La Madonna del Paradiso IL CULTO devozione mazaresi ... · brate e ponderate che tengano conto...

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I migranti interrogano le nostre coscienze alle pagine 3, 4 e 5 D IOCESI DI M AZARA DEL VALLO I L CULTO La Madonna del Paradiso La devozione dei mazaresi verso la compatrona NELLA FOTO DI FRANCESCO MALAVOLTA: un gruppo di migranti appena sbarcati in un porto siciliano. Mensile della Diocesi di Mazara del Vallo - n. 06 del 3 luglio 2018

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I migrantiinterrogano

le nostre coscienzealle pagine 3, 4 e 5

DIOCESI DIM AZARA DEL VALLO

IL CULTOLa Madonna del Paradisola devozionedei mazaresiverso la compatrona

Nella foto di fraNcesco Malavolta: un gruppo di migranti appenasbarcati in un porto siciliano.

Mensile della Diocesi di Mazara del Vallo - n. 06 del 3 luglio 2018

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Andare a Tunisinon pensavo po-tesse riservarmi

delle sorprese, dopo le di-verse visite effettuate aquella chiesa negli anni

del mio episcopato. eppure, ho avutomodo di stupirmi, conoscendo taluneesperienze e diversi progetti portati avantida caritas tunisia, in occasione di un in-contro tra quegli operatori e i rappresen-tanti di alcune caritas diocesane e di

caritas ita-liana; incon-tro finalizzatonon solo allaconoscenzae condivi-sione di taliattività, maanche alla

possibile compartecipazione ad alcuneiniziative, soprattutto attraverso la pre-senza di volontari italiani. Abbiamo preso visione di progetti in-teressanti per la loro originalità, per laconcretezza delle professionalità attivate,per il valore simbolico dei destinatari,donne musulmane in buona parte, per-sone sole e desiderose di trovare una di-gnitosa sistemazione economica, per il

significato dei risultati ottenuti in terminidi competenze acquisite e di produzioneeffettivamente messa in atto con i rispet-tivi guadagni. l’obiettivo dei programmi èquello di mettere le persone in condi-zione di essere indipendenti e autonome;obiettivo meritevole sotto il profilo peda-gogico perché privilegia la formazione alpacco dono e sotto il profilo della promo-zione umana perché dà dignità e autosuf-ficienza alle fasce deboli dellapopolazione, escluse dalla programma-zione governativa di sviluppo.La nostra osservazione si è indirizzataverso due profili certamente esemplari. ilprimo nasce dal raffronto tra la realtàdelle nostre diocesi e quella tunisina. danoi chi ha un bisogno, una necessità,un’esigenza a cui non riesce a far fronte sirivolge alla caritas (parrocchiale o dioce-sana), chiedendo aiuto. in tunisia è la ca-ritas che si mette alla ricerca delle povertàper alleviarle e per soccorre coloro che nesono afflitti. Non si tratta ovviamente diun semplice dettaglio tecnico, ma di uncambiamento di prospettiva rilevante. danoi il povero deve avere la faccia tosta divenire a domandare aiuto; di là è la chiesache prende l’iniziativa e si fa carico dellepovertà che incontra, offrendo non solu-zioni tampone di corto respiro, ma abili-

tazioni capaci di portare soluzione ai pro-blemi delle persone.Il secondo profilo riguarda il divietocolà di parlare di Gesù cristo e di annun-ciare il vangelo. tale ostacolo è superatofacendo parlare le opere, la cui forza per-suasiva, oltre a essere immediata, è moltopiù convin-cente dellesemplici pa-role, perquanto bril-lanti e coin-volgenti. Nelnostro Paese,al contrario,le parole di taluni cercatori di ribalta lafanno da padrone con messaggi fuor-vianti, generatori di paure e di pregiudizianacronistici, e sopravanzano quantoviene fatto per vincere i rifiuti, le povertàe le necessità.Pertanto, se per un verso occorre con-solidare i programmi e i progetti in favoredegli ultimi, contestualmente occorre farsentire voci diverse rispetto a quelle ac-codate a corifei negatori di valori umani,spirituali e religiosi. ed è quello che ab-biamo fatto nelle pagine seguenti, cheraccolgono testimonianze sincere e veresul tema delle migrazioni.

di DOMENICO MOGAVERO

Mensiledella Diocesidi Mazara del Vallo

Registrazione Tribunaledi Marsala n. 140/7-2003

EditoreAssociazione “Orizzonti Mediterranei”Piazza della Repubblica, 691026 - Mazara del Vallo

Direttore editorialemons. Domenico MogaveroDirettore responsabileMax FirreriRedazionePiazza della Repubblica, 691026 - Mazara del Vallotel. [email protected]

Hanno collaboratoVincenzo Campo, Girolamo Cangelosi,Nicola Catania, Maurizio Certini,Naim Chebbah, Carlo Costalli, ErinaFerlito, Giuseppe Lombardino, Ga-spare Magro, Katia Parrinello, DoraPolizzi, Giuseppe Riserbato, MarioTumbiolo.

Questo numero è stato chiuso in reda-zione il 3 luglio 2018. È vietata la ripro-duzione integrale o parziale.

Periodico associato alla:Anno XVI - n. 06 del 3 luglio 2018

L’EDITORIALE Domenico Mogavero

n. 06/03luglio2018, pag. 2

Così vicini, eppur distantiEchi di un viaggio a Tunisi

eloquenza delleopere più

convincentidelle parole

in tunisiala caritas allaricerca dellepovertà

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DI MAURIZIO CERTINI*IL FOCUS/IO PENSO CHE...

Migranti e Mediterraneoil pensiero di La Pira:«l’Italiasia pontedi pace sul mondo»

www.centrointernazionalelapira.it

n. 06/03luglio2018, pag. 3

«L’Occidentedeve liberarsi delle[...] scorie egoiste [...] e tornareall’amore cristiano [...]. solo

così esso non avrà nulla da temere dallegrandi promozioni storiche [...] per ricevereintegrazione e operare con i popoli nuovi,nazioni nuove e nuove civiltà. [Un messag-gio] dell’autentica europa, quella che ha,per vocazione, le frontiere aperte verso tuttii popoli, verso tutte le civiltà, verso tutti icontinenti e in tutte le direzioni delmondo». il sindaco di firenze Giorgio laPira si esprimeva così nel 1962. erano anniintensi per l’azione internazionale rivoltaalla pace: la divisione in blocchi, il rischio in-combente della guerra nucleare, l’indipen-denza dei Paesi emergenti non-allineati. ilmondo stava profondamente cambiando.La Pira inseriva la sua azione locale, aservizio della città, in un contesto piùampio, internazionale, planetario. avevacapito l’interdipendenza del pianeta e ope-rava per unire i popoli, attraverso un’azionediplomatica tesa al progressivo coinvolgi-mento di uomini e popoli, in dialogo su varipiani: economico, culturale, spirituale e re-ligioso. si espresse intensamente nei con-fronti del vicino oriente, da lui percepitonella sua complessità storica, sociale e po-litica come il luogo che contiene tutto ilnostro mondo. Numerosi saranno i viaggiin israele, in Palestina, in egitto, in Marocco.intensa l’attività a sostegno di enrico Mattei,presidente di eNi, per lo sviluppo delle re-lazioni con l’algeria. la Pira preme su fan-fani – all’epoca Presidente del consiglio eMinistro degli esteri – perché «il Governo

