Gazzetta di Itaca

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09/2012 IT LaGazzetta ∙∙∙ 1 MENSILE D’INFORMAZIONE DELLA COOPERATIVA SOCIALE ITACA ONLUS N°09/2012 COME SAREBBE STATO BELLO SE L’osservatorio di Itaca sulla crisi SCUSI, LEI FOTOGRAFA ANCHE I MORTI O SOLO I VIVI? Cronaca di un incontro semiserio con il popolo di CipArt FAB A QUOTA 23 Tante le proposte di progetto arrivate entro la deadline del 31 agosto www.itaca.coopsoc.it CIPART L'ARTE COATTA è UNA STRATEGIA

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09/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 1

MENSILE D’INFORMAZIONE DELLA COOPERATIVA SOCIALE ITACA ONLUS

N°09/2012

Come sarebbe stato bello se L’osservatorio di Itaca sulla crisi

sCusi, lei fotografa anChe i morti o solo i vivi? Cronaca di un incontro semiserio con il popolo di CipArt

fab a quota 23 Tante le proposte di progetto arrivate entro la deadline del 31 agosto

www.itaca.coopsoc.it

Cipart l'arte Coattaè una strategia

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Pordenone

E’ arduo per me scrivere qualcosa di sensato ed intelligente in settembre. Sarà perché è il mese in cui compio gli anni e mi rattristo per il tempo che inesorabile passa… o forse per la fine dell’estate, il sole che inizia a calare presto esercita su di me un influsso negativo.Di fatto in settembre, ogni anno, succedono tante cose, spesso negative. Da molti anni si fa la conta delle fabbriche che non ri-apriranno dopo la pausa estiva, ad esempio. Troppe e non tutte necessariamente per la crisi economica. Alcune chiudono perché è più conveniente investire all’estero (vedi Omsa/GoldenLady), altre perché la proprietà le ha solo usate e spremute finché da-vano un grosso utile (molto del quale non dichiarato o eluso) e, adesso che la morsa fiscale si fa più stringente, non ne vale più la pena. Altre ancora, il maggior numero, perché la crisi non dà scampo.E il Terzo settore come sta affrontando questa congiuntura, è attrezzato? Di quanto risente delle difficoltà del primo e del se-condo settore? Come dice Stefano Zamagni, insigne economista e presidente dell’Agenzia per il Terzo settore, alla chiusura delle borse dei primi due settori non può che corrispondere una forte sofferenza del terzo, che dai primi due dipende. Mi pare che ce ne stiamo accorgendo e chi vorrà leggere, più avanti, l’articolo della nostra direttrice in Primo Piano avrà modo di approfondire.Ma è sul modo, in cui ci si può e ci si deve attrezzare, che vorrei porre l’accento. Ha ragione Zamagni quando dice che il Terzo set-tore deve diventare produttivo, garantendosi così le risorse attra-verso le proprie attività innovative ed uscendo via via dal modello “redistributivo” su cui attualmente (e per la maggior parte) esso è schiacciato.Ma siamo pronti e maturi a fare questo passo? Ne abbiamo le competenze e le risorse umane ed economiche? Siamo pronti

a fare veramente rete fra di noi e soprattutto disponibili a rinun-ciare a quel concetto di ‘identità’ ristretto dietro cui spesso ci nascondiamo? Francamente non vedo molti sì a queste doman-de. Competenze sicuramente ne abbiamo tutti ed alcuni anche molte. Siamo carenti di risorse economiche, ma non così tanto da non potercele procurare dal sistema bancario a fronte di investi-menti credibili. Sul resto delle domande si entra in una nebulosa. Soprattutto quando si parla di identità.Il concetto identitario del modello non profit, quello che attraver-so il lavoro controlla il capitale per intenderci (e non viceversa come nel modello capitalistico), viene spesso confuso con quello dell’identità personale, di un piccolo gruppo di persone o, addi-rittura, dei singoli. Ci si attacca, spesso in maniera miope e fuor-viante, alla ‘nostra’ storia piuttosto che a quella del movimento. E la nostra storia (proprio perché solo nostra) difficilmente riesce ad essere quella di “altri” e da qui il pericolo di carenza di risor-se umane, con la conseguenza ultima di non favorire neanche il ricambio generazionale. Questo all’interno di una singola organiz-zazione.Se poi parliamo di reti o di aggregazioni, che a mio modesto av-viso sono indispensabili per fare il salto verso un Terzo settore produttivo, il problema decuplica. Entrano in gioco la ‘territoriali-tà’, la ‘specificità’, il ‘piccolo è bello’ e tutte le scuse possibili per far sì che le reti virtuose non si compiano mai. Nel frattempo tutti avanti per la propria strada in maniera più o meno confusa. C’è chi costruisce sedi faraoniche, magari forti di contributi regionali straordinari ma che non riuscirà mai a mantenere e, forse, nean-che a finire di pagare, o chi coltiva parsimoniosamente il proprio orticello convinto che la sua terra resterà per sempre fertile.Nel frattempo le multinazionali hanno scoperto il “capitalismo condiviso” e quindi si occupano della cura dei lavoratori ed inizia-no a farsi carico dei bisogni dei territori. Ci rubano il lavoro? No, continuano nella loro missione di controllori del lavoro converten-dosi ad un modello innovativo di capitalismo, che seppur ‘condi-viso’ è sempre antitetico al nostro modello, quello mutualistico. Il rischio è quindi, secondo Zamagni, di una implosione del Terzo settore con una cooptazione dei suoi dirigenti in favore di quelle imprese che sono convertite al capitalismo condiviso.Fantascienza? Non credo proprio. Loro la propria identità la cono-scono bene e portano avanti la loro ‘mission’ con passione pari alla nostra.

editorialedi Leo Tomarchio PresidenTe

reti virtuose per un 3° settore produttivo

Comunità nove, Galleria d'arte permanente "Cipart"venite a trovarCi...Siamo a udine, parCo di Sant'oSvaldo

INFO:www.facebook.com/[email protected] 0432 806640(Comunità Nove)

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sommario

e2021∙“e…State nei Quartieri!”La saga di Genius Loci a Pordenone

23∙Flauto e CHitarra ConQuiStano il CiSiUn concerto intriso di energia e poesia

riCerCa e sviluppo29∙proGettare non e’ un mero eSerCiZio di StilePerché dai rumori dei luoghi affiorano le risorse

inpersonale32∙GeStione e orGaniZZaZione del perSonaleNuova edizione del Corso coordinatori da ottobre a dicembre 2012

IN COPERTINA Opera di CipArt

primo piano05∙Come SareBBe Stato Bello SeL’osservatorio di Itaca sulla crisi

l’intervista del mese07∙SCuSi, lei FotoGraFa anCHe i morti o Solo i vivi?Cronaca di un incontro semiserio con il popolo di CipArt

speCiale fab!13∙23 Gli emBrioni di proGetto preSentatiL’incubatore di Itaca conclude la fase 1

attualità11∙l'arte Coatta È una StrateGia. CHe Si Fonda SuGli StimoliQuando l'Arte, imposta, cambia il suo significato restando Arte

14∙raGaZZi della panCHina 8 meSi dopo, o 9, o…In attesa che si sblocchi la sede temporanea dell’ex asilo di via Selvatico

16∙Gli animali arrivano là dove l’uomo non arriva“Vedo il nostro cane che viene a farsi accarezzare e tutto diventa più leggero”

18∙la terra Canta oGni Giorno La mia esperienza all’orto sinergico “Il Pavar” di Villuzza

19∙perCorSo ludiCo deGli SBilF di monai Un fanciullo tra orchi, agane, lupi e volpi

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14.

Come sarebbe stato bello se

Pordenone

Come ci siamo arrivati? Mica perché ci siamo fatti finanziare con mutuo trentennale il 100% di una casa che adesso vale molto meno? In Italia ci sono voluti molti più sforzi che in altri Paesi. A quante manovre finanziarie corrispon-deranno i mancati introiti per evasione fiscale, i rimborsi elettorali, i salvataggi della compagnia di bandiera, quante manovre finanziarie si potevano evitare se…

Come sarebbe stato bello se le leggi conce-pite negli ultimi 20 anni per l’attivazione di ulte-riori 15 Province (in aggiunta alle 95 che ho stu-diato a memoria alle elementari), non fossero state approvate semplicemente perché erano provvedimenti volti a sovrapporre e complicare oltre che a spendere, quindi inefficaci e ineffi-cienti nell’immediato e in prospettiva. Anche se non sono più esposte nelle targhe automobili-stiche non resisto alla tentazione di citarle: VB, BI, LC, LO, RN, PO, KR, VV, OT, OG, MD, CI, MZ, FM, BT.Come sarebbe stato bello avere un sistema giudiziario che alla prima condanna per evasio-ne fiscale (dando per scontato l’individuazione) attivava per il condannato un progettino social-mente utile, per la raccolta differenziata porta a porta, per la pulizia delle spiagge e dei boschi, per l’asfaltatura delle strade e la manutenzione dei marciapiedi, la pulizia dei tombini, per il re-cupero dei terreni non coltivati, per il recupero della bio diversità animale e quindi il pascolo di specie ovine in via di estinzione. Ad eventuale ulteriore condanna si sarebbe potuta aggiunge-re, previo corso di formazione di 100 ore come badilante, la manutenzione degli edifici pubblici. Così anche a parità di evasione avremmo avuto un patrimonio immobiliare tenuto meglio.Come sarebbe stato bello, aver potuto ap-plicare le stesse pene per tutti quei funzionari pubblici che hanno utilizzato i prodotti derivati.Come sarebbe stato bello se quella volta che si fece l’ennesima modifica alle norme pensio-nistiche, che consentiva eserciti di pensionati quarantenni o pensioni d’oro, si fosse alzato qualcuno che avesse gridato “Ma qualcuno sa

fare i conti? Volete far fallire il Paese e far diven-tare precarie le prossime generazioni?”.Come sarebbe stato bello aver avuto un si-stema educativo che non si scandalizzava per la richiesta di rimozione di un simbolo religio-so da una scuola, ma condannava certamente i parlamentari che inneggiavano alla violenza (es. dichiarazioni di Borghezio dopo la strage degli studenti svedesi) e che mangiavano la mortadella sul ‘posto di lavoro’ non per fame. Si sarebbe potuta gestire la rieducazione con un sistema di fattorie e malghe sparse in tutto il territorio nazionale con dotazione di coppie di alcuni animali domestici citati nel racconto biblico, sacco di sementi e annesso manuale d’uso. Vita sana insomma. Chiaro che accor-gendosi che uno ci prende gusto, via in catena di montaggio a stringere bulloni.Come sarebbe stato bello se otto mesi dopo il referendum del 1993 sul finanziamento ai par-titi si fosse fatta una legge sul rimborso eletto-rale che stabiliva qualità e quantità delle spese rimborsabili e la modalità di rendicontazione (quindi non si rimborsa se non si spende).

La crisi non ci sarebbe stata? Non credo pro-prio. Per s-fortuna non può uno Scilipoti influire

il mio oSServatorio Sulla CriSi

sulle multinazionali proprietarie delle agenzie di rating (però se fossi un industriale svedese non includerei l’Italia tra le mie priorità di sviluppo), ma questi esempi sono stati uno start-up della fabbrica dell’indebitamento italiano.In questa situazione è convenuto credere alla profezia dei Maya, ma anche quei conti erano sbagliati: dobbiamo arrivare al 2116. Perciò ora abbiamo molta fretta, di non falli-re, di non aumentare il debito. E nella fretta non mi pare che stiamo utilizzando tutte le risorse migliori che abbiamo.

Nella Cooperativa Itaca la crisi finora ha avu-to impatti economici limitati, in alcuni casi positivi come la diminuzione del turn over (e quindi un contenimento delle spese per la for-mazione). Ma non è solo fortuna o contingenza del nostro mercato di riferimento se oggi non siamo costretti ad andare in banca a chiedere onerosi prestiti per dare gli stipendi; figuriamo se dovessimo andarci, senza avere spalle patri-monializzate, per fare investimenti che, si sa, potranno essere ripagati in venti/trenta anni, in un contesto politico economico di assoluta in-capacità analitica e programmatoria.

Orietta Antonini

primo piano

Charlie Chaplin nel film La febbre dell'orowww.simpkinsdrawingboard.com

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primo piano

Di impatti negativi ce ne sono molti anche se meno oggettivamente misurabili.La contrazione dei prezzi delle gare d’ap-palto continua a farci rinunciare alla partecipa-zione senza rinunciare alle denunce e qualche volta a provvedimenti legali. Procedure gestite da funzionari pubblici a volte incapaci, a volte noncuranti, a volte ‘sfacciati’ al punto tale che neanche si sentono in dovere di rispondere: il muto disprezzo di chi, evidentemente, è troppo pagato per titoli e forma (tanto la sostanza chi la controlla).Lo svilimento di alcuni servizi soprattutto quelli domiciliari e territoriali che rischiano di produrre inefficienze importanti in termini di qualità di servizio, soprattutto quando le richie-ste di tagli avvengono in modo lineare.In un Ambito della provincia pordenonese dove eroghiamo servizi educativi, tra il 2008 e il 2011 c’è stata una diminuzione del 22% (circa 10 mila ore); in un Ambito del Veneto orientale, dove facciamo assistenza domiciliare, la ridu-zione in tre anni è stata del 20% (circa 3500 ore); in un Ambito del Friuli meridionale l’attività socio assistenziale educativa verso minori e di-sabili si è ridotta in 3 anni di quasi il 30% (circa 13 mila ore in meno).In alcuni Ambiti ci sono stati incrementi ma mai così consistenti; e, soprattutto, rileviamo che alla diminuzione di servizi non è corrisposta la riduzione proporzionale del personale ma un abbassamento dei contratti di lavoro e l’esa-sperazione della precarizzazione.Avendo risorse, mi piacerebbe approfondire se le risorse economiche erogate direttamente ai cittadini (le famose voucherizzazioni) hanno pro-dotto i risultati auspicati da chi ha attivato tali politiche, così come mi piacerebbe appurare se le modalità di erogazione dei servizi nei diversi territori vanno verso quella disposizione costi-tuzionale che sostanzialmente dice che lo Stato garantisce i livelli essenziali di prestazioni per ciò che concerne diritti civili e sociali in tutto il territo-rio nazionale (art. 117 comma 2 lettera m).Che dire poi del trasferimento delle inefficienze gestionali e decisionali della pubblica ammini-strazione quando ci pagano a retta ma non in-viano gli utenti (negli asili come nelle comunità) perché hanno problemi di bilancio o per disat-tenzione o per un gioco di reciproca delegitti-mazione tra enti pubblici locali (tocca a te, no tocca a te). Tanto noi il servizio lo garantiamo lo stesso.Ma più dei tagli sta peggiorando la pro-grammazione dei servizi che arriva sempre più tardi e con una temporalità sempre più breve. Ci sono servizi educativi territoriali de-licatissimi che non sappiamo se e come rico-

minceranno a settembre e ci sono educatori cui non sappiamo dire se il prossimo mese potranno ancora contare su un incarico. Per contro, potremmo trovarci nelle condizioni di dover avviare un servizio individualizzato in 24 ore, ma non sappiamo per quanto tempo (ci di-ranno “intanto facciamo fino a dicembre, poi con il bilancio prossimo si vedrà”).Questa bestiale incapacità programmatoria, di troppe articolazione della pubblica ammini-strazione nella gestione di un pezzo di welfare, non si abbina neanche con la riforma del mercato del lavoro che pone giustamente limiti più stringenti ai contratti a tempo deter-minato e alle riassunzioni. E siamo nella para-dossale situazione (e qui una pubblica autode-nuncia) che, siccome le amministrazioni pub-bliche ci affidano o incaricano o ri-prorogano o aggiudicano i servizi temporaneamente e per poche settimane, per riuscire a garantirli sen-za cambiare operatore/operatrice ogni mese, in un paio di casi, e soprattutto per non crea-re un danno all’utente, siamo dovuti ricorrere alle agenzie interinali. Così, per non perdere i servizi abbiamo trasferito i margini alle agen-zie interinali; ci toccherà scrivere alla Fornero di prevedere, tra le tipologie contrattuali, anche il personale fornito alle P.A. per gestire servizi pubblici.Purtroppo non mi riferisco ad un’eccezione, ma parliamo di troppi servizi non governati ma gestiti da funzionari che, quando conoscono il contesto, evidentemente, non vogliono as-sumersi l’onere di prevedere che un disabile, un anziano, un minore tra tre mesi avrà anco-ra bisogno di cure e che intere famiglie hanno bisogno una programmazione di più ampio re-spiro anche per gestire l’eventuale apocalittica revoca dei servizi. E anche Itaca ha bisogno di questo tempo per gestire la progettualità che a questi servizi si richiede e che le professionalità impiegate meritano.

Con i recenti provvedimenti riparatori riferiti a Imu e Spending Review non ho ravvisato solo l’ovvio appesantimento economico del bilancio, ma un incremento di inefficienza – per come sono stati gestiti - che mi sembrava già raggiun-gere livelli inaccettabili. Ci avevamo messo anni ad avere provvedimenti di riduzione o esenzio-ne dell’Ici dalle amministrazioni pubbliche locali, che avevano riconosciuto il nostro protagoni-smo nella gestione dell’interesse pubblico, poi è arrivata l’Imu che non solo è più cara ma ha fatto ripartire da zero la possibilità di chiedere ai Comuni provvedimenti di esenzione, ammesso che ciò sia possibile (perché in Italia le leggi han-no bisogno di essere interpretate).

l'intervista del mese

Udine

Tutto ciò che esiste, esiste in un'incredibile ab-bondanza, si trova dovunque, abbonda dentro di te. Il genio, il dono della creatività, è comune quanto il carbonio e l'idrogeno, e nessun esse-re umano ne è sprovvisto.Jean Dubuffet

Chiara, Manuela, Gianluca, Luigino, Carlo, Gian-ni, Nicoletta, Walter, Daniele, Stefano. Nominati in ordine sparso. Senza alcuna regola. E senza alcuna regola ci siamo incontrati qualche setti-mana fa al Nove per parlare di CipArt. E della loro partecipazione a CipArt. Ci siamo visti in due momenti distinti (non tutti potevano essere presenti la prima volta).

