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Riflessioni ed elaborati della classe III A del Liceo Classico Galileo raccolti durante l’attività di Alternanza Scuola Lavoro dell’a.s. 2017-2018. Per ricordare il 70° anniversario della nascita della Costituzione italiana, per non dimenticare. In collaborazione con L’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Firenze (Prof. Paolo Mencarelli). Verso la Libertà: la formazione della Costituente e la nascita della Repubblica ()

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Riflessioni ed elaborati della classe III A del Liceo Classico Galileo raccolti durante l’attività di Alternanza Scuola Lavoro

dell’a.s. 2017-2018. Per ricordare il 70° anniversario della nascita

della Costituzione italiana, per non dimenticare. In collaborazione con L’Istituto Storico della Resistenza

e dell’Età Contemporanea di Firenze (Prof. Paolo Mencarelli).

Verso la Libertà:

la formazione della Costituente

e la nascita della Repubblica

()

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Presentazione del lavoro ____________________________________________3

I. La Nazione del Popolo _________________________________________ 4

1.1 Razzismo ed idolatria statali (C. Levi)____________________ 9

1.2 I nuovi istituti della Democrazia (T. Codignola)______________13

1.3 Prepararsi alla Costituente (P. Calamandrei) ________________16

1.4 Idee Chiare (C. Cassola) _________________________________19

1.5 Il diritto al voto _______________________________________21

1.6 Nascita del nuovo Stato _________________________________22

1.7 Voto alle donne (V. Branca) ______________________________24

1.8 La funzione dei partiti __________________________________27

II. La funzione dei partiti ______________________________________ 28

2.1 La Democrazia Cristiana _______________________________29

2.2 Il Partito Repubblicano ________________________________31

2.3 Il Partito Socialista __________________________________33

2.4 Il Partito Comunista __________________________________35

2.5 Il Fronte dell’Uomo Qualunque _________________________ 36

2.6 Il Fronte Monarchico ________________________________39

III. La Costituente e i suoi lavori ________________________________41

IV. I risultati elettorali del 2 giugno 1946 _________________________ 44

References e bibliografia essenziale ______________________________51

SOMMARIO

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PRESENTAZIONE

Questa pubblicazione nasce dal progetto di Alternanza Scuola Lavoro della classe

3°A del Liceo Classico Galileo in collaborazione con l’Istituto Storico Toscano della

Resistenza e dell’Età Contemporanea che si è svolto nell’anno scolastico 2017-2018.

La finalità è stata quella di produrre un e-book che descrivesse il processo di

formazione dell’Assemblea Costituente attraverso il dibattito all’interno del

quotidiano «La Nazione del Popolo» (quotidiano organo del CTLN) ed evidenziando

le principali tappe del dibattito politico tra i partiti protagonisti della ricostruzione

democratica.

Si è in primo luogo affrontato l’esito del Referendum Istituzionale monarchia-

repubblica del 2 giugno 1946: tutto il lavoro è stato arricchito da una serie di

incontri di approfondimento con alcuni specialisti dell’ISRT (archivisti e

bibliotecari).

Gli studenti hanno selezionato ed utilizzato fonti cartacee e web da cui hanno tratto

materiale documentale, immagini e contenuti che hanno fornito la base per la

costruzione della pubblicazione.

Gli studenti hanno selezionato delle “parole chiave” (Key words) che rimandano ai

dei collegamenti multimediali da cui il lettore può trarre approfondimenti e spunti

successivi. Pertanto l’obiettivo è creare un lavoro storico e documentario fruibile in

formato digitale e con la possibilità di collegamenti ipertestuali via web.

Gli studenti hanno letto, analizzato e prodotto con criteri omogenei un breve abstract

per ogni testo selezionato in modo da fare una rapida presentazione per dare

un’immediata idea dell’argomento trattato al lettore ed un’informazione definita del

contenuto.

“Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere.”

(P. Calamandrei)

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La nazione del popolo

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LA NAZIONE DEL POPOLO

Organo ufficiale del Comitato toscano di Liberazione Nazionale.

“Voce di una rinascita”

«La Nazione del Popolo» nasce nel 1944, in un periodo di forte incertezza per il futuro

E di instabilità politica. “Cinque persone che non avevano mai fatto un giornale”, espressione dei

principali partiti dell’epoca (Democrazia cristiana, Partito d’azione, Partito socialista italiano,

Partito comunista italiano, Partito liberale italiano) danno vita ad un quotidiano che avrà un

ruolo di primo piano nella rinascita di un paese che si appresta a diventare realmente

democratico.

Inizia infatti a essere simbolicamente pubblicato l’11 agosto 1944, il giorno della

Liberazione di Firenze, come Organo ufficiale del Comitato toscano di Liberazione Nazionale

e terminerà le pubblicazioni con lo scioglimento di quest’ultimo, dopo quasi due anni, il 3

luglio 1946.

La sua fondamentale importanza per la Resistenza è testimoniata dalle numerose copie che

erano in circolazione quotidianamente, le quali raggiunsero anche una media di 60.000 unità.

Sono legati al giornale numerosi nomi celebri, tra cui: il giurista Paolo Barile, il filologo e

accademico Vittore Branca, il politico e membro della Costituente Pietro Calamandrei, gli

scrittori Umberto Saba ed Eugenio Montale.

Questo quotidiano è una viva testimonianza storica della rinascita sociale, culturale e politica

del nostro Paese.

Vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità dell'uomo. Questo fu il significato morale della Resistenza: questa fu la fiamma miracolosa della Resistenza. (P. Calamandrei)

-

Cos’è “La Nazione del Popolo” ?

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La nazione del popolo

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Verso una vita migliore

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«LA NUOVA NAZIONE»: ecco alcune parti significative tratte dal Quotidiano che aiutano a capire lo spirito di quel periodo.

La «Nazione del Popolo», organo del Comitato di Liberazione, ha iniziato ieri

le sue pubblicazioni. È un giornale nuovo, che con la vecchia «Nazione» non

ha affine che il titolo ed anche questo non dovrà più essere inteso nel modo

equivoco degli ultimi trent’anni, ma in quello antico di «natio», che è insieme

la società, la comunità originale, e la nascita.

Oggi il popolo italiano rinasce come comunità viva.

[…] Negli ultimi decenni, in cui persino il nome di libertà era bandito, l’Italia

non ha realmente avuto uno stato, ma un regime di tirannica anarchia sfociato,

negli ultimi mesi in un caos sanguinoso. Senza libertà e senza Stato abbiamo

persa l’unità e l’indipendenza; e tutta la vita sociale individuale è stata cor-

rotta e disintegrata. Il male era nelle classi dirigenti, e si manifestava come

l’essere, esse classi e istituzioni, incapaci e separate dalla vita della nazione,

ma si rifletteva e propagava, come un cancro, a tutte le attività di tutto il paese,

dall’economia alla cultura, dal lavoro alla vita morale. La mancanza di libertà

e di stato, il totalitarismo, significò per tutti i cittadini, anche i più nascosti e

confinati negli interessi particolari, decadimento, impotenza, miseria, morte.

Ma il popolo italiano, fatto esperto del dolore, ha ritrovato la sua virtù. I suoi

mali antichi, assai più antichi del fascismo, arrivati con il fascismo al loro

estremo, con il fascismo dovevano finire. Il nostro popolo ha saputo difendersi,

negli anni oscuri, non solo colle organizzazioni della resistenza clandestina

ma anche chiudendosi in un guscio di paziente indifferenza, dalla illusione

alla falsa grandezza: oggi, attraverso le stragi, le rovine, la totale dissoluzione

di ogni vita civile, toccando il fondo di tutti i mali, pagando lo scotto di tutti

gli errori, lavando con il sangue e le lacrime tutte le debolezze, insorge, e nel

suo più tragico momento, si avvia sotto la guida del Governo nazionale per la

prima volta nella sua storia a creare le forme politiche corrispondenti al suo

particolare modo di essere; a dar vita, finalmente, a uno Stato.

