La Gazzetta di Itaca Agosto 2010

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La Gazzetta Mensile d’informazione delle Cooperative Itaca, L’Agorà e La Piazzetta - n°8 - Agosto 2010 Giornata dei talenti - 9 ottobre Barcis Aperte le iscrizioni a Dire, dare, fare … capacità in gioco Varato il “progetto donna” Centri estivi invasi da 1600 bambini Festa per il 4° compleanno di Casa Carli Maniago 27 agosto ore 18

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La Gazzetta Mensile d’informazione delle Cooperative Itaca, L’Agorà e La Piazzetta - n°8 - Agosto 2010

Giornata dei talenti - 9 ottobre BarcisAperte le iscrizioni a Dire, dare, fare … capacità in gioco

Varato il “progetto donna”

Centri estivi invasi da 1600 bambini

Festa per il 4° compleanno di Casa CarliManiago 27 agosto ore 18

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Barcis

Sabato 9 ottobre alle 9, presso la Casa per ferie San Giovanni di Barcis, si svolgerà l’incontro dedicato ai talenti del-le Socie e dei Soci di Itaca. L’iniziativa vuole essere un momento di conoscenza reciproca e di valorizzazione del-le numerose capacità e delle risorse (non sem-pre espresse) delle per-sone che costituiscono la compagine della Co-operativa Itaca.Nella giornata “Dire, dare, fare … capacità in gioco”, i Soci che lo desiderano potranno presentare le co-noscenze e le competenze che intendono mettere a disposizione di servizi e attività della cooperativa. La scelta della modalità di presentazione è libera (relazio-ni, progetti, book, presentazioni in powerpoint, dimo-

strazioni pratiche, simu-lazioni), l’unico vincolo è il tempo massimo di 15 minuti per ciascuna pre-sentazione. Un gruppo di soci, individuato dallo Sportello Soci della co-operativa, sarà a dispo-sizione per ascoltare le presentazioni e fornire le prime indicazioni.Alla fine del percorso i partecipanti potranno avere una restituzione sulle possibili applicazio-ne della competenza nei servizi e negli uffici di Itaca o in attività rivolte

ai Soci, inoltre potranno aggiornare il proprio curricu-lum vitae. Si ritiene utile specificare che l’iniziativa non si configura come una selezione interna.Per facilitare il lavoro di chi presenterà la propria com-petenza e di chi ascolterà le presentazioni, i “talenti” sono stati suddivisi in due filoni: il primo è tecnico, il secondo è artistico. È possibile presentare la propria candidatura per una o più categorie.

Le categorie tecniche

Traduzioni dal __________ al ___________ • Scrittura progetti Docenza per corsi di formazione, materie _______• ________________________________________Abilità afferenti la cura e il benessere della perso-• na (pet therapy, arte terapia, musicoterapia, dan-za terapia, orto sinergico, istruttori sportivi … )Altro ________________________________•

Le categorie artistiche

Danze popolari• Attività di animazione e giocoleria• Disegno, ceramica, • Cinema, foto e fumetto• Musica e musicanti (direttori di coro, strumentisti …)• Altro _________________________________•

Compila il modulo che trovi di seguito e invia la tua candidatura con la descrizione della competenza che intendi presentare ed un curriculum vitae aggiornato a [email protected], oppure via fax allo 0434 253266, puoi anche consegnarlo a mano al cen-tralino della sede di Pordenone. Per permettere l’organizzazione della giornata ti chie-diamo di consegnare la tua candidatura entro il 30 settembre.

Casa per ferie di Barcis - 9 ottobre

Aperte le iscrizioni a Dire, dare, fare… capacità in giocoUna giornata per valorizzare i talenti delle socie e dei soci di Itaca

SOMMARIO

La scomparsa di Giovanni Moroldo 5 - 8

La sfida della comunità possibile 8 - 9

Uno specchio oltre la porta della follia 9

Nata la Consulta per il servizio civile solidale 10

Formazione: i corsi di settembre 10

Vôj – Uocchie 11 - 12

Speciale Centri estivi 13 - 19

Terra! La nave giunge in porto 20 - 21

Csre for Amnesty a Torino 22 - 24

Chi dice che non si viaggia in sedia a rotelle? 25 - 26

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3La Gazzetta | Agosto 2010IN PRIMO PIANO

Programma della giornata Dire, dare, fare … capacità in gioco

8.30 – 9.00Caffè di benvenuto e registrazione dei partecipanti9.00 – 10.00Presentazione della giornata e breve presentazione di Itaca10.00 – 13.00Attività di presentazione delle competenze13.00Pastasciuttata

Invia questo modulo a [email protected] oppure via fax 0434 253266“Dire, dare, fare … capacità in gioco”

Allo Sportello Soci della Cooperativa Itaca

Mi chiamo ____________________________ sono Socio della cooperativa Itaca dal _____________________ tel. _____________________

desidero partecipare alla giornata “Dire, dare, fare … capacità in gioco”che si svolgerà il giorno 9 ottobre presso la Casa per ferie di Barcis.

La competenza che intendo presentare (barrare la casella scelta):

Le categorie tecniche

Traduzioni dal ________________________ al__________________________ Scrittura progetti (FSE, Europei, …)____________________ ȿDocenza per corsi di formazione, materie: _____________________ ȿAbilità afferenti la cura e il benessere della persona (pet therapy, arte terapia, musicoterapia, danza terapia, ȿorto sinergico, istruttori sportivi … )Altro ________________________________ ȿ

Le categorie artistiche

Danze popolari ȿAttività di animazione e giocoleria ȿDisegno, ceramica, ȿCinema, foto e fumetto ȿMusica e musicanti (direttori di coro, strumentisti …) ȿAltro _________________________________ ȿ

Breve descrizione della competenza (esempio: disegno fumetti e illustro racconti)

La mia proposta di applicazione della competenza in un servizio o attività della cooperativa (esempio: mi metto a disposizione per scrivere e illustrare libricini e guide per i minori e per collaborare alla preparazione della Gazzetta)

Allego curriculum vitae aggiornato

Data __________ Firma ________________

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4 La Gazzetta | Agosto 2010IN PRIMO PIANO

Nel numero de La Gazzetta di giugno avevamo dato notizia di una ricerca pro-mossa dalla Commissione Pari Oppor-tunità di Legacoop nazionale inerente il “Potenziale femminile nell’impresa coo-perativa”. L’indagine aveva campionato una serie di Coop tra cui anche la nostra Itaca, somministrando un questionario alle socie e/o lavoratrici. Ebbene, in se-guito a quella ricerca vi sono state delle proposte di percorsi formativi alle coo-perative aderenti. Itaca è stata una delle poche Cooperative che ha aderito ad un più ampio progetto legato a un percorso di certificazione, la cui referente è stata individuata in Chiara Stabile, che si occuperà altresì delle politiche di sviluppo che il progetto stesso prevede. (fdp)

Pordenone

Che la nostra cooperativa sia composta per l’83% da donne, che su una settantina di coordinatori solo 16 sia-no uomini, che gli organi dirigenziali e politici siano com-posti per la maggior parte da donne, ormai lo sappiamo bene. Che Itaca abbia da sempre portato avanti non solo politiche ma anche azioni concrete per il sostegno alle donne (copertura del 100% della maternità, rientro dalla maternità concordato, concessione part-time…) lo sap-piamo quasi tutti, ma in quanti si sono posti questi fattori come veri e propri punti di forza di Itaca, che la portano ad essere una realtà innovativa rispetto al mondo che ci circonda?Non solo il mondo aziendale ma anche quello della coo-perazione è caratterizzato da una percentuale di dirigenti donne molto inferiore alla percentuale di personale fem-minile della compagine sociale o comunque delle risorse umane impiegate. Parlando del Friuli Venezia Giulia, in un recente rapporto dell’Agenzia regionale dell’impiego risulta che la percentuale di donne impiegate nel mondo produttivo (su un campione di 179 aziende) è del 38%, così distribuita: 33% degli operai, 49% degli impiegati, 18% dei quadri e solo il 7,4% dei dirigenti! La situazione paradossalmente peggiora nei settori che impiegano per la maggior parte donne: “sanità e altri servizi sociali” (il 75% sono donne) e “altri servizi pubblici sociali e perso-nali” (il 96,5% sono donne) in entrambi i settori infatti i dirigenti donne sono soltanto qualche unità percentuale.Quale ricchezza rispetto alle altre organizzazioni ci può portare questa nota distintiva?E’ per rispondere a questa ed a altre domande che Itaca ha aderito ad un progetto della Lega delle Cooperative Nazionale che prevede un percorso formativo per alcuni referenti della cooperativa volto ad apprendere cosa com-porti la differenza di genere in un’organizzazione come la nostra, come possa essere una ricchezza, come valoriz-zarla, di quali bisogni specifici sono portatori le donne

e gli uomini che compongono Itaca in questa prospettiva e, soprattutto, quali risposte possiamo formulare e mettere in atto.Questo percorso di analisi e di ag-giornamento del sistema di gestione della cooperativa che ne conseguirà, porterà poi all’ottenimento della cer-tificazione di genere, un riconosci-mento che viene dato alle aziende che si distinguono per la sensibilità verso l’argomento delle pari oppor-tunità tra uomini e donne. Da una prima riflessione avvenu-

ta nelle prime puntate di questo percorso, è emersa come prima difficoltà del personale quella di conciliare i tempi di lavoro e quelli da dedicare alla famiglia. Si tratta di un problema che solo in apparenza colpisce di più le donne, in quanto la cura del nucleo familiare è tradizionalmente un adempimento che ha una forte connotazione di genere, demandato al mondo femmi-nile, ma che con l’evolversi dei tempi coinvolge sempre più anche gli uomini!Un’altra problematica emersa, questa sì principalmen-te femminile, anche se le ricadute su tutta la famiglia sono notevoli, riguarda le necessità che si presentano alle donne nella fase della maternità, in particolare al rientro al lavoro.La cooperativa sta progettando una serie di interventi a proposito di questo aspetto, alcuni già avviati (come la riserva di posti presso i nidi di Itaca ad un costo minore per i figli dei soci che rientrano in una graduatoria, sti-lata tenendo presente alcuni indicatori), altri dipendenti dall’approvazione di un progetto che abbiamo presen-tato in risposta ad un bando regionale. Tra gli interventi previsti in questo progetto, in attesa di approvazione, ci sono lo sportello per il sostegno delle lavoratrici madri al rientro dalla maternità e sistemi di videoconferenza finalizzati a limitare i tempi degli spostamenti dei soci per la partecipazione a riunioni ed incontri.Insomma, Itaca ha iniziato a riflettere sulle differenze di genere e sta valutando quali vantaggi può portare alla cooperativa e ai suoi lavoratori questa nuova pro-spettiva, al momento i pareri delle persone coinvolte sono molto eterogenei, pertanto l’esito di questa rifles-sione non è affatto scontato.Ci sentiamo sulle prossime Gazzette per gli ag-giornamenti sull’argomento. Chiunque voglia par-tecipare alla riflessione-dibattito può farlo invian-do una mail al mio indirizzo di posta elettronica: [email protected] la prossima volta, per le pari opportunità, parle-remo di come aumentare il numero del personale ma-schile in cooperativa… sempre se ne vale la pena…

Chiara STABILE

La differenza di genere è un valore

Varato il “progetto donna”Una ricchezza da valorizzare. Come, lo spiega un corso di formazione

“Un uomo e una donna” http://viziopensiero.altervista.org/

EugenioAlfano.htm

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5La Gazzetta | Agosto 2010IN PRIMO PIANO

Pordenone

Nei giorni scorsi ha avuto sepoltura a Mortegliano (Ud), dopo la commemorazione del giorno precedente presso la Casa del Popolo di Torre di Pordenone, Giovanni Mo-roldo, 69 anni, presidente dell’Associazione Italiana per la Tutela della Salute Mentale di Pordenone. Negli ulti-mi anni, dopo un’intensa militanza politica nelle file del movimento comunista friulano, Moroldo era diventato uno dei più apprezzati portavoce delle associazioni dei familiari impegnate nell’attuazione della riforma della Salute Mentale. Diverse le voci che ne hanno voluto ripercorrere l’impegno e la memoria. Ne riportiamo qui di seguito alcune.

Nel nostro cammino incontriamo sempre molte perso-ne, che si intrecciano con noi, nei percorsi che faccia-mo. Giovanni lo abbiamo incontrato troppo alla fine del suo percorso, e troppo all’inizio del nostro.Un percorso verso la salute mentale, nel quale abbiamo pensato, condiviso e praticato idee e prassi, certo a volte non senza disaccordi, ma sempre con un obiettivo comune, legato al protagonismo delle persone ed alla responsabilità dei preposti.Giovanni ci ha dato tanti consigli utili, forte della sua esperienza di vita, e nonostante qualche nostro mo-mento di sconforto a fronte della sua “eloquenza per-durante”, ci siamo sempre intesi.Peccato non averlo con noi nel prossimo, già fissato, incontro con il nuovo Direttore sanitario dell’Azienda sanitaria n.6 Friuli Occidentale, dove voleva ribadire sì l’appoggio ai progetti con le badanti per il sostegno di chi è ormai in grado di sostenere una prospettiva di vita autonoma, ma condizionato ad un concreto e preciso controllo/supervisione del servizio pubblico.Peccato non averlo con noi nei tanti progetti individua-lizzati di persone di cui era, incondizionatamente, dive-nuto amministratore di sostegno, con idee, trasparen-za, collaborazione.Peccato non trovarlo più agli incontri dell’AITSaM, fuori

dal Consiglio regionale, nei convegni...Sta a noi proseguire il suo lavoro. Non sarà certo possibile sostituirlo, ma ci sa-remo, assieme a chi è stato con lui, là dove ci sarà bisogno.

Ardea e gli operatori per la salute mentale di Itaca

“Se io muoio non piangere per me, fai quello che facevo io e io continuerò vi-vendo in te” (Che Guevara).È come se si fosse addormentato dopo pranzo, a casa sua in centro Pordenone, accanto a Gabriella che lo ha coperto, so-stenendo il capo con un cuscino.

Così Giovanni Moroldo, dopo anni di impegno pieno nel campo sociale (ambiente, diritti, pace, salute, sindacato), scolastico (insegnante all’Ipsia), del volontariato (presi-dente Associazione per la Tutela della Salute Mentale e orgoglioso socio della Casa del Popolo), istituzionale (consigliere comunale a Pordenone e Barcis) ma anche politico (dirigente del Pci e poi di Rifondazione Comuni-sta) ora ci ha lasciato o forse semplicemente “riposa”.Ha vissuto a tutto tondo quasi 70 anni convertendo dif-ficoltà, dolori, disagi, ma anche voglia di cambiamento e di “un altro mondo possibile” in straordinarie occasio-ni di nuovi progressi sociali e relazioni paritarie tra tutte e tutti. Perciò, a persone come Giovanni, il sonno e la morte non fanno paura: sono solo un richiamo più for-te a noi per cambiare, ad impegnarsi, come sosteneva Carl Marx, per il “movimento reale che abolisce lo sta-to di cose presenti” (ingiustizie, povertà e sofferenze), operando, “sporcandosi le mani”, non da soli ma meglio in un’azione collettiva, con altre compagne e altri com-pagni… di avventura.Ora Giovanni, che spesso si arrabbiava e usava richia-marci con espressioni forti quando, nel partito o nei diversi movimenti attraversati assieme, ci attardavamo, perdendo tempo ed energie in ideologici e sterili dibat-titi, condividerebbe quanto Ernesto Che Guevara soste-neva: “Se io muoio non piangere per me, fai quello che facevo io e io continuerò vivendo in te”.Invitiamo quanti lo hanno conosciuto, ascoltato, ama-to e sostenuto ad un momento pubblico di ricordo e di impegno per la nostra comunità, con un fiore rosso e un gesto concreto di solidarietà verso un progetto, intitolato a Giovanni, dell’associazione AITSaM di Por-denone (evento tenutosi lo scorso 30 luglio alla Casa del Popolo di Torre di Pordenone). La salma è stata seppellita sabato 31 luglio nel cimitero del suo paese natale, Mortegliano (Ud).

Michele Negro a nome della Federazione provinciale di Rifondazione Comunista - Federazione della Sinistra

Era presidente dell’AITSaM di Pordenone

La scomparsa di Giovanni MoroldoIl cordoglio della “salute mentale” pordenonese

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Per me Giovanni rimarrà sempre, con i limiti ma anzi-tutto i meriti del caso, il prototipo del militante comu-nista, quello vero. Uno dei primi che ho conosciuto, uno dei primi e degli ultimi con cui ho avuto l’onore di lavorare.Coerente come pochi sanno essere, nell’unire la teo-ria con la pratica. In primo luogo dimostrando di es-sere un compagno “tutto di un pezzo” nel suo privato: lui la riforma Basaglia non si è limitato a sostenerla e difenderla - specie negli ultimi anni come presidente dell’Aitsam - ma l’ha vissuta con pienezza , e non solo portando anche la rara lucidità del dirigente politico nel mondo associativo. Come comunista, ha saputo essere coerente fino in fondo, senza mai perdere l’occasione di curiosare in quanto di nuovo si aggirava intorno a noi.Un guerriero di Cromwell sulle colline delle Langhe, di-ceva Lajolo di Beppe Fenoglio: così era Giovanni, il cui comunismo non era limite, ma capacità di ascolto e di confronto.

Gigi BettoliPresidente Legacoopsociali Fvg

La morte di Giovanni Moroldo è una grave perdita per quanti si occupano di aiutare le persone deboli e am-malate a Pordenone. Aveva contribuito a fondare la sezione pordenonese dell’Aitsam, l’associazione dei familiari delle persone affette da problemi di salute mentale, e fino alla fine ne è stato uno dei più attivi animatori. Anche grazie a lui, Aitsam è diventata una risorsa preziosa delle politiche sociali del territorio, gestendo due case famiglia dedicate a persone con problemi di salute mentale e soprattutto diventando protagonista, anche grazie a una convenzione con l’Ambito sociale urbano 6.5, nella sensibilizzazione, nel reclutamento, nella formazione e nella consulenza per gli amministratori di sostegno per le persone seguite dal dipartimento di salute mentale. Moroldo è stato anche un impegnato e bravo consigliere comunale di Pordenone. L’amministrazione comunale cittadina e l’Ambito sociale urbano 6.5 esprimono il loro cordoglio alla famiglia e all’Aitsam.

