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La fonte della giovinezza,La fonte della giovinezza,La fonte della giovinezza,La fonte della giovinezza,La fonte della giovinezza, Lucas Cranach il vecchio (Gemäldegalerie,Berlino)

La Fondazione Comunità Marscianese, nell’ambito del progettoBen’Essere, vuole offrire ai cittadini informazioni e consigli per contrastare lepatologie che possono interessare la terza età e non solo.

La terza età si snoda, attualmente, attraverso un lungo periodo di tempo euno dei problemi può essere la “fragilità”. “L’anziano fragile” è una sindromegeriatrica a sé stante, indipendente dalle naturali conseguenze che il passaredegli anni determina. I suoi caratteri distintivi sono perdita di peso, debolez-za, spossatezza, lentezza, basso livello di attività. Questo quadro, potenzial-mente reversibile, se non riconosciuto in tempo porta alla perdita di autono-mia e alla disabilità.

Lungi dall’essere una disamina scientifica per addetti ai lavori, ma pur sem-

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pre nel rispetto delle evidenze della letteratura ad oggi disponibile, questoopuscolo, realizzato con i contributi di medici e operatori sanitari del nostroterritorio, si pone lo scopo di fornire al cittadino ultra65enne in salute, maanche all’anziano già fragile, alcuni suggerimenti su comportamenti virtuosi datenere o su quelli modulabili per stare bene o per stare meglio.

Non parleremo di prevenzione così come concepita in un soggetto gio-vane, ma di mantenimento o miglioramento della funzione di alcuni apparati,fondamentali ai fini della conservazione delle abilità e quindi della indipen-denza personale, ma anche di quelle modificazioni cliniche, di quei segni avolte misconosciuti che possano suggerire al soggetto l’intervento medico.

Ecco quindi una particolare attenzione all’apparato scheletrico e alla ido-nea attività motoria, alla patologia diabetica, alle dermopatie più frequenti,alle cardiopatie, alle modificazioni dell’organo della vista e dell’apparatogastrointestinale, ad alcuni aspetti della malattia oncologica, all’alimentazione,e all’abuso farmacologico.

Il nostro vuole essere un invito alla lettura, al movimento, alla buona ali-mentazione, alla relazione perché si possa “invecchiare bene”. La “Fonte del-la giovinezza”, purtroppo, esiste solo nella mitologia e nella pittura!

Il progetto Ben’EssereIl progetto Ben’EssereIl progetto Ben’EssereIl progetto Ben’EssereIl progetto Ben’Essere

Contrastare l’isolamento sociale dell’anziano. Contrastare l’isolamento sociale dell’anziano. Contrastare l’isolamento sociale dell’anziano. Contrastare l’isolamento sociale dell’anziano. Contrastare l’isolamento sociale dell’anziano. È questo l’obiettivo delprogetto Ben’Essere realizzato con il sostegno della Fondazione Cassa di

Risparmio di Perugia, che ha portato alla realizzazione di un ortoterapeutico e un giardino sensoriale quali sedi di attività socializzanti,

formative e di scambio intergenerazionale, oltre ad azioni di comunica-zione e sensibilizzazione sui bisogni della terza età di cui anche questo

opuscolo è parte.

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Con l'età si verifica una naturale pro-gressiva diminuzione della massaossea e un deterioramento dellamicroarchitettura del tessuto osseo.Questa condizione realizza nel tem-po uno stato di osteopenia finoall'osteoporosi, che si traduce in unaumento della fragilità delle ossa,con più frequenti fratture.

Tale patologia non è dovuta soloall'età ma può essere associata a di-verse malattie, disturbi ormonali, ca-renze alimentari, forme ereditarie, as-sunzione cronica di alcuni farmaci.

Interessa con frequenza di granlunga maggiore le donne che vengo-no colpite più precocemente a cau-

sa degli squilibri ormonali derivantidalla menopausa.

Tutte le ossa ne sono interessatema con precocità e con maggior in-tensità sono colpiti corpi vertebrali ecollo del femore, che sono per que-sto le sedi studiate per la diagnosi

Dr. Stefano Bartoccioni, specialista in Ortopedia

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precoce e la valutazione quantitativa.L'osteoporosi può essere

asintomatica e manifestarsi con frat-ture in sedi tipiche (vertebre, collodel femore, polso) in occasione ditraumi anche non importanti. Quan-do è in fase avanzata si manifestanodolori specie alla colonna vertebraledovuti a microfratture che progressi-vamente determinano dei crollivertebrali. La fragilità ossea in questicasi può determinare fratture dettespontanee, cioè per traumi di inten-sità scarsa e normalmente non capa-ci di determinarle (ad es. una fratturacostale per un forte colpo di tosse).

Statisticamente, tra i 65 e i 70 anni,una persona su tre lamenta dolori ar-ticolari, soprattutto ad anche, ginoc-chia, colonna vertebrale e mani. Lapatologia che ne è la causa più fre-quente è di tipo degenerativo, cioèl'artrosi. In casi più rari la causa è ditipo infiammatorio e particolarmenteimportante è in questo caso l'artritereumatoide (AR). Le malattie che pro-vocano dolori articolari nel gergopopolare sono definite reumatismi.

L'artrosi è una patologia articolaredieci volte più frequente dell'AR, do-vuta soprattutto a un eccesso di cari-co e all'età avanzata, che determina-no l'usura della cartilagine sulla super-ficie articolare fino alla sua scompar-sa e una reazione dell 'ossosottostante con comparsa diaddensamento osseo (sclerosi), pic-cole aree di riassorbimento osseo(geodi) e comparsa di formazioni

ossee para articolari (osteofiti) che neltempo deformano l'articolazione col-pita. Il carattere degenerativo dei pro-cessi patologici a localizzazioneosteoar ticolare por ta a unacronicizzazione della sintomatologiadolorosa, a una ingravescente limita-zione funzionale e, contestualmente,a un decadimento della qualità di vitanell'anziano.

Nell'artrosi il dolore si manifestaall'inizio del movimento, per poi cal-marsi dopo aver camminato per untratto più o meno lungo. Con l'aggra-varsi delle alterazioni, il dolore è pre-sente però anche a riposo.

Mentre l'artrosi di norma colpiscegli anziani, l'arl'arl'arl'arl'artrite reumatoide puòtrite reumatoide puòtrite reumatoide puòtrite reumatoide puòtrite reumatoide puòinsorgere a qualsiasi etàinsorgere a qualsiasi etàinsorgere a qualsiasi etàinsorgere a qualsiasi etàinsorgere a qualsiasi età, manifestan-dosi sia in soggetti giovani che anzia-ni.

A differenza dall'artrosi (proces-so degenerativo articolare che com-pare in età avanzata, progredisce len-

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tamente e interessa spesso una solaarticolazione), l'artrite reumatoideprovoca una infiammazione artico-lare che induce dopo pochi giorni/settimane un edema dellearticolazioni interessate che le rendetumefatte e dolenti. La causa dell'ar-trite reumatoide non è ancora com-pletamente nota, ma di certo la suapatogenesi è multifattoriale. In soggettigeneticamente predisposti, un even-to scatenante sarebbe responsabiledell'inizio della cascata di eventi cheesita nell'infiammazione articolare. ÈÈÈÈÈnecessario internecessario internecessario internecessario internecessario intervenire quanto primavenire quanto primavenire quanto primavenire quanto primavenire quanto primacon terapie efficaci per cercare dicon terapie efficaci per cercare dicon terapie efficaci per cercare dicon terapie efficaci per cercare dicon terapie efficaci per cercare diarararararrestare il processo infiammatorio erestare il processo infiammatorio erestare il processo infiammatorio erestare il processo infiammatorio erestare il processo infiammatorio edegenerativo ardegenerativo ardegenerativo ardegenerativo ardegenerativo articolare e prevenireticolare e prevenireticolare e prevenireticolare e prevenireticolare e prevenireconseguenze invalidanti perconseguenze invalidanti perconseguenze invalidanti perconseguenze invalidanti perconseguenze invalidanti permanen-manen-manen-manen-manen-ti.ti.ti.ti.ti. La diagnosi è possibile con l'esa-me clinico, gli esami strumentali (ra-diografia, ecografia, RMN) e, per l'ar-trite reumatoide, anche specifici esa-mi di laboratorio.

Le terapie per il trattamentodell'artrosiI l trattamento dell 'ar trosi mirainnanzitutto alla terapia del dolore ealla riduzione dei rischi connessi alladiminuzione della motilità articolare.

Ben documentati ed efficaci sonogli esercizi fisioterapici, che rinforesercizi fisioterapici, che rinforesercizi fisioterapici, che rinforesercizi fisioterapici, che rinforesercizi fisioterapici, che rinforza-za-za-za-za-no la muscolatura periarno la muscolatura periarno la muscolatura periarno la muscolatura periarno la muscolatura periarticolare.ticolare.ticolare.ticolare.ticolare. Unbuon tono muscolare rende l'artico-lazione più stabile e diminuisce diconseguenza i microtraumi cui è sot-toposta inevitabilmente un'articola-zione più lassa e che accelerano l'usu-

ra della cartilagine articolare.Altre terapie consistono nella

somministrazione di farsomministrazione di farsomministrazione di farsomministrazione di farsomministrazione di farmacimacimacimacimaciantidolorifici e nel ricorso ad ausiliantidolorifici e nel ricorso ad ausiliantidolorifici e nel ricorso ad ausiliantidolorifici e nel ricorso ad ausiliantidolorifici e nel ricorso ad ausiliergoterapeutici ergoterapeutici ergoterapeutici ergoterapeutici ergoterapeutici (bastoni, stampelle,deambulatori, ginocchiere). La man-cata risoluzione della sintomatologiadolorosa dopo trattamentoconservativo richiede comunque lavalutazione di un eventuale approc-cio chirurgico, che spesso, per i di-stretti articolari più importanti comela spalla, l'anca e il ginocchio, siconcretizza in interventi di sostituzio-ne protesica (protesi dell'anca e pro-tesi del ginocchio).

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Quando sono colpite learticolazioni portanti (anca, ginoc-chio, caviglie) la limitata motilità arti-colare e il dolore aumentano note-volmente il rischio di cadute acciden-tali, con conseguente possibilità difratture ossee. L'osteoporosi, in ge-nere presente nei soggetti anziani enell'AR, aumenta ulteriormente que-sta possibilità.

Per mantenere un ottimale trofismoe una adeguata funzionalità dell'ap-parato muscolo scheletrico è neces-sario seguire alcune regole alimenta-seguire alcune regole alimenta-seguire alcune regole alimenta-seguire alcune regole alimenta-seguire alcune regole alimenta-ri e comporri e comporri e comporri e comporri e comportamentali.tamentali.tamentali.tamentali.tamentali.

Le proteine sono fondamentali peri muscoli e le ossa. Il calcio è la com-ponente minerale principale delleossa. Una sana alimentazione forUna sana alimentazione forUna sana alimentazione forUna sana alimentazione forUna sana alimentazione forni-ni-ni-ni-ni-sce una quantità sufficiente di calciosce una quantità sufficiente di calciosce una quantità sufficiente di calciosce una quantità sufficiente di calciosce una quantità sufficiente di calcioe proteine.e proteine.e proteine.e proteine.e proteine. In base alle attuali racco-mandazioni, per avere ossa e muscolisani gli anziani dovrebbero assumeretutti i giorni 1g di proteine per ognichilogrammo di peso oltre a 1.000mg di calcio. I prodotti lattiero-casearisono ricchi di calcio e proteinepregiate.

La vitamina D favorisce i lriassorbimento di calcio a livellorenale, l'assorbimento intestinale difosforo e calcio ed i processi dimineralizzazione dell'osso.

Diversamente dal calcio, special-mente dopo una certa età, è difficilegarantire un apporto sufficiente di vi-tamina D senza ricorrere a integratori.Una buona fetta della popolazionepresenta pertanto una carenza di vi-

tamina D. Oggi si ipotizza che il 50%circa della popolazione di ogni fasciadi età, ma soprattutto le persone ol-tre i 65 anni, presenti una carenza diquesta vitamina.

Oltre ad una sana alimentazione,ossa e muscoli hanno bisogno di at-tività motoria adeguata per mantene-re funzionalità e integrità anatomica.

Chi fa più movimento ha una mag-Chi fa più movimento ha una mag-Chi fa più movimento ha una mag-Chi fa più movimento ha una mag-Chi fa più movimento ha una mag-giore densità ossea, muscoli più for-giore densità ossea, muscoli più for-giore densità ossea, muscoli più for-giore densità ossea, muscoli più for-giore densità ossea, muscoli più for-ti, cade di meno e perti, cade di meno e perti, cade di meno e perti, cade di meno e perti, cade di meno e pertanto ha untanto ha untanto ha untanto ha untanto ha unminore rischio di fratture.minore rischio di fratture.minore rischio di fratture.minore rischio di fratture.minore rischio di fratture. Sono par-ticolarmente consigliate le attività checaricano lo scheletro, come cammi-nare e ballare. È ampiamente dimo È ampiamente dimo È ampiamente dimo È ampiamente dimo È ampiamente dimo-----strato che le donne che camminanostrato che le donne che camminanostrato che le donne che camminanostrato che le donne che camminanostrato che le donne che camminanoalmeno 4 ore ogni settimana a passoveloce, riducono del 40% il rischiodi fratture dell'anca. Nelle personeanziane sono utili anche un regolareallenamento con pesi ed esercizi perl'equilibrio.

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Dr.ssa Fosca Cabardini, specialista in Endocrinologia

La popolazione globale mondiale stainvecchiando rapidamente e si vivepiù a lungo.

Una maggiore aspettativa di vita èpositiva di per sé ma significa ancheche si è a rischio di sviluppare malat-tie legate all’età. Molto conosciamodelle patologie croniche tipo lacardiopatia ischemica o il diabete; nelcorso della vita siamo bersagliati dainformazioni (più o meno attendibili)su come prevenirle o affrontarle.

Poco si parla del mantenimento diuna condizione di buona salute, seancora la si possiede, o anche dellaprevenzione, come se questa fosseappannaggio di altre fasce di età,

come pure poco si parla di queicomportamenti virtuosi che posso-no contribuire a farci stare meglio e/o a non aggravare le patologie dibase.

Esistono infatti alcune condizionio malattie in cui la modificazione dellostile di vita e dell’alimentazione pos-sono essere molto importanti. Una diqueste è la sarcopenia.

Con questo termine nel 1989 il dr.Rosenburg indicò la perdita di mas-a perdita di mas-a perdita di mas-a perdita di mas-a perdita di mas-sa magra e di forsa magra e di forsa magra e di forsa magra e di forsa magra e di forza del soggetto an-za del soggetto an-za del soggetto an-za del soggetto an-za del soggetto an-zianozianozianozianoziano, tale da influenzare in modo ne-gativo la motilità e l’indipendenza delsoggetto. Solo da pochi anni è statadefinita come una malattia vera e propria.