Quest’opera avviene sotto i nostri occhi, multiforme e spontanea: lo Stato in

formazione è il risultato della iniziativa popolare.

Iniziativa popolare sono i partiti politici, simboli e strumenti del grande moto

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Verso una vita migliore

di rinnovamento italiano, che essi, da punti di vista diversi, chiariscono, difen-

dono, suscitano, sorreggono, coordinano.

Essi hanno avuto, in questi anni, una vita clandestina ricca di eroismi e di marti-

ri e hanno condotto senza compromessi e con il sacrificio di tanti dei loro uomini,

la guerra di liberazione.

Essi rappresentano, nella loro forma attuale, il primo cristallizzarsi delle opi-

nioni, degli interessi, delle passioni, in quanto separate e distinte. La pluralità

dei partiti che non sia dispersione rappresenta la ricchezza di una società diffe-

renziata. Loro dovere è essere forti, di avere dei programmi precisi, di essere all’

avanguardia del paese, non dietro di esso.

Iniziativa popolare infine sono, accanto e sopra ai partiti, gli organismi locali di

battaglia, di coordinamento e di governo: i Comitati di Liberazione Nazionale.

«PRECISAZIONE»

Il nostro programma di azione esclude che gli italiani debbano passivamente

attendersi da una minoranza la loro liberazione, perché solo da una consapevole

rieducazione del loro carattere e della loro morale, solo da una intima rico-

struzione del loro senso di dignità civile, essi potranno superare quella effettiva

riabilitazione che farà del loro riscatto una meritata e duratura conquista. Il

compito che ci siamo prefisso è quello di assisterli per questa via, di incitarli ad

avere fiducia in se stessi, a riassumere le rinunciate le responsabilità, a guardare

in faccia la troppo a lungo ricusata realtà, per quanto deludente possa essere.

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Dal Quotidiano sono stati selezionati alcuni articoli che, sia per l’argomento che per

l’autore, abbiamo ritenuto particolarmente rappresentativi.

Il criterio non è stato di tipo cronologico ma tematico: possiamo così ripercorrere i

principali argomenti di discussione tra i partiti democratici antifascisti.

Per ciascuno degli autori degli articoli è stata redatta una breve scheda biografica.

Per gli articoli non firmati si intendono espressioni della redazione.

ABSTRACT DEGLI ARTICOLI PIU’ RAPPRESENTATIVI

La nazione del popolo

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http://buccinonellastoria.altervista.org/Sito/come-votarono-buccino-e-dintorni-al-referendum-del-2-giugno-1946/

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RAZZISMO ED IDOLATRIA STATALE

La nazione del popolo

18-19 settembre 1944

Razzismo nel periodo fascista: un problema che, attraverso leggi, azioni feroci e il consenso

dei simpatizzanti, ha colpito lo Stato italiano eliminando di fatto i diritti dell’uomo.

La libertà degli ebrei veniva completamente soppressa e la loro reputazione infangata da colpe

ed accuse infondate.

Il nazismo e il fascismo, sfruttando la paura dell’uomo, ovvero la paura della libertà, crearono

uno Stato totalitario di massa, che, come un idolo, aveva bisogno di vittime sacrificali,

gli ebrei. La religione nazista, perciò, si nutriva del sangue di un popolo ridotto in schiavitù,

rito necessario nel mondo magico e simbolico di Hitler.

Oggi siamo in grado di riconoscere in tali simboli degli espliciti segnali di pericolo di

un’imminente idolatria statale nazista e perciò abbiamo il compito di salvaguardare

l’inscindibile unità del popolo che dovrà costruire il nuovo Stato sul rifiuto assoluto di

ogni distinzione di razza.

PAROLE CHIAVE:

Razzismo, Fascismo, Nazismo, Diritti dell’uomo, Stato, Libertà, Simboli

Carlo Levi

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Carlo levi

La nazione del popolo

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Carlo levi

Carlo Levi nasce da famiglia ebraica a Torino il 29 novembre 1902 e morirà a Roma il 4 gennaio

1975, sarà uno scrittore, pittore e politico. Laureato in medicina, fin dal 1923 si dedica alla

pittura e diventa amico di Piero Gobetti e dei fratelli Rosselli. Nel 1931 si unisce al movimento

antifascista “Giustizia e Libertà” fondato tre anni prima da Carlo Rosselli. Nel marzo

1934 viene arrestato per sospetta attività antifascista, e l'anno successivo, viene arrestato

nuovamente e condannato al confino nel paese lucano di Grassano; successivamente viene

trasferito nel piccolo centro di Aliano, in provincia di Matera.

Da questa esperienza nascerà il suo romanzo più famoso, Cristo si è fermato a Eboli.

Nel 1936 il regime fascista, sull'onda dell'entusiasmo collettivo per la conquista etiopica,

gli concede la grazia, e lo scrittore si trasferisce per alcuni anni in Francia, dove continua

la sua attività politica.

Rientrato in Italia, nel 1943 aderisce al Partito d'azione e dirige insieme ad altri azionisti

«La Nazione del Popolo», organo del Comitato di Liberazione della Toscana. Nel 1945

Carlo Levi intreccia una relazione amorosa - che sarà trentennale – con Linuccia Saba,

l'unica figlia del poeta Umberto. Nel dopoguerra Levi continuerà la sua attività di giornalista,

in qualità di direttore del quotidiano romano L'Italia libera, organo del Partito d'Azione,

partecipando a iniziative e inchieste politico-sociali sull'arretratezza del Mezzogiorno d'Italia;

per molti anni collaborerà con il quotidiano «La Stampa» di Torino.

Prosegue l'attività di scrittore: dopo Cristo si è fermato a Eboli, di grande interesse sono

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Carlo levi

La nazione del popolo

Le parole sono pietre, del 1955, sui problemi sociali della Sicilia (vincitore nel 1956 del

Premio Viareggio), Il futuro ha un cuore antico (1956), Tutto il miele è finito (1965), e

L'orologio, pensosa e inquieta cronaca degli anni della ricostruzione economica italiana (1950).

Negli anni sessanta continua il suo lavoro di inchiesta sociale sul degrado generalizzato del

paese e torna a fare politica attiva nelle file del Partito Comunista Italiano.

Candidato a un seggio senatoriale, viene eletto per due legislature Senatore della Repubblica,

come indipendente del Partito comunista italiano: la prima volta nel collegio di Civitavecchia,

nel secondo mandato nel collegio di Velletri. Nel gennaio 1973 subisce due interventi chirurgici

per il distacco della retina. In stato temporaneo di cecità riuscirà a scrivere Quaderno a cancelli,

che sarà pubblicato postumo nel 1979 senza la parte finale recentemente recuperata dallo

studioso D. Sperduto, e a tracciare 146 disegni. Muore a Roma il 4 gennaio 1975.

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Sitografia:

www.wikipedia.comwww.affaritaliani.itwww.understandingitaly.it

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I NUOVI ISTITUTI DELLA DEMOCRAZIA

La nazione del popolo

Il CLN (comitato di liberazione nazionale) si pone il problema della ricostruzione

democratica del paese, a seguito di una necessità di profonda e radicale revisione

strutturale ed istituzionale dello Stato. I Comitati rappresentano il nuovo Stato di libertà

democratica, che attraverso i partiti affronta la necessità della lotta del popolo italiano.

Nelle terre occupate il CLN è già governo, poiche raccoglie il consenso del popolo, arruola

gli eserciti della liberazione, emette prestiti, gode cioè degli attributi che sono propri dello

Stato.