Giovanni ZanolinAssessore politiche sociali Comune di Pordenone

Pubblichiamo qui di seguito il lucidissimo intervento che Giovanni Moroldo, recentemente scomparso, presi-dente dell’AITSaM di Pordenone - Associazione Italiana Tutela Salute Mentale, fece, in rappresentanza delle As-sociazioni dei familiari del Friuli Venezia Giulia, durante il convegno del 9 novembre 2009 a Pordenone su “I percorsi di cura e di inclusione sociale della salute men-tale” (fonte: www.casadelpopolo.org).

Pordenone

A nome del coordinamento regionale delle associazioni per la promozione della salute mentale che raggruppa

le associazioni aderenti all’Urasam ed all’AITSaM esor-disco innanzitutto con un ringraziamento a tutti i pre-senti ed a quanti hanno reso possibile quest’incontro sul tema dell’uso appropriato degli psicofarmaci. Tra l’altro quest’incontro dovrebbe costituire solo il primo tassello di un più vasto processo di approfondimento su molti degli aspetti del settore.Come già sanno quanti hanno letto con attenzione il materiale illustrativo del Convegno, lo stesso è nato da alcune riflessioni contenute in un documento un po’ pomposamente chiamato Manifesto per la Salute Mentale che il nostro coordinamento ha a suo tempo sottoposto all’attenzione dell’allora nuovo Assessore re-gionale alla Salute ed alla Protezione Sociale.In quel documento affrontavamo molti degli aspetti critici che da tempo riscontravamo nel funzionamento dei servizi della salute mentale: tra questi ricordavamo l’inaccettabile differenziazione delle tipologie ed inten-sità delle terapie rese all’utenza nei vari territori che imputavamo anche all’eccessivo divario tra le risorse a disposizione dei singoli Dsm, ma soprattutto alla divari-cazione delle loro esperienze.Denunciavamo, tra l’altro, la diversità nelle modalità di presa in carico, lo sviluppo ineguale e la diversità dei contenuti della residenzialità assistita, la diversa effica-cia ed estensione degli inserimenti lavorativi, la troppo marcata divaricazione nell’impostazione e nei contenuti dei percorsi terapeutico-riabilitativi individualizzati ed in-fine un uso fin troppo differenziato della terapia far-macologica.Ci pareva – e lo denunciavamo a chiare lettere – diffi-cile ricondurre queste differenze, che facevano sì che

I percorsi di cura e di inclusione sociale della salute mentale

La voce dei familiari

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i servizi della salute mentale fossero resi a macchia di leopardo nei vari territori, a motivazioni esclusivamente economiche.A nostro parere dietro la realtà che denunciavamo c’era un approccio alla cura del disagio mentale da angola-zioni tanto divergenti da rendere opportuni e necessari più di un momento di confronto e di approfondimento.

L’Assessore Kosic in quell’occasione ascoltò il nostro “cahier de doleance”, promise un interessamento su tutte le tematiche su cui richiamavamo l’attenzione, ma ci propose di affrontare una sola questione per volta.Tanto per iniziare, ci propose di partire dalla questio-ne dell’uso degli psicofarmaci, anche perché la stessa aveva il pregio di poter essere affrontata senza che a giustificare le diversità si potesse invocare la differenza delle risorse economiche disponibili per i vari Dsm.Abbiamo aderito a questa richiesta, abbiamo collegial-mente prodotto una prima sintesi delle nostre osser-vazioni in materia ed abbiamo partecipato ad alcuni incontri con funzionari dell’assessorato e dell’agenzia della sanità, con alcuni rappresentanti dei servizi del-la salute mentale e della neurologia infantile, indicati, credo, dall’assessorato in accordo con gli stessi, dove si è iniziato un confronto che alla fine ha portato al con-vegno di quest’oggi.Ricordiamo, inoltre, che lo stesso sarà seguito da due impegnative giornate di approfondimento dedicate agli operatori dei servizi, ai responsabili dell’assessorato, dell’agenzia della sanità, dei servizi farmaceutici delle varie Aziende sanitarie e, dulcis in fundo, ai medici di medicina generale e organizzate tenendo conto delle nostre osservazioni sull’uso che viene fatto degli psico-farmaci nelle varie realtà territoriali.Noi in quella sintesi chiedevamo che l’uso degli psico-farmaci fosse finalizzato alla cura e, se necessario, al mantenimento della stabilizzazione, non quindi con la sedazione come scopo principale; chiedevamo che fos-se monitorato con la necessaria assiduità il loro effetto per modulare la posologia caso per caso evitando so-vradosaggi; chiedevamo che preferibilmente si evitasse l’uso contemporaneo di più neurolettici salvo che nel momento dell’acuzie; chiedevamo che soprattutto si prestasse veramente la dovuta attenzione agli effetti collaterali.

Queste nostre richieste erano e sono motivate dalle esperienze personali maturate nel corso di lunghi anni dai nostri soci: anche se non si tratta di tecnici ritenia-mo che l’esperienza accumulata sul campo e la consue-tudine quotidiana col familiare malato, insegnino spes-so a cogliere ed interpretare quei segnali che possono sfuggire invece anche al personale dei servizi od essere dallo stesso sottovalutati.Noi pensiamo che quando la famiglia non rifiuta la ma-lattia, quando accetta di misurarsi con un’esperienza difficile e per certi versi devastante, quando si fa carico veramente della malattia del congiunto, quando è di-sponibile al dialogo ed al confronto con gli operatori, ebbene noi pensiamo che allora vada considerata a tut-ti gli effetti come una risorsa nel percorso terapeutico

delle persone con disagio mentale, quanto meno come un sensore prezioso di cui tenere il debito conto.Le nostre richieste erano anche motivate dal fatto che il colloquio e l’interscambio tra i Mmg (medici di medicina generale, ndr) e gli operatori della salute mentale sono carenti e spesso del tutto sporadici; questa convinzio-ne, tra l’altro, ci è stata rafforzata dalla valutazione del “data base” scaturito da un questionario che la nostra associazione della destra Tagliamento ha somministra-to a tutti i medici di base, riuscendo poi a raccogliere quasi 160 risposte dagli oltre 200 medici interessati.Questo scollamento quindi non ci sorprende: la prece-dente coordinatrice sociale dell’Ass6 soleva dire che i servizi sanitari purtroppo funzionano a canna d’organo; emettono una sola nota, vale a dire si occupano solo di un singolo aspetto, non riescono a considerare come centro del loro interesse la persona, ma la sua malattia e questo spesso inficia l’efficacia del loro intervento.Questa incomunicabilità è particolarmente grave nel caso degli effetti collaterali dei farmaci: quelli di nuo-va generazione, anche se non hanno quegli effetti così negativamente appariscenti di quelli precedenti, hanno però quasi sempre alcuni aspetti critici.Tanto per fare due esempi che mi vengono in mente, ricorderò che possono provocare una stipsi molto fa-stidiosa e spesso difficile da risolvere ed un aumento ponderale che soprattutto nel caso di persone giovani, in un’epoca di idolatria dell’immagine come l’attuale, viene vissuto come un fatto decisamente negativo che può portare in qualche caso fino al rifiuto della tera-pia.Che il Mmg e lo specialista della salute mentale inter-vengano in modo coordinato è quindi un’esigenza re-ale, sia per la necessaria integrazione del trattamento farmacologico (ove necessario), sia per arrivare a mo-dificare lo stile di vita della persona in questione, avva-lendosi in questo percorso anche della collaborazione dei servizi sociali degli Ambiti territoriali e delle varie risorse (cooperative sociali, associazioni, ecc.) even-tualmente presenti ed attive in zona.In altre parole occorre dapprima risolvere il problema dell’autoreferenzialità dei vari settori in cui si articola l’organizzazione della nostra sanità: occorre, prose-guendo nella metafora delle canne d’organo, che il paziente non sia obbligato a recarsi sua sponte (cosa molto problematica per persone con disagio mentale) presso ciascun servizio per veder affrontato ogni volta solo un singolo aspetto del suo problema, ma che na-sca una cabina di regia (ci sia l’organista) in grado di affrontare complessivamente la situazione.

Inoltre tutto ciò non basta: occorre affrontare anche un altro aspetto della collaborazione tra servizi diversi.A quanti hanno partecipato al processo per la definizio-ne dei PdZ (Piani di zona, ndr) penso sia capitato di ve-dere tra il materiale distribuito una figura che compren-deva due elissi parzialmente sovrapposte di cui quella di destra conteneva la scritta “interventi sanitari”, quella di sinistra “interventi socio-assistenziali” e – nella parte generata dalla sovrapposizione dei due elissi – compa-riva la scritta “interventi ad alta integrazione”.

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Tutto bello, chiaro, comunicativamente di alta efficacia; occorre passare però dall’enunciazione ai fatti concreti perché di buone intenzioni è lastricato l’inferno e non vorremmo che tutto continuasse come prima, vanifi-cando tra l’altro il lavoro che grazie all’applicazione dei Fap (Fondi autonomia possibile, ndr) psichiatrici siamo, finalmente tutti insieme, stati “costretti”, anche se con esiti diversi, ad iniziare.Che il responsabile del Distretto, il Mmg, gli operato-ri della salute mentale, le assistenti sociali dell’Ambito territoriale, gli eventuali rappresentanti del Terzo setto-re, il malato e i suoi familiari o, in caso di loro assenza, l’AdS (Amministratore di sostegno, ndr) si trovino uniti attorno ad un tavolo per definire un progetto condiviso a sostegno della persona in difficoltà e per decidere inoltre chi fa cosa, stabilendo per di più un minimo di crono-programma, costituisce una reale e profonda in-novazione.

C’è chi si lamenta delle lungaggini decisionali che de-rivano dal dover mettere insieme tante teste e tanti servizi e intravede in questo un dispendio di tempo e di energie che sarebbe meglio utilizzare altrimenti; a costoro obiettiamo che l’autoreferenzialità non ha dato ottima prova di sé: con Churchill gli diciamo che il pro-cesso democratico presenterà pure molti difetti, ma che resta comunque il migliore tra i sistemi decisionali, perché gli altri hanno pecche ancora più grandi.Ecco, noi abbiamo enunciato i problemi aperti: con un minimo di irriverenza diciamo che abbiamo assegnato agli specialisti i compiti per casa.Ci auguriamo vivamente che da questo processo di approfondimento che iniziamo tutti insieme quest’oggi possa veramente scaturire una ricaduta positiva per i nostri familiari: in questo caso, avremmo speso effetti-vamente bene il nostro tempo.

Giovanni MOROLDO

A seguire riportiamo l’intervento a firma del direttore del Diparti-mento di salute mentale di Udine, Mario Novello, di annuncio dell’av-vio della 13^ edizione della Festa d’Estate al Parco di Sant’Osvaldo.

Udine

Giovedì 22 luglio si apre la se-conda parte della 13^ edizione della Festa d’Estate nel Parco di Sant’Osvaldo (il 30 luglio e il 6 agosto ci saranno due proiezione di film all’aperto) evento che or-mai fa parte del panorama delle iniziative della città di Udine … e noi Operatori e Operatrici della salute mentale amiamo dire … per la città di Udine e per il Friuli.Il Parco dell’ex Ospedale Psichiatrico è ormai attraver-sato ogni giorno da tante persone che vengono per mangiare, per passeggiare o correre, per prendere un po’ di fresco; importante negli anni la collaborazione con la VI Circoscrizione oggi Quartiere di San Paolo – Sant’Osvaldo per il cinema all’aperto e per il falò dell’Epifania; importante l’adesione delle Associazioni che si incontrano. Molto è cambiato dalla prima Festa d’Estate, quando nel 1997 abbiamo cominciato ad aprire il parco del manicomio alla città, affinché se ne riappropriasse su-perando i fantasmi più oscuri della follia.Accoglienza, inclusione sociale, diritti di cittadinanza, cure, percorsi di abilitazione e riabilitazione, collabora-zioni, progetti personalizzati di salute, emancipazione, empowerment e protagonismo sono termini quotidiani che orientano le pratiche e le strategie così come lotta

allo stigma e al pregiudizio.Ma molto ancora rimane da fare affinché le istituzioni e i servizi sappiano piegarsi sempre più per comprendere e interpretare i problemi e i bisogni di salute mentale della comunità, evitan-do le semplificazioni e il riduzio-nismo della medicalizzazione, migliorando le capacità di ascol-to e di comprensione.Intessere un dialogo con tutte le componenti vive e attive del-la società sulla salute mentale e per la salute mentale dei singoli e della comunità rimane l’impe-rativo oggi forse più importante e cogente. Dobbiamo guardare in particola-

re ai giovani, già cittadini di oggi ma ancora di più di domani, i quali devono assumersi questi fondamentali problemi mentre si trovano in una posizione tutt’altro che vantaggiosa, avendo davanti un futuro incerto e lontano, che appare evanescente e inafferrabile. Per loro e con loro dobbiamo costruire pratiche di spe-ranza per un futuro possibile, pratiche che uniscano e non separino, che promuovano relazioni e crescita della comunità, della comunità possibile.Siamo consapevoli di non essere sempre all’altezza di questo compito, ma questa è la sfida che come Dipar-timento di Salute Mentale vogliamo accettare e con-dividere con tutti coloro che sanno che la promozione della salute mentale è innanzitutto questo.Ma anche nella nostra regione l’economia è attraver-sata da una profonda crisi e molte persone, molte famiglie, molte comunità ne risentono a volte molto pesantemente.

La sfida della comunità possibileBuone pratiche per la lotta al pregiudizio

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9La Gazzetta | Agosto 2010EDITORIALE

I nostri Servizi le incontrano e capiscono più che mai che la salute mentale si genera nella confluenza di mol-ti fattori di vita, che il lavoro, la casa, la dignità, l’iden-tità, le relazioni, la certezza del cibo ne sono elementi imprescindibili e che non può essere una questione di farmaci o non soltanto di farmaci.La Festa d’Estate, nata nelle pratiche di superamen-to del manicomio, vuole significare tutto questo, vuole rappresentare la sfida della comunità possibile.Le serate del 2 e del 9 luglio hanno rappresentato que-stioni alte e serie, nei prossimi giorni è il tempo della gioia, del gioco e dell’incontro.Le Cooperative Sociali che hanno condiviso con il Dsm il percorso di questi anni, anche nelle Feste d’Estate, quest’anno, insieme alle Associazioni che in questo la-

voro si sono generate, hanno voluto e saputo essere protagoniste di questo evento, quest’anno dueE artisti – Giordano Floreancig e Andrea Arban – hanno chiesto di avere uno spazio espositivo per le loro opere all’in-terno dell’ex Ospedale Psichiatrico di Udine. Quelle di Giordano Floreancig sono già esposte in questa sala (edificio 21, ndr) e le sculture di Andrea Arban verranno installate in questi giorni, le opere di questi due artisti potranno essere visitate nelle giornate degli eventi e ogni fine settimana fino al 20 agosto 2010. A tutte e a tutti i coloro che si sono appassionati ma an-che prodigati affinché anche quest’anno si realizzasse questa Festa va la mia gratitudine e quella di tutti noi.

Mario NOVELLO

Auronzo di Cadore

Possiamo, o forse dobbiamo, immaginare un esplorato-re, ma di quelli di una volta, un po’ britannici, compas-sati ma ingenui, non necessariamente colonialisti, che si aggiravano per le terre del “hic sunt leones” armati solo della loro curiosità, voglia di conoscere, taccuino e cappello di paglia. La loro unica difesa consisteva pro-prio nell’essere indifesi, così, quando si avvicinava l’ora canonica del the, senza particolari timori bussavano alla capanna dell’antropofago rivolgendogli la consueta domanda: “Sorry, it’s five o’ clock, can I have a cup of tea, please?”.Forse anche il mio pensiero è ingenuo, ma è così che immagino debba essere l’operatore psichiatrico o, come si dice ora, l’operatore di salute mentale. Un tizio disarmato e solo, indifeso, che bussa, con molto rispet-to, alla porta della follia, cosciente che il rischio è che, dopo quella porta, ad attenderlo ci sia uno specchio. Non è rischio da poco, come ben sanno quelli che, fa-cendo finta di non sapere, dividono il mondo in malati e sani, quelli che “parla per te”, quelli che “se io non son sano come posso curare quei poveri malati?”, quelli che “basta un po’ di buon senso”, quelli che “e poi basta es-sere spontanei, no!?”. Eh sì, son tanti i rischi di questo lavoro che proprio facile non è.La solitudine di sé è un fatto che molti avvertono come pericoloso e forse hanno ragione. Ascoltare lontane, e apparentemente leggere, consonanze con la persona che hai di fronte, mentre ti chiedi che cosa a te l’acco-muna, e trovarsi d’improvviso di fronte ad uno spec-chio che ti rimanda una visione di te, dissimile da come ognuno di noi s’immagina, può essere molto disturban-te. In fondo vedersi e riconoscersi è una forma di co-noscenza particolarmente atta a generare sofferenza, come recita l’Ecclesiaste 92,6: “Dove c’è conoscenza, c’è dolore”.Così scopriamo che la tragedia non stava dove crede-vamo, là dove si osava prendersi sul serio, mentre era quello il luogo del ridicolo. La follia con la sua “male-ducazione”, sgarbatamente ci mostra la commedia di

una vita, avviticchiata intorno a valori che possono r-esistere solo a patto di scordare la nostra finitezza.Fuori dell’ambito del nostro lavoro, la smemoratezza diviene complicità collettiva e c’è dolce naufragare in questo mare, dove ad ambiguità si somma ambiguità, confondendo la buona vita con il benessere. Allora… ci siamo inventati “l’equipe”, dove pensiamo di trovare conforto mentre ancora, tutti insieme, siamo soli. Acce-cati dalla psicosi indotta dal setting, non ci accorgiamo che la follia scardina il nostro discorso, regalandoci una micro babele di incomunicabilità.Una delle poche, e forse unica possibilità di salvarsi dal-la frustrazione straniante, resta la mitica Supervisione. Lo sguardo da fuori, lo sguardo di qualcuno dotato di profonda “pietas” che senza giudicare, riesca a vedere la nostra inanità e ci accompagni allo specchio, magari parlando d’altro, che so, di un “caso particolarmente difficile”. Che, con una certa dolcezza, ci faccia ripren-dere il nostro cappello di paglia per tornare a girova-gare nella terra del “hic sunt leones” e ripresentarci a quella porta che ci fa paura.Può essere che neppure questo basti se non vi è, nell’equipe, una solida abitudine a problematizzare la parola e il pensiero che la genera. Se la frase “met-tersi in discussione” non sempre è il solito “mettere in discussione”. Se il gioco delle ambiguità non è troppo abitudinario. Se non è metabolizzata profondamente l’idea che noi, in prima persona, siamo in gioco…. che noi siamo strumenti del gioco.Il nostro Ufficio Formazione è sempre alla ricerca di temi da proporre per incontri, corsi ecc… forse l’idea di mettere a contatto varie equipe psichiatriche potrebbe essere sviluppata e attuata. Forse è tempo di incontri e confronti, forse è tempo di una tazza di the?Comunque continua… al prossimo numero della Gaz-zetta.Il mio nome è Nanni Dorigo, dell’equipe psichiatrica del Cadore, la mia mail è [email protected]… inco-minciamo.