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La donna perde già in menopau-sa circa 3 kg di massa magra e ne ac-quista in media 2,5 di grasso; il ma-schio ne perde di più, tanto che lasarcopenia nel maschio si può inten-dere come l’equivalentedell’osteoporosi della donna. In que-st’ultima esiste anche una obesitàsarcopenica in cui il grasso mascherala riduzione delle masse muscolari.

A 70 anni un anziano su 5 soffredi sarcopenia (20%), mentre a 80 sisale al 33%.

Le cause non sono del tutto chia-re, ma importanti sono la mancanzadi esercizio fisico, una diminuzionedei livelli di ormone della crescita edegli ormoni sessuali, una riduzionedell’attività delle cellule nervose checontrollano la muscolatura.

Un altro elemento è dato da alcu-ni residui tossici che si formano nelsangue alla fine dei processi di assor-bimento degli zuccheri: in buona so-stanza un consumo eccessivo dipane, pasta, farine in generale potreb-be portare a dei prodotti finali co-siddetti di glicazione (Age) che dan-neggiano le ossa, il muscolo stesso(e anche la pelle contribuendo al suoinvecchiamento). Questi prodotti tos-sici si formano anche con la cotturaad alte temperature (fritture - cotturaalla griglia).

I due elementi più imporI due elementi più imporI due elementi più imporI due elementi più imporI due elementi più importanti chetanti chetanti chetanti chetanti chemantengono un buon muscolo sonomantengono un buon muscolo sonomantengono un buon muscolo sonomantengono un buon muscolo sonomantengono un buon muscolo sonol’esercizio fisico e una adeguata in-l’esercizio fisico e una adeguata in-l’esercizio fisico e una adeguata in-l’esercizio fisico e una adeguata in-l’esercizio fisico e una adeguata in-troduzione di nutrienti,troduzione di nutrienti,troduzione di nutrienti,troduzione di nutrienti,troduzione di nutrienti, nel caso spe-cifico aminoacidi. Questi sono ele-

menti strutturali delle proteine e quin-di delle fibre del muscolo, alla stessastregua dei mattoni per un muro; siottengono dal consumo di carni bian-che o rosse, pesce, uova, latte e for-maggi, fagioli, ceci, fave, lenticchie,cicerchie e piselli e da altri cibi nontipici della nostra cultura, come bulgur,amaranto e quinoa.

Con il passare degli anni non si rie-sce a praticare attività fisica o si restadegenti a letto per le problematichepiù varie ed ecco quindi che vienemeno uno degli elementi del buonfunzionamento muscolare che èl’esercizio fisico.

L’alimentazione del soggetto an-ziano diventa poi sempre più scarsa,scarna o anche fatta di cibi di sca-dente qualità; sicuramente meno ric-ca di proteine per difficoltà nelreperire ciò che serve, nel modo dicucinare o anche per pigrizia odemotivazione, ed anche perchépassano messaggi non del tutto cor-retti (ad esempio che le proteine ser-vono solo ad un organismo in cresci-ta o che portino danno al rene).

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PPPPPer mantenere un buon muscoloer mantenere un buon muscoloer mantenere un buon muscoloer mantenere un buon muscoloer mantenere un buon muscolosi dovrebbe praticare esercizio fisico esercizio fisico esercizio fisico esercizio fisico esercizio fisico (di resistenza, esercizi con pic-coli pesi o elastici) almeno tre volte a settimana oppure una camminatao, chi può, anche una corsa leggera almeno tre volte a settimana.

L’alimentazionealimentazionealimentazionealimentazionealimentazione dovrebbe comprendere proteine assuntefrazionatamente, un po’ per volta, in tutti i pasti: ad esempio tornaread usare il latte alla prima colazione o uno yogurt in giornata (gli intolle-ranti al lattosio troveranno facilmente prodotti adatti a loro), inserire unformaggio stagionato tipo grana come intermezzo o come secondopiatto, usare i legumi anche in una minestra o in un minestrone, concereali es. riso e piselli, pasta e fagioli o pasta e ceci; ma i legumi an-drebbero usati anche da soli (ad es. 100 gr. di lenticchie contengono28 gr di proteine, invece 100 gr. di carne ne contengono solo 18 gr.);imparare a consumare anche il pesce povero come il merluzzo o lealici, le carni bianche, o anche le rosse anche se con minor frequenza.

Da non dimenticare una buona idratazioneidratazioneidratazioneidratazioneidratazione con acqua(oligominerale con calcio, almeno 7 bicchieri al giorno nei casi in cuinon esista restrizione per patologie renali o cardiache): tutte le cellule,anche quelle muscolari, lavorano meglio se ben idratate con acqua.

Miglioreremo il tutto cuocendo i cibi a basse temperaturecuocendo i cibi a basse temperaturecuocendo i cibi a basse temperaturecuocendo i cibi a basse temperaturecuocendo i cibi a basse temperature, bol-liti, al vapore o al forno ma al di sotto di 150°.

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Dr.ssa Fosca Cabardini, specialista in Endocrinologia

Secondo una stima della Oms (Or-ganizzazione Mondiale della Sanità),tre tumori su 10 potrebbero dipen-tre tumori su 10 potrebbero dipen-tre tumori su 10 potrebbero dipen-tre tumori su 10 potrebbero dipen-tre tumori su 10 potrebbero dipen-dere dall’alimentazionedere dall’alimentazionedere dall’alimentazionedere dall’alimentazionedere dall’alimentazione e si stima cheil 30% delle malattie neoplastichepuò essere imputato agli stili di vita(alimentazione, fumo, sedentarietà,ecc.).

Questi dati devono farci riflettereperché ognuno di noi può e devefare qualcosa.

I meccanismi e i fattori noti chepossono favorire il cancro sono:- le nitrosammine usate nella conser-vazione;- residui dei pesticidi che vengonousati nelle filiere alimentari;

- ammine eterocicliche che si forma-no nella cottura ad alte temperaturedelle carni, esempio alla brace;- acrilamide che si forma nella cottu-ra ad alte temperature dei carboidrati;- presenza nelle carni di derivati delferro che possono dare il via alla libera-zione di radicali liberi;- presenza nei cibi di residui ormonalie di altre sostanze, dette citochine, checon complessi meccanismi possonoportare ad accrescimento delle cellu-le, anche tumorali, silenti.

Viceversa tra i meccanismi utili allaprevenzione possiamo trovare:- sostanze antiossidanti come la vita-mina C ed E, i carotenoidi e i polifenoli

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contenuti nelle verdure colorate di ros-so (pomodori, carote, ecc.);- i folati che si trovano in alcune ver-dure, nei legumi e in alcuni tipi di frut-ta (spinaci, bieta, indivia, rucola, aspa-ragi, carciofi, legumi, agrumi, fruttasecca con guscio); questi stabilizza-no il nostro Dna e lo riparano, met-tendolo al sicuro da quelle mutazionigenetiche che potrebbero essereresponsabili dell’attivazione del pro-cesso tumorale;- presenza nei cibi di sostanze chebloccano la crescita di vasi(angiogenesi) che nutrono le celluletumorali; inibitori della angiogenesi sonoi polifenoli del tè verde, la curcuma, gliestratti di aglio e il calo di peso (quan-do consigliato dal medico).

Studi cosiddetti ecologici neglianni 60, seguiti da altri di diverso tiponei decenni successivi, hanno per-messo di osservare i fenomenimigratori che hanno mostrato la pre-senza di alcuni tumori in popoli chesono passati da un’alimentazione fat-ta di cereali e legumi ad un’altra riccadi cibi raffinati e carni. Gli studi eco-logici hanno comunque evidenziatoche esiste nel mondo occidentale unarelazione tra cancro al seno, al colon,al rene e all’ovaio con il consumo dicarni e grassi animali.

Si parla di prevenzione spesso esoltanto nel soggetto giovane, ma si puòfare qualcosa anche nella terza età.Ad esempio:

Mantenere il peso idealeMantenere il peso idealeMantenere il peso idealeMantenere il peso idealeMantenere il peso ideale: il rischiodi tumore all’utero nelle donne è

da 2 a 4 volte maggiore nelle don-ne obese e 7 volte maggiore nel-le grandi obese. L’obesità ècorrelata inoltre con il tumoredell’esofago, del colon retto, delpancreas, del rene, della vescica,del seno, dell’ovaio e del fegato.FFFFFare esercizio fisico regolareare esercizio fisico regolareare esercizio fisico regolareare esercizio fisico regolareare esercizio fisico regolare: unaattività giornaliera anche modera-ta, e nei limiti che impongono al-tre patologie, come camminare apasso veloce 30-40 minuti al gior-no, protegge dal cancro delcolon, del seno e dell’utero.Limitare l’uso di cibi ad alta den-Limitare l’uso di cibi ad alta den-Limitare l’uso di cibi ad alta den-Limitare l’uso di cibi ad alta den-Limitare l’uso di cibi ad alta den-sità energeticasità energeticasità energeticasità energeticasità energetica come i prodottitroppo raffinati, dolciumi, biscottimerendine, patatine, salse da con-dimento, succhi di frutta (anchequelli cosiddetti light).Usare di più frUsare di più frUsare di più frUsare di più frUsare di più frutta e verdurautta e verdurautta e verdurautta e verdurautta e verdura: èconsigliabile consumarne com-plessivamente circa 800 gr al gior-no, meglio se fresca di stagione,suddivisa in 5 volte.AAAAAumentare il consumo di cerealiumentare il consumo di cerealiumentare il consumo di cerealiumentare il consumo di cerealiumentare il consumo di cerealiintegraliintegraliintegraliintegraliintegrali (Orzo, Avena, Farro, Risointegrale, Grano saraceno; assu-mere anche prodotti che non ap-partengono alla nostra culturaalimerntare, come. quinoa,amaranto, bulgur, kamut)AAAAAumentare il consumo dei legu-umentare il consumo dei legu-umentare il consumo dei legu-umentare il consumo dei legu-umentare il consumo dei legu-mimimimimi (ceci, fave, fagioli, lenticchie,piselli, cicerchie e altri caduti or-mai in disuso come la roveja)RidurRidurRidurRidurRidurre di molto il consumo dire di molto il consumo dire di molto il consumo dire di molto il consumo dire di molto il consumo dicarcarcarcarcarni conserni conserni conserni conserni conser vate o lavoratevate o lavoratevate o lavoratevate o lavoratevate o lavorate(hamburger, salumi, wurstel); que-

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ste, se consumate in discretaquantità (soprattutto se in scato-la) producono nitrosammine eammine eterocicliche che posso-no favorire l’insorgere del cancrodello stomaco. È anche importan-te non abusare, anzi è bene limi-tare il consumo, di carni rossesottosale. Il consumo di carne ros-sa limitato a 1-2 volte a settimananon configura elementi di rischio.Limitare il consumo di bevandeLimitare il consumo di bevandeLimitare il consumo di bevandeLimitare il consumo di bevandeLimitare il consumo di bevandealcoolichealcoolichealcoolichealcoolichealcooliche: nel processo difermentazione del vino possonoprodursi sostanze tossiche comela acetaldeide, nel vino stesso sipossono trovare contaminanticome le nitrosammine, gliidrocarburi e i fenoli; questo mixè correlato con il cancrodell’esofago, del seno, del colonretto e del fegato. Se poi l’alcoolsi unisce al fumo abbiamo più in-cidenza di tumori del cavo orale,del faringe e del laringe.Limitare il consumo di sale e deiLimitare il consumo di sale e deiLimitare il consumo di sale e deiLimitare il consumo di sale e deiLimitare il consumo di sale e deicibi contaminati da muffecibi contaminati da muffecibi contaminati da muffecibi contaminati da muffecibi contaminati da muffe. I cibiconservati sotto sale sembranoesporre di più al rischio di tumoredello stomaco; questo è stato os-servato in Asia, dove la conserva-zione sotto sale è molto diffusa; ilsale danneggia la mucosa dellostomaco dando delle lesioni chepossono poi evolvere in tumore.Assicurarsi di introdurAssicurarsi di introdurAssicurarsi di introdurAssicurarsi di introdurAssicurarsi di introdurre tutti i nu-re tutti i nu-re tutti i nu-re tutti i nu-re tutti i nu-trienti per parlare di cortrienti per parlare di cortrienti per parlare di cortrienti per parlare di cortrienti per parlare di corretta ali-retta ali-retta ali-retta ali-retta ali-mentazionementazionementazionementazionementazione. Infatti un buono sta-to nutrizionale assicura anche delle

buone difese immunitarie controil cancro.

Altre indicazioni utili:Consumare le proteine Consumare le proteine Consumare le proteine Consumare le proteine Consumare le proteine che si tro-vano nel pesce, nei legumi, nel lat-te, nelle uova nei formaggi, nellecarni bianche e rosse (con le limi-tazioni prima indicate) nella quo-ta che il medico consiglia;Usare i carboidrati Usare i carboidrati Usare i carboidrati Usare i carboidrati Usare i carboidrati - come panee pasta - sempre nelle quantità cheil medico consiglia, ma soprattut-to di tipo integraleintegraleintegraleintegraleintegrale evitando i cibitroppo raffinati che hanno zuc-cheri addizionati come glucosio,fruttosio e saccarosio.Usare solo olio crUsare solo olio crUsare solo olio crUsare solo olio crUsare solo olio crudo extra ver-udo extra ver-udo extra ver-udo extra ver-udo extra ver-gine di olivagine di olivagine di olivagine di olivagine di oliva, fonte importante divitamina E, tocoferoli, polifenoliche hanno un for te potereantiossidante.

PPPPPossiamo concludere cheossiamo concludere cheossiamo concludere cheossiamo concludere cheossiamo concludere che un’ali-mentazione ricca di frutta e ver-dure di stagione di diverso tipo equalità, di cereali integrali e legu-mi, ricca di pesce (anche pove-ro come il merluzzo o le alici), cheprediliga le carni bianche, che siacontenuta nel consumo di carnerossa, nella quale compaia soloolio crudo extra vergine di olivae si riduca il sale, è in grado diprevenireprevenireprevenireprevenireprevenire l’insorgenza di cancroma anche di tenere sotto con-tenere sotto con-tenere sotto con-tenere sotto con-tenere sotto con-trollotrollotrollotrollotrollo la crescita del tumore in di-versi stadi della malattia. L’uso dicurcuma, zenzero, tè verde puòessere utile.

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Dr.ssa Fosca Cabardini, specialista in Endocrinologia

Nella antica Grecia con il termine die-ta si intendeva il complesso delle nor-me di vita (alimentazione, attività fisi-ca, riposo, ecc.) utile al mantenimen-to di un buono stato di salute. Nel-l’accezione moderna si intende unaprescrizione alimentare ben definitanei suoi caratteri, che mira a correg-gere particolari condizioni cliniche, ascopo terapeutico o a scopo preven-tivo.

