la Locomotiva - Anno XV N° 2

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la Locomotiva A riecchece!!!

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A riecchece!!!

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La Sinistra Universitaria - UDU è un’associazione studentesca politico-sindacale apartitica; il suo scopo è da sempre quello di difendere e di promuovere i diritti degli studenti, obiettivo portato avanti s ia tramite la rappresentanza all’interno dei diversi organi d’Ateneo, sia tramite un approccio vertenziale ai vari problemi che possono sorgere per uno studente nel corso della sua vita universitaria, e sia tramite l’offerta di servizi e l’organizzazione di attività culturali da conferenze a cineforum, da gite a feste.

La nostra è la storia di alcuni ragazzi che nel 1994 si costituirono autonomamente come gruppo per far sentire la propria voce all’interno dell’Ateneo perugino, spinti dalla necessità di costruire un soggetto sindacale in grado di dare una rappresentanza stabile e forte alla componente studentesca di Perugia. Nel corso degli anni l’associazione ha portato avanti i suoi progetti con due spiriti diversi ma concilianti: ha saputo attenersi alle sue linee guida originarie riuscendo però contemporaneamente ad evolversi con i tempi; da qui, in un’ottica di maggior incisività a livello nazionale, la decisione di entrare a far parte dell’UDU, Unione degli Universitari, confederazione nazionale di associazioni studentesche dei principali Atenei italiani. Allora come oggi, siamo mossi dalla convinzione che lo studente all’interno dell’Università debba potersi formare come persona completa e come cittadino pensante ed attivo, acquisendo da un lato le conoscenze del corso di laurea cui è iscritto e dall’altro uno spirito critico e un’autocoscienza tali da poter valutare autonomamente quanto gli accade intorno.

Attualmente però sembra che la direzione presa sia quella contraria: scarsa considerazione delle necessità degli studenti, strapotere della classe baronale e, visto che al peggio non c’è mai fine, una sconfortante serie di riforme che sono state in grado di affossare completamente il già agonizzante sistema universitario italiano. Molti studenti non lo sanno, ma al momento della loro iscrizione all’Università diventano automaticamente portatori di determinati diritti, riconosciuti ma troppo spesso calpestati o ignorati; proponendoci come sindacato studentesco, nostra priorità è la tutela di quei diritti già riconosciuti e tutto l’impegno necessario per farne accettare di nuovi. I terreni di scontro sono molteplici e le questioni spinose, ma gettare la spugna o sfoderare disinteresse non fa che peggiorare lo stato di cose attuale. La noncuranza e l’indifferenza sono gli strumenti di cui i baroni dell’Università si servono per farci stare buoni e renderci innocui: non glielo permettiamo! Informiamoci e prendiamo parte attivamente alla vita del nostro Ateneo, esercitando tutti i diritti di cui siamo portatori. L’Università è, o quantomeno dovrebbe essere, il trampolino di lancio per il nostro futuro: aiutiamola a migliorarsi, per migliorarci.

Per discutere di questo e delle molteplici attività che la Sinistra Universitaria - UDU propone ed organizza ci troverai ogni Mercoledi ̀ alle 19:00 in Aula E di Farmacia, sotto il Rettorato. Le riunioni sono aperte a tutti ed ogni nuova voce, se pur critica, è ben accetta, poiché soltanto con un confronto aperto, sano e leale è possibile crescere e migliorare.

Sinistra UniversitariaUnione degli Universitari

Esecutivo

Direttore:Savino Balzano

Grafica:Federico FratiniGiorgio Maraziti

Disegni: Barbara Fagotti

Contatti:[email protected]

Redazione:

Giulia AmicoFrancesco BonaduceAurora CaporaliCiuenlaiGianluca CotoneFrancesco Di MarcoBarbara Fagotti

Matteo FalconeFederico FratiniJacopo GiovagnoniRita ManniGiorgio MarazitiStefano MarianiMarta MigliettiRoberto MincigrucciSirio Pomante

Presidente Jacopo Giovagnoni 3409716583 [email protected]

Coordinatore Leonardo Esposito 3409081703 [email protected]

Resp. Diritto allo Studio e Didattica Savino Balzano 3285371267 [email protected]

Resp. Organizzazione - Gruppi di Facoltà Francesco Ciaglia 3293344625 [email protected]

Resp. Fondi Angela Pistelli 3493143440 [email protected]

Resp. Comunicazione ed Informazione Federico Fratini 3287729184 [email protected]

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in copertina --> A riecchece!!!e alla fine tocca sempre a noi...

di Savino Balzano pag. 4 <---

FOCUs --> Noi, gli studenti dalle ali tarpate

di Francesco Di Marco pag. 5 <---

--> Corsi singoli: l’ennesima fregatural’Università garantisce la possibilità di poter frequentare “corsi singoli” extra curriculari, ma a che prezzo?

di Savino Balzano pag. 5 <---

UNIPG --> Orazio e Alceo aprono il paracadute… “Nunc est bibendum”!i rappresentanti degli studenti della Facoltà di Lettere aiutano a salvare il Corso di Laurea di “Civiltà Classiche”: il punto sul loro successo…

di Aurora Caporali pag. 6 <---

--> Vecchia lista o nuove opportunità?il dilemma del nuovo regolamento stage e tirocini a Scienze Politiche

di Matteo Falcone pag. 6 <---

--> Il Paradosso “Erasmus”l’erasmus è un’esperienza unica, ma a Scienze Politiche è unica e bizzarra anche la trafila burocratica che c’è prima!

di Matteo Falcone pag. 7 <---

--> Elezioni europee o maxi sondaggio?giornata dell’Europa: un seminario a Scienze Politiche per trattare le problematiche dell’Unione Europea

di Roberto Mincigrucci pag. 7 <---

--> Open Day 2009: dis-orientamento universitariodal nostro inviato l’analisi di una giornata volta ad offrire un’immagine completa della nostra Università, ma che presenta diversi “coni d’ombra”…

di Francesco Bonaduce pag. 8 <---

--> Università per Stranieri: una realtà ancora senza rappresentanzail popolo dell’Università per Stranieri va alle urne: una riflessione sull’importanza della democrazia nell’Ateneo e sull’attuale situazione

di Jacopo Giovagnoni pag. 9 <---

--> Intervista a Daniele Chiappini, capogruppo della Sinistra Universitaria - UdU in Consiglio degli studenti

di Francesco Bonaduce pag. 9 <---

LIVING PG --> JET LAG – voci dall'Erasmus ¡ahora toca a España!

di Stefano Mariani e Marta Miglietti pag. 10 <---

--> Quindici anni e non sentirlila Sinistra Universitaria-UDU di Perugia compie 15 anni: una riflessione sui tanti risultati raggiunti e sul ruolo dell’amato sindacato

di Aurora Caporali e Federico Fratini pag. 12 <---

--> L’Università ai tempi della “Zarina”un piccolo ricordo dell’Università di Perugia del passato…

di Ciuenlai pag. 12 <---

--> Storia di un cervello in fuga dall’Università italiana:“I baroni”Nicola Gardini presenta, presso l’Università degli Studi di Perugia, il libro sulla propria esperienza accademica in Italia e all’estero.

di Rita Manni pag. 13 <---

--> Primo maggio… tutto l’anno!breve cronaca di una giornata da ricordare per sempre

di Jacopo Giovagnoni pag. 13 <---

--> Gli universitari non dimenticano l’Abruzzodue studenti perugini raccontano la loro esperienza di volontariato a L’Aquila

di Roberto Mincigrucci pag. 14 <---

--> Studenti: protagonisti nell'Università Europeale prospettive dell’Università nella dimensione europea: il processo di Bologna e l’importante ruolo dell’ESU

di Marta Miglietti pag. 14 <---

--> La decrescita felice: un’alternativa al PIL-centrismo“Ingegneria Senza Frontiere-Perugia Onlus” si batte per contrastare un sistema economico non sostenibile

di Matteo Falcone pag. 15 <---

[Sommario]

la Locomotiva PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA SINISTRA UNIVERSITARIA - UDU PERUGIA

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A riecchece!!!e alla fine tocca sempre a noi…di Savino Balzano

Che ci fossero problemi finanziari nel nostro Ateneo non era un mistero: dopotutto siamo stati i primi a denunciare con grandissima forza i tagli disposti dal Governo nell’autunno scorso e ritengo ci si trovasse dinanzi ad una protesta “istituzionale”, e non meramente “politica”, in quanto avrebbe visto coinvolta, nella crisi che ci avrebbe atteso, non solo la componente studentesca bensì la totalità del mondo universitario nazionale. Tuttavia sembra quasi che solo gli studenti debbano pagarne le conseguenze.

