V MODULO FEDE E POLITICA: IL CONTRIBUTO DEI CATTOLICI …IL CONTRIBUTO DEI CATTOLICI ALLA...
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Intervento al Corso di Alta Formazione socio-politicaDottrina Sociale e Costituzione Italiana.
Laici e cattolici a servizio del Paese reale
Caserta Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Pietro”
24 maggio 2013
V MODULOFEDE E POLITICA:
IL CONTRIBUTO DEI CATTOLICI ALLA COSTRUZIONE DELLA POLIS
Angelo Giuseppe Dibisceglia
1. INTRODUZIONE
il ruolo svolto dalla presenza cattolica - con le sue luci e le sue ombre evitando ogni intento celebrativo - all’interno del Paese
l’approfondimento dei percorsi seguiti per il raggiungimento di obiettivi e per la difesa di valori vissuti nella quotidianità
FEDE E POLITICA: IL CONTRIBUTO DEI CATTOLICI ALLA COSTRUZIONE DELLA POLISCaserta - 24 maggio 2013
1. INTRODUZIONE
il confine che separa ciò che spetta «a Cesare» da ciò che spetta «a Dio»
il legame tra storia e politica: tensione continua tra passato, presente e futuro
FEDE E POLITICA: IL CONTRIBUTO DEI CATTOLICI ALLA COSTRUZIONE DELLA POLISCaserta - 24 maggio 2013
1. INTRODUZIONE
Assemblea Costituente
l’“oggi” tra Paese reale e Paese legale
Quale passato? Quale futuro?
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2. Il passato: dall’Unità d’Italia al Partito Popolare Italiano
dal mysterium lunae
alla societas perfecta:
l’“essere” e lo “stare”
della realtà ecclesiale
nella quotidianità
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2. Il passato: dall’Unità d’Italia al Partito Popolare Italiano
con l’Unità d’Italia:
da una
«libera Chiesa in libero Stato»
al non expedit
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2. Il passato: dall’Unità d’Italia al Partito Popolare Italiano
con il Regno d’Italia:
il Papa
«chiuso in Vaticano»
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2. Il passato: dall’Unità d’Italia al Partito Popolare Italiano
Pio IX
i «soldati» chiamati a combattere «le battaglie del Signore»
i cattolici espressero il carattere militante della fede: né «come elettori» né «come eletti»
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2. Il passato: dall’Unità d’Italia al Partito Popolare Italiano
15 maggio 1891
Leone XIII
pubblicò
la Rerum novarum
e definì l’immagine
di un “nuovo”
modello di cattolico
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2. Il passato: dall’Unità d’Italia al Partito Popolare Italiano
Leone XIII
La Chiesa «non lasceràmancare mai e in nessun modo l’opera sua, la quale torneràtanto più efficace quanto piùsarà libera, e di questo devono persuadersi specialmente coloro che hanno il dovere di provvedere al bene dei popoli»(Rerum novarum, n. 45)
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2. Il passato: dall’Unità d’Italia al Partito Popolare Italiano
il concetto di “bene comune”:
non la somma della massa,
ma l’identità di ciascuno
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2. Il passato: dall’Unità d’Italia al Partito Popolare Italiano
Federico Chabod
«Nel gennaio 1919 fa la sua comparsa un secondo vero e proprio partito politico [dopo il Partito Socialista], un partito che vuole essere tale e non soltanto un’assemblea di deputati. È il Partito popolare italiano, cioè il partito cattolico […]. Che cosa rappresenta il nuovo partito? Per certi versi esso costituisce un fatto di estrema importanza, l’avvenimento più notevole della storia italiana del XX secolo, specie in rapporto al secolo precedente: il ritorno ufficiale, massiccio, dei cattolici nella vita politica italiana»
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2. Il passato: dall’Unità d’Italia al Partito Popolare Italiano
con Luigi Sturzo e il Partito Popolare Italiano: i cattolici dalla vita amministrativa alle vicende politiche del Paese
da Pio X a Benedetto XV: dall’identità ibrida alla conquista e alla gestione della polis
