LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo...

35
MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione a cura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunale di Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile: Lando Maria Sileoni a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected] Aprile/Maggio 2017 ATTUALITÀ Troppi manager in azienda? SICUREZZA Stress lavoro-correlato VIAGGI Montecarlo LA FORMA DEL

Transcript of LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo...

Page 1: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione acura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunaledi Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile:Lando Maria Sileoni

a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected]/Maggio 2017

ATTUALITÀTroppi managerin azienda?

SICUREZZAStress lavoro-correlato

VIAGGIMontecarlo

LA FORMA DEL

Page 2: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

03 EDITORIALELa forma del pensiero

05 ATTUALITÀTroppi manager in azienda?

07 ATTUALITÀModernità, “schiavismo” e banche

08 SCALA 40La sfida di Cristina

10 SICUREZZAStress lavoro-correlato

12 WELFAREIl fondo pensione.Conviene una rendita?

14 MARKETINGIngaggiare i centennials

16 LETTERATURAAndrea Greco / Franco VanniBanche impopolari

18 MUSICA & CONCERTIJazzanova / Funkhaus studio session

19 CINEMAIo, Daniel Blake

20 ARTE&CULTURAArt dècoGli anni ruggenti in Italia

23 SPAZIO APERTOAIL / Associazione Italiana controle leucemie-linfomi e mieloma onlus

25 SPORTNeve d’acciaio

27 ENOGASTRONOMIAIl dono delle api

30 VIAGGIMontecarlo

34 CITAZIONI

Direttore ResponsabileLando Maria Sileoni

Capo RedattoreLodovico Antonini

Comitato di RedazioneMattia PariPierluigi AielloRiccardo BarabaniWladimir BrottoSimone CapuaniGiovanni CorsaroAlessandro De RiccardisElisa Bianca GallinaroRoberto InchiappaGiorgio IsabellaAlberto LodaSimona MisticoniFederico MostaccioElio SfarraCaterina StramengaGiuseppe TaorminaFrancesco UrsoAlessandra VanonciniMaria Chiara Wang

CollaboratoriFlavia GamberaleSimona Sacconi

Grafica di copertinaSilvia Catalucci

Edizione webMarco Ammendola

ImpaginazioneOrione. Cultura, lavoroe comunicazione

CONTATTACI: [email protected]

Page 3: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

LA FORMA DEL

3

di Mattia PariCoordinatore Nazionale FABI GiovaniditorialeE

Secondo i dati recentemente diffusi dal Presiden-te di ABI, Antonio Pattuelli, Luigi Einaudi hascritto che nel 1927 le banche Italiane erano cir-

ca 4.400, oggi invece si contano 58 gruppi bancari, 59banche indipendenti, 314 banche di credito coopera-

tivo e 83 succursali di banche estere. Mentre glisportelli bancari, dal picco di 34.139 del 2008

sono scesi ai 29.027 del 31 dicembre 2016.Tra il 2013 e il 2015 sono usciti, attraversopensionamenti e prepensionamenti volon-tari e incentivati, 32.096 dipendenti dal set-tore. Contestualmente sono stati assunti in

banca 21.574 giovani, di cui più della metà(12.240) con il Fondo per la nuova occupazio-

ne. Lo strumento, che è stato negoziato dalla FA-BI e dagli altri sindacati di categoria negli ultimi due

rinnovi contrattuali, ha consentito assunzioni agevo-late a tempo indeterminato di giovani disoccupati,precari già in organico e categorie disagiate, grazie alcontributo solidale di lavoratori e top manager. Dallasua costituzione e fino alla data del 20 Febbraio 2017,il F.O.C. ha ricevuto contributi per un totale di circa257 milioni e 500 mila euro e risultano pervenute alstesso Fondo 16.245 richieste di finanziamento pernuove assunzioni e stabilizzazioni da parte di 237Aziende. Di queste, ne sono già state esaminate 13.910. Insomma, per dare un’opportunità ai giovani in unsettore in difficoltà ormai da diversi anni, è stata de-terminate la contrattazione inclusiva che, come sin-dacati, abbiamo messo in capo con gli accordi per le

EditorialeAprile / Maggio 2017

IL NOSTRO È UN PENSIERO CHEVUOLE PRENDERE FORMA. UNMODO RADICALE DI VEDERE ILFUTURO DEL SETTORE, PERCHÉLE INGIUSTIZIE PROLIFERANOQUANDO I PENSIERI NONHANNO CONSISTENZA

Page 4: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

uscite volontarie ed incentivate a fronte di nuove as-sunzioni e stabilizzazioni (anche con il contributo delF.O.C.). Un modo di fare sindacato che si rivolge sia achi è già nel settore sia a tutte quelle ragazze e queiragazzi che cercano un lavoro. Con la contrattazioneabbiamo, fino ad oggi, dato risposte concrete a moltie contenuto le tensioni occupazionali del settore. Tuttavia, come scrisse la tormentata scultrice CamilleClaudel in una lettera al fratello “c’è sempre qualcosadi assente che ci perseguita”. E, in questo caso, l’as-senza è quella di molte parti datoriali sulle proposteche come FABI abbiamo messo in campo per superareanche le altre difficoltà del comparto. Troppi Istituti

di credito, infatti, continuano a non avviare un dibat-tito serio su un nuovo modello di banca, indispensa-bile per fronteggiare la concorrenza delle Fintech edei giganti Ict. Le banche, secondo noi, devono puntare sulla consu-lenza fiscale, previdenziale, tecnologica, finanziaria,commerciale a famiglie e imprese, riportando ancheall’interno del proprio perimetro attività in preceden-za esternalizzate. È urgente riaprire il dibattito sulcontratto nazionale, perché ci servirà un tessuto nor-mativo in grado di gestire il cambiamento in atto, de-finendo nuove professionalità e nuovi mestieri, in coe-renza con il nuovo modello di banca che stiamo pro-ponendo e che riteniamo possa essere uno strumento

ditorialeE

4 Editoriale

IL NOSTRO È UN PENSIERO CHEVUOLE PRENDERE FORMA. UN

MODO DI VEDERE IL FUTURO DELSETTORE INEVITABILMENTE

RADICALE, PERCHÉ LE INGIUSTIZIEPROLIFERANO QUANDO I PENSIERI

NON HANNO CONSISTENZA

dere ulteriormente erosi i loro spazi vitali nel sistemaeconomico e sociale del Paese.Il nostro è un pensiero che vuole prendere forma. Unmodo di vedere il futuro del settore inevitabilmenteradicale, perché le ingiustizie proliferano quando ipensieri non hanno consistenza. n

fondamentale al servizio del Paese, ponendo anche lecondizioni per un aumento dei ricavi e preservandol’occupazione. Tutto questo, non potrà prescindere,tuttavia, da una maggiore democrazia economica nel-la gestione delle stesse banche, che tenga conto anchedel ruolo dei dipendenti, dei piccoli azionisti e dei ter-ritori. Tutte categorie che, altrimenti, rischiano di ve-

Page 5: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

5Aprile / Maggio 2017

Care Lettrici, cari Lettori, at-traverso un breve raccontoallegorico, che qui sotto vi ri-

portiamo, desideriamo fornirviqualche spunto di riflessione su untema di grande attualità: la conti-nua ed eccessiva presenza di topmanager nelle banche. Ognuno si ritenga naturalmente li-bero, in conclusione, di trarre lamorale che più ritiene opportuna.

Ecco la storiella della canoa:«Una banca italiana e una bancagiapponese decisero di sfidarsiogni anno in una gara di canoa,con un equipaggio di otto uominiciascuna. Nonostante ogni squadra si fosseallenata duramente per arrivare algiorno della competizione al me-glio della forma, i giapponesi ripor-tarono una vittoria schiacciante,

con un vantaggio di oltre un chilo-metro sugli italiani.Dopo la sconfitta, il morale dellasquadra della banca italiana era aterra. Il top management si con-vinse allora che avrebbero dovutovincere la gara dell'anno successi-vo e decise di istituire un gruppodi progetto per analizzare il pro-blema.Quest’ultimo, dopo un lungo edestenuante lavoro e in seguito adanalisi attente e approfondite, sco-prì che i giapponesi avevano setteuomini ai remi e uno solo al co-mando, mentre la squadra italiana

Attualità

ttualitàA

TROPPI MANAGER IN AZIENDA?

di Ludovico PaganelliEsecutivo Nazionale FABI Giovani

Leggete la storiella della canoa!