italiano assuma l’impegno politico e spiri-tuale di avvicinare all’europa i popoli arabi,tutti i popoli di africa e di asia, e i Paesi co-munisti».Sapeva che il futuro non s’improvvisa eche le piaghe degli errori storici sono lenteda rimarginare. la sua azione coglieva nelMediterraneo una precisa vocazione allapace, come occasione d’incontro tra i po-poli delle sue rive: ebrei, musulmani e cri-stiani, fratelli in abramo, posti in dialogo,avrebbero potuto aprire un percorso sto-rico nuovo. Non era un ingenuo. sapevabene come il Mediterraneo fosse stato, sto-ricamente, intriso di odio e di battaglie eteatro di conflitti. Ma poneva in luce l’altroMediterraneo, non meno reale del primo:quel lago senza uguali, che ha favorito unamolteplicità di scambi che hanno per-messo l’incontro con i popoli slavi e arabi,e la comunicazione di tecniche, di arti, diidee, dando vita a uno spazio unico almondo.Fu il re del Marocco, Maometto V, nel1957, a suggerire a la Pira: «i problemi me-diterranei sono solidali e necessitano di unasoluzione unica, solidale: chiami tutti i po-poli mediterranei a firenze e li faccia uniree pacificare a firenze». il sindaco lo presein parola e dette vita ai colloqui Mediter-ranei, avviando un percorso inedito, stra-ordinario: si promossero Gemellaggi tracittà, per unire tutti. il primo, tra firenze efes: unire le città per unire il mondo. eoggi? osserviamo il Mediterraneo dive-nuto cimitero sotto la luna. la visione eu-ropea, che mette insieme le volontà

politiche di diversi Paesi per governarecongiuntamente fenomeni che sfuggonoal controllo dei singoli stati, resta unagrande intuizione, che risponde ai bisognidei cittadini in un mondo globale e tran-snazionale.Come possiamo rendere attuale l’utopiapragmatica di la Pira? come ridare vigorea un’europa unita, che si fondi sul valoredell’ospitalità? in questo i fedeli delle chiesedelle diverse sponde del Mediterraneopossono fare molto, se uniti. forti dellasperanza che ha sostenuto tutti coloro che,come Giorgio la Pira, hanno creduto e cre-dono nell’europa.Ascoltiamo e facciamo nostro l’appellodi la Pira, oggi drammaticamente ancorapiù attuale: «l’italia deve costruire un ponteche i popoli attraversino per giungere allaciviltà della pace […] la politica italiana vavista nella prospettiva di questa costruzionedel ponte di pace sul mondo. Basti pensareall’esplosione demografica dei prossimi 30anni (saremo 7 miliardi nel 2000) e a quella- davvero impensabile – dei prossimi 100anni. Una programmazione nazionale,continentale, mondiale: a questa esigenzadel piano non ci si sottrae […] per aprire leporte di accesso politico a tutti i popolinuovi della terra; per ‘programmare’ e rea-lizzare per tutti i popoli una elevazione so-ciale ed economica che sia degna delladignità davvero infinita della personaumana».

* direttore centro internazionalestudenti “Giorgio la Pira” di firenze

foto di francesco Malavolta.

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Negli ultimi anni assistiamo a unatragica escalation del fenomenomigratorio, che ha assunto i toni

drammatici di un vero e proprio esodo dimilioni di profughi. le dimensioni del feno-meno sono così imponenti che non si puòpiù prescindere da questioni che, se non cor-rettamente affrontate, rischiano di travolgerele nostre società. servono risposte strutturaliche tengano conto di vari fattori: su tutti lacapacità non solo di accogliere ma anche diintegrare i milioni di profughi e, d’altro canto,il contrasto alle politiche ondivaghe e ai si-lenzi – spesso non incolpevoli – dell’Unioneeuropea.Ma c’è un altro fatto da tener presente: igoverni hanno, sì, la responsabilità di acco-gliere, ma anche di pensare al bene dei pro-pri cittadini, per i quali immigrazioni di

proporzioni bibliche, se non ben governate,potrebbero costituire una minaccia. in-somma non bastano i muscoli, devono tor-nare il buon senso e la politica. i fatti devonoessere la conseguenza di decisioni equili-brate e ponderate che tengano conto dellaposizione dell’italia: politica (in europa) egeografica (nel Mediterraneo). sotto questoprofilo ritengo sia fondamentale salvaguar-dare la propria identità culturale e garantireun’integrazione effettiva, non un multicultu-ralismo fatto di semplice vicinanza.Va anche detto che gli immigrati regolari- inseriti in un percorso di inclusione lavora-tiva, nel pieno rispetto delle leggi, della storia,delle tradizioni, delle religioni del Paese ac-cogliente - con i loro contributi sono spessoessenziali per il mantenimento del welfaredei Paesi che li accolgono.Ma la questione è: come trasformare le mi-grazioni da problema a opportunità? sultema mi pare illuminante la lettera dellacommissione episcopale per le migrazioni,nella quale si riconosce che «il periodo di crisiche sta ancora attraversando il nostro Paese

rende più difficile l’accoglienza, perché l’altroè visto come un concorrente e non comeun’opportunità per un rinnovamento socialee spirituale e una risorsa per la stessa cre-scita». Ma non dobbiamo dimenticare «l’im-portanza dell’ospitalità che portaall’incontro», perché «le paure si possonovincere solo nell’incontro con l’altro».Sul tema complessodell’integrazione pesail vuoto culturale che si riscontra spesso neiPaesi ospitanti. Una mancanza di identità,crollata sotto la pressione del laicismo e del-l’individualismo, che si traduce in mancanzadi valori da proporre e argomentazioni o vi-sioni da opporre ai nuovi arrivati. Non pos-siamo chiuderci di fronte a questi fenomeniepocali, ma non possiamo nemmeno ce-dere a una retorica superficiale. le migrazionici chiamano alla solidarietà ma, ancora dipiù, a interventi di ampio respiro e di lungotermine: soprattutto è necessaria una capa-cità politica di costruire il futuro senza che siail futuro a imporsi su di noi.

* Presidente nazionale Mcl

IL FOCUS/L’ANALISI

n. 06/03luglio2018, pag. 4

Migranti: problema od opportunità?le migrazionici chiamano alla solidarietà,la politicasia capace di costruire il futuro

SUL TEMA DELL’INTEGRAZIONEpesa il vuoto culturalenei Paesi ospitanti

DI CARLO COSTALLI* www.mcl.it

foto di francesco Malavolta.