Con il termine “dieta mediterranea”si intende l’alimentazione tipica deipopoli che si affacciano sul Mediter-raneo e che nel corso dei secoli han-no avuto sulle proprie tavole pesce,olio di oliva, tante varietà di legumi

(fave, ceci, lenticchie, cicerchie edaltre tipologie ormai perdute), il panederivato dalla lavorazione della farinadi grano integrale, altri cereali non raf-finati come segale, riso integrale, ave-na, orzo, farro, cous-cous, poca car-ne. Ovviamente cibi non raffinati, cheal contrario sono frutto dei tempimoderni.

Industrializzazione, crescita dellapopolazione, passaggio da un’eco-nomia prettamente agricola a indu-striale, hanno determinato un maggiorfabbisogno di cibo (qui l’industria hagiocato un ruolo importantissimo),cambiato gli stili di vita e con essi itempi che vengono dedicati a cuci-

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na e alimentazione in genere; si è fat-ta strada un’alimentazione piùcalorica, basata anche su cibi pronti,precotti, molto più raffinati, addizio-nati di zuccheri. Così i Paesi del Me-diterraneo hanno assunto modelli divita sempre più simili a quelli dellepopolazioni nordamericane.

Nella tabella che segue è possibi-le osservare il cambiamento delleabitudini alimentari nei paesi che siaffacciano sul Mar Mediterraneo ecome altri paesi extra europei sidiscostino ampiamente dall’indicato-re di adeguatezza mediterranea (MAI= Mediterranean Adequacy Index).

La piramide alimentare(Corriere della Sera, 31 marzo 2015)

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Numerosi lavori scientifici hannomostrato da anni i risultati in termini dibeneficio della dieta mediterbeneficio della dieta mediterbeneficio della dieta mediterbeneficio della dieta mediterbeneficio della dieta mediterranearanearanearanearaneasu malattie cardiovascolari, diabete,dislipidemie, nonché effettiantitumorali e protettivi sull’invecchia-mento in generale.

Ad ottobre 2018 (dopo gli studidel 2008) è uscito un importante esignificativo lavoro che ha messo aconfronto due gruppi di individuiamericani, identici per età, sesso ecc.,che hanno assunto la stessa quotaenergetica per due mesi. Il primogruppo ha consumato molti grassi edolci; il secondo ha osservato unadieta strettamente mediterranea. Soloquesti ultimi hanno avuto un calo pon-derale più alto e una diminuzionedegli indicatori di infiammazione, chepor tano a obesità, diabete ecardiopatie, malattie che contribui-scono sensibilmente all’invecchia-mento.

È dei primi giorni del 2019 unanotizia, proveniente dagli Usa, chedefinisce la dieta mediterdieta mediterdieta mediterdieta mediterdieta mediterranea comeranea comeranea comeranea comeranea comela migliorela migliorela migliorela migliorela migliore, anche rispetto alla dietaDASH (conosciuta anche come die-ta contro l’ipertensione).

La dieta mediterranea viene defi-nita come povera di carni rosse, dizuccheri raffinati (zucchero, derivatie dolcificanti), di grassi saturi (burro),con alte quote di legumi, olio extravergine di oliva, noci e pesce. E vie-ne ritenuta come la migliore in terminidi salute in generale, in particolare peril cuore e per la prevenzione del dia-

bete.Ad oggi parlare di dieta mediter-

ranea significa nel nostro Paese dareuno sguardo al passato, all’alimenta-zione delle popolazioni agricole ita-liane del primo Novecento, quandosi moriva facilmente di polmonite mararamente a causa di diabete o di in-farto o di tumore. Questo tipo di ali-mentazione (definita Patrimonio del-l’Umanità dall’Unesco) fatica comun-que ad arrivare sulle nostre tavole;sembra più un concetto di moda, madi difficile realizzazione, soprattuttonelle grandi città dove, per problemidi approvvigionamento e dietichettatura, è molto più facile tro-vare prodotti della grande distribu-zione.

Ma molto può fare il singolo indi-viduo, con un occhio attento al mer-cato rionale e ai prodotti “a km zero”,che comunque già di per sé non han-no conservanti e/o coloranti e/o zuc-cheri del tutto inutili.

Occorre prestare cura alla letturadella provenienza, fare una sosta at-tenta di fronte agli scaffali dei legumie dei cereali; dedicare tempo ariscoprire una cucina semplice. Que-sto non sarà tempo sprecato, in ter-mini di salute.

Le piramidi alimentari sono delleLe piramidi alimentari sono delleLe piramidi alimentari sono delleLe piramidi alimentari sono delleLe piramidi alimentari sono delletabelle studiate per far capire latabelle studiate per far capire latabelle studiate per far capire latabelle studiate per far capire latabelle studiate per far capire latipologia e la frequenza dell’uso ditipologia e la frequenza dell’uso ditipologia e la frequenza dell’uso ditipologia e la frequenza dell’uso ditipologia e la frequenza dell’uso dicercercercercerti cibiti cibiti cibiti cibiti cibi. L’mmagine a pagina seguen-te potrebbe essere una base sulla qualereimpostare la nostra alimentazione.

Alla base del nostro stare bene

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troviamo la biodiversità, la stagionalitàdei cibi che portiamo in tavola, dafondere con la convivialità: elementiimportanti, uniti all’attività fisica rego-lare.

È consigliato, come si nota salen-do sulla piramide, un consumo diverdura (cruda o cotta) e frutta aipasti principali. Indicati, sempre per ipasti principali, i cereali integrali e l’oliodi oliva.

A salire ancora, ogni settimana dueporzioni di carni bianche e di pesce,oltre due porzioni di legumi, meno

di due porzioni di carne rossa, nonpiù di una porzione di carne lavora-ta, un uso moderato di vino e dolci.

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Dr.ssa Lucia Cavalletti, specialista in Gastroenterologia

Il microbiota intestinale è l’insieme diIl microbiota intestinale è l’insieme diIl microbiota intestinale è l’insieme diIl microbiota intestinale è l’insieme diIl microbiota intestinale è l’insieme dimicrorganismi che risiede nel nostromicrorganismi che risiede nel nostromicrorganismi che risiede nel nostromicrorganismi che risiede nel nostromicrorganismi che risiede nel nostrotratto gastrointestinale.tratto gastrointestinale.tratto gastrointestinale.tratto gastrointestinale.tratto gastrointestinale. È costituitoprevalentemente da batteri, oltrea lieviti, parassiti e virus. Quandoqueste comunità vivonoin equilibrio vi è una condizionedefinita di eubiosi, che permette allevarie componenti del microbiota in-testinale di essere funzionalmente ef-ficaci e soprattutto di essere sincro-nizzate sia tra loro, sia con gli altricomponenti dell’ecosistema intesti-nale.

Alla nascita, il tratto digerente deineonati è completamente sterile eviene colonizzato immediatamente,

a partire dal parto, dai microorganismicon cui viene in contatto, provenien-ti dal tratto riproduttivo e fecale dellamadre; successivamente i batteri pro-vengono dall’allattamento, dall’am-

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biente ed infine dai cibi chenel tempo saranno ingeriti. Itratti digerenti di neonati par-toriti con cesareo vengonocolonizzati inizialmente dabatteri presenti nell’ambiente,non venendo in contatto conquelli della madre e similmen-te i neonati non allattati natu-ralmente saranno maggior-mente colonizzati da batteriambientali piuttosto che di derivazio-ne umana.

Le specie batteriche presenti nelmicrobiota sono variabili tra le popo-lazioni, ma anche tra individui dellastessa etnia, a causa delle diverse at-titudini alimentari e del diverso cor-redo genetico. Sono più di 15.000tipi (per un peso pari a 1 kg), sonocoinvolti nei meccanismi diregolazione del sistema immunitario,nella produzione di vitamine (acidofolico, vitamina K e del gruppo B), dialcuni amminoacidi e permettono ladigestione di alcunicarboidrati (zuccheri).Questa comunitàmicrobica è stimata esse-re più di 10 volte il nume-ro totale delle cellule uma-ne e per il 99% è residen-te nel trattogastrointestinale. Si stimache il numero dei geni (ilmicrobioma) codificati daqueste specie battericheraggiunga 3 milioni, con-tro il numero più esiguo di

23.000 geni codificati dall’interogenoma umano. È ovvio pensare cheil microbioma possa avere notevoli ef-fetti sul metabolismo delle celluleumane. Infatti qualsiasi alterazione(disbiosi) del microbiota può essereassociata a differenti forme patologi-che.

La composizione del microbiotaè influenzata da fattori genetici, dallespecie microbiche presenti nell’am-biente, dalla dieta, dallasomministrazione di fermenti lattici,dalla somministrazione di antibiotici,

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dalla risposta immunitaria e da infe-zioni occasionali. La dieta ha sicura-mente un ruolo importante nella com-posizione di tale microbiota a livellogastro-intestinale. Dopo il secondo/terzo anno di vita, la composizionedel microbiota intestinale ècomparabile a quella di un adulto.L’organismo cerca da sé di mantene-

re un equilibrio adeguato della com-posizione microbia, soprattutto nellafase centrale della vita. Se durante l’in-fanzia l’equilibrio è instabile, questoviene addirittura a mancarenegli anziani, nei quali assistiamo avariazioni significative del microbiota.

Quali sono i fattori che interven-gono negativamente nella compo-sizione del microbiota?

La presenza di infezioni, alimen-tazioni scorrette (diete iperproteicheo iperglicidiche), stili di vita sbagliati(non fare attività fisica, fumo, abusodi alcool, ecc.), farmaci, soprattuttose assunti in modo cronico.

I farmaci più studiati a tale propo-sito sono gli inibitori di pompaprotonica (pantoprazolo,omeprazolo e similari), cortisonici e

contraccettivi orali, che creanodisbiosi subdole, che non vengonopercepite immediatamente dal pa-ziente come quelle acute. Al contra-rio gli antibiotici, ugualmente implica-ti, scatenano disbiosi acute con sin-tomi facilmente rilevabili come diar-rea, dolore addominale e meteorismi.

Il microbiota condiziona la suscet-tibilità alla malattia neoplastica attra-verso effetti metabolici e di modula-zione sulla risposta immunitaria. Seb-bene gli studi sull’uomo non siano almomento in grado di distinguere se icambiamenti del microbiota sonocausa o effetto del tumore, un ruolocausale sembra supportato da rigo-rosi studi preclinici sull’animale. Que-sti lavori dimostrano che il microbiota

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può influenzare la predisposizione ela progressione del cancro attraver-so vari meccanismi, come la modula-zione dell’infiammazione, l’induzionedi danni al Dna e la produzione dimetaboliti coinvolti nell’oncogenesi onella soppressione tumorale. Recentievidenze sottolineano inoltre la pos-sibil ità di manipolazione delmicrobiota attraverso l’utilizzo diprobiotici come adiuvanti perl’immunoterapia oltre all’impiego dimolecole ad azione mirata suglienzimi microbici, al fine di migliorarel’efficacia dei trattamenti

antineoplastici.Sappiamo che dieta, stile di vita,

fattori genetici e ambientali sono iprincipali responsabili della compo-sizione microbica di un individuo, inogni stadio della vita. Attraverso ilconsumo di una dieta varia, ricca difibre e probiotici (ad es. yogurt, lattefermentato), oltre al minor consumodi carni rosse, è possibile ridurre il ri-schio di cancro grazie al mantenimen-to dell’eubiosi o quanto meno di unacomposizione ottimale del

microbiota, considerando i dimostratieffetti metabolici e regolatori sulla fun-zione immunitaria.

Il microbiota è oggi consideratoIl microbiota è oggi consideratoIl microbiota è oggi consideratoIl microbiota è oggi consideratoIl microbiota è oggi consideratoalla stregua di un organo viralla stregua di un organo viralla stregua di un organo viralla stregua di un organo viralla stregua di un organo virtuale intuale intuale intuale intuale incostante cambiamento con l’esserecostante cambiamento con l’esserecostante cambiamento con l’esserecostante cambiamento con l’esserecostante cambiamento con l’essereumano.umano.umano.umano.umano. La sua adattabilità è essen-ziale per mantenere l’omeostasi inte-stinale, ma alterazioni drastiche, comequelle indotte dagli antibiotici, sonopotenzialmente dannose. Numerosistudi epidemiologici indicano unastretta associazione tra esposizioneagli antibiotici in epoca infantile epatologie in età adulta, suggerendoun ruolo causale per la disbiosipediatrica del microbiota intestinale.

Se nel mondo occidentale il mi-glioramento delle condizioni di vita e

l’osservazione delle norme di igienehanno consentito la diminuzione dellemalattie infettive, di rimando si è assi-stito ad un incremento di quelle al-lergiche e autoimmuni, probabilmen-te ascrivibile a ridotta esposizione allabiodiversità del mondo microbico,

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con perdita di porzioni benefiche delmicrobiota umano e modifiche dellacapacità metabolica microbica, a so-stegno del concetto che, nel momen-to in cui si perde la biodiversità, di-minuiscono la bioplasticità e la capa-cità di controbilanciare gli stimoli am-bientali in grado di innescare pertur-bazioni dello stato di salute.

L’uso di antibiotici si correla ancheal rischio di sviluppare malattiadiabetica nella popolazione adulta,probabilmente riconducibile all’indu-zione di alterazioni del microbiotache possono associarsi a una mag-giore comparsa di sovrappeso.

Un ruolo importante sul rischiocardiovascolare è giocato dalcolesterolo: ebbene, una serie di datisuggerisce che alcuni ceppi battericisiano in grado di influenzare lacolesterolemia.

È possibile influenzare questi fe-nomeni? Alcuni studi preliminari sug-geriscono di utilizzare specifici cep-pi batterici in grado di intervenire nelmetabolismo lipidico, oppure som-ministrando sostanze come ilresveratrolo, potente antiossidante,che interverrebbero con effettoprebiotico modificando la risposta

dell’organismo agli alimenti.Si può dunque prospettare che

la modificazione del microbiota, ot-tenuta direttamente mediante iprobiotici o indirettamente, sfruttan-do l’effetto prebiotico di specificicomposti, possa consentire di mo-dificare la risposta dell’organismo aglialimenti. In futuro, la conoscenza delmicrobiota individuale permetteràprobabilmente di personalizzare leraccomandazioni relative all’alimenta-zione e al suo rapporto con la pre-venzione cardiovascolare. I lmicrobiota intestinale e le patologiecorrelate costituiscono un’area di ri-cerca in vorticoso sviluppo, applica-zioni cliniche sono già disponibili ealtre si intravedono per il prossimofuturo: in questo contesto è nata aRoma la prima “Microbiome Clinic”presso la Gastroenterologia della Fon-dazione Policlinico A. Gemelli, diret-ta dal prof. Antonio Gasbarrini, dovesi studiano interventi di modulazionedel microbiota.

Ad oggi esiste una sola indicazio-ne consolidata di uso terapeutico deltrapianto di microbiota, la coliteda Clostridium difficile, batterio sem-pre più resistente alla terapia antibio-tica; per i l futuro prossimo, igastroenterologi sperano di potertrattare la colite ulcerosa ed i primirisultati sono promettenti, ma la ricer-ca in questo settore sta proceden-do in modo così rapido che è anco-ra impossibile stabilire dei confini allefuture applicazioni.