PAROLE CHIAVE :

-CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), Ricostruzione democratica, Revisione

strutturale ed istituzionale dello Stato, Aspirazione alla libertà

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Tristano Codignola

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Tristano codignola

La nazione del popolo

Tristano Codignola nacque ad Assisi il 23 ottobre del 1913. Figlio di Ernesto e Anna

Maria Melli. Fin dall'inizio la sua formazione culturale e politica fu influenzata

dall'ambiente che frequentava e dal padre pedagogista e organizzatore della casa editrice

fiorentina <<La Nuova Italia>>. Il suo orientamento ideale fu fortemente influenzato da Piero

Calamandrei, che fu suo maestro all'Università di Firenze. Qui si laureò nel 1935 in

giurisprudenza. Negli anni di studio partecipò a manifestazioni antifasciste e ne divenne

presto uno dei protagonisti, aderì al movimento liberalsocialista di Guido Calogero ed

Aldo Capitini. In seguito lavorò intensamente nela casa editrice paterna, nella quale fu

anche uno dei dirigenti. Il 27 gennaio 1942 fu arrestato insieme agli altri principali

esponenti del movimento liberalsocialista attivo nella zona di Firenze, e il 3 giugno dello

stesso anno, dopo aver trascorso sei mesi nel carcere delle murate, fu condannato a tre anni

di confino a Lanciano in provincia di Chieti, dove rimase fino al 20 novembre quando

venne prosciolto. Ritornato a Firenze, nonostante fosse sorvegliato dalla polizia, riprese i

contatti con il movimento antifascista. All'inizio del 1943 aderì al Partito d'azione, in cui

erano confluiti anche il gruppo di Giustizia e Libertà e altri minori, il 25 luglio fu eletto nel

comitato esecutivo clandestino. Codignola era molto attivo nell'organizzazione della

resistenza e insieme ad altri esponenti azionisti prese parte, presso la sede della Nuova

Italia ad incontri con alcuni ufficiali superiori dell'esercito per tentare di impegnare i settori

delle forze armate nella lotta antifascista. Dopo l'8 settembre fece parte della Resistenza

fiorentina e collaborò al giornale clandestino La Libertà.

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Tristano codignola

La nazione del popolo

Successivamente alla Liberazione divenne una delle figure di spicco del partito d'azione, di

cui divenne anche segretario a Firenze. Nel 1958 fu eletto alla camera dei deputati per la

circoscrizione di Firenze e Pistoia e nel 1968 fu eletto al Senato per il collegio di Firenze

III. Egli mantenne sempre una collocazione di sinistra interna. Fu notevole il suo impegno

anche nella politica scolastica, in particolare sostenne in modo decisivo l'istituzione della

scuola media unica, della scuola materna statale e si impegnò per le riforme della scuola

secondaria e superiore e dell'Università. Morì' improvvisamente il 12 dicembre 1981

a Bologna dove si trovava per una riunione della lega.

Fonte bibliografica: Enciclopedia Treccani

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La nazione del popolo

“Ricostruire la legalità”

Con la caduta del fascismo il 25 luglio 1943, è caduta anche la costituzione monarchica.

La crisi non fu legata a una singola persona, e non si sarebbe risolta sostituendo solamente

quest'ultima, ma modificando l'intero sistema istituzionale. Alla base del nuovo regime

che andava creandosi ci fu un patto tra vecchi partiti e tra quelli che si erano creati durante

la guerra: i primi acconsentirono a lasciare da parte la questione istituzionale fino alla

liberazione dell'Italia, i secondi accettarono invece un sistema costituzionale provvisorio,

affidato al Comitato di Liberazione, sino al giorno della Costituente.

A coloro che dubitano sulla possibilità dell'attuazione della Costituente e che la ritengono

una “frode”, Calamandrei risponde che il popolo italiano, impegnato in battaglie concrete e

morali, per ricostruire la legalità, si impegnerà a riportare l'Italia in una vita pacifica e di

civile democrazia. L'unico modo per realizzare ciò senza spargimento di sangue, è

attraverso la Costituente.

Prepararsi alla costituente

(28 gennaio 1945; supplemento a cura dei partiti del C.T.L.N.- Partito d'Azione)

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Piero Calamandrei

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La nazione del popolo

Piero Calamandrei nasce a Firenze il 21 aprile

1889 e mostra fin dalla giovinezza un profondo

interesse per il diritto e la giurisprudenza, tanto

da laurearsi in quest'ultimo campo nel 1912.

Nel 1924 è uno dei membri della commissione

incaricata di riformare il codice di procedura

penale e nello stesso anno – profondamente

indignato a causa del delitto Matteotti – entra a

far parte della coalizione antifascista Unione

Liberale; l'anno successivo firma il Manifesto

degli intellettuali antifascisti, ad opera del

celebre filosofo Benedetto Croce.

Piero calamandrei

Pur non volendo iscriversi al Partito nazionale fascista, nel 1931 è costretto dalle circostanze a

giurare fedeltà al regime. Nel 1941 si mostra profondamente contrario all'ingresso dell'Italia

nella seconda guerra mondiale e, dopo la caduta del fascismo, è nominato rettore

dell'Università di Firenze. Suo figlio, Franco, partecipa attivamente alla Resistenza come

partigiano; lui è invece ricercato dai militanti della Repubblica sociale italiana, poiché

condannato da un mandato di cattura.

Nel 1945 è membro della Consulta nazionale (una assemblea legislativa promossa dal Re come

“organo di transizione”), in rappresentanza del Partito d'azione, e successivamente fa parte

dell'Assemblea costituente: grazie anche al suo incessante sforzo, in poco meno di due anni (25

giugno 1946 – 31 gennaio 1948) viene terminata la stesura della Costituzione italiana e il 27

dicembre 1947 essa viene definitivamente promulgata. Si spegne il 27 settembre 1956,

a 67 anni ed è sepolto a Trespiano, nei pressi della città.

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La nazione del popolo

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Piero calamandrei

FRASI CELEBRI

Questa è una raccolta di citazioni da Piero Calamandrei, che ne illustrano i pensieri

fondamentali e gli ideali per cui si è battuto.

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“La Resistenza aveva lasciato al mondo una speranza: più che una speranza, un impegno. Se si vuole intendere che cosa fu la Resistenza, non si deve dar questo nome soltanto al periodo finale che va dall'8 settembre al 25 aprile. Questo fu il parossismo finale della lotta; ma l'inizio di essa risaliva a venticinque anni prima. Essa era cominciata fin da quando era cominciata l'oppressione, cioè fin da quando lo squadrismo fascista aveva iniziato per le vie d'Italia la caccia dell'uomo”.

“Le dittature sorgono non dai governi che governano e che durano, ma dall’impossibilità di governare dei governi democratici”.

“Vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità dell'uomo. Questo fu il significato morale della Resistenza: questa fu la fiamma miracolosa della Resistenza”.

“La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica”. (da Discorso agli studenti milanesi, 1955)

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La nazione del popolo

Corre nell’agosto dell’anno ’45 la vigilia della Costituente ed ogni partito provvede ad un

enunciazione programmatica e impegnativa che non lasci adito a dubbi.

Tempestivo appare quindi l’invito a tutti i partiti antifascisti e agli organi rappresentativi

dell’opinione pubblica pronunciarsi a favore di una repubblica democratica ispirata alla

difesa della libertà e del lavoro. I partiti maggiori, il Partito Socialista e la Democrazia

Cristiana, vengono logorati da una crisi estenuante: il primo ormai da quarant’anni soffre

di una crisi marxista, mentre il secondo convive con convinzioni politiche disparate e

posizioni sociali eterogenee, dato che tra coloro che ne fanno parte è solo cementato

l’elemento religioso cristiano.

Il nuovo giovane partito politico italiano, il Partito di Azione, rivela invece omogeneità e

compattezza e ricorda come sia vano e talora ingiusto lamentare arbitrii, violenze e

irrequietezze popolari, finché non venga fatto qualcosa di concreto per eliminare le

ingiustizie sociali, solo inizialmente le più palesi e intollerabili. Questo è un piano politico

di azione preciso che potrebbe benissimo far arrivare i partiti ad un’azione comune, che

prevede questi obiettivi: una repubblica, un decentramento amministrativo, delle

autonomie regionali e comunali, una nazionalizzazione dei complessi monopolistici, uno

sviluppo dei Comitati aziendali, un’espropriazione dei latifondi, una Federazione europea.