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terre. il lavoro, innanzitutto: «Ho semprepensato a impegnarmi e non rimanere anon far nulla», dice amin. ecco perchéquasi ventenne sognava nuovi posti conun impiego più remunerativo. Per lui,come per tanti altri bangladesi, fuoriquella nazione ci stava il mondo cono-sciuto tramite i passaparola.«Da amici sentii parlare della Libia: lìc’è lavoro per noi, mi dissero». l’inizio delviaggio è datato 2012. è da qui che iniziala storia di emigrazione per questo gio-vane del Bangladesh, passato dall’infernodella libia e finito da alcuni anni in sicilia,sua terra d’accoglienza e d’adozione.«decisi di partire per la libia, era uno deipochi paesi dove potevamo andare inaereo e poter entrare regolarmente –racconta – mi rivolsi a un’agenzia che or-ganizza tutto, dal viaggio a chi poi lì do-veva offrirmi il lavoro. Per pagarmi ilviaggio ho venduto 4 mucche, ho datoin affitto un terreno e la mia casa per al-cuni mesi». Un totale pari a 3.000 europer lasciare la propria terra in cerca difortuna altrove. Ma la libia per amin èstato l’inferno. «inizialmente, per una set-timana, ho dormito in un grande magaz-zino dove c’eravamo più di 200 personee per entrare ci hanno privato dei docu-menti».Poi il viaggio a Zawiya, una città sullacosta, «perché lì mi hanno indicato cheavrei trovato lavoro». amin cercava unimpiego, guadagnare e inviare i soldi allasua famiglia, in Bangladesh. due anni esei mesi lunghi secoli, durante i qualiquesto giovane bengalese ha lavorato

come netturbino, come domestico ecome baby sitter per due bambini di unafacoltosa famiglia libica. «facevo casa elavoro, perché in quei posti l’alta crimi-nalità spadroneggiava di giorno e dinotte – racconta – un giorno davanti aimiei occhi, mentre pulivo la strada, un li-bico ha sparato contro altre due personeuccidendole». Poi la bomba lanciata con-tro un deposito di mezzi per la raccoltadei rifiuti: «seppi notizia di 36 personeustionate e 8 morti e, allora, capii che eragiunto il momento di andar via dallalibia».Tornare in Bangladesh sarebbe statodifficilissimo. l’italia, questa sconosciutaper amin: «Non sapevo neanche dovefosse - spiega - ma qualcuno mi indicòquesta strada». era un aiuto agli occhi diquesto giovane bengalese ma, in effetti,erano trafficanti di uomini per i quali lepersone sono numeri e profitto. «a Zuarsono stato dentro un magazzino insiemead altre centinaia di persone per trentagiorni – racconta – in attesa di poter par-tire. Mi hanno tolto documenti e soldi emangiavamo una volta sola al giorno».lo aspettava il mare Mediterraneo, il ri-schio della morte o, forse, la speranza diuna nuova vita. «Una prima sera, percondizioni meteo avverse, la traversataneanche ebbe inizio. la seconda seratutto andò per il meglio. ci iniziarono acaricare alle 16 del pomeriggio, con unamacchina e dieci persone alla volta versole dune da dove poi, a piedi, dovevamopercorrere un sentiero tra i rovi permezz’ora. sulla barca eravamo in 250, gliuomini in stiva e io finii rannicchiato vi-cino al motore»Dodici ore di navigazione, con un solobicchiere di thè, prima che una nave dellaMarina italiana li avvistasse. «in quel mo-mento capii che eravamo salvi» diceamin. l’arrivo a trapani e poi il trasferi-mento in un centro di torretta Granitola:«Qui non conoscevo nessuno, per seimesi non sono uscito dal villaggio» rac-conta. Prima di trovare chi sono diventatii veri amici, le persone che oggi gli vo-gliono bene. «franco e roberta mihanno accolto e assunto al loro bar di trefontane, dove oggi lavoro come banco-nista, la maestra in pensione Nina, invece,mi ha insegnato a scrivere e leggere initaliano. Un affetto dimostrato da chi perme vuol dire tantissimo e che non finiròmai di ricambiare». storie di emigrazioni,storie di uomini, che vale ancora la penaraccontare.

Quando pensa agli anni – pochi,per fortuna – vissuti in libia,amin alì si intristisce. e, certa-

mente, il racconto non può essere maicome i suoi occhi che hanno visto i com-portamenti “disumani” di uomini controuomini. ventiquattro anni e un sorriso di-sarmante, amin è originario di Meherpur,una città del Bangladesh dove ha vissutosino a poco più di diciotto anni: «lavo-ravo in campagna, badavo agli animali,vendevo i frutti della terra al mercato».Una vita normale fatta di piccole cose perun figlio di una famiglia umile in quelle

n. 06/03luglio2018, pag. 5DI MAX FIRRERIIL FOCUS/LA STORIA

www.diocesimazara.it

Migranti, la storia di Amindal Bangladeshalla Siciliapassando per l’infernoLibia

IL GIOVANE ORA IN SICILIAè banconista in un bar

www.diocesimazara.itla chiesa deve o puòoccuparsi di politica?è oNliNe sUl sito diocesaNo www.diocesi-mazara.it il sondaggio promosso dall’Uf-ficio diocesano per la pastorale socialecon due domande che riguardanol’eventuale impegno della chiesa in poli-tica. il lettore può votare scegliendo leopzioni “deve” o “può”. in tempo reale sipossono consultare i risultati e i com-menti.

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n. 06/03luglio2018, pag. 6VOCE DAI [email protected]

#CONDIVIDERETVestate, santangelo anticipai temi del nuovo libro

tre GraNdi storie d’aMore che si intrecciano: unaambientata in Belgio, una nella pianura padanaemiliana e una in sicilia danno vita a un romanzoricco di immaginazione ma con una forte docu-mentazione, che si immerge anche negli ambientidel neonazismo e dello jihadismo. si chiama “daun altro mondo” il prossimo libro di evelina san-tangelo (nella foto), in uscita il 13 settembre pereinaudi, presentato in anteprima nazionale allo“scirocco Wine fest” di Gibellina, la rassegna cheha messo insieme la cultura del vino mediterra-neo con l’arte e lo spettacolo. a #condivideretvla scrittrice anticipa i temi del nuovo libro.

AGENDAWWW.DIOCESIMAZARA.IT

4-15 LUGLIOfesteggiamenti in onoredi Maria ss. del Paradisoda Mercoledì 4 a doMeNica 15 lUGlio, festa della Ma-donna del Paradiso. Mercoledì 4: ore 19,30 (san-tuario Maria ss. del Paradiso), santa messa; ore 20,processione della sacra immagine verso la catte-drale. Giovedì 5, venerdì 6 e sabato 7 (cattedrale):ore 9 e 19: santa messa (venerdì 6, ore 20,30, ve-glia mariana). domenica 8 (cattedrale, memoriadell’incoronazione): ore 19, santa messa presie-duta dal vescovo; ore 20, processione verso laparrocchia sacro cuore in santa Maria di Gesù. lu-nedì 9 e martedì 10: ore 9, lodi e santa messa; ore20, veglia mariana. Mercoledì 11 e giovedì 12:l’immagine della Madonna sarà esposta nella cap-pella dell’ospedale “abele ajello”. venerdì 13 e sa-bato 14: l’immagine sarà esposta nella parrocchiasanta rosalia. domenica 15 (cattedrale): ore 19,santa messa; ore 20, processione di rientro dellavenerata immagine nel santuario.

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www.diocesimazara.it

19 LUGLIOMarsala, cena di beneficenzaper la missione in sud sudan

Giovedì 19 lUGlio, con inizio alle ore 20,30, pressola pizzeria agorà di Marsala, in occasione del 54°anniversario dell’ordinazione presbiterale di donGiuseppe Ponte, si terrà l’iniziativa “Una scuolaper Nyal”, un progetto per sostenere la missionein sud sudan del diacono marsalese Mario Pel-legrino (nella foto). Per partecipare alla cena ènecessario prenotare: 3511534203 (enza Mariavinci), 3701225751 (Giacoma Zizzo).

