si caratterizzaper un evento finale – l'esibizione, davanti ad un pubblico edad una giuria di esperti e appassionati, in un importante tea-tro cittadino – dove mettere in risalto il percorso del laborato-rio di canto che i concorrenti, prima di salire sul palco,affrontano, facendo emergere il valore del lavoro svolto – in-sieme, con l'insegnante, durante gli incontri; da soli, o coa-diuvati da amici o famigliari, con i “compiti a casa” assegnatidalla “maestra” –, l'impegno, la tenacia, il carattere e la per-sonalità dei partecipanti, la loro spinta motivazionale, le loroemozioni, ma senza nessuna forzatura spettacolare che li tra-

muti in maschere.Sono stata incaricata, sin dalla prima edizione, di dirigere gliaspetti artistici e tecnici del progetto per le sue competenzenell'ambito della musica, dello spettacolo e della comunica-zione e per una formazione psico-pedagogica che la rendesensibile verso i progetti sociali: ciò che porto in scena è lastoria di persone ultracinquantacinquenni che amano dilettarsia cantare, si iscrivono ad un concorso ed arrivano sul palcodopo aver frequentato un impegnativo laboratorio. La gara èsolo un pretesto: si parte dalla competizione canora per arri-vare a mettere in luce, sullo stesso gradino di un simbolicopodio, la spinta motivazionale, le passioni, le aspirazioni e leaspettative che animano lo spirito di una ventina di over 55appassionati di musica, e le difficoltà, i timori e le crisi che taliprotagonisti incontrano lungo il loro tragitto, sia per quantoconcerne la scelta della canzone, il suo studio, l'approccio alcanto, sia nei confronti delle proprie timidezze, insicurezze, o,al contrario, eccessive certezze, ed ancora riguardo proble-matiche esterne, di tipo personale o della vita di tutti i giorni.Il laboratorio, fulcro del progetto, è un percorso dove – 'al-lievi' e 'maestra' insieme – si imparano delle cose: il canto, ilsaper cantare e il trovare delle risorse dentro se stessi – buone,positive –; risorse che poi applichiamo al canto ma che, se ap-plicate nella vita, ci aiutano moltissimo. I video girati durantele prove ed altre immagini riguardanti il ruolo attivo e non mar-ginale degli anziani nella società, che vengono mostrati du-rante l'evento finale, portano dentro lo spettacolo il raccontodel percorso laboratoriale – ove la musica e l'esercizio vocalehanno finalità sociali e pedagogiche – e il concetto di 'arcodella vita'. Il dialogo intergenerazionale è rappresentato dal-l'impegno, non solo artistico ma anche umano, di un'inse-gnante giovane e viene costruito attraverso una narrazionemoderna ed un repertorio di canzoni eterogeneo, giocato trarevival e contemporaneità, e mai ripetitivo. Il bando della terza edizione del “Microfono d'Argento” – og-getto della mia tesi di Laurea in Scienze della Comunicazionediscussa a Savona il 25 marzo scorso che mi ha portato for-tuna con un 110 e lode – uscirà entro maggio 2013. Lo spet-tacolo sarà alla fine di ottobre.

“IL MICROFONO D'ARGENTO”: DILETTANTI NON ALLO SBARAGLIOcome promuovere un'immagine dell'invecchiamento lontano dai luoghi comuni

