L'acqua fonte di vita
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L’acqua fonte di vita
Istituto comprensivo “R. Montano” Stigliano (MT) Scuola secondaria di primo grado
classe 3^B
L’acqua:elemento essenziale per la vita. È nell’acqua, infatti, che ha
avuto origine la prima forma di vita sulla Terra.
L’uomo, in ogni epoca,ha tratto dall’acqua grandi ispirazioni
artistiche. Omero, innanzitutto, nel racconto dell’Odissea, ne fa uno scenario fondamentale per
il ritorno in patria di Ulisse.
OMERO nell’ODISSEA, canta le vicende di ULISSEULISSE nei mari che deve attraversare
per giungere alla sua terra ITACA. ITACA.Proemio “INVOCAZIONE ALLA MUSA”
Il poeta invoca la musa perché lo aiuti a cantare l’avventuroso ritorno in patria di Ulisse,l’uomo dall’ingegno versatile che lottò nel mare contro gli avversi elementi per salvare se
e i suoi compagni. Si può dire che l’ODISSEA è il poema del mare e che l’eroe ne è Ulisse,il quale navigando alla volta della patria , il suo piccolo regno d’ITACA, e sbalestrato fuoridel suo cammino nei paesi più remoti e favolosi, è sottoposto dagli dei ad altri dieci anni
di prove dolorose prima di giungervi. “ Musa, quell’uom di multiforme ingegno
dimmi, che molto errò, poich’ebbe a terragittate d’ilion le sacre torri;
che città vide molte, e delle gentil’indol conobbe; che sovr’esso il maremolti dentro del cor sofferse affanni mentre a guardar la cara vita intende,
e i suoi compagni a ricondur : ma indarnoricondur desiava i suoi compagni,
che delle colpe lor tutti perìro.Stolti! Che osâro Vïolare i sacri
al sole iperion candidi buoicon empio dente, ed irritâro il nime, che del ritorno il dì lor non addusse.
Deh, parte almen di si ammirande cosenarra anco a noi, di gioie figlia e di Enea. ( L. I. w. 1-16 )
‹‹¥› ULISSE AD ITACA ‹¥›¥› ULISSE AD ITACA ‹¥›Ulisse ha ormai ultimato il racconto delle sue avventure ad Alcinoo rinnova all’eroe la promessa di farlo Ulisse ha ormai ultimato il racconto delle sue avventure ad Alcinoo rinnova all’eroe la promessa di farlo
ricondurre in patria.ricondurre in patria.All’alba del nono giorno i doni sono portati sulla nave ed Alcinoo offre il banchetto di addio. Dopo il All’alba del nono giorno i doni sono portati sulla nave ed Alcinoo offre il banchetto di addio. Dopo il
banchetto, l’eroe ringrazia Alcinoo della cordiale accoglienza; quindi, rivolto un augurio di felicità alla banchetto, l’eroe ringrazia Alcinoo della cordiale accoglienza; quindi, rivolto un augurio di felicità alla regina ARETE, varca la soglia della reggia e si avvia alle navi.regina ARETE, varca la soglia della reggia e si avvia alle navi.
Ulisse si adagia a poppa sui morbidi tappeti già distesi dai marinai, e quando, sciolta la gòmena, il legno Ulisse si adagia a poppa sui morbidi tappeti già distesi dai marinai, e quando, sciolta la gòmena, il legno leggero si avvia, egli cede a un dolcissimo sonno profondo.leggero si avvia, egli cede a un dolcissimo sonno profondo.
Alle prime luci del nuovo giorno la nave raggiunge Itaca, e qui , presso il porto di Forco, approdano, Feaci: Alle prime luci del nuovo giorno la nave raggiunge Itaca, e qui , presso il porto di Forco, approdano, Feaci: depongono Ulisse ancora addormentato e, non molto distante, i doni, sotto un ulivo; poi iniziano il viaggio di depongono Ulisse ancora addormentato e, non molto distante, i doni, sotto un ulivo; poi iniziano il viaggio di
ritorno.ritorno.Quando Ulisse si sveglia, trovandosi solo e abbandonato in quel lembo di terra ignota, perché Minerva ha Quando Ulisse si sveglia, trovandosi solo e abbandonato in quel lembo di terra ignota, perché Minerva ha avvolto di nebbia quei luoghi, balza in piedi in preda alla più cupa disperazione; ma poi, vedendo i doni a avvolto di nebbia quei luoghi, balza in piedi in preda alla più cupa disperazione; ma poi, vedendo i doni a
piè dell’ulivo, trova che nulla manca.piè dell’ulivo, trova che nulla manca.Allora, guardando il mare, sospira la patria e versa amare lagrime. Minerva, sotto l’aspetto di un regale Allora, guardando il mare, sospira la patria e versa amare lagrime. Minerva, sotto l’aspetto di un regale
pastorello, gli viene presso, e gli dice che quella terra è Itaca. pastorello, gli viene presso, e gli dice che quella terra è Itaca.
