La grazia di un incontro

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Transcript of La grazia di un incontro

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Ascolto di uno stato di coscienza estatico

Maira Pelizzoni

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1° edizione 1° edizione 1° edizione 1° edizione FeFeFeFebbraiobbraiobbraiobbraio 2012201220122012

Al mio Maestro

Marco Margnelli, a lui devo l’amore

per lo studio degli stati di coscienza.

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Indice Indice Indice Indice

LA GRAZIA DI UN INCONTRO 16

IL VIAGGIO KARMICO 25

LE FATE DI BUDE 33

PARENTESI PARIGINA 39

IL RISVEGLIO DELLA GRANDE DEA 44

UN DELICATO INTERVENTO 52

ESTASI INDIANA O SAMADHI ESTATICO 57

L’ESTATE DI PERGINE 61

COMPAGNO DI SOLITARIE 69

PRIMA IPOTESI LO STATO UNICO: IL FENOMENO

KUNDALINI 79

SECONDA IPOTESI: IL SUSSEGUIRSI: UN MOSAICO DI

STATI DI COSCIENZA 83

TERZA IPOTESI: LA SPINTA INCONSCIA: UN

SINGOLARE PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE 94

QUARTA IPOTESI: UN CAMMINO UMANO, TROPPO

UMANO 110

ANALISI FENOMENOLOGICA DEL PROCESSO 121

LA LANTERNA SULL’ULTIMO SCOGLIO 133

IL CANTO DELLA COSCIENZA 142

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RingraziamentiRingraziamentiRingraziamentiRingraziamenti

Ringrazio i miei amici Franca e Piero, che hanno letto con

pazienza e dedizione tutte le fasi di questo lavoro. Ringrazio

Mary Lutyens, perché senza la sua opera non avrei potuto

scrivere le pagine che seguono.

Ringrazio la mia gatta, Melissa, dolce compagna delle mie

riflessioni, insuperabile esempio di concentrazione.

Ringraziamenti alle case editriciRingraziamenti alle case editriciRingraziamenti alle case editriciRingraziamenti alle case editrici

L’EDITORE ringrazia le CASE EDITRICI che hanno concesso la

citazione di parti del Diario e delle lettere di Krishnamurti,

contenute nei testi da loro pubblicati

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Guida per il lettoreGuida per il lettoreGuida per il lettoreGuida per il lettore

Prima di iniziare la lettura di questo libro, vorrei precisare

che il lavoro è interamente dedicato all’analisi psicologica

degli stati di coscienza di Krishnamurti.

Forse non tutti i lettori sanno che nel corso della sua lunga

esistenza ha attraversato un’esperienza psichica e fisica del

tutto straordinaria e complessa, da lui stesso definita come:

Il Processo.

Le pagine che seguiranno, se avrete la pazienza e la

costanza di leggerle, sono un tentativo, se pur modesto, di

dare forma e significato al fenomeno del Processo. Adesso

l’argomento potrà sembrarvi alquanto misterioso, meglio

così, il mistero affascina e seduce. Questa mi sembra una

buona motivazione per proseguire la lettura.

In ogni modo, il mio consiglio è di leggere, almeno in parte,

il Diario e il Taccuino di Krishnamurti e La vita e la morte di

Krishnamurti, scritto da Mary Lutyens, una delle sue più

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fedeli biografe, un’amica fidata e discreta che lo ha

accompagnato sino al termine dei suoi giorni.

Solo in seguito alla lettura di queste opere, vi sarà più facile

comprendere che cos’è e qual è il senso del Processo nella

vita di Krishnamurti. Il Diario e il

Taccuino sono stati l’unica fonte bibliografica e l’unica

testimonianza diretta da cui attingere emozioni, stati

d’animo e di coscienza, considerazioni personali e vissuti

psicologici sui quali lavorare per meglio comprendere, a

livello umano più che scientifico, quel meraviglioso mondo

interiore a cui aspirano tutti gli esseri senzienti che sono o

che saranno sfiorati dal demone della ricerca dentro e fuori

di sé. Per evitare una visione limitata, errore molto

frequente per noi comuni mortali, ho provato a formulare

quattro ipotesi. D’altra parte, una sola interpretazione

sarebbe stata davvero riduttiva per un evento così

imponente e singolare.

