La letteratura nel villaggio...
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Prof. Riccardo ConcettiLetterature Comparateaa. 2008-2009
La letteratura nel villaggio globale
Letteratura = funziona come un mezzo di comunicazione di massa:
È essa in grado di resistere alla concorrenza del giornalismo, della radio, della televisione, e
anche della fotografia, del design, di internet?
Mezzo di comunicazione = una modalità di comunicazione che, basata su una
amplificazione del codice linguistico umano tramite specifici apparati tecnologici, si rivolge
a un pubblico, a un gruppo sociale necessariamente esteso, per il quale, dall’Otto-
Novecento, si è parlato di massa.
Letteratura: in quanto mezzo di comunicazione di massa => si definisce per:
tecnica, organizzazione, contenuto e pubblico.
Letteratura come tecnica = libro
“la letteratura, almeno ciò che noi percepiamo come tale nella nostra epoca, è
caratterizzata da un modo di comunicazione particolare rappresentato dal libro.” (R.
Escarpit)
Libro = “una pubblicazione non periodica stampata che conta almeno 49 pagine [...]
edita in un paese e offerta al pubblico.”
Libro = “un oggetto come gli altri” fatto per essere venduto, scambiato, regalato,
conservato, collezionato, ecc.
Letteratura come organizzazione = l’industria editoriale, l’autore.
Letteratura come contenuto = “consumo quotidiano di testi [...] che si suppone riflettano
l’immagine del mondo” [Bourdon 1997: 9, tr. it.]
I media hanno come proprio oggetto altri media (McLuhan): si servono
ininterrottamente di informazioni o situazioni fittizie tratte dai libri
Letteratura come pubblico = lettori: Mai tanti come oggi.
Che cos’è il “villaggio globale”?
Il concetto risale al canadese Marshall McLuhan (1911-1980), critico letterario e teorico
delle comunicazioni, in particolare a The Gutenberg Galaxy. The Making of Typographic
Man (1962):
L’invenzione dell’alfabeto fonetico “con la sua astrazione del significato dal suono e la
sua traduzione del suono in un codice visivo” avrebbe “tradotto l’uomo fuori dal mondo
possessivo di totale indipendenza e di interrelazione costituito dalla rete uditiva”.
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Oggi però i media elettrici causano una sorta di progresso/regresso a una situazione
tribale in cui torna a predominare il senso dell’udito rispetto a quello della vista.
Questo stadio costituisce il “villaggio planetario”, definito come “un unico spazio
delimitato che risuona dei tamburi tribali”, nel quale, vengono restituite “al mondo
occidentale unità di sensazione e di pensiero oltre che di sentimento”, stavolta però sotto
forma di un “cervello tecnologico mondiale”.
Che cos’è la condizione postmoderna?
La stessa situazione analizzata da McLuhan, letta attraverso categorie di pensiero di matrice
marxista, ha dato origine alle teorie sul postmoderno.
Fredric Jameson, critico letterario e teorico marxista, spiega in Postmodernism or The
Cultural Logic of Late Capitalism (1984) che il postmoderno corrisponde:
all’“apoteosi del capitalismo”, ossia a “un’espansione prodigiosa del capitale in aree fino
a oggi non mercificate”, in una “colonizzazione nuov[a] e storicamente original[e] della
Natura e dell’Inconscio”, per cui è portato l’esempio, nel primo caso, della “distruzione
dell’agricoltura precapitalistica del terzo mondo”, e, nel secondo, dell’“ascesa dei media
e dell’industria pubblicitaria”.
alla “cancellazione del confine […] tra la cultura alta e la cosiddetta cultura di massa o
commerciale”, ossia all’emergere
di nuovi tipi di testi pervasi di forme, categorie e contenuti di quell’Industria Culturale tanto appassionatamente denunciata da tutti gli ideologi del moderno […]. Il postmoderno ha infatti subito tutto il fascino di questo paesaggio”‘degradato” di kitsch e scarti, di serial televisivi e cultura da Reader’s Digest, di pubblicità e motel, di show televisivi, film holliwoodiani di serie B e della cosiddetta paraletteratura con i suoi paperback da aeroporto divisi nelle categorie del gotico o del romanzo rosa, della biografia romanzata e del giallo, della fantascienza e della fantasy: materiali che nei prodotti postmoderni non vengono semplicemente “citati”, come sarebbe potuto accadere in Joyce e Mahler, ma incorporati in tutta la loro sostanza.