Nanni DORIGO

Uno specchio oltre la porta della folliaForse non è l’ora del the

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10 La Gazzetta | Agosto 2010ATTuALITà

Pordenone

Mercoledì 15 dalle 10 alle 13 e mercoledì 22 dalle 14 alle 19, presso la sede del-la Lega delle Cooperative in via Cernazai a Udine, si terrà la seconda edizione del seminario “Principi e caratteristiche della classificazione Icf - Classificazione Inter-nazionale del funzionamento della disabi-lità e della salute”. L’idea del seminario si pone come obiettivo la conoscenza e la diffusione della classificazione, con lo scopo di trasmet-tere i principi e le caratteristiche della stessa. Un primo intervento di carattere teorico, della durata di tre ore nella mattinata del 15 settembre, sarà fondamentale in apertura per offrire un inquadramento generale, preve-dendo una presentazione dei principi base dell’Icf e la presentazione del modello concettuale e strutturale della classificazione attraverso la definizione delle componenti dell’Icf, dei codici e dei qualificatori.Oltre quanto descritto l’iniziativa formativa si propone di esplicitare l’impatto del modello nell’area riabilitativa e di motivare positivamente all’utilizzo dello stesso attraverso l’acquisizione di un linguaggio e di un modello teorico di riferimento comune. All’inquadramento introduttivo faranno seguito, nella giornata del 22 settembre, delle esercitazioni e simulate su casi pratici.Il 2 settembre prende avvio “Essere educatore coi minori”,

un breve corso di venti ore presso la sede della cooperativa a Pordenone. Il presente intervento nasce dall’esigenza di aggiorna-re e sostenere gli educatori dell’area mino-ri prima infanzia disabilità e politiche gio-vanili della cooperativa Itaca, che lavorano presso le ludoteche e i doposcuola della provincia di Pordenone. I moduli riguarde-ranno un approfondimento del ruolo, gli aspetti di progettazione e di pianificazione degli interventi educativi, concetti di inter-cultura nel lavoro educativo.

A fine settembre organizzeremo il seminario “Promuove-re la partecipazione della comunità locale”, a Pordeno-ne, cercando di coinvolgere la comunità stessa. Fulcro del seminario sarà il concetto di comunità “competen-te”, fondata sulla convinzione che occorra promuovere la partecipazione attiva di tutte le persone, incoraggiare le esperienze aggregative, assicurare livelli essenziali in tutte le realtà territoriali, valorizzare le esperienze e le risorse esistenti. A metà settembre è prevista un’edizione del corso di “Pri-mo soccorso” per gli operatori della struttura riabilitati-va di Merano, la comunità Casa Basaglia Haus. Previsto inoltre per gli infermieri l’aggiornamento Bls-D (Basic life support, ossia sostegno delle funzioni vitali e ripristino di un ritmo cardiaco valido con un defibrillatore).

Chiara PIZZATO

Formazione per le socie ed i soci

I corsi in partenza a settembreClassificazione Icf a Udine

Udine

Il 10 febbraio scorso, a Udine, abbiamo partecipato alla riunione d’insediamento della Consulta regionale per il Servizio Civile e Solidale, presieduta dall’assessore re-gionale all’Istruzione e Cultura, Roberto Molinaro. Co-stituita dalla Regione Friuli Venezia Giulia con Decreto del presidente Renzo Tondo, la Consulta è composta, oltre che da noi della Cooperativa Itaca in rappresen-tanza degli enti di Servizio civile operanti in regione, dall’assessore competente in materia di Servizio civile, dal direttore del servizio Solidarietà e Associazionismo della Direzione centrale dell’Istruzione e Cultura, Lucio Pellegrini, da Moreno Lirutti e Annalisa Furlan, designa-ti rispettivamente dall’Anci (tra i Comuni iscritti all’Albo del Servizio civile) e dall’Upi del Friuli Venezia Giulia, nonché da Sergio Raimondo e Francesco Monea del Centro servizi volontariato Friuli Venezia Giulia.Durante la prima seduta della Consulta è stato confer-mato l’orientamento secondo cui le risorse e l’impegno della Regione saranno concentrati sul servizio civile solidale, opportunità incentrata sul coinvolgimento del

mondo della scuola e che consente ai ragazzi di età compresa tra i 16 e i 17 anni di avvicinarsi con consa-pevolezza alle istituzioni e alla società.Prospettive più ampie rimangono al momento subordi-nate all’auspicabile devoluzione da parte dello Stato di maggiori competenze e risorse alle Regioni stesse per la strutturazione del Servizio civile, esperienza questa riservata invece ai giovani maggiorenni.La Consulta è stata successivamente coinvolta nell’or-ganizzazione in regione di una “Giornata del Servizio Civile e Solidale”. Nell’occasione abbiamo così concorso a definire un programma di lavoro condiviso con gli altri membri, perseguendo l’obiettivo di promuovere la co-noscenza e la divulgazione di tale opportunità. Il Ser-vizio civile è infatti un importante strumento formativo che consente ai giovani di offrire un supporto concreto e costruttivo alla comunità locale ed è in tale ottica che, come soci di una Cooperativa sociale da sempre attenta ai rapporti con il territorio, sentiamo maggiormente di poter dare il nostro contributo di rappresentanza degli enti di Servizio civile operanti in Friuli Venezia Giulia.

Chiara PIZZATO e Renato ESPOSITO

Itaca in rappresentanza degli enti di servizio civile

Nata la Consulta per il servizio civile solidaleAlla presidenza l’assessore regionale Roberto Molinaro

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Carnia. Bimbi, ragazzi e centri estivi

Vôj – UocchieFigli della Val di Gorto

Enrichetta Zamò (Vice Presidente della Cooperativa Itaca) e Orietta Antonini (Direttore) a Povolaro nel Comune di Comeglians per la mostra fotografica realizzata da Gigi Fasolino, socio lavoratore, educatore del Progetto Benessere, un servizio coprogettato con l’Azienda per i Servizi Sanitari n. 3 Alto Friuli (Carnica).

Ad accoglierci a Povolaro non c’è subito l’autore di questa mostra, dedicata alla libertà dei bambini e proposta attraverso le immagini degli occhi dei bambini e ragazzi della Carnia, ma un ragazzo autoctono, bello, giovane e con gli occhi innamorati per la sua terra. Il luogo è la Casa dedicata a Giorgio Ferigo, medico, storico, musicista, poeta e altro ancora ma soprattutto natio di Comeglians.

Gigi Fasolino, autore della mostra fotografica ‘Vôj’, è anche lui ammaliato da questi luoghi e dalle genti che lo vestono. Il suo aspetto esteriore è confacente al coinvolgimento emotivo, ma a rivelare origini partenopee sono proprio gli occhi, non il colore azzurro, testimonianza di antiche piraterie, ma quel modo di muoverli e di indugiare sulle immagini. Probabilmente è rimasto ‘ntalliato’ (vedi nota vicepresidente) .. ma ce lo dirà lui stesso…I soggetti ispiratori sono i protagonisti del Progetto Benessere che la cooperativa, grazie a educatori come Gigi, realizza in collaborazione e per conto della locale Azienda sanitaria.

La prima foto, in bianco e nero, è quella di un bambino, un ragazzo, un carnico, sul campanile di Comeglians con il braccio alzato. Enrichetta: - Spiegaci.Gigi: - “La libertà e la forza della Carnia. Non sentite le urla?!”Arrivati nella prima sala espositiva, subito la pepata domanda di Enrichetta: - “Hai chiesto l’autorizzazione alla pubblicazione delle foto?” Ma Gigi era preparato, aveva tutto a posto ma la domanda era adatta per una importante risposta . Gigi: - “Più bello che fare le foto è stato andare di casa in casa a raccogliere le firme per l’autorizzazione alla pubblicazione , perché mi hanno aperto le loro case e mi hanno fatto sentire in famiglia”.

La sequenza delle foto in bianco e nero e di quelle a colori risponde ad un principio estetico che vuole solo raggiungere l’obiettivo di cogliere il più possibile l’anima dei bambini in questo particolare contesto. Ci dice Gigi che dopo aver commissionato il lavoro, lo stampatore con tono grave gli ha detto che i bambini nelle foto non sorridono. Gigi ha risposto che la bocca no, ma gli occhi sorridono”. Queste foto parlano di spirito carnico e non solo di gente nativa.

Enrichetta Zamò (vise président da Cooperative Itaca) e Orietta Antonini (diretôr) e a Povolar tal Comun di Comegliàns pe mostre fotografiche fate pe man di Gigi Fasolino, socio da cooperative, educatòr dal Projet Ben-sta, un di chei servisis che la cooperative a met a compiment cun l’Aziende pai Servizis Sanitaris n.3 “Friul de Alte” (Cjargne).

A spietanus a Povolar nol è l’autor da mostre, ca è dedicate ae libertat dai frutins e proponude par mieç dai Vôj dai frituns e dai giovins da Cjargne, ma al è un frut di lì, un giovin biel e cui voj passionas pa so tiare. O sin ta cjase de associasion di Giorgio Ferigo , miedi, storic, musicjst, poete e ancjemò altri ma soredut al è nasût a Comeglians.

Gigi Fasolino, autôr de mostre fotografiche “Vôj” ancje lui imberlît par chei lucs achì e da int ca iu viest. Se tu cjalis par di fûr al è di sest par cemut che al è cjapat dentri ta cheste robe, ma a displatà les sos lidris di jù a son propit i vôj; no tante l color clâr, ca stan a dinus di vieli pirataries, ma chel mût di moviu e di spietà parsore di ce che al viôt.Si viôt che al è restat ‘ntalliato’ (viôt la note dal vise président)…ma nu sal contarà lui….Cui ca lu a ispirât a son chei frutins dal Progjet Ben-sta che la cooperative, in gracie di éducatôrs come Gigi a fâs insieme cun l’Aziende sanitarie.

La prime fotografie, in blanc e neri, a iè di un frut, un cjargnelut, lì dal campanili di Comeglians, cun tun braç parajar viars el cîl.Orietta: - Dinus dut.Gigi: “La libertât e la fuarce da Cjargne. No sintîso ancje vo sberlà?”Rivadis ta prime stanse plene di fotografis, subite la prime domande dal Diretôr (ca fas simpri el diretôr….) atu domandat l’autorizasion par meti in mostre les fotografis?Ma no ca o eri preparat o vavin dut a puest ma le domande a leve ben par une rispueste di fin.Gigi: “Al è stat plui biel la atôr a cjapà su pes crasi les firmis plui che fa les foto, parcè ca mi an viart la lor cjase e mi an fat sintì in famee”

Le sequence dal blanc e neri e di ches a colôrs al rispuint a un principi di biel che al a voe di rivà ae anime dai frus in ta chel contest lì. Nus dis Gigi che dopo ve ordenât el lavôr, chel ca lu stave fasint i a dite, cun tono cjapàt che chei frus a no ridin. Gigi i a rispuindut che la bocje no ma a son i vôi a ridi.Ches fotografis a fedeli dal spirt cjargnel no dome da int c aie nasude achì. ‘Na guardata’ , podares sei chel achì el titul di sot parceche cjalant ches fotografis a

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‘Na guardata’, potrebbe essere questo il sottotitolo perché guardando queste foto a volte abbiamo l’impressione di essere noi ad essere guardate come se il mondo fosse dietro quegli sguardi. Gigi - “Tra le foto ci sono molti ragazzi che non sono originari della Carnia. Guarda quel bel viso di una marocchina. Il mondo carnico è pieno di contaminazioni”.La mostra esposta si presenta come un percorso iconografico che vuole dare risalto più che al semplice luogo, più che alla sua gente, ad uno stile di vita in altri luoghi scomparso; Gigi ci dice che la Carnia è qui ed è diversa da tutti gli altri luoghi.In che senso? – insiste Enrichetta.C’è una ‘cura della conoscenza’ – risponde Gigi.

L’ultima sala espositiva accoglie le foto fatte per i laboratori da quegli stessi bambini e ragazzi che qualche metro prima erano i soggetti. Ci ricordiamo le foto del giro del giro d’Italia con lo Zoncolan brulicante di persone, un paiolo vuoto di polenta (foto di Marica), un vassoio di banane (foto di Giulia).Prima di andare via, il tempo per uno spritz e qualche altra domanda da parte del Direttore (che non si da mai pace): - “Perché la fotografia? “Gigi: - “L’eredità della mia tata!”.

A rafforzare il messaggio che questa mostra vuole diffondere, c’è anche un video, sempre realizzato all’interno dei progetti benessere, la cui chiave è proprio l’immigrazione. Per la promozione del video Gigi ha scelto una foto misteriosa, distaccata, uno sguardo di bambino in chiaro e scuro ad enfatizzare l’unicità dell’anima e le sue contraddizioni. Non solo in Carnia.

Nota a cura del vicepresidente: ‘Ntalliato = imbambolato. Deriva da aliare = aleggiare. Nello specifico contesto: uno che vola e guarda a bocca aperta la bellezza delle cose viste dall’alto.

Enrichetta ZAMÒ e Orietta ANTONINI

voltis a ti semee di sei tu chel cjalât come se el mont fos daûr chei vôi.

Gigi:”In tes fotografis a son frus ca no son nasus achì ma che cumò achì a son. Viôt la muse di che frute marochine . La cjargne a è plene di contaminasions (misclicios)”.La moste si presente come un troi iconografic che al ul da grandece no tant al luç o ae int , no dome, ma a un mût di vivi che di altris bandis nol è plui; Gigi nus dìs che la Cjargne a ie achì e a ie cusì no come altris.“In ce sens” a domande Orietta par viodi se el ben ca conte la vise-president l’è veri.“Achì si a la culture da cognosince” al rispuint Gigi.

In te ultime sale a son les fotografis che, grasie a un laboratori tal periodo dal gir d’italie, i stes frus fotografas d’imprim e an fat al mont dal Gir. El Zoncolan plen di int, le cjalderie da polente (foto di Marica) un plat di bananis (foto di Giulia).Prin di là vie, el timp di bevi alc une ultime domande dal vise président (ca no rive a dasi pâs mai) - “Parcè po’ la fotografie?” Gigi “Ce ca mi a lasat la sior ca mi a tignût di piçiul”

A rindi ancjemò plui fuart ce che la mostre ul dì, al è ancje un video realisat simpri tai laboratoris dulà ca si fevele propite di immigrasion.Pa promosso da mostri Gigi al ha decidût di meti une fotografie ca semee distacade, un cjalà di frut in clar e scûr che al alce el valôr de anime dai frutins cun dut ce che al è contardision. E no dome in Cjargne.

Note dal diretôr: domandi scuse pal furlan ca nol è chel uficiâl ma o preferivi rivà a falu capì ancje a chei di Tisane……

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13La Gazzetta | Agosto 2010SPECIALE CENTRI ESTIvI

Pordenone

“Re per un’estate… bambini per sempre!”, è questo il motto che ha dato il via alle luminose giornate dell’esta-te 2010 che allegramente hanno vissuto i 1600 bam-bini e bambine iscritti ai Centri estivi della Cooperativa Itaca. Uno slogan per immaginare ognuno di loro nella sua unicità e nel suo essere re del proprio piccolo pez-zettino di universo. Ma ugualmente l’augurio di poter ri-vivere, anche da adulti, la capacità dello stupore e della fantasia di quando il mondo at-torno era così grande e tutto da conquistare.Pur salvaguardando ogni spe-cifica peculiarità dettata dalle esigenze del territorio, i Centri estivi pensati da Itaca tra giu-gno, luglio ed agosto fanno ri-ferimento ad un attento proget-to educativo elaborato da uno staff competente di animatori e che si differenzia su tre livelli, in corrispondenza delle altrettante fasce d’età coinvolte: 3-5 anni, 6-11 anni, 12-14 anni.I bimbi della scuola dell’infanzia sono entrati nel magico “Paese delle Fiabe”, luogo fantastico di divertimento, avventura e riela-borazione creativa. Il progetto ha recuperato dal vasto reper-torio delle fiabe della tradizio-ne - da “Cappuccetto Rosso” a “Biancaneve e i 7 nani”, da “Pol-licino” a “Pinocchio” - gli ele-menti caratteristici trasforman-doli poi in pezzi di un grande gioco. Alberi, casette, castelli, fate, animali parlanti, principi e principesse per offrire ai piccoli la possibilità di raccon-tare, rivivere ed inventare nuove storie di cui essere protagonisti insieme ai loro amichetti.Per i bambini della scuola primaria l’atmosfera del Cen-tro estivo è stata riscaldata da strani e coloratissimi vo-lantini che altro non erano che annunci pubblicitari. S’è infatti trattato di un’offerta immobiliare che però non aveva a che fare con la vendita di case, ma di un picco-lo pezzettino di un luogo non luogo, ovvero l’universo ancora lasciato libero da cemento e traffico cittadino. Personaggio cardine è stato l’agente immobiliare-inter-spaziale Cornelius Pantox.I ragazzi della scuola media si sono invece trovati alle prese con un interrogativo: cosa si può nascondere die-tro ad una banalissima porta? Giona, un ragazzo come loro, li ha accompagnati così in mondi paralleli alla scoperta di sé e degli altri. Il protagonista si spostava,

senza mai muoversi dalla sua stanza, tra mondi e di-mensioni e tempi diversi. Un’avventura che dal genere “Fantasy” spazia alla realtà di tutti i giorni, ma spesso misconosciuta o nascosta.