Non sono riuscita a creare una quinta ipotesi che fosse,

almeno per me, convincente, ma meglio così, fatelo voi,

createvi la vostra ipotesi, costruite la vostra verità e

Krishnamurti sarà felice di questo.

Guida per il lettore

Rimane l’unico modo per dimostrargli che abbiamo

compreso i suoi insegnamenti e per dimostrare al mondo

che la sua Grande Anima continua a vivere in mezzo a noi.

Non chiedetemi quale delle quattro ipotesi è la più vera, lo

sono tutte, le mie e le vostre.

Indubbiamente, come psicologa e come studiosa della

mente umana, la lettura del Processo come un percorso di

individuazione della personalità mi semplifica notevolmente

il lavoro, ma sono anche consapevole che questa visione è

la meno obiettiva e la più riduttiva.

L’idea del Processo come un mosaico di stati di coscienza

differenziati, sbocciati durante le diverse età della vita di

Krishnamurti mi affascina perché è un’ipotesi armonica, che

scandisce il tempo e l’evolversi di una Coscienza

predestinata a raggiungere mete elevate.

Aprire le porte della percezione, senza il timore di un

demone, è una sfida per ogni mente saggia e coraggiosa.

Per quanto riguarda l’ipotesi del Processo come il risveglio e

l’ascesa dell’energia Kundalini potrebbe forse essere la più

realistica e la più compatibile con le radici culturali e

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religiose di Krishnamurti, ma rimane vivo in me il sospetto

che anche questa interpretazione è forse troppo comoda per

essere vera, calza troppo a pennello con il personaggio in

questione e con il suo contesto storico e culturale.

Per concludere, credo che l’ipotesi più vera è nascosta tra

tutte le ipotesi possibili, è impalpabile, impossibile da

cogliere ma traspare dalle pagine del Diario di Krishnamurti,

nelle descrizioni delle notti del Processo trascritte con

fedeltà dal fratello di Krishnamurti, il giovane Nityananda.

La verità sul Processo è una presenza discreta, silenziosa,

una realtà senza nome che puoi comprenderla solo nel

silenzio della mente e nell’oblio delle conoscenze.

È la lanterna sull’ultimo scoglio, quella luce che non

possono cogliere i naviganti esperti, ma che non sfugge ai

naufraghi, ai pescatori, ai vagabondi del mare che lungo le

sue rive sanno meditare, sanno trovare un senso alla loro

esistenza. A tutti gli sguardi che coglieranno queste pagine,

auguro la Grazia dell’incontro con Krishnamurti, così come

un lontano giorno di Settembre è giunta a me improvvisa e

quasi non mi sono accorta del dono ricevuto.

Buona lettura e buona fortuna!

Guida per il lettore

Kovolam, Shivalaya house,

Settembre 2011 India

M.P.

Il testo è unicamente dedicato al Processo di Krishnamurti,

un cammino spirituale e al contempo un fenomeno psicofi-

siologico individuale e irripetibile nella sua originalità e nella

sua stretta connessione alla storia di vita di Krishnamurti.

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PrPrPrPremessaemessaemessaemessa

Cosa capita ad una persona che incontra un Maestro?

È scaturita da qui la mia curiosità di fronte al lavoro di Maira

Pelizzoni: La Grazia di un incontro.

Ho provato anch’io a percorrere il cammino di Krishnamurti.

Dall’estrema concretizzazione all’assoluta perdita di contor-

no nell’universalità dell’estasi.

Ho ritrovato anch’io linguaggi noti venuti a me dall’Oriente e

dall’Occidente, ma ho capito che affidarmi all’estasi non en-

trava nella mia esperienza, eppure questo aspetto fascinoso

mi colpisce.

Per questa ragione mi auguro che uno, più illuminato di me

o più tagliato per questo, possa essere incoraggiato ad an-

dare fino in fondo, anche se a me mancherebbe il fiato.

Dalla lettura non viene mai una risposta unica alla domanda

più profonda, perché ciascuno di noi maturerà una propria

consapevolezza dalla lettura-ascolto de La Grazia di un in-

contro.