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Dr.ssa Antonella Mencacci,specialista in Dermatologia e Venereologia

La pelle (o cute) è l’organo piùesteso del corpo umano.

La cute ha molteplici funzioni:- Protegge fisicamente e dal punto

di vista immunologico il nostrocorpo.

- Conserva l’equilibrio idrico cor-poreo.

- Regola la temperatura corporea.- È la sede della sensibilità.- Produce la vitamina D.- Rappresenta la nostra immagine

sociale.L’invecchiamento di per se e

l’esposizione ai raggi solari provocamodificazioni strutturali e funzionalidella pelle e dei suoi annessi (peli,capelli e unghie).

La cute diviene sottile, secca, fra-

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gile, lassa, a tratti iperpigmentata a trattiipopigmentata; si riduce lasudorazione e con essa la capacitàdi regolare la temperatura corporea;si riduce la sintesi di Vitamina D; si ri-duce la funzione barriera che, con lariduzione delle difese immunitarie,porta ad aumentata suscettibilità alleinfezioni con ridotta capacità di ripa-rare le ferite.

Le unghie diventano secche, fragili,opache, spesso con creste e solchi.

I capelli e i peli divengono grigi eradi.

Uno stile di vita sano che preservilo stato di salute generale della per-sona negli anni è in grado di contra-stare ridurre queste alterazioni.

Quindi si consiglia una dieta varia,ricca di frutta e verdura, un adeguatoapporto di acqua, attività motoria si-stematica, utilizzo di detergenti deli-cati, applicazione di crema idratanti.

La cronica esposizione al sole,inoltre, accelera l’invecchiamentocutaneo per cui fin da giovani ci sideve proteggere dal sole con indu-menti e prodotti topici con alti fattoridi protezione.

Accenneremo brevemente allepatologie cutanee più frequenti neglianziani con consigli su come preve-nirle e curarle.

DerDerDerDerDermatoporosimatoporosimatoporosimatoporosimatoporosiIn questo nome vengono racchiusetutte quelle manifestazioni tipichedell’anziano localizzate agliavambracci, al dorso delle mani, alle

gambe e caratterizzate da cute sotti-le, con macchie color porpora e ci-catrici biancastre.

Questa alterazione è dovuta al fi-siologico invecchiamento della pel-le, all’esposizione cronica al sole maanche all’assunzione o applicazionecronica di cortisonici.

La pelle si ferisce con facilità, leferite guariscono con difficoltà e vi èil pericolo di infezioni.

Molto importante è il trattamentocon detergenti delicati e creme ristrut-turanti, ma ancor più importante è laprevenzione effettuata proteggendo-

si dal sole con tessuti e topici conschermi solari, utilizzando detergentie creme idratanti, effettuando unadieta variata con un adeguato appor-to di acqua, riducendo, se possibile,l’uso di cortisonici.

PrPrPrPrPrurito senileurito senileurito senileurito senileurito senileIl vero “prurito senile” è dovuto allostato della cute in questo periododella vita: sottile, pallida, disidratata,povera di sebo, non più elastica.

Per effettuare questa diagnosi de-vono essere escluse patologiecutanee e sistemiche, squil ibrielettrolitici, carenze nutrizionali. Danon sottovalutare il possibile aspetto

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psicosomatico del prurito dovuta aperdita di ruolo, isolamento, solitudi-ne, perdita di autonomia fisica, dallaricerca di attenzione.

Anche in questo caso la terapiaconsiste in detersione con oli o cre-me detergenti; idratazione con pro-dotti contenenti acido ialuronico,urea, allantoina; assunzione diintegratori alimentari contenenti vita-mina E, zinco, vitamina PP.

Piede diabeticoPiede diabeticoPiede diabeticoPiede diabeticoPiede diabeticoIl diabete provoca alterazione dei vasisanguigni e delle terminazioni nervo-se che a loro volta determinano alte-razione della cute dei piedi con com-parsa di callosità, alterazione ungueali,ulcere con sovrapposizioni infettive.Il diabete è la prima causa di ampu-tazione degli arti inferiori non trauma-tica.

Importantissima la prevenzionedel piede diabetico che si ottienecon il controllo della glicemia e unabuona igiene del piede stesso.

I piedi vanno lavati ogni giorno conacqua tiepida e asciugati bene.

Ogni giorno vanno indossate cal-ze pulite morbide.

Le scarpe devono essere morbi-de e comode, non devono esercita-re eccessive pressioni.

La cute dei piedi deve essere sem-pre morbida ma non umida per evi-tare le infezioni.

I piedi vanno controllati ogni gior-no segnalando al proprio medicocallosità, alterazioni delle unghie,

abrasioni, ferite, aree cutanee di co-lore rosso, blu o nere. Il medico con-siglierà poi il giusto trattamento perogni tipo di alterazione.

TTTTTumori cutaneiumori cutaneiumori cutaneiumori cutaneiumori cutaneiIn età avanzata sono molto frequentidue tumori cutanei dovuti soprattut-to all’esposizione cronica alla lucesolare: il carcinoma basocellulare e ilcarcinoma spinocellulare.

Entrambe le lesioni possono es-sere nodulari o piane, tendono a cre-scere e ad ulcerarsi sanguinando, pro-vocando dolore o prurito.

Le aree più interessate sono il cuo-io capelluto, le orecchie, il collo, ilviso, il dorso.

Alla comparsa di lesioni similari èconsigliabile una visita dermatologica;in base alla diagnosi il dermatologoconsiglierà il trattamento più efficace.

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La prevenzione viene effettuataproteggendosi dal sole.

Ulcere vascolari degli arUlcere vascolari degli arUlcere vascolari degli arUlcere vascolari degli arUlcere vascolari degli arti inferioriti inferioriti inferioriti inferioriti inferioriNell’età avanzata alle ulcere sonomolto frequenti, dovute per l’80%all’insufficienza venosa e per il 20%ad insufficienza arteriosa.

La cute nell’insufficienza venosa èedematosa, cianotica e conpigmentazione brunastra da deposi-to di emosiderina.

Nell’insufficienza arteriosa la cuteè pallida, fredda, lucida, discromica,ipercheratosica, fissurata, anelastica,anche qui ci può essere un’alterazio-ne del colore.

Nell’insufficienza venosa sia la pre-venzione che il trattamento delle ul-cere viene fatto con compressioneelastica; antitrombotici; nutraceuticicontenenti centella, amamelide, ip-pocastano, vitamina C, meliloto.

Nell’insufficienza arteriosa il tratta-

mento elettivo consiste nell’effettua-zione del by pass arterioso.

Il trattamento delle ulcere verràeffettuato con prodotti contenentiantimicrobici, acido ialuronico.

Ulcere da pressione (decubito)Ulcere da pressione (decubito)Ulcere da pressione (decubito)Ulcere da pressione (decubito)Ulcere da pressione (decubito)Il 70% di tali lesioni si verifica nellapopolazione anziana e sonocorrelate soprattutto alla prolungatacompressione della cute a livello dellesalienze ossee. Le regioni più a rischioinfatti sono quelle sacrali, femorali,calcaneari, malleolari, ma possonoessere interessati anche gomiti, sca-pole, orecchie e vertebre.

Il trattamento e la prevenzionevengono fatti con la mobilizzazionee con presidi che riducono le forzedi pressione. È importante mantene-re la pelle asciutta e un adeguatoapporto nutrizionale.

Una volta instaurate le ulcere il trat-tamento viene effettuato con medi-cazioni locali e se necessario con te-rapie sistemiche.

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Dr. Mario Trequattrini, Specialista in Geriatria e Gerontologia

Le malattie cardiovascolari sono tra lepiù frequenti che si riscontrano neisoggetti in età avanzata.

Sono il frutto, oltre che di fattorigenetici, anche di scorrette abitudinidi vita che il soggetto ha mantenutonella sua esistenza: una scorretta ali-mentazione, l’abitudine al fumo di si-garetta, il mancato controllo dellapressione arteriosa, l’aumento delcolesterolo nel sangue, il diabete, lavita sedentaria; anche l’età rappresen-ta di per sé un fattore di rischioaggiuntivo.

L’iper tensione ar teriosa, lacardiopatia ischemica cronica ed acu-ta, lo scompenso cardiaco, le

valvulopatie, le gravi aritmie sono, conl’insufficienza arteriosa degli arti infe-riori e le malattie cerebrovascolari, lecondizioni più frequenti.

Quasi sempre alla base delle ma-lattie c’è l’invecchiamento delle arte-rie dei distretti interessati: coronarie,arterie carotidi o degli arti inferiori.

Con il passare del tempo sullaparete delle stesse si depositano igrassi del sangue (“colesterolo”) for-mando un restringimento (placcaarteriosa) che con il tempo, se persi-stono i fattori causali, tende ad ac-crescersi, determinando una riduzio-ne del calibro dell’arteria fino a chiu-derla, inducendo così una ischemia

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nell’organo irrorato.

FFFFFororororormazione della placcamazione della placcamazione della placcamazione della placcamazione della placca

I livelli alti di grassi nel sangue,l’ipertensione arteriosa, il fumo di si-garetta, il diabete, l’obesità, sonoappunto fattori che facilitano l’insor-genza e la progressione della plac-ca.

La diagnosi precoce è fondamen-tale perché attualmente disponiamodi tecnologie tali da prevenire gli epi-sodi ischemici. Con una metodicachiamata “angioplastica” si può dila-tare per via endo-vascolare il calibrodell’arteria ristretta, con un catetereintrodotto direttamente nelle arterie,senza intervenire chirurgicamente,evitando nella maggior parte dei casi,di dover sottoporsi a by-pass.

Angioplastica: il lume viene dila-Angioplastica: il lume viene dila-Angioplastica: il lume viene dila-Angioplastica: il lume viene dila-Angioplastica: il lume viene dila-tato con un palloncino portato con un palloncino portato con un palloncino portato con un palloncino portato con un palloncino portato datato datato datato datato daun catetereun catetereun catetereun catetereun catetere

Diventa per tanto impor tantesupervisionare l’anziano nello svolgi-mento della vita quotidiana, ponen-do particolare attenzione alla corret-ta assunzione di farmaci, alla dieta edal peso corporeo, alla vita di relazio-ne ed al controllo e correzione deifattori di rischio di cui sopra.

Nell’eventualità dell’insorgenza disintomi sospetti che possano farepensare ad un evento ischemico, èfondamentale non sottovalutarli e farsivedere quanto prima dal medicoperché il tempo che passa dal sinto-mo alla terapia è determinante per laprognosi.

Anche nel caso di disturbi del rit-mo che possono essere avvertiticome palpitazioni, ir regolarità delbattito, percezione del “cuore ingola”, è opportuno consultare il pro-prio medico di fiducia, perché alcu-ne aritmie possono diventare perico-lose, come la frequente fibrillazioneatriale.

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È opportuno ricordare tuttavia chele malattie possono esprimersi, nel-l’anziano, in maniera diversa rispettoal giovane, mimando differenti con-dizioni: ad esempio infar tomiocardico senza dolore che insor-ge invece con uno stato confusiona-le o con dolori addominali o gonfio-re alle gambe per ritenzione di liqui-di; un disorientamento temporo-spaziale interpretato come ischemiacerebrale o demenza, dovuto inve-ce a cause banali come l’assunzionesbagliata di farmaci o la disidratazione;frequenti cadute dovute non a cau-se neurologiche ma semplicementea calzature incongrue, ecc.

Quindi il cuore, il cervello ed i di-stretti vascolari periferici sono gli or-gani più colpiti, in modo cronico eprogressivo ma anche con eventi im-provvisi e più gravi come l’infarto delmiocardio o l’ictus cerebrale.

L’evoluzione della scienza medi-ca associata alla tecnologia avanzatafortunatamente ha reso possibili pro-grammi di prevenzione ma anche diinterventi in fase acuta atti a modifi-care in senso francamente migliorativol’evoluzione di molti eventi che, seaffrontati precocemente, conduco-no a gravi esiti invalidanti se non allamorte.

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Dr. Alessio Cerquaglia, specialista in Oftalmologia

Anche i nostri occhi risentono del-l’avanzamento dell’età.

CACACACACATTTTTARARARARARAAAAATTTTTTTTTTAAAAACol termine cataratta si intendel’opacizzazione del cristallino natura-le. Questa perdita di trasparenza im-pedisce alla luce di raggiungere nor-malmente la retina. Il sintomo più evi-dente della cataratta consiste nell’an-nebbiamento e nella progressiva ri-duzione della vista, che limita lo svol-gimento delle normali attività di vitaquotidiana. Si avverte inoltre fastidioalla luce (fotofobia) edisorientamento. Anche la percezio-ne dei colori può essere alterata: le

tonalità del blu, per esempio, vengo-no percepite in modo ridotto.PPPPPerché compareerché compareerché compareerché compareerché compareSolitamente la cataratta è una conse-guenza del processo di invecchia-mento dell’occhio (cataratta senile).È infatti rara in età giovanile, anche sevi sono casi di cataratta nei bambini,quasi sempre congenita.

Visione normale Visione con cataratta

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Anche altri fattori concorrono allaperdita di trasparenza del cristallino:presenza di diabete, uso prolungatodi farmaci (come il cortisone), traumiall’occhio, esposizione a radiazioni oquella costante ai raggi ultravioletti,altre malattie a carico dell’occhio,come il glaucoma.

A distanza di tempo dall’interven-to chirurgico, invece, può comparirela cosiddetta cataratta secondaria: siopacizza il sacco capsulare (il saccoin cui viene impiantato il cristallino arti-ficiale). È sufficiente una semplice ap-plicazione di laser per ridare traspa-renza e nitidezza in modo definitivo.Come si scopreCome si scopreCome si scopreCome si scopreCome si scopreLa diagnosi può essere fatta solo dal-l’oculista con un esame approfondi-to dell’occhio, per valutare se i sinto-mi riferit i siano dovutiall’opacizzazione del cristallino opossano dipendere da altre cause.Non sempre la cataratta viene ricono-sciuta attraverso i sintomi: può succe-dere che, nel corso di una visitaoculistica per altri accertamenti, lo spe-cialista si accorga della presenza deldisturbo, non avvertito dalla persona.

Si ricor re alla lampada afessura, microscopio normalmenteusato nelle visite oculistiche, attraver-so il quale si illuminano le strutture in-terne all’occhio, compreso ilcristallino, analizzandone le condi-zioni dello stesso.Come si interCome si interCome si interCome si interCome si intervienevienevienevienevieneL’intervento per l’asportazione dellacataratta si svolge soprattutto attraver-

so la facoemulsificazione, una tecni-ca chirurgica così diffusa a livellomondiale che risulta essere secondasolo al parto, in termini di frequenzadi applicazione. Successivamente,viene introdotta e impiantata, al po-sto del cristallino rimosso, una lenteintraoculare artificiale che non provo-ca rigetto, è di durata illimitata, nonrichiede cure o manutenzione, con-sente un aspetto normale e non in-terferisce con la visione naturale. L’in-tervento dura in media circa 15 mi-nuti ed è indolore.

