Elite (Rec. Studi Cattolici)-Sc621

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Élite, questo il nome di una nuo- va collana, pubblicata e diffusa dalla milanese Paragon con l’in- tento di aprire il mercato dell’edi- toria a «inediti orizzonti musica- li» per replicare, come si legge nel claim, i successi degli «spe- ciali» del mensile Amadeus. Élite si presenta ai suoi lettori con una veste grafica curata in ogni mini- mo dettaglio, veste così accatti- vante da far somigliare ciascuno dei suoi numeri più a una rarità ir- ripetibile (di impronta ancora e sempre artigianale, con buona pa- ce di Benjamin) che a un oggetto avente un suo prezzo e una sua collocazione sul mercato. Siamo posti di fronte a un ibrido di rara bellezza (ma Ermafrodito era un giovane bellissimo!) e di grande interesse editoriale, consistente in un prezioso volumetto monogra- fico, graficamente un bijou, con allegato documento sonoro (in genere 2 cd). Il risultato oltrepas- sa di molte lunghezze lo scopo dell’operazione, del resto perfet- tamente evidenziata da Gaetano Santangelo, che ne è il direttore: quella di valorizzare e dar lustro o alla produzione di un composito- re inedito o, in alternativa, all’ec- cezionalità di un interprete (in Italia non si trovano, anche qualo- ra uno li cercasse imitando Dio- gene, ossia con la proverbiale lan- terna in mano, i prodotti di nic- chia che denotano l’élite musica- le, quella vera, si capisce). La cadenza è annuale, come tutte le cose che, per maturare, richie- dono tempo e pazienza (il parago- ne con il vino, tanto più buono quanto maggiormente esso invec- chia, sarà obsoleto?). Il primo nu- mero, del 2010, era dedicato al compositore Francesco Antonio Vallotti (1697-1780) e proponeva la prima registrazione mondiale delle Lamentazioni per la Setti- mana Santa, in due cd con stru- menti d’epoca dall’ensemble Fe- sta rustica diretto da Giorgio Mat- teoli. Le vendite nelle edicole? Entusiasmante il risultato, 7mila esemplari venduti su una tiratura di 10mila. Nel 2011 il secondo numero della strenna discografi- ca: l’atteso doppio cd che Roberto Cominati ha dedicato alla musica per pianoforte solo di Maurice Ravel (che avrebbe voluto fare il pilota anziché il compositore, mentre Cominati fa – beato lui – entrambe le cose). Adriana Beni- gnetti ha scritto che «Ravel sta davvero bene addosso a Comina- ti, è particolarmente congeniale al suo brillante talento, al suo tocco elegante, alla sua raffinata intro- spezione sonora, alla sua ricca ta- volozza timbrica». Ottime le ven- dite anche in questo caso, esaurita per intero la tiratura a stampa, un risultato tanto più soddisfacente in quanto si era imposto, lo scorso anno, l’inevitabile passaggio dalle edicole alle librerie. Ora è la volta di Bach, al quale è dedicato il terzo numero della se- rie. La musica del grande tedesco è a tal punto coinvolgente ed es- senziale che, come scrive il diret- tore del mensile Amadeus, «risul- ta immediata, anche per lo sprov- veduto, la sensazione di trovarsi di fronte a uno dei massimi capo- lavori della musica strumentale di tutti i tempi» (G. Santangelo, «Musica allo stato puro», Élite, ott. 2012, p. 9). Il musicologo Raffaele Mellace, professore as- sociato nell’ateneo di Genova, azzarda una valutazione per certi versi inedita, che diresti corag- giosamente interdisciplinare: «È bene continuare a sorprendersi di come la musica di Bach si mostri in grado di soggiogare l’odierno cittadino d’un mondo globalizza- to tanto quanto, all’epoca in cui fu scritta, gli aristocratici ospiti del principe Leopoldo di Anhalt- Cöthen: il primo», prosegue Mel- lace, «in un qualunque punto del globo, attrezzato di minuscoli au- ricolari mentre è intento alle atti- vità più diverse; gli altri, seduti cerimoniosamente in una sala dalla decorazione barocca e gra- vati da fastidiose parrucche inci- priate. La medesima musica par- la alle une e alle altre teste, re- motissime tra loro...» (R. Mella- ce, «Universale e no global», Éli- te, cit., pp. 11-19). Si tratta non solo di un pensiero di sconvol- gente attualità, a parere di chi scrive, ma anche di una riflessio- ne in merito a quale dovrebbe o potrebbe essere, oggidì, la langue unique in grado di porre un rime- dio al babelico profluvio di idio- RIVISTE & RIVISTE Musica d’Élite & L’Europeo 802 landini-novembre.qxp 08/11/2012 12.48 Pagina 802

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Review of ELITE, a spin-off of the monthly magazine AMADEUS (publisher is PARAGON, Milan-based) entirely devoted to high-quality classical music in form of monographies

