MEDITAZIONE - QUARTA VIA

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delimitazioni.sicurezza e stabilite, che vi ha prodotto irrigidi' menti e separazioni. Ecco. dunque, come la coscienza si d autolimitata.restringendo il proprio campo d'azionee creando un inconscio mentale che oggi si opponea ogni cambiamento' a ogni contattopiit diretto con I'Inconscio originario.Comprende- re di pii. diventare pit consapevoli, significa aprirsi a quel potere da cui ci siamo volontariamenteallontanati e che costituisceda sempre la nostra stessa sostanza. La lotta dell'evoluzione,secondoMdre, si svolgeoggi attorno a questa barriera:da una parte la coscienza-materia che cerca di espandere il proprio potere e dall'altra la struttura mentale, conscia e inconscia, che vi si oppone.In un certo senso, dato che anche la mented materia cosciente, E la Materiache si opponea se stessa, con le sue diversegradazionie realizzazioni; i la lotta di un livello di coscienza-materia contro I'altro' d il gioco (/tla) del divino. Ma la via dell'evoluzione va avantilo stesso, fra mille ostacoti. rallentamenti, deviazioni, sprechi e passi indietro, diretta verso una graduale conquista dell'incoscienza mentale, v! nio un'espansione della materia cosciente, venio un allarga' mento del potere creativo dell'uomo. Questo d il messaggio incoraggiante di Mdre e Aurobindo' Il risveglio della coscienza dev'esiire il risveglio d'ogni minima particella fisica, d'ogni cellula del corpo. Non basta che la coscienza sia illuminata, anche il corpo deve esserlo' E quando lo sari, diventerl qualcosa di diverso e potri utilizzare i grandi poteri di cui C originalmente fornito. ln conclusione, poich6 le radici della mente si trovano in' dubbiamente nella materiae non in un astrattoe asettico iperura' nio, se vogliamo trovare un varco per sfuggire dalla prigione delle limitazioni e dei condizionamenti di origine mentale, dobbiamo ritrovare il contatto con la nostra pit pura essenza materiale. Il cerchiosi chiude: la coscienza ritrova la propria origine, la materia ritrova se stessa e I'evoluzionecdmpie un altro importantissimo passo. Sia Mdre che Aurobindo avevano la consapevoleua di essere dei pionieri, di starlavorando non soloper la propria salvez' za individuale, ma ancheper la Terra intera, perchdil passaggio che loro avevano aperto sarebbepoi stato disponibile per ogni essere umano. Morto Aurobindo nel 1950, Mdre sostenne da sola, per altri ventitrC anni, il pesodella trasformazione supermentale, ia battaglia contro le abitudini millenariedella specie, contro quel' I'atavica menzogna ched la mente, contro quell'antico errorecheC I'ego, contro quel "vizio assurdo"che 0 la morte. l2 La meditazione secondo Gurdjieff La condizione fondamentale dell'uomoC il sonno;I'uomo d ad- dormentato, la sua coscienza d ipnotizzata, confusa; egli non sa chi d, non sa perch! agisce, d unaspecie di macchina, un automa, cui tutto "succede"; non ha il minimocontrollosui propri pensie- ri, sulle proprie emozioni, sulla propria immaginazione, sulla propria attenzione; crede di amare,di desiderare, di odiare, di, volere,ma non conosce mai le vere motivazioni di guesti impulsi che compaiono e scompaiono comemeteore; dice ..io sono.', ..io faccio","io voglio", "io desidero", credendo di avere dawero un ego unitario. mentred frammentato in una moltitudinedi centri che di volta in volta lo dominano; si illudedi aver coscienza di s6, ma non pud svegliarsi da s6, pud soltanto sognare di svegliarsi; pensa di poter governare Ia propria vita, ma e una marionetta direttada forzeche ignora; trascorre I'intera esistenza nel sonno e muore nel sonno; passa tutto il tempoin un mondosoggettivo cui non pud sfuggire; non d in gradodi distinguere il reale dall'imma- ginario; sprecale proprie energie a inseguire cose superflue; e soloqualche volta si rende contochenon d soddisfatto, chela vita gli sfugge,che sta sciupandoI'occasione che gli d stata offerta. Questo d I'uomo per Gurdjieff. Quando I'individuo incominciaa diventarecosciente di non esserepadrone di se stesso, di vivere come uno zozbi con il cervello annebbiato, ecco che si mette a considerare le varie strade che pud percorrere per tentare di svegliarsi. Tali vie sono tradizionalmentetre: la via del fachiro, ossiala via dell'ascesi e dellalotta controil corpofisico e i suoi desideri; la via del monaco, ossia la via della fede in Dio, del sentimento, del sacrificio della propria volonti; e la via dello yogi, basata sullo sviluppodella c9!9T! nza e percid dell'intelletto. Questestrade sono lunghe, difficili e incerte, perch! "lavorano" soltanto su uno dei tre piani 223

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Gurdjieff - dal libro: tecniche della meditazione orientale - di C. Lamparelli

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delimitazioni. sicurezza e stabilite, che vi ha prodotto irrigidi'

menti e separazioni. Ecco. dunque, come la coscienza si d

autolimitata. restringendo il proprio campo d'azione e creando

un inconscio mentale che oggi si oppone a ogni cambiamento' a

ogni contatto piit diretto con I'Inconscio originario. Comprende-

re di pii. diventare pit consapevoli, significa aprirsi a quel

potere da cui ci siamo volontariamente allontanati e che

costituisce da sempre la nostra stessa sostanza.

La lotta dell'evoluzione, secondo Mdre, si svolge oggi attorno

a questa barriera: da una parte la coscienza-materia che cerca di

espandere il proprio potere e dall'altra la struttura mentale,

conscia e inconscia, che vi si oppone. In un certo senso, dato che

anche la mente d materia cosciente, E la Materia che si oppone a

se stessa, con le sue diverse gradazioni e realizzazioni; i la lotta

di un livello di coscienza-materia contro I'altro' d il gioco (/tla)

del divino. Ma la via dell'evoluzione va avanti lo stesso, fra mille

ostacoti. rallentamenti, deviazioni, sprechi e passi indietro,

diretta verso una graduale conquista dell'incoscienza mentale,

v!nio un'espansione della materia cosciente, venio un allarga'

mento del potere creativo dell'uomo. Questo d il messaggio

incoraggiante di Mdre e Aurobindo' Il risveglio della coscienza

dev'esiire il risveglio d'ogni minima particella fisica, d'ogni

cellula del corpo. Non basta che la coscienza sia illuminata,

anche il corpo deve esserlo' E quando lo sari, diventerl

qualcosa di diverso e potri utilizzare i grandi poteri di cui C

originalmente fornito.

ln conclusione, poich6 le radici della mente si trovano in'

dubbiamente nella materia e non in un astratto e asettico iperura'

nio, se vogliamo trovare un varco per sfuggire dalla prigione delle

limitazioni e dei condizionamenti di origine mentale, dobbiamo

ritrovare il contatto con la nostra pit pura essenza materiale. Il

cerchio si chiude: la coscienza ritrova la propria origine, la materia

ritrova se stessa e I'evoluzione cdmpie un altro importantissimo

passo. Sia Mdre che Aurobindo avevano la consapevoleua di

essere dei pionieri, di star lavorando non solo per la propria salvez'

za individuale, ma anche per la Terra intera, perchd il passaggio

che loro avevano aperto sarebbe poi stato disponibile per ogni

essere umano. Morto Aurobindo nel 1950, Mdre sostenne da sola,

per altri ventitrC anni, il peso della trasformazione supermentale,

ia battaglia contro le abitudini millenarie della specie, contro quel'

I'atavica menzogna che d la mente, contro quell'antico errore che C

I'ego, contro quel "vizio assurdo" che 0 la morte.

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La meditazione secondo Gurdjieff

La condizione fondamentale dell'uomo C il sonno; I'uomo d ad-dormentato, la sua coscienza d ipnotizzata, confusa; egli non sachi d, non sa perch! agisce, d una specie di macchina, un automa,cui tutto "succede"; non ha il minimo controllo sui propri pensie-ri, sulle proprie emozioni, sulla propria immaginazione, sullapropria attenzione; crede di amare, di desiderare, di odiare, di,volere, ma non conosce mai le vere motivazioni di guesti impulsiche compaiono e scompaiono come meteore; dice ..io sono.', ..io

faccio", "io voglio", "io desidero", credendo di avere dawero unego unitario. mentre d frammentato in una moltitudine di centriche di volta in volta lo dominano; si illude di aver coscienza di s6,ma non pud svegliarsi da s6, pud soltanto sognare di svegliarsi;pensa di poter governare Ia propria vita, ma e una marionettadiretta da forze che ignora; trascorre I'intera esistenza nel sonno emuore nel sonno; passa tutto il tempo in un mondo soggettivo cuinon pud sfuggire; non d in grado di distinguere il reale dall'imma-ginario; spreca le proprie energie a inseguire cose superflue; esolo qualche volta si rende conto che non d soddisfatto, che la vitagli sfugge, che sta sciupando I'occasione che gli d stata offerta.Questo d I'uomo per Gurdjieff.

