la grande sfida per un clima migliore...la grande sfida per un clima migliore n un’inedita...

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16 ROCCA 1 DICEMBRE 2014 ACCORDO CINA-USA la grande sfida per un clima migliore n un’inedita conferenza stampa comu- ne, il presidente della Cina, Xi Jinping, e il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, hanno annunciato lo scorso mercoledì 12 novembre a Pechino, a margine del summit dei paesi che affacciano sul Pacifico, di aver trovato fi- nalmente l’accordo per una politica comu- ne di contrasto ai cambiamenti climatici. Dopo nove mesi di negoziato, Obama ha annunciato che entro l’anno 2025 gli Stati Uniti abbatteranno le emissioni di anidri- de carbonica di una quota parte compre- sa tra il 26 e il 28%, rispetto ai livelli del 2005. Andando ben oltre la precedente pro- messa unilaterale di tagliarle, le emissio- ni, del 17% entro il 2020. Oggi gli Usa stan- no tagliando le loro emissioni a un ritmo medio annuo dell’1,2%, dal 2020 raddop- pieranno gli sforzi, abbattendole al ritmo del 2,3 - 2,8% annuo. lo sforzo della Cina Dal canto suo Xi Jinping ha impegnato la Cina, per la prima volta, a rallentare fino a smettere del tutto la crescita delle emis- sioni entro il 2030 e, possibilmente, anche prima. Dopo quell’anno anche la Cina ini- zierà ad abbattere le sue emissioni. Inol- tre il gigante asiatico si impegna a portare la quota di energia rinnovabile e carbon free (solare, eolico) dall’attuale 10 ad al- meno il 20% del suo paniere energetico. Pietro Greco I

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    ACCORDO CINA-USA

    la grande sfidaper un

    clima migliore

    n un’inedita conferenza stampa comu-ne, il presidente della Cina, Xi Jinping,e il presidente degli Stati Uniti, BarackObama, hanno annunciato lo scorsomercoledì 12 novembre a Pechino, amargine del summit dei paesi che

    affacciano sul Pacifico, di aver trovato fi-nalmente l’accordo per una politica comu-ne di contrasto ai cambiamenti climatici.Dopo nove mesi di negoziato, Obama haannunciato che entro l’anno 2025 gli StatiUniti abbatteranno le emissioni di anidri-de carbonica di una quota parte compre-sa tra il 26 e il 28%, rispetto ai livelli del2005. Andando ben oltre la precedente pro-messa unilaterale di tagliarle, le emissio-ni, del 17% entro il 2020. Oggi gli Usa stan-

    no tagliando le loro emissioni a un ritmomedio annuo dell’1,2%, dal 2020 raddop-pieranno gli sforzi, abbattendole al ritmodel 2,3 - 2,8% annuo.

    lo sforzo della Cina

    Dal canto suo Xi Jinping ha impegnato laCina, per la prima volta, a rallentare finoa smettere del tutto la crescita delle emis-sioni entro il 2030 e, possibilmente, ancheprima. Dopo quell’anno anche la Cina ini-zierà ad abbattere le sue emissioni. Inol-tre il gigante asiatico si impegna a portarela quota di energia rinnovabile e carbonfree (solare, eolico) dall’attuale 10 ad al-meno il 20% del suo paniere energetico.

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    Non è uno sforzo da poco. Xi Jinping hadetto, in pratica, che da qui a 15 anni laCina attingerà energia per 800 se non 1.000gigawatts aggiuntivi a quelli attuali da fon-ti rinnovabili e/o dal nucleare. È come sesi fosse impegnato a costruire in tre lustriqualcosa come mille nuove centrali nucle-ari. O, se volete, a sostituire tutte le attualicentrali a carbone del suo paese con ener-gia pulita. O, ancora, a raddoppiare confonti carbon free, che non rilasciano gasserra, l’attuale capacità di produzione elet-trica del mondo intero.Lo sforzo è imponente. Per questo ancheAl Gore, l’ex vicepresidente ambientalistadegli Stati Uniti, lo ha salutato come unevento storico.

    Ma le domande sono tre. È realistico? Èsufficiente? Quali concreti effetti avrà?Per quanto strano possa suonare alle no-stre orecchie occidentali, gli obiettivi ci-nesi sono realistici. Intanto perché il Par-tito comunista cinese, che governa il piùpopoloso paese del mondo, non è uso farepromesse che non può mantenere. Questapromessa, come Rocca aveva anticipato aisuoi lettori (n. 20/2014), non è un fulminea ciel sereno. Ma era da tempo nell’aria.Era stata in varie forme annunciata. Ma,soprattutto, la Cina non è un paese demo-cratico e il Partito comunista non ha un’op-posizione interna in grado di metterne indiscussione la linea.Negli Stati Uniti, invece, è già battaglia