………….”Su, voglio mostrarti la terra d’Itaca, perché tu mi creda.Ecco il porto di Forchis, del vecchio Marino,
ecco in capo del porto l’ulivo frondoso,e qui vicino l’antro amabile, oscuro
sacro alle ninfe che si chiamano Naiadì,si, quersto è lo speco vasto, a volta, dove tu spesso
facevi alle ninfe ecatombi accettevoli.E questo monte è il Nèrito, vestito di boschi”.
così dicendo la dea disperse la nebbia: e fu svelata la terra.Allora gioì Odisseo costante, glorioso
salutando la patria, baciò le zolle dono di biade. L XIII v.v. 344-354
Virgilio nell’Eneide narra le vicende dell’eroe troiano Enea che, alla cadutadi Troia, si affida con il padre, il figlio e alcuni compagni fedeli,alle acque
del mare con poche navi, per giungere alle acque di un fiume, il Tevere, nellecui vicinanze fonda la città Lavinio, culla della futura Roma.
Il Poema inizia ricordando l’odio di Giunone nei confronti del popolo Troiano. La dea, per vendetta, solleva una tempesta e allontana la flotta troiana dall’Italia, in viaggio da ben sette anni, facendola approdare sulle coste
dell’Africa.ENEA, accolto benignamente da DIDONE, regina del luogo durante il suo soggiorno al palazzo reale, racconta le
sue peripezie.Arma virumque cano, troiae qui primus ab oris
italiam fato profugus laviniaque venitlitora, multum ille et terris iactatus et alto
vi superum, saevae memorem iunonis ob iram,multa quoque etrello passus, dum conderet urbem
inferretque deos latco, genus unde latinumLE ARMI CANTO E L’UOMO CHE PER PRIMO DALLA TERRA DI TROIA
ESULE RAGGIUNGE L’ITALIA E I LIDI DI LAVINIO, SPINTODAL FATO E FLAGELLATO IN TERRA E IN MARE DALL’OSTILITA’
DEGLI DEI, DALL’IRA IMPLACABILE DELL’ATROCE GIUNONE,E DOPO AVER SOFFERTO A LUNGO IN GUERRA, PER POTER FONDARE
LA SUA CITTA’ E INTRODURRE NEL LAZIO I PENATI, DANDO RADICIAlbanique patres atque altae Moenia Romae.
Musa, mihi causas memora, quo numine laesoquidve dolens regina deum tot volvere casus
insignem pietate virum, tot adire laboresimpulerit. Tantaene animis chelestibus irae?
L.I v.v. 1-11Alla stirpe latina, ai padri albani e alle mura eccelse di Roma.
Musa, dimmi tu le cause : per le quali offese al suo onore,per quale mai rancore la regina degli dei costrinse un uomo
così devoto a dibattersi in tante sventure, a subiretanti affanni? A tal punto giunge l’ira dei celesti?
L.I v.v. 1-11
Eneide
La narrazione prende avvio dall’ultima notte di Troia, caduta in mano ai Greci per l’inganno del cavallo di legno.
Dopo una dura battaglia contro i nemici, Enea è incitato dagli Dei ad abbandonare la città in fiamme e a salpare con i superstiti alla ricerca di una nuova patria.
Dopo essere stati confortati dall’oracolo di Apollo a Delo, che assicura loro il successo del viaggio, dopo aver incontrato altri importanti superstiti troiani come Andromaca ed Eleno, i troiani
toccano finalmente le coste dell’Italia.Riuscita a sfuggire ai terribili mostri Scilla e Cariddi e dopo aver salvato il ciclope Polifemo alle falde dell’Etna, la piccola flotta approda a Drenano, nome classico di Trapani, dove Anchise, il vecchio padre di Enea, muore. Quando le navi ripartono, la tempesta le spinge verso l’Africa.