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n. 06/03luglio2018, pag. 7

Gentilissimo direttore,sono un imprenditorecon tre dipendenti, ho

letto che dal 1° luglio la finanziaria 2018 haprevisto l’obbligo di corrispondere la retri-buzione ai lavoratori utilizzando mezzi trac-ciabili. desidero avere maggiori chiarimentidal vostro esperto, specialmente in caso dimancato rispetto al predetto obbligo.

a cura della redazioneL’ESPERTO INFORMAwww.diocesimazara.it

Retribuzione ai lavoratoridal 1° luglio si cambia

OBBLIGOPER I DATORIDI LAVOROdi corrispondere quantodovuto ai dipedenticon mezzi tracciabili

SCRIVICIPoni una domandae l’esperto ti rispondesul giornalesi cHiaMa a tu per tu la rubrica del nostrogiornale che in ogni numero ospita un

gruppo di professionisti (commercialisti, me-dici, nutrizionisti, avvocati) che rispondonogratuitamente ai quesiti dei nostri lettori.come fare? Basta inviare una e-mail a [email protected], indicando nome,cognome e recapito telefonico, oppure in-viando un messaggio privato sulla pagina fa-cebook diocesi Mazara/condividere. Nelsuccessivo numero, la risposta degli espertiche collaborano con il nostro giornale.

Carissimo signor Meli,come ha espostobene nel suo quesito,

in base all’art. 1, comma 910, finanziaria2018, a decorrere dal 1° luglio 2018, i da-tori di sono tenuti a corrispondere ai la-voratori la retribuzione, nonché ognianticipo di essa, tramite specifici stru-menti di pagamento, con divieto di uti-lizzo del contante. Mediante taledisposizione il legislatore ha voluto ar-ginare la prassi, diffusa soprattutto nelleimprese di minori dimensioni, di corri-spondere al lavoratore una retribuzioneinferiore rispetto a quella fissata dalla

RISPONDEGaspare MagroDottore commercialista

SCRIVEAntonio MeliMarsala

contrattazione collettiva e indicata nelcedolino paga. Pertanto la retribuzioneandrà corrisposta ai lavoratori tramitebanca/posta, utilizzando uno dei se-guenti mezzi: 1. bonifico sul contoidentificato dal codice iBaN indicatodal lavoratore; 2. pagamento in contantipresso lo sportello bancario/postaledove il datore di lavoro ha aperto un c/cdi tesoreria con mandato di paga-mento; 3. assegno consegnato diretta-mente al lavoratore o, in caso dicomprovato impedimento, a un suodelegato. a seguito del riscontro dellaviolazione del predetto obbligo risultaapplicabile l’art. 16, legge n.689/81 inbase al quale è ammessa l’oblazione,ossia la possibilità di pagare unasomma ridotta ad 1/3 del massimodella sanzione prevista, o, se più favo-revole, pari al doppio del relativo im-porto, oltre alle spese delprocedimento. da quanto sopra risultapertanto che la sanzione applicabile èpari a € 1.667 (5.000/3) e va versata: 1.entro 60 giorni dalla notifica del verbaledi accertamento; 2. tramite il modellof23 utilizzando il codice tributo “741t”.

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n. 06/03luglio2018, pag. 8

Cinque comuni sul territorio dellanostra diocesi da poche setti-mane hanno rinnovato gli organi

di governo: sindaco e consigli comunali.al voto sono stati chiamati i cittadini divita, santa Ninfa, Partanna, Poggiorealee Pantelleria. Nel piccolo centro di vitas’è registrato il “caso” singolare di unsolo candidato sindaco, Giuseppe riser-bato che con 1.197 voti è stato elettopoichè si è raggiunto il quorum dei vo-tanti (62,49%, 1.261 votanti). a santaNinfa è stato riconfermato l’uscente Giu-seppe lombardino che l’ha spuntata suGiuseppe spina: per lombardino 1.510voti, 499 in più rispetto a quelli ottenutida spina (che da candidato perdentepoteva sedere in consiglio comunale masi è dimesso ancor prima dell’insedia-mento). a Partanna riconferma per Ni-cola catania, vincitore con 3.512 voti,lasciando secondo francesco crinelli con2.287 voti. a Poggioreale l’ha spuntataGirolamo cangelosi (presidente uscentedel consiglio comunale) con 548 voti,superando Pietro vella con 422 voti. aPantelleria, infine, vittoria del candidatosindaco M5s, vincenzo campo, con1.316 voti (34,39%).

a cura della redazioneNEL TERRITORIO/LE SCELTEwww.prefettura.it/trapani

Elezioni amministrativeal voto anche 5 comuni dellaDiocesi,due sindaci riconfermati e treneo elettiI RISULTATIpremiano gli uscenti NicolaCatania e Giuseppe Lombardino

PUBBlicità

castelvetrano,il corteo tra polemichela città di castelvetraNo sta vivendo un momento storicomolto delicato. il comune è stato sciolto per mafia e a gui-darlo sono tre commissari prefettizi. Qualche settimana ad-dietro il presidente della commissione, salvatore caccamo,ha denunciato a raiuno la poca collaborazione dei cittadinialla loro opera: «Una commissione che rappresenta lostato sul territorio non viene vista di buon occhio - hadetto caccamo - la diffidenza iniziale non si è trasformatanell'auspicata collaborazione, purtroppo oramai non pensoche sia una questione di diffidenza, ma di cultura». alle pa-role di caccamo sono seguite quelle del Procuratore nazio-nale antimafia, secondo il quale, nonostante decine diarresti e centinaia di anni carcere attribuiti ai suoi sodali,

Matteo Messina denaro avrebbe un corridoio preferenzialecon la città, per determinare anche dentro il comune lescelte per lui vantaggiose. a castelvetrano nei giorni se-guenti è nato un movimento civico che ha promosso uncorteo contro la mafia (e non contro i commissari, comehanno voluto puntualizzare): “sono di castelvetrano e nonsono mafioso” è stato lo slogan dell’iniziativa svoltasi tra ilParco delle rimembranze e il sistema delle piazze. Nonsono mancate le polemiche (cgil e camera del lavoro nonhanno partecipato) e gli stessi commissari - invitati da enzofilardo, presidente della locale Pro loco - hanno scelto dinon partecipare. al sistema delle piazze, tra gli altri, è ancheintervenuto don Giuseppe Undari. «la nostra volontà èstata soltanto quella di fare capire, scendendo in strada,che a castelvetrano non tutti sono conniventi con la mafia.è vero che parte della popolazione è vittima di una certacultura, ma non tutti siamo così. in questo anno abbiamodimostrato la nostra vicinanza ai commissari con iniziativedirette a sostenere l'attività amministrativa e la collettività»ha detto serena Navetta del tribunale dei diritti del malato.

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n. 06/03luglio2018, pag. 9a cura della redazioneNEL TERRITORIO/IO PENSO CHE...

www.prefettura.it/trapani

LA PAROLA AI SINDACI

iN QUesta PaGiNa pubblichiamo le dichiara-zioni fatte alla nostra redazione dai sindacineo eletti nell’ultima tornata delle ammi-nistrative in alcuni comuni del territoriodella nostra diocesi. da Pantelleria a Pog-gioreale, i primi cittadini tracciano la viada percorrere tra mille difficoltà legate allariduzione dei trasferimenti dallo stato edalla regione e alla necessità di far fronteai sempre maggiori bisogni dei cittadini.