Chiariamolo subito che questa non è la clas-sica intervista. A domanda risponde qui non c’è. Non ci sono quasi domande. A volte non ci sono quasi risposte. I silenzi quelli sì che ci sono, e parlano. Come gli sguardi. I sorrisi e i mezzi sorrisi. E anche i non sorrisi. Gli occhi che si abbassano o che si spostano.Un passo indietro. A beneficio di chi legge. Cosa è CipArt? Persone, un bel gruppo di persone in grado di trasformare qualsiasi cosa - come pa-reti di casa interne o esterne, mobili, biciclette, caffettiere, oggetti e altro ancora - con un toc-co di creatività ed utilizzando materiali a basso impatto economico e ambientale. Sono “quelli di CipArt”, gruppo di creativi ‘guidati’ da Catia Liani, e lavorano nel laboratorio di decorazione artistica che ha sede all’interno della Comunità

Fabio Della Pietra • Foto di Fabio Della Pietra

sCusi, lei fotografa anChe i morti o solo i vivi?

A luglio è stato emanato il provvedimento sulla spending review. Tutte le Aziende sanitarie fuo-ri regione ci hanno chiesto l’efficientamento in modo standardizzato (cioè la riduzione dei ser-vizi del 5%), in alcuni casi senza consultazione o preventiva informazione interna, scaricando su di noi anche l’onere del dialogo tra uffici.Per fortuna in un solo caso ci hanno avvisato che fatture economicamente difformi alla richiesta non sarebbero state messe in pagamento. Per fortuna questo è il caso di un’Azienda sanitaria che solitamente paga con un anno di ritardo e per fortuna la comunicazione è arrivata il giorno stesso in cui la giunta della Regione interessata ha deliberato l’esclusione dei nostri servizi dal provvedimento in questione. Per fortuna che in-torno alla questione ci abbiamo speso solo un paio di settimane tra riunioni e comunicazioni informali e formali. Non mi è neanche passato per la testa di rispondere che in quella regione sono venti anni che sento parlare di efficienta-mento delle 21 Aziende sanitarie presenti, per-ché non sarebbe stato un umile suggerimento ma una chiacchiera sentita dire.Nella fretta stanno aumentando le inefficienze, gravissime, confermando una preoccupante e crescente incapacità della pubblica amministra-zione di consultare, di programmare, di misura-re gli effetti delle manovre nel medio periodo.

Non è vero che non c’è più niente da fare, ma occorre iniziare a far avverare le favole. Per ogni funzionario/funzionaria distratto/a ce ne sono molti altri che lavorano bene e con passione. Spetta a loro, come a noi, impe-gnarci per far funzionare almeno le cose che prescindono dalla disponibilità economica (che, invece, non è questione che si risolverà a breve) con il dialogo, con la trasparenza, il confron-to, e la denuncia se e quando occorre.

CronaCa di un inContro SemiSerio Con il popolo di Cipart

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l'intervista del mesel'intervista del mese

Nove, nel Parco di Sant’Osvaldo a Udine, servi-zio gestito dalla Cooperativa Itaca.I corridoi e le sale del Nove si sono trasformate in questi anni in una Galleria artistica stabile. “La nostra filosofia nasce dalla volontà di cam-biamento che trova spazio, a livello simbolico, nelle trasformazioni di ambienti, mobili e ogget-ti che abbiano la caratteristica dell'inutilizzo – si legge nella presentazione della pagina di Cipart su Facebook (www.facebook.com/cipartgroup) -. La scelta nel voler utilizzare materiale di riciclo ha in sé l'obiettivo di considerare il materiale in disuso fonte di creatività, con un basso impatto ambientale e con una limitata spesa economi-ca. L'intento è anche quello di dimostrare che a tutti i livelli si può far arte e che tutti vi possono accedere attraverso la sperimentazione del pro-prio sé artistico”.

Torniamo all’intervista non intervista. Varco la soglia della Comunità, ogni volta che ci vengo mi torna in mente l’abbraccio ricevuto da Elvi-rona la mia prima volta, nel 2002 credo, e ne ho nostalgia. Corridoio a sinistra verso gli uffici, prima porta a destra. Entro, saluto, mi presento a chi non mi conosce. Dopo qualche minuto ab-bondante di ambientamento reciproco, si parte con la prima intervistata. A sorteggio casuale

vince Chiara, toccherà a lei rompere il ghiaccio. Ed ecco la prima domanda non domanda. Che resterà l’unica, ma anche no. Attorno ad essa un po’ tutti cercheranno di mettere del loro. Me compreso.

Come ti sei avvicinata a CipArt e qual è il senso del laboratorio per te?E’ arrivato il domandone del “giornalista-foto-grafo di Itaca che si occupa ogni mese della Gazzetta” (così son stato introdotto). Il muro si materializza subito. Silenzio. Chiara non ri-sponde. Imbarazzo, più mio che suo. Ci guar-diamo. Silenzio. Guardo gli altri, silenzio. Anche Gigi Marzullo (per non scomodare qualche altro Gigi nostrano) avrebbe saputo fare di meglio. Iniziamo a chiacchierare del più e del meno, la distanza si accorcia, ristabiliamo il contatto, ci ritroviamo. Cosa ti piace disegnare o ripro-durre, hai dei soggetti o degli artisti che preferisci, quali colori ti piace usare, ritrovar-ti qui ti da anche qualcosa nella relazione sociale con gli altri? Non siamo a livello del ‘si faccia una domanda e si dia una risposta’ di marzulliana prassi ma quasi. Però ci siamo. Una pillola qua e una là e il cerchio si chiude. E il nostro incontro parte. Sotto uno dopo l’altro. Ecco le voci dei protagonisti.

Chiara

Sono qua da maggio, all’inizio ero in difficoltà a rapportarmi con la gente, avevo paura che mi prendessero in giro e mi trattassero non bene. Invece si è formato un bel gruppo, si va d’accor-do, ognuno pensa al suo lavoro senza giudicare l’altro.Quanto al fattore artistico, mi trovo un po’ in difficoltà a disegnare su tela e anche con la tempera. Su carta o con pennarelli mi trovo me-glio. Disegnare mi piace, quando i disegni non vengono bene magari non sono soddisfatta. Mi piace ricopiare i dipinti, cercando di riprodurre il lavoro fatto da un altro artista.Al di là dell’aspetto artistico, vedo che riesco a rapportarmi meglio con la gente e a stare più con gli altri; sto cercando di migliorare questa difficoltà nella relazione con le altre persone.

ManuelaVengo dal Csm di Cividale, ho fatto teatro, cucina, can-to. Mi è sempre piaciuto disegnare, fin da piccola. Catia mi ha insegnato i colori e mi è tornato in mente quello che facevo a scuola. Ho fatto un corso Ires che riprenderò a

settembre. Mi piace disegnare. Qui mi trovo bene ma il mio obiettivo è tornare a casa da mia madre a Cividale.Mi piace disegnare qualsiasi cosa, non sarò una pittrice ma mi piace disegnare quello che vedo, il paesaggio, la città, il mondo. Mi piacciono Picasso e Van Gogh. Con Catia siamo stati a Tarcento a fare un corso dove ci venivano mo-strate delle diapositive per insegnarci i colori. Siamo anche andati a fare delle passeggiate, a bere un caffè per stare insieme.

Gianluca

Sono qua da due anni al Nove, mi piace molto la pittura e la decorazione. Mi piace di più usare i colori, il mio preferito è il rosso. Del laborato-rio mi piace anche il fatto di ritrovarci insieme e parlare.

LuiginoMi sono dedicato all’arte perché mi hanno “obbligato”. Prima non cono-scevo nulla di arte, sì quelle cose che si fanno a scuola. Conoscevo Giotto, Van Gogh ma nien-te di più. Con Catia ho imparato a fare diverse cose, lei

dice che faccio belle robe ma per me non sono

belle, non mi ritengo all’altezza del disegno che riproduco. Abbiamo fatto dei lavori sul corpo sequestrato che poi abbiamo esposto a Teglio Veneto su una tela (due tele di 6 metri per 3, che poi sono state inavvertitamente portate in discarica, spiega Catia, e così distrutte).Io ero uno allegro, poi mi è successo di inna-morarmi e sono andato fuori di testa. Ero uno di compagnia. Poi ho ritrovato qui Catia, che co-noscevo da anni, da malato.

Carlo

Sono Carlo, ho 57 anni, frequento CipArt da qualche anno. Sono abbastanza coinvolto per-ché facciamo delle cose che vanno fuori da qua, che possono vedere anche gli altri, le pos-sono apprezzare.Mi piace fare decorazioni, ho realizzato una cas-settiera e una cassapanca decorandole in modo vario. Abbiamo ricevuto delle sedie dall’Ikea, le abbiamo decorate e le opere hanno partecipato ad un’asta di beneficenza a Milano (2011) trami-te l’associazione Itaca, il cui ricavato sarà utiliz-zato all’interno di un progetto legato alla salute mentale.

GianniSono diventato un artista per caso. Faccio i lavori che mi dice di fare Catia e ogni volta c’è un dispendio di energia e fati-ca, perché non mi sono mai consi-derato un artista. Avevo 9 in dise-gno tecnico, ma nel disegno libero

ero un fiasco.Io ci metto tutto l’impegno per fare questi di-segni, quando Catia mi dice che le piace dico, se piace a lei, boh, io continuo. Io vado avanti giorno per giorno, quando mi dirà che non va

fatto così, io lascerò stare.A differenza degli altri miei amici, io mi attengo sempre a dei disegni tratti da giornali di arte, ma cerco sempre soggetti in cui ci sia più che la pittura libera una geometria di disegni, di templi romani, qualcosa legato alle linee, all’architettura.Qua mi son fatto dei nuovi amici, andiamo d’accordo. Sebbene parliamo poco, ci capia-mo anche con uno sguardo.

Nicoletta (Nico)

Scusi, lei fotografa anche i morti o solo i vivi? Non è una domanda così sa, perché ci sono anche quelli che fanno le foto dei morti.Il secondo scaglione di interviste inizia con lo scossone di Nicoletta – Nico per tutti – che ro-vescia completamente lo schema (ammesso ce ne fosse uno). I ruoli si invertono, lei l’in-tervistatrice, io l’intervistato. Con uno sguar-do che indaga, con domande che stuzzicano, mai banali, anche se all’apparenza potrebbe-ro sembrarlo.Non mi piace essere analizzata ma analizza-re, dice in risposta alla mia domanda sulla di-mensione sociale e dell’incontro di CipArt.Finiamo per cincischiare con le parole, par-liamo di tutto un po’, io sto al gioco. Prima di tornare a CipArt, con Catia, viene fuori l’idea di una intervista speciale a chi non si è mai fatto intervistare, da parte di Nico e del gruppo, magari da pubblicare sul numero di dicembre.

Esprimo la mia creatività – prosegue Nico -. Voglio vedere se ho doti creative nasco-ste che magari non mi sogno neanch’io. Ri-guardo ciò che mi piace realizzare dipende dall’ispirazione, è una cosa momentanea, dipende. Può ispirarmi un paesaggio ma an-che altro. L’ispirazione mi arriva magari guar-dando una persona, ma non sono metodica, per cui non saprei, da qualsiasi cosa. Che poi traduco con quello che ho a disposizione, colori, china se c’è.

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speciale fab!

l'arte Coatta è una strategia. Che si fonda sugli stimoli

Udine

Interpretazione di un potenziale artista coatto:Mi trovo in una stanza assieme ad altre persone che non conosco e devo fare delle cose che non m'interessa fare. Devo essere puntuale ad un’iniziativa che non è un corso di pittura (per cui non imparerò nulla), devo fare dei disegni o dipingere delle cose (non ho mai disegnato né dipinto), devo copiare delle cose da alcuni gior-nali e non ho capito a che scopo. Devo stare in questa stanza per due ore, posso fumare una sigaretta sola e soltanto alle 11.00, infine devo avere questa qui che mi sorveglia se faccio o se non faccio “Arte”! Che palle!

Lei, quella lì che sorveglia:Ok, dai ragazzi, oggi iniziamo un nuovo proget-to: si tratta di rivestire le pareti della Comunità Nove di carta e i mobili della Comunità Nove di carta e le porte della Comunità Nove di carta e le caffettiere, le pentole, i piatti, i bicchieri, le posate della Comunità Nove di carta, e…

L'artista coatto:Questa qui è completamente sbarellata!

L'Arte coatta è una strategia. Che si fonda sugli stimoli. CipArt lavora e lavora molto. Su quali basi? Sulla scelta di ogni singolo componente a far spontaneamente parte del gruppo? Sulla na-turale propensione di ognuno alla pittura o alla decorazione? Sul fatto che il medico ha detto che fare pittura fa bene e distrae dalla propria condizione di mal-essere con lo scopo di porta-re al ben-essere? Sarebbe bello. E miracoloso. Generalmente c'è, chiamiamolo così, un consi-glio a provare. Poi c'è il consiglio a restare.Il dubbio che l'attività artistica sia poco utile emerge forte nel momento in cui l'invito a "far Arte" non è sufficiente. Stimoli, espressione di sé, risultato, gratificazione. E non è ancora abbastanza. Nel laboratorio di CipArt non si fa arte-terapia. L'arte-terapia non si sa nemmeno cosa sia. Nel laboratorio di CipArt si crea. Con un progetto, senza un progetto. Si crea.

Quando l'arte, impoSta, CamBia il Suo SiGniFiCato reStando arte

WalterDa un po’ ho inizia-to a fare i ritratti a matita ma so usare anche acrilici, dipin-gere. Mi interessa abbastanza questo tipo di pittura, an-che ricopiare qual-che opera da qual-che rivista d’arte. Quando andavo a scuola facevo poco

disegno a mano, questo è stato per me un modo per fare cose nuove. Il tipo di disegno che faccio qua è diverso da quello che facevo a scuola, dove disegnavo appartamenti, gara-ge, disegno tecnico. Mi piace fare un fumetto e dare uno sfondo di colore. Poco tempo fa ho ritratto un cane nero.

Daniele

Sono capitato qui per caso. Ho iniziato facendo disegni, ritratti, poi abbiamo dipinto delle tele per una esposizione, quella a Teglio Veneto. Mi piace disegnare paesaggi, l’alba, il tramonto. Il rosso, l’arancio, l’azzurro sono i miei colori pre-feriti.

Stefano

Maglietta nera degli Iron Maiden con tanto di Eddie, la mascotte della band heavy metal bri-tannica. Con lui si chiude il cerchio. Ma dice che

non ha tanta voglia di farsi intervistare, che non sa che cosa dire. Iniziamo così a chiacchierare, ma non del più e del meno, di musica. Partendo proprio da Edward The Head, poi abbreviato in Eddie T. H., per tutti semplicemente Eddie, la maschera kabuki creata da Derek Riggs. Stefa-no ci spiega che doveva servire da ornamento del palco su cui si sarebbe esibita la band, ma poi nel corso degli anni è aumentata sempre più di dimensioni fino ad ingigantirsi. All’inizio era immobile, stava lì come uno stendardo, poi ha iniziato a muoversi, portando così alla nasci-ta del cosiddetto "walking Eddie", una enorme versione tridimensionale e semovente del pu-pazzo, accompagnata da scenografie sempre più elaborate. Sempre presente sul palco ed in ogni materiale ufficiale del gruppo.Parliamo anche di altra musica, un po’ con tutti, di quella che piace a me, di quella che piace a loro, di quella che piace a noi, troviamo dei pun-ti d’incontro, altri no. Finché a un certo punto gli chiedo: Non hai mai disegnato Eddie qui a CipArt? Certo che l’ho disegnato, mi risponde. Davvero? gli dico, e ce l’hai qui il disegno? Mi piacerebbe molto vederlo. Sì, dovrebbe essere qui, mi risponde, iniziando a cercare. E dopo

qualche secondo l’opera salta fuori. Che spetta-colo, gli dico, mi spieghi in che occasione l’hai realizzato?Parentesi brevissima. Qualche giorno fa, ripe-scando nei miei archivi e in vecchie foto anche di una decina di anni or sono (stavo cercando immagini che ritraessero il dott. Mario Novel-lo, allievo di Franco Basaglia e responsabile del Dsm di Udine, che a breve andrà in pensione lasciando l’incarico ricoperto per circa un ven-tennio), ho scoperto perché quella di Stefano era una faccia conosciuta: l’avevo già ritratto in passato, e indovinate con cosa, la magliet-ta nera degli Iron Maiden con tanto di Eddie incorporato. Detto questo, torniamo alle parole di Stefano.Stavamo facendo dei disegni per una mostra e ho disegnato Eddie, poi non mi ricordo nem-meno io il perché l’ho fatto. E’ la mascotte degli Iron. Sono andato a vederli nel 1995 a Pordeno-ne al Palasport. Mentre suonano lui si muove, durante l’assolo di basso di “Iron Maiden” (e mica lo sapevo io che c’era un brano omonimo uscito nel 1980 nell’album omonimo, ho verifi-cato, Stefano – ovviamente - aveva ragione!). CipArt è in movimento. E il cerchio si apre.

