La luna nuova - Numero 34 - Marzo 2010

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Luna Periodico indipendente di Palagano e dintorni Attualità - Cultura - Solidarietà Periodico di informazione locale Associazione la Luna, Via Palazzo Pierotti, 4/a - 41046 Palagano (MO) Marzo 2010 - Num. 34 - Anno XIII www.luna-nuova.it "Ricorda e fa ricordare... lavorando e lottando democraticamente e cristianamente perché simili barbarie non abbiano a ripetersi più, assolutamente mai più!" don Sante Bartolai (Dedica autografa ritrovata su una copia di "Da Fossoli a Mauthausen") Fondato come "la Luna nel Pozzo" (13 numeri da 1993 al 1996)

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La Luna nuova Notizie da Palagano e dintorni

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LunaPeriodico indipendente di Palagano e dintorni

Attuali tà - Cultura - Solidarietà

Periodico di informazione localeAssociazione la Luna, Via Palazzo Pierotti, 4/a - 41046 Palagano (MO)

Mar zo 2010 - Num. 34 - Anno XIII

www.luna-nuova.it

"Ricorda e fa ricordare...lavorando e lottando democraticamente e cristianamente

perché simili barbarie non abbiano a ripetersi più,assolutamente mai più!"

don Sante Bartolai(Dedica autografa ritrovata su una copia di "Da Fossoli a Mauthausen")

Fondato come "la Luna nel Pozzo" (13 numeri da 1993 al 1996)

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2 la LUNA nuova - marzo 2010

Attualità, cultura, solidarietà.Periodico indipendentedi Palagano e dintorni

www.luna-nuova.itE-mail: [email protected]

Direttore responsabile GIUSEPPE CERVETTO

Associazione La LUNAVia Palazzo Pierotti, 4/a - 41046 PALAGANO (MO)

Tel.: 0536/961621 - Fax: 0536/970576

la LUNA nuova

Chiuso in redazione il 25/03/2010

Tiratura: 350 copie

Num. 33 - Anno XIII - mar zo 2010

Fondato come "la Luna nel Pozzo"(13 numeri dal 1993 al 1996)

Aut. Tribunale di Modenanum. 1414 del 13/11/1997

Redazione:Graziano Bertugli, Davide Bettuzzi,

Laura Bettuzzi, Fabrizio Carponi,Francesco Dignatici, Daniele Fratti,

Elisabetta Gazzetti, Milena Linari,Gabriele Monti

Hanno collaborato: Daniele Bettuzzi, Veronica Botti,

Edda Chiari, Eligio Fiorenzi,Andrea Fratti, Daniela Garutti,Bruno Ricchi, Erminia Vezzelli.

Associazione "la Luna" - C.C. numero 100016 - Banco San Geminiano Banca Popolare di V eronaagenzia di Montefiorino-Palagano (IBAN: IT 82 M 05 18866871 000000100016)

Stampato in proprio con procedura ecologica

Pag. 3 Attività, idee, progettiLe iniziative dell'associazione "la Luna"

Pag. 4 Fatti & misfattiNotizie da Palagano e dintorni

Pag. 12 Politica&SocietàCittadini e amministratori

Pag. 17 La memoria siamo noiSpeciale "Perchè simili barbarie nonabbiano a ripetersi mai più"

Pag. 29 Scrivi alla LunaC'è posta per noi

Pag. 33 Val DragoneTradizioni e usanze della Valle del Dragone

Pag. 35 La Ballata della VallePoesia

Pag. 36 RiflessioniBertold Brecht: "Berlino 1932"

Sommario

la Luna nuovaviene inviata a tutti i soci e sostenitoridell'associazione la Luna.La quota di iscrizione è liberae può essere versata sul nostro contocorrente bancario odirettamente presso la sede dell'associazione.

Info: [email protected]

Ringraziamento

Le spese di stampa di questo numero sonostate totalmente sostenute da un

nostro affezionato lettore.A lui il nostro più sentito ringraziamento.

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33la LUNA nuova - Marzo 2010

Attività

Idee

Progetti

E' in progettazione una serie di serate ("I venerdì

della Luna") di approfondimento e divulgazione su

vari temi (salute, storia, politica, amministrazione

ed altro). Al momento dell'uscita di questo numero de

la Luna nuova non è ancora disponibile il calendario

che verrà al più presto diffuso per mezzo di locandine

e sul nostro sito internet: www.luna-nuova.it.

Per essere costantemente informati sulle nostre iniziative è possibile

iscriversi alla newsletter sempre accedendo a www.luna-nuova.it.

A partire da domenica 7 marzo 2010, dopo l'apprezzamento dimostrato per l'edizio-

ne estiva 2009, sono riprese le proiezioni di film nel Teatro comunale di Palagano.

Sono proposte sei proiezioni alle quali la popolazione palaganese è chiamata ad

assistere numerosa. Per sei domeniche sapremo come occupare il tempo in modo

proficuo, in attesa di riprendere la settimana lavorativa.

Inizio ore 21.00. Ingresso gratuito (offerta libera)

AREA SPETTACOLO

7 marzo: Le conseguenze dell'amore

Regia: Paolo Sorrentino

Genere: drammatico.

Italia, 2004

14 marzo: Hollywood party

Regia: Blake Edwards

Genere: comico

USA, 1968

21 marzo: UP

Regia: Pete Docter, Bob Peterson

Genere: animazione

USA, 2009

28 marzo: Bastardi senza gloria

Regia: Quentin Tarantino

Genere: azione, drammatico, guerra

USA - Germania, 2009

11 aprile: Divorzio all'italiana

Regia: Pietro Germi

Genere: commedia, drammatico

Italia, 1961

18 aprile: Buongiorno, notte

Regia: Marco Bellocchio

Genere: drammatico

Italia, 2003

Maggiori informazioni su www.luna-nuova.it

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Fatti & Misfatti

Nuova mensa scolastica

Sabato 20 febbraio è avvenuta l’inaugurazione della

nuova mensa e dei numerosi miglioramenti realiz-

zati nel plesso scolastico palaganese.

Di fronte alla necessità di accogliere un numero di

studenti, che, negli ultimi anni, si è dimostrato in

continua crescita e per soddisfare le recenti

normative di sicurezza, sono stati apportati pro-

fondi lavori di ristrutturazione ed adeguamento sul-

l’intera struttura didattica.

Tra le opere più significative: una sala mensa più

spaziosa ed accogliente, spogliatoi e docce per la palestra, varie vie di fuga per ogni ordine

scolastico, nuove attrezzature elettriche per la cucina…

Tutti questi interventi sono stati realizzati durante il periodo estivo e terminati definitivamente

nel corso delle vacanze natalizie; per il loro completamento è risultato necessario l’appoggio della

regione, che ha fornito un finanziamento sufficiente a coprire il 30% delle spese totali.

Alla cerimonia inaugurale hanno preso parte, oltre al personale scolastico ed agli studenti, anche

il sindaco del paese, Paolo Galvani, il parroco don Fabrizio, il dirigente scolastico Gianni Ravaldi,

l’assessore provinciale all’istruzione Elena Malaguti

e il consigliere regionale Matteo Richetti.

Le varie autorità, nei rispettivi interventi, hanno

sottolineato la necessità di investire in modo in-

telligente, soprattutto, nel settore scolastico, che

racchiude il futuro delle nostre zone appennini-

che. (af)

Il nostro panequotidiano

Sabato, 27 febbraio 2010, presso il Teatro comuna-le di Palagano, il gruppo “Teatro vivo” di Monchio hapresentato "Il nostro pane quotidiano", una rappre-sentazione tragi-comica sulla terra e sui rapporti in-visibili, scritta, diretta e prodotta da Massimo DeAngelis, Valeria Mediani e il gruppo "Teatro vivo":Antonella Fontana, Barbara Bocchi, ChiaraRomanello, Claudia Venturelli, Daniele Compagni,Dagmar Diesner, Elena Casali, Gabriele Munari,Giuliana Abbati, Loretta Bertugli.Come dichiarato in locandina, “tutte le storie rac-contate (o quasi) sono vere (o quasi vere)”, i temitrattati sono argomenti a cui le persone danno pocopeso e piuttosto che porsi delle domande e trovaresoluzioni si preferisce vivere nell’indifferenza.Nello spettacolo si raccontano in chiave comico-cri-tica i problemi legati all’ambiente, allo sfruttamentominorile, al rubare, alla vendita di prodotti alimentariOGM, alla televisione che, con il suo continuo “par-lare” e il suo continuo “bombardamento” d’immaginidi qualsiasi tipo, ci manipola la mente.Lo spettacolo è avvolto in un’atmosfera avvolgente emoderna, grazie alle musiche di Massimo De Angelise Valeria Mediani, allo scorrimento veloce dei temiraccontati, alla semplice scenografia che fa sì che ilmessaggio lanciato colpisca in modo diretto lo spet-tatore.La serata ha registrato il "tutto esaurito".A quando una replica? (dnb)

Notizie da Palagano e dintorni

Malgrado le numerose smentite dell'Ospedale PediatricoMeyer di Firenze, spesso riparte la catena di Sant'Anto-nio di sms ed e-mail nelle quali si fa appello alla donazio-ne di sangue tipo B+ per un bambino leucemico.Attenzione! E' una "bufala" per la quale si chiede lacollaborazione di tutti affinché venga fermata.Ricordiamo che risale al marzo 2007 ed è stata oggetto dinumerosi esposti che il Meyer ha fatto alle autoritàgiudiziarie e investigative.L'Ospedale Pediatrico Meyer ribadisce ancora una voltache questi appelli sono infondati. Inoltre diffida chiunquedal proseguire questa catena che ha come unico e deleterioeffetto quello di paralizzare i centralini del Meyer, compro-mettendo l'attività sanitaria e quanti, nel tentativo di met-tersi in contatto con l'Ospedale per emergenze e urgen-ze, non vi riescono a causa del blocco delle linee telefoni-che.Ricordiamo inoltre che basta davvero poco per verificarel'infondatezza dell'appello, grazie alla collaborazione di tantiportali Internet, in rete sono reperibili le informazioni cheavvertono sulla non veridicità della richiesta.Informazioni su www.meyer.it. (db)

E-mail/SMS per bimboleucemico B+

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SCILLA:

completata la scuola

in Centrafrica

L'associazione SCILLA dal 1982 opera neiPaesi in via di sviluppo realizzando micro-progetti (scuole, ambulatori, acquedotti, as-sistenza sanitaria, manutenzioni).

L'ultimo progetto portato a termine è stata la costruzione di una scuola, di circa 300 mq, a Wantiguera, nellaRepubblica Centrafricana (RCA) e consegnata alla congregazione delle suore del Lieto Messaggio di Pontremoli.L'opera, iniziata nel 2006 ha richiesto l'invio di 13 volontari in quattro turni: Mauro Marasti (2 turni), Erio Lami (2 turni),Gianni Baschieri, Gabriele Monti, Giuseppe Ranucci, Marco Bonvicini, Adriano Stefani, Giulio Forti (2 turni), MauroForti e Luca Contri. Si tratta di un intervento a favore di una popolazione tra le più povere del mondo.Le suore ringraziano: "Carissimiamici dell'associazione SCILLA,anche a nome della madre gene-rale, Sr. Anna Maria delle suoremissionarie del lieto messaggiodi Pontremoli, attualmente in vi-sita a Wantiguera RCA, e dellesuore residenti nella stessa mis-sione, ringrazio vivamente il pre-sidente Davide Bettuzzi e tutti icomponenti dell'associazione,per il lavoro che è stato fatto aWantiguera per la realizzazionedella casa di formazione e di ac-coglienza: il nostro sogno è di-ventato realtà. Finalmente pos-siamo accogliere chi bussa allanostra porta; la missione è diven-tata un centro importante, anchel'ampliamento di tre aule e unsalone nella scuola elementare(che accoglie 340 ragazzi oltre ai47 bambini della materna), hareso la scuola più funzionale. Ildispensario aveva qualche pro-blema: rubinetti che non funzio-navano, il gruppo elettrogeno inpanne... la presenza di Mauro,esperto nel settore, è stata prov-videnziale. Grazie per tutto il beneche fate... Grazie a chi è venutotra noi... Grazie anche a chi dacasa ha sostenuto la loro parten-za. La nostra preghiera, la nostragratitudine e il nostro affetto vi ac-compagneranno sempre.

Sr. Liliana e sorelle".

Info:www.associazionescilla.it

Riparte in quinta (siamo alla 5° edizione) il "Programma Vacanze di Sport e Diver-timento Estivo" dei Champions’ Camp 2010, gestito dall’a.s.d. F.Gallesi, una or-ganizzazione che ha tra le sue importanti finalità quella di contribuire allo sviluppodi una cultura sportiva sana, corretta e formativa attraverso la pratica di vari sporte tante altre attività.Le iscrizioni sono aperte dal primo febbraio con le tantissime novità che offriremoai giovani dai 7 ai 17 anni nelle tre sedi di Palagano, Polinago e Cervarezza.Dopo lo splendido successo ottenuto nell’estate 2009 con 800 presenze tra iscrit-ti e staff, l’organizzazione Gallesi ha pensato di ampliare il Programma 2010,proponendo nella sede di Palagano 8 turni settimanali, dal 13 giugno al 7 agosto,coi Camp Monosportivi di Volley-Beach Volley, Basket e Rugby, e i fantasticiCamp Multisportivi, che daranno la possibilità agli iscritti di provare fino a 12 disci-pline sportive (tra queste: mountain bike, scherma, tiro con l’arco, arrampicatasportiva, hockey su prato e tante altre ancora).Sempre a Palagano ci sarà la novità dei Mini Camp, una vacanza sportiva creataper le esigenze dei più piccoli (dai 7 ai 10 anni compresi) che si svilupperà su 5turni settimanali, ognuno della durata di 5 giorni e 4 notti, dal 29 giugno al 31luglio, in un luogo ideale per le prime esperienze di vacanza in compagnia di tantiamici in un ambiente immerso nella natura.Tutte le attività proposte ai Champions’ Camp nelle varie sedi saranno seguite daistruttori ed educatori qualificati e da uno staff specifico per le attività di animazio-ne (giochi, serate musicali, piscina, festa finale, premi), oltre che da uno stafflogistico e da uno staff sanitario: tante persone che insieme ai tutor garantirannola sicurezza e il divertimento.L’a.s.d. F.Gallesi ringrazia tutti gli enti che appoggiano questa iniziativa, i partnersche la sostengono, le società sportive che collaborano, tutto lo staff dei Champions’Camp, e sottolinea l’importante percorso di solidarietà che la affianca all’Unicef,all’Avis e al "Progetto Saharawi".

Info: www.championscamp.it

Ripartono i

Champions'

Camp

Fatti &M isfatti

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6 la LUNA nuova - marzo 2010

di Eligio Fiorenzi

La Polisportiva Palagano, che vanta 32anni di vita associativa, la sera del 23febbraio ha rinnovato, come da statu-to, i propri organi direttivi che rimar-ranno in carica per tre anni, e cioè finoa tutto il 2012.L’assemblea ha riconfermato alla cari-ca di Presidente Fiorenzi Eligio, chesarà coadiuvato da un Consiglio di diecipersone che vengono elencate in ordi-ne alfabetico: Bernardi Rachele, Casi-ni Nicoletta, Casini Giampaolo, Fac-chini Marco, Fratti Andrea, Giusti Ales-sandro, Giusti Giulia, Lami Andrea,Mediani Sandro, Perini Paola e da trerevisori dei conti: Calicetti Fiorella,Presidente, Teggi Lorenzo, membroeffettivo, Tagliazucchi Vittorio, membrosupplente.Nella prima riunione del nuovo Consi-glio direttivo, Facchini Marco è statoeletto Vicepresidente, e Lami AndreaTesoriere.Il nuovo Consiglio, come si può facil-mente dedurre dai nomi delle personeelette, è un misto di esperienza e gio-ventù, di persone totalmente nuove edi altre, pur giovani, con una esperien-za pluriennale all’interno dellaPolisportiva.Alcuni membri del precedente Consi-glio hanno scelto, per varie ragioni, dilasciare i propri incarichi direttivi, purassicurando la propria collaborazioneanche per il futuro; sappiamo che nes-suno è indispensabile, ma che tuttisono importanti, al di là delle respon-

sabilità e delle cariche, che comun-que sono necessarie; alcuni hannolasciato per motivi famigliari o di lavo-ro lontano da Palagano, altri, per favo-rire un naturale ricambio, perché forzefresche, animate da tanto entusiasmoe con idee anche nuove, portino nuovoslancio alla nostra Associazione; manessuno ha lasciato perché in disac-cordo con le idee che cerchiamo diportare avanti.Ai nuovi diamo un caloroso benvenu-to, certi che sapranno portare entusia-smo, impegno e nuove idee; a chi halasciato vogliamo far giungere pubbli-camente il ringraziamento di tutta laPolisportiva per quanto hanno saputodare in tanti anni di impegno; un gra-zie particolare a Calicetti Fiorella, cheha voluto uscire dal Consiglio direttivo,ma che ha promesso di continuare adaiutarci.Personalmente, sono molto contentonel vedere l’entrata di parecchi giova-ni, soprattutto di ragazzi che anchequesta Polisportiva ha contribuito, spe-ro, a far crescere attraverso le proprieiniziative sportive e a far loro apprez-zare il valore dell’impegno verso la co-munità in cui vivono.Non vi racconterò tutta la storia di que-sta associazione, che risulta essereuna delle più longeve del nostro terri-torio e fra le più importanti per numerodi soci, ma vorrei che tutta la comuni-tà palaganese ne comprendesse l’im-portanza per le attività che mette incampo in favore dei giovani e dei nonpiù giovani del nostro territorio.

Se c’è un motivo di rammarico, a pro-posito dell’assemblea, è stato il livellopiuttosto scarso della partecipazione,anche da parte dei genitori che pure ciaffidano i propri figli, genitori che vor-remmo vedere e sentire di più, percomprendere sempre meglio anche ciòche le famiglie vorrebbero veder attua-to da parte nostra.Chi scrive, per conto dell’attuale Con-siglio direttivo, ha avuto la ventura, aparte una breve parentesi per motivi dilavoro, di seguire la Polisportiva fin dalsuo nascere, nel lontano 1977, quan-do iniziava a farsi strada l’idea dellaimportanza della formazione fisica edello sport per tutti, ed è stata questaidea che ha guidato, in tutti gli annidel nostro impegno, la programmazio-ne delle attività, che ci ha fatto privile-giare la partecipazione di tanti rispet-to alla scelta dei pochi bravi, l’avvia-mento allo sport, rispetto all’agonismopiù accentuato.La competizione agonistica non è tut-tavia mai mancata, anche perché ri-sulta difficile far lavorare i giovani sen-za la possibilità di farli esprimere in uncampionato, in un torneo o in una gara;quello che ci importa, però, è che tan-ti possano avvicinarsi allo sport, in unclima che aiuti a costruire l’amicizia ele sane relazioni fra le persone, cheaiuti i nostri ragazzi a crescere in modosano e responsabile; anche il rispettodell’impegno sportivo fa crescere ilsenso di responsabilità.Per quanto riguarda l’attività agonisti-ca, scontiamo, purtroppo, i problemi

Notizie dalla Polisportiva Palagano

Fatti &M isfattiNotizie da Palagano e dintorni

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77la LUNA nuova - Marzo 2010

legati ai numeri per costruire una squa-dra, soprattutto a livello maschile esoprattutto quando i ragazzi inizianole superiori.Le cose vanno un po’ meglio con leragazze, le quali si dedicano quasiesclusivamente alla pallavolo e dovepossiamo contare su numeri più con-sistenti; anche a livello femminile, tut-tavia, il momento dell’università fa sìche non abbiamo più le condizioni nu-meriche per portare avanti una attivitàcompleta a livello adulto.Ed ora vorrei presentare una sintesidelle attività che abbiamo organizzatoin questo ultimo anno:1. Per i bambini, a partire dai 5 anni,prosegue l’attività del CAS (Centro diAvviamento allo Sport) in collabo-razione con il CONI: ogni gruppo fre-quenta per un giorno la settimana; ibambini interessati sono una quaran-tina;2. un corso di calcio per i maschiettidella prima e seconda elementare (unadecina di ragazzi, affidati a Fratti An-drea) il giovedì pomeriggio dopo lascuola;3. un'attività di calcio , con parteci-pazione al campionato pulcini a novegiocatori, seguiti da Sandro Giusti, condue allenamenti settimanali;4. un corso di scuola calcio estivo,nella seconda metà del mese di luglio,della durata di due settimane, vede lapartecipazione di oltre cinquanta ragaz-zi fra i sei e i 12 anni; è diventato or-mai una tradizione ed è molto apprez-zato dalle famiglie, sia palaganesi cheno; il merito va alla organizzazione diSandro Giusti, all’impegno del nostroamico professore di educazione fisicaGiacomo Abate e ai nostri giovani checon lui hanno collaborato; un grazieparticolare, per quest’ultimo anno, allaDitta Monti Adriano, che ha fornito ledivise.5. un corso di pallavolo per ragazzee ragazzi dalla quinta elementare allaseconda media (una quindicina di par-tecipanti);6. un corso di pallavolo , con parte-cipazione al relativo campionato pro-vinciale, per ragazze di terza media,prima superiore ed alcune di secondasuperiore (anche in questo caso unaquindicina di partecipanti).Per queste due ultime attività abbia-

mo iniziato una collabora-zione con il sig. AndreaNannini (per chi non lo co-nosce ex giocatore di se-rie A nella Panini, ex nazio-nale di pallavolo ed ex tec-nico delle squadre giovanilidella Cimone Modena), ilquale mette a disposizionele proprie competenze perun giorno la settimana, il lu-nedì dalle 15 alle 19; nel-l’altra giornata, i due grup-pi sono seguiti da nostrioperatori (il mercoledì po-meriggio da Pradelli Stefa-nia per il gruppo dei più gio-vani, fino a un mese fa daOrtonovi Sabina per l’altrogruppo, il venerdì pomerig-gio;7. una attività di pallavolo per ungruppo di maschi di seconda e terzamedia, con alcuni di prima superiore(sei/sette partecipanti);8. due squadre di pallavolo misto ,che coinvolgono una ventina di ragaz-zi, delle quali sono responsabili LamiAndrea e Ranucci Davide, con parte-cipazione al relativo campionato pro-vinciale;9. una squadra di calcio dilettanti ,di cui è responsabile Andrea Fratti, in-sieme a Vittorio Tagliazucchi e SandroMediani;10. due corsi di scuola sci , uno alCimone per i ragazzi più grandi, e unoalle Piane per i più piccoli (a quest’ul-timo corso sono iscritti ben 24 bambi-ni a partire dai 5 anni;11. due corsi per adulti (in gran partesignore e ragazze) per due giorni lasettimana; circa 25 partecipanti.12. ogni anno organizziamo, nell’ulti-ma domenica di luglio, una corsa noncompetitiva “La Strapazzona”, chevede la partecipazione di oltre quattro-cento persone provenienti da tutta laprovincia.Per la riuscita della manifestazione vadato merito ad Andrea Lami e al grup-po di giovani che collaborano con lui,oltre che, naturalmente, all’Ammini-strazione comunale per il contributoeconomico e per l’aiuto logistico; unsincero ringraziamento va ancheall’A&O Palagano Market per il contri-buto, alla Macelleria Rioli Lausa e alla

Notizie da Palagano e dintorni

Lapam;13. altro appuntamento tradizionale èil torneo di pallavolo estivo , orga-nizzato, in questi ultimi anni, da An-drea Lami e dal suo gruppo della squa-dra di misto; all’ultimo torneo hannopartecipato nove squadre.Come si può vedere, le attività messein campo sono molte e rappresentanoun notevole impegno sia economicoche organizzativo.Per questo vorrei ringraziare davverotutte le persone che prestano la pro-pria opera in favore della Polisportiva,chi in modo continuativo, chi in modosaltuario, al momento del bisogno, masempre con spirito di collaborazioneper la buona riuscita della manifesta-zione. Un grazie particolare ai respon-sabili delle varie attività, a partire daNicoletta Casini per la pallavolo e ilCAS, ad Andrea Lami, a Sandro Giu-sti per il calcio, a Calicetti Fiorella perla parte amministrativa e per l’organiz-zazione della gara sociale insieme aGian Paolo Casini. Altro grazie va allaDitta Piacentini Spa per il contributoeconomico che non viene mai meno,alla Famiglia di Ruggi Pierangelo perla Gara sociale, dedicata da 18 annial padre Renzo Ruggi, e a tutti coloroche ci sostengono, a partire dall’Am-ministrazione comunale.A quest’ultima chiediamo un ulterioresforzo per il miglioramento della situa-zione della palestra di Casa Papa Gio-vanni, che necessita di vari interventidi restauro.