Quando I'individuo incomincia a diventare cosciente di nonessere padrone di se stesso, di vivere come uno zozbi con ilcervello annebbiato, ecco che si mette a considerare le variestrade che pud percorrere per tentare di svegliarsi. Tali vie sonotradizionalmente tre: la via del fachiro, ossia la via dell'ascesi edella lotta contro il corpo fisico e i suoi desideri; la via del monaco,ossia la via della fede in Dio, del sentimento, del sacrificio dellapropria volonti; e la via dello yogi, basata sullo sviluppo dellac9!9T!nza e percid dell'intelletto. Queste strade sono lunghe,difficili e incerte, perch! "lavorano" soltanto su uno dei tre piani

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su cui vive I'uomo: quello fisico, quello emotivo-sentimentale o

quello intellettivo. Ed d arduo partire da una sola dimensione per

conquistarnc trc, per riacquisire quell 'unit) su cui si fonda I'essere

unrano. Inoltre tutt 'e tre hanno in comune il fatto che si deve

cambiare radicalnrente la propria vita, abbandonare I 'ambiente in

cui si d sempre vissuti, contrastare I'esistenza abituale e morire al

mondo.

Un uomo che cerchi il risveglio. anche se d intelligente e colto,

si trova in una situazione quasi senza speranza. E difTicilissimo

trovare una vera scuola di asceti o di yogi. una scuola che diagaranzie di serietir e i l cui maestro sia un i l luminato. Di chi

fidarsi? Come sapere se un maestro d un risvegliato o uno che si d

convinto d'esserlo o un imbroglione o un pazzo? E quanto alla via

religiosa. vediamo ormai tutti che la chiesa si d trasformata in una

delle tanti istituzioni sociali. Corne fare, allora'l La vita mondana,

anche quella che ha piD successo. non pud minimamente incidere

sull 'evoluzione della nostra "essenza"; d una vita che ci porterir

inesorabilmente alla morte senza averci consensito nessun passo

avanti, nessun barlume d'i l luminazione. Ci spegneremo dopo es-

sere sempre vissuti in stato letargico: passeremo da un tipo di

sonno a un altro tipo di sonno. senza aver veramente vissuto,

senza esserci resi conto che abbiamo girato "eternamente in un

solo e medesimo cerchio".

Per fortuna esiste una quarta via, una via che non richiede una

rinuncia al nrondo. che permette di lavorare sulle tre dimensioni

contemporanearnente, che d personalizzata e che d birsata sulla

comprensione di tutto cid che d incosciente o involontario, sulla

riappropriazione dell 'essenza. I l fachiro d in genere un individuo

grossolano. poco colto, dotato solo di una grande volontir; in lui

predomina la funzione istintiva o motoria; lavora all 'oscuro, senza

conoscere lo scopo. i metodi e irisultati. I l monaco, l 'uorno di

chiesa. sa qualcosa di pin, ma d comunque guidato da un senti-

mento ed i condizionato da una tradizione: in lui predomina la

funzione emozionale. Lo yogi conosce il metodo della concentra-

zione e sa che con questo pud raggiungere una determinata meta,

ma d come separato dal mondo. d costretto a distaccarsene; in lui

predomina la funzione intellettiva. Invece il quarto uomo vive nel

nrondo ed d dotato dalla conoscenza nece'ssaria per raggiungere il

r isveglio: egli sa che soltanto uno sforzo cosciente pud liberarlo

dalla meccanicit i della vita normale.

In questo quarto uomo. Gurdjieff adombra certamente se stes-

so, i suoi tratti psicologici. il suo tipo di ricerca spirituale e le sue

caratteristiche di sintesi e di originaliti, che ne fanno uno dei piistraordinari maestri del nostro iecolo, un personaggio unico, an_che per la provenienza geografica e per l.origine della sua cultura.Una volta tanto, infatti, abbiamo un maest;o di meditazione chenon d nato in India o in Giappone, ma in un paese di contine fraEuropa ed Asia, in una provincia contesa fra Russia e turcrria,nella quale si fondevano civilti orientale e civilti occidentafe,secondo un connubio di cui lo stesso Gurdjieff sari espressione,dato che ner suo pensiero confluiscono sia idee tratte daila tradi_zione pitagorica e dal neoplatonismo. sia concezioni dell'oriente(yoga, zen' buddhismo), sia dottrine oer MeJio orienre (islami-smo, sufismo: confraternita Sarmoung), sia infine esigenze e modidi vedere di un moderno uomo occldentale.

.. Nato nel 1877, egli viaggid a lungo in Asia Centrale, alla ricerca

di quei maestri, di quegli "uomini-straordinari" che conoscesserorlualche metodo per ottenere il risveglio. Di quesre sue peregrina_zioni - che mescolano ricerca spirituite, commercio e avventura _resta come testimonianza (anche se volutamente travisata) il suolibro Incontri con uomini straordinari. Ner r9l3 ro ritroviamo inRussia, a Mosca, dove si circonda di numerosi discepoli, fra cuiOuspensky (cui dobbiamo i pii importanti scritti, J"ff,i"*g""_mento di Gurdjieff) e il compositore Thomas de Hartmann.Quando scoppia la rivoluzione, si trova uC irr.ntuL, a nord delCaucaso, dove ha fondato l'..Istituto per lo sviluppo armonicodell'uomo". per non essere coinvotto neila guerru ciuile, si sposta,con un viaggio avventuroso, nella citti di Tiflis e quindi a Cbstan_tinopoli. Di qui passa poi in Germania, in Inghilterra e infine inrrancta. a Fontainebleau, dove affitta un castello in cui impartiscei-suoi insegnamenti a un gruppo eterogeneo di allievi ifra cuiKatherine Mansfield) e orginizzarprttu.ioli di ..Janze

sacre,,. Nel1924 si reca a New yorkf dove cerca di diffondere re sue idee.Ritorna quindi in Francia, dove nel 1949 muore.

Secondo il suo insegnamento, non tutti gli uomini sono dotati diun'animaimmortale (il ..corpo

astrale"), iir quanto quest,ultima dil frutto di un lavoro che si deve compiere su di s6, attraversosforzi coscienti e una dura lotta interiore: esiste soltanto unapotenzialitir che deve essere attuata. Ir punto di partenza d ra presadi coscienza della condizione disastroia netta quale ci trouiamo,primo, perchd non riconoscramo neppure il nostro stato di sonno:

I Cfr. Bibliografia.

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secondo. perchd, anche quando np siamo consapevoli. non sap-

pianro che cosa fare per uscirne; e. terzo, perchd la Terra e i suoi

abitanti si-trovano. nell 'ordine cosmico, in una posizione svantag'

giata. Gurdjieff possiede una visione cosntologica quanto mai

precisa, secondo cui i l "Raggicl di Crcazione" si sarebbe manife-

itato a vari I ivell i . ad ognuno dei quali corrispondono deternlinate

Ieggi. Ora. nell 'universo. esistono pianeti pii favorit i del nostro:

la terra d infatti sottoposta a 4tl ordini di leggi e si trova in uno dei

posti peggiori del ctlsmcl. Di ctlnseguenza l'uomo deve compiere

un lungo e faticoso lavoro su di si per riuscire a l iberarsi dai

conclizionarnenti che lo opprimono. La sua anima, la sua "essen-

za", e piuttosto "primitiva. selvaggia ed infanti le. oppure sempli-

..*"ni. stupida". e i l suo vero sviluppo dipende dagii sforzi di

consapevolezza che ognuno saprd cornpiere.

L'essenza, secondo Gurdjieff, d la nostra parte pii autentica e

originale, mcntre la personalit ir d qualcosa di costruito e di postic-

cicl. ossia tutto cid che viene dalla cultura, dall 'educazione, dall ' i '

nritazione. rJalla tradizictne. ecc. Conre direbbe lo zen. si tratta di

scoprire i l nostro volto prima della nascita. Tuttavia tale scoperta

non dipende soltanto da cid che possianro supere' ma soprattutto

da corrte riuscirento a uti l izzare queste conoscenze pcr sviluppare

la nustra essenza. il nostro e.r.sere.

