Adorno, Horkheimer - L'Industria Culturale

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L'industria culturale Quando f illuminismo diventa mistificazione di massa La tesi sociologica che la perdita del sostegnorappresen- tato dalla religione oggettiva, la dissoluzione degli ultimi residni della.società precapjtalistica, la crescente difieren- ztazrone tecnlca e socrale e la tendenza allo specialismoab- biano dato lr"rogo a un caosculturale è srnentita ogni giornc-r dai fatti. La civiltà attuale conferisce a tutti i suoi prodot- ti un'aria di somiglianza.Il frIm,la radio e i settimanali co- stituiscono, nel loro insieme, un sistema. Ogni settoreè ar- monizzatoal suo interno e tutti lo sono fra loro. Le manifc- stazioni estctiche anche di quel1iche possonosembrare gli estremi opposti nel campo della politica celebrano allo stes- so modo I'elosio de1ritmo d'acciaio. Le sedi clecorative del- le grandi u-nìini.ttnrioni e delle esposizioní industriali non sono molto diverse nei paesi autoritari e negli altri. I pr- lazzi monr-rmentali, tersi come cristalli, che si vedono spull- tare da tlltte le parti, rappresentano la pura razionalità pri. va di scnso dei srandi cartelli internazionali a cui tendevrr già, a suo t.-po, la libera inizíativa abbandonataa se stcs sa, di cui restanole racce nei tetri edifici circostanti - d'rr. bitazione o cl'allari - delle città desolate. Già le case;riri vecchie intorno ai centri dí cementoarmato hanno I'aria <li slums, e i nuovi bungalows ai margíni delle città cantíìno già (come lc fragili costruzioní delle fiere internazionali)lt' iodi del progrcsso tecnico, invitando a liquidarli, dopt, rrn rapido uso, come scatoie di conserva. Ma i progetîi urbrrtri stici cire dovrebbero perpetuare, in piccole abitazioni i1ii.' niche, l'individuo come essereindipendente,1o sottorrrt'l tono ancora piú radicalmente alla sua antitesi, il potert trr taie del capitale. Man mano che gli abitanti vengono t'i,lri,r mati nei cenúi a scopo di lavoro e di divertimerrto,torrr,' L' INDLI STRIA CULTURA].h f27 produttori e come consumatori, le cell-rle edilizie si cristal- Iizzano, senzasoluzioni di continuità, in complessibene or- gtnizzati. L'unità visibile e manifestadi macrocosmo e tni- crocosmo illustra nel modo piú eflicace, agli occhi degli uo- mini, 1o schema della loro cultura, che è la falsa identità di nniversale e particolare. Ogni civiltà di massasotto il mo- nopolio è identica, e íl suo scheletro,I'armatura concet- tuale fabbricata cla quello, comincia a deiinearsi. I manipo- latori, infatti, non sono piú interessatia tenerla nascosta, poiché la sua autorità si rafiorza quanto piú francamente e brutalmente si riconosce.Ii film e la radio non hanno oiú bisogno di spacciarsi per arte. La verità che non sono alìro che affari serve loro da ideologia, che dovrebbe legittimare le porchelie che producono deliberatamente. Si autodefini- sconoindr-rstrie, e rendendo note le cifre dei redditi dei loro clirettori generali soflocano ogni dubbio possibile circa la necessità sociale dei loro orodotti. Coloro che vi sono intéressati amanospesso spiegare l'in- ciustria cuiturale in termini tecnologici, Il fatto che, ad es- sa, partecipino milioni di persone, imporrebbe I'uso di tec- rriche riproduttive che, a loro volta, fanno inevitabilmente t:he, nei luoghi piú disparati, g1i stessibisogni siano soddi- sfatti da beni prodotti in serie. I1 conffasto di natura tec- nica fra il ristretto nLimero dei cenri produttivi e la rice- zione diffusa de1le opere condizionerebbe I'organizzazione e lrr pianificazioneda parte dei detentori. I clichés sarebbero sr-'aturiti, in origine, <1ai bisogni dei consumatori: e solo per (lLresto motivo sarebbero accettati cosí docilmente,senza la rriiritna opposizione. E,, in efietti, è proplio in questo cir- , olo di manipolazione e bisogno che ne deriva (e che viene in t:r1 rnodo, a ta{Iorzatla) che l'unità del sistema si compatta s('mpredi piír. lVIaci si guarda bene dal dire che l'ambiente irr cui la tecnicaacquista il suo potere sulla società è il po- lLle cli coloro che sono economicamente piú forti sulla so- ( rctàstessa. La razionalità tecnica di oggi non è altro che la r'r;rionalítà del dominio. È il carattere coatto. se cosí si ouò ,l,r',:. dclla società cstraniata a se stessa. Le eutomobilí, le 1,.rrrbe e il cinema tengono insieme il tutto finchéla loro ten- , l, nzalivellatrice finirà per ripercuotersi sulf ingitrstizia stes- .ì rì cLrí serviva. Per il momento la tecnicadell'indr,rstria cul- t rr;rlc è arrivata solo alla standardizzazione e alla nrodu- Ir I i i I i l It ;.d { il il, ill

Transcript of Adorno, Horkheimer - L'Industria Culturale

L'industria culturale

Quando f illuminismo diventa mistificazione di massa

La tesi sociologica che la perdita del sostegno rappresen-tato dalla religione oggettiva, la dissoluzione degli ultimiresidni della.società precapjtalistica, la crescente difieren-ztazrone tecnlca e socrale e la tendenza allo specialismo ab-biano dato lr"rogo a un caos culturale è srnentita ogni giornc-rdai fatti. La civiltà attuale conferisce a tutti i suoi prodot-ti un'aria di somiglianza.Il frIm,la radio e i settimanali co-stituiscono, nel loro insieme, un sistema. Ogni settore è ar-monizzato al suo interno e tutti lo sono fra loro. Le manifc-stazioni estctiche anche di quel1i che possono sembrare gliestremi opposti nel campo della politica celebrano allo stes-so modo I'elosio de1 ritmo d'acciaio. Le sedi clecorative del-le grandi u-nìini.ttnrioni e delle esposizioní industriali nonsono molto diverse nei paesi autoritari e negli altri. I pr-lazzi monr-rmentali, tersi come cristalli, che si vedono spull-tare da tl l tte le parti, rappresentano la pura razionalità pri.va di scnso dei srandi cartelli internazionali a cui tendevrrgià, a suo t.-po, la libera inizíativa abbandonata a se stcssa, di cui restano le racce nei tetri edifici circostanti - d'rr.bitazione o cl 'allari - delle città desolate. Già le case;ririvecchie intorno ai centri dí cemento armato hanno I'aria <lislums, e i nuovi bungalows ai margíni delle città cantíìnogià (come lc fragil i costruzioní delle fiere internazionali) lt 'iodi del progrcsso tecnico, invitando a l iquidarli, dopt, rrnrapido uso, come scatoie di conserva. Ma i progetîi urbrrtristici cire dovrebbero perpetuare, in piccole abitazioni i1ii. 'niche, l ' individuo come essere indipendente, 1o sottorrrt ' ltono ancora piú radicalmente alla sua antitesi, i l potert trrtaie del capitale. Man mano che gli abitanti vengono t' i , lr i,rmati nei cenúi a scopo di lavoro e di divertimerrto, torrr, '

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produttori e come consumatori, le cell-rle edilizie si cristal-Iizzano, senza soluzioni di continuità, in complessi bene or-gtnizzati. L'unità visibile e manifesta di macrocosmo e tni-crocosmo illustra nel modo piú eflicace, agli occhi degli uo-mini, 1o schema della loro cultura, che è la falsa identità dinniversale e particolare. Ogni civiltà di massa sotto i l mo-nopolio è identica, e íl suo scheletro, I 'armatura concet-tuale fabbricata cla quello, comincia a deiinearsi. I manipo-latori, infatti, non sono piú interessati a tenerla nascosta,poiché la sua autorità si rafiorza quanto piú francamentee brutalmente si riconosce. Ii film e la radio non hanno oiúbisogno di spacciarsi per arte. La verità che non sono alìroche affari serve loro da ideologia, che dovrebbe legittimarele porchelie che producono deliberatamente. Si autodefini-scono indr-rstrie, e rendendo note le cifre dei redditi dei loroclirettori generali soflocano ogni dubbio possibile circa lanecessità sociale dei loro orodotti.

Coloro che vi sono intéressati amano spesso spiegare l ' in-ciustria cuiturale in termini tecnologici, Il fatto che, ad es-sa, partecipino milioni di persone, imporrebbe I'uso di tec-rriche riproduttive che, a loro volta, fanno inevitabilmente sít:he, nei luoghi piú disparati, g1i stessi bisogni siano soddi-sfatti da beni prodotti in serie. I1 conffasto di natura tec-nica fra il ristretto nLimero dei cenri produttivi e la rice-zione diffusa de1le opere condizionerebbe I'organizzazione elrr pianificazione da parte dei detentori. I clichés sarebberosr-'aturit i, in origine, <1ai bisogni dei consumatori: e solo per(lLresto motivo sarebbero accettati cosí docilmente, senza larri ir itna opposizione. E,, in efietti, è proplio in questo cir-, olo di manipolazione e bisogno che ne deriva (e che viene int:r1 rnodo, a ta{Iorzatla) che l'unità del sistema si compattas('mpre di piír. lVIa ci si guarda bene dal dire che l'ambienteirr cui la tecnica acquista i l suo potere sulla società è i l po-lL le cli coloro che sono economicamente piú forti sulla so-( rctà stessa. La razionalità tecnica di oggi non è altro che lar'r;rionalítà del dominio. È i l carattere coatto. se cosí si ouò, l , r ' , : . dcl la società cstraniata a se stessa. Le eutomobi l í , le1,.rrrbe e i l cinema tengono insieme il tutto finché la loro ten-, l, nza livellatrice finirà per ripercuotersi sulf ingitrstizia stes-.ì rì cLrí serviva. Per il momento la tecnica dell'indr,rstria cul-

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lasciar passare nulla che non comisponda ai loro prospetti,al loro concetto del consumatore e soprattutto a loro stessi.

Se la tendenza sociale oggettiva dell'era in cui viviamosi incarna nelle tenebrose intenzioni soggettive dei diretto-ri generali, si tratta, in origine e in prima isranza, di quel-li dei settori piú potenti dell'industria: acciaio, petrolio,elettticità e chimica. I monopoli cultr:rali sono, nei loro con-fronti, deboli e impotenti. Devono spicciarsi a soddisfarei veri detentori del potere, se non vogliono che la loro sfe-ra nella società di massa - il cui particolare genere di merceha già troppo a che fare col liberalismo indulgente e con gliintellettuali ebrei - sia sottoposta a una serie di repulisti.La dipendenza della piú potcnte compagnia radiofonica dal-i ' industría elettrica, o quella del cinema dalle banche, de-finisce tutto il settore, i cui vari rami sono poi, a loro volta,economicamente cointeressati e interdipendenri. Tutto è co-sí strettamente ravvicinato che la concentrazione dello spi-rito attinge un volumc tale che le permette di traboccare ol-me i confini delle varie ditte e dei vari settori tecnolopici. L'u-nità spregiudicata dell'industria culturale attesta que'ila che siviene formando nella vita politica. Le distinzioni enfatica-rnente ribadite) come quella tra i fiim di tipo a e ó, o quellalra i racconti pubblicati in settimanali di diverse categoriedi ptezzo, piú che essere fondatc sulla lealtà e derivare dacssa, servono a classificare e organizzare i consumatori, e atenerli piú saldamente in pugnò. Pcr tutti è previsto qual-cosa perché nessuno possa sfuggire; le differenze vengonoinculcate e diffr"rse artificialmentc. L'approvvigionamento.lcl pubblico co1l una gcrarchia di qualità prodotte in seriescrve solo alla quantificazione piú completa e senza lacune.()snuno è tenuto a comportarsi, in modo per cosí dire spon-trrneo, secondo il <level> che gli è stato assegnato in antici-1,o sulla base degli indici statistici, e a rivolgersi alla cate-lolia di prodotti di massa che è stata fabbricata apposita-rncnte per i l suo tipo. Ridotti a materiale statistico, i consu-rrr:rtori vengono suddívisi, sulle carte geografiche degli uf-lii'i per le ricerche di mercato, che non si distinguono prati-r ;ìr)reote piú da quelli di propaganda, in gruppi di reddito,

' r ' ,:aselle verdi, rosse e azzLrîte.l,o schematismo del procedimento risulta dal fatto che,

,ll'r fìne, i prodotti difierenziati meccanicamente fta loro si

zione in serie e ha sacrificato ciò per cui la logica dell'operasi distingueva da quella del sistema sociale. Ma questo. ef'fetto non si deve udd.bitur. a una presunta legge di svilup-po della mera tecnica come tale, ma alla funzione che essasvolge nell'economia attuale. Il bisogno che potrebbe forseanche sottrarsi al controllo delle istanze cenrali, è sofiocatogià da quello della coscienza individuale. 11 passaggio dal te-lefono alla radio ha separato nettamente le parti, I l pri-mo, l iberale, permetteva ancora all 'utente di svolgere laparte del soggetto. La seconda, democratica, rencle tutti delpari ascoltatori, per consegnarli, in n.rodo autoritafio, ai pro-grammi fra loro tutti uguali delle varie stazioni. Non si èsviiuppato alcun sistema di replica, e le trasmissioni priva-t" .onò tenute alla clandestinità. Esse si limitano al mondoeccentrico degli <<amatori>, che sono poi, per giunta, an-cora organizzati dall'a7to. Mentre ogni traccia di sponta-neità del pubblico nell'ambito della radio ufiìciale viene con-vogliata e assorbita, in una selezione di tipo specialistico,da cacciatori di talenti, competizioni davanti al microfono emanifestazioni addomesticate di ogni genere. I talenti ap-partengono all'industria molto tempo prima che questa liDresenti: alÚimenti non si adatterebbero con tanto zeIo.Laàostituzione del pubblico, che teoricamente e di fatto favo-risce i l sistema dèll ' indusria culturale, fa parte del sistema,e non lo scusa punto. Quando un ramo artistico procedcesattamente secondo la stessa ricetta di un alffo, molto lon-tano da esso per contenuti e mezzi espressivi: quando il no-do drammatico delle commediole radiofonichc diventa un'il-Iustrazione pedagogica del modo in cui si risolvono le difl'ì-coltà tecniche, che vengono dominate come iarn allo stessom,rdo che nei punti culminanti delia musica jazz, o quandol'adattamento sperimentale di una frase di Beethoven si conr-oie secondo 1o stesso schema di quello di un romanzo tl iTolstoj in un fi lm, i l r icorso ai présunti desideri spontancidel pubblico si rivela come un pretesto inconsistente. E giipiú vicina alla realtà la spiegazione che si richiama al pcs.,specifico, alla forza d'inerzia dell'apparato tecnico e personale, che, peraltro, va inteso, in tutti i suoi particolari, c<rme facente parte clel meccanismo economico di seleziorr,'.Bisogna aggiungere l 'accordo o, quanto meno, la comttl)( 'determinazione dei capi esecutivi di non produrre e di ttor'

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a prescindere dal plot, e cioè dall'intreccio, che è stato sceltodi volta in volta dalla direzione della produzione.

Il lavoratore, durante il tempo libero, deve orientarsisull'unità della produzione. Il compito che 1o schematismokantiano aveva ancora lasciato ai soggetti, e cioè quello di ri-ferire in anticiDo la molteplicità dei dati sensibili ai concettifondamentali, è levato ai soggetto dalf industria. Essa at-tua e mette in pratica 1o schematismo come primo serviziodel cliente. Nell'anima era all'opera, secondo Kant, un mec-canismo segreto che preparava già i dati immediati in mo-do che si adattassero al sistema della pura ragione. Oggi l'e-nigma è svelato. Anche se la pianificazione del meccanismoda parte di coloro che allestiscono i dati, e cioè dell'indu-stria culturale stessa, è imposta a quest'ultima dal peso diuna società che - nonostante ogni razionalizzazione - rimanepur sempre ftrazionale, è solo nel suo passaggio attraversogli organi dell'industria che quella tendenza fatale si trasfor-ma nella intenzionalità scaltrita che è propria di quest'ul-tima. Per il consumatore non rimane oiú nulla da classifi-care che non sia già stato anticipato neilo schematismo del-la produzione. La prosaica arte per il popolo rcalizza quelf i-dealismo fantastico che appaliva eccessivo e insostituibile aquello critico di Kant. Tutto proviene dalla coscienza, daquella di Dio in Malebranche e in Berkeley, da quella delladirezione terrena della produzione nella moderna arte dimassa. Non solo i tipi di ballabili, divi, radiodrammi ritor-nano ciclicamente come entità invariabili, ma il contenutospecifico dello spettacolo, ciò che apparentemente muta, èin realtà dedotto da quelli. I particolari diventano fungi-bili. La breve successione di intervalli che si è rivelata ef-ficace in un motivo di successo. il fiasco temporaneo dell'e-roe, che egli dimostra di saper accettare spórtivamente, lebotte salutari che la bella riceve dalle robuste mani del divo, i suoi modi rudi con I'ereditiera viziata, sono, come tut-ti i particolaú, clichés bell'e pronti, che si possono impiega-re a piacere qua o là, e che sono interamente definiti, ognivolta, dallo scopo che assolvono nello schema complessivo.Confermarlo, mentre lo compongono, è tutta la loro vitali-tà. Si può sempre capire subito, in un film, come andrà afinire, chi sarà ricompensato, punito o dimenticato; per

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rivelano come sempre identici. Che la difrercnza fra la seriedei tipi della Chrysler e quella della General Motors sia, infin dei conti, illusoria, lo sanno anche i bambini che vannopazzi per queste cose. I pregi e gli svantaggi discussi daiconoscitori servono solo ad eternare 7a oawenza di una con-correnza e di una possibilità di scelta. Le cose non stannodiversamente per quanto riguarda le produzioni della rVar-ner Brothers e della Metro Goldwin Mayer. Ma anche frai tipi piú cari e meno cari della collezione di modelli dellastessa ditta le differenze tendono a ridursi sempre di piú:nelle automobili a difierenze nella cilindrata, nello spazio in-terno, nelle date in cui sono stati brcvettari i vari 'gadgers;nei film a difierenze nel numero dei divi, nello sfòggio dimezzi tecnici, manodopera, costumi e decorazioni, e nell'im-piego di folmule psicologiche piú aggiornate. La misura uni-taria del valore consiste nella dose di conspicuous produc-tion, dí investimento messo in mostra. Le diflerenze di va-lore preventivate dall'industria culturale non hanno nullaa che fare con difierenze oggettive, col significato intrinsecodei prodotti. Anche i mezzi tecnici vengono indirizzati ver-so una crescente uniformità reciproca. La televisione tendea una sintesi di radio e cinema, che viene ritardata finché lepafti interessate non si saranno messe completamente d'ac-cordo, ma le cui possibilità illimitate porrono essere poten-ziate a tal punto dall'impoverimento progressivo dei mate-riali estetici che l'identità oggi appena lawata di tutti i pro-dotti dell'industria culturale potrebbe trionfare aperramen-te quanto prima, realizzando in chíave sarcastica il sognowagneriano dell '<<opera d'arte totale>>. La coincidenza'treparola, immagine e musica riesce in modo tanto piú perfet-to che nelTristano perché gli elementi sensibili che proto-collano tutti quanti, senza eccezione, la supcrficie della real-tà sociale, sono già prodotti, in linea di principio, nello stes-so pfocesso tecnico di lavoro e si limitano ad esprimerne I'u-nità come loro contenuto essenziale. Questo piocesso lavo-rativo integra tutti gli elementi della produzione, dalla pri-ma idea del romanzo che tiene eià d'occhio la oossibilità delfilm fino all'ultimo effetto tonóto. È il trionfo del caoitaleinvestito. Imprimere la sua onnipetenza, a lettere di fuoco,e cioè quella del loro padrone, nel cuore di tutti gli espropria-ti in cerca di impiego, è il significato oggettivo di tutti i film,

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non parlare de1la musica leggera, dove I'orecchio esercitatopuò irrdovinare la continuazione fin dalle prime battute delmotivo e provare un senso di felicítà quando arriva efÌetti-vamente. I1 numero medio di parole deila short slorrr è quel-lo e non si può toccare. Anchè i gags, gli efTetti e lé beitutesono calcolati come I'impalcatura in cui si situano. Ven-gono amminisrati da espèrti speciali, e la loro limitata va-rietà si lascia ripartire, ín linea di massima, nell'uffrcio. L'in-dusria culturale si è sviluppata insieme al primato dell 'e{-fetto, della trovata, de77'exploit concreto e tangibile, del par-ticolare tecnico, sull'opera nel suo insieme, che, un tempo,era la portatrice delf idea ed è stata liquidata insieme conessa. Il particolare, emancipandosi, era divenuto ribelle esi era eretto, dal romanticismo fino all'espressionismo, aespressione libera e scatenata. a esDonente deila rivolta con-trà |'oryanizzazionc.Il singolo efiètto armonico aveva can-cellato, nella musica, la coscienza della totalità formale; ilcolore particolare - in pittura - la composizione del quadro;la penetrazione psicologica l'architettura del romanzo. Atutto questo l'industria culturale pone fine, se cosí si puìldire, per totalità. Non conoscendo piír nient'altro che gli ef-fetti, essa spezza la loro insubordinazione e li sottomette al-Ia formula che ha preso i l posto dell 'opera. Essa {oggia all<rstesso modo il tutto e le oarti. I1 tutto si contraDDone - irrmodo irrelato e jnesorabiie - ai particolari, un po' come I,rcarriera di un uomo di successo, a cui tutto deve servire rlii l lustrazione e di orova. mentre poi essa stessa non è altrt,che la somma di qìeg[ eventi idioti. La cosiddetta idea gc.nerale è una mappa catastale, e crea un ordine, ma nessunlconnessione. Privi di opposizione e di connessione fra I<rro, i l tutto e i l particolare recano, in compenso, gli stessítratti. La loro armonia garantita in anticipo è la parodia rl iquella - faticosamente conquistata - della grande opcr',rd'arte borghese. Cosí si spiega come, in Germania, nei fì lrrrpiú ailegri e spensierati dei periodo democratico, si sentisst'già aleggiare la pace sepolcrale della dittatura.

