La filiera legno nelle Terre Alte

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LA FILIERA LEGNO NELLE TERRE ALTE Studio delle potenzialità produttive della filiera foresta-legno-energia nei territori montani della Provincia di Cuneo, con particolare riferimento alla Comunità montana Alpi del Mare. Per uno sviluppo che muove la montagna UNCEM PIEMONTE Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani 1

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Studio Uncem sulle potenzialità dei boschi del Piemonte

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LA FILIERA LEGNONELLE TERRE ALTE

Studio delle potenzialità produttive della filiera foresta-legno-energia nei territori montani della

Provincia di Cuneo, con particolare riferimento alla Comunità montana Alpi del Mare.

Per uno sviluppo che muove la montagna

UNCEM PIEMONTE Unione nazionale Comuni Comunità Ent i montani

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Studio realizzato dall’Uncem Piemonte in occasione del convegno “La filiera legno-energia. Lo sviluppo che muove la montagna” con il contributo della Fondazione CRC Autori: Giuseppe Tresso, Giorgio Dalmasso, Lido Riba, Marco Bussone Con il supporto redazionale della rivista PieMonti Fotografie: Archivio Fotografico Provincia di Torino, Archivio Uncem Piemonte, Archivio Ipla Spa I dati contenuti nello studio sono stati tratti dalla bancadati dell’Ipla Spa Finito di stampare ad aprile 2012 presso Progetto Immagine - TORINO

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LA FILIERA LEGNO NELLE TERRE ALTE

Studio delle potenzialità produttive della filiera foresta-legno-energia nei territori montani della Provincia

di Cuneo, con particolare riferimento alla Comunità montana Alpi del Mare.

Per uno sviluppo che muove la montagna

Lido Riba, Giuseppe Tresso, Giorgio Dalmasso, Marco Bussone

A cura di Uncem Piemonte Con il contributo della Fondazione CRC

Realizzato in occasione del convegno “La filiera legno-energia.

Lo sviluppo che muove la montagna” - Cuneo, 21 aprile 2012

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Vogogna, Borgosesia, Andorno Micca, Zubiena, Paesana, Demonte, Chiusa di Pesio. Ma anche Carmagnola, Dronero, Villafranca Piemonte, Buttigliera Alta, Frassinetto, Sparone. Tredici Comuni che si pongono in prima linea nel rilancio dell’economia della montagna, grazie alla filiera legno-energia. In questi Comuni nasceranno le prime piccole centrali che utilizzano cippato di legno per produrre elettricità e calore. Dopo i primi impianti di Cuneo (Roata Rossi) e Villanova Mondovì, i nuovi gassificatori daranno una svolta importante al rilancio del settore forestale del Piemonte, dove vi sono 900mila ettari di bosco dai quali si producono, con una corretta gestione, 20milioni di quintali di legno l’anno, prelevabile e utilizzabile senza intaccare il patrimonio storico. Migliori tecnologie per gli impianti, filiera corta (meno di 50 chilometri per l’approvvigionamento di legno), alta efficienza, prezzi della materia prima in grado di garantire il decollo di un sistema finora assopito. Un dato deve essere chiaro: si può creare un posto di lavoro nella filiera legno per ogni 40 chilowatt di potenza installati nelle centrali cogenerative a biomasse (che usano la tecnologia delle gassificazione). E le biomasse forestali sono sicuramente uno dei fronti principali ai quali la Regione dovrà lavorare (anche in vista dell’approvazione del nuovo Piano Energetico Regionale), per il raggiungimento degli obiettivi di utilizzo di fonti rinnovabili, secondo le regole nazionali ed Europee. I numeri potenziali della filiera legno-energia in Piemonte sono imponenti. Giudicate voi: 150-170 milioni di euro all’anno connessi alla vendita di energia elettrica; un valore potenziale di energia termica stimabile in ulteriori 30 milioni di euro; nuovi investimenti per 350-500 milioni di euro; circa 2.000 nuovi posti di lavoro sul territorio per le attività di filiera. Quale legno, quali foreste Parlare di foreste significa parlare di montagna e quindi di biodiversità, di molteplicità economica delle fasce altimetriche e di multifunzionalità del territorio. In Piemonte, l’economia forestale è fra le più grandi potenzialità - quasi inespressa - della montagna. Le foreste, nella loro multifunzionalità, possono essere un vettore economico molto interessante per le popolazioni residenti sul territorio montano e, se viste come anello iniziale di una filiera completa e ben organizzata, possono rappresentare un importante vettore di integrazione e valorizzazione dell’intera economia montana. Obiettivo prioritario è dunque la valorizzazione delle biomasse di scarto delle utilizzazioni e degli interventi forestali tutelando il suolo e il territorio e coinvolgendo proprietari e imprese locali in attività economicamente sostenibili. L’ingente presenza sul territorio montano della risorsa legno, per ragioni economiche oggi ancora in gran parte inutilizzata, deve essere in grado di sviluppare un’economia locale basata sulla gestione dei boschi, promuovendo l’occupazione nelle diverse fasi della filiera. Due gli aspetti sui quali focalizzare l’attenzione: la necessità di mettere a patrimonio comune le risorse boschive all’interno di strutture come i consorzi e le difficoltà operative di accesso alle foreste, prevalentemente montane, che rendono i costi di gestione dei boschi italiani molto elevati. Quale energia, quale tecnologia Negli ultimi anni è stata registrata una positiva richiesta di biomassa per riscaldamento da parte del mercato locale: grazie all’introduzione progressiva di sistemi termici a sempre maggiore efficienza, in particolare nei territori provinciali, il consumo domestico di legna come fonte di energia termica è risultato nel nostro Paese gradualmente ma costantemente in aumento a partire dagli anni ‘90, e con un

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forte incremento negli ultimi 5 anni, connesso soprattutto alla diffusione del pellet. Peccato che il materiale impiegato, così come quello trattato nel settore tradizionale delle segherie, in Piemonte come nelle altre regioni, sia quasi tutto di importazione. Le nuove tecnologie che utilizzano biomassa per la produzione di energia termica ed elettrica sono in grado di valorizzare al massimo da un punto di vista economico anche le biomasse di scarto che, con gli altri prodotti delle utilizzazioni o degli interventi selvicolturali, rendono economicamente sostenibile l’intera filiera del legno, remunerando congruamente tutte le componenti. L’impresa che realizza e gestisce la centrale può pagare il legno 80 euro la tonnellata (prezzo indicizzato per 15 anni, quanto durano gli incentivi statali). L’Uncem Piemonte ha predisposto l’inserimento di diverse nuove centrali cogenerative a biomassa sul territorio piemontese. All’individuazione dei siti dove realizzare gli impianti, l’Uncem ha affiancato la promozione in ambito istituzionale delle iniziative, il coinvolgimento degli operatori di filiera locale, la promozione dell’iniziativa presso potenziali finanziatori. Terni Gree, Pirox, Romana Maceri Centro Italia, Birdys, Aeg Reti Distribuzione, Jpe2010, Romeo Energy, Cooperativa Cellini, Syntechnology, Ecorel Power, Geasiste, Rvo, Comat, sono solo alcune delle società con le quali Uncem sta lavorando per lo sviluppo degli impianti nelle aree montane. Fondamentale, portare gli impianti alle biomasse. L’impostazione dell’attività si basa essenzialmente sull’affermazione territoriale di due differenti modalità di intervento collegate alle filiere di approvvigionamento locale. La prima modalità è relativa all’inserimento di impianti a gassificazione di media potenza (850-1000 chilowatt elettrici) nell’ambito di contesti peculiari di impiego dell’energia termica. Come ospedali, scuole, case di riposto, estese reti di teleriscaldamento. Il secondo modello di intervento si basa su impianti di piccola taglia (100-200 chilowatt elettrici) da inserire in corrispondenza e a servizio di piccole utenze termiche locali. Ciascuno di questi impianti è supportato da una “piattaforma logistica” della filiera forestale che sarà gestita in modo da garantire la fornitura di cippato e, allo stesso tempo, remunerare al meglio circa il 30% del legname pregiato esboscato (10% rispettivamente tronchetti, paleria, opera). La piattaforma garantisce quindi un ulteriore ulteriori reddito all’operazione nel suo complesso. Quanto legno per una centrale Da una valutazione di uno dei casi pilota in provincia di Cuneo, 13.249 metri cubi di cippato, pari a 10.573 tonnellate, sono la quantità di legna adeguata per alimentare un impianto di 1 megawatt elettrico. I posti di lavoro che genera sono notevoli: 22 risorse umane per megawatt installato. Una centrale a biomassa che venga alimentata con materiale locale, mantiene quindi la totalità del valore generato sul territorio: la gestione della centrale e della piattaforma logistica per il materiale di maggior pregio, grazie all’attivazione di filiere per l’alimentazione, consentirà di aumentare l’occupazione locale favorendo la creazione e la formazione di squadre di boscaioli, incrementando e potenziando la manodopera locale. Il ruolo del Piemonte Il Piemonte, con i suoi 900mila ettari di foreste, è la Regione italiana che potrà delineare il migliore percorso nello sviluppo della filiera legno-energia. Il programma avviato per la valorizzazione del legno delle vallate alpine e appenniniche è sicuramente un modello per tutto il territorio nazionale. Produrre calore ed energia elettrica dal legno attraverso la tecnologia della pirogassificazione rappresenta un

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modello sperimentato con successo in numerose centrali in Austria, Germania e altri Paesi europei, pronto a essere replicato anche nelle Terre Alte del Piemonte. I quindici progetti di piccole centrali che l’Uncem sta seguendo con le Comunità montane e i Comuni, con le aziende private e con gli operatori forestali che si dovranno occupare dell’approvvigionamento della biomasse. Sono tutti anelli che nella catena della filiera devono essere uniti, come richiesto dalla Regione Piemonte e dalle Province, i soggetti autorizzativi. La montagna acquisisce oggi un nuovo ruolo in quanto produttore di risorse e anima della nuova green economy. Solo così si valorizzano i beni naturali, i beni collettivi descritti dal Premio Nobel per l’Economia Elinor Ostrom. Con la Giunta e il Consiglio della Regione Piemonte continuiamo un dialogo proficuo attorno a queste grandi opportunità di sviluppo che sapremo valorizzare nel modo migliore a vantaggio dell’intera collettività.

SOMMARIO

VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITÀ PRODUTTIVE DELLA FILIERA FORESTALE NELLE COMUNITÀ MONTANE CUNEESI di Giorgio Dalmasso p. 9 AVVIO DI FILIERE ENERGETICHE IN AMBITI FORESTALI PILOTA: STUDIO DI FATTIBILITÀ SULLA COMUNITÀ MONTANA ALPI DEL MARE di Giorgio Dalmasso p. 65 STUDIO DI FATTIBILITÀ PER IMPIANTI A BIOMASSE NELLA COMUNITÀ MONTANA ALPI DEL MARE Di Giuseppe Tresso p. 287 APPENDICE: I DATI DELLE SUPERFICI FORESTALI NELLE 22 COMUNITÀ MONTANE DEL PIEMONTE p. 347

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VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITÀ PRODUTTIVE DELLA

FILIERA FORESTA LEGNO-ENERGIA NELLE COMUNITÀ MONTANE

CUNEESI

Giorgio Dalmasso IPLA

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FONTI E MODALITÀ DI ANALISI DEI DATI Caratteristiche territoriali Oggetto di studio è il territorio delle vecchie dodici Comunità Montane della provincia di Cuneo (Alta Langa; Langa delle Valli Belbo, Bormida e Uzzone; Valli Mongia, Cevetta e Langa Cebana; Alta Val Tanaro; Valli Monregalesi; Bisalta; Valli Gesso e Vermenagna; Valle Grana; Valle Maira; Valle Stura; Valle Varaita; Valli Po, Bronda e Infernotto) per un totale di 156 comuni. Complessivamente sono delimitati territorialmente 12 Ambiti Forestali che comprendono tutto il territorio montano della Provincia di Cuneo.

Come leggere le tabelle e i grafici dell’analisi della disponibilità potenziale forestale. I dati relativi ai boschi, suddivisi per ogni Comunità Montana, presentano in prima analisi l’estensione delle superfici forestali; queste vengono suddivise in superfici a gestione attiva dove cioè è previsto un intervento selvicolturale nel corso dei prossimi quindici anni e in monitoraggio (senza gestione attiva), dove invece l’intervento non è previsto in quanto boschi molto giovani o con caratteristiche stazionali tali per cui l’intervento non è opportuno/fattibile. In seguito la superficie boscata viene suddivisa per categoria forestale (lariceti, castagneti, faggete, ecc…) e per raggruppamento di proprietà (pubblico e privato); quest’ultime vengono poi presentate in forma grafica. Si noti che la ripartizione segue la stessa metodologia utilizzata nei PFT, dunque le eventuali “proprietà private rilevate”, sono quelle le cui particelle costituiscono un nucleo accorpato di almeno 25 ettari, in caso contrario ricadono nelle “altre proprietà private”. Per quanto riguarda le proprietà pubbliche, esse vengono classificate in base al proprietario e sono state rilevate con una soglia minima di superficie di 1 ettaro. Nel grafico seguente viene presentata la disponibilità potenziale, in termini di volume, considerando l’effettuazione di tutti gli interventi selvicolturali sostenibili previsti dai PFT sull’intero territorio di analisi. I dati di disponibilità che seguono il grafico sono riferiti alle sole superfici boscate con gestione attiva e servite, considerando cioè soltanto le aree boscate sulle quali, utilizzando l’attuale rete viaria, è possibile eseguire l’esbosco utilizzando mezzi e modalità ordinarie che garantiscono una sostenibilità economica. Conseguentemente il dato di ripresa potenziale media, viene attualizzato considerando quanto è effettivamente esboscabile nelle condizioni odierne. Per giungere alla definizione dei volumi retraibili per ciascun tipo di intervento, la metodologia adottata prevede l’applicazione di indici di prelievo medi standard, variabili anche in funzione della categoria forestale. La maggiore variabilità è presente nelle ceduazioni, dove incidono fortemente sulle possibilità di prelievo la differente composizione e struttura dei popolamenti. Nei cedui composti si ipotizza di prelevare il 25% della provvigione, in cui è notevole il volume costituito dalle riserve da rilasciare; nei boschi di neoformazione, la cui stabilità va assicurata intervenendo in modo non uniforme, in funzione della morfologia del territorio e rilasciando i soggetti affrancati o da seme più stabili anche con funzione di riserva per favorire le dinamiche naturali del bosco, l’indice è del 50%; in faggete, castagneti e querceti il tasso di prelievo con la ceduazione sale al 60% e fino all’80% per i robinieti, in cui è comunque necessario prevedere il rilascio delle specie autoctone come matricine/riserve per una gestione sostenibile. Nei diradamenti e tagli di conversione a fustaia si ipotizza di prelevare in media rispettivamente il 25% e il 30% mentre nei tagli di rinnovazione in fustaia si sono adottati i seguenti tassi: 25% tagli a scelta colturale, 30% tagli a buche e 40% tagli successivi adattati. Relazionando la provvigione/ha di ogni singola categoria per la superficie soggetta ai diversi interventi e applicando il tasso di prelievo ed essi correlato, si possono stimare le masse ottenibili; queste a loro volta vengono ripartite, sempre ricorrendo a indici, secondo i diversi assortimenti legnosi: da

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triturazione per usi energetici e industriali, tronchetti da ardere, paleria e tondame da lavoro. Viene inoltre fornito un dato medio annuo come media approssimata calcolata su 15 anni. Al termine di ciascuna scheda di valle sono calcolate le potenzialità energetiche termiche ed elettriche sulla base della produzione di biomassa da triturazione. SCHEDE DI ANALISI DEGLI AMBITI FORESTALI

Ambiti forestali della Provincia di Cuneo - 6. Valli Po, Bronda e Infernotto - 7. Valle Varaita - 8. Valle Maira - 9. Valle Grana - 10. Valle Stura - 11.1. Valli Gesso e Vermenagna - 11.2. Bisalta - 12. Valli Monregalesi - 13. Alta Val Tanaro - 14.1. Valli Mongia, Cevetta e Langa Cebana - 14.2. Alta Langa - 14.3. Langa delle Valli Belbo, Bormida e Uzzone - Territorio montano della provincia di Cuneo

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6. VALLI PO, BRONDA E INFERNOTTO

Sup. bosc. con gest. attiva

servita da viabilità (ha)

COMUNE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva

(ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non servita da viabilità

(ha)

Pubblica Privata Totale servita

Bagnolo Piemonte

2.115 567 648 59 841 901

Barge 2.830 350 1.149 290 1.040 1.330 Brondello 845 0 521 2 323 324 Castellar 45 0 41 1 4 4 Crissolo 683 224 238 89 131 220 Envie 647 254 242 0 151 151 Gambasca 356 0 177 53 126 180 Martiniana Po 912 0 599 94 220 314 Oncino 1.289 705 163 81 341 421 Ostana 417 84 75 80 178 258 Paesana 3.220 1.278 825 225 891 1.116 Pagno 637 0 312 1 324 325 Revello 768 50 377 0 341 341 Rifreddo 407 25 229 39 114 153 Sanfront 2.610 465 1.507 79 558 638

Totale ettari 17.781 4.002 7.103 1.093 5.583 6.676

Superficie boscata per comune, totale e suddivisa in boschi senza gestione attiva, con intervento nei

prossimi 15 anni, non servita e servita da viabilità

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Analisi della disponibilità potenziale forestale

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 574 8.761 9.335 3.956 42% Querceti e ostrieti 2 135 137 95 69% Robinieti 21 274 295 295 100% Pinete 462 140 602 294 49% Formazioni di invasione 2.453 2.709 5.162 1.285 25% Formazioni igrofile 6 8 14 0 0% Faggete 907 837 1744 484 28% Lariceti 465 28 493 267 54% Abetine e peccete 0 0 0 0 0% Totali 4.890 12.892 17.782 6.676 38%

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Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 3.956 870.414 486.258 32.417 Querceti e ostrieti 95 16.851 4.334 289 Robinieti 295 32.822 24.617 1.641 Pinete 294 64.928 8.738 583 Formazioni di invasione 1.285 202.442 67.684 4.512 Formazioni igrofile 0 0 0 0 Faggete 484 98.696 44.340 2.956 Lariceti 267 49.284 6.588 439 Abetine e peccate 0 0 0 0

Totale 6.676 1.335.437 642.559 42.837 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronc

hetti Tot.

produz.

energia

% Paleria % Lavoro

% Totali

Pr. Pubblica 19.949 26.321 46.270 76 3.042 5 11.520

19 60.832

Prop. Privata 286.848 159.066

445.914

77 76.972 13

58.840

10 581.726

Totale 15 anni 306.797 185.387

492.184

77 80.014 12

70.360

11 642.558

Totale annuo (m3) 20.453 12.359 32.812 77 5.334 12

4.691 11 42.837

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà.

Assortimento Mc Tonn Triturazione 20.453 16.321 Tronchetti 12.359 9.862 Tot. prod. energia 32.812 26.183 Paleria 5.334 Lavoro 4.691

Totale mc/anno 42.837 Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

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Potenzialità energetiche La disponibilità di materia prima è stata stimata in 20.453 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 16.321 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 45.927 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 11.482 MWh elettrici

• 22.964 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 1,5 MW (1.500 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (11.482 MWh : 7.500 h di funzionamento = 1,531 MWe = 1531 kWe).

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua

energia termica MWht

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

MWe di potenza totale degli

impianti sostenibili in

valle 16.321 45.927 22.964 11.482 7.500 1,531

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

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7. VALLE VARAITA

Sup. bosc. con gest. attiva servita da viabilità (ha)

COMUNE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva (ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non

servita da viabilità

(ha)

Pubblica Privata Totale servita

Bellino 910 630 183 50 47 97 Brossasco 2.151 269 1.278 112 492 604 Casteldelfino 1.953 1.011 712 53 177 230 Costigliole Saluzzo

390 7 215 12 156 168

Frassino 1.245 198 638 81 328 409 Isasca 400 0 105 129 166 295 Melle 2.117 632 981 52 452 504 Piasco 489 11 235 1 242 243 Pontechianale 1.522 972 346 105 99 204 Rossana 1.415 27 669 28 691 719 Sampeyre 5.226 1.805 1.950 801 670 1.471 Valmala 962 42 418 238 264 502 Venasca 1.564 20 849 1 699 700 Verzuolo 619 10 330 26 253 279

Totale ettari 20.963 5.634 8.904 1.689 4.736 6.425

Superficie boscata per comune, totale e suddivisa in boschi senza gestione attiva, con intervento nei

prossimi 15 anni, non servita e servita da viabilità

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Analisi della disponibilità potenziale forestale

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 327 5.076 5.403 2.307 43% Querceti e ostrieti 79 634 713 331 46% Robinieti 3 64 67 48 72% Pinete 260 381 641 174 27% Formazioni di invasione 2.951 3.123 6.074 1.316 22% Formazioni igrofile 67 238 305 232 76% Faggete 2.034 1.359 3.393 1.209 36% Lariceti 3.378 820 4.198 711 17% Abetine e peccete 166 3 169 97 57% Totali 9.265 11.698 20.963 6.425 31%

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Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 2.307 507.340 168.515 11.234 Querceti e ostrieti 331 44.557 13.202 880 Robinieti 48 5.338 3.026 202 Pinete 174 38.251 8.442 563 Formazioni di invasione 1.316 193.530 58.614 3.908 Formazioni igrofile 232 39.902 15.558 1.037 Faggete 1.209 246.467 114.467 7.631 Lariceti 711 131.050 36.092 2.406 Abetine e peccate 97 30.736 7.696 513

Totale 6.425 1.237.171 425.612 28.374 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronc

hetti Tot.

produz.

energia

% Paleria % Lavoro

% Totali

Pr. Pubblica 36.052 52.901 88.953 76 1.349 1 27.295

23 117.597

Prop. Privata 133.615 106.391

240.006

78 27.580 9 40.429

13 308.015

Totale 15 anni 169.667 159.292

328.959

77 28.929 7 67.724

16 425.612

Totale annuo (m3) 11.311 10.619 21.931 77 1.929 7 4.515 16 28.374

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà.

Assortimento Mc Tonn Triturazione 11.311 9.026 Tronchetti 10.619 8.474 Tot. prod. energia 21.931 17.500 Paleria 1.929 Lavoro 4.515

Totale mc/anno 28.374

Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

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Potenzialità energetiche La disponibilità di materia prima è stata stimata in 11.311 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 9.026 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 25.399 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 6.350 MWh elettrici

• 12.700 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 0,85 MW (850 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (6.350 MWh : 7.500 h di funzionamento = 0,847 MWe = 847 kWe).

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua

energia termica MWht

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

MWe di potenza totale degli

impianti sostenibili in

valle 9.026 25.399 12.700 6.350 7.500 0,847

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

19

8. VALLE MAIRA

Sup. bosc. con gest. attiva servita da viabilità (ha)

COMUNE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva (ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non

servita da viabilità

(ha)

Pubblica Privata Totale servita

Acceglio 2.474 1.845 345 141 144 285 Busca 1.559 92 491 109 867 976 Canosio 1.238 1.020 107 54 56 111 Cartignano 476 145 155 18 158 176 Celle di Macra 1.963 967 625 158 213 370 Dronero 3.602 1.392 1.364 25 821 846 Elva 866 512 209 52 93 145 Macra 1.657 1.033 334 151 139 290 Marmora 1.798 1.169 455 96 78 174 Prazzo 2.265 1.622 293 144 206 350 Roccabruna 1.599 372 442 165 620 785 San Damiano Macra

3.983 1.054 1.951 245 732 977

Stroppo 1.467 801 291 165 211 375 Villar San Costanzo

863 225 222 48 368 417

Totale ettari 25.810 12.249 7.284 1.571 4.706 6.277

Superficie boscata per comune, totale e suddivisa in boschi senza gestione attiva, con intervento nei

prossimi 15 anni, non servita e servita da viabilità

20

Analisi della disponibilità potenziale forestale

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 109 3.311 3.420 2.091 61% Querceti e ostrieti 92 419 511 123 24% Robinieti 2 153 155 124 80% Pinete 2.082 1.269 3.351 644 19% Formazioni di invasione 1.381 2.885 4.266 1.370 32% Formazioni igrofile 80 286 366 27 7% Faggete 2.104 3.044 5.148 841 16% Lariceti 5.715 1.600 7.315 595 8% Abetine e peccete 1.123 154 1.277 462 36% Totali 12.688 13.121 25.809 6.277 24%

21

Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 2.091 460.156 201.928 13.462 Querceti e ostrieti 123 14.820 4.363 290 Robinieti 124 13.776 7.750 517 Pinete 644 136.315 33.573 2.238 Formazioni di invasione 1.370 208.019 68.525 4.568 Formazioni igrofile 27 4.119 2.883 192 Faggete 841 171.542 53.289 3.553 Lariceti 595 109.756 28.814 1.921 Abetine e peccate 462 147.036 46.857 3.124

Totale 6.277 1.265.539 447.982 29.865 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronc

hetti Tot.

produz.

energia

% Paleria % Lavoro

% Totali

Pr. Pubblica 40.545 20.529 61.074 62 877 1 36.289

37 98.240

Prop. Privata 161.116 104.144

265.260

76 33.643 10

50.839

14 349.742

Totale 15 anni 201.661 124.673

326.334

73 34.520 8 87.128

19 447.982

Totale annuo (m3) 13.444 8.312 21.756 73 2.301 8 5.809 19 29.865

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà.

Assortimento Mc Tonn Triturazione 13.444 10.728 Tronchetti 8.312 6.633 Tot. prod. energia 21.756 17.361 Paleria 2.301 Lavoro 5.809

Totale mc/anno 29.865

Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

22

Potenzialità energetiche

La disponibilità di materia prima è stata stimata in 13.444 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 10.728 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 30.188 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 7.547 MWh elettrici

• 15.094 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 1 MW (1.000 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (7.547 MWh : 7.500 h di funzionamento = 1,006 MWe = 1.006 kWe).

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua

energia termica MWht

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

MWe di potenza totale degli

impianti sostenibili in

valle 10.728 30.188 15.094 7.547 7.500 1,006

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

23

9. VALLE GRANA

Sup. bosc. con gest. attiva

servita da viabilità (ha)

COMUNE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva (ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non

servita da viabilità

(ha)

Pubblica Privata Totale servita

Bernezzo 1.545 540 294 8 704 712 Caraglio 592 156 152 2 282 284 Castelmagno 1.516 1.415 80 3 16 20 Cervasca 417 65 61 0 291 291 Montemale di Cuneo

846 271 206 62 307 369

Monterosso Grana

3.186 1.835 816 4 531 535

Pradleves 1.614 991 406 0 217 217 Valgrana 1.649 682 503 4 461 464 Vignolo 287 53 72 36 126 162

Totale ettari 11.652 6.008 2.590 119 2.935 3.054

Superficie boscata per comune, totale e suddivisa in boschi senza gestione attiva, con intervento nei

prossimi 15 anni, non servita e servita da viabilità

24

Analisi della disponibilità potenziale forestale

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 47 3.131 3.178 2.134 67% Querceti e ostrieti 68 602 670 0 0% Robinieti 3 13 16 10 62% Pinete 207 516 723 175 24% Formazioni di invasione 378 2.129 2.507 296 12% Formazioni igrofile 10 118 128 0 0% Faggete 129 4.301 4.430 439 10% Lariceti 0 0 0 0 0% Abetine e peccete 0 0 0 0 0% Totali 842 10.810 11.652 3.054 26%

25

Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 2.134 469.585 101.291 6.753 Querceti e ostrieti 0 0 0 0 Robinieti 10 1.150 863 57 Pinete 175 38.675 8.174 545 Formazioni di invasione 296 47.186 18.816 1.254 Formazioni igrofile 0 0 0 0 Faggete 439 89.582 32.171 2.145 Lariceti 0 0 0 0 Abetine e peccate 0 0 0 0

Totale 3.054 646.178 161.315 10.754 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronc

hetti Tot.

produz.

energia

% Paleria % Lavoro

% Totali

Pr. Pubblica 1.967 1.968 3.935 62 253 4 2.150 34 6.338 Prop. Privata 68.760 52.995 121.75

5 79 16.010 1

0 17.21

2 11 154.977

Totale 15 anni 70.727 54.963 125.690

78 16.263 10

19.362

12 161.315

Totale annuo (m3) 4.715 3.664 8.379 78 1.084 10

1.291 12 10.754

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà.

Assortimento Mc Tonn Triturazione 4.715 3.763 Tronchetti 3.664 2.924 Tot. prod. energia 8.379 6.687 Paleria 1.084 Lavoro 1.291

Totale mc/anno 10.754 Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

26

Potenzialità energetiche La disponibilità di materia prima è stata stimata in 4.715 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 3.763 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 10.589 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 2.647 MWh elettrici

• 5.295 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 0,35 MW (350 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (2.647 MWh : 7.500 h di funzionamento = 0,353 MWe = 353 kWe).

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua

energia termica MWht

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

MWe di potenza totale degli

impianti sostenibili in

valle 3.763 10.589 5.295 2.647 7.500 0,353

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

27

10. VALLE STURA

Sup. bosc. con gest. attiva servita da viabilità (ha)

COMUNE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva (ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non

servita da viabilità

(ha)

Pubblica Privata Totale servita

Aisone 1.619 920 592 46 61 107 Argentera 1.268 558 476 182 52 234 Borgo S. Dalmazzo 1.018 180 503 12 323 335 Demonte 6.232 1.545 3.351 578 758 1.336 Gaiola 324 90 155 11 68 79 Moiola 1.126 302 548 64 212 276 Pietraporzio 1.771 951 405 314 101 415 Rittana 965 86 532 20 327 347 Roccasparvera 801 56 546 13 186 199 Sambuco 1.221 577 338 226 80 306 Valloriate 1.185 140 592 120 333 453 Vinadio 5.071 3.403 1.317 150 201 351

Totale ettari 22.601 8.808 9.355 1.736 2.702 4.438

Superficie boscata per comune, totale e suddivisa in boschi senza gestione attiva, con intervento nei

prossimi 15 anni, non servita e servita da viabilità

28

Analisi della disponibilità potenziale forestale

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 217 3.510 3.727 1.387 37% Querceti e ostrieti 504 463 967 21 2% Robinieti 4 38 42 26 62% Pinete 1.400 368 1.768 147 8% Formazioni di invasione 1.175 1.849 3.024 782 26% Formazioni igrofile 15 399 414 68 16% Faggete 4.485 1.450 5.935 1.225 21% Lariceti 5.126 313 5.439 336 6% Abetine e peccete 1249 36 1285 446 35% Totali 14.175 8.426 22.601 4.438 20%

29

Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 1.387 421.648 210.824 14.055 Querceti e ostrieti 21 2.541 1.652 110 Robinieti 26 4.992 3.994 266 Pinete 147 45.129 11.270 751 Formazioni di invasione 782 192.372 57.712 3.847 Formazioni igrofile 68 14.688 4.406 294 Faggete 1.225 312.375 109.331 7.289 Lariceti 336 86.352 25.906 1.727 Abetine e peccate 446 163.236 48.971 3.265

Totale 4.438 1.243.333 474.066 31.604 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronc

hetti Tot.

produz.

energia

% Paleria % Lavoro

% Totali

Pr. Pubblica 81.881 62.033 143.914

72 3.223 2 52.643

26 199.780

Prop. Privata 116.860 86.728 203.588

74 42.427 16

28.271

10 274.286

Totale 15 anni 198.741 148.761

347.502

73 45.650 10

80.914

17 474.066

Totale annuo (m3) 13.249 9.917 23.166 73 3.043 10

5.394 17 31.603

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà

Assortimento Mc Tonn Triturazione 13.249 10.573 Tronchetti 9.917 7.914 Tot. prod. energia 23.166 18.487 Paleria 3.043 Lavoro 5.394

Totale mc/anno 31.603

Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

30

Potenzialità energetiche La disponibilità di materia prima è stata stimata in 13.249 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 10.573 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 29.752 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 7.438 MWh elettrici • 14.875 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 1 MW (1.000 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (7.438 MWh : 7.500 h di funzionamento = 0,992 MWe = 992 kWe).

Produzione annua

cippato in mc

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

Produzione annua energia termica MWht

MWe di potenza

totale degli

impianti sostenibili in valle

13.249

10.573

29.752

7.438

7.500

14.875

0,990

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

31

11.1. VALLI GESSO E VERMENAGNA

Sup. bosc. con gest. attiva servita da viabilità (ha)

COMUNE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva (ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non

servita da viabilità

(ha)

Pubblica Privata Totale servita

Entracque 4.839 3.782 607 177 273 450 Limone Piemonte

2.757 2.027 419 16 295 311

Roaschia 1.507 1.078 207 64 158 222 Robilante 1.878 500 484 23 871 895 Roccavione 1.397 421 322 45 609 654 Valdieri 5.389 3.682 1.098 196 414 609 Vernante 3.705 2.474 718 65 447 512

Totale ettari 21.472 13.964 3.855 586 3.067 3.653

Superficie boscata per comune, totale e suddivisa in boschi senza gestione attiva, con intervento nei

prossimi 15 anni, non servita e servita da viabilità

32

Analisi della disponibilità potenziale forestale

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 228 2.515 2.743 1.729 63% Querceti e ostrieti 81 140 221 24 11% Robinieti - 7 7 6 86% Pinete 560 226 786 175 22% Formazioni di invasione 3.125 2.215 5.340 793 15% Formazioni igrofile 4 102 106 105 99% Faggete 7.211 4.236 11.447 821 7% Lariceti 451 200 651 0 0% Abetine e peccete 162 9 171 0 0% Totali 11.822 9.650 21.472 3.653 17%

33

Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 1.729 380.308 83.615 5.574 Querceti e ostrieti 24 3.190 798 53 Robinieti 6 631 473 32 Pinete 175 38.602 7.114 474 Formazioni di invasione 793 123.718 30.930 2.062 Formazioni igrofile 105 16.031 4.008 267 Faggete 821 167.302 70.194 4.680 Lariceti 0 0 0 0 Abetine e peccate 0 0 0 0

Totale 3.653 729.782 197.132 13.142 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronc

hetti Tot.

produz.

energia

% Paleria % Lavoro

% Totali

Pr. Pubblica 12.569 23.614 36.183 85 1.099 3 5.181 12 42.463 Prop. Privata 64.271 60.064 124.33

5 80 13.140 9 17.19

4 11 154.669

Totale 15 anni 76.840 83.678 160.518

82 14.239 7 22.375

11 197.132

Totale annuo (m3) 5.123 5.579 10.701 82 949 7 1.492 11 13.142

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà.

Assortimento Mc Tonn Triturazione 5.123 4.088 Tronchetti 5.579 4.452 Tot. prod. energia 10.701 8.540 Paleria 949 Lavoro 1.492

Totale mc/anno 13.142

Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

34

Potenzialità energetiche La disponibilità di materia prima è stata stimata in 5.123 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 4.088 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 11.504 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 2.876 MWh elettrici

• 5.752 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 0,4 MW (400 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (2.876 MWh : 7.500 h di funzionamento = 0,383 MWe = 383 kWe).

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua

energia termica MWht

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

MWe di potenza totale degli

impianti sostenibili in

valle 4.088 11.504 5.752 2.876 7.500 0,383

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

35

11.2. BISALTA

Sup. bosc. con gest. attiva servita da viabilità (ha)

COMUNE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva (ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non

servita da viabilità

(ha)

Pubblica Privata Totale servita

Beinette 103 7 42 7 47 54 Boves 2.506 640 635 18 1.212 1.230 Chiusa di Pesio 5.669 2.448 1.456 105 1.660 1.765 Peveragno 2.826 955 603 142 1.126 1.268 Pianfei 371 45 147 0 180 180

Totale ettari 11.475 4.095 2.883 272 4.225 4.497

Superficie boscata per comune, totale e suddivisa in boschi senza gestione attiva, con intervento nei

prossimi 15 anni, non servita e servita da viabilità

36

Analisi della disponibilità potenziale forestale

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 87 5.048 5.135 3.306 64% Querceti e ostrieti 11 115 126 65 52% Robinieti 11 174 185 57 31% Pinete 216 458 674 254 38% Formazioni di invasione 730 1.027 1.757 208 12% Formazioni igrofile 3 229 232 217 94% Faggete 1.716 951 2.667 322 12% Lariceti 0 0 0 0 0 Abetine e peccete - 699 699 68 10% Totali 2.774 8.701 11.475 4.497 39%

37

Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 3.306 727.423 205.998 13.843 Querceti e ostrieti 65 11.875 2.969 200 Robinieti 57 6.298 2.552 171 Pinete 254 56.172 13.702 920 Formazioni di invasione 208 33.081 8.271 555 Formazioni igrofile 217 33.577 8.395 564 Faggete 322 65.787 17.603 1.183 Lariceti 0 0 0 0 Abetine e peccate 68 21.473 5.368 361

Totale 4.497 955.686 264.858 17.797 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronc

hetti Tot.

produz.

energia

% Paleria % Lavoro

% Totali

Pr. Pubblica 5.036 7.284 12.320 79 648 4 2.555 17 15.523 Prop. Privata 128.788 60.803 189.59

1 75 31.216 1

3 30.62

3 12 251.430

Totale 15 anni 133.824 68.087 201.911

76 31.864 12

33.178

12 266.953

Totale annuo (m3) 8.922 4.539 13.461 76 2.124 12

2.212 12 17.797

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà.

Assortimento Mc Tonn Triturazione 8.922 7.120 Tronchetti 4.539 3.622 Tot. prod. energia 13.461 10.742 Paleria 2.124 Lavoro 2.212

Totale mc/anno 17.797

Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

38

Potenzialità energetiche La disponibilità di materia prima è stata stimata in 8.922 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 7.120 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 20.036 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 5.009 MWh elettrici

• 10.018 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 0,67 MW (670 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (5.009 MWh : 7.500 h di funzionamento = 0,668 MWe = 668 kWe).

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua

energia termica MWht

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

MWe di potenza totale degli

impianti sostenibili in

valle 7.120 20.036 10.018 5.009 7.500 0,668

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

39

12. VALLI MONREGALESI

Sup. bosc. con gest. attiva

servita da viabilità (ha)

COMUNE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva (ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non

servita da viabilità

(ha)

Pubblica Privata Totale servita

Briaglia 172 102 42 0 28 28 Frabosa Soprana

2.970 1.808 278 68 816 884

Frabosa Sottana

2.076 654 845 71 507 578

Monastero di Vasco

1.104 55 174 5 871 876

Monasterolo Casotto

641 12 112 11 506 518

Montaldo di Mond.

1.912 888 107 3 914 917

Niella Tanaro 560 242 161 0 156 156 Pamparato 2.923 726 1.019 142 1.036 1.178 Roburent 2.449 896 824 241 488 728 Roccaforte Mondovì

4.364 1.596 1.832 79 857 936

San Michele 962 360 270 0 331 331

40

Mond. Torre Mondovì 1.673 33 482 1 1.156 1.157 Vicoforte 1.074 158 353 0 564 564 Villanova Mondovì

805 247 154 3 401 404

Totale ettari 23.685 7.777 6.653 624 8.631 9.255

Superficie boscata per comune, totale e suddivisa in boschi senza gestione attiva, con intervento nei

prossimi 15 anni, non servita e servita da viabilità

41

Analisi della disponibilità potenziale forestale

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 492 14.439 14.931 8.071 54% Querceti e ostrieti 11 916 927 103 11% Robinieti 5 749 754 295 39% Pinete 66 47 113 25 22% Formazioni di invasione 238 81 319 0 0% Formazioni igrofile 1 136 137 0 0% Faggete 3.804 1.986 5.790 761 13% Lariceti 443 9 452 0 0% Abetine e peccete 225 37 262 0 0% Totali 5.285 18.400 23.685 9.255 39%

42

Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 8.071 1.775.646 635.492 42.367 Querceti e ostrieti 103 14.946 3.737 249 Robinieti 295 32.895 10.293 686 Pinete 25 5.639 964 64 Formazioni di invasione 0 0 0 0 Formazioni igrofile 0 0 0 0 Faggete 761 155.095 76.820 5.121 Lariceti 0 0 0 0 Abetine e peccate 0 0 0 0

Totale 9.255 1.984.221 727.306 48.487 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronc

hetti Tot. Produz

energia % Paleria % Lavor

o % Totali

Pr. Pubblica 17.391 34.440 51.831 88 1.308 2 5.978 10 59.117 Prop. Privata 355.043 150.79

9 505.842 76 95.551 1

4 66.80

3 10 668.196

Totale 15 anni 372.434 185.239

557.673 77 96.859 13

72.781

10 727.313

Totale annuo (m3) 24.829 12.349 37.178 77 6.457 13

4.852 10 48.487

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà.

Assortimento Mc Tonn Triturazione 24.829 19.814 Tronchetti 12.349 9.854 Tot. prod. energia 37.178 29.668 Paleria 6.457 Lavoro 4.852

Totale mc/anno 48.487

Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

43

Potenzialità energetiche La disponibilità di materia prima è stata stimata in 24.829 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 19.814 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 55.757 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 13.939 MWh elettrici

• 27.878 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 1,8 MW (1.800 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (13.939 MWh : 7.500 h di funzionamento = 1,858 MWe = 1.858 kWe).

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua

energia termica MWht

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

MWe di potenza totale degli

impianti sostenibili in

valle 19.814 55.757 27.878 13.939 7.500 1,858

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

44

13. ALTA VAL TANARO

Sup. bosc. con gest. attiva

servita da viabilità (ha)

COMUNE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva (ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non

servita da viabilità

(ha)

Pubblica Privata Totale servita

Alto 515 247 134 9 125 134 Bagnasco 2.434 510 920 166 838 1.004 Briga Alta 1.815 1.096 408 0 311 311 Caprauna 710 398 173 4 135 139 Garessio 10.392 3.197 4.143 181 2.870 3.051 Nucetto 578 162 192 0 224 224 Ormea 6.869 3.046 2.498 286 1.040 1.326 Perlo 948 68 232 6 642 648 Priola 2.497 342 895 23 1.237 1.260

Totale ettari 26.758 9.066 9.595 675 7.422 8.097

Superficie boscata per comune, totale e suddivisa in boschi senza gestione attiva, con intervento nei

prossimi 15 anni, non servita e servita da viabilità

45

Analisi della disponibilità potenziale forestale

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 343 9.352 9.695 4.710 49% Querceti e ostrieti 524 2.986 3.510 801 23% Robinieti - 99 99 56 57% Pinete 1.016 818 1.834 212 12% Formazioni di invasione 726 1.461 2.187 167 8% Formazioni igrofile 1 163 164 0 0% Faggete 3.405 4.241 7.646 1.761 23% Lariceti 19 1432 1451 290 20% Abetine e peccete 26 146 172 100 58% Totali 6.060 20.698 26.758 8.097 30%

46

Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 4.710 1.036.595 579.882 38.659 Querceti e ostrieti 801 71.076 45.014 3.001 Robinieti 56 6.222 4.667 311 Pinete 212 45.967 11.690 779 Formazioni di invasione 167 24.307 10.221 682 Formazioni igrofile 0 0 0 0 Faggete 1.761 359.027 163.578 10.905 Lariceti 290 53.393 21.357 1.424 Abetine e peccate 100 31.915 7.966 531

Totale 8.097 1.628.502 844.375 56.292 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronc

hetti Tot.

produz.energia % Paleria % Lavoro % Totali

Pr. Pubblica 18.959 35.321 54.280 86 1.489 2 7.347 12 63.116 Prop. Privata 365.209 231.62

6 596.835 76 86.630 1

1 97.794 13 781.259

Totale 15 anni 384.168 266.947

651.115 77 88.119 10

105.141

13 844.375

Totale annuo (m3)

25.611 17.796 43.407 77 5.875 10

7.009 13 56.292

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà.

Assortimento Mc Tonn Triturazione 25.611 20.438 Tronchetti 17.796 14.201 Tot. prod. energia 43.407 34.639 Paleria 5.875 Lavoro 7.009

Totale mc/anno 56.292 Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

47

Potenzialità energetiche La disponibilità di materia prima è stata stimata in 25.611 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 20.438 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 57.512 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 14.378 MWh elettrici

• 28.756 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 1,9 MW (1.900 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (14.378 MWh : 7.500 h di funzionamento = 1,917 MWe = 1.917 kWe).

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua

energia termica MWht

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

MWe di potenza totale degli

impianti sostenibili in

valle 20.438 57.512 28.756 14.378 7.500 1,917

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

48

14.1. VALLI MONGIA, CEVETTA E LANGA CEBANA

Sup. bosc. con gest. attiva

servita da viabilità (ha) COMUNE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva (ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non servita da

viabilità (ha)

Pubblica Privata Totale

servita

Battifollo 935 315 223 25 371 396 Castellino Tanaro

606 396 153 0 57 57

Castelnuovo di Ceva

460 59 149 10 241 251

Ceva 1.916 905 381 0 630 630 Cigliè 221 127 39 0 56 56 Igliano 113 53 39 0 21 21 Lesegno 564 330 85 2 146 148 Lisio 711 108 147 0 457 457 Marsaglia 426 318 66 0 41 41 Mombasiglio 1.023 195 323 0 506 506 Montezemolo 209 6 53 0 150 150 Paroldo 531 253 176 0 102 102 Priero 1.584 92 443 0 1.049 1.049 Roascio 247 155 66 0 26 26 Rocca Cigliè 275 236 23 0 16 16 Sale d Langhe 636 185 147 0 305 305 Sale SGiovanni

308 119 88 0 101 101

Scagnello 645 152 152 4 337 341 Torresina 174 90 53 0 31 31 Viola 1.819 608 402 77 733 810

Totale ettari 13.403 4.702 3.208 118 5.376 5.494

49

Analisi della disponibilità potenziale forestale

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 41 8.212 8.253 4.548 55% Querceti e ostrieti 44 3.139 3.183 478 15% Robinieti 4 616 620 167 27% Pinete 9 124 133 63 47% Formazioni di invasione 86 259 345 66 19% Formazioni igrofile - 108 108 0 0% Faggete 484 278 762 172 23% Lariceti 0 0 0 0 0% Abetine e peccete 0 0 0 0 0% Totali 668 12.736 13.404 5.494 41%

50

Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 4.548 1.000.493 501.533 33.436 Querceti e ostrieti 478 52.986 27.673 1.845 Robinieti 167 18.541 13.803 920 Pinete 63 13.822 3.350 223 Formazioni di invasione 66 8.742 4.567 304 Formazioni igrofile 0 0 0 0 Faggete 172 35.074 14.290 953 Lariceti 0 0 0 0 Abetine e peccate 0 0 0 0

Totale 5.494 1.129.658 565.216 37.681 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronchet

ti Tot. produz.

energia % Paleria % Lavoro % Totali

Pr. Pubblica 3.075 5.503 8.578 87 312 3 1.006 10 9.896 Prop. Privata 285.716 135.129 420.845 76 77.108 14 57.367 10 555.320

Totale 15 anni 288.791 140.632 429.423 76 77.420 14 58.373 10 565.216 Totale annuo

(m3) 19.253 9.375 28.628 76 5.161 14 3.892 10 37.681

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà.

Assortimento Mc Tonn Triturazione 19.253 15.364 Tronchetti 9.375 7.481 Tot. prod. energia 28.628 22.845 Paleria 5.161 Lavoro 3.892

Totale mc/anno 37.681

Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

51

Potenzialità energetiche La disponibilità di materia prima è stata stimata in 19.253 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 15.364 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 43.234 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 10.808 MWh elettrici

• 21.617 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 1,5 MW (1.500 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (10.808 MWh : 7.500 h di funzionamento = 1,441 MWe = 1.441 kWe).

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua

energia termica MWht

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

MWe di potenza totale degli

impianti sostenibili in

valle 15.364 43.234 21.617 10.808 7.500 1,441

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

52

14.2. ALTA LANGA

Sup. bosc. con gest. attiva servita da viabilità (ha)

COMUNE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva (ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non

servita da viabilità

(ha)

Pubblica Privata Totale servita

Albaretto della Torre

147 55 92 0 0 0

Arguello 248 62 82 0 105 105 Belvedere Langhe

159 86 73 0 0 0

Benevello 204 64 66 0 73 73 Bonvicino 418 170 246 0 2 2 Borgomale 311 85 224 0 2 2 Bosia 232 79 148 0 5 5 Bossolasco 708 338 168 4 199 203 Camerana 1.128 388 358 0 382 382 Cerreto Langhe 469 91 165 0 213 213 Cissone 191 64 86 0 41 41 Cravanzana 221 43 117 0 62 62 Feisoglio 303 75 86 0 142 142 Lequio Tanaro 394 144 244 0 6 6 Mombarcaro 663 250 244 0 168 168 Murazzano 1.111 505 375 0 231 231

53

Niella Belbo 1.002 341 516 0 145 145 San Benedetto Belbo

251 88 59 0 104 104

Serravalle Langhe

385 191 80 0 113 113

Somano 470 86 195 0 188 188 Trezzo Tinella 310 56 254 0 0 0

Totale ettari 9.325 3.261 3.878 4 2.181 2.185

Superficie boscata per comune, totale e suddivisa in boschi senza gestione attiva, con intervento

nei prossimi 15 anni, non servita e servita da viabilità

Analisi della disponibilità potenziale forestale

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 2 3.887 3.889 1.353 35% Querceti e ostrieti 4 2.767 2.771 440 16% Robinieti 2 1.196 1.198 156 13% Pinete 0 555 555 193 35% Formazioni di invasione 0 593 593 9 2% Formazioni igrofile 0 137 137 1 0% Faggete 0 184 184 33 18% Lariceti 0 0 0 0 0% Abetine e peccete 0 0 0 0 0% Totali 8 9.319 9.327 2.185 23%

54

Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 1.353 297.407 156.511 10.434 Querceti e ostrieti 440 43.040 19.732 1.315 Robinieti 156 17.397 11.246 750 Pinete 193 40.315 10.987 733 Formazioni di invasione 9 869 106 7 Formazioni igrofile 1 109 0 0 Faggete 33 6.794 2.039 136 Lariceti 0 0 0 0 Abetine e peccate 0 0 0 0

Totale 2.185 405.931 200.621 10.375 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronc

hetti Tot.

produz. energia

% Paleria % Lavoro

% Totali

Pr. Pubblica 62 47 109 77 15 11 17 12 141 Prop. Privata 99.982 50.478 150.460 75 25.154 13 24.86

6 12 200.480

Totale 15 anni 100.044 50.525 150569 75 25.169 13 24.883

12 200.621

Totale annuo (m3) 6.670 3.368 10.038 75 1.678 13 1.659 12 13.375

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà.

55

Assortimento Mc Tonn

Triturazione 6.670 5.323 Tronchetti 3.368 2.688 Tot. prod. energia 10.038 8.011 Paleria 1.678 Lavoro 1.659

Totale mc/anno 13.375

Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

Potenzialità energetiche La disponibilità di materia prima è stata stimata in 6.670 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 5.323 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 14.979 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 3.745 MWh elettrici

• 7.490 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 0,5 MW (500 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (3.745 MWh : 7.500 h di funzionamento = 0,499 MWe = 499 kWe).

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua

energia termica MWht

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

MWe di potenza totale degli

impianti sostenibili in

valle 5.323 14.979 7.490 3.745 7.500 0,499

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

56

14.3. LANGA DELLE VALLI BELBO, BORMIDA E UZZONE

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha) COMUNE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva (ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non

servita da viabilità

(ha) Pubblica Privata Totale servita

Bergolo 125 34 51 0 41 41 Castelletto Uzz 1.005 276 406 3 320 323 Castino 628 252 364 0 13 13 Cortemilia 1.255 623 289 0 344 344 Cossano Belbo 746 274 472 0 0 0 Gorzegno 1.004 451 431 0 122 122 Gottasecca 944 200 386 9 348 357 Levice 948 377 224 0 347 347 Monesiglio 641 289 152 0 199 199 Perletto 419 129 118 0 172 172 Pezzolo Valle Uz 1.771 485 583 0 703 703 Prunetto 691 211 206 0 274 274 Rocchetta Belbo 244 131 113 0 0 0 Saliceto 1.504 396 564 0 544 544 Santo Stefano 534 440 91 0 2 2 Torre Bormida 409 123 58 0 228 228

Totale ettari 12.868 4.691 4.508 12 3.657 3.669

Superficie boscata per comune, totale e suddivisa in boschi senza gestione attiva, con intervento nei prossimi 15 anni, non servita e servita da viabilità

57

Analisi della disponibilità potenziale forestale

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest. attiva servita

da viabilità (ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 11 4.182 4.193 1.895 45% Querceti e ostrieti 14 6.777 6.791 1.600 24% Robinieti - 968 968 133 14% Pinete - 279 279 38 14% Formazioni di invasione - 562 562 3 0% Formazioni igrofile - 50 50 0 0% Faggete 16 9 25 0 0% Lariceti 0 0 0 0 0% Abetine e peccete 0 0 0 0 0% Totali 41 12.827 12.868 3.669 29%

58

Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 1.895 416.386 209.661 13.977 Querceti e ostrieti 1.600 141.718 84.928 5.662 Robinieti 133 14.830 11.123 742 Pinete 38 8.058 2.192 146 Formazioni di invasione 3 286 72 5 Formazioni igrofile 0 0 0 0 Faggete 0 0 0 0 Lariceti 0 0 0 0 Abetine e peccate 0 0 0 0

Totale 3.669 581.278 307.976 20.532 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronc

hetti Tot.

produz.

energia

% Paleria % Lavoro

% Totali

Pr. Pubblica 316 396 712 81 48 6 115 13 875 Prop. Privata 140.245 98.533 238.77

8 78 33.073 1

1 35.25

0 11 307.101

Totale 15 anni 140.561 98.929 239.490

78 33.121 11

35.365

11 307.976

Totale annuo (m3) 9.371 6.595 15.966 78 2.208 11

2.358 11 20.532

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà.

Assortimento Mc Tonn Triturazione 9.371 7.478 Tronchetti 6.595 5.263 Tot. prod. energia 15.966 12.741 Paleria 2.208 Lavoro 2.358

Totale mc/anno 20.532

Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

59

Potenzialità energetiche La disponibilità di materia prima è stata stimata in 9.371 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 7.478 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 21.043 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 5.260 MWh elettrici

• 10.522 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 0,7 MW (700 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (5.260 MWh : 7.500 h di funzionamento = 0,701 MWe = 701 kWe).

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua

energia termica MWht

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

MWe di potenza totale degli

impianti sostenibili in

valle 7.478 21.043 10.522 5.260 7.500 0,701

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

60

ZONA MONTANA DELLA PROVINCIA DI CUNEO Analisi della disponibilità potenziale forestale

Sup. bosc. con gest. attiva servita da viabilità (ha)

AMBITO FORESTALE

Superficie boscata

totale (ha)

Sup. bosc. senza

gestione attiva (ha)

Sup. bosc. con gest.

attiva non

servita da viabilità

(ha)

Pubblica Privata Totale servita

6. VALLI PO, BRONDA E INFERNOTTO

17.781 4.002 7.103 1.093 5.583 6.676

7. VALLE VARAITA 20.963 5.634 8.904 1.689 4.736 6.425 8. VALLE MAIRA 25.810 12.249 7.284 1.571 4.706 6.277 9. VALLE GRANA 11.652 6.008 2.590 119 2.935 3.054 10. VALLE STURA 22.601 8.808 9.355 1.736 2.702 4.438 11.1. VALLI GESSO VERMENAGNA

21.472 13.964 3.855 586 3.067 3.653

11.2. BISALTA 11.475 4.095 2.883 272 4.225 4.497 12. VALLI MONREGALESI

23.685 7.777 6.653 624 8.631 9.255

13. ALTA VAL TANARO

26.758 9.066 9.595 675 7.422 8.097

14.1. VALLI MONGIA, CEVETTA, LANGA CEB.

13.403 4.702 3.208 118 5.376 5.494

14.2. ALTA LANGA 9.325 3.261 3.878 4 2.181 2.185 14.3. VALLI BELBO, BORMIDA E UZZONE

12.868 4.691 4.508 12 3.657 3.669

Totale ettari 217.793 80.255 69.816 8.499 55.221 63.720 Superficie boscata per ambito forestale, totale e suddivisa in boschi senza gestio

ne attiva, con intervento nei prossimi 15 anni, non servita e servita da viabilità

61

Superficie boscata per categoria forestale e tipo di proprietà

Ripartizione in assortimenti delle potenzialità produttive dei boschi nel prossimo quindicennio

Categoria Forestale Proprietà pubbliche

[ha]

Proprietà private [ha] Totale [ha]

Sup. bosc. con gest.

attiva servita da viabilità

(ha)

% sup. servita sul

totale della categoria

Castagneti 2.478 71.416 73.894 37.487 51% Querceti e ostrieti 1.434 19.093 20.527 4.081 20% Robinieti 55 4.351 4.406 1.373 31% Pinete 6.278 5.181 11.459 2.394 21% Formazioni di invasione 13.243 18.898 32.141 6.295 20% Formazioni igrofile 187 1.974 2.161 650 30% Faggete 26.295 22.876 49.171 8.068 16% Lariceti 15.597 4.402 19.999 2.199 11% Abetine e peccate 2.951 1.084 4.035 1.173 29% Totali 68.518 149.277 217.793 63.720 29%

62

Categorie Sup.

intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile

per anno (m3) Castagneti 37.487 8.363.401 3.541.508 236.100 Querceti e ostrieti 4.081 417.600 208.402 13.893 Robinieti 1.373 154.892 94.407 6.294 Pinete 2.394 531.873 120.196 8.013 Formazioni di invasione 6.295 1.034.552 325.518 21.701 Formazioni igrofile 650 108.426 35.250 2.350 Faggete 8.068 1.707.741 698.122 46.541 Lariceti 2.199 429.835 118.757 7.917 Abetine e peccate 1.173 394.396 116.858 7.790

Totale 63.720 13.142.716 5.259.018 350.601 Superficie boscata servita da viabilità con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie

forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. Tronche

tti Tot.

produz. energia

% Paleria % Lavoro % Totali

Pr. Pubblica 237.802 270.357 508.159 75 13.663 2 152.096

23 673.918

Prop. Privata 2.204.352

1.296.756

3.501.108 76 558.504

12

525.488

12 4.585.100

Totale 15 anni 2.442.154

1.567.113

4.009.267 76 572.167

11

677.584

13 5.259.018

Totale annuo (m3)

162.810 104.474 267.284 76 38.145 11

45.172 13 350.601

Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nelle aree boscate servite da viabilità nell’arco di 15 anni suddivisi per tipo di proprietà.

Assortimento Mc Tonn Triturazione 162.810 129.922 Tronchetti 104.474 83.370 Tot. prod. energia 267.284 213.292 Paleria 38.145 Lavoro 45.172

Totale mc/anno 350.601

Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

63

Potenzialità energetiche La disponibilità di materia prima è stata stimata in 162.810 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 129.922 t/anno di biomassa. Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 365.600 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 91.400 MWh elettrici

• 182.800 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 12 MW (12.000 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (91.400 MWh : 7.500 h di funzionamento = 12,187 MWe = 12.187 kWe).

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua

energia termica MWht

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzionam

ento impianto

MWe di potenza totale degli

impianti sostenibili in

valle 129.922 365.600 182.800 91.400 7.500 12,187

Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

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AVVIO DI FILIERE ENERGETICHE

IN AMBITI FORESTALI PILOTA: STUDIO

DI FATTIBILITÀ SULLA COMUNITÀ MONTANA

ALPI DEL MARE

Giorgio Dalmasso IPLA

A

UnioneNazionaleComuni ComunitàEntiMontani

Delegazione Piemontese

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Inquadramento territoriale e socio-economico dell’area oggetto dell’intervento 2.1. Ubicazione, estensione, confini, inquadramento amministrativo e idrografico L’area Forestale n. 11 – Valle Gesso , Vermenagna, Pesio è situata nel settore sud-occidentale della Regione Piemonte. L’area si estende su 72.792 ha comprendendo da ovest a est le Valli Gesso, Vermenagna e Pesio; la prima è compresa nelle alpi Liguri, le restanti nelle alpi Marittime. I limiti amministrativi della Comunità Montana sono rappresentati ad est dallo spartiacque Pesio/Ellero attraverso la dorsale che collega il Monte Cars (2.204 m s.l.m.) con il Monte Pigna (1.768 m s.l.m.), a sud dal confine di stato individuabile dallo spartiacque principale che collega il Monte Marguareis (2.651 m s.l.m.) con il Monte Gelas, a est dal displuvio Gesso/Stura attraverso lo spartiacque Monte Malivern (2.939 m s.l.m.)-Monte Bourel (2.450 s.l.m.). A sud la zona è delimitata dall’alta pianura cuneese attraverso i confini dei Comuni di Roccavione, Boves, Peveragno e Chiusa di Pesio. Le Valli Pesio e Vermenagna presentano un orientamento da sud a nord, sono scarsamente ramificate alla testata e caratterizzate da uno sviluppo longitudinale non superiore ai venti chilometri. La Valle Gesso è orientata da sud-ovest a nord-est, è assai più ramificata e si sviluppa per circa 35 km. Le tre valli sboccano nella pianura piemontese ad un’altitudine media di 600 m s.l.m.; le superfici pianeggianti di fondovalle non superano i 1.000 di altitudine è presentano in generale un’ampiezza limitata. Dal livello medio dell’alta pianura i rilievi sorgono con pendenze subito notevoli, raggiungendo in pochi chilometri quote elevate: il Monte Bisalta rappresenta il caso più tipico (Boves m 600, Monte Besimauda m 2.231 con una distanza orizzontale di 8 Km). Per quanto concerne i rilievi è da rilevare la totale assenza di prealpi che determina la notevole vicinanza delle valli con l’alta pianura cuneese. Le massime altitudini dei rilievi alpini sono raggiunte dalle cime facenti capo al massiccio cristallino dell’Argentera (Argentera Sud m 3.297, Nord m 3.286) che si trova curiosamente su uno spartiacque interno e non sulla displuviale principale. I rilievi montuosi di testata sono molto accidentati e raggiungono altitudini crescenti procedendo da est verso ovest; le principali cime degne di nota sono il massiccio del Monte Marguareis (m 2.651) in Val Pesio, la Rocca dell’Abisso (m 2.755) in Val Vermenagna, il Monte Gelas (3.143 m) e la Cima della Maledia (3.061) in Valle Gesso. Il sistema idrografico è costituito dai torrenti Pesio, Vermenagna e Gesso; il primo dopo lo sbocco nella pianura piega a est verso la pianura monregalese confluendo nel Fiume Tanaro all’altezza di Carrù; gli altri due si uniscono all’altezza di Borgo S. Dalmazzo per poi confluire, a valle di Cuneo, con il Fiume Stura di Demonte. Tra i torrenti secondari sono degni di nota i torrenti Colla e Brobbio entrambi facenti capo al rilievo del Monte Bisalta-Costa Rossa. Il reticolo idrografico come già accennato, è poco articolato nelle valle Pesio e Vermenagna;, di quest’ultima da ricordare unicamente il rio Grande che solca il Vallone di Palanfrè confluendo nel Torrente Vermenagna all’altezza di Vernante. La Valle Gesso viceversa presenta una idrografia più complessa; a monte dell’abitato di Valdieri si biforca nel Valle di Entracque e delle Terme di Valdieri. Alle Terme di Valdieri convergono i Valloni Meris, Valasco e Valletta, mentre dalla Valle di Entracque convergono i Valloni di Bucera, della Barra e del Bousset. A valle dell’abitato di Valdieri da rilevare il vallone di Roaschia posto in destra idrografica. Per quanto concerne la viabilità, le valli sono per lo più chiuse , prive di un collegamento stradale con il versante francese, tranne la Val Vermenagna con il Colle di Tenda (m 1.321 la galleria stradale) che comunica con la Val Roja. Dal punto di vista amministrativo il territorio relativo all’Area Forestale n° 11 – Valli Gesso, Vermenagna, Pesio è suddiviso in 10 comuni la cui superficie territoriale (topografica) rilevata nel corso del presente Piano Forestale Territoriale (PFT) è la seguente:

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Tabella 1. – Ripartizione territoriale delle superfici

Comune Superficie planimetrica rilevata [ha]

Valdieri 15.333 Entracque 15.991 Roaschia 2.385 Robilante 2.503 Roccavione 1.995 Vernante 6.197 Limone 7.125 Boves 5.099 Peveragno 6.832 Chiusa di Pesio 9.372

Totale 72.791

Il centro più densamente popolato è Boves (circa 10.000 abitanti), posto in posizione baricentrica in prossimità della pianura cuneese, altri centri degni di nota sono Peveragno, Chiusa di Pesio e Roccavione, il primo localizzato in prossimità della pianura cuneese, gli altri due rispettivamente all’imbocco delle Valli Pesio e Gesso. Dei centri collocati nella media ed alta valle sono da ricordare l’abitato di Limone in Val Vermenagna molto conosciuto per il comprensorio sciistico, ed i centri di Valdieri e di Entracque in Valle Gesso. Gli uffici della Comunità Montana hanno sede in Robilante (valle Gesso). Dal punto di vista naturalistico da rilevare il parco Naturale dell’Alta Valle Pesio e Tanaro (sede amministrativa in Chiusa di Pesio) che interessa la testata della Val Pesio ed il Parco Naturale Alpi Marittime, per estensione il maggiore parco naturale del Piemonte (sede amministrativa a Valdieri) che comprende oltre al territorio di testata della Val Gesso, la riserva di Palanfrè e del Juniperus phoenicea di Valdieri.

2.2. Aspetti climatici L’analisi climatica della Valle Valli Gesso, Vermenagna, Pesio è stata effettuata sulla base dei valori medi di temperatura e precipitazione; a tal fine sono stati utilizzati i dati provenienti dalla pubblicazione “Precipitazioni e Temperature” redatta dalla Regione Piemonte con la collaborazione del C.S.I.-Piemonte; per l’interpretazione e la correlazione dei dati sono state utilizzate le carte tematiche relative al medesimo studio. A completezza di tale documentazione sono stati correlati i principali parametri mediante l’elaborazione di due tipologie di diagrammi. Dal punto di vista pluviometrico il territorio facente capo alla Comunità Montana è caratterizzato da una distribuzione annuale delle precipitazioni con andamento bimodale, con due massimi, uno primaverile ed uno autunnale, e due minimi, uno invernale ed uno estivo. In base alla collocazione nell’anno dei minimi e massimi principali si possono evidenziare due differenti regimi: regime pluviometrico sublitoraneo di tipo b: porzione di testata corrispondente all’alta Val Gesso e Vermenagna con l’esclusione della testata della Val Pesio caratterizzato da massimi assoluto di piovosità in autunno (ottobre o novembre) e minimo assoluto in estate (generalmente luglio); regime pluviometrico prealpino di tipo c: restanti superfici della Comunità Montana caratterizzate da massimi assoluto di piovosità in primavera (generalmente maggio) e minimo assoluto in inverno (gennaio). La piovosità media annua, nelle porzioni di bassa valle si attesta su valori compresi tra gli 1.100 ed i 1.200 mm mentre i settori della media ed alta valle sono caratterizzati da una piovosità compresa tra i 1.2000 ed i 1.400.

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La piovosità media annua è in linea con i dati medi delle Alpi Occidentali; tutto il territorio presenta più di 80 giorni piovosi all’annuo; il settore di testata delle Valli Gesso e Vermenagna raggiunge i 90 gg/annui. La piovosità del trimestre estivo si attesta su valori compresi tra i 250 ed i 300 mm ad eccezione della Val Vermenagna (200÷250 mm). La precipitazione nevosa media cumulata annua si attesta su valori compresi tra 200÷400 cm nelle zone di pianura mentre raggiunge valori di 600÷800 cm nelle zone di testata delle valli. Il regime nivometrico, in linea con le restanti alpi occidentali, risulta unimodale (unico massimo in gennaio) ad altitudini inferiori ai 1.200 m s.l.m., bimodale (due massimi in gennaio-febbraio e primavera) nella fascia altimetrica compresa tra i 1.200 m ed i 2.300 m s.l.m.) per poi tornare unimodale (massimo in primavera) sopra i 2.300 m s.l.m. Le variazioni pluviometriche nel territorio sono piuttosto ampie; gli indicatori relativi alla variabilità interannuale degli afflussi meteorici subiscono elevate variazione; 400÷1.200 per il decile inferiore, 1.400÷2.200 per il decile superiore; le precipitazioni con massima intensità giornaliera (tempo di ritorno 50 anni) sono comprese tra i 200 ed i 300 mm.

Tabella 2. Precipitazioni medie mensili ed annue [mm]

Stazione G F M A M G L A S O N D Anno

Terme Valdieri 81.0 83.8 114.0 124.2 131.4 92.4 54.4 71.4 95.0 157.1 130.9 93.0 1252.5 Entracque 83.5 89.6 116.7 137.0 136.5 90.0 56.1 86.3 100.2 143.8 133.1 98.5 1293.3 Colle di Tenda 83.1 94.8 136.9 119.0 132.1 90.6 49.9 83.5 91.5 164.5 161.5 102.7 1290.5 Boves 75.8 94.3 131.6 142.8 143.8 123.9 73.4 98.8 113.1 140.3 130.3 88.3 1326.5 Certosa di Pesio 76.1 101.8 121.5 129.8 150.7 113.8 76.2 108.9 115.4 139.9 143.3 96.7 1394.5

Fonte Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale - Periodo di riferimento 1951-1986 A livello termometrico, in tutta la valle, il mese più freddo risulta essere gennaio mentre il picco delle temperature si ha in luglio con temperatura medie che, nelle zone di pianura, superano i 20 C°. La temperatura media annua nella valle è compresa tra valori di 2÷3 C° nelle zone di testata agli oltre 10 C° della pianura Cuneese

Tabella 3. Temperature medie mensili ed annue (°C) Stazione G F M A M G L A S O N D Anno

Terme di Valdieri -2.9 -2.1 0.4 3.7 7.6 11.2 14.0 13.2 10.3 6.4 1.4 -1.5 5.8

Entracque 0.1 1.3 4.5 8.1 12.1 15.8 18.5 17.6 14.3 9.9 4.6 1.5 9.4 Colle di Tenda -4.4 -3.6 -1.2 2.0 6.1 9.6 12.4 11.6 8.9 5.0 0.1 -3.0 4.3 Boves 0.8 2.3 5.7 9.6 13.6 17.4 20.1 19.1 15.7 10.9 5.5 2.2 10.6 Certosa di Pesio -0.3 0.8 3.7 7.3 11.3 15.0 17.7 16.8 13.6 9.3 4.1 1.1 8.8

Fonte Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale - Periodo di riferimento 1951-1986 La piovosità nel trimestre estivo risulta piuttosto elevata (200 ed i 300 mm/anno), le zone di altitudine sono spesso interessate, nel trimestre estivo, da nebbie e foschie di condensazione. Questi fattori determinano l’assenza di deficit idrico nelle porzioni di media ed alta valle, mentre possono verificarsi situazioni di squilibrio su porzioni limitate della media e bassa valle in corrispondenza di suoli superficiali e soleggiati. A livello climatico è stato utilizzato il metodo di Bagnouls e Gaussen basato sull’alternanza delle temperature e delle precipitazioni medie mensili nel corso dell’anno. Tale classificazione risulta particolarmente appropriata in quanto definisce i periodi caldi e freddi sulla base delle condizioni favorevoli e sfavorevoli per la vegetazione; tali considerazioni fanno riferimento ai fattori limitanti siccità e freddo intenso.