Fra i principi che dobbiamo conoscere, importantissime sono la

Legge del Tre e la Legge del Sette. perche influiscono su ogni

nostra azione. La prinra fa si chc ciascun cvento sia sottoposto a

tre forze: attiva, passiva e neutralizzatrte (d evidente l ' ispirazione

ai tre grrna del slmkhya). Anchc se ci accorgiitmo spesso che a

ogni nostra azione (forza attiva) si oppone una certa resistenza

(forza passiva), raramcnte ci rcndiamo conto dell ' influenza di una

terza forza neutralizzante che opera nel scnso di un equil ibrio

delle altre due. Affinchd qualcosa accada, si deve verif icitre una

cornbinazione delle tre forze, che sono quanto mai mobil i e varia-

bil i : qualsiasi avvcnitnento, ulnano o naturale' nasce in cotrsc'

gu"nri clel loro incontro. Quanto alla l.egge del Sette, essa ci dice

ih. u.t.utl processo al nt<lndo si sviluppa in l inea rctta, senza cioe

interruzioni o deviazi<lni. Ed d per questo motivo che i nostri

sforzi. le nostre azioni, le nostre deterntinazioni, dopo un ccrto

periodo (ottava), tendono a perdere la loro originaria intcnziona-

iitL. p.t riuscirc a portarl i f inc in fondo, occorrc I ' intcrvento di

quello che Gurdjieff dcfinisce uno "shock addizionale". A tutti,

egli dice. sarir capitato d'intraprendere una deternrinata uzione,

un determinato lavoro. arnrati delle migliori intenzioni, e poi di

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r.rl lcntare gradatamente, di dirninuire lo sforzo e, alla fine. se non(' i lrtcrvenuto qualche fatto eccezionale, di deviare dalla direzione,'riginaria. Ebbene. cluesto awiene perchd, in base alla Legge ciel\( t le , lc forze agiscono discontinuamente. devianclo a ogni salto.

I 'rcnclendo come modello la scala musicale, Gurdjieff sostiene, Irc oqni noslr<l sforzo awiene per ottave. cui mancano determi-rr:rt i scrnitoni, in corrispondenza dei quali si verif ica la deviazione.\c percir) vogliamo mantenere a lungo il nostro sforzo. dobbiamo;rvvcrtire quando intervienc i l salto e, a quel punto, introdurre lo' 'shock addizionalc", t_rssia un'ulteriore spinta a proseguire inlrnca retta. Purtroppo, di solito, non ci rendiamo conto di questis:rlt i . oppure siamo cosi pigri ed abitudinari che preferiamo scivo-lrrrc lunso la l inea di minor fatica. per supcrare gli inevitabil irrromenti di crisi, di "deviazione", gli interventi piit importantirtrrro il ricordo (la consapevolezza) di se stessi e la trasformazionetlclle emozit 'rni nesative in emozioni positive. Come vedremo pir);rvunti, tutto i l lavoro di Gurdjieff si basa sullo sviluppo dellactrnsapevolezza. cui deve perd accornpagnarsi un incremento del-l 'cnrotivit ir e de l l 'enerria, che sono i veri motori dell 'azione; e loshtrck rappresenta l ' inrpulso addizionale che ci permette di supe-rare I 'ostacolo.

Non conoscendo le leggi cui ! soggetta la sua opera, I'uomos'i l lude di essere lui ad agire, a fare, a costruire, a decidere: non sircnde conto di esscre dominato, nelle sue scelte, da forze superio-ri; non vede che cosa lo induce a muoversi in un modo piuttostochc'in un altro. a ripetere ciclicamente le stessc operazioni; nonnconosce il suo grado di meccanicit i, i l suo stato di letargia, diirutoipnosi. di automistif icazione. Crede di essere l ibero. consape-vole e responsabile. E invece mente a se stesso: non ammette dinon saper nulla. di trovarsi in uno stato di confusione mentale, disrave incertezza. Eppure, d proprio da questa condizione di di-Jrendenza e di caos che nascono i suoi desideri di imitazione e diiclcntif icazione. L'uomo si identif ica con il ruolo che d costretto avivere: padre. f iglio, padrone, operai<_r, impiegato, dirigente, pro-tcssionista. inte l lettuale. grlrrr, furbo, tonto, forte, debole, disoc-cupato, manager, ministro, ecc., ecc. per ognuno di questi ruoli,csistono comportamenti sociali, status symbol, abbigliamenti, mo-di di pensare e di esprimersi cui ciascuno si adegua inconsapevol-mente. E quindi non siamo mai individui autentici, ma veri epropri imitatori: imitiamo modell i e stereotipi, prodotti dalla so-cicti in cui vivianro.

Persino nei comportamenti pir) intimi (marito, moglie, ma-

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schio, femmina, madre, figlia, ecc.) recitiamo in realtd dei ruoliprecostituiti, che non si limitano soltanto a comportamenti e ad

atteggiamenti convenzionali, ma che penetrano anche all ' interno

delle nostre convinzioni, dei nostri giudizi, della nostra coscienza.

Basta ascoltare una comune conversazione per rendersi conto

della quantitd dei luoghi comuni e delle banalith che si ripetono,

pur nell ' i l lusione di esprimere qualcosa di autentico, qualcosa

della propria esperienza. Il che ci di un'idea di quanto sia profon-

damente condizionata la nostra coscienza. Ecco perch6 Gurdjieff

non crede che possiamo vivere e decidere l iberamente, e perch!

rit iene cosi ardua I ' impresa della l iberazione. Niente di pii facile,

infatti, che anche in questo caso ci si l imiti ad imitare o a identif i-

carci con qualcuno - un maestro, un santo, Cristo. Buddha o

Maometto. Insomma continuiamo a recitare: I ' inquinamento del-

la nostra mente d troppo esteso.

Non dobbiamo illuderci di poterci liberare con le nostre sole

forze: ogni nostro tentativc, ogni nostro pensiero, ogni nostro

atto, sono gii fortemente condizionati; non sappiamo neppure da

che parte stia la libertir, che cosa significhi essere svegli. Il primo

passo deve percid consistere nella presa di coscienza che siamo

come in una prigione e che non sappiamo come uscirne. Per

quanti sforzi facciamo, non possiamo evadere da soli: gli ostacoli

sono troppi. Sard pii saggio trovare un gruppo di persone che

come noi hanno il desiderio di risvegliarsi e che si avvalgono

dell'esperienza di qualcuno che lo ha gid fatto. Gurdjieff sostiene

che il tentativo di risveglio ha piir probabilith di riuscire se unire-

mo le nostre forze a quelle di altre persone e se saremo guidati da

un maestro illuminato. Senza questi aiuti, d quasi impossibile

riuscire nell'impresa. Egli stesso aveva sempre lavorato con grup-

pi di studio.

Quasi tutti i maestri di meditazione sono concordi nel sostenere

la necessitA di una guida i l luminata. Va perd precisato che, come

afferma giustamente Krishnamurti (v.), anche il maestro crea unlegame di dipendenza e di condizionamento, e che la liberazione

finale si ha soltanto con il distacco da quest'ultimo: il maestro

serve ad aprire la strada, ma poi dev'essere abbandonato. Esiste,

infine, un'altra tradizione (cfr. per esempio Nisargadatta) che,pur riconoscendo I'utilitd della guida spirituale, sostiene che que-

st'ultima si trova gii dentro di noi, solo che la si sappia (e qui sta

il difficile) rintracciare e identiticare.

Comunque sia, il punto di partenza della ricerca d, secondo

Gurdjieff, la conoscenza di noi stessi o, come lui lo chiama, "lo

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studio di noi stessi", .. i l r icordarsi di noi stessi". euesta d la primarnrportantissima tase. In ogni momento della giornata _ egli dice _dobbiamo volgere I 'attenzione a quello che ficciamo, pJnsiamo,dicianto, immaginianro, proviarno, ecc.; dobbiamo riuscire a ve_derci per quello che siamo, come se ci guardassimo dall,esterno.Diventare consapevoli di noi stessi, anchl solo per pochi momen_ti, d la tecnica che pud aiutarci a uscire dailo siato di ariena'zionein cui ci troviamo abitualmente. Un simile esercizio presuppone edetermina una certa tensione emotiva, un preciso itato dianimoche-deve a poco a poco emergere e consolidarsi nel turbinioconfuso delle emozioni abituati. E deve essere accompagnato dauno stbrzo di riduzione del troppo parlare, del mentire a noi stessie del dare espressione alle emozioni nesative.

Abbiamo la convinzione di essere un.r.init i,, un io compattof*non ci accorgiamo che, ogni volta che vogliamo qualcosa, chedesideriamo, che ci mettiamo in rapporto cci-r qualcun altro o connoi stessi. mettiamo in funzione un centro diverso. Siamo in realtdun fascio di io. spesso in contrasto fra loro, e ignoriamo perch! ecome uno si alterni all,altro. Non riusciamo n"[pu.. a disiinguerequali delle nostre tre funzioni (motorie, emozionali e inteil;ive)agiscano in un dato momento. Eppure, anche I'alternanza degliego, degli stati d'animo e delle funzioni, risponde alle Leggi delTre e del Sette. E noi potremmo, con appositi esercizi, tentare unloro disciplinamento. per esempio, i l-centro motorio potrebbeessere addestrato con i movimenti delle asana yogichi, con ladanza sacra e con l'..esercizio di stop", il centro emozionale con ilcontrollo delle emozioni negative, e il centro inteilettuare con raconcentrazjone. A proposito di quest'ultima tecnica, Gurdjieffmette in rilievo che soro quando l'attenzione d fissa su quarcosa,I'immaginazione si arresta. E poter dominare ra nostra continuilattivitd immaginativa, che d una degenerazione del rimuginiointeriore, d di enorme importanza.