(19 agosto 1945 – Partito d’Azione) Carlo Cassola.

Parole chiave:

Compattezza, Crisi, Libertà di scelta , Repubblica

IDEE CHIARE

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Carlo Cassola

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La nazione del popolo

Carlo Cassola è stato uno scrittore italiano nato

a Roma nel 1917 e morto a Montecarlo (Lu)

nel 1987. Il padre proveniva da una famiglia

borghese di Pavia. Laureatosi in

giurisprudenza, si iscrisse al Partito socialista

italiano (PSI) e diventò giornalista. Dopo aver

lavorato al Messaggero nella capitale e al

Mattino di Napoli, si trasferì a Roma nel 1986,

anno di fondazione dell’<<Avanti!>> per

divenirne caporedattore all’epoca eroica della

direzione di Leonida Bissolati .

Carlo cassola

Questi visse a lungo nel Volterrano dove prese parte alla Resistenza. Per molti anni fu

professore di liceo a Grosseto.

La sua narrativa appare dominata dal motivo della solitudine dell'individuo e della pena

di vivere, cui è unico conforto il senso della solidarietà umana. La sua narrativa si distingue

per un realismo asciutto, "oggettivo", che si riallaccia alla tradizione toscana. Tra le sue opere

più importanti ci sono La ragazza di Bube, Il taglio del bosco. Nei suoi ultimi anni, ha fondato

la Lega per il disarmo unilaterale e si impegnò nei movimenti per la pace negli anni ‘70 e ‘80

del ‘900.

Sitografia:

www.Treccani.it/ biografie consultato il feb 2018

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La nazione del popolo

La redazione del giornale “La Nazione del Popolo” in questo articolo affronta i vari

problemi che accompagnano le elezioni amministrative del 1945, le prime elezioni

democratiche dopo il ventennio fascista. Il Governo Bonomi vuole mantenere le

disposizioni della legge del 1919 che escludeva dall'elettorato le donne, nostante fosse

ormai accettato il suffragio universale; infatti l' unico requisito ormai richiesto al cittadino

per votare è il raggiungimento della maturità fissata a ventun anni. Non può quindi esistere

altro motivo di esclusione dal diritto di voto se non la mancanza dei diritti civili e politici.

Un altro problema è costituito dall'articolo 3 della stessa legge che esclude i sottufficiali ed

i soldati dell’esercito e della marina dal diritto elettorale finchè sono sotto le armi, in modo

che, esclusi dalla politica, mantengano l' imparziale presidio della sicurezza nazionale.

Tutto ciò è considerato una grave ingiustizia poiché l' attività elettorale non diminuirebbe

l’efficienza dell'esercito, ma la potenzierebbe. Un ultimo problema, più delicato degli altri,

è quello dei fascisti. E’ stata infatti proposta la loro esclusione immediata da queste elezioni,

considerata come una misura di autodifesa da parte dello Stato. La redazione, di

conseguenza, si interroga sulla legittimità della loro partecipazione, avendo loro distrutto

la Costituzione democratica.

PAROLE CHIAVE: ELEZIONI AMMINISTRATIVE, GOVERNO BONOMI, TESTO UNICO 1919, DONNE, FASCISTI, SUFFRAGIO UNIVERSALE.

IL DIRITTO AL VOTO (19 GENNAIO 1945)

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La nazione del popolo

Dopo la Seconda Guerra Mondiale lo Stato italiano necessita di nuove forme strutturali le

cui nervature tecniche siano solide e precise. Ma i problemi politici per la Costituente

implicano e si complicano con altrettanti problemi tecnici. Bisogna affidarne la risoluzione

a un organismo nuovo che non siano né i partiti politici, con tesi contrastanti fra loro, né il

Governo del paese, incatenato alla necessità di ricostruzione e troppo distratto dall'urgenza

della collaborazione con il Comando alleato, tantomeno una “Commissionissima” come

quella sperimentata con scarsi risultati durante l'altro conflitto per i problemi del

dopoguerra. Tale organismo è l' Assemblea consultiva che darà vita nel proprio seno a dei

comitati tecnici che si occuperanno della risoluzione dei problemi di ordine costituzionale,

amministrativo, sociale, agrario, scolastico e tributario. Vi deve essere quindi un

rinnovamento politico, sociale ed economico attuato dalla stessa Assemblea consultiva che

corona l'insorgere dei Comitati di liberazione nazionale, i quali esprimono la volontà

popolare per il totale rinnovamento dello Stato. Verrà poi la Costituente che costruirà

l'ossatura dello Stato stesso. Così lo Stato italiano diviene finalmente padrone del proprio

destino.

PAROLE CHIAVE:Stato italiano, Costituente, Assemblea Consultiva, rinnovamento politico, Comitati di Liberazione Nazionale

Nascita del nuovo stato (12 ottobre 1944)

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Attilio Piccioni

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La nazione del popolo

Attilio Piccioni nacque presso Rieti nel 1892 e si laureò in

giurisprudenza al fine di entrare in politica. Dopo aver

partecipato alla prima guerra mondiale aderì al Partito

popolare italiano (PPI) e ne fu segretario fino all'avvento

del fascismo, che sciolse il PPI. Nel 1943 prese parte alla

Democrazia Cristiana e divenne uomo di fiducia di Alcide

De Gasperi, importante personaggio politico e futuro padre

costituente. Tre anni dopo fu eletto all'Assemblea

costituente e fece parte della commissione per elaborare il

progetto di Costituzione della nuova Repubblica. Piccioni

divenne ministro più volte nei seguenti anni e fu persino

incaricato, nel 1953, dal Presidente della Repubblica Luigi

Einaudi, di formare il nuovo assetto istituzionale dopo la

bocciatura alla Camera dell'ultimo governo di De Gasperi.

Attilio piccioni

La sua carriera politica sembrò poter essere gravemente compromessa dal presunto

coinvolgimento del figlio Piero nell'omicidio della giovane Wilma Montesi, ma, una volta

scagionato il ragazzo, Attilio riottenne varie cariche politiche di spicco. Nel 1968 gli fu

affidato il titolo di Ministro senza portafoglio per l'ultima volta. Si spense a Roma nel 1976.

Sitografia

https://it.wikipedia.org/wiki/Attilio_Piccioni http://www.treccani.it/enciclopedia/attilio-piccioni_%28Dizionario-Biografico%29/

Sitografia immagini https://it.wikipedia.org/wiki/Attilio_Piccioni https://www.jfklibrary.org/Asset-Viewer/Archives/JFKWHP-AR8138-A.aspx http://www.democraziacristianaonline.info/archivio_id.php?id=793

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La nazione del popolo

Come era successo precedentemente in Francia, dopo la seconda guerra mondiale, le

donne, nonostante avessero affrontato ansie , sofferenze, e dure lotte clandestine al pari

degli uomini, e che il fascismo aveva usato solo come mezzo di riproduzione e

moltiplicazione, non avevano ancora il diritto di salire sulle tribune parlamentari. Grazie

alla democrazia, già dal 1918, in più di venti stati venivano riconosciuti i diritti politici alle

donne, mentre l' Italia era ancora arretrata in questo campo ed era necessario fare subito

passi avanti per garantire il risorgimento del paese.

Il voto dava alle donne la capacità di far sentire la loro voce e di porgere il loro aiuto al

governo della res publica, infatti dall'amministrazione della propria casa a quella dello

stato non cambiava poi tanto: le stesse preoccupazioni che le madri hanno per i figli,

i cittadini dovrebbero averle per la patria.

Per fare questo c'era bisogno dell'impegno di tutti nella completa eguaglianza politica.