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I periodi caldi sono stati definiti dalla successione dei mesi in cui non si hanno rischi di gelate (Temperatura media > 20 C°), i periodi freddi coincidono con la sequenza dei mesi con temperatura media inferiore a 0 C°; infine, i periodi aridi, sono rappresentati dalla sequenza dei mesi in cui si verifica la relazione P<2T dove P è la precipitazione e T le temperature. Sulla base delle considerazioni sopra esposte, il territorio facente capo alla comunità montana Valle Gesso, Vermenagna e Pesio risulta caratterizzato dai seguenti climi: Regione climatica Mesaxerica, Sotto-regione ipomesaxerica: comprende le superfici limitrofe alla

pianura cuneese (porzioni pianeggianti dei Comuni di Chiusa di Pesio, Peveragno, Boves e Roccavione) caratterizzate dalla temperatura del mese più freddo compresa tra i 0 C° e 10 C° e da assenza di mesi aridi.

Regione climatica Axerica fredda, Sotto-regione temperata fredda: comprende le superfici di media valle, escludendo le superfici poste ad altitudine superiore (orientativamente sopra i 2.000 m s.l.m.), caratterizzate da meno di 4 mesi di gelo e da assenza di mesi aridi.

Regione climatica Axerica fredda, Sotto-regione mediamente fredda (oroigroterica): che comprende le superfici poste oltre i 2.000 m di altitudine, caratterizzate da un numero di mesi di gelo compreso tra 4 e 6.

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Caratteri geologici, geomorfologici e pedologici

Inquadramento geologico

La catena alpina deriva dalla collisione dei paleocontinenti europeo ed insubrico durante l’orogenesi cretaceo-eocenica; l’appilamento dei terreni di varia natura che si è prodotto ha dato origine ad un edificio a falde di ricoprimento. L’esteso settore alpino preso in considerazione, i cui confini definiscono il territorio della Comunità Montana delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio, geograficamente parte delle Alpi Marittime e delle Alpi Liguri, è costituito da svariati domini paleogeografici, appartenenti interamente al margine del continente europeo. Attraversando le Alpi dall’esterno verso l’interno della catena (da W verso E) si incontrano domini che, prima dell’orogenesi, si collocavano in una posizione sempre più prossima all’oceano; in particolare, nella zona considerata, si attraversa dapprima la Zona Elvetica, costituita dal Massiccio Cristallino dell’Argentera e dalla sua copertura sedimentaria (Complesso Sedimentario Autoctono); a cui segue la Zona Subbrianzonese, la Zona Brianzonese, la Zona dei Flysch ad Elmintoide e la Zona Piemontese. Di seguito verranno trattati i singoli domini indicando i settori nei quali affiorano con maggiore continuità i litotipi che li costituiscono. Massiccio Cristallino dell’Argentera

Classicamente viene suddiviso in due complessi: quello della Tinée, quasi interamente in territorio francese, e quello del Malinvern-Argentera, completamente in territorio italiano. È costituito dal batolite granitico, ubicato al centro del massiccio, e da una serie di migmatiti e/o di metamorfici. I litotipi di tale zona affiorano estesamente nella Valle Gesso, a sud-ovest della linea immaginaria che congiunge la frazione di S. Lorenzo con la cima della Rocca dell’Abisso; le facies più caratteristiche sono date da graniti a grana media, anatessiti e gneiss minuti.

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Complesso Sedimentario Autoctono (in facies delfinese)

Rappresenta la copertura sedimentaria del Massiccio cristallino; la serie che lo costituisce, sebbene spesso scollata dal substrato, viene di norma considerata autoctona. È costituita da rocce carbonatiche e detritiche (in sintesi quarziti, cornioli, calcari, dolomie, calcari arenacei), di età compresa tra il Trias e l’Oligocene, sigillate al tetto da terreni fliscioidi. Nell’area di studio affiora in una fascia delimitata a sud-ovest dal Massiccio dell’Argentera e a nord–est dalla linea spezzata che unisce Valdieri, M. Pianard, Palanfrè e Limonetto. I litotipi più rappresentati sono dati da calcari dolomitizzati del Giurese, calcari a grana fine del Cretaceo superiore (Calcari del Puriac) e da alternanze di arenarie ed argilloscisti oligocenici (Flysch di Annot). Zona Subbrianzonese

E’ costituita da un insieme di unità di copertura scollate in corrispondenza del Trias rispetto al basamento originale, probabilmente di tipo brianzonese. La serie subbrianzonese, a causa delle notevoli differenze litostratigrafiche e tettoniche esistenti, viene suddivisa in tre distinte unità; nell’area di studio affiora estesamente l’Unità del Colle di Tenda costituita da una serie sedimentaria completa di età compresa tra il Trias e l’Eocene. La fascia di terreni brianzonesi è delimitata a sud-ovest dal Complesso Sedimentario Autoctono e a nord-est dalla linea spezzata che si ottiene unendo Raschia, T.ti Curunel e Limonetto; i litotipi arealmente più abbondanti sono arenarie calcaree eoceniche, calcari arenacei del Cretaceo e soprattutto calcari e calcari dolomitici del Giurassico. Zona Brianzonese

E’ costituita dall’insieme dei terreni di età carbonifero-mesozoica-eocenica e risulta interposta tra la Zona Subbrianzonese, cui è accavallata, e tre gruppi di falde soprabrianzonesi, appartenenti rispettivamente al Prepiemontese-Piemontese esterno, al Piemontese Ligure-Piemontese interno e alla falda del Flysch ad Elmintoidi. La serie stratigrafica è costituita da tre elementi: 1) basamento cristallino paleozoico, formato da gneiss; anfiboliti e ortogneiss granitoidi; 2) tegumento permo-carbonifero, costituito da un insieme di terreni vulcanici e sedimentari, tra i quali i litotipi più importanti, da un punto di vista quantitativo, sono rappresentati dai Porfiroidi del Melogno; 3) copertura meso-cenozoica, costituita da una serie di terreni sedimentari; in successione, dal basso verso l’alto stratigrafico, si rinvengono quarziti, peliti, dolomie, calcari scuri, calcari chiari, calcari pelitici scistosi. I terreni della copertura sedimentaria affiorano in una fascia delimitata a sud-ovest dalla Zona Subbrianzonese e a nord-est dalla linea immaginaria che unisce Aradolo la Bruna, Vernante e Limone Piemonte; si ritrovano inoltre nei settori di testata delle Valli monregalesi. I litotipi più frequenti sono dati da quarziti permiane, dolomie triassiche, calcari giuresi e scisti calcarei cretacei (Calcschistes Planctoniques). Il tegumento permo-carbonifero costituisce l’ossatura della media e bassa Valle Vermengna (da Limone Piemonte fino a Robilante), della Valle Colla e della Valle Pesio. I litotipi rappresentativi sono costituiti da scisti quarzoso-sericitici o sericitico-cloritici, rioliti e daciti porfiriche eporfiroidi. Zona dei Flysch ad Elmintoide

Si tratta di una successione di terreni alloctoni formatisi, con tutta probabilità, nel bacino ligure, durante il Cretaceo Superiore. Nell’area di studio tale dominio affiora in lembi più o meno estesi sul versante sinistro della Valle Vermenagna a partire da Vernante fino al Colle de la Boarie; dal punto di vista tettonico, i membri della formazione si presentano completamente disarticolati tra di loro e piegati isoclinalmente con i flysch brianzonesi. I litotipi più caratteristici sono dati da ritmiche alternanze di argilloscisti, arenarie e subordinatamente livelli calcarei.

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Zona Piemontese(o Zona dei Calcescisti)

Si tratta del dominio più interno, corrispondente al margine continentale europeo prospiciente l’oceano. Nell’ambito del settore considerato i terreni piemontesi si rinvengono in una ristretta area che ha per vertici Robilante, Boves, Borgo S. Dalmazzo e Roccavione e in una limitata fascia tra Boves e Chiusa di Pesio. Le litologie osservabile in affioramento sono date da calcescisti filladici, filladi calcaree e filladi. Quaternario

I depositi riferibili al Quaternario comprendono in prevalenza alluvioni, detriti di varia natura, terreni glaciali e fluvioglaciali, materiali eluvio-colluviali. La distribuzione areale di questi depositi, sia sotto l’aspetto qualitativo che quantitativo, dipende principalmente dalle litologie che costituiscono il substrato e dalle caratteristiche altimetriche e morfologiche dei versanti e dei solchi vallivi principali e secondari. Depositi alluvionali e fluvioglaciali:

Si tratta di terreni di natura prevalentemente ghiaioso-sabbiosa riferibili al Pleistocene inferiore (glaciazioni mindeliana e rissiana) o al Pleistocene superiore (glaciazione wurmiana), spesso nettamente terrazzati. Le alluvioni antiche costituiscono l’ossatura delle pianure che caratterizzano buona parte del territorio comunale dei comuni di Chiusa di Pesio, Peveragno e Boves. Le alluvioni recenti si rinvengono essenzialmente lungo il solco vallivo principale della Valle Gesso (a valle di S Lorenzo di Valdieri e di Entracque), della Valle Vermenagna (a valle di Vernante), della Valle Colla (a valle di S. Giacomo) e della Valle Pesio (a valle della Certosa di Pesio). Terreni detritici

Le coperture detritiche sono costituite generalmente da materiali a pezzatura grossolana con scarsa od assente frazione fine. Considerando i meccanismi che portano alla genesi di tali depositi occorre distinguere da una parte i detriti di falda e i coni detritici e dall’altra gli accumuli prodotti in conseguenza di fenomeni gravitativi. L’origine del detrito di falda e dei coni detritici è infatti da attribuirsi prevalentemente all’azione del gelo che, dilatando le discontinuità presenti nella roccia, provoca il distacco periodico di materiale in blocchi che si accumulano al piede delle pareti e dei versanti da cui provengono. Gli accumuli di frana rispondono invece all’esigenza dell’ambiente alpino di adattarsi continuamente alle sollecitazioni tendenti a modificarne l’assetto, dovute sia ad agenti esterni (apporti meteorici, detensionamento glaciale) che interni (tensioni in ammassi rocciosi); in questo caso l’agente dinamico è dato principalmente dalla gravità. Nell’area esaminata i detriti sono presenti estesamente nella media ed alta Valle Gesso dove i litotipi più competenti, appartenenti al Massiccio Cristallino dell’Argentera, favoriscono la formazione di tali accumuli. Depositi meno consistenti si rinvengono anche nelle altre valli, in particolare nei settori di testata. Depositi glaciali

Talvolta i depositi morenici sono difficilmente differenziabili rispetto ai detriti. Gli accumuli più tipici sono costituiti da ciottoli e blocchi eterometrici che inglobano trovanti di grosse dimensioni; la struttura si presenta caotica, senza classazione granulometrica e stratificazione. Nell’ambito dell’area studiata i settori arealmente più interessanti, sotto questo punto di vista, sono Entracque, Palanfré, Limone e Limonetto. Particolarmente significativa è la morena wurmiana laterale sinistra del Ghiacciaio del Bousset “Serrera dei Castagni” (osservabile percorrendo la strada che da Entracque porta a Trinità) che delimita il terrazzo rissiano di Esterate; degno di nota è inoltre l’anfiteatro di Palanfré al quale si associa, in posizione retrostante, un tipico pianoro. Copertura eluvio-colluviale

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Rappresentano i prodotti di alterazione superficiale dei litotipi in posto (eluvium) e i prodotti di disgregazione fisica rimaneggiati e trasportati a valle dalle acque ruscellanti (colluvium). La loro formazione dipende dalla struttura, tessitura e composizione del substrato roccioso e risulta favorita nei settori a bassa quota. Si tratta di materiali pseudo-coerenti con abbondante percentuale di fine che in presenza di acqua diventano plastici, compressibili e quindi particolarmente soggetti a dare luogo a franamenti, spesso sottoforma di colamenti. Nell’area esaminata sono particolarmente sviluppati nei settori a bassa quota, caratterizzati da una fittissima vegetazione e da una ridottissima presenza di affioramenti rocciosi, ma anche nei settori prettamente montani compresi tra la Valle Pesio e la Valle Vermenagna.

Aspetti geomorfologici Le forme del paesaggio mostrano tratti molto complessi direttamente correlabili con le variazioni climatiche del Quaternario. I tratti morfologici fondamentali, quali l’andamento dei principali crinali e delle incisioni maggiori, sono condizionati in modo determinante sia dai vincoli imposti dalla complessa struttura geologica che dalla diversa predisposizione delle litologie affioranti nei confronti dei processi degradatori. Il comportamento evolutivo dei corsi d’acqua più importanti (T. Gesso, T. Vermenagna, T. Pesio) risente in modo determinante di profili di fondo ereditati dal precedente modellamento glaciale. L’andamento del T. Vermenagna, a monte del Ponte Nuovo di Robilante, è condizionato inoltre da un lineamento tettonico con direzione Nord-Ovest/Sud-Est. Le aste di ordine principale, nei settori di media ed alta montagna, presentano un fondovalle stretto, limitato da versanti simmetrici ed acclivi, con affioramenti rocciosi continui. In prossimità dello sbocco in pianura i torrenti assumono un andamento pluricursale: il fondovalle si allarga considerevolmente ed il corso d’acqua, in occasione di eventi di piena, può essere soggetto a consistenti variazioni plano-altimetriche del profilo longitudinale e trasversale. Il reticolato idrografico minore, orientato in prevalenza normalmente rispetto ai solchi principali e caratterizzato da una generale tendenza erosiva, risulta invece influenzato, oltre che dai tratti della morfologia glaciale wurmiana, da imposizioni di carattere morfometrico (tendenza dell’acqua a scorrere secondo la massima pendenza) e soprattutto dalla tettonica. Quest’ultimo fattore condizionante è particolarmente evidente nella Valle Gesso dove le aste di ordine minore presentano direzione Nord-Ovest/Sud-Est, corrispondente a quella delle direttrici strutturali maggiori. Forme strutturali

Le superfici morfologiche direttamente condizionate dalla struttura non sono molto frequenti nell’ambito della Comunità Montana Valli Gesso, Vermenagna e Pesio poiché gran parte del territorio è impostato in litotipi massicci che si presentano con caratteristiche simili su versanti con esposizioni diverse; questa considerazione si può applicare ai settori in cui affiorano le rocce del Massiccio dell’Argentera ed a quelli occupati dal Tegumento permo-carbonifero. Soltanto dove il substrato è caratterizzato da rocce sedimentarie o da rocce cristalline dotate di filiazione, si rileva una correlazione tra morfologia e tettonica. Si possono distinguere forme relativamente morbide e versanti meno ripidi nei casi in cui la topografia coincide con la giacitura degli strati (bacino di Limonetto); pendii ripidi ed aspri caratterizzati da bancate rocciose in condizione di giacitura a reggipoggio o traverpoggio (versante sinistro della Valle Gesso tra Andonno e Valdieri). Forme glaciali

L’evidenza della precedente morfologia glaciale è riconoscibile in modo evidente nel paesaggio a grande scala e, in particolar modo, dal caratteristico profilo trasversale ad U e dall’andamento del profilo di fondo.

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Inoltre, l’attenta osservazione del paesaggio ad una scala minore, permette di rilevare forme particolari che costituiscono notevoli indizi del passaggio dei ghiacciai. Tra le tracce più tipiche dell’esarazione glaciale vanno annoverate: • le rocce montonate presenti un po’ ovunque, ma particolarmente evidenti su affioramenti di

anatessiti e graniti (Valle del Valasco, Vallone della Casa);

• le valli sospese che si raccordano con la valle principale mediante un ripido gradino, spesso

individuabili con facilità poiché sede di cascate di acqua (Valle del Gesso della Barra, versante

sinistro del Vallone del Bousset);

• le morene laterali e di fondo (trattate nel paragrafo dedicato al Quaternario) tra le quali le più

spettacolari sono quelle osservabili ad Entracque e nella zona Limone-Limonetto;

• i circhi glaciali, particolarmente rappresentati sullo spartiacque di confine della Valle Gesso

(bacino del Valasco, bacino del Chiotas).

Un particolare cenno meritano i piccoli ghiacciai ancora esistenti che costituiscono il residuo di più importanti apparati glaciali. Nell’area studiata sono degni di nota il Ghiacciaio del Clapier, il Ghiacciaio della Maledia, il Ghiacciaio del Gelas ed il Ghiacciaio del Lourousa. Recenti ricerche relative alla tendenza al ritiro manifestata da questi apparati glaciali negli ultimi 60 anni, hanno permesso di elaborare un modello evolutivo che prevede una spiccata inerzia delle masse glaciali residue, un azzeramento dei tempi di risposta ed una tendenza ad una lenta e continua diminuzione di volume, tanto da poter ipotizzare che la presente fase preluda alla loro completa estinzione. Forme di modellamento

Tra le forme di modellamento più importanti, individuate nel territorio esaminato, vanno prese in considerazione quelle dovute all’azione delle acque correnti incanalate e non e quelle legate a movimenti gravitativi di varia natura. Acque incanalate e acque dilavanti

Alle acque incanalate sono da attribuirsi le incisioni lineari che sono collegate alla fase erosiva in atto, giustificata dalla generale situazione di adattamento del reticolato idrografico. Le forme di accumulo legate all’azione delle acque correnti sono le conoidi alluvionali che si sviluppano allo sbocco di un affluente nella valle principale. I rii che generano conoidi hanno, di solito, una portata estremamente ridotta, che tuttavia, in seguito ad intense precipitazioni, può aumentare rapidamente riversando a valle ingenti quantità di materiale solido. Notevoli esempi delle modalità con le quali si accrescono e si modificano gli apparati di conoide sono i debris flow del Rio del Lausetto e del Rio dei Veschi (Valle Gesso) sviluppatisi in occasione dell’evento alluvionale del giugno 2000. Le acque dilavanti agiscono sulla parte superficiale del terreno di copertura, soprattutto dove la vegetazione, scarsamente sviluppata, non è in grado di fornire adeguata protezione e dove manca un reticolo idrografico ben definito. Movimenti gravitativi

Frane di crollo: si tratta di movimenti che si sviluppano prevalentemente in corrispondenza di ripidi versanti montuosi costituiti da rocce del Massiccio Cristallino dell’Argentera o impostati nei

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litotipi sedimentari competenti. Sono fenomeni improvvisi che interessano ingenti volumi di roccia (possono raggiungere e talvolta superare le decine di m3) e regolati dalle leggi di gravità. I fattori predisponenti sono in sintesi l’intensa fatturazione dell’ammasso roccioso e la disposizione geometrica delle fratture in rapporto alla giacitura del versante associati a fenomeni crioclastici, elevate pressioni interstiziali e modificazioni alla geometria dei luoghi. Nell’area studiata, un modesto episodio franoso di questo tipo è rappresentato dalla frana che, nei primi mesi dell’anno 2000, si è prodotta dal versante sinistro della Valle del Colletto di Valdieri. Scorrimenti rotazionali: sono frane che coinvolgono masse, talvolta di notevole volume, di roccia detrito o terra. Il movimento comporta uno spostamento per taglio lungo una o più superfici, abbastanza ben definite, caratterizzate da una geometria concava verso l’alto. Indizi importanti del movimento, in atto o potenziale, sono rappresentati da fratture di trazione e cedimenti rilevabili nella zona di coronamento. Quale esempio si riporta la frana incipiente rilevata in località S. Giovanni di Fontanelle, nel comune di Boves, i cui primi movimenti si sono verificati in concomitanza con l’evento alluvionale del giugno 2000. Frane per saturazione e fluidificazione dei terreni sciolti superficiali: sono fenomeni franosi che coinvolgono porzioni di terreno incoerente della copertura superficiale (coperture detritiche eluvio-colluviali, depositi glaciali, ecc.). I dissesti s’innescano in concomitanza a periodi di piogge intense, che saturano i terreni e perciò determinano lo scadimento dei parametri geotecnici, e si esauriscono in breve tempo. Tra gli esempi più rappresentativi rilevati nell’area in esame si possono citare le frane sviluppatesi, nel corso dell’evento alluvionale del giugno 2000, sulla Collina di S. Giorgio di Peveragno e sul versante a tergo dell’abitato di Andonno nella Valle Gesso. Deformazioni gravitative profonde di versante: si tratta di movimenti gravitativi molto lenti, tipici dell’ambiente alpino, che interessano interi versanti per grandi estensioni. Nell’ambito delle aree in cui questi fenomeni sono riconosciuti attivi, in settori localizzati, posti generalmente nella parte medio-inferiore dei versanti, sovente si assiste all’innesco di frane di altra tipologia, come i crolli o le valanghe di roccia, a causa del superamento del movimento per deformazione lenta. Nell’area esaminata gli esempi più rappresentativi si collocano sul versante destro della Valle Vermenagna, a monte di Limone Piemonte, nell’ambito dei bacini del rio Gherra e del rio S. Giovanni. Soliflussi: questo fenomeno, dal punto di vista meccanico, può essere assimilato al colamento lento di una massa fluida molto viscosa. Per verificarsi non richiede forti pendenze; è proprio dei suoli ricchi di limo e argilla, capaci di imbeversi d’acqua. La causa predisponente è da ricercare nella degradazione della vegetazione con conseguente formazione di fratture lungo le quali l’acqua può giungere in profondità. Il fenomeno dà origine ad una caratteristica morfologia ondulata determinata dall’alternanza di depressioni e rigonfiamenti. A titolo di esempio si riporta il processo di soliflusso che interessa parte del versante sul quale è impostata la strada che da Limonetto porta al Colle di Tenda.

Aspetti pedologici L’evoluzione dei suoli viene attuata dall’interazione di molteplici fattori quali il clima, la matrice geologica, la morfologia, la vegetazione e le attività antropiche. Dal punto di vista geologico il territorio della comunità montana risulta suddivisibile in numerosi settori (c.f.r. paragrafo 1.3 caratteri geologici); a tal fine è da rimarcare il massiccio cristallino dell’Argentera che determina condizioni particolari sia dal punto di vista geologico che morfologico; la restante porzione di territorio vede la netta predominanza della Zona Brianzonese. In generale i processi pedologici in valle risultano fortemente influenzati dai restanti fattori che variano notevolmente procedendo dalla pianura verso la testata. Sulla base delle considerazioni sopra esposte la trattazione, delle principali tipologie di suoli individuabili viene effettuata suddividendo le valli in ambienti. Oltre alle indicazioni prettamente pedologiche di seguito si riportano alcune indicazioni circa la classe di capacità d’uso dei suoli utilizzando le indicazioni fornite dalla “La Capacità d’uso dei suoli del Piemonte ai fini agricoli e forestali”- Regione Piemonte IPLA, 1982 –Torino.

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Pianura e fondovalle

Comprende tutte le superfici ad est dello sbocco delle valli nella pianura cuneese ed i fondovalle pianeggianti della Valle Pesio (sino all’abitato di Chiusa Pesio) e della Valle Gesso (fino alla confluenza del Gesso con il Gesso di Entracque). Su tali superfici sono presenti suoli di origine alluvionale tipici dell’alta pianura cuneese, poco evoluti, generalmente bruni calcarei e caratterizzati da un buon drenaggio. Nell’ambito dell’ambiente di pianura è possibile distinguere le superfici limitrofe all’abitato di Boves (suoli bruni lievemente lisciviati) dalle restanti superfici che sono classificate come suoli isoumici. In entrambi i casi le limitazioni pedologiche sono minime e dovute essenzialmente alla scarsa profondità, alla ricchezza di scheletro ed alla scarsa capacità di trattenere l’umidità (II° classe di capacità d’uso). Versanti della media valle

Si tratta di superfici maggiormente interessate da copertura forestale ad altitudini comprese tra i 600 ed i 1600 m. In relazione alla tipologia di soprassuolo presente possiamo distinguere:

• versati basali in sinistra idrografica della valle Gesso e del vallone di Roaschia caratterizzati da presenza di roverella e castagno; si tratta di suoli bruni calcarei, poco evoluti con evidenti limitazioni stazionali dovute a superficialità del suolo, pietrosità e squilibri idrici dovuti all’esposizione (VI° classe di capacità d’uso);

• versanti in destra idrografica corrispondenti ai rilievi delle basse valli ed alla porzione inferiore dei versanti delle medie valle. Si tratta di superfici interessate dalla presenza di boschi di latifoglie (principalmente castagno) con suoli bruni acidi lievemente lisciviati e media presenza di scheletro (IV° classe di capacità d’uso);

• versante basale in sinistra idrografica della Val Gesso (area coincidente con la Riserva di S. Giovanni), caratterizzato da affioramenti rocciosi privi di vegetazione arborea. Si tratta di superfici colonizzate da arbusteti montani (Juniperus phoenicea) su suoli assai poco evoluti (VII° classe di capacità d’uso).

• versanti più elevati sino all’altitudine di 1600 m s.l.m. caratterizzati dalla prevalenza di faggete e di fustaie di abete bianco (Valle Pesio) , su entrambi i versanti delle valli. Si tratta di suoli bruni calcarei con buona saturazione in basi, generalmente poco profondi e ricchi in scheletro (V° classe di capacità d’uso).

Testata delle valli

Le superfici di testata comprendono i rilievi interni posti ad altitudine superiore ai 1600 m s.l.m.; caratterizzati da suoli poco sviluppati con evoluzione pedogenetica fortemente dipendente da fattori morfologici. In presenza di matrice calcarea ritroviamo suoli bruni calcarei caratterizzati da una potenza e da una tessitura assai variabile. Si va dall’assenza di suolo in corrispondenza delle rocce nude e dei macereti alla presenza di suoli discretamente strutturati in corrispondenza dei pianori di testata grazie all’alterazione dei sedimenti alluvionali favorita dall’intenso rimescolamento. In relazione alla tipologia di soprassuolo presente possiamo ancora distinguere: piano subalpino a prevalente copertura forestale e pastorale caratterizzati da versanti a forte

pendenza. Si tratta di suoli bruni acidi e calcarei e suoli bruni lisciviati (superfici limitrofi al massiccio dell’Argentera) interessati da fustaie di larice (Val Gesso), da nuclei di cembro (Valli Pesio e Gesso) e da cedui radi di faggio. (V° classe di capacità d’uso)

piano subalpino e alpino caratterizzato da affioramenti rocciosi privi o quasi di vegetazione appartenenti all’VII° classe di capacità d’uso. Si tratta dei versanti rocciosi dei principali rilievi della testata della Valle Pesio e Vermenagna solo marginalmente interessati da vegetazione erbacea (praterie rupicole), e cespuglieti (principalmente ontano verde e rododendri).

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piano subalpino e alpino caratterizzato da affioramenti rocciosi e nevai permanenti privi di vegetazione appartenenti all’VIII° classe di capacità d’uso (versanti rocciosi del massiccio dell’Argentera).

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Analisi demografica e principali attività socio-economiche: aziende di utilizzazione e trasformazione presenti, mercato dei prodotti. L’andamento demografico della Comunità Montana Valli Gesso, Vermenagna e Pesio presenta una dinamica diversificata si tra le subaree Valle Gesso, Valle Vermenagna e Zona Bisalta, che nel lungo periodo. I censimenti che si sono succeduti segnalano una relativa tenuta del popolamento tra il 1861 ed il 1911, una caduta verticale tra il 1911 ed il 1951 con una perdita pari ad un quarto della popolazione, un’ulteriore ma più moderata flessione sino al censimento del 1971 ed un successivo recupero al 31.12.1997. La tendenza rilevata tra il 1861 ed il 1971 è simile per tutte le subaree, il recupero successivo è limitato a quattro comuni: Boves, Peveragno, Roccavione e Robilante, mentre per gli altri permane un andamento che porta alla riduzione di abitanti. Il totale della popolazione, che all’Unità d’Italia era di 42.795 abitanti, alla fine del 1997 è di 27.817 unità, con una flessione complessiva del 35% circa; indubbiamente hanno contribuito a generare questa situazione anche le perdite dovute ai due conflitti mondiali. Tra il 1971 ed il 1997 si registra complessivamente un aumento di residenti pari al 3%. Nella trasformazione del quadro demografico un elemento è riscontrabile in tutta la Comunità Montana: la caduta di popolazione in tutte le borgate di montagna e periferiche, anche in quelle dei centri maggiori, quali Boves e Peveragno. La popolazione di queste zone marginali è emigrata all’esterno è emigrata all’esterno della Comunità Montana, la maggioranza, o si è concentrata nei capoluoghi. Il recupero di popolazione di alcuni centri, rilevato negli ultimi anni è da attribuire a nuovi insediamenti residenziali dovuti sia al ragguardevole potenziamento delle attività economiche presenti in loco che alla tendenza di portare la residenza all’esterno del nucleo strettamente urbano del capoluogo di provincia.

Tabella 4. Andamento demografico – numero di residenti per Comune e per Valle COMUNE 1971 1981 1991 31/12/97 1997-1971 1997-1981

Entracque 944 895 878 874 -7 -2 Valdieri 1.272 1.088 1.054 976 -23 -10 Roaschia 451 287 209 173 -62 -40 Totale Valle Gesso 2.667 2.270 2.141 2.023 -24 -11 Limone Piemonte 1.890 1.739 1.581 1.558 -18 -10 Vernante 1.777 1.641 1.477 1.377 -23 -16 Robilante 2.182 2.269 2.250 2.279 4 0 Roccavione 2.426 2.708 2.786 2.808 16 4 Totale Valle Vermenagna 8.275 8.357 8.094 8.022 -3 -4 Boves 7.875 8.457 8.827 9.087 15 7 Peveragno 4.531 4.692 4.897 5.133 13 9 Chiusa di Pesio 3.628 3.509 3.389 3.552 -2 1 Totale zona Bisalta 16.034 16.658 17.113 17.772 11 7

Totale complessivo 26.976 27.285 27.348 27.817 3 2 In sintesi si possono evidenziare le seguenti considerazioni:

• la fascia più interna, quella caratterizzata da un maggior grado di montanità e di

marginalità, è stata travolta dallo spopolamento come le altre valli alpine della provincia;

• il turismo ed il suo rilevante sviluppo hanno soltanto parzialmente contrastato il calo di

popolazione;

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• la realizzazione dei Parchi regionali non ha ancora avuto riscontri positivi sulla tenuta

demografica;

• in recupero numerico sono esclusivamente quei centri abitati che forniscono servizi ed

occasioni di vita più simili a quelli urbani.

Le dinamiche sociali La vita sociale è strettamente correlata alle dinamiche demografiche e da queste direttamente dipendente. Lo spopolamento, il diradamento della popolazione, l’invecchiamento sono fattori fortemente penalizzanti del corpo sociale che, al contrario, si presenta vigoroso laddove esiste una buona componente giovanile ed il nucleo familiare è saldo e coeso. Le tre subaree della Comunità Montana presentano, pertanto, situazioni del tutto diversificate se si analizzano i possibili indicatori che possono essere utilizzati per individuare, almeno sotto il profilo statico, le dinamiche sociali presenti. Le tabelle di seguito riportate evidenziano la suddivisione della popolazione per fasce di età negli ultimi tre censimenti.

Tabella 5. Popolazione per fasce d’età. (Censimento 1971) COMUNE 0-14 15-34 35-64 oltre 64 Totale 1971

Entracque 159 219 383 183 944 Valdieri 215 260 542 255 1.272 Roaschia 60 91 203 97 451 Totale Valle Gesso 434 570 1.128 535 2.667 Limone Piemonte 419 550 711 210 1.890 Vernante 419 490 685 183 1.777 Robilante 358 580 943 301 2.182 Roccavione 481 658 938 349 2.426 Totale Valle Vermenagna 1.677 2.278 3.277 1.043 8.275 Boves 1.634 1.997 3.041 1.203 7.875 Peveragno 853 1.097 1.824 757 4.531 Chiusa di Pesio 529 895 1.577 627 3.628 Totale zona Bisalta 3.016 3.989 6.442 2.587 16.034

Totale complessivo 5.127 6.837 10.847 4.165 26.976

Tabella 6. Popolazione per fasce d’età. (Censimento 1981) COMUNE 0-14 15-34 35-64 oltre 64 Totale 1981

Entracque 123 223 348 201 895 Valdieri 155 241 423 269 1.088 Roaschia 26 55 121 85 287 Totale Valle Gesso 304 519 892 555 2.270 Limone Piemonte 320 521 673 225 1.739 Vernante 292 505 643 201 1.641 Robilante 410 681 813 365 2.269 Roccavione 497 825 950 436 2.708 Totale Valle Vermenagna 1.519 2.532 3.079 1.227 8.357 Boves 1.633 2.461 2.922 1.441 8.457 Peveragno 825 1.279 1.754 834 4.692 Chiusa di Pesio 576 897 1.331 705 3.509 Totale zona Bisalta 3.034 4.637 6.007 2.980 16.658

Totale complessivo 4.857 7.688 9.978 4.762 27.285

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Tabella 7. Popolazione per fasce d’età. (Censimento 1991)

COMUNE 0-14 15-34 35-64 oltre 64 Totale 1991 Entracque 101 242 339 196 878 Valdieri 126 262 387 279 1.054 Roaschia 9 36 84 80 209 Totale Valle Gesso 236 540 810 555 2.141 Limone Piemonte 164 485 664 268 1.581 Vernante 194 436 593 254 1.477 Robilante 306 691 882 371 2.250 Roccavione 394 810 1.100 482 2.786 Totale Valle Vermenagna 1.058 2.422 3.239 1.375 8.094 Boves 1.361 2.667 3.271 1.528 8.827 Peveragno 740 1.372 1.887 898 4.897 Chiusa di Pesio 438 883 1.284 784 3.389 Totale zona Bisalta 2.539 4.922 6.442 3.210 17.113

Totale complessivo 3.833 7.884 10.491 5.140 27.348

Si possono evidenziare le seguenti considerazioni:

• il corpo sociale della Comunità Montana appare saldo nei comuni della Bisalta, parzialmente debole in valle Vermenagna e segnala una situazione di crisi in valle Gesso;

• la zona della Bisalta denota, anche in questo settore, un’interessante dinamica positiva ed esprime potenzialità per un’ulteriore conferma delle tendenze di sviluppo che hanno contrassegnato quest’area negli ultimi decenni;

• la valle Vermenagna nel suo insieme denota una valida tenuta del corpo sociale, anche in quei comuni, come Vernante e Limone Piemonte, che, sotto il profilo della consistenza demografica, presentano segnali critici.

• i dati della valle Gesso confermano la crisi dei comuni della valle, già palesata da un andamento demografico negativo. E’ una situazione comune a tutta l’area alpina, ma emerge, da un esame complessivo, che in questa valle le possibilità di un recupero, anche parziale, appaiono maggiori che in altre zone, grazie alla potenzialità di sviluppo, alcune già tradotte in progetti di intervento nel patto territoriale, ed alla relativa solidità sociale almeno dei due capoluoghi maggiori.

Le dinamiche culturali

In valle Gesso, malgrado le istituzioni scolastiche siano ridotte all’essenziale e dove la percentuale di diplomati è nettamente inferiore alla già bassa media provinciale, permane una discreta vitalità, con una partecipazione alle problematiche sociali ed amministrative. Il calo demografico e il permanere di un’emigrazione che colpisce il ceto più scolarizzato, hanno la loro incidenza negativa, ma questa valle dispone di alcune potenzialità non ancora pienamente utilizzate, prime fra tutte il turismo ambientale ed il termalismo; l’attività del Parco può inoltre contribuire alla valorizzazione economica della valle. In valle Vermenagna le dinamiche culturali sono diverse tra bassa ed alta valle. La bassa valle ricerca una dimensione di compromesso tra la tradizionale radice rurale e la nuova cultura del lavoro in industria, mentre l’alta valle, anche in seguito alla chiusura della vetreria di Vernante, si cerca spazio nel mercato del turismo, cercando di perfezionare ed utilizzare, talvolta, anche i residui legami con le tradizioni culturali occitane ancora presenti. In valle Vermenagna è evidente una forte vivacità derivatale anche dall’essere un’area di duplice confine:

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di carattere geografico, con la Francia e la valle Roja, con la quale permangono stretti rapporti e legami umani, culturali ed economici;

di carattere socio-economico nella bassa valle, dove l’attrazione della cultura urbana, propria della città diffusa di Cuneo, fa sentire il proprio influsso.

I paesi della zona della Bisalta vivono un momento di vivacità culturale di grande interesse. Tutta l’area è ricca di iniziative culturali e lo stesso Parco pare essere ben inserito nel tessuto sociale della zona; questa zona, pur articolata in più comuni, si presenta coesa culturalmente in una riuscita osmosi tra tradizione e novità che la individua come spazio esemplare.

Le dinamiche del mondo del lavoro Le diverse vocazioni del territorio della Comunità Montana trovano riscontro nell’esame dei dati relativi ai settori di occupazione rilevati dai censimenti. L’elemento costante in tutta l’area è il processo evolutivo nel mondo del lavoro negli ultimi decenni, che ha portato ad un drastico calo degli occupati nel settore primario. In quasi perfetto contrappeso vi è stato un forte aumento nel settore terziario, mentre l’occupazione nel secondario, dopo una lunga fase di espansione, si è ridimensionata, pur permanendo su livelli percentuali elevati.

Tabella 8. Popolazione in condizione professionale. (Censimento 1971)

COMUNE agricoltura industria e artigianato terziario Totale 1971

Entracque 239 117 118 474 Valdieri 145 229 141 515 Roaschia 84 63 37 184 Totale Valle Gesso 468 409 296 1.173 Limone Piemonte 139 194 487 820 Vernante 201 347 217 765 Robilante 189 467 285 941 Roccavione 150 527 254 931 Totale Valle Vermenagna 679 1.535 1.243 3.457 Boves 815 1.464 750 3.029 Peveragno 757 587 394 1.738 Chiusa di Pesio 495 453 407 1.355 Totale zona Risalta 2.067 2.504 1.551 6.122

Totale complessivo 3.214 4.448 3.090 10.752

Tabella 9. Popolazione in condizione professionale. (Censimento 1981)

COMUNE agricoltura industria e artigianato terziario Totale 1981

Entracque 73 137 128 338 Valdieri 59 163 157 379 Roaschia 28 39 32 99 Totale Valle Gesso 160 339 317 816 Limone Piemonte 79 152 520 751 Vernante 83 282 315 680 Robilante 146 420 411 977 Roccavione 121 595 422 1.138 Totale Valle Vermenagna 429 1.449 1.668 3.546 Boves 535 1.607 1.310 3.452 Peveragno 616 723 659 1.998 Chiusa di Pesio 356 509 528 1.393 Totale zona Bisalta 1.507 2.839 2.497 6.843

Totale complessivo 2.096 4.627 4.482 11.205

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Tabella 10. Popolazione in condizione professionale. (Censimento 1991)

COMUNE agricoltura industria e artigianato terziario Totale 1991

Entracque 49 125 162 336 Valdieri 33 146 174 353 Roaschia 11 18 35 64 Totale Valle Gesso 93 289 371 753 Limone Piemonte 60 144 547 751 Vernante 71 214 315 600 Robilante 74 423 446 943 Roccavione 91 583 536 1.210 Totale Valle Vermenagna 296 1.364 1.844 3.504 Boves 498 1.367 1.976 3.841 Peveragno 533 691 934 2.158 Chiusa di Pesio 281 448 610 1.339 Totale zona Bisalta 1.312 2.506 3.520 7.338

Totale complessivo 1.701 4.159 5.735 11.595 Nella zona della Bisalta l’agricoltura riveste una particolare rilevanza, evidenziata dalla percentuale degli occupati (18% degli attivi); è necessario rilevare che la tipicità delle produzioni di questa zona (piccoli frutti, orticoltura) consente il permanere del lavoro part-time. Il numeri di addetti al secondario rappresenta occasione di lavoro per il 34% della popolazione attiva. Il terziario si è invece espanso notevolmente, arrivando al 48% della popolazione in condizione professionale. La vitalità demografica e socio-economica dell’area è confermata dal dato della popolazione occupata rispetto a quella residente, che è pari al 43%, come in valle Vermenagna, contro il 35% della valle Gesso. La produzione agricola tipica è la coltura orticola e dei piccoli frutti, diffusa oltre che a Peveragno (fragola), in tutta la fascia pedemontana, con risultati qualitativi e quantitativi di livello notevole e con mercati raggiunti da operatori italiani e stranieri. La struttura cooperativa del Caseificio “Valle Josina” di Peveragno è riferimento per la produzione casearia di una vasta area, raggiungendo con la raccolta di latte anche gran parte del Monregalese. Negli ultimi anni l’area industriale di Boves si è potenziata, mentre rimangono radicate e vera forza trainante dell’economia locale le attività artigianali. In valle Vermenagna l’agricoltura non è, ormai da decenni, determinante per l’economia della zona: nel 1991 gli addetti all’agricoltura sono l’8%. Il secondario ha perso di importanza ma rimane l’occupazione principale, mentre notevole è la crescita dell’occupazione nel terziario; il turismo bistagionale di Limone Piemonte crea, inoltre effetti indotti sia in loco che in valle, specie nell’edilizia. In valle Gesso la senilizzazione trova riscontro nella bassa percentuale di occupati rispetto ai residenti, pari a poco più del 35%. Il settore primario lascia presagire un ulteriore e drastico ridimensionamento. La popolazione operante nel secondario si è ridimensionata, mentre il terziario è l’unico settore in espansione. Le più rilevanti occasioni occupazionali sono costituite dalla centrale idroelettrica di Entracque, dal Parco, dai molteplici esercizi turistici (terme, alberghi, ristoranti) e dal settore delle estrazioni. L’agricoltura e l’artigianato non offrono particolari tipicità, ad eccezione della produzione lattiero-casearia, che gode ad Entracque di una antica tradizione.

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Tabella 11. Addetti all’agricoltura per fasce d’età. (Censimento 1991) Età Età Età Età COMUNE

14 - 19 20 - 29 30 - 54 oltre 54 Totale

Entracque 1 8 26 14 49 Valdieri - 6 17 10 33 Roaschia 1 1 2 7 11 Totale Valle Gesso 2 15 45 31 93 Limone Piemonte - 8 36 16 60 Vernante 2 15 37 17 71 Robilante 3 11 39 21 74 Roccavione 3 10 47 31 91 Totale Valle Vermenagna 8 44 159 85 296 Boves 18 89 250 141 498 Peveragno 19 90 279 145 533 Chiusa di Pesio 5 58 140 78 281 Totale zona Bisalta 42 237 669 364 1.312

Totale complessivo 52 296 873 480 1.701

2.5. Strumenti di pianificazione territoriale esistenti Gli strumenti di pianificazione in vigore a livello di Comunità Montana ed a livello comunale sono il Piano di Sviluppo Socio-economico della Comunità Montana ed i Piani Regolatori dei Comuni di Boves, Peveragno, Chiusa di Pesio, Roccavione, Robilante, Vernante, Limone Piemonte, Roaschia, Valdieri ed Entracque. Sono stati redatti inoltre due Piani di Assestamento Forestale, riguardanti il territorio dei due Parchi Regionali delle Alpi Marittime e dell’Alta Valle Pesio e Tanaro. Tali strumenti di programmazione sono stati presi i considerazione nella stesura del Piano Forestale Territoriale, in particolare ai fini dell’indagine conoscitiva del territorio.

Piano di Sviluppo Socio-Economico della Comunità Montana Il Piano di Sviluppo Socio-Economico della Comunità Montana Valli Gesso, Vermenagna, Pesio ha validità quinquennale (1999-2004), scaduto nel 2004, è basato prioritariamente sulla Legge Regionale 18 giugno 1992, n. 28 e sue modificazioni. L’obiettivo del piano è quello di programmare il rilancio economico delle tre valli. Il Piano è lo strumento di base che definisce l’impostazione delle azioni e degli interventi che la Comunità Montana metterà in atto nei cinque anni; ad esso possono poi essere affiancati eventuali progetti specifici di settore, programmi annuali operativi e carte di indirizzo dell’organizzazione territoriale. Si tratta di un documento di indirizzo, articolato in tre parti: • diagnosi dell’area di riferimento: prende in considerazione gli elementi fondamentali delle

dinamiche demografiche, sociali, culturali, del mondo del lavoro ed evidenzia i principali punti di forza e di debolezza dell’area;

• definizione del sistema di obiettivi: evidenzia le ragioni fondamentali che impronteranno l’azione della Comunità Montana;

• individuazione di uno scenario di azioni: costituisce il quadro di riferimento delle iniziative della Comunità Montana e trova ulteriori specificazioni ed eventuali integrazioni nei programmi annuali operativi.

Nell’ambito del Piano di Sviluppo Socio-economico il Piano Forestale Territoriale si configura come strumento di pianificazione territoriale specifico del settore, fornendo gli indirizzi per l’attuazione degli interventi forestali, di manutenzione della viabilità forestale, di gestione dei pascoli, ponendo in tal senso priorità e vincoli. Compito della Comunità Montana è quello di promuovere l’attuazione del PFT attraverso forme di sostegno e promozione. Tale intervento si richiama al

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disegno di L.R. 372/97 che delega alle Comunità Montane le funzioni Amministrative riguardanti lo sviluppo della forestazione ed il miglioramento della selvicoltura.

Piani Regolatori Generali Comunali Il PRG del Comune di Chiusa di Pesio, è stato approvato con D.G.R n.84-670 del 31/07/2000, ai sensi dell’art.15 della L.R. 05/12/1977 n.56 e successive modificazioni. Di particolare interesse, ai fini del PTF, è l’art.27 del PRG - Norme per le aree inedificabili ambientali: da salvaguardare per il pregio paesistico naturalistico - Parco Naturale Alta Valle Pesio. L’area normata nel presente articolo è costituita dai luoghi e dalle aree facenti parte del Parco Naturale Regionale “Alta Valle Pesio”, istituito con L.R. n.84 del 28/12/1978, per i quali è prescritta una salvaguardia ai fini ambientali di tipo paesaggistico e naturalistico, in conformità al Piano d’Area, approvato dalla Regione Piemonte con D.C.R. 25/03/1985 n.893-3989. Il PRG del Comune di Peveragno, approvato con D.G.R. n.27-12434 del 30/09/1996, ai sensi dalla Legge 28/01/1977 n.10 e della L.R. 05/12/1977 n.56 e successive modificazioni, ha subito, malgrado la recente approvazione, revisioni di molti aspetti sia normativi che cartografici, evidenziati nelle 5 varianti parziali già approvate. Ai fini del PFT non presenta aspetti di particolare interesse. Il PRG del Comune di Boves, adottato con Delibera del C.C. n.106 del 20/03/190, è stato approvato con D.G.R. n.83/23506 in data 15/04/1993. Il Piano prevede norme di tutela dell’Area Fluviale Gesso-Stura, individuata negli elaborati grafici del P.G.R.C. - Tav. “1L” - Assetto generale del territorio - e in parte Tav. “3L” - Frazione Fontanelle. In tale area sono ammessi esclusivamente interventi finalizzati ala formazione di parchi pubblici attrezzati e non attrezzati, secondo quanto stabilito dalle Norme di Attuazione. Il Piano prevede inoltre un’area a Verde Pubblico di Uso Privato - Golf - di proprietà Comunale, destinata a campo da golf, in Frazione Mellana (individuata negli elaborati grafici del P.R.G.C. - Tav. “1L” - Assetto generale del territorio - e solo in parte Tav. “4L” Frazione Mellana. L’area interessato occupa una superficie di circa 59 ettari. Il P.R.G. prevede inoltre un’area turistico ricettiva in loc. San Giacomo, lungo il Torrente Colla. Il PRG del Comune di Roccavione, approvato nell’agosto 1998 ai sensi del 7° comma dell’art 17 L.R 56/77 e s.m.e i. Il Piano prevede una zona adibita ad attività estrattiva, normata dall’art.32 - Norme per le aree produttive estrattive. In particolare, per queste aree il P.R.G. prevede che debbano essere opportunamente protette da fasce di rispetto e regolamentate sulla base della L.R. n.69/78. Lo stesso Piano prevede inoltre il rispetto delle zone agricole, che sono le caratteristiche emergenti del Comune: gli interventi produttivi e le infrastrutture generali non devono infatti interferire dannosamente con queste. Non possono essere ammesse nuove costruzioni nelle zone di boschi ad alto fusto e di rimboschimento, nelle zone soggette a vincolo idrogeologico e in tutte le aree soggette a dissesti, a pericolo di alluvioni o che presentino caratteristiche geomorfologiche che le rendano inidonee. Il PRG del Comune di Robilante, approvato con D.G.R. n.68-40016 del 20/12/1984, prevede due aree destinate ad attività estrattiva ed aree di supporto, una in zona Gavot, utilizzata dall’azienda Buzzi Unicem, individuata nell’allegata Tav. 1 - Progetto PRG - Concentrico; una in zona Snive, utilizzata dall’azienda Sibecco, individuata nell’allegata Tav. 4 - Progetto PRG -Territorio Comunale. Sono aree destinate alla coltivazione di cave; in esse gli interventi, le modalità di esercizio della coltivazione e di recupero ambientale sono regolati dalle autorizzazioni rilasciate ai sensi della L.R. 69/78 e s.m. ed i. In dette aree sono altresì ammesse costruzioni al servizio dell’attività estrattiva per la lavorazione del materiale inerte, per la rimessa e la manutenzione di macchinari e mezzi impiegati, per la custodia, l’amministrazione e la gestione degli impianti e dell’azienda. Il PRG del Comune di Vernante, è stato approvato con D.G.R. n.329-19173 del 20/09/1982, ai sensi art.17, L.R. 56/77 e s.m.e i. All’art.34 - Norme specifiche per particolari aree - il Piano prevede che siano topograficamente individuate aree comprese nella Riserva Regionale di Pallanfré, oggi inclusa nel Parco Naturale delle Alpi Marittime.

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L’art.19 - Aree per attività estrattiva - individua le zone destinate alla coltivazione di cave nonché al deposito ed alla discarica del materiale di scarto; in esse gli interventi, le modalità di esercizio della coltivazione e di recupero ambientale sono regolati dalle autorizzazioni rilasciate ai sensi della L.R. 69/78 e dalle leggi vigenti per quanto riguarda la discarica. Le aree individuate sul territorio adibite a cava sono due, una gestita dalla Sibelco SpA ed una gestita dalla Silver SpA. Il PRG del Comune di Limone Piemonte è stato approvato con D.G.R. n.22-25863 del 21/06/1993, ai sensi del 7° comma art.17 della L.R. 56/77 e successive modificazioni ed integrazioni. Considerata l’importanza economica del turismo, per l’intera valle, legata alla stazione sciistica, si evidenzia che l’art.33 del PRG - Norme per piste e impianti di risalita per sport invernali - prevede l’individuazione cartografica del perimetro del bacino sciabile che rappresenta il territorio attrezzato ed attrezzabile per la pratica dello sci da discesa e da fondo; nonché, all’art.42 - Norme per le aree con sigla Golf - gli interventi ammessi in funzione dell’esistenza del campo da golf. Il PRG del Comune Roaschia, approvato con delibera del C.C. n.17 del 09/04/83 e n.12 del 25/01/86; aggiornamento cartografico al 12/85. Individua aree di particolare pregio ambientale e turistico nelle seguenti località: Sorgente Dragonera, Fontana Fredda, Cappella Chiotti, Tetti Virutra e Grotte del Bandito, classificate e disciplinate dalla normativa. L’art.19 detta le norme per le aree destinate ad impianti estrattivi: esse riguardano le aree interessate dalle coltivazioni di cave e che si intendono confermare esclusivamente nei limiti di concessione e nelle successive limitazioni comunali. Dette aree sono adibite a garantire l’ordinato sviluppo delle attività estrattive senza ulteriori espansioni, nel rispetto della tutela ambientale e nella salvaguardia dell’inquinamento. Oltre alle aree dichiarate estrattive viene confermata, alla Società Italcementi, l’autorizzazione a svolgere limitata attività di ricerca a fini estrattivi nella zona di Monte Casternaud. Il PRG del Comune di Valdieri è stato approvato in data 07/01/91 con D.G.R. n.58/1911, ai sensi del titolo III della L.R. 56/77 e s.m. e i. La normativa prevede all’art.15 - Aree destinate ad usi produttivi - che per le aree destinate alla coltivazione di cave, gli interventi, le modalità di esercizio ed i criteri per il rilascio delle relative autorizzazioni, siano regolati dalla L.R. n.69 del 22/11/78. All’art.18 - Aree destinate al Parco Naturale delle Alpi Marittime, individua le aree destinate al Parco di cui alla L.R. 65/1980 e s.m.e i., ricadenti all’interno del territorio comunale di Valdieri. L’art.36 - Vincolo ai sensi della ex L. 149/1939, ora D.L. 490/99 - Aree classificate tra i beni ambientali dal P.R.G. - classifica come area di interesse ambientale la riserva naturale speciale della Juniperus Phoenicea, segnalata dalla L.R. 06/06/75 n.43. Su tale area è vietata qualsiasi modificazione dello stato di fatto ad eccezione degli interventi finalizzati alla salvaguardia dell’area stessa. Il PRG del Comune di Entracque è stato adottato dal C.C. n.110 del 08/07/88 ed approvato con D.G.R. n.54/4915 in data 22/01/1985; è in corso di attuazione una variante strutturale. Circa 11.000 ha. del territorio del comune, su un totale di 16.000 ha, sono nel Parco Naturale delle Alpi Marittime; per la gestione queste aree si fa riferimento al Piano d’area del Parco stesso. Il P.R.G. prevede inoltre aree destinate ad impianti da sci di discesa e di fondo, oltre a quelle destinate alla centrale Enel. Numerosi sono gli interventi previsti a fini turistici, in particolare aree attrezzate, molti dei quali già realizzati.

Piano di Assestamento Forestale del Parco Naturale delle Alpi Marittime Il Piano di Assestamento Forestale del Parco Naturale delle Alpi Marittime è stato redatto dall’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente (IPLA SpA) di Torino su commissione della Regione Piemonte - Assessorato Parchi e Riserve Naturali - Settore Parchi. Le prescrizioni contenute nel Piano hanno validità una validità di 15 anni, dal 1997 al 2011. Il Piano è stato redatto contestualmente ed in modo integrato al Piano naturalistico: quest’ultimo si occupa della descrizione e della normativa generale di tutte le componenti e dei fattori stazionali

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dei diversi ecosistemi presenti all’interno dell’area protetta, mentre il Piano forestale affronta ed approfondisce le tematiche specifiche relative alla conoscenza e gestione degli ambienti forestali e pascolivi. Il Piano di Assestamento Forestale prende in considerazione l’intera area protetta, costituita dalla porzione del Parco Naturale Alpi Marittime già indicata come Parco Naturale dell’Argentera, dalle aree del versante destro del Vallone del Sabbione (Entracque) recentemente incluse nella protezione nonché dalla Riserva Naturale Speciale di Palanfrè. La redazione del presente piano di assestamento è prescritta dalla legge regionale istitutiva del Parco Naturale dell’Argentera (L.R. 65/85) e poi delle Alpi Marittime (L.R. 33/95); esso è stato redatto ai sensi della legge forestale regionale (L.R. N.57/79 e s.m.i.) e della legge quadro sulle aree protette (L.R. 12/90). Una volta approvato ha anche valore di stralcio di Piano paesistico, per effetto della L.R. 20/89, essendo tutto il Parco soggetto a vincolo paesistico-ambientale ai sensi della L. 1497/39 per effetto della L. 431/85 (Legge Galasso). E’ bene evidenziare che il Piano, essendo nell’ambito di un Parco Naturale, subordina le direttive tecniche di governo e di trattamento ad obiettivi che non sono solo di natura economica (produzione e protezione diretta) ma soprattutto di tipo naturalistico. L’obiettivo finale del Piano è il riequilibrio polifunzionale e talora semplicemente naturalistico del bosco, inteso come ecosistema complesso in evoluzione con diversi livelli di stabilità e naturalità. Tale complessa operazione di armonizzazione tra diverse istanze è basata su una buona conoscenza dell’assetto evolutivo-colturale del bosco, ottenuta con l’inventario forestale, e della situazione economico-sociale locale. Nel predisporre il presente Piano sono state prese in considerazione le esigenze dei comuni proprietari dei boschi, cercando di conciliarle con la destinazione a Parco naturale.

Piano di Assestamento forestale del Parco Naturale

della Alta Valle Pesio e Tanaro Il Piano di Assestamento Forestale del Parco Naturale dell’Alta Valle Pesio e Tanaro, Revisione ed integrazione, è stato approvato con Deliberazione della Giunta regionale n.54-27848 del 19 luglio 1999 e reso esecutivo con Determinazione del Dirigente del Settore Pianificazione Aree protette n.386 del 13 agosto 1999 ai sensi della dell’art.4 della L.R. 4 novembre 1979, n.57 e dell’art.22 della L.R. 8 agosto 1997 n.51. E’ previsto dalla L.R. 28 dicembre 1978, n.84, “Istituzione del Parco naturale Alta Valle Pesio e Tanaro” e s.m. e i. ed è stato redatto ai sensi della L.R. 4 settembre 1979, n.57 “Norme relative alla gestione del patrimonio forestale” e della L.R. 22 marzo 1990, n.12, “Nuove norme in materia di aree protette”. Esso costituisce altresì strumento di pianificazione paesaggistica, ai sensi della L.R. 3 aprile 1989, n.20, “Norme in materia di tutela dei beni culturali, ambientali e paesistici”. Il Piano è attuato dall’Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve naturali cuneesi, di cui alla L.R.28 dicembre 1978, n.84 e s.m. e i., ai sensi dell’art 6, 1° comma della L.R. 4 settembre 1979, n.57 e s.m. e i. E’ stato redatto dall’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente (IPLA SpA) di Torino, nel periodo 1995/1998 ed è valido per il periodo 1998-2010. L’attuale stesura costituisce la prima revisione ed integrazione del Piano di Assestamento redatto per il decennio 1983-1992 per il Parco naturale Alta Valle Pesio, il cui territorio allora interessava la sola, e non tutta, proprietà dell’Opera Pia Parroci della Diocesi di Mondovì. La revisione era necessaria in quanto il Piano era scaduto ed anche perché nel frattempo sono mutati gli obiettivi gestionali; l’integrazione tiene conto inoltre del considerevole aumento della superficie dell’Area protetta in seguito ai tre ampliamenti realizzati tra il 1986 ed il 1990. Il Piano prende in considerazione e norma l’uso del patrimonio forestale e pascolivo dei territori comunali di Chiusa di Pesio e Briga Alta compresi nel perimetro dell’Area protetta.

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La legge istitutiva del Parco naturale (L.R. 84/78 e s.m. e i.) oltre al Piano d’Assestamento forestale, prevede anche la redazione del Piano d’Area, approvato con D.C.R. n.839-3989, del 25 marzo 1985, relativo al territorio della sola Valle Pesio prima degli ampliamenti. Il Piano d’area riporta numerose notizie di interesse naturalistico, quali indagini sul carsismo, censimenti faunistici, ecc. e stabilisce una zonazione con individuazione delle aree di particolare valenza naturalistica interessanti vaste zone boscate della Valle Pesio, distinte in due riserve naturali:

• Riserva naturale orientata della Bartivolera, estesa su circa 350 ettari;

• Riserva naturale orientata dell’Abetina del Prel, di circa 170 ettari.

Il Piano di Assestamento forestale si occupa in modo analitico della descrizione e della gestione della vegetazione forestale, dei pascoli e della relativa viabilità; rimanda invece agli altri piani di settore l’approfondimento delle caratteristiche naturali delle aree non silvo-pastorali, delle infrastrutture e dell’uso del suolo, della gestione della fauna e delle acque, della fruizione. Il primo Piano di Assestamento forestale, valido per il periodo 1983-1992, fu concepito come piano economico per i beni silvo-pastorali della proprietà privata dell’Opera Pia Parroci della Diocesi di Mondovì, con l’obiettivo di ricavare dal bosco il reddito per il sostentamento del clero anziano. Con l’istituzione del Parco naturale e la stipula della Convenzione tra la Regione Piemonte e l’Opera Pia, con la quale l’intera proprietà venne affittata dall’Ente pubblico, il Piano è diventato lo strumento di gestione forestale dell’Area protetta, pur comprendendo nelle sue prescrizioni una superficie forestale molto più ampia di quella del Parco nella sua prima definizione. Il primo Piano era improntato ad una visione pessimistica dello stato del bosco e delle prospettive a medio termine. L’impostazione selvicolturale era basata su un approccio culturale, in cui l’assestatore, preso atto delle forti utilizzazioni protrattesi fino alla seconda metà degli anni ‘70, in particolare a carico dell’abetina, e quantificato l’impoverimento provvigionale del bosco, prescriveva una azione di risparmio nelle utilizzazioni boschive in tutte le tre classi economiche (a, b, c) individuate per consentire alla foresta di autoristrutturarsi. Il Piano prevedeva la sospensione delle utilizzazioni nell’abetina mista (classe a), fatti salvi due modesti lotti; per i boschi a governo misto di fustaia sopra ceduo (classe b) si prevedeva la graduale conversione a fustaia; anche per una parte dei cedui (classe c) si ipotizzava la conversione graduale. Il piano delle migliorie boschive comprendeva interventi di sfollo, diradamento, conversione, rinfoltimento ed imboschimento. Per i pascoli si puntava alla conservazione dell’esistente, con interventi sulle strutture, mentre per la viabilità silvo-pastorale si prevedeva l’apertura di nuove piste ed opere di manutenzione. Data la carenza di risorse e soprattutto il cambiamento di obiettivo gestionale, la maggior parte degli interventi previsti dal piano non è stata eseguita; non si è effettuata alcuna utilizzazione forestale ed anche gli interventi colturali sono stati piuttosto limitati; si è realizzata la conversione su pochi ettari di castagneto e faggeta, sono stati fatti diradamenti nel lariceto adulto di origine artificiale, mentre non sono stati effettuati i rinfoltimenti, coniferamenti, sfolli e diradamenti previsti. Le risorse di personale operativo, in buona parte costituito dalle squadre di operai forestali regionali stagionali, sono state assorbite dalla manutenzione dei sentieri e delle fasce lungo la viabilità esistente, con onerose ripuliture della vegetazione avventizia estremamente rigogliosa, nella realizzazione e manutenzione di percorsi ed aree attrezzate per la fruizione pubblica, in continuo aumento, con interventi di riduzione dello strato arbustivo e dominato anche a scopo estetico. I fabbricati d’alpe sono stati mantenuti e migliorati, soprattutto per quanto riguarda le coperture e la sistemazione dei punti d’acqua. Tra gli interventi inerenti la viabilità non sono state realizzate le piste previste per le utilizzazioni nell’abetina del Buscaiè (Pian del Creus), né l’accesso all’Alpe Vaccarile esterno al Parco; è stata invece realizzata una pista che da S. Bartolomeo percorre il Vallone del Cavalletto fino alla Valle di Fromenterola, con tracciato diverso da quello previsto nel piano e senza collegamento con le Grange di S. Paolo e S. Michele; sono inoltre stati sistemati e prolungati alcuni rami della pista

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esistente nel Vallone del Cavallo, anche questi con tracciato diverso da quello di massima indicato nel piano. Il piano in scadenza nel 1992 è stato poi prorogato fino al 1994, per poter dare continuità agli interventi di conversione intrapresi in attesa della revisione. Il nuovo Piano di Assestamento forestale del Parco prevede invece interventi selvicolturali, tra conversioni, diradamenti ed interventi colturali misti, su una superficie di 820 ettari nell’arco del prossimo quindicennio, pari a circa 55 ettari l’anno. Si tratta di un’entità piuttosto elevata, che comporta una destinazione di risorse umane e finanziarie significativa e costante. La priorità nella scelta delle aree d’intervento sono date nelle descrizioni dei singoli settori; in generale gli interventi d’iniziativa dell’Ente gestore interesseranno prioritariamente le proprietà dell’Opera Pia, e tra queste per prime saranno intraprese le conversioni e gli interventi selvicolturali nei castagneti misti, quindi nelle faggete ed infine i diradamenti. Sarà poi la volta delle proprietà comunali di Chiusa di Pesio e quindi delle proprietà private. Parallelamente dovranno essere condotte le manutenzioni ordinarie e straordinarie alla viabilità forestale polifunzionale e realizzati i nuovi collegamenti previsti. Per quanto riguarda la manutenzione e le migliorie al patrimonio delle Alpi pascolive, occorre distinguere tra quelle in gestione regionale e quelle comunali o private. Per le alpi pascolive comunali o private il ruolo dell’Ente gestore è prioritariamente quelle di indirizzo e di coordinamento degli interventi, nonché di valutazione e assistenza tecnica per progetti di migliorie finanziabili con fondi pubblici del settore agricolo e montano. Gli indirizzi d’intervento sul territorio sono riassumibili nella seguente tabella.

Tabella 12. Prescrizioni del Piano di Assestamento Forestale del Parco Naturale dell’Alta Valle Pesio e Tanaro

Aree Indirizzi d’intervento Superficie [ha]

Conversione a fustaia 390 Interventi colturali misti in mosaico 320

Diradamenti 100 Gestione aste corsi d'acqua 40

Monitoraggio evoluzione e interventi campione 1.070

Aree forestali

Libera evoluzione senza interventi attivi 1.060 Totale interventi forestali sistematici 810

Totale monitoraggio e interventi localizzati 1.110 Realizzazione pratiche alpicolturali 620 Recupero prato-pascoli di fondovalle 80 Aree a prevalente

copertura erbacea Pascolamento estensivo senza interventi diretti 1.330

Totale interventi pascolivi 2.030 Altre aree naturali in

evoluzione libera 1.645

Totale aree in evoluzione libera 1.645 Le destinazioni e gli obiettivi gestionali del Piano di Assestamento Forestale, impostati su base polifunzionale, sono i seguenti: Aree ad elevata naturalità, destinate all’evoluzione libera senza interventi diretti antropici: equilibrio dinamico delle aree forestali prevalentemente subalpine, arboree ed arbustate (ha 1050);

conservazione delle aree di elevato interesse naturalistico oltre il limite dei boschi e dei pascoli (ha

1.700).

Aree paranaturali, destinate all’evoluzione guidata con limitati interventi antropici: valutazione delle aree forestali di primario interesse naturalistico-ambientale (ha 840);

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miglioramento dei boschi polifunzionali con rilevante ruolo di protezione dell’equilibrato assetto

territoriale (ha 660);

mantenimento delle praterie montane e subalpine pascolate da bovini ed ovini, relative pertinenze

ed aree a vegetazione rupicola discontinua ed arbusti, con pratica tradizionale (ha 1.860).

Aree a media naturalità, destinate ad attività compatibili, con frequenti interventi antropici: gestione dei boschi polifunzionali e prato-pascoli di fondovalle con significative potenzialità

produttive dirette (ha 440);

valorizzazione dei boschi e prato-pascoli di fondovalle con fruizione turistica ed estetico-

paesaggistica (ha 110).

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Consistenza e regime patrimoniale (aspetti catastali, proprietà pubbliche e private, usi civici, Servitù)

Proprietà pubbliche e private Il territorio dell’Area forestale Valli Gesso, Vermenagna, Pesio, suddiviso in 10 comuni, ammonta a 72.791 ha, di cui il 52,5% pari a 38.340 ha di proprietà pubblica, e 34.554 ha pari al 47,4% di proprietà privata.

Tabella 13. Proprietà censite nei Comuni della Comunità Montana (dati approssimati)

Tipo

di

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Comune

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ISTAT 9.405 6.836 5.105 6.193 7.123 2.492 1.964 2.389 16.032 15.356 72.895 Superficie complessiva Cartografata 9.372 6.832 5.099 6.197 7.125 2.503 1.955 2.385 15.991 15.333 72.791

Catastale 2.014 1.543 893 3.021 2.751 393 311 1.492 14.404 11.429 38.251 Proprietà Comunale Cartografata 2.021 1.530 881 3.072 2.748 399 299 1.490 14.480 11.472 38.392

Catastale 17 - - - - - - - - - 17 Proprietà Regionale Cartografata 16 - - - - - - - - - 16

Catastale - - - - - - 13 - - - 13 Proprietà Provinciale Cartografata - - - - - - 12 - - - 12

Catastale - - 26 10 5 - 1 - 16 - 58 Proprietà Demaniale Cartografata - - 23 3 5 - 1 - 16 - 48

Catastale 3.179 89 97 2 189 19 18 - 381 - 3.974 Proprietà di altri Enti Cartografata 3.164 78 93 2 190 11 13 - 325 - 3.876

Catastale 36 520 52 161 501 239 149 19 - 2.502 4.179 Prop. privata rilevata Cartografata 35 434 97 144 432 209 125 19 51 2.505 4.051

Catastale 4 - 5 - - - 21 - - - 30 Proprietà consortile Cartografata 3 - 3 - - - 20 - - - 26

La quasi totalità delle superfici pubbliche è rappresentata dalle proprietà comunali (38.251 ha pari al 99.8% delle proprietà pubbliche). Le proprietà pubbliche si sviluppano principalmente su terreni impervi, difficilmente raggiungibili e caratterizzati da fertilità modesta. Nei Comuni di Entracque e Valdieri le proprietà comunali si sviluppano su oltre 25.000 ha rispettivamente il 37,8%e 29,9% sul totale delle proprietà comunali. Dal punto di vista forestale le proprietà boschive sono caratterizzate da soprassuoli costituiti per lo più da faggete (quasi 9.000 ha –61,2% delle faggete), localizzate su versanti difficilmente raggiungibili, spesso con valore di macchiatico negativo. Nella media e bassa valle le proprietà boschive comunali sono ridottissime come dimostra la modesta estensione dei castagneti in proprietà (meno di 300 ha); degni di nota risultano viceversa i boschi di neoformazione quali gli acero-frassineti e più in alto gli ontaneti che complessivamente rappresentano il 18.2% delle proprietà boschive comunali. Le superfici demaniali si sviluppano su 49 ha nelle fasce di pianura e di fondovalle. Il Demanio dello stato – Ramo difesa interessa, in Valle Vermenagna, parte delle superfici occupate dalla linea ferroviaria Cuneo-Nizza. Al ramo della difesa appartengono due aree nei comuni di Boves (Loc. Tetto Monache) e di Entracque (in prossimità della sede del Parco). Degna di nota infine la superficie demaniale in Comune di Entracque attualmente sommersa dal Lago della Piastra. Da rilevare la proprietà della Regione Piemonte localizzata nel Comune di Chiusa di Pesio (16 ha) costituita dal Vivaio Regionale di Gambarello; l’unica proprietà rilevata della Provincia di Cuneo (12

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Tabella 10. Popolazione in condizione professionale. (Censimento 1991)

COMUNE agricoltura industria e artigianato terziario Totale 1991

Entracque 49 125 162 336 Valdieri 33 146 174 353 Roaschia 11 18 35 64 Totale Valle Gesso 93 289 371 753 Limone Piemonte 60 144 547 751 Vernante 71 214 315 600 Robilante 74 423 446 943 Roccavione 91 583 536 1.210 Totale Valle Vermenagna 296 1.364 1.844 3.504 Boves 498 1.367 1.976 3.841 Peveragno 533 691 934 2.158 Chiusa di Pesio 281 448 610 1.339 Totale zona Bisalta 1.312 2.506 3.520 7.338

Totale complessivo 1.701 4.159 5.735 11.595 Nella zona della Bisalta l’agricoltura riveste una particolare rilevanza, evidenziata dalla percentuale degli occupati (18% degli attivi); è necessario rilevare che la tipicità delle produzioni di questa zona (piccoli frutti, orticoltura) consente il permanere del lavoro part-time. Il numeri di addetti al secondario rappresenta occasione di lavoro per il 34% della popolazione attiva. Il terziario si è invece espanso notevolmente, arrivando al 48% della popolazione in condizione professionale. La vitalità demografica e socio-economica dell’area è confermata dal dato della popolazione occupata rispetto a quella residente, che è pari al 43%, come in valle Vermenagna, contro il 35% della valle Gesso. La produzione agricola tipica è la coltura orticola e dei piccoli frutti, diffusa oltre che a Peveragno (fragola), in tutta la fascia pedemontana, con risultati qualitativi e quantitativi di livello notevole e con mercati raggiunti da operatori italiani e stranieri. La struttura cooperativa del Caseificio “Valle Josina” di Peveragno è riferimento per la produzione casearia di una vasta area, raggiungendo con la raccolta di latte anche gran parte del Monregalese. Negli ultimi anni l’area industriale di Boves si è potenziata, mentre rimangono radicate e vera forza trainante dell’economia locale le attività artigianali. In valle Vermenagna l’agricoltura non è, ormai da decenni, determinante per l’economia della zona: nel 1991 gli addetti all’agricoltura sono l’8%. Il secondario ha perso di importanza ma rimane l’occupazione principale, mentre notevole è la crescita dell’occupazione nel terziario; il turismo bistagionale di Limone Piemonte crea, inoltre effetti indotti sia in loco che in valle, specie nell’edilizia. In valle Gesso la senilizzazione trova riscontro nella bassa percentuale di occupati rispetto ai residenti, pari a poco più del 35%. Il settore primario lascia presagire un ulteriore e drastico ridimensionamento. La popolazione operante nel secondario si è ridimensionata, mentre il terziario è l’unico settore in espansione. Le più rilevanti occasioni occupazionali sono costituite dalla centrale idroelettrica di Entracque, dal Parco, dai molteplici esercizi turistici (terme, alberghi, ristoranti) e dal settore delle estrazioni. L’agricoltura e l’artigianato non offrono particolari tipicità, ad eccezione della produzione lattiero-casearia, che gode ad Entracque di una antica tradizione.