Il mondo intero è passato al setaccio delf industria c'rrlturale. La vecchia esperienza dello spettatore cinematolir ' :rf ico. che, uscendo suila via. ha I ' imoressione di ffovar:si t lrftonte alla continuaztone de1lo speftacolo appena lascirrlr,,poiché quest'ult imo vuole appunto riprodurre, nel rurxl, '

L' INDUSTRIA CULTURALE

piú rigoroso, il mondo percettivo della vita quotidiana, èassurta a criterio della produzione. Quanto piú fitta e inte-grale è la duplicazione degli oggetti empirici da parte dellesue tecniche, e tanto piú facile riesce oggi far credere che ilmondo di fuori non sia che il prolungamento di quello chesi viene a conoscere al cinema. A partire dalla subitanea in-troduzione del sonoro il processo di riproduzione meccani-ca è passato intetamente al servizio di questo disegno. Lavita - almeno tendenzialmente - non deve piú potersi di-stinguere dal film sonoro. In quanto quest'ultimo, supe-rando di gran lunga il teatro illusionistico, non lascia piú,alla fantasia e al pensiero degli spettatori, alcuna dimensio-ne in cui essi possano - sempre nell'ambito dell'opera cine-matografica, ma liberi dalla costrizione dei suoi dati puntua-li - spaziare e muoversi a proprio talento senza perdere ilfilo della narcazione, addestra le vittime del suo trattamen-to a identificarlo senz'altro e immediatamente con la realtà.l,'impoverimento dell'immaginazione e deila spontaneità del('onsumatofe culturale dei nostri siorni non ha bisosno di, 'sscrc ricondotto, in prima jstanzi a meccanismi di órdinepsicoiogico. Sono i prodotti stqssi, a cominciare dal piú ca-r'lrtteristico di tutti, il film sonoro, a patalizzare quelle fa-trltà per la loro stessa costituzione oggettiva. Sono fatti inrrrodo che ia loro ricezione adegr,rata esiga bensí prorÍezza diirrtuito, capacità di osservazione e competenza specifica,na anche da .,tietare letteralmente I'attività mentale o intel-It:ttuale dello spettatore, se questi non vuole perdere i fat-ri che gli sgusciano rapidamente davanti. La tensione che sivicne in tal modo a creare è, beninteso, cosí automatica, co-.í profondamente inculcata e radicata nel soggetto che nonl,,r piú bisogno di essere attualizzata nel caso particolare e,,rt iene tuttavia ugualmente i l r isultato di rimuovere l ' im-rr'rsinazione. Chi è talmente assorbito dall'universo del film

*esti, immagini e parole - da non essere in grado di ag-r'ìrrngergli ciò per cui solo diventerebbe veramente tale, non, rlctto che sia poi necessariamente, al momento della rap-

l,r( 'sentazione, tutto quanto preso e occupato dagli effetti

1',rlt icolari del macchinario. Da tutti gli altri f i lm e daglirlt r i prodotti culturali che non può fare a meno di conoscere,l, lrrove di attenzione richieste gli sono cosí familiari da

1 ,, rf e I essere fornite, ormai, in modo automatico. La violenza

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della società industriale opera sugli uomini una volta pertutte. I prodotti dell'indusria culturale possono contare diessere consumati alacremente anche in uno stato di distra-zione. Ma ciascuno di essi è un modello del gigantesco mec-canismo economico che tiene tLltti sotto pressione fin c{all'inizio, nel lavoro e nel riposo che gli assomiglia. Da ogni filmsonoro, da ogni trasmissione radio, si può desumere ciò chenon si potrebbe ascrivere ad efietto di-nessuno di essi presosingolaìmente, ma solo di tutti quanti insieme nella soiietà.Immancabilmente, senza eccezione, ogni singola manifesta-zione deif industria culturale torna a fare degli uomini ciòche li ha già resi l ' industria culturale intera, E ad impedire che queito plocesso di riproduzione semplice dello spiritopossa mai dare luogo a quella allargata, vegliano tutti i suoiagenti, dal produttore fino alle associazioni femminili.

Le lamentele desli storici dell'arte e deeli avvocati dellacr-rltura sull'estinzio*ne dell'enersia stil is ticiin Occidente so-no tfemendamente infondate. La taduzione stereotioa diogni cosa, compreso ciò che non si è ancora avuto il tèmpodi pensare, nello schema della riproducibilità meccanica, su-pera in rigore e validità ogni vero stile, concetto con cui gliamici della cultura idealizzano come <(orsanico> ii passatoprccaplta[istico. Ncssun Palestrina avrebbé saputo eipeller"la dissonanza impreparata e inisolta col purismo con cui unarrangeur di musica da jazz elimina ogni cadenza che norrrientra perfettamente nel gergo. Quanclo egli adatta Mozart,non si iimita a modificarlo dove è troppo serio o roppo dilli-cile, ma anche dove armonizzava la melodia diversamentr:- e magari piú semplicemente - di quel che non si usi oggi.Nessun costfuttore di chiese del Medioevo avrebbe passal()in rassegna i soggetti delle rrerate e delle sculture con l,rdiflidenza con cui la gerarchia degli studi cinematogralicicsamina un so€lgetto cli Balzac o di Victor I'Iugo prima clr..questo ottenga 7'imprimatur di ciò che può andare. Nessrrrrcapitolo avrebbe assegnato ai cefi diabolici e alle pene <lt.idannati i l loro giusto posto nell 'ordine del sommo amore c()rllo scrupolo con cui la direzione della produzione lo assefllrlalla torttrra dell'eroe o alla gonna succinta della leading l,r,l t,nella l i tania del f i lm di successo. 11 cataloqo esplicito ecl irrrp l ic í to, essoter ico cd csoter ico, del proibì to e del to l ler ' , r t , 'è taimente ampio e dettagiiato che non si limita a circost'r'i

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vere un settore libero, ma lo domina e 10 controlla da cimaa fondo. Anche i minimi particolari vengono modellati allasua stregua. L'industria culturale, attraverso i suoi divieti,fissa positivamente - come la sua antitesi,l'arte avanzata - ilsuo proprio iingnaggio, con la sua sintassi e il suo lessícoparticolate, La necessità permanente di nuovi efietti, cherestano tuttavia legati al vecchio schema, non fa che accre-scere, come regola suppletiva, I'autorità del tramandato, acui ogni singolo efletto potrebbe cercare di sottrarsi. Tuttociò che appare è segnato da un marchio cosí profondo e siste-matico che, alla fine, non si può afiacciare piú nulla che nonrechi in anticipo I'impronta del gergo e che non si dimostri,a prima vista, lecito e riconosciuto. Ma i matadores - nelcarnpo della produzione o della riproduzione - sono quelliche parlano questo gergo con tanta facilità, iibertà e allegtiacome se fosse la lingua che ha ridotto da tempo al silenzio.[i f ideale della naturalezza nel ramo, che si afferma tantopiú sovranamente quanto piú la tecnica perfezionata riducela tensione fra I'immagine e la vita quotidiana. Il paradossodella routine travestita da natura si avverte in tutte le mani-fr:stazioni dell'industria culturale, e in molte di esse si lascialetteraimente toccare con mano. Un jazzista che deve ese-!,uire un pezzo dt, musica seria, il piú semplice minuetto dilìcethoven, lo sincopa involontariamente, e solo con un sor-lisetto di superiorità si lascia indurre ad attaccare con la bat-trrta preliminare. Questa <(natura>, complicata dalle preteserìcrrpre presenti, e spinte fino all'eccesso, del mezzo specifico,r ostituisce il nuovo stile, vale a dire <<un sisîema di non-cul-tura, a cui si potrebbe riconoscere perfino una certa "unità'rt i l istica", sempre che abbia ancora un senso padare di unal ' . r rbar ie st i l izzata>' .

La forza universalmente vincolante di ouesta stilizzazione:,rpcra già quella delle prescrizioni e dei divieti ufficiosi;,'sqi si perdona piú volentieri a un motivo di non tenersi:rl lc trentadue battute o ail 'ambito della nona, che di conte-rr( r'e anche il piú segreto particolare melodico o armonico.r1r-lneo all'idioma. Tutte le violazioni desli usi del mestie-rI cofilrresSe da Orson Welles gli vengonó perdonate, per-

' t. Ntrt'zscttr, llxzeitgemàsse Betracbtungen, tn tVe*e cit., I, p. r87r . r ,1. i t . c i t . , I I i , r , Adelphi , Mi lano 1972, p.1751.

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ché - scorrettezze calcolate - non fanno che confermare erafîorzarc la validità del sistema, L'obbligo dell'idioma tec'nicamente condizionato che attori e registi devono produrrecome natufa, perché la nazione possa farlo proprio, si ri-ferisce a sfumature cosí sottili da raggiungere quasi la raffi'natezza di mezzr di r-rn'opera d'avanguardia, con cui peral'tro quest'ultima, al contrario di quelli, serve alla verità. Larara capacità di adempiere impeccabilmente alle esigenze del-f idioma della naturalezza in tutti i settori dell'industriaculturale, diventa il crisma dell'abilità e della competenza.Tutto ciò che essi dicono, e il modo in cui 1o dicoÀo, devetrovare riscontro nel linguaggio quotidiano, come avvienenel positivismo logico. I produttori sono degli esperti. L'i-dioma esige una forza produttiva eccezionale, che esso as-sorbe e consuma fino in fondo, e ha superato, in modo sata-nicamente perfido, la distinzione fra stile genuino e stile ar-tificiale, su cui battevala teoîia conservatrice della cultura.Si potrebbe definire artificiale, tutt'al piú, uno stile che fosseimoresso dall'esterno sui moti riluttanti dell'opera. Ma nel-f industria culturale la materia, fin nei suoi uliimi elementicostitutivi, ha origine dallo stesso apparato che produce ilgergo di cui si riveste e in cui si risolve senza residui. I con-trasti che si determinano fra gii <specialisti artistici>>, da unlato, e la ditta produttrice e i censori ideologici, dall'altro, aproposito di una menzogna troppo incredibile, non sono tan-to l'indizio di una tensione estetica interna e immanente al-I'opera, quanto piuttosto cli una divergenza materiale cliinteressi. La fama dello specialista, in cui trova, a volte, ri-fugio un ultimo resto di autonomia estetica oggettiva, entl'itin conflitto con la oolitica commerciale della chiesa o dcltrust che produconó la merce culturale. Ma il lavoro, nellrr,.,u .rr.nza, è già reificato come accettabile prima ancora chcsi addivenga al conflitto delle istanze. Prima ancora di essclcacquistata daZanuck,la santa Bernadette brillava nel canr-po visivo del suo autore come una réclame per tutti i corr-sorzi interessati. Ecco che cosa è rimasto desli <(impulsi arltonomi>> dell 'opera, di cui si parlava una volia. Ed ècco pcr'ché lo stile delf industtia culturale, che non ha piú bisogru,di afiermarsi sulla resistenza del materiale, è - nello stcss,rtempo -lanegazione de1lo stile. La conciliazione di univt'r'sale e particolare, regola eistanza specifica dell'oggetto, clrt'

lo stile deve attuare per poter acquistare vita e sostanza, èinefficace e senza valore, poiché non si determina piú nessunatensione fra i due poli opposti: gli estremi, che si toccano,sono trapassati in una torbida identità, l'universale può so-st i tu i re i l pert icolare e v iccversa.

Eppure questa caricatura dello stile ci fa capire qualcosadeilo ostile autentico>> del passato. Grazie all'industria cul-turale, il concetto di stile autentico si disvela per quello cheè, e cioè per I'equivalente estetico del dominio. L'idea dellostile come coerenza puramente estetica è una fantasia re'trospettiva dei romantici. Nell'unità dello stile, non solodi quello del Medioevo cristiano, ma anche di quello del Ri-nasiimento, si esprime la struttura di volta in volta diversadel potere sociale, e non l 'oscura esperienza deí dominati, incui èra racchiuso i 'universale. i grandi artisti non sono maistati quelli che incarnavano 1o stile nel modo piú puro, Piúlinearè e piúi pcrfetto, ma quelli che 1o accoglievano.nellaproprla opera come rigore intransigente nei confronti del-I 'espressione caotica della soflerenza, come verità negativa.Nello stile delle opere l'espressione del dolore acquistava7a forza senza la quale I'esistenza, nella sua immediatezza,si perderebbe inascoltata. Anche quelle che vengono definiteclassiche, come la musica di Mozart, contengono tendenzeoggettive che, in realtà, erano in contrasto con lo stile di cuici appaiono oggi l'incarnazione. Fino a Schónberg e a Picas-ro, i grandi artiìti si sono riservati il diritto di diffidare dellostile e - in tutto ciò che è essenziale - si sono tenuti meno,rd esso che alla logica interna dell'oggetto. Ciò che gli espres-sionisti e i dadaisti denunciavano polemicamente, la falsità,lcllo stile come tale, celebra oggi il suo trionfo nel gergo( irnoro del uooner, nelIa grazia colta a puntino della stella,t', infine, nel magistrale scorcio fotografico della capannarrriserabile del peone. In ogni opera d'arte, 1o sti le è una pro-rììcssa. Entrando, grazie allo sti le, ne1le forme dominanti, lr1l 'universalità, nel l inguaggio musicale, pittorico o verba-It, ciò che viene espresso nell 'opera dovrebbe riconcil iarsi, rrn I ' idea della vera r-rniversalità, Questa promessa dell 'ope-r;r d'afte, di fondare ia verità mediante l ' inserimento del-I ' irrrmagine nelle forme socialmente tramandate, è insiemerrrr:r'itabile e fallace. Essa assolutizzale forme reali dell'esi-',relrte, pretendendo di anticipare I'adempimento nei loro

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derivati estetici. In questo senso la pretesa deil'arte è sem-pre insieme ideologia. Ma, d'altro canto, è solo in quel con-ftonto con la tradizione che si deposita nello stile che I'artepuò trovare espressione per la sofierenza.L'aspetto deil'ope-ra per cui essa trascende la realtà immediata è, in efietti, in-separabile dallo sti le; ma non consiste nell 'armonia realiz-zata,nella problematica unità di forma e contenuto, internoed esterno, individuo e società, bensí proprio nei tatti incui affiora la discrepanza, nel necessario fallimento della ten-sione appassionata verso l'identità. Invece di esporsi al rischio di quel fallimento, in cui lo stile della grande operad'arte ha sempre finito per negarsi, I'opera mediocre si èsempre tenuta al criterio della somiglianza cor' le alue ope-te, al surrogato delf identità. L'industria culturale, infine,assolutizza f imitazione. Ridotta a Duro stile. ne tradisce ilseÉ{reto, che è I 'obbediente accetta;ione della gerarchia so-ciale. La barbarie estetica attuale rcaTizza efiettivamente laminaccia che incombe sulle creazioni spirituali fin dal giornoin cui sono state raccolte e neutralizzate come cultura. Par-lare di cultura è semore stato contro la cultura. Il denomina-tore comune <<cultura>> contiene già virtualmente la presa dipossesso, f incasellamento, la classificazione, che assttme lacultura nel regno dell'amministrazione. Solo la sussunzioneindustrializzata, radicale e conseguente, è pienamente ade-grata a questo concetto di cultura. Subordinando allo stesscrmodo tutti i rami della procluzione intellettuale all'unicoscopo di otturare i sensi degli uomini, dal momento in cuiescono di fabbrica la sera a quello in cui timbrano il cartel-lino all'orologío di controllo il mattino dopo, coi sigilli delprocesso lavorativo che essi stessi sono costretti ad alimen-tare nel corso della giornata, essa rcalizza sarcasticamentcl'idea della cultura organica, che i filosofi della personalitàopponevano alla massificazione.