PAROLE CHIAVE:Donne, Diritti, Democrazia, Voto, Italia, Eguaglianza

Voto alle donne! (5 gennaio 1945)

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Vittore Branca

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La nazione del popolo

Nel 1950 venne nominato professore di Letteratura italiana nell'Università di Catania e poi

di Padova nel 1952; venne incaricato da Vittorio Cini a dirigere la neonata Fondazione

Giorgio Cini a Venezia, di cui fu membro per oltre 50 anni. Già nel 1932 iniziò la sua

carriera da scrittore, la sua bibliografia critica, filologica e civile, è sterminata e venne

raccolta in un volume nel 1944, completata nel 2006. Si occupò principalmente di classici

del Medioevo e dell'Umanesimo tra cui ricordiamo l'edizione critica del Decameron di

Boccaccio di cui divenne il più autorevole interprete internazionale. Branca fu membro

dell'Accademia Nazionale dei Lincei dal 1982 e dottore honoris causa di molte università

europee, americane, asiatiche, fondando l' Associazione Internazionale per gli studi di

Lingua e Letteratura Italiana. Non meno importanti gli studi sull'Umanesimo civile, sin

dall'edizione del 1952 del De coelibatu liber di Ermolao Barbaro, poi con due edizioni

dell'Incompiuta seconda Centuria dei Miscellanea di Angelo Poliziano (1962 e 1972) per

fornirne infine un esemplare modello in La sapienza civile, compiendo poi Studi

sull'Umanesimo veneziano, nel 1997. Muore a Venezia il 28 maggio 2004 all'età di 91

anni. A Vittore Branca venne poi dedicata la "Biblioteca circolante" di Venezia.

PAROLE CHIAVE:

Donne, Diritti, Democrazia, Voto, Italia, Eguaglianza

Vittore branca

Vittore Branca nacque a Savona nel 1913,

fu un filologo e critico letterario. Studiò alla

Scuola Normale di Pisa e successivamente

fu impegnato nella Resistenza. Divenne,

nella Firenze liberata, uno degli animatori

del giornale «La Nazione del Popolo». Con

De Gasperi divenne un importante membro

dell'antifascismo fiorentino, arrivando a

rappresentare l'area cattolica della

resistenza nella direzione toscana del CNL.

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La nazione del popolo

Vittore branca

Sitografia :http://www.treccani.it/enciclopedia/vittore-branca/ https://it.wikipedia.org/wiki/Vittore_Brancaconsultato il 21/ 02/ 2018.

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La nazione del popolo

L'esistenza dei partiti, come noi li intendiamo, presuppone una società differenziata, una

cultura progredita, un senso assai vivo della libertà e dell'individualità; tuttavia esistono

quattro forme principali di negazioni dei partiti. La prima riflette una mentalità primitiva,

la quale ha come fondamento l'onore e la fedeltà nei confronti del capo dove si annulla

l'individuo; un'altra forma è quella di coloro che vedono nei partiti soltanto confusione,

aspettando che un qualunque tiranno si faccia avanti dichiarando di porre fine ad essa. La

terza forma di negazione trae origine da una convinzione pessimistica della società

secondo la quale se il mondo è male, lo saranno anche i partiti che lo governeranno.

L'ultima è data dall'individualismo anarchico.

I partiti sono associazioni in cui si ritrovano uomini che lottano per gli stessi ideali; la

negazione dei partiti porterebbe a limitare le possibilità d'azione di ognuno. Alcuni

pensano che un buon partito possa essere quello composto da individui dal grande valore o

dalla grande elevatezza d'animo, ma in questo è implicita la condanna della faziosità.

Infatti il partito ricerca la conversione degli avversari, mentre la fazione non ha rispetto per

chiunque le si opponga, disconoscendo il diritto e la libertà di spirito.

PAROLE CHIAVE:Partiti, società, fazione, individualità, diritto.

La funzione dei partiti

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ii. La funzione dei partiti

Strumento fondamentale per la ricostruzione della democrazia nel nostro Paese dopo la dittatura

fascista sono stati i partiti politici che avevano condotti la lotta di liberazione nazionale.

Per questo motivo si è ritenuto opportuno presentare una breve scheda storica, una “fotografia”

dei principali partiti dell’epoca, la loro storia, il loro programma e i loro riferimenti teorici ed

ideali. A questo abbiamo affiancato anche una selezione di simboli e di immagini che gli

studenti hanno individuato come particolarmente significativi.

LA FUNZIONE DEI PARTITI

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LA DEMOCRAZIA CRISTIANA

La Democrazia Cristiana è un partito politico italiano costituito nel 1943 da ex esponenti del

Partito popolare, da gruppi cattolici antifascisti e da giovani provenienti dall'Azione Cattolica.

Dopo il forzato scioglimento del Partito Popolare Italiano da parte del fascismo il 5 novembre

del 1926, i maggiori esponenti del PPI, costretti all'esilio, restarono in contatto grazie al faticoso

lavoro di collegamento di Don Luigi Sturzo che, dall'esilio, mantenne viva l'esperienza di

impegno politico del partito.

Nel settembre del 1942, quando la sconfitta del regime era di là da venire, i fondatori del futuro

partito cominciarono a incontrarsi clandestinamente. Parteciparono agli incontri: Alcide De

Gasperi, Mario Scelba, Attilio Piccioni , Camillo Corsanego e Giovanni Gronchi provenienti

dal disciolto Partito Popolare Italiano di Don Sturzo; Piero Malvestiti e il suo Movimento

Guelfo d'Azione; Aldo Moro e Giulio Andreotti dell'Azione Cattolica; Il 19 marzo 1943 il

gruppo si riunì a Roma, per discutere e approvare il documento, redatto da De Gasperi, «Le idee

ricostruttive della Democrazia Cristiana», considerato l'atto di fondazione ufficiale del nuovo

partito. Lo stemma del nuovo partito fu lo stesso scudo crociato che era stato adottato

precedentemente dal PPI di Sturzo.

Il Partito così appena costituito visse una vita clandestina fino al 25 luglio 1943. Il governo

Badoglio, pur ufficialmente vietando la ricostituzione dei partiti, di fatto ne consentì l'esistenza,

incontrandone gli esponenti in due occasioni prima dell'armistizio dell' 8 settembre 1943. Il 10

settembre anche la DC partecipò alla costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale,

all'interno del quale il Partito cercò di assumere la guida delle forze politiche più moderate.

LA FUNZIONE DEI PARTITI

“Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione.”

“Politica vuol dire realizzare.” (Alcide De Gasperi- DC)

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LA DEMOCRAZIA CRISTIANA

Ottenuta la guida del governo con A. De Gasperi, la DC si affermava come partito di

maggioranza relativa alle elezioni per l'Assemblea Costituente del 1946.

L'unità del partito venne meno nel corso degli anni novanta, con all'esterno il crollo dell'URSS e

all'interno l'emergere della Lega Nord. La fine della guerra fredda aprì nuovi orizzonti anche per

le politiche dei vari paesi europei, allentando i condizionamenti ideologici e le paure per la

minaccia alla libertà che il comunismo rappresentava per tutti.

Sitografia testo https://it.wikipedia.org/wiki/Democrazia_Cristiana http://www.democraziacristianaonline.info/ https://it.wikipedia.org/wiki/Frammentazione_della_Democrazia_Cristiana

Sitografia immaginihttps://it.wikipedia.org/wiki/Democrazia_Cristiana#/media/File:Democrazia_Cristiana.svg

LA FUNZIONE DEI PARTITI

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IL PARTITO REPUBBLICANO

Il Partito Repubblicano Italiano (PRI) è un Partito politico italiano costituitosi nel 1895,

tuttora attivo, il cui simbolo è una foglia di edera. Si basa sulla tradizione politica repubblicana,

erede del pensiero di G. Mazzini e C. Cattaneo, il cui programma era la trasformazione

dell’Italia in Repubblica; tale partito agiva all’interno dello schieramento di sinistra delle forze

politiche, conservando un certo radicamento tra i lavoratori anche dinanzi al sorgere delle

organizzazioni socialiste. Il PRI fu sciolto dal regime fascista, operò dunque in esilio, aderendo

alla Concentrazione antifascista e partecipando con alcuni suoi uomini alla guerra civile

spagnola in difesa della Repubblica. Ricostituito verso la fine della Seconda guerra mondiale, il

partito non aderì ai CLN, proprio in base alla pregiudiziale repubblicana. Nel 1946 il PRI entrò

nel 2° governo De Gasperi, accogliendo al suo interno l’ala repubblicana fuoriuscita dal Partito

d'Azione, guidata da U. La Malfa e F. Parri. Partecipò ai governi del periodo del centrismo dal

1948 al 1953, quando dal partito uscì un’ala sinistra, guidata da Parri e P. Calamandrei. Il PRI

tornò al governo solo nella stagione del centrosinistra. Nel 1964 subì una nuova scissione,

stavolta da destra, a opera di Pacciardi. Negli anni Settanta il PRI fu tra le forze che aprirono

all’ingresso nel governo del Partito comunista; nel 1981-82 il partito portò alla presidenza del

Consiglio G. Spadolini.