MAMAMAMAMACULCULCULCULCULOPOPOPOPOPAAAAATIATIATIATIATIAQuesto termine indica qualsiasi ma-lattia che colpisce la macula, piccolaarea centrale e nobile della retina,deputata alla visione distinta. È que-sta zona retinica che ci consente diriconoscere i volti, i colori, di leggeree di guidare. Sintomi comuni di que-ste patologie sono: l’insorgenza diuna perdita della visione centrale delcampo visivo (scotoma) ed una pro-gressiva distorsione delle immagini(metamorfopsie), quest’ultima facil-mente diagnosticabile tramite il testdi Amsler (osservando un foglio dicarta quadrettato con al centro unpiccolo disco di fissazione si nota una

Visione normale Visione conmaculopatia

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distorsione delle righe). La forma più comune di

maculopatia è la degenerazionemaculare Senile (AMD), consideratala principale causa di grave perditadell’acuità visiva e di cecità nella po-polazione occidentale di età supe-riore ai 65 anni. In Italia si calcola chene siano affetti circa un milione dipersone, di cui 200.000-300.000presentano la forma avanzata. Lapatogenesi è multifattoriale, ed i prin-cipali fattori di rischio sono: fattoridemografici (età avanzata, soggettibianchi, donne); fattoricomportamentali (fumo, abuso di al-colici, dieta priva di antiossidanti, obe-sità, scarsa attività fisica, eccessiva espo-sizione alla luce solare); fattori oculari;fattori correlati a patologie sistemiche(diabete, ipertensione arteriosa,dislipidemia); predisposizione genetica.FFFFForororororma atrofica e forma atrofica e forma atrofica e forma atrofica e forma atrofica e forma essudativama essudativama essudativama essudativama essudativaDue quadri clinici sono tipici dellaDegenerazione Maculare avanzata:forma secca o atrofica e formaessudativa. Nel primo caso si ha unaprogressiva, lenta e graduale perditadella funzione visiva centrale; la se-conda, invece, insorge più rapida-mente e si associa a distorsione visi-va (metamorfopsie) con importantee brusca riduzione del visus.

La diagnosi si effettua tramite unavisita oculistica completa con accu-rato esame del fondo oculare,supportato da indagini diagnostichecome l’angiografia retinica e l’OCT(tomografia a coerenza ottica).

Nelle forme secche o atrofiche laterapia farmacologica offre scarsi ri-sultati e non vi è ad oggi un farmacoapprovato in grado di rallentare o ar-restare l’evoluzione della patologia.

Nelle forme essudative, invece, dacirca 10 anni si utilizzano dei farmaciche vengono iniettati a l ivellointraoculare (anti-vegf), che hanno loscopo di bloccare l’attività essudativadella lesione.

Come prevenirlaCome prevenirlaCome prevenirlaCome prevenirlaCome prevenirlaLa prevenzione della degenera-zione maculare senile è legataprincipalmente alla riduzione deifattori di rischio, quindi al control-lo dell’ipertensione sistemica, delfumo di sigaretta e ad una cor-retta alimentazione. L’assunzionecostante di frutta, verdura e pe-sce, con il suo alto contenuto diacidi grassi omega 3, è associataa un minor rischio di sviluppare lapatologia.È uti le eseguire una vis itaoculistica dopo i 50 anni e, seindicato dal medico specialista,eseguire periodici test diautovalutazione per identificaretempestivamente eventuali cam-biamenti visivi.

RETINOPRETINOPRETINOPRETINOPRETINOPAAAAATIA DIABETICTIA DIABETICTIA DIABETICTIA DIABETICTIA DIABETICAAAAALaLaLaLaLa RRRRRetinopatia diabeticaetinopatia diabeticaetinopatia diabeticaetinopatia diabeticaetinopatia diabetica è la prin-cipale complicanza oculare del dia-complicanza oculare del dia-complicanza oculare del dia-complicanza oculare del dia-complicanza oculare del dia-betebetebetebetebete ed interessa appunto la retina,tessuto fondamentale dell’apparatovisivo. Può svilupparsi in tutti coloroche sono affetti sia da diabete didiabete didiabete didiabete didiabete di

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tipo 1 sia da diabete di tipo 2tipo 1 sia da diabete di tipo 2tipo 1 sia da diabete di tipo 2tipo 1 sia da diabete di tipo 2tipo 1 sia da diabete di tipo 2. Il ri-schio di sviluppare la patologia èmaggiore nei pazienti che hanno ildiabete da molti anni e nei casi in cuivi è scarso controllo glicometabolico.Cos’è la retinopatia diabetica?Cos’è la retinopatia diabetica?Cos’è la retinopatia diabetica?Cos’è la retinopatia diabetica?Cos’è la retinopatia diabetica?Esistono due tipi di retinopatiadiabetica: la retinopatia diabeticaetinopatia diabeticaetinopatia diabeticaetinopatia diabeticaetinopatia diabeticaprecoceprecoceprecoceprecoceprecoce anche nota comeretinopatia diabetica nonretinopatia diabetica nonretinopatia diabetica nonretinopatia diabetica nonretinopatia diabetica nonproliferanteproliferanteproliferanteproliferanteproliferante (NPDR) che può esseredi grado lieve, moderato o severo.Con l’avanzare della malattia le paretidei vasi sanguigni si danneggiano esviluppano microaneurismi, piccolealterazioni vasali che possono deter-minare anche la comparsa di piccolisanguinamenti sulla retina. C’è poi ilrischio che si formi un accumulo diliquidi (edema) nella parte centraledella retina (macula), con successivariduzione della vista.LaLaLaLaLa RRRRRetinopatia diabeticaetinopatia diabeticaetinopatia diabeticaetinopatia diabeticaetinopatia diabeticaproliferanteproliferanteproliferanteproliferanteproliferante (PDR) o avanzata è il tipopiù grave perché si manifesta con lacrescita anormale di nuovi vasi san-guigni a livello della retina. A lungoandare ciò può provare emorragievitreali, distacco di retina ed addirit-tura glaucoma neovascolare.

I s intomi del la Retinopatiadiabetica possono essere:- macchie o fili scuri che galleggianodavanti agli occhi (miodesopsie)- visione offuscata- visione di aree scure e difficoltà visive- difficoltà nella percezione dei coloriDiagnosiDiagnosiDiagnosiDiagnosiDiagnosiLe metodiche per la diagnosi iniziale

di retinopatia diabetica sono:- visita oculistica con esame del fon-do oculare- fluorangiografiaretininica- tomografia assiale computerizzataTTTTTrattamentirattamentirattamentirattamentirattamentiIn caso di Retinopatia nonproliferante e in presenza di edemamaculare si può intervenire con inie-zioni intravitreali di farmaci in gradodi determinare una riduzione del-l’edema maculare (anti-VEGF ocorticosteroidi).

Il trattamento della retinopatiadiabetica proliferante prevede inve-ce un’accurata ed estesafotocoagulazione laser delle areeischemiche retiniche, allo scopo dipreservare la vista centrale e preveni-re gravi complicanze a lungo termine(distacco di retina, glaucomaneovascolare).

PrevenzionePrevenzionePrevenzionePrevenzionePrevenzioneLa retinopatia diabetica è unamalattia “silenziosa”, che può svi-lupparsi a lungo senza sintomi, finquando non interessa la macula.Una gestione adeguatadella Retinopatia diabetica puòridurre del 90% il rischio a 5 annidi sviluppare cecità nei pazienticon retinopatia proliferante. Se-condo le statistiche, solo 1 pa-ziente diabetico su 2 si sottopo-ne a controll i oculisticiregolari che permettono di scon-giurare l’avanzare della patologiae il rischio di perdere la vista.

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Dr. Fulvio Pierassa, PodologoSpecialista in Posturologia,

specialista nella cura e trattamento del piede diabetico

Le malattie del piede sono riscontrabiliin qualunque fase della vita, ma èdopo i 65 anni di età che leproblematiche possono essere piùevidenti e invalidanti.

Di per sé l’età non può essereconsiderata una malattia, tuttavia de-terminati problemi tendono ad ac-centuarsi, più o meno in tutte le per-sone, con il passare degli anni. Ciò chesi sopportava facilmente in gioventù(le fatiche, le scarpe poco conforte-voli) viene via via tollerato con mag-gior difficoltà. Si presenta una certausura dell’organismo che a volte de-

genera in vere e proprie malattie. Ilpiede non fa certamente eccezione;anzi in un organo estremamenteesposto e continuamente usato, senon addirittura affaticato, più facilmen-te si possono manifestare i segni del-l’età.

Anche quando siamo immobili, instazione eretta, i piedi continuano alavorare, mettendo in atto piccoli im-percettibili mutamenti in tutto il cor-po. I muscoli possono indebolirsi,soprattutto se non vengono sottopo-sti a continuo esercizio. I tendini siaccorciano, generalmente a causa di

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scarpe che costringono a posizionicontratte, innaturali. L’ossatura puòdiventare fragile in seguito all’insorgeredi una decalcificazione (osteoporosi)generale, oppure di microtraumi.

La circolazione rischia di diventa-re difficoltosa, specie se ci si muovepoco e se le calzature non sono ido-nee. Facilmente i piedi diventano gon-fi e dolenti.

Una persona che ha paura di sta-re in piedi e di camminare rinuncia asvolgere attività complesse come fareil bagno o la doccia, sbrigare le fac-cende domestiche, salire le scale,uscire di casa, fino a rinunciare alle piùsemplici abilità di base, come curarela propria igiene personale (lavarsimani e viso, pettinarsi, vestirsi e spo-gliarsi, usare il bagno, il letto). E anco-ra le statistiche ci vengono in soccor-so per una valutazione attenta dellasituazione: le cadute traumatiche eatraumatiche costituirebbero la sestacausa di morte per gli ultra 65enni. Larisoluzione attraverso trattamenti chi-rurgico, in molti casi, non può esserepresa in considerazione, e spesso irisultati sono incerti.

Questo è il piede dell’anziano: unastruttura dove il compenso (intesocome possibilità di riduzione di unadeformità) non è più possibile, dovel’elasticità non è più d’aiuto e dove lastanchezza ha preso il sopravvento.

Numerose sono le problematichespecifiche che possono caratterizza-re il piede dell’anziano, causate spes-

so dalla presenza di polipatologieche possono aggravare la situazione.

Il diabete, l’arIl diabete, l’arIl diabete, l’arIl diabete, l’arIl diabete, l’ar trite reumatoide,trite reumatoide,trite reumatoide,trite reumatoide,trite reumatoide,l’osteoporosi e l’arl’osteoporosi e l’arl’osteoporosi e l’arl’osteoporosi e l’arl’osteoporosi e l’artrosi sono solotrosi sono solotrosi sono solotrosi sono solotrosi sono soloalcune delle patologie che possoalcune delle patologie che possoalcune delle patologie che possoalcune delle patologie che possoalcune delle patologie che posso-----no causare problemi ai piedino causare problemi ai piedino causare problemi ai piedino causare problemi ai piedino causare problemi ai piedi.

Per esempio, il piede diabeticopiede diabeticopiede diabeticopiede diabeticopiede diabetico,una patologia in continuo aumento,anche nelle persone più giovani, è unacomplicanza del diabete, che se tra-scurata può portare fino all’amputa-zione dell’arto, con conseguenzedisastrose per la salute e l’autonomiadella persona. È di fondamentale im-portanza prevenire tale patologia at-traverso la prevenzione e la cura ri-volgendosi a specialisti competenti,come il podologo.

Anche il piede reumaticopiede reumaticopiede reumaticopiede reumaticopiede reumatico, pato-logia che colpisce l’89% delle per-sone affette da artrite reumatoide, sievidenzia come una infiammazionecronica che colpisce piede e cavi-glia causando dolore, deformità, dif-ficoltà alla deambulazione ed invali-dità. In questi casi, si può intervenireper migliorare la sintomatologia e, diconseguenza, la qualità della vita. Ilpodologo può trattare in manieramirata tale patologia, per evitare l’au-mento progressivo del dolore, permantenere attiva l’attività muscolare/articolare ed infine per ripristinare l’in-tegrità cutanea, dove si presenta dan-neggiata a causa della malattia.

Dolori alla colonna verDolori alla colonna verDolori alla colonna verDolori alla colonna verDolori alla colonna vertebrale, allatebrale, allatebrale, allatebrale, allatebrale, allapianta del piede, alle ginocchia e allepianta del piede, alle ginocchia e allepianta del piede, alle ginocchia e allepianta del piede, alle ginocchia e allepianta del piede, alle ginocchia e alleanche possono essere causate daanche possono essere causate daanche possono essere causate daanche possono essere causate daanche possono essere causate dauna postura scoruna postura scoruna postura scoruna postura scoruna postura scorretta. retta. retta. retta. retta. In queste si-

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tuazioni, può essere oppor-tuno valutare la posizionedel corpo nello spazio(postura) attraverso anchel’utilizzo di macchinari spe-cifici, come le pedanebaropodometri-che, chepermettono di valutare l’ap-poggio dei nostri piedi alsuolo, indice di una cattivapostura. In questi casi, si puòintervenire attraverso la realizzazionedi ortesi plantari su misura, che per-mettono la correzione del nostro ap-poggio, andando a diminuire ledolorabilità manifestate dal corpo.

Altre frequenti patologie del pie-de, sono per esempio:

Le ipercheratosiLe ipercheratosiLe ipercheratosiLe ipercheratosiLe ipercheratosi, genericamenteindicate come callosità (calli oduroni) sono caratterizzate da uneccesso di cheratina, formatosi aseguito di forze fisiche agenti sul-la cute: sfregamenti della calzatu-ra, forza peso ripartita in modoanomalo a seguito di alterazioniposturali di varia origine.LLLLL’ ispessimento della lamina’ispessimento della lamina’ispessimento della lamina’ispessimento della lamina’ispessimento della laminaunguealeunguealeunguealeunguealeungueale, conseguenza dimicrotraumi dovuti alla sua espo-sizione alla calzatura, dovuta a varimotivi: alterazione dell’assetto di-gitale, maggiore rigidità dellearticolazioni, utilizzo di calzatureincongrue, riduzione dello spazioall’interno delle calzature.LLLLL’Onicocriptosi’Onicocriptosi’Onicocriptosi’Onicocriptosi’Onicocriptosi (unghia incarnita),patologia molto frequente. Causa-ta in molti casi da un taglio scor-

retto dell’unghia, ma anche dall’uti-lizzo di calzature non idonee, daun’eccessiva sudorazione, ma an-che da alterazioni della laminaungueale. Sicuramente, i lPodologo può trattare questa pa-tologia, con metodi non dolorosiche permettono la completa riso-luzione in tempi brevi, evitando inquesti modi trattamenti invasivichirurgici che spesso determina-no lunghi tempi di convalescenzacon un alto rischio di recidive.Queste sono solo alcune delle

patologie che possono colpire il pie-de e più facilmente il piede dellepersone anziane.