Cosí I'industria culturale, lo stile piú rigoroso e inflessi-bile che ci sia mai stato, si rivela come il traguardo e il prrn-to di. arrivo proprio di quel liberalismo a cui si vuole rirrr'proverare la sua mancanza di stile. Non solo le sue categolit'formali e i suoi contenuti sono scaturiti dalla sfera della ctrl'tura liberale, dal naturalismo all'acqua di rose come dall'o1x'retta e dalla rivista: ma anche i moderni lrezsls culturali so

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no il solo luogo dell'economia in cui sopravviva tempora-neamente ancora, coi tipi corrispondenti di imprenditori,una fetta della sfera della circolazione, che è in corso di ra-pida demolizione in tutto il resto della società. Là può anco-ra accadere che qualcuno riesca a fare fortuna, sempre che,beninteso, non guardi troppo diritto davanti a sé, e non per-segua troppo tenacemente ia sua idea, ma acconsenta a trat-tare. Ciò che oppone resistenza, può sopravvivere solo nellamísura in cui si inserisce. Una volta registrato nella sua dif-ferenza dall'apparato delf industria culturale, fa già partedi essa come il riformatore agrario del capitalismo. La rivoltache tiene conto della realtà e sa adesuarsi ad essa divental'etichetta di chi ha una nuova ideala suggerire all'indu-stria. La sfera oubblica della società attuale non lascia di-ventare percettibile alcuna accusa nel cui timbro le personefini d'orecchio non siano in grado di riconoscere il potenteall'insegna e sotto la protezione del quale il protagonistadel1a rivolta è disposto a riconciliarsi con loro. Quanto piúebissale diventa il distacco fra il coro e il vertice, e piú è cer-to che su quest'ultimo ci sarà posto per chiunque sappia ma-nifestare la propria superiorità con Lrna originalità sapien-tcmente organrzzata. Cosí, anche nell'industria culturale, so-pravvive la tendenza del liberalismo a lasciare via libera aile

l)ersone capaci che accettano i principî del sistema. Aprire lastrada a ouesti virtuosi è la funzione che è rimasta ancota,'ggi al

-èt..to che, in altri campi, è già ampiamente rego-

lirmentato, e la cui celebrata l ibertà, già ai tempi del suornassimo splendore, si riduceva in pratica, nell 'arte, comein generale pef tutti quelli che non erano abbastanza furbi,,r quella di morire di fame. Non per nulla il sistema dell'in-rlLrstria culturale è nato e si è sviluppato nei paesi industriali1,iú liberali, come è in essi che si afiermano e che trionfanoi suoi mezzi caratteristici, fra cui in primis il cinema, larrrdio, i l jazz ei settimanali a rotocalco. È vero che il lorol,r'ogressivo sviluppo è stato una conseguenza necessaria del-l, ' leggi generali del capitale. Gaumont e Pathé, Ullstein eI lugenberg, avevano seguito con successo il trend interna-.:ionale; e la dipendenza economica del continente dagli StatiI lrrit i , che si era determinata in seguito alla guema mondiale, rrll'inflazione, ha fatto il resto. Credere che la barbarie del-l rrrclustria culturale sia una conseguenza del <<culturalTag>>,

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e cioè dell'arretîa|ezza della coscienza americana risoetto allivello raggiunto dalla tecnica moderna, è una pia iliusione.Ad essere affetrata rispetto alla tendenza alla formazionedei grandi monopoli culturali era proprio I'Europa prefa-scista. Ma proprio a questo stato di aîretratezza lo spiritoera debitore di quel tanto di indipendenza che gli restava, ei suoi ultimi esponenti della loro esistenza, per quanto diffi-cile e penosa. In Germania il fatto che Ia vita non fosse per-meata che in misura molto ridotta dalle istituzioni demo-cratiche di controllo aveva avuto, curiosamente, efietii pa-radossali. Molte cose rimanevano sottratte all'azione di quelmeccanismo di raercato che era stato scatenato e liberato daogni vincolo nei paesi occidentali. Ii sistema eclucativo, com-prese le università, i teatri che esercitavano una {unzione diguida sul piano artistico, le grandi orchestre e i musei, gode-vano di uno stato particolare di protezione. Le autorità po-litiche, 1o stato e i comuni, che avevano ricevuto quelle istituzioni in eredità dall 'assolutismo, le avevano lasciate ancorausufruire di una parte di quclla autolromia dai rapporti dipotere consacrati in forma esplicita dal mercato che era sta-ta concessa loro, nonostante tutto, fino all'Ottocento avan-zato, dai principi e dai signori feudali. Ciò aveva contribuitoa rafrorzare la posizione dell'arte tardo-borghese nei con-fronti del verdetto della domanda e dell'oflerta e aveva esal-tato la sua capacità di resistenza molto al di 1à dei limiti del-la protezione effettivamente accordata. Anche sul mercatoI'omaggio reso alla qualità non ancora traducibile in valorecorrente finiva per risolversi in potere d'acquisto: per cuirispettabili editori di opere letterarie o musicali potevanooccuparsi di autori che non rendevano molto di piú dell'ap-prezzamento degli intenditori. Solo la necessità di inserirsicontinuamente, sotto Ie minacce piú drastiche e piú severe,come esperto di problemi estetici nella vita degli affari, hadefinitivamente piegato il collo dell'artista. Un tempo essifirmavano le loro lettere, come Kant e Hume, <<servo umi-Iissimo>, e intanto minavano le basi del trono e dell 'altarc.Oggi dànno del tu ai capi di governo e sono sottomessi, r 'rrtutti i loro impulsi artistici, al giudizio dei loro principaliilletterati. L'analisi che Toccueville aveva dato cento annifa si è, nel frattempo, pienarirente avverata. Sotto il mono-polio privato della cultura accade realmente che <<la tiralr-

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nide lascia libero il corpo e investe direttamente l'anima. Làil padrone non dice piú: devi pensare come me o morire'Ma dice: sei libero di non pensare come me, la tua vita, ituoi beni, tutto ti sarà lasciàto, ma a partire da questo mo-mento sei un intruso fta noi>>', Chi non si adegua è colpitoda un'impotenza economica che si prolunga nell'impotenzaintellettuale dell'isolato. Una volta escluso dal giro, è facileconvincerlo di insufficienza. Mentre ormai, nella produzio'ne materiale, il meccanismo della domanda e dell'offertaè in procinto di dissolversi, continua ad operare nella sovra-struttura in funzione di controllo al servizio dei padroni. Iconsumatori sono gli operai e gli impiegati, i fattori agricolic i piccoli borghesi. La produzione capitalistica li incatenatalmente corpo ed anima, che essi soccombono senza resi-stere a tutto ciò che viene loro propinato. E come è semprerrccaduto che i soggetti prendessero la morale che venivaIoro dai signori piú sul serio di quanto non la prendessero(luesti ultimi, cosí anche oggi le masse ingannate e prese in

11iro soccombono, piú ancora dei pochi fortunati, al mitonrenzognero del successo. I loro desideri sono soddisfatti.lnsistono tenacemente, senza demordere, sull'ideologia dit:rri ci si vale per asservirle. Il funesto attaccamento del po-

1,o1o al male che gli si fa arriva fino ad anticipare e a preve-rrire la scaltrezza degli organi decisionali; e supera, nella suaintransigenza, il rigorismo dello Hays Office', cosí come, nel-lc grandi epoche del passato, ha animato e spronato maggioriistanze che erano rivolte contro di lui: il terrore dei tibu-rrrrli. Esso sostiene Mickey Rooney conro la Garbo ffagica,' Paperino contro Betty Boop. L'industria si adatta ai votirlrr €sSe stessa evocati. Ciò che può rappresentare un passivo

1', 'r ' la singola ditta, che, a volte, deve rinunciare a sfruttarelino in fondo il contratto con la stella in declino, è un costo

',rrl ionevole per i l sistema nel suo complesso. Ratif icando

l,rrlrescamente la richiesta di prodotti dozzinali, esso inau-:rrr ',r l 'armonia totale. Giudizio crit ico e competenza speci-lr( :r sono messi al bando, e bollati come la presunzione di chi' i t 'r 'ede superiore agli altri, mentre la cultura, che è cosí

' n. nu 'rocquevrlrt, De la démocratie en Anéúque, Paris 1864, II,l ' r ' t l .

' I t lllìcio pet la censura volontarial.

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democratica, ripartisce equamente i suoi privilegi fra tutti.Di fronte alla tregua ideologica che si è instaurata, il confor-mismo dei consumatori. come I'imoudenza della nroduzio-ne che essi tengono in vita, acquisìano, per cosí ài.., r.rnubuona coscienza. Esso si accontenta della riproduzione delsempre uguale.

La monotonia del sempre uguale governa anche il rap-porto al passato" La novità della fase della cultura di massa,rispetto a quella tardo-liberale, consiste appunto nell'esclu-sione del nuovo. La macchina ruota, se cosí si può dire, szzrplace. Mentte è già in condizione cli determinare il consu-mo, scarta ciò che non è stato ancora spefimentato come unrischio inr-rtile. I cineasti considerano con sosDetto e diffi-denza ogni manoscritto che non abbia già dietro di sé, co-me sua fonte, un rassicurante best-seller. Proprio per questosi parla continuamente di idea, nouelty e surprise, di ciò chedovrebbe essere insieme arcinoto e mai esistito. Ritmo e dinamismo sono al servizio di questo scopo. Nulla deve resta-fe com'era prima, tutto deve continuamente scorfefe, es-sere in moto. Poiché solo l'universale trionfo del ritmodella produzione e delia riproduzione meccanica può assicu-rare che nulla muti, e che non appaia mai qualcosa di incon-gruo. Eventuali addizioni alf inventario culturale sperimen-iato sarebbero troppo rischiose e spericolate. I tipì formalicristall izzati, come lo sketch,Ta sbort story, i l f i lm a tesi, lacanzonetta, sono la media resa normativa, e minacciosa-mente imposta al grande pubblico, del gusto tardo-liberale.I pezzi grossi delle imprese culturali, che vanno d'accordo fraloro come solo un rnanager con I'altro, indipendentementedal fatto che provenga dalle confezioni o dal college, hannoepurato e ruzionalizzato da tempo lo spirito oggettivo. È qua-si come se un'istanza onnipresente avesse passato in rassegnail materiale e stabilito il listino ufficiale dei beni culturali,che illustra brevemente le serie disoonibili. Le idee sonoiscritte nel cielo della cultura, in cui eìano già state collocatee rincl-riuse da Platone, come entità numerate, anzi numeri,che non avrebbero mai potuto aumentare né cambiare.

L'autasemenl, i l divertimento, tutti gli ingredienti del-I ' industria culturale, esistevano già da tempo prima di essa.Ora vengono ripresi e manovrati dall'alto, e sollevati al livello dei tempi. L'ir-rdusria culturale ouò vantarsi di avere

realizzato con estrema energia, e di avere eretto a principio,la trasposizione - che era stata spesso, prima di essa, gofiae maldestra - dell'arte nella sfera dei consumo, di avereliberato |'amusement delle sue ingenuità piú petulanti efasticliose e di avere migliorato la confezione delle merci.Man mano che diventava piú totale e piú totalitaria, e cheobbligava piú spietatamente ogni outsider a dichiarare fal-limento o ad entrare nella corporazione, essa si faceva, nellostesso tempo, piú fine e piú sostenuta, fino a terminare nel-la sintesi di Beìthoven col Casino de Paris. I1 suo trionfo èduplice: ciò che estingue fuori di sé come verità, può ripro-durlo a piacere dentro cli sé come menzogna. L'arte <<legge-ra)> come tale, lo svago, non è una forma morbosa o dege-nerata. Chi ia deplora come un tradimento nei confronti del-l ' ideale deil 'espressione pura si fa delle i l lusioni sul contodella società. Lapurezza dell 'arte borghese, che si era iposta-tizzara come Lln regno della libertà in opposizione alla prassimateriale, era stata p^gata,fin dall ' inizio, con I 'esclusione del-la classe inferiore, alla cui causa - che è quella della vera uni-versalità - l'arte rimane fedele solo in quanto si libera dagliscopi cfella falsa univcrsalità. L'arte seria ha dovuto negarsialla comprensione di coloro per cui i l bisogno e la pressionerlcll 'csistenza fanno della serietà una bef{a, e che sono, dinecessità, contenti quando possono trascorrefe passivamenteil tempo in cui non sono alla ruota. L'atte leggera ha sempreaccompagnato come un'ombra quella autonotna. È, per cosídire, la cattiva coscienza sociale dell 'arte seria. La distanzair cui cluesta, in forza delle sue pfemesse sociali, dovcva ne-cessariamente festafe dalla verità, confelisce all 'altra unaparvenza di legítt imità. La verità è nella loro stessa scissione,chc esprime almeno la negatività della cultura a cr:i dànncllnogo, sommandosi, le due sfere. Meno che mai I 'antitesi sipuò concil iare assumendo I'arte leggera nella seria o, vice-versa, ler seconda nella prima. Ma questo è proprio ciò checerca di fare I ' indusria culturale. L'eccenricità del circo,<lel nanooticuru e del bordello nei confronti della società ledà altreftanto fastidic, cli quella di Schónberg o di KarlKraus. È per ciò che 1I jazz,ista Benny Goodman deve accom-pagnarsi al qtrartetto d'archi c1i Budapest, seguendo 1o spar-tito cor-r un ritmo piú pedante di un clarinettista di filarmo-nica, mentre i membri del quartetto suonano ín modo liscio

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f44 I , ' INDU STRIA CULTURALE L' INDUS'TRIA CULTURALD r45

e verticale e con la stessa dolcezza estenllata di Guy Lom-bardo. Ciò che è piú significativo, in tutto questo, non è lacrassa incultura,la îozzezza o la stupiclità. La merce di scartodi utra volta è stata eliminata dall'industia culturale sraziealla sua stessa perfezione, al ciivieto o alla neutralizzaziótte diogni forma di dilettantistno, per quanto anch'essa commet-ta continuamente galles madornali, senza le quali i'idea diun i ivello <(sostenuto> non sarebbc nemmeno concepibile.La novità sta nel fatto che eli elernenti inconciliabili d.llucultura, I 'arte e lo svago, \ 'e;gol1o ridotti, attraverso la 10-ro comune subordinazione allo scopo, a un soio falso deno-minatore: la totalità clelf industria culturale. Essa consistenella ripetizione. Che le sue innovazioni caratteristiche con-sistano sempre e soltanto in perfezionamenti dclla riprodu-zione di massa, non ò certo un fatto estrinseco o marginalerispetto al sistema. A r:agione f interesse <li innurnerevoliconsumatori è tutto rivolto alla tecnica, e non ai contcnutiripetuti in forma stercotipa, intimamente svuorati di ognisignificato e già praticamentc abbandonati. Il potere socialevenerato dagli spettatori si manifesta piú efficacemente nel-I'onnipresenza clello stereotipo imposta dalla tccnica chcnelle ideologie vecchie e stantie che dovrebbero essere rap-presentate dagli ellimeri contenuti.

Ciononostante I'indusffia culturale rimane pur semprel' industria del divertimento. I i suo potere di disposizione edi controllo sui consumatori è mediato dall'atnusemenl: cherimane eliso e dissolto, alla fine, non da un semplice e brutcrdiktat, ma clall 'osti l i tà - inerenre nl principio <lelI 'amuse-ment - pcr tutto ciò che potrebbe essere piú di esso. Poichéla trasfusione di tutte le tendenze dell'industria culturalcnella carne e nel sangue de1 pubblico si opera in virtú di tut-to il processo sociale complessivo, la sopravvivenza del mer-cato in qlresto scttore tende a promuovere ulteriormentequclle tendenze. La domenda non è ancora sostitlrira daliascmplice obbedienza alle disposizioni provenienti dall 'alto.'Ianto è vero chc la grande riorgantzzazione dcl cinema cheha avr-rto luogo alla vigilia <lella prima guerta mondiale, eche ha rappresentato la premessa naturale delia sua succes-siva espansione) non ò stata altro che un adattamento deli-berato e conseguente ai bisogni del pLrbblico registrati da-gii introiti di cassa, bisogni che, ai tempi dei pionieri dello

schermo, non ci si immaginava nemmeno di dover prendere

in considerazione, Ai magnati del cinema, che fanno semprela riprova sui loro esempi (i successi piú o meno fenomenali),

" -ài, o scanso di sorpiese, sulf istanza contraria, vale a di-

re sulla verità, sembra che le cose vadano cosí anche oggi'La loro ideologia è l 'affare. Rimane vero, peraltro, che la

forza dell ' industria culti-rrale risiede nell 'unità col bisognoche essa pro<luce, e non nel semplice contrasto con esso,quando pure fosse quello cli onnipotenza e impotenzg..L'a-*ott*rrt è il prolungamento del lavoro nell'epoca del tar-do capitalismo. Esso è cercato da cl-ri aspira a sottrarsi al pro-

cesso lavorativo meccanízzaLo per essere poi di nuovo in

crado di affrontarlo e di essere alla sr-ra alrezza. Ma nelloitesso tempo 7a meccanizzazione ha acquistato un potere co-

sí grande ir.rll'uomo cl-re utilizza ii suo tempo libero e sullaruà f"l i . i t,ì, essa determina in modo cosí integrale la fabbri-cazione dei prodotti di svago, che egli non è piú in grado diapprcndere e di spcrimentalc altro che le copie e le ripro-duzioni dello stcsso Dfoccsso lavorativo. I l pr:eteso contenu-to è solo un esile pretesto: ciò che si ímprime realmente ne-gli animi è una seqttenza automatizzata di operazioni pre-

icritte. Al processó iavorativo nella fabbrica e nell'ufficiosi può sfuggire solo adeguandosi ad esso nell 'ozio' Da que-

sto vizio originario è af{etto incurabihnente ogni amuse,'ruent. I l piacere del divertimento si irrigidisce in noia, poi

ché, per potcr restare piacere, non clevc costafe altri sforzi,e deve o.,indi muoversi strettanìentc nei binari delle asso-ciazioniionsuete. l,o spettatore non deve larroratc di testapropria; i l proclotto gii prescrive ogni reazione: non in vir-iú dcl s.,o contcsto oggettivo (che si squaglia, appena si ri-

volge alla facoltà pensante), ma attraverso.una successionedi segnali. Ogni connessione logica, cl're richieda, per essereafieriata, Lln certo respiro intcllettualc, è scrupolosamenteevitata. Gli sviluppi clevono scaturire, ovunque possibile,dalla situazione immediatamente precc<1ente, e non già dal-l'idea clel tutto. Non c'è inffcccio che possa resisterc allo ze-io infaticabile dei collaboretori nel ricavare dalla singola sce-na tutto ciò che se ne può tfarre. Si arriva al punto che fini-sce per apparire pericoloso nnche lo schema gencrale, uellarnisùra in cui esso aveva instaurato un contesto significati-vo, pcr quanto povero ed elementate, 1à dove non si può

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r46 L' INDUSTRIA CULTURALE L' iNDt 'STIì IA CULTURAI-E t47

no spostate. Fin dalle prime sequenze ,1.-i caltolle rrni;n,rtosi annlrncia un rnotivo dell 'azione in base ai cluaic, ncl cor-s,t <1i essa, possa esercrtarsi continuarnentc ia clisl ir-izione:1ra le grida di incitamcnto del pubblicr: i l proragonista clei-la vicenda viene scaravelltato da tutte le pali. i cr.i i l ìc unostraccio. Cosi Ia qudnt i l i t lc l , l ivcrc i rn,-- , r i , , i r runir iz/ . t ,u. i )c l 'adoperare ie categorie hegeliane, trapassa ricl lr i qir,ri i t ir r icl-ia ferocia or ganizzata. I ccnsoli deÌi'inrjr-rsiri r Lillcr nrirugrx-fica, che si sono r-rominati cla sé e c:he sc,;, i ui-rit i ad essada un'aflìnità elctti l 'a, vigiìano scrupolosalLrcutc sr:ì i i l ciuratadcl dclitto, che vienc tirato in hrngo come i-rna bzrtt lrta dicaccia. l- ' i lal ità interlornpe c vrinilìca iI piacer-c che potrebbeessere pJ:ocurato, ín teot:iil, ila11,-r spettacolc't dell'abbLaccio,e rimauda la soddisfazionc ellctt iva ú1 siorno del piogrom"Nella misura in cui i cartoni aninrati irauno qualchc altro e{-fctto, o si propongono qualcirc rrlf l tr scopo, olrre .iucllo diassuefarc i ser-rsi al nuovo litnro <lei lavc.ro e rlcl la vitr, cssinon fanno che martcllar:e in tuttr i cerverll i . l 'arrticc, rnorlittrseconclo cui la bastonata pernlatlrìntc, 1o spezzalsì rJi .lgnitesistenza individr-rale, è la contl izione prcliminare i ' l t: l ia vi-ta in cluesta società. Paperino nci cartr.rni aninrrit i , c<-tme ipoverrrcci nella realtà, ricevono la ior<-l brrr;ru cir,se cli bcttcperché gli spettatori imparino acl abituar.si ailc 1'roirri ' :.