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Comune di Boves

Il Comune di Boves si sviluppa su 5.099 ha, pari al 7.0% , di questi circa il 20% è di proprietà pubblica ed è rappresentato dalle superfici di testata della Val Colla; si tratta principalmente di superfici pascolive o di porzioni di territorio assi impervie facenti capo ai Monti Bisalta e Costa Rossa. A livello catastale le superfici in proprietà cartografate sono comprese in 3 partite di cui una gravata da livellario.

Tabella 15. Superficie dei Comuni della Comunità Montana

Tipo di proprietà Superficie catastale totale [ha]

Partite cartografate Superficie cartografata [ha]

Comune di Boves 891-85-81 19.907 880 Comune di Cuneo 01-52-52 19.879 1 Comune di Boves 01-04-10 15.892 1

Totale 893-39-33 880,96 Le acque esenti da estimo (partita 4) comprendono oltre 52 ettari e interessano principalmente l’alveo del torrente Gesso nella fascia di pianura. Nel territorio comunale sono presenti tre superfici di proprietà demaniale localizzate nella fascia di pianura ed una di proprietà consortile (Consorzio Partecipanza Canale Vermenagna).

Tabella 16. Proprietà demaniali

Tipo di proprietà Superficie catastale totale [ha] Partite cartografate

Superficie cartografata [ha]

Demanio dello stato 13-30-65 18.421 12,85 Demanio dello stato – ramo ferrovie 04-26-84 4.632 3,01

Demanio dello stato ramo difesa 08-70-97 6.376 7,60 Totale 26-28-46 23,46

Tabella 17. Proprietà consortili

Tipo di proprietà Superficie catastale totale [ha] Partite cartografate

Superficie cartografata [ha]

Partecipanza Canale Vermenagna 04-60-74 3.623 3,14 Sono state individuate 7 partite di proprietà di altri enti; sono aree di estensione piuttosto varia; da rilevare la proprietà facente capo all’Azienda Ospedaliera S. Croce di oltre 68 ha.

Tabella 18. Proprietà di altri enti

Tipo di proprietà Partita di provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografat

a [ha] Parrocchia Santuario Regina Pacis e S. Lorenzo Martire 19.682 01-70-94 1,36 Opera Pia Gasdie amministrata dal vescovo di Mondovì 3.594 08-92-24 9,20 Azienda ospedaliera S. Croce e Carle con sede a Cuneo 21.907 68-24-80 69,10 Asilo infantile di Boves 87 01-57-14 1,59 Opere assistenziali unificate Monsignor Calandri 21.729 04-49-57 5,11 Ospedale civile di Boves 8.867 01-98-10 1,78 Istituto diocesano di sos. del Clero della diocesi di Cuneo 19.612 09-64-54 4,36

Totale 96-57-33 92,50 È stata rilevata un’area di proprietà privata interessata da superfici boscate di estensione superiore ai 20 ha localizzata nell’alta valle ed intestata a numerosi soggetti privati.

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Tabella 19. Proprietà private

Tipo di proprietà Partite di provenienza Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata [ha]

Privata (numerosi intestatari) 14.280 51-71-27 48,70

Comune di Chiusa di Pesio

Le superfici di proprietà comunale ammontano a 2.013 ha. Si tratta di mappali di notevole estensione che interessano il versante in sinistra idrografica dell’alta valle (Valli della Cravina e di Rumiano).

Tabella 20. Superfici di proprietà comunale

Tipo di proprietà Superficie catastale totale [ha] Partite cartografate Superficie cartografata [ha]

Comunale 2013-97-59 14.581 2.020 Nel Comune di Chiusa di Pesio non sono state censite proprietà demaniali mentre le acque pubbliche ammontano complessivamente a 54 ha interessando il fondovalle Pesio (a valle dell’abitato di S. Bartolomeo) Le superfici consortili sono comprese in una partite di estensione limitata appartenente al Consorzio irriguo di miglioramento Fondiario. Bealerotto Mussi con sede in Pianfei.

Tabella 21. Superfici consortili

Tipo di proprietà Superficie catastale totale [ha] Partite cartografate Superficie cartografata [ha]

Consortile 03-72-63 9.406 3,19

È stata rilevata una proprietà privata che risulta in gran parte boscata localizzata nella media valle di estensione pari a 36-12-40 ha.

Tabella 22. Proprietà private Tipo di proprietà Partite di provenienza Superficie catastale [ha] Superficie cartografata [ha]

Mauro Giuseppe 6.344 36-12-40 35,00

Per quanto concerne le proprietà di altri enti, da rilevare la partita di proprietà dell’Opera Pia Parroci di Mondovì che si estende all’interno del Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro, nella zona di testata e sul versante in destra idrografica interessando oltre 3.000 ettari tra boschi, pascoli e rocce. Delle altre cinque proprietà rilevate ben quattro appartengono ad altri enti religiosi. Tabella 23. Proprietà di altri enti

Tipo di proprietà Partite di

provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata

[ha] Opera Pia Parroci della Diocesi di Mondovì 3.297 3146-86-27 3.140,53 Collegio Internazionale della Consolata per le Missioni Estere 5.998 08-60-82 9,18 Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero 13.833 13-85-59 10,33 Parrocchia di S. Antonino con sede in Chiusa di Pesio 13.805 02-95-20 1,55 Parrocchia di S. Antonino con sede in Chiusa di Pesio 13.825 04-67-72 2,22

Totale 3.178-67-79 3.163,81

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All’interno del territorio comunale è presente l’unica area della Comunità Montana di proprietà della Regione Piemonte. Si tratta dell’area utilizzata come vivaio regionale in località Gambarello (complessivamente 16 ha).

Tabella 24. Proprietà regionali Tipo di proprietà Partite di provenienza Superficie catastale [ha] Superficie cartografata [ha]

Regione Piemonte 11.155-13.496 16-61-47 16,0

Comune di Entracque

Si tratta del Comune più esteso della Comunità Montana sviluppandosi su una superficie complessiva pari a 15.991 ha. Le proprietà comunali interessano oltre il 90% del territorio (14.403 ha) e ricoprono praticamente tutta la media ed alta valle ad eccezione della proprietà dell’Enel.

Tabella 25. Proprietà comunale

Tipo di proprietà Superficie catastale totale [ha] Partite cartografate Superficie cartografata [ha]

Comunale 14403-51-22 6.498 14.479 Le acque esenti da estimo interessano una superficie di quasi 20 ha e sono localizzate lungo il corso del fiume Gesso. L’analisi catastale delle proprietà appartenenti ad altri enti ha portato all’individuazione di una superficie appartenente all’Enel localizzata nell’alta Valle Gesso. Le superfici comprendono il bacino idroelettrico localizzato nel vallone delle Rovine, l’area comprendente l’invaso del Lago della Piastra e gli impianti idroelettrici a valle della diga.

Tabella 26. Proprietà di altri enti

Tipo di proprietà Partita di provenienza Superficie catastale [ha] Superficie cartografata [ha] ENEL 3.891 333-21-51 323

Nel Comune sono presenti due superficie demaniali di estensione complessiva pari a circa 15 ha ed una proprietà privata di circa 50 ha occupata da una bandita di faggio (Gesso della Barra).

Tabella 27. Proprietà demaniali

Tipo di proprietà Partita di provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata [ha]

Demanio pubblico dello Stato Ramo Difesa 3.802 08-72-89 8,91 Demanio pubblico dello Stato 4.198 07-14-30 6,77

Totale 15-87-19 15,68

Tabella 28. Proprietà private

Tipo di proprietà Partita di provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata [ha]

Agricola Stella Alpina s.r.l. 6.323 46-28-76 50,51

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Comune di Limone Piemonte

A livello amministrativo il Comune di Limone presenta una superficie di poco superiore ai 7.100 ha. Oltre il 38% del territorio è di proprietà comunale ed interessano gran parte della testata della Val Vermenagna. Si tratta principalmente di superfici di interesse pastorale (quasi 2.000 ha) e di superfici forestali (principalmente ontaneti).

Tabella 29. Superficie comunale

Tipo di proprietà Superficie

catastale totale [ha]

Partite cartografate

Superficie cartografata [ha]

Comune di Limone Piemonte 2723-71-97 8.141 2.722,4 Comune di Tenda 24-28-58 3.599 22,9 Comune di Limone Piemonte e Comune di Tenda 02-68-70 3.600 2,7

Totale 2750-69-25 2748,01 Sono presenti due superfici demaniali di modesta estensione (complessivamente 5.5 ha), mentre le acque esenti da estimo interessano principalmente il corso del Torrente Vermenagna sviluppandosi per 1,6 ha.

Tabella 30. Superfici demaniali Tipo di proprietà Partite di provenienza Superficie catastale [ha] Superficie cartografata [ha]

Demanio dello Stato 8.298 01-81-61 1,77 Demanio dello Stato 8.299 03-71-03 3,64

Totale 05-52-64 5,41 Tra le superfici appartenenti ad altri enti rientrano n. 8 appezzamenti di cui 5 appartenenti ad ordini religiosi. Da rilevare, per l’estensione le superfici facenti capo alla Parrocchia di Vignolo (120 ha) che si sviluppano nella testata della Val Vermenagna (zona di confine con la Francia) e quelle appartenenti alla Parrocchia S. Pietro Apostolo con sede in Limone Piemonte che interessano una porzione della valle di Limonetto.

Tabella 31. Proprietà di altri enti

Tipo di proprietà Partita di

provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata

[ha] Parrocchia di S. Pietro Apostolo – Limone P. 8.417 02-07-07 2,17 Ospedale civile S. Spirito – Limone P. 7.895 01-82-56 1,55 Parrocchia S. Pietro Apostolo – Limone P. 8.622 38-41-61 35,28 Abitanti della borgata tetto Caccia di Limone P. 49 12-92-19 11,90 Ferrovie dello stato 8.310 12-02-54 5,79 Parrocchia S. Croce – Vignolo 7.884 118-66-32 130,23 Istituto Diocesano di Sost. del Clero della D. di Cuneo. 7.723 01-30-23 1,20 Parrocchia di S. Pietro Apostolo - Limone P. 7.883 01-42-81 1,44

Totale 188-65-33 189,56 Nel Comune di Limone Piemonte sono state individuate n. 6 proprietà private di cui tre appartengono a società di gestione del comprensorio sciistico. Queste ultime sono caratterizzate da una superficie complessiva di oltre 350 ha di cui solo 275 cartografabili a causa dell’elevatissimo frazionamento dei mappali.

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Tabella 32. Proprietà private

Tipo di proprietà Partita di

provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata

[ha] Beltrando Georges 8.069 30-64-74 31,07 Dalmasso Marianna 5.015 28-62-16 28,62 Bertaina Francesco 5.392 83-02-18 97,23 Tre Amis S.P.A. (diverse partite) 50-35-55 34,45 Alpe di Limonetto S.P.A (diverse partite) 80-93-49 71,66 Società limonese attività turistiche S.P.A. (diverse partite) 227-69-80 169,51

Totale 501-27-92 432,54

Comune di Peveragno

Il Comune si estende su poco più di 6.800 ha e presenta circa il 22% del territorio in proprietà comunale. Si tratta principalmente delle superfici poste sul versante est del Monte Bisalta, ricoperte nella porzione inferiore da faggete e superiormente da pascoli e rocce e macereti.

Tabella 33. Superficie comunale

Tipo di proprietà Superficie catastale totale [ha] Partite cartografate Superficie cartografata [ha]

Comune di Peveragno 1496-34-46 19.989 1.491,7 Comune di Cuneo 46-68-50 16.264 38,0

Totale 1543-02-96 1529,76 Il territorio non ha proprietà demaniale, mentre le acque pubbliche ammontano complessivamente a 27 ha. Le proprietà di estensione superiore all’ettaro facenti capo ad altri enti sono complessivamente otto e sono costituite da corpi di modesta estensione che si sviluppano nella porzione pianeggiante del territorio comunale.

Tabella 34. Proprietà di altri enti

Tipo di proprietà Partita di provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata [ha]

Asilo Infantile Carboneri 60 12-39-37 9,76 Istituto Diocesano per il Sost. Clero - Mondovì 19.508 04-32-73 1,14 Chiesa Parrocchiale S. Maria - Peveragno 17.585 01-45-64 1,51 Fondazione Ambrosino Ente Morale - Peveragno 9.751 37-80-17 35,04 Ospedale di Peveragno 3.709 09-54-09 7,23 Opera Pia Gaudio 3.706 15-01-50 14,17 Istituto Diocesano per il Sost. Clero - Mondovì 19.499 04-44-10 4,30 Parrocchia di S. Lorenzo 18.885 03-61-53 4,60

Totale 88-59-13 77,75 Le proprietà private censite risultano quattro di cui la più estesa occupa un pascolo di testata mentre le restanti tre interessano superfici prevalentemente boscate.

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Tabella 35. Proprietà private

Tipo di proprietà Partita di provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata [ha]

Ala Maria fu Ignazio e C. 21.730 245-39-60 250,60 Pellegrino Dante 21.706 32-66-50 42,75 Balsamo Domenico 18.449 162-00-00 93,85 Sola 21.707 80-00-00 46,73

Totale 520-06-10 433,93

Comune di Roaschia

Le proprietà comunali sono comprese nella partita n. 3.877 e ammontano complessivamente a 1.491 ha pari al 62% dell’intero territorio.. Si tratta della quasi totalità delle superfici di quota.

Tabella 36. Proprietà comunali

Tipo di proprietà Superficie catastale totale [ha] Partite cartografate Superficie cartografata [ha]

Comunale 1491-99-85 3.877 1.490 Per quanto concerne le altre proprietà censite da rilevare unicamente la aree facenti capo alla società del Gruppo Buzzi che comprendono le due cave in sinistra e destra idrografica a valle dell’abitato di Roaschia per una superficie complessiva di circa 19 ha.

Comune di Robilante

La proprietà comunale rappresenta una percentuale del territorio pari al 15,9% (399 ha) ed è compresa nella partita n. 6.788 che comprende superfici boscate poste sui versanti ai confini con i Comuni di Roccavione e Roaschia.

Tabella 37. Proprietà comunale

Tipo di proprietà Superficie catastale [ha] Partite cartografate Superficie cartografata [ha]

Comunale 393-21-78 6.788 399,4 Non sono presenti proprietà demaniali mentre le acque esenti da estimo sono rappresentate dall’alveo del Torrente Vermenagna (complessivamente 20 ha). Le proprietà appartenenti ad altri enti sono costituite da possedimenti di istituti religiosi e dalle Ferrovie dello Stato. Le proprietà facenti capo alle FF.SS comprendono in buona parte fasce limitrofe ai binari della linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia.

Tabella 38. Proprietà di altri enti

Tipo di proprietà Partita di provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata [ha]

Ferrovie dello Stato 8.487 09-89-55 2,05 Opera Pia Immacolata Città dei ragazzi - Cuneo 8.633 01-16-14 1,09 Istituto Climatico di Robilante 6.881 06-58-13 6,30 Istituto Diocesano di sostentamento del Clero 7.688 01-35-21 1,20

Totale 18-99-03 10,64

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Sono infine state rilevate due proprietà private facenti capo a due ditte estrattive; la prima (Sibelco – ex Siro) occupa gran parte del versante in sinistra idrografica in prossimità del confine con il Comune di Vernante; la seconda (Presacementi) si sviluppa nel fondovalle e comprende la sede degli stabilimenti industriali.

Tabella 39. Proprietà private

Tipo di proprietà Superficie catastale totale [ha]

Partite cartografate

Superficie cartografata [ha]

S.P.A. Siro con sede a Robilante 198-79-44 8982-7809-8979-9025- 175,26

Presacementi S.P.A. con sede a Robilante 40-55-13 7045-8101-8645 33,34 Totale 239-34-57 208,60

Comune di Roccavione

Il 16,0% della superficie amministrativa risulta di proprietà comunale ed è distribuita nella porzione sud del territorio in prossimità dei confini con i Comuni di Roaschia e Robilante.

Tabella 40. Proprietà comunali Tipo di proprietà Superficie catastale totale [ha] Partite cartografate Superficie cartografata [ha]

Comune di Roccavione 307-75-40 8.918 296,1

Comune di Cuneo 03-56-74 294 3,2 Totale 311-32-14 299,28

Le aree demaniali sono rappresentate da un’isola in prossimità dell’alveo del torrente Gesso di ridotte dimensioni (poco più di un ettaro); le acque pubbliche si sviluppano su 65 ha interessando il corso del torrente Gesso.

Tabella 41. Aree demanili

Tipo di proprietà Partite di provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata [ha]

Demanio dello Stato ramo ferrovie 1.820 01-44-60 2

In prossimità del corso del torrente Gesso sono presenti due proprietà consortili facenti capo ai Consorzi Partecipanza del Canale Vermenagna e Canale Naviglio; entrambe presentano un notevole frazionamento.

Tabella 42. Proprietà consortili

Tipo di proprietà Partite di provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata [ha]

Partecipanza del Canale Vermenagna 1.546 12-35-90 13,99 Consorzio Canale Naviglio 301 08-91-72 6,28

Totale 21-27-62 20,27 Tra gli altri enti si segnalano due proprietà di discreta ampiezza per una superficie complessiva pari a 17,5 ha; in prossimità del confine con il Comune di Boves è presente un’area di proprietà della Provincia di Cuneo (loc. Dormiosa) attualmente utilizzata per l’estrazione di inerti.

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Tabella 43. Proprietà provinciali

Tipo di proprietà Partita di provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata [ha]

Provincia di Cuneo 9.013 13-27-84 12,26

Tabella 44. Proprietà di altri enti

Tipo di proprietà Partita di provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata [ha]

S.P.A. ENEL Ente Nazionale per l'energia elettrica 8.995 13-30-72 10,97

Ferrovie dello Stato Società di Trasp. e Servizi 9.068 04-56-73 1,69 Totale 17-87-45 12,66

Le restanti proprietà censite sono rappresentate da quattro società estrattive che interessano complessivamente una superficie pari a 149 ettari.

Tabella 45. Proprietà di società estrattive

Tipo di proprietà Partita di provenienza

Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata [ha]

S.P.A. Preve Costruzioni con sede a Roccavione 9563-9196 16-17-27 9,55

Siro S.P.A. con sede a Robilante 5.559 65-08-63 60,26 Presacementi - S.P.A. con sede a Robilante 9510-7815-9263 29-82-09 25,11 Socalpi – Società Calcestruzzi Piemonte S.P.A. con sede a Torino 9.298 28-75-06 30,23

Totale 149-05-19 125,15

100

Comune di Valdieri Si tratta del secondo Comune in ordine di estensione territoriale. Dei suoi 15.333 ha ben 11.472 (oltre il 74%) risultano di proprietà Comunale. Se si esclude la proprietà privata del vallone del Valasco e le zone pianeggianti di fondovalle le restanti superfici sono interamente comunali. Le superfici di proprietà di enti pubblici francesi sono dovute a frazionamenti successivi alla seconda guerra mondiale. La sconfitta del conflitto ha infatti determinato la perdita di ampie proprietà a sud dello spartiacque principale. Da rilevare che solo agli inizi del novecento il Comune di Andonno è stato accorpato a Valdieri. Tale unione non è ancora stata recepita a livello catastale.

Tabella 46. Proprietà comunali

Tipo di proprietà Superficie catastale totale [ha]

Partite cartografate Superficie cartografata [ha]

Comune di Valdieri 11098-17-06 791 11.460,8 Comune di Valdeblora 05-12-80 785 3,9 Comune di S. Martino Vesubia 06-97-70 774 6,1 Comune di Cuneo 02-59-19 8.004 1,5 Comune di Andonno 316-37-00 93 Accorpata alla partita n. 791

Totale 11.429-23-75 11.472,17 Le acque esenti da estimo cartografate ammontano a complessivi 42,7 ha e sono rappresentate dall’alveo principale del torrente Gesso e da alcuni torrenti laterali. La testata della valle del Valasco è interessata da un’estesa proprietà privata (Società Agricola Stella Alpina S.p.a.) che occupa le superfici un tempo appartenenti alla riserva Reale di caccia dei Savoia. Più a valle sono presenti due aree estrattive di proprietà privata di discrete dimensioni.

Tabella 47. Proprietà private Tipo di proprietà Partite di provenienza Superficie catastale [ha] Superficie

cartografata [ha] Carboncalcio Cuneese S.P.A. 7.040 17-63-20 16,57 Società Agricola Stella Alpina S.p.a. con sede in Torino

7.693 2447-13-70 2.447,67

Italcementi fabbriche riunite cemento S.p.a.

1875 – 2903 - 2923 – 2955 - 3031

37-28-36 41,00

Totale 2.502-05-26 2.505,24

101

Comune di Vernante

Il Comune è caratterizzato da un’estensione di 6.198 ha di cui 3.122 di proprietà Comunale (50,4%). Di queste ultime quasi 700 ha sono gravate da livellari.

Tabella 48. Proprietà comunale

Tipo di proprietà Superficie catastale totale [ha] Partite cartografate Superficie cartografata [ha]

Comunale 3238-66-17 oltre 100 3.072 Le acque esenti da estimo non sono cartografate in quanto interessano alvei di rii secondari caratterizzati da una larghezza inferiore ai 20 metri. È stata rilevata una proprietà demaniale di estensione pari a 10,32 ha che, a causa del notevole frazionamento, è stata cartografata solo parzialmente, mentre le superfici appartenenti ad altri enti sono costituite unicamente da un appezzamento di modeste dimensioni appartenente ad un istituto religioso. Sono state censite due superfici destinate all’estrazione di inerti appartenenti a società private e localizzate ai confini con il Comune di Robilante e tre appezzamenti di proprietà privata caratterizzati da copertura boschiva di superficie superiore ai 20 ettari.

Tabella 49. Proprietà demaniale Tipo di proprietà Partite di provenienza Superficie

catastale [ha] Superficie

cartografata [ha] Demanio dello Stato 1.429 10-32-95 3,0

Tabella 50. Proprietà del Clero Tipo di proprietà Partite di provenienza Superficie

catastale [ha] Superficie

cartografata [ha] Istituto diocesano di sostentamento del Clero

8.579 02-42-68 1,9

Tabella 51. Proprietà private

Tipo di proprietà Partite di provenienza Superficie catastale [ha]

Superficie cartografata [ha]

S.P.A. SIRO 8615-5585 33-18-74 22,6 Silver S.P.A. 7830-9053-9051-6506 29-41-74 24,7 Vari intestatari privati 8.814 31-17-34 31,0 Vari intestatari privati 8.694 35-23-60 34,8 Vari intestatari privati 7.831 31-78-10 31,3

Totale 160-79-52 144,38

102

Usi Civici La proprietà comunale deriva storicamente dalle dismissioni dei feudi a favore della collettività dei servi della gleba e costituisce quindi un patrimonio civico necessario al soddisfacimento di alcune esigenze vitali delle popolazioni locali che ne esercitano il diritto di godimento. Si tratta di un patrimonio demaniale, quindi non alienabile né modificabile nelle sue caratteristiche di destinazione, gravato dai diritti di godimento degli Usi Civici da parte degli aventi diritto. Risultano non gravati da Uso Civico solo i beni comunali dei quali sia evidente l’origine non demaniale, ne siano cioè rintracciabili gli atti, in genere recenti, di acquisizione quali permute, acquisti, donazioni o altro. Gli Usi Civici relativi sono disciplinati dal “Regolamento per l’esercizio degli usi civici sui beni di uso pubblico (demani) del comune o della frazione”, compilato ai sensi dell’art. 43 del regolamento generale per l’applicazione della legge vigente 16 giugno 1927, n.1766. Essa definisce il carattere di demanialità dei beni soggetti, e di conseguenza determina la loro inalienabilità e l’obbligo di mantenere la destinazione d’uso al fine di permettere agli utenti il soddisfacimento in forma collettiva ed indivisa dei loro bisogni. Nel regolamento sono disciplinati i criteri per permettere l’universale e continuativo uso dei beni ed indicate le modalità d’uso che permettono di soddisfare le esigenze senza recare alcun danno alle proprietà. Il regolamento è sottoposto all’approvazione dell’Ufficio Usi Civici della Regione Piemonte, chiamato altresì a fornire il proprio parere vincolante per qualsiasi operazione sostanziale, quale permuta, cessione o modificazione anche temporanea d’uso, debba essere effettuata da parte del Comune sul Demanio Civico. Le controversie che possono sorgere in materia di godimento e complessiva gestione dei beni d’Uso Civico devono invece essere sottoposte al giudizio del magistrato che ricopre la carica di “Commissario per gli usi civici”. Gli utenti dell’Uso Civico sono le famiglie (i focolari) residenti per tutto l’anno nel territorio del comune; in alcuni casi i regolamenti comunali, o in loro carenza gli usi e le consuetudini, ripartiscono il diritto d’Uso Civico tra le varie frazioni ed in tal caso ogni utente può esercitare il proprio diritto solo sul territorio della propria frazione. L’art. 4 della legge citata li distingue in due classi: “essenziali” e “utili”. Essenziali sono gli usi il cui personale esercizio è riconosciuto necessario per i bisogni della vita: diritti di pesca, di abbeverare il proprio bestiame, di raccogliere legna per uso domestico, di seminare mediante corrisposta al proprietario, ecc. Gli usi utili sono tanto i suddetti, quanto altri, allorché il loro esercizio fornisca un qualche vantaggio economico eccedente i bisogni del titolare e quindi suscettibile di uno sfruttamento speculativo, ad esempio raccogliere legna per venderla nel comune, raccogliere ghiande o castagne, pescare per uso proprio o del proprietario, scuotere i frutti pendenti, ecc. Uso civico di pascolo Il diritto di godimento del pascolo consiste nell’uso esclusivo dei pascoli montani da parte degli utenti: proprietari di bestiame residenti, limitatamente ai capi di bestiame di loro proprietà e che abbiano svernato nelle stalle del comune. E’ l’Uso Civico di maggiore rilevanza economica e sociale. La diminuzione degli allevamenti stanziali nelle tre valli e la pratica di alcuni allevatori di comprare il foraggio proveniente dalla pianura hanno fatto sì che oggi il demanio civico ecceda le possibilità di carico del bestiame locale. Nelle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio tale diritto risulta attuato con certezza sui terreni appartenenti al demanio comunale di Roccavione, Entracque e Peveragno. Uso Civico di legnatico - Uso Civico di stramatico Il primo consiste nel diritto di raccolta a titolo gratuito delle ramaglie e della legna giacente a terra ed avente diametro inferiore ai 10 cm.; il secondo consiste nella raccolta di strame dai boschi al fine di predisporre la lettiera per gli animali in stalla. Tali usi, sicuramente praticati prima dello spopolamento delle montagne, non risultano tuttora praticati. E’ stata accertata l’esistenza di questo Uso Civico sui terreni del demanio comunale di Roccavione ed Entracque. Uso Civico di pesca

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In talune comunità è riconosciuto l’Uso Civico essenziale di pesca nei torrenti; questo non può venire meno neanche in caso di cessione. Dagli accertamenti fatti risulta esistente un diritto esclusivo di pesca goduto dal comune di Entracque nei torrenti Gesso e Rio Bousset per i tratti scorrenti nel territorio del comune stesso e dal comune di Valdieri nelle acque scorrenti sul suo territorio. Tale Uso Civico non risulta essere presente nelle Valli Gesso, Vemenagna e Pesio. Uso Civico di caccia E’ un vero e proprio Uso Civico, ma se la sua esistenza si fonda su una semplice tolleranza del proprietario, esso rappresenta solo una consuetudine, per eliminare la quale è sufficiente imprimere al fondo una destinazione incompatibile con l’esercizio della caccia. Qualora una collettività abbia, in base a un giusto titolo, il diritto di esercitare la caccia su fondi comunali o privati, questi fondi non potranno essere chiusi, se l’Uso Civico di caccia non venga liquidato nei modi previsti dalla legge. Uso Civico di fuocatico Detto anche focatico o boscheggio, consiste nell’assegnazione a titolo oneroso di piante da cui ritrarre prevalentemente assortimenti di legna da ardere. Si tratta di assegnazioni al taglio sottoposte alla martellata, assegno e stima da parte del C.F.S., generalmente a carico di soggetti secchi, troncati o deperienti. Talvolta vengono anche assegnati tagli di diradamento colturale o piccole utilizzazioni di scarso valore commerciale. Individuazione degli usi civici

L’analisi dei terreni sottoposti ad uso civico è stata effettuata consultando “L’elenco dei terreni soggetti ad Uso Civico” fornito dalla Regione Piemonte - Direzione Patrimonio e Tecnico - Settore Attività Negoziale e Contrattuale Espropri - Usi Civici. I dati forniti sono stati integrati dalle indicazioni degli uffici tecnici dei Comuni e della Comunità Montana. Da rilevare come lo spopolamento della montagna ed il conseguente cessare dell’utilizzo dei diritti relativi agli Usi Civici da parte della collettività ha determinato un disinteresse generalizzato. Comune di Chiusa Pesio A livello cartografico non è stata possibile l’individuazione delle superfici gravate da uso civico in quanto non esiste corrispondenza tra i dati catastali forniti dalla regione Piemonte e quelli ufficiali dell’UTE. L’ufficio tecnico comunale non è riuscito a fornirci dati certi in quanto è in corso il riordino degli archivi storici. In particolare, risultano soggetto ad uso civico due lotti, rispettivamente di 614 e 595 ha che interessano sicuramente superfici della testata della valle. Comune di Peveragno Risultano gravate da uso civico tutte le superfici comunali poste sui versanti del Monte Bisalta. Complessivamente l’uso civico si sviluppa su 1.491 ha interessando oltre il 22% del territorio comunale. Comune di Boves L’archivio della Regione Piemonte non fornisce alcun dato sulla situazione degli usi civici. Dai colloqui con i tecnici comunali risulterebbe gravato da uso civico unicamente l’alveo del Torrente Colla, l’indicazione non è comunque stata riscontrata da documentazione ufficiale. Comune di Vernante È stata individuata un’area gravata da uso civico di circa 6 ha localizzata sulla porzione basale della costa del Monte Vecchio. Le restanti aree non sono cartografabili in quanto presentano una superficie non rilevabile. Comune di Limone Piemonte Dall’indagine regionale e comunale non sono stati rinvenuti documenti che accertino la presenza di usi civici nel comune. Comune di Roccavione

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L’uso civico interessa la quasi totalità delle proprietà comunali (292 ha); risultano non gravate da uso civico solamente alcune modeste aree localizzate in prossimità dell’alvo del Torrente Gesso. Comune di Robilante Non sono stati rilevate superfici gravate da uso civico. Comune di Roccavione Risultano gravate da uso civico tutte le superfici comunali. Complessivamente 1.489 ha (oltre il 62% del territorio comunale). Comune di Entracque L’uso civico è diffuso su 14.426 ha, in pratica risulta gravato dal vincolo oltre il 90 dell’intersa superficie comunale. Comune di Valdieri. Dei numerosi mappali gravati da uso civico risulta cartografabile unicamente un lotto di oltre 9 ha localizzato in prossimità del Colle dell’Arpione.

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Situazione territoriale e forestale

Sintesi della situazione colturale e delle prescrizioni contenute nel Piano Forestale Territoriale

Si ritiene utile riportare in questo paragrafo un quadro generale relativo alla situazione patrimoniale, gestionale e degli interventi previsti nell’Area Forestale n. 11 – Valli Gesso, Vermenagna, Pesio. I dati di seguito riportati sono desunti dalla cartografia tematica allegata al piano e saranno dettagliatamente analizzati e commentati nei capitoli successivi. Dall’analisi dei dati è possibile effettuare le seguenti considerazioni di carattere generale. La superficie complessiva oggetto di indagine ammonta a 72.791 ha; la proprietà privata occupa 34.322 ha pari al 47% del territorio della comunità montana; la proprietà comunale si estende su 38.469 ha e rappresenta l’53%; le proprietà comunali più estese sono localizzate in ambito amministrativo dei comuni di Valdieri e Entracque (quasi il 70% delle proprietà comunali totali). La superficie forestale è pari a 32.483 ha e rappresenta il 45 % della superficie territoriale. Dall’elaborazione delle 464 aree di saggio rilevate nelle aree boscate, sono emersi i seguenti dati medi:

• Numero di piante 1.263/ha

• Area basimetrica 30,28 m2/ha

• Volume 185,647 m3/ha

L’attendibilità del rilievo sul campione di 664 aree di saggio è piuttosto elevato; l’errore statistico è contenuto nella misura del 2,53% del numero piante e del 2,65% dei volumi. La categoria forestale più rappresentata è la faggeta che occupa il 43% della superficie forestale totale. Il 24% è occupata dal castagneto, mentre le conifere sono il 9% della superficie totale (per un terzo di origine artificiale). Le restanti latifoglie sono costituite principalmente da boscaglie di invasione (5%) e dagli acero-tiglio-frassineti (8%). Le superfici forestali di proprietà pubblica (14.574 ha) sono principalmente faggete (61%) e arbusteti subalpini (16%) Le tabelle di seguito riportate inquadrano la situazione forestale e pastorale delle Valli Gesso, Vermenagna, Pesio in relazione a: ripartizione superficie forestale per Comune e per Proprietà;

suddivisione generale per Raggruppamenti di Categorie d’uso del suolo;

utilizzazioni forestali previste nella Comunità Montana;

miglioramenti forestali previsti nella Comunità Montana.

Ripartizione della superficie territoriale per Comune e per proprietà. Nella tabella che seguente è riportata la distribuzione delle proprietà pubbliche e private nell’ambito dei dieci comuni dell’Area Forestale n. 11, che in seguito, sarà denominata “Valli Gesso, Vermenagna, Pesio”.

106106

Tabella 52. Ripartizione superficie per Comune e per proprietà Proprietà privata Proprietà pubblica Superficie totale

COMUNE [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%]

Boves 4.194 82 904 18 5.099 100

Chiusa Pesio 7.335 78 2.037 22 9.372 100

Entracque 1.495 9 14.495 91 15.991 100

Limone Piemonte 4.372 61 2.753 39 7.125 100

Peveragno 5.302 78 1.530 22 6.832 100

Roaschia 896 38 1.490 62 2.385 100

Robilante 2.103 84 399 16 2.503 100

Roccavione 1.642 84 313 16 1.955 100

Valdieri 3.860 25 11.472 75 15.333 100

Vernante 3.122 50 3.075 50 6.198 100

Totale [ha] 34.322 38.469 72.791

Media [%] 47 53 100

Da rilevare il Comune di Entracque e di Valdieri dove le proprietà pubbliche rappresentano rispettivamente il 91% ed il 75% del territorio comunale. Fra i comuni con maggiore estensione di proprietà private si rilevano i comuni meno montuosi con ampie zone pianeggianti quali Roccavione, Robilante, Boves e Chiusa Pesio.

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Ripartizione delle proprietà pubbliche e private I tipi di proprietà presenti, pubbliche e private sono state distribuite con riferimento al territorio dell’Area Forestale considerata, secondo la seguente tabella.

Tabella 53. Distribuzione delle proprietà Superficie totale

PROPRIETA’ Tipo di proprietà [ha] [%]

Comunale 38.392 52,74

Demaniale 49 0,07

Regionale 16 0,02

Provinciale 12 0,02

Pubblica

Totale Proprietà pubblica 38.469 52,85

Privata 26.370 36,23

Privata censita (grandi proprietà) 4.052 5,57

Consortile 27 0,04

Enti (Chiesa ecc.) 3.873 5,32

Privata

Totale Proprietà Privata 34.322 47,15

Totale 72.791 100,00

La superficie complessiva dell’Area Forestale n. 11 ammonta a 72.791; la proprietà comunale (52.7%) è costituita prevalentemente da grandi appezzamenti localizzati in zone impervie di alta quota; fra le proprietà appartenenti a vari enti (complessivamente 3.873 ha pari al 5.3%) spicca, per estensione, l’area dell’Opera Pia Parroci di Mondovì (3.297 ha) che si estende nella zona di testata della Val Pesio; mentre, tra le grandi proprietà censite (25 ha accorpati per le formazioni forestali e 50 ha accorpati per le altre occupazioni del suolo) da rilevare l’estesa area in proprietà della Società Agricola Stella Alpina che con i suoi 2.447 ha) rappresenta oltre il 60% delle proprietà private censite. Le superfici non censite sono rappresentate principalmente da proprietà private localizzate lungo i fondovalle e nell’alta pianura Cuneese (26.370 ha pari al 36,2%).

Ripartizione della Superficie forestale per Comune La superficie forestale delle Valli Gesso, Vermenagna, Pesio è di 32.483 ha, di questi ben 14.574 ha (44,9% dei boschi) sono di proprietà pubblica, prevalentemente di proprietà comunale. I Comuni con la maggior quota boscata pubblica sono Valdieri (4.257 ha) e Entracque (4.139 ha) che sommati rappresentano quasi il 60% dei boschi pubblici, altri comuni con rilevanti proprietà boschive pubbliche sono Vernante (1.45479 ha) e Chiusa Pesio (1.332 ha). Il Comune caratterizzato dalle superfici boschive di maggior rilevanza (anche dal punto di vista produttivo) è Chiusa Pesio (5.666 ha pari al 17.4% della superficie totale forestale) interessato da faggete e abetine di abete bianco (testata della valle) e da castagneti (media valle); nei comuni di Peveragno, Boves, Roccavione e Limone sono ubicati la maggior parte delle restanti superfici a castagneto mentre le grandi estensioni boschive nei comuni di Entracque e Valdieri (oltre 10.000 ha) sono costituite prevalentemente da faggete e lariceti.

108

Tabella 54. Ripartizione superficie forestale per Comune e per proprietà Boschi privati Boschi Pubblici Superficie forestale

COMUNE

sulla

superficie

forestale

[%]

[ha]

sul totale

dei boschi

privati

[%]

sulla

superfici

e

forestale

[%]

[ha]

sul totale

dei boschi

pubblici

[%]

boschi

pubblici

e privati

[%]

[ha]

sul totale

della

superficie

forestale

[%]

Boves 77,9 1.909 10,7 22,1 540 3,7 100 2.449 7,5

Chiusa Pesio 76,5 4.333 24,2 23,5 1.332 9,1 100 5.666 17,4

Entracque 14,1 682 3,8 85,9 4.139 28,4 100 4.821 14,8

Limone P.te 86,3 2.387 13,3 13,7 380 2,6 100 2.767 8,5

Peveragno 69,1 1.955 10,9 30,9 874 6,0 100 2.829 8,7

Roaschia 41,1 629 3,5 58,9, 903 6,2 100 1.532 4,7

Robilante 79,3 1.493 8,3 20,7 390 2,7 100 1.883 5,8

Roccavione 78,6 1.103 6,2 21,4 300 2,1 100 1.403 4,3

Valdieri 21,1 1.138 6,4 78,9 4.257 29,2 100 5.395 16,6

Vernante 61,0 2.281 12,7 39,0 1.457 10,0 100 3.738 11,5

Totale 55,1 17.909 100,0 44,9 14.574 100,0 100 32.483 100,0

Ripartizione della superficie forestale per proprietà e per categoria

La categoria forestale più diffusa nelle Valli Gesso, Vermenagna, Pesio è la Faggeta con 14.108 ha, di cui 8.926 di proprietà pubblica ; ben rappresentati sono anche i Castagneti con 7.705 ha quasi completamente di proprietà privata (7.391 ha), gli Arbusteti subalpini (2.743 ha), gli Acero-tiglio-frassineti (2.477 ha) e le Boscaglie (1.684 ha), delle rimanenti formazioni vegetali degni di nota i rimboschimenti che raggiungono quasi i 1.000 ha e sono piuttosto equamente divisi tra proprietà pubblica e privata.

Tabella 55. Ripartizione superficie forestale per proprietà e per categoria Proprietà

privata

Proprietà

pubblica Totale

Codice CATEGORIA

[ha] [ha] [ha] [%]

FA Faggete 5.182 8.926 14.108 43,4

CA Castagneti 7.391 315 7.705 23,7

QR Querceti di roverella 36 33 69 0,2

QV Querceti di rovere 127 59 186 0,6

AB Abetine 708 162 870 2,7

LC Lariceti e cembrete 200 451 652 2,0

PN Pinete di pino montano 125 340 465 1,4

AF Acero-tiglio-frassineti 1.991 485 2.477 7,6

BS Boscaglie 778 906 1.684 5,2

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SP Saliceti e pioppeti ripari 326 5 330 1,0

AN Alneti montani 34 - 34 0,1

RB Robinieti 7 - 7 0,0

RI Rimboschimenti 559 432 991 3,1

OV Arbusteti subalpini 427 2.316 2.743 8,4

AS Arbusteti montani 19 143 162 0,5

Totale 17.909 14.574 32.483 100,0

Ripartizione della superficie forestale per Comune e per categoria

Le Faggete sono distribuite prevalentemente nei comuni di Entracque, Valdieri, Vernante, Limone e Chiusa Pesio; i Castagneti si trovano nelle medie e basse valli e sono piuttosto diffusi in tutti i comuni ad eccezione di quelli più interni alla catena alpina quali Valdieri e Entracque; gli Acero-tiglio-frassineti così come le boscaglie pioniere di invasione ed i rimboschimenti sono distribuiti piuttosto uniformemente. in tutti i comuni. Le abetine di abete bianco sono presenti unicamente nei comuni di Chiusa Pesio (700 ha pari all’80%) e di Valdieri; in quest’ultimo comune si concentra la quasi totalità dei lariceti. Le altre categorie occupano delle superfici molto ridotte tranne le formazioni con Ontano verde (peraltro di scarso interesse produttivo) che risultano le terze per superficie occupata (2.743 ha) ed assenti solo nei Comuni di Robilante e Roccavione.

Tabella 56. Ripartizione superficie forestale per Comune e per categoria

Bove

s

Chiu

sa P

esio

Entr

acqu

e

Lim

one

Piem

onte

Peve

ragn

o

Roas

chia

Robi

lant

e

Rocc

avio

ne

Vald

ieri

Vern

ante

Tota

le

CATEGORIA

[ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha]

Faggete 548 1.313 3.057 1.768 759 932 600 291 2.717 2.124 14.108

Castagneti 1.373 2.160 24 16 1.424 135 1.097 796 248 432 7.705

Querceti di

roverella - - - - - 5 15 4 33 12 69

Querceti di rovere - 33 - 2 - 3 5 - 109 34 186

Abetine - 700 - - - - - - 170 - 870

Lariceti e cembrete - - - 1 - - - - 651 - 652

Pinete di

p.montano - 134 161 20 - - - - 60 89 465

Acero-tiglio-

frassineti 87 356 341 390 188 132 80 107 339 457 2.477

Boscaglie 94 301 244 119 136 137 18 51 349 235 1.684

Saliceti e pioppeti

rip. 56 99 1 - 51 1 10 85 26 - 330

110

Alneti montani - 11 - - 1 - - - 22 - 34

Robinieti - - - - - - 7 - - - 7

Rimboschimenti 164 252 81 39 118 42 51 69 149 27 991

Arbusteti subalpini 127 306 913 401 152 114 - - 407 324 2.743

Arbusteti montani - - - - - 31 - - 115 5 162

Totale 2.449 5.666 4.821 2.767 2.829 1.532 1.883 1.403 5.395 3.738 32.483

Ripartizione della superficie forestale per destinazione prevalente e per

proprietà I boschi della Comunità Montana hanno prevalentemente una destinazione produttivo-protettiva (39,8%), che è quella in cui ricadono tutti quei popolamenti che non evidenziano in maniera particolare un altro tipo di destinazione.

Tabella 57. Ripartizione superficie forestale per destinazione prevalente e per proprietà

Proprietà Privata Proprietà Pubblica Totale DESTINAZIONE

[ha] [ha] [ha] [%]

Evoluzione libera 780 2.197 2.977 9,2

Fruizione 214 41 267 0,8

Naturalistica 3.466 7.238 10.704 33,0

Produttiva 4.863 51 4.914 15,0

Produttivo-protettiva 8.223 4.706 12.929 39,8

Protettiva 361 342 703 2,2

Totale 17.909 14.574 32.483 100,0

Ripartizione della superficie forestale per Comune e per destinazione

prevalente La destinazione naturalistica ha una particolare rilevanza data la presenza di due Parchi Naturali Regionali: quello delle Alpi Marittime e parte di quello dell’Alta Valle Pesio e Tanaro per un totale di 10.704 ha di superfici forestali comprese in aree protette.

111

Tabella 58. Ripartizione superficie forestale per Comune e per destinazione prevalente

Evoluzione

libera Fruizione Naturalistica Produttiva

Produttivo-

protettiva Protettiva Totale

COMUNE

[ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha]

Boves 254 9 70 870 1.246 - 2.449

Chiusa di P. 131 23 2.630 1.477 1.327 77 5.666

Entracque 460 86 3.636 1 616 22 4.821

Limone P.te 615 114 31 3 1.627 377 2.767

Peveragno 330 12 75 1.210 1.202 - 2.829

Roaschia 436 - 14 61 1.020 - 1.532

Robilante - 5 14 686 1.177 1 1.883

Roccavione - 3 75 455 808 65 1.403

Valdieri 88 3 3.836 70 1.314 847 5.395

Vernante 662 1 323 81 2.594 77 3.738

Totale 2.977 256 10.704 4.914 12.929 703 32.483

Ripartizione della superficie forestale per intervento e per proprietà Gli interventi selvicolturali sono divisi in due grandi categorie: le utilizzazioni e i miglioramenti. Le utilizzazioni (16,5% dei popolamenti), comprendono ceduazioni e trasformazioni, sono fatte al fine di prelevare dal bosco gli assortimenti legnosi da lavoro o energetici, hanno quindi un fine prevalentemente economico-produttivo; i miglioramenti (nel 28,0% dei popolamenti), comprendono conversioni, tagli a scelta, diradamenti ricostituzioni boschive e cure colturali, sono interventi che hanno lo scopo di migliorare la struttura dei boschi, indirizzandoli verso la funzione che si vuole favorire. Quando non sono previsti interventi nel periodo di validità del PFT, secondo le caratteristiche stazionali, non si prevede alcun tipo di intervento, definendo l’evoluzione controllata e l’evoluzione naturale (in queste ultime categorie ricade il 55,5% dei boschi delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio.

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Tabella 59. Ripartizione superficie forestale per intervento e per proprietà

Proprietà

Privata

Proprietà

Pubblica Totale

Tipo di intervento INTERVENTO

[ha] [ha] [ha] [%]

Ceduazione 4.476 859 5.334 16,4 Utilizzazione

Trasformazione 27 7 34 0,1

Totale utilizzazione 4.503 866 5.369 16.5

Cure colturali 2.823 73 2.896 8,9

Conversione 1.394 1.356 2.751 8,5

Diradamento e conversione 410 312 722 2,2

Diradamento 457 257 714 2,2

Ricostituzione boschiva 39 66 104 0,3

Miglioramento

Taglio a scelta 1.688 217 1.905 5,9

Totale miglioramento 6.810 2.282 9.092 28,0

Evoluzione controllata 4.666 4.874 9.541 29,4 Nessuno

Evoluzione naturale 1.930 6.552 8.482 26,1

Totale nessun intervento 6.596 11.426 18.022 55,5

Totale complessivo 17.909 14.574 32.483 100,0%

Ripartizione della superficie forestale per Comune e per intervento Il Comune dove sono stati individuati gli interventi più consistenti è quello di Chiusa di Pesio, in particolare con cure colturali su 618 ettari, conversioni su 506 ha soprattutto nelle faggete e 269 ha di diradamenti e conversioni, mentre 227 ha sono interessati da diradamenti nei rimboschimenti di conifere; anche la ceduazione è prevista in particolare sul territorio del Comune di Chiusa di Pesio, (1.255 ha), soprattutto nei castagneti, mentre le cure colturali, (2.896 ha), riguardano in particolare il castagneto da frutto dei comuni di bassa valle.

113

Tabella 60. Ripartizione superficie forestale per Comune e per intervento INTERVENTO

Cedu

azio

ne

Tras

form

azio

ne

Conv

ersio

ne

Dira

dam

ento

Dira

dam

ento

e

conv

ersio

ne

Tagl

io a

scel

ta

Cure

col

tura

li

Rico

stitu

zion

e

bosc

hiva

Evol

uzio

ne

cont

rolla

ta

Evol

uzio

ne

natu

rale

Tota

le

COMUNE

[ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha]

Boves 687 6 222 113 60 113 656 - 338 254 2.449

Chiusa di P. 1.255 2 506 227 269 304 618 23 1.423 1.039 5.666

Entracque 139 3 417 61 76 334 24 - 1.101 2.667 4.821

Limone

Piemonte 63 - 404 7 15 223 13 5 1.336 701 2.767

Peveragno 900 - 143 112 15 124 495 72 638 330 2.829

Roaschia 136 - 149 1 - 52 103 - 594 496 1.532

Robilante 680 6 158 40 1 65 435 - 499 1 1.883

Roccavione 400 - 70 47 9 130 336 - 399 12 1.403

Valdieri 696 17 193 91 256 345 104 4 1.654 2.035 5.395

Vernante 379 - 488 15 22 213 112 - 1.560 948 3.738

Totale 5.334 34 2.751 714 722 1.905 2.896 104 9.541 8.482 32.483

Interventi selvicolturali previsti L’intervento previsto più diffuso è la ceduazione, fatta in particolare nei cedui di faggio e di castagno oltre che nei rari robinieti; nei rimboschimenti fuori quota e comunque in difficoltà vegetative si prevede la trasformazione in boschi misti di latifoglie autoctone.

Tabella 61. Utilizzazioni forestali previste nell’Area Forestale n. 11

CATEGORIA UTILIZZAZIONI

Proprietà

privata

[ha]

Proprietà

pubblica

[ha]

Totale

utilizzazioni

[ha]

Totale superfici

forestali

[ha]

Faggete 332 652 984 14.108

Castagneti 4.137 207 4.344 7.705

Robinieti

Ceduazione

7 - 7 7

Rimboschimenti Trasformazione 27 7 34 991

Totale 4.503 866 5.369 22.811

Gli interventi di miglioramento più diffusi sono le cure colturali nei castagneti da frutto e le conversioni nei cedui di faggio invecchiati e i diradamenti nei rimboschimenti di conifere; in misura

114

minore sono i tagli successivi adattati negli acero-tiglio-frassineti e i tagli a scelta nelle fustaie di faggio.

Tabella 62. Miglioramenti forestali previsti nell’Area Forestale n. 11

CATEGORIA INTERVENTO Proprietà

Privata [ha]

Proprietà Pubblica

[ha]

Totale [ha]

Conversione 1.340 1.346 2.687 Dirad. e conversione 74 254 329 Taglio a scelta 14 40 54 Cure colturali 48 4 52

Faggete

Ricostituz. Boschiva 32 59 91 Totale parziale 1.509 1.703 3.212

Conversione 54 8 62 Dirad. e conversione 247 23 270 Taglio a scelta 10 1 11 Cure colturali 2.749 23 2.772

Castagneti

Ricostituz. Boschiva 2 2 4 Totale parziale 3.062 57 3.119

Querceti di roverella Taglio a scelta 4 - 4 Totale parziale 4 - 4

Conversione - 2 2 Dirad. e conversione 50 34 84 Querceti di rovere Taglio a scelta 8 - 8

Totale parziale 58 36 94 Diradamento 47 - 47 Abetine Taglio a scelta 65 - 65

Totale parziale 112 - 112 Dirad. e conversione 3 2 5 Acero-tiglio-frassineti Taglio a scelta 1.205 165 1.369

Totale parziale 1.208 166 1.374 Boscaglie Taglio a scelta 23 6 29

Totale parziale 23 6 29 Saliceti e pioppeti ripari Taglio a scelta 326 5 331 326 5 331 Alneti montani Taglio a scelta 33 - 33

Totale parziale 33 - 33 Diradamento 410 257 668 Dirad. e conversione 35 - 35 Cure colturali 25 46 72

Rimboschimenti

Ricostituz. Boschiva 5 5 9 Totale parziale 475 309 784

Totale 6.810 2.282 9.092

In relazione alla localizzazione degli interventi previsti nelle aree boscate e nelle aree a pascolo, sono stati ipotizzati dei tracciati relativi alla viabilità potenziale di servizio, necessaria per la realizzazione degli interventi di miglioramento forestale indicati.

115

Caratteristiche agro-forestali delle VALLI GESSO VERMENAGNA PESIO

• Area montana con copertura arborea estesa a poco meno del 50% della superficie

territoriale, costituita in prevalenza da latifoglie, in particolare da ceduo di faggio.

• Area ad elevata superficie con destinazione naturalistica per la presenza di due Parchi

Regionali.

• La gestione forestale è improntata all’utilizzo del ceduo.

• Nell’ambito delle infrastrutture è necessario intervenire e adeguare la rete viaria.

• Nei territori allo sbocco delle valli gli incendi possono assumere una certa gravità in

concomitanza con inverni siccitosi.

• La pressione antropica è elevata per la presenza di aree estrattive, industriali e urbane di

estese dimensioni.

• Il razionale utilizzo delle risorse silvo pastorali (tra cui la castanicoltura) e paesaggistiche

possono incrementare lo sviluppo economico.

• Un importante sbocco per la filiera è costituito dalla possibilità di diffusione di centrali

termiche alimentate a biomassa.

Suddivisione del territorio in tipi di occupazione del suolo Il territorio dell’Area Forestale n. 11 – Valli Gesso, Vermenagna, Pesio, esteso per complessivi 72.791 ettari, è stato suddiviso in Categorie d’uso del suolo che, nel Piano Forestale Territoriale (PFT), sono le unità tipologiche principali. In questa fase descrittiva, le Categorie sono state raggruppate in modo da poter avere una visione complessiva sintetica; per una prima lettura dei dati cartografati si fa quindi riferimento al Raggruppamento di Categorie d’uso del suolo.

116

Tabella 63. Suddivisione generale per Raggruppamenti di Categorie d’uso del suolo nell’Area Forestale n. 11 – Valle Gesso, Vermenagna e Pesio

COMUNE Boschi [ha]

Arbusteti [ha]

Cespuglieti [ha]

Prati e pascoli

[ha]

Praterie rupicole

[ha]

Colture agrarie

[ha]

Altro [ha]

Totale [ha]

Boves 2.322 127 242 303 139 1.573 392 5.099

Chiusa di P. 5.359 306 379 1.029 463 1.295 540 9.372 Entracque 3.908 913 1.303 1.012 3.257 189 5.409 15.991 Limone P.te 2.355 412 667 2.045 1.105 - 541 7.125 Peveragno 2.677 152 420 434 107 2.719 322 6.832 Raschia 1.387 145 176 261 195 2 219 2.385 Robilante 1.883 - 21 391 - 67 141 2.503 Roccavione 1.403 - 14 79 7 283 168 1.955 Valdieri 4.874 521 966 757 2.613 276 5.326 15.333 Vernante 3.409 329 420 1.268 462 - 309 6.197

Totale 29.578 2.905 4.608 7.580 8.348 6.405 13.366 72.791 La Superficie Forestale è la somma dei boschi, distribuiti su tutti Comuni delle Valli Gesso, Vermenagna, Pesio, più gli arbusteti; questa distinzione permette di confrontare in maniera chiara le superfici forestali, che nel loro complesso ammontano a 32.483 ha, le praterie e i pascoli 15.928 ha, mentre le altre occupazioni del suolo, composte prevalentemente da rocce e macereti, cespuglieti e superfici agricole, sono distribuite su 24.380 ha. Il Comune con maggiore superficie boscata è Chiusa di Pesio con 5.359 ha, seguito da Valdieri (4.874 ha), Entracque (3.908 ha), e Vernante (3.409 ha). Nella bassa Valle, i Comuni di Peveragno, Chiusa di Pesio e Boves, hanno una superficie agricola complessiva di circa 5.400 ha (oltre il 90% della superficie agricola totale), si tratta principalmente di seminativi e prati. La superficie a prevalente copertura erbacea delle Valli Gesso, Vermenagna, Pesio ammonta complessivamente a 20.536 ha (28% dell’intero territorio), escludendo le superfici occupate da praterie rupicole (8.348 ha) e da cespuglieti (3.067 ha) le aree soggette a pascolamento intensivo si riducono a 9.121 ha, di cui 2.281 ha costituiti da prati-pascoli di fondovalle. Nella seguente tabella si elencano le Categorie d’uso del suolo che compongono ciascun raggruppamento, indicando per ciascuna di esse la superficie topografica rilevata e le percentuali d’incidenza di ogni Categoria, in rapporto alla superficie del Raggruppamento e dell’intero territorio delle valli.

117117

Tabella 64. Suddivisione per Raggruppamenti di categorie e per Categorie d’uso del suolo

Raggruppamento di Categorie

Codice uso suolo Categorie di Uso del suolo

Superficie totale

[ha]

parziale [%]

totale [%]

FA Faggete 14.108 47,7% CA Castagneti 7.705 26,0% QR Querceti di roverella 69 0,2% QV Querceti di rovere 186 0,6% AB Abetine 870 2,9% LC Lariceti e cembrete 652 2,2% PN Pinete di pino montano 465 1,6% AF Acero-tiglio-frassineti 2.477 8,4% BS Boscaglie pioniere e d'invasione 1.684 5,7% SP Formazioni legnose riparie 330 1,1% AN Alneti montani 34 0,1% RB Robinieti 7 0,0% RI Rimboschimenti 991 3,4%

Boschi

Totale Boschi 29.578 100,0% 40,6%

OV Arbusteti subalpini 2.743 94,4% AS Arbusteti montani 162 5,6%

Arbusteti

Totale Arbusteti 2.905 100% 4,0%

Totale Superfici Forestali 32.483 100% 44.6%

CB Cespuglieti pascolabili 1.541 33,4% CP Cespuglietti 3.067 66,6%

Cespuglieti

Totale Cespuglieti 4.608 100,0% 6.3%

PT Prato-pascoli 2.281 14,3% PL Praterie 5.277 33,1% PB Praterie non utilizzate 22 0,1% PR Praterie rupicole 8.348 52,4%

Prati e pascoli

Totale Prati e pascoli 15.928 100,0% 21,9%

Totale superfici a prevalente copertura erbacea 20.536 100.0% 28,2%

SE Seminativi 5.309 82,9% FV Frutteti vigneti orti 187 2,9% AL Arboricoltura da legno 133 2,1%

Colture agrarie

PX Prati stabili 776 12,1%

Totale Colture Agrarie 6.405 100,0% 8.8%

Altro UI Aree urbanizzate 1.006 7,5% UV Verde pubblico 133 1,0% ES Aree estrattive 230 1,7% AQ Acque 282 2,1% GR Greti 87 0,7% RM Rocce e macereti 11.629 87,0%

Totale Altre occupazioni del suolo 13.367 100,0% 18,4%

Superficie totale 72.791 100% 100%

118

Nelle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio le Superfici Forestali ammontano a 32.483 ha, di cui 29.578 ha di boschi (91.1%) e 2.905 ha di arbusteti (8.9%); i boschi corrispondono al 40,6% della superficie totale. Il popolamento (categoria forestale) che maggiormente caratterizza la Comunità Montana è la Faggeta con 14.108 ha, pari al 47.7% dei boschi, diffusa nelle medie ed alte Valli, soprattutto nei Comuni di Entracque (3.057 ha), Valdieri (2.717 ha) e Vernante (2.124 ha). Seguono per importanza, fra i popolamenti forestali, i Castagneti che occupano 7.705 ha equivalenti al 26,0% delle superfici forestali, sono localizzati nella bassa e media Valle a quote inferiori ai 950 metri, soprattutto nei Comuni di Chiusa di Pesio (2.160 ha), Peveragno (1.424 ha), Boves (1.373 ha) e Robilante (1.097 ha). Il 28,2% della superficie totale della Comunità Montana è occupata da pascoli, praterie e cespuglieti localizzati prevalentemente nei Comuni di testata, per un totale di 20.536 ha dei quali 3.067 ha sono classificati come cespuglieti non pascolabili e quindi in uno stadio evolutivo tendente alla formazione di nuovi arbusteti.

Superficie forestale (SF) Nel complesso le superfici forestali ammontano a 32.483 ha di cui 17.909 ha, pari al 55,1%, di proprietà privata, e 14.574 ha, pari al 44,9% di proprietà pubblica. Fanno parte di questa categoria tutte le superfici occupate da popolamenti arborei ed arbustivi con una copertura del suolo superiore al 20%. Si tratta di un’ampia gamma di popolamenti forestali, tra i quali i più importanti per estensione e valore economico e paesaggistico, sono le Faggete (14.108 ha) e i Castagneti (7.705ha). Tra le formazioni secondarie sono da segnalare soprattutto i popolamenti d’invasione (2.477 ha di Acero-tiglio-frassineti, 1.684 ha di Boscaglie pioniere e d’invasione e 2.743 ettari di Arbusteti subalpini. I popolamenti di conifere si estendono nelle aree protette su una superficie totale di circa 2.000 ettari di cui 870 ha di Abetina, 652 ha di Lariceti e cembrete oltre a 465 ha di Pinete di pino montano prostrato. Gli interventi di rimboschimento interessano una superficie totale di 991 ettari ubicati nelle fasce vegetazionali del faggio e del castagno. Completano il quadro le Formazioni riparie (330 ha) e i rari Robinieti (7 ha) che colonizzano gli alvei del torrenti principali nei fondovalle pianeggianti.

119

Tabella 65. Ripartizione superficie forestale per Categoria e per Proprietà

CATEGORIA [%]

Privati [ha]

[%]

[%]

Pubblici [ha]

[%]

[%]

Totale [ha]

[%]

Faggete 36,7% 5.182 28,9% 63,3% 8.926 61,2% 100,0% 14.108 43,4% Castagneti 95,9% 7.391 41,3% 4,1% 315 2,2% 100,0% 7.705 23,7% Querceti di roverella 52,2% 36 0,2% 47,8% 33 0,2% 100,0% 69 0,2% Querceti di rovere 68,3% 127 0,7% 31,7% 59 0,4% 100,0% 186 0,6% Abetine 81,4% 708 4,0% 18,6% 162 1,1% 100,0% 870 2,7% Lariceti e cembrete 30,7% 200 1,1% 69,2% 451 3,1% 100,0% 652 2,0% Pinete di pino montano 26,9% 125 0,7% 73,1% 340 2,3% 100,0% 465 1,4% Acero-tiglio-frassineti 80,4% 1.991 11,1% 19,6% 486 3,3% 100,0% 2.477 7,6% Boscaglie pioniere 46,2% 778 4,3% 53,8% 906 6,2% 100,0% 1.684 5,2% Saliceti e pioppeti di greto 98,8% 326 1,8% 1,5% 5 0,0% 100,0% 330 1,0% Alneti montani 100,0% 34 0,2% 0,0% - 0,0% 100,0% 34 0,1% Robinieti 100,0% 7 0,0% 0,0% - 0,0% 100,0% 7 0,0% Rimboschimenti 56,4% 559 3,1% 43,6% 432 3,0% 100,0% 991 3,1% Arbusteti subalpini 15,6% 427 2,4% 84,4% 2.316 15,9% 100,0% 2.743 8,4% Arbusteti montani 11,7% 19 0,1% 88,3% 143 1,0% 100,0% 162 0,5%

Totale 55,1% 17.909 100,0% 44,9% 14.574 100,0% 100,0% 32.483 100,0%

Aree a prevalente copertura erbacea Fanno parte di questa categoria tutte le superfici occupate da popolamenti erbacei escludendo le superfici di pianura e di fondovalle prettamente agricole. Si tratta dei popolamenti di media ed alta valle di interesse dal punto di vista pastorale. Vengono a tal fine compresi in tale classificazione anche i cespuglieti (pascolabili e non) in quanto contribuiscono a chiarire le dinamiche di evoluzione delle superfici soggette a pascolamento. Le aree a prevalente copertura erbacea occupano una superficie complessiva pari a 20.536 ha (28,2%) collocandosi al secondo posto in ordine di estensione dopo le superfici forestali. Da rilevare l’elevata diffusione delle praterie rupicole (8.348 ha) che rappresentano oltre il 50% delle superfici sviluppandosi su buona parte dei versanti di testata (soprattutto in valle Gesso). Le superfici soggette a pascolamento intensivo ammontano a 5.277 ha e si collocano al secondo posto in ordine di estensione seguite da cespuglieti (3.067 ha) e dai prato-pascoli (2.281). Nella tabella seguente vengono riportate le estensioni delle formazioni a prevalente copertura erbacea distinte in ogni ambito comunale.

120

Tabella 66. Ripartizione delle formazioni a prevalente copertura erbacea per Comune Formazioni a prevalente copertura erbacea

Cesp

uglie

ti pa

scol

abili

Cesp

uglie

ti

Prat

erie

ab

band

onat

e

Pasc

oli

Prat

erie

rupi

cole

Prat

o-Pa

scol

i

Tota

le

Comune

[%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha]

Boves 3,0 47 6,4 195 - 0 1,3 69 1,7 139 10,3 235 3,3 684 Chiusa di Pesio 7,8 121 8,4 258 94,9 21 13,3 702 5,5 463 13,4 305 9,1 1.871 Entracque 12,9 199 36,0 1.104 0,0 0 14,4 757 39,0 3.257 11,2 255 27,1 5.572 Limone P. 31,3 482 6,0 185 0,0 0 30,9 1.631 13,2 1.105 18,2 415 18,6 3.818 Peveragno 11,1 171 8,1 249 0,0 0 5,4 284 1,3 107 6,6 151 4,7 962 Roaschia 1,3 20 5,1 156 0,0 0 3,1 164 2,3 195 4,2 97 3,1 632 Robilante 0,4 6 0,5 15 0,0 0 1,0 51 0,0 - 14,9 340 2,0 412 Roccavione 0,0 0 0,5 14 0,0 0 0,2 9 0,1 7 3,1 70 0,5 100 Valdieri 15,9 246 23,5 720 2,4 1 12,7 672 31,3 2.613 3,7 85 21,1 4.336 Vernante 16,1 248 5,6 172 0,0 0 17,8 939 5,5 462 14,4 330 10,5 2.151

Totale 100,0 1.541 100,0 3.067 100,0

22 100,0 5.277 100,0 8.348 100,0

2.813 100,0 20.536

Prato-Pascoli (PT)

Sono state considerate in questa categoria le superfici a colture foraggiere permanenti in attualità d’uso con almeno uno sfalcio e generalmente pascolate. I Prato-pascoli sono diffusi principalmente nella medie valli dove occupano aree di fondovalle e porzioni di superficie localizzate vicino ai nuclei rurali. I prato-pascoli ammontano complessivamente a 2.281 ha pari al 3,1% della superficie totale, quasi esclusivamente su terreni di proprietà privata. Praterie (PL)

In questa categoria rientrano le praterie a cotiche stabili, spontanee o modificate nella composizione dalle pratiche alpicolturali, in attualità d’uso quindi pascolate da ungulati domestici. Le praterie occupano 5.277 ha (7.2% della superficie totale) e sono localizzate nella media ed alta valle ad altitudini superiori ai 1.200÷1.400 m s.l.m.. Le testate delle Valli Pesio e Vermenagna sono interessate da complessi pascoli di notevole estensione; su tali aree la morfologia dei rilievi permette un diffuso sfruttamento delle aree di versante; in Valle Gesso viceversa, i pascoli sono per lo più confinati negli stetti fondovalle alpini mentre i versanti laterali sono destinati, dove possibile all’alpicoltura estensiva mediante utilizzo di ovi-caprini. Praterie non utilizzate (PB)

Si tratta di superfici presentanti caratteristiche analoghe alle praterie ma non in attualità d'uso. Nell’area oggetto di studio questa categoria è scarsamente rappresentata; in realtà in alta Valle Gesso sono presenti diverse aree abbandonate dal pascolamento bovino ma, a livello cartografico, sono state inquadrate nelle praterie rupicole in quanto si tratta di superfici ad elevata pendenza soggette occasionalmente a pascolo ovi-caprino estensivo.

121

Praterie rupicole (PR)

Praterie con copertura vegetale erbacea compresa tra il 20% ed il 50%, anche cespugliate, arbustate o arborate con copertura relativa maggiore del 20%. In pratica, rientrano nella categoria tutte le formazioni dei versanti molto acclivi con suolo estremamente superficiale dove è presente una vegetazione in libera evoluzione in quanto l’eventuale presenza di ovicaprini domestici non è in grado di influenzare le condizioni vegetazionali. Le superfici complessivamente ammontano a ben 8.348 ha interessando l’11.5% del territorio. Da rilevare come oltre il 70% delle aree sia compreso nei comuni di Valdieri ed Entracque (5.870 ha). Cespuglieti (CP)

Si tratta di formazioni spontanee cespugliose ad ericacee (rododendri, vaccinieti loro formazioni consociate) e ginepri con copertura superiore al 50%. Le aree individuate si sviluppano tendenzialmente sui versanti nord ad altitudini superiori ai 1500 m s.l.m. Complessivamente occupano 3.067 ha pari al 4.2% della superficie totale; anche questa categoria è largamente rappresentata in alta Val Gesso (60% sul totale) con oltre 1.800 ha.

122

Cespuglieti pascolabili (CB)

In questa categoria sono comprese le superfici invase da formazioni cespugliate (rodoreti, vaccinieti e formazioni a ginepro) che grazie alla non elevata percentuale di copertura arbustiva risultano ancora potenzialmente pascolabili. Si sviluppano su 1.541 ha (di cui 482 ha nel solo Comune di Limone) interessando lo 2.0% della superficie totale della Valle. La maggior parte della categoria è presente nella testata della Val Vermenagna; in particolare le arre semipianeggianti poste lungo la pista sterrata Liomone-Monesi.