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2. Il passato: dall’Unità d’Italia al Partito Popolare Italiano
Benedetto XV
«Vasto è il campo che si presenta all’azione dei cattolici da lei presieduto, che mantenendosi […] opportunamente, oltre e al di sopra di ogni problema di ordine puramente materiale e politico, abbraccia tutte le manifestazioni della vita umana e tutte le sospinge con impulso fecondo, savia coordinazione di mezzi e inalterata unità di indirizzo, sulle vie radiose del civile progresso»
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2. Il passato: dall’Unità d’Italia al Partito Popolare Italiano
il pontificato di Benedetto XV:
dalle «chiusure di Pio X, e in generale della cultura cattolica dei primi anni del Novecento orientata al ripiegamento su di sé per reazione all’affacciarsi della crisi modernista» alle «aperture che la stessa cultura cattolica conoscerà negli anni ’30, e dunque negli anni del pontificato di Pio
XI» (Giorgio Campanini)
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2. Il passato: dall’Unità d’Italia al Partito Popolare Italiano
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dal confronto democratico al regime totalitario
1924, anno del Listone, dell’assassinio di Giacomo Matteotti, della Secessione dell’Aventino
con il fascismo, per i cattolici: ripensare il proprio ruolo nella società
3. Il presente: l’Assemblea Costituente
1931: Pio XI, con la Quadragesimo Anno - a quarant’anni dalla Rerum
Novarum - sollecitò la costruzione di una nuova identità cattolica
con Pio XII, dalla societas
perfecta alla democrazia
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Radiomessaggio del Natale 1942: «non lamento, ma azione è il precetto dell’ora; non lamento su ciò che è o che fu ma ricostruzione di ciò che sorgerà e deve sorgere a base della società».
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
rispetto della dignità e dei diritti della persona umana
difesa dell’unità sociale e della famiglia
salvaguardia della dignità e delle prerogative del lavoro
reintegrazione dell’ordinamento giuridico
concezione dello Stato secondo lo spirito cristiano
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
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Radiomessaggio del Natale 1944: le vie per una «democrazia, che corrisponda alla dignità umana, possa, in armonia con la legge naturale e coi disegni di Dio manifestati nella rivelazione, pervenire a benefici risultati»
3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Pio XII
«Noi indirizziamo la Nostra attenzione al problema della democrazia, per esaminare secondo quali norme deve essere regolata, per potersi dire una vera e sana democrazia, confacente alle circostanze dell’ora presente; ciò indica chiaramente che la cura e la sollecitudine della Chiesa rivolta non tanto alla sua struttura e organizzazione esteriore - le quali dipendono dalle aspirazioni proprie di ciascun popolo - quanto all’uomo, come tale, che, lungi dall’essere l’oggetto e un elemento passivo della vita sociale, ne è invece, e deve esserne e rimanerne, il soggetto, il fondamento e il fine»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
22 ottobre 1945: XIX Settimana Sociale dei Cattolici d’Italia a Firenze sul tema Costituzione e
Costituente
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Giuseppe Borghino
«La costituzione dovrà fissare i lineamenti etico-giuridici fondamentali della vita della Nazione ed è indispensabile che ciò avvenga sotto l’influenza dello spirito cristiano, che ha dato vita alla sua civiltà, affinché la crisi presente si risolva con la riaffermazione di tutti i suoi elementi giàacquisiti e perennemente validi. È con l’assimilarsene dei ruoli, che tra il passato e l’avvenire non vi sarà rottura ma continuità di flusso vitale».