Contiquere omnes intentique ora tenebant;inde toro pater aeneas sic orsus ab alto:
“Infandum, regina, iubes renovare dolorem,troianas ut opes et lamentabile regnum
erverint danai, quaeque ipse miserrima vidi”Tacquero tutti, il volto immobile in attesa.
Allora dall’alto del suo letto padre Enea così dice:“Un dolore indicibile, regina, tu vuoi che rinnovi:
come i greci distrussero l’egemonia di Troia,il suo regno di lacrime, le atrocità che vidi.”Et quorum pas magnifuit. Quis Italia fando
myrmidonum dolopumve aut duri miles. Ulixitemperet a lacrimis? Et iam nox umida chelo
praecipitat suadentque cadentia sidera somnos.Sed sitantus amor casus cognoscere nostroset breviter troiae supremum audire laborem,
quamquam a nimus meminisse horret luctus refugit,incipiam
L II v.v. 1-13
Con lo stile della “lauda” è San Francesco che loda il Signore
per questo dono prezioso
“ LAUDATO SII , MI SIGNORE,PER SOR’ACQUA LA QUALEE’ MOLTO UTILE ET HUMELE
ET PRETIOSA ET CASTA ” s . francesco
Il sommo poeta,Dante Alighieri,nel suo viaggio verso
l’Eterno,attraversa tre importanti fiumi.
Divina Commedia
*><* INFERNO *><*ARRIVO ALL’ACHERONTE
E poi lh’a riguardar oltre mi diedividi genti a la riva d’un gran fiume;
per ch’io dissi:”Maestro, or mi concedich’i sappia quali sono, e qual costume
le fa di trapassar parer sì pronte,com’i discerno per lo fioco lume”.Ed elli a me:”le cose ti fier conte
quando noi fermerem li nostri passisu la trista riviera d’Acheronte”.
Allor con li occhi vergognosi e bassi,temendo no ‘l mio dir li fosse grave,infino al fiume del parlar mi trassi.Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,gridando:”guai a voi, anime pravei
non isperate mai veder lo cielo:l’ vegno per menarvi a l’altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo.E tu che se’ costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti”.Ma poi che vide ch’io non mi partiva,
disse:” per altra via, per altri portiverrai a spiaggia, non qui, per passare:
più lieve legno convien che ti porti”.E’l duca lui:”Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puoteciò che si vuole, e più non dimandare”.
Quinci fuor quete le lanose goteal nocchier de la livida palude,
che ‘ntorno a li occhi avea di fiamme rote.Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude,
cangiar colore e dibattero i denti,ratto che ‘nteser le parole crude.Bestemmiavano Dio e lor parenti,
l’umana spezie e ‘l loco e ‘l tempo e ‘l semedi lor semenza e di lor nascimenti.
Poi si ritrasser tutte quante insieme, forte piangendo, a la riva malvagia
ch’attende ciascun uom che Dio non teme.Caron Demonio, con occhi di bragialoro accennando, tutte le raccoglie;batte col remo qualunque s’adagia.Come d’autunno si levan le foglie
l’una appresso de l’altra, fin che ‘l ramoVede a la terra tutte le sue spoglie,similemente il mal seme d’Adamogittansi di quel lito ad una ad una,
per cenni come augel per suo richiamo.Così sen vanno su per l’onda bruna,
e avanti che sien di là discese, anche di qua nuova schiera s’auna.
-=($)=- Purgatorio Purgatorio -=($)=-L’acqua che vedi non surge di venache ristori vapor che gel converta,
come fiume ch’acquista e perde lena;ma esce di fontana salda e certa,che tanto dal voler di Dio riprende,
quant’ella versa da due parti aperta.Da questa parte con virtù discende
che toglie altrui memoria del peccato;da l’altra d’ogne ben ben fatto la rende.
Quinci letè, così da l’altro latoEunoè si chiama, e non adopra
se quinci e quindi pria non è gustato:a tutti altri sapori esto è di sopra.
E avvenga ch’assai possa esser saziala sete tua perch’io più non ti scopra.Darotti un corollario ancor per grazia;né credo che ‘l mio dirti stia men caro,
se oltre promession teco si spazia.Quelli ch’anticamente poetarol’età de l’oro e suo stato felice;
forse in parnaso e sto loco sognaro.Qui fu innocente l’umana radice;
qui primavera sempre e ogne frutto;nèttare è questo di che ciascun dice”.