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8 la LUNA nuova - marzo 2010

1910: nasce laSocietà Filarmonica di Palagano

Fatti &M isfattiNotizie da Palagano e dintorni

di Gabriele Monti

"I soci attuali della Società Filarmoni-ca di Palagano, qui sottoscritti, riunitiin assemblea generale straordinaria,tenuta nel debito calcolo la lodevoleiniziativa delli Sig. Can. Don DomenicoBortolotti Parroco e Mattioli Battista fuGiuseppe che risale fino al 1910 aven-te lo scopo di istituire in Palagano unCorpo Musicale a gloria di Dio e adecoro del Paese..." così si legge nellostatuto della Società Filarmonica diPalagano redatto nel 1935.Possiamo quindi, senza alcun dubbio,concludere che la Banda musicale diPalagano quest'anno compia cent'an-ni. Praticamente impossibile è ricostru-ire con precisione l'intera vicenda del-la nostra "Società Filarmonica", sia permancanza di documenti, che di testi-monianze.Dai pochissimi documenti che ci sonopervenuti possiamo dedurre l'anno difondazione (1910) e vari tentativi diricostituzione, testimonianza di unavita alquanto travagliata.In un verbale del 17 gennaio 1920 vie-ne riportato il numero degli iscritti (20

persone), ma interessante è l'elencodegli "allievi musicanti ammessi dalConsiglio, con debito consenso e re-lativa responsabilità dei genitori per iminorenni".In un altro verbale datato 24 febbraio1923 si prende atto della negligenzadi molti allievi nel frequentare le lezio-ni di musica per cui: ogni musicante oallievo deve costituire un deposito dilire 10; alla prima assenza ingiustificatamulta di 1 lira; alla seconda assenzaingiustificata multa di 2 lire e così finoad esaurimento del deposito che sideve ripristinare pena la cancellazio-ne.Nel 1935 viene redatto un nuovo AttoCostitutivo e relativo Statuto nel tenta-tivo di ricostituire la Banda Musicale.E' un documento completo e moltodettagliato nel quale si ribadiscono lerigide norme comportamentali per gliiscritti.Il documento è firmato da 25 soci.Nello stesso atto viene fatto assolutodivieto di suonare al di fuori del corpobandistico in quanto lo stesso è bene-ficato dalla Chiesa e dal parroco convitto e alloggio al maestro e ambiente

musicale.Si delibera che chi non osserverà taledivieto subirà una multa di lire 20 laprima volta, di 40 la seconda e saràespulso alla terza con l'obbligo di re-stituire "l'istrumento" alla Società.Causa il secondo conflitto mondiale siritiene che la banda Musicale abbiacessato la propria attività per parecchianni.Abbiamo raccolto alcune testimonian-ze riguardo i nomi dei direttorisuccedutisi nel dopo-guerra (elencoprobabilmente non completo): Giusep-pe Meldi, Giuseppe Ricchi, padre Ari-stide Bonomini, Giuseppe Barbieri,Mario Contri, Ottavio Piacentini (attualedirettore).Attualmente a Palagano è attivo il "Cir-colo Musicale Palaganese" che com-prende: una scuola di musica con 58iscritti; una Banda Musicale di 20 ele-menti e una Corale a quattro voci di-spari di 32 coristi.Nel corso del 2010 saranno organiz-zate, per celebrare degnamente i cen-to anni di storia musicale palaganese,una serie di iniziative dedicate all'even-to.

La "Società Filarmonica di Palagano" nel 1913

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99la LUNA nuova - Marzo 2010

Le droghe, artefici di un

falso e dannoso benessere

a cura di Graziano Bertuglie Davide Bettuzzi

Sono droghe tutte quelle sostanze,naturali o sintetizzate chimicamente,"capaci di provocare un artificioso sta-

Fatti &M isfattiNotizie da Palagano e dintorni

Prendendo spunto dall'articolo pubblicato sulnumero scorso de la Luna nuova ("Siamopreoccupati") il Comandante della casermadei Carabinieri di Montefiorino invita tutti icittadini che vengono a conoscenza di fatti,situazioni o notizie che potrebbero essere utili nelle indaginiper combattere lo spaccio di sostanze stupefacenti di dar-ne loro informazione. In questo modo si aiutano le forzedell'ordine a compiere le proprie attività investigative e situtela attivamente la comunità in cui viviamo.

Caserma di Montefiorino: 0536 965121

Carabinieri: 112

"Sono contento nel leggere l'articolo di fondo nel quale vi dichiarate"preoccupati" per tutto ciò che accade nella nostra società a tutti i

livelli di lavoro, economia, scuola e quant'altro. Questaderesponsabilizzazione da parte di ciascuno di noi ricade a pioggia

e amplificata, sulla testa di tutti. Sono sempre più convinto chebisognerebbe coinvolgere gli individui singolarmente (perché le masse

sono già strumentalizzate). Gli articoli di denuncia, le trasmissioni, iricordi delle cose brutte: guerre, stragi, il mal costume, creano solo

"divisionismo con sete di potere, non creano "armonia", gioia di vivere.L'individualità è la causa da portare avanti, trasmettendo notizie utili alla

formazione di una coscienza e una conoscenza che possa aiutare a risolvere iproblemi di sopravvivenza civile in un mondo che va a rotoli. L'insicurezza dei cittadini non si risolve, nèsi affievolisce, aumentando il numero dei poliziotti, o con le ronde, ma solo con la partecipazione attiva

dei singoli con il proprio esempio di comportamento e con uno stile di vita adeguato e dignitoso.Concludo dicendo che bisogna tentare di coinvolgere i "singoli cittadini" con argomenti che li potrebbero

riguardare in un prossimo futuro. Questo significa assumere "conoscenza", "essere consapevoli"; èvera prevenzione (tutti diciamo è meglio prevenire che curare) però non facciamo

niente per partecipare alla vita, facciamo molto per distruggerla"

Francesco Discienza

to di benessere, ma che a lungo an-dare provocano assuefazione e dipen-denza con conseguenze psichiche efisiche". In generale, le diverse drogheagiscono alte-rando i mecca-

nismi di trasmissione delle informazio-ni tra le cellule nervose, potenziandoo diminuendo le sensazioni e le emo-zioni.

Classificazione ed effettiLe droghe possono esseresuddivise in alcune grandicategorie:1. Narcotici (stupefacen-ti): sostanze che danno unasensazione di benessereagendo sulle zone del cer-vello che controllano le emo-zioni ed il piacere.Sono narcotici i composti

chimici derivati dall’oppio, come lamorfina, la codeina, l’eroina. Alcune diqueste sostanze sono utilizzate in me-dicina nella terapia del dolore.2. Stimolanti: tutte quelle sostanzeche aumentano l’attenzione e l’ener-gia, diminuendo le sensazioni di fati-ca e di stanchezza.La cocaina ed il suo derivato, il crack,

Collaboriamo con le forze

dell'ordine

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10 la LUNA nuova - marzo 2010

le amfetamine ed i suoi derivati chimi-ci (l’STP, “Serenità, Tranquillità, Pace”o il DMA, la "pillola dell'amore") rien-trano in questo gruppo.3. Sedativi (ipnotici) : farmaci cherallentano le normali funzioni del cer-vello, dando un generale effetto cal-mante. I sedativi a loro volta si distin-guono in barbiturici, farmaci che pos-siedono attività ipnotica, depressiva edanticonvulsiva e in benzodiazepine, icosiddetti ansiolitici.4. Droghe volatili (o inalanti) : so-stanze che producono vapori che, seinalati, alterano le percezioni.Tra questi sono inclusi alcuni solventi,alcuni gas (gas di scarico, etere, clo-roformio) e alcune colle.5. Droghe psichedeliche: comel’LSD, la mescalina, l’ecstasy; provo-cano delle illusioni, cioè delle interpre-tazioni non corrette di immagini o disuoni, accompagnate da alterazionidella memoria e delle emozioni. Le dro-ghe psichedeliche sono note anchecome allucinogene in quanto provoca-no allucinazioni con percezione di suo-ni o immagini non esistenti realmen-te.6. Derivati della canna-bis marijuana e l’hashish;producono una varietà di ef-fetti, tra i quali euforia, ri-lassamento, disinibizione,sensazioni di rallentamen-to del tempo e diminuzio-ne dell’attenzione, del con-trollo dei movimenti e dellamemoria.

La tossico dipendenzae l’assuefazioneLa tossicodipendenza èuna condizione di dipen-denza, di bisogno continua-to di sostanze.La dipendenza dalle so-stanze è generalmentecomposta da due compo-nenti: una dipendenzapsichica, la ricerca del ca-rattere gratificante del-l'esperienza, ed una dipen-denza fisica.Quest’ultima è legata alprocesso di assuefazioneed al fenomeno di tolleran-za dell’organismo, che si

Fatti &M isfatti

abitua, all’azione di una determina-ta sostanza, se questa è assuntain modo continuativo. La sostanzadiventa quindi sempre meno effica-ce e sono richieste dosi semprecrescenti per ottenere lo stesso ef-fetto.La crisi da astinenza è una conse-guenza della dipendenza fisica: l’or-ganismo si abitua alla presenzadella droga ed entra in crisi se que-sta viene a mancare improvvisamen-te.Le crisi hanno caratteristiche diver-se secondo il tipo di sostanza, ilgrado di intossicazione raggiunto,il metabolismo delle varie droghe ole condizioni di salute dell'individuo.Ansietà, inquietudine, insonnia, males-sere generale, dolori muscolari, tremo-ri, brividi, vampate di calore esudorazione, disturbi dell'apparato di-gerente (nausea, vomito, diarrea),crampi addominali, tachicardia.L’overdose è una reazione dovuta al-l’assunzione di droga in quantità su-periore a quella tollerata. Può portareall'arresto respiratorio, all’attacco car-diaco o a collasso.

Le cause di overdose sono numerose,le principali sono: la variazione nel tem-po della tolleranza dell’organismo aduna determinata droga, secondo le con-dizioni di salute momentanee della per-sona o in seguito ad una cura disin-tossicante; l’assunzione fortuita di unadose superiore a quella abituale. Fre-quentemente le qualità delle droghespacciate è scarsa: la "dose" può con-tenere una quantità variabile di droga,specialmente per quelle confezionate

Normativa

D.P.R. 309 del 9 ottobre 1990, Testo unico sugli stupefacentie aggiornamenti, presenta articoli che disciplinano la forma-zione e l’attività del Comitato nazionale di Coordinamentoantidroga, l’assistenza ai paesi in via di sviluppo e produttoridi sostanze stupefacenti. E' attivo un Osservatorio apposito

che vigila ed elabora dati sulla entità della popolazione tossico-dipendente, sulla dislocazione e sul funzionamento dei servizi pub-

blici e privati operanti nella prevenzione, cura e riabilitazione, al recuperosociale, sul numero dei soggetti riabilitati e reinseriti, sui trattamenti prati-

cati e i risultati ottenuti per la somministrazione di metadone, sulle attività di poliziasvolte nel settore della prevenzione e della repressione del traffico di stupefacenti e sulnumero e gli esiti dei processi penali per i reati previsti da detto codice.Le sanzioni previste per l’utilizzo non a scopo personale ma per traffico, detenzioneillecita, spaccio, trasporto illecito di sostanze stupefacenti vanno da un minimo di 1 sinoad un massimo di anni 20 di reclusione, suddivisi tra comportamenti di maggiore ominore gravità, sia in caso di comportamenti presenti al cospetto di regolari autorizza-zioni rilasciate dai ministeri competenti per la produzione e l’utilizzazione a scopoterapeutico o di ricerca, sia in caso di semplice pubblicità diretta all’istigazione o all’in-formazione deviata relativa al consumo di droghe verso minorenni, o alla sola pubblicitào proselitismo rivolto al pubblico o verso comportamenti collegati alle attività realizzatedalle organizzazioni criminali sul territorio nazionale.La disciplina si interessa altresì delle modalità e dei presupposti per il sequestro, ladistruzione e la cooperazione in campo internazionale delle attività di polizia tra i varipaesi comunitari e non, tra le varie polizie. Allegate al presente testo sono inseritetabelle riguardanti tutti i tipi di droghe sia naturali che sintetiche, sia quelle costruitesotto forma di medicinali e all’uopo usate tanto da definire anche le responsabilità penaliaggravate di medici o farmacisti definendo per essi un vero e proprio codicecomportamentale dentro allo stesso testo unico.

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Fatti &M isfattiNotizie da Palagano e dintorni

I Testimoni di Geova dell’Appennino modenese hannocommemorato la morte di Cristo martedì sera 30 mar-zo 2010 radunandosi nelle Sale del Regno di Pavullonel Frignano, Zocca, Montese, Sestola e Palagano.In quest’ultimo comune, la Sala si trova in via Provin-ciale 12/c (località La Preda) e la cerimonia si è svolta alle ore 20,30. Si tratta della più importante celebrazione diquesta confessione cristiana e trae origine dal comando che Gesù stesso diede durante l’Ultima Cena: “Continuatea fare questo in ricordo di me”. Tra Testimoni di Geova e simpatizzanti, lo scorso anno, in Appennino hanno parte-cipato alla Commemorazione alcune centinaia di persone. In Italia il numero è stato di oltre 430.000 presenti. (ITestimoni invitano i cittadini ad assistere. Come avviene in tutti i loro incontri, l’ingresso è libero e non si fannocollette). Ogni anno la Commemorazione della morte di Cristo viene celebrata nella data corrispondente al 14 Nisandel calendario ebraico, il giorno in cui morì il Figlio di Dio.Un ministro di culto ha pronunciato un discorso illustrando le ragioni per cui il Padre mandò Gesù sulla terra permorire a favore di tutta l’umanità.I Testimoni tengono adunanze a Palagano dagli anni ’80 del secolo scorso, mentre in Appennino ci sono loro tracceda prima della seconda guerra mondiale.La nuova Sala è stata aperta nel 2007. I lavori sono stati eseguiti nel tempo record di circa tre mesi. E’ stataristrutturata una vecchia stalla con fienile risalente all’inizio del Novecento, ma ormai abbandonata da anni. Il luogodi culto comprende una sala con 70 posti a sedere al piano terreno, un locale più piccolo al piano superiore, unabiblioteca e doppi servizi.Il lavoro è stato completato da circa 80 Testimoni volontari provenienti da Emilia-Romagna, Marche e Lombardia.La commemorazione è un evento unico durante l’anno, mentre adunanze regolari si svolgono ogni settimana ilgiovedì alle ore 20.00 e la domenica alle 16.00. La Bibbia viene spiegata e applicata alla pratica di ogni giorno peraiutare singoli e famiglie ad affrontare la vita e le sue difficoltà.

Romano Salaroli ([email protected])Ufficio Relazioni Pubbliche Testimoni di Geova Appennino modenese

I Testimoni di Geova

di Palagano hanno

ricordato

la morte di Gesù

artigianalmente come l’eroina.Oppure, alcune droghe possono esse-re “tagliate” artigianalmente con altre,più economiche ma più pericolose.L’assunzione combinata e contempo-ranea di più droghe differenti o assie-me a farmaci o alcool aumenta il ri-schio di effetti nocivi.

È possibile interrompere ladipendenza dalle drogheÈ utile chiedere un aiuto, una terapiafarmacologica, che aiuti a superare lecrisi da astinenza e la dipendenza fi-sica dalla sostanza, ed un sostegnopsicologico per uscire definitivamentedalla trappola “droga”.In Italia, le strutture di aiuto per la

tossicodipendenza sono:1. SERT (Servizio per le tossicodipen-denze), struttura delle A.S.L. il cuicompito è garantire aiuto ai tossicodi-pendenti ed alle loro famiglie.I SERT, che garantiscono l’anonimato,assicurano i principali aiuti psicologi-ci, socio-riabilitativi e medico farmaco-logici;2. Centri di accoglienza ed orien-tamento , la cui funzione è fornire allepersone un iniziale orientamento tra lediverse soluzioni terapeutiche;3. Comunità terapeutiche, struttu-re residenziali o semiresidenziali,nelle quali le persone vivono ed affron-tano un complesso ed articolato per-corso di recupero verso l’autonomia ed

Palagano, Sala del Regno

il reinserimento nella società;4. Centri di reinserimento, in granparte gestiti da organismi di volonta-riato, con attività di informazione, di at-tivazione e di gestione di gruppi o diattuazione di progetti terapeutici piùcomplessi ed articolati;5. Unità di strada, in genere in cam-per mobili sul territorio, che si propon-gono di fornire informazioni ed aiuto diprimo soccorso.Nelle unità di strada sono anche di-stribuite siringhe sterili, soluzione fi-siologica sterile (necessaria per scio-gliere droghe come l’eroina) eprofilattici, per prevenire la diffusionedi malattie, quali l’AIDS o altresessualmente trasmesse.