Luisa Armenia, responsabile del Progetto

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Per chi ancora non lo conoscesse, quello dei pony è un pro-getto che ha una storia lunga oltre 10 anni. Nasce infatti a To-rino, al Centro Provinciale Auser nel 1999 come iniziativa dicontrasto alla solitudine delle persone anziane e come misuradi sostegno alla loro domiciliarità. Un aiuto quindi portato di-rettamente a casa delle persone, sotto forma di visite di com-pagnia e supporto nello svolgimento di piccole commissioni,dalla spesa al ritiro dei farmaci all' acquisto dei giornali.Lanovità sta però nel fatto che i volontari dell' Auser sono stu-denti o ragazzi molto giovani, che hanno dai 14 ai 28 anni eche decidono di dedicare del tempo all' ascolto di personecon un' età e dei vissuti molto diversi dalla loro, il tutto sullabase di una ricerca di relazioni sociali, mettendosi in gioco inuno scambio di esperienze passate e riflessioni sul futuro. Sitratta di un progetto che ci ha dato e continua a darci grandisoddisfazioni, sia dal punto di vista di quelli che sono i risul-tati quantificabili, pensate che solo a Biella nel 2012 abbiamosvolto oltre 1550 servizi di compagnia prestando più di 2200ore gratuitamente all' ascolto ed all' interazione con personeanziane, arrivando ad attivare 70 ragazzi che quotidianamentesvolgono le attività di volontariato. Che è molto, ma diventapochissimo rispetto al fatto che in tutto il Piemonte vi sianooltre 1300 ponies della solidarietà. Ma i numeri non sono suf-ficenti a rendere giustizia a questa iniziativa. Esiste tutto l'aspetto di ciò che non è valorizzabile attraverso le cifre, ov-vero l' aspetto umano, quello più intenso, quello che riguardalo stare insieme e che io stessa sperimento quotidianamentein associazione. A Biella, dopo la promozione del progetto non tutte le richie-ste di aiuto che ci arrivavano da parte di anziani erano chia-ramente richieste di compagnia; alcune persone chiedevanoun pony per fare la spesa o per avere qualcuno che li aiutassead uscire di casa, perchè magari tempo prima nonostante ladifficolta a camminare, avevano provato ad andare soli e ma-gari caduti avevano perso sicurezza . Quindi il primo contattosi costruiva sulla richiesta di un servizio, non di relazione, manel giro di pochissimo tempo era possibile comprendere chela vera richiesta, quella latente, era una domanda di atten-zione ed il servizio diventava uno strumento per entrare incontatto.Ma noi sappiamo che si può essere soli anche in

mezzo a molti, ed è per questo che quello dei pony è un pro-getto che parte dalla condizione domiciliare per poi essereesteso alla realtà delle residenze, dove nonostante le mag-giori cure, non sempre gli anziani hanno la possibilità di tro-vare idonei spazi di socialità . Ed è così che come per ilservizio di spesa al domicilio, le attività di animazione diven-gono il canale che ci consente di stare con gli ospiti facendoqualcosa di utile, che sia centrato su ciò che amano fare, sulrecupero delle capacità residue e sulla proposta di semprenuovi stimoli. Pensiamo ad esempio ai laboratori di informa-tica in struttura: alcuni ragazzi mi raccontano aneddoti rela-tivi all' utilizzo di Google, ed alla felicità degli ospiti nel vederela loro casa da bambini e la loro strada dopo molti anni. Oancora ai laboratori di bellezza: anziane che giustamente nonvogliono rinunciare alla cura del proprio aspetto e che ma-gari a causa della mano ormai poco ferma non possono prov-vedere da sole a mettersi creme e smalto ed attendono conentusiasmo l' arrivo delle ragazze. Questi sono solo alcuniesempi ma che rendono l' idea di quale importanza abbianoquesti spazi di condivisione che divengono poi naturalmenteoccasioni per svagarsi ma soprattutto raccontarsi.Ma vediamola dalla parte dei più giovani, perchè scegliere diessere un pony, non è cosa semplice. Decidere di diventareamico di qualcuno che non conosci e che ha un' età moltodifferente dalla tua è una bella sfida, una sfida che i ragazzihanno accettato, talvolta dimostrando consapevolezza, altrevolte con una dose di incoscenza tipica della giovinezza, dovele decisioni le prendi un po' così, sulla scia della curiosità . Edè in questo scambio che si realizza il progetto, nella possibi-lità di sentirsi ancora utili, capaci di dare, di produrre un ri-sultato visibile nell' altro, trovando cosi il proprio posto nellasua vita . È questo il segreto dei pony : riuscire a spostare ciòche sta ai margini al centro, e questo vale per entrambi, gio-vani ed anziani. Un ponte fra generazioni dunque, ma anchefra culture, perchè va detto che molti fra i ragazzi che aderi-scono all' iniziativa sono di origine straniera ed ogni giornorompono il muro dei pregiudizi, prendendosi cura dei nostrianziani, adottandoli come nonni, ed abituando il mondo a nongiudicare ciò che non si conosce, ma ad aprire la mente e leporte con entusiasmo e curiosità.