Noi siamo di solito in completa balia dei pensieri, dei sogni adocchi aperti e delre fantasie: d un'attivitd che non cessa mai.nemmeno quando dormiamo, e che ci separa dalla realti, consu_mando le nostre energie. Basta camminare un po' per la strada edosservare la gente per accorgersi come quasi tutti-vadano in giroiTT"5i nel proprio dialogo interiore, diuiri dul mondo e d*aglialtri. Ecco perchd gli illuminati dicono che gli uomini sono immer-si in uno stato di sogno ed ecco perch6 r'in-terruzione der dialogointeriore, la cessazione dell'attivita mentale, d il fondamento db_

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gni tecnica di meditazione che si proponga di rimetterci in rappor-

to diretto con la realtit.

Se vogliarno cercilre di fermare I'itnrnaginazit)ne separatrice,

fonte di ogni falsa iclcnti l icaziclne, dobbiarno ricclrdare noi stessi:

la consapevolezzr di s! d il nrctodtl nrigliore pcr arrestat'e la

mente. Continuando ad osservitrci. scoprirento che csiste dcntro

di noi un "luogo" in cui i l pensiero, I ' irnntaqinazione e I ' identif ica-

zione si placano, e in cui ci sentianro l iberi e sicuri. Si pud

incominciare ad essere consapevtlli prima per qualche istante' poi

per qualche rninuto c infine per cinque nlinuti: l ' importante d che

l'attenzionc sia conccntrata, senza interruzitlni. sulla cotrsapevo-

lezza di s6. sul fatttt ciod che sianro l i, in quel nlornento, clte siall lo

noi stessi e basta. Se riuscissimt) a restarc consapcvtl l i Pcr Inezz'o-

ra. dice Gurdjieff. potrcmmo vcdere c apprertdere cose incredibi-

l i . Con cluesto esercizio sianlo gia in grado. infatti, di arrestare i l

nreccanijmo dell ' irnmaginazione identif icativa, i l r irnuginio del

pensiero. che a noi sentbra casuale. ma che segue le leggi che

iegolano ogni evento. Se lavorianro bcnc e con costanza' I ' io

originale. I 'essenza. apparirir prima per brevi istanti e poi pii a

lungo.Dobbiamo cercare di sfuggire a ogni t ipo di autornatismo, alle

leggi che regolano questo mondo e che lo spingollo, a sua ittsapu-

ta, a comportarsi in nrodo ripetitivo e passivo. Il "lavoro su se

stessi", come egli lo chiama, dirninuisce i l funzionamento mecca-

nico dei centri. Alcunc attivit l. come i proccssi f isiologici, 0 bcne

che siano meccaniche, rna ne esistono altre su cui dobbianlo

estendcre i l controllo volontario, la ctlnsapevolezza' Nella vita

compiamo un enornre l lumero di azioni meccatriche che non

avremmo mai fatte se fossimo stuti coscienti. Di qui l ' importanza

dello studio di sd, della conoscenza di sd. del ricordo di s6. Nel

momento in cui diventianlo consapevoli di qualcosa di nuovo, in

noi si produce un cambiamento che pud contribuire a trasformare

la nostra esistenza. Maggitlre d la consapevolezza, ntaggiori sono

le possibil i t) di cambiamento. Se sulla Terra ci fossero' come

diceva Gurdjieff, duecento persone completamente consc:e. I ' inte'

ra umaniti ne sarebbe trasformata.

Poichd non ci conosciamo, poichd non sianro capaci di vedcrci,

sarebbe rnolto utile che gli anrici ci rivelassero' come faceva

Gurdjieff con i suoi all icvi, qual d - secondo loro - i l nostro difetto

principale. Siamo infatti abituati non solo a tnentire a noi stessi,

ma anche agli altri. Invece la verit i. anche se dolorosa, costituisce

senrpre un elemcnto costruttivo, positivtl: la rivelazione di conre

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( | vedono gli altri pud rappresentare uno shock addizionale e(lrt indi un ausil io alla consapevolezza.

Un altro esercizio efficace pud essere quello dello stop: Gur-,l j icff ordinava all ' improvviso ai suoi all ievi <ti bloccarsi nellap,rsizione in cui si trovavano - qualunque fosse, anche la pii.r\e()nloda - e di osservarsi attentamente: in questo nrodo poteva_rro di colpo diventare consapevoli di qualcosa che non conosce-rirno. di un atteggiamento o un gesto che ignoravano. Ognil^*rsona ha infatti una serie di movimenti o di posizioni che laerrntraddistinguono e che sono talvolta ereditari; ed d importantetlpire che essi esprimono un() stato d'animo, una reazittne, un\cntintento, un'errrozione, un pensic'ro caratteristici. Esiste unprc'ciso collegamento fra posizioni abituali e attesg,iamento inte_riore. Se percid vogliamo uscire dagli schematismi, se vogliamo;rrrivare a vedere le cose in mcldo diverso. dobbiamo imparare:rnche ad osservare e a cambiare i nostri movimenti pii comuni.[: i l principio dcll 'hathayoga, che tla sempre ha messo int'videnza il rapporto fra pose fisiche e pose mentali. Gurdjieffrrg-qiungeva che i nostri movimenti ripctit ivi. le nostre posizionipret'erite, sono espressioni di un automatismo interno e che lefunzioni motrici. emozionali e intellettive dipendono le une dalle;r l t re.

Per far acquisire un controllo volontario di questi movimenticd estendere i l dorninio della consapevolezza, egli clava all. im-provviso l 'ordine di stop ai suoi all ievi. che dovevano immobiliz-zarsi nelle pose che avevitno in quel n.lomcnto, mantenendo latcnsione dei muscoli e concentrando I'attenzione sul corpo.Questo esercizicl serviva a completare l'osservazione dei gestirrtrituali, coordinando nello stesso terngl i l pensiero. i l sentimen-to, i l csn1y. motorio e la volonti che di solito funzionano inrnodo autrtnomo, spesso in contrasto fra loro. La posizioneIrssunta durante Io stop sarir probabilmente una rivelazione.Vedendosi in tale insolita posa. I ' individuo potrl suardare scslcsso sotto una nuova angolazione. potri conoscersi in unatli l 'ersa prospettiva. In quegli istanti i l corpo cercherir di riprcn-tlere una posizione abituale. nra la volonti\ eliclo impedirl sorve-gliando i vari rnuscoli interessati e pcrfino la direzione dellosquardo. Niente dev'essere nlosso, anche se la posa provocatlolori. Non ci si deve dinrenticare un attimo di sd. Se lo si fa,rrnche per un sokt istante. ci si accorgerir che i l corpo riprenderAda solo. autonomamente, una Jxrsizione piir cornoda o familiare.Naturalmente l 'ordine di stop non puo essere impartito dal

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Page 6: MEDITAZIONE - QUARTA VIA

soggetto interessato, perch! I'inconscio predisporrebbe qualche

stratagemma per sfuggire alla volorrt) cosciente e la posa assunta

non sarebbe pi i autentica. Nasce dunque la necessit i di urr mae-

stro. che deve anche capire quale sia i l nromento pi i favorevole -

per i l suo al l ievo - al r isvegl io del la coscienza.

Secondo Gurdjieff, essere "addormentati" sisnifica che i centri

sono sconnessi. che non lavorano in modo coordinato. Infatt i ,

poichi ogni centro d specializzato in un lavoro (fisico. enrotivo o

mentale) e ut i l izza una certa quanti t i i d 'energia. i l loro funziona-

mento disarrnonico provoca contrasti e sprechi: ciascun centro

tende a sottrarre energia agl i al tr i . Per arrestare questa dannosa

competizione, dare spazio a quel la consapevolezza che i la forma

piir elevata del l 'energia ed arrestare lo sciupio provocato dal

normale funzionamento del la coscienza, egl i invitava a control la-

re le emozioni negative e. con esse. i processi d'identificazione e

d' immaginazione. Tal i emozioni sono grandissime consurnatr ici di

energia: "non esprinrerle" non signif ica tuttavia reprimerle. ma

compiere un lavoro che, da una parte. blocchi Ia nostra imrnaqina-

zione negativa ( lo diceva anche Mdre. v.) e, dal l 'al tra. impedisca

agli eventi esteriori di avcre r ipercussiorr i negative sul la nostra

emotivi t i r . Per togl iere al le emozioni un simile potere su di noi. d

necessario comprendere perch! una cosa d accirduta e perchd ha

tanta risonanza dentro di noi. I-a ragione di fondo. secondo

Gurdj ieff , d che noi ci identi f ichiamo con i nostr i ruol i . I l lavoro

su di sd consiste proprio nel l 'el i rninare tale identi f icazione, nel

prepararci al l 'urto con gl i eventi negativi . devital izzandoli . Tutta

la negativi t i r emotiva da cui siamo investi t i si basa sul l ' inrrnedesi-

mazione, sul l ' immaginazione e inf ine sul nostro consenso ad

esprimerla. Non si tratta perd di r i f iutare cid che ci capita (cosa

d'altronde impossibi le), ma di non identi t icarcisi .