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di Elisabetta Gazzettie Gabriele Monti

In merito al bilancio di previsione2010, quali sono le azioni piùsignificative?Non è ancora stato approvato in giun-ta perché non abbiamo ancora chiara(n.d.r: l'intervista è del 17/03/2010) qua-le sarebbe stata l’entità precisa dei tra-sferimenti dallo Stato; di fatto le vocisono importanti perché vanno ad inci-dere sul bilancio. Ad ogni buon contonoi abbiamo messo in cantiere nume-rosi interventi sulla viabilità comunale,attraverso risorse che ci arrivano dallaProvincia e dal bilancio comunale; poi,come Unione dei Comuni, abbiamol’accordo quadro sulla montagna colquale abbiamo a disposizione altri200.000 euro da dividere tra i quattrocomuni.Inoltre sono previsti alcuni interventiche vanno in direzione della sicurez-za, quindi continuare il discorso del-l’illuminazione pubblica, sempre attra-verso l’Unione. L’ufficio di polizia mu-nicipale rimane aperto al pubblico ilmartedì e venerdì, gli altri giorni sonoimpegnati a rotazione per garantire in-terventi su tutto il territorio, questo per-mette di avere pattuglie di due o trepersone.A proposito di illuminazionepubblica: è previsto l’utilizzo diluci a basso consumo? A Lodihanno cambiato tutte le luci delcentro, hanno appurato unrisparmio energetico del 60%...Sono cose interessantissime, ma ilproblema sono le risorse che tutti glianni si riducono; abbiamo rimesso insicurezza e a norma l’intero plesso sco-lastico del capoluogo. La volontà c’è,le domande le abbiamo fatte, le lam-padine si possono cambiare.Scuola...C’è il grosso problema di Monchio, nonè un problema di numeri ma di docen-

Politica& Società

Intervista a: Paolo GalvaniSindaco di Palagano

ti. Sulla scuola di Monchio sono sem-pre stati dirottati dei "mezzi insegnan-ti" che facevano nove ore invece chediciotto.Se con la riforma tagliassero ulterior-mente le risorse c’è il rischio di chiu-sura; l’unica soluzione è il tempo pie-no, per questo è già stata fatta unaprima riunione con il dirigente provin-ciale e i genitori.Questione del liceo: non si parla distatalizzazione perché sono due mo-delli diversi: Pievepelago va in una di-rezione, Palagano mantiene la sua ca-ratteristica, la sua identità.Il problema principale di Palagano èche, mentre da Lama Mocogno arriva-no diversi studenti, nonostante l’offer-ta comoda di Pavullo, dai comuni limi-trofi arriva poco e niente, se arrivasse-ro 4-5 ragazzi per il prossimo annoavremmo una prima consistente.Da Comunità Montana a Unionedei Comuni, cosa cambia per lacittadinanza? Quale è ladifferenza sostanziale?Innanzitutto sono sparite le indennitàdegli amministratori, questa è la pri-ma cosa.Per la cittadinanza stiamo già svolgen-do una serie di servizi associati, adesempio il servizio paghe che vienesvolto a livello centralizzato a Monte-fiorino, del servizio di polizia munici-pale ne abbiamo già parlato, PSC (pia-no sviluppo), aree destinate all’ediliziae altro.L’auspicio è andare avanti in questadirezione; se io posso risparmiare quel-la persona che prima all’interno delcomune mi svolgeva un determinatoservizio, ho più spazio e posso garan-tire un sevizio che mi auguro miglioreai nostri cittadini. Il problema è un solo:si parla molto di "sburocratizzazione"però di fatto la carta sta purtroppoaumentando sempre di più. Altro pro-blema è che il comune è l’ultima ruotadel carro, quello che di fatto si trova a

contatto col cittadino; il comune è sem-pre più gravato di compiti, non si puòassumere e ci vediamo arrivare dellelettere dalla Corte dei conti, dal Mini-stero per sapere quante auto di servi-zio, auto blu...Sono convinto che questa cosa vadafatta, certo che noi dobbiamo rispon-dere. Gli uffici rimangono ma decen-trati, non perdiamo niente; l’auspicioè che si vada in allargamento dei co-muni. Ci siamo attivati per riavere l’uf-ficiale sanitario che l’AUSL aveva sop-presso.Casa Papa Giovanni,quali prospettive?Noi l’abbiamo acquistata e non è sta-ta una roba da poco. Io ci ho sempretenuto, proprio perché è un patrimoniodei palaganesi.Il costo è stato di • 1.150.000, di cui800.000 con contributo dalla Fonda-zione Cassa di Risparmio di Modena,del restante se ne è fatto carico il Co-mune. Quando l’acquistai non la misinel programma degli investimenti per-ché arrivai all’improvviso, era molto checi lavoravo. Ristrutturazione impiantielettrici, messa in sicurezza, agibilitàsono le priorità. E’ logico che noi ab-biamo un patrimonio che è questoChamp che è nato per scommessa nel2005, ora è partito. Loro si stanno al-largando ulteriormente su Polinago eCervarezza. Noi dobbiamo continuaresulla direzione di turismo sportivo.La struttura potrebbe anche risponde-re ad un problema che abbiamo nelnostro territorio, mi spiego: noi abbia-mo non meno di 20-25 persone di unacerta età sole e che abitano in zoneimpervie, l’idea è di usare Casa PapaGiovanni nel periodo invernale per ospi-tare queste persone, c’è gia anche ilservizio mensa delle scuole.Il sogno nel cassettoIl sogno, quando ho finito i miei dieci

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anni, avendo tenuto il mio lavoro, nonavendo avuto altre cariche pubbliche,è di ritornare quello di prima come sonosempre stato, e tenere dietro ai miei

Comune di

Palagano:

Consiglio

di Graziano Bertugli

Continuano le divergenze tra maggio-ranza e opposizione anche nell'ultimoconsiglio comunale dell'anno 2009 aPalagano, nonostante il clima natali-zio già nell'aria.E' l'assestamento di bilancio a portarecontrarietà tra le due parti in causa.Si entra subito in medias res con lavariazione di bilancio n.115: in entratariguarda la quota incassata per la ven-dita del camion e in uscita il trattoreacquisito con la stessa assieme aimezzi per la manutenzione delle stra-de. Il capogruppo dell'opposizione LuigiMarcucci lamenta che: “Come Ammi-nistrazione vendiamo un bene(camion) comprato al costo di euro96.639,94 - più euro 44.621,60 di inte-ressi relativi al mutuo contratto per l'ac-quisto del bene totale 141.261,54euro”, osserva, “e lo andiamo arivendere, quando più si svaluta ovverodopo soli tre anni.incassando solo67.000,00 euro. Quando si spendonosoldi della Pubblica Amministrazioneoccorre più lungimiranza: forse biso-gnava comprare il trattore tre anni fa,come più volte ribadito dal sotto-scritto, mentre la differenza dei74.261,54 ci avrebbe fatto comodo persistemare delle strade; poi ci andia-mo a lamentare facendo manifestazio-ni per chiedere più soldi al Governo,soldi, che sono sempre dei cittadini.Bisogna mettersi in testa che le Am-ministrazioni Pubbliche devono spen-dere meno, spendere meglio e a rispar-miare dovrebbero essere per prima laRegione, i comuni Capolughi di Pro-vincia e le Province che spesso sper-

perano in mille rivoli importi ben piùelevati del nostro intero bilancio.Nel 2005 all'interno della Commisioneper esaminare l'acquisto dellaattrezzatura, più di un componente havoluto fortemente (sostenendo che ave-va tutte le caratteristiche necessarie)il mezzo che poi è stato venduto, Oraa rimetterci sono comunque sempre icittadini”.Replica il sindaco Paolo Galvani: “Nonvoglio difendere nessuno, ma nellaCommissione che nel 2005 ha delibe-rato l'acquisto del mezzo c'era accor-do tra tutti. Il ragionamento è legatoall'utilizzo di quella macchina, che hafatto dal 2006 a oggi solo 6.000 km esolo per la spalata neve; non è adattaper la manutenzione delle strade e nonriesce neanche a fare le cunette conla terna. Siamo riusciti a venderla a67.000,00 ovvero ad un prezzo supe-riore alla quotazione di mercato, cheera di 47.000,00, e con quei soldi ab-biamo acquisito una macchina nuovacon decespugliatore e lama per neve,che ci consente di ottimizzare il servi-zio e di non appaltarlo”.La ratifica passa con il voto contrariodella minoranza di Marcucci, MarioCasini e del consigliere del nuovo grup-po autonomo Ernesto Tosi.L'assestamento di bilancio ha vistoancora una volta divergenze tra le par-ti, registrando un altro niet della oppo-

sizione.Marcucci ha chiesto chiarimenti sugliulteriori 60.000,00 euro (reperiti con unmutuo) che sono stati stanziati soloper la viabilità rurale e la manutenzio-ne delle strade di Costrignano(165.000,00 euro circa). Dopo aver avu-to la garanzia dalla maggioranza, cheanche per gli ulteriori interventi sullaviabilità nelle altre frazioni sarannoreperiti fondi attraverso mutui per la co-pertura totale degli interventi, lo stes-so Marcucci ha rilevato di non essereassolutamente d'accordo sull'assesta-mento, perchè sostiene “stiamo rega-lando ad Hera tutta l'acqua delle sor-genti di Palagano mentre Hera ce lafa pagare a caro prezzo.Hera stessa potrebbe tranquillamentecompensare tali introiti nei costi delleutenze pubbliche di acqua, gas, rifiuti(euro 76.000.00 circa) pagando l'acquadi Palagano con i milioni di utili rilevatiogni anno a bilancio, mentre noi fac-ciamo fatica a chiudere il bilancio delComune”."E' aumentato anche il costo per losmaltimento dei riufiuti”, incalzaMarcucci, "nonostante il funzionamen-to a pieno regime del compattatore".“Condivido riguardo ad Hera ciò che èstato detto” – replica il sindaco – “maper i rifiuti dico che la quota è aumen-tata non perché è salito il costo, bensìperché per fare la raccolta differenzia-

Palagano, municipio

Politica& Società

figli: il terzo è in arrivo, nasce a giu-gno. Ritorno alla famiglia.Anche se in dieci anni hai creato nuo-ve amicizie, sei stato bene, ti dispia-

ce. Il mio impegno, in modo diverso,sarà messo al servizio degli altri.Mi piacerebbe vedere un comune pro-iettato al futuro con dei giovani.

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Politica& Società

di Graziano Bertugli

Cos’era il PCI ?Era un partito che ha sempre cercatodi essere il portavoce dei cittadini dacui si sentiva rappresentato. Noi ave-vamo il compito di stare in mezzo allagente il più possibile, cogliere esigen-ze, bisogni e farli emergere nei luoghidi rappresentanza istituzionale.Come era l’organizzazione?Negli anni '75-'90 l’organizzazione eramolto radicata sul territorio, a Prigna-no, con rappresentanti in tutte le fra-zioni.I comitati di frazione che venivano elet-ti, erano espressione vera del territo-rio. La partecipazione della gente den-tro il partito era un pungolo.Allora si vedeva l’istituzione partito inmodo sistematico, si partecipava colcuore e si cercava la grande parteci-pazione. Su 2500 abitanti, gli iscrittierano 350, voti 700 (50% iscritto alpartito).Oggi...3500 abitanti e tesserati PD 100, con

ta sono stati chiesti ad Hera piùcassonetti. Il costo totale del bilancioassestato di 325.000,00 non è aumen-tato rispetto al 2008”.Marcucci termina l’intervento lamentan-do che a Hera “servono più rifiuti percreare sempre più energia, è per que-sto motivo che il costo lievita mentrein realtà la differenziata dovrebbe co-stare meno “. Altro punto affrontato nella discussio-ne in Consiglio Comunale riguarda ilrinnovo della convenzione tra il Comu-ne di Palagano e l'AVAP (Associazio-ne Volontari Assistenza Pubblica) perlo svolgimento di attività a favore didisabili e cittadini in condizioni di bi-sogno.Il sindaco Galvani, lamenta il fatto chenel Consiglio dell'Unione il sindaco con

la delega al sociale diserti le riunionidel Comitato di Distretto, in quanto im-pegnato con il lavoro in ospedale. “Nonè più accettabile questo”, incalza, “per-ché si intaccano gli interessi dei citta-dini e si spreca denaro invano”. A que-sto proposito il consigliere Marcuccipropone di verbalizzare questa dichia-razione facendo seguire, a chi di com-petenza, una comunicazione scritta anome di tutto il Consiglio Comunale. Va in scena poi la seconda defezionedal gruppo di maggiornaza, in quantoil gruppo autonomo composto dai con-siglieri Arturo Betuzzi e Ernesto Tosisi scinde e quest'ultimo decide di co-stituirne un altro indipendente.Il consigliere Marcucci ha presentatoinfine, assieme ai consiglieri di oppo-sizione, una mozione contro la deci-

sione della Corte Europea dei Dirittidell'Uomo di Strasburgo, che condan-na l'Italia per le norme che prevedonol'esposizione nelle aule scolastiche ei luoghi pubblici del Crocefisso. “Forse sono il più laico qui” - afferma– “ma non mi sta bene che qualcunoin Europa o da fuori, ci spieghi comeci dobbiamo comportare a casa no-stra, non mi sta bene che una personabutti il crocefisso dalla finestra,o nelcestino; dobbiamo deciderlo noi e solonoi, nessun altro per noi”.Tale dichiarazione viene riconosciutae seguita dal sindaco Galvani, che fir-ma con alcuni consiglieri di mag-gioranza la mozione, promettendo diinserirla e approvarla nel prossimoconsiglio comunale.

Intervista a: Eudes CanaliEudes Canali coordinatore delle feste provinciali del PD,dapprima segretario del PCI a Prignano, dei DS, del PDS,Coordinatore DS della zona Modena ovest, è stato consiglierecomunale e assessore in Comunità montana Modena Ovest.

vari passaggi da PDS a DS a PD.Parlare degli iscritti è prematuroe viste le elezioni del segretario eresponsabili delle segreterie localiil PD di fatto ora per me deve an-cora nascere. Gli iscritti DS erano 155su 3500.Cosa è cambiato in terminidi partecipazione?Finito il PCI è cambiato completamenteil modo di rapportarsi, è caduto il muroe il partito non è riuscito a riempire laideologia con contenuti diversi ed è ve-nuta meno la voglia dei cittadini di vi-vere questa vita; hanno preso campole questioni personali lasciando starequelle generali.

Come si viveva la politica, comela tramutavi in cose concrete?La politica l‘ho vissuta nel modo piùvero possibile. Ho sempre rifiutato dientrare come funzionario di partito.Non volevo essere pagato per fare po-litica ma come volontariato perché cicredo e i rapporti che ho avuto sono aldi là degli interessi.

Hai ricercato nella politica quelloche volevi che fosse per te e pergli altri?Sì, Ho sempre cercato di viverla nelmodo più libero possibile, senza es-sere costretto o indirizzato.Deve nascere un partitoprogressista, cosa vuol dire?La politica è tutto, tutte le attività uma-ne, la vita.Progressista significa guardare avan-ti, portare avanti le cose migliori chesentono che danno una vita migliore atutta la società.Il PD è la risposta per riempire icontenuti lasciati vuotidall’uscita della ideologia?Il progressismo sono i contenuti. Datangentopoli, dal '96-'97 in avanti, lasocietà in parte è stata colpita datangentopoli, è entrato il qualunquismo,l’individualismo sfrenato, l’egoismo ci

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ha portato a ciò che vediamo oggi.Vanno via gli ideali, puntidi riferimento…Il PD vuole una società più giusta, piùuguale. Il progetto è eccezionale sullacarta ma l’applicazione per colpa di unasituazione preesistente che si era cre-ata, non ha avuto seguito.Per me la colpa va data alla voglia difare carriera a tutti i costi, come la cri-si che vi è adesso, senza cioè rispet-to di regole, senza coscienza con spe-culazione solo fine a se stessa.Cosa fai ora?La strada è quella di ascoltare sem-pre la gente, la decisione deve esserecondivisa dal maggior numero di per-sone possibile che ti porti a risolvere ilproblema a livello collettivo e non sin-golare.Metodi...Io penso che quando si parla di risol-vere i problemi e si cerca di risolvereper la collettività la risposta è quellacome metodo.Moralità nella società conPresidente del Consiglio conconflitto permanente di interessi.Cosa vuole il PD in merito sullaetica, conflitto di interessi,moralità, trasparenza...La politica deve fare uno sforzo ma èla società nel suo insieme che devefare uno sforzo. Ascoltavo Napolitanosulla questione della mafia; la mafia lasconfigge per prima la società non solola polizia e la magistratura.Il PD deve portare la gente a discuteredella politica, di quella sana (la chiu-sura di una ceramica deve essere vi-sta come un problema di tutta la co-munità e non solo dei dipendenti).Se riesce a fare questo fa datraghetto per le altreforze politiche?Nella politica italiana non tutte le forzepolitiche si rispecchiano nella attualemaggioranza perché alcune sirispecchiano in quanto ho detto sopra.Quando parlo di potere parlo di con-tatto e alcune di esse hanno perso ilcontatto facendo emergere individuali-smi e qualunquismi.Il problema di Berlusconi è un siste-ma di intendere ("berlusconismo") lapolitica e i modi di vivere, si gira sem-pre intorno al capo; se non rompi il di-sco non si va da nessuna parte.

A Prignano sembrate essere piùdinamici rispetto agli altricomuni vicini montani. Quelloche tu hai detto è stato fattoassieme alla gente senzaverticismo esasperato...Un esempio pratico sono i consigli difrazione.Dal primo giorno che abbiamo vinto ilprimo atto politico è stato il consigliodi frazione.La gente non credeva più nella possi-bilità di partecipare alle decisioni pre-se dal comune; ora qualsiasi cosa cheviene fatta viene decisa nei consigli difrazione.Non vuole dire che l’amministrazionedefinisce le priorità sulle proposte ri-cevute ma si tratta di costruirle insie-me e rispettare la volontà locale.Chi fa politica deve essere unprofessionista…Chi fa politica non deve essere per for-za un professionista, deve credere inquello che fa, qualsiasi persona dibuon senso deve fare politica, deveessere al servizio della società per untempo determinato per poi tornare allapropria occupazione.Contrario alla deroga del limitedella doppia elezione nei comunicon meno di 5000 abitanti?Un comune per poter vivere deve es-sere un comune con un bacino tale dadare uno stipendio dignitoso, a tempopieno, in grado di dare risposta ai variproblemi con la forza economica e fi-nanziaria sufficiente.L’entità comune deve essere una solacosa non tanto l’istituzione in sé persé. Meno burocrazia, più servizi connuove tecnologie, con uffici aperti o unosolo per più ore senza dispendio di ri-sorse per appoggi a cariche politiche,ma con disponibilità verso i bisogni deisoli cittadini.Come ti aspetti di vedereil tuo paese come servizio?Il comune lo vedo una cabina telefoni-ca con un impiegato e computer e luimi deve sapere dare tutte le risposteche io cerco, dodici ore al giorno.Come lo vedi il partito tra 10 anni?Non lo so giocano valori diversi.Se il PD vuole rafforzarsi deve mollaretutte le cose che lo hanno tenuto le-gato e deve vedere in prospettiva, en-trare in pieno nella società e smuove-

re lacci e laccioli (interessi particolari)puntando i problemi alla luce del solee parlando solo a cose che interessa-no alla maggioranza.E le minoranze?Avranno sempre un ruolo. I problemi visono quando ci si incancrenisce sucose che alla fine sono fine a se stes-se; si deve vedere il problema non iparticolarismi o le rese di posizione.Ora nei dibattiti politici non si vede ilproblema e quindi questo, non interes-sa alla gente.Assessore all’economia nellavallata, per fare restare la gentenel territorio nel lungo periododove indirizzeresti aiuti, fondi?Cosa è stato tralasciato?E’ stato tralasciato il nostro benesse-re, i nostri valori. Si è cercato di copia-re i modelli della pianura e non si ècercato di costruirne uno per il nostroterritorio.Mantenimento del territorio, consolida-mento del territorio, portare il territorioe viverlo come era un volta con i suoiboschi i suoi fossi. Ora da noi il disse-sto idrogeologico è grave, tale da farscemare qualsiasi attività su di esso.Da questo, attività comeproduzione di prodotti tipici,turismo... Tipici per valorizzareciò che abbiamo?Sì, ad esempio se vuoi fare il parmi-giano reggiano con mangimi alle muc-che il formaggio cala di prezzo, se nonlo valorizzi ci perdi devi andare sullaqualità.Ai contadini di montagna, la regionedeve dare un contributo per mantene-re il sito in ordine (da mille ettari sia-mo arrivati a 400), con politica del ter-ritorio che al coltivatore che ha il terre-no và dato un contributo per mantene-re il sito e attuare coltivazioni o attivi-tà tipicheTurismo, agricoltura, valorizza-zione prodotti tipici e sul latodelle tecnologie?Eolico, acqua per utilizzare piccolecentrali con l’ausilio della tecnologiaper creare occupazione sfruttando lavendita e produzione dell’energia stes-sa; questo anche come integrazionedello stipendio agricolo del coltivatorecon contratti realizzati assieme a so-cietà con installazione di pannelli fo-tovoltaici.