LA FUNZIONE DEI PARTITI

“Abbiamo portato avanti tante lotte... il suffragio universale, la lotta contro il fascismo, l'unione europea... a ciascuna di queste tappe

è legata la storia gloriosa del Partito Repubblicano Italiano.” (Giorgio La Malfa- PRI)

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IL PARTITO REPUBBLICANO

In seguito il PRI fu diretto da G. La Malfa, ma dinanzi alla trasformazione del sistema politico

italiano in direzione del bipolarismo, perse varie componenti sia verso destra sia verso sinistra.

Dal 1995 il PRI aderì alla coalizione di centrosinistra dell’Ulivo, passando invece allo

schieramento di centrodestra a partire dal 2001. Nel 2007 i repubblicani parteciparono al

cartello Repubblicani, Liberali, Riformatori, aderente al Gruppo misto alla Camera dei deputati;

da allora in avanti il PRI ha conservato la sua autonomia organizzativa.

.

LA FUNZIONE DEI PARTITI

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IL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO

LA FUNZIONE DEI PARTITI

Nasce a Genova nel 1892 con il nome di Partito dei lavoratori italiani ed è il più antico

partito politico di sinistra in Italia. Nel corso degli anni ha cambiato diversi nomi, il più

degno di nota è Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria del 1943, per poi ritornare a

quello definitivo di Partito Socialista Italiano.

Nel corso della sua storia subì diverse scissioni, una delle più importanti comportò la

creazione del Partito Comunista d'Italia da parte di coloro che si erano allontanati. Infatti

inizialmente questo partito seguiva l'ideale marxista, ma un cambiamento di vedute a fine

anni '70 lo portò a riscoprire la tradizione socialista.

Tra la destra e la sinistra c’è un abisso incolmabile perché la destra vi dirà sempre che è pronta ad aiutare chi resta indietro- e lo scrive sui manifesti, - la sinistra invece non chiede aiuto per loro, ma li fa camminare con le

proprie gambe”. (Pietro Nenni- PSI)

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IL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO

LA FUNZIONE DEI PARTITI

Il Partito si fonda sul concetto di libertà, sui valori dell'uguaglianza, sul principio di laicità

e sul lavoro come espressione più alta della persona. Inoltre si impegna per la giustizia

sociale attraverso la lotta contro il crimine e ciò che lo produce, nell'ampliare i diritti delle

donne e nello sviluppo della democrazia dal punto di vista economico, politico e culturale.

Gli esponenti principali furono Bettino Craxi ,vicesegretario e membro di punta della

corrente autonomista di Pietro Nenni, Sandro Pertini, primo esponente del Partito ad

accedere al Quirinale, Riccardo Nencini, all'epoca esponente del Consiglio Regionale

della Toscana e interessato ad una coalizione col Partito Democratico, Bissolati e Benito

Mussolini. Quest' ultimo aveva appoggiato l'Italia nella Prima Guerra Mondiale e per

questo motivo fu espulso dal Partito.

Nel corso degli anni cambiarono diversi

simboli identificativi del Partito, tuttavia il

simbolo principale è rimasto il garofano

rosso (in omaggio alla Rivoluzione

Portoghese dei garofani del 1974), aggiunto

accanto a falce, martello, sole e libro

presenti nel simbolo originale.

“Il socialismo è portare avanti chi resta indietro”.

(Pietro Nenni-PSI)

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IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO

Il Partito Comunista Italiano (PCI) è stato il più grande partito comunista dell'Europa

occidentale. Fu fondato a Livorno nel 1921 nel corso del 17° congresso del PSI, per iniziativa

della corrente di sinistra del partito guidata da Amedeo Bordiga e Antonio Gramsci; assunse la

denominazione di Partito Comunista d'Italia. Gramsci consolidò la presenza del partito nella

società. Con la promulgazione delle "leggi speciali" e l'arresto di Gramsci nel 1926, il PCd'I

divenne clandestino. Il partito tornò sulla scena politica nazionale nel 1943, svolgendo un ruolo

importante nella lotta contro il nazifascismo. Nello stesso anno fu modificato in Partito

Comunista Italiano. Dopo la liberazione partecipò alla ricostruzione economica e politica del

paese. Gli ardori rivoluzionari sono smorzati dal segretario Palmiro Togliatti, che sostiene che

per giungere al socialismo sia necessario un periodo di maturazione della società. Escluso dal

governo nel 1947, il PCI costituì da allora la maggiore forza politica di opposizione. Nei primi

anni Settanta, sotto la guida di Enrico Berlinguer, si giunse al compromesso storico, proposta di

collaborazione con le forze cattoliche e socialiste per il rinnovamento del paese. Dopo la caduta

del muro di Berlino (1989) e il crollo dei paesi comunisti, nel 1991 il PCI si sciolse, dando vita

a una nuova formazione politica di stampo socialdemocratico: il Partito Democratico della

Sinistra.

LA FUNZIONE DEI PARTITI

Il Partito Comunista è una specie di paese nel paese, una specie di paese pulito e morale

in un paese sporco e profondamente immorale. ” (Pier Paolo Pasolini- PCI)

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Il fronte dell’uomo qualunque

LA FUNZIONE DEI PARTITI

Il Fronte dell'Uomo Qualunque è stato un movimento e un italiano nato dal giornale “L'Uomo

qualunque” fondato a Roma nel 1944 dal giornalista Guglielmo Giannini, portando avanti

istanze liberal-conservatrici e legate all'antipolitica. Da questo fenomeno politico è nato il

termine qualunquismo. Le sue origini risiedono in un settimanale il cui simbolo consiste in un

torchio che schiaccia una striminzita immagine di uomo all'interno di una U maiuscola. I nomi

degli avversari vengono Storpiati: ad esempio Calamandrei è chiamato Caccamandrei e

Salvatorelli diventa Servitorelli, usando una forma di umorismo, o meglio di satira, piuttosto

pesante, che fa presa sui tanti scontenti nel clima così difficile del dopoguerra.

Lo scopo dell'ideatore era quello di dare voce alle opinioni dell'uomo della strada, contrario al

regime dei partiti e ad ogni forma di statalizzazione. La posizione del settimanale è chiara:

contraria al fascismo, ma anche al comunismo e agli "antifascisti di professione", accostati al

primo fascismo per l'accento epurazionista dei primi anni del dopoguerra. Paradossalmente,

quindi, il giornale viene accusato di essere cripto-fascista e per questo motivo verrà chiesta a

più voci la soppressione della testata. Nel 1945 Giannini viene denunciato, poi decide di fondare

il suo partito.