È di fondamentale importanzanon trascurare i piedi, perché per-mettono la posizione eretta e ilmovimento, consentono di esse-re autonomi e indipendenti. Perquesto motivo bisogna affidare lacura dei nostri piedi a specialistie in questo caso al Podologo.

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Dr.ssa Fosca Cabardini, specialista in Endocrinologia

La condizione di osteoporosi è unadelle patologie che affligge il sogget-to anziano; non è solo prerogativadella donna dopo la menopausa mainteressa anche il maschio e di que-sta poco si parla.

La densità delle nostre ossa è il ri-sultato di una interazione perfetta traalcuni ormoni (calcitonina,paratormone, ormone della crescita,ormoni tiroidei, estrogeni, androgeni)con vari nutrienti, come calcio e fo-sforo assorbiti con la alimentazione,la vitamina D e le cellule della matriceossea: da una parte quelle che for-mano tessuto osseo dette osteoblastie dall’altra quelle che lo riassorbono

dette osteoclasti.

Gli osteociti sono gli osteoblasti ariposo, cioè cellule che hanno giàformato tessuto osseo ma continua-

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no a partecipare al suo mantenimen-to regolando il calcio e il fosforo e ilcorretto equilibrio tra cellule che for-mano il tessuto osseo e cellule chelo riassorbono.

Nel corso della vita questi diversielementi si attivano in modo differenteper farci avere un osso forte e resi-stente. A causa di malattie che pos-sono interessare ciascuno degli attoridi questo complesso sistema o an-che dell’avanzare dell’età, gli elementiche portano al riassorbimento dell’os-so prevalgono su quelli che tendonoa formare nuovo tessuto osseo, percui le ossa diventano molto più fragi-li; questa fragilità può dare origine afratture spontanee (ad esempio co-stali durante un movimento sempli-ce, come inchinarsi o ruotare il bu-

sto) o causate da traumi (anche frat-ture importanti come vertebre, baci-no e femore).

Un osso robusto si costruisce nelcorso della vita, si mantiene gra-zie al lavoro sinergico di ormonie nutrienti, si può sorvegliare conesami tipo densitometria ossea(su consiglio del curante nei tempie nei modi indicati dal Medicostesso), si può corroborare quan-do diventa fragile con una tera-pia antiriassorbitiva - sempre suconsiglio del curante -, si può rin-forzare con attività fisica ed unacorretta alimentazione che pre-veda un adeguato introito di cal-cio e vitamina D.

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Dr.ssa Fosca Cabardini, specialista in Endocrinologia

La Vitamina D è una sostanza gras-sa prodotta dal nostro organismosolo per l’80%, il restante 20% vieneassunta con la dieta. In questo sensoè una Vitamina (se carente infatticome le altre vitamine determina ma-lattia e va corretta) ma in realtà agiscecome un ormone vero e proprio omeglio un pro-ormone perché favo-risce o mantiene un processo comela formazione dell’osso attraverso unequilibrio molto complesso che vedecoinvolti rene, intestino, paratiroidi eosso stesso.

Per formare la matrice ossea - dettaidrossiapatite - servono calcio e fo-sforo che vengono assorbiti con l’ali-

mentazione ma questi arrivano all’os-so anche grazie alla vitamina D.

La vitamina D, infatti, aumenta laquota di calcio e fosforo assorbiti al ivello intestinale, favorisce il

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riassorbimento del calcio dal rene,agisce sugli osteoblasti o cellule cheproducono matrice ossea, agiscesulle paratiroidi bloccando l’ormoneche riassorbe il tessuto osseo.

La fonte principale di vitamina DLa fonte principale di vitamina DLa fonte principale di vitamina DLa fonte principale di vitamina DLa fonte principale di vitamina Dè l’esposizione alla luce solareè l’esposizione alla luce solareè l’esposizione alla luce solareè l’esposizione alla luce solareè l’esposizione alla luce solare(80%), sono infatti i raggi solari ultra-violetti B che penetrano nella cute equi convertono un tipo particolare digrasso situato nella cute in previtaminaD3 che passa rapidamente a vitami-na D3 o forma attiva.

Una esposizione ragionevole allaluce solare (raggi UVB) fornisce unaquantità adeguata di vitamina D3 cheviene immagazzinata nel grasso peressere liberata in inverno. Un ecces-so di esposizione non causa inveceintossicazione da vitamina D3 perchégli stessi raggi UVB la distruggono sein eccesso.

È raccomandabile esporÈ raccomandabile esporÈ raccomandabile esporÈ raccomandabile esporÈ raccomandabile esporre brac-re brac-re brac-re brac-re brac-cia e gambe per 5-10 minuti tra lecia e gambe per 5-10 minuti tra lecia e gambe per 5-10 minuti tra lecia e gambe per 5-10 minuti tra lecia e gambe per 5-10 minuti tra leore 10 e le ore 15 del pomeriggioore 10 e le ore 15 del pomeriggioore 10 e le ore 15 del pomeriggioore 10 e le ore 15 del pomeriggioore 10 e le ore 15 del pomeriggioalmeno due volte a settimana.almeno due volte a settimana.almeno due volte a settimana.almeno due volte a settimana.almeno due volte a settimana.

Se esponendoci al sole abbiamoun lieve eritema (colore rosa dellapelle) allora è come se avessimo in-trodotto da 10000 a 25000 Unità divitamina D3 o un numero di gocceche va da 40 a 100 di vitamina D2.

Ma molto cambia in funzione dellaMa molto cambia in funzione dellaMa molto cambia in funzione dellaMa molto cambia in funzione dellaMa molto cambia in funzione dellastagione, della latitudine, dell’inquina-stagione, della latitudine, dell’inquina-stagione, della latitudine, dell’inquina-stagione, della latitudine, dell’inquina-stagione, della latitudine, dell’inquina-mento.mento.mento.mento.mento.- In Italia la migliore condizione di

irraggiamento si ha in primavera e inestate tra le 10 e le 15 (orario solare);questo intervallo fruttuoso, a causa

della inclinazione dell’asse terrestre,si riduce però in inverno.

- Importante è anche il particolato del-l’inquinamento che riflette e assorbei raggi UVB e blocca quindi la loroazione, come del resto le nuvole

- In montagna l’atmosfera filtra menoi raggi UVB rispetto alla spiaggia equindi la produzione di vitamina Dè migliore.

Lo stesso colore della pelle è im-Lo stesso colore della pelle è im-Lo stesso colore della pelle è im-Lo stesso colore della pelle è im-Lo stesso colore della pelle è im-porporporporportante:tante:tante:tante:tante: più si è scuri di carnagionepiù vitamina D si forma perché laMelanina (molto presente nelle car-nagioni scure) assorbe i raggi UVB.

Il tronco assorbe molto più di viso,mani e piedi, i filtri solari svolgono unruolo di barriera notevole (un filtrosolare pari a 8 riduce la quota di rag-gi UVB assorbiti del 92,5%, mentre unfiltro solare numero 15 la riduce ad-dirittura del 99%).

Con il passare degli anni questocomplesso percorso che porta allaformazione della vitamina D si fa piùdifficile tanto che a parità di esposi-zione solare il soggetto anziano pro-duce il 30% in meno di vitamina D.

Sul fronte invece della introduzio-ne della vitamina D (che dovrebbecoprire il 20% del fabbisogno) in Ita-lia abbiamo un introito ridotto per-

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ché non usiamo molti grassi animali eperché, a differenza di tanti altri pae-si, i cibi in commercio non sono inte-grati con la vitamina D.

Le migliori fonti di Vitamina D sonoalcuni pesci come salmone, ton-no, sgombro, aringa, cernia, pe-sce spada, acciughe o alici, carpa,tinca, trota, il fegato di manzo, iltuorlo dell’uovo, i funghi porcini.

Molti studi, già nel 2009, hannomostrato che popolazione italiana ètra quelli in Europa con più bassi li-velli di vitamina D, espressione di unostato carenziale importante. I livelliottimali (mediando un po’ le variescuole di pensiero) si attestano adalmeno 30 ng/ml, dando a livelli sot-to a 20 il valore di carenza, tra 21 e30 carenza relativa, e normali tra 30e 100 ng/ml. Molte malattie e moltifarmaci influiscono con il metaboli-smo della vitamina D, come laceliachia, il malassorbimento intesti-nale, la stessa obesità, il cortisone, lemalattie renali ed epatiche, gliantiacidi, gli antiepilettici, ecc.

In Italia la supplementazione di vi-tamina D si è rivelata utile nel sogget-to anziano in prevenzione primaria (inquesto ambito quando ancora nonsi è verificata una frattura): se la quotacon la alimentazione è in media paria 300 U il supplemento dovrebbeessere andare da 1200 a 2000 U algiorno. Una diversa quantità di Vita-

mina D dovrà essere consigliata dalMedico in condizioni patologiche.

Negli ultimi anni sono emersi an-che impor tanti effetti detti noncalcemici, cioè un insieme di azioniche questa vitamina svolgerebbe supiù organi, al di fuori del tessuto os-seo. Usiamo il condizionale perchémolti di questi aspetti sono ancoraoggetto di studio. Quello che sap-piamo di sicuro è che una carenzauna carenzauna carenzauna carenzauna carenzadi vitamina D deterdi vitamina D deterdi vitamina D deterdi vitamina D deterdi vitamina D determina un muscolomina un muscolomina un muscolomina un muscolomina un muscolopiù debolepiù debolepiù debolepiù debolepiù debole, un muscolo nel quale lefibre muscolari sono sostituite da gras-so o da tessuto fibroso, con conse-guente riduzione di forza muscolare,instabilità posturale e aumento del ri-schio di cadute; è inoltre certo cheun buon livello di vitamina D favori-sca la funzione del muscolo cardia-co; sembrerebbe avere inoltre effettidi stimolo sulle difese immunitarie, unruolo nella protezione del tessutobronchiale, una azione ipotensiva,migliorerebbe l’attività del midolloosseo, potrebbe avere effetti di ral-lentamento del declino delle funzio-ni cerebrali, migliorerebbe l’attivitàdell’insulina nel diminuire la glicemia;negli ultimi tempi, ma è tutto ancorada verificare, alcuni studi suggerisco-no anche effetti di blocco dello svi-luppo di cellule tumorali: la vitaminaD sembrerebbe favorire i lriassorbimento o apoptosi (mortecellulare) delle cellule tumorali stesseo avere effetti di blocco del flussosanguigno alle cellule tumorali stessee quindi la loro minore crescita.

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Dr.ssa Emma Menconi, Farmacista

Il soggetto anziano è generalmenteaffetto da una o più malattie cronichealle quali si sovrappongono spessopatologie acute: è quindi costretto adusare più farmaci nell’arco della gior-nata. Questi possono essere prescrittioltre che dal medico di medicinagenerale (comunemente detto me-dico di base o medico curante), an-che da Specialisti e non sempre que-sti professionisti hanno modo di co-municare tra di loro.

Succede purtroppo di frequenteche l’anziano, se non adeguatamen-te assistito da un familiare e/o da unbadante, non riesca a recepire inmodo corretto le indicazioni del

medico di base e dello specialista equindi non usi correttamente oppu-re tralasci di assumere i farmaci a luiprescritti.

Lo stesso medico curante è talvol-ta costretto a districarsi tra le varieterapie, moderando i dosaggi a se-conda della funzione del rene e delfegato e a volte operando anche unaselezione tra i farmaci essenziali equelli non opportuni per la fascia dietà del paziente.

Ma quello di cui troppo poco siparla sono gli effetti collaterali dei far-gli effetti collaterali dei far-gli effetti collaterali dei far-gli effetti collaterali dei far-gli effetti collaterali dei far-maci stessi:maci stessi:maci stessi:maci stessi:maci stessi: le reazioni avverse o ef-fetti collaterali che tutti leggiamo nelbugiardino sono infatti frequenti per-

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ché gli anziani eliminano emetabolizzano i farmaci in modo piùlento e meno efficace, inoltre gli ef-fetti di un farmaco assunto oggi pos-sono sommarsi con quelli dei farma-ci di ieri e così via.

Esempio tipico sono i farmaci perl’ansia o per l’insonnia: i primi posso-no ridurre il livello di attenzione du-rante il giorno con pericolo di cadu-te improvvise e rovinose, mentre isecondi possono causare sonnolen-za diurna perché vengono eliminatilentamente.

Può anche succedere che percorreggere un disturbo causato da unfarmaco il soggetto anziano ricorra adun altro farmaco e così via, e soprat-tutto che lo faccia in maniera auto-noma non consultando il proprioMedico curante.

Questo fenomeno dellaautomedicazione o della assunzionedi farmaci che non necessitano di ri-non necessitano di ri-non necessitano di ri-non necessitano di ri-non necessitano di ri-cetta medica, detti anche OTC cetta medica, detti anche OTC cetta medica, detti anche OTC cetta medica, detti anche OTC cetta medica, detti anche OTC (per-ché in farmacia si trovano esposti sulbanco “Over The Counter”) è oggimolto diffuso e porta ad assumere:lassativi, protettori della mucosa ga-strica, antinfiammatori, sedativi dellatosse, decongestionanti per il naso,paracetamolo, antistaminici, per nonparlare dei farmaci per perdere pesoe della miriade di integratori propa-gandati a vario titolo per alleviare idisturbi più disparati.

Il ricorso all’automedicazione è unfenomeno in continua espansioneanche perché si ritiene comunemen-

te che i farmaci da banco siano rela-tivamente “innocui”.

Molto spesso il paziente anziano,non considerando tali prodotticome veri e propri farmaci, nonsi preoccupa di riferirne l’uso almedico curante e questo puòcontribuire al rischio di interazionisfavorevoli tra i farmaci da bancoe quelli prescritti dal medico stes-so.

Per fare qualche esempio, idecongestionanti nasali se assunti daun iperteso, da un cardiopatico o daun soggetto con disturbi prostatici,ne aggravano il quadro.

L’uso frequente dei lassativi con-tenenti i principi attivi della senna (oquelli ad azione analoga di altre pian-te: aloe, frangula, rabarbaro ecc.) ol-tre a determinare la perdita di impor-tanti nutrienti come ad esempio cal-cio e vitamina D, possono diminuirela capacità di contrazione del coloncon aggravamento della stipsi. In par-ticolare, nell’individuo anziano un usonell’individuo anziano un usonell’individuo anziano un usonell’individuo anziano un usonell’individuo anziano un usoeccessivoeccessivoeccessivoeccessivoeccessivo di questi prodotti puòportare a disidratazione con riduzio-ne anche delle funzioni cerebrali.