Politica& Società

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A Demos MalavasiPresidente del Consiglio Provincialedella Provincia di Modena

Prignano 29/01/2010

Caro Demos,la situazione del Parco Provincialedella Resistenza Monte Santa Giulia,in Monchio di Palagano, risulta in stri-dente contrasto, se non in completaantitesi, con quanto deciso dal Con-siglio Provinciale nella passata legi-slatura. Come ben ricorderai, infatti,il Consiglio approvò, nel corso dellaseduta dell’undici febbraio, l’istituzio-ne del Parco, il relativo regolamentogestionale e modificò la convenzionein essere tra la Provincia, la Comuni-tà Montana ed il comune di Palagano.Detta convenzione, scaduta il31.12.09. prevedeva, tra l’altro: “..alfine di coordinare il complesso delleattività viene istituito un Comitato dicoordinamento del Parco Monte SantaGiulia composto da un rappresentan-te di ciascuno degli Enti firmatari…”,nonché la predisposizione di iniziati-ve, eventi e manifestazioni da parte diciascuno degli Enti coinvolti.Dall’esame degli atti risulta, a conven-zione scaduta, che, in realtà, nessu-no degli Enti firmatari ha proposto labenché minima iniziativa e il previstoComitato non è mai stato istituito.Latitanza totale, quindi, da parte dichi, invece, avrebbe dovuto costituirel’elemento trainante dell’attività delParco! La decisione del Consiglio Pro-vinciale sanava una realtà monca, siasul piano formale che sostanziale, poi-ché dall’inizio degli anni ’70 non fu maiadottato un atto che sancisse la de-stinazione a Parco dell’area acquisi-ta dalla Provincia. Con molto ramma-rico debbo constatare che, in spregioalle più elementari norme di correttez-

Provincia:

Parco di S. Giulia

za amministrativa e nella completaignoranza dell’insieme dei valori chequel Parco rappresenta, la Giunta Pro-vinciale ha, di fatto, affievolito, se nonaddirittura stravolto, la decisione as-sunta dal Consiglio. Le competenzesul Parco non sono mai state trasferi-te all’Ufficio Parchi, (non trovi singola-re che l’unico Parco della Provinciavenga gestito dal Turismo e non dalpreposto ufficio, il quale si occupa ditutti gli altri parchi esistenti sul territo-rio?); prova a cercare il Parco Provin-ciale della Resistenza Monte SantaGiulia nel sito internet della Provinciae scoprirai che non esiste! La Giunta,dopo la delibera consiliare, ha decisodi affidare la gestione del Parco al Con-sorzio Valli del Cimone. La relativa con-venzione stipulata assegna al Consor-zio stesso una serie di compiti ed in-dividua, in modo specifico, le attivitàche il soggetto gestore dovrà svolge-re. Anche in questo caso non mi è statopossibile reperire dagli atti esistenti,la benché minima traccia di alcunaattività svolta! O meglio: il Consorzio,che ha ottenuto la gestione dalla Pro-vincia a titolo gratuito, ha provveduto asub-affittare (per quale cifra?) il risto-rante, concretizzando così una realtà,non certo cristallina, che vede la Pro-vincia rinunciare ad una propria entra-ta a favore di un soggetto terzo chenon ha rispettato la convenzione inessere. Durante tutta la stagioned’apertura presso il Centro servizi ainumerosi visitatori che richiedevanomateriale informativo sul Parco, veni-va risposto che non esisteva nulla. Lasala conferenze, che avrebbe dovuto,tra l’altro, costituire una sorta di internetpoint a disposizione in particolare deigiovani, non è mai stata aperta e, per

quanto mi risulta, la banda larga non èstata ancora attivata nonostante lainopportuna concessione a Lepida spaper l’installazione di un apposito tra-liccio. Ad agosto un atto vandalico haportato alla distruzione di un tavolo edi alcune panchine, riducendo ulterior-mente la già scarsa disponibilità di areeda picnic. Un danno da poche centi-naia di euro che non si è trovato il mododi riparare, aggravando così la ricettivitàdel Parco. All’inizio di settembre horichiesto un incontro all’assessore alpatrimonio, per illustrarle lo stato delParco e per sollecitare una sua visita.Ero convinto che, sia perché il Parcocostituisce un patrimonio della Provin-cia, sia perché esso è legato ai valoridella Resistenza, l’assessore Valenti-ni, come mi aveva assicurato, avrebbefatto un sopralluogo. A mesi di distan-za sto ancora aspettando! Converraiche un simile comportamento la dicelunga sull’interesse che la Giunta ma-nifesta nei confronti del Parco Provin-ciale della Resistenza Monte SantaGiulia! Nella tua qualità di Presidentedel Consiglio Provinciale ti chiedo diadoperarti affinché la lodevole decisio-ne assunta lo scorso anno non restiun mero elemento cartaceo ma si de-terminino le condizioni affinché le mo-tivazioni valoriali che portarono agli inizidegli anni ’70 ad acquisire l’area si tra-ducano in concrete ed efficaci inizia-tive quotidiane di valorizzazione delParco e dell’intero territorio circostan-te.Per quanto mi riguarda la mia volontàcollaborativa è incondizionata e leale,così come lo è stato il contributo elet-torale dei Verdi.Con stima

Walter Telleri

Riceviamo, e pubblichiamo,una lettera di Walter Telleri,indirizzata al Presidente del ConsiglioProvinciale di Modena.

Parco S. Giulia, Centro servizi

Politica& Società

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1717la LUNA nuova - Marzo 2010

"Carissima Luna,colgo al volo l’invito che della vostra Associazionedi aprire un dibattito sul 18 marzo 1944, con lasperanza di apportarvi un contributo di chiarezza.Passando gli anni, mi accorgo che i testimoni ocu-lari sono rimasti pochi e, cosa ancor più drammati-ca, quasi non sono del tutto creduti in casa loro.Come è potuto accadere?Cerchiamo, allora, di mettere in fila le cose e ra-gioniamoci sopra. Sembra che ci sia sfuggita dimano la storia. In verità non è mai andata cosìveloce e la gente non ha avuto il tempo di memo-rizzare gli eventi. I giovani sono cresciuti in frettae la nostra società è passata, d’un sol balzo, dallacultura agro-pastorale, dei tempi andati, alla in-

formatica. E’ passata dalla stalla alla luna; dallazappa ai viaggi interstellari.Quello, poi, che non ha fatto il “progresso”, chia-miamolo così, lo poté la diaspora. Pochissimi annidopo, infatti, la nostra gente si disperse in millerivoli lungo le strade del mondo e la memoria neuscì ferita a morte. In questo processo temporaleanche la storia è diventata una “percezione”. Diquesti tempi persino la miseria è una percezione:sei povero se pensi di esserlo, altrimenti puoi vive-re… alla grande. Vivi alla giornata: “di doman nonvi è certezza”. (addirittura puoi vincere al giocopersino lo stipendio… che stai ad impegnarti nellavita?!…).Si è quasi azzerato il passato e la storia è quella

Emblematica immagine di Monchio dopo la strage del 1943

"Voi, uomini, che avete vissuto inprima persona quei terribili suppli-

zi... Diteci: abbiamo forse noidimenticato con troppa fretta il

vostro inferno?" (Giovanni Paolo II,discorso del 24 giugno 1988 all'ex

campo di Mauthausen).Il 18 marzo 1944 vennero barbara-mente uccisi a Susano, Costrigna-

no e Monchio 136 civili, tra cuidonne e bambini. Due giorni doposubirono la stessa sorte, a Cervaro-lo, 24 persone, compreso il parro-co. Oggi siamo testimoni di altre

guerre, altre stragi, altre sofferenzein un mondo che non sembra avere

imparato nulla dal passato.La guerra è sempre uguale: non è

quella dei potenti, dei capi di Stato,dei generali, ma soprattutto è quella dei soldati, che in buona parte non sono altro che civili in divisa, e della

gente comune che deve subire inerme e indifesa. Nel 66° anniversario dell'eccidio abbiamo pensato di ricordarequei tragici eventi, sollecitati da scritti pervenutici e anche da richieste esplicite del gruppo dei giovani de "la

Luna". Vi proponiamo quindi, oltre allo 'speciale' che state leggendo, una serie di attività ed iniziative chehanno lo scopo non solo di ricordare ma anche di conoscere e capire. Abbiamo iniziato sabato 20 marzo conuna camminata della memoria con visite guidate, letture, testimonianze e musica, partendo da uno dei luoghisimbolo, la Buca di Susano, per arrivare al triste teatro principale della strage: il parco dei caduti di Monchio.

Proseguiremo sabato 10 aprile con una visita guidata, aperta a tutti, al campo di Fossoli ed al Museo del Depor-tato di Carpi (info e prenotazioni Fabrizio 339 2943736 – Laura 333 81 17469). A partire da metà aprile prosegui-

remo l'approfondimento del tema con alcune serate di incontro/dibattito con testimoni, ricercatori, storici e conla proiezione dei recenti documentari realizzati dalla RAI a cominciare da 'La Malora'. Con tali iniziative cerche-

remo, tutti insieme, di 'entrare' nella nostra storia recente, dico 'nostra' intesa come della comunità, una storiadi cui, paradossalmente, sappiamo molto poco, a volte abbiamo solo racconti di famigliari. Questo perché, a

parte il lavoro di ricerca svolto da storici e appassionati, finora poco è stato fatto a livello locale per comunicaree fare capire, in particolare ai giovani, quello che è successo nella prima metà del novecento. Tutto questo per

conoscere, capire, 'metabolizzare' quello che è stato il secolo passato che, inevitabilmente, ha influito e tutt'orainfluisce in modo importante nel presente e nel futuro della nostra comunità/territorio.

LA MEMORIA SIAMO NOISPECIALE

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Speciale:"Salviamo la memoria"

che ci immaginiamo con la nostratesta.Però la Storia, quella vera, quellacon la “S” maiuscola, non si lasciaammanettare da nessuno. Può su-bire una sosta ma… ritorna. Non ar-retra mai; ti presenta sempre il con-to, ed è un conto salatissimo.La strage del 18 marzo 1944, per-ché è di questa che stiamo parlan-do, non è frutto della nostra fanta-sia. Noi, testimoni, a volte ci sen-tiamo isolati, eppure non siamo deimatti, anche se siamo di Palagano.Non siamo degli allucinati; non sia-mo degli psicopatici da consegnareallo psichiatra. Quello che ricordia-mo è vero. Bisogna farlo capire ainostri figli, ai nostri nipoti che essinon sono figli e nipoti di ammalatimentali. Ma soprattutto devono ca-pirlo i nostri politici, dal più in alto alpiù in basso; dal Parlamento Nazio-nale al Comune di Palagano, che nondevono, non possono fare politicheche prescindano dalla storia del Pa-ese reale. Devono stare coi piedi perterra.La nostra Costituzione è nata dalla Resistenza an-tifascista e non dalla fantasia di qualcuno. I nostriCostituenti, degni tutti del massimo rispetto, furo-no dei perseguitati dai fascisti. Non mi stancheròmai di dire che diedero all’Italia, pur nella loro di-versità di fedi politiche e religiose, la Carta Fonda-mentale la più bella, la più umana e la più cristianadel mondo. I nostri politici, prima di pensare di mo-dificarla, vengano a Costrignano, a Susano, aMonchio, a Marzabotto, a Cervarolo, e in altri in-numerevoli paesi dove affonda le sue radici nel san-gue degli innocenti. Ce la spieghino, ne parlinocon noi, per cercare assieme il modo di applicarlatutta, in tutte le sue parti prima che parlare distravolgerla. Così si fa la Politica.Altro motivo di relativa ed involontaria dimentican-za fu il rientro dei nostri prigionieri di guerra daivari lager nazisti. Mentre rientravano alla spiccio-lata, veri cadaveri ambulanti, lo strazio di cui era-no portatori fece passare in second’ordine le no-stre pene. Era tanto triste la loro condizione chetutta la comunità si strinse attorno ad essi. La lorostoria, di una tragicità inimmaginabile, si sovrapposealla nostra che venne messa un po’ in ombra.Per rendervi l’idea della situazione, vi voglio rac-contare un fatto vero: un reduce, certo MaestriRoberto dal Castello di Costrignano, rimase mutoper mesi e mesi. In tutto questo tempo, nemmenoi suoi parenti più stretti, che pure lo circondavanodi ogni affetto e premura, furono in condizione di

Con l'armadio della ver-

gogna ci si riferisce a un

armadio rinvenuto nel

1994 in uno sgabuzzino

di Palazzo Cesi-Gaddi in

via degli Acquasparta a

Roma, nella cancelleria

della procura militare,

dove fu ritrovato un ar-

chivio con 695 fascicoli

riguardanti crimini di

guerra commessi sul ter-

ritorio italiano durante

l'occupazione nazi-fascista.

Nel 1994 il procuratore militare Antonino Intelisano (che si stava

occupando del processo contro l'ex SS Erich Priebke) rinviene in

uno sgabuzzino della cancelleria della procura militare nel Palazzo

Cesi questo armadio, rimasto per anni con l'apertura verso il

muro, nel quale c'erano documenti "archiviati provvisoriamente"

decine di anni prima.

L'armadio conteneva il promemoria "Atrocities in Italy" (Atrocità

in Italia), con stampigliato il timbro "secret". Esso proveniva dal

comando dei servizi segreti britannici, che aveva raccolto le de-

nunce delle vittime e consegnato il tutto ai giudici italiani, i quali

però resero note solo le denunce verso ignoti.

L'armadio della vergogna

fargli proferire una sola parola. Di lui nessuno sa-peva nulla. Si sapeva solo che era vivo perché eratornato; perché era lì in mezzo a noi in carne (poca)ed ossa (moltissime) e basta. Quando Dio volle, lasituazione si sbloccò e, finalmente, si ricordò di sestesso e… parlò.Era gente, questa, che ne aveva patite di tutti icolori; gente che ne aveva viste di ogni sorta.Avevano, perciò, la loro tragica e terribile storia dadigerire e non potevano sobbarcarsi altre tragediefamiliari. Intanto il tempo passava inesorabilmentee, come è risaputo, il tempo è come la falce delManzoni: “Pareggia tutte le erbe del prato”.Ora è necessario ed urgente fare atterrare l’aereodella nostra Storia sulla giusta pista che le compe-te (speriamo nel processo di Verona). Speriamoanche che d’ora in poi (è una esortazione) chiun-que scriva di questa Valle, delle sue avventure edelle sue disavventure, non prescinda dal 18 mar-zo 1944 e non s’inventi la storia: bisogna attenersia quella che scrissero i centotrentasette martiri diquel terribile giorno. Siamo chiamati tutti, ognunosecondo le proprie capacità, a contribuire alla ve-rità.Un discorso a parte, poi, merita il famoso armadiodella vergogna; un discorso che va fatto, per met-tere a fuoco il vergognoso e pluridecennale silen-zio delle nostre Istituzioni.

Ugo Beneventi

Roma, Palazzo Cesi-Gaddi

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1919la LUNA nuova - Marzo 2010

di Ugo Beneventi

Quello che era successo a Costrigna-no, Susano e Monchio aveva un solonome: genocidio. I caporioni fascisti,responsabili di avere chiamato i nazistied averli guidati nella strage, ne eranoben consapevoli e la paura di esserechiamati un giorno a renderne contodavanti alla coscienza del mondo liaveva ulteriormente incattiviti. Sebbe-ne al cospetto di uomini, donne, vec-

Peggiori di Caino

chi e bambini, barbaramente trucidati,non intendevano ammettere di esser-si sbagliati: non avevano ucciso ribel-li, come falsamente sbandierava la pro-paganda fascista, ma degli innocentiche non c’entravano nulla. Nemmenola certificazione della loro morte; nem-meno la loro data di nascita, inconte-stabilmente eloquente, li rendeva uo-mini ragionevoli. Significative, a que-sto riguardo, sono le parole di Costan-tino Peli, scritte nelle sue memorie alla

pagina 25 e 26. Leggiamole assieme:<< Due giorni dopo ( la strage), nelcimitero di Susano vennero il capitanofascista Mori ed il dottor Miani per re-digere il certificato di morte dei truci-dati e consentirne la sepoltura. Men-tre stavo in ginocchio ai piedi dei mieicari e piangevo pregando che il Signo-re Gesù li prendesse in consegna unmilite in servizio mi mise una manosulla spalla sinistra dicendomi: << Co-raggio >>. A questo punto mi sfuggìuna frase secca: “ “Non sono comevoi!”. Il capitano Mori fece uno scattodicendomi che la colpa non era loroma di quei quattro ribelli armati di sco-pe. Io, non sapendo trattenere l’im-pulso gli risposi: “ Se sono armati discope, perché non li prendete? E mialzai in piedi. Vidi il parroco don CabriBartolomeo piazzarsi tra me ed il ca-pitano, pronunciando questa frase:“Capitano, se vuol colpire questo ra-gazzo deve avere sulla coscienza an-che la mia persona”.Finita la certificazione dei defunti eandati via il capitano Mori ed il dottorMiani con tutti i militi, chiesi a donCabri perché aveva pronunciato quel-la frase e lui mi rispose: “Il capitanoaveva già messo mano alla rivoltella”.Io accecato dal dolore e dalla rabbia,non l’avevo vista".In quel cimitero, tra gli assassinatidai nazifascisti, solamente due gior-ni prima, c’era anche l’intera famigliadi Gualmini Celso da Vallimperchio,e quella di Marastoni dalla Buca. Da-vanti ad una tale tragedia, il fascistaMori non avrebbe esitato a spararead un ragazzo che, disperato, pian-geva il padre ed un fratello. Distesi lìsulla nuda terra non c’erano ribelli, mapovera gente innocente: donne, vec-chi, bambini ed il fascista non potevanon vederli. L’odio lo aveva reso cie-co. Aveva superato in crudeltà e di-sprezzo della vita persino lo stessoCaino.

"Distesi lì sulla nuda terra non c’erano ribelli,ma povera gente innocente:donne, vecchi, bambini..."

Fonte: internet

A Prignano durante la Seconda Guerra Mondiale ci fu un campo di concen-tramento per zingari Sinti, che sorgeva proprio dove si trova l’attuale muni-cipio.L’intera vicenda è stata rievocata nel libro “Alla periferia del mondo. Il popo-lo dei Rom e dei Sinti scluso dalla storia”, edito nel 2003 dall’onlus milane-se Fondazione Roberto Franceschi (www.fondfranceschi.it) e ricordato inun articolo del giornalista pubblicista prignanese Luciano Castellari, pub-blicato sul quotidiano “L’Informazione”.Riportiamo un estratto dell’articolo.“Dopo anni di ricerche emerge una di quelle tristi vicende che la storia si èdimenticata di raccontare: ci fu un campo di concentramento a Prignanodi zingari Sinti, aperto dal 1940 al 1943. Prignano fu uno dei dieci campi diquesto tipo in Italia…Le strutture vennero costruite dopo che il capo dellapolizia Arturo Bocchini aveva ordinato il rastrellamento e la concentrazio-ne di zingari italiani e stranieri sotto rigorosa sorveglianza, per porli inlocalità adatte in ciascuna provincia, dove era possibile, o in centri cheraggruppassero più province.Dei campi di concentramento di zingari italiani la storia non ha parlatomolto, perché il rastrellamento e l’invio nei campi di concentramento inGermania o in altri campi di lavoro avveniva senza documenti ufficiali,senza timbri, solo tramite schede su cui non venivano registrati mai comezingari ma come giocolieri o ginnasti di professione.Il campo di concentramento di Prignano era stato ricavato in un vecchiocampo sportivo, nel luogo dove in seguito fu costruito il municipio.La struttura era recintata con il filo spinato e aveva vecchie baracchesorvegliate da carabinieri e militari. Vi erano rinchiusi 79 reclusi e gli inter-nati arrivavano al campo dopo rastrellamenti, perlopiù dalle province diModena e Reggio Emilia…ma anche da altre località italiane."

(Tratto da "Prignanoinforma, n.2 - 2008"www.prignanoinforma.it)

Un campo di

concentramento a Prignano

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20 la LUNA nuova - marzo 2010

di Edda Chiari

La relazione firmata dal Comandantein capo von Loebe e dal CapitanoHartmann fornisce la chiave di letturamilitare tedesca dell’intervento. Daessa si ricostruiscono movimenti ditruppe, le valutazioni tattiche; da essasi ricavano nomi come Riemann,Hartwing, Heimann e si legge nuova-mente il numero degli uomini uccisi,78 ‘in età da soldato’. Solo dalle testi-monianze si ricostruisce quanto real-mente avvenuto il 20 marzo aCervarolo, altra tappa della sagnuinosatraccia lasciata da tedeschi erepubblichini sull’Appennino nel mar-zo del 1944 dopo la strage in ValDragone. Il gruppo di tedeschi e fasci-sti arrivarono alle 8 circondarono il pa-ese e iniziarono il rastrellamento degliuomini e via via radunati in un’aia alcentro del borgo sotto il tiro di due mi-tragliatrici. Durante il rastrellamento attipersecutori verso le donne rimaste nel-le case, razzie di cibo e dei pochi va-lori presenti nelle povere case.Il prete Don Battista Pigozzi, al suorifiuto di dichiarare che nel paese nonc’erano ribelli, fu spogliato davanti allachiesa ed ingiuriato per ore fino ad es-sere portato con gli altri sull’aia. Alle16.30 dopo l’arrivo di altre truppe tede-sche, le donne e i bambini furono al-lontanati a forza dal paese, mentre lecase del borgo venivano incendiate edanneggiate. Gli allontanati e i pochiuomini che erano riusciti a fuggire neiboschi sentirono le scariche di mitra-glia che falciavano gli uomini.Sull’aia solo tre uomini si salvarono fin-gendosi morti e, pur feriti, scamparo-

no anche ai colpi di gra-zia sparati con le rivoltel-le. Prima di lasciare il pa-ese i tedeschi tentaronodi bruciare i cadaveri, mala neve e il sangue impe-dirono che le fiammeattecchissero. Una donnarimasta nascosta fu la pri-ma a recarsi sull’aia aspegnere le fiammate, av-visare i feriti della parten-za dei tedeschi, consta-tare la morte di 24 persone tra cui suomarito e recarsi a Gazzano a cercareaiuto.Altre donne, rinvenendo i cadaveri am-massati e sfigurati, li coprirono constracci e così li trovò Don Prandi daFontanaluccia quando giunse per por-tare aiuti ai sopravvissuti. In fretta com-posero alla meglio i cadaveri e diederol’estremo saluto nel cimitero con DonPaolino Canovi parroco di Gazzano an-tifascista, scampato la mattina stes-sa alla fucilazione mostrando docu-menti falsi. Una cronaca anche que-sta essenziale che andrebbe declina-ta nelle singole storie dei protagonisti,di come hanno vissuto quei tragiciistanti i condannati a morte, le lorodonne, i testimoni giunti dopo la stra-ge; ma ricordarne solo alcune non sa-rebbe giusto.Diverse motivazioni portarono Cervaro-lo, come Monchio, a diventare bersa-glio della ferocia. Cervarolo fu uno deiprimi paesi in cui si costituirono ban-de ribelli in montagna che fornivano ri-fugio anche a formazioni provenientidalla pianura.Oltre a questo, relazioni di filo fascisti

che segnalarono la presenza a Cerva-rolo di bande già dal 10 marzo e so-prattutto di alcuni ribelli reduci dalleazioni compiute il 14-15 marzo a CerrèSologno costate la morte a 12 tede-schi. Ma a Cervarolo il giorno della stra-ge, come a Monchio, di ribelli non vene erano più in quanto, avvertiti dell’ar-rivo delle pattuglie, avevano lasciato ipaesi i giorni precedenti le stragi. Ra-gionevole pensare che i tedeschi e fa-scisti fossero coscienti di non trovarenemici nei paesi ma, nella frustrazio-ne di non riuscire a comprendere ilmodo di agire delle bande ribelli, si ri-tenne forse che un modo per colpirle efiaccarne le velleità fosse colpire la po-polazione che dava loro rifugio e risto-ro come d’altronde li dava ai soldatitedeschi e fascisti.Cerrè Sologno scampò alla distruzio-ne decretata il 22 marzo per interven-to del dottor Marconi, del dottorAzzolini di Vetto e del tenente dei ca-rabinieri di Castelnovo.Un particolare da sottolineare rendeverosimile la tesi che ci fosse la con-sapevolezza di colpire civili. Il tenenteRiemann fu sollevato dalla partecipa-

Dall’elenco delle operazioni antipartigiane,rappresaglie, stragi in Italia dal 1943 al 1945

redatto da Carlo Gentile sulla base della docu-mentazione conservata in archivi tedeschi, a

Londra, a Washington e sulla base dellabibliografia dell’argomento si leggono le notizie

essenziali relative all’eccidio di Cervarolo.