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Giovan Battista Montini
«richiamare alla luce del genuino diritto pubblico interno i gravi problemi relativi all’essenza e alle funzioni della costituzione e della Costituente, e di dare così un positivo contributo alla saggia formazione della base stessa dell’ordinamento statale, e, quindi, della tranquilla sociale convivenza»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
• il rispetto della dignità della persona
• la difesa della religione cattolica come religione di Stato
• il libero esercizio per la Chiesa del potere spirituale, del culto e della sua giurisdizione in materia ecclesiastica
• il riconoscimento degli effetti civili del matrimonio
• l’istruzione religiosa nelle scuole dello Stato
• un’equa giustizia sociale a livello nazionale e internazionale
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Giorgio La Pira
«Ormai la risposta è chiara: questa ispirazione non consiste nel fatto che lo Stato affermi nel primo articolo della sua Costituzione di riconoscere la religione cattolica come religione dello Stato. Questa affermazione ci vuole: ma l’ispirazione cristiana della Costituzione non dipende essenzialmente da essa. L’ispirazione dipende essenzialmente da questo fatto: che l’‘oggetto’ della Costituzione, il suo fine, sia la persona umana quale il cattolicesimo la definisce e la mostra. E dipende di conseguenza dall’altro fatto, che tutte le strutture dell’edificio costituzionale siano ordinate a questo fine»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Aldo Moro
«Io sono, come tanti altri, entrato nella Dc con la spontaneità e l’entusiasmo di una scelta, piùche politica, religiosa […]. In quel fervore iniziale c’era più fede che arte politica e tale stato d’animo restò per molti a lungo»
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Giuseppe Dossetti
«non sono mai stato un politico. Vi assicuro i miei interessi sono solo religiosi»
3. Il presente: l’Assemblea Costituente
2 giugno 1946
nasce la Repubblica Italiana
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Enzo Cheli
«cercare, a fondamento della Costituente, una cultura istituzionale di tipo popolare o comunque espressiva di pressioni esercitate da larghi settori dell’opinione pubblica»si rivela «un’impresa disperata»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Enzo Cheli
«quella classe politica che, dopo essersi affermata nel corso della fase transitoria, riesce, poi, a collocarsi in posizione dominante all’interno dell’Assemblea: il che concorre a spiegare come l’Assemblea, pur recependo le varie influenze, […] finisse poi per trarre esclusivamente dal proprio seno le basi più dirette di riferimento culturale intorno a cui orientare i propri lavori»
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3. Il presente: l’Assemblea CostituenteAlcide De Gasperi
«Da una parte egli deve esprimere l’ansia, il dolore, l’angosciosa preoccupazione per le conseguenze del Trattato, dall’altra riaffermare la fede della nuova democrazia italiana nel superamento della crisi della guerra e nel rinnovamento del mondo operato con validi strumenti di pace. Tale fede nutro io pure e tale fede sono venuti qui a proclamare con me i miei due autorevoli colleghi, l’uno già Presidente del Consiglio, prima che il fascismo stroncasse l’evoluzione democratica dell’altro dopoguerra, il secondo Presidente dell’Assemblea Costituente Repubblicana, vittima ieri dell’esilio e delle prigioni e animatore oggi di democrazia e di giustizia sociale: entrambi interpreti di quell’Assemblea a cui spetterà di decidere se il Trattato che uscirà dai vostri lavori sarà tale da autorizzarla ad assumerne la corresponsabilità, senza correre il rischio di compromettere la libertà e lo sviluppo democratico del popolo italiano»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Giuseppe Dossetti
«voi avete sentito nel dibattito, che ha preceduto questo mio discorso, la volontàcomune che anima molti dei membri di questa Assemblea (vorrei sperare tutti), perché dal nostro sforzo risulti una Costituzione che dia veramente un volto nuovo al nostro Stato, che assicuri a tutti gli italiani una democrazia effettiva, integrale, non solo apparente e formale, ma veramente sostanziale, una democrazia finalmente umana».