Colture agrarie Tabella 67. Colture agrarie

Arbo

ricol

tura

da

legn

o

Frut

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Tota

le

Comune

[%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha]

Boves 27,6 37 47,8 89 3,8 30 26,7 1.417 24,6 1.573 Chiusa Pesio 38,9 52 19,8 37 23,3 181 19,3 1.026 20,2 1.295 Entracque 1,1 1 0,0 0 24,2 188 0,0 - 3,0 189 Limone P.te 0,0 0 0,0 0 0,0 - 0,0 - 0,0 - Peveragno 23,6 31 31,4 59 7,9 62 48,4 2.567 42,5 2.719 Roaschia 0,0 0 0,0 0 0,3 2 0,0 - 0,0 2 Robilante 4,9 7 0,3 0 0,6 5 1,0 55 1,0 67 Roccavione 4,0 5 0,3 1 4,3 33 4,6 244 4,4 283 Valdieri 0,0 0 0,4 1 35,5 276 0,0 - 4,3 276 Vernante 0,0 0 0,0 0 0,0 - 0,0 - 0,0 -

Totale 100,0 133 100,0 187 100,0 776 100,0 5.309 100,0 6.405

Seminativi (SE)

La categoria rappresenta il 7,3% della superficie sviluppandosi su 5.309 ha principalmente nei Comuni di Peveragno, Boves e Chiusa di Pesio. I seminativi sono rappresentati da cereali (mais e frumento tenero) coltivati per la granella e ad uso animale, da erbai (erba medica e trifoglio) per la produzione di scorte di foraggio (insilati) e da soia e piante oleifere (girasole). L’individuazione puntuale di tali superfici è piuttosto in quanto le verifiche sono state fatte utilizzando ortofotocarte derivate da voli effettuati nel 1996.

123

Frutteti, vigneti, orti, giardini (FV)

Si tratta di una categoria poco diffusa a causa della non favorevole caratterizzazione dei suoli. Si sviluppano complessivamente su 187 ha interessando modeste superfici nei comuni di Boves, Peveragno e Chiusa di Pesio su terreni pianeggianti o modestamente acclivi. Prati stabili (PX)

Sono compresi in questa categoria le superfici prative di pianura che si differenziano dai prato-pascoli per la maggior specializzazione colturale e l’assenza o quasi di pascolamento. Si sviluppano su 776 ha e sono diffusi nei comuni caratterizzati da ampia zona agricola di fondovalle. Impianti per arboricoltura da legno (AL)

L’arboricoltura da legno occupa una superficie complessiva di 133 ha interessando principalmente i Comuni di Chiusa di Pesio, Boves e Peveragno. La quasi totalità degli impianti è rappresentata da pioppeti (cloni a rapido accrescimento quali I.214) che si sviluppano nelle porzioni di superficie pianeggianti di fondovalle. Non sono significative le superfici occupate da arboricoltura da legno a ciclo lungo finanziate dal Reg. CEE 2080/92.

Altre occupazioni del suolo Tabella 68. Altre occupazioni del suolo

Ac

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Verd

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Tota

le

Comune

[%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] Boves 8,9 25 0,0 - 29,5 26 0,0 3 26,3 264 55,9 74 2,9 392 Chiusa di P. 0,4 1 1,0 2 21,2 22 3,0 354 14,7 147 13,1 17 4,0 540 Entracque 46,7 131 0,0 - 19,2 17 44,6 5.189 6,9 70 1,6 2 40,5 5.409 Limone P.te 0,3 1 1,5 3 0,0 - 3,7 435 8,1 82 15,1 20 4,0 541 Peveragno 0,0 0 0,0 - 0,0 - 1,2 145 17,4 175 1,6 2 2,4 322 Roaschia 0,6 2 36,7 84 0,0 - 1,1 126 0,87 8 0,0 - 1,6 219 Robilante 3,8 11 15,9 37 3,7 3 0,0 1 8,7 87 1,5 2 1,1 141 Roccavione 14,0 39 17,3 40 5,9 5 0,0 1 8,0 80 2,3 3 1,3 168 Valdieri 24,8 70 22,7 52 20,3 18 44,1 5.124 5,4 55 5,4 7 39,8 5.326 Vernante 0,7 2 4,9 11 0,0 - 2,2 252 3,81 38 3,7 5 2,3 309

Totale 100,0 282 100,0 230 100,0 87 100,0 11.629 100,0 1.006 100,0 133 100,0 13.366 Aree urbanizzate, infrastrutture (UI)

In questa categoria sono comprese le superfici occupate da infrastrutture permanenti quali costruzioni, fabbricati e loro adiacenze, strade, ed impianti sportivi di estensione superiore ai 10.000 m2 (soglia minima cartografabile). La superficie complessiva della categoria è di 1.006 ha pari all’1,4% della superficie complessiva, rappresentata per la quasi totalità dai grossi centri di fondovalle (principalmente Boves, Chiusa di Pesio e Peveragno).

124

Rocce, macereti, ghiacciai (RM)

Includono tutte le superfici di almeno 10.000 m2, caratterizzate da una copertura vegetazionale inferiore al 20%. Si tratta di pareti rocciose, frane, calanchi, canaloni di valanga, zone erose o dissestate in genere. Nella zona oggetto di studio sono diffuse principalmente nei Comuni di Valdieri ed Entracque (quasi il 90%) sviluppandosi su superfici di testata quasi esclusivamente di proprietà pubblica. Complessivamente rappresentano il 16.0% della superficie totale (11.629 ha). Greti (GR)

Comprendono le rive dei corsi d’acqua cartografabili prive di copertura vegetale permanente. Si sviluppano complessivamente su 87 ha e sono rappresentate principalmente (in quanto di ampiezza apprezzabile) dall’alveo dei torrenti principali nelle zone di media e bassa valle. Verde pubblico (UV)

La categoria occupa complessivamente 133 ha sviluppandosi nel contesto urbano dei grossi centri di fondovalle. Da rilevare in particolare le superfici facenti capo ai campi da golf nei Comuni di Boves e Limone e l’estesa area a verde nel concentrico di Chiusa di Pesio. Acque (AQ)

Comprendono gli specchi d’acqua includendo i corsi d’acqua principali nelle porzioni di fondovalle. La categoria occupa complessivamente 282 ha (0.4% della superficie totale); da rilevare gli specchi d’acqua facenti capo agli impianti idroelettrici dell’Enel nel comune di Entracque (131 ha), i numerosi laghetti alpini localizzati nel Comune di Valdieri (70 ha) e le superfici facenti capo al torrente Gesso nei Comuni di Boves, Robilante e Roccavione.

125

Individuazione e caratterizzazione dei boschi secondo i tipi forestali. (COMPOSIZIONE, GOVERNO, TRATTAMENTO PASSATO E ATTUALE)

I Tipi forestali dell’Area Forestale n. 11 – Valli Gesso, Vermenagna e Pesio Nel presente paragrafo si descrivono i Tipi Forestali individuati nelle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio, con particolare riferimento a distribuzione areale, composizione ed evoluzione vegetazionale, forma di governo ed ai rilievi dendro-auxometrici effettuati per la realizzazione dell’inventario forestale sopra citato. Le Categorie forestali individuate sono le seguenti:

Tabella 69. Categorie forestali delle Valli Gesso Vermenagna e Pesio Categorie forestali

Codice Descrizione

FA Faggete

CA Castagneti

QR Querceti di roverella QV Querceti di Rovere AB Abetine LC Lariceti e cembrete PN Pinete di pino montano AF Acero-tiglio-frassineti BS Boscaglie pioniere e d’invasione SP Saliceti e pioppeti ripari AN Alneti planiziali e montani RB Robinieti RI Rimboschimenti

OV Arbusteti subalpini AS Arbusteti planiziali collinari e montani

Le superfici forestali sono state classificate a livello di tipo, sottotipo e variante secondo le codifiche dell’elenco dei Tipi forestali del Piemonte; quelli individuati nell’Area forestale n. 11 – Valli Gesso, Vermenagna e Pesio, sono i seguenti: FAGGETE (FA)

FA30X Faggeta mesoxerofila

FA40X Faggeta eutrofica

FA40A var. con abete

FA40C var. con latifoglie miste

FA50X Faggeta mesotrofica

FA50A var. con abete

FA50B var. con latifoglie mesofile

FA60X Faggeta oligotrofica

126

FA60C var. con castagno

FA60F var. con latifoglie miste su suoli superficiali

FA60G var. con rovere

FA60H var. con betulla

FA70X Faggeta altimontana a megaforbie

FA82X Faggeta basifila pioniera – st. ad Astragalus sempervirens

CASTAGNETI (CA)

CA10X Castagneto da frutto CA20X Castagneto ceduo o/a struttura irregolare CA20B var. con altre latifoglie d’invasione CA20C var. con faggio CA20D var. con rovere CA20E var. con pino strobo naturalizzato CA30X Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia CA30A var. con betulla CA30C var. con rovere CA30D var. con roverella CA30F var. con faggio QUERCETI DI ROVERELLA (QR)

QR40X Querceto xero-basifilo di roverella QR50A var. con castagno QR50B var. con latifoglie miste QUERCETI DI ROVERE (QV) QV10X Querceto di rovere a Teucrium scorodonia QV10A var. con faggio QV20X Querco-tiglieto QV70X Querceto di rovere a Potentilla alba ABETINE (AB) AB10X Abetina eutrofica AB10C var. con latifoglie miste AB20C var. con picea AB40X Abetina altimontana a megaforbie LARICETI E CEMBRETE (LC) LC51X Larici-cembreto su rodoreto-vaccinieto - st. inferiore LC52C Larici-cembreto su rodoreto-vaccinieto - st. superiore - var. a cembro

PINETE DI PINO MONTANO (PN) PN21X Pineta di pino montano prostrato - st. basifilo a Globularia cordifolia PN23X Pineta di pino montano prostrato - st. acidofilo a Rhododendron ferrugineum ACERO-TIGLIO-FRASSINETI (AF) AF40X Acero-tiglio-frassineto di forra AF40A var. immatura ad ontano bianco

127

AF40C var. ad acero di monte AF40D var. a tiglio cordato AF42X st. dei canaloni di valanga con maggiociondolo alpino AF50X Acero-tiglio-frassineto d'invasione AF50B var. a frassino AF50C var. ad acero di monte AF50D var. con faggio AF50E var. con castagno BOSCAGLIE PIONIERE E D’INVASIONE (BS) BS22X Betuleto montano - st. d'invasione BS22B var. con nocciolo BS32X Boscaglie d’invasione - st. montano BS32A Boscaglie d’invasione - st. montano - var. a sorbo degli uccellatori BS32C var. a maggiociondoli BS32D var. a saliconi BS42X Corileto - st. d’invasione BS42A var. con latifoglie varie

SALICETI E PIOPPETI RIPARI (SP) SP10X Saliceto arbustivo ripario SP21X Saliceto di salice bianco - sottotipo paludoso con ontano nero ALNETI PLANIZIALI E MONTANI (AN)

AN11X Alneto di ontano nero - sottotipo umido AN11B var. con frassino AN22A Alneto di ontano bianco - sottotipo ripario - var. con acero di monte e frassino

ROBINIETI (RB) RB10X Robinieto

RIMBOSCHIMENTI (RI) RI10X Rimboschimento dei piani planiziale e collinare RI10A var. con latifoglie codominanti d’invasione RI10B var. a pino strobo RI10D var. a latifoglie autoctone RI20A Rimboschimento del piano montano - var. con latifoglie codominanti d’invasione RI20C var. a larice europeo RI20D var. a picea RI20F var. a pino silvestre RI20H var. a conifere miste ARBUSTETI SUBALPINI (OV) OV31X Alneto di ontano verde – st. primario OV32X Alneto di ontano verde – st. d’invasione ARBUSTETI PLANIZIALI COLLINARI E MONTANI (AS)

128

AS20X Arbusteto montano xerofilo di Amelanchier ovalis AS22X Arbusteto montano xerofilo di Amelanchier ovalis - st. con Juniperus phoenicea AS60X Arbusteto montano di Buxus sempervirens

Faggete (FA) Le Faggete occupano una superficie di 14.108 ha, corrispondenti a circa la metà dell’intera superficie forestale; si trovano prevalentemente in Valle Gesso (6.705 ha), nell’alta Valle Vermenagna (4.783 ha) e caratterizzano la parte mediana della Valle Pesio (2.620 ha). La distribuzione delle Faggete dell’Area forestale n. 11 – Valli Gesso, Vermenagna e Pesio è la seguente:

Tabella 70. Distribuzione delle Faggete (FA)

COMUNE Gesso [ha]

Vermenagna [ha]

Pesio [ha] Superficie [ha]

Boves - - 548 548

Chiusa di Pesio - - 1.313 1.313

Entracque 3.057 - - 3.057

Limone Piemonte - 1.768 - 1.768

Peveragno - - 759 759

Roaschia 932 - - 932

Robilante - 600 - 600

Roccavione - 291 - 291

Valdieri 2.716 - - 2.716

Vernante - 2.124 - 2.124

Totale 6.705 4.783 2.620 14.108

In questa Categoria l’indagine inventariale ha portato a classificare sei Tipi Forestali diversi per composizione, struttura e caratteristiche stazionali, tra i quali il più diffuso è la Faggeta mesotrofica (FA50X) con le varianti con abete (var. FA50A), con latifoglie miste (var.FA50B) e con larice (var. FA50C) che si trovano su versanti con suoli mediamente profondi; di uguale importanza areale sono le Faggete oligotrofiche (FA60X) e le loro varianti con castagno (var. FA60C), con latifoglie miste su suoli superficiali (var. FA60F), con rovere (var. FA60G) e con betulla (var. FA60H) che colonizzano i versanti più assolati, mentre nelle zone più fresche si incontrano le Faggete eutrofiche (FA40X), una porzione delle quali è mista ad abete bianco (var. FA40A) e a latifoglie mesofile (var. FA40C); la Faggeta mesoxerofila (FA30X) caratterizza le stazioni più aride, mentre sugli alti versanti con suoli superficiali si incontra sia la Faggeta altimontana a megaforbie (FA70X) sia la Faggeta basifila pioniera – sottotipo ad Astragalus sempervirens (st. FA82X) La composizione dendrologica media per numero di piante è caratterizzata da un’alta percentuale di faggio (85,3%) consociato localmente con latifoglie mesofile come aceri e tigli, secondariamente con castagno, frassino maggiore e betulla; nelle Faggete della Valle Pesio, nei bassi versanti, si segnala la presenza dell’olmo di montagna. Le conifere sono presenti sporadicamente nelle zone di transizione con le Abetine in Valle Pesio e con i Lariceti in Valle Gesso. Il rilievo di 270 aree di saggio nelle Faggete ha permesso di individuare la seguente composizione specifica riferita alla media di tutti i rilevamenti.

129

Tabella 71. Composizione delle Faggete (FA)

raggruppamento inventariale specie del raggruppamento

numero di piante

[%]

massa legnosa

[%]

Faggio faggio comune 85,3 83.6

Castagno castagno comune 1,1 1,2 Querce roverella e rovere 0,6 0,8

Latifoglie mesofile frassino maggiore, ciliegio, acero di monte, acero riccio, tiglio nostrano, tiglio selvatico e olmo di montagna

2,3 4,9

Altre latifoglie betulla verrucosa, nocciolo comune, sorbo montano, sorbo degli uccellatori e carpino comune

10,1 6,0

Abete bianco abete bianco 0,2 2,8

Larice larice comune 0,1 0,4

Totale 100,0 100,0 Questi boschi sono prevalentemente puri e sono localizzati nella fascia altitudinale compresa tra 800 e 1650 metri, al di sopra dell’orizzonte del castagno in generale e delle querce, in particolare nella zona di Valdieri; nei due Parchi Naturali la fascia del faggio è localmente sovrastata da popolamenti di conifere, mentre nel resto del territorio si estende sino al limite superiore della vegetazione arborea e confina con le praterie d’alta quota o con le formazioni rocciose. I versanti interessati dalla presenza di questi popolamenti forestali hanno un orientamento prevalente a settentrione e a levante con pendenze da moderate a forti, comprese in media tra 20° e 40°, con punte che raggiungono i 50° localizzate (Valle Gesso). La forma di governo più diffusa è il ceduo matricinato (11.510 ha), con turni a regime di 30-35 anni come si può osservare soprattutto sui bassi versanti della Valle Vermenagna e nelle zone dove la viabilità forestale permette le utilizzazioni forestali. Questo assetto evolutivo è nettamente prevalente rispetto al ceduo a sterzo (146 ha) che, pur avendo una certa importanza nei comuni di Valdieri e di Entracque, dove vaste aree boschive di proprietà comunale sono concesse in affitto suddivise in piccoli lotti conosciuti come “lottini”, da governare prevalentemente a sterzo, non ha un’ampia distribuzione areale, in quanto molti di questi lottini vengono trattati per piccole aree come cedui matricinati. Tra le altre forme di governo si evidenziano i cedui composti con piano dominante costituito in prevalenza da conifere (520 ha) e le poche fustaie di faggio (83 ha)e i cedui in conversione spontanea o recentemente convertiti a fustaia con i primi tagli di avviamento; sono inoltre presenti una quantità considerevole di Faggete senza gestione per condizionamenti stazionali (1.717 ha). Analizzando i rilievi delle piante campione si deduce soprattutto che l’età media delle Faggete è di 40 anni, con individui che raggiungono anche i 145 anni. Per quanto riguarda lo stadio di sviluppo e le tendenze evolutive delle Faggete si è rilevato che soltanto il 17% delle Faggete sono allo stadio di ceduo giovane, quindi a regime con età certamente inferiore ai 25 anni, con una bassa densità di matricinatura (circa 60 piante/ha); constatata la generale presenza di rinnovazione di faggio, si prevede che, nella maggior parte dei casi, questi popolamenti possano mantenere l’attuale forma di governo. Circa la metà delle Faggete sono cedui matricinati con uno stadio di sviluppo adulto o maturo, essendo popolamenti tecnicamente ancora a regime ma vicini alla soglia dei 40 anni, oltre la quale devono essere considerati invecchiati; sono cenosi di origine prevalentemente agamica dove sono

130

spesso evidenti fenomeni di affrancamento dei polloni dominanti, per cui la tendenza evolutiva va verso la formazione naturale di una fustaia di faggio accompagnata localmente da altre latifoglie. Più del 23% delle Faggete sono cedui matricinati o a sterzo, invecchiati oltre la soglia dei 40 anni, sono prevalentemente in fase di conversione naturale, data la forte presenza di polloni affrancati e di piante da seme, anche diverse dal faggio, che conferiscono ai popolamenti una struttura parzialmente disetanea; per queste cenosi la ceduazione deve essere evitata perché le note difficoltà di ricaccio delle ceppaie, confermate da numerose osservazioni su soprassuoli invecchiati caduti al taglio, come ad esempio quelli del Monte Cologne e tanti altri, dove la totale mancanza di ricacci dalle ceppaie di faggio ha addirittura provocato la trasformazione del soprassuolo che non può più essere considerato un ceduo di faggio, ma un corileto, un betuleto e comunque un popolamento d’invasione. Le fustaie sono presenti in diverse forme e riguardano soprattutto le “bandite” tradizionalmente poste a protezione attiva dei centri abitati; si tratta di popolamenti con una struttura prevalentemente irregolare in quanto gestite in passato con interventi selvicolturali sporadici e localizzati. In alcuni casi (Bosco delle Ciuliere, Bandita di Vola) i recenti interventi selvicolturali, eseguiti con tagli di avviamento del ceduo a fustaia, hanno conferito uniformità strutturale ai boschi ed hanno assecondato una naturale tendenza evolutiva. Ai fini delle utilizzazioni forestali, l’accessibilità è limitata dalle forti pendenze dei versanti, soltanto un terzo delle Faggete ha una viabilità adeguata alle necessità selvicolturali, mentre il sistema di esbosco più diffuso è il filo a sbalzo, soprattutto in Valle Vermenagna e in Valle Gesso, dove gli interventi selvicolturali riguardano sia utilizzazioni di boschi cedui sia miglioramenti forestali con tagli di avviamento e di conversione a fustaia; le più recenti e intensive utilizzazioni sono state effettuate soprattutto in Valle Pesio a carico di soprassuoli collassati a causa del disastroso incendio del 1990 divampato nella zona tra Pradeboni e i pascoli della Bisalta. Per la futura gestione di queste cenosi è importante rilevare che le Faggete sono prevalentemente di proprietà comunale, 8.926 ha pari al 63% del totale, distribuiti in Valle Gesso e Pesio, dove i boschi di faggio sono per la quasi totalità di proprietà pubblica contrariamente a quanto avviene in Valle Vermenagna dove le Faggete sono prevalentemente private. I dati dendrologici medi, basati sul rilievo di 270 aree di saggio, indicano che le Faggete hanno una densità di 1.703 piante/ha, una provvigione di circa 149 m3/ha ed un’area basimetrica di 30,6 m2/ha, mentre la media ponderale degli incrementi è pari circa al 4% della massa totale che, rapportata ai dati volumetrici medi (149 m³/ha), porta a stimare l’incremento corrente medio in circa 6 m³/ha e quindi ad un incremento annuo totale di circa 84.000 m³ di cui 70.000 m³ di legno di faggio. Nelle Faggete gli alberi sono distribuiti in classi diametriche comprese tra 10 e 50 cm con presenza di individui nelle classi con diametri anche superiori ad 80 cm; la maggior parte delle piante ha diametro inferiore a 15 cm, infatti la prima classe diametrica comprende il 55% delle piante presenti corrispondenti al 10,6% del volume totale; circa il 40% degli alberi ha diametri compresi tra 15 e 25 cm, dove è concentrata la maggior parte della massa legnosa (54,7%). Le classi diametriche tra 30 e 50 cm interessano soltanto il 3,6% delle piante ma costituiscono circa il 29% della provvigione nei boschi di faggio indicando una prevalente gestione passata a ceduo matricinato. La fertilità delle Faggete è generalmente modesta dal momento che il diametro medio di area basimetrica media risulta essere di circa 15 cm, mentre l’incremento medio si attesta su valori di 15-20 mm negli ultimi 10 anni, per cui una pianta impiega circa 35 anni, corrispondenti al turno del ceduo, per raggiungere il diametro di 15 cm. Poiché la maggior parte della massa è concentrata nelle classi centrali, tra 15 e 25 cm con prevalenza di quelle superiori, si registra una generale tendenza all’invecchiamento dei popolamenti. Nella seguente tabella è riportato il quadro complessivo delle Faggete con indicati anche i dati parziali relativi a ciascun Tipo forestale con le relative varianti; si tratta di dati che hanno una buona rappresentatività con errore statistico generalmente inferiore al 10% sia per i volumi che per il

131

numero di piante; fanno eccezione le Faggete altimontane a megaforbie e le Faggete basifile pioniere per le quali i dati inventariali sono puramente indicativi e non vengono qui riportati; anche le Faggete mesotrofiche con abete e con latifoglie hanno scarso valore statistico, se prese singolarmente, dato l’esiguo numero di aree di saggio disponibili, ma contribuiscono comunque a formare i dati medi più generali sia a livello di Categoria sia di Tipo forestale. Sul totale delle Faggete l’errore statistico è pari al 3,3% del numero di piante e al 4,1% della massa legnosa presente (provvigione espressa in metri cubi per ettaro).

132

Tabella 72. Faggete (FA): quadro riassuntivo Superficie planimetrica Dati inventariali medi

Tipi forestali e loro varianti codice proprietà privata

[ha]

proprietà

pubblica [ha]

Totale

[ha]

numero piante [n./ha]

area basimetrica

[m²/ha]

provvigione

[m³/ha] Faggete mesoxerofile FA30X 1.072 952 2.025 1.837 27,82 119,0 Faggeta eutrofica FA40X 349 1.157 1.506 1.709 32,10 157,5 Faggeta eutrofica con abete FA40A 114 - 114 - - - Faggeta eutrofica con latifoglie FA40C 143 104 248 1.141 23,42 139,4 Faggete eutrofiche 606 1.261 1.868 1.647 31,15 155,5 Faggeta mesotrofica FA50X 1.667 3.469 5.136 1.737 33,78 171,1 Faggeta mesotrofica con abete FA50A - 75 75 - - - Faggeta mesotrofica con latifoglie FA50B 482 310 793 - - - Faggeta mesotrofica bruciata FA50Z 63 61 124 - - - Faggete mesotrofiche 2.212 3.915 6.128 1.711 33,84 176,3 Faggeta oligotrofica FA60X 914 1.424 2.338 1.662 26,95 120,0 Faggeta oligotrofica con castagno FA60C 99 43 143 - - - Faggeta oligotrofica con latifoglie FA60F 24 56 80 - - - Faggeta oligotrofica con rovere FA60G 43 36 79 - - - Faggeta oligotrofica con betulla FA60H 109 123 232 - - - Faggeta oligotrofica bruciata FA60Z 1 - 1 - - - Faggete oligotrofiche 1.190 1.682 2.873 1.555 26,30 121,9 Faggete altimontane a megaforbie

FA70X 99 886 985 1730 28,42 129,6

Faggete basifile pioniere FA82X 2 228 230 - - -

Totale Faggete

5.182

8.926 14.10

8

1.703

30,59

149,4

Castagneti (CA) In questa Categoria, che caratterizza tutti i versanti al di sotto dei 1200 metri per un’estensione complessiva di 7.705 ettari, si sono individuati complessivamente tre Tipi forestali: la gran parte dei castagneti ha origine dal Castagneto da frutto (CA10X) ora parzialmente abbandonato, perciò il tipo forestale più frequente è il Castagneto a struttura irregolare (CA20X) con le sue varianti che, in ordine d’importanza, quella con latifoglie (var. CA20B), con faggio (var. CA20C), con rovere (var. CA20D), con pino strobo naturalizzato (var. CA20E) e con robinia (var. CA20A). Anche i castagneti cedui a Teucrium scorodonia (CA30X) si differenziano per composizione vegetazionale con le loro varianti con faggio (var. CA30F), con roverella (var. CA30D), con rovere (var. CA30C) e con betulla (var. CA30A). Durante le indagini inventariali sono state rilevate complessivamente 159 aree di saggio che permettono di ricavare dati con buona rappresentatività statistica (errore compreso tra 3 e 5%). Per quanto riguarda la composizione specifica i risultati medi dell’elaborazione statistica sono riportati nella seguente tabella:

133

Tabella 73. Composizione dei Castagneti (CA)

raggruppamento inventariale specie del raggruppamento

numero di piante

[%]

massa legnosa

[%] Castagno castagno comune 76,8 88,4

Faggio faggio comune 5,5 2,6

Latifoglie mesofile frassino maggiore, ciliegio, acero di monte, acero riccio, tiglio nostrano, tiglio selvatico 5,9 4,6

Altre latifoglie betulla verrucosa, nocciolo comune, acero campestre, sorbo montano, sorbo degli uccellatori e carpino comune

9,7 3,4

Querce rovere e roverella 1,1 0,2

Abete bianco abete bianco 0,1 0,1

Larice larice comune 0,1 0,0

Altre conifere pino nero, pino strobo 0,6 0,6 Totale 100,0 100,0

I Castagneti sono ampiamente diffusi generalmente al di sotto dei 1.100 metri con propaggini che raggiungono i 1200 metri, hanno una struttura prevalentemente irregolare, derivata dalla tradizionale coltivazione del castagno per la produzione del frutto e del legno, prevalentemente da ardere, che ha favorito la diffusione in purezza della specie; la frammentazione delle proprietà e la tendenza a diffondere il castagneto da frutto anche oltre il suo migliore areale, combinate con il successivo abbandono di parte dei Castagneti da frutto hanno dato origine a delle formazioni forestali disomogenee per gruppi che si estendono su vaste aree. I Castagneti da frutto (1.302 ha) segnalati sono quelli in produzione o di recente abbandono ed hanno una particolare importanza sia produttiva sia paesaggistico-ambientale oltre che tradizionale e storica. Tra i castagneti a struttura irregolare (3.541 ha), quasi 1500 ha presentano vaste aree con piante da frutto adulte potenzialmente produttive, quindi possono essere parzialmente recuperati alla produzione del frutto con gli adeguati interventi, altri 300 ettari possono potenzialmente essere convertiti a fustaia, mentre i restanti 1700 ettari sono governati prevalentemente a ceduo matricinato, con turno di ceduazione di 15-20 anni. I Castagneti cedui a Teucrium scorodonia coprono 2.862 ha, di cui circa 1.200 ha sono a regime, mentre più di 1.600 ha sono adulti o invecchiati con età variabili tra 20 e 60 anni. Sommando le sopra citate superfici rilevate a ceduo con quelle stimate all’interno dei popolamenti irregolari, si ricava che complessivamente i cedui di castagno presenti nell’Area forestale sono circa 4.500 ettari. I Castagneti (7.705 ha) sono formazioni forestali presenti in tutti i Comuni dell’Area Forestale n. 11, tra i quali quello con la maggiore estensione è Chiusa di Pesio, seguito da Peveragno, Boves e Robilante. La distribuzione areale dei castagneti nel loro complesso è la seguente:

134

Tabella 74. Distribuzione dei Castagneti (CA)

COMUNE Castagneti da frutto

Castagneti a struttura irregolare

Castagneti cedui

Totale Castagneti

Boves 350 623 401 1.373 Chiusa di Pesio 204 1.008 949 2.160 Entracque 2 21 - 24 Limone Piemonte 1 14 1 16 Peveragno 142 515 767 1.424 Roaschia 23 67 45 135 Robilante 354 464 279 1.097 Roccavione 151 451 194 796 Valdieri 42 136 70 248 Vernante 32 243 157 432

Totale 1.302 3.541 2.862 7.705 L’accessibilità di questi popolamenti è discreta con una rete di strade anche molto efficacie nelle zone dove sono maggiormente presenti i Castagneti da frutto, mentre può essere insufficiente soprattutto dove i pendii hanno pendenze elevate. I castagneti delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio hanno discreta statura media (16 metri), e diametro di area basimetrica media (23,3 cm), età media abbastanza elevata (38 anni), incrementi diametrici non eccessivi (27 mm negli ultimi dieci anni), corrispondenti ad una media poderale degli incrementi annui pari al 3,5% e ad un incremento corrente di 5-6 m3/ha, concentrato principalmente nei diametri compresi tra 18 e 35 cm, la cui quota di incremento corrente è pari a 3,5 m3/ha. Nel loro complesso i Castagneti delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio sono in discrete condizioni fitosanitarie: i danni provocati dal cancro corticale (Endothia parasitica) limitano in media le chiome di un quinto del suo volume con rari casi in cui metà della chioma è danneggiata dagli attacchi parassitari. Mediamente i Castagneti hanno densità di 841 piante/ha, provvigione di 245 m3/ha e area basimetrica di 36 m2/ha; se però si escludono i dati relativi ai Castagneti da frutto, le cui caratteristiche dendrologiche sono ben definite e sostanzialmente differenti dal resto dei Castagneti, si ricavano delle medie più attendibili per la gestione dei boschi per la produzione di legno, basate sull’elaborazione dei dati di 111 aree di saggio. Raffrontando le due serie di dati si osserva che nella seconda elaborazione i Castagneti hanno maggiore densità (1.120 piante/ha), minore provvigione (230 m3/ha) e area basimetrica leggermente superiore alla prima (36,6 m2/ha), per cui il diametro medio di ara basimetrica media risulta essere di circa 20 cm. Dal punto di vista patrimoniale si osserva che più del 95% dei Castagneti sono di proprietà privata.

135

Tabella 75. Castagneti (CA): quadro riassuntivo Superficie planimetrica Dati inventariali medi

Tipo forestale codice proprietà privata

[ha]

proprietà

pubblica [ha]

Totale

[ha]

numero piante [n°/ha]

area basimetric

a [m²/ha]

provvigione

[m³/ha] Castagneto da frutto CA10X 1.293 9 1.302 325 34,76 272,8 Castagneto irregolare CA20X 2.402 42 2.444 1.066 41,7 270,6 Castagneto irregolare con latifoglie

CA20B 620 56 676

1.249 32,94 214,5

Castagneto irregolare con faggio CA20C 222 46 268 1.274 46,73 304,9 Castagneto irregolare con strobo CA20D 89 - 89 - - - Castagneto irregolare con rovere CA20E 62 - 62 - - - Castagneto irregolare bruciato CA20Z 2 2 4 - - - Castagneti a struttura irregolare 3.397 146 3.543 1.200 39,54 255,7 Castagneto ceduo CA30X 2.182 55 2.237 1.084 29,48 166,4 Castagneto ceduo con betulla CA30A 24 13 36 - - - Castagneto ceduo con rovere CA30C 25 5 30 - - - Castagneto ceduo con roverella CA30D 46 38 84 - - - Castagneto ceduo con faggio CA30F 422 44 465 - - - Castagneto ceduo bruciato CA30Z 5 6 11 - - - Castagneti cedui a Teucrium scorodonia 2.704 161 2.863 1.084 29,38 165,0 Castagneti (tutti) 7.391 315 7.705 841 35,95 245,3 Castagneti (esclusi quelli da frutto) 6.098 306 6.404 1.120 36,59 230,4

Castagneto da frutto (CA10X)

Si tratta di popolamenti puri di castagno, di origine totalmente artificiale prevalentemente in attualità di produzione che, nelle zone marginali o nel caso in cui siano venute a mancare le cure colturali per alcuni anni, sono soggetti all’infiltrazione di altre specie arboree provenienti dalle formazioni forestali limitrofe, più frequentemente ciliegio, faggio e betulla. Parte dei castagneti cartografati si trovano in condizioni di parziale abbandono ma mantengono una struttura ancora integra anche se le specie invasive hanno già colonizzato parte delle superfici interessate; in questi casi è evidente un’evoluzione verso il castagneto a struttura irregolare che precede in via evolutiva il bosco misto di latifoglie autoctone. Allo stato attuale, è ancora possibile ricondurre questi soprassuoli al loro assetto originario ripristinando il Castagneto da frutto con semplici interventi di ripulitura a carico della vegetazione invadente e di potatura dei castagni da frutto. Per quanto riguarda i noti problemi fitosanitari del castagno, si è verificato che anche nelle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio il cancro corticale (Endothia parasitica) presenta la generale tendenza ad una minore virulenza rispetto ai decenni passati soprattutto a carico degli alberi più giovani; i castagni da frutto attualmente esistenti presentano adattamento al parassita con evidenti reazioni a livello corticale, disseccamento di parte della chioma (11% medio con punte massime di 40%), ma mantenimento di vitalità e produttività sulle branche attive, che generalmente formano chiome equilibrate e ben sviluppate. Questa cenosi occupa 1.293 ha distribuiti prevalentemente nel comune di Robilante, Boves e Chiusa di Pesio che interessano una fascia altimetrica compresa tra 600 e 1000 metri. Il Castagneto da frutto, dal punto di vista storico, culturale, paesaggistico e produttivo, rappresenta in questa zona un importante ed irrinunciabile elemento che deve essere conservato e valorizzato.

136

Tabella 76. Distribuzione dei Castagneti da frutto (CA10X)

COMUNE Gesso [ha]

Vermenagna [ha]

Pesio [ha] Superficie [ha]

Boves - - 350 350 Chiusa di Pesio - - 204 204 Entracque 2 - - 2 Limone Piemonte - 1 - 1 Peveragno - - 142 142 Roaschia 23 - - 23 Robilante - 354 - 354 Roccavione - 181 - 151 Valdieri 42 - - 42 Vernante - 32 - 32

Totale 67 538 696 1.301 I dati inventariali si basano su un congruo numero di rilevamenti (48 aree di saggio) i cui dati rilevati permettono di stabilire che, mediamente, i Castagneti da frutto hanno un’alta densità pari a 325 piante/ha, di cui 282 di castagno e 121 con diametro superiore a 35 cm, per cui si assume il valore di 120 piante/ha come densità media dei Castagneti da frutto corrispondenti ad un’interdistanza fra i castagni di circa 9 metri. L’area basimetrica media si attesta sul valore di 34,8 m2/ha ed il volume medio calcolato è pari a 273 m3/ha, mentre il diametro medio di area basimetrica media ha un valore di 37 cm che sale a 52 cm se si analizzano soltanto gli individui con diametro superiore ai 35 cm. E’ utile osservare che circa il 20% della massa legnosa e costituita da alberi che non fanno parte della struttura principale e che dovrebbero essere tendenzialmente abbattuti durante gli interventi di cura colturale; queste operazioni selvicolturali, volte al miglioramento ed alla conservazione dei Castagneti da frutto, permettono di ricavare mediamente una massa di 50-55 m3/ha.

Tabella 77. Castagneti da frutto (CA10X): quadro riassuntivo Superficie planimetrica Dati inventariali medi

Descrizione codice proprietà privata

[ha]

proprietà

pubblica [ha]

Totale

[ha]

numero piante [n°/ha]

area basimetric

a [m²/ha]

provvigione

[m³/ha]

Castagneto da frutto 325 34,76 272,8

Castagni da frutto con diametro superiore a 35 cm

CA10X 1.322 9 1.331 121 26,21 217,2

Castagneto ceduo o/a struttura irregolare (CA20X) e sue varianti (CA20A-

CA20B-CA20C-CA20D-CA20E)

I popolamenti forestali riconducibili al Castagneto ceduo o/a struttura irregolare sono i più diffusi nella categoria dei Castagneti soprattutto nella Valle Pesio che comprende anche tutte le formazioni castanili sulle pendici del Monte Besimauda, localmente conosciuto come Bisalta, e quelle della Valle Colla fino allo sbocco della Valle Vermenagna. Anche nella bassa Valle

137137

Vermenagna i Castagneti irregolari si estendono su interi versanti, mentre in Valle Gesso hanno un’estensione ridotta ad alcuni nuclei. I Castagneti a struttura irregolare si estendono su complessivi 3.541 ha, di cui 2.444 ha sono a composizione monospecifica, 676 ha vedono la presenza importante di altre latifoglie, 268 quella del faggio, 89 ha con rovere e 62 ha con pino strobo naturalizzato, localizzati nei territori comunali di Chiusa di Pesio e Peveragno dove forte è stata l’introduzione artificiale della conifera a rapido accrescimento. Tabella 78 Distribuzione dei Castagneti cedui o/a struttura irregolare (CA20X-CA20B-CA20C-

CA20D-CA20E)

COMUNE CA20X [ha]

CA20B [ha]

CA20C [ha]

CA20D [ha]

CA20E [ha]

CA20Z [ha]

TOTALE [ha]

Boves 522 66 35 - - - 623 Chiusa di Pesio 660 175 132 15 26 - 1.008

Entracque - 21 - - - - 21 Limone Piemonte 8 - 6 - - - 14 Peveragno 424 52 - 35 4 515 Roaschia 39 25 4 - - - 67 Robilante 322 121 21 - - - 464 Roccavione 320 61 - 69 - - 451 Valdieri 57 80 - - - - 136 Vernante 92 76 70 4 - - 243

Totale 2.444 676 268 89 62 4 3.541 Oltre al Tipo principale si sono evidenziate quattro diverse varianti all’interno dei quali esiste una notevole eterogeneità: le varianti sono quindi da considerarsi indicative ed individuano le aree con affinità strutturale e di composizione specifica. Si tratta di un’indicazione generale data al fine pratico di classificare i soprassuoli evidenziando quelli con una maggiore composizione monospecifica di castagno (CA20X) e quelli che hanno una composizione specifica mista tra le quali si sono individuate le varianti con altre latifoglie d’invasione (var. CA20B), con faggio (var. CA20C) e con rovere (var. CA20D) si aggiunge anche quella con pino strobo naturalizzato (var. CA20E) poco estesa ma significativa dal punto di vista selvicolturale. Tra le specie arboree che concorrono alla formazione dei soprassuoli in consociazione con il castagno si trovano il frassino maggiore, il sorbo degli uccellatori, il sorbo montano, il tiglio selvatico, il ciliegio, il faggio, localmente l’acero campestre e le querce (rovere e roverella). Sono presenti a gruppi tipicamente d’invasione anche la betulla verrucosa, l’acero di monte e il salice delle capre; per quanto riguarda lo strato erbaceo e/o suffruticoso si nota la presenza di rovo (Rubus sp.) e di felce aquilina (Pteridium aquilinum). I dati inventariali, basati sull’analisi di 64 aree di saggio, hanno buona rappresentatività statistica con errore inferiore al 5% se analizzati complessivamente, e compreso tra 6 e 11% nel caso dei singoli tipi o varianti tra i quali il più attendibile è il tipo principale (CA20X) con errore statistico pari a 8,1% sul calcolo del numero di alberi e soltanto del 5,9% sul dei volumi.

138

Tabella 79. Composizione dei Castagneti a struttura irregolare (CA20X) e loro varianti CA20X CA20B CA20C TOTALE

Composizione numero di piane

[%]

massa legnosa

[%]

numero di piane

[%]

massa legnosa

[%]

numero di piane

[%]

massa legnosa

[%]

numero di piane

[%]

massa legnosa

[%] Castagno 80,4 90,5 49,8 65,9 56,3 70,9 66,6 81,0 Faggio 1,5 1,1 3,9 3,0 30,9 19,2 7,4 4,6 Latifoglie mesofile 4,7 3,8 20,4 20,1 3,4 2,6 9,3 7,3 Altre latifoglie 13,1 4,4 22,5 9,9 6,4 5,5 14,2 5,8 Querce 0,1 0,2 3,4 1,2 1,8 0,4 1,5 0,4 Abete bianco 0,1 0,1 - - 1,2 1,4 0,3 0,3 Altre conifere - - - - - - 0,7 0,6

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Il termine “struttura irregolare” è inteso in senso ampio ed è relativo sia all’assetto evolutivo, con alternanza di cedui, forme di transizione e nuclei di fustaie, sia alla mescolanza del castagno con giovani esemplari di latifoglie di varie specie; a volte la mescolanza avviene per piede d’albero, altre per gruppi, altre volte ancora si alternano a mosaico aree con struttura più vicina al castagneto da frutto con aree governate a ceduo. Sono formazioni fortemente antropizzate: in passato erano parzialmente coltivati come castagneti da frutto che, in seguito agli attacchi parassitari, alle successive ceduazioni e al diffuso abbandono, ha dato origine spesso a soprassuoli puri di castagno con tendenza alla consociazione con altre latifoglie. Nelle superfici individuate, si nota spesso una contemporanea presenza di ceppaie, anche invecchiate, e di castagni da frutto, con l’inserimento più o meno marcato di specie codominanti, accessorie e d’invasione che, secondo la loro importanza all’interno del soprassuolo, caratterizzano le diverse varianti. I trattamenti pregressi sono individuabili sia nelle cure colturali dei castagneti da frutto, sia nel governo a ceduo, che può essere semplice nel caso degli ex frutteti, oppure matricinato per porzioni anche ampie di territorio un tempo marginali rispetto alla coltivazione del Castagneto da frutto. Sono popolamenti generalmente abbastanza maturi con età media di 35 anni, buona copertura, alta densità, la cui produzione legnosa è limitata dalla fertilità dei suoli che pur permettendo una crescita sufficiente in altezza (15,7 metri in media con punte massime di 20 metri) modera lo sviluppo diametrico che mediamente si attesta sul valore di 23 mm di incremento negli ultimi dieci anni, corrispondente ad una media ponderale degli incrementi di 4,4%, ad un valore di incremento corrente pari a circa 10,5 m3/ha. Complessivamente i Castagneti a struttura irregolare hanno discrete capacità produttive, con valori medi elevati per quanto riguarda la densità (1.200 piante/ha) e l’area basimetrica (39 m2/ha), ma soltanto discreti se si tratta di provvigione (256 m3/ha). Si stima che l’accrescimento annuo di questi soprassuoli produca circa 37.000 m³ di legno all’anno, nelle attuali condizioni. Castagneto ceduo o/a struttura irregolare (CA20X)

I castagneti classificati in questo Tipo forestale si estendono su 2.444 ha di cui circa metà sono governati a ceduo; sono popolamenti la cui evoluzione è legata alla passata ceduazione di vecchi castagneti da frutto e alla presenza di porzioni di bosco storicamente governati a ceduo matricinato. Ben 1.244 ha sono, invece, Castagneti da frutto abbandonati ormai da più di un decennio, che possono essere recuperati alla produzione con semplici interventi di ripulitura ed eliminazione della vegetazione invasiva. In generale l’assetto evolutivo di questi boschi è riconducibile al ceduo composto per gruppi, con tendenza alla formazione di popolamenti di latifoglie miste.

139

L’analisi dei dati dendrometrici si basa sul rilevamento di 25 aree di saggio. Sono costituiti da 80,4% di alberi di castagno, con la presenza sporadica di altre latifoglie, concentrate solitamente in gruppi d’invasione dove il popolamento di castagno è più rado, soprattutto in corrispondenza con in castagneti da frutto da tempo abbandonati. Questi soprassuoli sono situati prevalentemente in Comune di Chiusa di Pesio, sui bassi versanti a ridosso dei centri abitati di Boves e Peveragno, sui medi versanti in Comune di Robilante e sulle pendici settentrionali del Monte Cuccetto in Comune di Roccavione. Quasi tutti questi boschi sono di proprietà privata. Mediamente i Castagneti a struttura irregolare hanno alta densità, pari a 1.066 piante/ha, con area basimetrica elevata (41,7 m2/ha) e provvigione buona corrispondente a 270 m3/ha di cui il 28,1% si riferisce a piante di grandi dimensioni con diametro superiore a 35 cm, il 57% a piante con diametro compreso tra 20 e 35 cm mentre soltanto il 14,9% della massa è formata da piante con diametro inferire a 20 cm. La fertilità di questi castagneti non è alta se si considera che il diametro medio di area basimetrica media è pari soltanto a 22,3 cm. Variante con altre latifoglie d’invasione (CA20B)

I Castagneti a struttura irregolare con altre latifoglie d’invasione occupano 676 ha distribuiti prevalentemente nei Comuni di Chiusa di Pesio nei pressi della Cerosa, di Robilante sia vicino al capoluogo sia nelle Valli Agnelli, Pettavin, e Vermanera; Una parte consistente di questi castagneti si trova in Comune di Valdieri, nei pressi di Andonno, nella Valle Chero in Comune di Roccavione e nella Valle Colla in Comune di Boves dove i castagneti sono a contatto con le faggete. Sono soprassuoli con una struttura difficilmente definibile, frutto di molteplici interventi solitamente finalizzati al prelievo di tutta la massa legnosa da piccole superfici, molto spesso con l’abbattimento delle vecchie piante da frutto. Si tratta di popolamenti solitamente giovani o maturi, con forma di governo prevalente a ceduo semplice, la cui evoluzione naturale è indirizzata verso la formazione di fustaie di latifoglie miste; data la forte variabilità di struttura e forma di governo, anche in questo caso si è ritenuto di classificarli come cedui composti per gruppi. La viabilità di questi popolamenti è piuttosto ridotta in relazione agli altri castagneti, trattandosi di soprassuoli localizzati su pendii abbastanza articolati e ripidi. La difficoltà di accesso di questi castagneti è la causa di un loro precoce abbandono che ha permesso l’infiltrazione delle latifoglie d’invasione. La variante con latifoglie di invasione è caratterizzata dalla bassa incidenza percentuale del castagno, con il 50% delle piante e il 66% della massa, e dalla forte presenza di latifoglie mesofile, soprattutto ciliegio e frassino maggiore che interessano il 20% degli alberi e del volume; localmente sono presenti anche faggio, betulla e roverella. L’errore statistico di queste stime è di circa il 10% in più o in meno rispetto ai valori riportati che indica una discreta rappresentatività statistica, basata sul rilievo di 19 aree di saggio. Sono popolamenti generalmente più giovani degli altri castagneti irregolari, con il 12% della massa concentrata in piante con diametro inferiore a 10 cm (46% delle piante), e il 48% del volume distribuito nelle classi di diametro intermedie (20-35 cm); hanno età media di 32 anni, presentano la metà delle piante originate da seme, copertura delle chiome non sempre piena, altezza della pianta dominante che raggiunge i 25 metri con una media di 15,8 metri e diametro medio pari a 18,3 cm. Si tratta quindi di popolamenti a fertilità mediocre che, mediamente hanno elevata densità (1.249 piante/ha), area basimetrica discreta (33 m2/ha) e provvigione non elevata (215 m3/ha). Variante con faggio (CA20C)

I Castagneti a struttura irregolare con faggio occupano 268 ha complessivi, localizzati prevalentemente in Comune di Chiusa di Pesio nei pressi della Certosa e del Pilone dell’Olocco, sui

140

bassi versanti molto freschi della Valle Brominegra in Comune di Vernante e nella Valle Sambuco in Comune di Boves. Il castagneto a struttura irregolare, variante con faggio (var. CA20C) è presente nelle zone di contatto della fascia vegetazionale del castagno con quella del faggio. Tra i popolamenti con evidente derivazione antropica, dove è ancora percepibile la presenza del castagneto da frutto, sono classificati in questo Tipo forestale quelli che hanno raggiunto un buon livello di consociazione tra le due specie principali, castagno e faggio, e che sono evidentemente predisposti per la formazione di fustaie miste di latifoglie a prevalenza di castagno, con la presenza sporadica e localizzata di altre specie arboree soprattutto mesofile. Tra le specie erbacee si trovano Geranium nodosum, Athyrium filix-femina, Viola sp., Salvia glutinosa, Primula acaulis, Rubus hirtus, Euforbia sp., Pteridium aquilinum e anche Vaccinium myrtillus. Sono popolamenti prevalentemente invecchiati ma con età non superiore a 50 anni, sono soprattutto cedui matricinati, presentano una prevalenza di polloni rispetto alle piante franche, buona copertura delle chiome, altezza della pianta dominante che raggiunge i 20 metri con una media di 15,9 metri. Mediamente i castagneti a struttura irregolare con faggio hanno valori elevati di densità (1.274 piante/ha) e di area basimetrica (46,7 m2/ha) con conseguente provvigione abbondante (305 m3/ha), dovuta alla presenza importante di castagni con diametro superiore a 35 cm che costituiscono il 33% della massa. E’ interessante segnalare che il castagno il faggio ha una buona presenza numerica nella composizione (31% degli alberi) ma incide soltanto per il 19% sulla massa totale. Gli incrementi diametrici con valori mediocri (16 mm negli ultimi 10 anni), corrispondente ad una media ponderale degli incrementi del 4,6%, inferiore di un punto percentuale rispetto a quella dei cedui di castagno, indicano la generale maturità selvicolturale di questi soprassuoli.

Querceti di roverella (QR) I Querceti di roverella sono stati identificati in Valle Gesso (38 ha) e in Valle Vermenagna (31 ha), hanno una funzione prevalentemente protettiva e sono confinati in piccole porzioni di territorio con suoli superficiali ben drenati e clima più temperato rispetto alle zone limitrofe dovuto ad una buona insolazione dei versanti. I querceti di roverella, hanno capacità produttive molto ridotte ad eccezione di alcune stazioni con latifoglie miste, sono soprassuoli generalmente stabili anche se si incontrano cenosi pioniere e d’invasione sicuramente interessanti dal punto di vista botanico e naturalistico. I tipi forestali individuati sono il querceto xero-basifilo (QR40X) e il mesoxerofilo accompagnato da castagno (QR50A) o da latifoglie miste (QR50B). Il primo si trova in Valle Vermenagna nei pressi delle cave sui substrati calcarei marginali a quelli di interesse estrattivo, mentre i secondi sono presenti in particolare in Comune di Valdieri, sui versanti assolti della bassa valle nella bassa Valle; la zona più produttiva dei querceti di roverella è un versante meno assolato degli altri, nei pressi di Tetto Lombardo in Comune di Roaschia dove la roverella e il castagno formano una consociazione piuttosto stabile.

Tabella 80. Distribuzione dei Querceti di roverella (QR)

COMUNE QR40X [%]

QR50A [%]

QR50B [%]

TOTALE [ha]

Roaschia - - 5 5 Robilante 15 - - 15 Roccavione 4 - - 4 Valdieri - - 33 33 Vernante - 8 4 12

Totale 19 8 42 69

141

Nella raccolta dei dati inventariali, su questi popolamenti forestali di scarsa diffusione sul territorio sono state rilevate soltanto tre aree di saggio dalle quali si ha soltanto una indicazione con poca attendibilità statistica. L’osservazione di retta di queste cenosi permette di descrivere sommariamente la composizione di questi querceti che vede la prevalenza di roverella, consociata nelle stazioni più fertili con castagno e ciliegio e in quelle più aride con Acero campestre. Sono boschi che, come si è detto non hanno sufficienti capacità produttive per essere oggetto di interventi selvicolturali ma, in alcuni casi presentano soprassuoli misti ad altre latifoglie (castagno) e fortemente invecchiati nei quali si sono registrati massa legnosa e valori dendro-auxometrici che raggiungono gli stessi livelli dei castagneti; in generale si stima che la massa presente non supera i 100 m3/ha.

Tabella 81. Querceti di roverella (QR): quadro riassuntivo Superficie planimetrica Dati inventariali medi

Tipo forestale codice proprietà privata

[ha]

proprietà

pubblica [ha]

Totale

[ha]

numero piante [n°/ha]

area basimetric

a [m²/ha]

provvigione

[m³/ha] Querceto di roverella xero-basifilo QR40X 10 9 19 - - -

Querceto di roverella mesoxerofilo con castagno QR50A 8 - 8 - - -

Querceto di roverella mesoxerofilo con latifoglie miste QR50B 18 24 42 - - -

Totale 36 33 69 - - -

Querceti di rovere (QV) I Querceti nelle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio occupano una posizione nettamente marginale rispetto alle altre formazioni forestali, infatti sono distribuiti a macchie sul territorio ed hanno una scarsa rilevanza selvicolturale. Durante il lavoro cartografico e inventariale per la localizzazione dei Querceti di rovere si sono individuati quattro tipi forestali distribuiti prevalentemente su piccoli nuclei: il Querceto di rovere a Teucrium scorodonia (QV10X) con la sua variante con faggio (var. QV10A), presenti soprattutto nel Parco Naturale della Valle Pesio, il Querco-tiglieto (QV20X) che vegeta in Comune di Valdieri su un ampio versante sulla sinistra dell’asta principale del Torrente Gesso tra le frazioni di San Lorenzo e Sant’Anna ed un piccolo nucleo di Querceto di rovere a Potentilla Alba (QV70X) in Comune di Vernante, sopra Tetto Cavallo.

Tabella 82. Distribuzione dei Querceti di rovere (QV)

COMUNE QV10X [%]

QV10A [%]

QV20X [%]

QV70X [%]

TOTALE [ha]

Chiusa di Pesio 29 4 - - 33 Limone Piemonte 2 - - - 2 Roaschia - - 3 - 3 Robilante 2 3 - - 5 Valdieri - - 109 - 109 Vernante 3 26 - 4 34

Totale 36 33 112 4 186 Complessivamente, questi soprassuoli si estendono su 186 ettari i più rappresentativi dei quali, come si è detto in precedenza, sono classificati come Querco-tiglieti in quanto al loro interno è presente il Tiglio selvatico in piccoli nuclei o per piede d’albero nelle stazioni più favorevoli e fresche. Sono boschi a prevalenza di rovere la cui gestione selvicolturale ha subito negli ultimi decenni un rallentamento degli interventi sia a causa della scarsa provvigione presente, sia per la

142

forte irregolarità di questi soprassuoli che tradizionalmente sono stati gestiti a ceduo matricinato con ceduazioni che interessavano sempre limitate superfici o effettuate anche per singoli pedali. Sono soprassuoli in evoluzione, generalmente poco stabili, che in alcune aree si stanno stabilizzando. Le 11 aree di saggio rilevate portano a errori statistici compresi tra 10 e 14%, quindi hanno insufficiente rappresentatività, ma si ritengono utili per individuare alcuni aspetti di questi soprassuoli, prevalentemente localizzati su alti versanti assolati e crinali, a contatto con la fascia fitoclimatica del faggio. Insieme al rovere troviamo il faggio, ai limiti climatici superiori, la cui presenza indica una possibile evoluzione verso un bosco misto con questa specie; più in basso aumenta la presenza di carpino e si registrano anche molte specie xerofile e mesoxerofile. Il sottobosco, se ombroso, vede la presenza di Hedera helix oppure Pteridium aquilinum, mentre nelle zone a copertura rada si sviluppa uno strato erbaceo prevalentemente composto di festuche (Festuca sp.) con Teucrium scorodonia o Potentilla alba.

Tabella 83. Composizione dei Querceti di rovere (QV) TOTALE

Composizione numero di piane

[%]

massa legnosa

[%] Querce 53,3 53,7 Faggio 15,9 13,3 Castagno 5,0 5,9 Latifoglie mesofile 5,6 7,1 Altre latifoglie 19,1 17,2 Abete bianco 1,1 2,7

Totale 100,0 100,0

Sono popolamenti con struttura generalmente irregolare che, localmente, tendono alla formazione di fustaie. Le provvigioni legnose variano dai 100 ai 150 m3/ha, ripartiti fra 800-1800 polloni e matricine distribuiti in pari misura, con altezze dominanti mai superiori ai 12 metri, con valori di area basimetrica tra i 20 e i 34 m2/ha ed età sempre superiore ai 20 anni.

Tabella 84. Querceti di rovere (QV): quadro riassuntivo Superficie planimetrica Dati inventariali medi

Tipo forestale codice proprietà privata

[ha]

proprietà

pubblica [ha]

Totale [ha]

numero piante [n°/ha]

area basimetric

a [m²/ha]

provvigione [m³/ha]

Querceto di rovere a T. scorodonia QV10X 28 9 36 - - - Querceto di rovere a T. scorodonia con faggio QV10A 27 5 33 - - -

Querco-tiglieto QV20X 71 41 112 - - - Querceto di rovere a Potentilla alba QV70X 1 3 4 - - -

Totale

127

59

186 1.427 25,43 127,1

143

Abetine (AB) I boschi di abete bianco si estendono su 870 ettari distribuiti esclusivamente all’interno delle aree protette, per la maggior parte sono situati nel Parco della Valle Pesio (700 ha) dove caratterizzano l’intera testata della valle a ridosso della catena rocciosa del Marguareis, mentre i restanti 170 ettari si trovano nel Parco delle Alpi Marittime sopra Terme di Valdieri. Nelle due valli interessate dalla presenza di questa categoria forestale il tipo forestale più diffuso è l’Abetina eutrofica (AB10X) con la sua variante con faggio (var. AB10C) tipica della Valle Pesio, seguita dall’abetina altimontana a megaforbie (AB40X) più presente in Valle Gesso e dall’abetina mesotrofica mesalpica variante con picea (var. AB20C), presente in Valle Gesso.

Tabella 85. Distribuzione delle Abetine (AB)

COMUNE AB10X [ha]

AB10C [ha]

AB20C [ha]

AB40X [ha]

Totale [ha]

Chiusa di Pesio 85 537 - 77 700 Valdieri - - 45 125 170

Totale 85 537 45 202 870 L’indagine dendrologica si basa sul rilievo di 86 aree di saggio con dati di buona rappresentatività, con errore statistico variabile intorno al 5% sia riferito al numero delle piante, sia al calcolo della massa legnosa presente. La composizione dendrologica delle abetine evidenzia come gli abeti bianchi abbiano una bassa incidenza per numero di piante (47%) rispetto ad altre conifere e latifoglie che compongono la consociazione vegetale, ma l’incidenza di questa specie sul volume della massa legnosa è superiore all’83%. Ciò premesso si nota che l’abete è accompagnato da altre specie codominanti la più importante delle quali sono il faggio, sempre presente insieme alle conifere, il larice comune nelle zone di contatto con i lariceti e l’abete rosso che, localmente, tende ad essere predominante, soprattutto dove le condizioni stazionali sono meno fresche.

Tabella 86. Composizione delle Abetine (AB)

raggruppamento inventariale specie del raggruppamento

numero di piante

[%]

massa legnosa

[%]

Abete bianco abete bianco 47,0 83,1

Faggio faggio comune 28,3 6,1

Latifoglie mesofile frassino maggiore, acero di monte, tiglio selvatico, olmo di montagna 14,5 6,0

Altre latifoglie betulla verrucosa, sorbo degli uccellatori, salice delle capre, ontano bianco 8,9 0,8

Larice larice comune 1,1 3,6

Abete rosso abete rosso 0,2 0,3

Totale 100 100 Le Abetine occupano una fascia altitudinale compresa tra 1000 e 1700 metri che si trova a contatto in basso con i Castagneti ed in alto con i Lariceti e le Pinete di pino montano prostrato. Sono localizzate su ampi e freschi versanti a morfologia articolata con incisioni anche profonde, su substrati prevalentemente calcarei con presenza di dolomie e di formazioni cristalline massicce e scistose, su suoli mediamente profondi, evoluti, a pH variante da neutro ad acido, pietrosi oltre una certa profondità e ben drenati.

144

Sono fustaie con una struttura disetanea per gruppi che presenta su circa un quinto della superficie uno strato dominato costituito da ceduo a faggio attualmente invecchiato che comincia a concorrere con lo strato dominante. Si tratta di popolamenti particolarmente stabili che individuano la vegetazione finale della fascia su cui si sono sviluppati e sono il frutto di interventi selvicolturali lungimiranti effettuati in passato, nella fascia che tradizionalmente veniva riservata al faggio, frutto soprattutto della gestione forestale dell’Alta Valle Pesio da parte dei Frati Certosini i cui frutti sono ora salvaguardati da parte del Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro, giacché i boschi di proprietà dell’Opera Pia Parroci di Mondovì sono attualmente concessi in affitto all’Ente per la Gestione di gestione Parchi e Riserve Naturali del Cuneese di cui il Parco è parte integrante. La provvigione media ad ettaro delle abetine risulta essere piuttosto elevata con valore medio di 374 m3, area basimetrica di 38,4 m2/ha e densità di media di 724 piante/ha; la copertura delle chiome non è omogenea ma il suolo è sempre protetto almeno dalle specie accessorie ed arbustive. Le altezze delle piante dominanti sono comprese tra 18 e 27 metri con diametri di 60-80 cm; la media ponderale degli incrementi è pari al 2% con incremento corrente di 7,5 m3/ha, per cui si stima che l’accrescimento totale dei soprassuoli produca attualmente una massa legnosa di circa 6.500 m3, di cui 5.200 m3 in Valle Pesio. Si calcola che alla fine del quindicennio di validità del PFT la provvigione di questi soprassuoli raggiungerà 450-500 m3. Dall’analisi della ripartizione diametrica dei volumi si evince che il 66% della massa si trova nelle classi con diametro superiore a 35 cm e riguarda il 15,4% degli alberi; la distribuzione numerica è tipica di un soprassuolo disetaneo, quindi con numero di piante che decresce all’aumentare dei diametri, mentre i volumi sono distribuiti secondo una curva gaussiana con valori massimi compresi nelle classi tra 40 e 55 cm.

Tabella 87. Abetine (AB): quadro riassuntivo Superficie planimetrica Dati inventariali medi

Tipo forestale codice proprietà privata

[ha]

proprietà

pubblica [ha]

Totale

[ha]

numero piante [n°/ha]

area basimetric

a [m²/ha]

provvigione

[m³/ha] Abetina eutrofica AB10X 85 - 85 506 37,18 385,6 Abetina eutrofica con faggio AB10C 537 - 537 792 37,49 345,7

Totale 622 - 622 666 36,53 355,9 Abetina mesotrofica con picea AB20C - 46 46 - - - Abetina altimontana a megaforbie AB40X 86 116

202 758 35,40 339,2

Totale complessivo 708 162 870 724 38,44 374,3

Lariceti e cembrete (LC)

Larici-cembreto su rodoreto-vaccinieto – sottotipo inferiore (LC51X) -

sottotipo superiore variante a cembro (LC52C)

I lariceti sono presenti nei piani altimontano e subalpino a monte di Terme di Valdieri, negli alti Valloni della Valletta, di Lourousa e del Valasco, hanno una struttura molto irregolare, copertura quasi sempre rada, un tempo erano pascolati ove accessibile. Si tratta di popolamenti che si spingono quasi al limite superiore della vegetazione, situati prevalentemente su versanti articolati e rocciosi con la presenza di sporadici cembri e pini montani prostrati, quasi sempre in zone

145

impervie; fanno eccezione soltanto i pochi lembi di bosco che si spingono in basso fino alle strade del Piano della Casa del Re e del Piano del Valasco. La superficie complessiva ammonta a 652 ettari di cui se ne segnala uno soltanto in Comune di Limone Piemonte, che si segnala in quanto unica formazione naturale a larice della Valle Vermenagna, localizzata nella parte alta dell’angusta Valle di Cabanaira.

Tabella 88. Distribuzione dei Lariceti (LC)

COMUNE LC51X [ha]

LC52C [ha]

Totale [ha]

Limone Piemonte 1 - 1 Valdieri 378 273 651

Totale 379 273 652 I lariceti della Valle Gesso hanno coperture piuttosto rade (50% in media) con la presenza di individui adulti di larice, anche pluricentenari, con fusti rastremati, accompagnati in basso dall’abete bianco e in alto da sporadici esemplari di pino cembro. Con il sottotipo inferiore (st. LC51X) sono state individuate le cenosi con prevalenza di larice, con la presenza di sorbi, a copertura sempre superiore al 50%, spesso garantita dallo strato arbustivo; il sottotipo superiore è localizzato sugli alti versanti rocciosi nella variante a cembro (var. LC52C), ha copertura rada e caratteristiche nettamente rupestri. La provvigione è assai variabile , tre i 50 ed i 200 m3/ha, con incrementi corrente oscillanti tra 1 e 2 metri m3/ha annui; i lariceti della Valle Gesso hanno prevalente funzione di protezione generale, naturalistica e paesaggistica.

Tabella 89. Larici cembrete (LC): quadro riassuntivo Superficie planimetrica Dati inventariali medi

Tipo forestale codice proprietà privata

[ha]

proprietà

pubblica [ha]

Totale

[ha]

numero piante [n°/ha]

area basimetric

a [m²/ha]

provvigione

[m³/ha]

Larici-cembreto inferiore LC51X 137 242 379 315 19,39 169,3 Larici-cembreto superiore a cembro LC52C 64 209 273 - - -

Totale 200 451 652 377 19,96 176,4

Pinete di pino montano (PN)

Pineta di pino montano prostrato - sottotipo basifilo a Globularia cordifolia

(PN21X) e sottotipo acidofilo a Rhododendron ferrugineum (PN23X)

Nell’ambito dell’Area forestale n. 11 si sono individuati due sottotipi, la cui distinzione è strettamente legata al substrato litologico, caratterizzati dalla presenza del pino montano prostrato; la varietà di pino montano presente in alta Valle Pesio è stata interpretata e classificata da vari autori come Pinus mugo, Pinus pumilia e Pinus uncinata grex prostrata. Insieme al pino prostrato si possono trovare pini cembri e larici in Valle Gesso e cembri in Valle Pesio. lo strato arboreo ed erbaceo è composto spesso da erica carnea, accompagnata da salice astato, rododendro, ontano verde e ginepro nano.

146

Il sottotipo acidofilo (st. PN23X) è diffuso nel Vallone della Valletta in Valle Gesso e nella zona di Sestrera e nella conca delle Carsene in Valle Pesio, mentre il sottotipo basifilo (st.PN21X), molto più esteso, si incontra nell’alta Valle del Sabbione e nell’attigua Valle degli Alberghi sopra Palanfré su entrambi i versanti nel Parco delle Alpi Marittime, e sulla Catena del Marguareis nel Parco della Valle Pesio.

Tabella 90. Distribuzione delle Pinete di pino montano (PN)

COMUNE PN21X [ha]

PN23X [ha]

Totale [ha]

Chiusa di Pesio 101 33 134 Entracque 161 - 161 Limone Piemonte 19 1 20 Valdieri - 60 60 Vernante 87 3 90

Totale 368 87 465 Questi popolamenti arbustivi, unicamente a valenza naturalistica, e paesaggistica, non sono sottomessi a regimi selvicolturali, localmente sono in espansione e colonizzano pascoli poveri su macereti.

Tabella 91. Pinete di pino montano (PN): quadro riassuntivo Superficie planimetrica Dati inventariali medi

Tipo forestale codice proprietà privata

[ha]

proprietà

pubblica [ha]

Totale

[ha]

numero piante [n°/ha]

area basimetric

a [m²/ha]

provvigione

[m³/ha] Pineta di pino montano basifilo PN21X 34 63 97 - - - Pineta di pino montano acidofilo PN23X 91 277 368 - - -

Totale 125 340 465 - - -

Acero-tiglio-frassineti (AF) Le formazioni più mature si trovano negli impluvi e in zone molto umide, classificati generalmente come Acero-tiglio-frassineti di forra (AF40X), distinti in varianti a ontano bianco (var. AF40A), ad acero di monte (var. AF40C), e a tiglio cordato (var.AF40D); tra queste cenosi si incontra anche il sottotipo dei canaloni di valanga con maggiociondolo alpino (st. AF42X). La maggior parte degli Acero-tiglio-frassineti prende origine da formazioni invasive a diverso stadio di sviluppo classificate come Acero-tiglio-frassineti d’invasione (AF50X) con le varianti a frassino (var. AF50B), ad acero di monte (var. AF50C), con faggio (var. AF50D) e con castagno (var. AF50E). La specie maggiormente presente nella composizione di queste cenosi è il frassino maggiore, in percentuali mai superiori al 50%. Insieme a questa specie che è prevalente ma mai predominante, si trovano acero di monte, tiglio e ciliegio destinate a formare lo strato dominante quando la cenosi si sarà evoluta; fanno parte della consociazione vegetale anche salice delle capre, ontano bianco, nocciolo ed altre latifoglie colonizzanti. La composizione vegetazionale dello strato arboreo degli Acero-tiglio-frassineti è la seguente:

147

Tabella 92. Composizione degli Acero-tiglio-frassineti (AF)

raggruppamento inventariale specie del raggruppamento

numero di piane

[%]

massa legnosa

[%]

Latifoglie mesofile frassino maggiore, ciliegio, acero di monte, acero riccio, tiglio selvatico 67,5 74,8

Altre latifoglie

betulla verrucosa, pioppo tremulo, nocciolo comune, sorbo montano, sorbo degli uccellatori, acero oppio, carpino comune, ontano bianco, orniello

26,7 16,9

Faggio faggio comune 2,9 3,4

Querce roverella 1,4 1,2 Castagno castagno comune 0,8 2,7

Abete bianco abete bianco 0,2 0,9

Altre conifere pino nero, pino strobo 0,5 0,1 Totale 100 100

Gli Acero-tiglio-frassineti si estendono, complessivamente su 2.477 ettari, di cui 1.626 sono popolamenti di recente formazione; quelli di forra interessano 763 ha e sono più vecchi dei precedenti, mentre le formazioni a maggiociondolo dei canaloni di valanga occupano 88 ettari. Vernante è il Comune dove l’espansione di queste cenosi è maggiore con 457 ettari totali, di cui 374 d’invasione.