PONY DELLA SOLIDARIETÀ, UN PONTEFRA GENERAZIONI E CULTURE Alice Ronchi, coordinatrice "Pony della Solidarietà" Auser Biella

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il convegno informativo sull’Amministratore di sostegno organizzato dall’Auser Barona Ticinese

Nel 2004 la figura dell’Amministratore di sostegno viene in-trodotta nel Codice Civile: la sua maggiore flessibilità e i minorioneri che comporta, la rendono più adeguata a confrontarsicon i bisogni delle nuove fragilità; essa viene infatti istituita perquelle persone che, per effetto di un’infermità o di una meno-mazione fisica o psichica, si trovano nell’impossibilità, ancheparziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi. Glianziani e i disabili, ma anche gli alcolisti, i tossicodipendenti,i malati terminali possono ottenere che il giudice tutelare no-mini una persona che abbia cura della loro persona e del loropatrimonio. A differenza di quanto possibile nel passato, l’Am-ministratore di sostegno consente di modellare intorno al sin-golo che si trova in difficoltà un supporto valido solo per lui,che tenga conto delle sue capacità e potenzialità, più che dellesue disabilità o fragilità. Si pone quindi come finalità la con-servazione di quelle capacità cognitive, anche residue, chel’Auser indica nei propri “ valori obiettivo”.Nel 2009 la Regione Lombardia lancia il programma “Ammi-nistratore di sostegno: l’attenzione alla persona “, all’internodel quale si concretizza il progetto “Insieme a sostegno”, natoper la promozione di questa figura nel territorio milanese, at-traverso la messa in rete delle risorse delle Associazioni di vo-lontariato firmatarie del programma: Auser aderisce a questainiziativa come associazione di riferimento per le persone an-ziane. “Insieme a Sostegno” istituisce i Punti di Prossimità,snodi cruciali per la promozione e la diffusione dell’AdS chefunzionano come sportello di informazione (orientamento,consulenza e supporto nell’istrutto-ria delle istanze e nella procedura ingenerale); Punto organizzativo diincontri di sensibilizzazione perpromuovere la conoscenza dellostrumento fra i cittadini e per offrirecorsi di formazione per aspirantiAdS, onde favorire l’acquisizionedelle competenze.L’Auser Barona Ticinese, che operaall’interno della RSA Famagosta, haraccolto l’invito del “Punto di pros-simità” del proprio quartiere e or-ganizzato, col supporto dellaDirezione della Residenza Famago-sta stessa, un convegno informa-tivo che si è svolto nel pomeriggio

del giorno 4 marzo. Relatrici Angela Catenacci, Responsabiledel Punto di prossimità locale , che ha illustrato il ruolo dellapropria struttura, e l’avv. Adele Quaroni, Presidente dell’as-sociazione volontari di “Oltre noi la vita”, che ha affrontato neldettaglio la storia di questo istituto e, stimolata dalle domandedi un pubblico molto interessato, ne ha sottolineatole poten-zialità e i punti di criticità emersi sul campo. La sala della Residenza Famagosta, quella stessa dove, concadenza settimanale, l’Auser tiene i corsi dell’Università dellaTerza età , ha visto la presenza di numerose persone, nonsolo esperti del settore ma, soprattutto parenti e cittadini ri-chiamati sia dall’esigenza di ottenere maggiori chiarimentisulle procedure da seguire che di conoscere più da vicino ilruolo dell’Amministrazione di sostegno. Tale figura deve rap-presentare una presenza effettiva e attiva accanto al benefi-ciario, al fine di rispettarne - fin dove possibile - le aspirazionie le capacità residue, affiancarlo o sostituirlo nel compimentodi determinati atti, garantirne la qualità di vita con scelte edu-cative, sociali, sanitarie e previdenziali. Auser Milano anno-vera fra i propri volontari alcuni Amministratori di sostegnoe ha portato, con Giovanni Pucci, il proprio contributo allagiornata evidenziando l’esigenza di creare “uffici” dove gliADS possano interagire e sostenersi allo scopo di garantiresia il diritto del beneficiario alla continuità dell’assistenza chequello dell’Amministratore ad affrontare con serenità periodidi assenza. La riflessione pubblica si è conclusa con questosguardo al futuro.