I l piacer'e clclle violcnzir rhc vìeur,: ir- ' f i i ' . t;r rrl i i , l '5s112ggi6,rappresentato trapassa, a sulì volla, jrr rrna ,,, i0len:zit i lr l l i t taallo spettatore, lo svago si ùrasfornra ic t,:nsiore e -*forzo"L'occhio stalìco non devc lasciarsi sf rr.ugirr: nrrl la cli ci ir chc gliesperti clella prcparazionc rlel íì lnr hanno escogitrlto comestimoìantc, non ci si cier;e nrai nrosil:are strr;ri<li o sprovve-dLrti cl i f lonte aÌla scaltrczza lallìr"rata c cot.ìsulnír.t it cl,,: l lu rap-prcsentaziclne, bisogna csscr(ì scllrjrrc ìn r1r'nckr tli seguire c'bisogna dar prova, pci J)fopfi i) conto, di ciucila prontcz;za diintuito e di rif lcssi che lrr prcscntaziclnc cleil;r r" ' jccncla espo-ne e faccomancia. A qucsto pufi io sl 1xrò cfi-rlr itarc se i ' inclu-stria cr rlturale stessa aclem;rie aocora cIÌettivaircr,t... qrrellafunzione di diversione c cli disffazionc: clÌ cni L'ubbtrcameir-tc si vanta. Se la rnaggir.lr parte cleile raciio e i l.. i crncrnato-glafi fossero chir-rsi c rncssi rr tacere, è irloirr., tr;:obabile chei consumatori non ne sr:ntir:cbbcro rcr.:cssi.i i Ì i ,)cit le ln i-nan-canza. È già da un pezzo che, lascirurrl: i ir str:ar.la pef en-trarc nel cinematogfafo, non si r ':ìrcano piri ie porte ciel so-

accettare altro che 7a mancanza piú totale di sienificato. Ac-cade spesso che si rif iuti malignàmente, alla viénda, la con-clusione che i caratteri dei person aggi e la natura della sto-ria richiedevano secondo lo schema iniziale. Al suo posto vie-ne adottata, di volta in volta, come passo immediatamentesuccessivo, la rovata apparentemente piú eflìcace che gli sce-neggiatori cinematografici hanno elaborato per la situazionedata. Una sorpresa ottusamente escogitata fa la sua irruzio-ne nella vicenda cinematografica. La tendenza del prodottoa regredire malignamente alla pura assurdità, al noi-sense, acui potevano legittimamente attingere I'arte popolare, laÍarca e la pagliacciata, fino a Chaplin e ai fratèlli Marx, simanifesta nel modo piú evidente nei generi meno curati.Mentre i film di Greei Garson e di Bettà Davis derivano an-cora, dall'unità del caso psicologico e sociale, qualcosa comela pretesa di un'azione coerente, la tendenza di cui abbiarnoparlato ha finito per imporsi completamente nel testo delnouelty song (la commedia musicale), nel film giallo e ncicartoni animati. Ad essere massacrata e fatta a pezzi. comegli oggetti del comico o dell'orore, è l'idea steìsa che do-vrebbe presiedere al f i lm. I nouelty songs si sono nutrit i dasempre dello scherno per i1 significato, che essi, da braviprecursori ed epigoni della psicoanalisi, riducono all'unitàindifierenziata del simbolismo sessuale. Nei film polizieschie_di avventura che si proiettano oggi non è piú consentito,allo spettatore, di assistere allo svolgimento e alla chiarifi-cazione graduale del la v icenda. Egl i àcve acconterì t í ì rs i , an-che nelle produzioni del genere che non si prendono in gir:oda sé, del brivido delle situazioni isolate, lhe ci si prendcappena la briga di collegare debolmente fra loro.

I cartoni animatí erano stati, a sr.ro tenlpo, gli esponentidella fantasia conro il razionalismo. Essi rendevàno, il-rqrralche modo, giustizia alle cose e agli animali elettrizzatidalla loro tecnicir, in quanto presta.r;no, a cluci povcri cs-seri mutilati, qualcosa come una seconda vita. Oggi non fan-no piú che ribadire la vittoria della ragione tecnolosica sul-la verità mortificata. Qualche anno fa-avevano anco"ra azio-ni coerenti che si scioglievano solo negli ultimi minuti nelritmo indiavolato degli inseguimenti. Il loro svolgimentotipico somigliava, per questo aspetto, al vecchio schema del-Ia slapstick coruedy. Ma ora le proporzioni temporali si sc-

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r48 L' INDUSTRIA CULTURALE

gno, e se le istiruzioni non obbligassero piú al loro uso peril solo fatto della loro presenza, non si manifesterebbe poiun bisogno cosí forte di servirsi di esse'. Questa chiusuranon sarebbe certo Lln reazionario << assalto alle macchine>>. Arestare con un oalmo di naso non sarebbero tanto i fana-tici quanto qtelli che, del resto, ci rimettono sempre, e cioègli arretrati. Per la donna di casa I'oscurità del cinema, no-nostante i film che si propongono di integrarla ulteriormen-te, costituisce un rifugio dove può restarsene seduta per unpaio d'ore in pace, senza essere controllata da nessuno; co-me una volta, quando c'efano ancofa appartamenti privatie sere destinate al riposo, rimaneva a guardare fuori dallafinestra. I disoccupati dei grandi centri trovano un po' difresco d'estate, e di tepofe d'inverno, nei locali a tempera-tura conclizionata. A prescindere da queste considerazioni,anche alla stregua di ciò che esiste, il sistema mosftuosa-rxente sonfiato dell'industria dei divertimenti non rende af-fatto la vita piú umana per gli uomini che se ne servono. L'i-dea di sfruttare fino in {ondo, fino ad esaurirle, tutte le pos-sibilità tccniche date, della utilizzazione intensiva delle po-tenziaTità esistenti per il consumo estetico di massa, fa parte del sistema economico che si rifiuta di utilizzare le capa-cità quando si tratta di eliminare la fame.

L'industria culturale defrauda ininterrottamente i suoiconsumatori di ciò che inintemottamente Dromette. La cam-biale sul piacete, che è emessr dall'azioné e dalla presenta-zione, è prorogata indefinitamente: la promessa, a cui lospettacolo, in fin clei conti, si riduce, lascia malignamente ca-pire che non si verrà mai al sodo, e che l'ospite dovrà ac-contentarsi dell:r lettura del menú. Al desiderio suscitato eattizzato da tutti i nomi e le immagini fascinose, viene ser-vito, alla fine, solo l'elogio della routine quotidiana a cui siproponeva di sfuggire. Anche 1e opere d'arte non consiste-vano certo in esibizioni di carattere sessuale. Ma, in quantorappresentavano la privazione come qualcosa di negativo,revocavano, per cosí dire, I'umiliazione o la mortificazionedell'istinto, e salvavano - indirettamente - ciò che era sta-

t [Si tenga prcsente che, ali'epoca della composizione di questo libro, latelevisione non si era ancora af{ermatal.

I , ' INDUSTRIA CULTURALE T49

to negato. È questo i l segreto delia sublirnazione artistica:rappresentarc l 'adenrpin-rento nclia sua siessa negazione. L'in-dusffia culturale, invcce, non s'. iblima, ma reprime e sofioca.Tornando continuamcnte aci csporre l 'oggctto del desiderio,il seno rilevato dallo su,eatcr c ii busto nudo dell'eroe sbor-tivo, essa non fa che eccitarc ed aguzzare i l píaccre prelimilìarc non sublimato, chc, per 1'abitudine costante ciella pri-vazionc, si è rattrappito e deformato da un pezzo in piacerepuramentc masochistico. Non si dà rnai una situazione ero-tica che non accoppî, all 'ai lusione e all 'eccitamento, I 'av-vertenza prccisa e inequirrocabilc che non si dcve mai e innesslln caso arlivare fìno a questo pullto. Lo Hays Oficenon fa che conlermare c ribaclire i l r ituale che l ' indusriaculturale ha gii i srabil ito 1-ss 1'rloprio conto; que)lo di Tan-talo. Le opcre d'artc sono ascetiche e scnza pudori; I ' indu-stri:r cLrlturale è pornogralìca e prude. Cosí cssa ridr,rce 1'a-morc al l ivcllo del fLrmetto. l.ì, urna volta sottoposte a que-sta riduzionc, molte cose vcngono lasciatc passare, compresoii l ibertinaggio come specialità corrente, a piccolc dosi e conl'etichetta <claring,>. La produzionc in serie del sesso realiz-za automaticamente la sua lin'rozionc. I l divo di cui ci si do-vrebbe innanrolare è fin clall ' jnizio, nella sua ubiquità, lacopia conformc di se stesso. Ogni voce di tenore suona allalutrga con"re un disco cli Caruso, e i volti delle ragazze delTexas souigliano già allo stato natr:rale ai modell i afier-mati seconclo i quali salebbcro classificati a Hollyrvood. Larilrrocluzionc r.r'icccanicr.i clel bcllo, che l'esaltazionc reazio-naria clclla .<cultura>>, con la sua feticizzazione sistematicaclcll ' inclivichialittì, l ìnisce pcr rcndere ancor?ì piír ineh-rtta-bilc, non lascia piír alcuno spazio alf iclolatria incor-rsapevolea cui era lcgato i l sentinlcnto del bello. I l t ionfo sul bcllo èrealizzato clallo humor, dal piaccre nraligno chc si provarrl la vista cli ogni privazionc felicenrcnte riuscita. Sí ride delfatto che non c'è nLrlle cla ridcre. I l r iso, rasscren.ìto o terri-bile, accompngr-ìa sempfe i l r lomcnto in cui vicnc nleno osi dilcgua una palìfa'. I lsso annlrncia Ia l ibcrazionc, sia dzrrrn pericolo l isico, sia chllc lcti clella logica. I i r iso rappaci-ficato risuon?.r cotrle l'cco <lcl fatto che si ò riusciti a sfus-

I [ )er i iucsta r lupl ice funzionc clc l r iso cfr . sopta, pp, 83-S1].

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r50 L' INDUST'RIA CULTURA,LE

gire alla morsir del potere, mentre la rísata cattiva pe{vig-ne a dominare la paura in quanto si schiera dalla parte delleistanze che sono da temere. È 1'eco del potere come forza ine-luttabile. 1l lun è un bagno ritemprante. L'inclustria deidivertimenti lo orescrive continuamente. In essa i l r iso diventa 1o strumeirto di una truf1a operata ai danni della feli-cità. Gli istanti clella felicità non 1o conoscono, e solo le ope-îette, e poi i f i lm, pfesentano il sesso fra sganasciamenti dirisa. Ma Baudelaire non è meno privo di humor di quanto1o sia Hólderlin. Nella falsa società i l r iso ha colpito la fe-licità come una lebbra e la trascina con sé nella sr-ra totalitàinsignificante. Ridere di qualcosa è sempre deridere, e lavita che, secondo la tesi di Bergson, spezzerebbe ne1 risola sua crosta irrigidita, è - in realtà - i ' irruzione della bar-barie, 1'alTermazione di sé, che, nell'occasionc sociaie che lesi ofire, prende il coraggio a due mani e celebra la sua libe-razione da ogni scnrpolo. Il collettivo di quel1i che ridonoè la narodia della vera umanità. Sono monadi chiuse in sestessè, ciascuna delle quali si abbandona alla voluttà di es-sere pronta e decisa a tutto, a spese di tutte le altre e conla maggioranza dietto di sé. In questa falsa armonia presen-tano la caricatura della solidarietà. I1 caratterc diabolicodel falso riso consiste appunto nel fatto che esso ricsce a pa-rodiare efficacemente anche quello che c'è di rneglio: la pro-spettiva della colrcil iazione. Ma il piacere, invece, è severo:res seuer(t pelum gaudiurn. L'ideologia dei conventi, secon-do la quale non già l 'ascesi, ma proprio I 'atto sessuale im-olicherebbe la rinuncia alla beatitudine accessibile all 'uo-mo, è confermata negativamente dalla serietà infìnita del-l 'amante, che sospende, con animo presego, la ptopria vitaall 'att imo cl-re fugge. L'industria culturale pone una fru-strazione gioviale al posto del dolore, che è presente nell 'eb-brczzacome nell'ascesi. Legge suprema è che essi noll perven-gano mai, in nessun modo, a qr-rello che des.iderano, e pro-pr:io di questo devono ridere e coutentarsi. La frustrazionepermanenre rn-ìposra dalla civiltrì r,iene nriovamentc inflit-ta e i l lustrata alle sue vitt ime, nel modo piú chiaro e ine-quivocabile, in ogni esibizione delf industria culturale. Of-frire loro qualcosa e privarli di cssa è, in reaìtà, un sctlo emedesimo atto. Èl questo l 'efletto cli tutto l 'apprt'atc.r crotico.Tutto si aggira intorno al coito proprio perché esso non può

L' INDUSTRIA CULTURALE r5\

mai aver luogo. Ammettere in un film un rapporto illegit-timo senza che i rei incorrano nel meritato castigo, è ogget-to di un tabú ancora piúr rigido di quello che vieta, ad esem-pio, che i l futuro genefo del mil ionario possa darsi da farenel movimento operaio. In contrasto con l 'era l iberale, lacultura industrializzata, come qr,rella fascista, può permet-tersi f indignazione nei confronti del capitalismo, ma nonpuò permettersi di rinunciare alla minaccia di castrazione.Quest'r-rlt ima costituisce tutta la sua essenza. Essa soprav-vive all'allentarrento orpanizzato dei costumi ad uso deimembri delle forze ur-ui. nei film allegri prodotti per 1o-ro, e da ultimo nel]a realtà stessa. Decisivo, oggi, non è piúil puritanesimo, benché esso continui a far sentire la pro-pria voce attraverso 7e organizzazioni femminili, ma la ne-cessità inerente al sistema di non mollare la presa sul con-sumatofe, di non dargli mai, nemmeno per ul-r istante, 1a sen-sazione che sia possibile opporre resistenza. La legge del si-stema impone di presentargli bensí tutti i bisogni coure su-scettibil i di essete soddisfatti dall ' industria culturale, ma,d'altra parte, di predisporre in anticipo quei bisogni in mo-do che egli debba apprendersi, in essi, sempre e solo comeun eterno consumatore, cone un oggetto deli ' industria cr-rl-turale. Non solo essa gli dà ad intendere che la sr,ra truffasarebbe l 'adempimento, ma gli fa altresí capire che, in ognicaso, egli deve accontentarsi di ciò che gli viene ofierto. L'e-vasione dalla vita quotidiana, a cui l ' intera incftrstria cultr-r-r l le, in tut t i isuoi rami, promettc c i i p lovvcdcre, è comeil ratto della figlia nei giornale umoristico americano: è i lpadre stesso a reggere nel buio la scala. L'industria cr-rltu-raie torna a fornire come paradiso la stessa realtà della vitaquot id iana, L 'cscapc c I ' i lopement sono dcst inat i , f in dol-I ' inizio, a ricondurre gli spettatori al punto di partenza. I lpiacere del divertimento promuove la rassegnazione chevomebbe dímcnticarsi in esso.

L'amusemenl complctamente emancipato non sarebbe so-lo 1'antitesi dell 'arte, ma anche 1'estremo che la tocca. L'as-surdo alla maniera di Mark Twain, con cui talora sembracivettirre I ' industria culturale americana, potrebbe rappre-sentare un correttivo dell 'arte. Piú 1'arte, infatti, prende sulserio la sua contraddizione con la realtà esístente. e oiú vie-ne a somigliare al proprio opposto, la serietà della vita; piti

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L' INDUSTRIA CULTURAI-1. ]

si sforza di svolgersi, senza colnpromessi, dalla sua pura leg-ge formale, e maggiore è 1o sforzo di comprensione che essaesige, menffe i1 suo scopo era proprio qr-rello di negare il pe-so dello sforzo e del lavoro, In certi f i lm-rirrista, ma soprat-tutto nella fatsa e nei f unnies, sembra balet-rare a tratti lapossibilità stessa di questa negazione. Alla sua realizzazioneefiettiva, però, non si pr-rò mai arl ivare. I1 puro divertimen-to nella sua dinamica autonoma. lo spensierato abbandonar-si alle associazioni piú. disparate e alla felicità del non-senso,è frustrato dal clivertimento corrente; è turbato e falsato dalsLrrrogato di un significato complessivo e coerentc che l ' in-dustria culturale si ostina ad allegare alle sue produzioni,nell 'atto stesso it-r cr,ri, strizzando 1'occhio allo spettatore,1o tratta e lo maltratta come un semplice pretesto per I 'ap-parizione dei divi. Trame biografiche o d'altro genefe cu-òiono insieme le pczze dell 'assurdo in una storia icl iota, do-ve non si scnte tintinnare i l berretto a sonngli del matto, mail mazzo di chiavi della ragione capitalistica, che collega - an-che nelf in-rmagine - perfino il piacere agli scopi della buonariuscita. Ogni bacio, nel f i lm-rivista, deve servire alla car-ricra del boxeur o di qr:alche almo esperto di colpi sensa-zionali di cui si celcbra appulrto f ir lesistibile ascesa. Latruffa non consiste qr,rindi nel fatto chc I'jndustria cr-rlturalcammannisce prodotti di svago, ma nel fatto che rovina i l di-veltimento restando impígliata, nel suo zelo commerciale,nei clicbés della cultr-rra in corso di l iquidazionc. L'ctica eil buon gusto impongono c1i escluderc, come ecccssivíìmen-te <<ingenuo>>, l 'amuscnicnl sponmnco e incontrol lato ( f in-genuità non è tncuo rnalvista dcll ' intellettualisn-ro), e fini-scollo per l imitare irnchc le potenzialità tecniche. Sc l ' in-dusttia crrltr-rralc è corrotta, non è già perché sia la Babeledel peccato, ma in quanto si prescnta comc il tempio del pit-cere elevato. A tutti i suoi l ivcll i , cla Hemit-rgrvay a ErnilLndrvig, dalla Signc,,rd Miniuer al I'one Rattger (il cavalie-re solitario), da Toscanini a Guy I-ombarclo, la falsità è 1ostigma distintivo dello spirito che è prcso già confezionatodall 'atte e dalla scienza. L'inclustria cultut'ale conscrva ictracce di qualcosrr di meglio negli aspetti chc l 'avvicinanoal circo, nella bravr-rra ostinata e priva di scnso di cavalle-rizzi, acrobati c clotans, nella <difesa e neila giustificazione

L' INDUS'I 'RIA CULTURALTi 15 -7

clell 'arte fisica nei confronti di quella spirituale>>'. Ma gli ul-t imi rifugi di questo virtuosismo senz'anima, che incarna leragioni clell'umano cli fronte al meccanismo del sistema so-ciale, sono implacabilmente spazzati e ripulit i da una ragio-ne pianificarice che costringe ogni cosa a dichiarare il pro-prio significato e la propria funzione se vuol provare lapropria legitt imità, Essa fa sparire ciò che è prívo di sensoin basso con lo stesso rigole sistematico con cui fa sparire, inalto, i l significato immanente delle opere d'arte.