I cosiddetti “regolarizzatori inte-“regolarizzatori inte-“regolarizzatori inte-“regolarizzatori inte-“regolarizzatori inte-stinali”stinali”stinali”stinali”stinali” il cui prototipo è rappresen-tato dalle mucillagini estratte dai semidello psillio, i quali trovano la loro prin-cipale indicazione nel trattamentodella stipsi funzionale in individui gio-vani e sani, non sono indicati nell’an-non sono indicati nell’an-non sono indicati nell’an-non sono indicati nell’an-non sono indicati nell’an-zianozianozianozianoziano in quanto possono ridurre l’as-sorbimento dei farmaci usati in tera-

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pia. Lo stesso dicasi di quei prodottiper il trattamento sintomatico del bru-ciore di stomaco occasionale che at-tualmente si trovano in commerciocome OTC. Essi infatti possono ridur-re l’assorbimento di farmaci sommi-nistrati contemporaneamente per viaorale, come ad esempio ormonitiroidei, bifosfonati, antibiotici,anticoagulanti vecchi e nuovi, etc.

In questo universo di proposte difarmaci, parafarmaci, integratori sicu-ramente allettante ma anche perico-loso, molto può fare il Farmacista,svolgendo un ruolo importante di in-formazione e di vigilanza sull’impie-go dei farmaci da banco.

Questa figura professionale è peril paziente un consulente preparatosul farmaco prescritto dal medico esui suoi effetti collaterali, egli può se-gnalare al paziente la necessità di in-

formare il curante circa la comparsadi sintomi particolari. Il Farmacista è ingrado di fornire informazioni corret-te anche sugli integratori e sulleinterazioni, molto spessomisconosciute, tra i farmaci usati dalpaziente ed i prodotti di libera ven-dita, siano essi OTC che integratori.

L’uso di aspirina in soggetti cheassumono anticoagulanti di vec-chia o di nuova generazione puòdare emorragie anche gravi.Un uso smodato degliantinfiammatori può portare dan-no a cuore e reni; anche l’uso ec-cessivo di paracetamolo puòdare danno epatico o renale,come pure i sedativi della tossepossono precipitare crisi di insuf-ficienza respiratoria in bronchiticicronici.

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Dr.ssa Fosca Cabardini, specialista in Endocrinologia

Con l’aumentare dell’aspettativa diCon l’aumentare dell’aspettativa diCon l’aumentare dell’aspettativa diCon l’aumentare dell’aspettativa diCon l’aumentare dell’aspettativa divita le malattie neurodegenerativevita le malattie neurodegenerativevita le malattie neurodegenerativevita le malattie neurodegenerativevita le malattie neurodegenerativestanno aumentando e tra queste lastanno aumentando e tra queste lastanno aumentando e tra queste lastanno aumentando e tra queste lastanno aumentando e tra queste lamalattia di Alzheimermalattia di Alzheimermalattia di Alzheimermalattia di Alzheimermalattia di Alzheimer, o “demenza, o “demenza, o “demenza, o “demenza, o “demenzadegenerativa primaria”.degenerativa primaria”.degenerativa primaria”.degenerativa primaria”.degenerativa primaria”.

Da alcuni anni si sa che questapatologia è caratterizzata da un ac-cumulo di una proteina fosforilata(proteina Tau) all’interno delle cellulenervose e da placche, che si forma-no invece al di fuori dalle cellule ner-vose, costituite da una sostanza det-ta Amiloide.

Questa condizione altera la fun-zione della cellula nervosa, ne aumen-ta la sofferenza e provoca lacompromissione del meccanismo

della autofagia (un meccanismo insitonella cellula che le permette diriassorbire e quindi eliminare i prodot-ti dannosi che si formano al suo inter-no).

Esiste inoltre il danno provocatodal cosiddetto stress ossidativostress ossidativostress ossidativostress ossidativostress ossidativo al-l’interno della cellula nervosa, conproduzione di gruppi di radicali libe-ri detti Ros; questi possono essere unprodotto della cellula stessa ma an-che il frutto di agenti esterni comeinquinamento, raggi UV, agenti chimi-ci, stress.

La produzione di Ros altera a suavolta la funzione cellulare e nel cer-vello porta a Demenza, ma anche al

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Parkinson e ad altre malattie del mo-vimento.

La ricerca scientifica ha dimostra-to, dal 2009 ad oggi, che nutrientispecifici possono avere un effettodiretto sull’accumulo di proteine ano-male che alterano la cellula nervosa,sulla stessa autofagia (aumentandolao diminuendola) e sulla diminuzionedello stress ossidativo cellulare.

Già è noto che la dieta mediter-Già è noto che la dieta mediter-Già è noto che la dieta mediter-Già è noto che la dieta mediter-Già è noto che la dieta mediter-ranea con i suoi nutrienti fondamen-ranea con i suoi nutrienti fondamen-ranea con i suoi nutrienti fondamen-ranea con i suoi nutrienti fondamen-ranea con i suoi nutrienti fondamen-tali può avere un rtali può avere un rtali può avere un rtali può avere un rtali può avere un ruolo protettivo neiuolo protettivo neiuolo protettivo neiuolo protettivo neiuolo protettivo neiconfronti della malattia o contenereconfronti della malattia o contenereconfronti della malattia o contenereconfronti della malattia o contenereconfronti della malattia o contenerelo sviluppo stesso della malattialo sviluppo stesso della malattialo sviluppo stesso della malattialo sviluppo stesso della malattialo sviluppo stesso della malattiaagendo sugli eventi suddettiagendo sugli eventi suddettiagendo sugli eventi suddettiagendo sugli eventi suddettiagendo sugli eventi suddetti.

Vediamo nello specifico come sicomportano alcuni gruppi di nutrienti:

Grassi insaturiGrassi insaturiGrassi insaturiGrassi insaturiGrassi insaturiSi distinguono in Omega 3 e Omega6, il corretto rapporto nutrizionale traqueste due componenti ostacola ilprocesso di infiammazione che può

stare alla base della perdita di attivitàdelle cellule nervose.

Particolare è il DHA, le cui fonti piùcomuni sono salmone, noci, mandor-le, tuorlo dell’uovo. Appartiene algruppo degli Omega 3 e potrebbesvolgere un ruolo importante nellacrescita della cellula nervosa, del suosviluppo e delle sue funzioni; potreb-be diminuire la deposizione di pro-teine anomale, infatti alcuni studiepidemiologici rivelano che una in-troduzione non corretta porrebbe arischio di demenza.

VitamineVitamineVitamineVitamineVitamineSe introdotte in modo adeguato conla alimentazione possono diminuire laproduzione di radicali liberi e quindiavere un ruolo nella prevenzione delladegenerazione della cellula nervosa

Le vitamine implicate sono di se-guito di seguito elencate con le rispet-tive fonti di provenienza:

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Alla prova deifatti però lasupplementazionecon queste vitaminenon ha fornito ele-menti chiari einoppugnabili, an-che perché la varia-bilità genetica po-trebbe svolgere unruolo importante.

PPPPPolifenoliolifenoliolifenoliolifenoliolifenoliSono un gruppo di sostanteantiossidanti con potenziale funzio-ne di protezione della cellula nervo-sa.

I polifenoli sono nei semi dell’uva,sono le catechine o EGCG (tè verde,mele, more), la curcumina (curcuma),il resveratrolo (vino rosso, more, lam-poni, ribes, noci, mandorle, arachidi),la quercetina (cioccolato fondente,capperi, chiodi di garofano, cipollarossa).

Ma la fonte più importante dipolifenoli è il nostro olio extra ver-gine di oliva, elemento fonda-mentale della dieta mediterranea.

Consumo moderato di alcool:Consumo moderato di alcool:Consumo moderato di alcool:Consumo moderato di alcool:Consumo moderato di alcool: èstato dimostrato da anni che un con-sumo elevato di alcool danneggia unastruttura del cervello che si chiamaippocampo con conseguenti proble-mi di memoria e di attenzione. Ma an-che qui potrebbero essere importanti

le basi genetiche, la interazione conl’uso di farmaci, il sesso. Alcuni studiavrebbero dimostrato che un consu-mo moderato di vino rosso è asso-ciato ad una diminuzione della de-menza nei maschi, mentre nelle fem-mine il risultato sarebbe l’inverso.

Colesterolo, grassi saturi, trans oColesterolo, grassi saturi, trans oColesterolo, grassi saturi, trans oColesterolo, grassi saturi, trans oColesterolo, grassi saturi, trans oidrogenati:idrogenati:idrogenati:idrogenati:idrogenati: da molti anni è stato di-mostrato che una alimentazione ric-ca di grassi saturi (grassi di origineanimale) e povera di insaturi (grassivegetali da olio extra vergine di oliva)porta ad una diminuzione dei livellidi Hdl (colesterolo buono) e aumentale cosiddette Ldl, o lipoproteine abassa densità (colesterolo cattivo).Ciò conduce alla malattiacardiovascolare in senso lato ma èstato visto anche che una proteina delgruppo delle APOE determinerebbeun aumento dei depositi di Amiloidee di Tau con disfunzione di alcunicomponenti della cellula nervosa equindi insorgenza di demenza.

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Dott.ssa Stefania Palomba,Brain Trainer Assomensana

formata presso Università Cattolica Sacro Cuore di Milano

Invecchiare comporta una serie dicambiamenti sul piano cognitivo, tut-tavia il cervello conserva la capacitàdi essere modellato dall’esperienzatanto che a qualsiasi età, attraversol’esercizio e stimoli cognitivi adatti, èpossibile “rimodellarlo” creando nuo-vi circuiti e nuove connessioni tra ineuroni.

Possiamo invecchiare senza perdereefficienza e lucidità mentale?La risposta è si.

Recenti studi hanno dimostratoche l’invecchiamento è il risultato dellacombinazione di diversi fattori e pro-prio la ginnastica mentale ginnastica mentale ginnastica mentale ginnastica mentale ginnastica mentale, o Brain TBrain TBrain TBrain TBrain Trai-rai-rai-rai-rai-ningningningningning, costituisce una risorsa importan-te per un buon invecchiamento.

*secondo il rapporto mondiale Alzheimer 2018 diffuso da ADI-Alzheimer’s Disease International - si stima che in Italia l’Alzheimer colpisca 1.241.000

persone che diventeranno 1.609.000 nel 2030

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È questa la cosiddetta “plasticitàcerebrale” che contribuisce a man-tenere la riserva cognitiva, cioè la ca-pacità del cervello di resistere ai danniprovocati dall’invecchiamento o dalesioni.

Così, come un buon sistemaimmunitario ci protegge dalle infezio-ni, un cervello ricco di neuroni e con-nessioni può reagire in maniera piùefficiente alla perdita di cellule ner-vose dovuta al normale invecchia-mento o a danni cerebrali di naturadiversa (degenerativa, traumatica,vascolare).

Che cos’è il Brain TChe cos’è il Brain TChe cos’è il Brain TChe cos’è il Brain TChe cos’è il Brain Training?raining?raining?raining?raining?Il Brain TIl Brain TIl Brain TIl Brain TIl Brain Training, o ginnastica menta-raining, o ginnastica menta-raining, o ginnastica menta-raining, o ginnastica menta-raining, o ginnastica menta-le, le, le, le, le, ha come obiettivo lo sviluppodelle abilità mentali andando a po-tenziare le funzioni cognitive e miglio-randone l’utilizzo.

Attraverso degli esercizi mirati,vengono stimolate funzioni quali lamemoria, il linguaggio, il ragionamen-to, l’attenzione e la velocità di elabo-razione delle informazioni, l’orienta-mento spazio-temporale, le funzioniesecutive e la creatività.

Ci sono molte attività che possia-mo fare per migliorare il nostro be-nessere cognitivo: leggere, fare cru-civerba, imparare una lingua stranie-ra, fare sempre nuove esperienze.

Tuttavia, a differenza di esercizigenerici, il Brain Training è un percor-so specifico, un programma miratoche stimola in modo graduale le fun-zioni cognitive: è mirato perché eser-cita alcune funzioni per volta, èvalidato perché è basato su ricercheed evidenze scientifiche, è ecologi-co perché mira ad ottenere beneficiche possono essere utilizzati neicompiti della vita quotidiana.

Prendiamoci cura del nostro cer-Prendiamoci cura del nostro cer-Prendiamoci cura del nostro cer-Prendiamoci cura del nostro cer-Prendiamoci cura del nostro cer-vello quando abbiamo ancora tan-vello quando abbiamo ancora tan-vello quando abbiamo ancora tan-vello quando abbiamo ancora tan-vello quando abbiamo ancora tan-to da perdere e, come dicevato da perdere e, come dicevato da perdere e, come dicevato da perdere e, come dicevato da perdere e, come dicevaGeorge DorseyGeorge DorseyGeorge DorseyGeorge DorseyGeorge Dorsey, ricordiamo che , ricordiamo che , ricordiamo che , ricordiamo che , ricordiamo che “più“più“più“più“piùusi il tuo cerusi il tuo cerusi il tuo cerusi il tuo cerusi il tuo cervello, più cervello, più cervello, più cervello, più cervello, più cervello avraivello avraivello avraivello avraivello avraida usare!”da usare!”da usare!”da usare!”da usare!”

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Ognuno di noi ha tanti obiettivi di-versi nella vita, ma uno scopo comu-ne a tutti è la ricerca del benesserequale presupposto per una vita pia-cevole, per una professione di suc-cesso, per delle relazioni positive eper una società migliore.

Ma che cosa è il benessere? Ma che cosa è il benessere? Ma che cosa è il benessere? Ma che cosa è il benessere? Ma che cosa è il benessere? Percome lo intendo io è svegliarsi ognimattina e avere tempo, energia e li-bertà sufficienti a vivere la vita che sidesidera a qualunque età.Significastare bene e avere un aspetto miglio-re. Significa avere una buona salutepsicofisica raggiunta e mantenuta at-traverso una dieta corretta, eserciziofisico e abitudini adeguate.

Il raggiungimento di questa con-dizione non è sempre facile, speciequando gli anni passano e magari sisono accumulate cattive abitudini ali-mentari, vita sedentaria e carichi distress di varia origine.

La dieta, intesa come stile di vita,è fondamentale – ricordiamoci sem-pre che siamo ciò che mangiamo –ma da sola non basta. Occorre an-che fare dello sport. E scegliere quel-lo adatto, in un ginepraio di possibili-tà, non è semplice.

Quello che voglio suggerirvi è unosport per tutti, che non richiede pre-parazioni particolari, che non richie-de nemmeno un fisico particolare o

Paola Baldassarri, Master Trainer Maestro Federale FIDAL -Scuola Italiana Nordic Walking

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una precisa età. E, soprattutto, che vidarà sempre nuove emozioni. Si chia-ma nordic walking.

Cos’è il nordic walkingCos’è il nordic walkingCos’è il nordic walkingCos’è il nordic walkingCos’è il nordic walkingPiù nota come camminata nordica ocamminata con i bastoncini, è unadisciplina che si pratica all’aria aper-ta, un allenamento dolce che svilup-pa resistenza, forza e fitness.

Non va confuso con il trekking, l’at-trezzatura è completamente diversa!