PARTANNAPotenziare i servizie le politiche sociali

i ProGetti per i pros-simi cinque annisono molti: vogliamoimplementare e po-tenziare tutti i servizialla cittadinanza; con-tinuare a promuo-vere le eccellenzeenogastronomicheper le quali il nostro

territorio si distingue e la vocazione turistica eculturale della città; ampliare la capacità ricet-tiva e rafforzare centri come il G55 per dareprospettive occupazionali migliori a chi si af-faccia nel mondo dell’istruzione e del lavoro;offrire ai nostri giovani ulteriori occasioni diformazione e di ingresso nelle nuove profes-sioni oggi legate al mondo della tecnologia edell’innovazione; incentivare ancora di più lepolitiche sociali come fatto anche in passatoliberando le risorse necessarie per gli inter-venti più stringenti. Ma contiamo anche di di-fendere le iniziative già avviate e potenziarlestabilmente con l’obiettivo di rappresentare,ognuno con il proprio contributo di idee, unacomunità capace di unire tutti e dare voce achi spesso non ne ha.

VITAGarantire servizie maggiore efficienza

far froNte alle esi-genze dei cittadini e,nello stesso tempo,riorganizzare al me-glio la macchina am-ministrativa. Questisono i primi due im-pegni sui quali ho giàavviato l’attività am-ministrativa nel co-mune che ho l’onore

di governare per cinque anni. sono consape-vole delle difficoltà finanziarie dell’ente e di unamacchina amministrativa nella quale mancapersonale. Ma il mio impegno sarà massimoaffinché vengano garantiti tutti i servizi.

PANTELLERIAil mio ufficiosempre aperto a tuttiil risUltato del 10 GiUGNo è stato per noie per tutta la comunità di Pantelleriaun segnale importante di svolta e dicambiamento. adesso tocca a noi ini-ziare un percorso virtuoso che possanon tradire la fiducia dei nostri elettorie di tutti gli abitanti. Molti impegni ciaspettano: innanzitutto l'ascolto dellepersone. il mio ufficio è aperto sem-pre, non abbiamo orari di ricevimento.

se non è presenteil sindaco sonopresenti gli asses-sori e i consiglieri.la nostra pre-senza sarà sem-pre costante. Noisiamo cittadiniche da cittadinisono entrati nelleistituzioni. la ma-

nutenzione ordinaria delle strade, l'ar-redo urbano, la valorizzazione dellacultura e dell’immenso patrimonio ar-tistico e archeologico di Pantelleria, ilprogetto della Zona franca extra doga-nale, la valorizzazione delle energierinnovabili, la cura degli ultimi, dellepersone vulnerabili; nessuno deve ri-manere indietro. sono sfide impegna-tive ma siamo determinati aperseguirle con costanza e determina-zione. Queste saranno le coordinatedell'azione di governo nei prossimi 5anni. con l'occasione rivolgo un carosaluto a tutta la redazione e ai suoi let-tori.

SANTANINFAvicino ai bisognidei cittadinila storia secolare di saNta NiNfa racconta diuna comunità laboriosa, solidale, attenta allamodernità e sempre pronta a recepire le in-novazioni. la sua struttura economica, ba-sata sull’agricoltura e la zootecnica di qualità,sull’artigianato e sulla piccola imprenditoria,ne è precisa testimonianza. Mentre altrove ilterremoto del gennaio 1968 è stato unospartiacque, a santa Ninfa il sisma, e soprat-tutto la successiva fase della ricostruzione, ha

costituito una occa-sione formidabileper innovare le suestrutture produttivee accelerare il pro-cesso di sviluppoeconomico. oggi,purtroppo, comegran parte dei terri-tori del sud italia,anche santa Ninfa è

interessata da una grave crisi economico-so-ciale che colpisce soprattutto i ceti meno ab-bienti. compito di una amministrazionevicina ai bisogni dei cittadini è quello dicreare, pur con le limitate risorse economi-che a disposizione, sistemi di welfare inclu-sivi. allo stesso tempo è necessaria un’azionea supporto e a sostegno delle attività pro-duttive, affinché queste possano creare postidi lavoro in loco, unico modo per frenarel’emorragia demografica ed evitare così ladesertificazione sociale, pericolo comune atutte le aree interne o periferiche del Mezzo-giorno. ci aspetta un lavoro non indifferente:sarà condotto da una squadra di ammini-stratori competenti e motivati.

POGGIOREALEacqua e rifiuti,le priorità per il comunePassato il MoMeNto elettorale, mi sonomesso subito al lavoro. tra le prime pro-blematiche affrontate quella delle acque e

dei rifiuti. Per laprima questioneapprofitterò dellaproroga concessadalla regione finoal prossimo 31 ot-tobre per verificarel’opportunità dipassare, come co-mune, alla gestionediretta del servizio

idrico o a un altro sistema. Mentre per laraccolta rifiuti sto valutando da primo cit-tadino lo stato di salute dell’ato sperimen-tale Poggioreale-salaparuta. Ho affrontatol’organizzazione del personale dipendentein servizio, nel corso di un primo incontrocon i responsabili di settore. Ma come im-pegno c’è l’imminente opera di puliziastraordinaria del centro abitato, compresele aree a verde pubblico, nonché il pro-cesso di disinfestazione dell’abitato. ab-biamo già provveduto ai lavori disistemazione delle mura di sostegno dellosvincolo Poggioreale-salaparuta, in prossi-mità della strada a scorrimento veloce Pa-lermo-sciacca.

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GRANIDI [email protected]

DI ERINA FERLITO

Il piccolo libro: dolcenellabocca, amaro nelle viscere

«Evidi e udii un’aquila, che volava nel-l’alto del cielo e che gridava a granvoce: guai, guai, guai agli abitanti della

terra, al suono degli ultimi squilli di tromba che itre angeli stanno per suonare» (ap 8,13). il sette-nario delle trombe si intreccia così con i “tre guai”,che sollecitano un’accentuazione di drammaticitàe un crescendo di desiderio irrefrenabile di deco-dificazione della cifra simbolica nel soggetto inter-pretante. le alterazioni violente del corso normaledella natura sconcertano e sbigottiscono, ma la-sciano avvertire altresì, nella storia, una particolarepresenza di dio, la cui tenerezza avvolge ogni cosacreata. ciò non elimina però i conflitti, le lotte peril potere, gli odi, ogni genere di negatività incom-bente. entrano così in scena, oltre all’aquila, altrisimboli teriomorfi dall’aspetto terrificante: caval-lette mostruose (cfr ap 9,3-11); cavalli e cavaliericorazzati di fuoco (cfr ap 9,17-19). Ma il male simescola al bene e la paura alla speranza: avvoltoin una nube, discende dal cielo un angelo pos-sente; l’arcobaleno, simbolo dell’alleanza noachica,è posto sul suo capo; il suo volto splende come ilsole; le sue gambe somigliano a colonne di fuoco;uno dei suoi piedi poggia sul mare e uno sulla terra(cfr ap 10,1-2). reca in mano un piccolo libroaperto e si rivolge al veggente di Patmos: «va’,prendi il libro aperto dalle mani dell’angelo […].Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le vi-scere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele. Presiquel piccolo libro dalle mani dell’angelo e lo divo-rai; in bocca lo sentii dolce come il miele, ma comel’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’ama-rezza» (ap 10,8b-10). il testo è palesemente unaripresa di ez 3,1-3, arricchito di aggiunte impor-tanti: a differenza del libro sigillato con sette sigilli,che solo l’agnello può aprire perché custodisce ilprogetto di dio sul fine e il senso della storia, il pic-colo libro è aperto, poiché si tratta della Parola ri-