Quando, l’anno scorso, venne approvato l’aumento medio di settanta euro l’anno per i successivi tre anni della tassazione universitaria, venne promesso che tali “investimenti” sarebbero stati destinati all’aumento delle borse per le c.d. “150 ore” e a fornire l’Ateneo di avanzati supporti tecnologici (rete wireless e e-mail per ogni studente del tipo “[email protected]”). In realtà, le borse in questione affermano di volerle ridurre di oltre il 60% dall’anno prossimo e l’apporto delle tecnologie “futuristiche” (ovviamente ironico) non può certo dirsi completato. In poche parole, gli studenti hanno fatto un “regalo” alle istituzioni dell’Università: è così che si dice quando si da qualcosa senza ricevere nulla in cambio (senza considerare che, se qualcosa viene promesso e a tale promessa non si da seguito, si potrebbe serenamente parlare di “truffa” o di “furto”. Eduardo de Filippo, in “Ditegli sempre di sì”, ricorre spesso all’espressione: “se c’è la parola, perché non la dobbiamo usare?”). E dire che tali contropartite risultano già finanziate perché il primo anno di aumento l’abbiamo già scontato.

Fosse solo questo, sarebbe “fesseria”, nel senso che la si potrebbe pensare come una prova di responsabilità (l’ennesima!) da parte degli studenti che, coscienti del fatto che quando è carestia lo è per tutti, decidono di dare una mano. Il problema è che c’è dell’altro: in Commissione Risorse è stata avanzata una proposta davvero sconcertante, ossia quella di introdurre una “Tassa di Facoltà” dell’importo pari a cinquanta euro per le Facoltà umanistiche e cento per le scientifiche. Ora, benché la ratio sia che questi soldi potrebbero essere investiti nella creazione o nel potenziamento di laboratori e strutture esistenti, rimane inaccettabile perché non si può chiedere uno sforzo del genere agli studenti. L’art. 34 della Costituzione rende universale il diritto all’istruzione ed è per questo che all’art. 5 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 306 del 1997 si legge che “la contribuzione studentesca non può eccedere il 20 per cento dell’importo del finanziamento ordinario annuale dello Stato”. È disposto in tal senso perché quella studentesca è “contribuzione”, appunto, proprio perché l’istruzione è un diritto a tutti garantito dalla Costituzione e per il quale non si può certo richiedere un pagamento di una quota superiore dei costi di gestione. Invece, la c.d. “Tassa di Facoltà”, essendo decentrata rispetto alla tassazione centrale di Ateneo, non sarebbe conteggiata nel limite del 20%: questo, a casa mia, si chiama raggiro della legge e, almeno a parere di chi scrive, risulta vergognoso.

La proposta a subito delle modifiche: il Senato il 7 e l’11 maggio si è riunito e - a seguito di forti pressioni giunte dai rappresentanti degli studenti dentro e fuori i consessi - non ha deliberato in merito; il Consiglio degli Studenti ha approvato una mozione presentata dalla Sinistra Universitaria che condanna l’idea, anche se Alleanza Universitaria ha deciso di astenersi e di non prendere le distanze dalla proposta di istituire una tassa

che, de facto, contraddice un principio di origine costituzionale; anche in Commissione Tasse il rappresentante di Alleanza Universitaria non si è mostrato scettico rispetto all’idea, a differenza della forte opposizione manifestata, anche in questa sede, dal rappresentante della Sinistra Universitaria – UDU.

Le prospettive non sono affatto ben definite, anche se il clima non è dei migliori. Quello che, agli occhi di qualsiasi osservatore, appare davvero sconcertante è vedere come si cerchi di far ricadere il peso delle conseguenze della politica scellerata intrapresa dagli ultimi governi in tema di Università, proprio su quelli che più di tutti l’hanno combattuta: gli studenti. L’anno prossimo questi pagheranno anche una tassa di dieci euro per finanziare il CLA (Centro Linguistico di Ateneo), ma quanto ancora si può chiedere agli studenti, senza che prima siano gli stessi docenti a dar prova di senso delle istituzioni? Ci si chiede, ad esempio, perché le tasse aumentino, i finanziamenti alle borse di studio per il part time diminuiscano, le promesse di fornitura di ulteriori supporti tecnologici non vengano mantenute, ma le indennità dei Presidi di Facoltà risultino sempre le stesse: è davvero curioso.

Bisogna, una volta per tutte, chiarire che gli studenti godono di un loro diritto, sono utenti di un servizio che lo Stato garantisce loro. Gli studenti non sono dei clienti e, se lo fossero, se davvero si concepisse che l’Università “venda” sapere, condizioni la conoscenza al pagamento di un “prezzo”, allora agli studenti si dovrebbe dare maggior peso: il cliente ha sempre ragione, o qui anche quest’ovvietà viene rinnegata a fronte della volontà di far scontare tutto a loro? Forse è proprio così: sono dei “cornuti e mazziati”…

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“Bisogna, una volta per tutte, chiarire che gli studenti godono di un loro diritto, sono utenti di un servizio

che lo Stato garantisce loro. Gli studenti non sono dei clienti e se lo fossero... gli si

dovrebbe dare maggior peso.”

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Noi, gli studenti dalle ali tarpatedi Francesco Di Marco

“Soldi, così dicono / Sono le radici del male di oggi”: così cantavano gli intramontabili Pink Floyd in tempi non troppo sospetti.

Tale motto riecheggia ancora oggi, specialmente a fronte di una crisi economica che depaupera le fondamenta di uno dei pilastri della cultura del nostro paese nonché dell’intero ordinamento statuale, ovvero la formazione universitaria.

Ne l la cont inua ed e s tenuante opera d i ridimensionamento del sistema accademico il Governo sta lasciando pochi spazi all’autonomia delle singole realtà, facendo sì che il peso delle sempre più crescenti tassazioni cada sulle teste dei quasi decapitati studenti, unico baluardo da cui dovrebbe muovere una riforma equa dell’Università pubblica.

E proprio in considerazione del crescente rischio di svilimento a cui è sottoposto il sistema, la vivace componente studentesca dell’Ateneo perugino ha gettato le basi affinché si possa riuscire ad intravedere un barlume di speranza per il miglioramento della didattica, proponendo infatti, in opportuna sede, di potenziare l’accesso alle risorse garantite dal Centro Servizi Bibliotecari di cui si avvale la nostra Università.Dopo aver ottenuto le prime, seppur minime, vittorie in tema di servizi, il lavoro dei rappresentanti sta continuando in maniera prolifica sulla lunghezza d’onda che ambisce ad un complessivo riadattamento delle strutture disponibili, soprattutto per rivitalizzare il funzionamento di ciò che un giorno potrà diventare finalmente una culla formativa per tutti coloro i quali sono effettivamente affezionati alla riscoperta culturale del valore del materiale librario.

Punto di forza tra le proposte avanzate è l’approvazione in Consiglio Bibliotecario, sia per la Sezione Giuridica che per quella Umanistica, dell’esternalizzazione di specifici servizi volti a garantire la possibilità di prolungare oltremodo l’orario di accesso all’interno dei locali predisposti.

In tutto ciò vi è da notare senza dubbio l’ottima occasione che potrà esser concessa agli studenti, ovvero quella di poter “vivere” lo studio in maniera più approfondita rispetto a quanto scarsamente è garantito al giorno d’oggi dalle diverse biblioteche accademiche, e la relativa attuazione di quel progetto di miglioramento organizzativo e funzionale già prospettato dalla Carta dei Servizi annunciata tempo fa e mai del tutto operativa, da un punto di vista qualitativo, nei confronti degli studenti.

Resta il fatto, però, che quanto di buono finora auspicato potrebbe esser vanificato dai soliti problemi logistici. Mi spiego meglio. Ultimamente la stessa Sezione della Biblioteca giuridica unificata ha subito un evidente ridimensionamento causato dalla mancanza di fondi utili per il rinnovamento degli abbonamenti a numerose riviste giuridiche, e pare che tale fenomeno sia in ascesa e coincida coi tagli apportati dal Governo al sistema universitario. Allungare l’accesso ai locali oltre l’orario previsto presso tale sede equivale a dire che bisogna necessariamente affidare l’incarico a cooperative esterne capaci di monitorare e gestire la situazione in modo efficace, ma sarebbe inevitabile un ulteriore dispendio di risorse economiche.Dunque, tra pro e contro, la speranza di poter vivere un’Università aperta alle esigenza studentesche rimane lì, in bilico tra quel “fare e non fare” che è tipico della moda trasformista e gattopardesca del nostro bel Paese.

Corsi singoli:l’ennesima fregatural’Università garantisce la possibilità di poter frequentare “corsi singoli” extra curriculari, ma a che prezzo?di Savino Balzano

Succede, che diventi “indispensabile” frequentare dei corsi extra curriculari e sostenerne l’esame: potrebbe essere utile per ottenere delle abilitazioni; potrebbe essere necessario per ottenere degli avanzamenti di carriera dopo la laurea; potrebbe essere obbligatorio perfino per l’accesso ad una magistrale, perché dall’anno prossimo (a seguito dell’adeguamento di tutta l’Università di Perugia al c.d. “decreto Mussi”) non sarà più possibile l’ingresso con debito, bisognerà disporre di tutti i crediti utili, in ciascun settore scientifico, all’immatricolazione.