Dott. Piero Cavagnoli

psicoterapeuta

Trento,novembre 2011

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Extrait du journal personnel de Boris Tatzky, étudiant, diExtrait du journal personnel de Boris Tatzky, étudiant, diExtrait du journal personnel de Boris Tatzky, étudiant, diExtrait du journal personnel de Boris Tatzky, étudiant, disssscccci-i-i-i-

ple et ami de Jiddu ple et ami de Jiddu ple et ami de Jiddu ple et ami de Jiddu KrishnamurtiKrishnamurtiKrishnamurtiKrishnamurti

Lorsque nous participions à des entretiens avec Krishnamur-

ti, à Saanen en Suisse ou mieux encore à Madras en Inde, il

se passait un phénomène remarquable.

Par exemple, dans le beau parc de la société théosophique

de Chennai, Il y avait une plusieurs centaines de personnes

qui venaient.

Nous arrivions en avance pour « être bien placé », la plupart

en manifestant ostentoirement notre différence.

Certains arrivaient en voiture de luxe, d’autres affichaient

les codes d’une attitude intellectuelle, des Sâddhu présen-

taient un air farouche, bouse de vache fraiche sur les

cheveux, certains européens se haussaient du col, etc.

Puis, d’une vois douce, Krishnamurti commençait à parler

en interrogeant : « On what subject you want to talk to-

day ? »

Puis au fur et à mesure qu’il parlait, nous avions le senti-

ment qu’il s’adressait directement, personnellement à cha-

cun de nous.

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Et à la fin de l’entretien, nous repartions intériorisé, sans

plus de distinctions entre nous, avec un sentiment

d’humanité, nous avions été fait simples.

Dal Diario personale di Boris Tatzky, allievo, discepolo e Dal Diario personale di Boris Tatzky, allievo, discepolo e Dal Diario personale di Boris Tatzky, allievo, discepolo e Dal Diario personale di Boris Tatzky, allievo, discepolo e

amamamamiiiico di Jiddu co di Jiddu co di Jiddu co di Jiddu KrKrKrKriiiishnamurtishnamurtishnamurtishnamurti:

Quando noi discepoli fedeli partecipavamo agli incontri con

il nostro Maestro Krishnamurti, a Saanen in Svizzera o me-

glio ancora a Madras (l'attuale Chennai) in India, si verifica-

va un fenomeno curioso.Accolte nel grande parco della So-

cietà Teosofica di Chennai, si trovavano centinaia di persone

che si radunavano con il solo scopo di ascoltare gli inse-

gnamenti del loro Maestro.Noi arrivavamo in anticipo, per

occupare i posti migliori, e la maggior parte dei presenti os-

servava con grande rispetto la nostra posizione di fedeli di-

scepoli e giovani allievi.Alcuni appartenevano a nobili fami-

glie inglesi e arrivavano con macchine lussuose, altri osten-

tavano un'aria intellettuale, da studenti impegnati, mentre

altri ancora vestivano la tunica arancione dei Sadhu, scalzi,

La grazia di un incontro

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con i capelli arruffati cosparsi di escrementi di vacca in se-

gno di devozione al Dio Krishna.

Improvvisamente, con la sua voce dolce, Krishnamurti in-

cominciava a parlare chiedendoci semplicemente: "Di che

cosa volete parlare oggi?".

In seguito alle sue parole, col passare delle ore, avevamo la

sensazione che lui si rivolgesse personalmente a ciascuno di

noi, come se sapesse perchè ci trovavamo lì.

Al termine dell'incontro ripartivamo tutti più centrati in noi

stessi, senza più conflitti tra di noi, con un diffuso sentimen-

to di compassione e di umanità.

Ci sentivamo, come per miracolo, creature più semplici e

capaci di comprendere.

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La grazia di un incontroLa grazia di un incontroLa grazia di un incontroLa grazia di un incontro

Dodici anni fa, in una fase movimentata della mia vita, im-

pegnata nel trasloco da una grande città a un piccolo centro

urbano subalpino, ho portato con me un libro di Jiddu Krish-

namurti. Lo avevo acquistato molti anni prima, ma non lo

avevo mai letto. La tesi di laurea, in quegli anni, occupava

tutto il mio tempo.