velata, della quale è indispensabile cibarsi, chespande sul palato tutta la propria dolcezza, ma cheinvade le viscere di un’amarezza intollerabile. sitratta della condizione del profeta e della dinamicadella sua vocazione: è consolato dalla Parola di dio,ma vive la continua sofferenza del conflitto con chisi rifiuta di accoglierla. illuminante, a tal proposito,è la missione che dio affida a Geremia: «ecco, iometto le mie parole sulla tua bocca. vedi, oggi tido autorità sopra le nazioni e sopra i regni per sra-dicare e demolire, per distruggere e abbattere, peredificare e piantare» (Ger 1,10). al veggente di Pat-mos viene detto dall’angelo: «devi profetizzare an-cora su molti popoli, nazioni, lingue e re» (ap10,11). Medesima gioia e medesima sofferenza. ilgruppo di ascolto si trova così in una situazione ol-tremodo difficile, situato tra la violenza del male ela forza con cui il cristo lo sostiene. è necessariocosì un approfondimento ulteriore per compren-dere il senso degli eventi e la dimensione escato-logica della storia. ci si avvia in tal modo al “grandesegno”. «il settimo angelo suonò la tromba e nelcielo echeggiarono voci potenti che dicevano: ilregno del mondo appartiene al signore nostro dioe al suo cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli»(ap 11,15). l’assemblea si rincuora e gioisce, poi-ché il regno di dio si traduce in realtà concreta.«allora si aprì il tempio di dio che è nel cielo eapparve nel tempio l’arca dell’alleanza. Ne segui-rono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto euna tempesta di grandine» (ap 11,19). le catego-rie religiose del popolo di dio perdono ora la pro-pria consistenza reale, per divenire schemi di unadimensione che è tutta escatologica. Gli sconvol-gimenti cosmici indicano che il mondo si sfalda,ma non si consuma. il tempio, abitazione di dio,è trasfigurato e l’arca dell’alleanza, segno con-creto della presenza del signore, non sarà maifrantumata.

LE RUBRICHE

n. 06/03luglio2018, pag. 10

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Parole e gesti del Profeta

Il termine arabo hadîth significa origina-riamente “racconto” o “detto” e designa letradizioni che riferivano parole e gesti del

Profeta. l’insieme dei detti di Maometto costi-tuisce nel suo complesso la sunna. le sue paroletramandate sono un riferimento imprescindibileper ogni aspetto della vita dei credenti e dellacomunità. in teoria, si distingue bene ciò che co-stituisce il corano, la parola di dio, trasmessatale e quale dal Profeta, che interviene solocome “portavoce”, dal hadîth, che è parolaesemplare, ma originante dal Profeta stesso. Pur

presentandosi sempre come il risultato di unatrasmissione orale, il termine hadîth ingloba nonsoltanto parole di Maometto riferite da unascoltatore, ma anche “atti” e, persino, “appro-vazioni silenziose”, cioè parole o azioni altrui cheabbiano avuto luogo alla presenza del Profeta,senza che egli vi si opponesse; il che conferisceun valore positivo. in ogni hadîth, il testo (matn)del racconto è preceduto da una lista di nomi(isnȃd)ossia “sostegno”, che elenca coloro i qualisi sono tramandati il racconto nel corso deltempo.

DI DORA POLIZZI

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n. 06/03luglio2018, pag. 11

Siamo ogni giorno così distrattidalle mille faccende che ci avvol-gono, ci distolgono, ci impe-

gnano fino allo sfinimento, che non cirendiamo conto di come progressiva-mente tendiamo a nascondere il bam-bino che è in noi, e di come cerchiamo

di risolvere le questioni da “adulti”. laprima volta le cose vanno bene, la se-conda così così, alla terza crolliamoquasi, la quarta volta rimpiangiamo inostri vecchi tempi e di come da bam-bini si viveva felici e senza pensieri.Ho vissuto anche io questi momenti,e a un certo punto mi sono reso contoche dovevo ripartire dal basso: e comedante si cinse col giunco (che allegori-camente corrisponde all’umiltà, ap-punto) prima di accedere al Purgatorioe percorrere gli ultimi due regni dell’al-

dilà, anche io ho sentito il bisogno diimmergermi nel più innocente, gio-ioso, caloroso, umile e naturale am-biente rappresentato da quello deibambini. ecco allora cosa significa perme il Grest: stare con i bambini per aiu-tare ed essere aiutato. Una definizione

semplice, quasi scontata, direbbero inmolti.Ma adesso vi spiego come si arriva aquesto. Gambe in aria. alcuni bambinisi riuniscono tra di loro e si scambianoqualche figurina. altri stanno tra lebraccia degli animatori. altri ancora siscambiano due bacini sulla guancia,senza alcun perché. alcuni cercanoqualche modo per divertirsi ed esserefelici (e lo trovano, eh!). altri si rincor-rono. alcuni si nascondono. altri gri-dano, parlano, sorridono, scherzano,

ridono. a un certo punto il don dice almicrofono: «criic» e loro rispondono:«crooc». Poi il don di nuovo: «criiccriic», e loro: «crooc crooc». e ancora:«criic criic criic» - «crooc crooc crooc».e immediatamente, attraverso questometodo semplicissimo, tutto si ferma ecala il silenzio! i bambini capiscono cheè giunta l’oradi ascoltarequalcosa diimportante esi concen-trano adascoltare o apregare in-sieme al don.disciplina assoluta. totale rispetto delleregole. ecco, qui si riassume tutto ciòche volevo dire.Ogni giorno noto che al Grest i bam-bini riescono a distinguere i vari mo-menti di preghiera, di gioco, di svago,di riflessione. si divertono crescendo inun certo senso. adesso guardiamociintorno: chi di noi adulti si diverte cre-scendo? Pochi, pochissimi... alcunipensano solo a divertirsi. altri solo acrescere. e quindi alcuni vivono unavita da nullafacenti; altri, prendendo lecose molto sul serio e isolandosi daqualsiasi forma di divertimento (da in-tendere come rilassamento, tranquil-lità), finiscono per andare incontro allacontropro-duzione. eallora eccoperché hovoluto viva-mente im-mergermi inq u e s t anuova esperienza: nonostante sia distampo cattolico e io professi la reli-gione islamica, ho sempre credutoche i bambini potessero darmi qual-cosa di nuovo. ed é stato condivi-dendo dei momenti di gioia, didivertimento e di riflessione cheadesso posso confermare di sentirmiancora una volta arricchito.

diNAIMCHEBBAHwww.diocesimazara.it

IO PENSO CHE...