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Aldo Moro
«Non possiamo in questo senso fare una Costituzione afascista, cioè non possiamo prescindere da quello che èstato nel nostro Paese un movimento storico di importanza grandissima, il quale nella sua negatività ha travolto per anni le coscienze e le istituzioni. Non possiamo dimenticare quello che è stato, perché questa Costituzione oggi emerge da quella resistenza, da quella lotta, da quella negazione, per le quali ci siamo trovati insieme sul fronte della resistenza e della guerra rivoluzionaria ed ora ci troviamo insieme per questo impegno di affermazione dei valori supremi della dignità umana e della vita sociale»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Art. 2 della Costituzione Italiana
«La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Art. 3 della Costituzione Italiana
«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Giovanni Sale
«Il modello personalista fu utilizzato per superare sia il liberalismo, che nella sua accezione più negativa finiva per fare della libertà un assoluto, sia il comunismo, il quale in base ai principi dello Stato collettivista negava alcuni fondamentali diritti individuali. Per essi, invece, la persona umana avrebbe dovuto costituire il limite davanti al quale ogni altra pretesa, in particolare quella statale, doveva fermarsi»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Dal Codice Rocco
ai diritti sociali
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Art. 1 della Costituzione Italiana
«L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Giorgio La Pira
«La Costituzione deve essere elaborata in funzione di questo assetto: le strutture giuridiche devono essere proporzionate a quelle sociali»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Giuseppe Dossetti
«a) riconosca la precedenza sostanziale della persona umana (intesa nella completezza dei suoi valori e dei suoi bisogni non solo materiali ma anche spirituali) rispetto allo Stato e la destinazione di questo a servizio di quella; b)riconosca ad un tempo la necessaria socialità di tutte le persone, le quali sono destinate a completarsi e perfezionarsi a vicenda mediante una reciproca solidarietà economica e spirituale: anzitutto in varie comunitàintermedie disposte secondo una naturale gradualità (comunità familiari, territoriali, professionali, religiose, ecc.), e quindi, per tutto ciò in cui quelle comunità non bastino, nello Stato; c) che per ciò affermi l’esistenza sia dei diritti fondamentali delle persone, sia dei diritti delle comunità anteriormente ad ogni concessione da parte dello Stato»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Giuseppe Dossetti
«questa è la portata politica della norma che noi vi chiediamo di approvare. Con essa voi non date tanto una garanzia alla Chiesa, ma date una garanzia a tutti noi, a voi stessi (se, come dite, tanti sono anche tra voi i cattolici), date una garanzia alla libertà di coscienza di ogni cittadino. Ecco, perché questa è una norma da porre nella Costituzione: perché interessa noi tutti, in quanto membri della comunitàstatale italiana, e interessa la maggioranza degli italiani, in quanto membri di quella comunità spirituale che è la Chiesa Cattolica»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Palmiro Togliatti
«ora siamo di fronte all’avvenire e a difficoltànuove per il nostro Paese, siamo di fronte a problemi economici e politici che si stanno accumulando e intrecciando l’uno con l’altro. In questa situazione, abbiamo bisogno della pace religiosa, né possiamo in nessun modo consentire a che essa venga turbata. […] Questa è la situazione reale, di fatto, che oggi esiste, e noi, Partito comunista, che dal momento in cui abbiamo incominciato ad agire legalmente nel Paese, sempre abbiamo avuto tra i nostri principali obiettivi quello di mantenere la pace religiosa, non possiamo trascurare questa situazione, anzi dobbiamo tenerne conto e adeguare ad essa la nostra posizione e, di conseguenza, il nostro voto»
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3. Il presente: l’Assemblea Costituente
Pio XII e il Giubileo dell’Anno Santo 1950
«programmatica e sempre vigile collaborazione del laicato»
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4. IL FUTURO: TRA CONCILIO VATICANO II E POST-CONCILIO
Benedetto XVI
«si sentiva che la Chiesa non andava avanti, si riduceva, che sembrava piuttosto una realtàdel passato e non la portatrice del futuro. E in quel momento, speravamo che questa relazione si rinnovasse, cambiasse; che la Chiesa fosse di nuovo forza del domani e forza dell’oggi»
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4. IL FUTURO: TRA CONCILIO VATICANO II E POST-CONCILIO
ripensare il rapporto della Chiesa con la società in una situazione inedita
due guerre mondiali, primi e timidi contatti con le altre religioni, decolonizzazione, Terzo Mondo
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4. IL FUTURO: TRA CONCILIO VATICANO II E POST-CONCILIO
Giovanni XXIII
nel 1961, pubblica la Mater et
Magistra: «comunità» e di «socializzazione».