Noi credianro che gl i avvenimenti ci capit ino per caso. mentre

abbiamo gii visto che per Gurdjieff il cascl non esiste. Ogni

evento. esterno o interno. accade secondo leggi precise. Se non

opponiamo l lessuna forza contraria, nessuna consapevolezza. se

continuiamo a lasciarci dontinare dal le cose e a deviare verso " la

l inea di minor resistenza". non r iuscirenro ad esercitare nessun

control lo sugl i awenimc'nt i . non potremo intervenire con la rro-

stra volonti a cambiare il corso delle cose, le nostre azioni saran-

no velleitarie e inefficaci. e in certi momenti ci senrbrerir che tutto

congiuri contro di noi. che non si possa far nulla per opporsi al

destino sf'avorevole. Invece. le avversitir della vita nascono ogni

volta che si forma dentro di noi un vuoto di consapevolezza. A

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r' lrusa di questa nostra r inuncia. volontaria o involontaria. Dosso-rro rnanifestarsi tendenze negative. che poi si esprintono in malat_trc, pcrdite. contrariet i . . .sfortune".

inciclenti , ecc. Lo scopo dellrrvoro su di s6 sari) appunto quello di l iberarsi dal la nreccanicit ii lcgativ:I . lottando contro i vuoti di coscienza. la terrdenza a la-sci.rsi andare. le azioni involontarie. l ' inrmaginazione. le fantasti-cherie dannose, i discorsi inuti l i . la dispersivi t i , i l dialogo infer_rro e i l fatal ismo. Se r iuscirenro a control lare gl i eventi interni.r 'ontrol lercnro anche qucl l i esterni e drrrcrno al l i nostra esistenzaun corso consapevole. Le forze del la negativi t i \ . sostiene Gur_tl j ieff , sono potenti e, se l 'uonro nn,l oppnn.. ad esse un.azione\,olo' taria. f inisce prirna o poi pcr esserne colpit . l e per decadere:questa d una del le leggi del nclstro mondo. Chi non si dif-ende conuna harriera di consapevc.r lezza. non potr l a lungo resistere al lapressione del male.

Ma come svolgere un lavoro cosi dif f ici le tutto da sol i ,? Anche Iapsicanalisi ha messo in evicre.za che non d possibi le conoscere sestessi se non si r icorre al l 'aiuto di un altro. di una guida. perchdsianlo troppo abituati a vederci sotto determinate vesti e nonposslanro guardarci conre ci osserva un estraneo. Nasce cos.i lanecessit i i del gruppo. del la scuola (confraternitu) e del maestro,.ccresciuta anche - secondo Gurdj ieff - dal la constatazione che laconoscenza non puo appilr tenere a tutt i . essendo l irnit i i ta nel laquanti ta. Egl i infatt i r i teneva che la consapevolezza fosse qualco_sa di nrateriale. come una fornra di energia che esistesse in unac'erta nrisura. se questa sostanza viene assunta in grande quanti t i rcla un individuo o da un piccolo gruppo di uonrini. di i cl t t imir isultat i ; ma se viene suddivisa in una massa numerosa, va Drert ica_nrente dispersa. non di nessun frutto. La conosccnzit non puoinsolnma appartenere a tutt i contenlporanearncnte. A chi obietta_va che una similc distr ibuzione era insiusta. Gurdj ieff r ispondevache in una prigionc (e noi ci trovianro in una pri t iorre) non pudesserci giust izia c che la nrlggior par.te degl i uonrini non ha nessundcsiclerio di conoscere. Quindi uno dei motivi per cui la conoscen_za si accuntula in pochi d la nrancanza di interesse da parte degtii l l t r i . In alcuni peri .di storici - di sc.nvorsinrenti . di decadeniadella civi l t l e di oscurarnento spir i tuale (spisso acconrpaenati dagrandi perturbazioni ct inrat iche. geokrgiche e planetari i ; _. sirende disponibi le un'cnorme quanti t i di tale ntateria. e perciddiventa fondamerrtale i l suo lavoro t l i assorbirnento. di recupero,da parte del le poche persone consapevoli .

ll fatto che le masse non antino la conoscenza e che rrreferisca_

I

IiII

ZJJ

Page 7: MEDITAZIONE - QUARTA VIA

no vivere inconsapevolmr'nte r isulta evide nte. secondo Gurdj ieff ,

clat mtxlo in cui le persone spendono isoldi: se osserviamo quali

oggett i hanno. ncl le nostre societ i i . i prezzi pi i al t i , ci accoruialtro

che la conoscenza possiede' un prezzo bassissinrt l . Chi desicleri la

consapevolezza deve invcce sapcre. egl i dice. che cit) gl i costeri t

un alto prezzo in ternrini di sforzi. cl i energia. di I 'olontir ' di

ternpo. di r icerca e anclte cl i denaro:. Ed 0 per cluc'stt .r che Gur-

cl j ieff v<tleva farsi pagare profumatamente dai suoi al l ievi: egl i

sosteneva che, essendo abituati a pagare un prczzo per tutto,

diamo autonraticanrentc un ntaggior valt ' l re'al le cose che costano

di pin. E la con<tscenza dcve valere pi ir di tutto.

Ma i l fatto che le cose ahbiano tutte un prezzo d un r i f lesso,

secondo Gurdj ieff . di urra legge universalc: qualurlque ctrr lquista

ha un suo costo. n iente c i v iene dato gratui tamcnte. E l 'uomo

dev'esscre un buttn merclulte che sl chc'c()sit c()mprare e quanto

pagare. La cttnoscenza non sfugge a questo principio: anch'essa

ha un prezzo. e un prczz(t alt t l . Se nt ln c' i kl t ta. sc non c'd

soffercnza. se i t lsotnma i l costo clel l 'operazione ntln d alto. non

pud esserci r isvcsl io.

Costi quel chc ct lst i . r icttr t lare se stessi d la tecnica fonclanlenta-

le per r isvegl iarsi; tutto l ' insegnanrento di Curdj ieff tende a que-

sto t igxl di auto-r ivelazione. auttt-cotloscenza. auto-gnosi ' Essere

consapcvol i di se stessi t i l suo Inet()do pi i i rnportante di ntc'cl i ta-

zione. Ma che cos'd la consapcvolezza' l Per saperlo. cl t lbbiarno

individuare i nronrenti clel la giornata in cui sianlo pi ir desti . in cui

la nostra auto-coscictrz-a si fa pi ir intcnsa. confrontandtl l i con

quell i in cui siatrto pi ir confusi. rreccanici. i tddorntcntl t i . i t tconsa-

pevoli . Dal cottfronto fra questi duc'stat i d'animo, dal la variabi-

l i t i r c. lcl l ' intensit ir del la consapevolezz:t. possiamo arr ivare a intui-

re che cosa questa sia c'che cosa possa sicnif ici l re tcntare d'esl lan-

derla. La conosccnza di si - di conte si i ' fatt i . di cotrte si pcnsl l e

di cornc si sente - 0 naturaltrtcnte s() l() un ntett ldo per el inr inare gl i

autonratisnri e per sbloccare i l norntale statt l cl i coscienza. creitndo

cosi la possibi l i t i t di cl ivcntare pi ir consapevoli .

Una tccnica ausi l iare ct 'r t tsiste nel raccontare Ia propria vita in

non pitr di ntezz'ora. oppure nel lo scriverl i t su un fo{l i r) diviso in

quattro cokrnne: nel la prinra vanntt sesnati tutt i gl i c 'vcnti che ci

sono capi tat i "per caso" ( incident i , nralat t ie. ecc.) . scnza che noi

: Analoga ;xrsizionc i s()stcltuta outi dagl i psicanir l ist i . i qual i i r f fc 'rnuno

chc l :r t i ' rapia dcrr 'conrporl i trc un intpcuno:tnchc dal ptrnto di vista

ccon()mic(), pcr coinvolgcrc conrplct i tnrcnte i l pazicntc.

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ln)tessimo far niente per evitarl i ; nel la seconda vanno annotati ir iz i . i d i fet t i . le abi tudini . i legami v incolant i . i ruol i con cui c ir r lcnt i f ichiamo. ecc. : nel la terza gl i avveniment i che tendono ai l l )ctersi : e nel la quarta le deviazi0ni , le digressioni . r ispetto al leirr l ie nrete che ci cravamo prefissati . Questo clenco andrebbetornpletat i r d i annrt in anno e a lungo r ipensato. con l ' intentot l i scoprire chi sianto, conre ci conrp()rt ianto e dove st iamo'an-t l l r t tclo.

Crrn questi metodi. Gurdj ief f si proponeva di r isvegl iare i centr i:uperiori . Riprendendo infatt i l 'ant ica concezione upanisadica,cgl i sosteneva che l 'uomo d formato da quattro corpi sovrappo-st i : i l pr inro i i l corprt f isico. i l sectlndo i i l cttrpo tbrnratcl daise nt irnenti e dai desideri . i l terzo d i l corpo mentale costi tuito dai

l)cnsieri e i l quarto i i l corpo del la consapevnlezza superiore.