Page 6: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

ttualitàA

6 Attualità

aveva un uomo che remava e setteche comandavano.Per fronteggiare una tale situazio-ne di crisi, il management fornìuna chiara prova di capacità ge-stionale: ingaggiò immediatamen-te una società di consulenza perstudiare la struttura della squadraitaliana.Dopo molti mesi di duro lavoro, iconsulenti giunsero alla conclusio-ne che in squadra c'erano troppepersone a comandare e troppo po-che a remare. E così, grazie al supporto e al reso-conto finale degli esperti, si scelsedi cambiare immediatamente lastruttura dello staff: ci sarebberostati allora quattro comandanti,due supervisori dei comandanti,

un capo dei supervisori e una per-sona ai remi. Inoltre si introdusseuna serie di incentivi per motivareil rematore, poiché era necessarioampliare il suo ambito lavorativoe dargli più responsabilità.

L'anno successivo i giapponesi vin-sero con un vantaggio di due chi-lometri.La banca italiana licenziò imme-diatamente il rematore a causa de-gli scarsi risultati ottenuti sul lavo-ro, ma nonostante tutto pagò unbonus al gruppo di comando, comericompensa per il grande impegnoche la squadra aveva dimostrato.Il top management preparò, infine,un resoconto, dove si dimostrò cheera stata scelta la giusta tattica, cheanche la motivazione era buona,ma che il materiale usato dovevaessere migliorato.Al momento la banca italiana è im-pegnata a progettare una nuova ca-noa».Solo una storiella? n

UNA BELLA STORIELLA...CHE POI TANTO STORIELLA NON È...

Page 7: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

di Wladimir BrottoEsecutivo Nazionale FABI GiovanittualitàA

MODERNITÀ,“SCHIAVISMO” E BANCHE

7

Rispetto al precariato sempre più dilagante nelPaese, per il momento e, soprattutto, grazie alruolo esercitato dalla FABI e dagli altri sinda-

cati del settore, la situazione dei giovani nelle bancheappare molto più stabile.Tuttavia, le prospettive professionali, come sappiamo,sono determinate anche dalla solidità delle aziende incui si lavora. Pertanto, sembra ormai indispensabilerimarcare alcune distinzioni tra gli Istituti di Credito.Ci sono quelli che si stanno adoperando per cercareun nuovo modello di banca e stanno investendo inquesta direzione e che frequentemente sono proprioquelli che hanno bilanci discretamente in salute; poici sono quelli in difficoltà. Questi ultimi, spesso, sonoquelli che non hanno pensato al futuro e sui quali la

Vigilanza europea è dovuta intervenire per ricondurrealla normalità talune prassi, che potevano apparirepiuttosto disinvolte. La modernità, o meglio la modernizzazione delle re-lazioni e delle strutture, tutto ciò che si può identifi-care con il nuovo modello di banca, rappresentaun’opportunità per continuare ad essere protagonistinel futuro. È necessario acquisire nuove conoscenzeper potersi riconvertire nelle nuove strutture aziendaliche nasceranno. Diversamente, rischiamo che, alcunedelle nostre attuali professionalità di lavoratori ban-cari, diventino inutili e magari – per qualche top ma-nager – anche sacrificabili alla prima crisi aziendale.Una modernizzazione professionale, che può rispar-miarci le “schiavitù”, così tristemente diffuse in tantialtri settori del mondo del lavoro.Avere la conoscenza del nuovo che avanza può ren-derci liberi da questo e i “lupi”, improvvisamente po-trebbero trovarsi ad essere pecore. La conoscenza, infatti, ci libera dalle grigie schiavitùmoderne e il futuro, ormai prossimo, non lascia spazid’attesa a chi s’attarda. n

Page 8: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

cala 40S

8

Reinventare l’arte della cera-mica utilizzando la stampa3d. L’avventura imprendito-

riale di Cristina D’Alberto prendevita proprio in un fablab, quello diFaenza. Qui la giovane ceramistaha trovato i macchinari adatti perportare avanti il suo progetto im-prenditoriale, Chefclay. Applicarele nuove tecnologie alla tradizionetipicamente faentina dell’artigia-nato in ceramica: questa la missio-ne di D’Alberto. E dopo le speri-mentazioni con i macchinari del la-boratorio di fabbricazione digitale

Scala 40

Storie di giovani che ce l’hanno fatta

DAL FALBLAB DI FAENZA ALLA

COLLABORAZIONECON LO CHEF

STELLATO SEMI HAKIM

LA SFIDA DI CRISTINAReinventare l’arte della ceramica con la stampa 3D

Page 9: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

9Scala 40Aprile / Maggio 2017

di Flavia Gamberale

CON IL PROGETTO CHEFCLAY, LA GIOVANECERAMISTA CRISTINA D’ALBERTO HA REINVENTATO

L’ARTE DELLA CERAMICA FAENTINA SERVENDOSI DEINUOVI MEZZI DI STAMPA DIGITALE.

NEL SUO LABORATORIO SONO STATO CREATI UTENSILIINNOVATIVI DA CUCINA IN GRADO DI CONSERVARE

AL MEGLIO I SAPORI DEI CIBI.

sono arrivate anche le prime colla-borazioni importanti, a cominciareda quella con lo chef stellato SemiHakim. “Con lui”, spiega la D’Al-berto, “stiamo lavorando alla pro-duzione di alcuni utensili da cucinain grado di conservare al meglio isapori dei cibi”.Nei locali del fablab di Faenza, laceramista, che fino a poco tempoprima aveva un proprio laborato-rio tradizionale di ceramica, ha ca-pito che la stampa 3d poteva andarbene non solo per la prototipazio-ne ma anche per la produzione, ov-viamente su scala ridotta. “Questetecnologie ci consentono di pro-durre oggetti personalizzati a costipiù bassi quando si tratta di nume-ri contenuti”, racconta la D’Alber-to. Presto Chefclay diventerà unastart up, probabilmente già dal-l’inizio del nuovo annoL’obiettivo di mercato sarà quellodi creare utensili artigianali in ce-ramica che possano esaltare il sa-pore delle pietanze: dai piatti ai

bicchieri, passando per i più comu-ni utensili da cucina.Il vantaggio di produrre con lastampa 3d non risiede solo nei co-sti competitivi, ma anche nellaqualità di fattura che queste mac-chine garantiscono.“Produciamo dei materiali che a li-vello tattile danno sensazioni pia-cevoli”, rivela D’Alberto. Adesso, inparticolare stiamo realizzando deicucchiai che stimolano la degusta-zione”.Un percorso, quello della cerami-sta faentina, che nasce dall’incon-tro con un artigiano digitale, Lo-renzo Paganelli. “Abbiamo unito lenostre competenze e iniziato la no-stra ricerca nel fablab di Faenza”. Oggi, agli albori della rivoluzione4.0, le imprese si formano anchecosì. n