nel 1963, pubblica la Pacem in
terris: «a tutti gli uomini di buona volontà»
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4. IL FUTURO: TRA CONCILIO VATICANO II E POST-CONCILIO
Giuseppe Dossetti
«noi abbiamo in qualche modo contribuito con la nostra azione precedente anche all’esito del Concilio, si è potuto fare qualcosa al Concilio in funzione anche di un’esperienza storica vissuta nel mondo politico anche da un punto di vista tecnico assembleare che qualcosa ha contato […] si portò al Concilio […] una certa ecclesiologia che era riflesso anche dell’esperienza politica fatta e della necessità di non impegnare la Chiesa nelle cose mondane»
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4. IL FUTURO: TRA CONCILIO VATICANO II E POST-CONCILIO
con il Concilio Vaticano II -Lumen gentium e Gaudium et
spes - i cattolici emersero «come un qualcosa di organico e necessario nel disegno costitutivo della Chiesa stessa»
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4. IL FUTURO: TRA CONCILIO VATICANO II E POST-CONCILIO
Paolo VI
«la piena efficienza pastorale non può ora concepirsi e raggiungersi senza l’Azione Cattolica, tanto nella sua primigenia espressione diocesana e parrocchiale, quanto in quella delle sue ramificazioni specializzate e rivolte all’apostolato d’ambiente. […] saremo grati a quei figli del nostro Laicato, che vorranno riconoscere nell’Azione Cattolica la via maestra per professare adesione alla Chiesa, per alimentare in sé stessi la pienezza del suo impegnativo significato, il “sensus Ecclesiae”, e per offrirle una testimonianza ed una collaborazione, che tendono, di per sé, ad escludere ogni ambiguità, ogni intermittenza, ed anche ogni limitazione»
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4. IL FUTURO: TRA CONCILIO VATICANO II E POST-CONCILIO
Anni Settanta
il cattolicesimo italiano con un volto marcatamente al plurale in un Paese più secolarizzato
referendum sul divorzio (1974)
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4. IL FUTURO: TRA CONCILIO VATICANO II E POST-CONCILIO
Aldo Moro
«un confuso venire alla luce di un mondo più libero e di uomini più autonomi e responsabili, responsabili di per sé stessi, e non in ragione di una costrizione legale»
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4. IL FUTURO: TRA CONCILIO VATICANO II E POST-CONCILIO
Papa Giovanni Paolo II al Convegno Ecclesiale di Loreto (1985)
«l’antica e significativa tradizione di impegno sociale e politico dei cattolici»
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4. IL FUTURO: TRA CONCILIO VATICANO II E POST-CONCILIO
Giuseppe Dossetti
«Qualcuno incomincia, in queste ultime ore a sperare che gli avvenimenti di tutto quest’anno possano avere risvegliato le coscienze, o almeno stimolato una qualche ripresa di consapevolezza: ma è certo che questa non può darsi e non può portare a esiti positivi, se non si ricomincia a pensare da molti il testo costituzionale vigente come Legge superiore contenente principi non negoziabili, che possono e debbono presiedere e dare impulso anche all’attuale fase di transizione, verso un nuovo più organico, più vero e più stabile, nel costume, nelle strutture e nelle istituzioni della vita collettiva. A questo fine bisogna anzitutto abbandonare il vezzo di una facile denigrazione della Costituzione, e pensare, più che a cambiarla o a riscriverla in toto, a rimeditarla e ad applicarla veramente nelle parti che sinora hanno avuto insufficiente o distorta applicazione»
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5. CONCLUSIONE
il passaggio da una concezione della Chiesa costantiniana a una Chiesa conciliare
la politica: una vocazione, quindi, non per tutti
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5. CONCLUSIONE
«quali potrebbero essere» le modalità per una presenza piùincisiva dell’impegno politico dei cattolici nella societàitaliana?
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5. CONCLUSIONE
il rischio di diventare
cattolici “senza memoria”
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5. CONCLUSIONE
luoghi d’incontro e di riflessione e punto di riferimento per i politici
per il futuro: ne va del bene comune
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