INSIEME A SOSTEGNOAngelamaria Pettinati, Vice Presidente Auser Barona Ticinese

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Il progetto dello sportello “Abitare Sicuri” aMacerata, nasce dalla mia personale espe-rienza di familiare di un genitore ospitenella struttura casa di riposo IRCR di Ma-cerata e dalla visita, come collettivo dellospi-cgil di Macerata, alle varie case di ri-poso della provincia. Struttura, quella diMacerata, dove vengono ospitati e accu-munati anziani di condizioni fisiche e co-gnitive le più diverse e dove le rettegiornaliere sono tra le più alte della RegioneMarche. Sono ospitati circa 100 anziani traautosufficienti (circa 10) e non autosuffi-cienti e rappresentano appena l’0,80% dellapopolazione anziana residente a Maceratacon riferimento alle statistiche del 2011. Queste strutture, perfortuna non tutte, sono più un parcheggio, un “mortificio”,che un luogo di un vivere dignitoso e rispettoso della condi-zione anziana.Dal forte processo di invecchiamento che sta cambiando pro-fondamente l’assetto sociale della mia città, emergono “nuovianziani”, si diffondono sempre di più patologie croniche deigrandi anziani (over 75 anni), le soglie di transizione delle varieetà si stanno posticipando, si stanno trasformando le reti direlazione sociale.Gli anziani ospitati presso le strutture residenziali sono pocacosa, rispetto agli anziani residenti, ma allora ,ci siamo chie-sti, come vive tutta la restante popolazione anziana? Le cro-nache della mia città segnalano storie di anziani, morti a casain solitudine, magari ritrovati dopo giorni. Tutto questo ha fattoscaturire la necessità sociale di capire quali fossero le esigenzeabitative degli anziani maceratesi, al fine di allontanare sempredi più la prospettiva della struttura “casa di riposo” e far vi-vere in autonomia nel proprio alloggio le persone anziane. Cosìè nato il progetto dell’Auser “Abitare Sicuri” condiviso dal-l’amministrazione comunale e costruito d’intesa con l’asso-ciazione Abitare e Anziani. Il progetto si articola in due fasi. La prima fase prevede un’inchiesta sulle esigenze abitativedegli anziani da cui evincere gli scenari sui quali poter rifletteree avviare un dibattito con quanti interessati al problema. Lacasa in cui gli anziani si trovano a vivere è spesso il risultatodi una serie di passaggi strettamente correlati all’evoluzione

del proprio nucleo famigliare, una casa grande, vuota e spessobisognosa di manutenzione. I tre principali fattori che atten-gono alla dimensione abitativa dell’anziano sono l’aspetto eco-nomico, trattandosi in gran parte di persone a reddito basso,quello fisico, relativo cioè all’adeguatezza dello spazio abita-tivo rispetto alle esigenze specifiche e quello sociale, trattan-dosi spesso di persone sole. La seconda fase, invece, prevede l’intervento su alcune atti-vità principali quali quella di adeguare il patrimonio abitativoalle proprie esigenze in presenza di alcune fragilità, tanto piùche la residenzialità diventa spesso un obbligo nei casi in cuil’anziano è solo e con un reddito insufficiente per poter as-sumere un’assistente famigliare, ristrutturare edifici resi-denziali e non residenziali esistenti rendendoli accessibili edotati di adeguati servizi sociali, favorire l’ambiente dome-stico come risorsa terapeutica per le persone con demenza,realizzare ex novo residenze sociali per anziani, realizzareforme di coabitazione solidale dove studenti ed anziani sottouno stesso tetto possono darsi una mano e favorire l’aggre-gazione di persone anziane che abitano in un determinatoquartiere e che usufruiscono di un insieme di servizi in co-mune. Abitare sicuri tende anche a sviluppare una rete di so-stegno sociale e assistenziale che contrasti l’isolamento e leforme improprie di “istituzionalizzazione” degli anziani, ancheutilizzando le più moderne tecnologie domotiche, per valo-rizzare il capitale sociale degli anziani e il valore dell’attivitàdell’anziano non retribuita.