Ma non è un grosso problema: per sostenere un esame presso l’Università degli Studi di Perugia non essendo immatricolati o, pur essendolo, eccedendo oltre i crediti previsti dal piano di studi (solo qualora la singola Facoltà non disponga che ciascuno studente possa superare di una certa quota di crediti i 180, per le triennali, ed i 120 per le specialistiche) basta pagare un piccolissimo “contributo” di quattrocento euro per ogni singolo corso. Si immagini se i corsi necessari fossero diversi.

Ora, prescindendo dal fatto che il costo è davvero esorbitante e che è notevolmente aumentato negli ultimi anni, si dovrebbe garantire come palliativo al problema quantomeno che tutti gli studenti possano disporre di questi crediti in più (da non confondere con quelli “a scelta” che fanno comunque parte dei 180 o dei 120 cfu previsti dal piano di studi) e di poter essere liberi di farne uso come preferiscono o meno durante la loro carriera. Questo almeno eviterebbe di far supporre che l’Università sfrutti anche tali situazioni per continuare a vessare gli studenti per far quadrare i conti. Senza voler entrare nel merito della qualità di molti corsi che nel nostro Ateneo si tengono annualmente: il loro valore reale forse non supera i due euro, altro che quattrocento!

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DALLE FACOLTA’unipg

Orazio e Alceo aprono il paracadute… “Nunc est bibendum”!i rappresentanti degli studenti della Facoltà di Lettere aiutano a salvare il Corso di Laurea di “Civiltà Classiche”: il punto sul loro successo…di Aurora Caporali

Dopo interminabili Consigli di Facoltà e infinite riunioni, finalmente si è arrivati a quella che avrebbe dovuto essere la soluzione più naturale per qualsiasi Stato civile che investa nella cultura: LETTERE CLASSICHE E’ SALVA!

In questi ultimi mesi i tagli del governo hanno causato all’Università ingenti perdite culturali e notevoli deficit di offerta formativa. Addirittura l’Ateneo perugino (compreso fra i tredici c.d. “virtuosi”) stava per perdere il Corso di Laurea magistrale di “Civiltà Classiche”, l’unica, per altro, presente nella regione.

Le ragioni di tale eventuale, e ormai fortunatamente sventata, barbarica soppressione erano varie: i pochi iscritti all’anno accademico corrente, la mancanza di fondi e, la più grave fra tutte, una momentanea perdita, da parte delle istituzioni d’Ateneo, del senno, probabilmente finito sulla Luna come quello di Orlando, personaggio di ariostesca memoria.

Travolti dalla crisi e dal nuovo “modus operandi” del governo anche le menti più illuminate della nostra Università si sono fatte travolgere dal turbine dell’attuale mal costume: la quantità a scapito della qualità, l’utile economico al posto della formazione universitaria.

Fortunatamente gli studenti, seppur vessati da continue mortificazioni dovute alla costante sottrazione di tutto ciò che è loro, di fatto, costituzionalmente garantito, hanno compreso la gravità dell’emergenza culturale che stava (e di fatto sta ancora, anche se più

silenziosamente) serpeggiando attraverso tutto il mondo universitario e hanno agito.

Questa è stata una grande vittoria per la rappresentanza studentesca della Facoltà di Lettere di Perugia anche se, sfortunatamente, considerando l’Università nel suo complesso, c’è ben poco di cui gioire…

I rappresentanti degli studenti, dopo concitate arringhe e commoventi celebrazioni della cultura e dell’Università come suo tempio, come una squadra di “moderni Astolfo”, hanno recuperato dalla Luna il senno culturale smarrito.

In questa circostanza possiamo festeggiare: “Nunc est bibendum”… coscienti del fatto che non dobbiamo perdere di vista la realtà nel suo insieme: la lotta contro lo smante l lamento del l ’Univer s i tà e contro l’imbarbarimento collettivo è appena cominciata…

Vecchia lista o nuove opportunità?il dilemma del nuovo regolamento stage e tirocini a Scienze Politichedi Matteo Falcone

Uno dei desideri di uno studente universitario diligente è di svolgere, l’ultimo anno della triennale o della ex-specialistica (ormai magistrale), uno stage o un tirocinio degno di questo nome. Essenzialmente perché lo vede come un’occasione per incominciare a “masticare” il mondo del lavoro, ma anche come un’opportunità per farsi conoscere, dimostrare quanto vale e magari, dopo la laurea, essere assunto nel medesimo ente. Uno dei desideri di uno studente universitario “poco diligente” (per non urtare nessuno) è quello di accaparrarsi la lista degli enti, informarsi su dove “conviene” andare ed essere “efficiente” (finire lo stage con il minor dispendio di energie e tempo). C’è, però, anche una terza categoria di studenti che “desiderano”: quelli che vogliono fare uno stage diligentemente, ma che si trovano di fronte alla lista

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degli enti convenzionati di Scienze Politiche. Sono studenti che non vorrebbero fare fotocopie nei vari Comuni della provincia di Perugia o inventarsi un progetto da svolgere presso l’Associazione Nazionale Datori di Lavoro Domestico, ma solo poter scegliere tra vere alternative credibili e serie. Con il nuovo Regolamento, approvato pochi giorni fa dal Consiglio Intercorso in Scienze P o l i t i c h e e R e l a z i o n i Internazionali, lo studente ha fondamentalmente due strade: la pr ima è sceg l iere un ente convenzionato con la Facoltà e fare un progetto indirizzato dal tutor aziendale e dal tutor univers i tar io; la seconda è s c e g l i e r e u n e n t e n o n convenzionato, che sia disposto ad attivare la convenzione con l’Università, e un tutor universitario che garantisca e controlli il progetto di stage.

Le istituzioni dicono che questo regolamento dovrebbe garantire la qualità e la serietà degli stage che si attiveranno d’ora in avanti, considerando anche l’invito che il regolamento espressamente fa a tutti i docenti di attivarsi in prima persona per proporre nuovi enti disposti a fare dimenticare gli “orrori del passato” (la vecchia lista). Intanto la gestione del periodo di transizione da un regolamento all’altro si sta rivelando comica: nessuno garantisce uno stage al Ministero dell’Interno perché il progetto è definito troppo “vago”, però si accettano studenti, per di più solo della specialistica (serve un alto livello di competenze tecniche, signori!), nelle varie segreterie della Facoltà. Se la speranza è l’ultima a morire

possiamo confidare nell’impegno dei nostri docenti, ma credo che al momento della scelta del nostro stage dovremmo essere noi a impegnarci in prima persona. “Chi fa da sé fa per tre” dice un famoso proverbio: andate dai professori con tutte le informazioni che avete a disposizione sull’ente che vi interessa e battetevi per la firma, altrimenti correte dai rappresentanti, che a loro volta, chiederanno il fatidico appuntamento al Preside.

Il Paradosso “Erasmus”l’erasmus è un’esperienza unica, ma a Scienze Politiche è unica e bizzarra anche la trafila burocratica che c’è prima!di Matteo Falcone

Molto spesso ci dicono che è importante fare l’erasmus per far crescere le nostre esperienze culturali e di vita. È vero: l’erasmus è importante per incrementare le nostre esperienze attraverso il confronto con altre culture, per acquisire competenze linguistiche da spendere nel mondo del lavoro e per accrescere il nostro background culturale.

A Scienze Politiche, però, possono capitare cose bizzarre. Può capitare che ti trovi a fare un colloquio di lingua anche se per il CLA sei idoneo a partire per qualsiasi meta. Può capitare che a causa dei deficit di comunicazione tra professori e Ufficio Erasmus getti via una possibilità perché scegli una meta sbagliata, dove non potresti svolgere nessun esame utile. Può capitare che, avendo scelto una meta in Gran Bretagna e una in Spagna, ti trovi ad essere un candidato vincitore per l’Olanda o magari ad essere un candidato idoneo ma non vincitore in Svezia. Può capitare, quindi, che non vai proprio da nessuna parte. Altro che progetto erasmus, questo è il “Paradosso Erasmus”.