Quest 'ult inro non i , come abbianro gi ir detto. un dono del lal l l tur l . non lo si acquisisce sempliccnrente con la nascita. non drr l la portata di tutt i . nra d solo i l prodotto di sforzi coscienti . di unosvi luppcl del la cttnsapevolezza e clc- l la volontir . E faci le t lunquecapire che. per Gurdj ieff . tutto cid che pur) definirsi proqresso(spir i tuale e mater ia le) t i l f lut to di un'espansione del la coscienzaunrana, mcntre tutto cit) che si oppone a questo proeresso - in unaparola. i l male - i rappresentato dal l ' incoscienza e dal la meccani-cir i \ .

ln l inea di principio nessutl u()mo conta come indivicluo: l 'evo-luzione non t iene assolut iunente conto del sinqolo. la natura lavo-ra sul l ' inter;r specie. Ognuno di noi i percid atTidato soltanto al leproprie forze: nessun altro se ne preoccupa. L'evoluzi<lne del l ' in-div iduo non t ut i le che a lu i . in quanto la natura non ne hairss() lutanlcnte bis<rgno e anzi la contrasta in ogni modo. Come si, 'cde. s ianro agl i a l t t ipodi del l 'ot t imist ica concezione del l 'evt l lu-zione di un lJc'rsson o di un Aurobindo (v.). Secondo Gurdj ieff ,l 'uonrc) chc desiclera r isvegl iarsi deve andare controc()rrente e pudfarkr solo in quanto i nrolto piccolo e insienif icante. Ma la natura,che protcggc cvidcntemente solo i propri equi l ibr i . non pud per-

nr(r l tere l 'evoluzione di tutta l 'unrarr i t i . perchd questo non r ientranc-l la propria economia.

Tale visione del nrondo d col lcgata a quel la del l ' intera strutturacosrnica. Abbianto si i t detto che la Terra d governata da numerosiordini di leugi e si trova in ult posto del l 'universo molto oscuro,nrolto lontatro dal l" 'Assoluto ( lreatore". Ogni mondo d contrad-dist into da cid che i suoi abitanti ut i l izzano corne cibo. da ci<) cherespirano e da una pitrt icolare costi tuzione chinrico-f isica del l 'am-

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Page 8: MEDITAZIONE - QUARTA VIA

biente. Quanto agli uomini, il loro nutrimento non viene soltanto dai cibi solidi e dall’acqua, ma anche dall’aria e dalle “impressioni”. Un suono, una visione, un odore, un colore e qualunque altra sensazione ci forniscono una certa quantità d’energia, un certo numero di vibrazioni. Senza cibo si può vivere per parecchi giorni, senza acqua per un numero inferiore di giorni, senza aria per pochi minuti, ma senza impressioni nemmeno per un istante; se si interrompe il loro flusso, si muore immediatamente.Gli uomini che si nutrono di animali e vegetali, costituiscono a loro volta cibo per una classe superiore di esseri viventi, gli angeli. Costoro serviranno a oro volta come nutrimento per gli arcangeli, e così via fino al livello più alto, quello dell’Assoluto. Nell’ordine cosmico tutto è collegato ed armonico, e ogni creatura esiste in funzione di altre.Stabilito che l’uomo è sottopost a leggi evolutive molto rigide e sfavorevoli al suo risveglio, e che non deve aspettarsi aiuto da nessuno, G. inventa atre tecniche per cercare di espandere la consapevolezza. Una di queste si basa sul rilassamento e parte dall’idea che la rigidezza dell’ordine cosmico cui siamo sottoposti si riflette prima nell’automatismo del nostro comportamento psicologico e poi nella meccanicità dei nostri movimenti delle posture corporee, le quali a loro volta provocano dolorose tensioni muscolari. Il rilassamento è perciò un sistema per eliminare le tensioni che la mente condizionata ha prodotto nel fisico. La rappresentazione consapevole di movimenti abitualmente automatici (dando espressione alle emozioni fondamentali che bloccano ed esauriscono la nostra energia) ci permetterà di scaricare le tensioni e il carico energetico, portando ad una catarsi dei sentimenti che li determinano.Anche la musica e la danza possono essere usate come tecniche di autoconoscenza e meditazione. Il corpo stesso è uno strumento musicale naturale che suona un motivo interiore, un’armonia occulta. Così ciascuno di noi svolge la propria danza interiore: il linguaggio del corpo esprime ciò che è dentro di noi. Se perciò ci osserveremo in movimento, sviluppando esercizi di danza spontanea, avremo la possibilità di conoscerci, esprimere

Page 9: MEDITAZIONE - QUARTA VIA

emozioni represse, svilupparci. Ciò che emerge dai nostri recessi più profondi è sempre qualcosa di autentico e deve essere liberamente manifestato se vogliamo sostituire ciò che è superfluo e superficiale con ciò che è essenziale.Ricordarsi di sé comporta l’impiego di una grande quantità d’energia emozionale.Quando ci sentiamo più svegli, lucidi significa che qualcosa ha risvegliato il nostro centro emozionale, mettendo in azione energia consapevole. L’emozione positiva, l’amore, la spinta all’unione, alla sintesi e all’armonia ristabiliscono il collegamento con la nostra essenza, fungendo da canalizzazioni all’energia. Se noi applichiamo la nostra consapevolezza a queste manifestazioni ecco che possono aprirci la strada del risveglio.

Page 10: MEDITAZIONE - QUARTA VIA

Come si noterh. molte di queste tecniche sono state ripresc da

Rajneesh (v.) .

La nostra ct-lscienza d addormentata perch6 passiamo gran par-

te del la vita ad evitare situazioni, sensazioni ed emozioni spiace-

vol i . ad el inr inare tutto cio che put) distogl ierci dal le nostre abitu-

dini f isiche e nrental i : in tal nrodrt facciamo di tutto per non

svi lupparci, per non prendere coscienza del le contraddizioni e

identi f icazioni, deviando in continuazione verso una l inea di nri-

nor sforzo. quasi d' inerzia. I meccatt ismi che ci proteggono dal la

sofferelrza di una nraugit ' rr presa di coscienza vengono chiamati da

Gurdj ieff i "respirrgenti". Essi anrntort izzano le scosse del la vita:

sono strumenti difensivi che ci pernrettt tno di scivolar via di fronte

agli ostacol i . di snrussare le asperit i r . di evitare gl i impatt i doloro-

si, di farci dimenticare cid che non voql iamo ricordare. di nascon-

derci ci ir che non vtxl iamo vedere. Preservandoci perd da una

presa di coscienza cl irctta (e inevitabi lmente trauntatica). sono i

principal i resporrsabi l i del lo stato di sonno in cui viviamo.

Poichi i l r isve{l io d spesso doloroso (conre mcttere i l di t t t sul la

piaga). lo stato di sofferenza acquista un' inrportante funzione

nell 'evoluzione del l 'uorno, potendo essere uno struntento molto

eff icace di comprensione e di l iberazione. Qui Gurdj ieff sembra

concepire la sclf ferenza quasi in senso crist iano. ma egl i si affretta

a precisare che la sofferenza d ut i le solo se si sa conre ut i l izzarla,

se ciod Ia si trasforrna in un mezzo di consapevolezza. Quando

invece essa viene prodotta dal pensicro, dal l ' inrrnaginazione e

dalle nostre false identi f icazioni, diverrta la pi ir forte del le ernozit l-

ni negative e, come tale, prclvoca un enorme spreco di energia.

Esiste insomnra una stt f ferenza inuti le. incosciente e meccanica, e

una sofferenza uti lc. consapevole e perf ino volontlr iamente cer-

cata.

Perche I'autoconttscenza pud provocare sofferenza'l Perch6,

quando ci vediarnrl al l ' inrprovviso per quel che siamo, quando ci

accorgianro che abbiarno sprecato buona parte del la nostra vita in

conrportamenti nreccanici. al lora nasce in noi un senso di "r imor-

so", che rappresenta una sofferenza e una crescita del centro

emozionale. I l dolore si svi luppa dal la consapevolezza che siamo

quasi impotenti , che - nonostante la nostra presa di coscienza -

non riuscianro a cambiare, che fra poco ricadrerno nel futile tran

tran giornaliero. che ogni nostro sforzo s'infrange contro mille

ostacoli e forze contrarie. e che, se non vogliamo di nuovo ricade-

re nel lo stato di sonno. ci aspetta una dura lotta, dal l 'esito incerto.