A connotare ulteriormente i Centri estivi 2010 di Itaca l’abbinamento con il progetto “Kuna Shule”. Nato dalla collaborazione tra la società civile organizzata del Friuli Venezia Giulia e la Hope International School di Nairo-bi, Kuna Shule ha permesso la nascita di una struttu-

ra per la formazione dei giovani rifugiati della zona dei Grandi Laghi, ma anche della comunità delle baraccopoli che in maniera stabile gravita attorno a Nairobi (Kenya). La Cooperativa Itaca è stata partner in questo progetto, ha voluto vedere con i propri oc-chi e toccare con le proprie mani la realtà di questo pezzo d’Afri-ca e di questa parte di umanità, in primis per avere stimoli e per continuare questa relazione an-che nel prossimo futuro.Nell’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione so-ciale, è così sembrato naturale alla Coop friulana pensare ad un prosieguo di KS – che in lingua swahili significa “C’è la scuola” -, nella consapevolezza che ol-tre alle strutture, tante sono le necessità di chi si occupa di educazione in contesti così com-plessi come sono le baraccopoli di Nairobi.Ecco allora che i bimbi di alcuni Centri estivi e gli amici di Kuna Shule hanno potuto sentirsi vi-

cini attraverso la visione di un breve documentario dell’esperienza fra le scuole e i bambini delle baracco-poli di Nairobi con la possibilità di avere presenti mem-bri della delegazione che ha visitato i luoghi e raccolto le esperienze. Altra occasione quella del piccolo mer-cato degli oggetti prodotti durante la festa finale del Centro estivo, la cifra raccolta è stata poi destinata in all’acquisto di materiale indispensabile ad un bambino per crescere all’interno di un mondo che può ancora respirare aria di magia: matite, colori, fogli, quaderni, libri, et similia. Il tutto verrà inviato al più presto diret-tamente alla Why Not Junior Accademy, istituzione che opera nella baraccopoli di Mathare, fornendo istruzione e accoglienza a più di 200 bambini

Ben 23, si diceva all’inizio, i Centri estivi attivati da Ita-ca nel 2010. I Punti verdi organizzati con i Comuni sono

Successo per l’estate 2010 targata Itaca

Centri estivi invasi da 1600 bambiniIn tutto il Fvg ben 23 i Punti verdi attivati

Martin e Ines - http://gnognosaurs.blogspot.comAndrea “Dree” Venier

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14 La Gazzetta | Agosto 2010SPECIALE CENTRI ESTIvI

MaterneDentro ogni fiaba molti spun-ti per affrontare con allegria e spensieratezza argomenti che fanno crescere (imparare a co-noscere chi è diverso, affron-tare le paure, collaborare per uno scopo comune, aiutare chi è in difficoltà, essere sinceri, mettersi in gioco…) e che la-sceranno nei bambini un ba-gaglio di tesori, una ricchezza degna di un Re.Il percorso è cominciato con l’aiuto di un gruppo di originali e simpaticissimi per-sonaggi, “i Gnognosaurs”, buffi dinosauri nati dalla penna del fumettista udinese Andrea Venier. Martin, il triceratopo, si è presentato al Centro estivo raccon-tando di aver perso i suoi compagni di viaggio con i quali era partito, a bordo di una corriera volante, alla ricerca di un Paese in cui qualcuno sapesse ancora raccontare le fiabe. Ecco che ha avuto inizio l’avven-tura...I bambini insieme a Martin, Rugne, Bombo e Ines si sono cimentati nell’impresa di rimettere ordine nel Paese delle Fiabe, attraverso molti giochi, grandi co-struzione, esplorazioni ed animazioni. Le vicende, iniziando e concludendosi all’interno di un singolo episodio, hanno messo a disposizione una struttura

che ha reso avvincente e coin-volgente la partecipazione al Punto verde anche ai bambini che hanno deciso di frequen-tare solo per una o due set-timane, ma allo stesso tempo è stato un percorso entusia-smante per quei bambini che hanno scelto invece di trascor-rere con noi tutto il periodo, perché ogni settimana ci sarà un nuovo personaggio da sco-prire e una nuova avventura da vivere.

ElementariPersonaggio cardine l’agente immobiliar interspazial Cornelius Pantox il quale, come tutti gli agenti che si rispettino, prima di offrire il piccolo pezzettino di uni-verso ha voluto avere le referenze del proprio inquilino. Referenze che riguardavano una forte propensione al divertimento, voglia di divertirsi, allegria e doti creative particolari che hanno visto i bambini creare dei progetti tridimensionali da proporre a Cornelius Pantox. Ovvia-mente accanto alla creatività ed alla fantasia, i bambini hanno potuto divertirsi nelle gite organizzate, nei tuffi delle fresche piscine e soprattutto nei numerosi giochi, attività ludiche, musicali e teatrali tra cui la scelta è stata oltremodo ardua.

Re per un’estate… bambini per sempre!

quelli di Arzene, Codroipo, Cordenons, Fanna, Fiumi-cello, Forni Avoltri, Latisana, Maniago, Marano Laguna-re, Monfalcone, Ovaro, Palazzolo dello Stella, Paularo, Pordenone, Precenicco, Ronchis di Latisana, Ruda, San Vito al Tagliamento. Altri: Latisana (English in action – scuola di lingue), Meduno (Parrocchia), Rauscedo (Par-rocchia), San Donà di Piave (Parrocchia), Cordovado (Pro Suzzolins).Il Centro estivo di Itaca è da sempre lo spazio in cui il bambino diventa protagonista della sua giornata, ma allo stesso tempo, è il servizio che consente alle fami-glie di vivere in piena serenità che i propri bambini e ragazzi passino le giornate in un luogo sano e sereno. E’ importante che i genitori sentano di poter lasciare i propri figli a vivere avventure e sperimentazioni di-vertendosi in sicurezza, in un luogo adeguato, con del personale attento. Al contempo, risulta fondamenta-le il coinvolgimento dei genitori nel servizio, permet-tendo loro di conoscere in qualunque momento tutto quanto avviene nel Punto verde ed assegnando loro uno spazio/tempo costante durante il quale essere ac-colti per un confronto continuo.Con l’esperienza, la scelta di Itaca si è orientata verso l’organizzazione di un Centro estivo che non sia occa-sione di mera e semplice evasione, bensì un tempo ‘utile’ per divertirsi ed anche crescere insieme, affer-mando una pedagogia del tempo libero quale diritto

da vivere e valorizzare. Così pensato, il Centro estivo diventa uno spazio ludico - educativo per bambini e ragazzi, ma anche per gli adulti ed il paese intero, che in più momenti può diventare attore del servizio insieme ai bambini.Gli obiettivi del servizio mettono infatti al centro dell’agire il bambino e il ragazzo: l’essere a misura di bambino; il divertimento e l’apprendimento; il bisogno di sperimentare fantasia e creatività; il rispetto e la tolleranza; la socializzazione; l’integrazione; l’apparte-nenza alla comunità; il coinvolgimento e la partecipa-zione di tutti gli attori del servizio. E per promuovere il senso di partecipazione e la conoscenza del ‘pae-se’, del proprio territorio, in ogni Punto verde è buona prassi sviluppare-consolidare collaborazioni e relazioni con le associazioni locali ma anche con ‘privati cittadi-ni’ che al Centro possono accedere per condividere la passione per il loro paese.Tutti elementi in cui Itaca crede profondamente e che persegue con costanza, essendo la qualità un aspetto imprescindibile nella gestione di un servizio alla per-sona che deve essere valutato da coloro che sono gli attori e co-protagonisti del servizio stesso. Tra gli altri punti chiave il dialogo e la collaborazione con le fami-glie, le amministrazioni comunali, le diverse figure tec-niche e politiche coinvolte, il territorio e la rete sociale nel senso più ampio.

Rugne - http://gnognosaurs.blogspot.comAndrea “Dree” Venier

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15La Gazzetta | Agosto 2010SPECIALE CENTRI ESTIvI

Numerose attività che spaziavano dalla creazione di ritratti con la frutta e gli ortaggi, all’ideazione di inni sull’onda dei tormentoni dell’estate, ma hanno rispet-tato comunque i ritmi e le esigenze dei bambini, il cui obiettivo principale è stato il divertimento condito di spensieratezza. Per ogni gioco ed attività la scelta li-bera da parte dei bambini di parteciparvi è stata ‘d’ob-bligo’, grazie anche all’ausilio degli animatori i quali hanno fatto in modo che attività e giochi rispettassero le caratteristiche personali di ognuno. La grande festa finale, creata ogni anno per condividere con parenti ed amici la serenità e l’allegria che sono stati i leitmotiv dell’estate, ha infine sussurrato e consigliato a tutti i partecipanti: “Restate bambini per sempre!”.

MedieIl Fantasy, con il suo mix di mito e fiaba, i suoi mondi o dimensioni immaginarie, arriva facilmente a toccare le corde degli interessi degli adolescenti, come dimostra-no il successo recente di libri e film. Ogni personaggio della fantasia rispecchia in realtà le paure o le aspira-zioni più profonde di ogni adolescente. E’ interessante allora, per tutti gli appassionati del genere, scoprire da quale sentimenti, suggestioni, o schemi sociali nasca la figura del Vampiro, che ultimamente ha riconquistato i teenager grazie ai libri di Stephanie Meyer, “Twilight” e “New Moon”, o la saga del “Il Signore degli Anelli” e di “Harry Potter”, che sono passate dalla letteratura agli altri mass media (il cinema, i fumetti, la televisione, i giochi di ruolo e i videogiochi).Dall’altra parte, la Comunità Europea, attraverso gli Ob-biettivi di Lisbona, propone un cammino di ampia parte-cipazione per raggiungere la meta di riformare un nuovo modello di opportunità e responsabilità, che permetta di prevenire e contrastare la povertà recuperando la pro-spettiva di una comunità che sappia “prendersi cura” del benessere di ogni cittadino, aggiungendo un pilastro im-portante che tenga conto delle risorse naturali.Unendo queste linee guida, ogni incontro settimanale è stato strutturato proprio per essere un’opportunità di condividere interessanti esperienze, dallo sport alle attività acquatiche, dalla riscoperta delle tradizioni al senso di appartenenza al proprio territorio, alle feste

settimanali ai momenti liberi, unendo al divertimento la consapevolezza di intraprendere un percorso di cre-scita, dove giocano ruoli importanti la creatività e la voglia di fare.La magia, coraggiosi cavalieri, damigelle in pericolo, creature mitologiche e avventure molto più reali (dove si affrontano il bullismo, l’obesità, ecc.), ma anche la musica ed il territorio locale e le sue risorse sono stati garanzia di sicuro divertimento. Accanto a cui non è stato difficile rintracciare spunti pedagogici che parlano di libertà di scelta, dell’eroismo dei “piccoli”, di multicul-turalità, di ecologia, e altro ancora.Va peraltro evidenziato che si è pensato di utilizzare in maniera più metodica modalità di gioco cooperativo in linea con il tema generale dei Centri estivi, spostando così l’accento dalla competizione, che sempre sottosta al gioco, dall’avversario al ‘me stesso’, in una sfida in-tesa come competizione alla scoperta di se stessi. In un’ottica e in un contesto che considerano l’animazio-ne e il gioco come strumenti educativi. In tal senso, il gioco di ruolo è servito a far apprendere modalità di ricerca di soluzioni, capacità di prendere decisioni, rea-lizzare l’impossibile, comprendere meccanismi nascosti nelle relazioni sociali. Insomma, giocare un ruolo per capirne il senso nella vita reale.

Il gemellaggio con Kuna ShuleNell’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusio-ne sociale è parso naturale pensare ad un prosieguo del progetto Kuna Shule - C’è la scuola, consapevoli che oltre alle strutture tante sono le necessità di chi si occu-pa di educazione in contesti così complessi come sono le baraccopoli di Nairobi (Kenya). Necessità materiali, ma anche bisogno di essere conosciuti, riconosciuti e accettati.L’idea di introdurre a queste tematiche i bambini è nata dal fatto che saranno certamente protagonisti di un fu-turo multietnico e globale, che richiederà loro strumen-ti di comprensione di una realtà in continuo divenire. Proporre loro di diventare in qualche modo attori in processi di cambiamento che si svolgono anche lontano dai loro occhi, li supporterà nella loro formazione come cittadini del mondo.

Maniago

Ciao a tutti! Siamo il Centro estivo di Maniago, vi ricorda-te? Ma sì quel paesino sperduto tra i monti e le pianure dell’alto pordenonese! Dai, quel posto così incastonato di magia da riuscir a mutare una piccola, e a volte “scon-tata”, Estate Ragazzi, in qualcosa di assolutamente indi-menticabile per chiunque vi partecipi anche solo per un istante. Niente, eh? Che dire… cercheremo di raccontarvi il più possibile…In questi meravigliosi e fugaci assolati giorni di luglio,

le nostre attività hanno conosciuto le trame più varie: i bambini si sono lasciati prendere, oltre che dai giochi di libero sfogo dopo l’anno appena finito, dalle molteplici attività di laboratorio, mettendosi alle prese con tempe-ra sulle mani, carta e colla e marmi. Avete capito bene, marmi!La pittura dei marmi è stata una delle sorprese di quest’anno, un piccolo laboratorio di tre giorni in cui Ali-ce Tramontina, pittrice delle nostre zone, proprio in con-comitanza con l’inaugurazione della sua mostra inerente la pittura sul marmo, ha gentilmente, e poi divertendosi

Una storia piccola

Ogni sorriso di ogni bambino ha una storia da raccontareUna storia grande - Una storia unica

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tantissimo, accettato di insegnare ai bambini un nuovo rapporto con il colore, sfruttandone tutte le potenzialità, dalla sfumatura alla consistenza, dalla stesura alla sma-terializzazione delle forme. Un laboratorio che ai bambini è molto piaciuto. Come è piaciuta tantissimo anche l’al-tra grande sorpresa di quest’anno, ovvero l’invenzione del “Gelato del Centro Estivo”. Cos’è? Ah, è vero scusate, dimenticavo che non c’eravate. Questo progetto con-sisteva nell’ideazione di un particolare gusto di gelato, ovviamente brevettato dai bambini, in cui essi, lascian-dosi andar all’immaginazione più sfrenata, avrebbero poi incontrato il caro Stefano Giordani, titolare dell’omonima gelateria in via Umberto Primo a Maniago. Con lui i bam-bini hanno imparato alcuni segreti per rendere il più bel-lo e buono tra i prodotti dell’estate ancora più magico, e sentendosi protagonisti assoluti a livello locale con tanto di premiazione con le alte cariche dell’Amministrazione comunale e rilascio di un attestato di partecipazione.Ma se pensate di essere sorpresi non è finita qui… uno scrigno di segreti ancora vi attendono. Non abbiamo an-cora parlato della storia di quest’anno, o meglio, delle storie di quest’anno. L’arrivo al Centro estivo, nei pri-mi giorni di luglio, di un postino tanto bizzarro quanto squinternato, in sella ad una bicicletta spaziale con tanto di razzi fumanti, ha lasciato tutti, bambini ed animatori, a bocca aperta. Questo personaggio ci ha raccontato che il suo capo, a detta sua “una persona distinta”, Cornelius Paxton, aveva messo a disposizione un piccolo angolo di universo, da consegnarsi al Punto verde che avreb-be meglio architettato spazi, luoghi, colori e profumi. Quindi le nostre attività di laboratorio si sono divincolate tra pianeti magici, stelle multicolori, astronavi bizzarre e orchi spaziali, nastri, stelle e scettri fior luminosi… ed è solo per citar qualcosa. Infatti un tratto caratteristico dell’Estate Ragazzi maniaghese è quello di non svelar

quasi nulla prima del grande evento finale, che ormai da anni è diventato un punto fermo e un segno di vanto e orgoglio della nostra equipe. Ergo, di ciò non avrete nessuna informazione.Ma siccome non voglio ancora lasciarvi, vi racconterò un po’ cos’hanno combinato quegli scombinati del gruppo Materne. Vi siete mai chiesti come sarebbero state le fia-be se Cappuccetto Rosso avesse mangiato il lupo? O se Hansel e Gretel avessero ingozzato la strega e poi l’aves-sero mangiata? O se addirittura i Tre porcellini avessero distrutto la casa del lupo?Ebbene sì! Quegli scombinati del gruppo materne hanno scombinato le storie mettendole sottosopra, raccontan-dole ai bambini settimana per settimana, divertendosi tra la creazione di costumi, oggetti, immagini…Entrambi i gruppi hanno anche vissuto l’ebbrezza di un’uscita organizzata, oltre al (solito e immancabile) corso di nuoto: mentre il gruppo Materne si concedeva una bella passeggiata, guidati dal gruppo Vigili Urbani che, oltre ad accompagnare i nostri esploratori ha dato loro anche le linee guida per una corretta percorrenza sulle strade, il gruppo Elementari si articolava tra nuo-to, tennis e tiro con l’arco presso le strutture messe a disposizione dalla Maniago Nuoto. Non sono le gloriose uscite di una volta... ma noi ci siamo divertiti tantissimo lo stesso.E così credo siamo giunti alla fine. Che aggiungere a quanto i sorrisi dicono ogni giorno... credo solo un eter-no grazie a tutte le persone che ci consentono di vivere ogni anno un mese di magia e sogni. Poiché nel mon-do c’è il grigiore, c’è il nero, c’è l’oscuro. Questo oscuro ha tanti nomi. Ma un unico significato. I bambini sono l’unica via di salvezza per sconfiggere tutto questo, e finché avremo respiro non permetteremo alle tenebre di spegnere la luce.