Data: 19-20 marzo 1944Area: Cervarolo, Civago,Villa Minozzo (Reggio Emilia)Tipo: rastrellamentoTruppe: Panzer-Aufklarungs-Abteilung “Hermann Goering”;GNRPerdite: interne: nessuna;

nemiche: 78

La strage di Cervarolo

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2121la LUNA nuova - Marzo 2010

Parroci

in prima linea

zione all’operazione in quanto chiesedi essere congedato per non parteci-pare la rappresaglia. Le azioni indiscri-minate verso la popolazione non era-no pratiche condivise da tutti gli uffi-ciali della Wehrmacht ed era ragione-volmente possibile sottrarsi ad ordiniche andavano in tal senso. Al coman-do dell’operazione viene chiamato il ca-pitano Heimann che non si era sottratto

Don Giovanni Battista PigozziE’ diventato l’emblema delle morti innocenti sul-l’aia di Cervarolo. Nato a Febbio nel 1881, era aCervarolo da 33 anni quando rifiutando di rivelarei nomi dei ribelli e di abbandonare i suoi parroc-chiani condivise con loro la morte dopo avere su-bito vergognose ingiurie. Morì nell’impartire la benedizione e recitando il Rosario dopo avere risposto alle minaccecon le seguenti parole: ‘Non ho paura di morire, perchè ho sempre fatto il mio dovere’. Fu tra i parroci a dare subitola disponibilità a dare rifugio e sostegno ai ragazzi provenienti dalla pianura che non erano disposti a rispondere allechiamate alle armi nel nuovo esercito della Repubblica Sociale.

Don Pasquino BorghiDopo esperienze da missionario in Sudan e da certosino a Farneta di Lucca, rientrò nel clero diocesano reggianocome cappellano a Canolo di Correggio a fianco di don Orlando Poppi, fratello di ‘Davide’ Osvaldo Poppi, e di donMario Grazioli poi deportato a Mathausen. Qui iniziò la sua azione antifascista che si attuò dopo l’8 settembrenell’aiuto ai disertori della RSI che cercavano la via dei monti. Con il trasferimento come parroco a Tapignola lacanonica diventò il luogo di rifugio e di transito per i ragazzi provenineti dalla pianura, e don Borghi assunse il nomedi battaglia di Albertario. Il 21 gennaio 1944 il parroco venne arrestato, incarcerato e pestato a sangue per esserepoi tradotto nelle carceri di Scandiano. Da qui con altri 7 ostaggi venne tradotto a Reggio e fucilato il 30 gennaiopresso il poligono di tiro, senza subire processo e senza che il vescovo fosse informato della condanna, cosarichiesta dal Concordato tra Stato e Chiesa. Alla luce degli eventi successivi e dei documenti riemersi le fucilazionidel 30 gennaio dovevano risultare un atto di forza e di vendetta per i primi repubblichini uccisi dai ribelli, volte astroncare qualsiasi forma di rivolta armata anche con l’uccisione esemplare di un sacerdote. Con questa morte siaprirono i mesi di sangue dell’inizio '44.

Don Domenico OrlandiniOriginario di Poiano e più noto con il nome di ‘Don Carlo’ dal suo nome di battaglia ‘Carlo Coletta’, fu da subitoparroco antifascista e poi combattente per tutta la durata della lotta di liberazione.Subito dopo l’8 settembre con i parroci già citati Borghi, Pigozzi ma anche Canovi, Prandi, Fontana, Morini, Bertucci,Monari, Casotti, Rivi, Baldoni, Iemmi organizzò la rete che nelle parrocchie delle Valli Secchia e Dolo reggiane fornìappoggio e sostegno ai primi disertori della chiamata della RSI. Dal 4 ottobre '43 al 12 ottobre '44 svolse attività astretto contatto con gli alleati attraversando a più riprese la linea del fronte da nord a sud e viceversa anche conazioni avventurose; guadagnò la fiducia degli alleati che dal maggio del '44 iniziarono gli aviolanci promessi nellazona occupata dai ribelli. Dopo il rastrellamento del luglio '44 fu uno dei fondatori della Brigata di ispirazionecattolica Fiamme Verdi. Con essa partecipò a tutte le azioni militari in Appennino fino alla liberazione di Reggio del24 aprile 1945, mantenendo nel contempo i contatti con gli alleati attraverso il maggiore Johnson e sostenendo leconvinzioni politiche nell’ambito degli scontri tra le diverse brigate della zona appenninica, in particolare quellegaribaldine. Dopo la guerra ebbe diversi incarichi, cappellano militare, parroco a Talada, Monzone, rettore aMontallegro di Rapallo, fino alla morte avvenuta il 15 ottobre 1977 presso la sua ultima parrocchia, Pianzano diCarpineti. Riceve dagli inglesi la Victory Cross per le vite salvate, ma la restituisce nel '53 quando gli inglesi sparanosugli italiani triestini. In Italia ha la nomina a Cavaliere della Repubblica 4 mesi prima della morte.

neanche alle azioni di Monchio,Susano, Costrignano.Cervarolo ha ricordato in diversi modi isuoi caduti.Il talento letterario che da sempre hacaratterizzato il paese ha espressodolore e memoria con le opere “Raffi-che di mitra in montagna” di UmbertoMonti e “Morte sull’aia” di Pietro Al-berghi. L’aia dove fu perpetrata la car-

neficina è essa stessa un monumen-to alla memoria; sistemata nel 1955da Osvaldo Piacentini ospita una cap-pella votiva e due lapidi di cui una po-sta da giovani tedeschi nel 1987 conla scritta ‘i figli e le figlie di coloro chequi trucidarono i vostri inermi padri, po-sero in sempiterno augurio di pace.’.Cervarolo ha nel 1952 ricevuto la me-daglia d’oro al valore militare.

Bibliografia :"Sentieri partigiani", Storeco, Reggio Emilia, 2008; Donatella Alberghi:"Una strage dimenticata", Il Fiorino, Modena, 2004; G.

Fantozzi; "Monchio, 18 marzo 1944, l’esempio", Artestampa, Modena, 2006;G. Giovanelli, "Fiamme verdi", Reggio Emilia, 2002

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di Veronica Botti (studentessa)

Partendo dal presupposto che nonesistano parole per descrivereOshviecim (meglio conosciuta comeAuschwitz), penso che il termine piùadatto per parlare di un luogo similesia apatia.È un po’ come una bolla da cui si fafatica ad uscire.Ricordo bene il 25 Gennaio, giorno incui salii sul treno.Sapevo cosa avrei visto durante il viag-gio, l’unica cosa su cui nutrivo dubbiera il modo in cui le avrei affrontate.Sul treno non è che ci pensassi più ditanto, piuttosto condividevo il clima di-steso e allegro con gli altri passegge-ri.E dal momento che i pensieri negatividi lì a poco sarebbero giunti da soli,non sentivo il bisogno di invocarli.Quando due giorni dopo visitaiAuschwitz, il treno era già diventatoun ricordo distante e ovattato.Auschwitz è diverso da come uno selo immagina.Visto con gli occhi di chi proviene daun hotel caldo e confortevole ha lostesso effetto di una zanzara. Non famale, eppure dà fastidio, pizzica sullapelle anche a distanza di ore.Puoi vederne la puntura arrossata pertutta la vita, se vuoi vederla.

Arbreit macht frei: il lavoro rende libe-ri. Anche questa scritta diventa unazanzara, una volta oltrepassata. Nelcampo di lavoro ci sono tante caser-me, allineate ai lati di una via centrale,condomini in mattone rosso con am-pie finestre e tanto di numero civico.Dall’esterno ognuna di queste caser-me era un ologramma tangibile di per-fezione.All’interno l’aria si faceva pesante.Centinaia di occhi ti fissavano dai muri.Era questa la sensazione che avevocamminando per i corridoi rivestiti difotografie di deportati.Occhi fieri, arresi, stupiti, ma ancheimpassibili.Ogni caserma al 1940 al 1945 ha trat-tenuto al suo interno uomini, donne ebambini di nazioni diverse. Dopo l’aper-tura dei campi di lavoro e di concen-tramento, ogni stato che aveva censitodei connazionali deportati si è occu-pato di rendere la propria caserma al-l’interno di Auschwitz un museo. Ve-dere che Francia, Olanda, Romania ,Polonia e tanti altri hanno recuperatofoto, nomi e storie dei loro connazio-nali finiti nei lager lascia un piacevolerivolo di speranza.Vedere che l’Italia ha ricordato i suoideportati solo con un vortice-sculturadi cartapesta… ecco, questo lasciadei dubbi.

Ad Auschwitz c’erano anche delle ca-mere a gas, e dei forni crematori.Entrarvi è strano, è uno schiaffo. Lafuliggine sul muro, sul soffitto un tem-po aveva un nome e un volto. La mal-vagità dell’uomo non è riuscita a to-gliere agli internati una cosa: il pen-siero.La malvagità umana non ha impeditoa un deportato in particolare di incide-re sulle pareti della camera a gas l’im-magine di Cristo a braccia aperte.Quelle braccia aperte segnano il limi-te oltre il quale il male dell’uomo nonpuò andare.Eppure agli uomini di Hitler tutto que-sto non bastò.Perciò venne costruito AuschwitzBirkenau.Era il 28 Gennaio, quando visitammoAuschwitz Birkenau.La neve non si limitava a scendere,sfrecciava parallelamente alla terrasferrando colpi violenti.Una carezza, pensando a chi dovettesubire tutto questo con un semplicepigiama a righe sulla pelle.Camminavamo seguendo le rotaie chehanno portato alla morte milioni di per-sone.Attorno c’era il nulla, una distesa bian-ca i cui confini erano segnati da alti,invalicabili muri di filo spinato. Una par-te delle baracche di legno che funge-vano da dormitorio, latrina o spogliato-io sono sopravvissute ai bombarda-menti della guerra. Si ergono per tuttauna sezione del campo, piene di lettia castello, vicini, ammassati, su pavi-menti di terra, tra pareti che lasciano

25-30 gennaio 2010: un'esperienza forte per i ragazzi delle scuole superiori

"Capisci che se non ci saranno altre

Auschwitz sarà anche merito tuo..."

Un treno per Auschwitz

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entrare il gelo (temperature come i –30 ° che ci hanno accolto in Polonia),sotto un tetto che regge a mala penail peso della neve.Ricordo quando la guida ci ha condot-ti in una radura.Sulla sinistra un albero molto grande,sotto il quale venivano fatti spogliare idetenuti, sulla destra delle rovine di pie-tra, i resti di una camera a gas.Nella stessa radura, due cartelloni, fo-tografie impresse su pannelli di plasti-ca.Sono state scattate dall’ingresso diuna porta, si vede lo stipite al marginesuperiore della fotografia. Sullo sfon-do, corpi che vengono bruciati. La gui-da spiega che queste immagini ven-nero immortalate da un internato gre-co che, consapevole del suo destino,rubò una macchina fotografica da unmagazzino nazista. Una volta entratonella camera a gas, decise di scatta-re due fotografie perché tutti sapesse-ro. Poi, negli ultimi istanti rimasti, sot-terrò il rullino con una lettera.Prima di quel racconto ero apatica.

di Daniele Bettuzzi (studente)

Il progetto “Un treno per Auschwitz”tratta di un viaggio in treno partito dal-la stazione ferroviaria di Carpi, da dovei prigionieri del Campo di concentra-mento di Fossoli partivano per i “lager”

L’apatia ad Auschwitz è qualcosa digiustificato. Essere apatici in quei luo-ghi non vuol dire essere distanti, inco-scienti o insensibili. Era proprio que-sto lo scopo del nazismo, di Hitler edel suo MainKampf : privare di ogniemozione chiunque entrasse aBirkenau. E con l’apatia, la totale as-senza di emozione, ci si sente insen-sati. Proprio come dovettero sentirsisei milioni di ebrei.Insieme alle immagini di Auschwitz edi Birkenau il treno che preso il 25 Gen-

naio scorso ha lasciato tante altrecose. Persone, canzoni, confronti chehanno fatto crescere un po’ tutti.Esperienze simili ti entrano dentro intutti i sensi. Capisci cos’è il dolore,fin dove si spinge la malvagità dell’uo-mo, ma capisci anche che il domani èsul palmo della tua mano.Capisci che se non ci saranno altreAuschwitz sarà anche merito tuo, eper questo potrai ringraziare chi ha con-diviso con te quei giorni in Polonia.Certe cose non si dimenticano.

"Tu sei lì e sai chi sei, dove sei,

e cosa fai, loro erano lì e basta!"

europei.Questo progetto vede la partecipazio-ni degli alunni frequentanti le ultimeclassi delle scuole superiori di tutta laprovincia ed adulti disposti a comme-morare il giorno della Memoria.Dopo tre incontri pomeridiani in prepa-

di Daniela Garutti (accompagnatrice)

Ho rimandato i conti con me stessa dopo il viaggio, oc-cupata a tornare ai ritmi italiani.Tempo e spazio sono cambiati insieme, ora sondo la di-mensione del ricordo.Cinque giorni strani, veloci ma larghi di silenzi e pianurespoglie.Pieni delle voci incessanti dei ragazzi, di troppe facce eparole per fermarsi e meditare che questo è stato.Nello stesso giorno ho deciso di staccarmi dal mio grup-po troppo fastidioso, cercato di non farmi condizionaredagli oggetti nel museo di Auschwitz, scambiato i con-tatti con una guida del campo, visto un corvo agonizzarea becco aperto.Sempre lo stesso giorno ho parlato dei vitelli targati MacDonald con uno studente dalle sopracciglia depilate, cam-minato da sola in mezzo ai tanti, incapace di pensare,odiato la mia compagna di stanza per la banalità dei suoidiscorsi, ballato allo sfinimento sotto il palco di un localea Cracovia.Auschwitz l'ho condensata nell'immagine di me stessa

come un contenitore troppo piccolo per comprendere cosìtanto male.In mezzo ai binari del campo, mi sono sforzata di met-terlo a fuoco. E non ci sono riuscita.Ti ho visto invece da solo, fuori dal campo, scrivere su unquaderno senza appoggiarlo a niente. E mentre ti guar-davi intorno, ho pensato che questa immagine di te eraquanto di più vicino a come mi sentivo in quel momentoio conoscessi.Ho imparato la banalità del male e l'indifferenza della sto-ria.Ma la sera, mentre in sala scorrevano le foto dei bambinidi Auschwitz e le parole di Lucarelli erano pietre, appenaoltre le porte la gente continuava a bere birra e chiac-chierare.Ho pensato a quel brusìo di sottofondo come alla vita – oalla storia – che continuano a percorrere i propri binari,nonostante tutto.

"Ho imparato la banalità del

male e l'indifferenza

della storia"

Speciale:"Salviamo la memoria"

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di Daniela Garutti(Associazione culturale Mnemos)

Visitare oggi l’ex campo di concentra-mento di Fossoli - 5 km da Carpi, inprovincia di Modena – significa attra-versare anche temporalmente trent’an-ni di storia europea, alcuni dei qualitra i più drammatici dell’intera vicendaumana. Significa perciò rapportarsi aun luogo dalla memoria stratificata,dove per comprendere è necessario co-noscere i diversi utilizzi di cui è statooggetto in molti anni.Nel maggio1942 il Regio esercito indi-vidua in questa zona di aperta campa-gna il luogo idoneo a insediare un cam-po per prigionieri di guerra catturati sulfronte di guerra nordafricano a fianco

Costruzione del campo di concentramento di Fossoli

razione del viaggio, lunedì 25 gennaio,nel primo pomeriggio gli alunni parto-no per la Polonia, dopo 22 ore di viag-gio, trascorse a socializzare e cono-scere nuove persone si arriva alla fred-da stazione di Cracovia (-15°).Gli alunni vengono divisi in pullman, unaguida fa visitare rapidamente la cittàdi Cracovia e poi segue la sistemazio-ne negli hotel.In viaggio sul treno erano presenti an-che persone famose, le quali anima-vano le serate. La prima serata l’hatenuta lo scrittore Paolo Nori, con uninteressante discorso sulla dittatura,la seconda Vinicio Capossela, Ciscoe la corale delle Mondine, l’ultima sera

concerto del gruppo musicale pop-rock“Rio”.Durante il giorno la visita ai campi diconcentramento.Mercoledì 27 (-30°) abbiamo visitatoAuschwitz, il giorno dopo (-10°)Birkenau, un uomo polacco ci facevada guida e quando si è lì di persona siprovano emozioni e sentimenti che aparole non si riescono a trasmettere eche dai libri non si possono ricevere,nel pomeriggio si è conclusa la visitacon una cerimonia e una fiaccolata nelcampo di Birkenau.L’ultimo giorno prima di riprendere iltreno di ritorno abbiamo visitato la zonaebraica della città.

Non credi possibile tutte le cose cheti vengono dette, ma tu sei lì, vedi coituoi occhi, ci sono foto che testimo-niano e non puoi e non riesci a far fintadi niente, non riesci a distogliere la tuamente da pensieri di sdegno nei con-fronti di ciò… tu sei lì.A meno venti gradi, in tuta da sci escarponi, loro erano lì in pigiama ezoccoli di legno… tu sei lì e stai bene,loro erano lì in pelle e ossa, d’estatedoccia bollente, d’inverno doccia geli-da, da mangiare niente, condizioni igie-niche inesistenti, maltratti, scherniti,depersonalizzati… tu sei li e sai chisei, dove sei, e cosa fai, loro erano lì ebasta!

dell’alleato tedesco. Il PG 73 (Campoper prigionieri di guerra n. 73) servirà aquesto scopo fino all’8 settembre 1943quando, a seguito dell’armistizio, vie-ne requisito dall’esercito tedesco sce-so a occupare il territorio italiano. Aquesta data, il campo si estende al-l’incirca su 15 ettari, è suddiviso in duezone (definite campo vecchio e cam-po nuovo perché costruite in due fasisuccessive) che ospitano rispettiva-mente 93 e 15 baracche in muratura,per una capienza totale di 5.000 pri-gionieri.I prigionieri di guerra presenti al mo-mento dell’occupazione vengono de-portati nei campi in Germania e in di-cembre, a seguito dell’ordinanza dipolizia n. 5 emanata dalla Repubblica

Sociale Italiana, Fossoli diviene cam-po speciale di concentramento ebreidestinati alla deportazione nei lager delReich. Oltre agli ebrei catturati in tuttaItalia, da gennaio 1944 iniziano ad ar-rivare al campo anche oppositori poli-tici e internati civili di nazionalità ne-mica, ma anche detenuti comuni e ci-vili colpevoli, ad esempio, di aver scio-perato o di essere genitori di renitentialla leva. Da marzo 1944 il cosiddettocampo nuovo assume il nome e la fun-zione di Polizei und Durchgangslager,campo di polizia e transito per ebreied oppositori politici direttamente ge-stito dal comando SS con sede a Ve-rona, mentre il campo vecchio diventaCampo di concentramento per inter-nati civili e a sovrintenderlo è la Que-

Il campo di concentramento di Fossoli

Speciale:"Salviamo la memoria"

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stura di Modena. Il campo di Fossoli èdunque in mano ad autorità naziste efasciste, che fino all’agosto 1944 con-centrano e deportano da qui circa 2.800ebrei (un terzo degli ebrei deportatidall’Italia) e quasi 3.000 politici, cifreancora al vaglio della ricerca . Le de-stinazioni finali sono Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau,Buchenwald, Bergen-Belsen eRavensbrück. Anche Primo Levi tran-sita a Fossoli tra gennaio e febbraio1944, prima di essere trasferito adAuschwitz.In quanto campo di transito, a Fossolinon ci sono sistemi di messa a mor-te, né i deportati sono obbligati a lavo-rare. Ma la violenza trova comunqueespressione in eliminazioni sommariedentro e fuori il campo (è il caso del-l’uccisione di Leopoldo Gasparotto,dirigente del Partito d’azione) e toccal’apice il 12 luglio 1944, quando 67 pri-gionieri scelti apparentemente a casovengono fucilati presso il poligono ditiro in località Cibeno. Le ragioni dellastrage sono ad oggi sconosciute, cer-to è che tra i 67 figurano molti notiantifascisti italiani giudicati pericolosi.A causa dell’avvicinamento del frontealleato, in agosto 1944 i comandi te-deschi decidono il trasferimento delcampo a Gries, vicino a Bolzano, e finoa novembre Fossoli funzionerà da cam-po di raccolta per la manodopera co-atta da inviare in Germania.Abbandonato dalla fine del 1944, ilcampo tornerà ad aprirsi dopo la Libe-razione sotto il segno dell’accoglien-za, avviando un processo di trasforma-zione e cancellazione delle strutturedi detenzione . Dal 1945 al 1947 fungeda centro di raccolta per stranieri, pro-fughi e dispersi, e dal 1947 al 1952l’Opera piccoli apostoli di don ZenoSaltini lo tramuta definitivamente in unluogo di vita della comunità chiamataNomadelfia. Per dare una famiglia euna casa ai tanti bambini abbandonatie lasciati orfani dalla guerra, il sacer-dote fossolese - insieme a tante ‘mam-me di vocazione’ - trasforma le barac-che in abitazioni, aule e laboratori,abbatte recinzioni e torri di guardia,pianta siepi e alberi. In seguito al tra-sferimento di Nomadelfia in provinciadi Grosseto, l’ex campo conosce lasua ultima, lunga fase di utilizzo tra il

1954 e il 1970, quando diventa Villag-gio San Marco. Qui, come in moltealtre città italiane, trovano accoglien-za i profughi giuliano-dalmati provenien-ti dalla zona B dell’Istria, rimasta sot-to amministrazione jugoslava dopo lafine della seconda guerra mondiale. Dal1970 il campo, di proprietà del Dema-nio, resta in totale abbandono fino al1984, quando il Comune di Carpi lo ot-tiene a titolo gratuito grazie a una leg-ge speciale. L’esigenza e al tempostesso il problema di recuperare, con-servare e valorizzare un luogo cosìcomplesso segnano due tappe deldopo del campo: nel 1988 un concor-so internazionale premia il progetto diRoberto Maestro che prevede una tra-sformazione del campo in "parco del-la memoria" ma, su sollecitazione delcontemporaneo dibattito scientifico suiluoghi di memoria, si ritiene opportu-

Speciale:"Salviamo la memoria"Da Fossoli a Mauthausen

no orientarsi su una politica di inter-vento conservativo che non stravolgal’esistente. Nel 2002 si avvia il recuperoe la messa in sicurezza delle struttu-re, che termina nel 2004 col restaurofilologico di una baracca, oggi sededella mostra permanente sulla storiadel campo e a disposizione per attivi-tà didattiche e culturali.Dal 1996 la Fondazione ex campo diFossoli è l’ente preposto alla tutela egestione del campo e, dal 2001, an-che del Museo monumento al depor-tato politico e razziale. Un nutrito grup-po di volontari si dedica alla manuten-zione ed alle aperture festive del cam-po, mentre l’associazione Mnemosconvenzionata con la FondazioneFossoli si occupa delle visite ai luoghie dell’attività didattica.