La sintesi odierna c1i cultura e svaso non si realizza so-lo come depravazione e degenerlzior-r" d"l l. cultura, ma an-che ccrme spi'-itualizzazione e intcllefiuaTizztrzionc coatta del-lo svago. Questa spiritttalizzazione consiste già nel fatto chesi può assistere ad essir, ormai, solo indirettarnente, in ri-produzione, attraverso la cinefotografia o la radioar-rdizione.Nell 'epoca dell 'cspansione liberale I ' anzusement si nutrivadella fede intatta nel futuro: tutto sarebbe rimasto comeadesso e tuttavilt sarebbe andato ancot'a meglio. Oggi 1a fe-clc torna a spiritualizzarsi; cl iventa cosí sotti ie e impalpabi-ic da far perdere dí vista ogni obiettivo concreto e da risol-versi esclusivamente nel fondo clorato che vjene proiettatodietro f immagine clclla realtà. Esso è costituito dagli ac-centi di valore, dai segni positívi, di cui, in perfetto accor-do con la vita reale, vengono muniti ancore una volta, sullosclrermo, il giovanotto in ganba, l'ingegnere , l.a rcgazza di-namica, la rnancanza di scr:r-rpoli camuf{ata da carattere, 1apassione sportiva, e da ultimo le ar-rtomobil i e le sigarette,anche quando lo spettacolo non va sul conto clclle spese dipubblicità dei ioro produttori diretti, ma su qucllo del sistema ne1 suo complesso. L'amusemczl stesso si all inea fragli ideali, pren<,le i1 posto dei grancli valori che ieva definitivamentc dal capo alle nasse ripetendoli in moclo ancora piústercotipo di quanto non faccia pcr le frasi pubblicitarie pa-gate dalle ditte private. L'interiorità, la forma soggettiva-mente l imitata clella verità, è già sempre stata, piú di quan-to non pensassc, soggctta ai padroni esterni. L' jndusffia cul-turale finisce per ridurla a menzogna palese. Essa viene spe-rimentata, ormai, solo come una <lagna>>, che ci si rassegnaa tollerarc, come un condimento agrodolce, nei best-seller

' ri<,tNK wlrrrlrKrND, Gcstnncltc 1l/cr,tc, N{ùnchcn t9zr,IX,p. qz6.

L' INDUSTRIA CULTURALE L' INI)USTRIA CTJLTURAI-L

razione promessa dall'axtuseitteal è c1r-ir-:ih dal pensiercl co-me negazione. L'impuclenza delia don:::inda retorica, <(Maguarcla un po' che cosa vLrole i l pubblicol >). cousjstc ncl fattctche ci si appeila, cofirc a soggetti pciìsrLlri. I clnr:l lc stesscpersone che l'indr-rsttía cr.rlturaie ha ii i:onrpito specífico didisavvezzate dalla soggettività. Ancht l ici rari crisi in cui i lpubblico dà segni di ribell ione contro i ' j l i lu-qtl ia ck:l lo sva-go, ciò è dovuto solo alla passività - divcnuta, a siro modo,coerente - a cui è stato educato DroDrlo ria essir. Con tuttociò i l conrpi to di tenerc e b,r . ln l , r gcnte ì ' , l ivcrrrrr , t v i , r v iasempre piú diflìcile. L'istupiclim<:nto pl-rr'gl essilar proclottodali ' industria culturale.cleve tclrefe i l i : lasso coi plogrcssi del-I'inteiiigenza. Nell'epoca della statistica le massc sono tt:op-po smaliziate per potersi identíf icare serz'altro cr;l mil iona-rio rappresentato sullo schcrmo, e tfofrixr ottlr5e pef poter-si permettere anche solo la minima cleviazione clalla iegge deigrandi numeri. L' ideologia si nascontlc, per cosí ciire, neicalcolo delle probabil ità. La fortuna non tcrcchcrà indiscriminatamente a tutti, ma ei cl-ri avrà la burinri venturr di erstrar-re i l numero giusto, o, piú esattarnente, a chi sariì clesigna-to a questo ruolo, con arbiÚio imperscrirt lbile, cla un pote-re slrperiore (e cioè, per lo piír, la stessa industria dei rl iver-timenti, che viene rappresentata cotne assiclurulente in cer-ca). I personaggi scoperti clai cacciatori "i i tak:nti, e poi Jan-ciati dallo studio cinematogtafico, soi-r<.r .rtipi icieali>, petdirla con \il/eber, del nr-rovo ceto medio rliirendcnte. La stel-lina deve simboleggiare ii tipo delf impicgata, rrre in modoche su di lei, a dif lerenza che sulla vefa, iì mant-ello da seralungo fino ai piedi sembri già fatto su mjsura. (losí essa nonsi l imita a visualizzarc, agli occhi deilr spcttatricc, la pos-sibilità, di cui potrebbc usufruire un giorno ,rnchc lci, dicìsscre presentata sr-rllo schermo, ma ribariisrc, in mor]o an-cora piú eviclente e piú incisivo, la ilistrrn:,rr e 1-rr: le seìpara.Solo una può avere la grandc chiilce, solo uito ì: Íainoso, canche se tutti, <-ia urì prlnto cii vistr rnatcmrtictl, hnrrro lastessa probabil ità, cssa è tuttavia, pcìr ognlino, c,;:si in{ìni-tesíma, che farà bene a farci srrbito un,r crocc soprii e a rallc-grarsi per la fortuna di quelt 'altro r:ìrc : i ' ;rcirirc potlrto es-sere benissimo la sua e che tr-rttavìa trerti l'., ì: mai. I)ove I'in-clusffia cr-rlturale invita ancora a un'icicrr.lrrlir.:azrone ingeuuae immediata) qriesta vienc subito c pro:ìtamelrtc surerrtita.

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religiosi, nei film psicologici e nei woruen serials, solo per

esseie in grado di dominare e di reprimere ancora piú si

curamentJi propri impulsi umani nella vita reale' I-n que-

sto serlso l'imisement realizza efiettivamente quella pu-

rificazione delle passioni che Aristotele aveva già attribuitoalla tragedia e che Mortimer Adler' assegna oggi al cinema.Come Èa rivelato la verità sul conto dello stile, cosí l'indu-stria culturale la scopre anche su quello della catarsi.

Piú le posizioni dell'indusria culturale diventano solidee inattaccabili, e piú essa può permettersi di procedere in mo-clo brutale e sommario coi bisogni del consumatore, di pro-

durli, dirigerli, disciplinarli, e di ritirare perfino il divetti-meJlto: non ci sono limiti, in questo campo, al progressoculturale. Ma questa tendenza è immanente al principio stes-so cleTl'amuseî?zeftt, in qttanto illuminato e borghese' Se ilbisogno di divertimento è stato prodotto, in larga misura,dall'indusria, che reclamizzava, agli occhi delle masse, I'o-pera col soggetto, l'oleografia col piatto prelibato che vi eraiiprodotto, e, viceversa, la polvere per fare il budino con lariproduzione del budino stesso, è dato avvertire da sem-pie, nelT'amusement, il tono della manipolazíone commer-ciale. i l sales talle.la voce dell ' imbonitore nella sua barac-ca da fiera. Ma I'affinità originaria del mondo degli afiari ecli quello dell'amusement si rivela nel significato proprio diquest'ultimo: che non è altro che I'apologia della società.Divertirsi significa essere d'acco rdo. L' amusernent è possibi-le solo in cruànto si isola e si ottunde rispetto alla totalità delDrocesso sociale. e abbandona assurdamente, f in dall ' inizio,ia pretesa irrinunciabile di ogni opera, per quanto insignifi-cante essa possa essere: quella di riflettere, nella proptia limitazione, ii tutto. Divertirsi significa ogni volta: non do-verci pensare, dimenticare la sofierenza anche 1à dove vie-ne esposta e messa in mostra. Alla base del divertimentoc'è un sentimento di impotenza. Esso è, effettivamente, unafrrga, ma non già, come pretende di essere, una fuga dallacat'tiva realtà, ma dall'ultima velleità di resistenza che essa puòavere ancora lasciato sopravvivere negli individui. La libe'

t lFilosofo tomista popolare, che ha difeso il frlm con argomenti trattidalla úlosofia scolastical.

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î56 L' INDUSTRIA CULTURALE L' INDUSTRIA CULTUIìALE I (7

ormai del tutto irrasionevole e arbitrario in chi 7a societàdecide di investire la preparazione preliminare o la fiducianeccssaria per l 'esercizio di quelle funzioni. I l caso e la pia-nificazione si identificano, poiché di fronte all'uguaglianzadegli uomini la fortLina o la disgrazia del singolo, fino ai ver-tici supremi clella gcrarchia, vienc a perdere ogni signifi-cato economico. 11 caso stesso viene pianificato; non cheesso tocchi questo o clucl singolo cleterminato, n.ra proprioil fatto che si crcdii ncl suo soverno. Esso scrvc da alibiai pianificatori c suscitr I ' inrprcssione che la rete di tfansa-zioni c cli misure amminisffative in cui la vita è stata tra-sformata lasci ancora posto, in rÌr 'rar ccrtíì misura, a relazio-ni dirette e spontanee fra gli uon.rini. Questo genere di l i-bertà è sinrboleggiato, nei vari media dell'indusmia cultura-le, dalla selezionc arbitraria cli casi ordinari. Nei resocontiparticolateggiati fornit i dal settimanale sulla crocierc mo-desta ma sr;lendida clella fortunata vincitrice del concorsoorgartizzato dal settimanale stesso (per lo piú una dattilo-grafa che, con ogni pr:obabil ità, l.ra vinto i l concorscl graziealle sue relazioni con qualcl-ie pezzo grosso locale), si riflet-te punttralmente f impotenza di tr-rtt i. Sono ridotti a tal pun-to a n-ìer:o matcriale cl-re i detentori del potere possono sol-levarne, qtranclo vogliono, uno nel loro cielo e scaraventar-1o cli nuovo via: i srroi diritt i c i l suo lavolo non contanonulla. L'inclustrirr ò intcrcssata asli individui solo come aisuoi clienti c ai suoi irnpicgrti, ed è riuscitn efiettivamentea r' idrrmc I'unranità nel srro comolesso. c ciascuno dei suoielemcnti, rì qucsta lormtrl,r csiiuriente. A scconda dell 'aspet-to che plcvalc di volta in volta, si sottolinea c si mctte in ri-l ievo, nell ' icleologia, i l piano o ì1 caso, la tccnica o la vita, lacivilt:ì o la natura. Cone clipenc{enti vengono richiamati al-1'org,anizz.azione razionalc clclla ploduzione e tcnuti ad in-serirvisi dando prova cli sano buon senso. Come clienti, in-vece, si vcclono i] iustrare, sullo scl-remro o sulla stampa, inuna seric di episodi urnani c privati, la l ibertà della scelta in-dividualc c il fascino di cirì cl-re non è stato ancora inqua-drato. Oggetr i cssi lestnrro in ogrr i caso.

Quanto tneno f industria cnlturale ha cla promettere,quanto meno è in graclo cli mostrare che la vita è piena disenso, e tanto piú pover'à cliventa, per fotza di cose, f ideolo-gia che essa diilonde. Anche gli ideali astratti clell'armonia

A nessuno è piú concesso cli dimenticarsi e di perdersi nel-l'oggetto della rappresentazione, Una volta lo spettato_redef ilm si illudeva di scorgere le proprie nozze ín quelledei protagonisti. Oggi i personaggi felici rappresentati sul-lo schermo sono esemplari della stessa specie a cui appar-tiene ogt-ri esponente del pubblico, ma proprio in questauguaglíanza del tipo o de1 genere è implicita la separazioneinsuperabile degli elementi umani. La perfetta somiglianzaè 1'aisoluta difr.&enza, L'identità della specie esclude quellac{ei casi. Si potrebbe quasi dire che I'industria culturale haperfidamente realizzato I'uomo come essere generico. Cia-icuno si riduce a ciò per cui può sostituire ogni altro: unesemplare ftingibile della specie. Egli stesso, in quanto in-dividuo, è l'assolutamente sostituibile, il puro nulla, e que-sto è ciò di cui comincia a rendersi conto quando poi, coltempo, rimane privato della somiglianza. In questo modosi viène a modi6èare la composizione stessa della religione delsuccesso, a cui, peraltro, si rimane ostinatamente attaccati.Al posto della via per aspera atl astra, che implica dificoltàe sforzo, subentra sempre piú il prernio. L'elemento di ca-sualità cieca che si manifesta nella scelta ordinaria del songche dovrà diventare la canzone di successo, o della compar-sa che dovrà figurare come eroina, è esaltato e celebratodalf ideologia. I fiim evidenziano e sottolineano la funzionedel caso. Inponendo I'uguaglianza essenzíale dei loro per-sonaggi, fatta eccezione per il <<cattivo>>, fino ad escluderele fisionomie recalcitranti (tali quelle che, come Ia Garbo,non ti dànno f impressione di poterle apostrofare con un<<hello sister>>), essa rende, a tutta prima, la vita piú facileagli spettatori, Si assicura loro, in questo modo, che nonhanno nessun bisogno di essere cliversi da quello che sono,e chc potrebbero essere, a loro volta, altrettanto fortunati,senza che si pretenda da loro qualcosa di cui si sanno inca-paci. Ma nello stesso tempo si fa loro capire che anche losforzo non servirebbe a nulla, poiché la stessa fortr-rna bor-ghese non ha pirí nessun rapporto con I'effetto prevedibileclel loro lavoro. Essi capiscono I'antifona. In fondo tutti r ico-noscono nel caso, per cui uno ha successo, il rovescio dellapianificazione. Proprio perché le forze sociali hanno già rag-giunto un tale grado di razionalità che ciascuno potrebbe as-solvere ai compiti dell'ingegnere o del l?lanllger, è divenuto

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î19T<R L' INDUSTRIA CULTURALE L'INDUSTRIA CULTURALE

gia, a seconda dei casi, a-nche i vecchi sogni e ideali di una vol-ta, il culto del padre o íl sentimento incondizionato. La nuo'va ideologia ha per oggetto il mondo come tale. Essa adoperail culto del fatto, l imitandosi a sollevare la cattiva rcaltà, me-diante la riproduzione piú scrupolosa possibile, nel regno deifatti accertati. In seguito a questa trasposizione la realtàstessa, in quanto tale, diventa un surrogato del valore e deldiritto. Bello è tutto ciò cl-re la macchina da presa riproduce.Alla prospettiva delusa di poter essere l'impiegata a cui ètoccata in sorte la crocjera ffansoceanica, corrisponde la vi-sta non meno deludente dei luoghi fotografati in modo im-peccabile atnaverso i quali quel viaggio avrebbe potuto con.durre. Ofierta non è I'Italia, ma la prova visibile della suaesistenza. I1 film può permettersi cli mostrare Parigi, dovela giovane americana spera di rcalizzarc i suoi sogni, nelladesolazione piúr paurosa, solo per gettarla ancora piú ine-sorabilmente neile braccia del giovanotto americano in gam-ba che avrebbe potuto incontrare tranqi-rillamente anche acasa. Che tutto in generale proceda, chc i l sistema, anchenella sua fase piú recentc, continui a riprodurre la vita de-gli individui di cui è con-ìposto, invece di eliminarli immedia-tamente, gli viene accreclitato ancora, per girinta, a meritcrc significato. Continuare e tirare avanti in generale cliventala giustif icazione della cíeca sopravvivenza del sistema, oadclirittura della sua irnmutabil ità. Sano è tLltto ciò che siripete, il ciclo nella natura e nelf industria. Etetnamente ghi-gnano gli stessi babies dalle pagine dei rotocalchi, eterna-mente picchia e rimbomba la macchina de7 jazz. Nonostan-te tutti i progressi delle tecniche riproduttive, delle regolee delle specialità, nonostante tLltto questo agitato affaccen-darsi il pane che f industria cultr-rrale ammannisce agli uomi-ni non cessa di cssere la pietra della stereotipia. Essa viveclel ciclo, della meravíglia certamente fondatzr che le madri,nonostante trltto, continuino a partorire dei figli, che le ruo-te e le manovellc continuino a girare. L'irnmutabilità dei rap-porti sociali trova in tutto questo la sua sanzione definitiva.I campi di spighe che ondeggiano al sole alla fine delDitta'tore di Chaplin smentiscono I'arringa antifascista per la libcttà. Somigliano alla cl-rioma bionda del7a ragazza tedescacli cui 1'Ufa fotografa la vita di campeggio nel vento d'estate.La natura, per il fatto stesso che il meccanismo sociale del

e della benevolenza sociaie sono diventati troppo concretinell'epoca della pubblicità universale. Il pubblico ha appre-so a identifìcare, proprio nei concetti astfattí, uno strumen-to essenziale della pubblicità. Il discorso che si richiama so-lo alla verità non fa che suscitare I'impazienza di arrivare alpiú presto allo scopo commerciale che sí suppone che essopersegua. La parola che non funge da mezzo appare priva <lisenso, mentre I'altra non può fare a meno di suonare comefinzione e menzogna. I giudizi di valore vengono percepiticome réclame o conìe chiacchiere insulse. Ma I'ideologia, co-stretta cosí a mantenersi nel vago e ad esprímersi ín terminipoco impegnativi, non diventa perciò meno opaca, e nonperde per questo deila sua forza di suggestione. Proprio Iasua genericità e indeterminatezza, la sua riluttanza, di típoquasi scientistico, ad impegnarsi in afrermazioni che nonsiano suscettibili di verifica, fr-rnge eficacemente da strumen-to del dominio. Essa diventa la proclamazione energica e si-stematica di cíò che esiste. L'industria culturale tcnde a pfe-sentarsi come un insieme di proposizioni protocollari c adiventare, proprio in questo modo, il profeta inconfutabiledell 'esistente, Essa si apre la strada, con straofdinaria abil ità. fra la Scilla del falso identificabile e denr-rnciabile e laCariddi della verità manifesta, ríproducendo tale e quale ilfenomeno che occlude, col suo spessore, la conoscenza e itl-sediando senz'alffo come ideale la sua superficie onnipre-sente e compatta. L'ideologia si scinde rrella fotografia dellarcaltà bruta e nella nuda menzogna del suo significato, chenon è formulata esplicitamente, ma suggerita e incr,rlcata. A

dimostrazione della divinità del reale ci si limita a tipcterlocinicamente aif infinito. Questa prova fotologica non è strin-gente, ma è schiacciante. Chi, di fronte alìa potenza dellamonotonia, dubita ancora, è w pazzo. L'industria culturaleha altrettanto br:on gioco a respingere le obiezioni rivoltecontro cli essa come quelle rivolte contro il mondo cl"re essaraddoppia senza tesi pieconcette. Si ha solo 1a scelta tra colla-bcraré ò tturt.n. in disparte: í provincialí, che, per combat-tere il cinema e la radio, ricorrono all'eterna bellezza e allefìlodrammatiche, sono politicamente già là dove la cultura cli

massa sta ancola spingendo i suoi. Essa è abbastanza tem-pl'ata e catafuatta da poter parodiare o sfruttare come i<leolo-

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L' INDUSTRIA CULTURALE r6rr60 L' INDUSTRIA CULTURALE

dominio la assume elavaTorizza come salLltare antitesi del-la società, è assorbita e inquadrata neila società inguaribiIe. L'assicurazione visiva che gli alberi sono verdi, il cielo èazatrro e le nuvole passano, ne fa già, in qualche modo, icrittogrammi di ciminiere di fabbriche e di posti di benzi-na. A ioro volta, le ruote e le parti meccaniche devono bril-lare allusivamente, degradate a esponenti e incarnazioni diquell'anima vegetale ed eterea. Cosí la natura e la tecnicavengono mobilitate insieme contro la mufla e I'odore di chiu-so, contro I'immagine falsata nel ricordo della società libe'rale, in cui ci si aggirava, a quanto pare, con un senso dioppressione, in afose stanze felpate, invece di praticare, co-me si usa oggi, un naturismo sano e asessuale, e si rimanevacontinuamente in panne nelle Mercedes antidiluviane del-l'epoca invece di sfrecciare, alla velocità drttntazzo, dal luo-go dove ci si trova a un altro per nulla diverso. Il trionfo deltrust colossale sulla libera iniziativa è celebrato dall'indu-stria culturale come eternità della libera intziativa. Si com-batte íl nemico già sconfitto, il soggetto in gtado di pensare.La risr-rrrezione della commedia anti{ìlistea If ans Sonnenstòs-ser in Germania c i l piacerc chc si nrova alla vista diVita colpadre sono dello steiso stempo.

