La meditazione il corpo dellorazione

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10 la meditazione - II il “corpo” dell’orazione Nel precedente articolo abbiamo esaminato la preparazione alla preghiera, pre- parazione dalla quale dipende in gran parte la riuscita della preghiera stessa. Terminata la preparazione si entra nel vivo della preghiera mentale, in quello che viene chiamato il “corpo” dell’orazione. Q ui vi sono tanti metodi, tante vie. Sarebbe molto bello esaminare almeno i più importan- ti di questi metodi, in modo che ciascuno, dopo un’adeguata esperienza di essi, possa scegliere quello in cui si trova meglio, nel senso che la preghiera gli risulta più facile e più fruttuosa. Occorre dire però che questi metodi non differiscono fra loro sostanzialmente, poiché l’es- senza della preghiera mentale è sempre la stessa. Si tratta di parlare con Dio, pensare a Dio amandolo, contemplare amorosamente Dio. E’ celebre la definizione della preghiera mentale

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Nel precedente articolo abbiamo esaminato la preparazione alla preghiera, pre-parazione dalla quale dipende in gran parte la riuscita della preghiera stessa.Terminata la preparazione si entra nel vivo della preghiera mentale, in quelloche viene chiamato il “corpo” dell’orazione.

Qui vi sono tanti metodi, tante vie. Sarebbe molto bello esaminare almeno i più importan-ti di questi metodi, in modo che ciascuno, dopo un’adeguata esperienza di essi, possa

scegliere quello in cui si trova meglio, nel senso che la preghiera gli risulta più facile e piùfruttuosa.

Occorre dire però che questi metodi non differiscono fra loro sostanzialmente, poiché l’es-senza della preghiera mentale è sempre la stessa. Si tratta di parlare con Dio, pensare a Dioamandolo, contemplare amorosamente Dio. E’ celebre la definizione della preghiera mentale

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che dà S.Teresa d’Avila, la grande maestra dell’orazione: «Per me – ella dice – l’orazione è unintimo rapporto di amicizia, uno scambio a tu per tu con Colui dal quale sappiamo di essereamati».

Di solito per entrare nel vivo della preghiera, cioè di questo scambio, conviene avere unmateriale già preparato che serva come argomento per l’orazione. I maestri spirituali consi-gliano addirittura di fissare l’argomento la sera prima. Qui non c’è che da provare…

Di solito l’argomento della meditazione è dato da un libro. S. Teresa d’Avila confessa cheper una quindicina d’anni non le riusciva di fare l’orazione senza servirsi di un libro. Il libroaiuta a fissare l’attenzione, impedendo alla fantasia (che Santa Teresa chiama la “matta dicasa”) di svolazzare qua e là.

Trovare il libro adatto è molto importante. Alcuni si servono della liturgia del giorno (let-ture della Messa o dell’Ufficio Divino), oppure direttamente della Sacra Scrittura. C’è invecechi si trova meglio con un libro di meditazioni già fatte, divise in punti. Comunque i momentidella preghiera sono sostanzialmente tre: lectio, meditatio, contemplatio (lettura, meditazione econtemplazione, cioè colloquio affettivo).

Quando, dopo aver letto alcune righe, la mente e il cuore cominciano a sentirsi toccati, èbene chiudere il libro e soffermarsi a pensare a quanto si è letto, suscitando in noi sentimentidi fede, di pentimento, di ammirazione, di lode, di speranza, di amore e così via. Questa è lapreghiera mentale vera e propria. Questo è in senso stretto il “cuore” della preghiera.

LA CONCLUSIONE DELLA PREGHIERA

La conclusione della preghiera è molto importante. Si tratta di “tirare le fila”. La conclu-sione comprende il proposito e, almeno secondo il metodo di San Francesco di Sales, il cosid-detto “mazzolino spirituale”.

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Il proposito deve essere formulato in modo concreto. Per esempio, supponiamo che ioabbia meditato sul raccoglimento di Maria Santissima. Per tutta la giornata mi sforzerò di nonlasciare andare la fantasia e di rinunciare ad ogni parola inutile. Oppure, se ho meditato sullacarità, mi sforzerò di essere gentile e sorridente con tutti quelli che incontro, in particolare conquella persona che a volte mi tratta male. E chiederò l’aiuto del Signore per riuscirci.