Elezioni europee o maxi sondaggio?giornata dell’Europa: un seminario a Scienze Politiche per trattare le problematiche dell’Unione Europeadi Roberto Mincigrucci

Leggendo i maggiori quotidiani nazionali o ascoltando le notizie che passano nei Tg si ha come l’impressione che, da qualche tempo a questa parte, sia stata indetta tra i politici italiani una vera e propria gara per stabilire quale sia il “partito più europeista di tutti”. Sono ormai diventate consuetudinarie infatti frasi del tipo “L’Europa è un’opportunità”, o addirittura “dalla crisi si esce solo con l’Europa”. Poi però arriva il momento dei fatti, e a quel punto ci si rende conto della scarsa considerazione che rivestono nella piramide delle priorità dei partiti italiani le elezioni per il Parlamento Europeo del 6 e 7 giugno. Basta infatti guardare i nomi

dei candidati, analizzare i punti programmatici o più semplicemente passeggiare per le vie di Perugia ormai tappezzate di cartelloni elettorali quasi tutti dedicati alle Comunali o alle Provinciali. La nostra Facoltà di Scienze Politiche però sta facendo il possibile per far fronte a questo processo di disinformazione e, attraverso la “Giornata dell’Europa 2009”, si è data da fare per sensibilizzare gli studenti circa le problematiche comunitarie e il panorama socio-economico che caratterizzano l’Unione Europea in questo periodo. L’iniziativa si è svolta con due seminari, il primo, Martedì 12 Maggio con il titolo “Sviluppo economico e politiche per la crescita dell’Unione Europea: lezioni da un decennio difficile”, il secondo, Mercoledì 20 Maggio con il tema “Le elezioni in pericolo: Giugno 2009 si vota per il nuovo Parlamento Europeo”. I due incontri hanno messo in luce dei dati che dimostrano con quale velocità l’Italia continui a perdere terreno rispetto alle altre potenze europee, sia in termini economici che sociali, rischiando così di vedere ridimensionata la sua importanza nei processi decisionali.

Nonostante ciò i nostri rappresentanti continuano a

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non mostrare particolare interesse nei confronti della questione europea. Candidati che sanno fin da ora che non metteranno mai piede a Strasburgo e programmi elettorali che invece di trattare questioni europee altro non sono che una semplice trasposizione dei programmi italiani fanno presagire che queste elezioni Europee rappresentano per i nostri partiti l’ennesima occasione per misurare in modo ufficiale il loro consenso. Un gigantesco sondaggio che servirà ai leader di partito per gestire con ulteriori informazioni futuri giochi di alleanze o correnti interne, ma che difficilmente costruirà solide basi per dare all’Unione Europea un degno contributo italiano a creare quello spirito di appartenenza o di coesione comunitaria indispensabile per superare l’attuale fase di stallo dovuta al fallimento del Trattato di Lisbona.

U n a g i u s t i fi c a z i o n e a bu s a t a d a i n o s t r i rappresentanti è quella del ruolo troppo marginale del Parlamento Europeo, ed effettivamente il suo peso decisionale è ancora sostanzialmente esiguo. Tuttavia attraverso un’analisi storica di questa istituzione si evince che dalle prime elezioni dirette del 1979 il Parlamento europeo sta acquisendo funzioni legislative sempre più estese, soprattutto per quanto riguarda l’approvazione del bilancio, e che è destinato a rivestire ruoli sempre di maggior spessore nel processo che dovrebbe portare all’unità politica dell’Europa. Speriamo soltanto che il paese di Altiero Spinelli non rimanga a guardare.

Open Day 2009:dis-orientamento universitariodal nostro inviato l’analisi di una giornata volta ad offrire un’immagine completa della nostra Università, ma che presenta diversi “coni d’ombra”…di Francesco Bonaduce

Il 22 aprile al Rettorato è andato in scena l'Open Day: la giornata di orientamento che l'Università offre ogni anno agli studenti delle scuole superiori, per cercare di trasformarli in future matricole dell'Ateneo perugino. L'Open Day si svolge così: ogni Facoltà ha a disposizione un banchetto nel quale sponsorizzare il proprio “prodotto”, cioè se stessa e le sue qualità (chi fornisce depliants, chi gadgets, chi si limita a descrivere a voce...).

Cosa conta in occasioni del genere? L'immagine. L'immagine di un'Università vitale e organizzata. L'immagine di un'Università seria e al tempo stesso a portata di studente. L'immagine di un'Università che, insomma, sappia garantire efficienza, competenza e praticità. Un'immagine forte. Un'immagine vincente.

Ora però torniamo sulla Terra. E sulla Terra le cose vanno diversamente.

La giornata comincia male. Il banchetto che era stato assicurato alle associazioni studentesche non si fa più. Motivi logistici – affermano gli organizzatori (Unipg e Adisu). Sarà importante tornare in seguito su questo punto.

La giornata prosegue peggio. La partecipazione delle scuole è straordinaria: più di 1500 studenti affollano i corridoi del Rettorato, che vengono così intasati perché evidentemente impreparati ad un'affluenza tanto elevata. Le future matricole per entrare devono mettersi in coda come alle poste; ricevono così lo shopper dell'Ateneo ripieno di foglietti d'ogni sorta (addirittura una mappa dei corridoi del

Rettorato – utilissima, per l'amor di Dio!). Una volta conquistato lo shopper inizia la via crucis...uno dopo l'altro si susseguono i banchetti delle varie Facoltà: sette minuti di coda prima di intravedere la scritta di Lettere e Filosofia; altri q u a t t r o m i n u t i a s gomi ta re p r ima d i raggiungere lo stand di Scienze Politiche; traffico un po' più scorrevole quando s i t rat ta d i Facoltà scientifiche ma, tra tutto, per un giro completo del corridoio di Palazzo Murena nell'ora di punta ci si impiega non meno di 45 minuti. Terminato il tour non è ancora finita: a mezzogiorno gli studenti sono attesi in aula magna...i Presidi tengono una conferenza per cercare di attrarre a sè il maggior numero di iscrizioni possibile. Se le sorti dell'Ateneo fossero dipese dalle due ore di conferenza, l'Università di Perugia potrebbe benissimo chiudere i battenti oggi stesso. Tante chiacchiere, tanti sbadigli e tanto tempo perso. L'unico motivo di sollievo è la presenza della Iena Mauro Casciari che ha cercato invano di alleggerire il cl ima. Nel pomeriggio l 'affluenza è minima (comprensibilmente) ma già ci si rifà la bocca pensando al gran finale: l'abbuffata nei giardini del Rettorato. Un rinfresco regale – alla faccia dei tagli e della crisi – a cui non ha partecipato neanche uno studente delle superiori e di cui perciò non si intuisce la ratio.

In conclusione, è importante sof fermarsi sull'assenza del banchetto delle associazioni. Perché l 'unica associaz ione univers i tar ia ad essere rappresentata è stata la Goliardia (invitata dal Magnifico Rettore ad intervenire durante la conferenza)? Non sarebbe stato meglio garantire la presenza delle associazioni (quelle per così dire “politiche”) così da mostrare ai futuri membri dell'Ateneo che la vita universitaria è molto più che il solo studiare, seguire lezioni ed ubriacarsi in centro? Le associazioni universitarie non dovrebbero essere un vanto dell'Università? Si attende risposta...

Intanto...viva l'Università degli Studi di Perugia! Un'università vitale e organizzata; un'università seria e a portata di studente; un'università efficiente, competente e pratica; un'università forte; un'università vincente.

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Università per Stranieri: una realtà ancora senza rappresentanzail popolo dell’Università per Stranieri va alle urne: una riflessione sull’importanza della democrazia nell’Ateneo e sull’attuale situazionedi Jacopo Giovagnoni

A pochi mesi di distanza dalle elezioni per il r i n n ovo d e l l a r a p p re s e n t a n z a s t u d e n t e s c a dell’Università degli Studi di Perugia, ecco affacciarsi una nuova tornata, questa volta all’Università per Stranieri.

Ancora una volta la posta in gioco è molto alta, infatti nel secondo Ateneo della nostra città manca da molto tempo la componente studentesca, che la scorsa volta non è riuscita ad esprimere nessun candidato a causa del quorum imposto dal sistema elettorale del polo didattico.

Si vota per il rinnovamento del Consiglio accademico, di Facoltà, d’Amministrazione, di Classe e di Area. In particolare, gli ultimi due, già dal prossimo anno potrebbero sparire in vista dell’adeguamento alle direttive ministeriali.

Quest’anno vogliamo riprovarci, con nuove energie ed intenti perché è assolutamente impensabile che in un Ateneo importante come l’unistra venga a mancare proprio la voce degli studenti. La sfida è ardua, vista la permanenza del quorum (5% ovvero circa 80 votanti, che per la Stranieri non è affatto poco) ma la lista “students”, unica candidata, ha un programma assolutamente accattivante che prevede: appelli straordinari, miglioramenti nei calendari, stage formativi obbligatori per tutti i corsi, certificazioni linguistiche di qualità, discussione delle tesi a palazzo Gallenga. Uno dei problemi principali di questo Ateneo è la mancanza d’interesse da parte degli studenti nella rappresentanza (ecco perché il quorum è tanto insidioso!). Non riescono bene a comprendere i funzionamenti degli organi collegiali, l’importanza della pre senza d i s tudent i ne l l e f a s i dec i s iona l i dell’amministrazione e le incomprensioni linguistiche di certo non aiutano: ovviamente la componente di studenti stranieri è predominante e non è affatto semplice per uno studente non italiano comprendere il funzionamento di un organo in un paese straniero… il “burocratichese” è complesso anche per noi!