ABITARE SICURI A MACERATAIl progetto Auser per una città a misura di anziani

Mario Zega

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SESTO FIORENTINO. L’AUSER NELLE SCUOLE A RACCONTARELA STORIA. LE TESTIMONIANZE DEI RAGAZZI

Un incontro con "La Banca dell'esperienza" un gruppo di personeche potrebbero essere i miei nonni, ma ventenni nello spirito, dal-l'animo nobile e sincero, che hanno vissuto la seconda guerramondiale e la resistenza. Ci hanno narrato storie, raccontato epi-sodi che sottolineano le ingiustizie dell'era fascista, i fatti terribilidelle due guerre che hanno insanguinato il mondo. Ci ha partico-larmente affascinato lo spirito con cui hanno affrontato i temi do-lorosi della loro gioventù, il loro umorismo, la loro energia evitalità. Hanno voluto farci partecipi della loro esperienza, nel ten-tativo di farci imparare, di farci sapere, perché noi giovani nondobbiamo dimenticare. Bravi! Bravi veramente questi anziani (chepoi per me tanto anziani non sono) che mi hanno fatto emozio-nare, divertire, commuovere con le loro canzoni e con le scenettedi Dante e Stenterello. Queste persone che voglio chiamare "gio-vani dentro" hanno letto con grande rispetto i dodici principi fon-damentali della nostra Costituzione repubblicana, entrata in vigorenel 1948 e per la quale molti italiani hanno combattuto: tra que-sti articoli come non ricordare quello che sancisce il ripudio dellaguerra? Ci siamo meravigliati che abbiano ancora voglia di rac-contare dei loro genitori, amici, fratelli, conoscenti che hanno sof-ferto durante la dittatura e la guerra. Loro sono dei sopravvissutiche non vogliono dimenticare, anzi vogliono condividere quelloche hanno passato. Questi giovani vecchi, con il loro coraggio diaprirsi a noi, mi hanno riempito il cuore di gioia; da quel giorno,finito l'incontro, qualcosa in me è cambiato: ho cominciato a ri-flettere sul fatto che l'uomo sbaglia a cercare sicurezza in quelledannate armi che ti tentano ma non risolvono niente. Cosa direalla fine di questo incontro-spettacolo? Che ci è piaciuto moltoperché queste donne e questi uomini sono riusciti a comunicarequello che volevano in maniera semplice e allegra, anche se hannotrattenuto a stento (e noi con loro) la commozione per il nostropassato glorioso, quando hanno intonato la canzone simbolo dellaresistenza italiana "bella ciao".

IL FILO D’ARGENTO A SIRACUSA, NEL RICORDO DI UN UOMO SPE-CIALE: NELLO PALAZZOLOVenerdì 15 febbraio presso il GrandHotel “Villa Politi” si è tenuta la mani-festazione di lancio e presentazione delprogetto “Filo d’Argento a Siracusa”che assicurerà a molti anziani soli efragili aiuto e sostegno grazie dalla retedi solidarietà messa in campo daAuser. L’evento è stato dedicato alla fi-gura e al ricordo di Nello Palazzolo,uno dei soci fondatori del circolo Auser