Il “mazzolino spirituale” consiste nel raccogliere uno o più pensieri, una o più parole,come dei fiori da un giardino, in modo da poter, durante la giornata, sentendo il profumo diquei fiori, rivivere la bella esperienza che ho fatto visitando quel giardino. Ciò ha il vantaggiodi far sì che l’orazione mentale non rimanga chiusa in se stessa, come un cassetto che si apre esi tiene chiuso fino al giorno dopo, ma riempia tutta la giornata, e così trasformi tutta lanostra vita quotidiana.

LE DISTRAZIONI E L’ARIDITÀ

Chiunque si impegna nella vita di preghiera si troverà prima o dopo a dover affrontare ledistrazioni. E’ importante a questo punto distinguere le distrazioni volontarie e quelle invo-lontarie. Le prime possono e devono essere evitate, nella misura consentita dalla nostra debo-lezza umana, mentre le seconde vanno sì evitate, ma non è possibile, di solito, eliminarle com-pletamente. Le distrazioni involontarie possono essere notevolmente ridotte se la preghiera èstata adeguatamente preparata (si veda l’articolo precedente). Le distrazioni totalmente invo-lontarie non sono un peccato e non compromettono il valore della preghiera.

L’aridità è un fenomeno assai frequente nella vita di preghiera (San Giovanni della Croceparla della “notte oscura”). Chi si trova in tale stato deve chiedere al Signore di liberarlo, sequesta è la Sua volontà, deve prendere tutti gli accorgimenti necessari per ravvivare la sua pre-ghiera, ma non deve avvilirsi o scoraggiarsi. San Francesco di Sales porta questo esempiomolto consolante. Anche le statue in chiesa, dice, sono fredde e non provano alcun sentimento,eppure con la loro semplice presenza danno lode a Dio. Anche noi, se possiamo, nell’ariditànon lasciamo mai la preghiera, ma stiamo davanti al Signore. Egli ci ricompenserà, a suotempo, di questa nostra perseveranza e fedeltà.

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L’ORAZIONE MENTALE E IL ROSARIO

Chi vuole intraprendere un cammino spirituale veramente seriodeve essere fedele alla meditazione quotidiana (di solito per lo spa-zio di mezz’ora). Ma non può mancare anche il rosario quotidiano(almeno una corona). L’orazione mentale permette di dire meglio ilRosario (con più attenzione ai misteri), e d’altra parte il rosario creaquel clima spirituale che facilita l’orazione mentale. Quindi i due tipidi preghiera si aiutano reciprocamente.

Quando per esempio al primo sabato del mese si medita peralmeno un quarto d’ora sui misteri del rosario (come chiede laMadonna), la recita della corona che contiene quei misteri vienecome trasfigurata, ed è incomparabilmente più bella e più fruttuosa.

Ma il legame fra la preghiera mentale e il rosario sta anche nelfatto che il rosario è anch’esso, sia pure a suo modo, una certa pre-ghiera mentale. Infatti l’anima del rosario sta nella “contemplazio-ne” dei misteri: ora, la contemplazione è proprio l’atto caratteristicodella preghiera mentale.

Certamente l’unire la preghiera mentale con quella vocale (larecita delle Ave Maria) può comportare delle difficoltà. Per questoalcune anime si trovano a disagio con la recita del Rosario (valgaper tutti l’esempio di Santa Teresa di Gesù Bambino). Ma sono casipiuttosto rari. Il rosario detto bene e con calma facilita la contem-plazione. L’anima che dice il rosario si trova immersa via via nei sin-goli misteri, che le sono familiari e nei quali si trova a proprio agio.Il rosario è una preghiera spiritualmente riposante. Portiamo anchequi un esempio: il Papa Giovanni Paolo II, che è stato una grandeanima contemplativa, affermava con la massima semplicità: «il rosa-rio è la mia preghiera preferita».

P. Roberto Coggi o.p.