Page 10: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

Oggi parliamo di un argomen-to poco conosciuto, ma difondamentale importanza

per il miglioramento della vita la-vorativa di ognuno di noi all’inter-no della propria azienda.L’articolo 28 del D.Lg. 81/08 evi-denzia l’importanza di effettuareun’attenta valutazione del rischiostress all’interno dell’azienda.Parliamo di un rischio molto este-so: questo può essere correlato al

mal funzionamento della macchinaorganizzativa aziendale (riconosci-menti dei ruoli, chiarezza dei com-piti individuali) o la natura delle at-tività svolte (gestioni di un numeroelevato di risorse, carichi di lavorodi forte responsabilità).Questo obbligo è stato confermatoil 18 novembre 2010, per tutte leaziende, con una circolare applica-tiva del Ministero del Lavoro. Ilmetodo di valutazione descritto da

questo documento prevede diversefasi ben identificate; per prima cosaviene fatta una indagine prelimina-re, in base a questa preventiva ana-lisi avviene eventualmente un se-condo momento di valutazione piùapprofondito. La valutazione dello stress lavoro-cor-relato è un obbligo del datore di lavoroed è inserito nel DVR aziendale.La definizione del termine StressLavoro-correlato è una percezione

icurezzaS

10 Sicurezza

STRESSlavoro-correlato

Page 11: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

di malessere che avverte il lavora-tore quando le richieste dell’orga-nizzazione e dell’ambiente di lavo-ro vanno oltre le capacità indivi-duali per affrontare le suddette ri-chieste. Esiste anche uno stress che ha uneffetto “positivo” sul nostro orga-nismo: questo ci consente di man-tenere un buon livello di efficienzarispetto agli stimoli esterni e creaun’ottima soglia di attenzione verso

secuzione continuativa, messa in at-to da una o più persone allo scopodi arrecare danno al lavoratore finoalla perdita del lavoro stesso.Il processo di valutazione del ri-schio inizia dall’identificazione del-le fonti di stress nell’ambiente di la-voro, con l’utilizzo di opportunimezzi di valutazione.

valutazione del rischio connesso al-lo stress lavoro-correlato. Ricordia-mo che la valutazione non deve maiessere una misura individuale, madeve altresì rispecchiare una situa-zione dei diversi comportamentiaziendali e riportare situazioni didisagio di gruppi omogenei di la-voratori all’interno dell’azienda.

il lavoro da svolgere e rispetto al-l’ambente circostante.Una prolungata esposizione a fat-tori di stress possono essere fontedi rischio per la salute del lavora-tore stesso, di tipo sia fisico sia psi-cologico, sottraendo l’efficienza sullavoro (assenteismo, malattia, tra-sferimenti). Da non confondere lo stress lavoro-correlato con il così detto “mob-bing”, quest’ultimo inteso come per-

Tra le prime fonti di stress sonostati riscontrati, orari particolar-mente pesanti, forti carichi di lavo-ro, turni, organizzazione inadegua-ta rispetto alle proprie competenzeprofessionali e – in ultimo, ma nonper importanza – le mancanze in-frastrutturali nei luoghi di lavoro(spazi angusti, scarsa illuminazio-ne, igiene mancante).Al momento sono diverse le lineeguida che vengono seguite per la

Questa valutazione può anche es-sere svolta con l’utilizzo di que-stionari da sottoporre ad uncampione statisticamente validodei vari reparti di lavoratoriaziendali.L’obiettivo prefissato è quello ditrovare le aree con più criticità o di-sagi e quindi soggette a rischio e diconseguenza concentrarsi per effet-tuare eventuali correzioni con in-terventi correttivi. n

11SicurezzaAprile / Maggio 2017 2017

di Caterina Stramenga Esecutivo Nazionale FABI Giovani

IL PROCESSO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO INIZIA

DALL’IDENTIFICAZIONE DELLEFONTI DI STRESS NELL’AMBIENTE

DI LAVORO, CON L’UTILIZZO DI OPPORTUNI MEZZI

DI VALUTAZIONE

Page 12: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

12 Welfare

QUANDO DEVOSCEGLIERE IL TIPO DIPRESTAZIONE FINALECHE DESIDERO DALFONDO FRA CAPITALEE RENDITA?Al momento del pensionamento. La pre-stazione può essere erogata in capitalefino ad un massimo del 50% della posi-zione maturata e il resto in rendita.Tuttavia, qualora l’importo che si ottieneconvertendo in rendita il 70 per centodella posizione individuale maturata ri-sulti inferiore al 50 per cento dell’asse-gno sociale, l’iscritto può optare per la

ANCHE IN QUESTO NUMEROAPPROFONDIAMO ALCUNI IMPORTANTIASPETTI CHE RIGUARDANO IL WELFAREED IN PARTICOLARE QUELLE TEMATICHE

CHE INTERESSANO NOI GIOVANI. CHIUNQUE VOLESSE PROPORCI DELLEARGOMENTAZIONI DA TRATTARE PUÒFARLO SCRIVENDO A [email protected]

elfareW

IL FONDO PENSIONE.CONVIENEUNA RENDITA?

Page 13: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

13

a cura di Alessandro Vanoncini Esecutivo Nazionale FABI Giovanie Sergio ValvanoDipartimento Nazionale Welfare FABI

Welfare

liquidazione in capitale dell’intera posizionematurata. Possono altresì richiedere la liquidazione incapitale dell’intero “zainetto” anche i cd. “vec-chi iscritti”, ossia coloro che risultavano giàiscritti ad una forma pensionistica comple-mentare alla data di entrata in vigore del d.lgs.124/1993.È bene considerare che la rendita consente diintegrare la pensione obbligatoria e migliorarecosì la condizione di reddito percepita da pen-sionato; mentre la liquidazione in un’unica so-luzione, con il passare del tempo, può esporreal rischio di non disporre del denaro sufficien-te per affrontare con serenità l’età anziana.

E SE UN ADERENTE AL FONDO VENISSE A MANCARE PRIMA DELLA PENSIONE COSA NE SAREBBE DELLA SUA POSIZIONE? A CHI ANDREBBE?In caso di decesso dell’aderente prima dellamaturazione del diritto alla pensione, la posi-zione andrebbe ai beneficiari indicati dal decuius. Se l'aderente non designa beneficiari, ilsuo patrimonio in caso di decesso è riscattatodagli eredi legittimi. È possibile designare i be-neficiari e rivedere la scelta fatta in qualsiasimomento. n

LA RENDITA CONSENTE DI INTEGRARE LA PENSIONE OBBLIGATORIA E

MIGLIORARE COSÌ LA CONDIZIONE DIREDDITO PERCEPITA DA PENSIONATO

Page 14: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

Marketing14

arketingM

Professionisti di marketing ecomunicazione siete avvisa-ti: ricordate le generazioni

dei Millennials? Quelle per cuiavete rivoluzionato il vostro mododi lavorare per gestirne preferenzee comportamenti? Potete ancheresettare tutto, o quasi, perchéquel target è in parte già superato.“Bypassato” da una nuova genera-zione di giovani consumatori chesta formando la propria persona-lità e identità sociale, e che presen-ta caratteristiche ancora più mar-cate dei suoi predecessori. Sono i giovani digitali, l’audiencedel futuro delle aziende, coloro chenon solo vivono con il loro smar-tphone, ma che con esso si aspet-tano di fare qualunque cosa. I Cen-tennials, come vengono definiti, oGenerazione Z se volete, o ancoraiGeneration, visto che sono naticon iPhone e iPad a portata di ma-no. Il punto della questione, inquesto caso, non è il nome, ma co-

sa esprime oggi questa importantefetta di popolazione. Sono, infatti,coloro che richiedono sempre piùattenzione e un approccio specifi-co per essere coinvolti e fidelizzatidal brand. Una parte fondamentale di questagenerazione è rappresentata dal

target che va dai 16 ai 19 anni, con-siderato oggi importante per mol-teplici categorie e aziende. Le evi-denze emerse da una ricerca glo-bale “AdReaction”, svolta da Kan-tarMillwardBrown ci aiutano a ca-pire meglio chi abbiamo di fronte.AdReaction è un’analisi condottasu scala mondiale, che mette afuoco i comportamenti, gli atteg-giamenti e la risposta alla comu-nicazione di tre generazioni a con-fronto ed è il primo grande studiodi analisi delle risposte dei giova-nissimi (Generazione Z) ai diversiformati pubblicitari, svolto perfornire alle aziende indicazioni sucome ingaggiare efficacementequesto target. Ha ascoltato quasi24.000 consumatori in 39 paesi,aiutando i marketer a capire comeattivarne l’engagement. Lo studio testimonia di un targetattento osservatore della realtàcircostante, che si annoia congrande facilità, sempre in cerca di