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Maniago

Al Centro estivo di Maniago i bambini hanno imparato non solo a fare “il gelato secondo natura” ma, grazie ad uno specifico concorso a premi, hanno inventato il gusto del gelato del Punto verde. Il che, con la canico-la imperante di quei giorni, non è certo stata un’idea da buttare. La singolare iniziativa è stata proposta lo scorso 23 luglio ad uno stuolo di bimbi e bimbe amanti di coni e coppette all’interno dell’Estate ragazzi mania-ghese organizzata in coprogettazione da Comune, Ser-vizi sociali, Assessorato alle politiche giovanili e Coope-rativa Itaca, i cui animatori hanno gestito le attività per tutto il mese di luglio rivolte ai 179 bimbi iscritti, accolti presso la scuola primaria di Maniagolibero.Mastro gelataio d’eccezione Stefano Giordani, della omonima gelateria in via Umberto Primo, che, di co-mune accordo con Comune e Itaca, ha predisposto uno stimolante programmino per i piccoli amici. “L’idea è infatti quella legata all’organizzazione di un seminario per sensibilizzare i bambini all’alimentazione naturale e genuina – ha spiegato – intitolato ‘Il gelato secondo natura’ appunto”. I prodotto utilizzati da Giordani sono infatti assolutamente naturali e a km zero, usufruendo di una filiera cortissima che gli arriva direttamente dai produttori locali. Discorso valido per il latte, la frutta fresca e quella secca, e via dicendo.Quanto al concorso “Inventa il tuo gusto” ha previsto una vera e propria cerimonia di premiazione che si è tenuta all’interno della grande rinomata Fiera di San

Giacomo, svoltasi domenica 25 luglio. La prima fase della originale competizione prevedeva la partecipazio-ne di una quarantina di bambini che si sono ritrovati presso la sala Liberamente a seguire un semplice e di-vertente corso di gelato. Stefano Giordani ha insegnato loro i segreti più nascosti delle sue gustose ricette e li ha condotti per mano “verso la realizzazione del gelato artigianale al naturale di quattro gusti”.I bambini si sono confrontati così con due gusti alle creme – fiordilatte e cioccolato – e due alla frutta – fragola e limone -. Giordani ha illustrato la sua arte av-valendosi anche di supporti video-interattivi. La prima fase si è conclusa con la visita guidata al laboratorio in via Umberto Primo con tanto di annessa – e oltremodo gradita - degustazione di gelato nel giardino dello stu-dio Fabbro.La fase due ha riguardato l’invenzione del nome di un gusto – con relativo disegno - che i bambini hanno suc-cessivamente portato a buon fine una volta rientrati al Centro estivo di Maniagolibero. I tre disegni più partico-lari ed innovativi – ed è stata questa la fase tre – sono stati “valutati” il 25 luglio da apposita commissione for-mata da cinque giudici esterni, dai quali i tre bambini vincitori sono stati poi premiati.Della giuria facevano parte l’assessore Ilia Franzin, la responsabile dei Servizi sociali Daniela Pittau, il pre-sidente Ascom Mario D’Aurizio, e gli assessori Cristian Fiorot, Marco Tramontina e Massimo Milanese. Premi in palline di gelato: al primo classificato un buono spesa di 15 palline di gelato, al secondo un buono spesa per 10

Al concorso “Inventa il tuo gusto”, premi in palline di gelato

Bambini “mastri gelatai” per un giornoUna iniziativa di Itaca, Comune e gelateria Giordani

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San Vito al Tagliamento

Il 6 agosto si sono spente le luci sul Centro estivo Materne e in quello delle Elementari! Il Centro estivo comunale di San Vito al Tagliamento, gestito dalla Co-operativa Itaca in collaborazione con il Servizio socia-le, ha avuto un’apertura di sette settimane tra giochi, laboratori, sport, uscite sul territorio e non solo.Quest’anno c’è stato finalmente un cambiamento: la struttura che ci ospitava era la scuola Elementare di Prodolone che, senza nulla togliere alla sede di prima

(la scuola elementare di Ligugnana) ha un ampio giar-dino ombreggiato dove molte attività si sono potute fare all’esterno… caldo africano a parte… !Le attività organizzate dagli animatori sono state mol-teplici. Il tema di quest’anno era “Le Sette porte”, de-stinato a stimolare i ragazzi a sperimentare, in modo divertente e creativo, attraverso personaggi vicini al loro immaginario, un approccio a tematiche importan-ti per la loro crescita, come la solidarietà, il lavoro di gruppo, il rispetto della natura, la multiculturalità, e via dicendo.

Divertimento al Centro estivo di San Vito

In tanti è meglioCooperazione, sperimentazione e rispetto le parole chiave

palline ed al terzo per 5 palline di gelato, ovviamente presso la gelateria di Stefano Giordani. A tutti i bambini partecipanti è stato distribuito un grembiulino ed un diploma di maestri gelatai.

Va altresì ricordato che, al di là della originalissima iniziativa legata al gelato, “la cui valorizzazione per le nostre vallate deve considerarsi meritoria ed inserita all’interno di una grande tradizione, esportata anche all’estero dai nostri artigiani gelatai” – come ha avuto modo di sottolineare il sindaco di Maniago, Alessio Bel-grado, l’Estate Ragazzi 2010 era iniziata alla grande fin dalle prime battute, registrando un boom di iscrizioni cui l’amministrazione aveva risposto prontamente ve-nendo incontro alle tantissime richieste delle famiglie e decidendo di allargare i Punti verdi maniaghesi a tutti i 179 bambini iscritti.Nonostante il numero chiuso di 150 iscrizioni prece-dentemente deciso, l’assessore alle politiche giovanili Ilia Franzin - di comune accordo con i Servizi sociali maniaghesi – aveva disposto l’accoglimento di tutte le domande, nessuna esclusa, pervenute dalle famiglie di Maniago. Gli uffici di palazzo d’Attimis in piazza Italia erano stati letteralmente presi d’assalto dai genitori maniaghesi, che nel corso degli anni hanno dimostrato di aver oltremodo apprezzato il programma di attività dell’Estate Ragazzi.

A spiegare la decisione da parte dell’Amministrazione di innalzare il numero di iscritti la stessa Franzin. “Al fine di non scontentare nessuna famiglia e soprattutto nes-sun bambino o bambina, a fronte del gran numero di richieste pervenute abbiamo deciso di accogliere tutti gli iscritti a questa edizione dell’Estate Ragazzi. L’ot-tica che abbiamo scelto di perseguire è infatti quella dell’accoglienza e siamo convinti che genitori e bambini saranno lieti di questa scelta”.Un nuovo segnale positivo e di attenzione quello lan-ciato dall’Amministrazione, che già aveva deliberato di venire incontro alle famiglie della città mantenendo le tariffe del Centro estivo immutate rispetto all’anno pre-cedente. Il tutto a differenza di altri Comuni che aveva-no diminuito i contributi per l’abbattimento delle rette o addirittura incrementato le rette stesse.La scelta di non aumentare le rette per i Centri estivi si lega alla più ampia politica fiscale per il 2010 voluta dall’assessore al bilancio, Massimo Milanese, grazie alla quale l’amministrazione ha inteso non procedere ad al-cun aumento delle tariffe per i servizi a domanda indi-viduale. I tagli hanno riguardato alcuni eventi turistico culturali: come si ricorderà, ad esempio, sono saltate la Notte bianca ed Euromarket, mentre anche Vocalia è stato ridimensionato da quattro serate e tre soltanto.

Fabio DELLA PIETRA

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I ragazzi sono diventati pro-tagonisti di innumerevoli esperienze come la coopera-zione con il gruppo durante il gioco, per provare di per-sona che in tanti è meglio; la sperimentazione di attività e competenze, per trovare il gusto del nuovo e del crea-tivo anche attraverso la ma-nualità; ed il rispetto delle di-versità, che passa attraverso la scoperta del valore di sé per arrivare al valore dell’al-tro. Tutti passaggi di un per-corso che li hanno portati a scoprire come ognuno di loro ha tanta ricchezza da poter diventare ”Re per un’estate”.Ogni settimana una micro-storia con le sue diverse ca-ratteristiche ha unito diversi fattori: il territorio, la creati-vità, lo sport, la conoscenza dell’altro ed il divertimento. Inoltre le attività proposte durante ogni settimana si sono arricchite di numerose collaborazioni!I ragazzi delle Elementari hanno frequentato la piscina comunale, sperimentato lo Yoga grazie alla disponibilità di Sara Cristante, scoperto le musiche del mondo grazie all’Associazione Karibù Africa e Valentina, che ha lasciato a bocca aperta tutti. Non dob-biamo dimenticarci delle tan-to attese gite (un po’ meno per gli animatori) alla nuova meta di quest’anno, lo Zoo di Lignano, e alla ormai tradi-zionale gita all’Acqua Follie di Caorle.Piccoli e grandi sono andati insieme a teatro grazie alla partecipazione della Compa-gnia Teatrale “L’Arlecchino Errante”, che ci ha riportato in Africa con la bravura dell’at-trice Lucia che ha assorbito, ancora una volta, l’attenzio-ne di tutti con le sue storie.Le materne hanno inoltre frequentato settimanalmen-te la Biblioteca comunale e assistito a letture grazie alle volontarie del comitato “Li-bro Parlato “di San Vito, sono andati in gita a Cjase Cocel

a Fagagna, dove hanno visto i lavori di un tempo e tanti animali, inoltre quest’anno hanno avuto il piacere di fare un’esperienza bellissima con le volontarie della piscina co-munale di San Vito. Una volta alla settimana le volontarie andavano a scuola a far cono-scere le meraviglie dell’acqua in modo divertente: raccon-tando e organizzando giochi insieme al delfino Ulisse e i suoi amici, questo affinché i bambini avessero un approc-cio tranquillo e non traumati-co con l’acqua.Il culmine delle attività si è svolto come sempre in occa-sione della festa durante la settimana di maggiore pre-senze di iscritti. I bambini hanno presentato i loro la-vori… cartelloni, disegni, ma-schere colorate, foto e video. Ad aprire il pomeriggio il maxi ballo del “Waka waka”, il tor-mentone dell’estate 2010 di Shakira, con l’unione di tante bandiere che rappresentava-no tutte le nazioni del mon-do, realizzato insieme dai piccoli e dai grandi… .insom-ma un’esplosione di colori e divertimento. Naturalmente la festa è stata allietata dai buonissimi e bellissimi dolci delle mamme. Premiati, come tradizione vuole, il dolce più buono e bello, e la torta sala-ta più buona.Alcuni dati sulle presenze: quasi 120 le richieste per le elementari, che hanno visto la presenza di 45 bambini nei turni settimanali di giugno, 60 a luglio, 30 nella settima-na conclusiva di agosto, oltre 70 le richieste per le materne, in quasi tutte le settimane vi sono state nuove iscrizioni o richieste di prolungamento che hanno dovuto essere in-serite in lista d’attesa.

Walter MATTIUSSISara GEROLIN

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Cervignano del Friuli

Ciao a tutti, sono Anna, la coordinatrice del Nido di Cervignano. Mi trovo seduta al mio posto di lavoro e penso: “lunedì 2 agosto ferie, 20 giorni di spensierato riposo!”. Una lunga vacanza mi aspetta in cui non sen-tirò più le quotidiane insistenze del: “Anna devi per cortesia…”, “Anna il genitore…”, “Anna, Anna…”. Finalmente tranquilla!Però prima di godermi tutto questo, ho il piacere di raccon-tarvi la mia avventura. Il nido lo immagino come una nave su cui ho viaggiato per un anno e che ora sta per arrivare in por-to. Bambini, famiglie, educatori, adulti… hanno dato parole ed immagini a molti appuntamen-ti, ora è giunto il momento del saluto.Ci siamo presi tutto il tempo possibile ed insieme abbiamo percorso molta strada, attra-versando mari di emozioni, scoperto mondi di relazioni e soprattutto condiviso progetti. L’equipaggio, buttare l’ancora e preparare la nave per la prossi-ma avventura.Molti bimbi ci hanno lasciato per vivere le loro esperienze in altri luoghi, e dei nuovi si ag-giungeranno. Certo la partenza non è stata facile, anzi, all’inizio è stata dura per tutti, in primis ho scoperto di far parte di una grande squadra, e di una più piccola ma non per questo in-feriore bensì complementare ad essa. Io sono il timoniere, con tutte le responsabilità che ciò comporta. Per non dire dei passeggeri entrati da “lattanti”, sconosciuti, che giocavano in ambienti nuovi, incontrando po-polazioni più agguerrite di bimbi grandi. Che dire poi dei bambi-ni “nuovi”, arrivati per ultimi, e per niente convinti di imbarcarsi in questa avventura, a suon di strilli e lacrime si attiravano tutta l’attenzione dell’equipaggio specializzato.Navigando per mari profondi, nei mesi di ottobre e no-vembre, molte regole di vita quotidiana si sono costrui-te; nei mesi di gennaio e febbraio abbiamo attraversato mari in burrasca che ci hanno costretto a ballare un

po’, tanto che feste di ogni tipo si sono viste su questa nave. Dall’arrivo dell’albero di Natale all’arrivo di Arlec-chino, alle colombe di Pasqua, ma la cosa più bella è stata l’arrivo della primavera che ha reso il veleggiar sul mare più tranquillo, permettendoci di attraccare e di esplorare ambienti nuovi: come quando, tutti in bici-

cletta, abbiamo per un attimo lasciato la nave per visitare il bellissimo Parco Villa Chiozza di Scodovacca.Che poi dire delle fermata suc-cessiva? Abbiamo esplorato un luogo abitato da cavalli, asinelli, caprette e conigli,… li abbiamo potuti toccare, stri-gliare, dar loro da mangiare… Poi siamo rientrati nella nostra imbarcazione e abbiam ripreso a viaggiare. Ormai manca poco tempo prima dell’arrivo in por-to, i passeggeri si esprimono in maniera più ricca e precisa, hanno acquisito nuove auto-nomie, tutti sono più disinvolti nei movimenti e tutti faticano ancora nel rispettare le regole, ma va bene così.Noi ciurma (operatori) siamo ancora importanti per orga-nizzare le attività, siamo di-spensatori di coccole, garanti di benessere, con un pizzico di nostalgia facciamo un passo indietro per lasciare la scena a loro, ormai cresciuti. Ora i pas-seggeri sono proprio cresciuti, si organizzano i giochi, spesso decidono le attività che voglio-no svolgere. E a noi non resta che osservare con orgoglio ed entusiasmarci per i progressi compiuti dai nostri “ex cuccioli-passeggeri”.Abbiamo messo a disposizione i nostri saperi, i nostri modi di costruire la relazione educati-va, abbiamo abbassato la voce per innalzarci ai loro sentimen-ti e sentire quello che avevano

da dire. La nave ormai è quasi arrivata, da lontano si intravvede qualcosa: “Terra!”. Allontaniamo la tristezza e pensiamo a festeggiare, “ultimo giorno prima della fine di questa avventura”, ogni passeggero infila nella propria valigia oltre all’album dei ricordi (una serie di foto e didascalie più significative di questa traversata), un pezzettino della nostra storia di educatori, un po’ dei

La navigazione del nido d’infanzia

“Terra”. La nave giunge in portoDal 1° settembre ciurma in mare per una nuova avventura

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Cervignano del Friuli

Un anno è passato, si sta per concludere l’attività al nido gestito dalla Cooperativa sociale Itaca, varie sono state le iniziative durante l’anno al fine di creare aggre-gazione e condivisione tra nido e famiglia. A maggio abbiamo potuto fare una biciclettata e una passeggiata in mezzo alla natura di Villa Chiozza. Il 25 giugno c’è stata la festa di fine anno, appuntamento speciale per salutare i bambini che il prossimo anno frequenteranno la scuola d’infanzia e dare un arrivederci a settembre per i bambini più piccoli.Le cinque educatrici, coadiuvate da un operatore d’ap-poggio e la cuoca, hanno donato un libro che rappre-senta un album dei ricordi. Le foto più significative di ciascun bambino sono state raccolte annotando la loro storia al nido, i progressi e le difficoltà, contemporane-amente descrivendo il percorso e le finalità delle attività proposte, in buona sostanza mostriamo ai genitori cosa succede al nido e perché, allegando i disegni realizzati dai bambini.Infine, ultima occasione di festa per quest’anno è stata la gita domenicale alla fattoria didattica, dove anche i più piccoli hanno potuto vivere una giornata a prepa-rare la pappa e dar da mangiare a cavalli, caprette e coniglietti. Hanno strigliato l’asinella e il piccolo pony,

provando poi a cavalcarli, un giro con il trattore nei campi e una passeggiata nel parco all’ombra degli al-beri secolari. La giornata si è conclusa con una pasta per tutti.Il nido ha chiuso il 30 luglio per la pausa estiva, riaprirà il primo settembre con l’inserimento dei bambini che frequentavano già la struttura e successivamente con l’inserimento dei nuovi iscritti. Gli operatori e la coordi-natrice augurano a tutti buone vacanze (AF)

Bilancio positivo da Cervignano

Nido prima in gita e poi in festaLa visita alla fattoria didattica

nostri pensieri, qualcuno dei nostri difetti, ma anche un’esperienza come protagonisti principali.La nave è arrivata, butta gli ormeggi. Il capitano, il ti-moniere e l’equipaggio ringraziano tutti i partecipan-ti che con i loro sorrisi, abbracci, baci e pianti hanno trasformato le nostre quotidiane giornate in giornate speciali.Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che

lavorano presso l’agenzia di viaggio Itaca che, in un modo o nell’altro, mi hanno aiutata, capita, compresa ma soprattutto consigliata! La nave ora è ferma in por-to, si riposa, per ripartire il primo settembre per una nuova avventura.