Tabella 93. Distribuzione degli Acero-tiglio-frassineti (AF)

COMUNE AF40 [ha]

AF42X [ha]

AF50 [ha]

Totale [ha]

Boves 16 4 67 87 Chiusa di Pesio 167 57 133 356 Entracque 179 163 341 Limone Piemonte 84 306 390 Peveragno 71 4 112 188 Roaschia 14 118 132 Robilante 7 72 80 Roccavione 29 78 107 Valdieri 119 17 202 339 Vernante 78 5 374 457

Totale 763 88 1.626 2.477 I valori medi inventariali, basati sul rilevo di 64 aree di saggio, registrano una densità di 985 piante/ha, un’area basimetrica di 19,3 m2/ha ed una provvigione di 155 m3/ha; questi discreti valori medi evidenziano che le cenosi in esame sono in corso di maturazione ed in evoluzione verso forme più complesse e stabili, dato confermato dalla presenza di una limitata rinnovazione spontanea, che si attesta su valori di 1200-1300 piante con diametro inferiore a 8 cm per ogni ettaro di superficie, dall’altezza delle piante dominanti (13,9 m) e dalla discreta copertura media delle chiome (74%).

148

Tabella 94. Acero-tiglio-frassineti (AF): quadro riassuntivo

Superficie planimetrica Dati inventariali medi

Tipo forestale codice proprietà privata

[ha]

proprietà

pubblica [ha]

Totale

[ha]

numero piante [n°/ha]

area basimetric

a [m²/ha]

provvigione

[m³/ha] Acero-tiglio-frassineti di forra AF40X 608

103

711

855 18,99 147,0

variante con ontano bianco AF40A 10

2

12

- - - variante ad acero di monte AF40C 25

2

28

- - -

variante a tiglio cordato AF40D 13

13

- - - Totale Acero-tiglio-frassineti di forra 656

107

763

956 19,11 147,5

Acero-tiglio-frassineti d’invasione AF50X 759

105

864

- - - variante a frassino AF50B 115

20

136

- - -

variante ad acero di monte AF50C 33

43

76

- - - variante con faggio AF50D 197

166

363

- - -

variante con castagno AF50E 173

14

187

- - - Totale Acero-tiglio-frassineti d’invasione 1.278

348

1.626

1.008 19,32 161,8

Acero-tiglio-frassineti di forra dei canaloni di valanga AF42X 57 31 88 - - -

Totale complessivo 1.991 486 2.477 985 19,24 155,1

Boscaglie pioniere e d’invasione (BS) Sono formazioni forestali marginali che colonizzano i versanti con gravi condizionamenti stazionali o superfici un tempo coltivate e pascolate. Ricadono in questa categoria i betuleti montani (BS22) le boscaglie d’invasione (BS32) e i corileti (BS42).

Tabella 95. Distribuzione delle Boscaglie pioniere e d’invasione (BS)

COMUNE BS22 [ha]

BS32 [ha]

BS42 [ha]

Totale [ha]

Boves 72 1 21 94 Chiusa di Pesio 32 151 119 301 Entracque 42 120 81 244 Limone Piemonte 58 39 21 119 Peveragno 19 60 56 136 Roaschia 76 8 53 137 Robilante 16 - 3 18 Roccavione 12 9 30 51 Valdieri 51 183 116 349 Vernante 58 153 24 235

Totale 436 723 525 1.684

Saliceti e pioppeti ripari (SP)

Saliceto arbustivo ripario (SP10X)

Si tratta di una cenosi con distribuzione discontinua, stabile ma erratica in quanto parzialmente e ciclicamente distrutta dalle piene e riformantesi altrove; è localizzata prevalentemente sui greti ciottolosi relativamente stabili delle zone di pianura. Sono formazioni monoplane, discontinue a gruppi, con elevata densità locale di soggetti policormici arbustivi, d’altezza media variabile dai 2 ai 4 metri, il cui sviluppo è ciclico a periodi brevi, scanditi dalle piene che sfoltiscono od eliminano la parte epigea, e talora l’intera cenosi; la

149149

rigenerazione avviene in modo spontaneo per ricacci, radicamento di soggetti trasportati dalla corrente e da seme. Le specie più frequenti sono i salici (Salix eleagnus, Salix purpurea, Salix daphnoides, Salix alba); abbastanza frequente è la presenza di pioppo nero e bianco ed è presente a nuclei sporadici anche la robinia. Questa cenosi ha una grande variabilità al suo interno, per gli evidenti condizionamenti dovuti alla dinamica fluviale; si estende su una superficie complessiva di 59 ha distribuita prevalentemente lungo l’asta del Torrente Gesso da Roccavione fino alla località San Lorenzo. Saliceto di salice bianco – sottotipo paludoso con ontano nero (SP21X)

Questa cenosi si trova lungo una ristretta fascia, corrispondente all’alveo e alle sponde fluviali dei torrenti nelle zone di pianura, in aree più o meno regolarmente interessate ad esondazioni temporanee, con deposizione di materiale prevalentemente sabbioso dove il suolo è costantemente umido e asfittico. Sono popolamenti molto irregolari sia nella struttura sia nella composizione che prendono origine da tagli sporadici di alneti e dai tagli dei pioppeti. Si trovano localizzati a mosaico insieme ad alneti, saliceti e pioppeti, hanno ampia variabilità anche dal punto di vista evolutivo ma tendono alla formazione di alneti di ontano nero che in queste aree sono la vegetazione finale. Questi saliceti si estendono su 330 ettari, sono generalmente popolamenti coetanei monoplani a rapido sviluppo, che possono raggiungere i 20 metri di altezza con diametri medi fino a 20 - 30 cm; il carattere pioniero e transitorio è caratterizzato dalla modesta longevità del salice, i cui popolamenti non superano i 50 anni di età nelle miglior condizioni vegetative, dopo di che lasciano maggiore spazio all’ontano comune (ontano nero) e quindi a formazioni più stabili come gli alneti planiziali montani.

Alneti planiziali e montani (AN) Tra le formazioni riparie sono stati individuati tre diversi tipi di alneti planiziali montani localizzati nelle stazioni più indicative sia per ampiezza sia per composizione specifica. Si sono quindi individuate delle cenosi indicatrici delle tipologie riscontrabili lungo le aste torrentizie delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio che occupano spesso superfici al di sotto della soglia cartografabile ma che sono ben evidenti a gruppi.

Tabella 96. Distribuzione degli Alneti planiziali e montani (AN)

COMUNE AN11X [ha]

XN11B [ha]

AN22A [ha]

Totale [ha]

Chiusa di Pesio 7 4 - 11 Peveragno - 1 - 1 Valdieri - - 22 22

Totale 7 5 22 34 Gli alneti di ontano nero, sottotipo umido (st. AN11X) e la loro variante con frassino (var. AN11B) sono segnalati in Valle Pesio mentre gli alneti di ontano bianco, sottotipo ripario, variante con acero di monte e frassino (var. AN22A) è presente soprattutto in Valle Gesso con un ampio nucleo presso Valdieri. Sono popolamenti di elevato interesse naturalistico la cui composizione, con la presenza di molte specie mesofile denota che si tratta di cenosi piuttosto evolute e abbastanza stabili.

150

Robinieti (RB)

I Robinieti (RB11X) hanno una diffusione molto limitata nell’Area forestale, soltanto 7 ha localizzati quasi esclusivamente nei pressi di stabilimenti industriali e cave soprattutto in Valle Vermenagna, dove è stata introdotta per colonizzare le scarpate in zone di accumulo di inerti.

Rimboschimenti (RI) I rimboschimenti si estendono su una superficie di 977 ettari distribuiti nelle tre Valli tra le la più interessata da impianti artificiali di conifere è la Valle Pesio (521 ha) con importanti ed estesi rimboschimenti alle pendici del Monte Besimauda e della Gardiola, attualmente allo stadio di perticaia e di giovane fustaia. In Valle Gesso i 272 ettari di rimboschimenti sono prevalentemente concentrati nelle zone di Costa del Creus e di Cima Traversera in Comune di Valdieri, mentre in Valle Vermenagna i rimboschimenti (185 ha) sono disseminati a piccoli nuclei, di cui il più importante è quello di Monte Murin che svolge funzioni protettive dirette sul centro abitato di Limone Piemonte. La distribuzione areale dei rimboschimenti è la seguente:

Tabella 97. Distribuzione dei Rimboschimenti (RI)

COMUNE Gesso [ha]

Vermenagna [ha]

Pesio [ha]

RI [ha]

Boves - - 164 164 Chiusa di Pesio - - 252 252 Entracque 81 - - 81 Limone Piemonte - 39 - 39 Peveragno - - 118 118 Roaschia 42 - - 42 Robilante - 51 - 51 Roccavione - 69 - 69 Valdieri 149 - - 149 Vernante - 27 - 27

Totale 272 185 534 991 Rimboschimento dei piani planiziale e collinare (RI10X) e sue varianti: con

latifoglie codominanti d’invasione (RI10A) a pino strobo (RI10B) e a latifoglie

autoctone (RI10D)

Sono rimboschimenti localizzati nella parte bassa della fascia del castagno, che si estendono su una superficie complessiva di 122 ettari. La conifera maggiormente utilizzata per questi impianti è il pino strobo (RI10B) con 81 ettari di superficie interessata di cui 17 sono impianti con latifoglie codominanti d’invasione (RI10A). I rimboschimenti del piano planiziale e collinare si trovano prevalentemente nei comuni di Chiusa di Pesio e Peveragno dove il pino strobo ha trovato ideali condizioni climatiche, tanto da rinnovarsi naturalmente ed affermarsi in consociazione con il castagno.

151151

Tabella 98. Distribuzione dei Rimboschimenti dei piani planiziale e collinare (RI10X) e loro varianti

COMUNE

RI10X con

latifoglie RI10A

pino strobo RI10B

a latifoglie autocton

e RI10D

Superficie totale

[ha]

Boves - - - 1 1 Chiusa di Pesio 10 17 42 - 69 Peveragno 16 - 19 - 36 Robilante - - 1 - 1 Roccavione 6 - 3 - 9 Valdieri 5 - - 2 5

Totale 38 17 64 3 122

Sono impianti di età compresa tra 17 e 34 anni, sono prevalentemente giovani fustaie e perticaie a copertura piena con massa totale media di 175 m3/ha con punte massime di circa 270 m3/ha. Rimboschimento del piano montano (RI20X) e sue varianti

Sono rimboschimenti che interessano una superficie considerevole (869 ha) si trovano prevalentemente nella fascia del faggio e nella parte alta di quella del castagno, molto spesso su pendii ripidi e piuttosto impervi, con difficoltà di accesso. Gli impianti più estesi sono quelli di larice che interessano quasi 500 ettari di territorio ed hanno una prevalente destinazione protettiva. I rimboschimenti sono classificati in relazione alla specie forestale adottata per la realizzazione degli impianti. I Comuni con maggiore estensione di rimboschimenti sono Boves, Peveragno e Chiusa di Pesio.

Tabella 99. Distribuzione dei Rimboschimenti del piano montano - e sue varianti del tipo (RI20X)

COMUNE

con latifoglie

RI20A

larice europeo

RI20C

abete rosso RI20D

pino silvestre

RI20F

conifere miste RI20H

bruciato

Superficie totale

[ha] Boves 60 63 26 - 15 - 163 Chiusa di Pesio 52 111 18 - - - 183 Entracque 1 63 4 - 12 - 81 Limone Piemonte - 22 1 13 1 1 39 Peveragno 5 31 17 - 29 - 83 Roaschia - 41 1 - - - 42 Robilante 5 23 21 - 1 - 50 Roccavione 20 24 16 - - - 60 Valdieri 16 76 21 - 24 4 142 Vernante 7 7 7 - 6 - 27

Totale 167 463 132 13 89 6 869 Sono rimboschimenti che furono realizzati a partire dal 1925 fino agli anni 50, in applicazione della legge forestale, per il recupero dei pascoli degradati nel piano montano. Il nucleo di maggiore interesse selvicolturale si trova nel Vallone del Cavallo, in Valle Pesio, è soggetto alle norme del Piano di assestamento Forestale vigente all’interno dell’Area protetta ed è una fustaia adulta classificata nella variante a larice europeo (RI20C). La copertura delle chiome non è sempre ottimale soprattutto in quota dove è facile riscontrare valori inferiori al 50%. Sono impianti anche vecchi, con età compresa tra 15 e 73 anni, con stadio di sviluppo che per il 60% è di fustaia adulta e per il restante 40% soprattutto perticaia con qualche

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nucleo di spessina e rari novelleti. La provvigione media di questi popolamenti artificiali di conifere è di 242 m3/ha con valori massimi di 320 m3/ha. Variante con latifoglie codominanti d’invasione (RI20A)

Si estendono su 167 ettari , sono impianti con età variabile tra 40 e 70 anni, attualmente allo stadio di fustaia, situati sia sui medi e alti versanti, dove sono stati rilevati il maggior numero di punti di campionamento, sia su superfici di basso versante su superfici di basso versante un tempo pascolate; sono caratterizzati dalla presenza importante di latifoglie d’invasione e spesso di faggio oppure castagno. Interessanti a questo proposito sono le zone di Valle Cressi in Comune di Roccavione e Valle Ariou in Comune di Boves per la fascia del castagno, quelle di Costabella – Costa Raviola in Comune di Boves e zona Giassetto – Monte Pigna in Comune di Chiusa di Pesio per la fascia del faggio. Variante a larice europeo (RI20C)

E’ il tipo di rimboschimento largamente più diffuso nell’Area forestale n. 11, che occupa una superficie di 463 ettari ed è localizzato prevalentemente nei Comuni di Boves, con l’impianto della testata della Valle Colla, Peveragno e Chiusa di Pesio con quelli della Bisalta e del Vallone del Cavallo, Valdieri con i rimboschimenti di Costa del Creus e Limone Piemonte con gli impianti artificiali di Monte Murin. Il nucleo del Vallone del Cavallo, in Comune di Chiusa di Pesio, è ben descritto nel Piano di Assestamento Forestale del Parco dell’Alta Valle Pesio e Tanaro, dal quale si sono acquisiti i dati inventariali, basati su poche aree di saggio abbastanza omogenee. Si riporta l’analisi relativa che mette in evidenza che il popolamento è una fustaia di circa 70 anni, con larici di altezza fino ad oltre 20-25 metri, e diametri di 30-60 cm, con ottimo portamento; i valori medi di area basimetrica e provvigione si attestano rispettivamente su 330 m3/ha e 34 m2/ha. Il larice costituisce il 20% del numero delle piante e il 40% della massa legnosa; alla composizione partecipa diffusamente il faggio (20% del numero), sia come ceppaie preesistenti sia come perticaie inseritesi spontaneamente nella tenue ombra del larice, altre latifoglie miste nobili (12%) e pioniere (24%), rari castagni relitti alle quote inferiori ed abeti bianchi, alcuni giovani spontanei oltre ai nuclei artificiali inseriti insieme al larice (in tutto 24%). Si può affermare che la riuscita dell’impianto è stata ottima per le favorevoli condizioni stazionali, e che il larice ha svolto ottimamente il ruolo di specie pioniera, consentendo il reinserimento spontaneo delle specie potenziali. Dal punto di vista tecnologico addirittura la crescita del larice è stata fin troppo rapida, con anelli larghi e modesta duramificazione; il larice in tali stazioni non è senescente e può ulteriormente svilupparsi in popolamenti che non sono chiusi, soprattutto alle quote più alte, anche se si esclude la possibilità di una sua rinnovazione, essendo tuttavia in atto una pronta successione. Gli altri nuclei citati hanno caratteristiche simili anche a quello del Vallone del Cavallo, anche se sono generalmente meno maturi e con la tendenza alla successione delle latifoglie, meno evidente per una diffusa carenza della specie principale, cioè del faggio, che stenta a reinserirsi lasciando, per il momento, spazio alle latifoglie d’invasione e alle specie arbustive subalpine. Variante a picea (RI20D)

Si tratta di 132 ettari di rimboschimenti localizzati in piccoli nuclei nella fascia vegetazionale del castagno, solitamente eseguiti dopo il taglio di vecchi castagneti da frutto; le superfici più estese si trovano in Comune di Valdieri sulla Cima Traversera con la presenza anche di nuclei di larice e nei Comune di Roccavione, Boves e Robilante nelle zone di Bric Berciassa e Colletto Raimonda dove gli impianti sono tendenzialmente monospecifici. Variante a pino silvestre (RI20F)

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I rimboschimenti di pino silvestre sono localizzati esclusivamente in Comune di Limone Piemonte (13 ha), in particolare sui versanti assolati di Punta Buffe parzialmente distrutti da un incendio, sopra la Cava della Valle Canisart in località S. Antonio e sui versanti più freschi del Bosco Ronchi che si affaccia sulla strada del Colle di Tenda. Variante a conifere miste (RI20H)

I rimboschimenti di conifere miste (89 ha) vedono generalmente la presenza importante di abete rosso e larice in proporzioni differenti in relazione alla quota; la stazione più interessante è quella di Rio Grosso sopra Pradeboni in Comune di Peveragno che occupa un intero versante tra 1100 e 1450 m di altezza. Altri rimboschimenti, di estensione ridotta e di più recente realizzazione vedono anche al presenza di abete bianco con abete rosso oppure di abeti con larice

Tabella 100. Rimboschimenti (RI): quadro riassuntivo Superficie planimetrica Dati inventariali medi

Tipo forestale codice propriet

à privata

[ha]

proprietà

pubblica [ha]

Totale

[ha]

numero piante [n°/ha]

area basimetric

a [m²/ha]

provvigione

[m³/ha] Rimboschimento planiziale e collinare RI10X 37 1 38 - - -

Rimboschimento collinare con latifoglie codominanti d’invasione RI10A 17 - 17 - - -

Rimboschimento planiziale e collinare a pino strobo RI10B 63 1 64 - - -

Rimboschimento planiziale e collinare a latifoglie autoctone RI10D 3 - 3 - - -

Totale 121 2 122 - - - Rimboschimento montano con latifoglie codominanti d’invasione RI20A 114 53 167 - - -

Rimboschimento montano a larice RI20C 179 284 463 - - -

Rimboschimento montano a picea RI20D 93 39 132 - - -

Rimboschimento montano a pino silvestre RI20F 13 - 13 - - -

Rimboschimento montano a conifere miste RI20H 39 50 89 - - -

Rimboschimento montano distrutto da incendio RI20Z 1 4 6

Totale 439 430 869 828 31,59 242,1

Totale complessivo 559 432 991 857 29,37 222,1

Arbusteti subalpini (OV)

Alneto di ontano verde – st. primario (OV31X) e st. d’invasione (OV32X)

Sono formazioni arbustive che colonizzano vaste aree caratterizzate da affioramenti rocciosi, salti di roccia, cenge e ripidi pendii con accesso molto difficile; si trovano sugli alti versanti esposti prevalentemente a settentrione, al di sopra dei 1500 metri fino al limite della vegetazione arborea e arbustiva. Il sottotipo primario (st. OV31X) è diffusa su suoli poco evoluti, è caratterizzata dalla forte presenza di ontano verde ed è formata da individui policormici di diversa età, con fusti sciabolati

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che rendono in sostanza impossibile l’accesso all’interno del popolamento; le formazioni d’invasione (st. OV32X) hanno una forte capacità colonizzatrice dei pascoli abbandonati soprattutto se fortemente utilizzati in passato giacché l’ontano si insedia con vigore soprattutto dove il terreno è parzialmente scoperto e privo di vegetazione come nel caso dei camminamenti creati dagli animali sui versanti pascolati; sono localizzate sulle parti più marginali dei pascoli abbandonati dove difendono i versanti dall’erosione. Nel loro complesso sono formazioni che rivestono anche un importante ruolo ambientale poiché costituiscono zona di rifugio per la fauna alpina. L’ontano verde ha la capacità di colonizzare il suolo nudo e di migliorarlo con l’andare del tempo, ma le condizioni stazionali non lasciano prevedere un’evoluzione di questi soprassuoli verso altre formazioni forestali. Le cenosi sono caratterizzate dalla diffusa presenza di ontano verde che, secondo i casi è accompagnato da rododendro alle quote più alte, da nocciolo, maggiociondolo, sorbo degli uccellatori, nelle zone medio basse, oltre che da betulla e faggio nella fascia inferiore a contatto con Faggete e Abetine. Sono formazioni interessanti dal punto di vista naturalistico, con funzione prevalentemente protettiva e prive di interesse economico diretto.

Tabella 101. Distribuzione degli Arbusteti subalpini (OV)

COMUNE OV31X [ha]

OV32X [ha]

TOTALE [ha]

Boves 126 1 127 Chiusa di Pesio 153 154 306 Entracque 830 83 913 Limone Piemonte 8 392 401 Peveragno 68 84 152 Roaschia 114 - 114 Valdieri 323 84 407 Vernante 39 285 324

Totale 1.661 1.082 2.743

Arbusteti planiziali montani (AS)

Arbusteto montano xerofilo di Amelanchier ovalis (AS20X) e sottotipo con

Juniperus phoenicea (AS22X)

Si trovano su pendii rupestri ripidi di rocce calcaree fessurate o variamente aggregate, su pendenze sempre elevate, confinanti anche con pareti rocciose. I suoli sono assai superficiali e discontinui per affioramento generalizzato della roccia madre. Sono cenosi arbustive a copertura rada, alternate a xerobrometi che tendono a sostituire; nelle formazioni più mature la copertura può anche essere totale, soprattutto sui pendii meno ripidi con suoli leggermente più profondi. Gli arbusteti montani xerofili si estendono su 146 ettari, si trovano in Valle Gesso, nella zona di Valdieri e Andonno in Comune di Roaschia, sono del tipo xerofilo di Amelanchier ovalis (AS20X) che forma dei popolamenti colonizzanti in zone rupicole del sottotipo con Juniperus phoenicea (AS22X), caratterizzato da nuclei relittuali stenomediterranei, isolati su pendii rocciosi ripidissimi ed estremamente impervi all’interno della Riserva Naturale Speciale di Rocca S. Giovanni - Saben. Arbusteto montano di Buxus sempervirens (AS22X)

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Tra gli arbusteti montani si segnalano, alcune interessanti formazioni arbustive a bosso in Valle Vermenagna (16 ha), sulle pendici del Monte Vecchio, che occupano piccole porzioni sui bassi versanti, in stazioni spiccatamente xerofile a contatto con la Faggeta.

Tabella 102. Distribuzione degli Arbusteti planiziali montani (AS)

COMUNE AS20X [ha]

AS22X [ha]

AS60X [ha]

TOTALE [ha]

Limone Piemonte 11 11 Roaschia 31 - 31 Valdieri 16 99 115 Vernante 5 5

Totale 47 99 16 162

Destinazioni e obiettivi selvicolturali (per tipo di destinazione) Per individuare la destinazione ed effettuare la successiva compartimentazione dei complessi forestali si sono adottati criteri basati sulla attenta osservazione dei soprassuoli e delle attività economiche e produttive a loro legate, sul rilievo dei dati inventariali con l’esecuzione di 664 aree di saggio, e sulla acquisizione di dati normativi e tecnici; si è tenuto conto innanzitutto delle attitudini stazionali, basandosi su: tipo di vegetazione forestale, quota, esposizione, pendenza, substrati, geomorfologia, provvigione legnosa presente e potenziale, ritmi di incremento, accessibilità, ecc. Si sono valutati gli usi preferenziali da parte dei soggetti proprietari e fruitori, gli assortimenti legnosi eventualmente ottenibili e la posizione dei boschi rispetto al mercato dei prodotti. Si è poi tenuto conto della complessa materia vincolistica e normativa con particolare riferimento al vincolo idrogeologico e a quello paesistico-ambientale, esteso a tutti i boschi, ai territori oltre i 1600 m di quota, ai beni di uso civico, alle fasce di rispetto delle acque d'interesse pubblico, agli ambiti inclusi con decreti ministeriali nell'elenco delle zone soggette alla Legge n. 1497 del 1939 sulla tutela delle bellezze naturali, e successive modificazioni (Decreto Legislativo n. 490 del 1999, testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali). Di seguito si esaminano brevemente le diverse funzioni dei boschi così come risulta dall’attribuzione della destinazione prevalente nel complesso delle aree boscate dell’Area Forestale n. 11 - Valle Gesso, Vermenagna e Pesio; non sempre vi è corrispondenza biunivoca tra funzioni e destinazioni di piano, sia perché si possono individuare destinazioni promiscue (es. produzione–protezione), sia perché alcune funzioni non sono generalmente determinanti al punto di necessitare di una specifica destinazione (es. funzione paesaggistica, igienico-ossigenante). A tale proposito è da tenere sempre presente che, da tempo è riconosciuta al bosco anche la funzione di protezione e perpetuazione di paesaggi naturali di pregio, in particolare per le aree con marcata intervisibilità nell’ambito di zone a diffusa frequentazione turistica, e merita ribadire che tutti i boschi ovunque ubicati sono soggetti al vincolo paesistico-ambientale, ai sensi della L. 1497/39 sulla protezione delle bellezze naturali, per effetto della L. 431/85 (Legge Galasso) ora recepite e integrate dal Decreto Legislativo 490/99 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali).

Destinazione protettiva La destinazione di protezione è stata individuata per i boschi che esercitano un’azione protettiva diretta in senso fisico-idrogeologico, di salvaguardia di insediamenti e manufatti di fondovalle o di pendice da frane, alluvioni, valanghe, erosione, e regimazione delle acque.

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I boschi di protezione diretta sono tali soltanto se è possibile prevedere a breve o lungo periodo degli interventi selvicolturali mirati al mantenimento della funzione protettiva; sono escluse tutte quelle formazioni forestali marginali, soprattutto boscaglie e arbusteti alpini, che per localizzazione o caratteristiche evolutive, non necessitano o non posso essere interessate da trattamenti selvicolturali. La selvicoltura di questi boschi deve essere impostata con criteri di mantenimento o miglioramento delle attuali capacità protettive; l’utilità dei trattamenti selvicolturali deve essere misurata in termini di salvaguardia di vite umane e di manufatti, di risparmio in interventi di sistemazioni idrauliche e di ripristino ambientale, nonché di conservazione dell’attrattività turistica. Questa destinazione interessa 703 ha di superficie forestale, principalmente Faggete con 585 ha, pari al 83% dei boschi protettivi, ma anche formazioni che occupano radure e superfici intercluse tra le quali si trovano Acero-tiglio-frassineti, Boscaglie montane e pochi ettari di Querceto di rovere, oltre a rimboschimenti appositamente realizzati. Circa la metà dei boschi protettivi è di proprietà comunale (342 ha), si tratta generalmente di “bandite” da sempre soggette a trattamenti selvicolturali conservativi; quelli di proprietà privata sono, per la maggior parte, boschi che svolgono funzione protettiva nei confronti del comprensorio sciabile di Limone Piemonte.

Tabella 103. Destinazione protettiva – ripartizione delle Categorie forestali per Proprietà

Categoria forestale codice Proprietà

privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Totale complessivo [ha]

Faggete FA 294 291 585

Acero-tiglio-frassineti AF 42 16 58

Rimboschimenti RI 15 14 29

Boscaglie montane BS 10 13 24

Querceti di rovere QV - 7 7

Totale 361 342 703

Le superfici forestali a destinazione protettiva si trovano prevalentemente nei Comuni di Limone Piemonte, Vernante, Valdieri, e Chiusa di Pesio, dove interessano aree di possibile distacco di valanghe.

Tabella 104. Destinazione protettiva – ripartizione delle Categorie forestali per Comune

Comune FA [ha] QV [ha] AF [ha] BS [ha] RI [ha] Totale

[ha] Chiusa di Pesio 66 7 5 - - 77 Entracque 22 - - - - 22 Limone Piemonte 289 - 50 12 26 377 Robilante 1 - - - - 1 Roccavione 65 - - - - 65 Valdieri 84 - - - - 84 Vernante 58 - 4 12 4 77

Totale 585 7 58 24 29 703

Destinazione naturalistica Hanno destinazione naturalistica tutte le formazioni forestali presenti all’interno delle Aree Protette, ad eccezione di quelle individuate a funzione protettiva. La destinazione naturalistica deve mirare a favorire ed accelerare le naturali tendenze evolutive delle cenosi forestali, curando in particolare la complessiva stabilità dei popolamenti e

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valorizzando gli aspetti della biodiversità dell’ecosistema. Molte formazioni forestali del piano subalpino, unitamente alle praterie arborate od arbustate abbandonate dal pascolo degli ungulati domestici, possono rientrare in zone preferenziali per lo sviluppo della fauna, che anzi talora può essere considerata il principale prodotto. L’attenta gestione selvicolturale dei complessi forestali a destinazione naturalistica non esclude in assoluto l’assolvimento delle altre funzioni del bosco, ed in particolare della funzione di produzione, ma semplicemente subordina a prioritarie esigenze naturalistiche ogni prevedibile azione. La selvicoltura eventualmente applicata deve basarsi sugli aspetti naturalistici e ambientali mirando al mantenimento della stabilità degli ecosistemi e valorizzando la capacità di ospitare specie rare minacciate e gli endemismi. La destinazione naturalistica interessa 10.704 ha di superficie boscata distribuita su tutte le Categorie forestali presenti; le formazioni forestali che fanno parte di questa destinazione sono prevalentemente di proprietà pubblica (68%). Se si considera poi che gran parte del Parco della Valle Pesio occupa superfici di proprietà di un Ente religioso gestiti dalla Regione Piemonte, i boschi a gestione pubblica con destinazione naturalistica salgono a all’84% del totale.

Tabella 105. Destinazione naturalistica – ripartizione delle Categorie forestali per proprietà

Categoria forestale codice Proprietà

privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Totale [ha]

Faggete FA 709 4.074 4.784

Castagneti CA 290 19 309

Querceti di roverella QR 2 - 3

Querceti di rovere QV 78 41 119

Abetine AB 705 162 867

Lariceti e cembrete LC 200 451 652

Pinete di pino montano prostrato PN 125 340 465

Acero-tiglio-frassineti AF 472 148 621

Boscaglie montane BS 230 383 612

Saliceti e pioppeti ripari SP 305 3 308

Alneti planiziali montani AN 22 - 22

Rimboschimenti RI 114 52 166

Arbusteti subalpini OV 196 1.450 1.647

Arbusteti planiziali montani AS 17 112 130

Totale 3.466 7.238 10.704

La destinazione naturalistica interessa in particolar modo i Comuni di Entracque, Valdieri e Chiusa di Pesio dove sono localizzate le Aree Protette Regionali.

Tabella 106. Destinazione naturalistica – ripartizione delle Categorie forestali per Comune

Comune FA [ha]

CA [ha]

QR [ha]

QV [ha]

AB [ha]

LC [ha]

PN [ha]

AF [ha]

BS [ha]

SP [ha]

AN [ha]

RI [ha]

OV [ha]

AS [ha]

Totale [ha]

Boves - 6 - - - - - 8 - 56 - - - - 70 Chiusa Pesio 620 270 23 696 - 134 218 220 87 - 99 264 - 2.630 Entracque 2.302 24 - - - - 161 134 149 1 - 5 860 - 3.636 Limone P.te - - - - - 1 20 - - - - - - 11 31

158

Peveragno - 7 - - - - - 17 - 51 - - - - 75 Roaschia - - - - - - - 14 - 1 - - - - 14 Robilante - - - - - - - 3 - 10 - - - - 14 Roccavione - - - - - - - - - 75 - - - - 75 Valdieri 1.833 3 3 96 170 651 60 204 184 26 22 62 407 115 3.836 Vernante 29 - - - - - 89 23 60 - - - 117 5 323

Totale 4.784 309 3 119 867 652 465 621 612 308 22 166 1.647 130 10.704

Destinazione produttivo-protettiva

La destinazione produttivo-protettiva è stata attribuita alla maggior parte dei boschi delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio; infatti, questa destinazione riguarda quei popolamenti forestali che, pur avendo funzioni produttive, svolgono anche, ma non prioritariamente quella protettiva. Si tratta di funzioni inscindibili caratterizzanti la generalità degli ambiti sottoposti a vincolo idrogeologico, in stazioni che presentano fertilità da media a buona, in cui il trattamento è condizionato da esigenze di protezione del suolo, dei versanti ed anche del paesaggio; tale destinazione promiscua è generalizzata nelle zone del piano montano ove non vi sono problemi di protezione diretta di insediamenti e manufatti. Le forme di governo e trattamento più idonee sono quelle che mantengono un elevato indice di copertura, assecondando la differenziazione strutturale e l'arricchimento di biomassa dei diversi strati. La destinazione produttivo-protettiva interessa circa il 40% delle superfici forestali dell’area considerata per un ammontare di 12.929 ettari, dei quali 8.233 ha pari al 64%, sono di proprietà privata mentre solo il 36% (4.706 ha), è di proprietà pubblica. In questa destinazione sono presenti 11 delle 15 categorie forestali diffuse nelle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio.

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Tabella 107. Destinazione produttivo-protettiva – ripartizione delle Categorie forestali per proprietà

Categoria forestale codice Proprietà

privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Totale complessivo [ha]

Faggete FA 3.657 3.525 7.182 Castagneti CA 2.618 258 2.876 Acero-tiglio-frassineti AF 1.218 191 1.409 Boscaglie montane BS 425 345 771 Rimboschimenti RI 194 342 536 Querceti di roverella QR 34 32 66 Querceti di rovere QV 49 11 60 Saliceti e pioppeti ripari SP 14 1 15 Alneti planiziali e montani AN 7 - 7 Robinieti RB 7 - 7 Arbusteti planiziali montani AS 1 - 1

Totale 8.223 4.706 12.929

Data l’estensione delle superfici interessate, la distribuzione della destinazione produttivo-protettiva, ricalca indicativamente quella più generale delle superfici boscate.

Tabella 108. Destinazione produttivo-protettiva – ripartizione delle Categorie forestali per Comune

Comune FA [ha]

CA [ha]

QR [ha]

QV [ha]

AF [ha]

BS [ha]

SP [ha]

AN [ha]

RB [ha]

RI [ha]

AS [ha]

Totale [ha]

Boves 436 583 31 94 101 1.246 Chiusa di Pesio 608 537 4 55 39 6 7 73 1.327 Entracque 330 138 84 65 616 Limone Piemonte 1.212 13 2 310 77 13 1 1.627 Peveragno 734 299 48 50 72 1.202 Roaschia 665 75 5 3 118 112 41 1.020 Robilante 589 455 15 5 65 17 7 26 1.177 Roccavione 226 380 4 89 47 10 49 805 Valdieri 717 177 30 13 132 164 81 1.314 Vernante 1.666 357 12 34 423 87 16 2.594

Totale 7.182 2.876 66 60 1.409 771 15 7 7 536 1 12.929

Destinazione produttiva Il principale prodotto diretto del bosco è tradizionalmente la massa legnosa, da opera e per usi energetici, associato secondariamente al pascolo dello strato erbaceo ed alla raccolta di funghi e frutti, nonché alla cattura della selvaggina. La funzione di produzione è evidenziata in aree di buona fertilità ai fini forestali, in stazioni prevalentemente di media e bassa Valle, in zone accessibili non soggette a limitazioni od a vincoli particolari. I metodi di governo e trattamento dei boschi situati in tali ambiti, principalmente improntati ai principi della selvicoltura su basi naturalistiche, possono essere scelti anche tra quelli più intensivi, assicurando comunque la permanenza delle altre funzioni del bosco. Occorre anche tenere

160

presente che i boschi produttivi esistono soprattutto come potenzialità di ricostituzione boschiva in aree dismesse dall’agricoltura. La destinazione produttiva riguarda soprattutto i Castagneti con 4.491 ha, pari al 91% dei boschi produttivi, includendo tutti quelli da frutto ed una parte consistente dei cedui e dei castagneti a struttura irregolare; la restante parte di boschi produttivi interessa i rimboschimenti del piano planiziale e collinare. In totale i boschi a destinazione produttiva ammontano a 4.914 ha di cui soltanto 51 ha sono di proprietà pubblica.

Tabella 109. Destinazione produttiva – ripartizione delle Categorie forestali per proprietà

Categoria forestale codice Proprietà

privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Totale complessivo [ha]

Castagneti CA 4.455 35 4.491 Rimboschimenti RI 221 10 231 Acero-tiglio-frassineti AF 149 2 152 Boscaglie montane BS 27 - 27 Faggete FA 6 3 10 Alneti planiziali montani AN 5 - 5

Totale 4.863 51 4.914

Queste formazioni forestali si trovano prevalentemente nei Comuni delle basse Valli Gesso e Pesio, in particolare nei Comuni di Chiusa di Pesio, Peveragno, Boves, Robilante e Roccavione.

Tabella 110. Destinazione produttiva – ripartizione delle Categorie forestali per Comune

Comune FA [ha]

CA [ha]

AF [ha]

BS [ha]

AN [ha]

RI [ha]

Totale [ha]

Boves - 782 31 - - 57 870 Chiusa di Pesio - 1.341 41 14 4 77 1.477 Entracque - - - - - 1 1 Limone Piemonte - 3 - - - - 3 Peveragno - 1.107 49 8 1 46 1.210 Roaschia - 60 - - - 1 61 Robilante 10 642 12 2 - 20 686 Roccavione - 414 18 3 - 20 455 Valdieri - 67 - - - 3 70 Vernante - 75 - - - 6 81

Totale 10 4.491 152 27 5 231 4.914

161

Destinazione alla fruizione La destinazione di fruizione comprende boschi in diverse condizioni stazionali e con varie potenzialità, accomunati dall’essere interessati da una intensa frequentazione per uso ricreativo, sportivo e turistico, soprattutto di tipo invernale nel caso delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio dove sono presenti diverse stazioni sciistiche per lo sci di fondo (Entracque, Chiusa di Pesio e Limone Piemonte) e per lo sci alpino con l’importante Comprensorio di Limone ed alcuni piccoli impianti di importanza locale (Vernante, Desertetto, Morté). Interessano soprattutto Acero-tiglio-frassineti, faggete, Arbusteti subalpini e Castagneti per un totale di 256 ha di cui 214 ha di proprietà pubblica, pari all’84% del totale dei boschi di fruizione.

Tabella 111. Destinazione di fruizione – ripartizione delle Categorie forestali per proprietà

Categoria forestale codice Proprietà

privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Totale complessivo [ha]

Acero-tiglio-frassineti AF 90 13 103 Faggete FA 38 2 40 Arbusteti subalpini OV 25 12 37 Castagneti CA 27 3 30 Boscaglie montane BS 12 1 13 Saliceti e pioppeti ripari SP 7 - 7 Rimboschimenti RI 15 10 25

Totale 214 41 256 Oltre che nelle località invernali sopra citate, i boschi di fruizione sono stati individuati nei pressi del campo di golf di Limone Piemonte, delle aree giochi e sportive di Roccavione e Boves, presso la casa di cura e riposo di Robilante, lungo il Torrente Vermenagna in Comune di Vernante, nell’alta Valle Colla in Comune di Boves, sul Colle S. Giorgio in Comune di Peveragno e sulle sponde del lago di Pianfei in Comune di Chiusa di Pesio.

Tabella 112. Destinazione di fruizione – ripartizione delle Categorie forestali per Comune Comune FA [ha] CA [ha] AF [ha] BS [ha] SP [ha] RI [ha] OV [ha] Totale[ha]

Boves - 3 - - - 6 - 9 Chiusa di Pesio - 13 - - 7 3 - 23 Entracque - - 70 7 - 9 - 86 Limone Piemonte 40 - 31 6 - - 37 114 Peveragno - 12 - - - - - 12 Robilante - - - - 5 - 5 Roccavione - 2 - 1 - - - 3 Valdieri - - 3 - - - - 3 Vernante - - - - - 1 - 1

Totale 40 30 103 13 7 25 37 256

Cenosi in libera evoluzione, (senza esplicita definizione) Frequentemente nelle zone montane e subalpine si trovano boschi in particolari situazioni stazionali, in cui pur essendovi una copertura arboreo-arbustiva tale da costituire un soprassuolo forestale, lo sviluppo, la rinnovazione e l’evoluzione delle cenosi sono fortemente condizionati da

162

diversi fattori; tra questi si ricordano la scarsa fertilità forestale, la presenza diffusa di macereti o di rocce in posto, l’ubicazione prossima al limite superiore del bosco e talora della vegetazione arborea, le condizioni climatiche od eventi meteorici ricorrenti particolarmente severi, valanghe, frane, caduta massi od ancora il degrado da interventi antropici (incendio, tagli irrazionali), che ne limitano drasticamente la produzione legnosa attuale e potenziale, ed anche la funzione protettiva in senso stretto. Anche ove non sussistono tali condizioni severe vi sono talora boschi di accesso estremamente difficile, da tempo del tutto abbandonati od arbusteti più o meno stabili a diverse quote e praterie arborate non più pascolate da ungulati domestici. In tutti questi casi le funzioni legate ai prodotti diretti sono trascurabili e non suscettibili di modificazioni in seguito ad interventi selvicolturali. Si tratta quindi di formazioni che possono esplicare al meglio le loro potenzialità di valenza ecologica in senso lato e di habitat per la fauna selvatica semplicemente lasciandole alla libera evoluzione, senza necessità di determinare una destinazione né possibilità concreta di applicazione di alcun modello od anche singolo intervento selvicolturale. Tra l’altro tali stazioni ospitano spesso i soggetti arborei più vecchi e spettacolari per le forme assunte in secoli di sopravvivenza in condizioni estreme. Queste formazioni sono localizzate al di fuori delle aree protette e sono state cartografate come cenosi in libera evoluzione senza gestione. Sono principalmente di proprietà pubblica. Tabella 113. Cenosi in libera evoluzione – ripartizione delle Categorie forestali per proprietà

Categoria forestale codice Proprietà

privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Totale complessivo [ha]

Faggete FA 477 1.031 1.508 Abetine AB 3 - 3 Acero-tiglio-frassineti AF 19 115 134 Boscaglie BS 74 163 238 Rimboschimenti RI - 4 4 Arbusteti subalpini OV 206 854 1.059 Arbusteti montani AS 1 31 31

Totale 780 2.197 2.977 Si tratta di 2.977 ettari di formazioni boscate ubicate nelle zone meno accessibili ed impervie dell’Area forestale n. 11 – Valli Gesso, Vermenagna e Pesio.

Tabella 114. Cenosi in libera evoluzione – ripartizione delle Categorie forestali per Comune

Comune FA [ha] AB [ha] AF [ha] BS [ha] RI [ha] OV [ha] AS [ha] Totale

[ha] Boves 112 - 16 - - 127 - 254 Chiusa di Pesio 20 3 37 29 - 43 - 131 Entracque 403 - - 4 - 53 - 460 Limone Piemonte 227 - - 24 - 364 - 615 Peveragno 26 - 74 78 - 152 - 330 Roaschia 267 - - 25 - 114 31 436 Valdieri 83 - - 2 3 - - 88 Vernante 371 - 7 76 - 208 - 662

Totale 1.508 3 134 238 4 1.059 31 2.977

163

VALORIZZAZIONE MULTIFUNZIONALE DEL PATRIMONIO FORESTALE: INTERVENTI SELVICOLTURALI PREVISTI Quadro generale degli interventi previsti Il presente capitolo è redatto in conformità con gli indirizzi selvicolturali generali contenuti nelle Norme Tecniche per la Pianificazione e la Gestione del Territorio Forestale della Regione Piemonte, in base ai quali si analizza la situazione particolare dei boschi delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio, si indicano gli interventi selvicolturali previsti dal Piano Forestale Territoriale (PFT), che ha durata quindicennale (2002-2016), e si danno prescrizioni tecniche che devono regolarne l’attuazione, qualunque sia la proprietà dei terreni. Durante il lavoro di pianificazione dei trattamenti selvicolturali l’assetto patrimoniale dei boschi ha avuto un peso determinante ed ha condizionato le scelte gestionali ovviamente differenti tra pubblico e privato, ma improntate sempre alla salvaguardia ed al miglioramento del patrimonio forestale. Alla base degli interventi di gestione c’è la compartimentazione dei boschi per destinazione funzionale che tiene conto principalmente di attitudini stazionali, tipo di vegetazione forestale, massa legnosa presente e potenziale, ritmi di accrescimento, accessibilità e usi preferenziali da parte dei soggetti proprietari e fruitori. Le destinazioni prevalenti delle formazioni forestali sono la produttivo-protettiva, che interessa 12.929 ha di boschi, pari al 40% di tutte le superfici forestali, e quella naturalistica (10.704 ha) che comprende tutte le superfici boscate che si trovano all’interno delle Aree Protette e altre formazioni forestali di particolare interesse; le superfici produttive (4.914 ha) riguardano soprattutto Castagneti parte dei Rimboschimenti, ed altre superfici intercluse, quelle protettive (703 ha) interessano principalmente faggete e altre formazioni nella fascia del faggio, ivi compresi alcuni Rimboschimenti. Sono stati individuati 256 ha di boschi di fruizione, che interessano soprattutto le fasce e i nuclei boscati a diretto contatto con piste da sci e strutture per il turismo estivo ed invernale, oltre a 2.977 ha di cenosi in libera evoluzione, prevalentemente Faggete di alta quota, Boscaglie e Arbusteti subalpini.

Tabella 115. Ripartizione della destinazione prevalente per categoria forestale

Categoria

Produttiva

[ha]

Protettiva

[ha]

Produttivo-

protettiva [ha]

Naturalistica

[ha]

Fruizione

[ha]

Evoluzione libera

[ha]

Totale [ha]

Faggete 10 585 7.182 4.784 40 1.508 14.108 Castagneti 4.491 - 2.876 309 30 - 7.705 Querceti di roverella - - 66 3 - - 69 Querceti di rovere - 7 60 119 - - 186 Abetine - - - 867 - 3 870 Lariceti e cembrete - - - 652 - - 652 Pinete di pino montano - - - 465 - - 465

Acero-tiglio-frassineti 152 58 1.409 621 103 134 2.477 Boscaglie 27 24 771 612 13 238 1.684 Saliceti e pioppeti ripari - - 15 308 7 - 330

Alneti montani 5 - 7 22 - - 34 Robinieti - - 7 - - - 7 Rimboschimenti 231 29 536 166 25 4 991 Arbusteti subalpini - - - 1.647 37 1.059 2.743 Arbusteti montani - - 1 130 - 31 162

Totale 4.914 703 12.929 10.704 256 2.977 32.483

164

Nel periodo di validità del PFT (2002-2016) sono previsti interventi selvicolturali attivi soprattutto a carico delle Faggete con 2.687 ha di conversioni a fustaia nei cedui invecchiati, 329 di diradamento e conversione nelle abieti-faggete e 984 ha di ceduazioni con rilascio di matricine nei cedui a regime; la maggior parte delle ceduazioni sono previste nei castagneti (4.344 ha), così come i tagli a scelta interessano in particolare Acero-tiglio-frassineti (1.369 ha) e Saliceti e pioppeti ripari (330 ha) e tutte quelle formazioni forestali poco strutturate che necessitano di intereventi saltuari. Le cure colturali sono individuate per il mantenimento dei Castagneti da frutto e per il recupero di quelli di recente abbandono ora a struttura irregolare per un totale di 2.772 ha di miglioramenti forestali; le cure colturali sono anche indicate per i Rimboschimenti allo stadio di novelleto o spessina (72 ha), i diradamenti sono previsti a carico dei rimboschimenti più maturi allo stadio di perticaia o di fustaia (668 ha) e di alcune Abetine (47 ha). Il diradamento con contemporanea conversione del ceduo è previsto in alcuni Castagneti con la presenza di conifere (270 ha), nelle Faggete con abete bianco (329 ha) e nei Rimboschimenti con latifoglie codominanti (35 ha). Le trasformazioni riguardano rimboschimenti fuori areale (34 ha), mentre la ricostituzione boschiva è indicata per le formazioni forestali distrutte dal fuoco (104 ha). Non si prevedono interventi su 18.023 ha di superficie forestale tra i quali si segnalano 9.541 ha di boschi, soprattutto faggete, che per immaturità o per inaccessibilità sono stati esclusi dalla trattazione degli interventi selvicolturali attivi di questo PFT, ma devono essere tenuti sotto controllo in modo da valutare eventuali interventi nel piano successivo (2017-2031). Il quadro riassuntivo degli interventi selvicolturali previsti è il seguente:

Tabella 116. Ripartizione degli interventi selvicolturali previsti per categoria forestale

Categoria forestale

Conv

ersio

ne

Dira

dam

ento

Dira

dam

ento

e

conv

ersio

ne

Tagl

io a

scel

ta

Cure

coltu

rali

Rico

stitu

zion

e bo

schi

va

Cedu

azio

ne

Tras

form

azio

ne

Tota

le

inte

rven

ti at

tivi

[ha]

Ev

oluz

ione

co

ntro

llata

Evol

uzio

ne

natu

rale

Tota

le

com

ples

sivo

[h

a]

Faggete 2.687 - 329 54 52 91 984 - 4.196 6.467 3.445 14.108 Castagneti 62 - 270 11 2.772 4 4.344 - 7.463 243 7.705 Querceti di roverella - - - 4 - - - - 4 65 69 Querceti di rovere 2 84 8 - - - - 94 92 186 Abetine - 47 65 - - - - 112 564 195 870 Lariceti e cembrete - - - - - - - - - 94 558 652 Pinete di pino montano - - - - - - - - - 17 448 465

Acero-tiglio-frassineti - - 5 1.369 - - - - 1.374 867 236 2.477 Boscaglie - - - 29 - - - - 29 962 693 1.684 Saliceti e pioppeti ripari - - - 330 - - - - 330 330

Alneti montani - - - 33 - - - - 33 1 34 Robinieti - - - - - - 7 - 7 7 Rimboschimenti - 668 35 72 9 - 34 818 169 4 991 Arbusteti subalpini - - - - - - - - - - 2.743 2.743 Arbusteti montani - - - - - - - - - - 162 162

Totale [ha] 2.751 714 722 1.905 2.896 104 5.334 34 14.460 9.541 8.482 32.483

Di seguito si delinea la selvicoltura per ciascuna Categoria, con riferimento all’intero ciclo forestale e agli interventi nel periodo di validità del PFT (2002-2016), con specifiche tecniche e prescrizioni per destinazione produttiva, tipi forestali e proprietà.

165165

Gli indirizzi selvicolturali dei comprensori forestali del Parco Naturale dell’Alta valle Pesio e Tanaro, e del Parco Naturale Alpi Marittime, già sottoposti a Piano di Assestamento Forestale, sono totalmente recepite in questa sede. La selvicoltura delle Faggete (FA) I boschi di faggio della Valli Gesso, Vermenagna e Pesio, occupano complessivamente 14.108 ha e sono per la maggior parte Faggete mesotrofiche (6.153 ha). Gli altri Tipi presenti sono la Faggeta mesoxerofila (2.025 ha) localizzata su suoli calcarei, la Faggeta eutrofica (1.868 ha) con stazioni distribuite su versanti freschi con suoli profondi, la Faggeta oligotrofica (2.873 ha) su suoli non carbonatici, meno evoluti e meno fertili, la Faggeta altimontana (985 ha) sugli alti versanti e la Faggeta basifila pioniera (230 ha) localizzata a quote elevate su pendii ripidi e suolo con rocciosità calcarea affiorante. Le Faggete hanno una destinazione prevalentemente produttivo-protettiva (7.182 ha) e naturalistica (4.784 ha) soprattutto nelle Aree Protette; solo 10 ha di faggete sono considerate produttive in senso stretto, mentre sono stati individuati 585 ettari di cenosi di protezione diretta di abitazioni e manufatti, 40 ettari di boschi di fruizione e ben 1.508 ettari di boschi localizzati in aree impervie o inaccessibili a bassa fertilità che devono essere lasciati alla libera evoluzione. La distribuzione delle destinazioni per tipo forestale è la seguente:

Tabella 117. Faggete (FA): ripartizione delle destinazioni per tipo forestale

Tipo forestale Codice

Prod

uttiv

a

Prot

ettiv

a

Prod

uttiv

o-pr

otet

tiva

Nat

ural

istic

a

Frui

zion

e

Evol

uzio

ne

liber

a Totale [ha]

Faggeta mesoxerofila FA30 - 132 972 261 1 657 2.025 Faggeta eutrofica FA40 - 102 690 832 2 242 1.868 Faggeta mesotrofica FA50 10 167 3.573 2.100 30 247 6.128 Faggeta oligotrofica FA60 - 167 1.932 486 7 281 2.873 Faggeta altimontana FA70 - 16 8 935 - 26 985 Faggeta basifila pioniera FA82 - - 6 168 - 55 230

Totale 10 585 7.182 4.784 40 1.508 14.108 Contrariamente alla Valle Vermenagna, dove le proprietà dei boschi di faggio è quasi totalmente privata, le faggete delle Valli Gesso e Pesio sono principalmente di proprietà pubblica o comunque gestite da un Ente pubblico. Il tipo di proprietà ha condizionato in passato la gestione selvicolturale di questi popolamenti forestali per cui si trovano più cedui a regime sulle proprietà private e più cedui invecchiati o sottoposti a interventi drastici e tardivi con eccessivo prelievo di massa sulle proprietà pubbliche. La forma di trattamento più diffusa è il ceduo matricinato, un tempo governato anche a sterzo, che interessava in maniera più o meno importante tutte le faggete ad esclusione soltanto di quelle rupicole senza gestione selvicolturale e dei boschi di protezione diretta (bandite); questi ultimi si trovano su pendii con alto rischio di distacco valanghe ubicati a ridosso di centri abitati, sono tradizionalmente trattati a fustaia o a ceduo composto con la formazione di un soprassuolo biplano con il faggio come specie principale in entrambi i livelli. In particolare tra le fustaie, in molti casi censite ufficialmente come bandite, si segnalano il Bosco delle Ciuliere, sui pendii sommitali del Monte La Piastra sopra Valdieri, il Bosco di Pallanfré a protezione dell’abitato omonimo in Comune di Vernante, le faggete di S. Giacomo e il Bosco d’Ambrin in Comune di Entracque, parte della Bandita di Vola in Comune di Roccavione. Le fustaie di faggio rappresentano un'eccezione non solo nella realtà delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio,

166

ma nell'ambito di tutta la Provincia di Cuneo e come tali vanno tutelate e gestite consapevolmente con tagli a scelta per piccoli gruppi. Le faggete trattate a ceduo composto hanno solitamente una struttura alquanto irregolare, dovuta a prelievi per piede d’albero o per gruppi tipici del trattamento locale di questi boschi i cui nuclei più importanti sono nella zona delle Terme e di S. Anna di Valdieri, sulla Costa Ganola sopra Tetto d’Ambrin ad Entracque per quanto riguarda i popolamenti puri di faggio, mentre i cedui di faggio sotto fustaia di abete si trovano nella zona delle Terme di Valdieri e nel Vallone del Cavallo in Comune di Chiusa Pesio. Si segnalano, inoltre, i cedui in conversione naturale o guidata della Valle del Lausetto in Comune di Valdieri e del Bosco Comune presso Limone Piemonte oltre a fasce di faggio su pendii molto impervi sui medi versanti sopra S. Anna di Valdieri che hanno una irregolare assetto a ceduo a sterzo. I cedui matricinati hanno un turno di ceduazione indicativo di 30 anni con una mediocre provvigione a maturità (150 m3/ha); circa la metà dei cedui esistenti è attualmente a regime e si trova prevalentemente in Valle Vermenagna e nei Comuni di Valdieri ed Entracque. Queste faggete hanno discreta statura (13÷18 metri) e buon portamento anche a quote elevate (fino a 1600 m nella Faggeta eutrofica di Palanfré). Per la gestione selvicolturale dei popolamenti di faggio in generale la provvigione delle faggete è stata stimata in 180 m3/ha nei cedui da convertire e in 150 m3/ha nei cedui matricinati a regime. Generalmente si tratta di cedui invecchiati ed evoluti a "fustaie di polloni" o "fustaie agamiche" in quanto costituiti da polloni affrancati e da ceppaie invecchiate con diverse classi di età che, insieme a soggetti di rinnovazione da seme, formano un soprassuolo strutturalmente vicino alla fustaia disetanea per gruppi, con prevalenza di classi medie. Tali cenosi devono essere trattate con tagli di avviamento e diradamento per assecondare la naturale evoluzione del bosco a fustaia, in quanto le ceppaie hanno ormai perso la facoltà pollonifera, come indicano alcune recenti tagliate in località Valle Carbonero di Valdieri e Cologne di Roaschia, dove le vecchie faggete pure a copertura piena sono regredite lasciando il posto a corileti sotto grandi e rade matricine di faggio; le ceppaie si presentano invecchiate ed esaurite e la rinnovazione è quasi del tutto assente. In altri casi, soprattutto su substrati calcarei come quelli di Punta Rocciaia in Comune di Roaschia, l’improvvisa scopertura del suolo in seguito al taglio determina gravi problemi erosivi con dilavamento del suolo stesso soprattutto sui pendii con valori di acclività elevati (tra 20 e 45 gradi). Il bosco in questi casi ha un’importante ed evidente azione di protezione idrogeologica. Le Faggete oggetto di interventi selvicolturali previsti nel quindicennio (2002-2016) di validità del PFT delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio si estendono su 4.196 ettari così suddivisi per tipologia forestale:

Tabella 118. Faggete oggetto di interventi selvicolturali previsti Tipo forestale codice Superficie interessata dagli interventi previsti

Faggeta mesoxerofila FA30 174

Faggeta eutrofica FA40 933 Faggeta mesotrofica FA50 2.227 Faggeta oligotrofica FA60 834 Faggeta altimontana FA70 28

Totale [ha] 4.196

L’analisi dei dati si basa sul rilievo di 102 aree di saggio ed hanno una buona rappresentatività statistica con errore statistico del 4,1% sul il numero di piante, e del 5,3% sul calcolo della massa; sono popolamenti un tempo prevalentemente governati a ceduo matricinato, spesso invecchiati con età media di 40 anni, che attualmente garantiscono una buona copertura delle chiome, hanno una densità elevata con 1.910 piante/ha, area basimetrica pari a 36,1 m2/ha e provvigione media di

167

176 m3/ha; le piante sono distribuite prevalentemente nelle classi diametriche che vanno da 20 a 35 cm, con il 12,5% del volume si trova nelle classi tra 35 e 65 cm; la statura media è variabile in relazione alla fertilità locale ed ha un valore medio di 15,5 metri con punte di 23 metri in casi eccezionali. L’origine dei soprassuoli è simile per le diverse varianti individuate, in quanto da secoli il faggio è stato favorito nella sua fascia fitoclimatica, formando popolamenti generalmente uniformi, con trattamenti selvicolturali mirati al mantenimento di una cenosi possibilmente pura; in alcune zone marginali per il faggio, si nota un’infiltrazione di altre latifoglie che tendono a formare un popolamento misto, mentre in altre, soprattutto in Comune Valdieri e Chiusa Pesio, i soprassuoli di faggio sono misti con conifere, soprattutto abete, che fanno parte del piano dominante insieme al faggio e si stanno lentamente reinsediando là dove erano state eliminate in passato. Pur evidenziando le differenze strutturali delle Faggete e segnalando che la biodiversità è un carattere da favorire nella loro, il trattamento selvicolturale previsto per i diversi tipi forestali con relative varianti è lo stesso nella sua impostazione generale con l’unica eccezione delle varianti ad abete nelle quali al trattamento del soprassuolo di faggio si somma quello meno importante a carico della componente a conifere di questi popolamenti. L’obiettivo dell’intervento selvicolturale è quello di seguire la tendenza evolutiva naturale al fine di costruire fustaie pure o miste a prevalenza di faggio, seguendo gli stessi orientamenti selvicolturali. I cedui semplici o matricinati con oltre i 40 anni di età e i cedui a sterzo con più di 15 anni dall’ultimo taglio di curazione, o più del 50% delle piante di età superiore a 40 anni, non devono più essere ceduati per evitare la regressione della faggeta verso boscaglie miste con specie pioniere, a causa della riduzione della capacità pollonifera del faggio dovuto all’esaurimento fisiologico delle ceppaie. La pianificazione degli interventi selvicolturali si basa sulla possibilità, in linea di principio, di effettuare trattamenti selvicolturali nei casi di seguito specificati.

Tabella 119. Faggete (FA) – Ambito di attuazione degli interventi previsti Intervento

selvicolturale Ambito di attuazione nelle Faggete

Conversioni a fustaia Possibile in tutti i cedui con sufficiente viabilità forestale, prescritta per i cedui invecchiati oltre il limite di 40 anni.

Diradamenti e conversioni Cedui composti, cedui sotto fustaia, popolamenti misti con conifere o altre latifoglie.

Tagli a scelta Fustaie pure o miste da rendere disetanee per gruppi e in presenza di boschi invecchiati in cui la conversione spontanea a fustaia di latifoglie miste è già molto evidente.

Ceduazioni con rilascio di matricine

Cedui matricinati con età inferiore a 40 anni e cedui a sterzo con almeno il 50% delle piante di età inferiore a 40 anni.

Ceduazioni a sterzo Boschi tradizionalmente trattati a sterzo, dove l’ultimo taglio di curazione risale a meno di 15 anni addietro.

Gli interventi a carico dei soprassuoli di faggio previsti dal Piano Forestale Territoriale (PFT) nel periodo 2002-2016 sono i seguenti:

Tabella 120. Faggete (FA): ripartizione degli interventi selvicolturali previsti per proprietà

Intervento previsto Classe di intervento

Proprietà privata

[ha]

Proprietà pubblica [ha]

Superficie [ha]

Conversione Miglioramento 1.340 1.346 2.687 Diradamento e conversione Miglioramento 74 254 329 Taglio a scelta Miglioramento 14 40 54 Cure colturali Miglioramento 48 4 52

168

Ricostituzione Boschiva Miglioramento 32 59 91 Ceduazione Utilizzazione 332 652 984

Totale interventi selvicolturali 1.841 2.355 4.196 Boschi ad evoluzione controllata 2.657 3.810 6.467

Boschi ad evoluzione naturale 684 2.761 3.445 Totale complessivo 5.182 8.926 14.108

Gli interventi attivi riguardano 4.196 ha, di cui 2.687 ha di conversioni di cedui invecchiati, 54 ha di tagli a scelta e 52 ha di cure colturali su fustaie esistenti, 984 ha di ceduazione su cedui matricinati a regime, 329 ha di diradamento e conversione nelle faggete miste a conifere e 91 ettari di ricostituzione boschiva per reinserire il faggio nei versanti distrutti da incendi. Per le loro caratteristiche tecniche, gli interventi di conversione, diradamento, diradamento e conversione, taglio a scelta, cure colturali e ricostituzione boschiva sono considerati “miglioramenti forestali”, i cui oneri sono finanziabili in presenza di incentivi pubblici. Ferme restando le specificazioni e le prescrizioni tecniche definite nei successivi paragrafi per ogni tipo forestale, gli interventi devono essere effettuati rispettando i valori riportati nella seguente tabella:

Tabella 121. Faggete (FA): parametri di riferimento per gli interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Provvigione [m³/ha]

Densità [piante/ha]

Ripresa % sulla

provvigione

Prelievo % di piante

[n.] minimo

matricine

[n.] piante dopo l’intervento

Conversione 180 - 200 1300 20 - 40 40 - 50 - 600 - 800 Ceduazione con rilascio di matricine 150 1600 70 - 80 85 150 150

Ceduazione a sterzo 180 1300 30 - 35 30 30 da seme

800 classe10-25 cm

Tagli a scelta 180 - 220 600 - 700 20 - 30 15 – 30 - 400 – 500 Diradamento e conversione 250 - 400 700 - 900 20 - 40 25 – 35 - 600 – 700

169

Tabella 122. Faggete (FA) – ripartizione degli interventi selvicolturali previsti per assetto evolutivo e destinazione

Assetto evolutivo Destinazione Intervento previsto Proprietà

privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Totale complessivo

[ha] Naturalistica Taglio a scelta 1 - 1 Fustaia Protettiva Taglio a scelta - 33 33

Totale Fustaia - - 1 Conversione 20 16 36 Cure colturali 48 4 52 Diradamento e conversione 44 179 224 Naturalistica

Taglio a scelta 3 2 5 Ceduazione 3 3 7 Produttivo protettiva Diradamento e conversione 14 28 42

Ceduo composto

Protettiva Diradamento e conversione 1 47 48 Totale Ceduo composto 134 279 413

Conversione 19 - 19 Fruizione Taglio a scelta 4 - 4 Ceduazione 32 160 192 Naturalistica Conversione 124 486 610 Ceduazione 1 - 1 Produttiva Conversione 6 3 9 Ceduazione 276 413 690 Conversione 1.097 744 1.841 Ricostituzione boschiva 32 59 91 Produttivo protettiva

Taglio a scelta 4 5 9 Conversione 71 83 155

Ceduo matricinato

Protettiva Taglio a scelta 3 - 3 Totale Ceduo matricinato 1.668 1.953 3.621

Ceduo a sterzo Naturalistica Ceduazione 20 75 95 Totale Ceduo a sterzo 20 75 95

Produttivo protettiva Diradamento e conversione 15 - 15 Ceduo in conversione Protettiva Conversione 3 15 18

Totale Ceduo in conversione 18 15 33 Totale interventi selvicolturali previsti 1.841 2.355 4.196

Boschi ad evoluzione controllata 2.657 3.810 6.467 Boschi ad evoluzione naturale 684 2.761 3.445

Totale complessivo Faggete 5.182 8.926 14.108 Come prescritto dalle Norme Generali per gli interventi gestionali riportate alla fine del capitolo (par. 6.14), le Faggete devono essere tendenzialmente avviate alla formazione di fustaie; il mantenimento del governo a ceduo è, comunque, una scelta del proprietario che è ammissibile solo nel caso in cui i cedui siano a regime. Secondo i parametri prescritti, la possibilità di effettuare tagli di cedui è stata mantenuta in tutti i Comuni interessati, con un massimo di 546 ettari a Valdieri dove la ceduazione a sterzo è ancora presente ed è utilizzata come forma di governo dei “lottini” comunali. Nella restante parte del territorio considerato non sono stati individuati tagli di curazione risalenti a meno di 15 anni. Per gli interventi selvicolturali previsti dal PFT, la viabilità non è sufficiente soprattutto nel caso delle conversioni, in quanto la distanza utile dalla rete viabile per effettuare gli interventi di miglioramento boschivo e di utilizzazione forestale, è di 100 metri con un massimo di 200 m nel caso di avvallamento con risine, pertanto sono stati indicati i percorsi di massima per una nuova viabilità forestale.

170

Attualmente le Faggete si possono dividere in tre grandi categorie cronologiche: i cedui a regime, con età inferiore a 30 anni, i cedui maturi con età tra 30 e 40 anni, ed i cedui invecchiati o le fustaie con età superiore a 40 anni. Dai rilievi sul territorio, si è riscontrata un’effettiva difficoltà dei cedui invecchiati a rigenerare polloni dopo il taglio a raso con rilascio di matricine. La carenza di questo presupposto fondamentale per la coltivazione dei boschi cedui si manifesta con la mancanza di ricacci dalle ceppaie, nonché con l’infiltrazione di specie pioniere come nocciolo, betulla, saliconi, maggiociondolo e sorbi nelle aree recentemente cadute al taglio. In linea generale, il comportamento dei soprassuoli di faggio, in relazione al loro trattamento a ceduo con taglio a raso, porta ad indirizzare circa 3/4 delle Faggete verso un loro definitivo governo a fustaia; a supporto di tale modificazione gestionale, è importante evidenziare il grande valore paesaggistico, naturalistico e storico di questi soprassuoli. Attualmente restano a regime circa 984 ettari di cedui di faggio sia matricinato sia a sterzo, a carico dei quali è ancora possibile effettuare delle ceduazioni anche se molti hanno età di poco inferiore alla soglia dei 40 anni per i cedui matricinati e dei 15 anni per i cedui a sterzo. Le condizioni delle faggete in conversione naturale variano da zona a zona e devono essere trattate di conseguenza secondo un piano dei tagli particolareggiato; nel presente PFT sono state individuate le Faggete che possono essere convertite a fustaia e quelle che possono essere ceduate nel prossimo quindicennio (2002-2016).

Conversioni attiva Le conversioni a fustaia dei cedui invecchiati e delle fustaie di polloni vanno eseguite attraverso interventi selvicolturali di diradamento basati sul taglio a selezione massale a carico dei polloni che esercitano una concorrenza diretta sui soggetti dominanti, ed in parte appartenenti alle classi diametriche inferiori, in modo da strutturare adeguatamente la fustaia mantenendo come obiettivo selvicolturale una densità minima, dopo il primo diradamento, di 600 piante/ha. Il numero medio delle piante da rilasciare è pari a 700 per ettaro, quindi nelle Faggete la densità di piante rilasciate dopo il taglio di avviamento potrà variare da 600 a 800 piante/ha. Nel trattamento della popolazione agamica, dovrà essere rilasciato almeno un pollone per ceppaia scelto tra i dominanti e, nel caso non sia possibile garantire la copertura del suolo con una sola pianta, si provvederà a rilasciarne più di uno, in modo che la copertura e la corretta densità del soprassuolo siano assicurate sinergicamente da più piante. Le conversioni riguardano popolamenti con provvigione di circa 180-200 m3/ha, area basimetrica di 30-32 m2/ha, una buona densità con il 33% delle piante di diametro maggiore a 20 cm e volume relativo pari al 76% della provvigione. Considerando inoltre che il 13% della provvigione è formata da piante con diametro superiore a 35 cm, si prescrive che, nella situazione media delle Faggete, si intervenga con tagli di avviamento a carico dei polloni con diametri inferiori a 35 cm, prelevando il 30% della massa, pari a circa 60 m3/ha, e rilasciando il 50% dei fusti presenti. In particolari condizioni, con provvigioni molto elevate, da valutare nel dettaglio con specifico progetto, è anche possibile elevare la massa ritraibile (ripresa) fino ad un massimo del 50% della provvigione. Si tratta di interventi incisivi che, pur essendo di miglioramento boschivo, spesso danno la possibilità di ricavare una notevole quantità di legname risultando remunerativi per i proprietari. In parallelo si deve provvedere a migliorare la struttura delle giovani fustaie agamiche eliminando in parte le eventuali matricine aduggianti, con inserzione di rami troppo bassi e fusto tozzo e rastremato, chioma troppo ampia o asimmetrica, favorendo nello stesso tempo i giovani individui da seme, le migliori matricine e i migliori polloni di ogni ceppaia nonché gli individui di origine gamica di buon portamento sia di faggio, sia appartenenti a specie nobili codominanti. Particolare attenzione deve essere rivolta agli alberi più maturi del popolamento da trattare e soprattutto a quelli più vecchi, anche decrepiti e a portamento sinuoso (grandi alberi) dei quali almeno i 2/3

171

devono essere lasciati per la produzione di seme e quindi per il mantenimento della biodiversità delle cenosi, senza abbatterli anche se in cattive condizioni vegetative o morti. In un secondo momento, oltre il termine di validità del presente PFT, quando il soprassuolo avrà reagito al taglio, sarà possibile valutare se eseguire o no un altro diradamento prima di dare l'avvio ai tagli di rinnovazione. Nei tagli di rinnovazione, deve essere favorita l'espansione delle chiome delle piante portaseme per effettuare poi tagli di sementazione, generalmente per gruppi, con la finalità di creare le condizioni per un naturale diffondersi della rinnovazione. Gli interventi di conversione a fustaia nelle Faggete sono maggiormente concentrati nei Comuni di Chiusa Pesio (458 ha), Vernante (484 ha), Entracque (406 ha), Limone Piemonte (404 ha), e complessivamente ammontano a 2.687 ettari di cui la metà di proprietà privata. Questi interventi sono considerati “miglioramenti forestali”, i cui oneri sono finanziabili in presenza di incentivi pubblici; per la loro realizzazione è necessario intervenire sulle infrastrutture viarie presenti sul territorio con il loro miglioramento e realizzando gradualmente la nuova viabilità proposta dal PFT.