“L’uomo qualunque, stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa

le scatole. “(Guglielmo Giannini)

G. Giannini

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Il fronte dell’uomo qualunque

LA FUNZIONE DEI PARTITI

Il primo congresso del neonato Fronte dell'Uomo qualunque si tiene a Roma nel febbraio del

1946. In seguito viene formalmente costituito in seguito a questo congresso. Nel giorno di

apertura del congresso il Partito Comunista italiano critica fortemente la costituzione del nuovo

partito, bollandolo come un tentativo di ricostituzione del disciolto Partito Nazionale Fascista I

punti cardine del Partito sono: la lotta al comunismo, la lotta al capitalismo della grande

industria, la propugnazione del liberismo economico individuale, la limitazione del prelievo

fiscale, la negazione della presenza dello Stato nella vita sociale del Paese. Nel 1947 il partito

"qualunquista" assume un atteggiamento più conciliante verso il quarto governo di De Gasperi,

che aveva segnato l'estromissione dei comunisti dalla compagine governativa. Questo

avvicinamento allo Scudo Crociato rappresenterà però la fine del successo popolare del Fronte

dell'Uomo qualunque: alcuni sostenitori, delusi dal nuovo posizionamento dichiaratamente

governativo, abbandonano il partito. Alle regionali in Sicilia, formano una lista, "Blocco

Democratico Liberal Qualunquista", che ottiene il 14,7 per cento, mentre in parlamento ben 14

deputati qualunquisti escono dal gruppo formando una separata Unione Nazionale. Dopo aver

tentato un'alleanza con la Democrazia Cristiana e il MSI, Giannini si avvicinò al leader

comunista Palmiro Togliatti, definito due anni prima «verme, farabutto e falsario». Molti

simpatizzanti dell'Uomo Qualunque, allibiti da questa scelta, abbandonarono l'ex-

commediografo che, messo alle strette, rinunciò al patto d'amicizia con il PCI per stringerne un

altro con il PLI. Nel gennaio 1948 in vista delle elezioni politiche del 18 aprile, il partito entrò

nel Blocco Nazionale, una coalizione elettorale di centrodestra, insieme al Partito Liberale

Italiano e all'Unione della Ricostruzione.

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Il fronte dell’uomo qualunque

LA FUNZIONE DEI PARTITI

Questa scelta originerà una scissione che portò Vincenzo

Tieri, membro del partito dell'uomo qualunque a fondare il

Partito Qualunquista Italiano. Altri membri confluiranno nel

Partito Nazionale Monarchico. Il "Blocco Nazionale"

ottenne 19 deputati e 7 senatori, di cui però di riferimento

del partito solo 4 deputati (dai 30 della Costituente) tra cui

lo stesso Giannini e la sorella. Con l'insuccesso elettorale il

Fronte ha di fatto concluso la sua funzione e i qualunquisti

confluiranno nei mesi successivi chi nel Partito Nazionale

Monarchico e chi nel PLI; qualche altro esponente aderirà al

neonato Movimento Sociale Italiano. Già dalle elezioni

regionali del 1949 il partito degrada, sciogliendosi

definitivamente in seguito. Giannini si ricandidò nella lista

laziale della democrazia cristiana.

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Il fronte monarchico

LA FUNZIONE DEI PARTITI

Numerosi sono stati i partiti di ispirazione dichiaratamente monarchica, che sono

sopravvissuti fino agli albori degli anni Settanta. Essi fanno comunque parte di un unico

blocco, che per praticità viene definito Fronte monarchico.

1.Il Blocco nazionale per le libertà

Il Blocco nazionale per le libertà è stato fondato nel 1946, dall’unione del Partito

democratico italiano (PDI, 1944 – 1946), della Concentrazione nazionale democratica

liberale (CNDL, ? – 1946) e dal Centro democratico (CD). Di ispirazione monarchica, ha

ottenuto – nelle elezioni politiche del 1946 – il 2,77 % delle preferenze complessive,

corrispondente a circa 637.000 elettori, ovvero 16 seggi su 556 nell’Assemblea

costituente. Tra le figure più rappresentative di questo partito è presente Alfredo Covelli

(Bonito (AV), 22 febbraio 1914 – Roma, 25 dicembre 1998).

2.Il Partito nazionale monarchico

Il Blocco nazionale per le libertà ha avuto vita breve, e già dal 13 giugno 1946 era

confluito nel Partito nazionale monarchico (PNM), fondato dal già citato Covelli. Il 2

giugno 1954 il partito presenta una prima scissione: il sindaco di Napoli Achille Lauro

(Piano di Sorrento (NA), 16 giugno 1887 – Napoli, 15 novembre 1982) propose infatti

un’alleanza con la Democrazia cristiana. Covelli rifiutò categoricamente tale proposta e

lasciò il partito, fondandone uno nuovo: il Partito monarchico popolare.

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Il fronte monarchico

LA FUNZIONE DEI PARTITI

3.Un parziale abbandono dell’ideologia

Entrambi i partiti si dissolsero tra il marzo e l’aprile 1959 e dalle loro ceneri nacque il

Partito democratico italiano di unità monarchica (PDIUM). Nel 1971 questo partito fu

inglobato nel gruppo di estrema destra del Movimento sociale italiano – Destra nazionale

(MSI). Si deve comunque notare che l’orientamento monarchico di questi partiti era

andato notevolmente scemando già dopo il referendum istituzionale del 1946, nel quale

aveva appunto vinto la Repubblica: molti monarchici decisero infatti di sostenere la nuova

forma di governo che stava nascendo.

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La costituente e i suoi lavori

L’Assemblea costituente, talvolta definita semplicemente “Costituente”, è stata l’organo

preposto alla stesura della nuova Costituzione della Repubblica italiana.

È stata eletta il 2 e 3 giugno 1946, le stesse date in cui è stato svolto il referendum sulla forma

istituzionale dello Stato, tra Monarchia e Repubblica; le sedute si sono svolte dal 25 giugno

1946 al 31 gennaio del 1948. Primo organo nella storia italiana a essere eletto con suffragio

Universale e diretto da tutti i cittadini, è stato istituito con Decreto Legislativo

luogotenenziale n. 98 del 16 marzo 1946 a seguito delle decisioni prese dal Governo e dalla Consulta Nazionale.

La Costituente, oltre ad avere il compito di creare una nuova Costituzione, ha esercitato una

limitata funzione legislativa, ovvero ha approvato le leggi di bilancio nel periodo precedente

all’elezione del Parlamento e ha dato la fiducia al governo, a cui fu delegato l’intero potere

legislativo.

2.Uniti nella diversità

Composta da 552 deputati, presero parte alla Costituente i principali partiti politici: il

Partito socialista (PSIUP), il Partito comunista (PCI), il Partito liberale (PLI), Fronte

dell’uomo qualunque (UQ), il Partito repubblicano (PRI) ed il Partito d’azione (Pd’A) e la

Democrazia cristiana (DC), che ebbe la maggioranza dei seggi. I diversi esponenti dei partiti

decisero di collaborare per l’interesse comune, ovvero per creare una solida base

democratica in Italia, mettendo da parte le divergenze di carattere politico, economico e

sociale.

Come nacque la Costituzione: l’Assemblea Costituente

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La costituente e i suoi lavori

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L’Assemblea costituente si è riunita nel Palazzo di Montecitorio, attuale sede della Camera

dei deputati e precedentemente ritrovo della Camera dei fasci e delle corporazioni. Essa ha

avuto come presidente Giuseppe Saragat (Torino, 19 settembre 1898 – Roma, 11 giugno

1988) e in seguito Umberto Terracini (Genova, 27 luglio 1875 – Roma, 6 dicembre 1983).

L’Assemblea ha nominato al suo interno una Commissione per la Costituzione, altresì

la quale si è immediatamente divisa in tre sottocommissioni:

- la prima riguardante i diritti e i doveri dei cittadini.

- la seconda riguardante l’organizzazione costituzionale dello Stato.

- la terza riguardante i rapporti economici e sociali.

Durante i lavori alla Costituzione importante fu la decisione del governo De Gasperi di non

interferire con i lavori della Costituente, astenendosi dall’imporre modifiche, come

testimoniato dalla seguente frase di Piero Calamandrei: “Nella preparazione della

Costituzione, il governo non deve avere alcuna ingerenza: quando l’Assemblea discuterà

pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti”.