Vista dall’interno sembra che non ci sia nulla che non funzioni: l’Ateneo offre tantissime opportunità, le tasse non sono esose, c’è molta disponibilità di borse di studio grazie anche alle strette relazioni con molte associazioni extraterritoriali (l’Onu fra tutte) ed anche a livello culturale non mancano incontri, cineforum, convegni. Ma i problemi ci sono: il dato più preoccupante è la drastica diminuzione degli iscritti che dai diecimila di due anni fa sono passati ai circa tremila di questo anno, questo dato ci è clamorosamente preoccupante e riguarda tutta la città in quanto l’Università per Stranieri rappresenta una grande risorsa ed un grande esempio d’integrazione e pacifica convivenza tra “popoli studenteschi” di diverse etnie. Inoltre l’Università è, per sua stessa natura, una “comunità” e non è concepibile la mancanza di rappresentanti del mondo studentesco nei consessi della Stranieri, pertanto diviene necessario un forte lavoro di radicamento e sensibilizzazione dei colleghi di quest’Ateneo, affinché si possa affermare, col tempo, una tradizione democratica e partecipativa.

Intervista a Daniele Chiappini, capogruppo della Sinistra Universitaria - UdU in Consiglio degli studentidi Francesco Bonaduce

Come valuti il lavoro svolto in questi mesi dai nostri consiglieri e in g e n e r a l e d a t u t t o i l Consiglio degli studenti (CdS d'ora in avanti)?Innanzi tutto dobbiamo chiarire un fatto: il CdS che noi abbiamo ereditato era essenzialmente l 'organo passacarte di altri organi ( S e n a t o a c c a d e m i c o , C o n s i g l i o d i amministrazione, ecc... ) ; quello che si poteva fare in CdS era essenzialmente esprimere un parere obbligatorio ma non vincolante...

E ora le cose sono cambiate?Il CdS ha acquistato una funzione propositiva: mi riferisco alla riapertura del termine per la presentazione dei moduli ISEEU, al progetto “ecostudenti” (con cui si introdurrà un sistema di raccolta differenziata e di risparmio energetico nell'Ateneo), all'impegno che i consiglieri stanno mettendo per contrastare l'aumento della tassazione per i prossimi anni...

Proprio in riferimento all'ultimo punto, ci si chiede: è possibile che siano solo studenti e precari a subire le politiche governative di quest'autunno? Cosa state facendo per contrastare tali politiche?Stiamo cercando di limitare i danni: partendo dal presupposto che l'Università tende a rifarsi sulle tasche degli studenti e a scapito dei lavoratori precari, finora la nostra opposizione a tali politiche ha contribuito a ridimensionare gli effetti dei tagli sugli studenti.

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Daniele ChiappiniCapogruppo della Sinistra

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Un esempio?La mozione (proposta dal nostro gruppo ma che ha trovato l'appoggio di tutte le altre associazioni studentesche con l'eccezione di Alleanza Universitaria) contro l'istituzione di una “Tassa di Facoltà”, con la quale le singole Facoltà farebbero pagare agli studenti l'utilizzo delle proprie strutture, come se non bastassero le tasse che normalmente si pagano all'Ateneo.

E la vostra soluzione qual è?Quella di ricercare altre fonti di finanziamento. Comprendiamo che i tagli governativi pesano sulle finanze dell'Ateneo...ma non possono essere solo e sempre gli studenti a pagare. In quest'ottica la legge 133 può servire da stimolo: può essere una grande opportunità per ripensare al sistema universitario nel suo complesso. Bisogna adottare politiche di miglioramento dell'Università, riuscire a premiare il merito e a tagliare gli sprechi. Risultato finora difficilmente raggiungibile a causa di forti, come dire, “problematiche”.

Quali “problematiche”?Essenzialmente le baronie.

Si sta facendo qualcosa per contrastare i baroni? O in ogni caso per condividere la crisi universitaria anche con chi ne è in parte causa, lo stesso corpo docente?L'obiettivo è quello di valorizzarne le capacità. Il primo passo è stata la nostra proposta di istituire una pagina web, interna al sito di ogni Facoltà, in cui pubblicare curriculum vitae, pubblicazioni e valutazioni degli studenti relative ad ogni singolo professore.

Quindi la strada della trasparenza. A questo proposito si era parlato, durante l'autunno caldo, dei famosi registri on-line...novità?Questo compito spetta anche e soprattutto al lavoro svolto dai rappresentanti degli studenti nelle singole Facoltà.

Per restare in tema con la protesta e l'autunno caldo: come mai si è raffreddato tutto e così in fretta?L'onda è morta a livello nazionale; questo perché è mancata una gu ida for te e un i tar ia . S i è strumentalizzata la vicenda e sviata la questione dal problema dei tagli (ricordo ad esempio che si parlava di concetti antichi quali “l'autoformazione”). Ciò ha portato debolezza e il governo ne ha giovato, col risultato che dal prossimo anno probabilmente, oltre all'aumento delle tasse universitarie, avverrà anche una netta riduzione delle borse di studio.

E a Perugia?A Perugia l'onda ha dato vita ad un movimento che si è poi trasferito all'interno delle istituzioni dell'Ateneo e che noi stiamo portando avanti in tutti i consessi.

Cambiando argomento, a gennaio Student's Office – Universitas ha diffuso un volantino in cui si gridava all'inciucio: scambi di voti tra sinistra e destra per spartirsi le poltrone e i relativi “stipendi”. Come stanno le cose?Non c'è stato alcun inciucio e assolutamente nessuno scambio di voti. Dalle elezioni è uscita la netta vittoria della Sinistra Universitaria: la destra ha riconosciuto la nostra vittoria e durante la nomina delle cariche di senatori accademici e consiglieri d'amministrazione l'associazione uscita sconfitta è stata Universitas, che così ha cavalcato la faccenda in modo vergognoso.

Per concludere, quali sono i progetti futuri dell'UdU Perugia?Manterremo altissima l'attenzione sulla questione delle Tasse di Facoltà, in Senato cercheremo di modificare lo statuto così da aumentare le sessioni d'esame, cercando di garantire servizi agli studenti e alla comunità tutta.

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Simona, studentessa di Giurisprudenza di Perugia, da Settembre in erasmus a La Coruña.

La Coruña è poco conosciuta come meta erasmus: come l'hai conosciuta e perché alla fine l'hai scelta?La prima cosa che mi ha spinto a scegliere La Coruña é stata il fatto che si trovasse in Galizia, regione della Spagna, che non conoscevo assolutamente, se non per sentito dire. In più ero proprio curiosa di scoprire un po' il nord della Spagna. Un’altra ragione è che volevo andare in erasmus per un anno e qui i corsi sono annuali.

Un'avventura o un'opportunità per il futuro? Come la vivi? Raccontare quest'esperienza non è semplice. La vivo maggiormente come una grande opportunità cercando  di sfruttare al massimo ogni occasione che si presenta: dalla lezione all'Università di un Professore Peruviano  che ti parla dei conflitti territoriali  in Sudamerica, fino all'incontro di un

JET LAG – voci dall'Erasmus¡ahora toca a España!di Stefano Mariani e Marta Miglietti

Erasmus in Spagna, in pratica un ossimoro! Valencia, Alicante, Barcellona: feste, spiagge, sole... ma la Spagna non è solo questo. La parte del paese che si affaccia sull'Atlantico è molto verde e piovosa e riserva un'atmosfera particolare, in cui la cultura iberica e quella nordica si mescolano. L'esperienza di una studentessa perugina a La Coruña, capitale della Galizia, e quella di un galiziano a Perugia!

CuLTURA ED ALTROliving pg

¡Ahora toca a España!

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personaggio caratteristico al bar sotto casa, che si ferma a parlar con te della sua vita, non escludendo niente, stando pronta ad ascoltare, assorbire come una spugna tutto ciò che ti circonda.

Com'è il rapporto con la lingua? Con la lingua fin dall'inizio non ho avuto tanti problemi: prima solo risposte a gesti poi quando inizi a frequentare le lezioni diventa tutto più facile, ore di ascolto in classe ti permettono di avanzare velocemente. In più è fondamentale avere coinquilini e molti amici spagnoli che possono aiutarti e correggerti.

L'Università è rinomata anche per i suoi corsi di lingua spagnola per gli studenti stranieri: ne sei a conoscenza? Li frequenti? Si ne sono a conoscenza. Attualmente sto frequentando un corso di lingua gallega: una sorta di idioma antico, un castigliano di qualche secolo fa, a metà tra l'italiano e il portoghese, molto stimolante e interessante.