INGAGGIARE I CENTENNIALS

Parte la nuova sfidadei marketer

Page 15: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

Marketing 15Aprile / Maggio 2017

nuovi stimoli. Un target per cui ildigitale non è più una novità, è vi-ta di tutti i giorni. Parliamo di gio-vani cresciuti in un mondo on-de-mand, in una realtà che presentascelte infinite. Un universo in cui

mente mancanza di fiducia, piut-tosto continuo studio e verifica. LaGenerazione Z vive, infatti, l’istan-taneità e, dunque, la rilevanzaconquistata da un brand deve es-sere frequentemente riconferma-ta. Inoltre, parliamo di una gene-razione molto più consapevole, ri-spetto a quella precedente, dellapropria privacy e che, quindi, pre-tende dal brand un’assoluta tra-sparenza, tale da permetterglisempre di verificare l’effettiva coe-renza tra il detto e il fatto. La chiave per attrarre questi nuoviadolescenti? Creare subito empa-tia ed emozionalità. Come? Dueleve su tutto: musica e humour.Ma di certo non basta solo questo.La sfida per le aziende è appenaripartita: un viaggio che non sipresenta certo semplice, ma senzadubbio stimolante. n

poter decidere quando e come in-teragire con le marche, nei cuiconfronti viene mantenuta quasisempre una posizione di controlloe, comunque, di generale diffiden-za. Che non vuol dire assoluta-

di Nettuno

C’È CHI LI DEFINISCE CENTENNIALS, CHI GENERAZIONE Z, CHI IGENERATION.PARLIAMO DEI NATI TRA GLI ULTIMI ANNI ‘90 E IL PRIMO DECENNIO DEL 2000, CIRCA IL 16%DELLA POPOLAZIONE NEL MONDO. UN NUOVOTARGET IL CUI STUDIO SI STA RIVELANDOMOLTO INTERESSANTE PER I MARKETER. IL LORO RAPPORTO CON LE MARCHE? UN TEST CONTINUO E UNA FIDUCIA CHE VA CONQUISTATA GIORNALMENTE CON EMPATIA ED EMOZIONALITÀ

Page 16: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

etteraturaL

16

Così è stato scoperchiato il vaso di Pandora: dalle commistionimalate tra soldi e potere sino al risparmio tradito. Un libro in-chiesta, quello dei due autorevoli giornalisti di Repubblica, An-

drea Greco e Franco Vanni: “Banche Impopolari”. Edito da Mondadori;la pubblicazione passa in rassegna la parabola discendente del creditoitaliano, da Vicenza a Montebelluna, da Siena a Marostica, dal Berga-masco a Bari, tracciando i confini di un sistema in cui i vertici dellebanche si sono autoeletti vera e propria casta, assumendo il controllodegli istituti, in alcuni casi, per decenni. E così gli autori vanno a fondonella storia di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, dove Consoli eZonin hanno millantato un impero dorato sulle spalle dei risparmiatori,che oggi hanno perso tutto.C’è il “metodo Mazza”. Quell’Angelo Mazza di Lodi che si affanna adaccumulare banche come fossero fiches sul tappeto verde. C’è il Monte dei Paschi, il grande “bubbone” del credito italiano, con ilmancato acquisto da parte di UBI, la “più solida e aggressiva delle Po-polari” e il retroscena della vicenda. Ci sono i giorni nostri. Quelli dettati dalla riforma del 2015 che, trapregi e difetti, ha pur sempre il valore di aver fatto quel salto verso ilcambiamento di cui, ormai, le Popolari, persa la loro naturale vocazio-ne, avevano bisogno. Un’analisi puntuale dei passaggi chiave della ri-forma si riflette su otto punti: i pregi e i difetti, appunto.Greco e Vanni, seguendo le regole del giornalismo d’inchiesta, riper-corrono ogni vicenda senza mancare i grandi interrogativi: dov’eraBankitalia? Cosa ha fatto la Consob? Quale futuro per la Vigilanza ban-caria?E, infine, c’è il lato umano. Ci sono le storie dei risparmiatori. Di chi haperso tutto e cerca giustizia. Ci sono le storie dei dipendenti degli istituticoinvolti. Di chi è stato bersagliato e di chi ha rischiato di perdere ilposto di lavoro. Con una particolare citazione al nostro Segretario Generale, LandoMaria Sileoni.

Letteratura

ANDREA GRECOFRANCO VANNIBANCHE IMPOPOLARI

Andrea Greco

Franco Vanni

Page 17: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

di Simona Sacconi

Andrea Greco, inviato de «la Repubblica» dove lavora dal 2001, sioccupa di finanza ed energia. Premio giornalistico State Street nel 2013,«Targa Caffè ai sostenitori della buona economia» e premio FrancoGiustolisi «Giustizia e verità» nel 2016, ha pubblicato: Le grida. Me-moria, epica, narrazione della Borsa di Milano (a cura di RobertaGarruccio, 2004), Meno stato, poco mercato (con Federico De Rosa,2007), Lo Stato parallelo. La prima inchiesta sull’Eni tra politica, ser-vizi segreti, scandali finanziari e nuove guerre. Da Mattei a Renzi(con Giuseppe Oddo, 2016).

Franco Vanni, cronista giudiziario del quotidiano «la Repubblica»,fra le varie inchieste ha seguito quella sulla Banca popolare di Vicenza.È docente al master in Giornalismo dell’Università Cattolica di Milano.È onorato di avere dato una mano a Claudio Cecchetto nella scritturadi In diretta. Il gioca jouer della mia vita (Baldini & Castoldi, 2014).Nel 2015 ha pubblicato Il clima ideale (Laurana), il suo primo romanzo.Su Twitter è @franvanni.

17LetteraturaAprile / Maggio 2017

etteraturaL

BIOGRAFIE

BANCHE IMPOPOLARIANDREA GRECO / FRANCO VANNI

2017, Mondadoripp. 216, € 19,00

Page 18: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

a cura di Roberto InchiappaEsecutivo Nazionale FABI Giovaniusica & concertiM

18 Musica & concerti

JAZZANOVAFUNKHAUS STUDIO SESSION

Jazzanova è un team di produzione formatosi in un club Berlinesenel 1995, composto da dj e produttori dell’etichetta Extended Spi-rit. La loro missione è fare musica di qualità collaborando con ar-

tisti che possano dare un contributo fondamentale al loro lavoro. Funkhaus Studio Sessions è un cd jazz house, con un ritmo strepito-so, strumentale, black, funk che ticoinvolge in tutte le traccie dell’al-bum. Riassumendo in pocheparole, moderni e geniali.

Page 19: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

a cura di Giovanni CorsaroEsecutivo Nazionale FABI Giovani

IO, DANIEL BLAKE

Il titolo che ci apprestiamo a trat-tare può essere tranquillamenteiscritto tra le pietre miliari del ci-

nema di genere. Non tanto perché ilregista è un signore che di nome faKen Loach e che, con la sua carrieralunga ormai mezzo secolo, ha am-piamente dimostrato che si può fareun lavoro di altissimo livello artisti-co, mantenendo una coerenza difondo con i propri ideali e un impe-gno costante nel raccontare gli ulti-mi, i diseredati. Piuttosto, perchépoche volte il cinema riesce a toccarele corde dell’anima così in profondi-tà da lasciare quasi smarriti. Stiamoparlando di “Io, Daniel Blake” (100min. - Gran Bretagna, Francia 2016),la pellicola premiata con la Palmad’oro all’ultimo festival del cinemadi Cannes. La trama racconta delquasi sessantenne Daniel Blake (Da-ve Johns), vedovo, operaio in unasegheria di Newcastle che, a causadi un infarto, non è in grado di lavo-rare. Per colpa di un funzionario unpo’ troppo pignolo, tuttavia, non vie-ne ritenuto meritevole di riceverel’indennità di malattia e si ritrova inun “limbo” nel quale deve fare i conticon la peggiore burocrazia fatta di

moduli da compilare, ricorsi da pre-parare, attese interminabili e collo-qui con impiegati, che non guardanoneanche in faccia l’interlocutore,considerato alla stregua di una qua-lunque pratica da gestire. Propriodurante una di queste attese, il pro-tagonista incontra Kattie – interpre-tata dalla bravissima Hayley Squires– giovane madre single che si è ap-pena trasferita da Londra per cerca-re di dare il miglior futuro possibileai suoi due figli. Tra i due nasce unrapporto di aiuto reciproco e di soli-darietà, contrapposto alla logica im-personale e kafkiana della burocra-zia del welfare inglese, rigidissimonell'applicazione di regole che sem-brano pensate per creare ostacoli enegare diritti. Loach rende molto be-ne la contrapposizione tra un uni-verso disumanizzato, retto da regoleescludenti, e le relazioni di sostegnoe di affetto che si creano tra i perso-naggi, che cercano di trovare la forza