Ogni persona si avvale delle proprie capaci-tà per imprimere su un qualsiasi supporto un segno che prima non c'era. Nessuno ha doti particolari inerenti all'Arte, anzi quasi tutti sono digiuni dal disegnare o dal solo scarabocchiare qualcosa su di un pezzo di carta. Quasi tutti cer-cano di affermare con forza il loro disinteresse nei confronti dell'Arte e quasi tutti non sanno delle doti straordinarie che conserva chi non ha le basi della pittura accademica. Doti che ogni artista che abbia fatto scuola ha perso e non sa più ritrovare. Picasso afferma: “Mi ci vollero quattro anni per dipingere come Raffaello. Mi ci volle una vita per dipingere come un bambino”.Superare l'imbarazzo del non saper disegnare o usare i colori sembra un ostacolo privo di com-plicazioni. Le prime volte viene oltrepassato solo per l’insistenza dell’operatore che, spesso, vive con frustrazione l’idea che si stia lavorando “per forza” più che per un piacere personale. Eppure questo è il momento dell'aggancio. Non è mai successo che qualcuno si sia rifiutato di fare anche un minimo abbozzo. E il minimo ab-bozzo è sufficiente per continuare a lavorare.

I passi successivi non sono privi di domande sul senso di fare Arte, tanto da far sì che l'Arte, nella

l'intervista del mese attualità

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speCiale fab!attualità

lettura classica del termine, perda il suo significa-to e la sua funzione, aprendo un corollario di altri scopi che hanno a che vedere con la vita quoti-diana di tutti. Puntualità, ordine, pulizia, rispetto dello spazio altrui e della fruizione di materiale che non ci appartiene (il tutto nei limiti possibili della convivenza), sono alcuni dei principali scopi di questa attività. L'Arte è anche disciplina e im-pegno e non solo passatempo o gioco.La sfida più grande rimane la socialità. Scoprire che, dopo incalcolabili ore di laboratorio passate assieme, sfugge il nome del compagno con il quale si sono costruite delle opere notevoli - si-curamente per quanto riguarda la dimensione! - fa notare la grossa difficoltà di socializzazione, che non dipende dalla frequenza degli incontri o dalla partecipazione costante ad essi. L'abitu-dine ad incontrare quotidianamente sempre le stesse persone farebbe pensare che ricordarne il nome e porgere un saluto al momento dell'in-contro e al congedo sia naturale automatismo. Nessuno è obbligato a relazionarsi con gli altri. Tuttavia, tenere un comportamento civile è pre-ludio di possibili relazioni esterne al gruppo e alla Comunità, soprattutto quando la difficoltà nel creare legami emerge come problema prin-cipale da parte di tutti.Così nasce l'idea che è alla base di una delle ultime esperienze. Il ritratto che ognuno farà a ciascun componente del gruppo. Se devo ritrar-re qualcuno lo devo guardare e lo devo guarda-re bene. Il compagno che sto ritraendo ha delle caratteristiche ben determinate che devo rap-presentare non a parole, ma attraverso un dise-gno. Così scopro che ha gli occhiali o la barba, i capelli raccolti a lato, arruffati o in uno chignon biondissimo, la camicia a quadri o una t-shirt con un paurosissimo teschio dai denti affilati. Su ogni ritratto comparirà il nome della persona che ritrae seguita da una freccia che indica la persona ritratta. Il nome. Questa strana parola ci identifica anche se non l'abbiamo scelta noi e magari nemmeno ci piace. Il nome ci afferma in un luogo. In quel luogo noi siamo presenti.I ritratti sono fatti tutti a matita. Ci sono mati-te per tutti, ma una sola gomma che salta da una mano all'altra per cancellare e rettificare il proprio ritratto affinché sia il più somigliante possibile al modello. Una gomma che viene chiesta chiamando la persona che la possiede in quell'istante con il suo nome e, magari, rin-graziando anche se viene tirata con noncuranza e quella finisce a terra. La gomma.Alle 10.00 di ogni martedì e giovedì si inizia a “far Arte". Generalmente devo andare a richia-marli tutti, uno per uno quelli di CipArt. Ultima-mente non trovavo nessuno in giro e mi chie-devo se era il caso di continuare a torturare e

a torturarmi con questa stupida e infantile atti-vità. Sostituirsi agli altri è senza dubbio meno faticoso che stimolare costantemente.Poi, entrando in sala pittura, scoprivo che erano già tutti là e che quella in ritardo ero io.Il gruppo CipArt ormai è quasi autonomo. Ora, timidamente, anche quando l'operatrice non c'è, ci si incontra comunque per “far Arte”.Stimoli, espressione di sé, risultato, gratifica-zione. Tutto qui.E buon lavoro…=)))

Catia Liani x cipart

CipArt, gruppo d'Arte economica, lavora soprattutto recuperando materiale destinato altrimenti a divenire rifiuto solido urbano. Il laboratorio si trova all'interno della Comunità Nove nel Parco di S. Osvaldo a Udine. Attualmente sta lavorando su diversi progetti:• South CipArt è un progetto sperimentale attivato in collaborazione con il Csm Ud Sud e prevede la realizzazione di 13 pannelli decorativi. Per l'occasione sono stati avviati due nuovi laboratori pomeridiani;• Parteciperà per il secondo anno consecutivo, su gentile invito del Csm di Tarcento, all'evento/esposizione denominato - sembra fatto apposta! -, Ritratto d'Io (organizzato da “Progetto Ita-caLive 2012. Per la mente con il cuore” e la Naba - Nuova Accademia di Belle Arti- di Milano in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale che si terrà il 13 ottobre nel capo-luogo lombardo). Lo scorso anno assieme al Csm di Tarcento ha realizzato alcune opere per il progetto “Sedia Instabile” che sono state esposte, in uno spazio dedicato, all’Ikea in provincia di Milano e presso “La Fabbrica del Vapore” (Milano) dove hanno partecipato artisti di fama mondiale;• Sta preparando una serie di reinterpretazioni di opere famose per entrare a far parte della Pinacoteca Universale di Topolò. La misura di ogni opera riprodotta è di cm.2,5 x cm.3,5.

CipArt lo potete trovare su Facebook all'indirizzo www.facebook.com/cipartgroup

Pordenone Ventitré progetti embrione presentati, 12 a firma femminile e 11 maschile, 35 persone coinvolte nel complesso, interessati prevalentemente territori del Nordest quali le province di Belluno (1), Udine (4), Pordenone (3), Pesaro-Urbino (1), Bolzano (1), Milano (1), Verona (1), Padova (1), 10 quelli mirati sulla città di Pordenone. Sono i primi numeri resi noti dalla Cooperativa sociale Itaca a fronte della chiusura dei termini (31 ago-sto) per la presentazione dei progetti aspiranti all’ingresso in FAB!, l’incubatore d’impresa lan-ciato a fine giugno dalla Coop friulana.“I prossimi passi sono già stati definiti – spiega Christian Gretter, coordinatore del progetto -: le 23 proposte di progetto pervenute saranno se-lezionate entro il 21 settembre da una apposita commissione. Ad ottobre prevediamo l’avvio della Academy”.Articolati i temi emersi dalla idee presentate: libreria e caffetteria con animazioni, comunica-zione sociale (social messenger), tutela ambien-te e benessere individuale, rivalutazione borgo montano, pizzaioli in carcere, arteterapia, parco giochi, arte espressione e comunicazione, piat-taforma gestione sostenibile città, banca vir-tuale di scambio per il territorio, piattaforma cit-tadina per un vivere più facile, cooperazione B mosaico e prodotti eccellenza, bar formazione aggregazione e riciclo riuso, agenzia comunica-zione e pubblicità, azienda agricola/cooperazio-ne B e bio, sportello ricerca assistenza off e on-line, doposcuola, crowfunding e microcredito, cooperazione B raccolta rifiuti organici, apertura rifugio alpino e pacchetti servizi, fattoria socia-le, scuola d'infanzia bilingue, azienda agricola/cooperazione e servizi educativi.Sul fronte degli eventi, prima uscita extrare-gionale per FAB con la partecipazione al “Wor-kshop sull’impresa sociale 2012”, nella sessione Modelli, Reti e Competenze: nella tavola roton-da su Acceleratori e Incubatori piattaforme per nuove startup sociali, che si è tenuto il 13 e 14 settembre a Riva del Garda (Tn). E’ partita inol-tre da Pordenone la nuova partnership tra Ita-ca, Dmav e Fondazione Luchetta Ota D'Angelo Hrovatin di Trieste. Si è conclusa il 15 settembre (era stata inaugurata il giorno 7) l’esposizione di Home. Something little in this town, la mo-stra di social art legata a FAB. Ospitata per una settimana a Palazzo Badini in piazzetta Cavour,

preSentate 23 propoSte di proGetto al FaBer aCademy Box

We fab it!

“Home” vedrà parte dei proventi derivanti dal-la vendita delle opere esposte utilizzata per il progetto della Fondazione dedicato al recupero della Casa di Accoglienza di via Valussi a Trieste, che accoglie ogni anno bambini malati da tutto il mondo, provenienti da zone di guerra e biso-gnosi di cure mediche e di assistenza insieme alle loro famiglie.Nata in occasione della partenza del progetto FAB, contenitore di sviluppo sociale e impren-ditoriale ideato dalla Cooperativa Itaca con il supporto di Dof Consulting, “Home” parte da uno studio fotografico che misura il rapporto tra piccoli segni e contesto, mettendo in scena uno sbarco di minuscoli astronauti nella città di Pordenone, accompagnati da un uovo da viag-gio. La piccola carovana di viaggiatori spaziali si inserisce nel contesto dei luoghi più significati-vi della città, fornendo così un’interpretazione alternativa e visionaria degli spazi urbani e dei progetti di sviluppo sociale che possono ospi-tare.Una nuova tappa di sperimentazione artisti-ca nella città sul Noncello con l’auspicio che sia soltanto la prima di un tour lungo l’Italia. L’iniziativa riguarda tutte le opere di Home che possono essere viste attraverso la Gal-lery dedicata sul sito Dalla maschera al volto (www.dallamascheraalvolto.it). La mostra è fir-mata da Alessandro Rinaldi, Manolo Battistutta e Nicola Gaiarin per conto del collettivo. Fabio Della Pietra

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attualità

in atteSa CHe Si SBloCCHi la Sede temporanea dell’ex aSilo di via SelvatiCo

ragaZZi della panChina 8 mesi dopo, o 9, o…

Pordenone Mentre scrivo questo pezzo, il 16 agosto, stia-mo “festeggiando” gli otto mesi dall’ultimo giorno di apertura della sede dei Ragazzi della Panchina in viale Grigoletti n°11 a Pordenone. In effetti, presa così, la notizia non dice granché, le date si susseguono ed i compleanni, piacevoli o spiacevoli, arrivano. I simpatici otto mesi in questione però, assumono significato nel dire che quella sede è stata persa otto mesi or sono e che nel frattempo non se n’è trovata un’altra. Diverso vero?In altre precedenti edizioni della Gazzetta ab-biamo fatto la crono storia dell’accaduto, con tanto di sfoghi, dettagli e quant’altro, per cui non voglio annoiare con le ennesime righe di sdegno e nervosismo. Meglio concentrarsi sul presente e sul possibile futuro. Il presente è fatto di un ufficio nella sede di Itaca in vicolo Selvatico n°16, che ha rappresentato, otto mesi fa, il miracolo della possibilità di esistere ancora e che rappresenta oggi, il miracolo della attuale

esistenza dell’Associazione.Il presente è fatto di tante strade e marciapie-di, tanti parchi, tante panchine, tanta pioggia o tanto sole, tante carte d’identità consegnate e registrate ai terminali delle forze dell’ordine di turno, tante stanchezze e pochi posti dove poter fare il proprio lavoro, bene. Il presente è fatto di tanti ragazzi che non si intercettano più, di tanti ragazzi che avrebbero bisogno di un ser-vizio adeguato che non possiamo dare, di tanti ragazzi che stanno male.Il presente è fatto anche di tante vittorie, di laboratori meravigliosi, di teatro e giornale, di montagna ed arrampicate, di prese in carico mirate e di porte di comunità terapeutiche che si aprono a dare speranza, di sorrisi e di con-divisione, di parole e di emozioni mai banali. Il presente è fatto di lotta, ingrediente comune alla totalità di quelli che leggono questa Gazzet-ta, ma per noi in questo momento ed in questi mesi, ha rappresentato qualcosa di diverso dal solito. Lottare per emergere, lottare per mante-nere, lottare per sopravvivere è una questione,

attualità

lottare per mantenere una trentina di battiti car-diaci al minuto è questione ancora diversa.Il presente è fatto, ora, anche di una certa sere-nità, che da un lato è paragonabile alla serenità dell’ergastolano (sono sereno perché non ho più nulla da fare), ma dall’altro è la serenità di chi vede avvicinarsi delle soluzioni che non ne-cessitano, ormai, di un tempo breve per essere messe in opera.Quindi entriamo nel capitolo futuro. Il futuro sarà fatto dall’ingresso nelle stanze prescelte dell’ex asilo di via Selvatico. Queste stanze di-venteranno la nuova sede temporanea dell’As-sociazione. L’impegno è stato preso sia dal Co-mune di Pordenone che dall’Ass 6. C’erano da fare dei lavori di messa in sicurezza dello sta-bile, di proprietà del Comune, che da anni era chiuso, e sembrerebbe che ormai i lavori siano a buon punto. Successivamente ci saranno da aprire gli allacci delle utenze ma insomma, l’im-portante è sapere che l’impegno preso a parole si è trasformato in impegno materiale, dando la chiara sensazione che la cosa andrà a buon fine.Le stanze dell’ex asilo sono ampie, è stato completamento rifatto il bagno, l’area verde

che circonda la struttura è enorme per cui in prospettiva, le possibilità di svolgere laboratori, incontri, quotidianità, è una certezza che rin-cuora. A rendere il tutto ancora maggiormente appetibile è la dislocazione dell’asilo, ad un cen-tinaio di metri di distanza dalla vecchia sede, permettendoci così di poter rimanere all’inter-no del quartiere che ci ha visto lavorare negli ultimi 12 anni. Questo rappresenta un punto a favore notevole, rendendo l’impatto della ri-apertura potenzialmente meno complicata e di gestione migliore.Sempre guardando al futuro, si è scritto tem-poranea perché la sede definitiva sarà realizza-ta e conclusa a fine 2013. Questa è la grande vittoria di questi mesi di lotta, il fatto cioè che l’Azienda sanitaria pordenonese abbia proto-collato la realizzazione ex novo di una struttu-ra, posta in un terreno già di loro proprietà, ad uso diretto dell’Associazione. I lavori progettuali sono già iniziati, si sono gettate le basi cartacee di realizzazione della struttura, a breve il tutto andrà in mano a geometri e tecnici preposti per mettere nero su bianco il necessario e dare il via ai lavori. La struttura vedrà la luce nell’area tra via Interna e via Gramsci.