Cosa caratterizza questa città da renderla tanto originale? La cosa che mi affascina di più é l'oceano. Assurdo viverci tanto accanto, accompagna il tuo umore, oggi lo vedi calmo e piatto, domani in tempesta. Una città da sconsigliare ai meteoropatici perché il cielo é in continua trasformazione. Poi la gente, veramente disponibile, sempre pronta ad aiutarti, dal vicino che ti saluta sempre al Professore che ti riceve in Facoltà.

L'originalità è proiettata anche sulle attività giovanili e universitarie? Cosa offre in merito la città? La cosa più caratteristica é che esistono molti spazi pubblici che le persone possono util izzare gratuitamente. Ogni quartiere ha il suo centro civico composto da aule studio (aperte fino a notte inoltrata nel periodo esami), biblioteche e videoteche (dove puoi noleggiare libri e dvd gratis). Inoltre esistono impianti sportivi da utilizzare gratuitamente e moltissime convenzioni per i giovani (tranne i trasporti per l'Università che non sono così economici). La città offre poi tantissimi bar, pub e osterie dove andare a divertirsi spendendo veramente poco.

La Coruña è una città universitaria: come sono i giovani di La Coruña? E' facile trovare anche altri erasmus da conoscere e con cui confrontarsi? Alla tua domanda potrei rispondere con un'altra domanda: cosa significa essere giovani? Qui non sembrano esserci distinzioni: uscendo per la strada, a qualsiasi ora si incontra gente di tutte le età, dal ventenne all'ottantenne. Senza esclusioni la gente occupa le strade e soprattutto le vive con la stessa voglia di divertirsi, a quanto sembra. Facilissimo è incontrare tutti gli altri erasmus perché non é poi così grande come città. Stimolante sentire parlare tante lingue differenti seduti intorno ad un tavolo e sorprendente quanto sia allo stesso tempo facile capirsi.

Cosa c'è in più che non si trova a Perugia? La  cosa che più mi sorprende é come la gente incontrandoti per strada non abbassi mai lo sguardo e sia pronta a salutarti. In più la semplicità nel divertirsi con poco.

Il tutto vale l'impegno e lo sforzo richiesto? Vale tutto lo sforzo (se così possiamo chiamarlo). È un'esperienza tanto densa da non riuscire a trasmetterla tutta: ti riempie, ti permette di conoscerti meglio, ti rende più curiosa.

Pablo, studente di Diritto di La Coruña, da Settembre in  erasmus a Perugia.

Come mai hai scelto Perugia? Ne avevi sentito parlare?

Ho scelto Perugia perché volevo andare con i miei amici, ma non solo! Ne avevo sentito parlare bene, sia della città, che dell'Università.

Com'è stata l'accoglienza? E' stato difficile trovare un alloggio?Ora vivo in un appartamento, ma all'inizio, avendo fatto la pre-iscrizione d'estate, sono stato costretto a prendere una stanza in collegio. Mi sono trovato bene, ho avuto l'opportunità di imparare l'italiano e conoscere altre culture. E' un'esperienza che consiglio di fare ai ragazzi spagnoli, molti infatti non frequentando ragazzi italiani non imparano la lingua!

Come ti trovi all'Università? Il metodo è molto diverso rispetto alla tua città?È un po’ diverso, perché a La Coruña non devo andare obbligatoriamente a lezione. La principale differenza però è che qui gli esami sono orali e a La Coruña sono scritti, per questo a volte sono nervoso il giorno prima.

Cosa ti piace di più e cosa non ti piace della vita a Perugia? Quello che mi piace di più è l'ambiente internazionale della città: mi piace trovare gente di tanti paesi diversi che si trova qui per studiare. Non mi piace andare a lezione ogni giorno e neanche il clima di Perugia!

Che ne pensi della vita giovanile della città? Ti manca un po' la movida spagnola?In Spagna si esce più tardi e la festa finisce alle 7 o le 8. Qui si comincia presto, ma mi piace l'ambiente della piazza e le scalette per prendere una birra con i miei amici. C'è poi molta gente giovane e le cose da fare son tante. Le discoteche sono un po’ decentrate, questo si…

Ti è sembrato che ci sia integrazione tra gli studenti erasmus e gli italiani? C'è poca integrazione, ad esempio tanti ragazzi spagnoli preferiscono stare tra loro. Ma se si vuole conoscerla, la gente italiana è molto aperta. Per esempio io ho amici italiani e voglio mantenere l’amicizia e il contatto perché mi hanno aiutato molto in questa mia esperienza.

Tantissimi italiani scelgono altre città della Spagna per il loro erasmus: consiglieresti di andare a La Coruña?Assolutamente si. La Coruña è una città bellissima e ha una vita notturna molto divertente. C'è il mare, la spiaggia e per la gente straniera passare gli esami è semplice, non come qui per gli spagnoli!!!

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Quindici anni e non sentirlila Sinistra Universitaria-UDU di Perugia compie 15 anni: una riflessione sui tanti risultati raggiunti e sul ruolo dell’amato sindacatodi Aurora Caporali e Federico Fratini

Ha ormai superato i quindici anni di vita, ma la Sinistra Universitaria–UdU sembra proprio non aver voglia di andare in pensione. Forte delle idee e degli ideali da cui è nata tanti anni fa è oggi, da brava quindicenne, al centro di un esplosiva adolescenza che la sta vedendo sempre più protagonista della scena universitaria e cittadina di Perugia.

La Sinistra Universitaria–UdU nasce il 15 aprile 1994 con una missione senza dubbio ambiziosa: rappresentare la pluralità della sinistra e tutelare gli studenti dell’Ateneo perugino attraverso un impegno concreto e costante negli organi. Una missione che oggi rimane ancora attuale e continua a rappresentare la vocazione primaria della nostra Associazione pur essendosi nel tempo sviluppata e declinata in modi diversi.

In questi quindici anni l’UdU di Perugia ha difeso i diritti degli studenti ed ha garantito loro anche tante altre possibilità di aggregazione, confronto e crescita culturale: viaggi, cineforum, iniziative ludiche e culturali. Da ricordare, poi, le attività nel sociale: collaborazioni con Emergency (UdU for Emergency: Caparezza), con il commercio equo e solidale; e ancora le iniziative per l’ambiente (Ecostudenti) e, infine, la promozione costante di un comportamento etico su tutti i fronti.

Festeggiamo, dunque, il compleanno del nostro sindacato universitario e volgiamo il pensiero al passato, a chi c’è stato prima di noi e ai prossimi studenti che prenderanno il nostro posto: ora, come dal 1994, gli studenti cambiano, l’Associazione, invece, resta pronta ad accogliere i nuovi arrivati.

L’Università ai tempi della “Zarina”un piccolo ricordo dell’Università di Perugia del passato…di Ciuenlai

Questo è il giornale del sindacato degli studenti. Oggi voi avete una struttura che vi tutela, che fa

battaglie unitarie, che costituisce un punto di riferimento per tutti quelli che frequentano l’Ateneo perugino. E’ stato una specie di sogno, in passato. Se ne è cominciato a parlare a metà degli anni ‘60. Se n’è parlato ma non si è fatto niente. Per un lunghissimo periodo, dal ‘68 in poi, la sinistra ha demandato alle organizzazione politiche e ai movimenti il compito di rappresentare le istanze degli studenti. Bisognava togliere l’Ateneo dalle mani del Fuan l’organizzazione dei fascisti che raggruppava a Perugia gran parte dei suoi proseliti del sud Italia. Bisognava dire basta ai riti della Goliardia. Ma anche allora la situazione era frastagliata. Gruppi (Avanguardia Operaia, Lotta Continua, Manifesto), gruppetti (Quarta Internazionale Trozkista, Pcdi maoista e perfino un manipolo di sedicenti “bolscevichi), Pci e Psiup si affrontavano a suon di “traditori riformisti” e di “maledetti estremisti”. Da una parte la sezione universitaria del Pci con in testa la “Zarina” (detta allora Mozzarella) Maria Rita Lorenzetti e dall’altra i “gruppettari” sostenuti dall’on. Paolo Brutti. Ma non bastava. Le cose non andavano bene nemmeno dentro il Partito Comunista. C’era una rivalità tra gli iscritti al partito e alla Federazione Giovanile (La Fgci). Diversità profonde di linea e di metodi organizzativi. Il dualismo scoppiò in una clamorosa (per i tempi) rottura. La segreteria della Fgci, guidata da Claudio Bazzarri, decise di uscire dalla sezione e formò un proprio ed autonomo circolo universitario. Il fatto era che la sezione non decollava. Poche decine di iscritti, mentre la Federazione Giovanile Comunista conosceva una crescita imponente. Solo il circolo di Perugia contava all’inizio degli anni 70 oltre 1000 aderenti, con potentissime cellule negli istituti superiori, prima fra tutte quella dei Geometri guidata dal futuro e compianto segretario generale della Cgil Assuero Bucherelli, che da lì a poco avrebbe “disertato” per andare a rinforzare le file di Avanguardia Operaia. Erano tutte diramazioni derivate dal famoso circolo “Carlo Marx”, che, alla fine degli anni 60 era ala sede del movimento studentesco di sinistra. Le aule universitarie furono quindi trasformate in campi di battaglia su temi come la “critica e l’autocritica”, i metodi del come fare rivoluzione (con la rivolta o con le riforme di struttura), il 18 “politico”. Il tutto dopo le botte da orbi dentro le facoltà si trasportava al Bar Turreno, dove i dirigenti e “capipopolo” della sinistra si affrontavano, ogni sera, a suon di caffè e di sfottò. Fino alla riforma fu il caos. Era un caos fatto di grandi ideali e di pochi personalismi. Sì, si sognava il “sol dell’avvenire”. Poi è arrivata la luna Berlusconiana che ha coperto il sole e ha provocato l’eclisse della sinistra. Ma questa è un’altra storia.