Cinema

inemaC

FILMDA NONPERDERE

di resistere, di continuare a crederein una possibilità di riscatto. La grandezza di Daniel Blake è pro-prio quella di opporre la dignità e ilrispetto verso se stessi alla disuma-nizzazione di un sistema tecnocrati-co, dove le persone anziane rappre-sentano solamente dei costi da ta-gliare e i cittadini delle risorse da tra-sformare in profitti. Dal punto di vista della realizzazio-ne, da segnalare la solita – ottima –regia asciutta ed essenziale di Loach,quasi minimale ma assolutamenteefficace e coinvolgente. Nella lorosemplicità alcune scene hanno unapotenza emotiva enorme, ad esem-pio quando Kattie si trova al bancoalimentare. In quel caso i protago-nisti non sono solo realistici, sonoquasi reali. Un affresco incredibile sulla situa-zione di grossi strati della societàmoderna: si pensi ai cinquantenniche perdono il posto di lavoro, ma-gari dopo una vita passata a sudarein un certo posto, o ai giovani preca-ri, che il posto della vita ormai nonce l’hanno neanche nei sogni. I nuovipoveri. Un film che scuote le coscienze, chesconvolge lo spettatore con la suasemplicità, ma che picchia duro sul-le corde dell’animo e che lascerà ilsegno. Oltre alla Palma d’oro la pellicola siè aggiudicata svariati altri riconosci-menti, tra i quali il Miglior Film alBAFTA 2017 e il premio del pubbli-co al festival di Locarno 2016. Di-sponibile da qualche settimana neicircuiti home video e digital delive-ry. Ne consigliamo assolutamente lavisione. n

19Aprile / Maggio 2017

Page 20: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

rte&culturaA

20 Arte&cultura

Un gusto, una fascinazione, un linguaggio che ha caratteriz-zato la produzione artistica italiana ed europea negli anniVenti, con esiti soprattutto americani dopo il 1929. Ciò che

per tutti corrisponde alla definizione Art Déco fu uno stile di vitaeclettico, mondano, internazionale. Il successo di questo momentodel gusto va riconosciuto nella ricerca del lusso e di una piacevo-lezza del vivere, tanto più intensi quanto effimeri, messa in campodalla borghesia europea dopo la dissoluzione, nella Grande guerra,degli ultimi miti ottocenteschi e la mimesi della realtà industriale,con la logica dei suoi processi produttivi. Dieci anni sfrenati, “rug-genti” come si disse, della grande borghesia internazionale, mentrela storia disegnava, tra guerra, rivoluzioni e inflazione, l’orizzontecupo dei totalitarismi.Dopo le grandi mostre dedicate a Novecento e al Liberty, nel 2017Forlì dedica una grande esposizione all’Art Déco italiana.La relazione con il Liberty, che lo precede cronologicamente, fudapprima di continuità, poi di superamento, fino alla contrappo-sizione. La differenza tra l’idealismo dell’Art Nouveau e il razio-

GLI ANNI RUGGENTI IN ITALIA

Page 21: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

ForlìMusei San DomenicoPiazza Guido da Montefeltro 12

Sino al 18 giugno 2017

di Frog

21Arte&culturaAprile / Maggio 2017

nalismo del Déco appare sostan-ziale. L’idea stessa di modernità, laproduzione industriale dell’oggettoartistico, il concetto di bellezza nel-la quotidianità mutano radical-mente: con il superamento della li-nea flessuosa, serpentina e asim-metrica legata ad una concezionesimbolista che vedeva nella naturavegetale e animale le leggi fonda-mentali dell’universo, nasce unnuovo linguaggio artistico. Laspinta vitalistica delle avanguardiestoriche, la rivoluzione industrialesostituiscono al mito della natura,lo spirito della macchina, le geo-metrie degli ingranaggi, le formeprismatiche dei grattaceli, le luciartificiali della città.Nell’ambito di una riscoperta re-cente della cultura e dell’arte neglianni Venti e, segnatamente, di quelparticolare gusto definito “Stile

1925”, dall’anno della nota Esposi-zione universale di Parigi dedicataalle Arts Decoratifs, da cui la for-tunata formula Art Déco, che nesancì morfologie e modelli, nascel’idea di una mostra che propongaimmagini e riletture di una serie diavvenimenti storico-culturali e difenomeni artistici che hanno attra-versato l’Italia e l’Europa nel pe-riodo compreso tra il primo dopo-

guerra e la crisi mondiale del 1929,assumendo via via declinazioni ecaratteristiche nazionali, comemostrano non solo le numerosissi-me opere architettoniche, pittori-che e scultoree, ma soprattutto lastraordinaria produzione di artidecorative.Il gusto Déco fu lo stile delle salecinematografiche, delle stazioniferroviarie, dei teatri, dei transa-tlantici, dei palazzi pubblici, dellegrandi residenze borghesi: si trat-tò, soprattutto, di un formulariostilistico, dai tratti chiaramente ri-conoscibili, che ha influenzato a li-velli diversi tutta la produzione diarti decorative, dagli arredi alle ce-ramiche, dai vetri ai ferri battuti,dall’oreficeria ai tessuti alla modanegli anni Venti e nei primissimianni Trenta, così come la formadelle automobili, la cartellonisticapubblicitaria, la scultura e la pittu-ra in funzione decorativa.Le ragioni di questo nuovo sistemaespressivo e di gusto si riconosco-no in diversi movimenti di avan-guardia (le Secessioni mitteleuro-pee, il Cubismo e il Fauvismo, ilFuturismo) cui partecipano diversiartisti quali Picasso, Matisse, Lho-te, Schad, mentre tra i protagonistiinternazionali del gusto vannomenzionati almeno i nomi di Ru-hlmann, Lalique, Brandt, Dupas,Cartier, così come la ritrattisticaaristocratica e mondana di Tamarade Lempicka e le sculture di Chi-parus, che alimenta il mito delladanzatrice Isadora Duncan.Ma la mostra ha soprattutto unadeclinazione italiana, dando ragio-ne delle biennali internazionali di

Page 22: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

rte&culturaA

22

arti decorative di Monza del 1923,del 1925, del 1927 e del 1930, oltrenaturalmente dell’expo di Parigi1925 e 1930 e di Barcellona 1929.Il fenomeno Déco attraversò conuna forza dirompente il decennio1919-1929 con arredi, ceramiche,vetri, metalli lavorati, tessuti, bron-zi, stucchi, gioielli, argenti, abitiimpersonando il vigore dell’altaproduzione artigianale e proto-in-dustriale e contribuendo alla nasci-ta del design e del “Made in Italy”.La richiesta di un mercato semprepiù assetato di novità, ma allo stes-so tempo nostalgico della tradizio-ne dell’artigianato artistico italia-no, aveva fatto letteralmente esplo-dere negli anni Venti una produ-zione straordinaria di oggetti e diforme decorative: dagli impianti diilluminazione di Martinuzzi, di Ve-nini e della Fontana Arte di PietroChiesa, alle ceramiche di Gio Pon-ti, Giovanni Gariboldi, Guido An-dloviz, dalle sculture di AdolfoWildt, Arturo Martini e Libero An-dreotti, alle statuine Lencio alle originalissimesculture di Sirio Tofa-nari, dalle bizantineoreficerie di Ravascoagli argenti dei Finzi, da-gli arredi di Buzzi, Ponti,Lancia, Portaluppi alle setepreziose di Ravasi, Ratti eFortuny, come agli arazzi inpanno di Depero.Obiettivo dell’esposizione è mo-strare al pubblico il livello qualita-tivo, l’originalità e l’importanza chele arti decorative moderne hannoavuto nella cultura artistica italianaconnotando profondamente i ca-