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Élite, questo il nome di una nuo-va collana, pubblicata e diffusadalla milanese Paragon con l’in-tento di aprire il mercato dell’edi-toria a «inediti orizzonti musica-li» per replicare, come si leggenel claim, i successi degli «spe-ciali» del mensile Amadeus. Élitesi presenta ai suoi lettori con unaveste grafica curata in ogni mini-mo dettaglio, veste così accatti-vante da far somigliare ciascunodei suoi numeri più a una rarità ir-ripetibile (di impronta ancora esempre artigianale, con buona pa-ce di Benjamin) che a un oggettoavente un suo prezzo e una suacollocazione sul mercato. Siamoposti di fronte a un ibrido di rarabellezza (ma Ermafrodito era ungiovane bellissimo!) e di grandeinteresse editoriale, consistente inun prezioso volumetto monogra-fico, graficamente un bijou, conallegato documento sonoro (ingenere 2 cd). Il risultato oltrepas-sa di molte lunghezze lo scopodell’operazione, del resto perfet-tamente evidenziata da GaetanoSantangelo, che ne è il direttore:quella di valorizzare e dar lustro oalla produzione di un composito-re inedito o, in alternativa, all’ec-cezionalità di un interprete (inItalia non si trovano, anche qualo-ra uno li cercasse imitando Dio-gene, ossia con la proverbiale lan-terna in mano, i prodotti di nic-chia che denotano l’élite musica-le, quella vera, si capisce).La cadenza è annuale, come tuttele cose che, per maturare, richie-dono tempo e pazienza (il parago-ne con il vino, tanto più buonoquanto maggiormente esso invec-chia, sarà obsoleto?). Il primo nu-mero, del 2010, era dedicato al

compositore Francesco AntonioVallotti (1697-1780) e proponevala prima registrazione mondialedelle Lamentazioni per la Setti-mana Santa, in due cd con stru-menti d’epoca dall’ensemble Fe-sta rustica diretto da Giorgio Mat-teoli. Le vendite nelle edicole?Entusiasmante il risultato, 7milaesemplari venduti su una tiraturadi 10mila. Nel 2011 il secondonumero della strenna discografi-ca: l’atteso doppio cd che RobertoCominati ha dedicato alla musicaper pianoforte solo di MauriceRavel (che avrebbe voluto fare ilpilota anziché il compositore,mentre Cominati fa – beato lui –entrambe le cose). Adriana Beni-gnetti ha scritto che «Ravel stadavvero bene addosso a Comina-ti, è particolarmente congeniale alsuo brillante talento, al suo toccoelegante, alla sua raffinata intro-spezione sonora, alla sua ricca ta-volozza timbrica». Ottime le ven-dite anche in questo caso, esauritaper intero la tiratura a stampa, unrisultato tanto più soddisfacente inquanto si era imposto, lo scorso

anno, l’inevitabile passaggio dalleedicole alle librerie. Ora è la volta di Bach, al quale èdedicato il terzo numero della se-rie. La musica del grande tedescoè a tal punto coinvolgente ed es-senziale che, come scrive il diret-tore del mensile Amadeus, «risul-ta immediata, anche per lo sprov-veduto, la sensazione di trovarsidi fronte a uno dei massimi capo-lavori della musica strumentaledi tutti i tempi» (G. Santangelo,«Musica allo stato puro», Élite,ott. 2012, p. 9). Il musicologoRaffaele Mellace, professore as-sociato nell’ateneo di Genova,azzarda una valutazione per certiversi inedita, che diresti corag-giosamente interdisciplinare: «Èbene continuare a sorprendersi dicome la musica di Bach si mostriin grado di soggiogare l’odiernocittadino d’un mondo globalizza-to tanto quanto, all’epoca in cuifu scritta, gli aristocratici ospitidel principe Leopoldo di Anhalt-Cöthen: il primo», prosegue Mel-lace, «in un qualunque punto delglobo, attrezzato di minuscoli au-ricolari mentre è intento alle atti-vità più diverse; gli altri, seduticerimoniosamente in una saladalla decorazione barocca e gra-vati da fastidiose parrucche inci-priate. La medesima musica par-la alle une e alle altre teste, re-motissime tra loro...» (R. Mella-ce, «Universale e no global», Éli-te, cit., pp. 11-19). Si tratta nonsolo di un pensiero di sconvol-gente attualità, a parere di chiscrive, ma anche di una riflessio-ne in merito a quale dovrebbe opotrebbe essere, oggidì, la langueunique in grado di porre un rime-dio al babelico profluvio di idio-