Diradamento e conversione I tagli di diradamento e conversione sono prescritti nei popolamenti a struttura irregolare con presenza di due livelli di copertura, formate da faggio e latifoglie miste oppure con la presenza di abete per cui si prevedono interventi di limitata estensione, con il prelievo massimo di un terzo della massa scegliendo per il taglio soprattutto i polloni secondari con le stesse modalità definite per la conversione a fustaia ed intervenendo sul piano dominante per diradarlo nei punti di eccessiva densità. Tra gli interventi di diradamento e conversione, che interessano 329 ha, di cui 74 di superfici private, si segnalano quelli del Comune di Valdieri (172 ha) e di Entracque (55 ha). Anche questi interventi sono formalmente riconosciuti come “miglioramenti forestali” i cui oneri sono finanziabili in presenza di incentivi pubblici.

Taglio a scelta colturale I tagli a scelta sono previsti in presenza di boschi invecchiati in cui la conversione spontanea a fustaia di latifoglie miste è già molto evidente e nelle fustaie pure o miste da rendere disetanee per gruppi come nel caso del Bosco delle Ciuliere in Comune di Valdieri e del Bosco d’Ambrin in Comune di Entracque. Sono previsti tagli a scelta colturali su 37 ha che dovranno essere di limitata entità ed interessare non più del 30% della massa, prelevando gli individui in soprannumero nelle diverse classi di età, quelli difettosi e danneggiati dagli agenti atmosferici, con l’obiettivo di indirizzare l’evoluzione dei soprassuoli verso una fustaia disetanea per gruppi di estensione variabile da 100 a 1000 individui. La densità minima dopo il taglio è fissata in 400 piante/ha, si dovranno mantenere le latifoglie mesofile presenti, oltre ad alcune eventuali piante senza valore economico, che per caratteristiche botaniche ed ecologiche possano favorire la biodiversità della cenosi. Il taglio a scelta colturale, eseguito con le modalità sopra descritte, è considerato un “miglioramento forestale”, i cui oneri sono finanziabili in presenza di incentivi pubblici.

Ceduazione La possibilità di effettuare “utilizzazioni forestali” nelle Faggete interessa 984 ha ed è stata indicata prevalentemente nel Comune di Valdieri (546 ha), Entracque (139 ha) e Vernante (135 ha), dove è maggiore la presenza di cedui a regime. La ceduazione può essere eseguita sia con rilascio di matricine, sia a sterzo in relazione all’assetto evolutivo dei boschi interessati e dell’età degli stessi secondo il seguente schema che specifica e ribadisce gli ambiti di attuazione delle ceduazioni nelle faggete.

172

Tabella 123. Faggete (FA) – Ambiti di attuazione per gli interventi di ceduazione

Ceduazione Parametri di riferimento

Con rilascio di matricine Cedui matricinati con età inferiore a 40 anni e cedui a sterzo con almeno il 50% delle piante di età inferiore a 40 anni.

A sterzo Boschi tradizionalmente trattati a sterzo, dove l’ultimo taglio di curazione risale a meno di 15 anni addietro.

La ceduazione con rilascio di matricine è possibile a discrezione del proprietario su soprassuoli con meno di 40 anni di età, con una provvigione stimata di 150 m3/ha; va eseguita rilasciando un numero di matricine non inferiore a 150 piante/ha scelte tra le matricine fino a 3 (tre) turni e tra i polloni affrancati e dominanti, avendo cura di rilasciare, se presenti, almeno 2 (due) vecchi esemplari/ha delle matricine di più turni. L’estensione delle tagliate non deve superare 5 (cinque) ettari e la percentuale di copertura delle chiome dopo il taglio deve essere superiore al 20%. La ceduazione a sterzo riguarda soprattutto i boschi comunali di Valdieri ed Entracque; resta un trattamento possibile a discrezione del proprietario, tenendo presente che il periodo di curazione previsto per i cedui a sterzo è di 10 anni, e che si considerano a regime cedui a sterzo con meno di 15 anni dall’ultimo taglio di curazione. Il prelievo potrà essere eseguito sul 15-30% delle piante, asportando al massimo il 30% della massa legnosa e rilasciando un minimo di 30 piante da seme per ettaro, scelte in almeno due classi di età fra quelle di migliore portamento; dopo il taglio di curazione devono rimanere almeno 800 piante/ha distribuite nelle classi diametriche inferiori (10-20 cm) tra le quali sono comprese le 30 piante da seme. Oltre tale termine di 15 anni dall'ultimo taglio di curazione, e comunque se più del 50% delle piante hanno età maggiore di 40 anni, i cedui sono da considerarsi invecchiati, per cui l’unico intervento possibile è la conversione a fustaia; nel caso dei vecchi cedui a sterzo i piccoli polloni, ormai aduggiati, si curvano dopo il taglio, compromettendo il mantenimento futuro della struttura del popolamento. Tra le opzioni dei proprietari di cedui a sterzo,attualmente a regime, c’è anche la loro trasformazione in cedui matricinati

Tabella 124. Faggete – interventi selvicolturali previsti

Tipo forestale Codice Assetto evolutivo Intervento previsto

Proprietà

privata [ha]

Proprietà

pubblica [ha]

Totale [ha]

Ceduazione 41 - 41 Faggeta mesoxerofila FA30 Ceduo matricinato Conversione 54 79 133

Totale Faggeta mesoxerofila 95 79 174 Ceduo a sterzo Ceduazione 6 6

Conversione 20 20 Cure colturali 45 45 Ceduo composto Diradamento e conversione 27 82 109 Ceduazione 31 177 209 Conversione 217 290 508 Ceduo matricinato Taglio a scelta 2 2

Faggeta eutrofica FA40

Fustaia Taglio a scelta 1 33 34 Totale Faggeta eutrofica 344 589 933

Ceduo a sterzo Ceduazione 15 15 Ceduazione 3 3 7 Conversione 16 16 Cure colturali 3 4 7 Ceduo composto

Diradamento e conversione 18 147 165 Ceduo in conversione Diradamento e conversione 15 - 15

Ceduazione 77 181 258

Faggeta mesotrofica

FA50

Ceduo matricinato Conversione 855 787 1.642

173173

Ricostituzione boschiva 32 59 91 Taglio a scelta 8 5 13

Totale Faggeta mesotrofica 1.012 1.216 2.227 Ceduo a sterzo Ceduazione 18 42 60 Ceduo composto Diradamento e conversione 14 25 39 Ceduo in conversione Conversione 3 15 18

Ceduazione 159 215 374

Faggeta oligotrofica FA60

Ceduo matricinato Conversione 191 152 343 Totale Faggeta oligotrofica 386 448 834

Ceduo a sterzo Ceduazione 1 13 14 Ceduo composto Taglio a scelta 3 2 5 Faggeta

altimontana FA70 Ceduo matricinato Conversione 8 8

Totale Faggeta altimontana 5 23 28 Totale interventi selvicolturali 1.841 2.355 4.196

Boschi ad evoluzione controllata 2.657 3.810 6.467 Boschi ad evoluzione naturale 684 2.761 3.445

Totale complessivo Faggete 5.182 8.926 14.108

174

La selvicoltura dei castagneti (CA) I Castagneti delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio, che si estendono per 7.705 ha, derivano prevalentemente dall’abbandono di vecchi castagneti da frutto e dalla loro conseguente conversione in cedui. Il tipo forestale più diffuso è il Castagneto a struttura irregolare che, con le sue varianti, occupa 3.541 ha; il Castagneto da frutto, ancora prevalentemente in produzione, insiste su una superficie di 1.302 ha, mentre il Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia è sviluppato su 2.862 ha di superfici storicamente governate a ceduo. La destinazione prevalente di queste cenosi è produttivo-protettiva, ad esclusione dei Castagneti da frutto la cui destinazione produttiva è riferita sia alla produzione di frutto, sia alla potenziale produzione di massa legnosa, in quanto i frutteti occupano le stazioni con maggiori potenzialità selvicolturali legate alla limitata inclinazione dei versanti, alla buona accessibilità e alla migliore fertilità dei suoli. La distribuzione dei Castagneti in relazione alla destinazione prevalente è la seguente:

Tabella 125. Castagneti (CA) – ripartizione delle destinazioni per tipo forestale

Tipo forestale Codice Pr

odut

tiva

Prod

uttiv

o-pr

otet

tiva

Nat

ural

istic

a

Frui

zion

e

Totale [ha]

Castagneto da frutto CA10 1.287 7 2 5 1.302 Castagneto irregolare CA20 1.866 1.364 295 17 3.541 Castagneto ceduo CA30 1.338 1.505 12 8 2.862

Totale 4.491 2.876 309 30 7.705 Per quanto riguarda gli interventi, il PFT prevede principalmente due tipi di intervento selvicolturale: la ceduazione che è possibile su 4.344 ha e le cure colturali che interessano i 1.302 ettari di Castagneto da frutto più la metà circa dei Castagneti a struttura irregolare (1.470 ha), per un totale di 2.772 ha di interventi finalizzati al mantenimento e al recupero dei Castagneti da frutto. Gli altri interventi selvicolturali attivi a carico dei Castagneti riguardano comunque miglioramenti forestali, per cui sono prescritte sia conversioni del ceduo a fustaia (62 ha), sia diradamenti e conversioni (270 ha), tagli a scelta colturali (11 ha) ed anche ricostituzioni boschive (4 ha) nei casi di soprassuolo fortemente danneggiato da incendio; soltanto su 243 ettari di castagneto non sono previsti interventi selvicolturali attivi nel prossimo quindicennio.

Tabella 126. Castagneti (CA): ripartizione degli interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Classe di intervento

Proprietà privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Superficie [ha]

Conversione Miglioramento 54 8 62 Diradamento e conversione Miglioramento 247 23 270 Taglio a scelta Miglioramento 10 1 11 Cure colturali Miglioramento 2.749 23 2.772 Ricostituzione boschiva Miglioramento 2 2 4 Ceduazione Utilizzazione 4.137 207 4.344

Totale interventi selvicolturali 7.199 264 7.463 Boschi ad evoluzione controllata 192 51 243

Boschi ad evoluzione naturale - - - Totale complessivo 7.391 315 7.705

Trattandosi, di boschi adulti o maturi, prevalentemente di proprietà privata, gli interventi sono, per la maggior parte (56%), previsti a breve periodo per indicare l’opportunità tecnica di intervenire già dal primo quinquennio di validità del PFT, in mancanza della possibilità oggettiva di programmare

175

gli interventi di un gran numero di proprietari e operatori non associati. Tutto ciò anche in considerazione della durata del turno minimo effettivo di ceduazione dei boschi a regime che è di 15 anni e che può far cadere al taglio tutte le superfici a ceduo, nel periodo di validità del piano (2002-2016), durante il quale è pure necessario intervenire con cure colturali sui castagneti da frutto. Per quanto riguarda gli interventi di ceduazione dei castagneti, si puntualizza che questi sono previsti come possibilità per i proprietari, ma possono essere surrogati, nelle situazioni favorevoli, da tagli di diradamento e conversione a fustaia dei cedui, invecchiati o meno, e dei soprassuoli irregolari o misti con altre latifoglie. Le cure colturali e i tagli di diradamento e conversione sono considerati “miglioramenti forestali”, i cui oneri sono finanziabili in presenza di incentivi pubblici. Ferme restando le specificazioni e le prescrizioni tecniche definite nei successivi paragrafi per ogni tipo forestale, gli interventi devono essere effettuati rispettando i valori riportati di seguito I Castagneti godono di una discreta viabilità forestale che permette generalmente di accedere ai fondi attraverso strade e piste che si inoltrano soprattutto nelle aree in cui sono presenti Castagneti da frutto.

176

Tabella 127. Castagneti (CA) – ripartizione degli interventi selvicolturali previsti per assetto evolutivo e destinazione

Assetto evolutivo Destinazione Intervento previsto Proprietà

privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Totale complessivo

[ha] Fruizione Cure colturali 2 3 5 Naturalistica Cure colturali 2 - 2

Cure colturali 1.281 6 1.287 Produttiva Taglio a scelta 5 - 5 Fustaia

Produttivo protettiva Cure colturali 7 - 7 Totale Fustaia 1.298 9 1.307

Cure colturali 2 - 2 Diradamento e conversione 14 - 14 Fruizione Taglio a scelta 1 - 1 Conversione 21 - 21 Cure colturali 25 - 26 Diradamento e conversione 182 6 188 Naturalistica

Taglio a scelta 1 - 1 Ceduazione 612 - 612 Cure colturali 1.131 11 1.142 Produttiva Diradamento e conversione 18 10 28 Ceduazione 828 63 891 Cure colturali 298 3 301 Diradamento e conversione 33 6 39

Ceduo composto

Produttivo protettiva

Taglio a scelta 3 1 4 Totale Ceduo composto 3.169 101 3.271

Fruizione Conversione 8 - 8 Naturalistica Conversione 23 6 29 Produttiva Ceduazione 1.368 4 1.372

Ceduazione 1.329 140 1.469 Conversione 2 2 5

Ceduo matricinato

Produttivo protettiva Ricostituzione boschiva 2 2 4

Totale Ceduo matricinato 2.732 154 2.886 Totale interventi selvicolturali 7.199 264 7.463

Boschi ad evoluzione controllata 192 51 243 Boschi ad evoluzione naturale - - -

Totale complessivo Castagneti 7.391 315 7.705

I parametri colturali di riferimento, che regolano gli intereventi selvicolturali nei popolamenti di castagno, sono riportati nella seguente tabella (Tab. n. 6.13); tali parametri devono essere adottati come prescrizioni di massima per la realizzazione degli interventi previsti dal Piano Forestale Territoriale (PFT) nel periodo 2002-2016.

177

Tabella 128. Castagneti (CA): parametri di riferimento per gli interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Provvigione [m³/ha]

Densità [piante/ha]

Ripresa % sulla

provvigione

Prelievo % di piante

[n°] minimo matricine

[n°] piante dopo l’intervento

Ceduazione con rilascio di matricine 200-250 1000-1200 80 - 90 90 100 100

Diradamenti selettivi 220-280 800-1000 30 30 - 500-700

Conversioni 250-300 600-800 30 30 - 400-600

Cure colturali 250-280 120 - - - 120

Castagneto da frutto (CA10X)

Il Castagneto da frutto, dal punto di vista storico, culturale, paesaggistico e produttivo rappresenta in questa zona un importante ed irrinunciabile elemento che deve essere conservato. Il mantenimento del frutteto va perseguito attraverso le ripuliture del sottobosco, l’eliminazione di specie accessorie e di invasione nei casi di recente abbandono, e soprattutto sbrancature di ringiovanimento e potature a carattere fitosanitario, a scopo curativo e preventivo degli attacchi di cancro corticale, nonché sostituzione delle piante senescenti con giovani piantine innestate, o innesti di selvaggioni e polloni, con varietà di pregio. A tale proposito si ricorda che, presso l’IPLA (Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente) vi è una collezione di cultivar piemontesi da frutto realizzata per conto dell'Assessorato Economia Montana e Foreste della Regione Piemonte, ove possono essere richieste marze per innesto. I castagni monumentali, anche non in buono stato vegetativo, devono essere tutelati e conservati affinché sia salvaguardato il patrimonio storico, paesaggistico e naturalistico che essi rappresentano. Nelle valli Gesso Vermenagna e Pesio sono presenti attualmente diverse varietà innestate, tra le quali, in ordine di importanza, quelle di maggior pregio, che devono essere maggiormente salvaguardate e promosse sono: Varietà principali - Marrone di Chiusa di Pesio, Carrone rosso, Precoce di Brignola, Carrone nero.

Varietà secondarie - Crou, I Gentili, Contessa, Bracalla.

Specie impollinatrice - Tempuriva.

Tra le specie impollinatrici è tradizione locale usare la varietà: Tempuriva. Come norma generale, si ricorda che, per garantire l’impollinazione sono anche sufficienti 2-3 castagni selvatici (non innestati) per ettaro, nel caso in cui non faccia parte del castagneto una cultivar sicuramente buona impollinatrice . Le cure colturali del Castagneto da frutto

I Castagneti da frutto attualmente in produzione devono essere mantenuti tali continuando le lavorazioni annuali e periodiche tradizionalmente svolte. Per la protezione del terreno dall’erosione e per facilitare le operazioni di raccolta delle castagne è necessario mantenere una copertura vegetale erbacea, da conseguirsi con sfalci periodici o con il pascolamento. L’eventuale presenza di specie arbustive, che impediscono la raccolta delle castagne, deve essere evitata con il taglio degli arbusti, con il loro sradicamento e, nell’eventualità di una presenza invadente, con la lavorazione superficiale del terreno e la successiva nuova formazione di prato; meglio se seguita da pascolo ovino. Le cure colturali del Castagneto da frutto possono essere schematizzate nelle seguenti fasi:

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a. l’innesto delle varietà adatte alla produzione di qualità e di quantità, si esegue su giovani polloni (portainnesti o piedi) appositamente preparati, preferibilmente se sviluppatisi spontaneamente all’interno del castagneto;

b. una prima cura colturale, si esegue dopo 2-3 anni dall’innesto, nel caso di giovani castagni innestati, quando si verifica la necessità, , di sottoporre i giovane castagni ad. con rimozione dei piedi innestati non riusciti, ripulitura dei polloni di selvaggioni e potatura di formazione delle piante da allevare

c. La potatura di formazione si esegue capitozzando i fusti “gentili” a circa 2 metri di altezza, in modo da provocare la formazione delle 3-4 branche principali.

d. Le cure di esercizio, nel loro complesso, consistono in diverse operazioni finalizzate alla soluzione di specifici problemi che limitano la potenzialità produttiva dei Castagneti da frutto: • potature di mantenimento, • potature straordinarie, • sostituzione di piante, • concimazioni, • mantenimento del manto erboso.

La potatura di mantenimento elimina i rami malati o secchi ed i polloni vigorosi dotati di dominanza apicale, detti succhioni, che possono svilupparsi sia alla base dei castagni da frutto, sia sul fusto in seguito a precedenti potature di intensità eccessiva. Le potature straordinarie si effettuano a carico di alberi con chioma particolarmente sbilanciata o di soggetti particolarmente deperienti a causa di forti attacchi parassitari; si tratta di una potatura molto drastica, che capitozza le branche principali e mantiene, dove utile, eventuali selvaggioni sul fusto “gentile”, opportunamente capitozzati, eseguita al fine di provocare una forte reazione fisiologica della pianta che spesso “ringiovanisce” con un nuovo periodo produttivo. La sostituzione di piante interessa quelle morte o fortemente deperienti e quelle che non hanno reagito positivamente alla potatura straordinaria; evidente sintomo di deperimento è la lo sviluppo di piccoli ed esili rametti sulla parte bassa del fusto. La nuova pianta può provenire da vivai specializzati o meglio essere reclutata sul posto e sottoposta alle procedure per l’innesto. Le concimazioni sono periodiche e consistono nell’apporto di letame e di materia organica localizzato nelle immediate vicinanze delle piante. Infine, come si è già accennato in precedenza, la cura del manto erboso si effettua tramite sfalcio del prato o con il pascolamento.

Tabella 129. Castagneto da frutto (CA10X) interventi selvicolturali previsti

Tipo forestale Codice Assetto evolutivo Intervento previsto

Proprietà

privata [ha]

Proprietà

pubblica [ha]

Totale [ha]

Castagneto da frutto CA10X Fustaia Cure colturali 1.293 9 1.302

Castagneto puro o misto a struttura irregolare (CA20X) e sue varianti

(CA20A – CA20B – CA20C) Il Castagneto a struttura irregolare è molto diffuso soprattutto nelle Valli Vermenagna e Pesio, si estende su 3.3541 ha comprensivi di quattro ettari distrutti da incendio; in questi Castagneti si sono individuate quattro varianti oltre al tipo di riferimento, con la seguente distribuzione areale:

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Tabella 130. Superfici a Castagneto puro o misto a struttura irregolare e sue varianti

Tipo forestale e sue varianti codice Superficie interessata [ha]

Castagneto a struttura irregolare CA20X 2.444 Variante con altre latifoglie d’invasione CA20B 676 Variante con faggio CA20C 268 Variante con rovere CA20D 89 Variante con pino strobo naturalizzato CA20E 62 Bosco danneggiato da incendio CA20Z 4

Totale [ha] 3.541

Questi Castagneti sono composti mediamente da 1200 piante/ha, hanno un’area basimetrica di 39 m2/ha e una provvigione media di 256 m3/ha, una quantità di ceppaie/ha variabile da 150 a 300, con una percentuale di polloni rispetto al totale delle piante presenti che va dal 44% della variante con latifoglie (CA20B) al 58% della variante con faggio (CA20C). Indicativamente l’incremento corrente annuo è di 3,5 m3/ha equivalente ad una media ponderale degli incrementi pari al 3,5%. Le prescrizioni del PFT individuano 1.470 ha dove è possibile il recupero dei Castagneti da frutto, 42 ha da convertire a fustaia da legno, 270 ha da diradare e convertire oltre a 4 ha da ricostituire e 1.595 ha dove è possibile effettuare tagli di ceduazione; questi ultimi sono da ritenersi come opzione riservata ai proprietari che possono però sempre scegliere di eseguire dei “miglioramenti forestali”, i cui oneri sono finanziabili in presenza di incentivi pubblici, attraverso diradamenti e conversioni, conversioni a fustaia da legno oltre a conversioni a Castagneto da frutto dei popolamenti migliori. Il recupero di Castagneti da frutto abbandonati

Nella “Carta degli interventi selvicolturali previsti”, nell’ambito dei Castagneti a struttura irregolare (CA20X), sono indicati con la voce cure colturali, le aree dove maggiore è la presenza di Castagneti da frutto abbandonati ancora recuperabili. Tale recupero è possibile sopratutto in quelle porzioni di territorio che rispondono a determinati parametri (Tabella n. 6.14); le condizioni sotto indicate consentono di individuare i contesti in cui è più probabile la buona riuscita degli interventi ed è, quindi, opportuno investire finanziamenti pubblici, avendo come obiettivo la formazione di un Castagneto da frutto con circa 120 piante/ ha; la condizione primaria per il recupero è la presenza di un adeguato numero di piante valide.

Tabella 131. Castagneti (CA20X): parametri di riferimento per il recupero dei Castagneti da frutto

descrizione valori di riferimento

Densità dei castagni da frutto vitali, la cui attitudine produttiva possa essere rivitalizzata con opportuni interventi di apertura del soprassuolo e di potatura

> 100 piante/ha

Densità della vegetazione arborea d’invasione con diametro > di 8 cm < 1000 piante/ha

Età della vegetazione arborea d’invasione > 15 anni

Distanza dalla viabilità attuale < 500 m

Quota < 800 m s.l.m

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Per il recupero dei Castagneti da frutto abbandonati, le operazioni da seguire sono le seguenti: scelta degli individui da recuperare taglio di tutta la vegetazione arborea non selezionata potatura straordinaria a carico delle piante selezionate preparazione ed allevamento dei polloni portainnesto e operazioni di innesto ricostruzione dello strato erbaceo La scelta degli individui da recuperare deve riguardare principalmente i castagni innestati di buon portamento, con disposizione equilibrata delle branche principali e secondarie, che dimostrano una buona resistenza al cancro corticale; occasionalmente possono essere reclutati alberi giovani non innestati, con caratteristiche simili ai precedenti che serviranno da impollinatori. Successivamente si procederà alla ceduazione di tutta la vegetazione arborea non selezionata, avendo cura di mantenere la biodiversità nello strato arborea rilasciando alcuni eventuali esemplari di altre specie nobili come tiglio, ciliegio, frassino maggiore ed anche olmo, se presente. Insieme alla vegetazione arborea si eliminerà anche quella arbustiva. Tendenzialmente, i castagni scelti dovranno essere potati con le modalità della potatura straordinaria, in modo da “rivitalizzare” le piante, quando questa operazione è evidentemente necessaria; nei castagneti abbandonati da meno di 15 anni tale operazione, normalmente, non va eseguita essendo sufficiente una ripulitura del sottobosco e l’eliminazione della vegetazione d’invasione per dare sollievo ai castagni da frutto che troveranno più nutrimento nel terreno e più luce sulle chiome. Nelle zone in cui mancano le piante da frutto necessarie, la preparazione e l’allevamento dei polloni portainnesto inizia 1-4 anni dopo, a seconda del metodo di innesto, con una nuova ceduazione della giovane vegetazione riservando i polloni più robusti e più adatti che verranno innestati con le cultivar prescelte. La ricostruzione dello strato erbaceo con concimazione e semina diretta è preceduta dall’eliminazione della vegetazione arbustiva e suffruticosa anche tramite estirpazione e da un’eventuale lavorazione superficiale del terreno.

Conversione dei cedui di castagno in Castagneto da frutto

Nelle zone di buona fertilità, prevalentemente coltivate a Castagneto da frutto, si trovano nuclei di ceduo con ceppaie piuttosto rade, spesso originati dal taglio di vecchi castagneti, che possono essere convertiti adottando le tecniche già descritte nei paragrafi precedenti: in sintesi, dopo la prima ceduazione, si attende il periodo necessario per la scelta dei portainnesti, si innestano le cultivar volute, si costruisce uno strato erbaceo e si prosegue con la potatura di formazione e con le cure di esercizio. Ceduazioni nei castagneti a struttura irregolare

Le ceduazioni nei Castagneti a struttura irregolare è sempre possibile, come scelta selvicolturale del proprietario che può optare per questa forma di governo (utilizzazione forestale) in alternativa ai trattamenti di “miglioramento forestale” incentivati dalla Comunità europea e dalla Regione Piemonte. le ceduazioni potranno avere una matricinatura adattata alla struttura del bosco con il rilascio di un numero minimo di 100 piante/ha, meglio se per gruppi, scelte prioritariamente tra le latifoglie diverse dal castagno (ciliegi, frassini, aceri, tigli), e solo secondariamente su quelle di castagno e per gruppi in modo da limitare i frequenti schianti da neve rilevati diffusamente nei recenti tagli di cedui invecchiati dove le piante rilasciate sono molto filate (per ulteriori prescrizioni si rimanda ai successivi paragrafi n. 6.3.3 e n. 6.14).

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Diradamento e conversione nei castagneti a struttura irregolare

Il diradamento e conversione è prescritto in popolamenti già ricchi di soggetti affrancati. La scelta dei polloni da abbattere dovrà ricadere sui soggetti che limitano lo sviluppo dei soggetti migliori, quelli appartenenti alle classi diametriche più basse, di peggiore portamento e minore vigore vegetativo. Dai diradamenti dovrà derivare un popolamento costituito dai migliori soggetti dominanti e da individui di accompagnamento che garantiscano la copertura e favoriscano il corretto sviluppo dei primi limitandone la ramosità; la densità dei popolamenti successiva ai tagli di diradamento sarà variabile tra 500 e 700 piante/ha. Conversioni dei cedui a fustaia

Le conversioni del ceduo a fustaia da legno sono possibili nei particolari casi in cui il popolamento irregolare presenta una struttura evoluta con soggetti ben distribuiti e di buon portamento, buona presenza di polloni affrancati e piante da seme, oppure individui codominanti di altre specie che lasciano presupporre la possibile formazione di una fustaia; il taglio di avviamento deve interessare il 30% della massa totale in modo che la densità finale risulti pari a 400-600 piante/ha.

Tabella 132. Castagneti a struttura irregolare (CA20X e loro varianti) – interventi selvicolturali previsti per tipo forestale

Intervento previsto CA20X CA20B CA20C CA20D CA20E bruciati Totale [ha]

Conversione - 11 31 - - - 42 Diradamento e conversione 23 146 90 5 5 - 270 Taglio a scelta 4 2 - - - - 6 Cure colturali 1.244 189 37 - - - 1.470 Ricostituzione boschiva - - - - - 4 4 Ceduazione 1.105 290 69 74 56 - 1.595 Evoluzione controllata 67 37 40 9 - - 154

Totale 2.444 676 268 89 62 4 3.541

Ferma restando la possibilità individuata nel PFT di ceduare i popolamenti di castagno appartenenti ai tipi indicati in precedenza, si rileva che nella forma tipica di riferimento del Castagneto a struttura irregolare (CA20X) è probabile trovare appezzamenti di modesta estensione, in stazioni fertili e con favorevoli caratteristiche del popolamento, che possono essere convertite a fustaia per la produzione di legname da opera. Nelle aree con netta prevalenza di castagno la situazione è simile alla precedente ma, più di frequente, sono presenti aree anche estese, disposte a mosaico, dove è ancora possibile effettuare interventi selvicolturali finalizzati al recupero dei castagneti da frutto: ripuliture, tagli a scelta a carico dei soggetti peggiori e di invasione, taglio di grossi castagni e impianto di nuovi castagni innestati con varietà tipiche della zona. Nelle aree con più spiccata evoluzione verso il bosco misto, classificate come variante con altre latifoglie d’invasione (CA20B), ove non sia possibile la riconversione a castagneto da frutto, si indica la possibilità di effettuare sia conversioni all’alto fusto da legno, laddove la struttura del bosco lo permette, sia interventi di ceduazione e di diradamento che favoriscano la costituzione di soprassuoli di castagno finalizzati alla produzione di massa legnosa per usi energetici e, ove possibile, per legname da opera. In popolamenti a struttura mista per ceppaia o per piede d’albero o fortemente invasi da specie costruttrici di cenosi stabili quali faggio, querce e latifoglie mesofile, più diffusi nella variante con faggio (CA20C), si può procedere alla progressiva eliminazione di relitti di castagneto da frutto, fatti

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salvi i casi indicati in cartografia, valutando di volta in volta l’opportunità di abbattere grandi esemplari al fine di minimizzare i danni al popolamento d’avvenire. Altrove è possibile la conversione a fustaia dei cedui derivanti dal taglio di castagneti da frutto; tale pratica spesso trova ostacoli nella scarsa densità delle ceppaie e quindi nel cattivo portamento, ramosità e rastremazione dei polloni presenti a grandi gruppi. In questi casi la conversione va accompagnata dal reclutamento di soggetti avventizi spontanei di castagno ed altre latifoglie anche di specie pioniere e, nei casi limite con copertura rada, dal rinfoltimento con latifoglie idonee alla stazione. Nelle stazioni con difficoltà di accesso e limitata fertilità, si potrà lasciare agire l’evoluzione spontanea, in particolare se si tratta di superfici limitate. Dopo il taglio di grossi castagni sono necessari sfolli iniziali, poi diradamenti successivi per affrancare i polloni migliori tra quelli ricacciati. In ogni caso va ricordato che è sempre necessario salvaguardare e valorizzare i castagni monumentali che, se presenti, vanno conservati prescindendo dalla loro capacità produttiva, con il rilascio di almeno 1-2 esemplari per ettaro, al fine di preservare il loro valore storico e naturalistico.

Tabella 133. Castagneti a struttura irregolare (CA20X e loro varianti) – interventi selvicolturali previsti

Tipo forestale Codice Assetto evolutivo Intervento previsto

Proprietà

privata [ha]

Proprietà

pubblica [ha]

Totale [ha]

Ceduazione 1.067 26 1.093 Cure colturali 1.237 7 1.244 Diradamento e conversione 14 9 23 Ceduo composto

Taglio a scelta 4 - 4 Castagneto irregolare CA20X

Ceduo matricinato Ceduazione 13 - 13

Totale Castagneto irregolare 2.335 41 2.377 Ceduazione 261 30 290 Cure colturali 183 6 189 Diradamento e conversione 140 6 146 Ceduo composto

Taglio a scelta 1 1 2 Castagneto irregolare

con latifoglie CA20B

Ceduo matricinato Conversione 5 6 11

Totale Castagneto irregolare con latifoglie 590 49 639 Ceduazione 39 8 46 Conversione 21 21 Cure colturali 36 1 37 Ceduo composto

Diradamento e conversione 82 8 90 Ceduazione 22 1 23

Castagneto irregolare con faggio CA20C

Ceduo matricinato Conversione 8 2 10

Totale Castagneto irregolare con faggio 208 20 228 Ceduazione 74 - 74 Castagneto irregolare

con rovere CA20D Ceduo composto Diradamento e conversione 5 - 5 Totale Castagneto irregolare con rovere 79 - 79

Ceduo composto Diradamento e conversione 5 - 5 Castagneto irregolare con pino strobo CA20E Ceduo

matricinato Ceduazione 56 - 56

Totale Castagneto irregolare con pino strobo 62 - 62 Castagneto irregolare

bruciato CA20Z Ceduo matricinato Ricostituzione boschiva 2 2 4

Totale Castagneto irregolare bruciato 2 2 4 Totale interventi selvicolturali 3.275 112 3.388

Boschi ad evoluzione controllata 120 34 154

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Tipo forestale Codice Assetto evolutivo Intervento previsto

Proprietà

privata [ha]

Proprietà

pubblica [ha]

Totale [ha]

Boschi ad evoluzione naturale - - - Totale complessivo Castagneti a struttura irregolare 3.395 146 3.541

Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia (CA30X) e sue varianti (CA30A

– CA30F – CA30C – CA30D) Si tratta di popolamenti piuttosto densi con copertura sempre superiore al 70%, con un numero medio di piante abbastanza elevato (1.084/ha), così come quello delle ceppaie (345/ha) e dell’area basimetrica (29,4 m2/ha); la provvigione, invece, si attesta su valori bassi rispetto agli altri castagneti (165 m3/ha), in relazione sia alla statura media non elevata (14,5 m) sia alla distribuzione delle piante nelle classi diametriche medio-basse (15-25 cm). Data la forte capacità pollonifera e rigenerativa del castagno, i soprassuoli individuati come Cedui di castagno (CA30X) possono, su opzione dei proprietari, essere governati come cedui anche se il soprassuolo si presenta invecchiato. Utilizzazioni forestali

Nella ceduazione con rilascio di matricine si prescrive di scegliere queste ultime tra le piante di migliore portamento, con priorità per le specie diverse dal castagno, ad eccezione di betulla e robinia il cui carattere invasivo e colonizzante non deve essere favorito; in mancanza di altre latifoglie la scelta ricadrà sul castagno, i cui individui non devono essere isolati per evitare deperimenti e schianti; si prescrive quindi che, nel caso di matricinatura di castagno, si rilascino sempre gruppi di 6-10 soggetti tra loro distanti 2-4 metri; la densità minima delle matricine è comunque fissata in 100 piante/ha. Miglioramenti forestali

Date le buone potenzialità e la crescente richiesta di legname da opera di castagno, per il recupero colturale dei migliori castagneti, è anche possibile puntare ad un nuovo indirizzo colturale che prevede la conversione a fustaia e il diradamento dei cedui, soprattutto quelli invecchiati, in altre parole la gestione di fustaie di polloni, a rinnovazione mista gamica-agamica. Questi interventi sono considerati “miglioramenti forestali”, i cui oneri sono finanziabili in presenza di incentivi pubblici. La conversione consiste in un taglio di avviamento, praticabile a partire da popolamenti submaturi per i cedui (10-15 anni), fino a classi di 30 o più anni di età, purché vi siano soggetti d’avvenire in numero sufficiente; nelle classi più avanzate la selezione sulle ceppaie presenta minori possibilità di scelta, in quanto talora non è più possibile separare soggetti codominanti senza squilibrare quelli rilasciati. Il diradamento di popolamenti gia ricchi di soggetti affrancati,già descritto nel paragrafo precedente, è fattibile anche in questo caso e deve puntare a valorizzare tutte le specie presenti, in particolare il faggio e le latifoglie mesofile, per assicurare la perpetuità e la stabilità del bosco; anche in carenza di queste ultime, il diradamento è utile per favorirne l’ingresso e per mantenere vitale il popolamento. Questi interventi sono considerati formalmente “miglioramenti forestali”, i cui oneri sono finanziabili in presenza di incentivi pubblici.

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Tabella 134. Castagneti cedui a Teucrium scorodonia (CA30X) e loro varianti – interventi selvicolturali previsti

Tipo forestale Codice Assetto evolutivo Intervento previsto

Proprietà

privata [ha]

Proprietà

pubblica [ha]

Totale [ha]

Ceduazione 2.149 55 2.203 Ceduo matricinato Conversione 16 16 Castagneto ceduo CA30X Fustaia Taglio a scelta 5 5

Totale Castagneto ceduo 2.170 55 2.224 Castagneto ceduo con

betulla CA30A Ceduo matricinato Ceduazione 22 13 35

Totale Castagneto ceduo con betulla 22 13 35 Ceduazione 365 34 399 Castagneto ceduo con

faggio CA30F Ceduo matricinato Conversione 4 4

Totale Castagneto ceduo con faggio 369 34 403 Castagneto ceduo con

rovere CA30C Ceduo matricinato Ceduazione 25 5 30

Totale Castagneto ceduo con rovere 25 5 30 Castagneto ceduo con

roverella CA30D Ceduo matricinato Ceduazione 46 36 82

Totale Castagneto ceduo con roverella 46 36 82 Totale interventi selvicolturali 2.630 143 2.773

Boschi ad evoluzione controllata 72 17 89 Boschi ad evoluzione naturale - - -

Totale complessivo Castagneti cedui a Teucrium scorodonia 2.702 160 2.862 La selvicoltura dei Querceti di roverella (QR) e di rovere (QV) Dai dati inventariali queste cenosi non hanno sufficienti capacità produttive per essere oggetto di interventi selvicolturali attivi generalizzati ma, in alcuni casi, presentano soprassuoli misti ad altre latifoglie (castagno) e fortemente invecchiati nei quali si sono registrati massa legnosa e valori dendro-auxometrici che raggiungono gli stessi livelli dei castagneti. In generale la massa presente non supera i 100 m3/ha, gli incrementi correnti sono scarsi (1-2 m3/ha), la statura è bassa (8-12m) e la copertura è rada (60-70%). Per la maggior parte di questi popolamenti, in considerazione delle difficili condizioni stazionali e del loro alto valore paesaggistico-ambientale, non si prevedono interventi selvicolturali, lasciandoli ad evoluzione controllata nel quindicennio di validità del PFT, con l’obiettivo di far evolvere ulteriormente i soprassuoli, aumentarne conseguentemente la massa legnosa e verificarne la possibilità di una futura gestione a fustaia con finalità naturalistiche e paesaggistiche. Si prescrive il diradamento e conversione, con finalità naturalistico ambientali dei soprassuoli irregolari a destinazione naturalistica (86 ha), da eseguire mediante diradamenti iniziali mirati ad impostare la struttura e la composizione possibilmente plurispecifica della futura fustaia, prelevando non più del 25% della massa totale, a carico dei soggetti di peggior portamento e in soprannumero; la densità minima del popolamento dopo il taglio di avviamento deve essere di 500 piante/ha. Le specie accessorie, come aceri, sorbi, tigli, ciliegi ove presenti, ad esclusione del castagno se ceduato, dovranno essere mantenute per il loro ruolo ambientale-ecosistemico. I Querceti sono di proprietà prevalentemente privata (58%), per cui si prevede che nei cedui con meno di 30 anni dall’ultimo taglio, fuori dalla destinazione naturalistica, resti integra la possibilità del proprietario di eseguire, su superfici non superiori a un ettaro, una ceduazione con rilascio di matricine, mantenendo almeno 150 piante/ha.

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Nel caso in cui i cedui siano invecchiati più di 30 anni, è obbligatorio l’intervento di diradamento e conversione sopra descritto che è considerato “miglioramento forestale”, i cui oneri sono finanziabili in presenza di incentivi pubblici.

Tabella 135. Querceti (QR-QV) – interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Classe di intervento

Proprietà privata

[ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Superficie [ha]

Conversione Miglioramento - 2 2 Diradamento e conversione Miglioramento 50 34 84 Taglio a scelta Miglioramento 12 12 Evoluzione controllata - 101 56 157

Totale 163 92 255

La selvicoltura delle Abetine (AB) Le Abetine si trovano nei Comuni di Chiusa di Pesio e Valdieri e si estendono su 3.520 ha localizzati all’interno delle Aree protette e sottoposti alle prescrizioni dei locali Piani di Assestamento Forestale, in vigore per il periodo 1998-2010 in Valle Pesio ed in fase di approvazione in Valle Gesso. Mediamente le Abetine hanno densità di 666 piante/ha, con provvigione di 300-400 m3/ha. I primi diradamenti selettivi devono quindi interessare indicativamente il 30% del numero di piante e della massa legnosa presente; la densità dopo il taglio non deve essere inferiore a 600 piante/ha, mentre i tagli a scelta a carico di fustaie disetanee destinate alla fruizione e interesseranno le piante accessorie di minori dimensioni con il prelievo di non più del 10% della massa distribuito su circa il 15% del numero di piante che compongono il soprassuolo. Gli interventi attivi previsti riguardano 112 ha, di cui 47 ha di diradamento e 65 ha di taglio a scelta colturale.

Tabella 136. Abetine (AB): ripartizione degli interventi selvicolturali previsti per proprietà

Intervento previsto Classe di intervento

Proprietà privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Superficie [ha]

Diradamento Miglioramento 47 - 47 Taglio a scelta Miglioramento 65 - 65

Totale interventi selvicolturali 112 - 112 Evoluzione controllata - 448 116 564 Evoluzione naturale - 148 46 195

Totale complessivo Abetine 708 162 870

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Abetina eutrofica (AB10X) e sua variante con latifoglie miste (AB10C) Gli interventi prescritti dal presente PFT riguardano esclusivamente le Abetine del Parco Naturale dell’Alta Valle Pesio e sono conformi agli indirizzi di gestione selvicolturale prescritti nel Piano di Assestamento Forestale (1998-2010), al quale si rimanda per le ulteriori note tecniche e si citano le considerazioni preliminari sulla gestione delle Abetine della Valle Pesio: “L’abetina nelle condizioni evolutivo-colturali attuali può positivamente continuare il processo spontaneo di arricchimento di biomassa registrato, senza particolari problemi per la stabilità a medio termine, né d’altro canto vi è alcun condizionamento gestionale dato da necessità di utilizzazione a scopo di produzione. Per il prossimo quindicennio si prevede di lasciare ancora tali cenosi in evoluzione. Sono previsti monitoraggi per controllarne lo sviluppo ed interventi selvicolturali campione escludendo tagli andanti su superfici estese. Le prove di trattamento saranno finalizzate alla progressiva messa in luce di nuclei di novellame d’avvenire e alla rinnovazione con la tecnica dei taglia scelta colturali per piccoli gruppi, dei diradamenti dei gruppi marcatamente coetanei nonché di conversione dei gruppi di ceppaie di faggio sparse nell’abetina. Il mantenimento di grossi alberi di elevata biomassa unitaria, anche senescenti e morti, è importante per la diversità biologica e la stabilità dell’ecosistema forestale nel suo complesso così come importante valorizzare le latifoglie accessorie e codominanti”. Si calcola che, alla fine del prossimo quindicennio la provvigione delle abetine potrà salire a 450 mc ed avrà ancora possibilità di sviluppo, per cui sarà opportuno rimandare a dopo il 2016 i possibili prelievi, interessanti sia per volume della ripresa sia per qualità tecnologica del legno. Oltre il periodo di validità del Piano di Assestamento in vigore (1998-2010), con la nuova revisione del piano, si potrà prendere in considerazione la possibilità tecnica di intervenire su alcune Abetine di grande importanza paesaggistica e ambientale per il Parco Naturale dell’Alta Valle Pesio e Tanaro, situati nel cuore stesso dell’area protetta, vicino al Pian delle Gorre (Bosco del Buscaié e del Prel). La forte valenza naturalistica di questi boschi rende estremamente delicati i probabili interventi selvicolturali, per cui si è ritento di non prescriverli negli ultimi cinque anni di validità del PFT, demandando al futuro assestatore le scelte selvicolturali che potranno prevedere interventi anche prima del 2016, anno di scadenza del presente Piano Forestale Territoriale.

Tabella 137. Abetine eutrofiche (AB10): parametri di riferimento per gli interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Provvigione [m³/ha]

Densità [piante/ha]

Ripresa % sulla

provvigione

Prelievo % di piante

[n°] piante dopo l’intervento

Taglio a scelta 300-400 600-800 10 10-20 600

Diradamento 250-350 800-1000 30 20-30 600

I tagli a scelta (65 ha) sono localizzati prevalentemente nell’Abetina eutrofica con latifoglie in sinistra orografica del Vallone del Cavallo (Derta del Pari) e nei bassi versanti a monte e a valle della strada per Pian delle Gorre (parzialmente realizzati), si riferiscono ad una selvicoltura mirata alla valorizzazione naturalistica che vede interventi colturali misti associati a mosaico, quali diradamenti e riduzione della densità a scopo estetico in aree intensamente fruite, nello strato arbustivo, in novelleti, spessine e popolamenti coetanei a gruppi di conifere e latifoglie. Nell’esecuzione di questi tagli, di modesta entità, è necessario evitare di provocare una coetaneizzazione dei soprassuoli con il prelievo di individui dalle classi di età maggiormente squilibrate rispetto alla distribuzione ottimale che vede un numero di piante crescente al diminuire dell’età di riferimento della classe.

187

I diradamenti (47 ha) sono previsti sulla sinistra orografica del vallone di S. Bruno, nell’Abetina eutrofica con latifoglie, con l’obiettivo di sviluppare la fustaia di conifere (abete) con latifoglie (faggio e specie nobili). Si prevede la riduzione della densità in gruppi coetanei di perticaie e giovani fustaie miste, con locale progressivo sgombero dei larici adulti di origine artificiale, con contestuale avviamento indiretto a fustaia dei nuclei di ceduo a prevalenza di faggio e valorizzazione del novellame spontaneo sia di conifere sia di latifoglie.

Abetina mesotrofica mesalpica (AB20) Le Abetine di questo tipo sono si estendono su 45 ettari ubicati sui bassi versanti della Valletta delle Terme di Valdieri, interamente nel Parco Naturale delle Alpi Marittime e parzialmente anche in bandita comunale. Trattandosi di soprassuoli abbastanza giovani con ancora evidenti le caratteristiche di un bosco in evoluzione non si prevedono interventi selvicolturali nell’arco del quindicennio di validità del PFT. Si segnala la particolare funzione paesaggistica e naturalistica di queste cenosi all’interno delle quali è anche essenziale il mantenimento della necromassa in piedi, peraltro assai modesta, per conservare un habitat idoneo al raro picchio nero.

Abetina altimontana a megaforbie (AB40X) Considerati i condizionamenti stazionali di queste cenosi, che si trovano anch’esse nel Parco Naturale delle Alpi Marittime, su una fascia superiore a quella delle abetine mesotrofiche, fino al limite della vegetazione arborea, si sottolineano le notevoli funzioni naturalistico-paesaggistiche e non si prevedono interventi selvicolturali. La quasi totalità di queste Abetine deve essere lasciata ad evoluzione controllata almeno per il prossimo quindicennio.

Tabella 138. Abetine (AB) – interventi selvicolturali previsti

Tipo forestale Destinazione Intervento previsto Proprietà

privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Totale complessivo

[ha] Abetina eutrofica Naturalistica Taglio a scelta 2 - 2

Diradamento 47 - 47 Abetina eutrofica con latifoglie Naturalistica Taglio a scelta 63 - 63

Totale interventi selvicolturali 112 - 112 Boschi ad evoluzione controllata 448 116 564

Boschi ad evoluzione naturale 148 46 195 Totale complessivo Abetine 708 162 870

La selvicoltura dei Lariceti (LC) I Lariceti si estendono su una superficie di 223 ettari, interessata dalla destinazione naturalistica e caratterizzano la parte occidentale del Parco Naturale delle Alpi Marittime; al di fuori del Parco, si registra un solo piccolo nucleo di larici, che si estende per meno di un ettaro, nel Vallone di Cabanaira in Comune di Limone Piemonte. Data la destinazione e le caratteristiche stazionali con forti o estreme limitazioni non si prevedono interventi selvicolturali a carico di queste cenosi, in generale nemmeno a lungo termine, con eccezione per 70 ettari ubicati su alti versanti nella Valle di Lourousa e su Punta Stella nella zona delle Terme di Valdieri oltre al nucleo segnalato in Comune di Limone.

188

Tabella 139. Lariceti e Cembrete (LC) – interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Classe di intervento

Proprietà privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Superficie [ha]

Evoluzione controllata - - 94 94 Evoluzione naturale - 200 358 558

Totale 200 451 652 La selvicoltura delle Pinete di pino montano (PN) Le Pinete di pino montano prostrato si estendono su 465 ettari. Sono cenosi arbustive con spiccata valenza paesaggistica e alto interesse naturalistico, con caratteristiche anche invasive di pascoli di alta quota, a carico delle quali non si prevedono interventi selvicolturali di nessun tipo. Si auspica che, al più presto, possa essere stabilito il divieto assoluto di taglio o distruzione di queste importanti formazioni di conifere, che hanno anche un ruolo nella stabilizzazione di macereti e nel contenimento dell’erosione.

Tabella 140. Pinete di pino montano (PN) – interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Classe di intervento

Proprietà privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Superficie [ha]

Evoluzione controllata - 17 17 Evoluzione naturale - 125 323 448

Totale 125 340 465 La selvicoltura degli Acero-tiglio-frassineti (AF) Si tratta prevalentemente di boschi di origine invasiva spesso già con assetto a giovane fustaia; sono boschi in fase di evoluzione verso una fustaia mista di latifoglie sui quali si deve intervenire con tagli a scelta colturali al fine di favorirne il processo evolutivo in atto con il raggiungimento di una buona stabilità strutturale. La distribuzione degli interventi in questa categoria forestale è la seguente:

Tabella 141. Acero-tiglio-frassineti (AF) – interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Classe di intervento

Proprietà privata

[ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Superficie [ha]

Diradamento e conversione Miglioramento 3 2 5 Taglio a scelta Miglioramento 1.205 165 1.369

Totale interventi selvicolturali 1.208 167 1.374 Evoluzione controllata - 696 171 867

Evoluzione naturale - 87 149 236 Totale complessivo 1.991 486 2.477

Gli interventi attivi riguardano 1.374 ha di questi soprassuoli che hanno densità media di 985 piante/ha, con provvigione di 155 m3/ha. I primi diradamenti selettivi devono quindi interessare indicativamente il 30% del numero di piante e della massa legnosa presente; la densità dopo il taglio non deve essere inferiore a 600 piante/ha.

189189

Tabella 142. Acero-tiglio-frassineti (AF) – parametri di riferimento per gli interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Provvigione [m³/ha]

Densità [piante/ha]

Ripresa % sulla

provvigione

Prelievo % di piante

[n°] piante dopo l’intervento

Tagli a scelta colturali 155 980 30 30 600

Tutti gli interventi selvicolturali previsti sugli acero-tiglio-frassineti sono considerati “miglioramenti forestali”, i cui oneri sono finanziabili in presenza di incentivi pubblici.

Acero-tiglio-frassineti di forra (AF40) In questi popolamenti non si prevedono interventi selvicolturali se non quelli di ceduazione localmente finalizzati a liberare l’alveo di piena dei corsi d’acqua per ridurre il rischio di sradicamento degli alberi. I nuclei di robinia infiltrati possono essere ceduati a turni brevi (entro 10 anni), in modo da liberare l’alveo e ricavare legna da ardere. A carico di questi popolamenti, soprattutto nelle zone più marginali delle formazioni riparie, dove è evidente un’evoluzione del soprassuolo che tende a stabilizzarsi, sono possibili interventi localizzati mirati a favorire l’arricchimento progressivo di specie mesofile (frassino maggiore, acero di monte, tiglio nostrano e ciliegio) in successione all’ontano comune; in questi casi si deve provvedere, unitamente, all’esecuzione di diradamenti a carico delle latifoglie mesofile, ove le condizioni stazionali lo consentano. Nei canaloni di valanga, date le caratteristiche di questo soprassuolo fortemente condizionato da evidenti naturali anche devastanti come le valanghe, non si prevedono intereventi selvicolturali.

Acero-tiglio-frassineti d’invasione (AF50) Trattandosi prevalentemente di giovani cenosi con notevole potenzialità produttiva di legname da opera, gli interventi necessari sono diradamenti selettivi di formazioni ad elevata densità e tagli a scelta nel caso di popolamenti più maturi. I trattamenti selvicolturali, nel loro complesso, sono volti a ridurre la densità a favore dei soggetti d’avvenire che, liberati dai concorrenti codominanti, possono crescere armonicamente con significativi incrementi diametrici. A tale proposito, nell’organizzazione degli interventi, va posta particolare attenzione alla valutazione del rapporto di snellezza (altezza/diametro) che non deve mai essere superiore a 100, ed al sufficiente sviluppo della chioma verde, per evitare schianti in seguito ad una eccessiva apertura delle chiome dopo il diradamento. Nelle stazioni secondarie andranno sempre mantenute e favorite le specie caratteristiche delle cenosi potenziali (querce, faggio, castagno) perseguendo la massima diversità e variabilità anche tra le latifoglie mesofile. I vecchi soggetti sgamollati possono essere allontanati al momento dei diradamenti selettivi, evitando di danneggiare i giovani soggetti, e lasciandone alcuni al margine quali portaseme. Una certa quota di questi ultimi, va conservata per motivi naturalistici (ricchezza di cavità per nidificazioni) e storico documentari, in particolare presso i sentieri e gli antichi insediamenti montani. L’obiettivo degli interventi è di formare una fustaia di latifoglie mesofile, i cui turni di utilizzazione ipotizzabili potranno essere di 60-90 anni, ottenendo la rinnovazione del popolamento con tagli di sementazione intensi che risparmino i migliori portaseme e le specie stabili. I prelievi relativi ai primi diradamenti, devono interessare non più del 30% del numero delle piante e del 20% della massa legnosa totale (provvigione).

190

Tabella 143. Acero-tiglio-frassineti (AF) – interventi selvicolturali previsti

Tipo forestale Codice Assetto evolutivo Intervento previsto

Proprietà

privata [ha]

Proprietà

pubblica [ha]

Totale [ha]

Acero-tiglio-frassineto di forra AF40 Fustaia Taglio a scelta 405 62 467

Ceduo composto Diradamento e conversione 3 2 5 Acero-tiglio-frassineto

d'invasione AF50

Fustaia Taglio a scelta 800 102 902 Totale interventi selvicolturali 1.208 166 1.374

Boschi ad evoluzione controllata 696 171 867 Boschi ad evoluzione naturale 87 149 236

Totale complessivo Acero-tiglio-frassineti 1.991 486 2.477

La selvicoltura delle Boscaglie pioniere e d’invasione (BS) Fanno parte di questa Categoria diverse formazioni, con distribuzione, composizione e struttura molto irregolare che generalmente colonizzano versanti o radure prive di altre utilizzazioni antropiche. La selvicoltura applicabile a queste cenosi è legata a condizionamenti sia stazionali, nel caso dei popolamenti pionieri, sia economico-culturali, nel caso dei popolamenti d’invasione. Non sono generalmente previsti interventi a carico di questi popolamenti.

Betuleti montani (BS22) Sono boschi a carico dei quali non sono in genere previsti interventi selvicolturali, almeno nel periodo di validità del PFT, durante il quale l’evoluzione dei betuleti deve essere controllata, per poterne impostare una futura gestione; la diffusione di questo tipo forestale, che colonizza anche i popolamenti di faggio in regressione dopo essere stati sottoposti ad una ceduazione tardiva, va assecondata, ove possibile. Si rileva comunque che la loro distribuzione è molto frammentata sul territorio e parte di questi sono inclusi o confinano con boschi di faggio o di castagno sui quali è previsto un intervento selvicolturale. Contemporaneamente a quest’ultimo, si può intervenire anche sui popolamenti di betulla, sempre che il betuleto abbia raggiunto uno stadio di maturità e siano evidenti i segni di una naturale successione di altre specie più stabili; in questi casi si può intervenire mettendole in luce; a tale proposito vanno favoriti il faggio, il frassino e anche la roverella; la finalità è di assecondare l’evoluzione naturale del soprassuolo e di facilitarne la trasformazione verso formazioni stabili come la fustaia di faggio o meglio di latifoglie miste. In relazione allo stadio di sviluppo del betuleto e a quello delle specie in successione, si deve procedere prima ad uno o più diradamenti, poi al taglio di sgombero a carico della betulla; si ricorda che il legname proveniente dai betuleti di buono sviluppo e diametro, può trovare utilizzo per tranciati e sfogliati decorativi oltre che per gli usi ordinari da imballaggio ed energetici.

Corileti d’invasione (BS42) Sono cenosi senza gestione, da lasciare evolvere naturalmente; in alcuni casi, limitatamente a zone fertili di facile accesso, la successione verso cenosi arboree può essere accelerata inserendo piante di latifoglie nobili (querce o faggio) nei vuoti, o eliminando il nocciolo in modo localizzato; tagli generalizzati sono inutili e controproducenti.

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Boscaglie pioniere e d’invasione (BS32)

Questi popolamenti non hanno un interesse economico diretto, anche quando si trovano in zone facilmente accessibili, in quanto la loro composizione e struttura non permettono di ricavare, a medio termine, assortimenti legnosi degni di rilievo, pur avendo potenzialità produttive per pregresso uso agricolo dei suoli; nel periodo di validità del PFT, non si prevedono interventi selvicolturali specifici a carico di questi soprassuoli che, per la maggior parte, vanno comunque tenuti sotto controllo per osservarne l’evoluzione ed eventualmente intervenire in un secondo tempo.

Tabella 144. Boscaglie pioniere e d’invasione (BS) – interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Classe di intervento

Proprietà privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Superficie [ha]

Taglio a scelta Miglioramento 23 6 29 Evoluzione controllata - 515 447 962 Evoluzione naturale - 240 452 693

Totale 778 906 1.684

La selvicoltura dei Saliceti e pioppeti ripari (SP) e degli Alneti planiziali e montani (AN) Riguarda 364 ha di formazioni riparie irregolari localizzate in strette fasce esondabili lungo le aste principali dei torrenti; la presenza in alveo di tale cenosi aumenta la scabrezza delle sponde e favorisce il mantenimento di una corretta dinamica fluviale. In questi popolamenti si prevedono interventi selvicolturali in parte assimilabili alla ceduazione e in parte al taglio a scelta, finalizzati a liberare l’alveo di piena dei corsi d’acqua per ridurne il rischio di sradicamento e il conseguente trasporto di grossi fusti. I nuclei di pioppo e di robinia infiltrati possono essere ceduati a turni brevi (entro 10 anni), in modo da liberare l’alveo e ricavare legna da ardere. Il taglio di astoni può essere effettuato per ottenere talee da utilizzare in interventi di ingegneria naturalistica, mentre la manutenzione delle sponde, con ceduazione sempre senza sradicamento è consigliata solo quando i diametri dei fusti dovessero superare i dieci centimetri e pertanto perdere la loro caratteristica flessibilità.

Tabella 145. Formazioni legnose riparie (SP-AN) – interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Classe di intervento

Proprietà privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Superficie [ha]

Taglio a scelta Miglioramento 358 5 363

Evoluzione controllata - 1 - 1 Totale 359 5 364

La selvicoltura dei Robinieti (RB) I pochi soprassuoli di robinia (7 ha) devono essere governati a ceduo semplice, indicativamente con 60 matricine/ha, a gruppi se di robinia, anche per contenere il naturale ed invasivo sviluppo della specie che tende a colonizzare le cenosi forestali circostanti (Castagneti, Acero-tiglio-frassineti, Alneti ripari, Saliceti); per contro, la presenza della robinia in zone dissestate (scarpate stradali, ripe e zone franose), favorisce la stabilità dei versanti è va mantenuta con interventi a turni

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brevi (10 anni), anche senza il rilascio di matricine. Si stima che la provvigione dei robinieti sia di circa 230 m3/ha e quindi la ripresa possa essere indicativamente di 200 m3/ha.

Tabella 146. Formazioni legnose riparie (SP-AN) – interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Classe di intervento

Proprietà privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Superficie [ha]

Ceduazione Utilizzazione 7 - 7 Totale 7 - 7

La selvicoltura dei Rimboschimenti (RI) I rimboschimenti delle Valli Gesso Vermenagna e Pesio hanno una funzione prevalentemente produttivo-protettiva e si estendono su 981 ettari di cui 124, nei pressi di Limone Piemonte, sono stati realizzati a protezione del paese e delle attività produttive e turistiche, alcuni di questi popolamenti sono adibiti alla fruizione turistica. Si tratta prevalentemente di fustaie giovani e adulte nella fascia del faggio (Valle Pesio) e di perticaie in quella del castagno.

Tabella 147. Rimboschimenti (RI): ripartizione delle destinazioni per tipo forestale

Tipo forestale Codice

Prod

uttiv

a

Prot

ettiv

a

Prod

uttiv

o-pr

otet

tiva

Nat

ural

istic

a

Frui

zion

e

Evol

uzio

ne

liber

a Totale [ha]

Rimboschimento collinare RI10 111 6 2 3 122 Rimboschimento montano RI20 120 29 530 165 22 4 869

Totale 231 29 536 166 25 4 991

Il diradamento è previsto a carico delle perticaie o, tardivamente, anche in fustaie troppo dense, con la finalità di equilibrare lo spazio di crescita, quindi facilitare l’incremento diametrico delle piante d’avvenire e favorire l’infiltrazione di specie indigene, soprattutto latifoglie, più stabili e meno vulnerabili dagli incendi; questo intervento è previsto per pinete, abetine e lariceti sottoquota. I diradamenti devono essere di tipo selettivo, valorizzando i soggetti più stabili senza predestinazione dei candidati, considerando che la densità media attuale dei rimboschimenti è di circa 850 piante/ha, con area basimetrica di oltre 29 m2/ha, corrispondenti ad un diametro medio delle conifere di 15 cm; rilevato inoltre che la massa media è di 222 m3, trattandosi di popolamenti coetanei che presentano un’evidente competizione, si sceglieranno le piante d’avvenire in modo tale da garantire una densità di almeno 500 piante/ha, prelevando non più del 40% della massa totale. L’intervento potrà anche non essere uniforme, prevedendo maggiori aperture per favorire l’inserimento delle latifoglie e rispettando i margini per prevenire schianti. Di particolare interesse è l’intervento di diradamento prescritto dal Piano di Assestamento del Parco Naturale in Valle Pesio per la fustaia di larice del Vallone del Cavallo, a proposito del quale si ribadisce in questa sede che “è necessario favorire il processo spontaneo di progressiva infiltrazione e sviluppo delle specie dei tipi potenziali, quali faggio, abete, latifoglie nobili e pioniere colonizzanti le chiarie (salicone, betulle, arbusti vari). Tuttavia non è ritenuto urgente né opportuno accelerare oltremodo la successione, in quanto l’ambiente del lariceto, pur essendo nel piano montano di derivazione antropica, presenta un elevato pregio naturalistico ed estetico; in particolare è auspicabile mantenere, soprattutto alle quote superiori, i soggetti più sviluppati, anche se sciabolati, che possono diventare abbastanza longevi e fungere da portaseme. Nello sgombero dei larici dominanti occorre

193

prestare particolare attenzione a non danneggiare la vegetazione spontanea già insediatasi, che garantisce il futuro del bosco”. L’intervento previsto dal Piano di Assestamento è stato già parzialmente eseguito nelle zone più accessibili, restano ancora ampie superfici dove proseguire il trattamento selvicolturale. Interventi di questo tipo sono previsti anche nella zona della Bisalta, nella valle di Rumiano sempre in Comune di Chiusa di Pesio, ed anche nei rimboschimenti di larice e abete della Costa del Creus, in quelli di larice di S. Anna e di Aisone in Comune di Valdieri così come previsto dal Piano di assestamento del Parco naturale delle Alpi Marittime. Le cure colturali sono previste nei novelleti e nelle spessine; consistono in sfolli, nei casi di popolamenti a copertura piena, con l’obiettivo di equilibrarli, favorendo tutte le specie autoctone ed in particolare le latifoglie anche arbustive. Le ricostituzioni boschive sono previste nei boschi distrutti dal fuoco o danneggiati e devono essere effettuate con l’utilizzo delle specie potenziali, soprattutto latifoglie (faggio, castagno, ciliegio, carpino) a seconda della localizzazione del singolo intervento. La trasformazione è prevista nei rimboschimenti fuori areale o di piccola estensione in zone di particolare interesse paesaggistico o naturalistico che, a maturità economica, devono essere tagliati a raso in modo da lasciare posto all’evoluzione naturale delle cenosi circostanti (castagneti, Acero-tiglio-frassineti e Faggete) o ad un nuovo impianto con specie autoctone adeguate alla stazione. In molti casi è anche possibile impiantare nuovi Castagneti da frutto.

Tabella 148. Rimboschimenti (RI) – interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto Classe di intervento

Proprietà privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Superficie [ha]

Diradamento Miglioramento 410 257 668 Diradamento e conversione Miglioramento 35 - 35 Cure colturali Miglioramento 25 46 72 Ricostituzione boschiva Miglioramento 5 5 9 Trasformazione Utilizzazione 27 7 34

Totale interventi selvicolturali 502 316 818 Evoluzione controllata - 57 112 169 Evoluzione naturale - - 4 4

Totale complessivo 559 432 991 Si tratta di miglioramenti forestali che interessano per il 61% la proprietà pubblica; sono 34 ettari di trasformazione in cui si eliminano totalmente le conifere con un taglio di sgombero per favorire la successione delle latifoglie, 668 ha di diradamento, soprattutto di fustaie, 35 di diradamento e conversione, nei rimboschimenti con latifoglie codominanti d’invasione, 72 ha di sfolli nei novelleti e nelle spessine e 9 ettari di ricostituzione boschiva. Le cure colturali e i tagli di diradamento sono “miglioramenti forestali”, i cui oneri sono finanziabili in presenza di incentivi pubblici. Gli interventi devono essere effettuati rispettando i valori riportati nella seguente tabella:

Tabella 149. Rimboschimenti (RI) – parametri di riferimento per gli interventi selvicolturali previsti

Intervento previsto

Provvigione [m³/ha]

Densità [piante/ha]

Ripresa % sulla

provvigione

Prelievo % di piante

[n°] piante dopo l’intervento

Diradamento 200-250 800-1000 20 - 40 40 500

Trasformazione 300 500-600 100 100 -

194

Tabella 150. Rimboschimenti (RI) – interventi selvicolturali previsti

Tipo forestale Destinazione Intervento previsto Proprietà

privata [ha]

Proprietà pubblica

[ha]

Totale complessivo

[ha] Fruizione Diradamento 3 3 Naturalistica Cure colturali 2 0 2

Cure colturali 5 5 Diradamento e conversione 16 16 Diradamento 87 0 87 Produttiva

Trasformazione 1 1

Rimboschimento collinare

Produttivo protettiva Cure colturali 1 1 Totale Rimboschimento collinare 502 316 818

Cure colturali 5 4 9 Fruizione Diradamento 7 6 13 Diradamento 106 44 150 Naturalistica Trasformazione 3 1 5 Cure colturali 1 1 2 Diradamento e conversione 14 14 Diradamento 81 8 89 Produttiva

Trasformazione 10 10 Cure colturali 12 41 53 Diradamento e conversione 5 5 Diradamento 120 198 318 Ricostituzione boschiva 1 4 6

Produttivo protettiva

Trasformazione 13 6 19 Diradamento 5 1 7

Rimboschimento montano

Protettiva Ricostituzione boschiva 3 1 4 Totale Rimboschimento montano 388 316 704

Totale intervento selvicolturale 502 316 818 Evoluzione controllata 57 112 169

Evoluzione naturale - 4 4 Totale complessivo Rimboschimenti 550 431 981

195195

Nuovi rimboschimenti Data la naturale tendenza del bosco ad invadere i prati e i pascoli abbandonati, di norma non si ritiene necessario intervenire con rimboschimenti artificiali ad eccezione di alcune aree indicate in cartografia laddove un intervento mirato di rimboschimento può aiutare a risolvere particolari problemi legati sia alla colonizzazione arborea di pendii soggetti al distacco di valanghe, sia al miglioramento del paesaggio e all’introduzione di specie autoctone localmente marginalizzate. I nuovi rimboschimenti nella fascia montana sono indicati in cinque aree particolari: 1. In comune di Entracque sulla Pendice del Monte Raj interessa una vasta area di pendice (34

ha) di proprietà prevalentemente comunale, attraversata dalla strada ENEL ed è prescritto dal Piano di Assestamento Forestale del Parco Naturale delle Alpi Marittime (particella forestale n. 32); le specie principali indicate sono il faggio e l’abete bianco di provenienze idonee, associate a specie pioniere quali salicone, sorbo montano, sorbo degli uccellatori, acero di monte, acero opalo, nocciolo, maggiociondolo e arbusti nella misura di almeno il 30%.

2. In Comune di Entracque nella Valle Balma di Gherra, di proprietà comunale su basso versante parzialmente colonizzato da boscaglia nella quale è interessate inserire abete bianco e faggio che qui troverebbero le migliori condizioni di sviluppo.

3. In Comune di Limone, nell’ambito degli interventi selvicolturali del Monte Murin è utile rimboschire le poche zone di proprietà comunale non ancora assoggettate al bosco artificiale di protezione; la specie da utilizzare sono il larice e il faggio.

4. In Comune di Limone, sul versante assolato in località Tetti Zidon e Camilla che sovrasta alcuni condomini è possibile su superfici private eseguire un rimboschimento con pino silvestre e pino montano associato a latifoglie mesoxerofile come roverella e acero campestre.

5. In Comune di Limone sul Monte Buffe, su terreno già percorso dal fuoco con distruzione del rimboschimento di pino silvestre di proprietà della società di gestione degli impianti sciistici è possibile effettuare un nuovo impianto con introduzione di faggio.

Nella fascia del castagno, nelle basse Valli, le eventuali superfici disponibili possono essere sfruttate in maniera produttiva con l’impianto di nuove cultivar di castagno per la produzione di frutto, nell’ambito di un generale mantenimento e recupero e potenziamento dei castagneti da frutto. Anche in pianura è possibile convertire i seminativi asciutti con impianti di arboricoltura da legno, anche fruendo di contributi della Comunità Europea, oppure impiantare nuovi castagneti da frutto. La selvicoltura degli Arbusteti subalpini (OV) e degli Arbusteti planiziali collinari e montani (AS) Gli arbusteti subalpini e montani sono formazioni anche stabili che, svolgendo funzioni ambientali generiche e non potendo essere migliorati, devono essere lasciati ad evoluzione naturale. Non si escludono, però, interventi di riduzione della loro superficie a favore di quella pascoliva, nel caso in cui si venisse a creare la particolare esigenza di recuperare superfici già a pascolo invase; si tratta di interventi localizzati attualmente privi di interesse, ma che in futuro potrebbero essere intrapresi senza pregiudizio per le funzioni pubbliche del bosco, purché correttamente progettati ed eseguiti su aree idonee.