Io mi rivolsi ‘n dietro allora tuttoa’ miei poeti, e vidi che con risoudito avean l’ultimo costrutto;
poi a la bella donna torna’ il viso.‡Ÿ‡ FIUME LETÈ ‡Ÿ‡
Nome greco che significa “oblio”, era uno dei fiumi infernali secondo la mitologia antica, le cui acque, molti bevevano, perdendo la memoria della vita passata; talvolta lo si trova personificato in una dea, figlia di Eris e sorella del sonno e
della morte.Dante lo colloca nel paradiso terrestre e ne aveva notizia dall’Eneide ( VI 705-749).
-^- FIUME EUNOÈ -^-Vocabolo coniato da Dante con l’unione di due termini greci, che attingeva dai glossari medioevali, e cioè da εv = bene e
vous = mente, memoria.Vale dunque, nel concetto dantesco, “memoria del bene”.
Nell’invenzione poetica dei fiumi del Paradiso Terrestre, Dante si discosta dalla tradizione biblica,e, ispirandosi in parte all’ Averno virgiliano (per il Letè) e in parte creando con la sua fantasia (per l’Eunoè), completa con essa il processo di
purificazione attivato attraverso le cornici del Purgatorio. Tale processo si conclude quindi con l’oblizione e con l’assaporamento delle acque dei due fiumi, che rendono l’acqua: “pura
e disposta a salire a le stelle”.Non è escluso però che Dante ricordasse un passo di Isidoro Da Siviglia ( ETYM. XIII 3) in cui è detto che “ in boetia duo
fontes, alter memoriam, alter obliviomen ad fert” ( in Boetia vi erano due fonti; l’una risveglia la memoria, l’altra arreca l’oblio).La notizia di Isidoro risale a Plinio (N.H. XXXI 11).
“ I PROMESSI SPOSI ”Addio ai Monti
Essi s’avviarono zitti zitti alla riva ch’era stata loro indicata; videro il battello pronto, e data e barattata la parola c’entrarono. Il barcaiolo, puntando un remo alla proda, se ne staccò; afferrato poi l’altro remo, e
vogando a due braccia, prese il largo verso la spiaggia opposta. Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano, e sarebbe parso immobile, se non fosse stato il tremolare e l’ondeggiar leggiero della luna,
che vi si specchiava da mezzo il cielo. S’udiva soltanto il fiotto morto e lento frangersi sulle ghiaie del lido, il gorgoglio più lontano dell’acqua rotta tra le pile del ponte, e il tonfo misurato di que’ due remi, che
tagliavano la superficie azzurra del lago, uscivano a un colpo grondanti, e si rituffavano. L’onda segata dalla barca, riunendosi dietro la poppa, segnava una striscia increspata, che s’andava allontanando dal lido.
I passeggeri silenziosi, con la testa voltata indietro, guardavano i monti, e il paese rischiarato dalla luna, e variato qua e là di grand’ombre. Si distinguevano i villaggi, le case, le capanne: il palazzotto di Don Rodrigo, con la sua torre piatta, elevato sopra le casucce ammucchiate alla falda del promontorio, pareva un feroce
che, ritto nelle tenebre, in mezzo a una compagnia d’addormentati, vegliasse, meditando un delitto.Lucia lo vide, e rabbrividì; scese con l’occhio giù giù per la china, fino al suo paesello, guardò fisso
all’estremità, scoprì la sua casetta, scoprì la chioma folta del fico che sopravanzava il muro del cortile, scoprì la finestra della sua camera; e seduta, com’era, nel fondo della barca, posò il braccio sulla sponda, posò sul
braccio la fronte, come per dormire, e pianse segretamente.Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio,
come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello
stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora
indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più s’avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e
disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campiello del
suo paese, alla cosuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti.
Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell’avvenire, e n’è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que’ monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l’immaginazione arrivare a un momento stabilito per il
ritorno!Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi
comuni il rumore d’un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un
soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa.Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso,
preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, a chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia
de’ suoi figli , se non per prepararne loro una più certa e più grande.Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia e poco diversi i pensieri degli altri due pellegrini,
mentre la barca gli andava avvicinando alla riva destra dell’Adda. Alessandro Manzoni
Alessandro Manzoni, ne’ “I promessi sposi”,rende chiara
l’immagine della sofferenza dei protagonisti del romanzo
allorché forzatamente abbandonano i propri affetti e affidano al lago la loro fuga
verso l’ignoto con uno struggente commiato di Lucia.