È uno sport nato in Finlandia, masi è diffuso rapidamente in tutto ilmondo. In Umbria sono sempre di piùle persone che si sono lasciate con-quistare da questa tecnica di cammi-nata speciale.

La tecnica fondamentale delnordic walking prende spunto daimovimenti propri dello sci di fondosecondo la tecnica classica, utilizzan-do il cosiddetto movimento diago-nale e inserendo in modo adeguatol’utilizzazione dei bastoncini.

Il nordic walking è una cammina-Il nordic walking è una cammina-Il nordic walking è una cammina-Il nordic walking è una cammina-Il nordic walking è una cammina-ta naturale che si avvale della suc-ta naturale che si avvale della suc-ta naturale che si avvale della suc-ta naturale che si avvale della suc-ta naturale che si avvale della suc-cessione fisiologica dei movimenti al-cessione fisiologica dei movimenti al-cessione fisiologica dei movimenti al-cessione fisiologica dei movimenti al-cessione fisiologica dei movimenti al-terterterterternati di braccio e gamba oppostinati di braccio e gamba oppostinati di braccio e gamba oppostinati di braccio e gamba oppostinati di braccio e gamba oppostialla quale si aggiunge una spinta effi-cace con il bastoncino che porta adottenere una maggiore lunghezza delpasso senza però abbandonare lanaturale fluidità del movimento. Unatecnica che non può essere improv-visata: per apprenderla è meglio,come in qualunque altro sport, spe-cie all’inizio, avvalersi di un buon istrut-tore. Sono tre i livelli di pratica di que-

sta attività: benessere, fitness e sport,tutti adattabili a seconda del propriolivello di allenamento.

I benefici di questo sporI benefici di questo sporI benefici di questo sporI benefici di questo sporI benefici di questo sportttttIl nordic walking dà la possibilità achiunque, con il proprio ritmo e sen-za affanni, di potersi muovere.È più efficace del 40-50% rispettoÈ più efficace del 40-50% rispettoÈ più efficace del 40-50% rispettoÈ più efficace del 40-50% rispettoÈ più efficace del 40-50% rispettoad una camminata norad una camminata norad una camminata norad una camminata norad una camminata normale senzamale senzamale senzamale senzamale senzabastoncinibastoncinibastoncinibastoncinibastoncini e pertanto consente, seassociato ad una corretta alimenta-zione, anche di bruciare più calorie.Permette un allenamento completo,coinvolgendo oltre 600 muscoli, cir-ca il 90% di tutti quelli che abbiamo.Migliora la capacità aerobica e lamobilizzazione della colonnavertebrale. E grazie all’utilizzo deibastoncini vi è un alleggerimento delcarico sulle articolazioni quali ginoc-chia e schiena. Praticarlo regolarmen-te aiuta a ritardare il processo di in-vecchiamento stimolando l’elimina-zione degli ormoni originati dallostress e rinforzando il sistemaimmunitario.

Ai benefici fisici si aggiungonoquelli sociali e culturali perché losi può praticare anche in gruppoe permette soprattutto di venirea contatto con la natura e concontesti ambientali carichi di sug-gestione.

Insomma, uno sport naturale, si-curo, completo, adatto a tutti e an-che economico che migliora il nostrobenessere psicofisico.

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PILLOLE DI BEN’ESSERE

AntidolorificiAntidolorificiAntidolorificiAntidolorificiAntidolorifici Tutti noi prima o poi avvertiamo qualche dolore. È un se-gnale che il nostro corpo ci manda per dirci che qualcosanon va, che nell’organismo è successo o sta succedendoqualcosa. Sono segnali che non dobbiamo trascurare eche dobbiamo riuscire a interpretare. Capire perché e dovenasce un dolore ci permette di mettere in atto lecontromisure affinché non si verifichi più. Non assumiamoantidolorifici senza aver prima individuato il disturbo cheha generato il dolore.

PPPPPosizione da riposoosizione da riposoosizione da riposoosizione da riposoosizione da riposo Non riposiamo in posizione prona, ovvero con la panciain giù, ma supina, ovvero a pancia in su, (meglio con uncuscino sotto i polpacci), o stesi su un fianco (cuscino frale gambe).

PPPPPosizione da sveglioosizione da sveglioosizione da sveglioosizione da sveglioosizione da sveglio Cambiamo spesso la nostra posizione, evitando di staretroppo a lungo fermi in piedi o seduti. Se lavoriamo con ilcomputer lo schermo deve stare all’altezza degli occhiper preservare la vista e dolori cervicali. La sedia deve es-sere ergonomica. Se svolgiamo lavori “pesanti” riposiamo5 minuti ogni ora e non pieghiamo la schiena in avanti. Persollevare pesi flettiamo le ginocchia.

SovrappesoSovrappesoSovrappesoSovrappesoSovrappeso Manteniamo il peso del corpo vicino all’indice di massacorporea calcolata dividendo il proprio peso in Kg per ilquadrato della propria altezza (rapporto ottimale 18,5 -25)

MasticazioneMasticazioneMasticazioneMasticazioneMasticazione Una scorretta masticazione dovuta prevalentemente a di-fetti odontoiatrici crea problemi alle articolazioni di tutto ilcorpo.

AlimentazioneAlimentazioneAlimentazioneAlimentazioneAlimentazione Seguiamo la dieta mediterdieta mediterdieta mediterdieta mediterdieta mediterranearanearanearanearanea. Non deve mai mancare:frutta fresca (quando possibile mangiare uva rossa, mela-grana e frutti rossi), frutta secca (a fine pasto o come me-renda qualche noce o mandorla), verdura (verza, cavolo,cavolfiore, broccoli), pesce (almeno 3 volte a settimana),cereali (meglio quelli privi di glutine come il riso, quinoa,grano saraceno, miglio), legumi. Come condimento privi-legiamo le spezie al posto del sale, (peperoncino, curcuma,zenzero, cannella, noce moscata) usare olio extraverginedi oliva a crudo.

SocializzazioneSocializzazioneSocializzazioneSocializzazioneSocializzazione Continuiamo a svolgere attività operativeattività operativeattività operativeattività operativeattività operative, come per esem-pio accudire i nipoti, rendersi utili nel volontariato sociale,

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partecipare a progetti ludico-creativi, coltivare hobby.Impegnare la mente aumenta il tono dell’umore e limita ipensieri depressivi e ansiosi.

Ginnastica mentaleGinnastica mentaleGinnastica mentaleGinnastica mentaleGinnastica mentale Il “nemico” delle nostre memorie, da combattere con tut-te le armi possibili, è la demenza senile (Alzheimer). Inter-venire con la stimolazione delle varie funzioni cerebrali(memoria, linguaggio, calcolo, ragionamento/astrazione)con la risoluzione di rebus e cruciverba, più in generale“esercitare la mente”“esercitare la mente”“esercitare la mente”“esercitare la mente”“esercitare la mente”, ha un ruolo terapeutico benefico.

Cure terCure terCure terCure terCure termalimalimalimalimali Il freddo e l’umidità peggiorano le malattie articolari. Unacura a base di caldo, come “andare alle terme”, aiuta aridurre l’infiammazione e la riacutizzazione del dolore. Glieffetti benefici non sono solo di carattere sanitario ma in-vestono la persona nel suo complesso e contribuiscono apromuoverne il benessere globale. L’azione delle acque(solfuree, salsobromoiodiche, ecc), così ricche di minera-li, si esplica a livello delle articolazioni (tramite fanghi obagni), sull’apparato respiratorio, sull’apparato urinario esul digerente; quindi una azione mirata a seconda dellepatologie di cui si soffre.

Attività fisicaAttività fisicaAttività fisicaAttività fisicaAttività fisica La persona anziana, anche perché spesso sofferente diartrosi o artrite, tende a muoversi poco. Questa scelta èdecisamene sbagliata perché favorisce il decorso dellamalattia. L’attività fisica più importante, sicura e piacevole ècamminare.camminare.camminare.camminare.camminare. Indicata soprattutto per chi ha già superato i60 e i 70 anni se praticata con costanza tutti i giorni con-sente di mantenere un peso ottimale, contrastare la per-mantenere un peso ottimale, contrastare la per-mantenere un peso ottimale, contrastare la per-mantenere un peso ottimale, contrastare la per-mantenere un peso ottimale, contrastare la per-dita di massa magra (o sarcopenia), migliorare la circola-dita di massa magra (o sarcopenia), migliorare la circola-dita di massa magra (o sarcopenia), migliorare la circola-dita di massa magra (o sarcopenia), migliorare la circola-dita di massa magra (o sarcopenia), migliorare la circola-zione sanguigna zione sanguigna zione sanguigna zione sanguigna zione sanguigna e proteggere l’apparato cardiovascolare proteggere l’apparato cardiovascolare proteggere l’apparato cardiovascolare proteggere l’apparato cardiovascolare proteggere l’apparato cardiovascolare.Un’altra delle attività fortemente consigliate è la “ginnastica“ginnastica“ginnastica“ginnastica“ginnasticadolce”dolce”dolce”dolce”dolce”, i cui benefici sono immensi. È fatta di movimentilenti e graduali, adatti a tutti, che non richiedono ai muscolie alle articolazioni un impegno eccessivo. Rinforzare inol-tre la schiena, le gambe e gli addominali con una “ginnasti-“ginnasti-“ginnasti-“ginnasti-“ginnasti-ca posturale”ca posturale”ca posturale”ca posturale”ca posturale” è altrettanto importante per attuare movi-menti e gesti nel modo più corretto possibile. Si preven-gono in questo modo patologie degenerative e si allevia-no i dolori articolari. Queste attività possiamo svolgerle al-l’aper to ma anche in palestra, meglio se sotto lasupervisione di un esperto.

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NUMERI UTILINUMERI UTILINUMERI UTILINUMERI UTILINUMERI UTILIpresenti nel territorio di riferimento del progetto Ben’Essere che,

oltre Marsciano, comprende i comuni di Collazzone,Deruta e Fratta Todina

CarabinieriMarsciano 075 8742319Via Vittorio Veneto, 20

Spina 075 8786425Via della Villa, 7

Deruta 075 9711146Via Tiberina 118/A

Collazzone 075 8701112Via pietro Nenni, 1

Polizia MunicipaleMarsciano 075 8747255Largo Garibaldi, 1

Deruta 075 9728676Piazza dei Consoli, 1

Collazzone 075 8781734Piazza Jacopone da Todi, 6

Fratta Todina 075 8745304Via Roma, 1

Vigili del fuocoTodi 075 8942222Via Tiberina, 66

Perugia 075 506391Via G. Pennetti Pennella

Casa della SaluteMarsciano 075 8782426Viale Piccolotti, 1

Guardia MedicaMarsciano 075 8742972Viale Piccolotti, 1

FarmacieFarmacia Menconi 075 8742100Marsciano 075 8742100Piazza Marx, 1

Farmacia Le FornaciMarsciano 075 8749453Via Fratelli Briziarelli, 17

Farmacia BozzaSan Valentino della Collina075 8784124Via Vittorio Emanuele, 1/D

Farmacia VescoviCerqueto 075 879287Via Monsignore Giulio Cicioni, 7

Farmacia PuccettiSpina 075 8738156Piazza Polimanti, 2

EMERGENZE:Ambulanza 118 Polizia 113Vigili del fuoco 115 Carabinieri 112

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Farmacia PerelliDeruta 075 9711193Via Dell’Arte, 14

Farmacia San NicolòSan Nicolò di Celle 075 974149Via Carducci, 47

Farmacia CarboniFratta Todina 075 8745512Via Tuderte, 22

Farmacia BensiCollepepe 075 8788015Via Tiberina, 80

Parafarmacia BalestroMarsciano 075 8748420Via dei Partigiani, 44

AvisMarsciano 075 8748916Via Bruno Buozzi, 21

Deruta 075 9711326Via Biordo Michelotti, 7

Croce RossaMarsciano 347 5311931Via XXIV Maggio

Deruta 075 972096Via Briganti, 35

Confraternita MisericordiaMarsciano 075 8741218331 4453771Via XX Settembre, 14

Collepepe 075 8789472Via del Parco,8

Caritas Onlus BetlemmeMarsciano075 8742045-8742558Schiavo Via M. D’Azeglio, 8

Residenze protetteMaria ImmacolataMarsciano 075 8741575Via Torino, 1

Il MonasteroCollazzone075 8701411-8701335Corso Vittorio Emanuele III, 6

Casa di Riposo V. SereniMercatello 075 8783137Via della Chiesa Nuova, 8

Casa VincenzianaSan Venanzo 075 875131Via Marconi, 10

Centro SperanzaFratta Todina 075 8745511Via Roma, 13

Centri diurniNido d’ArgentoSant’Angelo di Celle075 9751154Piazza Ugolini, 1

TRASPORTO URBANOBus navetta MarscianoNUMERO VERDE 80009966

ACAP 075 50009641

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Sostieni il progetto Ben’EssereLa Fondazione Comunità Marscianese è impegnata a raccogliere fondi pergarantire la sostenibilità del Progetto Ben’Essere. Puoi sostenerci in tanti modi.

CAMPAGNA “FIRMA IL TUO MATTONE”A fronte di un versamento minimo di 100 euro puoi incidere il tuo nome oquello di un familiare su uno deimattoni che verrà usato percostruire i l MURETTO DELBEN’ESSERE, un’opera architet-tonica che sorgerà nello stessocontesto urbano che ospital’or to terapeutico e in unprossimo futuro una Residenzasenior.Il versamento può essere fattosu conto corrente bancario o postale. Nella causale indica “Firma il tuomattone” specificando Nome e Cognome da incidere (può essere diversoda chi effettua il versamento).

VVVVVersamento su conto corersamento su conto corersamento su conto corersamento su conto corersamento su conto corrente bancariorente bancariorente bancariorente bancariorente bancarioIban IT 49 Q 01030 38510 000063175728 intestato alla Fondazione ComunitàMarscianese Onlus.VVVVVersamento su conto corersamento su conto corersamento su conto corersamento su conto corersamento su conto corrente postalerente postalerente postalerente postalerente postaleConto Corrente postale n: 1037748942 Intestato alla Fondazione ComunitàMarscianese Onlus, Largo Garibaldi 1 – 06055 Marsciano (PG).

5XMILLEIndicando come beneficiario sulla tua dichiarazione dei redditi, nella sezionedel 5xmille, la Fondazione Comunità Marscianese - Codice Fiscale:94111090547

Non importa quanto puoi dare. Quello che conta è che tu sappia chisiamo, cosa facciamo e che puoi sostenerci anche solo raccontando aglialtri la nostra missione. Grazie di cuore.

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Onlus

Largo Garibaldi, 1 – 06055 Marsciano (PG)

Sede operativa: Piazza Karl Marx c/o C.C.L’Arco - 06055 Marsciano (PG)

Tel. 0758501199 - 3938564055 - [email protected]

[email protected] - www.comunitamarscianese.it

Opuscolo realizzato dalla FONDAZIONE COMUNITÀ MARSCIANESE con il sostegno della