C'è una cosa) senza dubbio, su cui l'ideologia svuotata delsuo contenuto non scherza: si provvede a tutto e a tutti.<<Nessuno soflrirà il freddo o la fame; e se qualcuno nonterrà conto di questo divieto. finirà in campo di concentra-mento)>. Q,resta battuta, proveniente dalla-Germania l-ritle-riana, potrebbe brillare come un'insegna su tutti i pottalidelf indr-rstria culturale . Essa presuppone, con finta ingenui-tà, la condizione che car^tterizz^ la società piú recente: ccioè il fatto che essa sa rintracci:rre e individuare benissimoi suoi. La l ibertà formale di ciascuno è garantita. Nessuno de-ve rendere conto uflicialmente di ciò che pensa. In cambioognuno è racchiuso fin dall'inizio in un sistcma di chiese,di circoli, di associazioni professionali e di relazioni d'altrotipo che costituiscono, nel loro insieme, uno strumento iper-sensibile di controllo sociale. Chi non vuole andare in rovinadeve fare in modo di non risultare troppo leggero sulla bilancia graduata di questo apparato. Altrimenti perde ter-reno nella vita e finisce per naufragare. Il fatto che in ogni

tipo di cartiera, ma soprattutto nelle libere professioni, lecónoscenze specifi.che del ramo siano generalmente connessea una mcntalità conformistica, può far sorgere I'illusione checiò sia dovuto esclusivamente alle conoscenze specificl-ie. Inrealtà fa parte della pianificazione irrazionale di questa-socie-tà che cssa riproduca, bene o male, solo la vita dei suoi fedeli.La scala del tenore di vita corrisponde esattamente alla con-nessione piú o meno intima col sistema. Del manager ci sipuòfidare senz'altro, sicuro è ancora il piccolo irnpiegato, Dag-

wood, come vive nei fumetti umoristici e nella realtà' Chiha {reddo e fatne, anche se una voita aveva buone prospet'tíve, è segnato. È un outsitler, ecl essere un outsider (a pre-

scindere, a volte, dai clelitti di sangue) è la colpa piú grave.

Nel cincma egli diventa, nel migliore dei casi, I'originale,oggetto di unà satira perfidamente indulgente, ma,- peJ

-lopii,il ritloir, il cattivo, cl-re è identificato come tale fin dallaiua prima apparizionc, molto tempo prima che I'azione ar-rivi a climostrarlo di fatto, perché non possa sorgere nem-meno temporaneamente I'erroneo sospetto che la societàpossa rivoltarsi contro gli r-romini di buona volontà. Di fat-io si reahzza oggi una ipecie di ruellare state di livello su-periore. Per saliàguardaie la propria posizioue di privilegio,

ii mantiene in fuÀzione Lln'economia in cui. grazie ad una

tecnica estremamente svih-rppata, le masse del proprio pae-

se sono già, in linea di massima, superflue ai fini della produ-zione. I lavoratori, e cioè coloro che, in realtà, lnantengonogli altri, sono mantenuti (cosí vuole l 'apparenza ideologica)dai clir igenti dcll 'economia, mantenuti da loro'.La posizio-ne del sìngolo diventa con ciò aleatoria. Se, nell'epoca libe-rale, il povero era accusato di pigrizia, oggi, invece, è auto-maticamente sospetto. Quelli a cui non si provvede in qual'che modo fuori, sono destinati ai campri di concentramento,o, quanto meno, all ' inferno dci lavori piú umili e delle ca-tapècchie. Ma I' indr,rstria culturale rappreselrta l 'assistenzapósitiva e negativa nei confronti degli amministrati nellaiorma della solidarietà immediata degli individui ncl mondodellc persone in gamba. Non ci si dimentica di ucssuno, dap-

t-,"rt.tito ci sono vicini, assistenti sociali, tipi alla dottor Gil-lespie e filosofi a domicilio col cuore dalla parte destra' che,clella miseria perpetuata dal funzionamento del meccani-srno sociale fanno, col loro aflabile intervento da uomo a

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\ó)î62 L' INDUSTRIA CULTURALE L' INDTJSTRIÀ CULT{JRALE

ncdizione c{i quest'ri i t imo. Esso sef\ 'e Ír parilr 'r- c n r(. 'pin-eere l'accusa che noir si plcnderebtre Lr ver:iîà ,ìblDiisian:,iasui serio, mentfe irivecc, comc tultì pr-)! ir(riìo ' ' 'crlcre, ia siincamera e la si fa prclprin con cinico ir,rnrit.rric,r. l- ' ,sso lettde intercssante la noia cielia felicità corìi i i lclÍrtr i: t:r,::ttc l ' :n-tefessante ail i l portata di tutl. i . f,,sso r-l i . i r ' ;t :;.1 r-,.t i i i t tttt i , l-c,l:eche l-ra vissnto, cial punto di vista c'. l i tr. iralr, 11ior:i i ì nri l l iori,un surrogato della profondità l iquidarrl r ' l ;r i .,: l lrclu;ro. c alJospettatore otdinario gli avanzi c'.rltur:;rl i 11ì rrit <jeve dispor-re per motivi di prestigio. A tr-rtt i qrianiÌ t i(ìt i(:c(le ia scrirlí-sfazione cli constatare cÌre lnclre i i toric,:r .r1,rr.ri ir:r.r dcstinoumallo è ancoril possibile e che nr;n si pii,r r;rÌ{-r ; i i ì lcJÌo dei-ia sua rap.presentazione s;rregiitdicarii, 1,,r ;,:,r it ir comptittae senza crepc nella cui clirplicazione "si ir.--.úi\ ' ' : ,rrqqi i ' icìc'"rl<;giaappare tanto piú grencliosa, tnagniíica r: l1()*{i;e it l !ì (1ii lrì i .r pìúviene inescolata e cottrpenctrirtrl di necr,,-.-"r;t'to tir,irt'e . l:ssaassume cosí l 'aspetto clcl i iesti lro. I l t lr,r,:rcrr,r.r riJ.otio e cle-gradato alla rninaccia cii ani'r ien:arc cii i rrori loll;rborrl, men-tre i l suo significato paradossale r.:rir coirsisirf,, i lroprr(ì) zìsuo teinpo, nella resistenza clisperata alLi ri-rinrr:cii: i 1ìì it ica.Il destino tragico trepdssa cosí. deíinit. i i ,íÌ i lrcnte, nel giu-sto castigo. in cui I 'estcticr bor;;l- iesc. f in <ìacli ir, izt, avevascmpre cercato cli t lasfornrarlo. I-a morrlc cicll, i i : ' ,r ltura climassa non è alto che quclla. <.sprofon<lnLr,>. rir: i l ibti perI' infrnzia di ieri . Cosí, nella prodiizione ri i plit la qualità, i lcat t ivo s i presenta nei panni del l ' is ter icr , chc. l r i uno st i le c l ipretesa csatrczza clinica, cr:lcn <li rripirc aiLi li'rale, clotatadi maggior senso della rcaltà, i l benc dclla sLra vítir, e va in-contro cosí, essa stcssa, i l unrl nìoîte tutt ' t i l tt 'o ci-rc teatrale.Una presentazione ccrsí scientilìca si tjtrr-,r'a solo. peraltro,ai vertici della produzione. Ai l ivell i inîeriorì ìc spesc: sonomolto piír ridotte, e i l tragicr-r vicne acldo;lesticiìto scnza bi-sogno cli far ricorso alla osicologizr sc'ciaic. Comc o;;ni ope-rctta ullgherese o vienncse degna di questo rr,.,mc clovevaavere, ncl scconclo atto, í1 suo finale tragicri, che non lasr:iavaal telzo altro compito cl-re qi-rello ciel chialirncnto i,l.;i i.rralin-tesi, l ' índustria cuiturale assegnir al tri i i l ico iìr1 p(ìsto prcci-so nella routi i l .c delle opere . I- 'esistcnzii l i i-\t i .rf ia dclla Licet-ta basta gitì, di pet só stcssìrr, a 1il,rclr:e i i i i tnorr.r chi: l. 'cie-mento tragico possa sfr,rgflirc al cotitrr-)lio. I.,li rlericrizir,,nc del-la formuia drarnmatica da partc di r;uella casali irga, <<sciting

LÌomo, una serie di casi individuali suscettibili di guarigione,sempre che, naturalmente, non si opponga ai loro sforzi ladepiavazione personale dei soggetti. La promozione di rap-porti amichevoli fra i dipendenti, raccomandata dalla scien-;za aziend,ale, e praticata fin d'ora da tutte le fabbriche in vista dell'aumenio della produzione, sottopone anche l'ulti-mo impulso privato al controllo sociale, proprio mentre, inapparenza, rende immediati, o torna a ptivatizzate, i rcp'porti fra gli individui nella produzione. Questo soccotso in-vernale psichico getta la sua ombra benigna sulle bande visive e sonore dell'industria culturale molto tempo prima diuscire dalla fabbrica per espandersi totalítariamente in tut-ta la società. Ma i grandi benefattori e soccorritori dell'u'manità, di cui gli autori dei copioni cinematografici debbo-no presentare le imprese scientifiche come atti diretti e deliberati di pietà per potefne estrarre un fittizio interesse uma-no, fungóno da immagini sostitutive dei condottieri dei po-poli, che finiscono per decretare 1'abolizione di ogni miseri-iordía e trovano mòdo di prevenire qualunque contagio do-po aver liquidato anche I'ultimo paralitico.-

L'insistènza sul buon cuore è il modo in cui la societàconfessa il dolore che procura: tutti sanno che, nel sistema,non sono piú in gradó di aiutarsi da sé, e f ideologia deverendere conto di questo fatto. Anziché limitarsi a copriree maschelare il dolore sotto il velo di una solidarietà im'provvisata, l'industria culturale pone tutto il suo onore diditta nel guardarlo virilmente in faccia e nell'ammettedocon I'aspetto cli chi riesce a serbare a stento il suo contegno.Il pathós della compostezza giustifica il mondo che la ren-de necessaria. Questa è la vita, cosí dura, ma perciò anchecosí meravigliosa, cosí sana. La menzogna non arretra difronte al tragico. Come la società totale non sopprime, maregistra e pianifica, il dolore dei suoi membri, cosí procedeonih" lu cultura di massa nei confronti dell'elemento deltragico. Di qui la sua tenace inclinaàione a efiettuare i-p,r.-stiti dall'arte. Qr-resta proctlra la sostanza tragíca che L'a'rnusement puro e semplice non può, di per sé, fornire, madi cui tuttavia non può fare a meno se vuole restare in qual-che modo fedele al postulato fondamentale di riprodurreesattamente il fenomeno. Il tragico, ridotto a un aspettoprevisto e consacrato del mondo, torna a vantaggio e a be'

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164 L' INDUSTRIA CULTURALE

into trollble and out again>>', definisce tutta la cultura dimassa dal women serial piú idiota alla produzione piú sublime. Anche I'esito piú infausto, che aveva, un tempo, inten-zioni nigliori, torna a ribadire I'ordine esistente e falsa iltragico, sia che I'amante illegittima paghi con la morte lasua breve felicità, sia che ia fine triste nelle immagini fac-cia risplendere, di luce ancora piú fulgida e piú intensa, f in-distruitibilità della vita reale. Il cinema tragico diventa ef-fettivamente un istituto di perfezionamento morale. Le mas-se demoralizzate dall'esistenza sotto la cosffizione del siste-ma, che dànno segni di civiltà solo in comPortamenti au-tomatici e forzati, che lasciano ffapelare ovunque riluttan-za e fuîore, dovrebbero cssere disciplinate dallo spettacolodella vita incsorabile e del contegno esemplare delle vittime" La cultura I'ra contribuito da sempre a domare e a tenerea freno gli istinti rivoluzionari come quelli barbarici. La cul-tura industrializzata fa qr-ralcosa di piú. La condizione chebisognrr osservare per poter reggefe, in un modo o nell 'altro,questa vita spietata, è insegnata e inculcata da essa. L'indi-viduo deve utrlizzare la sua carica Llniversale di disgustocome spinta per abbandonarsi zr1 potere collettivo che loprovoca. Lc situazioni cronicamente disperate che afÌliggo-no lo spettatore nclla vita quotidiana diventano, non si sacome , nclla riproduzione Ia garanzta che si può continuare avivcre. Basta renclersi conto clella propria nr-rllità e incon-sistenza, sottoscrivere e accettate la propria disfatta, e si ègià entrati a far parte. La società è una società di disperatie quindi in balía di rackets. In alcr-rni dei piír significativiromanzi tedeschi del periodo prefascista, come Berlin AIe-xanderplatz' e E adcsso, pouer'uomo? ', qu"ttu tendenza simanifestava con altlcttanto vicore che nella media dei f i lme nella tecnica del jazz.In tuti i questi ccsi si tratta sempre,in ult ima istanza, dell 'autodelisior-re del maschio. La possi-bil i tà di cliventare un soggetto economico lndipendente, unimprenditore, un proprietario, è definitivamente scomparsa.Giúr giú fino all'ultima drogheria, l'impresa indipendente,sulla cui direzionc e su1la cui successionc ereditaria si fonda-

t lMettcrsi nei pasticci e ritornare a galla].' fDi Alfred Dòblinl.I [Di I{ans lrallada].

L ' INDUSTRIA CULI 'URAI, i Ì T6'

vano la famiglia borghese e la posizíone del suo capo, è ca-duta in r-rna soggezione senza scampo. Tutti diventano im-piegati, e nella civiltà degli impiegati viene meno la dignitàgià cli per sé problen-ratica clel padre. Il comportamento delsingolo verso il raclect, che si tratti dell'azienda, della pro-fcssionc o del partito, prima o dopo la sua ammissione, co-rne la pantomirla del capo di fronte a1le masse o dell'amantedi fronte alla dor"rna cortcggiata, frnisce per asslrmere tfattit ipicamcnte masochistici. I1 contegno a cui ciascttno è co-stretto pcr dare semplc di nnovo la prova della sua idonei-tà rriolalc a clucstrì socictà, fa pensale ai ragazr.i che, nelleccrimonie di iniziaztonc clclle ribú primitivc, si muovonoin ccrchio, con un sorriso cbete, sotto i colpi regolari delsacerclote. La vita ncl tardo capitalismo è un rito di inizia-zionc permanente. Ognuno deve mostrare c1-re si identificasenza riserve col potete chc lo batte. Ciò è implicito ncl prin-cipio della sincope nelt jazz, che deride e schernisce l'ince-spicare e insieme 1o erige a nonna. La voce da eunuco delcroottcr alla raclio, i l galantc cli bell 'aspetto dell 'ereditiera,che casca nclla ;riscina con 1o sruoking e trltto, sono altret-tanti modell i per gli nomini, che devono fare di se stessi, diloto spontanea volontìr, ciò a cui \i spezza e li piega il siste-ma. C)gnur]o 1;r,rò csscre come la società onnipotente, ognunopuò diventare felicc, pulché sia disposto a conceclersi cor-po c aninra c iì l 'assegnarc ia sua pretesa alla felicità. La so-cietà riconoscc nella stra debolezza la propria foza e glienececle una parte. La sua passività lo qualif ica come Lrn elemen-to fidato. Cosí i l tragico vicne Jiquidato. Una volta la suasostanza cfa stata I 'opposizione dcil ' individuo alla società.Esso cclcbrava <<il valorc e la l ibcrtà dell 'animo di fronte aun nemico potcnte , a un'avrtet:sità superiore, ir un problemaraccapricciante>>'. Oggi i l trngico si è dissolto ncl nulla diqr-reJla falsa iclentità di societzì e soggetto il cui orrore bale-na ancord fr-rggcvolmentc nclla sua vuota apparenza. Ma ilnriracolo cleli ' intcgraziouc, l 'atto di grazia lrermauente deldetentore c-lel potcrc, chc è disposto ad accogliere chi rinun-cia acl olrlrclt fc r 'csisi(rlìza crl inglriotte la proDria insubtttdirra-zione, tende al fascist.rio. Che larnpeggia nell'utlanità con cui

I xrErzscrru, (,ìijtztndínrnerung., in lilerke cit., VIII, p. r36 [trad. it.cit., VI, 3, Adclplii, r\'filano r97o, p. r2rl.

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r67r66 L'INDUSTRIA C]T]L'f URAI,E L' INDUSTRIA CULTURALE,

Dóblin permette a Biberkop{ di tr-ovare una tìuova sistema-zione, come nei f i lm di ispirazione sociale' La capacità di

sgusciare e di arrangiarsi, di sopravvivcre alla propria rov.in1,

di cui i i tragico è superato definit ivamente, è tipica delianuova generaz\one; sono in grado di svolgere qualsiasi lavo-ro, perché il processo lavorativo non li lega stabilmente a nes-surlavoro particolare, Ciò fa pensare alla triste clutti l i tà delreduce, pei cui la guerra non signi{icava nulla, o de1 lavora-tore occasionale, che finisce per elìtrare nelle leghe e nelle or-ganizzazioni paramilitari f asciste. La liquidazíone del tragicoconferma quella delf individuo.

Nell ' industria culturale I ' individuo è i l lusorio non soloa causa della standardizzazione delle sr:e tecniche produtti-ve. Esso viene tollerato solo in quanto ia sua identità sen-za riserve con I 'universale è fuori questione. Dall ' improv-visazione regolata in anticipo nel iazz fino alla personalitàcinematografica origínale, che deve avere un ciuffo sull 'oc-chio perci-ré si possa riconoscerla come tale, domina ovun-que la pseudoindividualità. L'individuale si riduce aIIa ca-pacità deil 'r iniversale di segnare l 'accidentale con un mar-chio cosí indelebile da renderlo senz'alto identif icabile co-me quel1o. Proprio I 'ostinato mutismo o f incedere elettodelf individuo ogni volta esposto sono prodotti in scrie co-me le chiavi di Yale, che differiscono fra loro per kazt<>nidi mil l imetro. La particolarità del sé è un prodotto socialebrevettato che viene {alsamente spacciato come naturale.Si riduce ai baffi, all 'accento ftancese, alla voce rauca eprofonda della donna vissuta, a1 <Lubitsch touch>: che sonocome altrettante impronte digitali sulie tessere altrimentiuguali in cui si trasformano, di tronte al potere deil 'univer-sale, la víta e i l ineamenti di tutti i singoli, dalla stella cine-matografica all 'ult imo detenuto. La pseLidoindividualità èla oremessa indisoensabíle del controilo e della neutraliz-

"niion" del tragico: è solo perché gli individui non souo af-

fatto tali, ma semplici punti di incrocio o di intersezione del-lc tendenze dell 'r.rniversale, che è possibile assorbirl i senzaresidui nell 'universalità. La cultura di massa mette cosí inluce i l carattere {rtt izio che la {orma deif indivicluo ha sem-pre presentato nell 'età borghese, e i i suo tol 'to è solo cluellodi vantarsi di cluersta torbida armonia di r.rniversale e parl. icc'r-

lare. Il principio di individualità è stato contraddittorio findall'inizio. Anzitutto non si è mai giunti a una vera indivi-duazione. La forma di classe dell'autoconservazione ha ar-restato tutti allo stadio di semplici esseri generici. Ogni ca-rattere borghese non faceva altro che esprimerc, nono'stante la sua deviazione dalla norma e anzi proprio attra-verso di essa, una sola e medesima cosa: la àvezza impla-cabile della società concorenziale. Il singolo, su cui la so-cietà si reggeva, recava impressa su di sé la sua macchia: nel-la sua libertà apparente era il prodotto del suo apparato eco-nomico e sociale. Il potere si appeilava ai rapporti di forzavia via dominanti quando sollecitava il responso di quelliche gli erano soggetti. D'altra parte, la società borghese, nelsuo corso, ha anche contribuito a sviluppare f individuo.Conro la volontà di coloro che la controllavano, la tecnicaha rasformato gli uomini da bambini in persone adulte. Maogni progresso delf individuazione in questo senso è anda-to a scapito dell'individualità nel cui nome aveva avuto luo-go, e non ha lasciato altro, di essa, che la decisione di per-seguire sempre e soltanto il proprio scopo. Il borghese, percui la víta si scinde nelle due sfere desli affari e della vitaprivata, la vita privata nclla dimensiòne della rappresen-tarv,a e in quella dell'intimità domestica, e i'ir-rtimità do-mestica nella comunità astiosa del rapporto coniugale e nel-L'amata consolazione di essere completamente solo, in rottacon se stesso e con tutti, e già virtualmente il nazista, che èentusiasta e bestemmia nello stesso tempo, o I'odierno abi-tante delle grandi meuopoli, che non riesce piú a concepi-rel'amicizia fuorché nella forma del <<social contact>, delcontatto sociale di individui intimamente distaccati e indif-ferenti. Se l'industria cultr-rrale, oggi, può disporre a suopiacere delf individualità e farne tutto quello che vuole, èsolo perché in essa, da sempre, si è riprodotta e rispecchia-ta I'intima frattura della società. Nei volti desli eroi del ci-nema e dei orivati confezionati secondo i modelli delle co-pertine dei ìotocalchi, si dissolve un'apparenza a cui nes-suno presta piú fede, e Ia passione sviscerata per qr,rci mo-delli ideali si nutre della sesreta soddisfazione senerata dalfatto chc si è finalmente esonerati àalla Íatica dell ' individua-zione, anche se il suo posto è preso da quella - ancora piúaffannosa e sfibrante - dell'imitazione. Ma sarebbe vano

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L' INDUSTRIÀ CULTURA]-E r69I6B L' INDUSTRIA CUL'IURALE

speîare che la pcrsona in sé contraddittoria e cascante nonp-ossa durare iìncora per' interc generazioni) che, in questa

icissione psicologica, il sístema debba necessariamente sal-tare, e .hè la .otiítrzione tnenzognera e fallace di un clichéstereotipo all'individuale non possa fare a meno di diven-tare, di per sé, intollcrabile agli uomini. L'unità della per-

sonalità è stata scrutata e smascherata come semplice ap-parcnza frn daII'Antleto dí Shakespeare' Nelle fisionomieiinteticamente preparate di oggi è già sepolto e climentica-to che sia mai esistito, una volta, un concetto di vita uma-na.La società si è preparata da sccoli all 'avvento di VictorMature e di Mickey Rooney. La ioro opera di dissoluzioneè insieme un compimento.