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Storia di un cervello in fuga dall’Università italiana:“I baroni”Nicola Gardini presenta, presso l’Università degli Studi di Perugia, il libro sulla propria esperienza accademica in Italia e all’estero.di Rita Manni

“Fa onore all’Università di Perugia aver deciso di ospitare la presentazione di questo libro”. È il 7 di maggio, e siamo nelle Sala delle Adunanze in palazzo Manzoni, sede della Facoltà di Lettere e Filosofia e con queste parole, Nicola Gardini introduce il suo libro “I baroni” che è in commercio da poche settimane, in edizione Feltrinelli. Nicola Gardini è attualmente docente presso l’Università di Oxford ed è uno dei “cervelli in fuga” di cui tanto si è parlato soprattutto nei mesi della riforma; è proprio di questa fuga e delle sue tappe che si racconta nel libro. Gardini vuole definire la sua opera un memoire, considerando che quanto raccontato nel libro è interamente autobiografico, anche se i nomi sono stati modificati per evitare dispendiose querele.

“I baroni” si inserisce in un filone editoriale che, da pochi anni a questa parte, ha trovato il proprio spazio, ovvero quello dell’inchiesta e denuncia sul mondo dell’Università e dell’istruzione; a Gardini basta narrare la propria v icenda per contr ibuire significativamente a delineare il quadro della situazione accademica italiana. Il suo memoire si articola su tre linee guida: le sue vicende accademiche, la morte del padre, esperienza che ha significativamente cambiato la sua vita, e il suo lavoro come interprete. È la storia di un ragazzo che si laurea in Lettere Classiche presso l’Università di Milano e consegue un dottorato negli Stati Uniti; fiducioso, Gardini, torna in Italia e tenta la carriera accademica. Ciò che il giovane trova innanzi a sé è un mondo costruito intorno a delle regole che permettono facilmente l’accesso all’insegnamento solo per alcuni candidati, tendenzialmente già inseriti nelle Università dove vi è il posto disponibile; le decisioni legate all’ingresso di un candidato piuttosto di un altro sono legate, anche se spesso non esplicitamente, alla volontà di questi particolari personaggi: i baroni. La loro presenza sembra essere un fenomeno tipicamente italiano considerato che Gardini, non ha mai incontrato qualcuno di accomunabile all’estero; anzi, la sua ascesa alla cattedra di Oxford è stata di una tranquillità da egli stesso definita “sconvolgente”. Il barone, così come ha affermato anche il professor Palaschi che, insieme alla profes soressa Camerl ingo, ha introdot to la presentazione del libro, si delinea tra le pagine del memoire di Gardini, tramite alcune importanti osservazioni. Emerge, quindi, la reale base del problema, ovvero il totale disinteresse del barone nei confronti degli studenti e dell’istruzione; l’Università è percepita dai baroni come un tavolo da gioco in cui muoversi seguendo solo i propri interessi e ignorando le esigenze dei reali protagonisti del mondo accademico: gli studenti.

La storia di Gardini ha un lieto fine. Questo rincuora chi ha intenzione di intraprendere la carriera accademica, ma non sarebbe realistico dimenticare i tanti casi di giovani altrettanto meritevoli che non hanno avuto la possibilità di avere un’ascesa simile a

quella narrata in questo libro; purtroppo le vittime di questo “marcio” sistema sono numerose.

Primo maggio… tutto l’anno!breve cronaca di una giornata da ricordare per sempredi Jacopo Giovagnoni

Il primo maggio, la grande festa dei lavoratori: compagni e compagne dai campi e dalle officine accorrono in ogni piazza d’Italia intenti a celebrare il loro “giorno speciale”… quello in cui, almeno una volta ogni anno, sono veramente protagonisti.

Ma per noi giovani, che ancora ci domandiamo speranzosi cosa faremo da grandi, è un altro lo storico appuntamento: il mega-concertone a Roma!

Quest’anno la nostra associazione si è davvero impegnata, quattordici i pullman partiti dal nostro capoluogo, pieni zeppi di studenti pronti a buttarsi nella bolgia più assurda del concerto. Il lavoro svolto nei giorni precedenti all’evento è stato estenuante, ma il risultato grandioso!

Arrivati a Roma, nel luogo dell’evento, ci siamo messi subito a cercare un buon posto per “accamparci”, ma l’impresa è stata ardua perché la gente era davvero tantissima e piazza San Giovanni stava letteralmente scoppiando. Gli artisti che si sono susseguiti sul palco hanno dato il meglio di loro, era naturale aspettarselo con tutti quei grandi nomi: Afterhours, Cisco, Motel Connection, PFM, Enzo Avitabile e tanti altri ma il pezzo forte dell’intera rassegna è stato naturalmente il grande Vasco Rossi. Collassi a parte per ragioni che non sto qui a spiegare, la musica ha cominciato a pulsare e la gente ha risposto alla grande non facendo sfigurare la tradizione della piazza. Un dieci e lode a Sergio Castellitto che ha condotto alla perfezione l’intera giornata, regalandoci anche un momento di intensa commozione ricordando le vittime dell’Abruzzo e in particolare i ragazzi della casa dello studente, lasciando poi raccontare alle note della banda musicale di Introdacqua, piccolo paese con una grande passione per la musica. La giornata è stata entusiasmante davvero, ma arrivati alla sera la stanchezza ha cominciato a farsi sentire e ci ha convinto a riprendere la via del ritorno… sfiancati ma felici.

Invito chiunque non ci sia mai stato ad andarci almeno una volta nella vita, per vivere quelle emozioni e per provare a sognare, anche solo per un istante, che ogni giorno della nostra esistenza sia così.

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Gli universitari non dimenticano l’Abruzzodue studenti perugini raccontano la loro esperienza di volontariato a L’Aquiladi Roberto Mincigrucci

Come era prevedibile, ad un mese e mezzo dal terremoto che ha colpito l’Abruzzo, l’attenzione dei mass media sul tragico evento che ha sconvolto l’intera popolazione italiana comincia a calare. Ma il fatto che i riflettori inizino a spegnersi non deve farci cadere nell’errore di pensare che l’emergenza sia rientrata e stia tornando tutto alla normalità: la situazione per i terremotati è ancora difficile e precaria, ma soprattutto è proprio questo il periodo in cui passa lo shock del momento e ci si inizia a rendere conto di ciò che è veramente successo. Per fortuna molte persone hanno compreso il problema e da tutta Italia si registrano un gran numero di iniziative volte a portare un aiuto concreto nei luoghi colpiti dal terremoto.

Anche molti studenti dell’Università di Perugia non hanno fatto mancare il loro apporto, recandosi personalmente in Abruzzo per collaborare con le varie organizzazioni presenti sul territorio. Come per esempio Gabriele, al secondo anno di Scienze Politiche, e Giulio, al secondo anno di Economia, che nella settimana tra l’11 e il 17 Maggio sono partiti come volontari alla volta di San Biagio, un paese in provincia di L’Aquila devastato dal sisma. “Siamo rimasti toccati dalle immagini e dalle notizie che passavano in quei giorni, e avvertivamo la voglia di fare qualcosa per le persone colpite” - esordisce Giulio - “ così abbiamo colto al volo l’occasione propostaci dalle Brigate di Solidarietà Attiva, un’associazione che, a differenza di atre come la Protezione Civile o l’Avis, non richiedeva tesseramenti o iscrizioni varie per permetterti di partire”. “Appena arrivati ci hanno fatto subito montare una tenda dove immagazzinare delle provviste” - continua Gabriele - “la nostra associazione gestiva l’emporio della tendopoli di San Biagio, dove venivano distribuiti generi alimentari, vestiario e altri beni di prima necessità, ma oltre a quello ci venivano attribuite tante altre mansioni: dall’operatore della mensa, alle pulizie delle tende. La popolazione collaborava con noi e credo che questa sia stata la cosa più importante visto che il nostro compito non doveva essere di mera assistenza, ma di rendere la gente autonoma e di metterla in condizione di soddisfare le proprie necessità”. Gabriele parla poi delle sue impressioni personali, maturate sia guardando da vicino la devastazione portata dal terremoto, sia entrando in stretto contatto con la gente del posto: “vedere i danni causati nelle strutture

del paese è stato spiazzante, sono rimasto impressionato soprattutto dal fatto che a pochi metri d i d i s t a n z a s i p o t eva n o s c o rg e re e d i fi c i completamente sbriciolati al suolo e altri nemmeno minimamente danneggiati dalle scosse. Per quanto riguarda le persone, devo dire che è gente umile e che pian piano si sta adattando alla situazione. Ma le difficoltà ad accettare la realtà sono molte, soprattutto tra la popolazione di età adulta: ho sentito racconti di lavori e sacrifici di una vita resi vani da venti secondi di terremoto. In televisione è diverso, sembra che la situazione stia rientrando quando invece i problemi sono ancora tanti”.