Il timoniereAnnaMaria FURLANICH

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Torino

“Bene!… Allora ci vediamo l’anno prossimo a Torino…”. Con queste parole ci eravamo lasciati l’anno scorso a giugno, quando il presi-dente uscente di Amnesty Inter-national Italia, Paolo Pobbiati, ci salutava dopo una visita al nostro centro dove, accompagnato dal rappresentante di zona (sempre di Amnesty International) e nostro punto di riferimento Massimo Vitti, avevano assistito alla presentazione del progetto “Csre for Amnesty”. Nello specifico l’invito era quello di presentare, durante l’assemblea generale della sezione italiana di Amnesty International, il progetto e magari durante una sera-ta di intrattenimento anche il nostro ormai conosciuto spettacolo multimediale “Colori che esplodono”.He he he… avevamo pensato noi, magari così ci faccia-mo anche una bella gita, che non guasta mai… ad un invito così allettante, non si può mancare. E così, dopo un periodo di programmi, accordi, contrattazioni con chi di dovere, senza dimenticare le varie consultazioni su Google-maps e improbabili carte stradali, eccoci con armi e bagagli a ritirare il biglietto dell’autostrada… de-stinazione Torino!Partiamo giovedì 29 aprile in tarda mattinata e faremo ritorno domenica 2 maggio pomeriggio, siamo 3 pulmi-ni con un equipaggio di 24 passeggeri, senza contare valigie, borse e chi più ne ha più ne metta, non manca una buona dose di allegria… ci attende un viaggio ricco di appuntamenti ed emozioni.“Sì viaggiare evitando le buche più dure”… diceva una nota canzone degli anni ‘70, noi, nonostante abbiamo fatto di tutto per evitarle, in zona vicentina ci troviamo ugualmente con una gomma a terra, la sosta è obbli-gatoria. “Se non ci sono gli imprevisti, un viaggio non si fa mai interessante e sopratutto non prende la piega giusta” (così, ci piaceva pensare). Siamo a fine aprile, ma la giornata è così calda che sembra di essere in piena estate.All’interno dei pulmini si parla, si scherza e anche si dorme, soprattutto il pensiero va alla nostra destina-zione, Torino. Torino questa sconosciuta… e scatta l’in-dovinello: quali sono i personaggi e le cose famose di questa città?… dunque, prima di tutto la Juve, natu-ralmente il Torino, la Fiat, Gianni Agnelli, la Luciana Littizzetto e la Simona Ventura… senza dimenticare il famoso ed eccentrico “La polka” (che sarebbe Lapo Elkann, secondo la nostra esperta in Vip’s Monica)… insomma ce n’è per tutti i gusti, ma a noi quello che piace di più è il famoso “Gianduiotto”.Arriviamo verso sera un po’ stanchi e affamati, il no-stro alloggio si trova all’Hotel Giotto, a pochi isolati dal centro e non lontano dal fiume Po che lento si snoda

costeggiando la città e ci ha ac-compagnato al nostro ingresso. Ceniamo in un bel locale, poi ci ri-tiriamo nelle nostre camere dove ci rilassiamo sotto una doccia con idromassaggio.Il giorno dopo, venerdì, ci si alza presto, dopo la colazione il pro-gramma prevede un giro nella città alla ricerca dei nostri luoghi di destinazione ovvero: l’Istituto Politecnico, in cui si svolge l’as-

semblea nazionale di Amnesty International e la “Casa del teatro Ragazzi e Giovani” in corso Galileo Ferraris. La ricerca è impegnativa e dopo alcuni cambi di per-corso, aver imboccato strade sbagliate, gira a destra e gira a sinistra… ci siamo, tutto è sotto controllo nelle nostre mani, anzi la disponibilità e l’accoglienza non lasciano a desiderare, quindi non ci manca il tempo per fare una piccola passeggiata, chi in città, chi nei pressi dello stadio olimpico, che guarda caso si trova proprio nei pressi del nostro teatro… non sarà la Mole Antonelliana o il museo Egizio, ma è proprio lì che gio-ca la Juve.L’appuntamento per il pranzo è per tutti in centro, na-turalmente. Il pomeriggio, dopo un breve riposino è interamente dedicato all’allestimento dello stand infor-mativo del nostro progetto “Csre for Amnesty”, presso il Politecnico in cui si svolgerà l’assemblea e soprattut-to ai preparativi del palcoscenico per lo spettacolo pre-visto in serata alla “Casa del teatro Ragazzi e Giovani”, qui l’assistenza e la disponibilità di Beppe, capotecnico e “tutto fare” del teatro, facilita questa fase.Sono quasi le 20.00, tutto è pronto, tutto funziona: luci, audio, le proiezioni sullo schermo, anche le quinte sono piazzate al loro posto, riusciamo pure a fare una prova dello spettacolo previsto per le21.30... a questo punto ci viene una gran fame... ecco dunque in arrivo una serie di “mega-pizze” che ci ri-empiono lo stomaco per bene in un clima di allegria e serenità.Dopo esserci sfamati ci prepariamo per il grande even-to, quindi ci cambiamo nei nostri “camerini”, mentre si compiono le ultime prove tecniche. Quasi ci siamo, conosciamo ormai le nostre parti perfettamente a me-moria, questo spettacolo lo abbiamo proposto al pub-blico ormai in diverse occasioni nella nostra regione, ed è sempre stato un successo… ogni volta però è una grande emozione e la paura di sbagliare non manca.Spiando attraverso le quinte osserviamo la sala che è quasi piena, diversi sono gli invitati che partecipa-no anche all’assemblea di Amnesty International, tra il pubblico riconosciamo pure il nostro amico Paolo Pob-biati e l’instancabile Massimo Vitti, accorso anche lui da Gemona, come rappresentante Amnesty di zona e tra i promotori di questo viaggio... iniziamo con un po’ di

Csre for Amnesty

Cronaca, ovvero diario di un viaggio a Torino29-30- aprile, 1-2 maggio 2010

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ritardo, ...3, 2, 1, via... suoni, luci, e immagini partono sul palco assieme al movimento dei nostri corpi, alter-nandosi, liberando le nostre emozioni ed entusiasman-do il pubblico, che ricambia con numerosi applausi di approvazione. Anche stavolta è un vero successo!Terminata l’esibizione, siamo a raccogliere complimenti e critiche dei presenti, questa è anche un’ottima occa-sione per stringere nuove amicizie. Tra una cosa e l’altra si è fatto tardi, quindi non ci rimane altro che smontare il palcoscenico, raccogliere le nostre cose e dopo aver salutato e ringraziato i gestori del teatro, compreso il nostro amico Beppe, ritorniamo in albergo.E’ quasi la mezzanotte e mezza quando ci stendiamo a letto, siamo stanchi morti ma soddisfatti per la giorna-ta trascorsa e soprattutto per il gran successo. Il gior-no dopo, sabato, ci svegliamo con calma e dopo la co-lazione ci troviamo per programmare la giornata, che diversamente da quella pre-cedente si svol-gerà all’insegna della mondani-tà e disimpe-gno, quindi sa-liamo sui nostri pulmini e via... la direzione è il centro di To-rino.Uffa, che fati-ca trovare par-cheggio...(non siamo mica a Gemona, dirà qualcuno), gi-riamo gli stessi vicoli e piazze almeno 3 volte, prima di mette-re i piedi a terra. Oggi la città ci appare proprio “piena-piena”, in questi giorni, infatti, migliaia di persone da tutta Italia, Europa, ed il mondo, sono giunte nella cit-tà in concomitanza di due grandi eventi: l’esposizione ai fedeli della Sacra Sindone, e la presenza del Papa prevista per il giorno successivo.Giriamo per le piazze e vie del centro confondendo-ci con una moltitudine di persone diverse per colore, razza, statura e nazionalità, fanno da sottofondo al ru-more della gente suoni e musiche di ogni genere, non dimentichiamo che è il 1° maggio, quindi girando ci capita di assistere a concerti che vanno dai più raffinati cori di musica sacra, a quella rock che assieme agli slogan sparati al megafono accompagnano i comizi dei vari gruppi sindacali.Noi ci muoviamo divertiti e stupiti da tanta diversità e colore, tutto è molto sorprendente, comprese le vetri-ne con invitanti “Cioccolaterie” e “Caffè” che caratte-rizzano i sottoportici del centro... “che buon profumo e quante cose buone”.... e che prezzi!”. Nel frattempo un po’ di pioggia placa un clima quasi tropicale. Al po-meriggio ritorniamo alla “base” per riprenderci dalla

lunga mattinata, riposare un pochino e prepararci bel-li, profumati per la serata, che prevede un vero ap-puntamento mondano, infatti siamo stati invitati ad un “Buffet” presso il Circolo Canottieri di Torino”, lì “ban-chetteremo” assieme a tutti i partecipanti dell’assem-blea di Amnesty International, alcuni dei quali abbiamo già conosciuto con piacere la sera precedente, dopo lo spettacolo. Anche qui, ci aspetta una vera sorpresa, il circolo si trova lungo il fiume Po, di fronte a noi ammi-riamo la città di Torino che si accende lentamente in una serata magica, nei primi giorni di maggio...Ceniamo fuori su una grande terrazza al lume di cande-la, circondati da musica e gente che ci riconosce e con-tinua a fare i complimenti per la nostra esibizione. In questa festa ci sentiamo perfettamente a nostro agio, anche il cibo non è niente male, anzi c’è “ogni ben di Dio”, dirà qualcuno manca solo il “Jet-Set”, non so ma-

gari “Giò-cru-nei” (George Clooney), o al-meno “Repìt” (Brad Pitt)... Secondo la no-stra esperta in Vip’s Monica... Ma per stasera ci accontentia-mo di qualche comico di Ze-lig... intanto è quasi mezza-notte.E ’ d o m e n i -ca mattina, la giornata del rientro, oggi ci siamo alzati presto perché ci attende l’ultima

grande tappa di questa avventura ovvero: siamo stati invitati a presentare il progetto “Csre for Amnesty” du-rante l’assemblea presso l’aula magna del Politecnico. Anche questo fa parte di uno dei momenti più impor-tanti di questo viaggio, non dimentichiamo che siamo qui anche per questo motivo.L’appuntamento è per le 9, la sala si sta riempiendo, i partecipanti sono più di 300, oggi si riuniscono per il rinnovo delle cariche, saranno presentati alcuni pro-getti tra cui il nostro, noi saremo i primi ad esporre!Ci schieriamo con le nostre divise ed il cartellone descrittivo colorato, di fronte alla platea che ascolta attenta tutte le informazioni riportate che caratteriz-zano il nostro progetto. L’esposizione viene interrotta più volte da applausi di approvazione ed entusiasmo, particolarmente quando riportiamo un dei punti fonda-mentali della nostra attività e cioè come noi, gruppo appartenente ad un Centro Socio Riabilitativo Educati-vo, che solitamente usufruisce dei benefici del volonta-riato, siamo in grado di svolgere delle azioni di questa natura a favore di situazioni (con caratteristiche diver-se), ma altrettanto bisognose di aiuto e solidarietà.

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A questo punto anche l’ emozione è ben visibile! Ri-ceviamo i ringraziamenti più sinceri da parte della presidentessa in carica che pubblicamente evidenzia l’importanza del nostro progetto, mentre i flash delle macchine fotografiche fanno da cornice all’evento... in questo momento che anche noi percepiamo più a fon-do l’importanza di “Csre for Amnesty”.E’ il momento dei saluti, ringraziamo tutti in un partico-lare Paolo Pobbiati e Massimo Vitti con cui collaboriamo da anni e che con il suo enorme contributo ha favorito un’occasione unica come questa. Un pensiero va an-che ai nostri compagni che non sono potuti venire per vari motivi. Lasciamo l’aula magna, accompagnati da applausi calorosi e dall’ormai nostro amico Paolo, baci, abbracci e foto finale, con la promessa di ritornare ad incontrarci.Numerose sono le richieste di materiale informativo, indirizzi e anche qualche invito in giro per l’Italia...

Chissà... Bene! ...tutto è stato compiuto nel migliore dei modi! Ora si può partire sul serio!Saliamo sui nostri pulmini e via!Uscendo percorriamo strade che ormai quasi ci sem-brano familiari, sopra di noi un cielo un po’ grigio, qua-si ci viene malinconia all’idea di ritornare a casa. Men-tre imbocchiamo l’autostrada, ci scorrono davanti agli occhi tutte le immagini di questi 3 giorni meravigliosi, assieme sopraggiunge la stanchezza, anche se sono appena le 10 e 30. I nostri 3 pulmini proseguono in fila indiana stile “Overland”.“Sì viaggiare evitando le buche più dure”....suona un cellulare ...Cosaaa? ...impossibile! ...nooo un altra volta?... Ci avvertono che il pulmino ha di nuovo una gomma a terra... per fortuna ne abbiamo ancora 2 di scorta. Bé,... mentre si fa il cambio della gomma, ap-profittiamo per fare una pausa e mettere qualcosa nel-lo stomaco.... il viaggio è ancora lungo.

Gemona del Friuli

Il progetto “Csre for Amnesty” si può definire come l’ormai storico legame di collaborazione che il Centro Socio Riabilitativo Educativo di Gemona ha attivato con la sezione di Amnesty International Gruppo Italia 143 di questa zona e guidato dall’instancabile Massimo Vitti. Questa iniziativa prevede il coinvolgimento di alcune persone disabili, appartenenti a questo centro, nella raccolta presso diversi uffici e negozi di Gemona, di carta da riciclare la quale, una volta venduta, diventa fonte di autofinanziamento per il sodalizio della stessa sezione.Questa attività per i ragazzi inseriti nel gruppo “Csre for Amnesty”, rappresenta un’importante occasione di apprendimento dal punto di vista educativo, in quanto vengono coinvolti in piani di lavoro che mirano al potenziamento delle loro abilità, ad organizzare e gestire nel modo più autonomo possibile uno

momento lavorativo, fino ad essere una risorsa utile, presente sul territorio di appartenenza.Lo spettacolo teatrale dal titolo “Colori che esplodono” non è altro che la sintesi di un lavoro nato nel 2006 a seguito di un laboratorio di pittura espressiva, condotto dalla pittrice Viviana Biasizzo che poi è proseguito nell’ambito dei laboratori d’espressione corporea e teatrale che costantemente si svolgono presso i Centri.Basandosi sulla rilettura delle emozioni e delle suggestioni provenienti dai quadri, è stato ideato e allestito uno spettacolo teatrale multimediale dal forte impatto visivo che è stato presentato con un buon successo di pubblico in alcuni teatri della provincia di Udine e di Gorizia (nel dicembre del 2007 a Gemona del Friuli, nel maggio del 2008 a Tolmezzo, nell’ottobre 2008 a Cormons nell’ambito della rassegna teatrale “Altre espressività” e a dicembre 2008 a Villa Santina).

Da “Colori che esplodono” a “Csre for Amnesty”

Il 7 luglio alle 15.17 è nato Massimiliano, figlio della socia Giorgia Frassinetti. A mamma e papà vanno gli auguri di tutte le colleghe e i col-leghi dell’ambito di Cervignano, e a Massimiliano un grande, grandissimo benvenuto!

Il 25 luglio è arrivato Samuele, figlio della nostra coordinatrice Silvia Fabris. Le animatrici del Centro diurno di Cordenons con immenso affetto fanno gli au-guri a mamma, papà Sandro e al fratellino Lorenzo. E ben arrivato Samuele!

Il 28 luglio intorno alle 4 del mattino è nata Caterina, figlia del collega Massimo Tuz-zato e di Alessandra. Ai neo genitori vanno le congratulazione per il più che lieto evento. A Caterina il soffice l’abbraccio di tutti/e. Benvenuta tra noi!

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Cervignano del Friuli

Allo scopo di stimolare la creatività, la memoria e favo-rire il benessere degli ospiti della Casa di riposo Sarci-nelli di Cervignano, il laboratorio ha previsto la creazio-ne di un gruppo aperto di appassionati del canto, della poesia e della musica, per giocare con le filastrocche e le tiritere di una volta. Sono stati utilizzati semplici stru-menti musicali a percussione e una chitarra acustica.Le filastrocche, le ninne nanne, le conte e le cantilene sono un tesoro grandissimo nato dalla fantasia popo-lare, cresciuto con il passare del tempo, tramandato di generazione in generazione per giungere fino a noi, senza perdere nulla della sua freschezza e del suo fasci-no. Un tesoro per grandi e piccini che non deve andare perduto, perché ognuno di noi ha insegnato almeno una volta a un bambino una conta, uno scioglilingua, un indovinello in rima per farlo divertire.Il laboratorio è stato curato da Gianluca Bruno, edu-catore e animatore della Cooperativa Itaca dal 2000. G!AN, cantastorie per vocazione, ha già sperimentato con successo, all’interno dei Centri estivi, il recupero della filastrocca per cantare e giocare con i bambini. Da gennaio i nonni della Casa di riposo hanno partecipato attivamente alla creazione di divertenti filastrocche e canzoni, volete un esempio?

Il Romantigatto

C’è un gatto che vive in campagnava in cerca della sua compagnae gira tutti i casalima trova solo maiali

Il progetto si è inserito in maniera condivisa e sinergica all’interno della programmazione della Casa di riposo, già curata e gestita dall’animatrice Caren Monte che ha partecipato attivamente e sostenuto Gianluca nel percorso. Il laboratorio intendeva anche favorire il con-solidamento delle relazioni significative in struttura di Alberto Maestrello, giovane portatore di handicap, che Gianluca segue dal gennaio 2001.

Gli anziani “contano” con G!AN il cantastorie

Laboratorio di filastrocche musicateIl Romantigatto conquista la Sarcinelli

Cervignano del Friuli

Ciao a tutti gli amici che leg-gono questo giornalino! Sono il Cristian che, alcuni mesi fa, ha scritto l’articolo su come un ragazzo diversamente abile su sedia a rotelle possa spostarsi agevolmente a Venezia, usu-fruendo di tutte le possibilità che offre questa meravigliosa città a chi, come me, non può camminare, ma ha tanta voglia di visitare un po’ della nostra bella Italia.Da allora con Marina, la mia educatrice, organizzo delle gite e ci divertiamo un sacco; inoltre abbiamo incominciato ad anda-re al cinema e ci sono già sta-to diverse volte. Al Kinemax di Monfalcone io ed il mio accom-pagnatore paghiamo un solo biglietto d’ingresso a tariffa ri-

dotta, invece al Cinecity di Pra-damano paghiamo due ingressi ridotti. In entrambi questi cine-ma ci si muove agevolmente.A settembre sono andato in gita alle alture di Polazzo, vi-cino a Sagrado, dove ho fatto una divertentissima escursione con l’ “Agribus” (un carro trai-nato da un trattore) in mezzo ad un allevamento estensivo di mucche ed asini. A parte il fat-to che un asino ha tentato di mordermi ed una mucca mi ha leccato le gambe, tutto il resto è filato liscio…Ad aprile invece siamo partiti in treno per Ferrara ed abbiamo trascorso una giornata all’in-segna della cultura con visita al Castello Estense e a diversi palazzi e musei. Girare per Fer-rara è stato per me meno age-vole che spostarmi per Venezia,

Non solo Venezia!