di Siracusa (il circolo e centro intergenerazionale porta il suonome). Nello Palazzolo (Emanuele, questo il suo nome peresteso), era nato nel 1952 e alla fine degli anni 70 aveva trovatolavoro in Montedison. In famiglia e al lavoro lo ricordano comeun combattente, una persona che andava dritto per la sua stradasenza fermarsi. Impegnato in prima linea sul fronte sindacalenella lotta per i diritti dei lavoratori e dell’occupazione, con la Fil-cea-Cgil, poi divenuta Filctem, aveva partecipato a diverse mani-festazioni a livello regionale e nazionale mantenendo il suoimpegno politico, nel PCI prima e nel PD poi, così come nel sin-dacato, anche dopo l’uscita in mobilità determinata dalle sue cat-tive condizioni di salute. Il suo impegno sul sociale ha fatto sìche sulla sua strada si presentasse l’occasione di partecipare aun’entusiasmante iniziativa di solidarietà: realizzare anche a Si-racusa un circolo Auser. Purtroppo non ha potuto completare ilprogetto del “Filo d’argento” perché il 5 Agosto del 2012 ci ha im-provvisamente lasciati. Continueremo a lavorare nel suo ricordoaiutando con il Filo d’Argento tanti anziani soli ed emarginati.Avremo con noi 25 volontari e garantiremo la risposta telefonicadal lunedì al venerdì dalle 16 alle 18. Salvo Antoci

OSTELLATO. I VOLONTARI A FIANCO DI CHI HA BISOGNO

Grazie al contributo di tanti cittadini e dell’amministrazione co-munale, ora i volontari del Gruppo Auser la Bussola di Ostellato(Ferrara), possono contare su un nuovo mezzo per il trasportosociale degli anziani.

IMOLA. INAUGURATO IL NUOVO AMBULATORIO SOLIDALE, UNOSPAZIO PREVENZIONE AL SERVIZIO DEI CITTADINI

È stata inaugurata la nuova sede dell’ambulatorio solidale di AuserImola. È situata presso il primo piano della Palazzina Ex DirezioneSanitaria Lolli (Piazzale Giovanni dalle Bande Nere/Viale Saffi), incui gli infermieri ed i volontari dell’Associazione svolgeranno leconsuete attività gratuite: iniezioni, misurazione pressione, glice-

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mia, peso, medicazioni ed altro e svilupperanno il progetto di pre-venzione e supporto alle malattie croniche definito in collabora-zione con l’Azienda Sanitaria. I cittadini affetti da malattie cronicheo che presentano fattori di rischio, in particolare gli ipertesi, inviatidai loro medici di famiglia o che spontaneamente si presente-ranno a questo “Spazio Prevenzione” potranno essere seguiti neltempo dai volontari Auser, che forniranno loro tutti i consigli utiliper mantenere sotto controllo la loro patologia in termini di dieta,movimento e, in generale, stili di vita salutari. A tal scopo i volon-tari dell’Auser sono stati appositamente formati dai professionistimedici dell’Ausl di Imola per svolgere questo delicato compito diconsulenza e di responsabilizzazione della popolazione, che potràcosì apprendere come controllare autonomamente, con i compor-tamenti quotidiani, la propria patologia cronica. L’AmbulatorioAuser-Spazio Prevenzione sarà attivo dal lunedì al venerdì dalle 9alle 11, ad accesso diretto. Adolfo Capurro

IL “TEATRO SENZA ETÀ” DELL’AUSER VITTORIA PROTAGONISTADI UN GESTO DI SOLIDARIETÀ

Sabato 23 febbraio al Teatro Comunale di Vittoria è andata inscena la commedia brillante “A disgrazia ri l’uomu maritatu”scritta e diretta da Emanuele Tolaro e recitata dal gruppo teatraleAuser “Teatro senza età”, tutti soci Auser, attori dilettanti. Il rica-vato è stato devoluto a tre Associazioni, oltre l’Auser l’ANFFAS diScoglitti e la Fondazione per la ricerca sulla Fibrosi Cistica, che cihanno sostenuto nell’affrontare il gravoso impegno teatrale. Allospettacolo erano presenti: il Presidente provinciale Auser Ragusa,Pippo Stella, che ha dato un saluto alla platea, i Presidenti delle treAssociazioni, che hanno spiegato gli scopi dei loro Centri, altrepersonalità, i ragazzi curati e seguiti dall’ANFFAS erano nelle primefile. La Presidente del Circolo Auser di Vittoria, Nella La Cava, hapresentato la commedia e gli attori e ne ha fatto alla fine un brevecommento. Il gesto di solidarietà è stato possibile grazie alla frui-zione gratuita del Teatro Comunale, messo a disposizione del-l’Auser dall’Amministrazione Comunale, nella persona del SindacoGiuseppe Nicosia a cui va il nostro grazie. La massiccia parteci-pazione allo spettacolo ha permesso il successo dello scopo be-nefico della serata. A tutti questi soci, persone eccezionali, vannoi nostri più calorosi ringraziamenti. In conclusione, questo eventodimostra ancora una volta che l’Auser è un’Associazione che con-tinua ad avere un’ attenzione speciale per le disabilità e la ricercaper patologie gravi (e non solo a parole) con il grande cuore delsuo volontariato. Rosa Vindigni