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    politica. Dopo le elezioni di medio termi-ne, il Congresso è totalmente in mano airepubblicani. E il leader repubblicano alSenato, Mitch McConnell, ha già messo lemani avanti e ha dichiarato che l’accordocon la Cina non è affatto realistico e cheavrà il solo effetto di far aumentare il co-sto dell’energia e diminuire l’occupazionenel settore. È probabile, dunque, che ilCongresso porrà più di un ostacolo sullastrada di Parigi.

    la strada di Parigi

    Cos’è la strada di Parigi? Be’ è quella checonduce alla Conferenza delle Parti chehanno sottoscritto la Convenzione delleNazioni Unite sui Cambiamenti Climaticiche si terrà nella capitale francese tra unanno, alla fine del 2025, e che a detta dimolti è la riunione decisiva, dove si verifi-cherà la reale volontà dei 200 paesi del pia-neta Terra di prevenire, per quanto possi-bile, i cambiamenti climatici.Il problema, in termini tecnici, è questo. Acausa, soprattutto, delle emissioni antro-piche di anidride carbonica e di altri gasserra la temperatura media alla superficiedel pianeta Terra è aumentata di pocomeno di un grado rispetto all’epoca pre-industriale. Ed è destinata ad aumentare.Se si riuscirà ad abbattere le emissioni digas serra generati dall’uomo dell’80% en-tro il 2050, c’è una buona probabilità dicontenere entro i 2°C l’aumento della tem-peratura da qui a fine secolo. Se non ciriusciremo, potremo avere un aumento dialmeno 4°C, con serie conseguenze sugliequilibri ecologici del pianeta ed econo-mici per l’umanità.

    motivi di ottimismo

    Dopo l’accordo con la Cina, alla Casa Bian-ca dicono che l’obiettivo è di abbattere leemissioni di gas serra dell’80% entro il2050 – che in pratica significa abbando-nare il paradigma oggi dominante fonda-to sui combustibili fossili ed effettuare lapiù radicale e rapida rivoluzione energeti-ca mai effettuata dall’uomo.Il motivo di tanto ottimismo è presto det-to. Cina e Stati Uniti sono i paesi che emet-tono più anidride carbonica al mondo: ri-spettivamente 9,9 e 5,2 miliardi di tonnel-late di carbonio ogni anno. Il 45% delleemissioni globali. Se Washington e Pechi-no si impegnano a ridurre le emissioni,metà del problema mondiale è (sembra)risolto. Tanto più che il terzo gigante,l’Unione Europea, responsabile di emissio-

    ni per 3,7 miliardi di tonnellate di carbo-nio l’anno, si è già impegnata in manieraunilaterale ad abbatterle del 40% entro il2030.Tutto questo sforzo probabilmente non èsufficiente a centrare la road map idealeindicata dagli scienziati per contenere l’au-mento della temperatura media entro i2°C. Tuttavia non è da sottovalutare. Unsimile impegno consentirà, con buona pro-babilità, almeno di evitare gli scenari peg-giori. Anche se noi e, soprattutto, i nostrifigli e nipoti dovremo adattarci a vivere inun mondo più caldo, con meno ghiacciai,con un livello del mare più alto ed eventimeteorologici estremi più frequenti.Dunque l’accordo, se sarà rispettato, pre-lude ad effetti ecologici concreti: a ridurree a rendere meno duri gli inevitabili cam-biamenti climatici che sono, peraltro, giàin atto.

    ma non sarà un pasto gratis

    Ma, al di là dei notevoli effetti fisici con-creti, l’impegno di Europa, Cina e StatiUniti avrà effetti politici ed economici con-creti. Intanto perché è un esempio che –dicono i più ottimisti – imporrà al restodel mondo di non essere da meno e, dun-que, di raggiungere il prossimo anno aParigi un serio accordo per una buona pre-venzione dei cambiamenti del clima. Maanche perché prelude davvero a un cam-biamento del paradigma energetico.Abbattere le emissioni di gas serra di per-centuali del 30, 40 o addirittura dell’80%significa rinunciare progressivamente aquei combustibili fossili che hanno assi-curato per decenni alcuni (il petrolio, ilgas), per secoli altri (il carbone) energiaall’umanità e alla sua economia industria-le. E significa costruire un nuovo paradig-ma energetico, sia pure con un percorsotortuoso e che già si annuncia non privodi contraddizioni.Certo, da un punto di vista ecologico, nonsarà un pasto gratis. Anche le fonti rinno-vabili e carbon free hanno infatti un im-patto ambientale. Da un punto di vista tec-nologico sarà una grande sfida, che potreb-be contribuire a ridisegnare gli equilibrieconomici del pianeta. Il fatto che Cina eStati Uniti sembrano intenzionati ad ac-cettarla, quella sfida, determina di per séun’accelerazione nella geoeconomia il cuiesito non è affatto prevedibile. E imponea tutti – Italia compresa – di attrezzarsiper non restare indietro.

    Pietro Greco

    dello stesso Autore

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