L'apoteosi dei-tipo medio rientra nel culto di ciò che è

a buon mercato. Gli attori cinematografici meglio pagari

sembrano immagini pubblicitarie di ignoti articoli di mar-ca. Non per n,tlla sono scelti spesso ra la folla dei model-l i commerciali. 11 gusto dominante attinge i l suo ideale dai-Ia réclante, dalla bellezza d'uso. Cosí ii detto socratico per

cui i l bello non sarebbc stato altro che I 'uti le, si è, alla fine,ironicamentc adempiuto. Il cinema fa pubblicità per il con-

sorzio culturale nel suo complesso, mentfc alla radio le mer-ci grazie alle quali esiste il bene culturale vengono elogiatee racconrandate anche singolarmente. Per cinquanla cents sipuò vederc il 61m che è costato milioni cli dollari, c per dieciii otti"ne íl chewing-gum che l-ra dietro di sé tutta la ric-chezza del mondo e che la incrementa ulteriormente col suosmercio. Iu absentia, ma con un'elezione in piena regola,si determina la miss di interi escrcit i, anche se ci si gr-rarda

bene dal tollerare la prostituzione nelle retrovie. Le miglioriorchestre clel mondo, che non 1o sono afratto, vengono for-nite gratis a donicilio. 'Iutto ciò è una parodia del paese di.r-tc.ngt-ra come la <(comunitrì popolate>>' di quella umana.Ness.rno è stato dimenticato: a tutti viene ammannito qual-

che cosa. L'esclamazione meravigliata del provincialc che sirecava per la prirna volta al vecchio Metropoltheater di Ber-

l ino: <,È incredibile che cosa ti fanno avere pef quattro

soldi>>, è stata ripresa da tempo dalf industria culturale, ed

clevata a sostanza della procluzione stessa. Non solo essa si

' lV ol ks ge rn e insc,bafl: esprcssione dclla propaganda nazista].

accompasna rcgolarmente al rion{o per i l fatto stesso di

esserc'pósibilel ma fa tutt 'uno, in larga misura, con quello

ri"rro it ionf o.'Sho* significa mostrurè a i ltt i ciò che si ha

e si t-,uò. È ancora le vecchia fiera di una volta, ma inguari-

l ' , i lmente affetta c]i cultut'a. Come i visitatori delle fiere, che

si erano lasciati sedi-rrrc dalla voce degli imbonitori, supe-

ravano con un cor:aggioso sorriso la dclusione che prova-

vano alf interno dei-Èaracconi, cosí anche il frequentatore

abituale dellc sale cinematografiche si schiera, indulgente

e compretrsivo, clalla partc dell ' istituzione. Ma con la di

sponibìl ità "

borro pr"rr., clei prodotti di. lusso in serie c i l

,.,o .ompl.ntento iirevitabile, la trufTa universale e sistema-

tica, si àelinea una trasfolmazione nel carattere di merce

,iell iarte stessa. Questo cafxttcre, it l se stesso, non è nulla

di nuovo: i l fascino e I 'attrattiva de1la novità consiste so-

1o nel fatto cl-re esso si lieonosce espressamente c delibera-

tamentc, c c l re l ' , t l tc s i inr l lep,rra solcnnemenre a r jntrncinre

alla propria aLrtonomia, sèhierandosi -con orgoglio. fra. gli

altri 'beni c1i cortsutnrt. L'esistenza dell 'arte come clominio

scDîrzì to ì : st ' tnprc str t , t possibi lc ' f i r r c la l l ' in iz io. solo in

.1rrn,r . , s i t rat tava di un'ai te borghese. Anche la sua l iber-

à, .h. è la uegazione cle1la funzionalità sociale che si im-

pone attraverso f intermediario del mercato, rimane, pro-

irrio per questo, costituzionalmente legata alla premessa

àell 'eàonomia di mercato. Le pure opere d'arte, che nega-

no i1 carattere di merce della società già solo per i l fatto chc

obbediscono csclusivamente alla propria legge, sono sem-

pfe state, nello stcsso tempo, anche merci: r.rclla misura in

iui, f ino al cliciottcsimo secolo, lzi protezione dei committcnti

e dei meccnati assicnr-ava agii artisti una certa indipenden-

za dal mercato, cssi erano soggetti, in cambio, ai committen-

ti ecl ai loro scopi. La <libertà dagli scopi>, i l carattere to-

talmente disir-rtéressato della grande opera d'arte moderna

vive, a ben veclere, clell'anonimità e delf impersonalità del

mercato. Le suc esigenze sono mediate in modo cosí sotti le

e cosí complcsro ché 1'artista rimane esonetato, sia pu.r solo

entro cefti l init i, dall 'obbligo di ottemperare a un'esígenza

determinatn; poiché bisogna tener presente cl-re alla sua au-

tonotnia, che-è sempre stata semplicemente tollerata, si è

accompagnato, per rutto i l corso della storia borghgse, l l

-o-"irtò di falìità, che ha finito per svilupparsi, da ulti

î70 L' INDUSTRIA CULTURALE

mo, nella liquidazione sociale dell'arte. Beethoven mortal-mente amrnalato, che getta via un romanzo di \líalter Scottesclamando: <<Questo furfante scrive per denaro>, e nellostesso tempo, ancora nello sfruttamento degli ultimi quar-tetti, che rappresentano il non plus ultra del rifiuto di ogniconcessione al mercato, si rivela un uomo d'afrari quantomai esperto e ostinato, offre I'esempio piú eloquente e piúgrandioso di questa unità degli opposti (mercato e autono-mia) nell'arte borghese. Vittime dell'ideologia sono proprioquelli che occultano la contaddizione invece di assumerla,Come Beethoven, nella coscienza della propria produzione:egli ha riprodotto, nella sua creazione musicale, la colleraper il soldo perduto e ha dedotto f imperativo metafisico(<Cosí dev'essere>>), che cefca di superare esteticamente- facendosene in qualche modo carico * la necessità oggettivadel corso del mondo, dalla richiesta del mensile da partedella governante. 11 principio dell'estetica idealistica - frna-lità senza scopo - è I'inversione dello schema a cui obbedi-sce, da un punto di vista sociale, l'arte borghese: inutilitàpcr gli scopi stabiliti dal mercato. Da ultimo, nella richie-sta di svago edirelax,lo scopo ha finito per divorare e rias-sorbire il regno dell'inutilità. Ma via via che la pretesa diutilizzazion{ dell'arte diventa totale, comincia u d.lin"ur-si uno spostamento nell'intima costituzione economica del-le merci culturali. L'utile che gli uomini si ripromettono,nella società antagonistica, dall'opera d'arte, è infatti pro-prio, in larga misura, I'esistenza dell'inutile; che però vie-ne l iquidato neli 'atto in cui viene sussunto interamente sot-to la categoria dell 'uti l i tà. L'opera d'arte, adeguandosi in-teramente al bisogno, defrauda gli uomini in anticipo diquella liberazione dal principio di utilità che avrebbe ap-punto il compito di procurare. Ciò che si potrebbe chiamareil valore d'uso nella ricezione dei beni culturali è sostituitodal valore di scambio; al posto del godimento subentra ilfatto di partecipare e di essere al conente, al posto della com-petenza delf intenditore l'aumento di prestigio. Il consuma-tore diventa I'alibi ideoloeico dell'industria dei divertimen-ti, alle cui istituzioni, che-io asscdiano da tutte le parti, egliin realtà non può sfuggire. Bisogna aver visto La signoraMiniuer, come bisogna avere in casa le riviste <<Life>> e<<Time>>. Tutto viene percepito solo sotto l'aspetto che può

L' INDUSTRI.A CULTURALE t7î

servire a qualche cosa cl 'altro, pef quanto vega possa esse-re poi l ' idea che ci si fa cli quell '<<alt,ro>. Trrttcl hn valoresolo nella misura in cui si può scambíare, e non in <itranto èqualcosa in se stesso. I l valore d'uso clell 'arte, i l stro esserc,non è per iclro che un {eticcio, rnentre i l fetíccio, la sur va-lutazione o quotazione sociale, che essi scirmbiano erfonea-mente per la gerarchia oggettiva deiie r:irere , cliventa il lor<;unico valore d'uso, la sola quatità di cr-i i siar-ro capaci c1i frui-te. Cosí i l carattere di merce clell 'arte si clissrlve nerll 'atto incui si realizza completamente e in nrodr: dcfinit-ivo. Essa èun genere cli merce, pfep11x1,r, ir lsct:rîrt, assi:nii l tto :rl la pro-duzione industríale, acqr-ristabiie e fungibìle, i la i l seneledi merce arte, che viveva del fatto cli esserc rteitclr.r.to c diessere tuttavia, nella sua essenza, invencjìbilc, divertta ipo-ciitamente ciò che ò aflatto invendibilc cÌiranrlo i l prolìttonon è piú semplicemeirte itr stra intenzione scp,feta, rla il suounico principio costitutivo. L,'esecuzione di ' Ioscanini allaradio è, in certo qual modo, invendibilc. La si ascoita perniente, e ad ogni notri deila sinfonia è allcgata, per cosí di-re, la sublime pubblicità che la sinlonia non ò interrotta dal-la pubblicità: <<this concert is brought to \,oi.t as a publicservice>>. La truffa si compic inclirettamcnte ltt lrverso iprofitt i di tutti i procluttori uniti di autorucbil i c cli sapo-nette che finanziano le stazioni radio, e , nzrturalmente, at-travcfso 1'accresciuto cir:o cl 'allari dcll ' inclustrìa cletff icache ptodr-rce gli appareichi riceventi. Si può ri irc in gene-rirlc che la radio, come frutto tarclivo e piír avanzato Cellacirltura di n.rassa, è in grado di ftare fitrr:, in Íonclo lc con-seguenze che sono ancorrr plovvisolinrnentc victate, al l i lnt,dall 'esistenza di uno pseuclomercato. La stl 'ul l.Lrriì tcctricarlel sisten.ra t 'adiofonico commerciale l, l irnntr r nizziì c()rrple-tamente clal pericerlo cli deviazioni libcrali conre qr-relle chegli indr-rsriali clel cinema possono ancoln Ì)cllrcttersi nelloro campo. È un'impresa privata che ftrnge già c1a lappre-sentante del tutto sovrrìno, e che quinrl i, peJ (lucst() rispet-to, è in anticipo sugli altri complessi indi,rstr 'ìali" La Cirester-held non è che la sigarctta della nazionc, filentte la raclio èil suo portavoce. Incor;roranclo cclnpletamente i proclotticr-rlturali nella sfera dclie rnetr:i, la lacli<.r prrir bcnissimo ri-nunciare a collocare come merci i sr-roi uior-lot'r i ctritt irali.Essa, in America, non riscuotc alcirna ta.ssa cial pubblico

f12 L' INDUSTRIA CULTURALE L' INDUSTRIA CUI, ' I 'URALE 173

popolo come quello dei parchi delle ville parizie. Ma ladissoluzione dci lor:o genuino carattere di merce non signi-fica già che esse siano custodite e salvate nclla vita di unasocietà l ibera, m,t che è caduta anclie 1'r-rlt ima barriera chesi opponeva alla loro ricluzione e degradazione a beni cultu-rali. La s<,rppressione clel privilegio culturale cl-re si realizzain tal moclo, nrediante l iquidazione e svendita delle opere,anziché infodr-rrre lc masse ai clominî chc erano loro untempo acclrfzìtamentc preclusi, serve solo, nelle condizioniclelh societrì esistente, ad accclelare lo sfacclo della culturae a promuovelc l 'avvento della mancanzu btrrbarica di ognirappol'to. Chi, nel secolo scorso, e ancora ali ' inizio del no-stro, spcndeva qualcos,r l-rcr essistcre r rrn clramma o perascoltare Lln corlccrto) era indotto a tributare ailo spettacoloalmeno altrettanto l isDctto che al dcnaro versato. 11 bor-ghese chc si pro;ronevr .l i t l irrnc qu,rlchc vrntaggio potevaanche cercirre, rr voltc, un rapporto piú personale con l 'o-pera. La cosidcletta lcttcratnLrr inroduttiva ai clrammi mu-sicali c1i \ lagncr e i cornmcnti aI Faust attestano dcll 'esisten-za di c1-resto bisogno. Essi non erano íìncora cl-re una formadi t lapasso allo verniciatura biografica c a1lc altre praticheestetiche a cr-ri dcve essele sottoposte ogg;giol no 1'opera d'ar-te. Ancora nci primi tempi dcì sisrema il r,alore di scambionon si trascirìava dietro i l vzrlolc d'uso cotne una mel'a aD-pendicc (conre avviene oggi), ma avcva lnche contribuito asvih.rpparlo come la sul 1rr()|rirr prcnìcssiì, e questo fatto èand^to e vantagll io, da ult pr-ruto cli vista socialc, delle ope-le d'arte. L'arte ha ancofa contr'. ibuito a tenefe i l borsheseclrtro ccfti l imiti {ìr-rché è stata cara. Ora trrtto ciò a fiì i to.La sua assolrrta lrrossimità, chc non è piú rnecliata dal dena-ro, a qLrcll i chc sono esposti alla sua azione, polte o telmi-ne I 'cstraniazionc c assimi l r r l 'unn al l 'a l t ra (v ic inanza eci estra-niazione) ncl scgno clclla r 'ci lìcrzionc piú totale. Ncll ' indu-stfja crÌltufale vjcnc nreno, insieme alla crit ica, anche il l i ,spctto: rrl la pr' ima sncccclc l 'expertise rncccanica, al secondoil cLrlro cffirnclo della celcblità. Non c'è piú nulla di caroper i collsulxatoli, anche se cssi, di fronte a qllcsto stato dicose , l)o1l possolìo falc a meno di sospettare chc tanto me-no si regaìi loro cltralcosa cluanto meno csse vicnc a costare.La cluplicc clif l ìcle nza vcrso la cultura traclizionalc come ideo-logia si nrcscola con cluclia rtcrso la cr-iltura industrializzata

e acquista cosí I'aspetto ingannevole di un'autorità impar-

ziale e disinteressaia che sembra fatto su misura per il fa'

scísmo. Dove la radio diventa la bocca universale del Fùhrer;

e la sua voce, negli altoparlanti stradali, trapassa insensibil-mente nell'uiulaio deilé sirene annunciatrici di panico, da

cui la propaganda moclerna si lascia, del resto, dillìcilmentedistinguere. Anche i nazisti sapevano perfettamente che la

radio dava forma e rilievo alla loro causa come la stampalo aveva dato aila Riforma, Il carisma metafisico del capo in-

ventato dalla sociologia religiosa' si è rivelato da uitimocome la semplice onttipretenla dei suoi discorsi alla radio,che si potrebbe quasi considefare come una diabolica pa-

rodia dè['onniprésenza dello spírito divino. Il fatto enor-me e inconcepitile che il discorso arriva dappertutto funge

da srlrrogato iel suo contenuto, cosí come l'offerta di quel-

la trasmiisione di Toscanini prende il posto del suo oggeJ-to, della sinfonia. Nessuno degli ascoltatori è piú in grado

di concepire il suo vero contcsto, mentre il discorso del Fúh-rer è già di per sé la menzogna. Porre la parola umana comeassoluta, i l falso comandamento, è la tendenza immanentedella radio. La taccoman dazione diventa un ordine. L'elogiodelle merci semPre uguali sotto le diverse etichette, I 'esalta-zione scientificamente motivata del lassativo nella voce lec-cata dell'annunciatore fn l' ottuerture della Trauiata e quel-

\a del llienzl, è diventata insosteuibile già solo per la suabalordaggine. Da ultimo può benissimo accadere che il dik'lar dellà produzione, ancora mascherato da un'illusoria par-

venza dilibertà e di possibilità di scelta, trapassi nel coman-do aperto e dichiarato del capo. In una società.di gtossi rac',èels fascisti che riuscissero a mettetsi d'accordo sulla parte

del orodotto sociale da destinare alle necessità materiali deipopòli, finirebbe per apparire anacronistico che si continuas-i"ìd etorta.e all 'uso di un particolare detersivo. I1 Fùhrerordina piú modernamente, senza tanti complimenti, la mar-cia verso il sacrificio come I'acquisto delle merci di scarto.

Già oggi le opere d'arte vengono opportunamente arran'giate - com. t. si trattasse di parole d'ordine polit iche *

dall'indusria culturaie, che le infligge a ptezzi ribassati aun pubblico recalcirante e îende il loro uso accessibile al

t lAlhrsionc a N{ax Webet].