Si trovava casualmente nella tasca dello zaino, era stato

dimenticato in cima all’ultimo scaffale della libreria, dopo

che tutti gli scatoloni dei libri erano stati caricati sul furgo-

ne. Durante il viaggio in treno, le pagine del Diario di Krish-

namurti hanno accompagnato uno dei viaggi più significativi

della mia vita. Su quel treno sporco e scomodo, una sera di

fine Settembre, ancora calda ma già buia, ho ricevuto la

Grazia dell’incontro con Krishnamurti.

Sono trascorsi molti anni da quel viaggio e in tutto questo

tempo ho letto quasi tutte le sue opere, ma il Diario e il Tac-

cuino, dove la prosa poetica si fonde sapientemente con

La grazia di un incontro

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l’insegnamento spirituale, rimangono per me l’impronta in-

delebile che Krishnamurti ha lasciato in questo mondo e nel-

la mia anima.

Pur riconoscendo lo spessore filosofico e l’elevatura spiritua-

le di Krishnamurti di lui non mi ha affascinato il filosofo o il

Maestro spirituale, ma semplicemente l’uomo, con la sua

sofferenza, con la sua umana storia.

Schietto, generoso, sensibile e tenacemente radicato nella

sua terra d’origine, l’India, di cui amava le luci, i profumi, i

paesaggi e i sapori speziati, Krishnamurti appare al mondo

filosofico e spirituale come un personaggio inclassificabile,

come una figura che stenta a trovare la giusta classificazio-

ne, come un esempio di complessità e di ricchezza interiore

straordinarie.

Insofferente alle dottrine di ogni origine e natura, ben presto

deluse le aspettative dei suoi seguaci e sostenitori

all’interno della Società Teosofica europea nella quale oc-

cupava un ruolo prestigioso e assunse una posizione auto-

noma sostenendo un pensiero originale e critico nei confron-

ti di ogni istituzione religiosa e spirituale precostituita.

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Questo gli procurò accuse da ogni schieramento, da ogni re-

ligione e critiche, senza alcuna pietà, al suo pensiero e al

suo stile di vita.

Succede sempre così agli spiriti autentici, alle menti dotate,

a chi precede i tempi, a chi osa varcare la soglia, a chi rima-

ne fedele a sé stesso e a chi non ha paura di guardare in

faccia il suo dolore.

Nel Diario e nel Taccuino Krishnamurti celebra il legame co-

smico e viscerale con la natura, nei suoi aspetti più ostili

come in quelli più idilliaci, in uno stile autentico, originale,

ben lontano dalle astrazioni della letteratura colta e impe-

gnata del suo tempo.

I sentieri di campagna, le pietre, la foresta, gli animali, la

neve e le risorse del suo mondo interiore sono gli elementi

che formano la poetica della sua opera più intimistica: il

Diario.

Attraverso la contemplazione e il radicamento alla natura

come fonte della vita, Krishnamurti porta il lettore e il disce-

polo con sapiente maestria verso altre tematiche dei suoi

La grazia di un incontro

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insegnamenti: la liberazione dal conosciuto e dagli schemi e

il raggiungimento della felicità.

Il cammino dell’Uomo verso la sua liberazione e la gioia di

vivere non è per Krishnamurti un percorso di ricerca volonta-

ria, bensì un istante di cambiamento, una svolta improvvisa

e, mai volutamente ricercata, verso l’Illuminazione.

Anche l’Illuminazione non è per Krishnamurti un processo

della mente e tanto meno una modificazione biologica del

cervello, ma piuttosto una fiamma che si accende

all’improvviso nel cuore.

In pochi anni dalla pubblicazione delle sue opere, prima in

lingua madre, l’Inglese, in seguito tradotte in quasi tutte le

lingue del mondo, Krishnamurti inizia a vedere intorno a sé

una numerosa schiera di discepoli e di studiosi pronti ad

ascoltare il suo messaggio di pace e di invito alla ricerca in-

teriore.

La conoscenza profonda di sé stessi e l’osservazione analiti-

ca e compassionevole delle esperienze individuali, fanno di

Krishnamurti il Maestro più psicologico e più laico del suo

tempo.

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