Addio Monti
L’acqua è una sostanza straordinaria. E’ il composto più comune sulla Terra ed è la base di tutta la vita.
Essa ricopre tuttora un ruolo primario nella maggior parte dei fenomeni fisico- chimici e nei processi vitali.
L’acqua:una preziosa risorsa
per la vita.
Anche la vita dell’uomo nasce nell’ acqua: il bimbo che si sta formando nel grembo della madre vive immerso in un ambiente acquatico, il liquido amniotico, che è costituito da acqua nella percentuale di circa il 97%!
L’acqua e la vitaL’acqua e la vita
embrione umano
L’acqua e la vitaL’acqua e la vitaCopre più di due terzi della superficie della Terra e nessuna forma di vita
potrebbe sopravvivere senza di essa.
La vita stessa ha avuto origine, miliardi di anni fa, proprio sotto la superficie del mare.
L’acqua dolce è una risorsa molto rara e preziosa L’acqua dolce è una risorsa molto rara e preziosa che va conservata con estrema attenzione, senza
sprecarla.
Quasi tutta l’acqua allo stato liquido si trova nei mari e negli oceani ed è
salata.
L’acqua dolce è soltanto il 3% del totale e per lo più si trova allo stato
solido nelle calotte polari e nei ghiacciai.
L’acqua risorsa preziosaL’acqua risorsa preziosa
L'acqua è una sostanza composta, la cui molecola è formata da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, la formula è quindi H2O.
L’acqua cos’èL’acqua cos’è
ghiacciai, calotte polari, iceberg solido
Liquido:
mari, laghi, fiumi, acque sotterranee
Vapore acqueo aeriforme
L’acquaL’acqua è l’unica sostanza che si trova in natura nei tre stati di aggregazione: solido, liquido e aeriforme.
Gli stati di aggregazione dell’acqua
Gli stati di aggregazione dell’acqua
Nel solidosolido e nel liquidoliquido le molecole d’acqua sono tenute insieme da deboli «legami idrogeno», che vengono spezzati con il passaggio allo stato aeriformeaeriforme.
I tre stati dell’acquaI tre stati dell’acqua
La formazione di particolari legami a idrogeno tra le La formazione di particolari legami a idrogeno tra le molecole di acqua è alla base di molte proprietà di molecole di acqua è alla base di molte proprietà di questa sostanza.questa sostanza.
• densitàdensità
• elevato calore specificoelevato calore specifico
• elevato calore di evaporazioneelevato calore di evaporazione
• potere solventepotere solvente
• tensione superficialetensione superficiale
• capillaritàcapillarità
• osmosi osmosi
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
La densità dell’acqua, ossia il rapporto tra la massa e il volume, a 4,0°C è massima e vale circa un grammo per centimetro cubo (1g/cm3).
L’acqua, al contrario di quanto accade ad altre sostanze, quando si raffredda si contrae soltando fino a 4°C (massima densità); se la si raffredda ulteriormente, invece di continuare a contrarsi, si dilata. A parità di massa, il volume dell’acqua allo stato solido è circa il 10% maggiore di quando era liquida.
Il ghiaccio è perciò meno denso dell’acqua liquida e vi galleggia sopra con conseguenze importantissime per la
vita.
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
• densità del ghiaccio = 0,92 Kg/dm3
• densità dell’acqua liquida = 1 Kg/dm3
L’acqua ha un elevato calore specifico. Il calore specifico di una sostanza è la quantità di calore che deve essere assorbita o ceduta da 1 g di quella sostanza perché la sua temperatura vari di 1 °C.Per innalzare di 1 °C la temperatura di 1 g di acqua occorre una quantità di calore circa 10 volte maggiore di quella necessaria per innalzare la temperatura di 1 g di ferro. Per questo fatto le grandi masse d’acqua hanno un’azione mitigatrice sul clima delle regioni costiere.
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
L’acqua ha un elevato calore di evaporazione:evaporando sottrae elevate quantità di calore dal corpo che la contiene.
La sudorazione è un fenomeno naturale nell’organismo umano, necessario alla regolazione della temperatura corporea.
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
L’acqua è un ottimo solvente, in
grado di sciogliere moltissime
sostanze: per questo non esiste
acqua liquida pura in natura.