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mi correnti del quale sono, giustaun adagio antico come il mondo,piene le fosse. Se, come va predi-cando Michel Onfray, «la multi-plicité des idiomes constituemoins une richesse qu’une pau-vreté ontologique et politique»(Le Monde, 10 luglio 2010), allo-ra per davvero, e non già comeuna pietosa utopia, intorno al no-me di Bach potrebbero coagular-si, in tempi di crisi acuta dei lin-guaggi, tempi nei quali a prevale-re sono gli idiomi nefasti del con-tatto mordi e fuggi (pensiamo,ovviamente, a «Facebook», piagadel terzo millennio e quinto cava-liere dell’Apocalisse), le forzesane della «terra della sera»,l’Occidente. Sempre allo scopodi introdurre questo numero diÉlite, Massimo Rolando Zegna,musicologo di valore, scrive chesi è, qui, di fronte a «un mondosonoro che si staglia netto da tut-to il resto, e che affonda le radicinel pensiero polifonico di Bach,meglio ancora, in un sentire econcepire in maniera polifonicanon solo l’arte ma, verrebbe dadire, anche l’universo e la vitastessa» (M.R. Zegna, «Vite pa-rallele», Élite, cit., pp. 20-27).Negli allegati cd sono contenutealcune Sonate e Partite bachianeper violino solo, brani magnifica-mente interpretati da StefanoMontanari. Intervistato da Fran-cesco Fusaro, Montanari poneuna questione anzitutto di legitti-mità per ciò che concerne talunescelte (più o meno rigorosamen-te) «filologiche» messe in attodagli interpreti, giungendo ad au-gurarsi che la filologia «vengaapplicata a tutta la musica, e nonsoltanto al repertorio antico». Al-l’insegna di tre sole parole d’or-dine, chiude il discorso, perento-rio, Montanari: «Studio, appro-fondimento, applicazione» (Ste-fano Montanari, intervista di F.Fusaro, «Questione di studio»,Élite, num. cit., pp. 31-35). Undiscorso, quello di Montanari,non facilmente digeribile in un’e-poca di sciatteria montante comela nostra, nella quale si trovano a

contendersi la scena, alla pari, ilgrande Uto Ughi e l’assai piùmodesto, lasciatecelo dire, Gio-vanni Allevi, come a dire il leonee il topolino della favola di Eso-po. In conclusione? Abbonarsi, oregalare un abbonamento a Élite,sarà una strenna natalizia non so-lo in sé indovinata e originale maanche, potremmo scommetterci,gradita a chi la riceverà in dono.

Quello di ottobre de L’Europeo,oggi marchio Rcs, storica testatadal travagliato passato ma dal ro-seo presente e, si spera, avvenire,della quale già parlammo lo scor-so anno (Sc 608, ott. 2011, p.740), è un numero davvero spe-ciale e per chi leggerà, ne siamocerti, di qualche interesse per piùragioni. Per il tema trattato, chesi evince dal titolo: L’altra Chie-sa. A cinquant’anni dal ConcilioVaticano II; per l’autorevolezzadei testimoni che ne scrivono,come Andrea Riccardi, GiancarloZizola, Luigi Barzini, Carlo Bo,Jean Daniélou; per come il temaè trattato, ossia con grande serie-tà; per la ricchezza dell’apparatoiconografico, davvero prodigo diimmagini inedite o comunque ra-re. Perché Daniele Protti, cheL’Europeo dirige, dice altra que-sta Chiesa? Ma perché, egli argo-menta, «le sementi del VaticanoII sono state poi contaminate»

(D. Protti, «Concilio, un’ereditàdissipata», editoriale, L’Europeo,ott. 2012, p. 5), e lo sono statedallo scandalo Ior con le sue«spregiudicate acrobazie finan-ziarie», dagli scandali della «pe-dofilia ovunque» (dispiace l’av-verbio ovunque, sarebbe comedire che tutta la polizia è violen-ta e corrotta solo per colpa di po-che mele marce che allignano alsuo interno), da certe «sciocchez-ze» (sic) come i vantaggi fiscali,validi dal lontano 1929. Insom-ma, i limiti euristici di un’impo-stazione laica, antistoricistica co-me quella che Protti adotta, certonon sbagliata in sé, ci manche-rebbe altro, ma limitata, angustaper l’angolo di osservazioneadottato, nuocciono, se non allaverità storica, almeno all’operaodierna di evangelizzazione e diapostolato che la Chiesa va, intempi di martirio (in merito alquale nemmeno una parola è spe-sa della Redazione de L’Europeo,e questo un poco dispiace), oppo-nendo ai suoi persecutori. Imper-dibile la ristampa vuoi dell’arti-colo che Luigi Barzini dedicò,nel 1962, a papa Giovanni XXIII(L. Barzini, «Giovanni XXIII haun’idea», L’Europeo, n. cit., pp.34-41), vuoi di quello che CarloBo dedicò, solo un anno dopo, al-l’ultima enciclica (Pacem in ter-ris) del «Papa buono» (C. Bo,«Fate i buoni, se potete», L’Euro-peo, cit., pp. 90-97).

Carlo Alessandro Landini

Il terzo numero di Élite, dedicato alle So-nate e Partite per violino solo di Bach,costa euro 16. Si può utilizzare il buonod’ordine allegato al mensile Amadeus ocollegarsi al sito internet www.amadeu-sonline.net o telefonare al numero02/4816353 (int. 203). Il libro e i 2cd so-no in vendita in edicola, nei negozi spe-cializzati e per corrispondenza. Un nu-mero di L’Europeo costa euro 7,90. Perabbonarsi, col diritto a ricevere 11 nume-ri l’anno, ci si può collegare al sitowww.abbonamentircs.it o si può telefo-nare al numero 02/62291. Attualmente ilcosto dell’abbonamento, scontato del48%, è di euro 45. Un bel risparmio.

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A cinquant’annidal Concilio

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