I

r74 L ' INDUSTRIA CULTURALE

come truffa consapevole. Ridotte a semplice omaggio, rega-lato in soprappiú, le opere d'arte pervertite e degeneratevengono segretamenre respinte dai consumatori insieme al-

le pórcherie a cui il mezzo le assimila. Essi possono felicitar-si òer il fatto che ci siano tante cose da vedere e da ascoltare.Pràticamente si può avere di tutto. Gli screenos' e i uaude'uilles alcinema,i concorsi in cui si tratta di riconoscere bra-ni di musica, gli opuscoletti gratuiti, i premi e gli articoli ditegalo che ,r.igono distribuiti agli ascoltatori di determi-naii progrummi radiofonici, non sono sempiici accessori mar-ginafi, ma il logico prolungamento di ciò che accade agli stes-si prodotti culturali. La sinfonia diventa un premio per-ché si ascoita in generale la radio, c se la tecnica potesse im-porsi senza ostacoli, i l f i lm sarebbe già fornito gratuitamen-te a domicilio secondo il modello della radio. Anch'esso sievolve in direzione clel <commercial system>>' La televisio-ne prefigura un'evoluzione che poffebbe mettere facilmentei fratelli \)íarner' nella posizione a loro certo poco gra-

dita di promotofi di spettacoli riservati a un pubblico ristretto è di paiadini e difensori della cultr-rra tradizionale.Ma il sistema dei premi si è già depositato, nel frattempo,nella condotta dei consumatori. In quanto ia cultura si pre-

scnta come omaggio e fuori programma, la cui utilità pri

vata e sociale è,-peraltro, fuori questione, ia ricezione deisuoi prodotti si conEgura come la percezione ói chances.Fannà ressa agli sportell i per t imore di lasciatsi sfuggirequalche occasione. Di che cosa si tratti, non si sa, ma in ogniiaso è certo che ha una cbance solo chi non si esclude dasé, chi non rinuncia e non resta fuori ' Ma il {ascisn-ro fa asse-gnamento sr-rlla possibilità di ríorganizzare i ricevitori di

doni adclestrati dalf indusria culturale nel proprio seguitoregolare e coatto.

La cultr-ira è ttua merce paraclossale. È soggetta cosí iute-graknente alla legge dello scambio da non essere piú nem-meno scambiata (comprata e venduta); si risolve cosí cieca-mente e ottusamente nell'uso che nessr-lno sa piú che cosa

I [Brevi concorsi fra gli spettatoli, che si svolgono ncgli intcrvalli fta leoroiezion i l .'

' [Unt rlelle maggiori .litte cinematografiche americane clell'epoca].

L, INDUSTRIA CULTURALE f75

farsene. Perciò si fonde e si mescola con la oubblicità. chediventa tanto piú onnipotente e onnipresente quanro piúci sarebbe motivo di riteneria assurda in resime di mono-polio. Ciò è dovuto, in ultima istanza, a ragioii economiche,È moppo evidente cl-re si potrebbe fare a meno di tutta f in-dusria culturale, è toppo grande la saturazione e l 'apatiache essa non può fare a meno di ingenerarc fra gli spettatori.Di pet se stessa I ' industria culturale non può fare nuila perrimediare a questo stato di cose. La pubblicità è I 'elisir chela tiene ín vita. Ma poiché il sLro prodotro l iduce continua-mente i l piacere che promette, per la sua stessa natura di mer-ce, a quella stessa, semplice promessa, finisce per coincidere,da ultimo, con la pubblicità di cui ha bisogno pcr compensarela propria incapacità di procr:rare un godin'rento eflettivo.Nella società concorrenziale la pubblicità adempie alla fun-zione sociale di orientare il compratore sul mercato, di age-volare la scelta e di aiutare il fornitore oiú abile ma ancorasconosciuto a piazzare la merce presso g1ì ;nteressati, Essanon rappresentava solo un costo, ma contribuiva anche a ri-sparmiare tempo-iavoro. Oggi che il mercato libero si avviaal suo ilamonto, si trincera e si arrocca - in essa - il poteredei sistema. Essa ribadisce e rafrorza il vincolo che lesa iconsumatori ai grandi trust della produzione , Solo chi è ingrado cli pagare correntemente le tarifie esorbitanti che sonoímposte dalle agenzie pubblicitarie, a cominciare dalla ra-dio stessa, e cioè, in definit iva, chi fa già par.te del sisrema oviene cooptato a farne parte sulla base delle decisioni delcapitale bancario e inclustriale, può accedere allo pseudo-mercato per esitarvi la sua merce. Le spese di pubblicità,che finiscono pcr rifluire nelle tasche dei grandi monopoli,risparmiano la fatica di clover schiacciare, di volta in voka,ia concorrenza di outsider sgraditi; garantiscono che i pa-droni del vapore restino fra di loro, entre soi, nella loro cer-chia privilegiata; e sono paragonabili, per qìiesro aspetto, al-le deliberazioni di quei consigli economici, cl-re, negli statitotalitari, conrollano I'apertura di nuove aziende o la con-tinuazione del loro esercizio. La pubblicità rappresenra, oggi,un principio negativo, uno súumento di esclusione, un con-gegno di sbarramento: tutto ciò che non reca i l suo marchioè economicamente sospetto. La pubblicità universale e on-nipresente non è af{atto ncccssaria per far conoscere a1la

- -AL' INDUSTRIA CULTURALE L'INDUSTRIA CULTUIìALE t77

giungere ancora una volta la stessa coppia di protagonistisotto lo stesso sole tropicale: chi è entrato in ritardo nonsa se assiste al fuori pr'óg.amn'ta o se è già in corso la proie-zione del film. Il carattere di montaggio delf industria cul-turale, Ia fabbricazione sintetica e regolata dei suoi prodot-ti, che imita i procedimenti dell'industria manifattr,rriera edella produzione in serie, non solo nello studio cinematogra-fico, ma già anche, in pratica, nel modo in cui vengono com-pilate le biografie a buon mercato, le inchieste romanzateo le catrzoni di successo, si presta in anticipo alla pubblicità:in quanto i l mcmento singolo può csscre separato dal suocontcsto, diventa fungibile e intercambiabile, e si estrania,anche dal punto di vista tecnico, da ogni significato cli in-sieme, può prestarsi a scopi che non hanno niente a che farccon I'opera. L'effetto, \a trouuaille particolare, l'exploit iso-lato e irripetibile, sono sempre stati natr-rralmellte associatiall'esposizione di prodotti a scopi pubblicitari, c oggi ogniprimo piano dell'attrice cinematogfafica è una pubblicitàdel suo nome, ogni canzone di successo è iI plug della suamelodia. Sia clal punto di vista tecnico che da cluello econo-mico la pr"rbblicità e f industria cr-rlturalc si fondono fra diloro. Nell 'una conre nell 'alt la la stessa cosa apparc in luo-ghi innumerevoli, c la l ipctizione rneccanica dello stessoprodotto culturale è giaì quella dello stesso slogan propagan-distico. Nell 'una cone nell 'altra. sotto f irnoerativo clell 'efi i-cienza operativa, la tecnicn diventa psicotccnica, tecnica del-la manipolazione degli esseri umani. Nell 'una come nell 'al-tra valgono le norme di ciò che dev'essere sorprendentec tuttavia farniliare, di ciò chc dev'essere facilc e leggero etuttavia peneÚante e incisivo, di ciò che dev'essere espertoe qualif icato e tuttavia semplice e banaie; si uatta sempredi trovare i l modo di soggiogrrc e conquistale i l cl iente, checi si rappresenta come distfatto o ri luttante a lascialsi indi-úzzare come si deve.

Col linguaggio in cui si esprin-re conmibr-risce anch'egli - ilcliente - a promuovere, per conto suo, il carattere pubblici-tario della cultura. Man mano che il linguaggio si risolvepiú complctamentc e piú integralmentc nclla comunicazionedi un niessaggio, che le parole si trasformano, da portatorisostanziali di significato, in segni impersonali e privi di qua-lità, che trasmettono in forma semprc piú pura e traspa-

gente le poche varietà a cui l'ofierta è già di per sé ridotta' Èsolo indirettamente che essa serve a promuovere lo smercio.L'abbandono di una prassi pubblicitaria regolare da partedi una singola ditta equivale a una perdita di prestigio, e,in realtà, a una violazione della disciplina che la cricca do-minante impone a tutti quelli che ne fanno parte. In perio-do di guerra si continua a fare pubblicità per le merci chenon sono già piú disponibili sul mercato, solo per esporree mettere in mostra la potenza indusriale. Piú importanteancora della ripetizione sistematica del nome è il finanzia-mento deimczz\ di comr-rnicazione ideologici. Dal momentoche, sotto la pressione del sistema, ogni prodotto adopera latecnica pubblicitaria, questa è penetrata trionfalmente nel-f idioma, nello <,sti le>> delf industria culturale. La sua vit-toria è cosí completa che essa, nei punti decisivi, non hapiú nemmeno bisogno di diventare esplicita: i paTazzi mo'numentali dei giganti, pubblicità pietificata sotto la luce deirif lettori, sonoirrivi di récl,tme, c tr-rtt 'al piú si l imitano adesporre, sui merli delle loro torri, fulgide e lapidarie, senzabisogno di elogi o di autoincensamenti superflui, le inizialidella ditta. Mentre le vecchie case sopravvissute dal secoloscorso, sul1a cui architettura si scorgono encora i scgni umi-líanti della loto destinazione uti l i taria di beni di consumo, ecioè lo scopo dell'abitazione, vengono sistematicamente lar-dellate, dal piano terreno fino sopra il tetto, di manifesti e distriscioni pubblicitari; e i l paesaggio si riducc a fungere dasfondo di cartelli e di insegne. La pr,rbblicità diventa l'arteper eccellenza, a cuí Goebbels, col suo fiuto infall ibile, l 'a-veva già equiparata, l'art pour l'art, publJicità di se stessa,pura esposizione clel potcre socialc. Nei settimanali america-ni piú inflr-renti e piú difiusi, come uLifer> e <<Fortune>, unosguardo superficiale non è girì piír ín grado di distinguerele immagini e i testi pubblicitari da quell i dclla prrte reda-zionale. A quest'ult ima appartiene i l reportage il lustrato,scritto in torlo entusiastico, e non pagato, sulle abitudini divita e sulf igicnc personale clella celebrità, che le procuranuovi t'ans, mentre ie paginc riservate alla pubblicità si ba-sano slr fotoglafie e sl-r tcsti cosí oggcttivi e cosí realistici daraoDrescntare addirittura l ' idcale dcll ' informazione a cuila-parte redazionale non fa chc cercare cii avvicinarsi, Ognifilm è la preseutazionc del successivo, che promctte di con-

T7R L,INDUSTRIA CULTURALE L'INDUSTRIA CULTURALE 179

nello studio sulla base dei dati dell'esperienza statistica, cheil welfare state sia esorcizzato con appellativi tabú comequello di <<burocrati> o di <<intellettuali>, o che la volgaritàsi renda invulnerabile facendosi forte del nome del propriopaese. Il nome stesso, a cui la magia si ricollega piú volen-tieri, subisce attualmente una metamorfosi chimica. Si ffa-sforma in etichette arbitrarie e manioolabili. di cui si puòcalcolare esattamente l'eftcacia, ma chè, propíio perciò, sem-brano possedere una forza e una volontà propria come quel-le dei nomi arcaici. I nomi di battesimo, relitti arcaici, so-no stati sollevati all'ahezza dei tempi stilizzandoli in siglepubblicitarie (nei divi anche i cognomi hanno questa funzio-ne) o standardizzandoli collettivamente. Suona invecchia-to, invece, il nome borghese, il nome di famiglia, che, anzichéessere un'etichetta, individualizza il suo portatore nel rap-porto con le proprie origini. Esso suscita, in molti america-ni, un curioso sentimento di imbaruzzo. Per mascherare I'in-comoda distanza fra individui particolari, si chiamano fraloro Bob e Harry, come membri fungibili di tearns. Questausanza riduce i rapporti fra gli uomini alla fraternità del pub-blico sportivo, che pîotegge dalla vera. La significazione',che è la sola funzione della parola ammessa dalla semantica,si rcalizza pienamente nel segnale. Il suo carattere di segna-le si rafforza con la rapidità con cui i modelli linguistici so-no posti in circolazione dall'alto. Se i canti popolari sonortati definiti, a torto o a ragione, pamimonio cultúrale << spro-fondato>> delle classi dominanti, sta comunque il fatto chei loro elementi hanno assunto una forma popolare solo inun lungo e complicato processo di esperienza, La diffusionedei popular songs, invece, ha luogo in modo fulmineo. L'e-spressione americana .,fadn, con cui si indicano ie modeche si afietmano e si propagano in forma epidemica (e cioèalimentate da potenze economiche altamente concentrate),serviva a designare il fenomeno assai prima che i capi degliuffici propaganda degli stati totalitari imponessero di vol-ta in volta le linee generali della cultura. Basta che i fascistitedeschi lancino attraverso gli altopadanti la parola <<intol-lerabile>>, e domani tutto il popolo dirà <intollerabile>. Se-condo lo stesso schemale nazioni che sono state il bersaslio

I lSignifikationl.

ill

i i

ili

lli

rente I'oggetto intenzionato della comunicazione, esse di-

ventano,iello stesso tempo, sempre piú opache e impene-trabili. La progressiva demítizzazi,one del linguaggio, che è

sol: un utpètto di tutto il processo illuministico,- si rove-sciain magia.'Reciprocamente-distinti e indissolubili, parola e

contenuto erano associati fra loro. Concetti come malinco-nia, storia o addirittura <<la vita>>, erano riconosciuti nel ter-

mine che li profilava e li custodiva, La sua forma li costitui-va e li rispecchiava ad un tempo. La netta separazione che

clichiara casuale il tenore della parola e arbitraria la sua coor-dinazione all'oggetto, fa piazza pulita della confusione su-perstiziosa fra parola e cosa. Ciò che, in una successione sta-tillta di lettere-, trascende, e cioè non si lascia risolvere, nel-

la pura correlazione all'evento, è bandito come qualcosa di

oróuto e come un relitto di metafisica verbale. Ma in tal

modo la parola, che deve iimitarsi a designare' e non può pi.ú

significaie'nulla, è talmente fissata e attaccata alla cosa da

inigidirsi in una specie di formula. Ciò colpisce, in ugualmodo, la lingua e l'oggetto. Invece di rendere l'oggetto

-ac-cessibile a['ésperienza, la parola depurata da ogni residuoestraneo lo preìenta corne il caso particolare di un momentoastratto, . i.ttto il resto, che viene escluso e reciso dall'e-

spressione (che, in realtà, non esiste piú) da un ,obbligo,pi"tnto di univocità e di chiarczza, deperisce, in tal modo,anche nella realtà. L'ala sinistra nel calcio, la camicia nera,il gi<lvane hitleriano e i loro equivalenti in altri campi non

soóo n.rlla di piú del modo in cui si chiamano. Se la parola,

prima della suì razionalizzazione, aveva liberato, insieme al

desiderio, anche la menzogna, la parola mzionalizzata è di'

venuta una camicia di forza, i'in'armatura sofiocante forsepiú ancora per il desiderio che per la menzogna. La cecitàà il mutismò dei dati a cui il positivismo riduce il mondo,si trasmette anche al linguaggio che si limita alla registra-zione di quei dati. Cosí i termini stessi diventano,impene'trabili, acquistano Ltn potere d'utto, una fotza di adesione edi rcpulsióne che li assimila al loro estremo

-opposto, aìle

formule magiche. Essi tornano ad operare alla stregua dipratiche incantatorie, che il nome della diva sia combinato

I lBezcicbnenf.2 LBedeuterJ.

I8O L' INDUSTRIA CULTURALE

della guerra-lampo tedesca 1'hanno accolta e incorporata nelloro gergo. La ripetizione universale dei terminí impiegatiper designare le varie misure finisce per renderle, in un cer-to senso, familíari, allo stesso modo in cui, all'epoca del li-bero mercato, il fatto che il nome di un prodotto fosse sul-la bocca di tutti ne promuoveva attivamente lo smercio. Laripetizione cieca e la rapida dífiusione di parole stabilite col-Tegala pubblicità alle parole d'ordine totalitarie: Lo stratodi esperienza che faceva delle parole l'espressione degli uo-mir-ri che se ne servivano, è stato completamente abraso espianato, e nella pronta assimilazione dei moduli correntila lingua assume quella frecldezza che essa aveva avuto, fino-ra, solo sui manifesti delle colonne pubblicitarie e nelle pa-gine di annunci dei giornali. Innumerevoli persone adope-rano parole e locuzioni che non sono piú in grado di inten-dere o che utilizzano solo, se cosí si può dire, per il loro va-lore behavioristico di posizione, come simboli protettivi chefiniscono per attaccarsi tanto piú tenacemente e in n-rodo piúossessivo ai loro oggetti quanto meno si è in grado di afier-rare, ormai, ii loro significato linguistico. Il ministro del-la cultura popolare parla senza sapere che cosa dice di for-ze dinamiche e i songs canrano senza rregua di réuerie e dirhapsody e devono la loro popolarità proprio alla rnagia del-f incomprensibiie sperimentata come il brivido di una vitapiú alta. Altri stereotipi, come meîrlory, vengono ancora ap-prossimativamente capiti, ma sfr-rggono all'esperienza che do-vrebbe colmarli. Essi affiorano come relitti alla superficiedella lingua parlata. Nella radio tedesca di Flesch e di Hitlersi oossono riconoscere nell 'alto-tedesco al1ettato de1l'an-nunciatore, che dice alla nazione <Auf Wiederhòren>>, o<<Hier spricht dic Hitlerjugend>, e perfino <<der Fúhrer>>,in un tono che è destinato a diventare stibito I'accento na-turale di mil ioni cli persone. fn queste espressioni è statotescisso anche I'ult imo vincolo fra I 'esperienza sedimentatae la l ingua, come quello che faceva r.nti.c ancora la sua in-{Tttenza benefica, nell'Ottocento, attraverso ii dialetto. Ilredattore a cui la duttilità deile sue convinzioni ha permessodi raggiungere i l grado di <<deutscher Schrift leitei,r ' , vede

t [Ossia ((redattore tedesco>>. L'espressione Schfiltleiter era prcfcrita dainazisti alla parola straniera RedaktearJ.

L 'TNDUSTRTA CULTURALTI r8r

imigidirsi in cambio, sotto la penna, le parole tedesche in pa-role straniere. In ogni parola si può distinguere lìno a chepunto è stata s{ìgurata dalTa <<comunità popolare>> fascista.È vero che, in seguito, questo modo di parlare è diventatouniversale e totalitario. Non è piú possibile avvertire, nelleparole, la violenza che subiscono. L'annunciatore della ra-dio non ha bisogno di parlare in modo afiettato; poiché nonpotrebbe nemmeno essere lí se la sua cadenza si distingues-se per natura da quella del gruppo di ascoltatori che gli èstato assegnato. Ma in cermbio i l modo di esprimersi e di ge-stire degli ascoltatori e degli spettatori è penetrato daglischemi dell ' industria culturale, f ino a sfumature a cui nes-sun metodo sperimentale di indagine è finora in grado digiungere, ancora piú profondamente di quanto non siamai accaduto. Oggi l'industria cr-rlturale l-ra ereditato lamissione civilizzatrice della democtazia della frontiera e del-la libera iniziativa, che non ha mai avuto, del resto, unasensibilità molto sviluppata per le difierenze di ordine in-tellettuale. Tutti sono liberi di ballare e di divertirsi, co-me, a partire dalla netttralizzazione storica della religione,sono liberi di entrare in una delle innumerevoli sette. Ma lalibertà nella scelta delf ideologia, che riflette sempre la co-strizione economica, si livela in tutti i settori come la li-bertà del sempre uguale. I1 modo in cui una r^gazz^ accettae assolve il suo date obbligatorio, il tono della voce al tele-fono e nella situazione piú familiare, la scelta delle parolenella conversazione e I'intera vita privata, ordinata secon-do i concetti della psicoanalisi volganzzata, attestano losforzo di fare di sc stessi l'apparecchio adatto al successo,conforme, fino ai moti piú istintivi, al modello presentatodall'industria culturale. Le reazioni piú intime degli uominisono cosí oerfettamente reificate ai loro stessi occhi che I'i-dea di ciò che è proprio e peculiare a ciascuno di essi so-pravvive solo nella forma piúr astratta: personality non hapraticamente altro senso, pef loro, che quello di denti bian-chi, bocca fresca e l ibertà dal sudore e dalle emozioni. È i lrionfo della pubblicità nell'industria culturale, l'imitazionecoatta, da parte dei consr-rmatori, delle merci culturali purscrutate nel loro significato.