ratteri del Déco anche in relazionealle arti figurative: la grande pitturae la grande scultura. Sono qui es-senziali i racconti delle opere di Ga-lileo Chini, pittore e ceramista, af-fiancato da grandi maestri, comeVittorio Zecchin e Guido Andloviz,che guardarono a Klimt e alla Se-cessione viennese; dei maestri fa-entini Domenico Rambelli, France-sco Nonni e Pietro Melandri; le in-venzioni del secondo futurismo diFortunato Depero e Tullio Mazzot-ti; i dipinti, tra gli altri, di Severini,Casorati, Martini, Cagnaccio di SanPietro, Bocchi, Bonazza, Timmel,Bucci, Marchig, Oppi, il tutto ac-compagnato dalla straordinariaproduzione della Richard-Ginoriideata dall’architetto Gio Ponti e daemblematici esempi francesi, au-striaci e tedeschi fino ad arrivare alpassaggio di testimone, agli esordi

degli anni Trenta, agli Stati Uniti eal Déco americano.Non si è mai allestita in Italia unamostra completa dedicata a questovariegato mondo di invenzioni, chenon solo produce affascinanti con-taminazioni con il gusto moderno– si pensi per esempio al quartiereCoppedè a Roma o al Vittoriale de-gli Italiani, ultima residenza di Ga-briele d’Annunzio – ma evoca at-mosfere dal mondo mediterraneodella classicità, così come la sco-perta nel 1922 della tomba di Tu-tankhamon rilanciò in Europa lamoda dell’Egitto. E poi echi persia-ni, giapponesi, africani a suggerirelontananze e alterità, sogni e fughedal quotidiano, in un continuo e il-lusorio andirivieni dalla modernitàalla storia.Trattandosi di un gusto e di unostile di vita non mancarono in-fluenze e corrispondenze col cine-ma, il teatro, la letteratura, le rivi-ste, la moda, la musica. Da Holly-

wood (con le Parade di LloydBacon o le dive, come GretaGarbo e Marlene Dietricho divi come Rodolfo Valen-

tino) alle pagine indimenti-cabili de Il grande Gatsby

(1925), di Francis Scott Fitzge-rald, ad Agata Christie, a Oscar

Wilde, a Gabriele D’Annunzio.

La mostra è curata da Valerio Ter-raroli, con la collaborazione di

Claudia Casali e Stefania Cretella,ed è diretta da Gianfranco

Brunelli. Il prestigioso comi-tato scientifico è presiedutoda Antonio Paolucci. n

Page 23: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

di Francesca CacciariRSA FABI Ferrara

L’AIL nasce nel 1969 a Romada un’intuizione del Prof.Franco Mandelli con il con-

tributo di illustri personalità delmondo della medicina, della scien-za, dell’economia e della cultura.AIL promuove e sostiene la ricercascientifica per la cura delle leuce-mie, linfomi e mieloma, si assumeil compito di assistere i malati e leloro famiglie, accompagnandoli intutte le fasi e il lungo e spesso sof-ferto percorso della malattia, of-frendo loro servizi, conoscenza ecomprensione. Lotta al loro fianco

per migliorare la qualità della vitae sostenerli nel complesso percor-so delle cure. Sensibilizza l’opinio-ne pubblica sulla lotta contro lemalattie del sangue.Nel 2005, in occasione della Gior-nata Mondiale della Sanità, il Pre-sidente della Repubblica ha conse-gnato ad AIL una delle più alteonorificenze dello Stato Italiano, lamedaglia d’oro al merito della Sa-nità Pubblica. L’onorificenza è sta-ta consegnata per aver assicuratotangibili contributi allo sviluppodella Ricerca Scientifica e al fun-

zionamento dei Centri di Ematolo-gia e di Trapianto di cellule stami-nali; per l’assistenza sanitaria as-sicurata ai pazienti e le attenzioniriservate ai loro familiari e per con-grui finanziamenti destinati alla ri-cerca sulle leucemie, i linfomi, ilmieloma e le altre malattie del san-gue.

23Spazio apertoAprile / Maggio 2017

pazio apertoS

ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LE LEUCEMIE-LINFOMIE MIELOMA ONLUS

Page 24: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

pazio apertoS

24

AIL è organizzata in diverse sezio-ni provinciali autonome giuridica-mente e amministrativamente. AIL realizza diversi progetti, tracui:FINANZIA LA RICERCA attraversoGIMEMA (Gruppo Italiano Malat-tie Ematologiche dell’adulte), fon-dazione no profit per lo sviluppo ela formazione della ricerca scienti-fica, che può contare sull’adesionedi oltre 150 centri di ematologiapresenti in Italia;REALIZZA LE CASE AIL vicine aimaggiori centri di ematologia. Sitratta di case di accoglienza per

ospitare pazienti non residenti chedevono affrontare lunghi periodi dicura, assistiti dai propri familiari;ORGANIZZA IL SERVIZIO DI ASSI-STENZA E OSPEDALIZZAZIONEDOMICILIARE per evitare il ricove-ro in ospedale a tutti i pazienti chepossono essere curati nella pro-pria casa con l’aiuto di famigliari eamici. Il modo più efficace per mi-gliorare la loro qualità di vita e per

aiutarli a lottare al meglio controla malattia;REALIZZA SCUOLE E SALE GIOCOIN OSPEDALE per consentire abambini e ragazzi di non perdere ilcontatto con la realtà esterna, dicontinuare regolarmente gli studie di non trascurare l’importanzadel gioco nelle sue varie forme;SOSTIENE LA FORMAZIONE EL’AGGIORNAMENTO di medici, bio-logi, infermieri e tecnici di labora-torio attraverso l’erogazione diborse di studio, prestazioni profes-sionali e contratti di lavoro a tem-po determinato e indeterminato;

PROMUOVE “SEMINARI PER I PA-ZIENTI” per garantire loro un con-fronto diretto con gli specialisti delsettore e informazioni sempre ag-giornate sulla loro malattia;COLLABORA A SOSTENERE LESPESE per assicurare il funziona-mento dei Centri di ematologia etrapianto di cellule staminali. Ga-rantisce finanziamenti per realiz-zare o ristrutturare ambulatori, day

hospital, reparti di ricovero, per ac-quistare apparecchiature all’avan-guardia e per finanziare personalesanitario che consenta il buon fun-zionamento delle strutture;AIUTA I PAZIENTI E I LORO FAMI-GLIARI offrendo servizi per affron-tare al meglio il percorso di malat-tia.

AIL organizza eventi per la raccoltafondi come la vendita delle stelledi Natale, delle uova di Pasqua,promuove la giornata Nazionalecontro le leucemie, linfomi e mie-loma.

Di particolare rilevanza è il progetto“Sognando Itaca”, un grande viag-gio in barca a vela con skipper pro-fessionisti, pazienti in fase riabilita-tiva, medici, infermieri e psicologiche navigano insieme con l’obiettivodi diffondere presso le ematologieitaliane la vela terapia quale metodovolto alla riabilitazione psicologicae al miglioramento della qualità divita dei pazienti ematologici. n