Info: www.fondazionefossoli.org

Don Sante Bartolai (Highland Park, USA, 1917 - Savoniero (MO), 1978), venneordinato sacerdote nel 1942. Fu nominato cappellano a Palagano negli anni incui i sogni di gloria e le ambizioni fasciste andavano crollando in conseguenzadelle disfatte militari.Qui il giovane prete incontrò subito la simpatia dei giovani di Azione cattolica chelo ammiravano per la sua franchezza e spirito di iniziativa.Dopo i fatti dell'8 settembre 1943 don Sante si prodigò nell'aiuto ai fuggiaschiche cercavano di raggiungere l'Italia liberata dagli alleati, ai renitendi alla leva eagli ebrei braccati dai nazifascisti. Fu l'8 marzo 1944 che inizio il suo calvario;dopo aver assistito all'esecuzione di due giovani "ribelli" (Aravecchia e Schiavone),accusato di aver organizzato bande partigiane, venne tratto in arresto e percorsela lunga Via Crucis "Da Fossoli a Mauthausen".La lettura delle sue memorie suscita un senso di orrore e di nausea di fronte aquanto la follia dell'uomo ha potuto escogitare: le indicibili sofferenze, le torture,i forni crematori non potranno e non dovranno mai essere dimenticati.

L'agghiaciantefotografia didon Sante almomento dellaliberazione dalcampo di Mau-thausen. Scrive nelle sue memorie: ".. peso 38 chilogrammi, prima dellaprigionia ne pesavo 80... Fanno scattare una macchina fotografica ed ioprorompo in lacrime. Mi fanno coraggio: servirà anche questo per la buo-na causa".

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di Roberto Tincani

La storia del processo per la strage diMonchio è particolarmente lunga etravagliata.L'udienza preliminare in cui si è deci-so il rinvio a giudizio per i primi sei in-dagati si è svolta il 5 ottobre 2009, sta-bilendo così il nuovo record per la giu-stizia italiana di distanza temporale traun fatto delittuoso e il celebrarsi delrelativo processo: 65 anni e 6 mesi.Peraltro, tale discutibile primato saràprobabilmente destinato a rimanereimbattuto, dato che, quello che ci ri-guarda così da vicino, sarà probabil-mente l'ultimo dei processi che si po-tranno celebrare partendo dai fascico-li sulle stragi inevasi dopo la guerra.Naturalmente, le indagini e il proces-so, riguardando fatti di guerra e coin-volgendo personale militare, è semprestato di pertinenza della magistraturamilitare che ha un'organizzazione com-pletamente separata da quella civile eche ha fatto capo per i nostri territori,fino a tre anni fa alla Procura Militaredi La Spezia.

I canali attraverso cui si è giunti al pro-cesso sono stati due, completamenteseparati tra di loro.Da parte italiana, grazie al lavoro me-ritorio del procuratore capo del tribu-nale militare di La Spezia, il dott. Mar-co De Paolis, si è cominciato, a parti-re dalla fine degli anni '90, a riprenderein mano e a portare avanti le indagini

E dopo 65 anni...il processo

su numerose stragi nazi-fa-sciste rimaste a lungo dimen-ticate nel “famoso” armadiodella vergogna, il quale accol-se 695 fascicoli di fatti di guer-ra perseguibili e fu poivolutamente dimenticato den-tro ad una stanza nella pro-cura militare di Roma all'ini-zio degli anni '60, quando sidecise di “archiviare tempora-neamente” tali indagini.Lentamente, a partire dal

1994, quando tale armadio fu rinvenu-to murato con le ante rivolte alla pare-te, sono stati aperti i fascicoli che ri-guardavano le stragi commesse inEmilia e in Toscana, di pertinenza del-la procura spezzina e sono stati cosìcelebrati i processi per le stragi diSant'Anna, di Marzabotto e diCasalecchio.Dopo tanto penare, si è finalmente co-minciato ad analizzare anche l'opera-to della divisone Göring e quindi delleloro azioni a Cervarolo, a Monchio, aMommio e a Vallucciole, ma quandosi è sondato da parte della squadrainvestigativa spezzina la disponibilitàda parte della Germania a cooperarenelle indagini, è emersa una storia permolti versi sorprendente:.Il secondo filone di indagini era infattipartito in maniera autonoma diversimesi prima, quando, durante un'irru-zione delle squadre antiterrorismo te-desche in un covo neonazista era sta-ta fatta una scoperta da parte dei ma-gistrati tedeschi alquanto singolare:tra il materiale di propaganda che lasezione neo nazista possedeva escambiava con altre, c'era infatti an-che il diario di guerra di un vecchionazista che aveva appunto servitodurante la guerra nella divisoneGöering: Wolfgang Bach. Costui nar-rava abbastanza dettagliatamente diazioni intraprese nella primavera del '44in Italia descrivendo quelli che eranoevidenti crimini di guerra. La magistra-tura tedesca, pertanto, partendo da

quel diario, aveva già avviato una pro-pria efficiente inchiesta, aveva ricostru-ito l'organigramma divisionale e gli av-venimenti di quei mesi in Italia, con-centrando l'attenzione sui movimentidel reparto esplorante della Göeringche aveva avuto il compito di compie-re le azioni più rapide e brutali. Eranostati interrogati gli ex-ufficiali di alloraed erano state disposte intercettazio-ni telefoniche che avevano rivelatocome la rete di solidarietà camerate-sca era ancora, in gran parte in piedi.Sono così emersi documenti, testimo-nianze, foto ed altri diari di guerra (inparticolare dell'allora caporale AlfredLühmann) che descrivono, sia pur som-mariamente, i fatti che noi abbiamovissuto dalla parte delle vittime.L'unione di questi due filoni porta cosìalla celebrazione del processo che sista svolgendo a Verona, dato che nelfrattempo la procura militare di La Spe-zia è stata chiusa.Tale processo si svolgerà comunqueche noi valligiani ne siamo informati omeno, dato che i fatti hanno, ovviamen-te, una profonda rilevanza penale e giu-stificano l'azione obbligatoria dei ma-gistrati inquirenti e giudicanti. Per noivittime civili, c'è stata tuttavia la possi-bilità di partecipare lo stesso al pro-cesso, costituendoci parte lesa all'in-terno del procedimento, per chiederela quantificazione dei danni subiti.Nessuno di noi, spero, è seriamenteinteressato ad avere dei risarcimentida persone ormai molto anziane, ed èanche estremamente improbabile checostoro potrebbero mai far fronte adesborsi di qualsiasi natura. Il sensodella costituzione di parte civile è sta-to ovviamente un necessità diversa: Lavolontà da parte della popolazione col-pita di partecipare attivamente ad unprocedimento che li riguarda così davicino. Credo che la maggior doglianzada parte di tutti noi negli anni sia stataquella della rimozione di cui sono sta-ti fatti oggetto i nostri paesi e i nostrimorti da parte delle autorità. Oggi, fi-

Avvocato Andrea Speranzoni(fonte: eccidiomarzabotto.com)

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Speciale:"Salviamo la memoria"

nalmente, sia pur dopo tanto tempo ciè stata data la possibilità di colmarequesto vuoto. Come detto più volte,sarebbero state molto più necessariediecimila lire allora che centomila eurooggi, ma questo è quello che abbia-mo...In questa azione abbiamo avuto la for-tuna di trovare poi l'aiuto e l'assisten-za dell'avv. Andrea Speranzoni, che hascelto di patrocinare gratuitamente tut-te le persone che abbiano avuto inten-zione di costituirsi.I principali protagonisti sono tutti an-ziani, alcuni deceduti: il capitano VonLoeben che allora era a capo del re-parto, fu ucciso l'anno successivo inPolonia, il capitano Von Poschinger,che ebbe probabilmente una partemolto importante nella pianificazionee nella conduzione degli eccidi è de-ceduto qualche anno fa, ormai anzia-no. Vengono processati soltanto uffi-ciali o comunque persone che in queigiorni avessero un comando, non es-sendo perseguibili i soldati semplici,né, come già accennato, personale ita-liano: Gustav Brandt sottotenente;Hans Georg Winkler, sottotenente,Fritz Olberg, sottotenente, WilhelmKarl Stark, sergente, FerdinandOsterhaus, sottotenente, HelmutOderwald, capitano, Gunter Heiroth,soldato ma con un comando in queigiorni, ed Erich Koeppe, tenente.Due brevi considerazioni mi premono:a chi mi ferma e mi dice: “Era la guer-ra, le cose andavano così” tengo a ri-badire quello che molti di noi sanno:questa non è stata un'azione di guer-ra. Ai tedeschi dei partigiani importavapoco o nulla.Si scagliarono con mezzi assoluta-mente preponderanti (camionette,autoblindo e cannoni da 88 mm.) con-tro ragazzi, donne incinte, bambini,uomini anziani, disinteressandosi diqualsiasi altra considerazione bellica,finanche dell'orientamento politico odell'eventualità di un appoggio da par-te delle loro vittime: in base ai manualioperativi seguiti dalla Wermacht nonè credibile infatti che l'intera zona nonfosse stata preventivamente circonda-ta, disponendo truppe (presumibilmen-te in gran parte italiane) in un cordoneche da Vitriola doveva correre attraver-sando il fiume a Saltino, e poi su ver-

so San Martino fino adarrivare a Polinago.Se davvero ci fosse sta-to un reale desiderio distanare e colpire le for-ze resistenti, difficil-mente ci sarebbe sta-to scampo, mentre in-vece, sappiamo benedagli scampati, chespesso era sufficiente fare poche de-cine di metri o, nascondersi nei fossio nei fienili per sopravvivere. Le truppesi dirigevano senza esitazione diretta-mente verso le case abitate dai civili ed'altronde diari ci confermano come ilrisultato meglio ricordato dagli autoridi queste azioni fosse il grande botti-no di molti prosciutti, grano, denaro ebeni sottratti alle vittime.La seconda considerazione riguardauna domanda naturale che spesso civiene posta: perché andare avantiadesso con una storia che ormai sem-bra morta e sepolta?La risposta è sempre quella: il proces-so è stato iniziato con i tempi che co-nosciamo per una decisione (giusta osbagliata, condivisibile o meno) che leautorità hanno preso, pur esistendo dasempre un obbligo di azione penale edi perseguimento della verità, disatte-so fino ad oggi.La partecipazione con la costituzionedi parte civile da parte di chi nella stra-ge ha avuto dei danni è l'unico modocol quale possiamo far partecipare aquesto avvenimento le persone che vifurono più direttamente coinvolte.Rimane comunque aperta la questio-ne sul perché di un simile ritardo: que-sto meriterebbe probabilmente un ar-ticolo a parte e certo una discussionesarebbe bene accetta: alcuni spuntiperò li possiamo dare.Noi eravamo (anche se è difficile ricor-darlo ora) un paese sconfitto, che ave-va giocato la sua partita per più di treanni dalla parte sbagliata del campo,assieme ai nazisti e ai carnefici cheadesso saremmo andati a perseguire.Ci eravamo macchiati in tale veste didelitti simili, in Iugoslavia, in Etiopia eun po' dappertutto.Rivangare sarebbe stato inopportuno

Bibliografia:Antoine Garapon: “Crimini che non si possono né perdonare né punire. L'emergere di unagiustizia internazionale”

per molti italiani che erano stati coin-volti in simili azioni e negli anni deldopoguerra occupavano diverse posi-zioni di responsabilità nel paese o nel-l'esercito.C'era stata nel 1946 un'amnistia ge-nerale per i fatti di guerra, firmata dal-l'allora ministro della giustizia PalmiroTogliatti, che era stata progressivamen-te allargata, intendendo coprire, comeindicazione, molti dei reati commessidurante la guerra dai fascisti. In effetti,come ricordato, noi oggi non siamo aprocessare nessuno tra gli italiani chepure dovettero partecipare all'azione,se non direttamente (di questo ci diràdi più il processo) almeno circondan-do la zona del presunto rastrellamento.I “nemici” tedeschi, non solo erano exalleati, ma improvvisamente, a partiredal 1945 tornarono ad essere preziosicompagni nella lotta contro il nuovonemico ad Est.Sarebbe stato poco opportuno incrinarele basi di una futura alleanza.Non ritengo poi sbagliato sottolineareanche che noi valligiani non avevamomolti “santi in paradiso” che prendes-sero autonomamente le nostre difeseo si interessassero attivamente di noi,specie in quegli anni tormentati discontri e opposizioni.E' stato giusto? Non lo è stato?Ognuno è libero di farsi la propria opi-nione in merito, tuttavia ricordiamo chei processi sui crimini di guerra si svol-sero un po' ovunque in Europa nelventennio dopo la guerra: in Francia,in Belgio, finanche in Germania.E, naturalmente, lo si possa dire dav-vero senza la retorica che spesso ciha disgustato nei decenni scorsi, ri-cordiamo che sempre siano rispettatied onorati i nostri morti, loro sicura-mente innocenti.

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Speciale:"Salviamo la memoria"

di Francesco Dignaticie Milena Linari

Sabato 20 marzo la nostra associa-zione, in collaborazione con "Ideana-tura", ha organizzato una camminatain occasione dell'anniversario dell'ec-cidio nazifascista dei paesi di Monchio,Costrignano e Susano del 18 marzo1944. Il significato dell'iniziativa puòessere riassunto nell'idea di ricordareun capitolo importante quanto dram-matico della storia dei nostri monti edel comune di Palagano in particola-re, ripercorrendo con la mente e con ipassi alcuni dei luoghi emblematici incui si è svolta la trama di quel tragicoevento. La comitiva, composta da unaventina di persone tra cui alcuni dellanostra associazione, si è data appun-tamento durante la mattinata nella lo-calità chiamata Buca di Susano, dovela guida Edda Chiari ha cominciato adillustrare la tappe salienti dell'eccidio,prendendo spunto proprio dalle rovinedella costruzione presente in questoluogo e abitazione di un'intera famigliamassacrata dall'incursione delle trup-pe naziste.Già da questo primo incontro, il per-corso e la rievocazione dei fatti sonostate intervallate da letture di documen-ti scritti da testimoni diretti della stra-ge o studiosi della nostra storia; inquesto modo è stato possibile creareun approccio più profondo e consape-vole a quello che era il fulcro stessodell'iniziativa: rivivere fatti realmenteaccaduti della nostra storia in parte di-menticati, con la speranza che l'anali-si critica di ciò che è successo servaa smuovere le coscienze delle perso-ne, nell'ottica di riflettere sugli errori delpassato per trarne insegnamenti indi-spensabili per il nostro presente.Il gruppo si è poi spostato in auto finoa Lama di Monchio, da dove è comin-ciato il tragitto a piedi.Il percorso ha poi imboccato la stradache porta al crinale spartiacque dellevalli del Dragone e del Rossenna, rag-

In memoria: camminando sui sentieri della storia

giungendo la località Bellaria.A rendere più evocativa l'atmosfera èstata "l'apparizione” di alcuni personag-gi riferiti a figure realmente esistite nelperiodo della Resistenza, ognuno deiquali ha raccontato la propria storiaed ha accompagnato la comitiva per ilresto del tragitto.In particolare il capo partigiano Nando(Fabrizio Carponi), con a seguito lastaffetta Emila (Milena Linari) ed il ri-belle Gianni (Daniele Bettuzzi), ha il-lustrato alcuni aspetti della vita dei par-tigiani delle nostre zone e dalla pianu-ra, costretti a fuggire e trovare rifugionei nostri monti. Durante il camminonon è mancato un momento di sostae di ristoro, nel quale il gruppo ha po-tuto saziarsi con il “pranzo del parti-giano” che è stato gentilmente portatoda due staffette (Betty Gazzetti e Lau-ra Bettuzzi). Significativa è stata an-che la tappa alMemorial SantaGiulia, in cui la guidaha illustrato l'insiemedi sculture di artistiitaliani e stranieri chehanno voluto cosìcommemorare l'epi-sodio del 18 marzo1944.L'epilogo di questa in-tensa esperienza haavuto luogo nel paesedi Monchio, dove ilgruppo ha raggiunto laPiazza dei Caduti e,successivamente, ilParco dei Caduti, en-trambi dedicati alle

136 vittime della strage.Particolarmente emozionante è statoil momento di condivisione finale da-vanti alla statua raffigurante il Cristocircondata dal verde del parco, dove,alla presenza di alcuni testimoni edorfani dell'eccidio, le ultime letture sonostate intervallate da canti risalenti alperiodo della resistenza, eseguiti daLaura Bettuzzi (voce principale), EddaChiari (violino e voce) e FrancescoDignatici (chitarra e voce).L'Associazione “la Luna” é orgogliosadi avere promosso questa iniziativa inquanto sostiene fermamente il valoredella memoria e spera che, soprattut-to in tempi come quelli in cui stiamovivendo, non vengano mai a mancarequei diritti fondamentali dell'uomo cheoggi ci sono riconosciuti e per i qualitante persone hanno spesso soffertoe dato la vita.

Monchio, Memoral Santa Giulia

Domenica 21 marzo, nel Centro Servizi del ParcoMonte Santa Giulia, in una "Sala A. Tassoni" gremi-ta, si è tenuta la commemorazione dell'eccidio diSusano, Costrignano e Monchio del 18 marzo 1943alla presenza delle autorità locali: Paolo Galvani, sin-daco di Palagano; Demos Malavasi, presidente delConsiglio provinciale; Claudio Silingardi, direttore del-l'Istituto storico di Modena; Andrea Speranzoni, av-vocato di parte civile al processo per l'eccidio; VeraPaggi, giornalista RAI; Roberto Tincani, rappresen-tante dell'Assocazione vittime 18 marzo 1944 ed ilsegretario provinciale dell'ANPI.Nell'occasione è stato proiettato il documentario "LaMalora", di Vera Paggi con la collaborazione diMassimigliano Arbuti, prodotto da RaiNews24. Nu-merosi i testimoni presenti e palpabile l'emozionetra tutti. Un tassello in più per comprendere. (eg)

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La Luna nuovaVia Palazzo Pierotti 4/a

41046 Palagano (MO) - Italy

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Non si pubblicano lettere anonime.