Chi lo dice che non si può viaggiare con la sedia a rotelle?Cristian: “L’importante è saper ricominciare”

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perché i marciapiedi sono stretti e le strade un po’ scomode (si fa qualche salto!), però la città è incan-tevole.L’emozione più forte però l’ho vissuta la sera di mer-coledì 19 maggio, quando mio cognato Gianni mi ha portato a Udine per il concerto degli Ac/Dc… ho ur-lato come un matto a squarciagola e sono tornato a casa alle tre di notte.In quest’ultimo anno la mia vita si è arricchita di tan-te novità; ho scoperto che con un po’ di entusiasmo e di organizzazione posso fare quasi tutto ciò che fa chi cammina sulle proprie gambe…L’incidente di cui sono stato vittima tanti anni fa mi ha tolto la mia vita precedente, dissipandone anche i ricordi… ma ora posso finalmente dire di avere una vita nuova fatta di tante piccole cose che mi dan-no gioia e serenità: la passeggiata quotidiana con la mamma per le vie di Cervignano, gli affettuosi litigi con la mia nipotina, le gite con Marina, una magica notte con gli Ac/Dc…A volte, anche se il destino non è sempre benevolo con tutti, l’importante è saper ricominciare.

Cristian SANDRI

Fiumicello

A Fiumicello, il 25 aprile scorso, si è svolta la tradi-zionale “Festa di primavera” che, fra le altre iniziative, prevedeva una Ciclolonga per le vie del paese e di quelli limitrofi. Quest’anno, per la prima volta, le ludoteche “Spazio bimbi” e “Gul-liver” hanno aderito alla manife-stazione iscrivendosi alla Ciclo-longa come “Gruppo Ludoteca”.Il luogo di ritrovo per tutti i par-tecipanti era la piazza del paese dove le due ludotecarie, con gli occhi ancora gonfi per il precoce risveglio domenicale, hanno ac-colto bambini e genitori. Nume-rosi gli iscritti e soprattutto tanto l’entusiasmo dei bambini. Foto di rito e si parte. Chissà se le due “poverette” ce la faranno a pedalare per venti chilo-metri?!Il primo tratto del percorso è risultato piuttosto fatico-so anche perché le ossa arrugginite delle malcapitate hanno fatto un’enorme fatica a sciogliersi e a sostenere un’andatura discretamente normale, ma ecco una vi-sione celestiale: il primo punto di ristoro.Dopo essersi ben rifocillate, le nostre riprendono la super-bike e con il vento a sfavore percorrono le stra-de dell’entroterra fiumicellese, costeggiate da canali e

da splendidi paesaggi campestri, che però le poveret-te, non paghe della merenda precedentemente fatta, ancora accecate dalla fame, non riuscivano a vedere. Nel momento di maggior sforzo fisico la figlia di una

delle due esclama: “Mamma, vai più forte! Non vedi che siamo ul-time?”. Che umiliazione!Nonostante non sentissero più la parte inferiore del corpo, le due ludotecarie si sono messe d’im-pegno per riuscire ad arrivare al secondo punto di ristoro in loca-lità Belvedere, dalla quale si po-teva scorgere l’isola di Barbana. Si ragiona meglio con la pancia piena e quindi si prosegue il tra-gitto: ancora pochi chilometri e si sarebbe posta la parola fine a questa “atroce tortura”.Le nostre eroine sono state con-

dotte al traguardo finale dal profumo di costa e sal-siccia che il vento trasportava per le vie del paese e che gli affamati ciclisti avrebbero potuto addentare una volta scesi dai loro “fidati destrieri”. Nonostante tutto il “gruppo ludoteca” ha vinto la coppa grazie alla grinta e all’entusiasmo profusi dai bambini e loro genitori. O forse perché qualcuno ha avuto pietà per quelle pove-rette?

Marzia & Sabina

Le ludotecarie arrancano

Spazio bimbi & Gulliver alla “Ciclolonga”Alla fine costa e salsiccia per tutti

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Gorizia

Un concerto di musiche tzigane e folk per sensibi-lizzare le persone alla tutela dei diritti umani e civili delle persone con disabilità. E’ stato il leit motiv dell’appuntamento tenutosi lo scorso 2 lu-glio all’Auditorium della cultura friulana di Gori-zia, dove si è esibita la Scuola di musica Suzuki in un concerto tutto da ascoltare. La serata che era organizzata da Comu-ne di Gorizia, Cooperativa sociale Itaca, Geco e Cisi, ha visto anche la collaborazione della Commissione consiliare pari opportunità di Gorizia nonché il patro-cinio della Provincia.“In concerto per conoscere”, questo il titolo della se-rata, intendeva sensibilizzare l’opinione pubblica ri-spetto alla disabilità - ma anche rispetto al ruolo dei genitori e familiari di persone disabili, per portare l’attenzione sulla necessità che alle persone disabili siano garantiti l’accesso e la piena partecipazione, in situazioni di pari opportunità, a tutti gli ambiti della socialità (scuola, lavoro, momenti culturali e sociali, sport), soprattutto al fine del raggiungimento della migliore qualità di vita possibile.Così dalle 18 si è esibita l’orchestra degli allievi del-la associazione musicale piano Suzuki di Trieste di Cristina Verità (violino/viola) e Giulia Linussio (pia-noforte), diretta da Martin Schaefer. Articolato il pro-

gramma che prevedeva Tarantella di Livio (Italia), Two Irish Hornpipes (Irlanda), Du-vu Csardas (Un-gheria), Puszta Tanz (Ungheria), Tanzuj Tanzuj (Slo-

vacchia), Calusu Oltenesc (Romania), Marcia Tzi-gana The Mason’s Apron (Irlanda), Swallowtail Jig (Irlanda), Oči črnja (Rus-sia), Viva Espana-Danza Spagnola-Fandango (Spa-gna), Danza Ungherese n.5 (Brahms), Hatzegana Maghiara (Romania), Tzi-ganotchki (Russia) e Dan-za del Fuoco (Romania).A salire sul palco i violini Agnese Accurso, Matteo Asaro, Riccardo Ascone,

Rocco Ascone, Nina Badin, Livio Bonatti, Matteo Bo-natti, Pietro Bonelli, Peter Brezovec, Ajda Bubnič, Caterina Chermaz, Chiara Crozzoli, Marta De Faveri, Matej De Faveri, Enrico Frausin, Leonardo Frausin, Nika Gačnik, Dimitra Kontogiannis, Veronica Kopačin, Philipp Maglione, Tia Marčeta, Mia Mikolič, Tomas Momic, Ana Podgajski, Matjaž Puh, Dali Regent, Car-lo Reinotti, Virginia Riolo, Alice Sabbadini, Valentina Sassonia, Arpad Secoli, Guido Stavro, Nika Toškan, Riccardo Trevisani, Taša Troha, Margherita Turel, Marco Vöneki, Jernej Žavbi, Marko Žavbi, Zala Zadel, Emiliano Zennaro. Alla viola Lucy Passante, al piano-forte Massimo Ferrara e Marco Stroligo, al liuto Fabio Accurso, chitarre Giorgio Badin e Giovanni Vöneki, percussioni Diego Emanuele Primosi, bidofono Fabio Turel, triccaballacca Michele Maglione. Ha presentato la serata Cristian Seu.

Suzuki incontra la disabilità

“In concerto per conoscere”Successo a Gorizia per la serata organizzata da Comune e Cisi

Comeglians

E’ sorta in Carnia la rete “Sentieri di Futuro” con l’in-tento di avviare un confronto di esperienze e prassi sul tema del “fare educazione sociale con adolescenti e giovani in contesti montani”, composta da sogget-ti-enti, soprattutto Cooperative sociali, che operano con i giovani in vari territori dell’arco alpino.Dal 2009 la Cooperativa Itaca ed il Servizio Socia-le dei Comuni della Carnia fanno parte del gruppo “Sentieri di futuro”, che ha deciso di realizzare un Laboratorio itinerante su quattro temi che riguardano il conoscere, il progettare, il gestire e il valutare il la-voro socio-educativo a favore dei giovani in contesti

montani.Un primo incontro si era svolto a Feltre, un secondo a Brescia, il terzo seminario si è tenuto lo scorso 28 maggio a Comeglians, in località Maranzanis, pres-so la sede dell’albergo diffuso, ed è stato preziosa occasione per un approfondimento sulla modalità di gestione di progetti per i giovani con la scuola e la comunità.Stefano Carbone, esperto di sviluppo di comunità e consulente della Provincia di Pordenone, ha avuto il compito di proporre una cornice teorica ed estrapo-lare alcune linee di lavoro che nel pomeriggio sono state poi approfondite in piccoli gruppi di lavoro per favorire lo scambio tra operatori.

Percorso di qualificazione del lavoro sociale ed educativo

Sentieri di futuroFocus su giovani e adolescenti nei contesti montani

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Annone Veneto

Ci sono tanti modi e differenti strumenti per poter di-pingere, la spray - art è uno di questi. Con Danilo, che da anni realizza graffiti, abbiamo realizzato ad Annone Veneto uno splendido murales che rappresenta la pace e la tolleranza fra persone con diversi modi di essere e di pensare. Ci siamo divertiti tanto, in particolare quan-do le persone passavano a guardare mentre lavoravano sul graffito. Ci piaceva l’idea di poter realizzare qualco-sa su cui mettere le nostre firme e che rappresentasse la nostra voglia di creare. Ringraziamo per questo gli educatori della Cooperativa Itaca e l’Amministrazione comunale di Annone Veneto che ci hanno dato l’oppor-tunità di rendere reale l’esigenza di esprimere libera-mente la nostra creatività.

Play – Lab

Spray art per la pace e la tolleranzaGraffiti per esprimersi liberamente

Barcis

Anche quest’anno la Comunità di San Gjal con i suoi quattordici ospiti si è recata alla Casa per ferie “San Giovanni” della nostra cooperativa a Barcis. I giorni, intervallati dal sole e dalla pioggia, sono stati scanditi da momenti di scoperta, divertimento e confronto. Stare tutti assieme consecutivamente per alcuni giorni porta un bagaglio nuovo e rinfresca l’aria, ed è così che in questa breve vacanza abbiamo visitato le viuzze del paese turistico, passeggiato sulle rive del lago e incuriosito i paesani che si affacciavano ai balconi ad osservare questa insolita troupe che attraversava Barcis.Poi c’è stato chi si è improvvisato con la chitarra, chi tra i fornelli e chi ricordava gli appuntamenti in tv per seguire i Mondiali. Abbiamo anche passato una giornata al “Zedan Ranch” di Montereale Valcellina, dove la signora Evelin ci ha accompagnati raccontandoci la storia dei cavalli che vengono ospitati per ricevere adeguate cure.Cinque giorni pieni, quindi, dove alla fine di questi si parlava già del prossimo soggiorno! Lunga vita a Cjase San Gjal e alle prossime vacanze tutti assieme!

Anna GIVANI

Cjase San Gjal tra boschi e lago di Barcis

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Klagenfurt

Gli ospiti della comunità alloggio Cjase Nestre di Udine si preparano un venerdì mattina di luglio per recarsi in gita accompagnati da due operatrici. La destinazione è una sorpresa per tutti i partecipanti. Al mattino, all’arrivo degli operatori in struttura, si respira un’aria a dir poco effervescente; tutti in tenuta comoda son pronti per partire. Direzione Austria… ed ecco che esplode l’entusiasmo dentro il “furgone giallo”!Ci dirigiamo verso Klagenfurt alla volta del Minimundus, meta decisa dall’equipe per proporre una gita fuori porta divertente e anche culturale. Obiettivo dell’uscita e motivazione di questa è proporre agli ospiti una giornata diversa che possa distrarli dalla routine quotidiana e dalle loro attività settimanali, nonché per dare loro l’opportunità di vedere, anche se in miniatura, degli scorci di altre nazioni o di altri continenti.Tutti gli ospiti e le operatrici iniziano il tour del Minimundus: gli ospiti partecipano entusiasti facendo anche tantissime domande e manifestando gioia nel vedere le riproduzioni di alcuni luoghi a loro noti come Venezia, che avevano avuto modo di vedere qualche mese fa insieme agli operatori.Il giro nel parco è durato tutta la mattina ed è stato documentato da centinaia di foto che gli ospiti hanno

voluto fare, e qualcuna rubata anche dagli operatori che catturavano i loro sorrisi, il loro entusiasmo e la loro

innata curiosità.All’ora di pranzo ci siamo diretti verso il lago di Velden dove abbiamo banchettato armonicamente avvolti dall’azzurro intenso del lago e dail verde dei giardini che lo circondano. L’avventura non finisce con il lago di Velden… si riparte nuovamente, direzione questa volta l’Italia: ci siamo addentrati nelle montagne carniche per toccare la terra dei tre confini, la “foresta di Tolmezzo”ed il lago di Fusine.

L’avventura giunge al termine in serata, rientrando in comunità con un coro festoso ed un inno verso gli operatori ed i ringraziamenti sinceri ed affettuosi dei nostri ospiti.

Rossella RUNZAAnnalisa IOB

Cjase Nestre On The Road…

Pordenone

Il 7 maggio si è concluso il corso “Lavorare per progetti nella salute mentale”, secondo di una serie di progetti formativi avviati dall’Area della Salute Mentale. Il cor-so nasce dalla constatazione della valenza altamente positiva che i progetti individualizzati hanno nell’attua-zione di quel reinserimento sociale e relazionale tanto auspicato.

Della durata di 23 ore, il percorso è stato centrato su tutti quegli aspetti normativi che permettono l’accesso al Fap (Fondo per l’autonomia possibile), gli aspetti me-todologici del progetto personalizzato che vanno dall’in-dividuazione dei bisogni, delle risorse presenti e delle modalità di risposta più idonee alle esigenze emerse.Durante il corso formativo si è molto lavorato su aspetti pratici con diverse simulazioni di interventi su casi pro-posti dai docenti perché, come più volte ribadito dagli

Lavorare per progetti nella salute mentaleIl Fap incontra le persone con le loro storie

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30 La Gazzetta | Agosto 2010FORMAZIONE

Che cosa intendiamo quando parliamo di salute? E a cosa ci riferiamo parlando di disabilità? Sono definizioni univoche e, per così dire, granitiche o hanno conosciuto (e conoscono) una loro evoluzione? E ancora: che cos’è il tanto citato Icf (acronimo dell’International Classification of Functioning, Disability and Health, la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute) e a cosa serve? E come ci si è arrivati? Queste e molte altre le domande che hanno trovato risposta all’interno dell’intervento tenuto da Carlo Francescutti, responsabile dell’Area Valutazione della salute e disabilità dell’Agenzia regionale della Sanità del Friuli Venezia Giulia, nel seminario “Principi e caratteristiche della classificazione Icf edizione 1” tenutosi il 9 e 16 giugno a Pordenone, presso la Casa del Popolo di Torre.Un gruppo classe piuttosto nutrito di ben 60 corsisti (principalmente coordinatori ed operatori afferenti alle due Aree Minori e Disabilità) ha impegnato il docente in primis in una ricostruzione storica della normativa inerente la disabilità partendo dalla L. 30 marzo 1971 n. 118 per poi addentrarsi con uno stile vivace e partecipativo nell’illustrazione dell’Icidh del 1980

(caratterizzato da un stretta concatenazione causale di malattia, menomazione, disabilità ed handicap) precursore del più moderno Icf.Questo primo approccio istituzionale allo strumento ha trovato prosecuzione nell’intervento della di Tamara Boschi – fisioterapist,a referente coordinatore della Riabilitazione per l’Ass. n° 4 “Medio Friuli” e consulente presso l’Agenzia Regionale della Sanità Fvg -, all’interno del quale è stato presentato un caso chiedendo ai partecipanti la compilazione della scheda Icf “di prima mano”.L’esercitazione proposta ha sicuramente messo in luce tutta la complessità dello strumento ma ha anche permesso di sperimentarne direttamente la struttura interna, effettuando l’analisi delle funzioni e strutture corporee, i livelli dell’attività e partecipazione della persona e dei fattori ambientali e personali che possono essere facilitatori o barriere per la salute dell’individuo. Il seminario verrà replicato in un’ulteriore edizione da organizzarsi nell’area udinese con il mese di settembre.

Ufficio Formazione

stessi, l’operatore ha un ruolo centrale nella progetta-zione, nell’attuazione e in tutte le valutazioni del Fap e negli incontri d’èquipe.Possiamo concludere affermando che l’operatore di co-operativa che segue un progetto individualizzato è un compagno di viaggio per una vita consapevole, chiama-to ad incontrare le persone e le loro storie.

I nostri operatori sono pienamente consapevoli di que-sti aspetti, dell’importanza del loro ruolo e della neces-sità di operare con la giusta sensibilità, ma anche quel necessario distacco obbligatorio richiesto dalla relazio-ne d’aiuto che viene ad instaurarsi.

Simone RAUSA

Focus su salute e disabilità

Finalmente è ICF!A settembre un seminario nell’area udinese

Vuoi contribuire a La Gazzetta?

Invia il tuo articolo, meglio se corredato da immagini in allegato jpg, a:

[email protected] oppure al fax 0434 253266.

Per informazioni chiama il 348 8721497.

Il termine ultimo per il numero di settembre è venerdì 27 agosto alle ore 9.

Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate

all’interno del file word, ma devono essere inviate in allegato jpg (via mail) o consegna-

te a mano.