D'altronde. poich6 prima o poi la sofferenza ci colpird, poich! i

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n{)str i "respingenti" non potranno dit 'enderci in ogni occasione,

' ,rre bbe molto pi i t intel l igente prepararci a passare da una soffe-

r! 'nza autontat ica e in gri tn parte inuti le ad una volontaria e(()sciente. l l dolore pud dunque essere un potente ausi l io perrrtordare noi stessi: esso int jr t t i prorontpe cluando i . .respineenti . 'n()n sono pi i in grado di areinarlo. In tal i casi la nostra natura. larrostra debolezza con_uenita, si mostra apertatnente, e noi potrem_rrro approfi t tarne - se cj resta abbastanza lucidit l - per diventarneeorrsapcvol i . Tuttavia una sinri le l inea di comportanlento d pert ' trsi dire r i t lessa. in quanto n'n sianto noi a scatenare i l dolore:sono invece i casi del la vita di cui abbianro perso i l control lo.( iurdj ieff propone percid una seconda l inea: qucl la clel la r icercav.lontaria del la sofferenza, uttr i l !erso prima un'anal isi spictata cl irroi stessi e poi una condotta che lott i contro le abitudini acquisite,contro le distorsioni del carattere, contro i di fett i pr incipal i . Sesrpremo l iberarci dagl i strat i protett ivi dietro cui ci r ipariamo. sel)unteremo dir i t t i versc) l 'esscnza e se saprcnlo resistere al doloreche ne scaturir i \ . potrento conse_uuire i l r isvegl io del la coscienza.

Non tutte le vie sono perd dolorose: esistono anche sistemi pi irpiacevol i . un. dei qual i e Iunrorisnro. Volend. infatt i disideni i f i -carci o decondizionarci dai ruol i abitual i , un aiuto in tal sensoviene dal l 'autt lsservazione umorist ica. euando ci vccj iamo nel lenostre truffe identi f icazir lni . nei ruol i che recit iamo, nel le innume_rcvol i contraddizioni, nel tcntat ivo di ratgiungere mete che cisiamo inventatc e nei paradossi del la vita sociale. al lora pud nasce_rc in noi un r iso l iberat,r io, che ci fa sf iorare Ia veri t i r . lnr jubbia-mente. vista dal di fuori , I ' intera nostra esistcnza d una tragicom-nredia, cui si pud reagire r idendo o soffren<Jo. Nel prinro caso,sul l 'esernpio anche di cert i macstr i zen. si mctte in azir.rne i l nostrosenso umorist ico e noi ci vedianro al l ' inrprovviso, comc in un' i l lu-nrinazione, per quei butTi personaggi che sianto, tutt i protesi adinseguire i l lusioni. fantasnri, sogni. Nel secon<Jo caso, ci rencl iamoconto che st ianro sprecando l 'occasione del la vita, che st iantovanantente consunrando i l nostro breve tempo. Ecco perch!, se_condo Gurdj ieff . certe improvvise prese <Ji coscienza del la condi_zione untana. certe fulminee intuizioni del la sua r idicolaggine odella sua tragicit i r . cert i i rresist ibi l i inrpulsi al r iso o al l .angoscia,rappresentano in realt ir vere e proprie esperienze natural i di me-ditazione e, se r iconosciute come tal i , possono aiutarci nel camrni_no verso i l r isvegl io.

Un altro esercizio di disidenrif icazione uti l izzato da Gurdj ieff dquello di r icordare, la sera prima di addorntentarsi, I ' intera gior_

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Page 11: MEDITAZIONE - QUARTA VIA

nata trascorsa, con le emozioni. i pensieri. le sensazioni. i movi-

menti e le azioni che abbiamo vissuto. Conre se girassinro un film

su noi stessi. dotrbianrrl imparitre it osscrvitrci e a conoscerci,

prendendo nota dei comportanrenti. delle reazioni. dei gesti. delle

parole e di conte possiamo apparire agli altri. Sianlo talnrente

immersi in noi stessi. sianto talmente immedesimati nei nostri

ruoli. che non abbiamo la possibilitir di carnbiare. Se invece ci

vedessimo all'inrprowiso dall'esterno, cosi come ci vedono gli

altri. potremmo forse intuire <1uale sia la nostra essenza e nello

stesso tempo quali siano le nostre mascherature. le nostre false

identif icazioni. In fondo i rnetodi di Gurdjieff ci riconducono tutti

all'antica via delle Upanisad. ciod al tentativo di distinguere cid

che d autentico (l 'essenza. i l Sd) dri cid che d un prodotto della

cultura. dell 'educazione e dei condizionanrenti sociali. Nell ' iden-

tif icazione dell 'autenticit i. della verita. sta i l r isveglio.

L'autosservazione. il ricordo di s6, non d un compito facile, e la

psicanalisi potrebbe obiettare che essa d viziata da quelle stesse

storture che vorrebbe mettere in evidenza. Tuttavia Gurdjieff era

cosi consapevole delle difficolti che ritencva indispensabile I'ausi-

l io di una scuola e di una guida. I suoi metodi vanno percid

sempre visti come momenti di uno studio di sd che deve basarsi su

un aiuto esterno, sull'importantissimo intervento di un altro o di

altri: a parte la presenza di un vero maestro, tutti possiamo

aiutarci reciprocamente, raccontandoci come vediamo noi stessi e

gli altri e confrontando i diversi punti di vista. Va inquadrato in tal

senso I'esercizio di scoprire quali contrastanti tendenze si agitano

dentro di noi, quali opposti io si scontrano. elencando sulle due

colonne di un foglio, da una parte, cid che dovremmo fare per

svilupparci, per creare veramente qualcosa di duraturo, per rea-

lizzare un mezzo che sopravviva, e, dall'altra parte, cid che ci fa

deviare da queste intenzioni, gli sprechi di tempo e di energia, le

abitudini che non riusciamo a vincere, gli atti di pigrizia. ecc. Lo

stesso lavoro pud essere fatto sugli altri: le persone che ci circon-

dano (mogli, figli, padri, amanti, ecc.) dovrebbero essere viste

come sono e non attraverso le nostre proiezioni. Di qui I'idea di

creare gruppi di meditazione in cui ognuno riveli sinceramente

agli altri che cosa pensa di loro, come li vede. Si tratta insomma di

una specie di psicoterapia di gruppo, il cui scopo d quello di dire e

di conoscere Ie opinioni altrui, al di fuori delle solite convenzioni

sociali.

La via del risveglio d dunque la strada della conoscenza obietti-

va, del riconoscimento realistico, della discriminazione (il viveka

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srrnscrito) fra cid che d vero e cid che d falso; scoprire il Sd eitlcntif icarci con esso significa sapere finalmente chi siamo.( onre si d detto, i l messaugio di GurdjietT non d diversostrstirnzialmente da quello delle IJpanisarl; egli perd attribuisceirl concetto di conoscenza di se stessi connotati piir moclerni,introducendo tecniche psicologiche tipiche dei nostri tenrpi. Infondo qualunque metodo di analisi psicologica, qualunque ten-tativo di conoscenza e di autoconoscenza obiettiva, pud essereconsiderato un importante passo preliminare verso la tecnicadella meditazione. Non c'd nessun contrasto su questo punto: i lr isveglio implica sempre la volonti\ di farla finita con le imnragi-nazioni, le fantasie, i sogni ad occhi aperti e Ie i l lusioni.Quando alcuni nraestri dicono che il mondo d un'i l lusione, nonintendono solo riferirsi al problema della sua realti oggettiva(anche un'immagine o un sogno sono a modo loro reali), nia alfatto che noi in ogni caso la travisiamo, proiettandovi nostripregiudizi, immagini, aspettative e cate_eorie mentali.

La differenza fra una comune analisi psicologica e la penetra-zione intuit iva della meditazione sta nel fatto che la primariconosce conre malati solo alcuni individui, mentre la secondarit iene che tutti gli uomini, in quanto esseri pensanti, sonomalati di sog,qettivismo: non c'd nessuno che non proietti im-magini mentali sulla realti. Da qui nasce quella grande formadi psicoterapia - come qualcuno la definisce - che d il buddhi-smo. Anche Gurdjieff si trova su questa strada, sostenendo cheI'uomo che smette di mentire a se stesso e acli altri e muorealla propria falsa personalita, e un individuo chi pud finalmentecrescere: solo uno sforzo cosciente pud costruire un nuovocentro psichico capace di vedere la realtd. L'importante dessere guidati da un'aspirazione interiore, da un desiderio chenasca dal pii profondo di noi stessi, dall'essenza stessa.

Interessanti sono anche le idee di GurdjietT sulla funzioneche la sessualite pud svolgere nel processo di risveglio. Egliritiene innanzitutto che il sesso sia uno dei maggiori responsabi-li dello stato ipnotico in cui viviamo, poichd concorre in mododeterminante al mantenimento della meccanicitir esistenziale.Volenti o nolenti, la maggior parte delle nostre attiviti giraattorno al sesso, che diventa cosi una delle principali ragioni deinostri attaccamenti e delle nostre illusioni. D'altra parte essorappresenta anche una potente fonte d'energia che pud essereutilizzata per promuovere la nostra liberazione, attraverso unprocesso che Gurdjieff chiama di "trasmutazione", in quanto e

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analogo al procedimento alchemico di trasformazione di un

metallo in oro. del materiale in sottile. Si tratta di creare una

nuova vita. owero un nuovo livello di vita, all ' interno dell 'or-

ganismo, anzich! all 'esterno come avviene nel normale concepi-

mento. Questa operazione coincide con la nascita di un corpo

"astrale".