DAL LIDO DI VENEZIA ALL’INDIA, LA SOLIDARIETA’ SENZA CON-FINI DI AUSERDopo la tragedia dello tsunami, il nostro circolo si è mobilitato, edabbiamo sostenuto con progetti mirati alla ricostruzione, le po-polazioni colpite in India. Non le abbiamo mai lasciate sole. Il lorograzie ci emoziona profondamente. Sandro Cicogna, Circolo Auser Lido di Venezia

SESTO FIORENTINO. GLI AMICI DEI GIARDINI SI CHIAMANOAUSER

"AmiciI dei giardini" è il progetto di cittadinanza attiva che, dal2009, coinvolge un gruppo di volontari dell'Auser di Sesto Fio-rentino. l'iniziativa aveva preso il via nel giugno di quattro anni fagrazie ad un finanziamento del Cesvot, ed era stata avviata, in viasperimentale, per sei mesi nell'area verde "Città di Mahbes" in vialeTogliatti a Padule. Poi, visto il gradimento il servizio è proseguitoin autogestione e anzi si è ampliato. In totale i volontari impegnatinel servizio sono stati 14 ed hanno svolto, l'anno scorso, un to-tale di 134 presenze nelle due aree verdi. Durante questi turnihanno ricevuto segnalazioni degli utenti delle aree verdi su even-tuali guasti e disservizi (relativi ad esempio a panchine o giochiper i più piccoli) ma anche rispetto alla manutenzione del verde esono stati interpellati per proposte e suggerimenti o, semplice-mente, per fare due chiacchiere. La presenza dei volontari, rico-noscibili dalle loro pettorine gialle fosforescenti, infatti è diventatauna immagine consueta e il servizio è molto apprezzato: fra l'al-tro, anche se la loro funzione non è assolutamente questa, ilgruppo dell'Auser che staziona nelle due aree verdi rappresenta,in un certo senso, anche un deterrente per chi intende commet-tere atti vandalici. Il report 2012 chiarisce che gran parte delle se-gnalazioni ricevute dai volontari, trasmesse telefonicamente o conapposito modulo all'Ufficio di prossimità della polizia municipale,sono state prese in carico con la risoluzione dei problemi posti: al-cune panchine, ad esempio, sono state riparate o sostituite, sonostate sostituiti lampade e lampioni dell'illuminazione pubblica dan-neggiati, è stato ripristinato il passaggio per carrozzine nel giar-dino di piazza Mahbes, sono stati potati i rami troppo fluenti deglialberi con successivo trasporto delle fronde alla vicina stazioneecologica di via De Gasperi.

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IL MIO RICORDO DI MONSIGNOR NERVOHo avuto l’onore di conoscerloin alcune opportunità d’incon-tro e di dialogo alla FondazioneEmanuela Zancan e nei semi-nari al “Centro Studi Malosco”della stessa fondazione. Inparticolare a Malosco (TN) hoapprezzato le Sue riflessioniideali religiose, ma anche lai-che e sociali. Era attentissimoalle difficoltà umane e forte-mente sensibile alle problema-tiche sociosanitarie eassistenziali. La sua “voce” erarivolta ai governanti nazionali,regionali e locali, per chiedere azioni di contrasto alle povertà e perl’attuazione di riforme per aiutare i disabili e i non autosufficienti.Non dimentico la Sua raccomandazione al volontariato e al terzosettore che nell’esercitare la loro sussidiarietà, questa non devemai sostituire, cancellare, posti di lavoro e nemmeno deve esserealternativa alle responsabilità e ai compiti delle pubbliche ammi-nistrazioni. Nella discussione non è mai mancato il Suo solaresorriso di speranza, che, sono convinto, lo accompagnerà anchein Cielo. Franco Piacentini, Presidente regionale Auser Veneto