Le proprietà solventi dell’acqua sono
essenziali per gli esseri viventi dal
momento che consentono lo svolgersi
delle complesse reazioni chimiche che
costituiscono le basi della vita stessa (ad
esempio quelle che avvengono nel
sangue o nel citoplasma delle cellule)
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
L’acqua possiede un’elevata
tensione superficiale osservabile
dalla geometria sferica delle gocce
d’acqua e dal fatto che alcuni oggetti
(ad esempio una graffetta) e insetti
riescono a galleggiare sulla superficie
dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
L'acqua, come tutti i liquidi, non ha forma propria ma assume la forma del recipiente che la contiene.
Per questo motivo, se si versa un liquido in vasi tra loro in comunicazione, anche se di forma diversa esso si dispone allo stesso livello in ognuno dei contenitori.
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Se i vasi comunicanti sono costituiti da tubicini di diametro molto piccolo (detti tubi capillari) si osserva il fenomeno della capillarità, che sembra contraddire il principio dei vasi comunicanti. Si trova infatti che quanto più è stretto il tubicino, tanto più alto è il livello che l’acqua raggiunge in esso
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
La capillarità è una proprietà dell’acqua essenziale per le piante, che sono alla base della vita sulla Terra
A causa di essa l’acqua tende a salire attraverso i piccoli “pori” che sempre ci sono in un terreno, raggiungendo le radici delle piante.
Lo stesso fenomeno, poi, aiuta gli alberi a far salire la linfa fino alle foglie, giacché anche i vasi del fusto sono capillari.
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
L'uomo utilizza il principio dei vasi comunicanti per diverse applicazioni. Si riportano di seguito alcuni esempi:
Trasporto dell’acqua negli edifici
Applicazioni principio dei vasi comunicanti
Applicazioni principio dei vasi comunicanti
Pozzo artesiano: Per il principio dei vasi comunicanti l'acqua tende a risalire nel pozzo fino al livello dell'acqua nel terreno
Livella: usando una gomma trasparente riempita d’acqua si può trasferire un livello di riferimento da un punto ad un altro.
Applicazioni principio dei vasi comunicanti
Travaso per sifonamento: Quando due recipienti vengono collegati con un tubo (sifone), il liquido scorre in modo da portarsi allo stesso livello in entrambi. Il sifone per funzionare deve essere “innescato” riempito di liquido, altrimenti non funziona.
Il termine osmosi indica la diffusione spontanea di solvente attraverso una membrana semipermeabile dal compartimento a minore concentrazione di soluto verso il compartimento a maggiore concentrazione di soluto.Il fenomeno dell’Osmosi è fondamentale in biologia
dove interviene in alcuni processi di trasporto passivo attraverso membrane biologiche.
Per osmosi le radici delle piante assorbono acqua e Sali dal terreno.
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
L’acqua, come tutti i fluidi, ha un peso ed esercita una forza o pressione idrostatica che si trasmette in tutte le direzioni sul fondo, sulle pareti ed anche dal basso verso l’alto.
La pressione idrostatica non dipende dalla quantità di liquido contenuto ma è direttamente proporzionale alla densità del fluido, alla profondità del punto considerato dal pelo libero dell’acqua e all’accelerazione di gravità.Ovvero: p = dgh (legge i Stevino)
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le dighe:Poiché la pressione dell’acqua dipende semplicemente dalla profondità, le dighe sono costruite in modo tale da essere più resistenti in basso che in alto.
Applicazione della legge di Stevin
La legge di Archimede è una diretta conseguenza della legge di Stevino.
Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verso l’alto, detta spinta di Archimede, di intensità pari al peso del volume del liquido spostato e di verso opposto a quello della forza peso del corpo stesso.
bilancia idrostatica
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
Poiché il volume del corpo e il volume del liquido spostato sono uguali, l’intensità della forza peso e l’intensità della spinta di Archimede dipendono dalle densità del corpo immerso e del liquido in cui è immerso
Galleggiamento dei corpi
forza peso > spinta di Archimede, il corpo affonda
forza peso = spinta di Archimede, il
corpo resta sospeso
forza peso < spinta di Archimede, il corpo galleggia
In base all’intensità della forza peso: P=dV e della spinta di Archimede: S=dV il corpo galleggia, resta sospeso o affonda
Diciamo che un corpo immerso in un liquido:• affonda se la densità del corpo è maggiore della densità del liquido;• galleggia se la densità del corpo è inferiore della densità del liquido;• è in equilibrio indifferente se la densità del corpo è uguale alla densità del liquido.
Galleggiamento dei corpi