Il futuro sarà fatto di iniziative, di spazi adegua-ti, di possibilità di ampliare il raggio di azione, sarà fatto di continuità, di alleanze, di risposte e comunque, sempre, di lotta. Questo il futuro per come dovrebbe essere e questo il futuro che vorremmo... poi... ai posteri l’ardua senten-za. Presente e futuro, oggi e domani, serenità e incertezza, in ogni caso sono I Ragazzi della Panchina 8 mesi dopo, o 9, o... Stefano Venuto

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attualitàattualità

Pordenone

Enrico ha cinque anni e ha paura dei cani. Ha paura del loro abbaio.Ha così paura che se ne vede uno da lontano vuole cambiare strada per non passargli accan-to e quando se ne trova uno davanti si blocca.Enrico non sa come fare.Anche la mamma e il papà di Enrico non sanno come fare. Vorrebbero che il loro bambino fosse sereno e che la sua vita non fosse condizionata da que-sta paura.Decidono così di provare con un percorso di pet therapy individuale.Nel colloquio iniziale con i genitori, l’operatore di pet therapy raccoglie e fornisce informazioni: Quando sono iniziate le prime manifestazioni di paura, se c’è stato un’esperienza scatenante, se ha altre paure, qual è il temperamento del bambino…Quali sono le aspettative rispetto al percorso.Si definisce quindi l’ipotesi di progetto e si con-corda che gli obiettivi possibili sono arginare la paura di Enrico dei cani e fornirgli le strategie di comportamento da utilizzare quando ne in-contra uno.Il percorso si articola in cinque incontri di un’ora e mezza a cadenza settimanale.Nei primi due, senza cane, l’operatore mira a creare un’alleanza con il bambino, lavorando con attività referenziali, come la lettura di libri sugli animali, il disegno, le storie inventate con animali protagonisti, l’intervista impossibile al cane e al bambino: Enrico e il cane Stella cosa mangiano, a cosa gli piace giocare, come si vede quando sono contenti?L’intervista diventa un cartellone e il bambino chiede di portare a casa il cartellone.E’ importante partire dalla curiosità del bambino e rispettare i suoi tempi, favorendo la conoscen-

za del cane con attività ludiche e coinvolgenti.Nel terzo incontro Enrico acconsente a stare nella stessa stanza con il cane Stella e ad assi-stere ad alcuni giochi che fa l’operatore, come il “riporto”, il “cerca”, il “dai la zampa”… e alla fine di questo incontro il bambino desidera e impa-ra a dare una crocchetta a Stella. Non è così facile come sembra ed è davvero una grande conquista. Negli ultimi due incontri il bambino con l’operatore e il cane fanno attività in giardi-no, con giochi, condotta del cane a passeggio, conoscenza dei segnali comunicativi del cane.Con questo percorso Enrico ha ricevuto infor-mazioni sui cani, ha imparato l’atteggiamento corretto da tenere con loro nelle diverse situa-zioni, ha sperimentato la relazione e tutto que-sto gli ha permesso di contenere l’ansia impa-rando come si fa.La storia di Enrico è una delle possibili espe-rienze di attività con l’ausilio di animali.Molte sono le esperienze di attività con gli ani-mali che hanno permesso alle persone di su-perare una difficoltà, di migliorare le condizioni di vita, di mantenere, recuperare e trovare una motivazione ad utilizzare alcune abilità.La Pet Therapy, concetto coniato dallo psichiatra infantile Boris Levinson negli anni ’60, è un’at-tività finalizzata a migliorare le condizioni della persona mediante specifiche metodologie di approccio che comportano l’ausilio di animali.Si tratta di percorsi che integrano, rafforzano e coadiuvano le tradizionali terapie e possono essere impiegati con persone con diverse ca-ratteristiche.Nei bambini, negli anziani, nei disabili fisici e psichici il contatto con un animale può aiutare a soddisfare certi bisogni – affetto, sicurezza, re-lazioni interpersonali – e recuperare alcune abi-lità che queste persone possono aver perduto.A seconda della patologia da supportare, la Pet Therapy valuta quali sono le tipologie di animali

“vedo il noStro Cane CHe viene a FarSi aCCareZZare e tutto diventa più leGGero”

gli animali arrivano là dove l’uomo non arriva

Corso di formaZione livello base

FormLab, in collaborazione con la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Udine, organizza per il mese di settembre due corsi sulla Pet Therapy. Nell’arco di tre giorni vengo-no fornite le conoscenze di base sui processi di interazione uomo/animale nella relazione di aiuto in campo socio – sanitario.Un’opportunità per acquisire conoscenze teo-riche e aggiornamenti in tema di Pet Therapy come metodologia di intervento a supporto del-le terapie tradizionali nelle situazioni di disagio e sul ruolo degli animali nella programmazione degli interventi assistenziali.Ma anche per acquisire abilità manuali, tecni-che o pratiche in tema di gestione quotidiana dell’animale nella relazione con persone in situazione di disagio e migliorare le capacità relazionali e comunicative in tema di rapporto animale-care giver, rapporto animale-utente. (LL)

FoSSalta di portoGruaro 21-22-23 SettemBre 2012

maggiormente rispondenti a determinati requi-siti per quella persona, consentendo di realizza-re una co-terapia più appropriata ed efficace in termini di salute alle esigenze del caso.In Italia nel 2003 è stato stipulato l’Accordo Stato Regioni del Ministro della Salute con la Conferenza del 6 febbraio 2003 che definisce la finalità e scopi della Pet Therapy e nel 2005 il Comitato Nazionale di Bioetica ha elaborato il documento Problemi bioetici relativi all’im-piego di animali in attività correlate alla salute e al benessere umani, individuando quattro tipologie di rapporto uomo–animali per fini di benessere e salute umani: la convivenza con un animale nella propria abitazione, l’addestra-mento e l’impiego di un animale che aiuti una persona disabile nella vita quotidiana; le terapie assistite con animali (Taa); le attività assistite con animali (Aaa).Nello stesso anno il Veneto ha promosso come prima Regione in Italia la Legge regionale in ma-teria di Pet Therapy (3/059) e successivamente ha realizzato la mappatura di tutte le realtà che dichiarano di aver avviato tali progetti, emanan-do le Linee Guida sugli interventi assistenziali terapeutici che prevedono il coinvolgimento di animali (Allegato a Dgr n. 4130 del 19 dicembre 2006).Molte sono le regioni che negli anni successivi hanno predisposto leggi e delibere, tra cui in Friuli Venezia Giulia la recente Legge regionale N.154 del 22 marzo 2012, Norme in materia di terapie e attività assistite con gli animali.Due sono gli aspetti importanti per la realizzazio-ne di percorsi di attività con animali: la prepara-zione della coppia conduttore/animale e la pro-gettazione degli interventi nei diversi contesti.L’avvio di un percorso deve infatti prevedere un’analisi preliminare che riguardi la scelta di tale metodologia, i bisogni, gli obiettivi e le ri-sorse, e l’individuazione del tipo di Pet Therapy – con quale animale, con che modalità, con quale équipe.Una casa per anziani, ad esempio, ha scelto di avviare un progetto di Pet Therapy mirato a fa-vorire la socializzazione, ridurre il senso di noia e abbandono, migliorare il tono dell’umore, sti-molare l’attenzione, stabilire un’interazione sia dal punto di vista comunicativo che emoziona-le, favorire la mobilità. La scelta ha individuato il cane come l’animale più idoneo e la convivenza come la più ricca opportunità per gli anziani.Sono così seguite azioni impegnative per il tem-po investito, le risorse assegnate e l’impegno necessario: l’acquisto dell’animale, l’addestra-mento, la realizzazione nel giardino dello spazio e box, la collaborazione con l’Azienda sanitaria, la formazione dell’operatore conduttore, l’istitu-

zione di un’équipe progettuale, la progettazione dell’attività, la realizzazione delle sedute, la va-lutazione dei risultati.Un cane che vive in una residenza ha bisogno di una figura di riferimento, di una corretta ali-mentazione, di un monitoraggio costante del-la salute sia fisica che emotiva, di un sistema organizzativo che contempli le sue esigenze, di esercitazione quotidiana con il conduttore. La scelta e l’impegno sono stati ripagati con il raggiungimento degli obiettivi sia con le sedute

di Aaa, che nell’interazione spontanea con gli anziani al di fuori del contesto strutturato della seduta. La signora Teresa racconta: “Anche se qui sia-mo in tanti, capita di sentirsi soli, magari non si ha voglia di parlare, si sente la malinconia, poi vedo il nostro cane che si muove nella casa e che viene a farsi accarezzare e tutto diventa più leggero…”.

Laura Lionetti

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attualitàattualità

San Daniele del Friuli

Sono trascorsi ormai tre anni da quando sono giunto a Villuzza; il motivo era quello di avviare un progetto di orticoltura a favore delle persone in difficoltà seguite dal Centro di salute menta-le di San Daniele. Gli obiettivi principali del pro-getto erano tre: migliorare la qualità della vita delle persone partecipanti, offrire conoscenze adeguate in materia di orticoltura naturale e dare così la possibilità ad alcuni di un futuro reinserimento nel mondo del lavoro.Il secondo ed il terzo punto sono stati in gran parte affrontati: infatti per due anni consecuti-vi (nel 2011 e nel 2012) si è tenuto un corso di orticoltura biologica di 150 ore per anno or-ganizzato dal Centro di Formazione Agricola Permanente di Codroipo; i partecipanti hanno così potuto acquisire le basi teorico-pratiche per progettare un orto, hanno imparato a tra-piantare e accudire le piantine, a consociarle con fiori e aromatiche per aiutarsi a vicenda, a raccoglierne i frutti. Dopo i corsi e l’esperienza maturata nell’orto, diversi di loro hanno iniziato dei percorsi di reinserimento lavorativo presso aziende agricole operanti sul territorio.Ma il mio impegno più importante è stato quel-lo di cercare di trasmettere agli altri il canto di forza e dinamicità che la terra canta ogni gior-no.Per questo è fondamentale il contatto con la terra intesa come un organismo vivente che, se assecondato nelle sue esigenze, è in grado di produrre e donarci dei prodotti sani e nutrienti.La terra è diventata per noi dell’orto come una madre: ha regalato un po’ della sua magia alle piante affinché possano trasformare l’energia del sole in qualcosa di vivente. È il miracolo della vita che nell’orto si ripete ogni giorno: dal seme cresce una pianta che matura, dà i suoi frutti e poi nuovi semi.Nel mondo odierno, caotico e multimediale, è questa la scelta di un ritorno ad una semplici-tà arcaica, ad un contatto diretto con la natura, vera ed essenziale. L’osservazione, l’ascolto, la riflessione, prima d’intervenire, sono essen-ziali; siamo fuori dagli schemi di produzione e

frenesia che dominano nel mondo. E quando si interviene le azioni, anche se semplici, devo-no essere precise e dirette per assecondare lo sviluppo delle piante. Per far ciò sono le mani stesse che cercano un contatto con la terra, cercano cioè di aiutarla a far crescere i suoi frutti, e la terra rende alle persone, attraverso le mani, la sua energia, con i profumi e gli odori delle piante, i colori dei fiori e degli ortaggi, il brusio continuo di insetti che si rincorrono; in al-tre parole, la semplicità e la bellezza della vita.Anche per gli inesperti, questo tipo di approc-cio alla terra ha sicuramente mosso qualcosa dentro, ha fatto riflettere ed ha portato un po’ di serenità (pur se temporaneamente) nella vita

la mia eSperienZa all’orto SinerGiCo “il pavar” di villuZZa

la terra Canta ogni giorno

della maggior parte di quelli che sono transitati nell’orto. Anche un semplice orto ci può aiuta-re a vivere meglio, dandoci fiducia e serenità nell’affrontare la sofferenza, le difficoltà e i problemi che incontriamo ogni giorno. Per aver avuto la possibilità di vivere questa esperienza ringrazio la Cooperativa Itaca, Claudio (che mi ha iniziato all’orticultura sinergica) e in modo particolare i miei compagni di viaggio dell’ orto sinergico “Il Pavar”.

Massimo Bello

Ravascletto

Prosegue la pubblicazione dei racconti a cura di Gigi Fasolino e Sara Burba, operatori di Itaca, che hanno creato nove racconti legati al percor-so nel bosco, già strutturato su nove postazioni con le statue lignee di altrettanti personaggi mi-tici, come richiesto dal Comune di Ravascletto. Dopo la fiaba dell’Orcolàt, segue il Pavâr.

il pavâr

Vi ho raccontato che l'orco, nelle sue passeg-giate in paese, non faceva tanto caso a dove metteva i piedi. Più o meno come succede a noi: quando camminiamo, non sempre ci ac-corgiamo di calpestare formiche e altri piccoli insetti. Così l'orco, che quindi non aveva molte colpe, se non quella di essere troppo grande.Gli uomini ne erano terrorizzati, ai danni bada-vano quando le acque si erano calmate, cioè quando il frastuono dei passi del gigante lascia-va di nuovo spazio al silenzio.In mezzo ai vari cortili però, si aggirava anche un altro strano essere; strano come l'orco ma mooolto più piccolo; più piccolo perfino degli uomini: Il Pavâr.Questo piccolo folletto era uno degli artefici del-le bellezze che brillavano dai cortili di Monai: ca-scate di geranei, cespugli di rose coloratissimi, alberi maestosi e ricchi di frutta. Il Pavâr era un lavoratore infaticabile, appena il ritirarsi dell'in-verno glielo concedeva si metteva all'opera con un vigore ed una passione unica.A lui, i passi dell'orco che si avvicinava, non lo spaventavano affatto. Lui si preoccupava sol-tanto che i cortili e gli orti che aveva coltivato, non venissero distrutti dal procedere distratto di quei due piedi immensi.Vane speranze le sue.La sera in cui gli uomini decisero di cacciare l'orco, il Pavâr si trovava nel bosco, con la sua famiglia. Il suo riposo fu interrotto dal saltare del letto, che lo avvisava della scampagnata dell'orco. Si levò in un lampo e si precipitò ver-so l'abitato.Quando arrivò in paese si tappò gli occhi con

un FanCiullo tra orCHi, aGane, lupi e volpi

perCorso ludiCo degli sbilf di monai

le mani per non vedere i disastri creati dall'or-co: le cascate di gerani erano proprio cascate e delle rose nemmeno l'ombra. Degli orti, non parliamone.Quando aprì le mani per scorgere il nulla, sem-brò che gli fossero scese due lacrime.Superato lo shock si accorse che gli uomini tutti, si erano radunati nella piazza del paese. Con le fiaccole accese ad illuminare l'imbrunire avanzante, discutevano sul da farsi:"è ora di reagire!"- dicevano -"Così non abbiamo futuro!!!"Erano gli stessi pensieri del Pavâr.Mentre gli uomini si scervellavano su come fare a cacciare il loro nemico, al Pavâr balenò in mente un'idea: gli erano rimasti alcuni fagioli magici, donatigli da un vecchio amico del bo-sco. Questi fagioli riuscivano a creare piante così grandi che, se ingarbugliate a dovere da qualcuno del mestiere, avrebbero fatto inciam-pare una montagna intera.Andò a casa, li prese, tornò dagli uomini e illu-strò loro il suo piano.Quello che accadde dopo, oramai è storia!

Sara Burba e Gigi Fasolino

Immagini grazie a Claudio Ricci

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garantire Continuità assistenZiale agli anZiani del sismaModena

Il terremoto in Emilia continua a spaventare le popolazioni e, in particolare, ad aggravare le condizioni di salute e di assistenza degli anziani dei comuni coinvolti. Col dottor Andrea Fabbo, dirigente medico geriatra dell'Ausl di Modena, facciamo il punto della situazione riflettendo sul livello della risposta e sul come migliorare le emergenze.Con le 2 scosse sismiche del 20 e 29 maggio sono stati evacuati n° 265 anziani residenti nei posti accreditati del Distretto di Mirandola (totale n° 326 posti accreditati) dalle struttu-re di Mirandola (Cisa-Centro Integrato Servizi Anziani), Cavezzo (Cra Villa Rosati), Concordia (Cra Villa Richeldi), S.Felice (CRA "Augusto Modena"). Sono stati chiusi il Consultorio per i Disturbi Cognitivi (Unità Valutativa Alzhei-mer) e tutti i presidi ambulatoriali territoriali e semiresidenziali, come i Centri Diurni. Solo la casa protetta di Finale è ancora aperta, ospita 65 anziani, ma presto una ventina di loro, i più gravi, saranno trasferiti. Anche per gli altri 45 si porrà il problema, perché, per ragioni di pronto intervento, sono tutti ospitati al piano terra e al piano rialzato, non essendo permesso l’uso dell’ascensore.In alcuni casi si è fatto il pronto intervento due volte, perché dopo la prima scossa di domenica 20, gli ospiti di San Felice sono stati spostati tra Castelfranco (CRA di Manzolino) e Concordia (CRA Villa Richeldi) mentre quelli di Finale era-no stati spostati in un albergo della città. Dopo le due scosse di martedì 29, con l’evacuazio-ne di tutti gli ospedali dell’area Nord (Ospedali di Mirandola e Finale già evacuati il giorno 20, Ospedale di Carpi evacuato il giorno 29) è inizia-to anche il trasferimento degli anziani presso le altre strutture del Distretto. Al Cisa, che al momento ospitava 189 anziani (non solo gli anziani della struttura ma anche alcuni anziani provenienti dal domicilio) l’ope-razione ha richiesto un lavoro ininterrotto dalle

10 del mattino, dopo la prima grande scossa, sino alle 24 di sera, mentre la terra continuava a ballare, le case a cadere e la sabbia liquefat-ta sollevarsi nei tombini e nei pozzi. Infatti, agli ospiti del CISA si sono aggiunti, nei giorni se-guenti al 20 maggio, anche tutti gli anziani in assistenza domiciliare per i quali, in assenza dei presidi distrettuali di supporto con il personale necessario, si era preferito, se non vi erano fa-miliari o parenti disponibili, assicurare loro una cura adeguata presso una residenza. Questo è stato un impegno immane per gli operatori che, nella gestione dei servizi, hanno referenze contrattuali diverse suddivise fra AUSL, ASP e Cooperative.Dalle zone terremotate sono partiti circa 1000 anziani per presidi della regione Emilia Roma-gna, da Cesena a Bologna a Parma e Reggio e a Piacenza e poi in alcune strutture di confine di altre regioni. Nell’enormità del lavoro, si è cer-cato di mantenere unite le coppie, di garantire l’assistente familiare a chi ne fruiva, di mante-nere uniti, per garantire continuità d’assisten-za, i centri Alzheimer e i frequentatori dei Centri Diurni anziani.

Vista da dentro: l'Ausl di Modena tra nume-ri, dispersi, visite, presidiQuesta è la situazione che ci descrive Andrea Fabbo, dirigente medico geriatra dell’AUSL di Modena, che oltre ad essere responsabile aziendale del Progetto Demenze, è impegna-to da 12 anni nel Distretto 2 (Mirandola), che comprende tutti i 9 comuni terremotati della zona, in qualità di responsabile dell’U.O. Fasce Deboli (che comprende l’assistenza agli anzia-ni, ai disabili adulti e alle cure domiciliari) e del locale Consultorio Psicogeriatrico (o Centro Di-sturbi Cognitivi). Ad oltre 20 giorni dal terremo-to, quando ancora le scosse sono chiaramente avvertibili, come si presenta il quadro dell’assi-stenza agli anziani?“Stiamo ancora cercando di completare la mappa. Mentre per gli anziani nelle residenze

attualità e20

“e…state nei quartieri!”