L’AUSER “CENTOSTELLE” DI BETTOLLE HA UN NUOVO PRESIDENTEÈ stata una Laurea ad Honòrem l’elezione di Marino Nucci a pre-sidente dell’Auser-“Centostelle” di Bettolle dopo undici anni dipermanenza nel consiglio direttivo, e non solo. Perché MarinoNucci è stato promotore e socio fondatore, nel maggio del 2001,del Circolo Ricreativo Auser Centostelle, rendendosi sempre di-sponibile per ogni esigenza dell’associazione assumendosi inca-richi manuali e altri meno pesanti ma di sicura responsabilità che,eseguiti con piena coscienza e correttezza, hanno fatto crescerein Circolo Ricreativo in modo esponenziale. Quindi una presidenzaannunciata dalla stima e la fiducia dei soci che gli hanno attribuitoil 62% dei voti e l’unanimità dai 14 consigliere eletti nel ConsiglioDirettivo. Per cui, si potrebbe dire, onore al merito a Marino Nucciche succede alla presidente Clara Mencaroni che per 11 anni hapresieduto l’Auser Centostelle promuovendo molte iniziative a fa-vore dei soci che hanno raggiunto la bella cifra di 705 tesserati nel2012, in un paese di 2800 abitanti, vantando, in percentuale agliabitanti, il numero più alto di iscritti all’Auser della provincia diSiena. Bruno Nucci

CARMELA GRIZZANTI È IL NUOVO PRESIDENTE DEL CIRCOLOAUSER “NON SOLO ANZIANI” DI PALATA

CASALE SUL SILE (TV). IL DISEGNO VINCITOREQuesto è il disegno che è risultatovincitore del primo premio del con-corso “Carnevalando 2013” pro-mosso dal Circolo Auser di Casalesul Sile (Treviso). Il disegno è statorealizzato dagli Studenti della terzaclasse della Scuola Media di Casalesul Sile. Bruno Barbazza

TAVARNELLE E BARBERINO.IN 100 ALLA CONFERENZA PERDIFENDERSI DA TRUFFE E RAGGIRI

Continua il grande successo dell’iniziativa "Anziani Insieme al Cir-colo" del giovedì, tantissimi hanno partecipato alla iniziativa cheaveva per tema "Parliamo di Sicurezza e Legalità". Grazie al pre-zioso contributo dell'Arma dei Carabinieri la conferenza è stataseguita da più di cento persone e il fatto ci riempie di soddisfa-zione, noi dell'Auser, il Circolo La Rampa, lo SPI-CGIL, la SezioneSoci Coop, per aver contribuito ad informare a come difendersidalle truffe, dai raggiri, dai furti ecc. i nostri concittadini.Paolo Pandolfi

IMOLA. PREVENIRE È MEGLIO

Grande successo degli incontri promossi da Auser Imola sullaprevenzione. Sono stati circa 300 i partecipanti alle conferenze in-formative. Adolfo Capurro

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La foto vincitrice del concorso nazionale

Tiziana Francavilla è l’autrice di questa foto dal titolo “Invio”prima classificata del concorso nazionale di Auser “Informarsie comunicare al tempo del web e della tv”

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LA PASTADELL’AUSERPER RICORDARSIDEGLI ANZIANI.

IL 18 e 19 MAGGIO 2013NELLE PIAZZE ITALIANE.

Con la Pasta dell’Auser aiuti il Filo d’Argento, il servizio telefonico dedicato agli anziani soli ed emarginati. Con la Pasta dell’Auser compi un’azione buona due volte: al sapore della solidarietà, infatti, aggiungi quello dell’impegno sociale, perché questa pastasostiene il progetto Libera Terra che restituiscealla collettività i beni confiscati alle mafie.

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