Spazio aperto

Page 25: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

di Pierluigi AielloEsecutivo Nazionale FABI Giovani

25SportAprile / Maggio 2017

Siamo appena ad inizio primavera, ma la sta-gione 2017 dello sci alpino si è già conclusae sarà senza dubbio ricordata come quella

della consacrazione definitiva per Sofia Goggia,vero astro della categoria.Per l’atleta azzurra si è registrato il record di podiin una singola stagione, ha infranto, infatti, con13 affermazioni, il precedente primato di una leg-genda dello sport come Deborah Compagnoni, allaquale tuttavia, in una recente intervista, dice dinon potersi paragonare, “Lei è un’icona dello sci”.La Goggia si caratterizza oltre che per la modestia,per l’innata polivalenza, presenta infatti buonapropensione per le diverse specialità dellosport tra i paletti. Nelle varie classifiche sipiazza, infatti seconda nella discesa libe-ra, terza nello slalom gigante, sesta insupergigante e ottava in combinata al-pina, vantando almeno un podio inciascuna di esse (ulteriore record inambito italiano). Tutto ciò le valeil terzo posto in classifica assoluta

portS

D’ACCIAIO

NEVE

Page 26: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

Giovani, arte, lavoro26

di Coppa del Mondo, stagione peraltro impreziositada 3 vittorie.Come se ciò non fosse sufficiente, la ciliegina sulla tor-ta è arrivata a St. Moritz con l’unica medaglia dellaspedizione italiana al mondiale. Una stagione, insom-ma, da protagonista in cui ha raccolto i frutti di tantolavoro e il risarcimento da parte del “padre tempo”per i numerosi infortuni alle ginocchia che ne avevanofrenato la crescita degli ultimi anni.Il percorso di Sofia, infatti, non è stato semplice: sullepiste sin da quando aveva 3 anni subisce il primo in-fortunio serio al ginocchio nel 2009 a 17 anni, mentregareggia in Coppa Europa; un nuovo lungo stop arrivanel 2011, prima dell'esordio con la nazionale italianadi sci alpino. Ne arriveranno altri due, uno grave nel2013 (appena entrata stabilmente nella squadra na-zionale), al crociato anteriore, e l’altro nel 2015 appenadopo il rientro (una cisti nello stesso punto).Mazzate tremende per chi pratica uno sport dove po-tenza, tecnica e incoscienza si mescolano in un cocktailavvincente, mazzate che oltre a precluderle il sogno diOlimpiadi e Mondiali, minerebbero le certezze e la fi-ducia nei propri mezzi di chiunque.Per questo il 2017 della Goggia, oltre ad essere, si spe-ra, l'inizio di una nuova stagione di “Valanga Azzurra”,è un qualcosa da ricordare e serbare nella memoriaanche di chi non s’interessa di sci alpino.La storia di Sofia Goggia ancora una volta è esempioed inno alla forza, alla volontà, all'abnegazione, allacapacità di cadere e rialzarsi più forti, senza farsi sco-raggiare anche quando il nostro numero continua aduscire sulla ruota sbagliata della dea Fortuna.Perché alla fine, ciò che la storia della campionessa diBergamo ci insegna è, che alcune volte la vita sa colpirepiù duramente di qualunque avversario, ma ciò checonta davvero è come sappiamo incassare i colpi e suc-cessivamente avere la voglia di rialzarsi e reagire. n

portS

Sport

LA STORIA DI SOFIA GOGGIA ANCORAUNA VOLTA È ESEMPIO ED INNO ALLA FORZA, ALLA CAPACITÀ

DI CADERE E RIALZARSI PIÙ FORTI

Page 27: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

di Simone CapuaniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

EnogastronomiaAprile / Maggio 2017 27

nogastronomiaE

IL DONO DELLE

Le api esistono da molto pri-ma che l’uomo facesse la suacomparsa sulla terra. Sono

insetti speciali, trattati con granderispetto da tutte le popolazioni nelcorso dei secoli. Una specie anima-le non addomesticabile, ma checon l’uomo ha da tempo un rap-porto simbiotico. L’apicoltura nellesue svariate forme si trova in tuttele civiltà, poiché il miele è da sem-pre considerato un alimento pre-zioso, ricco e ambito.La parola miele deriva dall'ittitamelit. Per millenni, ha rappresen-tato l'unico alimento zuccherinoconcentrato disponibile. Le primetracce di arnie costruite dall'uomorisalgono al VI millennio a.c. circa.

Nell'antico Egitto il miele era mol-to apprezzato e impiegato per unamolteplicità di usi alimentari enon. Risalgono a 4000 anni fa leprime notizie di apicoltori che sispostavano lungo il Nilo per segui-re, con le proprie arnie, la fiorituradelle piante. Gli Egizi usavano de-porre accanto alle mummie grandicoppe o vasi ricolmi di miele per illoro viaggio nell'Aldilà, alcuni deiquali sono stati rinvenuti durantegli scavi ancora perfettamente si-gillati e commestibili. Dalla deci-frazione dei geroglifici è risultatopalese che ricette a base di mieleerano impiegate non solo ad usoalimentare, ma anche medico, perla cura di disturbi digestivi e per la

produzione di unguenti per piaghee ferite.I Sumeri lo impiegavano in creme,mentre i Babilonesi ne facevanouso culinario. Nel Codice di Ham-murabi si ritrovano articoli che tu-telano gli apicoltori dal furto dimiele dalle arnie.La medicina ayurvedica, già 3.000anni fa, considerava il miele comepurificante, afrodisiaco, dissetan-te, vermifugo, antitossico, regola-tore, refrigerante, stomachico e ci-catrizzante. Per ogni specifico casoera indicato un differente tipo dimiele: di ortaggi, di frutti, di cerea-li o di fiori.

Page 28: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

28 Enogastronomia

I Greci lo consideravano il “cibodegli dei”, perché rappresentavauna componente importantissimanei riti che prevedevano offerte vo-tive. Omero descrive la raccolta delmiele selvatico, Pitagora lo racco-mandava come alimento per unavita lunga.I Romani lo utilizzavano soprattut-to come dolcificante e conservantee ne importavano grandi quantita-tivi da Creta, Cipro, dalla Spagna eda Malta. Da quest'ultima pare an-

che derivarne il nome originaleMeilat, appunto terra del miele.Anche nel Medioevo il miele avevaun ruolo centrale nell'alimentazio-ne, anche se fu gradualmente sop-piantato come agente dolcificantenei secoli successivi, soprattuttodopo l'introduzione dello zuccheroraffinato industrialmente.Solo recentemente, in virtù delle ri-conosciute proprietà terapeutiche,il miele sta ritornando in voga.L'Europa attualmente è il secondoproduttore di miele al mondo. Ma

tra import a basso costo e malattieil futuro dell'apicoltura nostrana èincerto. Gli apicoltori dell'Unioneeuropea producono ogni anno 250mila tonnellate di miele ponendol'Ue al secondo posto nel mondoper volumi. Il grosso della produ-zione è concentrata in Romaniacon 35 mila tonnellate seguita daSpagna, Ungheria, Germania e Ita-lia. Nel ranking mondiale al primoposto c'è la Cina. In Italia ed in altripaesi industrializzati la produzionenegli ultimi anni sta vivendo un ve-ro e proprio crollo legato alla ma-lattia della varroasi dovuta al pa-rassita Varroa che deforma le alidelle api e ai pesticidi che rendono

sterili i maschi delle api, nonché aicambiamenti climatici.Le api sono organizzate in famigliedove ognuno ha un preciso ruolo euna specifica funzione: a questocompito nessun individuo si sot-trae, poiché il singolo esiste solo infunzione della comunità e la comu-nità non esisterebbe se ogni com-ponente non assolvesse al proprioruolo. Raccogliendo nettare daifiori, il loro principale nutrimentoche trasformano in miele per so-pravvivere durante l’inverno, le apitrasportano inconsapevolmenteanche il polline dei fiori che si at-tacca alla peluria che ricopre il lorocorpo. Di fiore in fiore trasmettono

L'EUROPA ATTUALMENTE È IL SECONDO PRODUTTOREDI MIELE AL MONDO. MA TRA

IMPORT A BASSO COSTO E MALATTIE IL FUTURO

DELL'APICOLTURANOSTRANA È INCERTO

nogastronomiaE

Page 29: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

di Simone CapuaniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

29EnogastronomiaAprile / Maggio 2017

i preziosi dati genetici contenutinel polline, consentendo inconsa-pevolmente la conservazione dellabiodiversità di cui la nostra terra ètanto ricca. Il nettare serve, infatti,ad attirare vari insetti impollina-tori e permette di assicurare la fe-condazione dei fiori. Proprio alleapi, dunque, non dobbiamo solo ilmiele, la propoli, il polline, la cerae la pappa reale, ma anche il 70%delle colture commestibili del pia-neta. Per questo risulta fondamen-tale difendere le api.Il miele è indubbiamente il prodot-to delle api più abbondante e piùconosciuto, ma sono molti di più idoni che questo straordinario in-