Associazioni e volontariato

Con questo articolo, non intendo lanciare una polemica, ma al contrario pongo una domanda a chi è coinvolto in associa-zioni di volontariato in modo particolare AVIS e AVAP (non solo di Palagano). Visto che le chiacchiere da bar come alsolito credo non siano costruttive, utilizzo il nostro giornale per parlare di un argomento che dovrebbe interessare un po’tutti. Io non faccio parte di nessuna associazione di volontariato, ma penso che chiaramente siano indispensabili efacciano un grande lavoro nel nostro territorio, soprattutto in un territorio come il nostro che presenta tutti gli svantaggi ditrasporto e organizzazione tipici di un paesino di montagna. Guardandomi in giro in questi mesi però, inizio a notaresempre più spesso il nome AVIS e AVAP in situazioni che mi sembrano non del tutto collegabili con la sanità... un passoindietro.. nella mia testa, da profano l’AVIS è quella associazione che si occupa delle donazioni del sangue quindi, ildonatore gratuitamente dona il sangue che sarà portato all’ospedale. Bene ci saranno delle spese: personale specializ-zato che fa i prelievi, e attrezzatura e forse qualche affitto delle strutture, spese che saranno pagate o da offerte del paeseo da enti pubblici, si perché il sangue non credo venga pagato dagli ospedali… e l’AVIS non credo sia un’azienda chedeve farsi pubblicità per vendere un prodotto.. quindi, ricapitolando, le entrate in sangue e in denaro provengono daidonatori e forse enti pubblici le quali provvederanno per una parte di personale e attrezzatura. Non ci deve essere un finedi lucro no? Quindi tra le due sarà un bilancio in rimessa...L’AVAP funzionerà allo stesso modo anzi i mezzi che ne sappia io sono stati pagati dalla cittadinanza, le entrate arrivanodai vari 5 per mille e contributi vari, e in questo caso non c’è nemmeno del personale specializzato da pagare..i trasportiche non siano codici rossi vanno pagati (anche in modo abbastanza generoso mi dicono certi anziani che sono statitrasportati a Sassuolo, ma giustamente i mezzi subiscono un’usura e hanno bisogno di manutenzione) e anche inquesto caso non c’è fine di lucro, dovrebbe essere un’associazione che arriva quasi in rimessa nel bilancio..chiaramentese ci sono più soldi tutti ne beneficiamo, ma non dovrebbero esserci degli introiti se no non andrebbe più chiamataassociazione no profit, ma impresa a fine di lucro.Arrivo quindi alla domanda, che rapporto c’è tra l’AVIS e le luci di natale del paese? Capisco il contributo delle altreassociazioni, capisco quello dei negozi che hanno tutti più interesse nel creare un paese più attraente ma l’AVIS? Se haqualche soldo in più in cassa sarebbe meglio spenderlo per qualcosa di inerente con il servizio sanitario o no? E con lapiscina di Palagano? Da voci mi sembra di avere capito che la piscina di Palagano quest’estate è stata presa in gestioneda alcuni ragazzi anzi miei amici a cui faccio anche i complimenti per la gestione, e dall’AVIS ma l’AVIS, che ruolo avevain una piscina? Non voglio fare pensieri maliziosi proprio perché non conosco i fatti, le mie sono solo osservazioni, credolegittime. Attendo chiarimenti da qualcuno che ne sappia qualcosa di più... grazie.

Paolo Calicetti (Palagano)

Pubblichiamo una lettera di Paolo Calicetti nella quale si chiedono alcuni chiarimenti sulla gestione di

alcune associazioni di volontariato del nostro paese. In considerazione dell'importanza dei temi

trattati abbiamo chiesto ai presidenti di AVIS e AVAP Palagano una risposta.

AVAPSono Giancarlo Caminati presidente pro-tempore da 5 annidell'associazione AVAP di Palagano.Vorrei rispondere alla lettera del cittadino che chiedechiarimenti sul funzionamento delle associazioni divolontariato ma che più di ogni altra cosa sembra moltopreoccupato dei bilanci.Presento intanto la nostra associazione AVAP: presidenteil sottoscritto; un vice-presidente, una segretaria e trediciconsiglieri suddivisi in varie mansioni, amministrative e for-mazione volontari .I mezzi: un'ambulanza di categoria A1 per emergenza/ur-genza acquistata nel 2008 con il contributo di • 70.000 daparte della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena;un'ambulanza di categoria “A” acquistata nel 2004 per tra-sporti programmati: • 64.000 contributo per l'intero costoda parte della Fondazione Cassa di Risparmio ; un'auto-

mobile per trasporto sociale, sangue e organi umani acqui-stata con il contributo della Fondazione più il ricavato dellavendita dell'ambulanza Citroen non più a norma.La nostra sede è stata messa a disposizione dall'Ammini-strazione comunale gratuitamente.Attualmente i volontari iscritti sono 34 di cui operativi al100% solo 13, regolarmente formati VSA.Come tutte le Pubbliche Assistenze della provincia di Mo-dena siamo affiliati all'ANPAS Nazionale la quale tramite levarie sezioni provinciali gestisce il regolamento e coordinale stesse. Mi spiego meglio: il coordinamento di Modenatratta con l'Azienda ASL una convenzione annuale per ogniassociazione in base ai trasporti effettuati sia come emer-genza/urgenza (gratuita per il cittadino) che come trasportiinterospedalieri, ad esempio dimissioni, dialisi, visite, ecc...Queste ultime a pagamento in base a tabelle chilometricheconcordate da tutte le associazioni della provincia di Mo-

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chiacchere in giro, magari alle spalle di chi sta facendoqualcosa di buono (forse anche per chi in quel momento“chiacchera”…) o scrivere articoli su un giornale che pur-troppo esce poche volte all’anno, dove certi articoli rischia-no di rimanere indiscussi per troppo tempo creando a voltemalcontenti inutili e poco costruttivi.L’ AVIS comunale di Palagano è nata nel 1979, è un’asso-ciazione Onlus apartitica e apolitica, iscritta nei registriprovinciale, regionale e nazionale del volontariato; natacome tutte le altre AVIS dall’esigenza di raccogliere il san-gue necessario agli ospedali per le trasfusioni a seguito dinecessità impellenti di vita o per operazioni dei centri tra-pianti multi organo.Prima del contratto nazionale con l’AVIS, in Italia, il san-gue era donato occasionalmente e l’AUSL pagava diretta-mente il donatore che si presentava sul momento (cosache purtroppo succede ancora in diversi paesi europei) e irischi li sappiamo o li immaginiamo tutti… chi è, tolte lepersone che lo fanno per atto di altruismo, che per neces-sità di denaro è disposto a donare il proprio sangue?Magari persone che il proprio comportamento di vita li haportati a non avere piu un soldo tanto da doversi ridurre adonare per avere qualcosa... (magari per poi comprarsialcool, droga, ecc...); beh, conseguenza del fatto: tantissi-me persone che dopo trasfusioni o morivano o si ammala-vano di HIV ed epatiti (le quali hanno tempi di incubazionedi diversi mesi quindi non si riescono ad individuare da ac-certamenti istantanei).Non scrivo questo per fare paura a nessuno ma purtroppodevo dirvi che fino a due anni fa la regione Sardegna nonriusciva a coprire il fabbisogno di sangue e lo compravaancora dalla Germania dove veniva prelevato in quella ma-niera. Oggi per fortuna riusciamo a coprire tutto il bisognonazionale, nonostante si faccia molta fatica perché più lamedicina cresce, per fortuna, più per i nuovi trapianti c’ènecessita di sangue. Quindi per ogni sacca l’itere è: il do-natore si iscrive, gli viene fatta una visita medica, un elet-trocardiogramma, le analisi del sangue, compresi isierologici e, fatti tutti gli accertamenti, viene chiamato aeffettuare la prima donazione; da quella sacca di 400 o 450ml, mandata al centro trasfusionale del policlinico di Mo-dena, vengono prelevate delle provette sulle quali si fannoancora ulteriori esami per togliere ogni dubbio.L’AVIS di Palagano riceve dall’AVIS provinciale di Modenadue contributi annuali pari a 15 • a sacca di sangue inte-gra e sana… e con questi dovrebbe riuscire a sosteneretutte le spese di acquisto attrezzature, spese per persona-le medico e sanitario, materiale sanitario, affitto e spesedei locali, bollette, materiale di uso e consumo, colazioniper i donatori, premiazioni come da contratto Nazionaledei donatori emeriti, ecc…In piu noi abbiamo sempre creduto opportuno che i nostridonatori si meritassero oltre che alla colazione qualcosadi più e ogni anno a loro offriamo una cena durante la qualepremiamo chi ha raggiunto un certo numero di donazioni.Beh che dire… Secondo voi ci si riesce con quei soldi acoprire tutto questo? Le sedi piccole come la nostra asso-lutamente no… Per fortuna l’amministrazione comunale ciè sempre venuta incontro dandoci i locali ad uso gratuito eil materiale sanitario se lo accolla l’AVIS provinciale…Però a tutto il resto dobbiamo far fronte noi e se non ciinventassimo ogni anno qualcosa per tirare su qualche con-tributo non riusciremmo comunque, nonostante tutti gli sforzie il tempo che noi volontari mettiamo a disposizione gratui-tamente.Fino a due anni fa organizzavamo la "Festa del volontariato"

dena e cioè • 0,83 al km più • 18 per ogni ora di sosta delmezzo con due volontari. L'AVAP di Palagano varia da •0,70a •0,80 al km e sosta del mezzo con due volontari gratui-ta; quindi mi meraviglio un po' di chi si è lamentato deicosti per cui consiglio vivamente in caso di bisogno di usu-fruire di altre associazioni. Per quanto riguarda i “vari 5 xmille“ la nostra associazione ne usufruisce per la primavolta quest'anno in quanto gli anni passati a causa diinsufficente documentazione (colpa mia) o per legge delGoverno che ha deviato i fondi in altri settori non abbiamoottenuto nulla.I “vari contributi “ che scrive il cittadino mi fanno risponderecon una domanda: "Quali contributi?".Riassumendo. Entrate da: convenzione ASL, offerte libereda cittadini,convenzione comune per trasporto disabili. Fine!Uscite: Assicurazione mezzi, assicurazione volontari, car-burante, manutenzione mezzi, attrezzature sanitarie, os-sigeno, quote ANPAS, quote COPAS (trasmissioni radio ),apparrecchi radio, tesseramento volontari, divise volontari,medicinali vari,corsi di formazione. Stop!Se il cittadino richiedente fosse associato ANPAS o AVAPavrebbe il diritto di vedere sia il valore delle convenzioni chei bilanci dell'Associazione, non essendo così non ho potu-to rispondere con cifre esatte. Se questo signore ha notatoi nomi di AVIS e AVAP in occasioni non inerenti al proprioscopo cosa vorrà dire? Due cose ! La prima può essere:avere il controllo totale del "business" delle manifestazioni(introiti ); la seconda: forse il bisogno di raccogliere fondinonostante i “numerosi contributi“ citati appunto dal citta-dino. Spetta a ognuno pensare e decidere quale delle duesia la motivazione giusta: quello che non accetto in nes-sun modo è che si parli di “introiti“, specie da persone chenon fanno parte di nessuna associazione!E' inutile “sviolinare“ all'inizio lettera l'operato dei volontari,complimentarsi per quello che fanno, lodare i servizi chedanno al nostro territorio per poi concludere con il sospettodi “giri strani“.Io e i miei volontari impegnamo 24 ore su 24 per 365 giornipiù 6 ore l'anno; tempo che potremmo usare per altre cosesicuramente più piacevoli come fa lei!Spero che siano poche le persone che come lei pensano a“introiti“ nel volontariato.Le posso garantire che il titolo di “ONLUS” ci calza allaperfezione e che i nostri bilanci sono faticosamente allapari, non in perdita ma alla pari!I pensieri non sono maliziosi quando chiedono informazio-ni, lo diventano quando si fanno supposizioni di illeciti.Ringrazio la redazione per lo spazio concesso.

Giancarlo Caminati(Presidente AVAP Palagano)

AVISRingrazio la redazione de "la Luna” per avermi contattatoper rispondere e dare i chiarimenti necessari sull’associa-zione AVIS. Ci tengo prima di tutto a premettere una cosa,rispondo perché mi è stato chiesto di farlo gentilmente eperché dopo aver lavorato tanto gratuitamente e con impe-gno per questa associazione non voglio che la medesimaci rimetta in immagine e prestigio quali ha e si merita intoto; credo però che tanti mi conoscano (per chi no... me-glio per lui) e tanti conoscano i membri del mio consiglioperché siamo tutti molto presenti nella vita del nostro pae-se e quindi credo che tra persone che si conosco sia piùcarino dirsi le cose in faccia che fare come sopra citato

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assieme all’AVAP e con il ricavato riuscivamo a coprirel’ammortizzamento dei materiali elettronici indispensabilie parte della cena sociale… il restante era coperto graziead una lotteria dove molti dei nostri esercenti offrono unpremio gratuitamente; lo scorso anno non siamo riusciti afare la festa del volontariato e quindi quei soldi ci sonomancati.Due anni fa abbiamo dovuto restaurare la sede altrimentil’AUSL non ci avrebbe concesso l’agibilità per effettuaredonazioni; il tutto è costato 74.000 euro: 60.000 avuti gra-zie alla fondazione Cassa di Risparmio di Modena, 10.000prestati dall’AVIS provinciale di Modena e 4.000 dal comu-ne di Palagano.Nonostante che con quei soldi siamo riusciti a coprire tut-te le spese di restaurazione e acquisto delle attrezzatureprincipali, fuori sono rimaste le piccole cose ma come voiben sapete oggi giorno costano care anche quelle.Il consiglio AVIS di Palagano è composto da un presidente(che vorrebbe già da diversi anni essere sostituito ma chis-sà perché nessuno lo vuole sostituire… ), due vice, unsegretario, un economo, un direttore sanitario e altri seiconsiglieri piu due esterni come revisori dei conti, sei col-laboratori e circa duecento donatori.Ogni anno, nel periodo febbraio-marzo, viene fatta un’as-semblea dove viene presentato il bilancio economico del-l’anno precedente (contabile) e quello preventivo per l’annosuccessivo, alla quale assemblea vengono invitati tutti isoci e donatori più, come ospiti osservatori, i membri dellaGiunta comunale come da regolamento .Quindi ora che ho presentato un po’ dell’associazione spe-ro che quelle persone che si danno tanto meraviglia abbia-no avuto la loro risposta, se non fosse così li invito a diven-tare volontari e provare, così da dentro potranno di personavedere come vanno le cose e saper cosa vuol dire.Per quanto riguarda la piscina, quella è stata una sceltafatta dal consiglio per venire incontro prima di tutto ad un’esi-genza di tirare su un qualche fondo (per fare fronte alletante spese citate sopra) secondo per cercare di consoli-dare il nuovo gruppo AVIS e per fare parlare molto di piùdella nostra associazione. Noi abbiamo bisogno di nuovivolontari e il nostro scopo è proprio quello di fare pubblici-tà; il signore che scrive dice che non dovremmo avernebisogno; sbaglia perché se il fine è giusto e l’esigenza èreale non c’è niente di sbagliato nel promuovere le cose,ovviamente con una pubblicità positiva... e a noi la piscinaci ha dato veramente tanto come ritorno di associazione,abbiamo molti giovani che si sono iscritti e siamo riusciti afarci conoscere meglio su tutto il territorio. In più siamoriusciti nonostante i tanti sacrifici a guadagnare puliti 1.200euro che probabilmente per un privato non valgono lo sfor-zo, ma per noi associazione ci hanno permesso, ancheper quest’anno, di fare fronte a diverse spese e ne siamoorgogliosi. Per quanto riguarda le luminarie di Natale l’AVISè stata contattata dai giovani della parrocchia di Palagano(ai quali va il nostro piu sentito ringraziamento per l’appog-gio che mai ci fanno mancare nonché i nostri complimentiper come si danno da fare in tante cose) per dargli unamano e visto che noi eravamo appena stati contattati da unrappresentante di materassi per fare una serata, che nonavremmo fatto, abbiamo pensato di farci tramite per loro...questo signore ci ha dato 210 • per le coppie pervenutealla dimostrazione che noi abbiamo girato a loro, visto chesugli inviti della serata era scritto che la causale era pro-prio le luminarie…Se avesse partecipato più gente si sarebbe arrivati a 500 •ma probabilmente erano in piazza a preoccuparsi del mo-

tivo che i nomi AVIS e AVAP compaiono troppo spesso (miauguro per tutti che possano continuare a comparire anco-ra molto perché più andiamo a vanti e più ce ne sarà biso-gno visti i tempi…).Io e i miei collaboratori rimaniamo a disposizione di chiun-que voglia avere spiegazioni di ogni genere sull’associa-zione; spero che quello che ho scritto non urti o non offen-da nessuno perché non è mia intenzione, però tendo achiarire che preferiamo essere contattati di persona… esuggerisco a chi avesse mai un po’ di tempo di andare afare un giro al Policlinico di Modena nei reparti di oncologiapediatrica, malattie infettive e centro trasfusionale: è il modomigliore per capire quanto è importante l’AVIS.Grazie a presto.

Fabio Braglia(Presidente AVIS Palagano)

CARO DON ANGELO

Caro Angelin da Pianincola,è difficile scrivere ad un prete in Paradiso.Con Don Albicini partimmo assieme, nel 1945/46 per il Se-minario di Fiumalbo e rimanemmo di stucco quando, stu-diando il latino, imparammo che Fiumalbo voleva dire sem-plicemente: “fiume bianco”.Mai nome fu più appropriato: Fiumalbo era davvero sempresotto la morsa del ghiaccio, perciò tutto bianco di gelo; ungelo che mi sono sempre portato nelle ossa anche nelmese di agosto. Ricordo le levataccie al mattino con lestelle e… via a lavarci i denti e la faccia, dopo avere spez-zato il ghiacciolo che pendeva da quella specie di rubinettiche erano semplicemente dei buchetti in un tubo di ferrotrasversale sopra ad una vasca.La sera poi… non ti dico. Ricordo che prima di andare aletto ci lavavamo i piedi con l’acqua gelida. Non esisteva ilriscaldamento, ed i piedi fumavano come se l’acqua fossestata bollente. Poi tu diventasti prete, mentre io intrapresiun’altra strada. Di quegli anni ho un ricordo contradditorio.Ma il motivo per cui ti scrivo è un altro.Tu che ormai sei arrivato, ma… arrivato dove? In confiden-za, dimmi: “Dio esiste? C’è davvero il Paradiso? Tu, ades-so, dove sei, dove ti trovi?Solamente uno che sia stato costì ed abbia fatto il cammi-no inverso può rassicurarci. Ma tu non potrai davvero ritor-nare a dircelo! C’è, dunque, uno che abbia fatto questoviaggio”?Io da credente e tu da prete lo sappiamo: sì, esiste e sichiama Gesù di Nazareth, detto il Cristo. Ma di Lui possia-mo fidarci? Questa si chiama fede e… la ragione cosadice? Io spero, anzi sono convinto, che un giorno si mette-ranno d’accordo. Per adesso io mi fido.Fra poco sarà la Pasqua di Resurrezione; resurrezione dichi, se non di Lui? Noi nella vita siamo stati amici e quantevolte abbiamo parlato di queste cose! Ci scambiavamo lenostre certezze, ma anche i nostri dubbi, le nostre ango-sce esistenziali e tu, da vero maestro in Israele, mi haisempre confortato, dicendomi che certi dubbi erano legitti-mi; dubbi che nascevano anche, e specialmente, dal com-portamento di certi uomini di chiesa. Ma, procedamus inpace. Ora per te è finita, per dirla con S. Paolo “hai termi-nato la corsa…”.Voglio farti una confidenza, amico mio, che non ti ho maifatto in passato: anche se non sempre sei stato compre-

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so, tu sei stato un profeta, un autentico Profeta di Dio.Il tuo amico,

Ugo Beneventi (de Stergnan)

CREMAZIONE: NON SI RISPETTANO I MORTI. MI FARÒ CREMARE

Quando per un lungo periodo si rimuginano pensieri e con-vinzioni nel proprio cervello, e poi leggendo si ha la fortunadi avere ben chiaro esposto quello che si stava pensando(non tutti riescono esprimere e sviluppare le idee per iscrit-to) allora la convinzione diventa più certa.Quanto sto per riassumere sono articoli tratti da: Corrieredella sera del 13 novembre 2003, 12 novembre 2000, 8marzo 2008; Famiglia Cristiana num. 6/1997 e da una com-pleta e chiara riflessione di Dacia Maraini.Scrive un lettore di Famiglia Cristiana “I nostri cimiteri so-migliano ad alveari giganti. Perché la Chiesa non si espri-me con chiarezza sulla cremazione dei corpi: suscita sen-timenti anticristiani o nuoce all’anima? O si ha paura dismantellare apparati economici consolidati?”Risponde la Chiesa: “Si legittima la cremazione perchémeglio salvaguardia l’igiene e la salute pubblica e perchérisolve la crescente difficoltà di spazio nei cimiteri (Congre-gazione del Sant’Ufficio 1963). scrive Dacia Maraini in oc-casione della morte si sua sorella Juki. “Non rispettano inostri morti, mi farò cremare... Due giorni dopo c’è stato ilfunerale di mia sorella nel piccolo cimitero. Un bellissimocimitero di paese in mezzo ai monti tra i faggi, le querce ei prati. Ma anche là qualcosa è successo da ultimo che hatrasformato il minuto e spoglio cimitero in una specie dicampo di concentramento. Quelli che una volta erano i pratidove venivano seppelliti i morti sono stati invasi da orribilicostruzioni di cemento in cui i morti vengono infilati dentrodei cassetti stretti e lunghi che vengono chiamati “fornetti”.Non so chi abbia avuto per primo l’idea di queste orribilicassettiere per cadaveri. Non basta che si cerchi di abbel-lirli con qualche fiore, qualche lumicino, qualche scritta svo-lazzante. Abbiamo scelto per mia sorella la più semplicedelle bare, tra le tante coperte di fregi, di borchie, di orribilistatuine in bronzo e in legno. Ma vedere avvitare con tantelunghe viti di ferro il coperchio mi ha fatto piangere il cuore.Perché dobbiamo chiudere a doppia mandata quei povericorpi inermi, quasi volessimo rassicurarci che non scappi-no fuori? E non basta la bara solida e impenetrabile dopoessere stata inchiodata viene spinta nel loculo e poi mura-ta dentro con secchiate di cemento. Orribile vista che miha determinata nella mia decisione, una volta morta di far-mi cremare.”Un cattolico semifreddo, ma nel periodo che stiamo viven-do ho visto cardinali, vescovi, preti, frati surgelati, non se-mifreddi come me...Perché le ASL, comuni, province non si associano per co-struire nuovi formi crematori invece di sprecare miliardi pernuovi fornetti?