Pordenone

L’estate sta finendo… cantavano anni fa e per il progetto Genius Loci è stata una stagione impegnativa, ricca di iniziative e di eventi sul territorio che rievocano, in chi ha partecipato, sentimenti di soddisfazione, nonché la voglia di ripartire subito, cavalcando l’onda dell’entusia-smo e dei numerosi riscontri positivi.Tutto ciò che si è concretizzato nei tre quartieri (Villanova, Borgomeduna e Vallenoncello) è il ri-sultato di un esperimento ben riuscito, voluto fortemente dai soggetti coinvolti, per vivere i quartieri e per abitarli nella forma più completa possibile, trasformandoli in uno spazio fisico di esperienze sociali condivise. Vivere i quartieri, in questo senso, rappresenta la possibilità di appartenere ad una comunità politica e ad una organizzazione sociale che progetta consape-volmente il proprio futuro in un territorio comu-ne, amato e reso vivo perché sentito proprio, arricchito da pluralismo e diversità.Quella che segue è una carrellata di questi ultimi mesi, uno scorcio sull’operatività di un progetto complesso, difficilmente riassumibile a parole, ma vivido nelle immagini e nei racconti.

VillanovaGrazie alla preziosa collaborazione di Ferruccio Merisi, responsabile della “Scuola Sperimentale dell’ Attore”, il progetto Genius Loci insieme alle realtà associative del quartiere ha dato vita, nei mesi di maggio e giugno scorsi, ad una rassegna artistico culturale “Villanovaviva - Eventi oltre Noncello” che ha riunito esperienze già esistenti a Villanova e ne ha promosse di nuove.Va sottolineata l’importanza dell’aspetto di con-divisione e di integrazione che ha guidato l’orga-nizzazione della rassegna, orientandoci verso la creazione di eventi in cui realtà diverse si sono “contaminate” tra loro. L’aspetto importante è stato senz’altro il processo che ha portato all’organizzazione di questi momenti, dove alla specificità di ogni singola associazione si sono affiancati il dialogo e la condivisione di obiettivi, aumentando la quantità e la qualità delle relazio-ni in quartiere.Siamo partiti da un tema sentito come quello della crisi economica, attraverso la tavola roton-da “Effetti sociali della crisi Economica. Conse-guenze, cambiamenti, possibilità. Come ripen-sare ad una società più giusta ed equilibrata”. Abbiamo discusso del difficile momento econo-

mico che il Paese sta attraversando, analizzando le iniziative a sostegno della popolazione messe in campo dalle istituzioni locali e dalle realtà so-ciali che sono in prima linea nell’affrontare tale delicata situazione, riflettendo insieme, cittadini e istituzioni, sulle proposte e sulle possibilità che questa crisi ci costringe a considerare per ripen-sare una società più giusta ed equilibrata.Il 13 maggio si è svolta la seconda edizione di “Tutto per tutti”, il mercatino dell’usato. Ben ses-santa i banchetti di venditori, la metà dei quali occupati dai bambini con i loro genitori. Presenti anche diversi cittadini stranieri e i genitori degli alunni della scuola elementare di Villanova e della materna di Borgomeduna. Non sono mancate gradite sorprese, tra cui un’improvvisata lezione di musica africana che un cittadino del Burkina Faso ha tenuto ai bambini, felici di poter utilizzare quegli stessi strumenti che nel corso della mat-tinata avevano ammirato in vendita al mercatino.Il 1 giugno è stata dedicata una serata a Bruno Arbusti con le “Cronache di una vita straordina-ria”. Quante vite può contenere un’esistenza? Moltissime, infinite, ci ha risposto Bruno Arbu-sti, classe 1920. La serata, organizzata con as-sociazioni e cittadini del quartiere desiderosi di valorizzare l’esperienza straordinaria di uno stori-co abitante di Villanova, è stata condotta dal gior-nalista Enri Lisetto che, insieme al Gruppo alpini di Pordenone, ha sistematizzato e reso accessi-bile al pubblico rari documenti fotografici relativi alla Seconda Guerra Mondiale raccolti dall’alpino Daniele Pellissetti.E’ stata una grande festa anche quella di “San Giovanni Battista”, il 24 giugno scorso, ma so-prattutto è stata un'occasione per conoscere la comunità rumena, condividere tradizioni, danze, musiche e piatti tipici. L’apertura dimostrata dai fedeli della Chiesa Ortodossa Romena ha costi-tuito un’occasione per accorciare le distanze e apprezzare la ricchezza del nostro territorio, do-vuta anche alla presenza di realtà culturali lonta-ne ma vicine.Appuntamento ormai consueto con l'intero quartiere quello della serata offerta dalla compa-gnia amatoriale Il Circolo delle Idee per dare vita al musical “…Il diluvio che verrà…” . A supporto del lavoro artistico della ormai consolidata com-pagnia di Villanova, tanti residenti del quartiere, operatori delle cooperative sociali Acli, Fai e Ita-ca, nonché del Dsm di Pordenone.Una degnissima conclusione estiva la proposta del 30 agosto alla Festa in Piassa, nonostante la pioggia. Una serata all'insegna del ritmo e dell'al-legria: l'associazione musico-culturale Takosan di Papis Ba ha proposto “Doundounba”, uno spet-tacolo di musica africana suonata con i tipici tamburi, e con accompagnamento vocale.

protette, conoscendo la destinazione, possia-mo assicurare la continuità assistenziale, così come per gli anziani d’assistenza domiciliare ricoverati, dobbiamo ancora finire di individuare tutti gli assistiti. Il distretto di Mirandola, nelle varie forme assistenziali (assistenza domiciliare integrata, assistenza medica programmata ecc.) seguiva 1780 anziani a domicilio. Non tutti li ab-biamo rintracciati, forse perché i familiari sono sfollati, portando giustamente con se l’anziano, oppure si sono trasferiti da parenti o amici. Per noi è necessario completare questa ricogni-zione”. Stiamo ricostruendo una quasi normali-tà nell’emergenza, dice Fabbo. All’interno del parcheggio in cui ci troviamo, fra l’Ospedale di Mirandola, la sede del Distretto e il CISA è sta-to allestito un Punto Medico Avanzato (PMA) che è dotato di quattro moduli: emergenza-ria-nimazione, internistico-cardiologico, chirurgico ortopedico eostetrico-ginecologico-pediatrico (nell’area ostetrica sono nate in questi giorni 2 bimbe poi trasportate al Policlinico di Modena).Tutti i moduli sono presidiati 24 ore su 24 da medici specialisti e infermieri. A disposizione del punto medico anche un centro per l'effet-tuazione di esami del sangue urgenti salvavita; è stata inoltre installata ed è in funzione un'ap-parecchiatura radiologica. Nel Punto Medico Avanzato opera personale - medici e infermieri - dell'Azienda USL Modena in collaborazione con numerose associazioni di volontariato. Tra questi sotto una tenda della Protezione civi-le è allestito il consultorio Psicogeriatrico, un presidio per i medici di Medicina generale e a fianco una tenda con 8 posti letto per ricoveri urgenti per anziani e/o disabili in situazione di “scompenso” o con necessità di monitoraggio clinico-assistenziale e infermieristico e l’OBI (osservazione breve intensiva –geriatrica). Oltre 50 persone vi sono transitate in questi giorni seguiti sempre dai loro medici e assistiti dal personale infermieristico dell’AUSL nelle 24 ore. Qui si cerca di dare continuità al percorso d’assistenza e ai PAI degli anziani, fornendo i Piani Terapeutici alle strutture d’accoglienza, i farmaci necessari immagazzinati in un’altra ten-da, che funziona da Farmacia Ospedaliera.

Per la versione integrale dell’articolo: www.nonautosufficienza.it

Lidia Goldoni

coordinatrice scientifica Forum sulla non autosufficienza

la SaGa di GeniuS loCi a pordenone

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flauto e Chitarra Conquistano il Cisi

Gorizia

In un torrido fine luglio la Residenza Protetta del CISI di Gorizia ha presentato, all’interno delle proposte di intrattenimento estivo, un concerto musicale ricco di vivace espressività. Dopo le formidabili esibizioni della Scuola Suzuki di violini tzigani degli anni scorsi, quest’anno ad allietarci in un caldo pomeriggio d’estate il duo flauto e chitarra dei musicisti Daniele Ruzzier e Ivàn Se-menzato.La cornice dell’esibizione è stata il verdeggiante parco della struttura, con i suoi maestosi alberi che troneggiavano attorno alla villa dove risiedo-no gli ospiti della residenza e che danno sollievo con le loro ombrose chiome. Molti i familiari e gli amici che hanno accettato l’invito a trascorre il tardo pomeriggio per assistere, assieme agli ospiti, a questo speciale evento musicale, pre-senti il presidente di Itaca, Leo Tomarchio, la re-sponsabile dell’area Disabilità, Caterina Boria, e il presidente del Cisi, Renato Mocchiut.Il programma del concerto è stato vario ed inte-ressante, passando da uno stile di composizione musicale strettamente legato all'aspetto classi-co del termine ispirato a Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven e Joseph Haydn con la “Serenata per flauto e chitarra op.104 no.3” di Ferdinando Carulli, chitarrista e compo-sitore italiano vissuto fra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento a Parigi. Esempio di tale impostazione è questa Serenata dove il

un ConCerto intriSo di enerGia e poeSia

flauto espone i temi musicali proposti mentre la chitarra svolge prevalentemente un ruolo di ac-compagnamento.E’ seguita la “Sonatina per flauto e chitarra op. 205” del compositore Mario Castelnuovo-Tede-sco, italiano di origini ebraiche emigrato negli Stati Uniti in seguito alle leggi razziali nel 1939. La musica era per lui un atto di spontanea e feli-ce creazione caratterizzato dall'ironia e da un gu-sto del divertimento "signorile", anche in quanto realizzata attraverso la sua profonda cultura let-teraria, pittorica e teatrale (mise in musica con disinvoltura tra i tantissimi altri Shakespeare, Goya, Cavalcanti, Jiménez, Garcìa Lorca solo per fare qualche citazione...). In questo brano il com-positore sfoggia la sua tecnica di prim'ordine costruendo un'opera in tre movimenti dove gli strumenti si avvicendano, continuamente e con intrecci sempre diversi e nuovi, nell'esposizione del ricco materiale tematico creato dall'autore.Infine “Histoire du Tango” del notissimo com-positore argentino (ma figlio di immigrati italiani) Astor Piazzolla, riconosciuto per aver riformato e rivoluzionato la cifra stilistica e musicale del genere tango. Dopo un inizio musicale povero di successi si recò a Parigi dove, tra gli altri, in-contrò la grandissima didatta e musicista Nadia Boulanger, la quale lo indirizzò verso la sua vera vocazione: non la musica intellettuale né il tango nelle sue vecchie accezioni, ma un nuovo tango "condito" dallo stile classico e dal jazz, modellato infine dalle personali intuizioni del nostro. Da qui

BorgomedunaCosa c'entra un tiramisù con dei biscottini del Bangladesh? E un the con una bevanda africa-na allo zenzero? C'entra! Perlomeno c'entrava per chi nel pomeriggio di giovedì 31 maggio si trovava al Giardino delle Sorprese. Caritas, Genius Loci e Giardino delle Sorprese hanno permesso un'allegra “Merenda multi-etnica” in compagnia. Eravamo in tanti e ci siamo di-vertiti. Si inizia a parlare degli ingredienti di un dolce e si finisce con lo scoprire la complicità con un vicino di casa. Mercoledì 20 giugno un gruppo di cittadini di Borgomeduna ha offerto al pubblico presente “un aperitivo di narrazione”. Ricordi, aneddoti, fatti curiosi e ritratti di memoria storica, pro-venienti dal piccolo patrimonio personale che ciascuno dei partecipanti ha messo a disposi-zione del gruppo, hanno messo in scena una performance intitolata “La banca dei ricordi”, un titolo che allude all’idea di depositare, condivi-dere, far fruttare… Man mano che avanzavano i racconti, il quartiere di Borgomeduna è diven-tato un po’ tutti i quartieri, nei quali le case e le famiglie sono più simili che diverse, e la gente ancora conta sulla reciproca voglia di vivere e di viversi.Sabato 23 giugno, circa 200 persone si sono in-contrate al Deposito Giordani in occasione della festa “Ozokouma Kookoudo - Avviciniamoci per conoscerci”, organizzata dalla comunità Burki-nabè della regione Friuli Venezia Giulia. La festa è stata allietata da partite di calcio tra squadre miste, da interventi artistico-musicali e da una sfilata di abiti tradizionali femminili burkinabè, il tutto accompagnato dai balli delle donne pre-senti in sala.Ad oggi in quartiere vi è stata una buona attiva-

zione sui temi legati agli aspetti socio culturali, mentre non vi è ancora una esplicita attivazione sui temi della salute in senso ampio. Queste le considerazioni che ci hanno spinto a giugno, ad iniziare, in collaborazione con Stefano Car-bone della Provincia di Pordenone, un corso di formazione aperto alla cittadinanza, sulle meto-dologie della “Ricerca-azione”, con l’obiettivo di coinvolgere maggiormente le persone, indivi-duando tematiche specifiche sulle quali attivar-si attraverso la costituzione di gruppi di lavoro.

VallenoncelloA marzo 2012 il progetto Genius Loci si è aper-to al quartiere di Vallenoncello, in seguito alla richiesta di associazioni e cittadini del territorio. Si è tenuta una prima Assemblea di quartiere, che si è interrogata da subito su come inter-cettare le problematiche, i bisogni, le criticità presenti nel territorio per orientare al meglio i propri interventi, come coinvolgere la gente, attivare il territorio e avviare un dialogo più con-sistente con le istituzioni.

A partire da queste domande, si è costruita una sorta di "intervista semi-strutturata" da sotto-porre ad alcuni protagonisti naturali della vita di quartiere. Il 4 luglio sono stati restituiti i risultati delle interviste all’Assemblea. L’appuntamento per ricominciare a lavorare sul materiale riela-borato è previsto per settembre.Intanto il primo settembre, nel pomeriggio, si è tenuta la “Festa della Catalpa”, un evento pensato e organizzato dal Gruppo Giovani di Vallenoncello, con il supporto e la collabora-zione delle associazioni del quartiere e di Ge-nius Loci. L'organizzazione della festa è stata un'ottima occasione di conoscenza reciproca e sperimentazione efficace di lavoro di rete tra associazioni, tra generazioni e anche tra culture diverse, a beneficio della comunità tutta.

Chiara Buono, Gianluca Dal Cin, Ivana Foresto, Valentina Zambon

iniziò il grande successo di Piazzolla, pur osteg-giato dalla forte reazione della vecchia guardia del tango più tradizionale e conservatore, che col suo "tango nuevo" raggiunse la notorietà internazionale che lo accompagnerà in un cre-scendo continuo per tutta la sua carriera.“Histoire du Tango” è una suite che intende rappresentare i quattro momenti cardine della storia del genere tango così come sono visti dal compositore, partendo dal tango delle origini, semplice, gaio e vivace, passando prima per il tango da ascolto, più romantico, malinconico e lento degli anni '30 e poi per il più vivace e movi-mentato tango degli anni '60, contaminato dagli elementi distintivi della musica brasiliana e in particolare della bossa nova, e finendo col tango dei giorni nostri, reso moderno da una ricerca armonica che si rifà alle esperienze di Bartòk e Stravinskij.I musicisti, viste le richieste, hanno offerto un bis con “Distribuicao de flores” di Heitor Villa-Lobos, il geniale, eccentrico ed eclettico com-positore brasiliano che col suo stile particolare ha diviso per anni il mondo musicale e la critica e che, con le sue bizzarrie, ha intriso di elementi quasi leggendari la sua vita (ad esempio, sosten-ne con fermezza ad un giornalista di New York di aver imparato le antiche melodie indigene amaz-zoniche, di cui per sua stessa ammissione le tri-bù sopravvissute avevano perso ogni memoria, dai... pappagalli!). Il brano non è classico, tanto che venne scelto per la sua prima esecuzione il chitarrista popolare brasiliano più noto dell'epo-ca, Joao Pernambuco e si caratterizza per la me-lodia esposta dal flauto, dal gusto chiaramente indigeno, mentre la chitarra declina un accompa-gnamento reso particolare dall'uso percussivo della cassa dello strumento.Un concerto prezioso e pieno di momenti sug-gestivi, in cui la musica è la protagonista che ha fatto vibrare le note, rinfrescando tutti gli spetta-tori affascinati dai brani proposti con attenzione e bravura.Ringrazio il collega animatore e musicista Ivàn per i suggerimenti ai brani da loro proposti con tanta maestria, ma soprattutto per aver creato un’occasione in residenza per stare assieme in compagnia di una musica energica e piena di poesia.