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31La Gazzetta | Agosto 2010

di Giovanni Gustinelli

Capitolo secondo

Quattro figlie ebbe e ciascuna regina

Pipina felix! Con una mamma, viceversa, che da «signo-rina» aveva ottenuto a pieni voti il diploma di allevatrice di polli e animali da cortile all’Istituto Trivulzio per le massaie di civile condizione: quello di via della Mere-gonda, sapete bene, con campo sperimentale però alla Cassina Borlanda, in fondo all’odierno vintott.9 E aveva quindi il buon senso (per analogia con i porcellini) di abbandonare i glutei della sua creatura alla libertà na-turale del corridoio del Forlina, meglio che star lì tutto il santo giorno a gridarla, a sculacciarla, a intimidirla, a inibirla: per poi finir magari col lavarglielo, odorarglielo, baciarglielo: e infarinarglielo vittoriosamente di borotal-co: (il cocò): come salare un cappone, pronto di già per lo spiedo.«Non voglio tirar su delle smorfiose!», emanava impera-toriamente. «Voglio che vengano su senza tante storie e lascino giù le arie in fin del prinzippi: e se anche mi stassero giù per terra dalla mattina a la sira, meglio giù per terra o giù in giardino a giocare tutto il giorno, all’aria libera, che star su la sira a legger romanzi, dove c’è su tutte quelle asinate.... » Dopo un tanto acquazzone di giù e di su, i presenti non potevano che annuire, è ovvio, il nobil’ uomo e marito poi non parliamone: era già am-mutolito da un pezzo: più che persuasi in cuor loro dalle verità luminose della dottrina.

«Tout est bien, sortant des mains de l’Auteur des choses» (ndr frase iniziale dell’Émile di Jean-Jaques Rousseau « Ogni cosa è buona mentre lascia le mani del Creatore delle cose; ogni cosa degene-ra nelle mani dell’uomo » che esprime il concetto di buon selvaggio ovvero

l’uomo naturale in origine è buono, è puro).Quando una donna Giulia o Teresa, e moglie e madre, ha raggiunto quello stato di completezza

fisio-psichica per cui la si sente«sicura del fatto suo», e quando un demonio appropriatoal caso le si agita in corpo, state pur certi che il fuo-co tambureggiante de’ suoi apoftegmi (ndr dal greco: enunciati in forma definitiva) non conosce rimbecco, né dilazione possibile.La Mapeppa, del resto, oltre a sorelle e mamma, (questa piuttosto asciutta d’opinioni, come già oramai s’è intu-ito), benigna stella non l’aveva defraudata nemmanco de’ rimanenti capi di corredo: una nonna, e una con-trononna: otto zie, fra i tredici e i quarantasette anni: nove fra cugine e cuginette; e un paio d’altre dozzine di serbatoi di saliva assortiti a sua disposizione: che la in-dennizzavano anche troppo largamente d’ogni mancata secrezione delle paròtidi materne. Queste due dozzine di insalivatrici aggiunte - serravano i ranghi a rincalzo dopo la falange delle titolari, specie ne’ dì di sabato, e di domenica - erano state ricevute col titolo di zia, se pure soltanto onorario, nei penetrali (ndr nell’antica Roma, stanze più interne della casa o del tempio, in cui veniva-no custoditi i simulacri delle divinità) del Brügna, ossia Forlina, dopo i meandri del Gesù Borgospesso Bagutta Baguttino Sant’Andrea: e come zie o mammane erano ammesse rotativamente al leccamento della Mapeppa e in genere all’usufrutto linguereccio delle più rosate e allettanti pinguizie del di lei corpiciàttolo. Talora il com-prensorio linguàtico si estendeva anche al cocò. Talché, nere, dopo qualche prima incertezza gravitazionale sui più timorati esagoni d’anticamera, (indi gabinetti), erano oggimai pervenute a orbitare con regolarità copernicana nel proliferante piano dell’eclittica demarpiònica.Accadeva dunque, ciò è ovvio, che una almeno di queste zie, o nonne, o cugine, o sorelle «che non riuscivano in aritme-tica», o anche addirittura la madre pollicultrice, si trovasse ogni volta pre-sente al fatto, voglio dire all’adacquamento d’uno o d’altro bernòccolo della migliorìa Ballabio. Ad estrarre dalla indiavolata vitalità della Mapeppa il meglio della sua produzione non occorreva di certo il catètère, come s’è visto: e nemmeno un senatoconsulto. Per modo che «c’era lì», sempre, qualcuno di famiglia, da poter so-vrintendere tutte le operazioni di soccorso, la lucidità di

Precise Parole

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«Ma ho detto di portare una palata di segatura!.... Ma non sentite che la Ma-peppa ha sporcato?.... Ma siete sordi, oggi?» La cru-dele intimazione veniva la-trata dal fondo imperscru-tabile del corridoio, come

urlo nuovo e recente da una caverna del cambrico o del

devoniano: la costernata Giovanna si affannava con la pala di segatura, a 140 pulsazioni per minuto, lungo la tenebrosa uretra del Brùgna: e nel momento più buio proprio d’una di quelle anse del Brùgna specie di strette o di svolte meandriche d’un intestino pre-giopontiano - occorse anche, talvolta, che la intoppasse quando meno ci pensava nel gradino maledetto! In cui del resto sole-va inciampare quasi ogni volta, dopo il trasloco del ‘20. Era allora che l’andava là lunga e distesa nella notte, lei e la pala e la segatura, a dar della faccia contro uno dei mille esagoni, il più profumato magari: col rischio di rompersi una qualche gamba: e senza nemmeno spe-rare d’essere a metà strada del pipì. Allora, in un impe-to, le due ragazze più grandi accorrevano: giravano la chiavetta della luce, sommergendo l’imperativo agnati-zio (ndr sistema relativo alle inibizioni che costituisco-no eredità normativa della tribù) della parsimonia11 nel subbuglio repentino della carità. E la sollevavano, con una certa loro amazonica disinvoltura, sotto il lume di catacomba d’una lampadina a filo di carbone da quat-tro candele: (come in allora ce n’era dimolte, a Milano, ch’io sappia, ne’ servizi e negli scaloni de’ signori). E la carezzavano e le dicevano «povera Giovanna, po-vera Giovanna, ti sei fatta male», e poi scoppiavano a ridere nell’allegrezza dei loro quindici anni spigherec-ci: e anche la padrona, mollata un momento la piccola a frignar da sola nel crepuscolo, arrivava a sua volta, lambendo con le due anche le due pareti della corsìa, e le ordinava a sua volta di essersi fatta male: al quale invito bisognava ottemperare con la miglior grazia, a scanso di interminabili reprimende. «Ti sei fatta male, eh?.... ma un’altra volta cerca di stare un po’ più atten-ta, cara la mia Giovanna!.... perché il dente del giudizio lo devi aver su da un pezzo.... oramai....»

NOTE

9. Cassina Borlanda, cascina B. Borlanda è il pastone de’ bovini, ma anche l’antologica vittuaglia (ndr vettovaglia) del porcello: e in traslato una qualunque mestura di por-cate assortite. «In fondo all’odierno vintòtt». «In fond al vintòtt », modo rituale, = al capolinea esterno, cioè suburbano, della linea tranviaria n. 28.10. Cachessia ovvero stato cachettico è la specie esterio-re d’una estrema inabilità funzionale dell’organismo.11. «L’imperativo agnatizio della parsimonia, ecc.» Le lampadine a filo di carbone consumano al di là di un watt per candela: ma per 8 candele sarebbono circa 2 centesimi all’ora, alla tariffa media di oggi.

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spirito e la conseguente autorevolezza e prontezza di delibere che si dimandano in circostanze di tal fatta. Ap-pena lei, povero angiolo!, congedato inopinatamente il diavolo che aveva in corpo, si faceva a diramare il suo compunto e implorativo S.O.S.: «ho atto pipì a otto!» (ho fatto la pipì addosso), come un ministro venezuelano che ne abbia appena combinata una delle sue, imperio-si decreti venivano immantinente radiotrasmessi lungo le anse del budello noeufcentdesdòtt, con destinazione Giovanna! Giovanna! Romualdo! E quella specie di trom-ba d’Eustachio che era il passaggio fra latrina e cucina fungeva da condensatore in stazione arrivo, e ingiganti-va il messaggio provocando repentini sbalzi nel regime di circolo (sanguigno-respiratorio) della conturbata Gio-vanna, la quale soffriva di arteriosclerosi, e bloccando la peristalsi d’un esofago piuttosto delicato, alle prese con una patata. Questo, dopo pranzo. Il traballante Romual-do, invece, andava esente da ogni obbligo di recezione, sia perché prossimo a venir inscritto nell’Albo Nazionale dei Paralitici, sia perché un po’ duro d’orecchi: era anzi sordo come un caciocavallo: a un tal punto, sordo, che a domandargli chi fosse che aveva sonato, rispondeva «giovedì, gioedì sèdess».La pàvida vecchia aveva resistito per trentatre anni a convivere con la generosità «d’i so sciori», i quali, a es-ser giusti, non avevano mancato un momento di usare al suo stomaco un po’ rattrappito le più amorevoli atten-zioni, e a tutto il suo sistema gastroenterico in genere, affetto com’esso risultò da una grave forma di malinco-nite «che risaliva agli anni dell’infanzia»: così il dottor Piva. Perciò evitare salse piccanti, bistecche di eccessiva cubatura, ecc. ecc. I de’ Marpioni anzi, prima i vecchi, poi la generazione del N.H. Cipriano, si erano, gradual-mente convinti che la miglior medicina, «per la povera Giovanna», era nient’altro che una mezza, o anche in-tera, patata lessa: a pranzo: e altrettanto a cena. La mattina, «magari», verso le otto, un po’ di latte, tanto da rompere il digiuno.Sicché a quel richiamo così severo, così duro, «Giovanna! Giovanna!.... ma Giovanna!», potenziato dall’altisonante anticesso, la sciagurata fantesca, aperta a metà la boc-ca, si dava dapprima a sventolar le mani, allibita, in cer-ca d’un qualche cosa che non sapeva nemmeno lei cosa dovesse essere, poi, manco a farlo apposta, la si sentiva cader preda di un repentino capogiro e del sudor freddo, accompagnati dalla solita angoscia, nausea, tachicardia, cefalea, e dispnea: e talvolta diarrea. E così seguitava boccheggiando e annaspando come fantàsima: tra il senso del dovere, la voglia di vomitare, e la paura di mollare: con davanti il sudiciume inane dell’apparecchio di nettezza - cenci, scope, spazzolone, segatura, fregoni marci: finché finalmente le veniva fatto di imporre un vittorioso bavaglio alla tentazione di correre al cesso per conto proprio, che, del resto, la sarebbe arrivata appena appena in tempo. E con tutto quell’arrabattarsi e quel darsi a tribolo in mano ai cenci e alle scope, non la riu-sciva tuttavia a placare l’irruenza delle intimazioni, de-gli ordini: sempre più catastrofici della buia lontananza dell’epicentro. Il gastigo alluvionale pareva sommergere ogni più cara domesticità della Spiga: «Ma Giovanna!.... Ma Romualdo!....»: silenzio e cachessia.10

PRECISE PAROLE

Freeforumzone.leonardo.itPiazza Cordusio Milano

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Di universi ce ne sono tantiche ti fanno sognare anche a occhi stanchi.L’universo è immensoeppure per noi ha un senso.Ma c’è un universo che si fa sentireed è quello femminile.l’universo... delle donne,che è anche quello delle nonne.Certi dicono che sono difficili,ma, per me, sono solo incredibili.Non rendono l’uomo schiavo,ma lo rendono più maturo e bravo.Secondo me il mondo è speciale perché ci sono loro,lo direi anche in un coro.Le ragazze hanno diffidenza a uscire con certiragazzi, non lo fanno con cattiveria, e solo che loro non si accontentano della miseria.E se è vero che, come dice il proverbio, chi si accontenta gode,devono imparare a prendere quello che offre il convento,e cogliere al volo il momento.Perché questa vita è una sola,e, belli o brutti, ce ne deve essere per tutti.

Alessandro NARDI

Il port-ALE della poesia

L’universo… delle donne

Pordenone

Il Consiglio di Amministrazione, per una comune e sentita esigenza di chiarezza e per meglio regolamentare la materia dei sinistri Rca in cui possono incorrere i soci lavoratori con l’utilizzo di propri mezzi durante l’attività di servizio, ritiene opportuno riepilogare le fattispecie e le modalità di intervento della Cooperativa, come segue:

la cooperativa, a tutela dei propri soci, ha stipulato • apposita Polizza assicurativa “Kasko” per il risarcimento dei danni da circolazione subiti dal mezzo del socio in caso di sinistro passivo, cioè avvenuto con responsabilità del socio (poiché senza tale responsabilità interviene la Compagnia assicuratrice del danneggiante);quando il sinistro avvenga durante il servizio e • vi sia stata la constatazione amichevole oppure l’intervento dell’autorità che ne abbia attestato dinamica e responsabilità, la cooperativa si farà carico anche della franchigia prevista dalla citata polizza – lasciando il socio indenne da qualsiasi spesa; nel caso in cui il sinistro avvenga “in itinere” – cioè nel percorso prima di entrare in servizio o alla fine del servizio – detta franchigia non verrà rimborsata ed il danno verrà risarcito dalla Compagnia assicuratrice per la parte eccedente;quando il sinistro non sia conseguenza di collisione •

con altro veicolo (per es. in caso di uscita di strada oppure collisione contro un ostacolo - muretti, pali, animali, ecc.) il socio dovrà fare apposita denuncia alle Autorità: in questo caso il danno verrà risarcito come sopra (e cioè con applicazione di franchigia solo in caso di sinistro “in itinere”);nell’ipotesi in cui il danno al mezzo del socio si • verifichi senza la sua presenza perché il mezzo è in parcheggio durante il servizio, occorre distinguere due fattispecie: a) che si tratti di danno da circolazione (cioè che il danno al mezzo sia conseguenza di una errata manovra di un terzo non identificato): in questo caso la Cooperativa rimborserà la franchigia; b) che si tratti di atto vandalico (cioè di un danno non da circolazione procurato dal terzo – per es. sfregio, rottura del cristallo, calcio): in questo caso si applicherà al socio la franchigia prevista ed il danno rimborsato solo sulla eventuale parte eccedente. Comunque, in entrambe le fattispecie, è obbligatorio che il socio faccia la denuncia alle Autorità (in cui segnalerà tutto quanto conosciuto: data, ora e luogo del sinistro), ed in caso di difficoltà interpretativa sarà il perito assicurativo a determinare in quale fattispecie ci si trovi – se cioè in danno da circolazione o da atto vandalico.le modalità di applicazione della franchigia come • sopra descritte, sono estese anche agli automezzi in fringe benefit.

News dal CdA

Rca: info ai soci che usano la propria auto per servizio

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Maniago

Per festeggiare il suo quarto compleanno, la Comunità alloggio Casa Carli di Maniago organizza anche quest’anno un gran concerto! L’iniziativa, che si inserisce come nelle passate edizioni, nel calendario dei festeggiamenti maniaghesi, ha lo scopo di consolidare il rapporto con la cittadinanza aprendo Casa Carli alla realtà locale.Il programma prevede alle 18 l’esibizione del gruppo “Nati per caso”, per continuare con gli “All the Shootgun”, gli “Sweet Harmony” e concludersi con i “Natty Toots”, tutte band giovanili locali. Il contributo di questi ragazzi, gratuito e amichevole, e la festosa partecipazione dei volontari dei chioschi, sono un segnale che indica che la comunità maniaghese non è insensibile alle tematiche della diversità.Per tutta la serata, accanto ai chioschi enogastronomici tradizionali, funzionerà un accattivante “Pozzo di San Patrizio”, una pesca di beneficienza un po’ insolita, dove poter vincere vari premi preparati amorevolmente dai ragazzi di Casa Carli e da molti altri amici.Tutta l’equipe e i ragazzi di Casa Carli ringraziano l’Amministrazione comunale di Maniago e l’assessorato alle politiche sociali retto da Ilia Franzin, la Pro Loco, tutte le aziende, le ditte, le Associazioni, i privati cittadini e gli amici, che hanno contribuito e contribuiranno generosamente all’iniziativa.Vi aspettiamo numerosi, venerdì 27 agosto, dalle 18, per fare festa in piazza Italia a Maniago!

Venerdì 27 agosto ore 18 in Piazza Italia

Festa per il 4° compleanno di Casa CarliSiamo tutti invitati

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35La Gazzetta | Agosto 2010

RICERCA PERSONALEAREA SALUTE MENTALERicerchiamo per Comunità Psichiatrica Merano (BZ)Infermiere/i Professionali

Si richiede:• Diploma o Laurea Infermiere Professionale, iscrizione IPASVI; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo indeterminato; full time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.

Ricerchiamo per Servizi Individualizzati zona Tarcento (UD)Operatrice/ore Psichiatrica/o

Si richiede• : Diploma generico; esperienza minima nei servizi di assistenza domciliare; possesso di patente B, auto propria.Si offre• : contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AREA RESIDENZIALE ANZIANIRicerchiamo per Casa di Riposo Sacile (PN)Infermiere/i Professionali

Si richiede:• Diploma o Laurea Infermiere Professionale, iscrizione IPASVI; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo indeterminato; part time ; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.

Ricerchiamo per Casa di Riposo Sacile (PN)Fisioterapista

Si richiede• :Laurea Fisioterapia, iscrizione all’albo; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.Si offre• : contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.

AREA DOMICILIARE ANZIANIRicerchiamo per Servizio di Assistenza Domiciliare Sacile (PN)Addetta all’Assistenza

Si richiede:• Qualifica settore socio assistenziale; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.

Ricerchiamo per Servizio di Assistenza Domiciliare Sacile (PN)Addetta alla Pedicure

Si richiede:• Diploma estetista; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.

Redazione:Fabio Della Pietra - Cooperativa Itaca

Impaginazione / Grafica: La Piazzetta Cooperativa Sociale - Trieste

Stampa: Rosso Grafica&Stampa - Gemona del Friuli (Ud)

Numero chiuso l’6 agosto alle ore 13.00 e stampato in 1250 copie

Si offre:• contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.

AREA DISABILITàRicerchiamo per Comunità Handicap UdineAddette/i all’Assistenza

Si richiede:• Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AREA MINORIRicerchiamo per Servizi Educativi zona PordenoneEducatore

Si richiede:• Laurea in scienze dell’educazione o esperienza nei servizi educativi territoriali con minori; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Servizi Educativi zonaCervignano (UD)Assistente Sociale

Si richiede:• Laurea in scienze del servizio sociale; iscrizione all’albo; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.

Le domande di lavoro vanno inviate ad uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca - Ufficio Personale

Vicolo Selvatico n. 16 - 33170 Pordenone 1. e-mail: [email protected]. Telefono: 0434-366064; Fax: 0434-2532663.

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“Terra”. La nave giunge in portoLa navigazione del nido d’infanzia di Cervignano