Lettera firmata

IL DOPO

Adesso sono arrivata al dopo. C'è il sole ma la casa èvuota. Gli occhi della mente lo vedono ovunque e la miapersona mi pare dimezzata. Anche se la sua riservatezzarasentava il non esserci, ora la sua assenza è grande e il

Posta

vuoto è totale. Sono arrivata al dopo. Lui ultimamente michiedeva: "Dopo state qui o andate a Bologna?"; "Dopodormirete nel letto piccolo o nel letto grande?". Il dopo eradopo, ed ora è dopo. Io sono rimasta qua e dormo nel lettopiccolo, ma la sera e la mattina vado a vedere le sue cenerie non dico niente. Ho messo le sue foto più significative inun piccolo album e mi sembra di essere il personaggio diun film, che a suo tempo mi pareva stupido, e ogni tanto levado a guardare. La serenità consapevola con la quale èandato incontro del suo tempo ha espresso il suo coraggioe la sua determinazione. Tutto il suo modo di essere e lasua figura ci ha lasciato molto molto sole.Devo ricordare però anche le sue frasi ripetute più volte:"Non fate delle tragedie perchè io ormai mi sono staccatodalla vita e non ho paura di andare incontro all'incognitodella morte. Dovete sostenervi assieme, voi e la Rossella".E così cercherò di fare. Il saluto che gli abbiamo fatto aSpervara è stato semplice, significativo e bello. Penso chea lui sarebbe piaciuto anche se avrebbe fatto finta di nien-te. La Rossella è stata forte e anche Augusto. Mi farò darele fotocopie di ciò che hanno letto. C'è stata tanta attenzio-ne e commozione ed io ero contenta per lui.Negli ultimi tempi della sua vita terrena passavo ore sdraia-ta accanto a lui e tenendoci per mano stavamo nel piùassoluto silenzio. Questo era molto bello!E ora sento che da questo grande dolore dovrò far nascereuna grande forza che possa portare anche della gioia, perchèsenza dolore non ci sarà nemmeno della gioia.Lui non c'è più, ma la vita deve continuare al di là dellamorte fisica, dentro di noi, e adesso lo devo salutare manon so come. Sono confusa perchè il passo dell'addio nonce lo può insegnare nessuno.

Sorbi Cristiana (Montefiorino)

RINGRAZIAMENTO AIL

Con la presente desidero esprimere, a tutti i cittadini diPalagano e dintorni, la più sincera gratitudine per il contri-buto dato alla nostra associazione durante la CampagnaStelle di Natale AIL 2009.I fondi raccolti saranno utilizzati sul nostro territorio:- per il mantenimento di numerose borse di studio annuali,assegnate a medici e ricercatori che svolgono la loro pro-fessione presso la Divisione di Ematologia (DH-Unità Tra-pianti Midollo-Degenza) del Centro Oncologico Modenese(COM) e presso il laboratorio di Ricerca Biologica Dell'Uni-versità di Modena e Reggio Emilia;- per sostenere gli elevato costi dei Servizi di AssistenzaDomiciliare Ematologica e Psicologica, che permettono apazienti emopatici di sottoporsi alle terapie presso la pro-pria abitazione grazie ai professionisti completamente re-tribuiti dall'AIL modenese.Continuare ad operare in questa direzione è uno dei nostriprincipali obiettivi anche se sappiamo che non sarà facile,per diversi motivi, ma confidiamo di riuscirci se potremocontinuare a godere dell'appoggio dei nostri sostenitori, eVoi siete certamente fra questi, ai quali siamo profonda-mente grati. Mentre rimaniamo sempre disponibili a fornireogni informazione sulla nostra attività, cogliamo l'occasio-ne per porgere i migliori auguri di serene festività.Modena, Natale 2009

Prof. Umberto T orelli(Presidente AIL Modena Onlus - Sez. L. Pavararotti)

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DragoneVal

di Erminia V ezzelli

A Boccassuolo e in altre zone limitro-fe, tradizioni, costumi e leggende nonsi esauriscono con il Natale, ma con-tinuano con l’ultimo e il primo dell’an-no e terminano con l’Epifania.Si attende il Capodanno con giochi disocietà, balli tradizionali e tombolateche, nel periodo natalizio, quali discen-denti dal gioco-oracolo e da quello deidadi, hanno una funzione divinatoria.Ma allo scoccare della mezzanotte èuna festa, un’allegria irrefrenabile: siscatena un frastuono assordante dicampanacci, pifferi e coperchi per lestrade del paese fin quasi all’alba, conil disappunto, a volte curioso, di quan-ti invece intendono dormire.Sono in prevalenza giovanotti e ragaz-ze che sostano sotto le finestre can-tando:“Vi auguriamo un Buon Anno E unalunga felicità! Prima al capo famiglia

E poi a tutta la società!”

Occorre fare entrare nella casa ospi-tale, per primo un uomo che è di buonauspicio.Anticamente, a mezzanotte, nellapiazza “Dla Busada”, veniva bruciatol’anno vecchio, mentre a Montefiorinosi assisteva all’incontro simbolico tral’anno vecchio che dopo aver ceduto ilbastone del comando all'anno nuovo,rappresentato da un bambino, cadevaa terra fingendosi morto (parola del sin-daco Paladini nel 1957).La mattina presto di Capodanno sonoi ragazzi a fare il giro dei casolari: ac-compagnati dal suono di un organinoo di fisarmonica sotto le finestre dei“casunam” si mettono a gridare:

“Bun dì e Bun Ann!”

E un pò più sottovoce:“Dadm e cu d’Ann!”

E quelli un po’ più indietro:“Bun dì Bun dì. Dadmene anch a mì!”

Tutti ricevono qualcosa, un tempo spe-cialmente frutta secca, a cui si attri-buisce abbondanza, fertilità e che al-lora: “Pan e nush era un manghiar daspus!”, cioè: pane e noci era un man-giare da sposi.

Ad un improbabile:“A l’uss! A l’uss!”

Rispondono:“S’an min dadav piss int l’uss!!”

Nelle località di Frassinoro si cantava:“Bundì e Bunann. Bunaman anch

st’ann! S’an me la fad ed gustav cag in cim a l’uss!!”

Le bambine e i maschi più piccoli, fan-no solamente il giro del paese. Munitiun tempo di cestini, bisacce o“bursacc” di stoffa fatta al telaio, rice-vevano frutta secca, “chicchin”,“capun”, cioè pere cotte al forno, meleselvatiche, qualche caramella o unraro mandarino.Questa bella usanza del “Cu d’Ann”favorisce la socialità e il dialogo fra legenerazioni.La mattina di Capodanno, vedere o in-contrare per primo bambini e uomini,è di buon augurio, mentre le donne,che, secondo la credenza, portanojella, devono starsene tappate in casafino al pomeriggio; così porta bene“spianare” qualche indumento nuovomeglio se rosso.C’è pure l’abitudine del vischio da re-galare a parenti o amici che i giova-notti colgono direttamente dalle quer-

ce e sui castagni su cuicresce parassita.

Dall’osservazione dei dodi-ci giorni che vanno dal Nata-

le all’Epifania, si traggono pronosticisull’andamento dei dodici mesi dell’an-no nuovo; così come dalle “calende”usanza nelle zone di Frassinoro: siprendevano 12 scaglie di cipolla riem-pite con granelli di sale grosso e a se-conda che si sciolga o meno si face-vano previsioni.Per scongiurare calamità naturali, chinon lo ha fatto il giorno di Natale, spargenei campi e attorno alle abitazioni,cenere e carbone di quel “ciocco” checontinua a bruciare senza sosta nelcamino. Le braci erano provvidenzialianche per scaldare il letto con “e pret”,i caratteristici scaldini, ora reperti diantiquariato.Da qualche anno anche quassù sonoarrivati i fuochi pirotecnici: dispendiosie forse anacronistici, sotto la voltastellata dei nostri monti...Fino alla metà di gennaio si ammaz-zava il maiale che, insieme alla casta-gna, sfamava per tutto l'anno l'anticagente montanara. Il periodo buono eraquello con la luna piena-calante e allasua condanna a morte spettacolarepartecipava tutto il paese.Quindi eccoci al 6 di gennaio, alla ri-correnza dell’Epifania, un altro eventodi grande spasso per i bambini: men-tre in città si aspetta Babbo Natale, inmontagna si festeggia alla grande laBefana: una figura mitica, metà fata emetà strega, ricurva e brutta, perchérappresenta Madre Natura che, giuntaalla fine dell’anno, è invecchiata erinsecchita.Prima di scomparire, quale preziosamaestra di vita, punisce o premia ilcomportamento dei piccoli con dolciu-mi e regali che simboleggiano i semigrazie ai quali risorgerà a primavera.

Tradizioni

da Capodanno

all'Epifania

a Boccassuolo e dintorni

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34 la LUNA nuova - marzo 2010

Val Dragone

La Befana arriva la sera della vigilia conil “Befanott” e a volte con il “Befanino”,un tempo in sella a un somarellobellamente addobbato, ora cavalcan-do la sua vecchia scopa che spazzale scorie del passato. Quindi fa il girodel paese poi dei casolari annuncian-do a tutti il suo ritorno al suono di unorganetto o di una "bronza" e cantan-do vecchie filastrocche:“Ecco donne la Befana! Non è quelladegli altr’anni, ha cambiato vesti e

panni all’usanza paesana!Ecco donne la Befana, e se nullanon ci date che la volpe e le faine,

vi mangino tutte le galline!!

Oppure:La befana vien di notte con le scarpetutte rotte, con le toppe alla sottana

Viva viva la Befana!

A Frassinoro:la Befana di Torino, cento miglia ha

camminato, per venire in questoStato dove i bimbi ha ritrovato!

A Vidiciatico (BO):Pulci e pidocchi vi saltino agli occhi!

C’erano poi filastrocche per le ragaz-ze da marito:

“Sopra questa bella portaC’è un garofano fiorito!Per le giovan da marito,

Iddio le dia una buona sorte.

E anche per il somarello:“Via, su su mettete a fuoco

Di qualcosa un pentolinoPer dar da cena all’asininoChe di latte ne ha poco.”

Tutti offrono dolci, vino; un tempo nel-le case dove c’erano bambini, si face-va entrare addirittura l’asino a cui pureveniva dato da bere e da mangiare!La Befana apriva le danze, solitamen-te un valzer: ma sul più bello l’organinotaceva e via da un’altra famiglia condietro il codazzo di bambini esultanti!Al termine del giro i giovani finivano peressere un po’ brilli, compreso l’asinello.Finalmente giunge il momento di“scvuun” cioè delle calze (quale indu-mento indispensabile per percorrere ilcammino della vita) e si scelgono lepiù nuove, le più lunghe, una volta di

lana pecorina, da appendere religiosa-mente al camino, quale via di comuni-cazione misteriosa fra cielo e terra.Ha quindi inizio “l’attesa” della fatidicanotte, sognata per tutto l’anno, anchecon il ricatto delle mamme, da partedei bambini, che vanno a letto difilatoper non farsi trovare alzati dalla Befa-na che altrimenti non lascerebbe ca-dere nulla nelle loro calze.Un tempo davanti alla porta di casa, sipreparava una manciata di fieno perl’asino della “vecchietta”.Al primo albeggiare ecco lo stupefa-cente spettacolo dei bambini che, bal-zando dal letto, corrono ad afferrare lecalze, gonfie e bitorzolute e le svuota-no trepidanti.Fra giocattoli di ogni genere, continua-no tuttora a fare bella comparsapezzetti di carbone e involtini di cene-re, autentici come quelli di una volta,quando i giocattli consistevano in sem-plici bamboline di pezza e in riprodu-zioni degli attrezzi campestri costruitidai famigliari con rametti di salice elegni dolci. A Montefiorino, dove fra l’altro ogni dueanni c’è la rappresentazione vivente delpresepio, la Befana va in giro per am-mirare i doni ricevuti dai bambini; untempo il Befanone faceva paura a quelliche non erano rimasti contenti.Tipica di Boccasuolo era l’usanza dinascondere una Befana di stracci nelletto degli scapoli del Paese i qualidovevano al mattino appenderla alla fi-nestra della camera per non subireschiamazzi e insinuazioni sgradevoli.Ultimamente anche in città, la Befanaè stata rivalutata e sono arrivate quel-la europea, quella etnica portandomessaggi di pace, di tolleranza, di so-lidarietà e con la loro scopa ecologicamessaggi ambientalisti:

Fila fila canzoncina,la Befana ormai supina,asfissiata dal benzene

le città di cui son piene….Dal camin non scende giùPerché non ce ne son più!

Infatti un bambino scrivendo alla Befa-na le raccomandava di “suonare il cam-panello” e di entrare dalla porta, peròdi fare attenzione al cane che “di notteti mozzica!”La figura della Befana poi, rappresen-tando le difficoltà e la creatività della

vita femminile, ne è diventata il simbo-lo. In molte realtà la sua ricorrenza siè trasformata nella vera festa delladonna, di una donna, però, che vuolecomunicare un’immagine diversa daquella passiva e patinata, la quale cioèvolendo rincorrere la bellezza a tutti icosti finisce per abbruttirsi.Alle festività natalizie sono legati mol-ti dei piatti tipici di montagna, che purnell’era dei cibi abbondanti e raffinati,sono tuttora apprezzati da grandi epiccini.E qui ricordiamo le specialità dedica-te ai bambini con l’impiego dellaonnipresente farina di castagne: “ilcastagnaccio” una torta più o menoricca di condimento e frutta secca, i“panini” cotti nel forno, durissimi, a pro-va di denti, i”fritlozz” fritti nell’olio bol-lente e i “didal”, dolcetti riempiendo icomuni ditali da cucire, cotti sotto lacenere e che la Befana lasciava ai bim-bi buoni.La celebrazione della figura straordi-naria della Befana antichissima e uni-camente italiana, che unisce l’elemen-to folklorico con quello cristiano dei ReMagi, costituisce veramente un even-to, ma il lungo periodo delle feste in-vernali e natalizie, si chiude proprio conl’Epifania che “tuttie al fest le porta via”e dobbiamo aspettare “San Giumian(il 31 gennaio) che le arporta a man aman!”.A Boccasuolo più che turisti, le Festerichiamano e ricongiungono parenticostretti a lavorare lontano dal Paesefavorendo, quindi, gli affetti familiari. Ibambini poi, trascinando anche noiadulti, ci fanno rivivere i sogni dell’in-fanzia e, pur colmati di regali fastosi esofisticati, sono riusciti a salvaguarda-re i valori, la magia e le emozioni inde-lebili proprie delle tradizioni natalizie.Ci si augura che queste usanze ven-gano conservate o comunque nonostacolate, come è successo tanti annifa, nel Basso Veronese dove un sin-daco, con un’ordinanza, accusava di“accattonaggio” i ragazzi che, cantan-do, portavano di casa in casa “La BuonaNovella con l’Orienta Stella!”Che la Befana del 2010 ci porti unacalza che faccia da ponte tra il dire e ilfare, una calza che serva a superarequei tanti muri di gomma che si alza-no tra il “cosa” fare e “come” farlo!

Usanze e tradizioni della Valle del Dragone

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La ballata della Valle

XV parte

Poesia

di Bruno Ricchi

Originario della GarfagnanaIl caro Martinelli Giovacchino (1)

Avvolto nella bianca palandranaEra stimato un ottimo norcinoI migliori sapori della ToscanaCi portava con fiaschi di buon vinoTalvolta in viso un velo di tristezzaPer tutti bontà, amore e gentilezza!

Ai “Casoni” per funghi andammo un giornoCon Tagliazucchi detto Cesarino (2)

Che a Palagano aveva condotto il fornoDopo essere stato militare AlpinoAllegro, buono, pien d'amici intornoDell'Inter gran tifoso e di Murino.Per tutto il ben che in vita ci ha donatoCerto non sarà mai dimenticato!

Fu vedova Contri, Maura Ranucci (3)

Di figli e figlie mamma premurosaDeterminata a scongiurare i crucciPer “Santa Chiara” sempre generosaA far cuoca di pasta e di “balucci”Occupandosi ai “campi” di ogni cosaCon dedizione, amore ognor presenzaS'é guadagnata gran riconoscenza.

Sembra ancor qui, Luciana Salvatori (4)

Donna dall'ineffabile sorrisoChe una vita di spine più che fioriTroppo presto condusse in paradisoCome Marisa rimarrà nei cuoriPel viver suo di grande amore intrisoPer chi conobbe fu benedizioneDal cielo ai famigliari protezione!

(1) Martinelli Giovacchino(1943-2008)Proveniva da una famiglia di Lucca cheFilippo Rioli aveva conosciuto nei suoiviaggi in Toscana. Negli anni '63-'64,quando Filippo aprì la macelleria, di fian-co all'oratorio del Carmine, chiamò aPalagano per la prima volta Giovacchino,all'inizio per i mesi estivi, poi per periodisempre più lunghi, perchè quel giovanemacellaio dimostrava capacità, compe-tenza e tanta buona volontà, tanto da in-tegrarsi meravigliosamente nel paese.Nel 1993 la nuova titolare della macelle-ria, Lausa Rioli, fece a Giovacchino uncontratto di affittanza dell'esercizio e daallora é sempre stato Giovacchino il tito-lare e responsabile. Molto amico e di-sponibile con tutti, spesso ti offriva il caf-fè al Bar Sport; era anche famoso peravere sempre una caramella per i bam-bini e per i suoi omaggi natalizi. Il 9 di-cembre 2008, mentre rientrava da Ba-gni di Lucca, nella strettoia di unponticello si ribaltòcol camioncino tro-vando la morte perfrattura vertebrale.Palagano lo ricorde-rà a lungo con affet-to.

(2) Tagliazucchi Ce-sare(1950-2009)Lo chiamavano “Ce-sarino” anche senon era piccolo némagro, anzi. Nato a Sassuolo, dopo lemedie iniziò a lavorare nella cooperativa

edile di Savoniero. Dopo il servizio mili-tare negli Alpini, con Cesare Ranucci“Cesarone” iniziò l'attività di fornaio.Nel 1978 sposò Gabriellla Piacentini dacui ebbe Vittorio. Simpatico e generosofuori del comune, era amico con tutti, ap-passionato di funghi, durante i viaggi inGarfagnana, alle Piane, ai “Prà d'la Bà”o al Saltello, raccontava aneddotispassosi sui vari compagni d'av-ventura.Ceduto il forno, fu operaio alloscatolificio di Roteglia fino alla pen-sione che, purtroppo non ha potu-to godere. E' sempre stato impe-gnato nel gruppo Alpini e, neglianni '90, assieme ad alcuni altri“matti”, organizzò il famoso circolocalcistico-culinario della”Topa”. E'proprio vero: i migliori se ne vanno!

(3) Ranucci Maura (1936-2008)Terza di tre fratelli, Vanda e Giuseppe,Maura era nata ed aveva vissuto la pri-

ma infanzia alle ”Capanne”;dopo le scuole aveva lavoratoin famiglia finché, abbastanzagiovane, si era sposata conRuggero Contri da cui ha avu-to 5 figli. Dagli anni '70 era sta-ta bidella delle scuole del ca-poluogo, poi dal 1980 era sta-ta la bravissima cuoca dellestesse scuole. Rimasta vedo-va, ha gestito la numerosa fa-miglia con impegno e amore;andata in pensione ed essen-do i figli ormai cresciuti, si è

dedicata completamente alle attività deigiovani della parrocchia, al Circolo San-

ta Chiara, ai campi scuola, alle cene mis-sionarie sempre sorridente e disponibi-le. La sua scomparsa ha lasciato ungrande vuoto.

(4) Salvatori Luciana (1950-2008)La famiglia di Luciana, papà Ferdinandoe mamma Marzani Marisa, era di Monte-

molino e negli anni'50 dovette emigra-re per lavoro in Bel-gio dove il padre la-vorava come mina-tore.Dopo aver frequen-tato la prima classein Italia, Luciana fre-quentò per altri 5-6anni le scuole inBelgio. Rientrata lafamiglia in Italia,Luciana frequentò

l'istituto magistrale di Palagano diplo-mandosi maestra.Negli anni successivi ebbe qualche sup-plenza nelle scuole elementari, ma nonentrò mai di ruolo perché, pur avendobrillantemente superato lo scritto al con-corso, non si recò alla prova orale per lagrande timidezza.Nel 1973 sposò Antonio Zecchini edebbe due figli. Giuseppe e Michele.Oltre alla cura della famiglia ha lavoratotanti anni come impiegata presso la dit-ta Salvatori.Da sempre impegnata nella polisportivasia per seguire il marito e i figli, sia per-ché discreta sciatrice, Luciana era unapersona mite, solare, disponibile. Halasciato un grande vuoto.

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Riflessioni

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali

e fui sollevato, perchè mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,

ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,

e non c'era rimasto nessuno a protestare.

Bertold Brecht

Berlino

1932

Bertolt Brecht nasce nel 1898 ad Augsburg (Baviera). Compie a Monaco le prime esperienze teatrali,

esibendosi come autore-attore: il suo esordio è fortemente influenzato dall'espressionismo.

Presto aderisce allo schieramento marxista e sviluppa la teoria del "teatro epico" secondo cui lo

spettatore non deve immedesimarsi durante la rappresentazione, ma deve cercare di mantenere una

distanza critica. Nel 1928 raggiunge un grande successo con la rappresentazione della ''Opera da tre

soldi''. Peregrina per 15 anni attraverso molti paesi ma dopo il 1941 si stabilisce negli Stati Uniti. Alla

fine del conflitto mondiale, diventato sospetto alle autorità americane per le sue polemiche politiche e

sociali, lascia gli Stati Uniti e si trasferisce nella Repubblica Democratica Tedesca, a Berlino, dove fonda

la compagnia teatrale del ''Berliner Ensemble''. Brecht è autore di numerose poesie che possono consi-

derarsi tra le più toccanti della lirica tedesca novecentesca. Muore a Berlino il 14 agosto 1956.