Francesca La Bianca

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panChina alla “festa in piassa 2012”

Pordenone (SV) Prosegue la meravigliosa collaborazione tra l’associazione “Festa in Piassa” di Villanova di Pordenone e l’associazione I Ragazzi della Panchina. Questa collaborazione ha confermato, per il terzo anno consecutivo, la presenza dei Ragazzi della Panchina all’interno della manifestazione “Festa in Piassa 2012”, attraverso la realizzazione di due stand posizionati all’interno dell’area Skate Park (area giovani) della manifestazione stessa.La festa si è realizzata a Villanova di Pordenone da giovedì 23 agosto a lunedì 3 settembre. La Panchina ha tenuto aperti i suoi due stand per otto serate totali. Anche in questa edizione è risultata vincente la presenza negli stand, oltre che degli operatori e dei ragazzi della associazione, degli educatori del Ser.T e dell’Alcologia di Pordenone. Queste presenze multi professionali hanno dato la possibilità di interagire con i presenti in maniera ampia, dando risposte alle più svariate richieste.Molte erano le attività proposte, tutte connotate da una importante valenza sociale, sia sul piano della prevenzione che dell’informazione. Uno stand era allestito in maniera molto colorata e bizzarra, all’interno del quale chiunque ne avesse avuto voglia poteva prendere materiale informativo riguardante l’associazione, giornali Libertà di Parola, profilattici, libri, ma anche brochure riguardanti consumo e danni correlati all’alcol, alle malattie sessualmente trasmissibili, ecc.Ma l’azione diretta proposta era quella di dare la possibilità di poter misurare la propria alcolemia attraverso l’utilizzazione di alcol test professionali. Tutto questo in forma assolutamente gratuita ed anonima. Prima del classico “soffio” a tutti i partecipanti abbiamo somministrato un questionario da compilare grazie al quale poter elaborare una lettura sui dati raccolti. La compilazione del questionario era stata effettuata anche nella passata edizione ed i dati raccolti, con tanto di elaborazione

grafica, sono stati esposti attraverso un banner alto due metri ed esposto all’ingresso dello stand. Questo ha catturato molto l’attenzione della gente, che si è avvicinata incuriosita e che conseguentemente ha partecipato alle attività proposte.Il secondo stand, adiacente al primo, è stato allestito nel tentativo di simulare una stanza di registrazione, all’interno della quale, dopo la firma della delibera degli interessati, si sono realizzate delle interviste filmate stile “Iene” che alternassero domande simpatiche ma che facessero anche raccogliere uno spaccato veritiero di pensieri, convinzioni, pregiudizi, informazioni che le persone hanno riguardo temi quali droga, sostanze, alcol.Anche quest’anno la presenza alla “Festa in Piassa” è risultata un’occasione dall’inestimabile valore, sia per noi operatori che per le persone che hanno usufruito delle proposte, perché si è potuta sfruttare la circostanza per parlare, discutere, informare le persone in maniera diretta ed informale rispetto a temi “scottanti”.Importantissima poi l’opera di prevenzione che è stata realizzata. Grazie a tutti, Ser.T ed Alcologia di Pordenone, l’associazione Festa in Piassa, la Cooperativa Itaca, gli operatori e grazie a tutte le persone che hanno partecipato e messo a frutto l’iniziativa.Alcuni numeri:

due Stand e tante le perSone inContrate a villanova

numeri della panka alla FeSta in piaSSa

6 sere

486 preservativi distribuiti

168 questionari

302 alcoltest monouso

206 etilometri fatti

250 persone contattate

Collaborazione con i pionieri della Cri

KinaestethiCs

Brunico

Gli operatori del Sad di Brunico, hanno parteci-pato a un corso di formazione che aveva come obiettivo avvicinarsi e apprendere la modalità di aiutare gli assistiti applicando la Kinaesthetic. Crediamo sia interessante informare in cosa consiste questo nuovo modo di operare e ri-abilitare, poco usato in Italia ma certamente diffuso in altri Paesi europei e in Usa.Negli anni ‘80 nasce negli Stati Uniti la Kinaes-thetics ad opera di due ricercatori sulla base del contatto con la cibernetica comportamentale e dall’interesse dei fondatori per il movimento, la danza e l’apprendimento. I corsi incontrano grande interesse tra i professionisti dell’ambito assistenziale. Negli anni ‘90, i primi insegnanti Kinaesthetics iniziano formazioni regolari in diverse istituzioni nell’area di lingua tedesca, tramite l’associazione sostenitrice “Verein für Kinästhetik” e la rivista specialistica “Kinästhe-tik Bulletin”.Kinaesthetics è la definizione della scienza em-pirica che si occupa della competenza di mo-vimento come fondamento centrale della vita umana. Essa si basa sull’esperienza e la per-cezione consapevole del proprio movimento, con una maggiore attenzione per la qualità e la differenziazione del movimento in tutte le attività quotidiane e la descrizione sistematica delle possibilità sperimentabili del movimento umano. E’ una disciplina che si propone:lo sviluppo della propria competenza di mo-vimento, cioè lo sviluppo di un utilizzo sano e flessibile del proprio movimento nelle attività della vita privata e professionale;l’analisi differenziata di attività umane, attraver-so la metodica della K. basata sull’esperienza pratica;l’abilità nell’utilizzare il proprio movimento, in contatto con altre persone, in modo tale da sostenere in modo mirato la percezione della propria competenza di movimento, cioè la per-cezione della propria efficacia.Il confronto con la Kinaesthetics può giovare personalmente o professionalmente a qual-siasi persona di qualunque età; K. viene appr-ezzata particolarmente nelle professioni in cui il contatto corporeo sia scontato: essa, infatti, incentiva la qualità del proprio movimento, non-

ché dell’assistenza, terapia o attività educativa, ovvero la propria ed altrui salute.Per il raggiungimento di tali obiettivi, Kinaes-thetics opera sia sul piano pratico che sul piano teorico. Da un lato mette a disposizione stru-menti e metodi per poter classificare e com-prendere le esperienze individuali; dall’altro lato, rende possibile una riflessione cognitiva su base sperimentale e sulla ricerca scientifica. L’unione di questi due approcci costituisce il fascino e l’innovazione della K. e ne spiega la crescente diffusione.Nel sostegno e nella cura di neonati, persone anziane, disabili, pazienti l’effetto della Kinaes-thetics si mostra sempre sotto un duplice as-petto: sia assistenti che assistiti beneficiano di una più ampia competenza di movimento. Se si realizzano interventi assistenziali, ciò non porta solo a progressi sorprendenti nella persona as-sistita, ma promuove anche la salute della per-sona che assiste. Kinaesthetics da circa 20 anni trova applicazi-one nell’indirizzo “professionale” per la formaz-ione di personale che opera nel socio-sanitario. Ogni anno in Europa vengono organizzati circa 3.000 corsi di base con 40.000 partecipanti, in diverse istituzioni. La grande richiesta viene co-perta da diversi programmi di cui il più diffuso è K. nell’assistenza che si rivolge ai professionisti assistenziali nelle cliniche, nelle case di riposo ecc. ma conquista anche crescente importanza nell’ambito della disabilità.

Qui di seguito si descrivono solo alcuni ambiti operativi di Kinaestethics più affini alle prob-lematiche trattate nell’assistenza domiciliare.Il tema principale dell’Ambito Personale è il con-fronto con il movimento proprio nelle attività quotidiane, ovvero con se stessi. Questo am-bito si occupa del significato della competenza di movimento per l’organizzazione della propria qualità di vita, in ogni sua fase.L’ Apprendimento Creativo si rivolge a chi vuole conoscere i propri modelli di movimento e quindi scoprire e sviluppare le proprie capac-ità di movimento. Obiettivo del programma è un’organizzazione più consapevole e creativa della propria vita. Il termine “creativo“ è riferito ad un modo di organizzare la vita non seguendo sempre gli stessi modelli, basandosi sulla con-

sapevolezza che esistano infiniti modi di risol-vere un problema. Allo stesso tempo, questo concetto esprime anche l’idea che le persone realizzino se stesse in ogni momento attraver-so i propri movimenti e la percezione. La mo-dalità con cui una persona usa il proprio mo-vimento per organizzare le proprie attività nella vita è individuale ed acquisita e ha un’influenza enorme sul proprio benessere e sulla propria salute. Movimento, in questo senso, non des-igna un’attività mirata di spostamento percepi-bile dall’esterno: anche il rimanere tranquilli in una posizione necessita di un lavoro musco-lare continuo e attivo per l’organizzazione del peso delle parti corporee nella forza di gravità. L’osservazione sistematica del proprio mo-vimento permette di scoprire i propri modelli di movimento, di sviluppare varianti e di am-pliare il personale spazio d’azione quotidiano. Poter adattare il proprio movimento alle situ-azioni contingenti e alle proprie possibilità è la premessa per riuscire ad organizzare, in modo salutare e creativo, la propria vita.Qualità della vita nella Terza Età: l’immagine dell’invecchiamento è spesso legata al timore che l’avanzamento dell’età porti a malanni e debolezza e che si accompagni ad una perdita della qualità di vita. Le persone anziane non devono però diventare necessariamente rigide ed immobili. La ricerca geriatrica dimostra che l’età non sempre è responsabile di tutte le limi-tazioni che spesso vivono le persone anziane; nella comparsa di questi limiti giocano un ruolo ben più significativo i trascorsi e le abitudini di movimento. Così si è molto spesso constatata, presso le persone anziane, un impoverimento dei modelli di movimento che non è condizion-ato dall’età, bensì da processi di dis-appren-dimento. Molte persone anziane limitano le proprie attività perché hanno paura di cadere. Dimenticano per esempio come sedersi sul pavimento e rialzarsi, soprattutto perché non è usuale per la nostra cultura. Più una persona però limita i propri modelli di movimento, più di-venta rigida; e più si irrigidisce, più perde le sue capacità di adattamento. Questo, d’altronde, conduce ad un maggiore rischio di cadute e traumi e, logicamente, ad una maggiore paura.Kinaesthetics parte dal presupposto che le persone di qualsiasi età possano e debbano

nuove CompetenZe proFeSSionali nei ServiZi di itaCa

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aree produttive al miCrosCopio

continuare a sviluppare le proprie capacità di movimento, con cui si intende molto di più che la semplice forza muscolare o l’allenamento fisico come viene sviluppato nelle palestre. Competenza di movimento definisce un modo di porsi creativo e adattato ad ogni situazione, attraverso le proprie possibilità. Con K. si cer-ca di sensibilizzare la percezione attraverso un’attenzione cosciente al proprio movimento, di scoprire nuovamente le proprie possibilità di movimento nelle attività quotidiane e di orga-nizzare la propria vita in modo attivo, sano ed autonomo. Con ciò, le persone possono impa-rare ad adattare l’organizzazione delle attività quotidiane alle loro attuali capacità e possibilità e restare o diventare dinamiche nonostante le loro risorse calanti.Kinaestetics in Ambito Professionale: il tema principale dell’ambito professionale è il con-fronto del proprio movimento in relazione al sostegno ad un’altra persona. Questo ambito si occupa dello sviluppo della competenza di movimento in campo professionale o in un contesto privato di assistenza e cura di un’altra persona.

Kinaestetic nell’Assistenza: questo programma viene utilizzato soprattutto laddove vi siano persone assistite, curate, nonché sottoposte a terapia di specialisti: nell’assistenza geriat-rica, nell’assistenza sanitaria e ospedaliera, nell’assistenza domiciliare professionale o nel campo della disabilità e rende possibile un aiuto mirato e sistematico all’autosostegno. Al centro del programma vi sono le attività quotidiane dell’assistenza e del sostegno. At-traverso la sensibilizzazione per il proprio mo-vimento e per quello dell’altro, l’assistente impara ad impostare ogni sostegno in modo adeguato alla situazione e in interazione con l’assistito, stimolando l’apprendimento e la salute di quest’ultimo. Il partecipante al corso impara a sostenere le persone nelle attività come mangiare, sedersi, alzarsi o muoversi nel letto, in modo che esse sfruttino il più possibile le proprie capacità di movimento e possano mantenere, o ampliare, le proprie competenze di movimento. Con ciò, gli assistiti sviluppano una maggiore attività propria e tornano ad es-sere agili più velocemente; non si sentono semplicemente degli oggetti, che a causa di

un “difetto” devono essere manipolati, ma per-cepiscono se stessi come capaci in relazione al propria salute ed imparano ad influire mag-giormente, in modo diretto, sulla propria qualità della vita. Nel momento in cui il professionista non cerca più di sollevare l’assistito come un oggetto, bensì lo sostiene nel suo movimento, riduce enormemente i rischi di infortuni sul lavoro del personale. Il programma, di fronte a simili aspetti, comporta un doppio vantag-gio: l’utilizzo di Kinaesthetics nell’assistenza apporta un valido contributo ad una relazione umana e rispettosa con le persone bisognose di assistenza e ad uno sviluppo della salute di tutte le persone coinvolte.

Maria Untersteiner

e20

Carta dei valori del CdariSpetto

Pordenone

Come preannunciato nello scorso numero di IT La Gazzetta, proseguiamo la condivisione di quanto indicato nella Carta dei Valori del Con-siglio di Amministrazione, richiamando valori e comportamenti sia individuali sia organizzativi che il Consiglio di Itaca intende condividere con tutti i soci e i futuri consiglieri.

Il CdA è composto da soci eletti dall’assemblea e, come ci insegna [The Village ], persone con caratteristiche molto diverse. Ecco perché ri-teniamo fondamentale, nella valorizzazione di ognuno, la ricchezza di ogni apporto, di ogni opinione. Allo stesso tempo, concretezza viene data dal riconoscimento dell’obiettivo comune e dagli strumenti e regole condivise con cui po-terlo raggiungere. Il CdA ha lo scopo anche di

valorizzare le attività svolte, creare momenti di confronto all’interno della base sociale su temi che riguardano la Cooperativa, sull’appartenen-za, e sui valori della cooperazione stessa.…ancora dalla Carta dei Valori del Consiglio di Amministrazione.IL RISPETTO: si attua quando si comprende che ogni persona è inserita in un gruppo e che quelle che sono le tutele proprie devono favo-rire la comprensione della tutela degli altri che compongono il gruppo stesso, maggiormente se l’obiettivo è lo stesso e condiviso.Il rispetto verso i soci che hanno manifestato il loro voto passa anche attraverso l’impegno congruo ed ottimizzato del tempo per la lettu-ra dei documenti relativi agli argomenti trattati durante le sedute del CdA al fine di poter ar-gomentare con serietà e competenza. Poiché il gruppo dei consiglieri è numeroso e i ruoli sono

diversi è importante mantenere una puntualità nella partecipazione, come pure un “ritmo ade-guato” per la discussione dei vari argomenti.La partecipazione alle sedute del consiglio è parificata all’impegno e ai doveri che investono l’area lavorativa perciò, come accade per le co-municazioni nei servizi e negli uffici, il consiglie-re deve giustificare in modo puntuale e formale l’assenza , motivando per iscritto (e-mail) tale assenza. L’impegno poi deve essere quello di informarsi, in caso di assenza, di come è anda-to il consiglio leggendo il verbale, informandosi della data del successivo consiglio e di even-tuali compiti chiesti ai consiglieri per lavorare sul territorio.La presidenza e l’intero consiglio si impegna a condurre le sedute affinché il confronto e la discussione avvengano favorendo interventi chiari e liberi , facendo riferimento ad obiettivi e linee comuni.Le convocazioni vengono fatte con una adegua-ta programmazione e messa in atto di meccani-smi e strumenti adeguati, al fine di permettere ai consiglieri di accedere a tutte le informazioni a loro necessarie alla trattazione degli argomenti.

Enrichetta Zamò

passione, Creatività e sfida

Pordenone

Eccomi davanti ad una pagina bianca, alla ricer-ca di idee utili che mi consentano di dare, in poche battute, un’immagine della nostra area Minori sufficientemente rappresentativa, non scontata ed almeno un po’ accattivante (del resto quando si scrive qualcosa, destinata alla condivisione con gli altri, c’è sempre tra le sfide in campo lo sforzo di provare a trasmettere con-tenuti che suscitino interesse, all’interno di una cornice complessiva fluida e magari, a tratti, anche leggera… altrimenti quanti tra noi lettori vanno oltre le prime 15 righe, prima di scorrere all’articolo successivo?). Ci provo, nella con-sapevolezza che sintetizzare e semplificare la complessità espone al rischio di superficialità e penalizza la trasmissione di una visione esausti-va, capace di valorizzare il movimento continuo, la dinamicità insita nei servizi di quest’area.L’Area minori comprende 61 servizi attivi, con-centrati prevalentemente in Friuli Venezia Giulia e per una piccola parte nel Veneto Orientale. Nell’ultimo anno di attività ha prestato servizio a più di 5000 utenti, ai quali si aggiungono circa altri 2000 minori frequentanti i Centri Estivi. Gli operatori sono 400 e 17 i coordinatori tecnici.