Ovviamente sarebbe ingenuo sperare che le cose possano rimettersi a posto nel giro di due mesi o anche di un intero anno. L’importante però è che le istituzioni non lascino sole le associazioni di volontariato ed intraprendano un lavoro che nel tempo possa ridare alla gente di L’Aquila e dintorni una vita degna di essere definita “normale”.

Studenti: protagonisti nell'Università Europeale prospettive dell’Università nella dimensione europea: il processo di Bologna e l’importante ruolo dell’ESUdi Marta Miglietti

Qual è il futuro dell'Università in Europa? Sicuramente la prospettiva è quella di maggiori scambi, incremento della mobilità e, premessa fondamentale per ottenere tutto ciò, uniformità nella struttura dei corsi di laurea. Tali obiettivi fanno parte del famoso processo di Bologna, un percorso iniziato nel 1999, attraverso il quale ministri dell'istruzione superiore dei paesi dell'area europea (attualmente 46) si sono impegnati a costruire lo spazio europeo dell ' istruzione superiore entro i l 2010. La ristrutturazione degli studi in tre cicli (3+2+master/dottorato) in tutta l'area europea è stata al centro di questo progetto, ma, a dieci anni dal suo inizio, sono ancora tanti i profili che hanno bisogno di rilevanti interventi. A livello nazionale è ormai palese che l'inserimento del 3+2 e dei crediti (DM 509/99) è stato portato avanti in maniera gravemente inadeguata ed incompleta. Ma il problema non è solo a livello locale. Il raggiungimento degli obiettivi di mobilità ed uniformità della formazione superiore europea richiederà un lavoro di cooperazione ben oltre il 2010, in particolare, nella facilitazione del reciproco riconoscimento dei percorsi formativi. Alla luce di questo, i paesi del processo di Bologna si sono incontrati il 28 e 29 Aprile a Leuven, in Belgio,

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nell'appuntamento bi-annuale per stabilire gli obiettivi dell'agenda comune, ormai proiettata verso il 2020. Tra i protagonisti di questo appuntamento un ruolo fondamentale nella tutela degli interessi degli studenti è stato svolto dall'ESU, l'European Student's Union. L'ESU rappresenta e raccoglie sotto di se 49 associazioni studentesche di 38 paesi, (tra cui l'UDU) e porta avanti all'interno del processo di Bologna l'interesse di più di 11 milioni di studenti europei. Dal punto di vista dell'ESU, le riforme portate avanti nei dieci anni passati dai paesi facenti parte del processo si sono sviluppate in maniera disorganizzata, lontane dalla vere esigenze degli studenti e senza instaurare un dibattito che rendesse chiari gli obiettivi del processo. E' necessario aprire questo dibattito con tutto il mondo accademico evitando così, come è già successo, che lo scopo del processo di Bologna sia travisato e ne venga data una valutazione negativa. L'ESU chiede che gli studenti siano posti al centro dello sviluppo del processo di Bologna e che sia considerato prioritario l'aspetto sociale del diritto allo studio e dell'accesso all'istruzione superiore, attraverso la garanzia di servizi, alloggi, strutture e borse di studio. Investimenti ed armonizzazione dei percorsi formativi sono poi alla base dello sviluppo di quello che è forse il più importante strumento nella creazione dello EHEA , la mobilità. La mobilità studentesca non può più essere l'eccezione ed arrestarsi a tassi dell' 1 o 2 %, l'ESU richiede che l'obiettivo del processo sia quello di

ottenere entro il 2020 una percentuale di mobilità studentesca pari almeno al 20%, in quanto la mobilità internazionale rappresenta uno degli strumenti più importanti per arricchire il proprio curriculum universitario e per creare una vera Comunità Europea di cittadini, non solo di istituzioni. Solo in questo modo, sostiene Ligia Deca Presidente dell'ESU “gli studenti europei potranno continuare a credere in un progetto che , fino ad ora, si è dimostrato troppo lontano dagli obiettivi fissati”.

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La decrescita felice: un’alternativa al PIL-centrismo“Ingegneria Senza Frontiere-Perugia Onlus” si batte per contrastare un sistema economico non sostenibiledi Matteo Falcone

Un periodo di crisi economica e finanziaria come questo costituisce un ottimo humus per far sorgere

d o m a n d e s u l l ’ a t t u a l e s i s t e m a economico e sulla sua sostenibilità.L’associazione “Ingegneria Senza

Frontiere-Perugia Onlus” è un’organizzazione di volontariato nata dall’idea di alcuni studenti di Ingegneria con l’obiettivo di sviluppare un pensiero critico sulla figura dell’ingegnere, ancora legata eccessivamente al calcolo matematico e alla mera valutazione tecnica. Questa associazione vuole dotare una figura altamente specializzata, come quella dell’ingegnere, di idee alternative sia nell’utilizzo di materiale, privilegiando quello ecologico, sia nell’approccio al proprio lavoro, concentrandosi maggiormente sul miglioramento della qualità della vita. Coerentemente agli obiettivi che si è prefissata, “Ingegneria Senza Frontiere-Perugia Onlus” sta provando a dare il proprio contributo alle crescenti domande sulla sostenibilità dell’attuale sistema economico-finanziario con una serie di conferenze, tra cui quella del 20 maggio, in cui viene presentata la teoria sulla decrescita felice. Ospite più atteso è Mauro Bonaiuti, uno dei maggiori esponenti della teoria in Italia, docente di economia a Modena e Bologna, s tudioso d i b ioeconomia nonché fondatore dell’associazione “Rete Italiana per la Decrescita”. La decrescita felice è una teoria secondo la quale la crescita economica, intesa come crescita del PIL, non è sostenibile per il pianeta. Lo sviluppo economico attuale utilizza risorse non rinnovabili che, in quanto tali, saranno destinate a terminare. Per questo motivo bisognerebbe puntare sulle fonti energetiche rinnovabili, dicono i fautori di questa teoria. La ricchezza economica, poi, non può essere caratterizzata solo dalla produzione di beni e servizi e alla loro valorizzazione monetaria, ma è costituita sopratutto dalla ricchezza sociale: la giustizia, un corretto sistema istituzionale, le relazioni sociali, la qualità della vita. L’obiettivo principale è quello di essere consapevoli che il PIL è uno strumento di valutazione parziale della crescita economica e, quindi, di essere disposti a rinunciare ad una crescita economica PIL-centrica per una migliore qualità della vita. Un ciclo di conferenze interessanti che ci dimostrano come ciò che noi diamo per acquisito sia solo una delle tante possibilità che la mente umana partorisce nel corso dei secoli. E se questo modello economico alternativo fosse quello giusto? Chissà…

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I WANT YOUR

MONEYgiovedì 7 maggio ore 9.00

P.zza dell’Università

SIT-IN CONTRO L’AUMENTO DELLE TASSE

uduperugia.it

Assemblea InformativaGiovedì 7 Maggio, Ore 9:00, 100dieci - Pascoli Hall

La giornata di ieri ha visto notevoli sviluppi sul fronte della riforma delle tasse.Grazie ad un ottimo lavoro della nostra rappresentanza, l’università ha deciso di aprirsi al dialogo con gli studenti rivedendo molte delle posizioni che contestavamo.In particolar modo la Commissione Tasse, che si doveva riunire oggi, è

stata spostata e la riunione del Senato Accademico del 7 Maggio non sarà deliberativa.

Di fronte ad una tale apertura delle istituzioni riteniamo doveroso annullare il Sit-In di protesta programmato per il 7 Maggio pur

tenendo alta l’attenzione e la mobilitazione.A b b i a m o q u i n d i d e c i s o d i o rgan i zza re un assemblea in format iva i n me r i t o a l l a questione per fare con voi il punto

della situazione e parlare di questo problema.

PrimiObiettiviRaggiuntiRimandato il Sit-In ma si

continua a lottare...

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P.zza dell’Università

SIT-IN CONTRO L’AUMENTO DELLE TASSE