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Norme generali per gli interventi gestionali Ad integrazione delle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale (PMPF) vigenti ed a sintesi delle indicazioni selvicolturali esposte nella relazione di piano, riferite alle varie categorie o tipi forestali, di seguito si forniscono per punti alcune norme generali, utili per definire limiti e condizione di applicabilità dei diversi interventi e per la corretta gestione del patrimonio forestale, con finalità di uso multiplo e di conservazione della risorsa. Le norme selvicolturali del piano si applicano su tutte le aree definite come boscate nella Carta forestale e degli altri usi ed occupazioni del suolo, allegata alla relazione, e comunque per tutti i popolamenti riconducibili alla definizione di bosco che segue, derivata dalle metodologie per l’Inventario forestale nazionale ed applicata anche nell’inventario per il presente piano. Sono da considerarsi superfici forestali tutte quelle che risultino coperte da vegetazione arborea e/o arbustiva, naturale o artificiale con un grado di copertura (proiezione delle chiome al suolo) superiore al 20% nonché i terreni temporaneamente privi della preesistente copertura arborea e/o arbustiva per cause naturali, accidentali o per interventi dell’uomo (esondazioni, incendi, utilizzazioni ecc.). Vi si comprendono anche le cenosi derivanti dall’azione delle dinamiche fluviali, dall’evoluzione degli incolti, dall’abbandono di aree coltivate, nonché dal recupero spontaneo o guidato di aree degradate, indipendentemente dalla loro destinazione catastale. La superficie minima è di 2.000 m2 (ferma restando la minima unità cartografabile di un ettaro), inclusi gli appezzamenti minori posti a distanza inferiore a 100 m lineari da altre formazioni boscate, misurati tra i margini più vicini; la larghezza minima è di 20 m se le formazioni sono sviluppate prevalentemente in una direzione. Sono invece esclusi gli impianti di arboricoltura da legno e da frutto ordinariamente gestiti; i giardini, i parchi urbani e le invasioni di ex coltivi risalenti a meno di cinque anni, indipendentemente dal grado di copertura. Le modificazioni d’uso delle superfici forestali e l’estirpazione della vegetazione forestale, sono di regola vietate; tali interventi sono consentiti solo se previsti nell’ambito di progetti finalizzati al miglioramento ambientale, al recupero di pascoli, di paesaggi storici, alla messa in sicurezza ecc., approvati dagli organi competenti. Le formazioni forestali dei greti colonizzati, e quelle riparie costituiscono comunque un insieme di elementi di elevata valenza polifunzionale, che deve essere gestito secondo le norme del piano.

Estensione delle tagliate Ai fini di limitare impatti negativi sull'assetto del territorio, sugli ecosistemi naturali, sulla stabilità dei boschi e sul paesaggio, si danno prescrizioni circa l'estensione ammissibile delle superfici accorpate percorribili simultaneamente con i diversi interventi selvicolturali previsti dal PFT. Nelle utilizzazioni dei cedui, sia ceduo composto sia ceduo a sterzo, la superficie accorpata percorribile senza pregiudizio per le altre funzioni del bosco in una stagione silvana è di 10 ha per i cedui di castagno e di 5 ha per quelli di faggio e delle altre tipologie presenti (querceti, cerrete, robinieti). Le tagliate sono considerate contigue se distanti meno di 100 m o risalenti a meno di 5 anni per faggio e querce, tre anni per le altre specie, o comunque se adiacenti ad aree con soprassuolo di neoformazione, rinnovazione o ricaccio di altezza media inferiore a 3 metri; in tali casi le superfici giovani concorrono a determinare la superficie massima. Per gli interventi di conversione a fustaia, la massima estensione unitaria è di 20 ettari accorpati, comprese le aree percorse negli ultimi due anni con analoghi interventi e le tagliate di ceduo con ricacci di altezza inferiore a 3 m distanti meno di 100 m. Tale superficie consente di effettuare interventi in lotti economicamente significativi anche per ditte boschive medio-grandi, fruendo di eventuali finanziamenti pubblici. Trattandosi di migliorie non determinanti l'interruzione della copertura forestale e quindi della protezione del suolo, non vi sono problemi per le altre funzioni

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del bosco, le quali anzi sono mantenute ed esaltate, in particolare la variabilità naturale, rendendolo a medio termine più funzionale. Interventi di maggiori estensioni potrebbero tuttavia esporre, a breve termine, vaste superfici boscate nelle stesse condizioni colturali all'azione di eventi imprevedibili (meteorici, incendi, fitopatologici ecc.) nonché pregiudicare i rapporti con le altre componenti dell'ecosistema, in particolare con la fauna. Nelle fustaie data la variabilità di situazioni evolutivo-colturali su modeste superfici non si fissano massime estensioni per gli interventi intercalari, i tagli di rinnovazione e di maturità. Nell’ambito di tutti gli interventi sistematici che interessino superfici di oltre 5 ettari è inoltre opportuno per motivi bioecologici lasciare aree di bosco indisturbate nella misura minima del 5% del totale del lotto, distribuite per “isole” di superficie variabile non inferiore ai 2.000 metri quadri, scegliendo preferibilmente le zone di ecotono (radure, aree xeriche o umide, a suolo superficiale ecc.), o fasce di margine del bosco. Rispettando tali parametri si concorre a mantenere la variabilità per gruppi del bosco, con positivi effetti dal punto di vista colturale e della stabilità ambientale.

Struttura delle fustaie Al fine di assecondare una naturale tendenza delle fustaie, soprattutto di faggio, a formare fustaie disetanee per gruppi, si prescrive che le attuali e soprattutto le future fustaie devono essere gestite con trattamenti selvicolturali che favoriscano la formazione di gruppi, indicativamente di 100-1000 individui anche della stessa età, che nell’insieme formano complessi disetanei. Si ritiene che questo tipo di struttura permetta una gestione maggiormente polifunzionale del bosco. Sono da escludere trattamenti e indirizzi volti alla formazione di fustaie coetanee di faggio con tagli successivi uniformi, inadatti alla situazione complessa della montagna in cui la produzione ha, comunque, limiti di qualità.

Ceduazioni Le ceduazioni possono essere di tipo semplice, matricinato e a sterzo e interessano i popolamenti di latifoglie puri, misti ed i cedui sotto fustaia. Le Faggete devono essere tendenzialmente avviate alla formazione di fustaie; il mantenimento del governo a ceduo è, comunque, una scelta del proprietario che è ammissibile solo nel caso in cui i cedui siano a regime; tale situazione si verifica quando i cedui matricinati hanno meno di 40 anni e quelli a sterzo hanno meno di 15 anni dall’ultimo taglio di curazione. I cedui semplici o matricinati con oltre i 40 anni di età e i cedui a sterzo con più di 15 anni dall’ultimo taglio di curazione, o più del 50% delle piante di età superiore a 40 anni, non devono più essere ceduati per evitare la regressione della faggeta verso boscaglie miste con specie pioniere, a causa della riduzione della capacità pollonifera del faggio dovuto all’esaurimento fisiologico delle ceppaie. I Castagneti che, per motivi selvicolturali, non possono essere mantenuti o recuperati per la produzione di castagne, possono essere sempre ceduati senza alcun limite di età e provvedendo al rilascio di matricine per gruppi al fine di limitare i danni dovuti a schianti da neve. Turni massimi per cedui invecchiati, in evoluzione I boschi già cedui, semplici, matricinati o composti, che risultino non più gestiti a regime, invecchiati ovvero in successione a fustaia devono essere governati secondo le norme selvicolturali proprie delle fustaie al fine di non pregiudicare la stabilità del bosco, che non è più assimilabile ad un ceduo né colturalmente né strutturalmente e spesso ha ormai la facoltà pollonifera fortemente ridotta. Si considerano tali i popolamenti che abbiano superato la classe di età di 40 anni per il faggio e di 30 anni per le querce e le formazioni di latifoglie miste. Nei popolamenti a prevalenza di castagno o di robinia, data la persistente facoltà pollonifera non è invece fissato un limite di età ma di struttura; ove i polloni dominanti si presentano affrancati i soprassuoli vanno considerati ai fini normativi e gestionali come fustaie anche se a parziale rinnovazione agamica. Per le ultime due

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specie in caso di collasso colturale è comunque possibile la rigenerazione anticipata, con successiva selezione dei ricacci e lotta alle eventuali specie avventizie che ne hanno causato il degrado (es. vitalba o edera), per assicurare la stabilità del nuovo soprassuolo.

Turni minimi per i cedui Per i cedui a prevalenza di robinia, ontano, salici, nocciolo il turno minimo è di 10 anni; per il castagno è di 15 anni, mentre per il faggio, le querce e le altre latifoglie, anche miste (compresa la robinia) è di 20 anni. E’ consentito lo sfollo od il diradamento dei polloni sulle ceppaie ad età inferiori al turno minimo, al fine di ottenere assortimenti di piccole dimensioni e/o di migliorare lo sviluppo dei soggetti d’avvenire, purché si rilascino in ogni caso non meno di 2/3 dei polloni presenti, scelti tra quelli più stabili e vitali. Le formazioni a ceduo lungo gli impluvi e le aste dei corsi d’acqua minori, ricoprenti le scarpa di quelli incisi ed una fascia di 10 m per lato di quelli a sviluppo in piano, nonché quelle lungo le scarpate delle vie di comunicazione e dei fossi, sono gestibili a ceduo con turni anche inferiori, con un minimo di 6 anni, al fine di mantenere popolamenti giovani e vitali, con fusti flessibili, equilibrati, non soggetti a ribaltamenti, per motivi di protezione dell’assetto territoriale e di sicurezza (idraulica, viaria ecc.).

Matricinatura dei cedui Le matricine o riserve nei cedui hanno molteplici funzioni, di rigenerazione delle ceppaie, di produzione di assortimenti particolari o da opera, di mantenimento di una quota di copertura permanente del suolo, nonché di continuità paesaggistica, tanto che, per consuetudine, erano spesso, almeno in parte, di specie diverse da quella del ceduo. Pertanto ne è previsto il rilascio in tutti i casi, scegliendole tra i soggetti più stabili e dominanti, di origine gamica od agamica, di età pari o multiple di quelle del ceduo, indipendentemente dalla regolare distribuzione in classi ma almeno un terzo di età simile al ceduo, nella misura di seguito indicata per i diversi tipi di popolamento. Nei castagneti e robinieti si recluteranno tutti i soggetti vitali delle specie stabili diverse da castagno e robinia da seme, affrancati o polloni di ceppaie diradate, con priorità nell’ordine per querce, latifoglie nobili (ciliegio, frassino maggiore, acero di monte, tiglio), specie sporadiche (carpino, acero campestre, ecc.); in caso di carenza di queste si recluteranno comunque almeno 150 allievi per ettaro; questi ultimi devono essere di regola rilasciati a gruppi di almeno 4-5 soggetti in modo da migliorarne la resistenza all’isolamento e non interferire con i ricacci del ceduo; eventuali allievi isolati di castagno o robinia non sono computabili nel numero minimo. Nei cedui a prevalenza di querce o di latifoglie miste (anche con robinia o castagno) le matricine dovranno essere almeno 100 per ettaro, di cui se presenti almeno il 40% di soggetti di età di due o più volte il turno, reclutati con i criteri sopra esposti. In tutti i casi deve essere rilasciato il novellame d’avvenire sotto gli 8 cm di diametro, pur non computabile tra gli allievi, ed i soggetti di conifere spontanee. Anche nei cedui classificati come “composti” (castagneti a struttura irregolare), il numero di riserve dovrà essere di almeno 150 per ettaro, distribuite tra almeno 3 classi di età ove presenti, scelte tra le specie spontanee tipiche delle diverse stazioni, preferibilmente a gruppi in mosaico con il ceduo tagliato a raso.

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Epoca d'intervento Per gli interventi di ceduazione e di rigenerazione anticipata si ritiene congruo il calendario previsto dalle PMPF per i cedui per le diverse fasce altimetriche. Le eventuali deroghe a tale calendario, disposte dalla competente Autorità forestale, ammissibili solo per condizioni meteorologiche stagionali eccezionali, che non abbiano consentito gli interventi per oltre metà del periodo previsto, e possono avere una durata massima di 15 giorni, a chiusura della stagione silvana corrente o ad anticipo di apertura della successiva; nel periodo utile devono anche essere concluse le operazioni di esbosco. Gli interventi nelle fustaie e di conversione dei cedui ai sensi di legge sono consentiti tutto l'anno. Tuttavia la consuetudine di non intervenire nei boschi di latifoglie durante la stagione vegetativa trova fondamento nelle inferiori qualità del materiale da opera tagliato in succhio, nella maggiore onerosità del lavoro in bosco per le condizioni climatiche e la presenza del fogliame, nonché nell’evitare di interferire con i cicli riproduttivi della fauna e con la vegetazione del sottobosco. Si ritiene quindi importante osservare un periodo di pausa dal 30 aprile al 30 settembre.

Esbosco I sistemi di esbosco utilizzabili sono indicati nella apposita trattazione della relazione generale ed approfonditi nelle schede di descrizione dei Settori in cui sono previsti interventi nel periodo di validità del piano. Per l'esbosco del materiale derivante dagli interventi selvicolturali può essere utilizzata la viabilità esistente, incluse le piste secondarie da ripristinare al momento degli interventi e con le integrazioni previste dal Piano. Con le macchine operatrici forestali, ove le condizioni lo consentono, possono inoltre essere percorse eventuali vie di penetrazione temporanee che non comportino movimenti di terra, da concordare preventivamente con l’Organo forestale competente. È comunque da evitarsi il percorso andante con i mezzi motorizzati in bosco. È vietato l’impiego di cavi a strascico libero che possono determinare danni al soprassuolo rimasto a dotazione del bosco ed al suolo, oltre che rischi per gli operatori. L'avvallamento manuale deve essere limitato a fasce longitudinali prestabilite di larghezza non superiore a 3 m e distanti tra loro non meno di 25 m; per rendere più agevole tale operazione e ridurne l'impatto, nell’esbosco di tronchetti lunghi 1-2 m e con diametri entro i 15 cm è possibile utilizzare risine in polietilene, ad elementi di rapido montaggio ed elevata efficienza, con cui si possono realizzare tratte fino a 150-200 m. I sistemi di esbosco aerei a fune, da impiegarsi in carenza di viabilità, possono essere installati nel rispetto delle normative vigenti, avendo inoltre cura di evitare impatti lineari intervisibili, nell’interruzione della copertura forestale. Le operazioni di concentramento ed esbosco devono essere completate entro il calendario previsto per gli interventi selvicolturali; dopo tale data il materiale non deve essere lasciato all'interno dei boschi, anche per il pericolo rappresentato in caso di incendi boschivi, fatta salva la preesistenza di siti idonei, non ingombranti la viabilità ordinaria, ove si possono accatastare i materiali legnosi fino all'inizio della successiva stagione silvana. Al fine di evitare rischi d’incidenti e di deterioramento del fondo viabile si dovrà evitare l’esbosco su pista nei momenti di inizio del disgelo ed in condizioni di saturazione d’acqua del suolo.

Ramaglie e residui degli interventi Le ramaglie, i cimali e il materiale legnoso che non s’intende asportare, generalmente possono essere lasciati in bosco, il più possibile depezzati e dispersi a contatto col suolo, evitando comunque di coprire il novellame e le aree in rinnovazione; tale pratica ne favorisce la decomposizione, restituendo inoltre nutrimenti alle piante e limitando significativamente

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l'erosione idrica del suolo e la mineralizzazione della sostanza organica che si hanno normalmente dopo i tagli su terreni acclivi. Tale materiale non può comunque essere bruciato in bosco. Le ramaglie ed i tronchetti possono essere utilizzati disposti ordinatamente in modo trasversale sulla viabilità (piste secondarie), per evitare danneggiamenti al fondo e facilitare il percorso delle trattrici, soprattutto in condizioni di elevata umidità o scarsa portanza dei suoli. La viabilità, anche pedonale, a fine cantiere dovrà comunque essere sempre sgomberata dai residui, così come gli alvei dei corsi d'acqua. Al fine della protezione dagli incendi boschivi nelle aree a maggior rischio e particolarmente nei settori ad esposizione meridionale si prescrive di lasciare fasce di discontinuità prive di residui larghe almeno 4 m ed intervallate di 40 m; parimenti ai margini della viabilità di ogni tipo si dovranno allontanare le ramaglie per una fascia di almeno 5 m per lato.

Alberi deperenti, morti, di scarso valore commerciale e legna secca Singoli alberi morti, schiantati, marcescenti, di scarso valore per specie o per qualità tecnologiche (es. fusti curvati, biforcati, a fibratura deviata, colpiti da fulmine) possono utilmente essere lasciati in piedi o sul letto di caduta al momento delle utilizzazioni. Infatti, a dispetto della scarsa utilità diretta, sono di elevato valore per l’ecosistema forestale, in quanto habitat per molte specie animali (avifauna, roditori, insetti, ecc.) tra cui molti predatori di organismi nocivi agli alberi che vi trovano cibo e rifugio; il loro numero indicativo dovrebbe essere di 2-3 piante adulte ad ettaro, con priorità per i grandi alberi di specie autoctone cariati o deperenti. Sono fatti salvi i casi di alberi che possono ostruire il deflusso delle acque o schiantare sulla viabilità e infrastrutture, i quali devono essere asportati o comunque sistemati in modo da liberare gli alvei e rendere sicuro il transito di automezzi. Ove non effettuata dagli aventi diritto può essere consentita ai residenti di ciascun comune la raccolta di legna secca di diametro non superiore ai 12 cm; tale pratica è utile per l’agibilità del bosco e per la protezione dagli incendi boschivi, in quanto riduce l’incidenza di biomassa facilmente bruciabile.

Arbusti e vegetazione avventizia Il taglio e la soppressione degli arbusti di qualunque specie sono da evitarsi per il loro positivo ruolo biologico all'interno del bosco, sia in popolamenti arbustivi sia nel sottopiano di cenosi arboree. Il taglio periodico di latifoglie è ammesso quando vi sia interesse diretto alla raccolta di tale materiale da parte degli aventi diritto. È ammissibile il loro taglio parziale ove intralcino le pratiche selvicolturali, in misura comunque non superiore al 50% della superficie da essi coperta. Non sono ammesse la cosiddetta "pulizia" del bosco o del sottobosco, in quanto pratiche onerose, inutili dal punto di vista selvicolturale ed anzi potenzialmente dannose all'ambiente. Sono fatti salvi eventuali interventi in attuazione di piani di protezione dagli incendi boschivi volti alla creazione di fasce di riduzione del combustibile ai lati della viabilità, nonché il taglio della vegetazione avventizia pregiudizievole della stabilità del bosco, quale vitalba, edera e rovi. Per la vitalba, unica specie considerabile del tutto dannosa al soprassuolo arboreo in quanto causa di schianti e curvature dei fusti, la soppressione dovrebbe precedere di almeno due anni gli interventi selvicolturali di ogni tipo (diradamenti, rigenerazioni, conversioni, ceduazioni, ecc.), al fine di ottenerne l'aduggiamento sotto la copertura arborea continua. Per quanto riguarda l’edera, si deve evitare che essa ricopra indiscriminatamente interi soprassuoli, in particolare gli alberi d’avvenire o giovani, mentre non se ne deve dimenticare la funzione bioecologica, in particolare in aree prive di arbusti o di sempreverdi capaci di ospitare e nutrire la fauna durante l'inverno; è pertanto auspicabile lasciare qualche albero, anche grande, colonizzato, preferibilmente al di fuori delle aree di fruizione e di quelle in cui eventuali schianti siano pregiudizievoli per la sicurezza o l'equilibrio del territorio. I rovi pur rendendo temporaneamente impenetrabile il bosco sono un’immancabile conseguenza della messa in luce del suolo forestale o dell’abbandono di terreni agricoli ricchi di

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sostanza organica; essi hanno un ciclo che talora rallenta ma in genere non danneggia la rinnovazione forestale ed il ricaccio, anzi possono proteggere le piantine che si sviluppano al loro interno dai danni degli ungulati.

Novellame Il novellame delle specie forestali spontanee deve essere salvaguardato e quando utile messo in luce durante gli interventi selvicolturali di ogni tipo, in quanto costituisce il futuro del bosco ed il modo più economico per ottenerne la rinnovazione.

Piante arboree da proteggere Non devono essere abbattute piante di specie localmente rare od a rischio di scomparsa, che pur non protette ai sensi delle norme vigenti vanno mantenute come elementi di varietà e di ricchezza ambientale. I soggetti di specie secondarie sporadiche un tempo utilizzati per assortimenti particolari poi relegati nella massa indistinta del ceduo ed ormai semi sconosciuti, devono essere di regola mantenuti almeno fino alla maturità e se sufficientemente sviluppati annoverati tra gli allievi nelle conversioni o tra le matricine nelle ceduazioni, in modo che possano svilupparsi e disseminare, conservando la naturale varietà della composizione del bosco. Boschi ed alberi circostanti gli insediamenti rurali ed i beni architettonici Presso i nuclei storici di numerosi abitati od insediamenti rurali, nonché presso singoli beni o manufatti (cappelle, piloni, castelli, ecc.) vi sono fasce boscate, talora limitate a boschetti, arbusteti, filari, od anche impianti di specie esotiche e pioppeti. A prescindere dal regime patrimoniale, dalle situazioni tipologiche ed evolutivo-colturali attuali tali formazioni rivestono frequentemente un’importanza di protezione diretta degli edifici, paesaggistica e storico-documentaria, che impongono una gestione mirata ad esaltarne le caratteristiche funzionali ed estetiche, di corredo ai monumenti e talora le potenzialità di fruizione. Spesso in montagna si riscontrano cenosi forestali di neoformazione dopo l’abbandono agricolo, che talora minacciano di destabilizzare gli edifici o ne ostacolano il recupero e la protezione dagli incendi. Caso per caso devono essere individuati gli interventi colturali più idonei, valorizzando le specie di maggiore pregio ornamentale ed i grandi alberi od eliminando la copertura avventizia in ambiti circoscritti da definirsi con progetti specifici. I singoli alberi o gruppi aventi caratteristiche eccezionali di dimensioni, d’interesse naturalistico o storico-culturale, compresi o non compresi, all’interno dei boschi, devono essere censiti e protetti, con le procedure precisate ai sensi della legge urbanistica regionale (L.R. 56/77 e s.m.i.) e della specifica normativa (L.R. 50/95).

Formazioni arboree non forestali Le formazioni arboreo-arbustive estese linearmente (filari, siepi campestri) e gli alberi isolati devono essere conservati con gestione attiva governandoli a ceduo o fustaia, secondo le specie ed opportunità, con turni minimi di 5 anni per i cedui e con l’utilizzazione dei filari a fustaia maturi, subordinata al reimpianto di specie analoghe, preferibilmente latifoglie spontanee di pregio.

Specie forestali esotiche e materiale vivaistico per rimboschimenti Le specie arboree ed arbustive estranee alla vegetazione spontanea, nonché quelle già presenti anche naturalizzate (robinia, ailanto, quercia rossa, conifere esotiche o fuori stazione ecc.), non devono essere ulteriormente diffuse all’interno dei boschi né impiantate a scopo di rimboschimento o rinfoltimento, in presenza o meno di contributi finanziari pubblici; è fatta eccezione per eventuali impianti indirizzati all’arboricoltura da legno nelle zone vocate.

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Negli eventuali rimboschimenti, rinfoltimenti e ricostituzioni boschive devono essere impiegate solo specie autoctone di provenienze adatte alle stazioni, che a medio termine sono le più stabili ed economiche da gestire a scopo polifunzionale. Al fine di evitare fenomeni di inquinamento genetico dei popolamenti autoctoni, in particolare di specie costruttrici di popolamenti anche puri da cui può essere raccolto seme per la vivaistica forestale, gli impianti forestali effettuati con tali specie dovranno derivare da seme raccolto in stazioni locali o comunque compatibili.

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VIABILITÀ SILVOPASTORALE POLIFUNZIONALE E SISTEMI DI ESBOSCO

Premessa

La viabilità silvopastorale è un’infrastruttura indispensabile per esercitare una razionale ed economica gestione dei beni forestali e pastorali. Nei soprassuoli forestali, in carenza o assenza di viabilità, vengono a mancare i necessari presupposti per poter eseguire, con sufficienti livelli di razionalità ed economicità, gli interventi selvicolturali sia di utilizzazione che di miglioramento necessari per la gestione attiva della stabilità dei popolamenti. Per i comprensori pascolivi l’assenza di un’accessibilità stradale comporta il rischio del loro abbandono in quanto l’isolamento e l’impossibilità di trasportare i materiali necessari impone agli alpeggiatori sacrifici non più compatibili con le attuali esigenze di vita familiare e professionale. In sintesi si può affermare che la presenza di una sufficiente rete viabile costituisca una condizione irrinunciabile per la pratica di una selvicoltura, basata su un insieme d’interventi puntuali e capillari e che non comporti utilizzazioni di massa su grandi superfici. In difetto di viabilità l’economicità delle utilizzazioni è possibile solo o per assortimenti legnosi di notevole valore, o per tagli che concentrino notevoli masse su vaste superfici, con conseguenze negative a livello di stabilità, tutela idrogeologica e funzione paesaggistica. La viabilità delle zone rurali non sempre può essere considerata unicamente in funzione del servizio al bosco o ai pascoli; nella maggior parte dei casi si tratta piuttosto di tracciati realizzati per scopi di collegamento tra centri abitati o nuclei di case sparse, che tuttavia hanno anche una valenza più o meno accentuatamente silvo-pastorale. In tale modo si corre il rischio però di sopravvalutare l’effettivo patrimonio di infrastrutture al servizio dei beni silvopastorali, soprattutto qualora si facciano confronti con altre realtà a livello nazionale od europeo, dove vengono generalmente presi in considerazione i soli tracciati ad uso specifico silvopastorale. D’altro canto sarebbe riduttivo, e non rispondente ad un’ottica polifunzionale, considerare solo questi ultimi, purtroppo spesso inadeguati in numero e percorribilità. Per questo motivo l’esposizione dei dati del censimento viene svolta su un duplice piano, ovvero a volte considerando tutta la viabilità potenzialmente utile per la gestione silvo-pastorale, in altre prendendo in esame solo quella realizzata specificamente per questi scopi. Da un punto di vista costruttivo, la viabilità indipendentemente dalla ragione specifica che ne ha determinato la realizzazione, deve avere caratteristiche tali da servire a due scopi: consentire il rapido accesso in bosco a maestranze e attrezzature, permettere il trasporto dei prodotti legnosi. In questo senso non vengono considerate le opere con sezioni trasversali ridotte o eccessivamente ripide. Inoltre è necessario che la viabilità sia realizzata in maniera compatibile con la salvaguardia dell’assetto idrogeologico, dotata delle necessarie opere d’arte per lo smaltimento delle acque superficiali ed il consolidamento delle scarpate e soprattutto sia soggetta a periodici interventi di manutenzione. La presenza di strade e piste non adeguate, abbandonate o prive di manutenzione, con tracciati non agevolmente percorribili per loro limitazioni dimensionali e di pendenza, costituisce un grave danno ambientale in quanto non permette di soddisfare le necessarie esigenze di viabilità e può viceversa rappresentare un punto di grave debolezza nell’assetto idrogeologico dei versanti attraversati. Da queste prime considerazioni elementari emerge la necessità di una razionale pianificazione della rete viabile che, partendo da una precisa fotografia della situazione esistente, delinei

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organiche proposte di razionalizzazione ed integrazione, specificando i minimi parametri costruttivi necessari per garantire, nel contempo, funzionalità e buon assetto idrogeologico e salvaguardia del paesaggio.

Richiami metodologici

Il censimento e pianificazione della viabilità forestale, svolto secondo le N.T. dell’I.P.L.A., riguarda tutte le strade e piste che svolgono funzioni di servizio per i beni silvo-pastorali. Queste sono suddivise in due gruppi principali: • viabilità ad uso multiplo di interesse silvopastorale: sono i tracciati che svolgono

principalmente funzioni di pubblico transito e/o di collegamento di insediamenti abitativi permanenti (si tratta in genere di viabilità pubblica, ma anche di strade di proprietà privata), che attraversando complessi boscati o comprensori di pascolo risultano utili anche per la gestione silvopastorale;

• viabilità silvopastorale: sono i tracciati che svolgono principalmente, anche se non esclusivamente, funzioni di servizio per i boschi (ad uso forestale) ed i pascoli (ad uso pastorale). Si tratta per lo più di strade e piste trattorabili costruite specificamente per la gestione forestale, oppure le cui funzioni silvo-pastorali sono divenute, nel tempo, prevalenti rispetto a quelle di collegamento, ormai secondarie perché funzionali a borgate e/o case sparse abbandonate o abitate occasionalmente.

In base alle caratteristiche costruttive la viabilità censita viene classificata in 6 categorie (tipi costruttivi). In Tabella 9.1 “Classificazione delle opere della viabilità forestale secondo i parametri costruttivi e di tracciato”, tratta dalle N.T. dell’I.P.L.A., sono riportate le principali caratteristiche costruttive e di tracciato identificative di ciascun tipo. Bisogna osservare che l’ultimo dei tipi costruttivi individuati, quello delle piste per motocoltivatori, non viene censito su tutta l’Area forestale, ma solo nelle zone non servite da altra viabilità. Si ritiene inoltre che questo tipo di piste, poiché non è percorribile da parte della maggior parte dei mezzi motorizzati, non diano luogo a servizio per le zone attraversate. Per ogni tracciato, che ha sviluppo pari o superiore a 300 m e che risulta omogeneo ai sensi di tale classificazione, è stata compilata una scheda redatta ed archiviata su supporto informatico e cartaceo. Per ogni scheda sono riportate informazioni di tipo topografico (punto inizio e fine, lunghezza, ecc.), sulle caratteristiche costruttive e sullo stato di manutenzione dell’opera. Tale banca dati può servire anche alle Amministrazioni Comunali per programmare interventi di miglioramento e/o ampliamento viario. Sulla base della rete viabile esistente e delle esigenze di servizio che emergono dalle analisi del Piano forestale e pastorale sono individuate, secondo un modello che tiene conto di parametri tecnico-economici, le zone attualmente servite e quelle non servite, nelle quali proporre eventualmente nuovi tracciati. Lo stato di servizio del territorio e dei boschi dell’Area forestale vengono espressi anche tramite il calcolo dei seguenti due indici sintetici: • DV (m/ha): che esprime la densità viabile in metri di tracciato per ettaro di superficie boscata o

pastorale. • QS (%): che esprime in percentuale la quota parte delle superfici forestali servite rispetto alla

totalità di quelle che hanno esigenza di viabilità.

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Descrizione della situazione attuale

Sviluppo e funzioni della rete viabile

L’Area forestale n. 11 “Valle Gesso, Vermenagna e Pesio” ha una superficie territoriale di 72.791 ha, di cui 32.483 ha occupati da formazioni forestali e 20.534 ha da pascoli. Amministrativamente tale superficie è suddivisa in 10 Comuni, che possono essere raggruppati da un punto di vista geografico e socio-economico per Valle di appartenenza (Gesso, Vermenagna e Pesio). Occorre precisare che l’inventario della viabilità ha censito in modo completo tutta la viabilità dei Comuni nella loro parte montana interessata da formazioni forestali, mentre nelle zone agricole e di fondovalle una parte consistente della rete stradale non svolge, neanche collateralmente, funzioni di servizio per i beni silvo-pastorali e pertanto non è stata oggetto di rilievo. Nei Comuni di Limone Piemonte, Vernante, Robilante, Roaschia, Entracque e Valdieri il censimento risulta quasi completo, mentre per Chiusa di Pesio, Peveragno, Boves e Roccavione sono state escluse le numerose strade della zona di pianura con funzioni di collegamento o di servizio ai coltivi. Parimenti è da osservare che il censimento delle piste minori (NP), così classificate principalmente per limitazioni della larghezza della carreggiata, non è completo su tutta l’area; infatti le Norme Tecniche per la redazione dei PFT prevedono che esso sia completo per le zone non servite, mentre per quelle già servite da altri tracciati il rilievo è facoltativo. Complessivamente sono state censite 701 strade e piste per complessivi 1.025 km, dei quali il 44% in Valle Pesio, il 34% in valle Vermenagna e il 22% è in Valle Gesso. Nel prosieguo della trattazione non vengono prese in considerazione le n. 136 piste minori (NP), per un totale di 105 Km, perché non utilizzabili, nel loro stato attuale, per servire i beni silvopastorali. La “rete viabile” si riduce quindi a 920 km, suddivisi in 565 tracciati. La densità viabile riferita all’intero territorio è di circa 13 m/ha. E’ utile sottolineare che durante il censimento è stato possibile verificare che circa 34 km di tracciati sono erroneamente riportati sulla Carta Tecnica Regionale (CTR), poiché non esistono sul terreno, mentre sono stati rilevati ex novo 1.080 tratti di strada per una lunghezza di 381 km, equivalente al 37% della rete viabile censita; quest’ultima percentuale scende al 31% se si escludono dal conteggio le piste minori (NP) tra le quali l’89% dei tracciati sono di nuova rilevazione. I dati assumono maggiore interesse se si analizza la distribuzione delle strade distinguendo quelle con funzioni di collegamento dette “ad uso multiplo” e assimilabili in prima approssimazione alla viabilità pubblica, da quelle al servizio principale dei beni pastorali o boschivi dette “silvopastorali”. In questo caso si può allora osservare come la rete stradale nell’Area in esame sia costituita nel suo complesso per il 56% da viabilità pubblica con funzioni multiple, per il 38% da piste e strade al servizio di boschi ed il 7% al servizio dei pascoli. Nella Tabella 9.2 “Ripartizione della viabilità per funzione svolta area geografica e Comune” è riportata la distribuzione dei tracciati in base alle funzioni svolte per Comune e area geografica. Da detta tabella e dall’istogramma di Figura 9.1 “Distribuzione percentuale della viabilità in base alle funzioni svolte” si può osservare come passando dalla Valle Gesso alla Valle Pesio le strade al servizio dei boschi aumentino sia in valore assoluto sia in proporzione al totale, mentre la Valle Vermenagna ha valori intermedi. Nella Valle Vermenagna emerge il dato del Comune di Vernante, particolarmente povero in viabilità forestale, mentre nelle altre valli si osserva che nei Comuni di Chiusa di Pesio, Peveragno, Boves e Robilante, la viabilità di servizio ai boschi ha ampia estensione; il Comune di Roaschia presenta una viabilità non specifica con alta diffusione delle strade con funzioni multiple, mentre a Valdieri si registra la maggiore incidenza di strade pastorali sul totale comunale. In media si nota una prevalenza della viabilità a funzione forestale rispetto a quella a ad uso multiplo e pastorale.

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Tabella 152. Ripartizione della viabilità per funzione svolta, area geografica e Comune

VIABILITÀ SILVOPASTORALE VIABILITÀ AD USO

MULTIPLO Forestale Pastorale

TOTALE AREA GEOGRAFICA COMUNE

[km] [%] [km] [%] [km] [%] [km] [%] Entracque 69 70 17 18 12 13 99 100 Roaschia 19 59 13 41 - - 32 100 Valle

Gesso Valdieri 46 57 20 25 14 17 81 100

Totale Valle Gesso 134 63 51 24 27 13 211 100 Limone Piemonte 75 81 4 5 14 15 93 100 Robilante 54 58 39 42 - - 93 100 Roccavione 26 48 28 52 - - 54 100

Valle Vermenagna

Vernante 38 54 23 33 8 12 69 100 Totale Valle Vermenagna 192 62 94 31 22 7 309 100

Boves 60 58 42 41 1 1 103 100 Chiusa di Pesio 71 43 83 51 10 6 164 100 Valle

Pesio Peveragno 53 40 76 57 4 3 133 100

Totale Valle Pesio 184 46 202 50 14 4 400 100 Totale complessivo 510 55 346 38 63 7 920 100

Tabella 153. Distribuzione percentuale della viabilità in base alle funzioni svolte

208

Regime di proprietà e regolamentazione Il Piano Forestale Territoriale (PFT) non prevede un’analisi specifica sul regime di proprietà ed i diritti d’uso sulla viabilità, anche perché questo è un argomento assai articolato e spesso di incerta definizione. Tuttavia dove evidente è stato rilevato il tipo d’uso e di regolamentazione. La maggior parte delle strade nell’Area forestale è stato individuato come di pubblico transito (38%) o comunque non risulta soggetta a regolamentazioni (33%), una quota rilevante, pari al 19%, è regolamentata ai sensi di leggi regionali sulla tutela dei beni agroforestali, delle norme delle Aree Protette e delle Ordinanze comunali. Una certa parte di viabilità forestale (9%) risulta poi di proprietà privata e quindi chiusa da sbarre (si veda la Tabella “Ripartizione della viabilità per tipo di regolamentazione e funzione svolta”). Eccezione fatta per un caso delle Aree Protette e di alcuni tratti regolamentati da ordinanze comunali, la regolamentazione del traffico viene fatta in base a norme regionali che, in ordine cronologico, sono le seguenti: LR 68/78, LR 27/81, LR 32/82, LR 20/89 e la LR 45/89. Anche in questo ambito si auspica un’unificazione della normativa, anche al fine di rendere più chiaro all’utente o fruitore della strada i vincoli da rispettare. Parimenti sarebbe poi utile un periodico aggiornamento della segnaletica stradale (almeno una volta ogni 15 anni).

Tabella 154. Ripartizione della viabilità per tipo di regolamentazione e funzione svolta

VIABILITA’ AD USO

MULTIPLO

VIABILITA’ FORESTALE

VIABILITA’ PASTORALE

TUTTI I TRACCIATI TIPO DI REGOLAMENTAZIONE

[km] [%] [km] [%] [km] [%] [km] [%] Non regolamentato 94 10 204 22 10 1 308 33 Pubblico transito 336 37 17 2 1 0 354 39 Regolamentato in base a leggi regionali 40 4 88 10 48 5 176 19

Divieto d’accesso - proprietà privata 40 4 38 4 4 1 82 9 Tutti i tracciati 510 55 346 38 63 7 920 100

La regolamentazione del traffico è riportata in tabella 9.4 “Ripartizione strade regolamentate secondo norme regionali per comune” è fatta principalmente in base alle Leggi Regionali n. 27/81, 20/89 e 45/89; si osserva che il 31% delle strade regolamentate si trova in Comune di Chiusa di Pesio, mentre pochi tracciati con questa caratteristica si trovano nei comuni delle basse valli dove le strade d’interesse silvopastorale non sono generalmente regolamentate.

209

Tabella 155. Ripartizione strade regolamentate secondo norme regionali per Comune Totale per Comune COMUNE Legge di riferimento Lunghezza

[km] [km] [%] LR 27/81 o LR 45/89 4,6 Boves Ordinanza E.E.L.L. 0,8

5,4 3,0

LR 27/81 o LR 45/89 35,3 LR 32/82 1,6 Norme Aree Protette 1,8

Chiusa di Pesio

Ordinanza E.E.L.L. 13,7

52,4 29,8

LR 32/82 2,7 Norme Aree Protette 16,1 Entracque Ordinanza E.E.L.L. 9,6

28,3 16,1

Limone Piemonte Ordinanza E.E.L.L. 32,9 32,9 18,7 Peveragno LR 27/81 o LR 45/89 15,2 15,2 8,6 Roaschia Ordinanza E.E.L.L. 0,6 0,6 0,3 Robilante LR 32/82 1,2 1,2 0,7

LR 27/81 o LR 45/89 3,2 Roccavione LR 32/82 2,3

5,5 3,1

LR 27/81 o LR 45/89 2,3 LR 32/82 7,3 Norme Aree Protette 16,0

Valdieri

Ordinanza E.E.L.L. 0,9

26,4 15,0

LR 27/81 o LR 45/89 2,5 Norme Aree Protette 2,8 Vernante Ordinanza E.E.L.L. 3,0

8,2 4,7

Totale complessivo 175,8 175,8 100,0

Caratteristiche costruttive e stato di manutenzione Nel grafico a torta di Figura 9.2 “Ripartizione dei tracciati per tipo costruttivo nell’Area forestale n. 11 “Valli Gesso, Vermenagna e Pesio” è rappresentata la distribuzione dei tracciati in relazione alle loro caratteristiche tecnico-costruttive. La Tabella 9.5 “Distribuzione della viabilità per area geografica, Comune e tipo di tracciato”, non considera le piste di ordine inferiore (NP).

210

Tabella 156. Ripartizione dei tracciati per tipo costruttivo nell’Area forestale n.11 “Valle Gesso, Vermenagna e Pesio”

Tabella 157. Distribuzione della viabilità per area geografica, Comune e tipo di tracciato

STRADE PISTE a fondo naturale

(P2) Trattorabili (S3)

Camionabili (S1-S2)

TUTTI I TRACCIATI AREA

GEOGRAFICA COMUNE

[km] [%] [km] [%] [km] [%] [km] [%] Entracque 25 26 22 22 52 53 99 100 Roaschia 8 27 11 33 13 40 32 100 Valle

Gesso Valdieri 19 24 20 25 41 51 81 100

Totale Valle Gesso 53 25 53 25 106 50 211 100 Limone Piemonte 29 31 28 30 36 38 93 100 Robilante 33 36 32 35 27 30 93 100 Roccavione 23 43 7 12 24 44 54 100

Valle Vermenagna

Vernante 14 21 30 44 25 36 69 100 Totale Valle Vermenagna 100 32 97 31 112 36 309 100

Boves 38 37 26 25 38 38 103 100 Chiusa di Pesio 57 34 52 32 56 34 164 100 Valle

Pesio Peveragno 60 45 34 26 38 29 133 100

Totale Valle Pesio 155 39 112 28 132 33 400 100 Totale complessivo 308 33 262 28 350 38 920 100

Legenda: S1 = strade camionabili principali, P1 = piste camionabili, P2= piste trattorabili, S2 = strade camionabili secondarie, S3 = strade trattorabili.

Le caratteristiche costruttive variano notevolmente fra i tracciati di viabilità pubblica ad uso multiplo e quelli specificamente destinati alla gestione silvopastorale. Dalla Tabella 9.6 “Ripartizione della viabilità per tipo costruttivo e funzione svolta” si può osservare che i primi tracciati sono prevalentemente strade camionabili secondarie (44%) e strade trattorabili (27%), oltre ad una modesta percentuale di piste a fondo naturale trattorabili (8%). I secondi, invece, sono in prevalenza piste a fondo naturale trattorabili (65%), strade trattorabili (30%) ed in minima parte strade camionabili secondarie (6%).

211211

Tabella 158. Ripartizione della viabilità per tipo costruttivo e funzione svolta

RETE VIABILE Viabilità silvopastorale strade ad uso

multiplo forestale pastorale totale TIPO

[km] [%] [km] [%] [km] [%] [km] [%] Piste a fondo naturale trattorabili (P2) 43 8 235 68 29 46 264 65 Strade trattorabili (S3) 140 27 101 29 21 33 122 30 Strade camionabili secondarie (S2) 223 44 10 3 13 20 23 6 Strade camionabili principali (S1) 105 20 - - - - - -

Tutti i tracciati 510 100 346 100 63 100 409 100 Per quanto riguarda il tipo di fondo, gran parte delle strade camionabili hanno il manto superficiale asfaltato (90%). Le strade trattorabili presentano per il 78% dello sviluppo fondo inghiaiato, per il 19% asfaltato, per il 3% naturale roccioso e per il restante 1% fondo terroso compattato o lastricato in pietra. Le piste hanno invece, come previsto, fondo naturale terroso nel 60% dei casi e roccioso nel restante 40%. Il 37% in numero delle strade/piste ha opere di sostegno, che sono di pietrame nel 26% dei casi, di calcestruzzo nel 54% o miste nel residuo 20%. Analizzando con maggiore dettaglio la sola rete viabile silvopastorale, i rilievi condotti mostrano che circa il 25% della rete ha cunette longitudinali, mentre circa il 31% ha cunette trasversali; a questo proposito si segnala che sono state considerate sia le cunette costruite con vere opere d’arte (soprattutto in ferro), sia gli sciacqui eseguiti con il semplice scavo del fondo stradale, molto diffusi nell’Area forestale e generalmente in discreto stato di manutenzione. Il 23% delle piste forestali non ha piazzole per l’accatastamento del legname (con superficie maggiore di 30 m²), mentre nel restante 77% si hanno circa due piazzole per chilometro di pista. Tra le strade e le piste trattorabili le opere di sostegno sono generalmente assenti (75% dei casi), dove presenti prevalgono quelle in pietrame. Risultano del tutto assenti le sistemazioni delle scarpate con opere d’ingegneria naturalistica. Tali dati, unitamente a quelli esposti in precedenza, permettono di affermare che da un punto di vista qualitativo, la viabilità forestale appare adeguata per assolvere le funzioni di accesso, ed insufficiente per quelle di esbosco. Per quanto riguarda lo stato di manutenzione, n. 15 dei 112 ponti censiti richiedono interventi con una certa urgenza, mentre solo n. 128 dei 294 tracciati che presentano tomboni o cordemolli necessitano di manutenzione. Gli interventi sulla rete viabile più frequentemente necessari sono quelli di regolarizzazione del fondo stradale, soggetto ad erosione, anche assai forte soprattutto sulle piste; infatti, l’86% di queste richiede una manutenzione del fondo, rispetto al 43% delle strade. Nell’ambito di queste ultime, il manto asfaltato non richiede particolari manutenzioni necessarie invece per l’82% di quelle a fondo inghiaiato. Circa 273 km di opere a fondo naturale (P2), pari all’89% del loro sviluppo necessitano di manutenzione del fondo stradale. Nella tabella “Ripartizione delle opere di manutenzione straordinaria della viabilità silvo-pastorale” si indica lo sviluppo in lunghezza delle strade o piste che necessitano di interventi di manutenzione, riassumendo l’entità degli interventi previsti dal Piano Forestale Territoriale (PFT) che sono valutati economicamente nel capitolo “Quadro economico e organizzazione degli interventi previsti”.

212212

Tabella 159. Ripartizione delle opere di manutenzione straordinaria della viabilità

silvo-pastorale

COMUNE Fondo

stradale [km]

Cunette laterali

[km]

Cunette trasversali

[km]

Tomboni e cordemolli

[n. tracciati]

Opere di sostegno

[n. tracciati]

Ponti

[n.] Boves 49 18 38 15 1 8 Chiusa di Pesio 92 39 42 19 3 6 Entracque 17 - - 4 1 - Limone Piemonte 55 33 35 21 1 - Peveragno 91 40 62 25 4 1 Roaschia 16 12 12 5 - - Robilante 57 31 36 11 - - Roccavione 28 15 19 7 - - Valdieri 38 26 23 4 2 - Vernante 40 29 24 17 2 -

Totale 483 242 291 128 14 15

213

Stabilità delle scarpate ed aspetti idrogeologici Come testimonia la Figura 9.3 “Ripartizione delle rete stradale dell’Area Forestale n.11 - Valli Gesso, Vermenagna e Pesio - in base alla stabilità delle scarpate”, nella quale si può vedere che l’1% della rete stradale presenta franamenti del corpo stradale (dissesti forti su circa 2 km di tracciato) oppure dissesti di media importanza delle scarpate di monte su 14 km. In alcuni casi i tracciati richiedono opere di consolidamento. Tali interventi, mediamente urgenti, sono attuabili nella quasi totalità dei casi con tecniche di ingegneria naturalistica, che presentano costi di realizzazione ed impatti ambientali minori rispetto alle opere in calcestruzzo. In linea generale le strade e piste delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio hanno scarpate relativamente stabili (90,7%) e non è possibile individuare correlazioni fra il tipo di opera e la stabilità delle scarpate; si può invece notare che la dissestabilità delle scarpate è in stretta relazione con la litologia dei versanti perciò sarà più rilevante con substrati scistosi e nulla o quasi se la strada e costruita su substrati calcarei. Tabella 160. Ripartizione delle rete stradale dell’Area Forestale n. 11 “Valli Gesso Vermenagna

e Pesio” in base alla stabilità delle scarpate

214

Tabella 161 Ripartizione della viabilità silvopastorale per Comune e stabilità delle scarpate.

TRACCIATI CON

SCARPATE STABILI DISSESTI DEBOLI DISSESTI MEDI DISSESTI FORTI

TOTALE COMUNE

[km] [km] [km] [km] [km] Boves 89 10 4 - 103 Chiusa di Pesio 146 12 6 - 164 Entracque 96 3 - - 99 Limone Piemonte 92 - 1 - 93 Peveragno 111 21 2 - 133 Roaschia 32 - - - 32 Robilante 87 5 1 - 93 Roccavione 45 9 - - 54 Valdieri 75 6 - - 81 Vernante 62 4 2 1 69

Totale [Km] 834 70 15 1 920 Totale [%] 90,7% 7,6% 1,6% 0,1% 100%

Accessibilità e sistemi di esbosco

Accessibilità attuale

Per la valutazione dell’accessibilità attuale delle superfici boscate si sono calcolati due parametri: la densità viabile (DV), espressa in metri di viabilità per ettaro di superficie forestale (m/ha) e l’indice QS che è il rapporto fra la superficie servita da strade e il totale della superficie con esigenze di servizio. La densità viabile (DV) tiene conto della superficie forestale e della viabilità forestale. I valori ottimali della

densità viabile (DV) variano tra 20 e 35 m/ha. • La quota parte di superficie servita (QS) è calcolata sulla base dei boschi che hanno

esigenze di servizio per il raggiungimento degli obiettivi selvicolturali del PFT, tenendo

conto di quelli attualmente serviti da strade e da piste. Questo indice è misurato in % ed

esprime meglio del precedente la condizione media complessiva di accessibilità. Una zona si

considera ben servita quando l’indice QS assume valori superiori al 70%, mediamente servita

tra il 60 e il 70% ed insufficientemente servita al di sotto del 60%.

Nella tabella “Valori dell’indice di densità viabile (DV) calcolato per area geografica e funzione prevalente della viabilità” si riportano i valori della densità viabile calcolati tenendo unicamente conto delle strade forestali o pastorali, rapportate rispettivamente alle superfici forestali e pastorali. Gli indici di densità ottenuti permettono di evidenziare che la Valle Pesio gode di una estesa viabilità forestale, che mediamente raggiunge valori di densità quasi ottimali (18 m/ha), ma bisogna aggiungere che rimangono ancora ampie aree non servite soprattutto nell’alta valle; la Valle Vermenagna ha una densità dimezzata rispetto alla Valle Pesio, mentre in Valle Gesso la rete viabile è nettamente scarsa soprattutto in relazione alla complessa ed impervia morfologia dei versanti.

215215

Tabella 162.Valori dell’indice di densità viabile (DV) calcolato per area geografica e funzione prevalente della viabilità

DENSITÀ DELLA VIABILITÀ (DV ) AREA GEOGRAFICA

FORESTALE [m/ha]

PASTORALE [m/ha]

SILVOPASTORALE [m/ha]

Valle Gesso 4 3 3 Valle Vermenagna 10 3 7 Valle Pesio 18 4 15

Totale 11 3 8 Dal momento che gran parte della rete viabile censita ha anche una specifica funzione forestale, si è ritenuto opportuno includere anche le strade ad uso multiplo, oltre a quelle con prevalente funzione forestale, nel calcolo della densità viabile riportato in tabella “Valori particolari dell’indice di densità viabile (DV) calcolato per area geografica” dalla cui lettura si osserva che la densità così calcolata avrebbe valori ottimali per le Valli Pesio (35 m/ha) e Vermenagna (29 m/ha) ed insufficienti per la Valle Gesso (15m/ha). Le maggiori carenze di accessibilità dei boschi sono concentrate prevalentemente nella fascia del faggio, dove si prevede la maggior parte degli interventi per il miglioramento e l’estensione della viabilità forestale. Le esigenze di servizio sono più soddisfatte nelle basse valli anche in considerazione del fatto che la tipologia forestale dominante è il castagneto, storicamente coltivato da frutto, e quindi da tempo servito in maniera capillare da sentieri, mulattiere e stradine che spesso sono state adeguate ai nuovi mezzi di lavoro.

Tabella 163. Valori particolari dell’indice di densità viabile (DV) calcolato per area geografica

AREA GEOGRAFICA

DENSITÀ DELLA VIABILITÀ (DV) riferita alle strade con funzione

multipla e forestale e alla superficie forestale

[m/ha]

DENSITÀ DELLA VIABILITÀ (DV) riferita all’intera rete viabile censita e all’intero territorio

[m/ha]

Valle Gesso 15 6 Valle Vermenagna 29 17 Valle Pesio 35 19

Totale 26 13 Per un maggiore approfondimento e per si è inoltre calcolato l’indice QS che evidenzia la quota parte di superficie forestale servita indicando più precisamente e dettagliatamente l’effettiva accessibilità dei boschi. Osservando la tabella “Ripartizione della superficie forestale per area geografica, esigenze di viabilità e condizioni di servizio – indice QS” si nota che soltanto il 40% dei boschi con esigenza di servizio sono servirti dalla viabilità; tale valore è invece abbastanza buono per la Valle Pesio (61%), ed è invece mediocre per la Valle Vermenagna che ha lo stesso indice QS medio dell’intera Area Forestale (55%). Si segnala che la soglia del 60% al di sotto della quale la viabilità è considerata insufficiente non è raggiunta in tutta la Valle Gesso con particolare riferimento al Comune di Valdieri (36%), dove è necessario elevare in maniera sostanziale l’indice QS, nei comuni di Limone Piemonte (43%) e Vernante (42%) in Valle Vermenagna, dove si auspica il completamento dell’attuale rete stradale, ed anche nel Comune di Chiusa Pesio (55%) dove i boschi non serviti sono soprattutto all’interno del Parco Naturale.

216

Tabella 164. Ripartizione della superficie forestale per area geografica - esigenze di viabilità e condizioni di servizio – indice QS

BOSCHI SERVITI

DA VIABILITÀ

BOSCHI NON SERVITI

DA VIABILITÀ

BOSCHI SENZA

ESIGENZE DI VIABILITÀ

TOTALE SUPERFICIE FORESTALE

INDICE QS AREA

GEOGRAFICA COMUNE

[ha] [ha] [ha] [ha] [%] Entracque 446 608 3.768 4.821 42 Roaschia 226 216 1.090 1.532 51 Valle

Gesso Valdieri 609 1.098 3.689 5.395 36

Totale Valle Gesso 1.280 1.921 8.546 11.748 40 Limone Piemonte 311 419 2.037 2.767 43 Robilante 898 485 499 1.883 65 Roccavione 677 316 411 1.403 68

Valle Vermenagna

Vernante 512 718 2.508 3.738 42 Totale Valle Vermenagna 2.398 1.938 5.455 9.791 55

Boves 1.225 632 592 2.449 66 Chiusa di Pesio 1.779 1.462 2.425 5.666 55 Valle

Pesio Peveragno 1.261 601 968 2.829 68

Totale Valle Pesio 4.264 2.695 3.985 10.944 61 Totale complessivo 7.943 6.554 17.986 32.483 55

L’analisi dell’indice QS della tabella “Ripartizione della superficie forestale per categoria forestale, esigenze di viabilità e condizioni di servizio – indice QS” permette di individuare le categorie forestali con maggiori esigenze di servizio, tra le quali emerge che le Faggete hanno un basso indice QS (27%) con più di 3.000 ha non serviti da viabilità; anche i Querceti di rovere sono poco serviti (22%) ma hanno importanza marginale, mentre i Rimboschimenti hanno alcune carenze di viabilità con indice QS pari al 52%. Gli interventi di ampliamento della rete viabile devono quindi essere rivolti alle categorie sopra citate ed in particolare modo per rendere accessibili le Faggete con la costruzione di nuove strade forestali. Per quanto riguarda le altre categorie forestali, si segnala che Castagneti, Abetine e Acero-tiglio-frassineti hanno una buona accessibilità che può essere migliorata localmente per raggiungere un livello ottimale, necessario per l’attuazione degli interventi prescritti dal PFT.

Tabella 165. Ripartizione della superficie forestale per categoria, esigenze di viabilità e condizioni di servizio – indice QS

BOSCHI SERVITI

DA VIABILITÀ

BOSCHI NON

SERVITI DA VIABILITÀ

BOSCHI SENZA ESIGENZE DI

VIABILITÀ

TOTALE SUPERFICIE FORESTALE

INDICE QS CATEGORIA

[ha] [ha] [ha] [ha] [%] Faggete 1.146 3.086 9.876 14.108 27 Castagneti 4.933 2.530 243 7.705 66 Querceti di roverella 4 - 65 69 96 Querceti di rovere 21 73 92 186 22 Abetine 68 44 759 870 61 Lariceti e cembrete - - 652 652 - Pinete di pino montano - - 465 465 - Acero-tiglio-frassineti 961 414 1.103 2.477 70 Boscaglie 18 12 1.655 1.684 61 Saliceti e pioppeti ripari 328 2 - 330 99 Alneti montani 31 3 1 34 92 Robinieti 6 1 - 7 84 Rimboschimenti 429 389 173 991 52 Arbusteti subalpini - - 2.743 2.743 - Arbusteti montani - - 162 162 -

Totale 7.943 6.554 17.986 32.483 55

217

Un’ulteriore analisi dei dati in tabella “Ripartizione della superficie forestale per intervento previsto, esigenze di viabilità e condizioni di servizio – indice QS” permette di stabilire che sono soprattutto gli interventi di conversione a fustaia dei cedui e di diradamento o diradamento e conversione che riguardano soprattutto le Faggete; nella fascia del faggio è quindi necessario estendere la viabilità, senza la quale gli interventi previsti non sono attuabili.

Tabella 166. Ripartizione della superficie forestale per intervento previsto, esigenze di viabilità e condizioni di servizio – indice QS

BOSCHI SERVITI DA VIABILITÀ

BOSCHI NON SERVITI DA VIABILITÀ

BOSCHI SENZA ESIGENZE DI

VIABILITÀ

TOTALE SUPERFICIE FORESTALE

INDICE QS INTERVENTO

[ha] [ha] [ha] [ha] [%] Conversione 772 1.979 - 2.751 28 Diradamento 344 370 - 714 48 Diradamento e conversione 233 489 - 722 32 Taglio a scelta 1.400 505 - 1.905 74 Cure colturali 2.875 21 - 2.896 99 Ricostituzione boschiva 59 45 - 104 57 Ceduazione 2.243 3.091 - 5.334 42 Trasformazione 16 18 - 34 48 Evoluzione controllata - - 9.541 9.541 - Evoluzione naturale - - 8.482 8.482 -

Totale 7.942 6.518 18.023 32.483 55

Sistemi di esbosco I sistemi di esbosco attualmente utilizzati sono: avvallamento con fili a sbalzo, avvallamento manuale, trattori con e senza verricello. L’avvallamento con fili a sbalzo è di gran lunga il sistema di esbosco più utilizzato, soprattutto nelle Valli Vermenagna e Gesso dove sono diffusi gli alti versanti ripidi e poco serviti da viabilità forestale. Con questo metodo la distanza di esbosco è dell’ordine di alcune centinaia di metri. L’avvallamento manuale è eseguito normalmente su distanze non superiori ai 100 metri quando le condizioni di pendenza del suolo lo permettono; il materiale legnoso, una volta fatto pervenire alla strada, viene accatastato per poi essere trasportato a valle mediante rimorchi trainati da trattori o mediante autocarri medio-leggeri. I trattori vengono utilizzati per il trasporto su rimorchio o per l’esbosco a strascico combinati con verricelli meccanici; le operazioni di concentramento ed esbosco vengono effettuate con trattori gommati direttamente dalle piste forestali, oppure con trattori cingolati che s’inoltrano in foresta al di fuori delle piste forestali, lungo vie di esbosco. Le gru a cavo a stazione motrice mobile sono scarsamente utilizzate soprattutto per la scarsità viabilità di servizio ai boschi in quota, che non permette il posizionamento delle attrezzature per l’esbosco in salita e che induce, anche per tradizione, le imprese locali ad utilizzare frequentemente i fili a sbalzo molto diffusi in Valle Gesso e nell’alta Valle Vermenagna. Tra le cause della scarsa diffusione delle gru a cavo c’è anche una carenza generica di informazione e preparazione professionale delle ditte boschive. Osservando la tabella “Ripartizione della superficie forestale in base al sistema di esbosco previsto” si nota che i sistemi più praticabili sono, nell’ordine, l’avvallamento, l’uso di gru a cavo e l’esbosco con trattore.

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Tabella 167. Ripartizione della superficie forestale in base al sistema di esbosco previsto Valle

Gesso Valle

Vermenagna Valle Pesio Totale SISTEMA DI ESBOSCO

[%] [%] [%] [%] Avvallamento 11 10 13 11 Gru a cavo 22 29 25 26 Trattore 27 34 45 36 Non necessario 22 12 5 12 Nessun esbosco eseguibile 18 16 12 15

Totale [%] 100 100 100 100

Dall’analisi dei dati inventariali, basati sul rilievo di 664 aree di saggio, risulta che il 27% dei boschi non necessitano o non consentono alcun tipo di esbosco, perché non sono situati in zone particolarmente impervie ed inaccessibili, oppure perché sono boschi a destinazione naturalistica o con scarsa rilevanza selvicolturale; il rimanente 73% è ripartito tra i sistemi di esbosco utilizzabili: l’avvallamento è prevedibile nell’11% dei casi, l’esbosco con trattori nel 36%, mentre la gru a cavo può essere utilizzata convenientemente nel 26% dei casi includendo in questo metodo anche l’uso dei fili a sbalzo, tradizionalmente utilizzati soprattutto nelle Valli Gesso e Vermenagna. I dati inventariali riferiti ai sistemi di esbosco derivano dal rilievo di 458 aree di saggio sul totale di 664 punti di campionamento sono riportati in tabella “Sistemi e distanze medie di esbosco nei popolamenti forestali”; sono escluse dalla trattazione le aree di saggio rilevate nel Parco Naturale della Valle Pesio perché mancanti delle informazioni complete. La distanza media planimetrica dei punti di rilievo dalla più vicina strada o pista forestale, è 250 m. La distanza media da percorrere fuori pista durante l’esbosco (150 m) e la distanza media di esbosco su pista (750 m), vale adire il tratto di strada che un trattore con rimorchio deve percorrere su pista o strada forestale per raggiungere l’imposto accessibile ad autocarri o autotreni, sono rilevati soltanto nei casi in cui esiste una effettiva possibilità di esbosco (330 aree di saggio). La distanza di esbosco totale riportata in tabella (950m) è, quindi, la somma delle distanze medie di esbosco fuori pista e su pista, calcolata anch’essa sulla base di 330 punti di campionamento.

Tabella 168. Sistemi e distanze medie di esbosco nei popolamenti forestali

RILIEVI ESEGUITI

PENDENZA MEDIA DEL VERSANTE MDP DEFP

DESP

DET TIPO DI ESBOSCO

[n.] [gradi°] [%] [m] [m] [m] [m] Avvallamento 52 33 65 100 150 650 800 Gru a cavo 103 30 58 300 350 950 1300 Trattore 175 24 45 50 50 700 750 Non necessario 61 34 67 550 - - - Nessun esbosco eseguibile 67 31 60 550 - - -

Totale 458 29** 55** 250* 150* 800* 950*

** 458 rilievi - sono esclusi i rilievi compresi nel Parco Naturale Alta Valle Pesio perchè mancanti di informazioni; * 330 rilievi - sono inoltre esclusi i rilievi senza necessità o possibilità di esbosco

Legenda: MDP = minima distanza planimetrica;

DEFP = distanza di esbosco fuori pista; DESP = distanza di esbosco su pista; DET = distanze di esbosco totale (DEFP +DESP).

219

Proposte operative

Indirizzi programmatici per il miglioramento delle rete stradale forestale. Inquadramento generale

Per rendere possibili gli interventi selvicolturali e quelli relativi al miglioramento degli alpeggi, previsti nel PFT, risulta indispensabile l’adeguamento della rete viaria con la costruzione di 45 km di strade e piste silvo-pastorali da realizzarsi nel quindicennio 2002-2016. Lo studio dei tracciati è stato realizzato con ottica sovraccomunale, favorendo possibilmente il raccordo tra i settori forestali con collegamenti “orizzontali” a completamento della viabilità esistente. Le nuove strade sono ubicate nelle zone che presentano i boschi maggiormente produttivi con basso indice DV e QS, dove maggiori sono le esigenze di servizio. Per lo studio delle proposte operative sono stati presi in considerazione diversi aspetti, primo fra tutti la necessità di perseguire gli obiettivi del Piano Forestale Territoriale (PFT) nel quindicennio 2002-2016, come dettagliatamente esposto nei capitoli “Valorizzazione multifunzionale del patrimonio forestale: interventi selvicolturali previsti” e “Il Piano Pastorale”. Le nuove proposte di viabilità sono direttamente collegate agli interventi di utilizzazione e di miglioramento forestale, nonché al miglioramento dell’accesso ai comprensori di pascolo. Secondariamente si sono valutate le necessità di collegamento sia tra le borgate e i centri abitati maggiori, sia tra le valli; il lavoro di individuazione dei tracciati proponibili è stato fatto tenendo sempre conto delle istanze delle Amministrazioni Comunali anche in relazione ai progetti già approvati dalla Regione Piemonte e alle strade in corso di progettazione. Le proposte d’intervento riguardano anche la manutenzione ed il miglioramento della viabilità esistente come specificato nel paragrafo seguente.

220

Interventi sulla viabilità esistente

Interventi di ripristino

In 5 casi sono previsti interventi di ripristino per recuperare la funzionalità dell’opera, attualmente compromessa. Si tratta prevalentemente di ricostruzioni di parti del fondo stradale, cordemolli e anche di un ponte crollato; nella maggior parte dei casi si tratta comunque di interventi puntuali, di importo lavori non superiore a 150 ML. Nella tabella “Ripartizione degli interventi di ripristino per Comune e priorità” si riassumono i dati principali degli interventi previsti.

Tabella 169. Ripartizione degli interventi di ripristino per Comune e priorità. TRACCIATO

COMUNE [n.] Tipo [km]

TIPO DI INTERVENTO Costo di

ripristino* [ML]

Priorità

265 P2 2,5 Rifacimento sede viabile nel tratto centrale, regimazione delle acque superficiali con costruzione di canalette trasversali.

30 B

Boves

298 P2 1,7

Consolidamento del fondo stradale, realizzazione di uno strato di usura in ghiaia, regimazione delle acque superficiali con cunette longitudinali e trasversali.

60 B

Chiusa di Pesio 87 P2 4,5

Ripristino del manto stradale nel tratto terminale, con sistemazione delle cordemolli e delle scarpate.

50 B

Peveragno 210 P2 0.8 Costruzione corda molle per l’accesso alla strada 10 D

Valdieri 573 S3 3,2 Ricostruzione del ponte crollato 150 B

Totale con priorità a breve termine 290 B

Totale con priorità differibile 10 D

Totale complessivo 300 B + M + D

* stimato per classi: classe 10: fra 0 e 20 ML; classe 30: fra 21 e 40 ML; classe 50: fra 41 e 60 ML; classe > 60 ML. Nei calcoli si considera che gli interventi attribuiti ad una determinata classe abbiano in media il costo rappresentativo della classe, mentre a quelli della classe superiore si deve attribuire il valore stimato caso per caso, arrotondato alla decina di ML. Priorità : B = breve, entro 5 anni; M = medio termine fra 5 e 10 anni; D = differibile, ma comunque nel periodo di validità del PFT.

Interventi di adeguamento

Come già evidenziato in precedenza la viabilità di specifico interesse silvopastorale presenta caratteristiche costruttive spesso insufficienti per svolgere adeguatamente le funzioni di accesso e soprattutto di trasporto di materiali loro richieste. Si propongono pertanto interventi di miglioramento, volti a garantire la percorribilità della viabilità esistente da parte di trattori con rimorchio o di autocarri a tre assi anche in condizioni di fondo bagnato, che si realizzano tramite l’allargamento della carreggiata, la costruzione o miglioramento della massicciata oppure l’ampliamento e ridisegno dei tornanti più stretti. Si rendono poi in genere necessarie anche opere d’arte per la regimazione delle acque ed il sostegno e consolidamento delle scarpate. Tali valutazioni sono però di natura progettuale e non possono essere approfondite nell’ambito del Piano. Si riporta quindi l’elenco degli interventi previsti ripartiti per Comune con l’entità di spesa stimata in tre classi di costo stabilite in 10, 20, 30 milioni di lire per chilometro di tracciato (ML/km). La tabella seguente elenca le strade interessate dagli adeguamenti indicando la categoria “ante” e “post” intervento con i relativi costi e priorità.

221

Tabella 170. Interventi di adeguamento per Comune e priorità

COMUNE TRACCIATO [n.]

TIPO ANTE*

TIPO POST*

LUNGHEZZA [km]

COSTO [ML] PRIORITÀ

239 P2 S3 2,0 20 B 250 S3 S2 1,7 34 B 260 P2 S3 2,7 27 M 265 P2 S3 2,5 25 M 283 P2 S3 1,3 13 M 284 P2 S3 1,5 15 M

Boves

673 P2 S3 2,0 20 B

Totale Boves 13,7 154

6 S2 S1 2,5 50 D 11 S3 S2 1,2 12 M 12 P2 S3 1,2 12 B 27 P2 S3 1,0 10 B 33 P2 S3 2,1 21 M 42 P2 S3 0,5 5 B 58 P2 S3 1,0 10 B

701 P2 S3 0,5 11 M

Chiusa di Pesio

99 P2 S3 0,8 8 B

Totale Chiusa di Pesio 10,9 139

638 P2 S3 1,9 38 B Entracque 639 P2 S3 0,9 18 B

Totale Entracque 2,8 56

150 S3 S2 0,7 14 B 176 P2 S3 2,7 27 M 177 P2 S3 0,7 7 D 179 P2 S3 1,0 10 M 183 P2 S3 0,7 7 B 184 P2 S3 0,8 8 B 212 P2 S3 0,4 4 B

Peveragno

214 P2 S3 2,3 23 B

Totale Peveragno 9,3 100

365 P2 S3 1,9 19 M 387 P2 S3 2,2 22 B 396 P2 S3 1,3 13 B 397 P2 S3 0,4 4 M 399 P2 S3 0,6 6 B 401 P2 S3 0,7 7 B 404 P2 S3 1,5 15 M

Robilante

437 P2 S3 0,9 9 D Totale Robilante 9,5 95

333 P2 S3 2,9 29 M 337 P2 S3 2,1 21 M 339 P2 S3 2,3 23 B 342 P2 S3 2,0 20 M 347 P2 S3 1,0 10 M 349 P2 S3 1,2 12 M

Roccavione

355 P2 S3 2,1 21 M

Totale Roccavione 13,5 136

578 P2 S3 1,4 14 B 581 P2 S3 1,7 17 B Valdieri 615 P2 S3 0,6 6 M

222

COMUNE TRACCIATO [n.]

TIPO ANTE*

TIPO POST*

LUNGHEZZA [km]

COSTO [ML] PRIORITÀ

Totale Valdieri 3,7 37

Vernante 494 P2 S3 2,0 20 D Totale Vernante 2,0 20

Totale complessivo 79,6 873

*ante e post indicano il tipo costruttivo dell’opera prima e dopo l’intervento di adeguamento. Priorità : B = breve, entro 5 anni;

M = medio termine fra 5 e 10 anni; D = differibile, ma comunque nel periodo di validità del PFT.

Realizzazione di nuovi tracciati I tracciati della nuova viabilità proposta sono da considerarsi di massima e, in quanto tali, sono suscettibili di modifiche in fase di progettazione definitiva ed esecutiva. Le nuove strade e piste ammontano a 45 km, sono prevalentemente situate in Comune di Vernante (12 km), Chiusa di Pesio (10 km) e Valdieri (7,5 km), dove maggiormente sono diffuse le proprietà comunali e i cedui di faggio invecchiati da convertire a fustaia nell’ambito degli interventi di miglioramento forestale o da utilizzare con ceduazioni anche a sterzo; la viabilità nella fascia del castagno è risultata soddisfacente ma può comunque essere integrata con piste secondarie no descritte nel dettaglio in questa sede. Nei Comuni di Entracque e Chiusa di Pesio sono previsti tracciati già segnalati dagli enti di gestione di Parchi Naturali al servizio soprattutto di Faggete e Abetine. Non è prevista la realizzazione di strade a funzione pastorale come evidenziato dalla tabella “Ripartizione dei tracciati proposti per tipo costruttivo e funzione svolta” dove si evidenzia che i tracciati proposti sono esclusivamente di a funzione forestale; si tratta di 33 Km di strade forestali trattorabili con fondo stabile (S3) e 12 km di piste trattorabili a fondo naturale (S2).