Il Grest visto da un musulmano«dai bambinimi sono arricchito,aiutare per essere aiutato»

Quanti di noiadulti si diverte

crescendo?Pochissimi...

tendiamo anascondereil bambino

che è in noi

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Come sfondo la relazione e, comeprotagonista, lo spirito santo. si muo-verà su questi due elementi il nuovo

ciclo triennale di programmazione pastorale,le cui linee guida sono state presentate incattedrale dal vescovo monsignor dome-nico Mogavero. il nuovo Piano pastorale an-nuale si prolungherà per un biennio, «per darmodo alle comunità parrocchiali di familia-rizzare meglio col tema proposto, approfon-dirlo e attualizzarlo»spiega il vescovo. Nei treanni, invece, sarà triplice l’articolazione dibase, attraverso il discernimento, la missione,la speranza.Per il discernimento, il Vescovo richiamal’evangelii gaudium di Papa francesco («lapastorale in chiave missionaria esige di ab-

bandonare il comodo criterio del “si è fattosempre così”, invito tutti a essere audaci ecreativi»): «il discernimento sia ricerca dei“sentieri dello spirito”»dice Mogavero. laprima parte del Piano svilupperò i profili bi-blici del tema, spigolando tra antico e Nuovotestamento. secondo punto del camminotriennale è la chiesa come comunità in di-scernimento. «l’uomo saggio – scrive nellelinee guida il vescovo – si adopera per cer-care dentro di sé la risposta in merito allescelte da operare, sforzandosi di compren-dere il modo e il senso della sua vita, al finedi poter discernere e compiere quel benepercepito come piena realizzazione di sé».Da qui l’esigenza e la responsabilità discegliere sono percorsi necessari di umaniz-zazione. «il discernimento è un impegnoquotidiano che riguarda le scelte ordinarie equelle più ardue in ordine alla piena realiz-zazione di sé». il vescovo richiama anche lasinodalità, «non vista come un semplice al-largamento della base decisionale o di una

limitazione del carisma dei pastori – dice –bensì come necessario e doveroso coinvol-gimento dei fedeli». Una chiesa e i segni deitempi, «perché interpretare questi ultimi vuoldire cogliere le tracce dell’opera di dio che,nella storia, conduce gli uomini oltre la storia.Quest’azione carismatica è indispensabile perelaborare le scelte pastorali che ciascunachiesa è tenuta a fare per realizzare il pro-getto di dio».Quindi l’ascolto necessarionon come so-pravanzare sull’interlocutore o controbatterele posizioni degli altri, «ma come espressionedel proprio pensiero con rispetto». Per il ve-scovo Mogavero il discernimento è «un’esi-genza fondamentale per il cristiano, inquesto contesto storico sempre più segnatodalla complessità, provvisorietà, liquidità, re-lativismo, ambiguità. è uno strumento effi-cace per opporsi alle forze disgregatrici dellospirito del mondo e capace di custodire il pa-trimonio di valori ereditati con la fede, per ri-scoprire l’arte del vivere».

diMAXFIRRERIIL DOCUMENTO

n. 06/03luglio2018, pag. 12

«Il discernimentoper custodirevalori ereditati con la fede»

ILNUOVOPIANOPASTORALEPresentate in Cattedralele linee guida del testo

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n. 06/03luglio2018, pag. 13

La Cattedrale, dedicata all’atto dellasua fondazione al ss. salvatore, oltre aessere la chiesa madre della diocesi, ha

rappresentato nel corso della sua storiaanche il pantheon delle tombe episcopali, inparticolare di quei pastori della chiesa diMazara del vallo che, per consuetudine, vol-lero essere seppelliti in essa, ultimo il ve-scovo mons. costantino trapani, che fusepolto in Basilica nella cappella dell’imma-colata il 7 marzo 1988. Ma le consuetudinidi tanto in tanto sono interrotte nel lororitmo ciclico da eventi particolari che necreano l’eccezione, come ad esempio lascelta del proprio sepolcro fatta da monsi-gnor orazio la torre (o della torre), vescovodi Mazara del vallo dal 1792 al 1811; la torrefu l’unico fra tutti i presuli della chiesa di Ma-zara del vallo che non volle essere seppellitoné nella sua città natale (Palermo), né in cat-tedrale, ma nel santuario della Madonna delParadiso. Per chi oggi si reca in esso hamodo di vedere nel pavimento del cappel-lone a fronte dell’altare maggiore la lapidesepolcrale di quel vescovo.L’eccezione era nataper un evento specialesegnato dal movimento degli occhi dell’im-magine della Madonna rappresentata su

una tela; prodigio questo che ha contraddi-stinto gli anni del vescovo la torre. lo stra-ordinario fenomeno avvenne la sera del 3novembre del 1797, nella casa santa in Ma-zara del vallo durante gli esercizi spiritualisvolti nella cappella detta del Paradiso (daciò l’appellativo di Madonna del Paradisodato alla figurazione).Un fedele in preghiera, guardando con at-tenzione l’immagine, si rese conto che, alleparole «rivolgi a noi gli occhi tuoi misericor-diosi», il volto della Madonna si animava conil movimento degli occhi attivi e oscillanti.disorientato dell’accadimento, rendeva notoil miracolo agli altri partecipanti che, stupitied entusiasmati dall’evento, attivarono unpassaparola che immediatamente fece af-fluire una moltitudine di persone, divenutetestimoni del prodigio, ripetutosi più volte. ilvescovo, cautamente, inviò sul luogo il vi-cario generale al fine di invitare i partecipantiagli esercizi spirituali a essere più razionali,probabilmente nella convinzione che po-tesse trattarsi di una suggestione collettiva.con grande stupore, però, l’inviato-control-lore divenne uno dei più validi testimonidell’incredibile avvenimento. l’evento coin-volse passionalmente mons. la torre fino allafine dei suoi giorni.La venerata immagine fu portata in pro-cessione in cattedrale. il vescovo volle im-mediatamente preparare un processocanonico sulla portentosa manifestazione;processo iniziato il 10 dicembre 1797 echiuso il 23 agosto 1798 con la proclama-

zione dell’autenticità del prodigio. il dipintosu tela, di forma ovale, opera di sebastianoconca, era stata acquistato a roma dal ge-suita mazarese padre Gabriele Milazzo. laMadonna è raffigurata a mezzo busto enella grandezza naturale. essa è rappresen-tata con le mani incrociate sul petto e le lab-bra socchiuse come se pregasse. i suoiocchi sono rivolti verso l’alto in atteggia-mento estatico, fatto risaltare dalla lumine-scenza dell’aura divina, evidenziata dadodici piccole stelle che ne circondano ilcapo. i capelli sciolti scendono sulle spallee una veste bianca avvolge le spalle dellaMadonna e un drappeggio ceruleo necopre il corpo, facendo sì che l’insieme deldipinto trasmetta allo spettatore un sensodi quiete, di pace interiore, di devozione, in-somma di religiosità.Il Vescovo, testimone pure esso del mi-racolo, per accrescere il culto e dare unaprestigiosa collocazione alla preziosa icona,repentinamente si adoperò per la realizza-zione di un santuario, dando disposizioneche si realizzasse nella zona dove sorgeva

una chiesa fuori le mura della città, dedicataalla Madonna del rosario, esattamente nel-l’area dove oggi è il santuario della Madonnadel Paradiso. i lavori furono eseguiti a ritmoserrato; addirittura lo stesso presule più voltesi recò in cantiere per essere da esempio estimolo agli operai. completati i lavori, il 6novembre 1808 la preziosa tela della Ma-donna fu solennemente traslata dalla casasanta nella nuova sede.Nel corso della sua storia, Mazara del vallo,a seguito di eventi nefasti, ha eletto a patronivari santi. così il 23 agosto del 1614 per tu-telare la città dalla peste e dalla carestia, vienedichiarato secondo patrono s. vito, «perchécon l’altro patrono, il ss. salvatore, megliofosse protetta la città dai pericoli della pestee della carestia». successivamente, il 20 lu-glio 1625, a seguito della peste vengono tra-slate le reliquie di santa rosalia e la santaviene nominata compatrona della città. Perragioni ancora oggi ignote il 20 giugno 1751è san luigi Gonzaga a essere eletto compa-trono della città. insomma non si può direche ai mazaresi manchino santi Patroni, maè il culto alla vergine santissima del Paradisoche predomina su qualsiasi altra devozionee costituisce per Mazara del vallo e per l’in-tera diocesi quella madre rifugio per i cre-denti. Beddra matri di lu Paradisu èquell’espressione-invocazione che le nostrimadri ci hanno insegnato fin da piccoli sce-gliendo Maria quale tutrice, Madre e signoranostra.

diMARIOTUMBIOLOwww.diocesimazara.it

CULTURA E STORIA

LAMADONNADELPARADISOCulto e devozioneper la compatrona diMazara del Vallo

Nella foto: la lapide sepolcrale del vescovo orazio della torrenell’area presbiteriale del santuario della Madonna del Paradiso.