riore allo zucchero: è quindi ingrado di “addolcire” un cibo, for-nendo meno calorie. Si tratta di unprodotto già pronto, che non devesubire processi chimici o aggiuntadi sostanze per essere consumatoe, diversamente da altri zuccheri,la sua struttura semplice lo rendefacilmente digeribile rappresen-tando, quindi, una riserva di ener-gia subito disponibile. Il miele ha,inoltre, proprietà emollienti, an-tinfiammatorie e cicatrizzanti,tanto che da sempre se ne studia-no le caratteristiche e i possibiliutilizzi. È importante non alterarele proprietà organolettiche delmiele, per mantenere la ricchezzadi aromi e profumi, tanti quantisono i fiori da cui hanno origine,ecco perché è meglio non pastoriz-zare i mieli.Per gustare il miele è poi consiglia-bile, per chi lo usasse come dolcifi-cante nel latte o in altre bevande,di non aggiungerlo mai quandoqueste sono bollenti, ma solo esempre quando sono bevibili, poi-ché una temperatura troppo altasottrae al miele gran parte dellesue proprietà. n

setto ci può fare. È grazie poi al-l’abilità dell’apicoltore e alla suacapacità di indovinare le fioriturein arrivo, che si possono raccoglie-re moltissimi mieli profumati, tan-ti quanti sono i fiori nettariferi di-sponibili. Grazie al lavoro delle apie alle conoscenze degli apicoltori sipossono raccogliere pollini ricchidi nutrimenti preziosi, pappa rea-le, corroborante straordinariodell’organismo e propoli, rimedioportentoso noto all’uomo fin dal-l’antichità. Tutti prodotti eccellen-ti, buoni e sani, complementi indi-spensabili per una alimentazioneequilibrata, sana e naturale.Il miele è composto di fruttosio,glucosio, acqua, enzimi e oli essen-ziali. È un alimento molto nutrien-te e mentre il glucosio fornisceenergia immediata, il fruttosio vaa costituire una riserva energetica.Il colore e il gusto dipendono siadalla fonte da cui è stato estratto ilnettare che da quanto tempo ilmiele risulta essere stato prodotto.In genere quello di colore chiaro èpiù pregiato di quello scuro.Il miele, ha un potere dolcificanteelevato e un apporto calorico infe-

LA MEDICINA AYURVEDICA, GIÀ 3.000 ANNI FA,CONSIDERAVA IL MIELE COME PURIFICANTE,AFRODISIACO, DISSETANTE, VERMIFUGO,ANTITOSSICO, REGOLATORE, REFRIGERANTE,STOMACHICO E CICATRIZZANTE

Page 30: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

iaggiV

30 Viaggi

IL GRAN PREMIO DI FORMULAUNO DI FINE MAGGIO APREUFFICIALMENTE LA SAISON.

BENVENUTI NEL POSTO A PIÙ ALTO TASSO DI

MONDANITÀ, ARTE E MARESULLA FACCIA DEL PIANETA

Per me esistono solo due modi di viaggiare, to-talmente opposti: uno è la scoperta, l’altro la ri-tualità. Mi spiego: ci sono posti al mondo dove

vorrei andare e posti dove torno regolarmente per ri-trovare sensazioni conosciute, che mi rassicurano eche, soprattutto, mi divertono. Ad aprile, per esempio,un tuffo in mare a Monte Carlo segna la fine del mioinverno. Lo faccio da anni e ogni volta ritrovo gli stessiprofumi marini, il contatto fisico con un Mediterraneocapace di esprimere il meglio di sé, in una stagione incui dagli italiani viene ancora considerato una speciedi mare glaciale. Potrei cercare una spiaggia deserta,lontana da tutti e tutto e, invece, mi piace avere testi-moni, voglio la comodità di una doccia calda a duepassi dalla battigia e la possibilità di alimentare questorito con una serie di piaceri concentrati nel minimo

Page 31: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

a cura di Simona MisticoniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

31ViaggiAprile / Maggio 2017

di compare qualcosa di più lussuoso e internazionale,soprattutto quando in fila per entrare nella cabina diprova si sente parlare russo o cinese.Dalla terrazza del Palais del Principe sul Rocher si hal’impressione di essere sul ponte di una nave, lo sguar-do abbraccia la baia e il porto più glamour del mondo,con yatch da sogno all’ancora o disposti lungo le ban-chine in bell’ordine, uno dopo l’altro, in una sfilata diperfette architetture navali, di forme aerodinamiche,capaci di tagliare a velocità altissime incredibili tra-guardi. Nelle notti d’estate la corte d’onore del Palazzoè aperta al pubblico. Fra le vecchie pietre rosate, lascalinata monumentale si trasforma in un palcosce-nico, con l’Orchestra Filarmonica di Monte Carlo chesi lascia dirigere da bacchette famose per concerticlassici di livello.

spazio, in un territorio minuscolo e scosceso, ricco distorie, di leggende.Di Monte Carlo adoro il coté internazionale, lo cham-pagne a fiumi, l’incredibile luce mediterranea, la dozzinadi stelle Michelin in meno di un chilometro quadrato.Ma non è mai stato il lusso a stupirmi, anche se spessoè difficile non farsi catturare da una delle sue massimeespressioni, i gioielli, nelle vetrine delle maison più fa-mose. È qui che miliardari di tutte le nazionalità hannofatto felici tante fidanzate capricciose e interi harem diconsorti, cui spettano tanti gioielli quante sono e tuttidi identico calibro. Anzi la sua atmosfera da shoppingmilionario mi piace anche se poi di solito mi accontentodi un “pellegrinaggio consumistico” da Zara, che haesattamente le stesse cose e gli stessi prezzi di Milano,Parigi o New York, ma a Monte Carlo ti dà l’impressione

Page 32: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

ttualitàA

32 Attualità

al Casinò. Troppe scelteperché si riescano a spe-rimentare in una sola se-rata. Guardandolo a tutte leore del giorno e della not-te, si capisce che forsenon è un caso se questosemplice sperone di roc-cia incastonato fra Venti-miglia e Cap Martin, re-

gno della dinastia Grimaldi dal 1927, sia diventatouno dei posti più famosi al mondo. Certo, Grace Kellye i suoi figli hanno fatto molto per la sua popolarità,ma alla base di tutto c’è il suo fascino naturale: unocharme travolgente che nessuna cementificazione, perquanto intensa e aggressiva, potrò mai cancellare.E rientrando in hotel mi viene addirittura voglia ditogliermi le scarpe e rimanere a piedi nudi sul selciatoliscio come il pavimento di casa… Poi ricordo, non stocamminando su una strada, ma su un circuito di For-mula 1. L’asfalto viene regolarmente lisciato e ogniimperfezione cancellata. Immaginate cosa potrebbesuccedere se un bolide, lanciato ai 300 km/h incon-trasse una buca… n

Un altro must è il Palace absolu, come lo definisconoi monegaschi: l’Hotel de Paris, costruito durante i fastidella Belle Epoque, monumento storico ed archetipodello spirito del Novecento in Costa Azzurra. La me-moria di questo posto rende credibile la leggenda. Se-duta al tavolo dell’American Bar, si ha la sensazioneche da un momento all’altro potrebbe arrivare Aristo-tele Onassis appena scelto dal suo Christina O. E riesciad immaginare la voce di Frank Sinatra che si esibivalive, senza microfono, per divertire piccole platee diamici, primi fra tutti Grace Kelly e Ranieri.Ma è quando scende la sera e la baia s’illumina di milleluci che l’atmosfera monegasca diventa davvero inte-ressante. Dopo una cena pieds dans l’eau in uno deiristoranti a pochi metri dalla spiaggia con vista sullestelle e sulla baia, dj-set o jazz dal vivo, gioco d’azzardo

Page 33: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

STOPALLA VIOLENZASULLEDONNE

CHI PICCHIAUNA DONNANON È UN UOMO

Page 34: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

34 Attualità

itazioniC

“Le tre regole di lavoro: 1. Esci dalla confusione, trova semplicità. 2. Dalla discordia, trova armonia. 3. Nel pieno delle difficoltà risiedel'occasione favorevole”.

Albert Einstein

Page 35: LA FORMA DEL · traverso un breve racconto allegorico, che qui sotto vi ri-portiamo, desideriamo fornirvi qualche spunto di riflessione su un tema di grande attualità: la conti -

www.fabi.itTUTTE LE RISPOSTE IN UN CLIC.