L’eterogeneità dei servizi afferenti alla nostra area ci ha condotto, ormai da tre anni a questa parte, ad attuare una gestione dei servizi per micro-aree (servizi per la prima infanzia, servizi territoriali ai disabili, servizi di educativa terri-toriale, servizi educativo/animativi di gruppo, servizi per le politiche giovanili) comprendenti ognuna servizi affini per tipologia, omogenei per target, legislazione di riferimento, modelli operativi, obiettivi. Ma le micro-aree non sono mere etichette di catalogazione: sono piuttosto “organismi vivi”, che seguono un loro percorso di crescita ed evoluzione e dai quali si propaga-no stimoli utili per lo sviluppo e la sperimenta-zione nei singoli servizi.A vivificare e sostanziare, infatti, le micro-aree contribuiscono - in maniera decisiva - i periodici momenti di condivisione e di confronto attivati tra le figure interessate al coordinamento dei servizi. Darsi infatti degli spazi di pensiero, di approfondimento e di contaminazione si è rive-lato, negli anni, occasione preziosissima per la condivisione delle buone prassi consolidate, lo sviluppo degli strumenti gestionali, l’individua-zione di possibili innovazioni sperimentabili, la condivisione e attualizzazione della nostra vision dei servizi. In sintesi, si è rivelato op-

ContaminaZione, Buone praSSi e SperimentaZione Guidano i minori

portunità irrinunciabile per omogeneizzare, nei servizi di analoga tipologia, metodologie opera-tive, modelli educativi di approccio al minore e al suo contesto di appartenenza e per stimolare le visioni prospettiche dei servizi. Niente male il riflesso esercitato da questo lavoro all’interno dei singoli servizi, delle singole equipe che in qualche modo ravviva il nostro stile di interven-to. Quello stile “Itaca” spesso riconosciuto an-che da committenti, famiglie dei nostri utenti, tecnici dei servizi pubblici i cui riscontri ci grati-ficano, premiano un po’ le fatiche e consolano qualche nostra inevitabile frustrazione.Il modello di servizi ai quali l’area Minori tende parte dal concetto di sviluppo di comunità. Il denominatore comune ai nostri servizi è l’aper-tura al territorio di appartenenza, che si traduce con un costante impegno dedicato alla ricerca e all’attivazione di nuove e possibili sinergie con la comunità locale. Viva è infatti la consapevo-lezza che proprio dall’intreccio con le risorse e con le altre realtà del tessuto comunitario emergano servizi in grado di evolvere, di sot-trarsi al rischio di autoreferenzialità e di orien-tarsi verso un’operatività quotidiana nutrita di innovazione e vitalità.Servizi animati dalla volontà di offrire una mi-

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progettare non e’ un mero eserCiZio di stile

Pordenone

In questi anni si è lavorato per rispondere ai bisogni di una società in trasformazione, per costruire un nuovo welfare basato su una forte presenza di garanzia del pubblico e, contemporaneamente, su processi decisionali, programmatori e attuativi di servizi e interventi sociali, fortemente partecipati dalle Cooperative, dall’intero Terzo settore e dalle stesse persone e famiglie che esprimono esigenze di sostegno e cura. L’intendimento è di elaborare progetti che non si limitino a valutare e descrivere le ricadute in termini di risultati sull’utenza, ma anche di esiti riflessi come l’attivazione in itinere di percorsi di comunità, l’attivazione di reti, l’occupabilità di persone residenti nei comuni dei vari ambiti.Nell’attuale contesto i servizi di carattere sociale si strutturano come un complesso ed articolato sistema, che coniuga leggi e servizi per giungere a creare il punto d’incontro tra i bisogni individuali e bisogni e risorse sociali.Qualsiasi progetto d’appalto, soprattutto se pensato per luoghi in cui siamo già presenti come Itaca, va a declinare le azioni con l’obiettivo di essere legittimamente presenti nella comunità come espressione di una identità territoriale, con una piena comprensione del ruolo svolto e degli altri interlocutori presenti sul territorio, nell’elaborazione di risposte reali e praticabili.Riteniamo che la progettazione debba costantemente avere un’attenzione a tutto ciò che accade, sia politicamente che culturalmente, perché sempre più si lavora per progetti, anche durante il periodo di esecuzione dei servizi, e la progettazione aiuta ad analizzare e rendere proprie caratteristiche peculiari, valori e regole delle diverse aree produttive della Cooperativa.La realtà sociale che ci circonda ha, appunto, la caratteristica di essere radicalmente intersoggettiva: anche gli operatori sociali sono chiamati ad intervenire in una realtà che essi modificano e da essa sono modificati.E’ sempre più importante tener presente

perCHé dai rumori dei luoGHi aFFiorano le riSorSe

che, nel momento in cui un ente pubblico esternalizza un servizio a una Cooperativa sociale, non è in gioco solo l’affidamento di una funzione organizzativa da svolgere “per conto terzi”, ma anche un lavoro di mediazione politica con i cittadini rispetto a ciò che è giusto o meno fare rispetto a una situazione di bisogno che interroga la comunità.Riconosciamo in tutte le azioni la dimensione sociale, di crescita, di scelte e orientamenti compatibili con i bisogni e le attese espresse che restituisce il valore etico agli interventi e che li distanzia dalla mera prestazione di un servizio.E’ diventato inevitabile per le Cooperative divulgare la validità dei legami vitali con le comunità nell’attenzione alle sollecitazioni sociali, ai cambiamenti e alla storia della comunità al fine di condividere le conoscenze migliorando l’efficienza nel raggiungimento di una responsabilità diffusa.Secondo questa prospettiva la responsabilità sociale è l’esito di attenzioni collegiali verso il contesto e le persone che lo abitano, in un impegno che diventa comune e non più individuale e che pone qualsiasi attività come fenomeno collocato in un contesto sociale che ne rende possibile i giusti sviluppi.Istituzioni, cooperative, comunità esprimono sempre più frequentemente l'esigenza di formulare programmi, di progettare servizi ed interventi. Conoscono bene l'ambito in cui intendono operare, le priorità e i fenomeni più rilevanti, ma per comporre tali elementi conoscitivi in un progetto organico hanno bisogno di metodologie e tecniche che consentano di individuare obiettivi ragionevoli, scegliere strategie, dimensionare servizi e interventi, impostare un processo di monitoraggio e valutazione.La progettazione sociale si distingue, rispetto a progettazioni che si sviluppano in altri ambiti, per un uso di metodologie e tecniche che si rivolgono alla persona. L'insofferenza nei confronti di modalità di progettazione

riCerCa e sviluppo

eccessivamente formalizzate, di modelli standardizzati di previsione della domanda e di analisi dell'offerta, non può condurre però, chi opera nel sociale, a trascurare soluzioni tecniche adatte a strutturare efficacemente il campo decisionale.Una progettazione viene definita sostenibile quando le azioni di coordinamento che propone rispettano l'autonomia dei soggetti, senza eludere, allo stesso tempo, l'esigenza più generale di creare relazioni di collaborazione e di fiducia tra le persone, di coinvolgere in un progetto condiviso comunità crescentemente frammentate, permettendo il passaggio da una programmazione dei servizi alla definizione di programmi che si avvalgono del complesso delle risorse presenti in una comunità.Il consolidarsi di un welfare conduce inevitabilmente a modalità di progettazione sociale che assumono un carattere promozionale, capaci di valorizzare risorse - pubbliche, private, le relazioni informali che ruotano attorno alla famiglia, l'associazionismo che opera per fini collettivi e di solidarietà -, creando modalità di collaborazione tra i vari soggetti che concorrono al benessere sociale e rafforzandone la specifica capacità d'iniziativa.Predisporre un progetto è immergere la penna nel tessuto comunitario, lasciandosi guidare dalle voci e dai rumori di quel luogo disegnando risorse, limiti e confini.

Paola Ricchiuti e Enrichetta Zamò

aree produttive al miCrosCopio

gliore qualità di vita per gli utenti, nei termini di arricchimento delle proposte e delle possibi-lità di scelta offerte. Servizi che giocano la loro parte nei tentativi di rigenerazione delle reti co-munitarie, nell’impegno proteso a favorire una comunità più sensibile, un po’ più preparata ad accogliere diversità e disagio, più capace di rispondere ai bisogni della collettività. I nostri servizi sostengono il delinearsi di comunità locali entro le quali tutti gli attori coinvolti (isti-tuzioni, cooperazione, associazionismo, privati cittadini ) lavorano in rete, si integrano e si con-taminano, per accrescere il potere di incidenza e di scelta del cittadino, per favorire incontro e scambio, per far emergere un nuovo desiderio di Comunità. Ho quasi terminato lo spazio a mia disposizione. Rileggendo traggo la sensazione che questa è sicuramente una tra le 1000 fotografie che po-tevano essere scattate sulla nostra vasta area Minori. Rimane l’interrogativo se potesse esse-re più efficace e meno barboso tradurre l’anima dell’area con tre semplici parole: PASSIONE, CREATIVITA’ e SFIDA. In effetti questi sono gli strumenti dei quali ci serviamo per opera-re cambiamento e per dare risposte ai nostri utenti. A questi tre elementi attribuisco l’origi-ne di tutto il proliferare di idee, di iniziative, di sperimentazioni che rappresentano un tratto di-stintivo dei nostri servizi. A questi tre elementi imputo le soluzioni, gli accorgimenti, le propo-ste che si studiano all’interno delle varie equipe per riuscire a garantire il livello di qualità, che professionalmente e responsabilmente voglia-mo dare, anche in quest’epoca di restrizione delle risorse economiche e di tagli frequenti. Attorno a queste tre fonti di energia ruotano le nuove avventure alle quali instancabilmente ci dedichiamo con tenacia. Chiudo citandone solo alcune tra le tante: Progetto Genius Loci, prodotto di una sinergia di pensiero sviluppatasi all’interno di un’equipe interservizi, costituita da Provincia, Comune, Azienda Sanitaria e Cooperazione Sociale che mira alla valorizzazione e all’implementazione delle competenze di comunità, all’interno di al-cuni quartieri pordenonesi. Impegnati in prima linea su questo progetto sono i nostri operatori che lavorano per raccogliere i bisogni e le criti-cità sentite dai cittadini, per costruire insieme a loro le possibili risposte sperimentabili, per favorire il clima comunitario e rivitalizzare i pro-cessi di identificazione con il proprio luogo di vita.Laboratori di gruppo (laboratori emozionali, creativi, laboratori incentrati sulla pianificazio-ne e gestione del proprio tempo libero e della propria vita relazionale, laboratori utili alla rile-

vazione del possesso di prerequisiti necessari all’entrata nel mondo del lavoro): all’interno dei servizi che prevedono interventi individualizza-ti, rivolti all’handicap o al disagio, ha assunto spessore l’orientamento all’attivazione di pro-gettualità di gruppo che, se da un lato risponde alla necessità di ottimizzazione delle risorse a disposizione, dall’altro appare una risorsa fun-zionale per l’offerta di servizi di qualità. Preziosi sono i risultati apprezzabili all’interno di queste esperienze, che potremmo riassumere nei se-guenti termini: chances di confronto, di socia-lizzazione, di sperimentazione delle abilità ed autonomie personali e sociali che formano e fanno crescere i nostri utenti; possibilità di im-plementazione delle loro abilità e conoscenze; opportunità che danno agli operatori di valorizza-re le loro competenze specifiche; arricchimento professionale e gratificazione che può derivare loro dalla possibilità di intervallare all’intervento individuale esperienze di pianificazione e di col-laborazione con i colleghi.

Progetti speciali: collaborazione con il nostro staff commerciale per il reperimento di nuove forme di contribuzione - regolate da bandi re-gionali, nazionali ed europei - utili all’attivazione di progettualità specifiche, da impiantare nei nostri territori. Cavalcare anche quest’onda si sta rivelando fruttuoso per apportare valore aggiunto ai nostri interventi educativi, per dare risposte ai nuovi bisogni emergenti all’interno dei contesti comunitari, per rafforzare i nostri interventi di inclusione e di sensibilizzazione a sostegno delle fasce deboli (progetto Orto Bio-logico in Carnia, progetto Conciliamo in rete a Prata, progetto di Quartiere a Pordenone).… PASSIONE, CREATIVITA’ e SFIDA hanno prodotto tutto questo e chissà quanto ancora potranno produrre!

Samantha Marcon

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formaZione Continua in itaCa

Pordenone

“Il senso della formazione non sembra più ri-siedere nella trasmissione di nozioni, abilità, procedure, comportamenti legati ai luoghi e alle pratiche di lavoro quanto nelle opportuni-tà, offerte ai diversi attori che agiscono in tali contesti, di interrogarsi e di ragionare sui pro-blemi con cui quotidianamente si incontrano, sollecitando in loro l'esercizio delle capacità di autonomia, iniziativa, problem solving”.Ritengo che questa affermazione di Sergio Angori nel recente: Formazione continua. Stru-mento di cittadinanza, Milano, Franco Angeli, 2012, definisca, in maniera efficace e sinteti-ca, la cornice entro la quale si sta muovendo il lavoro di progettazione, organizzazione e re-alizzazione di incontri e percorsi di formazione continua per gli operatori di Itaca.Formazione sul campo e formazione teorica sono tra loro profondamente intrecciate in am-biti quali il lavoro sociale e le professioni d’aiu-to. Quelli in cui è presente Itaca sono contesti nei quali l’operatore è chiamato a confrontarsi di continuo con l’incertezza, a riconoscere la coesistenza di differenti modi di leggere la re-altà, a sperimentare la compresenza di diverse professionalità e di diverse fonti legittime di co-noscenza. È nella circolarità continua tra teoria e pratica, nel vivere la centralità della relazione, che si costruisce la competenza professionale come prodotto di un processo di negoziazione che non si delinea come risultato di un inter-

vento formativo limitato ed a breve termine, ma come processo di apprendimento continuo e partecipativo.Come scrive Angori, lo scopo della formazione continua è di offrire la possibilità di vedere valo-rizzata la propria identità, di coltivare sentimen-ti di appartenenza, di conoscere gli obiettivi che la propria organizzazione persegue, di avere consapevolezza di ciò che si fa, del perché lo si fa, del modo in cui lo si fa. Essa consente di potersi esprimere su questioni che attengono all’espletamento dei propri compiti, sollecita la coscienziosità nell’assolvere ad essi, la disponi-bilità alla collaborazione con gli altri, promuove l’autonomia, l’autoefficacia, la voglia di cono-scere.È un’attività importante, che mira a far emer-gere le potenzialità, le attitudini, le aspirazioni, ad accrescere la competenza professionale ed umana di ciascuno ed a favorire lo sviluppo del-la cittadinanza organizzativa da sperimentare e vivere nei luoghi di lavoro.Mi è stato proposto di prendere ad esempio un incontro per ogni area produttiva da raccon-tare. Mentre leggo i vari titoli degli incontri già conclusi nei mesi scorsi e di quelli da organiz-zare da qui alla fine dell’anno, mi viene da pen-sare che il mio commento ad alcuni di questi sicuramente deluderebbe chi vi ha partecipato e lascerebbe insoddisfatto chi ne legge per la prima volta.Allora ne cito alcuni, così, un po’ alla rinfusa, in una lista che, spero, faccia venir voglia, a chi

Sul Campo e teoriCa, È Strumento di CittadinanZa orGaniZZativa

informazione insicurezza

risChio stress lavoro Correlatoin arrivo il QueStionario per i lavoratori per la valutaZione

Pordenone

Considerare il problema dello stress sul lavoro può voler dire una maggiore efficienza e un de-ciso miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro, con conseguenti benefici economici e sociali per le aziende, i lavoratori e la società nel suo insieme…” (Accordo Euro-peo sullo stress sul lavoro, Bruxelles, 8 ottobre 2004).

Il Testo unico sulla sicurezza D.lgs. n. 81/2008 all’art. 28 (Oggetto della valutazione dei rischi) prevede che la valutazione contenga l’analisi di tutti i rischi, compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui il rischio stress lavoro-correlato, secondo quanto previsto dal succitato accordo europeo. Ottemperando alla normativa vigente, la Coo-perativa Itaca valuta il rischio stress lavoro-cor-relato partendo dalla constatazione che in par-ticolare gli operatori sono in costante contatto con problematiche sociali rilevanti, e proprio a causa di queste problematiche vi può essere un carico di stress emotivo.Itaca utilizzando la proposta metodologica dell’Inail Dipartimento Medicina del Lavoro - ex Ispesl (del 2011) per la valutazione dello stress lavoro correlato, il servizio di prevenzione e protezione interno esegue una valutazione pre-liminare sulla base dei dati relativi al turn over, all’assenteismo, agli infortuni, ai provvedimenti disciplinari, alle segnalazioni che pervengono in merito anche dai medici competenti. Tale valu-tazione ha dato l’indicatore di un livello genera-le di rischio medio, tale livello presuppone che la valutazione venga approfondita. L’approfondi-mento prevede “la valutazione della percezione soggettiva dei lavoratori” utile all’identificazio-ne e caratterizzazione del rischio da stress lavo-ro-correlato e delle sue cause su un campione significativo di lavoratori. La valutazione della percezione soggettiva viene rilevata mediante un “questionario-strumento indicatore” messo a punto dall’Hse (Health and Safety Executive), che presenta importanti punti di forza rispetto ad altri strumenti:

il questionario è di facile somministrazio-•ne, con garanzia dell’anonimato;il questionario è utilizzabile in maniera effi-•cace nelle aziende con molti lavoratori;grazie alla validazione su oltre 26.000 lavo-•ratori nel Regno Unito e oltre 6.300 in Ita-lia, permette al datore di lavoro ed al “grup-po di gestione della valutazione”, attraverso un software di facile utilizzo, reperibile sul sito www.inail.it (sezione Ricerca – Focus dedicato allo Stress lavoro-correlato), di poter avere chiari risultati sulla percezione rispetto alle sei dimensioni dei Manage-ment Standards (1. domanda, 2. controllo, 3. supporto, 4. relazioni, 5. ruolo, 6. cam-biamento), utili alla caratterizzazione degli indicatori di contesto e di contenuto ed alle successive eventuali misure correttive;la possibilità di analizzare i risultati rispetto •ad un valore standard di riferimento.

A breve sarà costituito in Itaca il gruppo interno di gestione della valutazione e saranno scelti i servizi nei quali verrà chiesto ai lavoratori di compilare il questionario. Successivamente, l’analisi degli indicatori emersi potrà dare luogo a iniziative volte al benessere lavorativo nell’ot-tica dell’abbassamento e prevenzione del ri-schio stress.