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n. 06/03luglio2018, pag. 14di KATIA PARRINELLOL’INIZIATIVA

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Il 16 e 17 giugno si è concluso il corsoper lettori organizzato dalla diocesi diMazara del vallo. svoltosi nei locali del

seminario si è articolato in due parti: laprima, teorica, rivolta alla formazione bi-blico-liturgica, di cui si sono occupati donMarco renda e don Nicola altaserse; la se-conda, di natura tecnica, curata da salvinoMartinciglio. Questo progetto è nato dallanecessità, o meglio dall’urgenza di restituiredignità a quella Parola troppo spesso mal-trattata e abusata da noi laici durante le ce-lebrazioni liturgiche e non solo. la Parola èvita, è sorgente inesauribile d’amore, è pre-senza di dio che, da Padre, desidera ricon-durci all’unica verità - cristo Gesù - luce perilluminare le nostre tenebre e guidarci inogni scelta, talora ammonendoci, talaltraconsolandoci. don Nicola ha saputo susci-tare l’interesse di tutti i partecipanti, espo-nendo dettagliatamente taluni principigenerali per la celebrazione liturgica dellaParola di dio e svelando aspetti a me poconoti. Una frase, più volte da lui sottolineata,mi ha profondamente commosso: «Un let-tore presta la sua voce a dio» e credo checiò richiami la sacralità di questo servizio el’umiltà necessaria per svolgerlo. Non miero mai soffermata su questo prezioso det-taglio: dio, l’onnipotente, chiede a me, mi-sera creatura, di prestargli la voce. e dinanzi

a questa chiamata non posso che rispon-dere: «eccomi».Non ci si può improvvisare lettori e la ra-gione è semplice. sappiamo che la Parola èdio, l’eterno cheirrompe nellospazio e neltempo per rive-larsi a ciascunodi noi, in modosempre attuale enuovo; non è“lettera morta”,ma parola viva che genera speranza e checi chiama ad agire, facendoci evangelizza-tori. Quale grande responsabilità deriva daquesto ministero e da questa vocazione: lamia voce diventa la voce di dio che desi-dera raggiungere il cuore di ogni suo figlio.affinché arrivi al cuore, la Parola deve primaarrivare alle orecchie dell’assemblea.Un lettore deve possedere anche un’ade-guata preparazione tecnica che implica nonsolo il sapere come accedere e stare all’am-bone o usare un microfono, ma anchecome pronunciare correttamente ogni pa-rola, modulare il volume e il tono, dareritmo, rispettare le pause e, dove maggior-mente richiesto, come interpretare il testo.sono accorgimenti indispensabili per man-tenere l’attenzione dei fedeli. Pertanto, sicomprende la necessità di analizzare il testoaffinché la lettura non sia frettolosa, piattao troppo artificiosa. se non tutti potreste es-sere interessati a imparare la differenza trala pronuncia di una “e” o una “o” aperta ochiusa, certamente non rimarreste indiffe-renti alla lettura di un testo da parte di sal-vino Martinciglio, un grande maestro che,con la sua arte del saper interpretare, è riu-scito a risvegliare la voglia di mettersi ingioco e di migliorare. infine mi ha insegnatoche una buona lettura è un dono per chiascolta, indipendentemente dal fatto chequesti lo accolga o meno.

LA FORMAZIONEtra teoriae tecnicaun corsoper lettoriministri dellaParola

la voce dellettore diventala voce di dio

per gli altri

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n. 06/03luglio2018, pag. 15FUORI DIOCESI

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Il prossimo 7 luglio, Papa francescosarà a Bari dove ha invitato i Patriarchie i capi delle chiese orientali cattoliche

e ortodosse, per una giornata di preghierae riflessione sulla situazione nel Mediooriente. assecondando l’invito del Papa,l’incontro sarà accompagnato dalla pre-ghiera delle comunità ecclesiali intese aottenere per il Medio oriente la pacifica-zione tra i popoli e tra le diverse chiese.l’iniziativa del successore di Pietro rappre-senta un’ulteriore tappa del suo impegno

per il Medio oriente, dopo il viaggio interra santa e l’incontro col Patriarca Bar-tolomeo (nella foto i due mentre bacianola pietra dell’unzione all’interno del santosepolcro) nel maggio 2014. altro gesto si-gnificativo è stata la convocazione in va-ticano del Presidente dell’autoritàPalestinese Mahmoud abbas e del Presi-dente israeliano shimon Peres, sempre nel2014, per un momento di preghiera fina-lizzato a dare speranza ai palestinesi e aicristiani di terra santa.

IL VIAGGIO APOSTOLICOPapa Francesco a Bari,incontro con i capi delle Chiese orientali cattoliche

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MEMORIAscomparsoGiovanni tumbiolo

lo scorso 16 GiUGNo è Morto, per un ma-lore improvviso, Giovanni tumbiolo (nellafoto), presidente del distretto della pescacosvap di Mazara del vallo e ideatore di“Blue sea land”. tumbiolo si è accasciatonello spogliatoio della palestra dell’hotelGiardini di co-stanza di Ma-zara del vallo,dove avevaconcluso unaseduta d’allena-mento. «lamorte di Gio-vanni tumbiolocolpisce perchéla sua vitalitàprorompente,la sua attivitàinstancabile, ilsuo essere cit-tadino delmondo e la sua capacità di intessere rela-zioni lo facevano considerare un invinci-bile. ci accomunava un amore sconfinatoper il Mediterraneo e la volontà di farlodiventare un luogo di incontro, di dia-logo, di convivenza pacifica, di promo-zione della pace e di progresso tra ipopoli. Mi addolora la perdita di unamico sincero, gioviale e combattivo, chesaluto con il colore e il calore del nostromare. Un abbraccio di conforto ai fami-liari. Una preghiera di suffragio» è stato ilcommosso ricordo del vescovo monsi-gnor domenico Mogavero.

ordinazione episcopaledi monsignor di Pietro

MoNsiGNor cesare di Pietro è il nuovo vescovo ausiliaredell’arcidiocesi di Messina - lipari - s. lucia del Mela.l’ordinazione è avvenuta nella cattedrale di Messina du-rante la celebrazione presieduta dall’arcivescovo monsi-

gnor Giovanni accolla e concelebrata dai vescovi di sici-lia (vescovi conconsacranti cardinale francesco Monte-negro e monsignor vittorio Mondello). Monsignorcesare di Pietro è vicario generale dell’arcidiocesi e, tragli altri ministeri, si è dedicato alla pastorale giovanile eai poveri e ultimi. è stato anche cappellano al carcere ro-mano di rebibbia e rettore al seminario arcivescovile diMessina. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1997dall’arcivescovo, monsignor Giovanni Marra. (Nella foto:il vescovo di Pietro insieme agli altri vescovi di sicilia).

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