Come nacque la Costituzione: l’Assemblea Costituente

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La costituente e i suoi lavori

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L’importanza della Costituente è dimostrata dall’interesse generale che ha suscitato nel

popolo italiano. I suoi lavori sono stati seguiti con molta attenzione dai principali giornali

italiani ed esteri. Hanno preso parte alla Costituente importanti personaggi come il politico

Pietro Nenni (Faenza, 9 febbraio 1891 – Roma, 1° gennaio 1980), il politico e sindaco di

Firenze Giorgio La Pira (Pozzallo, 9 gennaio 1904 – Firenze, 5 novembre 1977), il politico e

giornalista Sandro Pertini (San Giovanni di Stella (SV), 25 settembre 1986 – Roma, 24

febbraio 1990), il politico e giurista Vittorio Emanuele Orlando (Palermo, 18 maggio 1860 – Roma, 1° dicembre 1952), la politica e pedagogista Teresa Mattei (Genova, 1° febbraio 1921

– Usigliano (PI), 12 marzo 2013), la politica Nilde Iotti (Reggio nell’Emilia, 10 aprile 1920 –

Poli (RM), 4 dicembre 1999), il politico e membro della costituente Piero Calamandrei

(Firenze, 21 aprile 1889 – Firenze, 27 settembre 1956).

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I risultati elettorali del 2 giugno 1946: repubblica!

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-Nascita di una Repubblica

Il 2 e il 3 giugno del 1946, ai sensi del decreto legislativo luogotenenziale n. 151 del 25

giugno 1944, si svolse il referendum istituzionale tra Monarchia e Repubblica e la

conseguente elezione dell'Assemblea costituente.

Lo svolgimento di tali elezioni rappresentò un'enorme passo avanti per la democrazia: in un

paese appena uscito dalla guerra, assai carente di mezzi di comunicazione e di materiale per

le elezioni, riuscì a partecipare l' 89,08% dei cittadini maggiori di 21 anni. Le elezioni

avvennero inoltre a suffragio universale: per la prima volta votarono infatti tutti i cittadini di

sesso femminile.

I risultati delle urne mostrarono tuttavia un'Italia divisa in due parti:

-il Centro – Nord aveva infatti votato per uno stato governato secondo la forma repubblicana

-il Sud aveva vinto la Monarchia. In totale, la Repubblica aveva ottenuto il 54,3% dei voti validi,

mentre la Monarchia il 45,7%.

I risultati per regione sono i seguenti:

-la Repubblica ha ottenuto la maggioranza in: Piemonte, Liguria, Lombardia, Venezia

tridentina, Veneto, Emilia, Toscana, Marche, Umbria.

-la Monarchia ha ottenuto la maggioranza in: Lazio, Abruzzi e Molise, Campania, Puglie,

Lucania, Calabrie, Sicilia, Sardegna.

I risultati ufficiali del referendum e dell'elezione dell'Assemblea costituente furono

proclamati dalla Suprema Corte di Cassazione l'11 giugno del 1946. Lo stesso giorno in

Piazza del Popolo a Roma si tenne un grande comizio per festeggiare la nascita della

Repubblica.

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I risultati elettorali del 2 giugno 1946: repubblica!

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-Nascita di una Repubblica

REGIONE REPUBBLICA MONARCHIA

Piemonte 1 250 070 938 945

Liguria 633 130 284 692

Lombardia 2 270 335 1 275 183

Venezia

tridentina

191 450 33 728

Veneto 1 403 441 954 372

Emilia 1 526 838 454 589

Toscana 1 280 815 506 167

Marche 498 607 213 621

Umbria 301 209 117 755

Lazio 753 978 798 501

Abruzzi e Molise 347 578 459 478

Campania 435 844 1 427 038

Puglie 456 620 954 754

Lucania 107 653 158 210

Calabrie 337 244 514 633

Sicilia 708 109 1 301 200

Sardegna 206 098 319 557

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I risultati elettorali del 2 giugno 1946: repubblica!

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In particolare, nella provincia di Firenze i risultati furono i seguenti:

-i votanti furono il 91,50% della popolazione e la quasi totalità fu composta da “voti

validi” -la Repubblica ottenne la vittoria, con il 71,38% dei voti

-

Nascita di una Repubblica

VOTANTI 580 639 91,50%

VOTI VALIDI 548 212

SCHEDE BIANCHE 27 465

SCHEDE NON VALIDE 32 427

REPUBBLICA 391 305 71,38%

MONARCHIA 157 907 28,62%

Nascita di una Repubblica

In Italia, il partito che ottenne il maggior numero di voti fu la Democrazia cristiana (centro-

destra), che ebbe il 35,21% di preferenze, corrispondenti a 207 seggi. Ulteriori partiti che

ottennero buoni risultati nel corso delle votazioni furono il Partito socialista italiano e il

Partito comunista italiano, che ottennero rispettivamente il 20,68% e il 18,93% dei voti (115

e 104 seggi).

“Verde come la speranza di un mondo migliore, bianco come la purezza di intenti,

rosso come il sangue versato dagli eroi.

Questa è la mia bandiera.”(Anonimo)

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I risultati elettorali del 2 giugno 1946: repubblica!

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-Nascita di una Repubblica

LISTE VOTI % SEGGI

Democrazia

cristiana

8 101 004 35,21 207

Partito socialista

italiano di unità

proletaria

4 758 129 20,68 115

Partito comunista

italiano

4 356 686 18,93 104

Unità

democratica

nazionale

1 560 638 6,78 41

Fronte dell'uomo

qualunque

1 211 956 5,27 30

Partito

repubblicano

italiano

1 003 007 4,36 23

Blocco nazionale

per le libertà

637 328 2,77 16

Partito d'azione 334 748 1,45 7

Sitografia *elezionistorico.interno.gov.it

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Nascita di una Repubblica

I risultati elettorali del 2 giugno 1946: repubblica!

Bibliografia

*Gianni Oliva, Gli ultimi giorni della monarchia, Mondadori, 26 aprile 2016.

*Pierluigi Ballini (a cura di), 1946-1948: Repubblica, Costituente, Costituzione, Edizioni Polistampa Firenze,

Settembre 1998.

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Nascita di una Repubblica

I risultati elettorali del 2 giugno 1946:

repubblica!

http://www.bncf.firenze.sbn.it/notizie/testi/

anpi-lissone.over-blog.com/

http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-3g010-0019120/

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Nascita di una Repubblica

I risultati elettorali del 2 giugno 1946: repubblica!

Referendum istituzionale: un’Italia divisa

Il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, consultazione nella quale le donne, per

la prima volta nella storia d’Italia, poterono esercitare il proprio diritto di voto, aveva

evidenziato la realtà di un Paese tutt’altro che uniforme, connotato da contrastanti sensibilità,

condizioni sociali, storie, memorie. Se nelle aree settentrionali aveva spirato impetuoso, per

riprendere la fortunata espressione coniata da Pietro Nenni, il “vento del Nord”, frutto delle

speranze suscitate dalla guerra partigiana, non sottovalutabili erano, al tempo stesso, le folate

di quel “placido vento del sud” (Arturo Labriola) che stava esercitando una indiscutibile

egemonia nel Mezzogiorno. Di conseguenza, a livello nazionale, con uno scarto di circa

2 milioni di schede, si impose la Repubblica con 12.717.923 voti e una percentuale del 54,3%

(a fronte di 10.719.284 voti per la Monarchia e una percentuale pari al 45,7%). Al contrario,

nel Mezzogiorno, a prevalere furono i suffragi per la monarchia e per le formazioni di centro-

destra, che ottennero risultati superiori alla media nazionale. Sintomatica, a tal proposito, la

nascita nel 1946, ad opera del commediografo e giornalista Guglielmo Giannini, del Fronte

dell’Uomo Qualunque, partito in grado di coagulare un’eterogenea compagine sociale,

costituita da moderati, reazionari, qualunquisti, piccolo-borghesi, proprietari terrieri, pronti

a riversare sui partiti ciellenistici del Nord frustrazioni ataviche, malesseri sociali, egoismi

individuali e interessi familistici.

“Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi.” (S. Pertini)

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