L'astinenza di per sd non promuove nessun procedimento di

trasmut.rzione (o di sublimazione come diremmo oggi) quando

non sia accompagnata da un potente sforzo di consapevolezza,

che perd non d alla portata di tutti. La castit?t pud essere necessa-

ria ad alcuni individui per realizzare la trasmutazione dell 'energia

fisica in energia spirituale. Per altri sopraggiunge da s! quando

incorninciano a diventare coscienti. Per altri ancora d invece dan-

nosa, provocando un dispendio eccessivo d'energia: quello neccs'

sario alla repressione. L'astinenza d comunque uti le solo se I ' indi-

viduo sa come uti l izzare I 'energia che accumula: in caso contrario

rappresenta un controproducente blocco della vitalit i l .

Molto pericoloso i i l cosiddetto "abusct del sesso". che non d,

come si potrebbe credere. un eccesso di attivit ir erotica. ma una

sua deviazione e uti l izzazione da parte degli altri centri. In altri

termini. se l 'energia sessuale viene uti l izzata - per motivi che

risalgono alla psicologia individuale - dal centro intellettuale,

avremo manifestazioni come I'erotismo mentale, i l fanatismo, i l

proselit ismo. I 'estremismo e I ' intellettualismo piir deteriore. Se

vienc uti l izzata dal centro entozionale. avremo fentlmeni come

I'ascetisnro, i l misticisrno. i l settarismo, i l r ivoluzionarismo, la

religiositir faziosa. ecc. Se viene uti l izzata dal centro rnottlr io. si

svilupperanno tendenze a battere primati sportivi. a scalare mon'

tagne. a lottare e conrbattere fisicarnente. ln ogni caso, caratteri-

stica di tali deviazioni dell 'energia sessuale i la veenrenza che

assume I'azione e soprattutto i l suo esser fine a se stessa.

Gurdjieff chiamava il suo insegnamento huitlu-yoga. II signifi-

cato di huida (che in russct vuol dire "eseguire un ordirte", "ri-

spondere a un appello con la ntassima pronte:zza") indica che egli

voleva insegnare uno yoga rapido. uno yoga sintetico. che F)rtas-se velocementc alla meta e forrrisse agli all ievi un concentrato di

tutte quelle esperienze che avrebbero permesso loro di evolversi

in poco tempo. A tale scopo Gurdjieff cercava di creare ostacoli,

provocitzioni, rl i ff icolt i. prove da superare, situazioni drammati-

che, scontri personali. in una parola veri e propri shock sperimen-

tali. che mettessero gli individui di fronte alle loro debolezze, ai

loro difetti. e che provocassero improvvise prese di coscienza di

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, rr\ che si opponeva allo sviluppo interiore. Egli ripeteva che cid, hc fa bene alla personalit), fa male all'essenza: I'una si svituppa a,l.rrrrro dell 'altra. Con I' intento di indurre queste reazioni nei suoi.rl lrcvi, a volte si metteva a recitare determinati ruoli, oppurern\cnti lva scene teatrali o faceva compiere azioni che avrebberol,r()v()citto gli stati d'animo voluti. [.e tecniche e le situazionirrretlitative da lui create erano dunque numerose e spesso improv-

.

\ r\irtc. Come diceva. la psicotogia non dev'essere solo una scien-/ir. ma soprattutto un'arte. Bisogna conoscere se stessi e gli altri,r'tl cssere in grado di assumere diverse personaliti. L.imitazione elrr rccitazione erano secondo lui tecniche in grado di sviluppare i l.crrso dell 'osservazione, la comprensione degli uomini e la perspi-. : rc ia.

(iurdjieff era capace di assumere personalitA diversissime, conrrna tale maestria da diventare irriconoscibile. Sosteneva anchee he si pud cambiare completamente il proprio aspetto giungendo.rd apparire belli o brutti. oppure a non farsi notare dalla gente e ari ivcntare cosi "positivamente invisibil i". Ma i suoi metodi com-l)rcndevano, oltre ai gii citati esercizi ritmici, alle danze. altarccitazione e all 'esecuzione di musica, anche tecniche di respira-rione ("i l tempxr d respirazione"), esperimenti di telepatia, dielriaroveggenza. di lettura del pensiero, manifestazioni mediani-che ed altro ancora.

Si capisce insomma come sia nata la leggenda di un Gurdjieffimprevedibile. ora celido ora nevrastenico. ora irritante ora irrita-tr), ora sincero ora bugiardo, un uomo in cui confluivano lelrcrsonalit ir di un saggio guru, di un mago, di un attore, di unricercatore spirituale. di un istrione, di un asceta, di un mercante,tl i un conquistatore. di uno psicologo e di un ipnotizzatore. proba-bilmente in lui convivevano tutti questi aspetti ed egli non facevanulla per nasconderli o reprimerli.

Come abbiamo detto all ' inizio, Gurdjieff individuava tre vietradizionali - corrispondenti a tre tipi d'uomo (l 'asceta, i l monacoo lo yogi) - nei tentativi dell 'umanitir di risvesliarsi dal sonno incui d condannata da tbrze osti l i ; ma agigliungeviche tutt 'e tre sonoinsufficienti. poichC si basano sullo sviluppo di una sola parte dirroi stessi. I l suo modello era I 'uomo numero quattro che si risve-qlia dalla meccanicit i a prezzo di sforzi volontari e con I 'aiuto diun lavoro di scuola. S<llo in quest'ult imo individuo i centri psichiciincclnrinciano ad armonizzarsi e si crea un nuovo centro di gravitio "centro magnetico" permanente, che in seguito potri evolversivcrso l ivell i superiori: i l quinto. in cui I 'unitd e la stabil it i aumen-

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tano; il sesto, in cui la "cristallizzazione" delle qualitl

quasi permanente; e infine il settimo, che rappresenta il

sviluppo ottenibile dall'uomo ed 0 paragonabile a quello di

Cristo o di un Buddha. Ma la differenza fondamentale fra i

tre stadi e i successivi sta nel fatto che quelli sono

dalla meccanicitA, dall'involontariet| e dalla non

mentre questi sono caratterizzati dalla consapevolezza e

volonti di diventare padroni di se stessi.

In conclusione, i metodi di Gurdjieff intendono destare

dal suo stato d'alienazione (ossia dall'essere-altro-da-S!),

dirgli il pit possibile di dipendere dalle forze che dominano

mondo, fargli recuperare la sua uniti, mettergli in azione

strumento della coscienza-di-Sd e aiutarlo a costruire un

centro psichico che sia in grado di guidarlo nella conquista dell'au.

tonomia, consentendogli cosi di sfruttare I'occasione ra

ta dall'esistcnza. Per ottenere questo scopo, egli riteneva,

un vero maestro tantrico (cui pud essere paragonato), che

mezzo fosse buono o che comunque fosse giustificato dal

supremo del risveglio.

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La meditazione secondo Ramapa Maharsi

Ramana Maharsi (1879-1950) d uno dei pit ostici maestri indiani,certamente molto difficile da accettare per la mentaliti occidenta-le. Non realizzd infatti quasi nulla di quel che si attribuisce tradi-zionalmente a un grande gurui non predicd, non fondd movimen-ti, non volle convertire nessuno, parld pochissimo e scrisse anchemeno. Trascorreva buona parte della giornata immerso in medita-zione, circondato da pochi devoti. Da dove nasce allora il suofascino e che cosa sparse la sua fama dapprima in India e poi intutto il mondo? La risposta sta probabilmente nel fatto che I'uo-mo moderno, cosi attivo, costruttivo e aggressivo, d inconscia-mente attratto da una guida spirituale che rappresenta il suoopposto. Dalla figura di Ramana si sprigiona infatti I'attrazionedel tipico illuminato jfidni, che ha scarsi rapporti con la gente,non ha un nome cui rispondere o con cui identificarsi e si limita avivere in contatto continuo mn il SC.

Il risveglio di Ramana awenne senza nessuna preparazione.Era ancora uD tagnzzslls diciassettenne quando awerti un richia-mo fortissimo ad andare "alla ricerca del Padre", del suo veropadre, non di quello terreno che la sorte gli aveva attribuito.Lascid cosi la famiglia diretto verso il tempio sacro di Tiruvanna-malai, di cui aveva appena sentito parlare. Qui sedette immobileper circa due mesi, senza comunicare con nessuno, incurante ditutto, assorbito nel samddhi, mangiando solo quando qualcuno siricordava di portargli qualcosa, sbeffeggiato all'inizio dai raga""i-ni e dai pellegrini che si recavano al tempio. Ma la resistenza, laconcentrazione, I'indifferenza alle condizioni materiali e la suastessa mancanza di comunicativa finirono per attirare la curiositidella gente. A quel tempo qualcuno credeva che egli fosse unmuni, cioi un asceta che avesse fatto voto del silenzio, ma la