Chiara Stabile

c’era, di scriverne.Dinamiche di gruppo/gestione conflitti/comuni-cazione efficace, La relazione con la famiglia e la comunità locale, Il modello Gentlecare, Mul-ticulturalità, Media education, Progettazione degli interventi di gruppo, Affettività/sessualità negli adolescenti, Tecniche di Parent Training, L’accompagnamento alla morte, Lavoro d'equi-pe in salute mentale, Specificità del ruolo di operatore negli accompagnamenti individualiz-zati, Il progetto educativo individualizzato come dimensione fondativa dei servizi per la disabi-lità, La cura degli ambienti di vita, Il disabile intellettivo di fronte ai life-events: risvolti psi-copatologici e comportamentali, Buone prassi con gruppi di adolescenti, Il circo sociale: un esempio di lavoro col gruppo, L'educatore e la scuola, L'organizzazione di un servizio per per-sone affette da demenza: dall'ingresso al Pai, Ginnastica dolce, Osservazione del caso e del contesto di prossimità, Lavoro di gruppo e pre-venzione del burn-out, Comunicazione efficace con il malato demente: comprensione dei bi-sogni, come comunicare senza obbligare, Pe-dicure, igiene e cura della persona anziana, The Village: il gioco per lo sviluppo sociale, La cen-tralità dell’anziano e della persona fragile, La relazione con il malato psichiatrico, La gestione dei bisogni dell'utente con problemi alcolcorre-lati, Il sistema di valutazione multidimensionale Val.Graf., Team building, Specificità del ruolo di coordinatore nella salute mentale, La cura del sé per una migliore qualità di vita della perso-na anziana, Il metodo delle storie di vita, Il Pro-blem Based Learning per la formazione conti-nua nelle cooperative sociali, Dall’osservazione alla stesura delle consegne: condivisione di una metodologia, Protocolli infermieristici, bisogni sanitari, prassi di alimentazione, Come gestire l’aggressività a domicilio.

Sergio Della Valle

vuoi Contribuire a it la gaZZetta di itaCa?Invia il tuo articolo, meglio se corredato da immagini in allegato jpg, a: [email protected] oppure al fax 0434 253266.

Per informazioni ed eventuali proroghe chiama il 348 8721497.

Il termine ultimo per il numero di ottobre è MARTEDì 25 SETTEMBRE ALLE ORE 12.Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate all’interno del file word, ma devono essere inviate in allegato jpg (via mail) o consegnate a mano.

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gestione e organiZZaZione del personalePordenone

La Cooperativa Itaca è impegnata da anni in una intensa attività di formazione dei propri soci la-voratori: forte è infatti la convinzione che, al di là degli obblighi imposti dalle leggi e dai capitolati di appalto, si debba investire sullo sviluppo del-le conoscenze e, soprattutto, delle competenze dei propri associati. A riscontro di tale convin-zione troviamo il numero di ore di formazione erogata (e retribuita) dalla Cooperativa ai propri lavoratori: ogni anno è notevolmente maggiore rispetto agli obblighi imposti dal Contratto na-zionale di riferimento.In questo contesto, particolare attenzione vie-ne rivolta alla formazione delle coordinatrici e dei coordinatori, figure chiave del modello or-ganizzativo di Itaca. È a loro che si rivolge la formazione sulla gestione ed organizzazione del personale che si terrà nei mesi di ottobre, novembre e dicembre prossimi.Un percorso di 46 ore articolato in 8 giornate in cui verranno trattate le principali questioni ine-renti il rapporto di lavoro e le implicazioni (ob-blighi e diritti) per lavoratore e datore di lavoro, l’organizzazione del lavoro e l’analisi della figura del preposto alla sicurezza. All’interno del per-corso troveranno spazio due seminari: uno de-dicato alla figura del coordinatore e l’altro alla relazione tra valori della Cooperativa e relativi comportamenti.Per l’intero corso si utilizzeranno delle metodo-logie attive di didattica. In particolare per i due seminari verrà sperimentato il Problem Based Learning (Pbl), una metodologia attiva larga-mente applicata in ambito formativo nel mondo anglosassone, che si distingue in quanto mette al centro del processo formativo un “proble-ma”, una situazione che riproduce la vita profes-sionale dei discenti. Il Pbl stimola le capacità di comprensione e risoluzione dei problemi dei discenti. Per chi volesse approfondire tale me-todologia può leggersi l’interessante articolo redatto dai colleghi della formazione, apparso su IT Gazzetta lo scorso luglio.Per i rimanenti moduli utilizzeremo comunque metodi attivi, che prevedono esercitazioni prati-

nuova ediZione del CorSo Coordinatori da ottoBre a diCemBre 2012

inpersonale

che basate su casi di studio.I due seminari si svolgeranno nelle sedi di Por-denone, Udine Fiumicello. Per i rimanenti mo-duli, invece, utilizzeremo la video-conferenza: il docente sarà in aula a Pordenone con un grup-po classe; gli altri colleghi potranno seguire la lezione (con possibilità di interagire) dalle sedi periferiche collegate in video-conferenza.Le lezioni verranno videoregistraste e saranno a disposizione dei coordinatori che hanno seguito la formazione o di altri che in futuro dovessero necessitare di un aggiornamento.

Di seguito si riportano i contenuti di massima della formazione.

modulo 1: Seminario - La figura del coordinatore in Itaca - IN PRESENZA con 3 edizioni (a Pordenone, Udine e Fiumicello)La figura del coordinatore di Itaca: quali le pe-culiarità e le differenze con figure di coordina-mento inserite in realtà affini.

modulo 2: Cenni diritto sindacale – in VIDEO-CONFERENZALo Statuto dei lavoratori, le relazioni sindacali, il CCNL ed i contratti territoriali

modulo 3: IL LAVORO SUBOR-DINATO 1- Il rapporto di lavoro – in VIDEO-CONFERENZAIl Diritto del Lavoro e le fonti.Tipicità del lavoro subordinato ed i criteri di identificazioneLa costituzione del rapporto di lavoro ed il con-tratto.Rigidità e flessibilità nel rapporto di lavoro: i rap-porti di lavoro a tempo determinato e part time.

modulo 4: IL LAVORO SUBOR-DINATO 2- Obblighi e diritti del lavo-ratore, il costo del lavoro – in VIDEO-CONFERENZAObblighi: diligenza, osservanza, fedeltà.Diritti: patrimoniali, personali e sindacali.Il costo del lavoro.

Culture

inviaCi la tua reCensione

Dal 2001 hai visto un solo film ma ti ha fatto venire la pelle d’oca dall’emozione? Ti sforzi ma non riesci proprio a ricordare la data del concerto-evento di Bobby Solo al quale hai partecipato con tanto trasporto?Il tuo ultimo libro letto per intero giace da anni sotto una consistente coltre di polvere tanto da non distinguerne più i contorni?Non importa. Non fartene un problema. Se nei prossimi mesi ti capiterà di leggere un libro, assistere ad un concerto, vedere un film, una rappresentazione teatrale o una mostra, ascoltare un disco … bene! Raccontacelo! Inviaci una recensione e potrai trovarla pubblicata in Gazzetta! Perché non è mai troppo tardi [email protected]

of monsters and menmy head is an animalOf Monsters And Men è una giovane formazione proveniente dall'Islanda, composta da sei musicisti, che sta attirando l'attenzione di tutti i principali media musicali. Anche molte radio italiane se ne stanno accorgendo, tanto che Rolling Stone li ha definiti i nuovi "Arcade Fire". Questo mese arriveranno in italia, per la prima volta, ospiti al MiTo Settembre Musica a presentare "My Head Is An Animal". L'album d'esordio pubblicato questa primavera rispec-chia quanto di buono il gruppo ha dimostrato finora. Il loro linguaggio musicale diretto ha una distinguibile genuinità con ancora un po' di prevedibilità che maturando potrà sparire senza pregiudicarne l'efficacia. I loro riferimenti musicali sono il folk-pop nglese, “Mumford and Sons” per fare un nome su tutti, ed una composizione che si concentra sul dialogo tra la voce femminile di Nanna e quella maschile di Ragnar a guidare un arrangiamento corale delle parti vocali e strumentali.Le dodici tracce dell'album hanno tra loro molte affinità e sono omogenee all'ascolto. Quelle scelte come singoli estratti sono certamente di maggior effetto: "Little Talks" e "Mountain Sound". I testi e le atmosfere sono misteriose e fantastiche come l'Islanda, molto distanti dalla musica pop contemporanea. Buon ascolto e fatemi sapere che ne pensate.

Paolo Frigo

io sono li“Io sono Li” è la storia di una giovane donna cinese - Shun Li - che da qualche anno vive a Roma, dove lavora in un laboratorio tessile gestito da un gruppo di suoi connazionali. Il suo obiettivo è di far arrivare al più presto in Italia anche suo figlio, attualmente in Cina, e per questo lavora duramente cercando di pro-durre il più alto numero di camice, così da compensare il debito che la separa dal proprio bambino.I capi di Shun Li hanno il potere di “spostarla” come una pedina, di scegliere per lei il lavoro da fare e dove vivere senza ammettere replica. Ecco che la ra-gazza viene improvvisamente destinata a Chioggia a gestire l’osteria Paradiso.Shun Li obbedisce e parte, sempre con il pensiero rivolto al suo bambino e la speranza di una vicina e concreta ricongiunzione.Arriva in questa nuova piccola città veneta, che si contraddistingue per la neb-bia e l’acqua (del mare e della laguna). Chioggia le ricorda molto il suo paese natale in Cina, collocato anch’esso vicino al mare. Gestendo l’Osteria Paradiso la ragazza s’imbatte nella gente locale: vecchi pescatori e giovani scapestrati che trascorrono lì il loro tempo libero dopo il lavoro. Si nota la contrapposizione tra le due generazioni: gli anziani che sostengono la giovane ragazza - cercando di aiutarla nelle ordinazioni (anche perché gli avventori parlano in dialetto veneto, ovviamente non comprensibile per Shun Li) - e i giovani che la snobbano e la deridono.Proprio con un anziano pescatore, Bepi (poeta e gentiluomo, straniero anche lui perché di nazionalità croata, anche se vive a Chioggia da trent’anni), nasce un’amicizia dolce ed intensa: due anime sole che si incontrano e si confortano. Benché le due culture siano diverse, ci sono dei punti che le accumunano (ad esempio, il padre di Shun Li è pescatore come Bepi).Il rapporto d’intensa amicizia tra Shun Li e Bepi non sfugge agli sguardi limitati della provincia e delle rispettive comunità (cinese e chioggiotta), che mal tollerano l’intesa tra i due.Il film è diretto dal regista Andrea Segre e vanta un cast di attori d’eccellenza come Zaho Tao (nel ruolo di Shun Li), Rade Sherbedgia (nel ruolo di Bepi), Giu-seppe Battiston (che interpreta Davis, il giovane scapestrato) e Marco Paolini (nel ruolo di Coppe).Si tratta di una storia semplice e dolce, che mette in evidenza l’amore tra due persone sole e straniere, in una terra affascinante dove l’acqua del mare in-contra l’acqua della laguna. Infatti, la sceneggiatura mette ben in risalto questo paesaggio particolare, con sfondi di nebbia e di profondo silenzio.

Anna Bagnarol

musiCa

Cinema

modulo 5: IL LAVORO SUBOR-DINATO 3 - Obblighi e diritti del datore di lavoro, fine del rapporto di lavoro – in VIDEO-CONFERENZALa posizione giuridica del datore di lavoro.Il potere direttivo, di vigilanza e controllo, il po-tere disciplinare. La Cessazione del rapporto di lavoro: dimissio-ni volontarie ed il licenziamento.

modulo 6: IL LAVORO SUBOR-DINATO 4 – Organizzazione del lavoro – in VIDEO-CONFERENZA Il lavoro straordinario il lavoro notturno, il riposo settimanale ed i riposi festivi.Le ferie, i permessi ed i congedi.L’orario di lavoro.La turistica ed i gestionali Itaca.

modulo 7: Seminario - Valori e comportamenti in Cooperativa - IN PRESENZA con 3 edizioni (a Pordeno-ne, Udine e Fiumicello)Come tradurre i valori della Cooperativa in com-portamenti e prassi.

modulo 8: La sicurezza: la figura del preposto - in VIDEO-CONFERENZALe funzioni e le responsabilità del preposto

La selezione dei corsisti sarà curata dai rispetti-vi Rap, con la collaborazione dell’ufficio risorse umane e formazione.A breve verranno comunicate le date precise in cui si terranno le lezioni.Buon apprendimento a tutti.

Emanuele Ceschin

Benvenuto Davide! L’area produttiva Disabilità dà il benvenuto al piccolo Davide che, dopo essersi fatto tanto attendere, il 26 agosto ha finalmente dato un volto alla felicità di mamma Barbara Driussi e papà Daniele! L’area tutta e la comunità di Villa Veroi in particolare sono in festa.

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set/ott2012e20

vuoi segnalare un evento? Nel tuo servizio organizzate iniziative che coinvolgono in qualche modo il territorio? Inviaci le informazioni relative complete di data, ora, luogo, titolo e tipologia (mostra, teatro, festa, ballo, concerto, ecc). Tutti gli eventi verranno inseriti nel box “e20” all’interno dei prossimi numeri di IT La Gazzetta di Itaca. E’ un modo per valorizzare ciò che - come soci di Itaca - con tanta fatica organizzate all’interno dei servizi, ma è anche una testimonianza della vitalità che vi contraddistingue, oltre che un indice della vostra attenzione e vicinanza alle comunità locali. [email protected]

15 settembreServizio: Comunità alloggio Begliano

uSCitaSerata al BowlingDuino Aurisina

16 settembreServizio: Comunità alloggio Begliano

FeSta Grigliata con gli ospiti della comunità Presso la comunità

19-23 settembreServizio: Associazione I ragazzi della panchina Pordenone

parteCipaZione a pordenoneleGGe Installazione in città di 5 sacche porta giornale per la distribuzione gratuita della rivista Libertà di Parola Centro di Pordenone

21 settembre Servizio: Centro Sociale Candussi Romans d'Isonzo

Serata muSiCaleore 20.30Evento realizzato in collaborazione con le asso-ciazioni Alzheimer dell’Alto e del Basso Isonti-no in occasione della giornata dell'alzheimerPresso Sala Auditorium Mon.s Galupin Ro-mans d'Isonzo

21 settembre Servizio: Servizi della Salute Mentale ASS4

FeSta ore 10.00Festa di fine estate e saluto al Dott. NovelloPresso Area Sant'Osvaldo

21-23 settembre Servizio: Appalto ASS3

parteCipaZione alla FeSta della melaAttività di animazione, laboratori e vendita prodotti Tolmezzo

22 settembreServizio: Casa albergo Cimolais

FeStaore 15.30Happy hour e karaoke con i giovani del paesePresso la casa

22 settembreServizio: Comunità alloggio Begliano

uSCita Serata al cinema Kinemax di Monfalcone

23 settembreServizio: Casa alloggio Andreis

merCatinoore 16.00Mercatino e merenda con visitatori e ospiti Presso la casa

29 settembreServizio: Comunità alloggio Begliano

parteCipaZione alla Gara CinoFila di utilità e diFeSaFiumicello

29 settembreServizio: Comunità alloggio Begliano

parteCipaZione alla maniFeStaZione GuSti di FrontieraGorizia

2 ottobreServizio: Asilo Nido Arca di Noé Gorgo

FeSta dei nonniLetture di storie e canti di altri tempi Presso il nido

2 ottobreServizio: ASP Azzano

FeSta dei nonniIn collaborazione con LFP/ASP e Scuola dell’In-fanzia Statale di Azzano Decimo. Presso fattoria Il Riccio

5 ottobreServizio: Appalto ASS3

parteCipaZione ai GioCHi SenZa Barriere ore 9.00In collaborazione con l'ASS3 e il Servizio So-ciale dei ComuniTolmezzo, via Aldo Moro, di fronte al CSRE

12 ottobreServizio: Casa albergo Cimolais

porte aperte ore 10.00Porte aperte a parenti e visitatoriPresso la casa

area residenZiale anZianiCasa di riposo puos d’alpago (bl)addetta/o all’assistenZaSI RIChIEDE: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza nei servizi di assistenza anziani; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Casa di riposo azzano decimo (pn)addetta/o all’assistenZaSI RIChIEDE: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza nei servizi di assistenza anziani; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Casa di riposo maniago (pn)fisioterapistaSI RIChIEDE: Laurea Fisioterapia; iscrizione all’albo; esperienza minima; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Casa di riposo maniago (pn)infermiere/iSI RIChIEDE: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Casa anziani andreis (pn)addetta/o all’assistenZaSI RIChIEDE: Qualifica settore socio sanitario; esperienza nei servizi di assistenza anziani; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

area territoriale anZianiservizio di assistenza domiciliare monfalcone (go)addetta/o all’assistenZaSI RIChIEDE: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza nei servizi di assistenza anziani; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

area disabilitàComunità per disabili udineaddetta/o all’assistenZaSI RIChIEDE: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima nei servizi con la disabilità; possesso di patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Comunità per disabili triesteaddetta/o all’assistenZaSI RIChIEDE: Qualifica settore socio assi-stenziale; esperienza minima nei servizi con la disabilità; possesso di patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

le domande vanno inviate a uno dei seguenti reCapiti:Cooperativa Itaca • Ufficio risorse Umane Vicolo Selvatico 16 • 33170 Pordenone e-mail: [email protected]. 0434-366064 • Fax 0434-253266

area salute mentaleComunità psichiatrica portogruaro (ve)infermiera/e professionaleSI RIChIEDE: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo indeterminato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative So-ciali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.

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REdAzIONE Fabio Della PietraCaterina BoriaSimone CiprianRenato EspositoLaura LionettiEnrichetta Zamò

ImPAgINAzIONE La Piazzetta Cooperativa Sociale - Trieste

STAmPA hand Consorzio di comunicazione sociale - Udine

Numero chiuso il 7 settembre alle ore 15.30 e stampato in 1280 copie

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