Come si pone il problema fra cultura d’élite e cultura popolare?
Secondo le posizioni espresse da Max Horkheimer (1895-1973) e Theodor Wiesengrund
Adorno (1903-1969) nella Dialettica dell’illuminismo (1947) nelle società capitalistiche
anche la cultura, pervertendosi, si è trasformata in merce. La cultura come merce è prodotta
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e scambiata ad opera dell’“industria culturale”. Quali le conseguenze?
L’industria culturale trasforma le masse in consumatori, integrati nel sistema.
In questo contesto, ciascuno ha l’illusione di trovare il proprio tornaconto nei media,
mentre è la pedina di un processo che non controlla minimamente.
Coinvolte nel ciclo produttivo, l’arte superiore, la ‘grande cultura’ perde la sua forza
emancipatrice; l’arte inferiore perde, con la sua autonomia, lo spirito di ‘resistenza’ alla
cultura delle élite.
Come si colloca l’intellettuale/studioso di letteratura nel villaggio globale, ossia nel
postmodernità?
Quali sono le funzioni dello studioso di letteratura?
Riprendendo la definizione di medium, si può dire che ha una posizione intermedia, di
mediazione, fra organizzazione (editore, autori) e pubblico. Può essere visto come un
autore sui generis, la cui opera si nutre di quella di altri autori; oppure come un lettore
specializzato, che gode di una particolare autorevolezza all’interno della comunità dei
lettori.
Quali sono i metodi dello studioso della letteratura?
Secondo il modello del Theory of Literature di René Wellek e Austin Warren (1963) tre
sono le metodologie con le quali affrontare lo studio della letteratura:
■ la teoria della letteratura = sistematizzazione di una forma d’arte intesa in modo
astratto
■ la storia della letteratura = studio diacronico di un certo numero di fatti storici di
vario ordine
■ la critica letteraria = studio analitico di una data opera o di un dato gruppo di opere
selezionate sia in funzione di un sistema di valori
Queste funzioni si basano sulle capacità di:
■ valutazione = quando si esercita un giudizio rispetto alla qualità artistica, ossia
formale, di un testo
■ interpretazione = concerne il significato, un senso oggettivo deposto nel testo,
ricercato dall’approccio ermeneutico
■ senso della storia = sempre tramite il circolo ermeneutico (comprensione attraverso i
pregiudizi e le precomprensioni all’interno di un movimento circolare), è necessario
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ricostruire il panorama storico di un’opera.
La postmodernità mette in crisi queste metodologie perché:
è incredula nei confronti della Storia, della quale è evidenziato il suo carattere artificiale
di “metanarrazione” (Lyotard)
salta il concetto di continuità storica: “il problema non è più quello della tradizione e
della traccia, ma quello della frattura e del limite, non è più quello del fondamento che si
perpetua, ma quello delle trasformazioni che valgono come fondazione e rinnovamento
delle fondazioni” (Foucault)
la storia non si dà più come documento: “Per la storia il documento non costituisce
quindi più una materia inerte attraverso la quale essa tenta di ricostruire quello che
hanno fatto o detto gli uomini, ciò che è passato ed ha lasciato solo una traccia: essa
cerca di definire, proprio all’interno del tessuto documentario, delle unità, degli insiemi,
delle serie, dei rapporti”. Ossia il documento viene analizzato/dissezionato come entità
linguistica.
Contrariamente al vecchio sogno positivista, il passato non ci è accessibile se non in
forma di testi, ossia non di fatti ma sempre di archivi, di documenti, di discorsi, di scritti.
La storia è un racconto che, una sorta di testo che fa parte della letteratura (New
Historicism).
Vengono a mancare quelle che Foucault chiama le unità del discorso, soprattutto il libro
e l’opera (nel senso di totalità degli scritti di un autore)
La morte dell’autore (titolo di un articolo di Barthes del 1968) = L’autore è una
funzione, la rotella di una macchina, di un sistema, una costruzione storica e ideologica,
la proiezione in termini psicologici della struttura del testo. All’autore come principio
produttivo ed esplicativo della letteratura Barthes sostituisce il linguaggio, impersonale e
anonimo.
Di conseguenza lo storico della letteratura non ha più storia cui appoggiarsi. “È come se si
trovasse in assenza di gravità” (Antoine Compagnon)