Tabella 171. Ripartizione dei tracciati proposti per tipo costruttivo e funzione svolta TRACCIATI AD

USO MULTIPLO TRACCIATI FORESTALI

TRACCIATI PASTORALI TOTALE TIPO COSTRUTTIVO

[km] [km] [km] [km] Piste a fondo naturale (P2) - 12 - 12 Strade trattorabili (S3) - 33 - 33

Totale - 45 - 45

Nel complesso, la viabilità proposta integra e completa la funzionalità della rete viabile esistente che, nel caso di realizzazione di tutti i tracciati previsti, avrebbe un incremento del 7%, concentrato totalmente sulla rete forestale che verrebbe incrementata del 12%.

Tabella 172. Ripartizione della viabilità esistente e proposta per Comune e funzione

svolta

TRACCIATI AD USO

MULTIPLO

TRACCIATI FORESTALI

TRACCIATI PASTORALI TOTALE COMUNE

E P I% E P I% E P I% E P I% Boves 40 - - 42 4,2 10 1 - - 83 4,2 5 Chiusa di Pesio 39 - - 83 10,1 12 10 - - 132 10,1 8 Entracque 11 - - 17 1,8 11 12 - - 40 1,8 4 Limone Piemonte 36 - - 4 4,6 115 14 - - 54 4,6 9 Peveragno 20 - - 77 0,5 1 4 - - 101 0,5 1

223

Roaschia 13 - - 13 3,3 26 - - - 26 3,3 13 Robilante 38 - - 39 0,6 2 - - - 77 0,6 1 Roccavione 11 - - 28 0,4 1 - - - 39 0,4 1 Valdieri 14 - - 20 7,5 38 14 - - 48 7,5 16 Vernante 18 - - 23 12,1 53 8 - - 49 12,1 24

Totale 240 - - 346 45,1 13 63 - - 649 45,1 7 Legenda: E = viabilità esistente espressa in km; P = viabilità proposta in km; I% = incremento della viabilità calcolato come P/E*100. La realizzazione della viabilità proposta determina un incremento della superficie servita, che passa complessivamente dal 55% al 59% con un incremento complessivo di +4 punti percentuali; per le Valli Gesso e Pesio tale incremento è più alto, mentre nella Valle Vermenagna è più contenuto.

Tabella 173. Previsione dell’incremento della superficie forestale servita da viabilità (rappresentata mediante l’indice QS) in seguito alla realizzazione della viabilità proposta

INDICE QS EX ANTE

INDICE QS EX POST INCREMENTO AREA GEOGRAFICA

[%] [%] [%] Valle Gesso 40 45 +5 Valle Vermenagna 61 64 +3 Valle Pesio 55 60 +5

Totale 55 59 +4 Anche per quanto riguarda l’indice DV sono apprezzabili variazioni significative: con la realizzazione delle nuove strade e piste proposte, la densità passerebbe da 11 a 12 m/ha.

Tabella 174. Previsione dell’incremento della densità viabile (rappresentata mediante l’indice DV) in seguito alla realizzazione della viabilità proposta

INDICE DV EX ANTE

INDICE DV EX POST INCREMENTO AREA GEOGRAFICA

[m/ha] [m/ha] [%] Valle Gesso 4 5 +1 Valle Vermenagna 10 11 +1 Valle Pesio 18 20 +2

Totale 11 12 +1 Il 73% delle nuove strade hanno come tipologia di riferimento le strade trattorabili (S3) e le relative caratteristiche tecniche, mentre per il 23% dei tracciati si prevede l’apertura di piste a fondo naturale (P2). Le strade trattorabili (tipo S3) devono consentire il passaggio di trattori ed autoveicoli per il trasporto di persone a due ruote motrici, hanno una massicciata stradale ed un fondo che, anche bagnato, permette il transito; nelle piste il fondo è terroso naturale ed è possibile il transito di trattori e mezzi a quattro ruote motrici. Le piste trattorabili (tipo S2) consentire il passaggio di trattori ed autoveicoli per il trasporto di persone a quattro ruote motrici, sono prive di massicciata stradale, il fondo è naturale terroso o roccioso.

224

Tabella 175. Ripartizione della viabilità proposta per area geografica per tipo costruttivo e per Comune

TIPO DI VIABILITA’ PROPOSTA RETE VIABILE

CENSITA Strade Piste

TOTALE VIABILITA’ PROPOSTA

AREA GEOGRAFICA COMUNE

[km] [km] [km] [km] Entracque 40 1,8 - 1,8 Roaschia 26 - 3,3 3,3

Valle Gesso

Valdieri 48 5,2 2,3 7,5 Totale Valle Gesso 114 7 5,6 12,6

Limone Piemonte 54 4,1 0,5 4,6 Robilante 77 - 0,6 0,6 Roccavione 39 - 0,4 0,4

Valle Vermenagna

Vernante 49 10,3 1,8 12,1 Totale Valle Vermenagna 219 14,4 3,3 17,7 Boves 83 3,8 0,4 4,2 Chiusa Pesio 132 7,6 1,5 10,1

Valle Pesio

Peveragno 101 - 0,5 0,5 Totale Valle Pesio 316 11,4 2,4 14,8

Totale complessivo 649 32,8 11,3 45,1 Elenco dei tracciati proposti

Qui di seguito si elencano e si descrivono i tracciati proposti dal Piano Forestale Territoriale (PFT) indicandone le principali caratteristiche tecniche e la priorità d’intervento nel periodo di validità del piano (2002-2016). Comune di BOVES TRACCIATO N.: 9001 COMUNE: BOVES FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 3.850 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 7,3% DESCRIZIONE: Dalla strada n. 231 in Alta Valle Colla alle Regioni Creus, Chiabrero, Ronchi e Gorge di Francia (strada n. 271). STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: DIFFERIBILE TRACCIATO N.: 9002 COMUNE: BOVES FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 350 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 0% DESCRIZIONE: Dalla strada n.274 alla faggeta di Gorge Francia.

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TRACCIATO N.: 9003 COMUNE: CHIUSA DI PESIO FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 1300 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 6,2% DESCRIZIONE: Dalla strada n. 71 di Valle Pinè alla strada n. 104 di Tetti Tiroma. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE TRACCIATO N.: 9004 COMUNE: CHIUSA DI PESIO FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 1000 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 10% DESCRIZIONE: Dalla strada n. 120 di Valle Rumiano alla faggeta di Rocca del Castello. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE

226226

TRACCIATO N.: 9005 COMUNE: CHIUSA DI PESIO FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 3.500 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 8,6% DESCRIZIONE: Da località Giassetto Inferiore (strada n. 87) a zona Giassetto Superiore, Drit la Cedola, Valle S. Bruno e strada n. 81 in zona Vallone del Cavallo. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: DIFFERIBILE TRACCIATO N.: 9029 COMUNE: CHIUSA DI PESIO FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 600 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 2% DESCRIZIONE: In Valle Cravina: dalla Fonte degli innamorati a quota 925 m della dorsale della Croce del Frate. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE TRACCIATO N.: 9030 COMUNE: CHIUSA DI PESIO FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 900 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 13% DESCRIZIONE: Da Villaggio Ardua a zona Croce del Frate STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: MEDIO

227227

TRACCIATO N.: 9031 COMUNE: CHIUSA DI PESIO FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 1150 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 5% DESCRIZIONE: Valle dei mauri (strada n. 58) a Colle tra Rocca Bussalina e Poggio Morondo. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE TRACCIATO N.: 9032 COMUNE: CHIUSA DI PESIO FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 1750 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 0% DESCRIZIONE: Da Valle dei Mauri a Costa Serra Lunga. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE Comune di ENTRACQUE TRACCIATO N.: 9006 COMUNE: ENTRACQUE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 2.800 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 10% DESCRIZIONE: Strada che prosegue il tracciato n. 639 per collegarsi con la strada Enel di Monte Ray al tornante a quota 1.350 m. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE

228228

Comune di LIMONE PIEMONTE TRACCIATO N.: 9007 COMUNE: LIMONE PIEMONTE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 1.400 PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 10% DESCRIZIONE: Da Case Coletta a Tetto Falabrin. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: DIFFERIBILE TRACCIATO N.: 9008 COMUNE: LIMONE PIEMONTE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 450 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 2,2% DESCRIZIONE: Prosecuzione della strada n. 546 verso sud mantenendo la quota. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: MEDIA TRACCIATO N.: 9009 COMUNE: LIMONE PIEMONTE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 2.750 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 5,5% DESCRIZIONE: Strada di servizio alla faggeta si Serra Conche, tra Limone quota 1.400 (Tre Amis) a Limonetto. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: DIFFERIBILE

229

Comune di PEVERAGNO TRACCIATO N.: 9010 COMUNE: PEVERAGNO FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 450 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: ,7% DESCRIZIONE: Dalla strada n.218 di Regione Sep, alla fustaia di faggio verso ovest, a quota 950 m. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: MEDIA Comune di ROASCHIA TRACCIATO N.: 9011 COMUNE: ROASCHIA FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 950 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 8,4% DESCRIZIONE: Da Tetto Brinda Soprano, strada n. 559 al versante di nord-est di Punta Rocciaia. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE TRACCIATO N.: 9012 COMUNE: ROASCHIA FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 1.700 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 10,6% : Dalla zona di Tetti Virotta (strada n. 558) alle faggete di Monte Casternaud. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: DIFFERIBILE

230

TRACCIATO N.: 9013 COMUNE: ROASCHIA FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 900 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 10% DESCRIZIONE: Dalla zona di Tetti Virotta (strada n.558) a Valle Freida. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE Comune di ROBILANTE TRACCIATO N.: 9014 COMUNE: ROBILANTE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 550 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 0% DESCRIZIONE: Prosecuzione della strada n. 437 nella faggeta sopra Tetto Carlet. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: DIFFERIBILE Comune di ROCCAVIONE TRACCIATO N.: 9015 COMUNE: ROCCAVIONE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 400 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 0% DESCRIZIONE: Tratto di collegamento tra la strada n. 355 di Bandita di Vola e la viabilità di zona La Sagna, fatta per evitare le strettoie fra le case di Tetto Masso. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE Comune di VALDIERI TRACCIATO N.: 9016

231

COMUNE: VALDIERI FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 1900 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 8,9% DESCRIZIONE: Dalla strada n. 578 nel Vallone di Desertetto alla Costa del Creus, a quota 1.500 m. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: MEDIA TRACCIATO N.: 9017 COMUNE: VALDIERI FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 500 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 6% DESCRIZIONE: Prolungamento della strada n. 602 in regione Creus, a quota 1.400 m. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: MEDIA TRACCIATO N.: 9018 COMUNE: VALDIERI FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 1150 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 8,3% DESCRIZIONE: Strada che collega due tornanti successivi della strada per Madonna del Colletto. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: DIFFERIBILE

232

TRACCIATO N.: 9019 COMUNE: VALDIERI FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 550 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 5,5% DESCRIZIONE: Dalla strada n. 582 a Fontana dell’Occhio. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE TRACCIATO N.: 9020 COMUNE: VALDIERI FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 1250 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 10,4% DESCRIZIONE: Strada di collegamento tra la strada n. 582 e la n. 615 nella zona del Castellaro di Andonno. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: MEDIA TRACCIATO N.: 9021 COMUNE: VALDIERI FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 1550 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 6,5% DESCRIZIONE: Prosecuzione della strada n. 591 del Vallone dell’Infernetto, fino a quota 1.450 m. in zona Passo Costabella. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: DIFFERIBILE

233233

Comune di VERNANTE TRACCIATO N.: 9022 COMUNE: VERNANTE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 650 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 3,1% DESCRIZIONE: Dalla Colla Goderie alla zona di Serra Saraiundo. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE TRACCIATO N.: 9023 COMUNE: VERNANTE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 1450 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 2% DESCRIZIONE: Prosecuzione della strada n. 494 nella zona compresa tra Tetti Marro e Tetti Goderie. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: DIFFERIBILE TRACCIATO N.: 9024 COMUNE: VERNANTE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 3050 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 8,2% DESCRIZIONE: Dalla Valle Grande (Tetti Bertola) alla parte alta del Vallone Secco, sul versante nord del Bric Martinet. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: MEDIA

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TRACCIATO N.: 9025 COMUNE: VERNANTE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S2 LUNGHEZZA: 3900 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 6,4% DESCRIZIONE: Strada di riqualificazione agro-silvo-pastorale in Valle Grande, che prosegue la strada n. 455, da Tetto Masson sale alle faggete sul versante nord-ovest del Vallone Arpas. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: MEDIA TRACCIATO N.: 9026 COMUNE: VERNANTE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 2000 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 0% DESCRIZIONE: Da Tetto Creusa (strada n. 449) al versante nord di Bric Brusata (quota 1.400 m.). STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE TRACCIATO N.: 9027 COMUNE: VERNANTE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: P2 LUNGHEZZA: 700 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 4,3% DESCRIZIONE: Dal tornante a quota 1.275 m. della strada n. 447 per Palanfrè, fino al Rio di Valle Grande. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: DIFFERIBILE

235235

TRACCIATO N.: 9028 COMUNE: VERNANTE FUNZIONE: BOSCHIVA TIPO: S3 LUNGHEZZA: 400 m PENDENZA MEDIA LONGITUDINALE DEL TRACCIATO: 5% DESCRIZIONE: Dalla strada n. 451 alla faggeta di Palanfrè. STATO DI AVANZAMENTO DELL’OPERA: DA PROGETTARE PRIORITÀ: BREVE

236236

Dati riepilogativi

In conclusione si riportano i dati principali riguardanti la viabilità dell’Area forestale n. 11 “Valli Gesso, Vermenagna e Pesio”.

RIEPILOGO SUPERFICI (dati in ha) Superficie Area Forestale 72.791

Superficie forestale 32.483 Superficie forestale soggetta a gestione attiva 24.001 Superficie pastorale 20.536

SVILUPPO RETE STRADALE (dati in km) Viabilità ad uso multiplo di interesse silvopastorale 240 Viabilità silvopastorale 409 Totale rete viabile censita 649

CARATTERISTICHE DELLA VIABILITA’ SILVOPASTORALE Piste fondo naturale 46%

Strade trattorabili 35% Ripartizione per tipo costruttivo Strade camionabili 19%

ACCESSIBILITA’ E STATO DI SERVIZIO DEI BENI SILVOPASTORALI Densità viabilità silvopastorale 8 m/ha

Densità viabilità pastorale 3 m/ha Densità viabilità forestale 11 m/ha Indice QS 55% Distanza media di esbosco 250 m

PROPOSTE DI INTERVENTO PER IL MIGLIORAMENTO DELLA VIABILITA’

Tipo di intervento N° tracciati Sviluppo (km)

Costo (ML)

Ripristino percorribilità 5 13 300 Adeguamento (ampliamento e miglioramento dell’opera) 46 81 884 Realizzazione nuovi tracciati 32 45 1.800 Totale interventi 83 139 2.984

237237

PROTEZIONE DAGLI INCENDI

Il Piano Regionale per la difesa del patrimonio boschivo dagli incendi - Piano Anti Incendi Boschivi (PAIB) In base alla legge 47/75 le Regioni provvedono alla stesura dei Piani per la Difesa del Patrimonio Boschivo degli Incendi. La Regione Piemonte ha realizzato il primo Piano nel 1975, il secondo nel 1993 con validità da 1993 al 1997 e l’attuale, redatto nel 1999, con validità fino al 2001. Le attività e gli interventi previsti nel Piano sono concepiti per migliorare il servizio e rappresentare un’ulteriore esperienza da proseguire in successive realizzazioni, per il raggiungimento dell’obiettivo finale consistente nell’eliminazione totale degli incendi boschivi. Il Piano si basa sull’individuazione di zone omogenee per problemi relativi agli incendi boschivi, dette Aree di base, e per ciascuna di esse perseguire l’obiettivo di Riduzione Attesa di Superficie Media Annua Percorsa (RASMAP) ed identificare le esigenze, intese come tipologie d’intervento e la scala di priorità di realizzazione. Agli interventi assegnati e riferiti alle singole Aree di base fanno da cornice interventi generali, attuati sulla globalità del territorio regionale o in ogni caso di valenza trasversale su più Aree di base. Il PAIB fa una zonizzazione del territorio, individuando delle aree amministrative ed un’area operativa. Dal punto di vista amministrativo l’unità territoriale minima è costituita dai Comuni. La legge 47/75 prevede delle restrizioni sui territori oggetto di pianificazione antincendio, quali il divieto di modificare le destinazioni d’uso del suolo dopo il passaggio del fuoco, le restrizioni di carattere preventivo applicate durante il periodo di massima pericolosità e la possibilità di accesso ai finanziamenti per la protezione antincendio. Dal punto di vista operativo il Piano definisce un’area, individuata come somma di territori comunali, sulla base della quale organizzare il servizio operativo di protezione dagli incendi, in tutte le sue componenti di prevenzione, estinzione e ricostituzione del bosco percorso dal fuoco. I criteri di inclusione dei comuni nell’area amministrativa soggetta al piano sono i seguenti: inclusi tutti i comuni facenti parte di Comunità Montana;

inclusi i comuni nei quali nel periodo di 11 anni dal 1987 al 1997 si è verificato almeno un incendio;

inclusi i comuni che, pur non essendo stati interessati da incendi nel periodo indicato, siano

confinanti e pressoché circondati dai Comuni di cui ai punti precedenti.

La delimitazione dell’area operativa segue criteri analoghi ma esclude alcuni comuni non in comunità montana che, pur essendo stati interessati da alcuni incendi nel periodo 1981-1991, lo sono stati in misura molto limitata e si trovano in posizione geograficamente isolata rispetto ai restanti comuni con incendi. Tutti i comuni appartenenti alla Comunità Montana Valli Gesso, Vermenagna e Pesio sono inclusi nell’area operativa e quindi in quella amministrativa del PAIB. Il Piano prevede la divisione del territorio in Aree base, che costituiscono i riferimenti decentrati per l’organizzazione del servizio di estinzione, rispondono a criteri di omogeneità ambientale, socio-economica ed amministrativa. Le Aree base, per quanto riguarda il territorio montano, coincidono territorialmente con le comunità montane: la Comunità Montana Valli Gesso, Vermenagna e Pesio individua un’Area base a cui è stato attribuito il codice di area n. 10.

Classi di pericolosità dei comuni La pericolosità è la risultante dei fattori di insorgenza, propagazione e difficoltà di contenimento degli incendi boschivi. Le Classi di pericolosità sono otto (il numero della classe non rappresenta il

238

punteggio di pericolosità) ed i comuni della Comunità Montana Valli Gesso, Vermenagna e Pesio sono compresi tra la Classe 2 e la Classe 6 (vedi tabella).

Tabella 176. Classi di pericolosità per Comune COMUNE Classi di pericolosità

Boves 5 Chiusa Pesio 6 Entracque 6 Limone Piemonte 6 Peveragno 5 Roaschia 2 Robilante 5

Roccavione 6 Valdieri 6 Vernante 5

Si riportano di seguito le caratteristiche delle classi rappresentate da comuni classificati: Classe 2 (comune di Roaschia): rappresenta un livello di pericolosità molto basso. Le superfici

mediane percorse sono in media inferiori ai 5 ha. e le superfici massime intorno ai 5,5 ha. Gli eventi sono sostanzialmente episodici ed il numero degli incendi normalizzato rispetto alla superficie è molto basso così come il rapporto medio superficie/durata. Gli incendi sono sporadici e di limitata estensione.

Classe 5 (comuni di Boves, Peveragno, Robilante, Vernante): gli incendi sono sostanzialmente episodici. Tuttavia qui i pochi incendi sono di maggiore intensità, interessando superfici molto maggiori e caratterizzandosi per l’elevata diffusibilità.

Classe 6 (comuni di Chiusa Pesio, Roccavione, Limone Piemonte, Entracque, Valdieri): è caratterizzata dalla costanza e continuità del fenomeno nel tempo (in media due incendi ogni tre anni).

Classi di pericolosità delle Aree di base

Per avere una sintesi della pericolosità a livello di aree mediamente vaste, il PAIB formula una Classificazione della pericolosità delle Aree di base. Le Classi di pericolosità rilevate sono cinque, che ad un’analisi delle caratteristiche e dei punteggi assegnati alle singole Aree di base, rappresentano la varietà di situazioni esistenti in Piemonte: Classe 1 - Incendi sporadici e piccoli

Classe 2 - Incendi frequenti e piccoli

Classe 3 - Incendi veloci e molto estesi

Classe 4 - Incendi continui e numerosi

Classe 5 - Incendi non continui ma estesi

L’Area di base C.M. Valli Gesso, Vermenagna e Pesio è inclusa nella Classe 2 - Incendi frequenti e piccoli: caratterizzata da una buona frequenza di incendi con superfici medie limitate e bassa diffusibilità. Pur essendo rappresentati gli incendi di superficie superiore a 30 ha, sono rari gli eventi eccezionali per estensione.

Individuazione delle zone a rischio d’incendio Con la classificazione della Gravità reale degli incendi boschivi si esprimono le variazioni che gli incendi hanno comportato nell’ambiente con il quale hanno interagito. Il parametro indicatore della gravità è la superficie percorsa. Distinguendo fra le diverse formazioni forestali e attribuendo a ciascuna di esse un valore che sintetizza sia la loro importanza relativa sia la loro vulnerabilità al fuoco, si arriva a definire la gravità.

239

Si definisce così una zonizzazione di superfici del territorio omogenee in base al parametro gravità. In questo caso però non è possibile effettuare elaborazioni a partire dal dettaglio comunale, in quanto le informazioni disponibili sulle superfici percorse sono relative ai comuni nei quali gli incendi hanno avuto inizio, ma non forniscono indicazioni su tutti i comuni interessati nel corso dello sviluppo dell’incendio (caso piuttosto frequente). Per tale motivo la classificazione della gravità reale avviene per Aree di base. Nell’Area di base C.M. Valli Gesso, Vermenagna e Pesio i parametri relativi alle superfici boscate e non boscate percorse, dettagliate per forme di governo, sono: Superfici territorio ha 72.895

Superficie totale percorsa media annua ha 144

Superficie boscata percorsa media annua ha 85

Superficie non boscata percorsa media annua ha 59

Superficie fustaie percorsa media annua ha 30

Superficie cedui percorsa media annua ha 55

I valori di gravità reale delle Aree di base sono riuniti in cinque Classi omogenee che permettono una zonizzazione dell’intera superficie territoriale compresa nel Piano: Classe 1 - Impatto molto ridotto

Classe 2 - Impatto ridotto

Classe 3 - Impatto mediamente elevato sui cedui

Classe 4 - Elevato impatto sulle fustaie

Classe 5 - Elevatissimo impatto sulle fustaie e sul ceduo

L’Area di base C.M. Valli Gesso, Vermenagna e Pesio rientra nella Classe di gravità 2 - Impatto ridotto: rappresenta il maggior numero di Aree di base (30). La superficie totale percorsa dal fuoco è ridotta (0,2%) ed equamente distribuita tra fustaie e cedui. Il Piano individua le cosiddette Zone di sintesi che definiscono una ripartizione delle superfici in cui le Aree di base vengono descritte da una coppia di valori che indicano rispettivamente la pericolosità (definisce l’insorgenza, la propagazione e la difficoltà di controllo degli incendi) e la gravità reale di incendio (definisce le conseguenze degli incendi sul territorio). Tale sintesi è necessaria per potere successivamente pianificare gli interventi e gli obiettivi del PAIB. Le zone di sintesi individuate sono quattro: Zona di sintesi 1: incendi anche numerosi, continui nel tempo ma piccoli, con un impatto sul bosco

da scarso a ridotto, con la stessa pressione su fustaie e cedui.

Zona di sintesi 2: incendi che presentano una media continuità nel tempo, una discreta frequenza,

ma soprattutto un’estensione ridotta. La pressione è mediamente elevata su tutte le forme di

governo.

Zona di sintesi 3: incendi numerosi e continui nel tempo, con pressione elevata sia su cedui sia su

fustaie.

Zona di sintesi 4: incendi estesi, veloci ma mediamente sporadici con un elevato impatto sul

territorio boscato.

L’Area di base C.M. Valli Gesso, Vermenagna e Pesio si localizza nella Zona di sintesi 1, la più numerosa con 31 Aree di base comprese.

240

Interventi previsti

Priorità di intervento

La priorità di intervento con la quale devono essere realizzati gli interventi viene attribuita a livello di Area di base utilizzando il tempo di rotazione: rapporto tra la superficie boscata dell’Area di base e la superficie media percorsa della stessa Area. Può essere definito anche come tempo di ritorno (numero di anni necessari affinché la stessa superficie venga nuovamente interessata dall’incendio) o come periodo necessario affinché tutta la superficie boscata dell’Area di base venga percorsa dal fuoco. Il tempo di rotazione permette la definizione della priorità di intervento. L’Area di base C.M. Valli Gesso, Vermenagna e Pesio ha un tempo di rotazione di 260,93 anni ed una priorità di intervento di pari a 36. Zonizzazione degli obiettivi

La pianificazione antincendi boschivi mira sostanzialmente alla riduzione della superficie percorsa e non del numero totale di incendi, che nel medio periodo tende a rimanere costante. Pertanto l’obiettivo principale del PAIB è di contenere la superficie percorsa annualmente dal fuoco entro limiti accettabili, basandosi sul concetto di RASMAP (Riduzione Attesa della Superficie Media Annua Percorsa). L’obiettivo di RASMAP viene perseguito mediante interventi locali, da realizzare in ciascuna Area di base e mediante azioni da intraprendere a livello regionale. E’ stata quindi predisposta una scala di priorità degli interventi nelle singole Aree di base e la definizione da attuare a livello regionale. Sono stati ricavati un valore RASMAP a livello di Area di base (RASMAP locale) allo scopo di dimensionare gli interventi e definire la loro distribuzione sul territorio: a ciascuna Area di base è stato quindi assegnato un valore di RASMAP locale ed un valore di RASMAP regionale. Il valore di RASMAP regionale è di 1673 ha/anno. Il valore di RASMAP locale dell’Area di base C.M. Valli Gesso, Vermenagna e Pesio è di 29 ha/anno. All’interno di ciascuna Area di base gli interventi sono modulati ed assegnati in funzione dei profili di pericolosità dei singoli comuni. Tabella 177. Parametri pirologici e classi di pericolosità dei comuni dell’Area di baseComunità

Montana Valli Gesso, Vermenagna e Pesio

COMUNE Numero incendi

1987-1997

Superficie totale

percorsa ha

Superficie boscata percorsa

ha

Classe di pericolosità

Boves 9 49 11 5 Chiusa Pesio 29 369 325 6 Entracque 7 37 21 6 Limone Piemonte 28 364 44 6 Peveragno 21 467 449 5 Roaschia 1 1 1 2 Robilante 4 8 8 5 Roccavione 12 44 16 6 Valdieri 12 237 54 6 Vernante 4 8 7 5

Gli interventi previsti nell’Area di base C.M. Valli Gesso, Vermenagna e Pesio, da attuare per raggiungere la RASMAP, riguardano la prevenzione selvicolturale su 10 ha. e la realizzazione di un punto di rifornimento idrico, quest’ultimo in bassa Valle Pesio, mentre altri quattro punti, due in Valle Pesio, uno in Valle Vermenagna ed uno in Valle Gesso, sono già in progetto.

241

Prevenzione selvicolturale:

insieme di operazioni che possono far diminuire la gravità del passaggio del fuoco su di un soprassuolo boschivo. Ha l’obiettivo di diminuire la biomassa bruciabile. Si tratta di intervenire con cure colturali ed eventuali spalcature per ridurre la continuità verticale fra sottobosco e chiome, fare decespugliamenti, ripuliture di sentieri e viali tagliafuoco, diserbi e ripuliture lungo la viabilità forestale, creare fasce parafuoco, sentieri, viabilità forestale e piazzole per vasche. Con riferimento all’Area di base C.M. Valle Gesso, Vermenagna e Pesio, il PAIB rileva e prevede interventi di prevenzione selvicolturale da realizzare nel periodo 1998-2001 in quattro zone. Rifornimento idrico:

la rete di punti di rifornimento idrico, siano essi fissi o mobili, deve essere correlata con le altre componenti del servizio di estinzione, soprattutto in funzione di: squadre Anti Incendi Boschivi (AIB), viali tagliafuoco, prevenzione selvicolturale, viabilità e basi per elicotteri. I punti di rifornimento idrico hanno diverse caratteristiche secondo il loro impiego prevalente: Rifornimento degli elicotteri di tipo leggero

Rifornimento dei mezzi a terra

E’ bene evitare il ricorso alla muratura nella costruzione di punti di rifornimento idrico, in quanto questi oltre a non essere in grado di seguire l’avanzamento del fronte di fiamma, determinano sempre un impatto negativo sull’ambiente forestale. Sul territorio in esame esistono diversi punti acqua per il rifornimento di mezzi antincendio ed elicotteri, dei quali esistono documenti riguardanti posizione e proprietà, così dislocati: Comune di Chiusa Pesio - Lago di Pianfei, con possibilità di atterraggio e rifornimento

Comune di Chiusa Pesio - Invaso artificiale, ponte di Lunga Serra, proprietà del sig. Giraudi Antonio B.

di San Bartolomeo, con possibilità di atterraggio e rifornimento

Comune di Peveragno - Laghetto artificiale, fraz.San Giovenale, loc. Miclet, con possibilità di

atterraggio e rifornimento

Comune di Boves - Riserva idrica da irrigazione, in loc. Borgata Castellar

Possibili punti d’acqua da realizzare, peraltro di importanza vitale ai fini di un’efficace lotta agli incendi boschivi, possono essere così dislocati: Comune di Chiusa Pesio - loc. Pian del Creuse - rio Serpentera

Comune di Chiusa Pesio - loc. Vallone Cravina - rio Cravina

Comune di Peveragno - fraz. Pradeboni - loc. Meschie - rio Grosso

Tra gli interventi generali, non assegnati alle singole Aree di base, un ruolo fondamentale viene svolto dalle Squadre Anti Incendi Boschivi, che operano sotto il coordinamento del Corpo Forestale dello Stato, presidiano i boschi svolgendo attività preventiva di sorveglianza ed intervengono in fase di estinzione. Dal 1994 inoltre, nell’ambito della legge 266/91 sul volontariato, esiste l’Associazione Regionale AIB, cui fanno capo circa 250 squadre con più di 6.900 persone. Per ogni Area di base del Piano l’Associazione ha un rappresentante cui tutte le squadre della zona possono fare riferimento. I volontari antincendio boschivi, oltre alla fase di estinzione e di bonifica, intervengono in prevenzione e in avvistamento previo accordo con la Regione e gli Enti Locali. Nell’Area di base C.M. Valli Gesso, Vermenagna e Pesio esiste una squadra con 44 organici (dati aggiornati al 1999). Il PAIB valuta le necessità di dotazioni AIB e le quantifica economicamente. Nell’Area di base C.M. Valli Gesso, Vermenagna e Pesio il Piano identifica le seguenti necessità di dotazioni AIB:

242

una squadra associata

44 volontari

3 gruppi operativi AIB (ciascuno di circa 15 persone)

3 mezzi leggeri

3 vasche

6 radio

34 dispositivi di protezione individuale

40 necessità di formazione

Il costo relativo, per l’Area base C.M. Valli Gesso, Vermenagna e Pesio nel periodo 1999-2001 preventivato è di L. 181.266.667. Il servizio elicotteri per l’attività AIB nel Lotto sud Piemonte è svolto dall’A.T.I. Aernord - Elisystem - Airservice - via Lama 1 - Clusone (BG) - tel. 034/623737 - fax 034/622003 - Base in Mondovì (CN) - corso Milano 1 - c/o Conicos S.p.A. - Riferimenti base: tel. 0174/551777 - fax 0174/481075. Gli interventi per la protezione dei boschi dagli incendi sono normati dalla Legge Regionale 9 Giugno 1994, n.16 - pubblicata sul B.U.R.P. n.24 del 15 Giugno 1994.

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QUADRO ECONOMICO ED ORGANIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI PREVISTI

Premessa

Il presente capitolo contiene la sintesi economica degli interventi previsti nel Piano Forestale Territoriale (PFT) dell’Area Forestale n. 11 – “Valli Gesso, Vermenagna e Pesio”; questi possono essere distinti in quattro gruppi secondo quanto esposto nei rispettivi capitoli: interventi selvicolturali (capitolo n. 6)

interventi alpicolturali (capitolo n. 7)

interventi di difesa del territorio (capitolo n. 8)

interventi sulla viabilità (capitolo n. 9)

Si tratta di stime di massima, eseguite allo scopo di indicare le grandezze economiche principali sulle quali intervenire per la gestione delle attività private e pubbliche di carattere silvo-pastorale, nell’arco del quindicennio 2002-2016. Le quantità economiche sono espresse in Euro (€) il cui valore è pari a 1936,27 Lire

6.1 Interventi selvicolturali

Gli interventi selvicolturali interessano un’area di 14.460 ha, pari al 45% della superficie boscata totale; di questi

il 78% (11.313 ha) sono previsti su superfici private e 3.148 ha ricadono in proprietà pubblica. Considerata la prevalenza di proprietà private, la loro forte frammentazione e le conseguenti limitate dimensioni areali delle particelle catastali, la gestione degli interventi risulta poco programmabile ma deve essere incentivata, nell’ambito della politica forestale regionale.

Si tratta d’interventi in parte rivolti all’utilizzazione del bosco (5.369 ha) ed in parte al suo miglioramento (9.091 ha).

Utilizzazioni forestali Le utilizzazioni forestali riguardano 4.503 ha di superficie privata e 866 ha di pubblica, sono popolamenti maturi o a regime che possono cadere al taglio senza pregiudicare il rinnovamento del soprassuolo; si tratta soprattutto di ceduazioni di castagneti (4.343 ha), in minor misura di faggete (984 ha) e di robinieti (7 ha), oltre alla trasformazione con il taglio di tutte le conifere nei piccoli rimboschimenti della fascia del castagno (34 ha). Nel quadro economico sono state riportate tutte le superfici interessate, anche se è bene precisare che, relativamente al castagno, non è ragionevolmente ipotizzabile che vengano eseguiti tutti gli interventi previsti sia in relazione alla loro vasta estensione, sia alla richiesta del mercato, come anche al tipo di proprietà; si è ritenuto però doveroso indicare l’intera potenzialità economica di questo tipo d’intervento, tecnicamente realizzabile nel quindicennio di validità del PFT (2002-2016). Per la stesura del quadro economico si è calcolato il “valore di macchiatico”, corrispondente al valore di vendita delle piante in piedi, che permette di valutare i soprassuoli interessati da interventi forestali; si stima che questi valgano globalmente circa 11,3 milioni di Euro, equivalenti a circa 22 miliardi di Lire; il valore dei boschi pubblici è di 1.427.500 Euro (2,8 miliardi di Lire). Considerando il

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lavoro indotto dai tagli di utilizzazione forestale, si ipotizza che il valore di mercato degli assortimenti legnosi vendibili sia di circa 37 milioni di Euro, vale a dire circa 72 miliardi di Lire.

Tabella 178. Quadro economico (quindicennio 2002-2016) – Utilizzazioni forestali previste nell’Area Forestale n. 11

Categoria forestale

Intervento selvicolturale

Boschi privati

[ha]

Boschi pubblici

[ha]

Sup. Totale

[ha]

Ripresa

[t/ha]

Ripresa Totale

[t]

Prezzo di macchia

-tico [€/t]

Valore di macchia-

tico totale [€]

Faggete Ceduazione 332 652 984 80 78.709 18 1.416.758 Castagneti Ceduazione 4.137 207 4.343 150 651.564 15 9.773.460 Robinieti Ceduazione 7 - 7 150 1.005 15 15.075 Rimboschimenti Trasformazione 27 7 34 180 6.194 18 111.488

Totale complessivo 4.503 866 5.368 737.472 11.316.782

di cui di proprietà pubblica

1.427.500 1 Euro [€] = 1936.27 Lire [L.]

Miglioramenti forestali I miglioramenti forestali sono previsti su una superficie totale di 9.092 ha di cui 6.810 ha di proprietà privata e 2.282 ha di proprietà pubblica; si tratta di conversioni a fustaia di cedui di faggio invecchiati (2.687 ha), di tagli a scelta, diradamenti e conversioni negli altri forestali, oltre a diradamenti nei giovani rimboschimenti di conifere. Si prevede di intervenire in 2.772 ha di castagneti da frutto, con cure colturali su quelli in produzione (1.302 ha) oltre a ripuliture e successive cure per i castagneti di recente abbandono (1.470 ha), che devono essere recuperati e mantenuti nel quindicennio di validità del PFT. Il costo totale di tutti gli interventi di miglioramento ammonta a 25,4 milioni di Euro, pari a circa 49 miliardi di Lire, è stato calcolato sulla stima dei costi unitari, ricavata valutando in detrazione anche il valore degli assortimenti legnosi ritraibili da ciascun intervento; le cure colturali sul castagneto da frutto sono pari al 22% della spesa; si tratta di un incentivo alla coltivazione del castagneto fatto una volta nell’arco del quindicennio il cui valore totale ammonta a 5,5 milioni di Euro. Le conversioni nelle faggete hanno un costo stimato di 10,2 milioni di Euro, pari a circa 20 miliardi di Lire. Gli interventi sugli Acero-tiglio-frassineti hanno un costo di 4,1milioni di Euro, pari a circa 8 miliardi di Lire, mentre l’intervento sui rimboschimenti vale 2,3 milioni di Euro, equivalenti a 4,5 miliardi di lire.

Tabella 179. Quadro economico (quindicennio 2002-2016) - Miglioramenti forestali previsti nell’Area Forestale n. 11

Categoria forestale

Intervento selvicolturale

Boschi privati

[ha]

Boschi pubblici

[ha]

Sup. totale

[ha]

Costo degli interventi

(2001-2015) [€/ha]

Costo totale interventi

[€]

Costo totale interventi

pubblici [€]

Conversione 1.340 1.346 2.687 3800 10.209.612 5.116.548 Dirad. e conversione 74 254 329 3800 1.248.756 966.302 Taglio a scelta 14 40 54 2500 135.400 99.325

Faggete

Cure colturali 48 4 52 1500 77.580 5.250 Cure colturali 2.749 23 2.772 2000 5.544.900 46.020 Conversione 54 8 62 1000 62.070 8.300

Castagneti

Dirad. e conversione 247 23 270 800 215.632 18.056

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Taglio a scelta 10 1 11 500 5.535 675 Querceti di roverella Taglio a scelta 4 4 2500 9.600 -

Conversione 0 2 2 2500 4.250 3.750 Dirad. e conversione 50 34 84 2500 210.525 85.175 Querceti di rovere Taglio a scelta 8 8 2500 20.625 - Diradamento 47 47 2000 93.040 - Abetine Taglio a scelta 65 65 2000 129.980 - Dirad. e conversione 3 2 5 3000 14.790 4.590 Acero-tiglio-

frassineti Taglio a scelta 1.205 165 1.369 3000 4.108.260 494.580 Boscaglie Taglio a scelta 23 6 29 3500 103.005 21.210 Saliceti e pioppeti ripari Taglio a scelta 326 5 330 2500 825.725 11.575

Alneti montani Taglio a scelta 33 0 33 2500 82.625 750 Cure colturali 25 46 72 2500 178.900 115.750 Dirad. e conversione 35 35 3000 105.510 - Rimboschimenti Diradamento 410 257 668 3000 2.002.830 772.260

Totale complessivo 6.810 2.282 9.092 25.389.150 7.770.116 1 Euro [€] = 1936.27 Lire [L.]

6.2 Interventi di difesa del territorio

Per la difesa dell’ambiente e del territorio, collegato allo studio sui dissesti (capitolo n. 8) si sono stimati i costi degli interventi previsti, suddivisi in costi per il contenimento dei dissesti in atto e in costi per la prevenzione dei fenomeni dissestivi legati soprattutto al trasporto solido dei torrenti in caso di piena.

Interventi sui dissesti Gli interventi previsti sono dettagliatamente descritti nelle apposite schede allegate al PFT. Si tratta di consolidamenti di opere esistenti, realizzazioni di presidi spondali, di protezioni e di regimazione delle acque. Il costo complessivo di questi interventi ammonta a circa 14 milioni di Euro, pari a 27 miliardi di Lire.

Tabella 180. Interventi di contenimento dei dissesti in atto

COMUNE Costo totale interventi [€] Boves 2.306.300 Chiusa Pesio 594.700 Entracque 3.033.600 Limone Piemonte 1.554.100 Peveragno 855.500 Roaschia 999.800 Robilante 508.800 Roccavione 354.500 Valdieri 2.546.800 Vernante 1.211.520

Totale 13.966.620 Euro [€] = 1936,27 Lire [L.]

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Interventi di controllo della vegetazione riparia Si tratta di ripuliture degli alvei dalla vegetazione che potrebbe costituire un aumento di trasporto solido in caso di piena dei torrenti. Si prevede di intervenire su circa 90 km di alvei per un costo stimato degli interventi di 1,4 milioni di Euro, pari a 2,7 miliardi di Lire.

Tabella 181. Interventi di controllo della vegetazione riparia

COMUNE Lunghezza alvei [Km]

Costo totale interventi

[€] Boves 12,8 198.400 Chiusa Pesio 31,1 482.050 Entracque 10,9 168.950 Limone Piemonte 6,8 105.400 Peveragno 14,8 229.400 Raschia 6,5 100.750 Robilante 11,7 181.350 Roccavione 0,5 7.750 Valdieri 16,0 248.000 Vernante 11,0 170.500

Totale 122,1 1.892.550

1 Euro [€] = 1936,27 Lire [L.]

Interventi sulla viabilità

Realizzazione di nuova viabilità Come analizzato nel capitolo n. 9, si riportano in sintesi e suddivisi per Comune, i costi di realizzazione della nuova viabilità proposta in funzione degli interventi silvo-pastorali previsti dal PFT. La stima dei costi per la realizzazione della nuova viabilità, riguarda tutte le strade proposte, anche se parte di esse sono già in via di finanziamento o di progetto da parte delle Amministrazioni Comunali; si è preferito adottare questa linea per individuare le grandezze economiche in gioco per la gestione delle attività forestali e pastorali nell’Area Forestale n. 11 – Valli Gesso, Vermenagna e Pesio. Il costo medio per km di tracciato da realizzare è stimato in 2.500 Euro, pari a circa 50 milioni di Lire. Il costo totale stimato per la realizzazione della nuova viabilità forestale è di 1.050.000 Euro, pari a circa 2 miliardi di Lire.

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Tabella 182. Costi per la realizzazione della nuova viabilità proposta (quindicennio 2002-2016)

COMUNE Viabilità proposta

[km]

Costo unitario

[€/km]

Costo totale

[€] Boves 4 25.000 100.000 Chiusa Pesio 10 25.000 250.000 Entracque 2 25.000 50.000 Limone Piemonte 4 25.000 100.000 Peveragno 1 25.000 25.000 Roaschia 3 25.000 75.000 Robilante 1 25.000 25.000 Roccavione 1 25.000 25.000 Valdieri 7 25.000 175.000 Vernante 12 25.000 300.000

Totale 45 25.000 1.125.000

1 Euro [€] = 1936,27 Lire [L.]

Manutenzione straordinaria della viabilità esistente Il costo della manutenzione straordinaria della viabilità esistente è stato stimato valutando il totale degli interventi prevedibili nel quindicennio 2002-2016, che ammontano a 4,2 milioni di Euro, equivalenti a circa 8,1 miliardi di Lire. La maggior parte delle opere riguardano la sistemazione del fondo stradale con una previsione di spesa pari a 2,7 milioni di Euro, pari a 5,2 miliardi di Lire.

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Tabella 183. Costi per interventi di manutenzione straordinaria della viabilità esistente (quindicennio 2002-2016)

COMUNE

Fondo stradale

[€]

Cunette laterali

[€]

Cunette trasversali

[€]

Tomboni e

cordemolli [€]

Opere di sostegno

[€]

Ponti

[€]

Costo totale interventi

[€]

Boves 294.000 12.600 114.000 37.500 31.500 42.000 531.600 Chiusa Pesio 552.000 27.300 126.000 47.500 42.000 21.000 815.800 Entracque 102.000 - - 10.000 10.500 - 122.500 Limone Piemonte 330.000 23.100 105.000 52.500 21.000 - 531.600 Peveragno 546.000 28.000 186.000 62.500 63.000 - 885.500 Roaschia 96.000 8.400 36.000 12.500 - - 152.900 Robilante 342.000 21.700 108.000 27.500 - - 499.200 Roccavione 168.000 10.500 57.000 17.500 - - 253.000 Valdieri 228.000 18.200 69.000 10.000 52.500 - 377.700 Vernante 240.000 20.300 72.000 42.500 10.500 - 385.300

Totale 2.898.000 170.100 873.000 320.000 231.000 63.000 4.555.100

1 Euro [€] = 1936,27 Lire [L.]

Ripristino e adeguamento della viabilità esistente Sono previsti interventi di adeguamento per migliorare la funzionalità, la stabilità e la transitabilità delle strade esistenti per un valore totale di investimenti pari a 0,8 milioni di Euro, equivalenti a 1,5 miliardi di Lire. Si tratta prevalentemente di allargamento della sede stradale con costruzione di massicciata e allargamento dei tornanti, costruzione di cunette, piazzole ed opere di sostegno.

Tabella 184. Costi per interventi di ripristino e adeguamento della viabilità esistente (quindicennio 2002-2016)

COMUNE Adeguamento [€]

Ripristino [€]

Costo totale interventi

[€] Boves 79.600 46.500 126.100 Chiusa Pesio 71.000 25.800 96.800 Entracque 29.000 - 29.000 Limone Piemonte - - - Peveragno 51.700 5.200 56.900 Roaschia - - - Robilante 49.000 - 49.000 Roccavione 70.300 - 70.300 Valdieri 19.100 77.500 96.600 Vernante 10.300 - 10.300

Totale 380.000 155.000 535.000

1 Euro [€] = 1936,27 Lire [L.]

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Analisi dei benefici prodotti dal Piano Forestale Territoriale (PFT)

Benefici sull’economia

La realizzazione degli interventi previsti genera un incremento di produzione di quattro categorie di prodotti: legno, castagne, formaggi e carne. La stima del valore degli incrementi di produzione nel quindicennio 2002-2016, calcolato sul prezzo di vendita del prodotto finito, permette di individuare le “grandezze economiche positive”, riferibili direttamente agli interventi previsti dal PFT. L’incremento di produzione del settore legno è stimato in 49,5 milioni di Euro, pari a circa 96 miliardi di Lire: con il miglioramento dei castagneti da frutto si prevede di aumentare di circa 17 milioni di Euro, pari a 3,3 miliardi di Lire, la produzione di castagne, mentre è valutata in circa 2,8 milioni di Euro, equivalenti a 5,4 miliardi di Lire, la maggiore produzione di formaggi e in 1,5 milioni di Euro, pari a 2,9 miliardi di Lire, l’incremento di produzione di carne.

Tabella 185. Valore dell’incremento di prodotti vendibili (quindicennio 2002-2016)

. Valore dell’incremento dei prodotti vendibili

COMUNE Legno [€]

Castagne [€]

Formaggi [€]

Carne [€]

Boves 6.403.000

3.550.000

140.000 75.000 Chiusa Pesio 11.355.000

4.236.000

700.000 150.000

Entracque 2.265.000

- 140.000 630.000 Limone Piemonte 1.367.000

133.000

980.000 150.000

Peveragno 7.439.000

4.077.000

140.000 75.000 Roaschia 1.368.000

449.000

- 75.000

Robilante 5.693.000

931.000

- - Roccavione 3.585.000

2.150.000

- -

Valdieri 6.296.000

631.000

140.000 630.000 Vernante 3.807.000

930.000

700.000 150.000

Totale 49.578.000

17.087.000

2.800.000 1.500.000

1 Euro [€] = 1936,27 Lire [L.]

250250

Benefici sull’occupazione Il calcolo dei benefici sull’occupazione è riferito esclusivamente alla manodopera impiegata per la realizzazione degli interventi previsti, senza stimare il reale incremento di occupazione nei settori della trasformazione dei prodotti e della loro commercializzazione, in quanto esulano dalle finalità del Piano Forestale Territoriale (PFT). Gli interventi previsti necessitano di manodopera qualificata in tre settori: forestazione, agricoltura ed edilizia. Si è calcolato che le giornate di manodopera da impiegare sono circa 1.100.000, di cui quasi 600.000 nel settore forestale, 402.000 in quello agricolo e 91.500 nel settore dell’edilizia.

Tabella 186. Distribuzione della manodopera indotta dagli interventi previsti dal

PFT (quindicennio 2002-2016)

Manodopera indotta

COMUNE Manodopera forestale

[gg/uomo]

Manodopera agricola

[gg/uomo]

Manodopera edile

[gg/uomo]

Manodopera totale

[gg/uomo] Utilizzazioni 130.000 - - 130.000 Miglioramenti 180.000 - - 180.000 Miglioramento castagneti da frutto 250.000 400.000 - 650.000 Interventi alpicolturali - 2.000 12.000 14.000 Contenimento dissesti 20.000 - 50.000 70.000 Controllo vegetazione alvei 19.000 - - 19.000 Manutenzione straordinaria viabilità - - 22.000 22.000 Ripristino e adeguamento viabilità - - 3.000 3.000 Costruzione nuova viabilità - - 4.500 4.500

Totale 599.000 402.000 91.500 1.092.500

Benefici sull’ambiente

Il Piano Forestale Territoriale, essendo uno strumento di pianificazione del territorio, ha una ricaduta positiva sull’ambiente, inducendo un miglioramento generale del paesaggio, in relazione a fruibilità, conservazione e godibilità; tali miglioramenti producono indubbi benefici anche nel settore turistico e residenziale. E’ bene ricordare che gli interventi di difesa del territorio producono sempre effetti difficilmente quantificabili ma certamente positivi, che non vengono valutati economicamente in quanto esulano dagli obiettivi del PFT.

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Conclusioni

Il Bilancio Costi/Benefici derivanti dalla realizzazione degli interventi previsti nel quindicennio (2002-2016), è basato su stime di massima finalizzate alla valutazione delle grandezze economiche che entrano in gioco nella gestione delle attività private e pubbliche, legate al patrimonio silvo-pastorale. I costi stimati, circa 58 milioni di Euro, pari a 11,2 miliardi di Lire, sono relativi agli investimenti necessari per incentivare le attività forestali e pastorali che implicano un impiego di manodopera di circa 1.100.000 giornate/uomo. I benefici, che prevalentemente riguardano l’attività di imprese e aziende private, stimati in base al valore al consumo dei prodotti vendibili, sono circa 58,3 milioni di Euro, corrispondenti a 11,3 miliardi di Lire.

Tabella 187. Bilancio costi/benefici (quindicennio 2002-2016) BENEFICI COSTI

Interventi previsti dal Piano Forestale Territoriale (PFT)

Manodopera qualificata [gg/uomo]

Valore dei prodotti vendibili [€]

Costo degli investimenti previsti [€]

Utilizzazioni forestali 130.000 37.000.000 - Miglioramenti forestali 180.000 - 25.000.000 Miglioramento dei castagneti da frutto 650.000 17.000.000 8.500.000 Interventi alpicolturali 14.000 4.300.000 2.900.000 Contenimento dissesti 70.000 - 14.000.000 Controllo vegetazione alvei 19.000 - 1.900.000 Manutenzione straordinaria viabilità 22.000 - 4.600.000 Ripristino e adeguamento viabilità 3.000 - 550.000 Costruzione nuova viabilità 4.500 - 1.200.000 Totale complessivo 1.092.500 58.300.000 58.650.000

1 Euro [€] = 1936,27 Lire [L.] Il calcolo economico evidenzia un sostanziale equilibrio tra benefici e costi; per una valutazione globale dell’opportunità degli interventi proposti, è bene considerare inoltre il ritorno in qualità ambientale e paesaggistica, l’impatto positivo sull’occupazione locale in attività produttive e i benefici indotti nel settore turistico e residenziale le cui quantificazioni economiche esulano dalle finalità del PFT ma che sicuramente incidono positivamente sull’economia favorendo lo sviluppo anche sociale nelle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio.

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Cenni storici sull'utilizzazione delle risorse silvo-pastorali Negli anni passati il patrimonio silvo-pastorale era fonte di ricchezza per le tre Valli; in Valle Pesio rivestiva un’importanza maggiore l’utilizzazione del bosco, in particolare del castagneto, mentre nelle Valli Gesso e Vermenagna grande importanza aveva la pastorizia, grazie alla grande estensione di pascoli presenti nella parte alta. Anche in queste valli il fattore demografico ha un’importanza fondamentale nella distribuzione del patrimonio silvo-pastorale; la popolazione infatti a fine 1800 era distribuita nelle valli in maniera più omogenea di quella attuale. L’economia delle vallate era allora basata sullo sfruttamento dei pascoli, del bosco e delle terre; con l’inizio del nuovo secolo l’aumento della popolazione e la conseguente diminuzione delle già scarse risorse, ha rotto l’equilibrio esistito sino ad allora e le condizioni di vita divenute insostenibili, determinarono la forte migrazione verso la pianura, dove si sono sviluppati nuovi centri abitati, con economie diverse come l'artigianato, il commercio e la piccola industria a scapito di quella agro-silvo-pastorale. Questo processo ha avuto effetti importanti sulla distribuzione della vegetazione: i prati pascoli sono stati invasi, il bosco ha riconquistato superfici abbandonate, ed è venuta così a mancare la funzione positiva svolta dall’uomo di gestione attiva e tutela del territorio. Questo fenomeno si è manifestato in maniera meno intensa che non in altre valli della provincia di Cuneo, anche perché le valli Pesio, Gesso e Vermenagna hanno avuto uno sviluppo economico maggiore grazie al turismo, legato soprattutto agli impianti per lo sci, ai parchi naturali, ed all’agricoltura legata alla coltivazione della fragola.

Utilizzazioni e miglioramenti forestali passati Si tratta di utilizzazioni che avvengono occasionalmente su richiesta di comuni od altri enti oppure di utilizzazioni fatte da privati (riguardanti sia l’alto fusto, per il quale occorre autorizzazione con D.P.R., sia i cedui per i quali non è necessaria autorizzazione). Sono stati analizzati i dati raccolti ed elaborati dal Corpo Forestale dello Stato (C.F.S.), Comando Stazione Forestale di Cuneo e di Chiusa di Pesio; tali dati sono suddivisi a seconda che si tratti di ceduo o di alto fusto, a seconda che l’utilizzazione sia avvenuta in foresta o fuori foresta (in prevalenza pioppeti) ed ancora a seconda che provenga da proprietà di privati o di enti.

Tabella 188. Utilizzazioni forestali 1984-1998 – Comando Stazione Forestale di Cuneo

Utilizzazioni forestali Miglioramenti forestali Proprietà

ANNO [n.] [ha] [n.] [ha]

Quantità in

foresta [m3]

Quantità fuori

foresta [m3]

[ha] [ha]

1984 270 33 2 1 1700 250 - - 1985 240 28 - - 1900 - 28 - 1986 265 35 3 1 2200 - 36 - 1987 230 31 2 1 1100 300 33 - 1988 253 37 2 4 1900 300 41 - 1989 235 30 - - 1250 - 30 - 1990 260 20 - - 1500 250 20 - 1991 240 25 2 2 2063 450 27 - 1992 260 33 - - 2100 550 33 - 1993 190 26 - - 1600 200 26 - 1994 228 28 1 1 1200 180 29 - 1995 286 30 - - 1800 250 30 - 1996 250 16 3 2 1590 300 18 - 1997 150 20 - - 900 - 20 - 1998 120 15 1 2 750 150 17 -

Totale 3477 407 16 14 23553 3180 422 -

253253

Tabella 189. Utilizzazioni forestali 1990-1998 – Comando Stazione Forestale di Chiusa di Pesio

Utilizzazioni forestali Miglioramenti forestali Proprietà

ANNO [n.] [ha] [n.] [ha]

Quantità in

foresta [m3]

Quantità fuori

foresta [m3]

[ha] [ha]

1990 73 75 5 7 5037 4107 40 38 1991 117 85 5 24 1721 9533 80 29 1992 101 76 16 9 4994 6890 53 15 1993 54 48 18 11 4654 6737 40 19 1994 69 35 14 12 3830 4197 33 14 1995 64 38 6 5 3114 3891 21 22 1996 46 32 6 11 2015 5024 22 21 1997 34 40 9 19 3500 1735 40 19 1998 28 69 22 24 5900 805 62 31

Totale 586 498 101 122 34765 42919 391 208

Analizzando i valori delle tabelle si possono fare alcune considerazioni circa l’andamento delle utilizzazioni nei periodi considerati. In generale, per quanto riguarda i boschi cedui si evidenzia una riduzione del numero di utilizzazioni complessivo negli anni; maggiore è invece la variabilità delle utilizzazioni dei boschi di alto fusto, in ogni caso irregolare nel periodo considerato, ad evidenziare che si tratta di interventi occasionali, non programmati da piani di intervento. In sostanza si evidenzia che il tasso di utilizzazione è inferiore rispetto alle potenzialità produttive, che sono valutate tenendo conto delle generali necessità di aumentare le provvigioni e favorire le dinamiche evolutive del bosco. Miglioramenti forestali

Ricordando che già gli interventi di utilizzazione descritti nei paragrafi precedenti, se fatti con corrette tecniche colturali, possono essere considerati come miglioramenti forestali a macchiatico positivo, si riportano in questo paragrafo gli interventi selvicolturali di tipo oneroso, svolti sulla base di finanziamenti sia ordinari che straordinari. Nel territorio della Comunità Montana Valli Gesso, Vermenagna e Pesio opera da anni una squadra di operai forestali impiegati dalla Regione con fondi della L.R. 63/78. Oltre agli interventi effettuati in economia diretta dalla Regione con i propri operai, definibili di manutenzione ordinaria del patrimonio forestale e del territorio, negli ultimi anni sono stati fatti, a carico della C.M. interventi di tipo straordinario su specifici finanziamenti CEE. Precisamente la C.M. ha usufruito dei finanziamenti per miglioramenti sia forestali sia infrastrutturali dei Regolamenti 1401/86, 2080/92, Obiettivo 5b.

Reg. CEE 1401/86

Nell’ambito di questa Misura sono stati finanziati interventi di forestazione negli anni 1989-1990. In particolare sono stati fatti due rimboschimenti nel Comune di Valdieri, in zona Rovine su 34 ha ed un intervento di miglioramento in zona Costa Creus su 30 ha. Gli altri interventi sono tutti miglioramenti e riguardano: nel Comune di Limone Piemonte, in zona M. Murin e M. Vecchio su 12 ha, in Comune di Vernante, zona Maire Tempie 10 ha, ad Entracque, zona Fuss 25 ha, zona Uia e Coste 10 ha, zona Moschiglione 10 ha, nel Comune di Robilante zona Montasso, su 11 ha, a Roccavione, zona Colognè 11 ha. A Peveragno, zona Costabella su 12 ha, nel Comune di Roaschia, in zona Monturin su 20 ha. Sono inoltre stati effettuati interventi di miglioramento sui castagneti, nei comuni di Chiusa di Pesio, Robilante, Boves, Roaschia, Roccavione e Valdieri su complessivi 40,2 ha. In totale la superficie interessata dalla Misura, nell’ambito dell’intera C.M. è di ha 215,2.

254

Reg. CEE n. 2080/92

Nella campagna 1994-1996 con questa misura sono stati finanziati miglioramenti boschivi ed imboschimenti su un totale complessivo di 44,16 ha. In particolare, nel 1994 sono stati fatti tre miglioramenti, nei comuni di Boves, su 0,71 ha, di Chiusa di Pesio su 4,69 ha e di Peveragno su 4,57 ha, per un totale di 9,97 ha migliorati. Nel 1996 sono stati fatti 3 interventi di miglioramento, nei comuni di Chiusa di Pesio su 1,08 ha, di Peveragno su 3,39 ha e di Robilante su 3,04 ha; e due imboschimenti, uno nel Comune di Chiusa di Pesio su 6.75 ha ed uno a Robilante su 19,93 ha. In totale nel 1996 si è intervenuto su 22,97 ha. Nella campagna del 1998 sono stati finanziati interventi di miglioramento boschivo su circa 35 ha, di questi, 25 ha nel Comune di Chiusa di Pesio, 3 ha nei Comuni di Boves e Robilante e circa 4 ha in quello di Roccavione; sono stati inoltre finanziati due nuovi impianti, uno a Boves di un ettaro con castagno ed uno a Peveragno di 1,5 ha. Obiettivo 5b - Misura II.1 Negli anni 1996/1997 sono stati fatti interventi nel Comune di Chiusa di Pesio, in particolare è stata eseguito in loc. Cicioni un rinfoltimento con 6.000 piantine e pulizia del bosco su 17 ha. Nel Comune di Limone Piemonte, loc. Murin sono stati fatti interventi fitosanitari e diradamenti su 5 ha; nel Comune di Peveragno, loc. Costabella, interventi fitosanitari e diradamenti su 6 ha ed in loc. Ubac delle Noie decespugliamenti su circa 11 ha e un rinfoltimento con 3.000 piantine. Infine, nel Comune di Valdieri sono stati eseguiti interventi fitosanitari e di diradamento su 15 ha. Complessivamente la Misura ha interessato una superficie di circa 54 ha.

Obiettivo 5b - Misura I.7 tipologia A1-A2

Nel periodo 1996-1999 sono stati fatti interventi di miglioramento sulle faggete di proprietà pubblica nel Comune di Valdieri in zona Ciulieries su 45 ha e in zona Roccaset su 11 ha. Nel Comune di Entracque zona Fuss su 41,7 ha; a Roaschia, zona Goderie su 19 ha; nel Comune di Roccavione zona Brignola, su circa 77 ha; nel Comune di Boves zona Creus su 3 ha Nel Comune di Peveragno è stato invece finanziato un miglioramento con rimboschimento in zona G. Gallo, su circa 38 ha. Complessivamente la Misura ha interessato una superficie di circa 366 ha.

255

Conclusioni

Considerato quanto sopra esposto, si può affermare che nelle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio, le risorse silvo-pastorali e paesaggistico-ambientali, possono essere ottimi strumenti per lo sviluppo di attività lavorative di un certo significato occupazionale e sociale. In particolare si possono individuare risorse diverse nelle tre valli, così in Valle Pesio, dove maggiori sono i boschi di castagno e dove esiste il Parco Naturale, si può ipotizzare uno sviluppo nella produzione della castagna, in particolare con indirizzo biologico, nonché del turismo naturalistico. Nella zona di Peveragno si può invece incentivare ulteriormente la coltivazione della fragola. Discorso analogo si può fare per la Valle Gesso, per lo meno per quanto riguarda l’esistenza del Parco Naturale delle Alpi Marittime, che offre prospettive di sviluppo nel settore turistico, considerata anche la vicinanza con il Parco Naturale del Mercantour, in Francia. Discorso diverso è valido per la Valle Vermenagna, dove le stazioni sciistiche hanno favorito il turismo nell’intera valle, senza dimenticare l’importanza economica dell’industria estrattiva, diffusa ampiamente. La grande estensione di boschi e pascoli nelle tre valli, al sostegno e sviluppo delle attività sopra citate, va affiancato uno sfruttamento delle risorse boschive più razionale, giacché l’utilizzazione attuale è inferiore a quella potenzialmente sfruttabile, in particolare migliorando e potenziando la viabilità, promovendo interventi di miglioramento forestale e sfruttando i finanziamenti di cui possono beneficiare sia gli enti pubblici, sia i privati; a tale proposito è bene ricordare l’esistenza del Piano di Sviluppo Rurale, che prevede finanziamenti in diversi settori economici legati alla foresta. Strumento per il raggiungimento di questi obiettivi è il Piano Forestale Territoriale, che sulla base delle linee di pianificazione contenute, deve permettere una migliore programmazione e un migliore coordinamento di tutti gli interventi e dei relativi soggetti attuatori, finalizzando gli stessi al raggiungimento di ben precisi obiettivi colturali.

256

Quantificazione della disponibilità di biomassa Per quantificare la disponibilità di biomassa nell’area di indagine sono stati utilizzati i dati del Piano Forestale Territoriale (PFT) dell’Area Forestale numero 11, realizzato negli anni 2000-2001. Sul totale della superficie boscata dove sono previsti interventi di utilizzazione o selvicolturali è stata presa in considerazione la sola quota parte servita da viabilità, dove è possibile l’accesso e l’esbosco degli assortimenti legnosi. Secondo la metodologia adottata per l’elaborazione dei PFT, l’area boscata servita è rappresentata da una fascia ai lati dei tracciati della viabilità esistente di ampiezza pari a 100, 200 o 400 metri. L’ampiezza della fascia dipende dalla classe di pendenza del terreno, dalla categoria forestale e dal tipo di intervento, secondo la tabella sotto riportata.

Tabella 190. Ampiezza delle fasce servite da viabilità secondo il metodo adottato nei PFT A B

Tutte le categorie forestali e tutti gli interventi (escluse le

combinazioni della colonna b)

Faggete-Abetine-Peccete-Lariceti e Taglio a scelta –

Taglio a buche – Tagli successivi Classi di pendenza

Vengono esboscati assortimenti legnosi di piccole e medie

dimensioni

Vengono esboscati assortimenti legnosi di

medie e grandi dimensioni 1 e 2 (<25%) 200 ml 200 ml 3 e 4 (25%-50%) 100 ml 200 ml 5 e 6 (>50%) 100 ml 400 ml

La tabella che segue riporta il totale della superficie boscata ripartita per categorie e i boschi suddivisi nella quota parte di superficie servita da viabilità e dove sono previsti interventi nell’arco dei 15 anni di validità del PFT, così da avere un arco temporale definito da cui ricavare la ripresa annua.

257257

Tabella 191. Superficie boscata con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie forestali

Superficie boscata con interventi nei 15 anni (ha) Categoria Totale Comunale

servito totale % servito totale % Castagneti 4.936 7.705 64 117 315 37 Querceti e ostrieti 25 255 10 6 92 7 Acero-tiglio-frassineti e formazioni di invasione

1.000 4.187 24 102 1.391 7

Robinieti 6 7 90 0 0 - Faggete 1.145 14.108 8 504 8.926 6 Lariceti - 652 0 0 451 0 Abetine peccete 68 870 8 0 162 0 Rimboschimenti 428 991 43 117 432 27 Formazioni igrofile 338 338 100 5 5 100 Pinete di pino montano - 465 0 - 340 0 Arbusteti - 2.905 0 - 2.459 0

Totale ettari 7.946 32.483 24 851 14.573 6 Risulta evidente come la superficie boscata totale dell’Area Forestale di 32.483 ettari si riduce a 7.946 ettari considerando i soli boschi serviti da viabilità per i quali il PFT prevede interventi nell'arco temporale di validità dello stesso. In sintesi quindi l’Area Forestale Valli Gesso Vermenagna Pesio dispone di una superficie forestale così sinteticamente riassumibile:

• 32.483 ha di superficie boscata totale;

• 7.946 ha di boschi accessibili nei quali sono previsti interventi forestali nell'arco temporale

di validità del Piano (quindici anni).

Secondo il tipo di intervento selvicolturale previsto e, nel caso di ceduazione e trasformazione boschiva anche della categoria, è stata applicata alla provvigione totale una ripresa percentuale. I valori vanno da un minimo del 20%, nel caso delle cure colturali, ad un valore massimo del 80%, nel caso di ceduazioni in castagneti e robinieti e nel caso di trasformazione boschiva nei rimboschimenti in cui l'intervento prevede la modificazione della composizione specifica in modo più o meno radicale ad esempio liberando le latifoglie spontanee affermate.

Tabella 192. Coefficienti di ripresa per tipologia di intervento Intervento Ripresa %

Cure colturali 20% Ceduazione castagneti e robinieti 80% Ceduazione faggete 75% Ceduazione altre categorie 65% Conversione 30% Diradamento – conversione 35% Diradam. – convers. castagno 40% Diradamento 35% Taglio a scelta 20% Taglio a buche 30% Trasformazione rimboschimenti 85%

Applicando la percentuale di ripresa alla provvigione legnosa totale si ottiene la ripresa potenziale, distinta per categoria ed intervento. Alla ripresa potenziale va in seguito applicato un coefficiente che tiene conto dell'attitudine alla cippatura degli assortimenti ricavati dall'intervento a seconda del

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popolamento in cui vengono effettuati, si ottiene così la stima della quota parte della ripresa potenziale destinabile a cippato per usi energetici. Per semplicità sono state definite tre classi:

• alta attitudine (75%): il caso di interventi di cure colturali in cui il materiale ritraibile è sempre di piccole dimensioni e di alneti, boscaglie pioniere e formazioni riparie; categorie con scarse alternative mercantili;

• media (55%): nel caso dei castagneti in cui si ottengono assortimenti poco ricercati come legna da ardere e nel caso del dirado in lariceti, peccete e rimboschimenti, in cui si ricavano assortimenti di piccole dimensioni;

• bassa (25%): il caso delle fustaie di conifere, ad eccezione dell'intervento di dirado, e dei cedui di legna forte da ardere; interventi in cui gli assortimenti ritraibili hanno una valida alternativa mercantile.

259

Tabella 193 Coefficienti di attitudine alla coppatura Categoria Intervento Coeff.

cippatura Abetine Taglio a scelta 0,25

Cure colturali 0,75 Acero-tiglio-frassineti Ceduazione, conversione, diradamento-conversione, diradamento, taglio a scelta

0,25

Aneti Ceduazione, conversione, diradamento 0,75 Cure colturali, diradamento-conversione, diradamento, taglio a buche, trasformazione boschiva

0,75

Ceduazione 0,55

Boscaglie pioniere

Taglio a scelta 0,25 Cure colturali 0,75 Castagneti Ceduazione, conversione, diradamento-conversione 0,55

Faggete Ceduazione, conversione, diradamento-conversione, diradamento, taglio a scelta

0,25

Diradamento 0,55 Lariceti Taglio a scelta, taglio a buche 0,25 Diradamento 0,55 Peccate Taglio a scelta, taglio a buche 0,25

Querceti di roverella Diradamento-conversione 0,25 Querceti di Rovere Conversione, diradamento-conversione, taglio a scelta 0,25 Robinieti Ceduazione 0,25

Diradamento 0,55 Rimboschimenti Trasformazione boschiva 0,25

Formazioni riparie Ceduazione 0,75

Quantificazione della biomassa di diretta origine forestale Stabilita la provvigione a seconda del tipo di popolamento, fissata una ripresa percentuale in base all'intervento, si arriva al volume totale di biomassa legnosa ritraibile dal bosco che viene diversificata a seconda della sua attitudine in cippato o in altri assortimenti.

Tabella 194. Superficie boscata con intervento nell’arco di 15 anni suddivisa per categorie forestali, con relative provvigioni e masse prelevabili

Categorie Sup. intervento servita (ha)

Provvigioni (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Massa prelevabile per

anno (m3) Castagneti 4.936 1.060.221 276.021 18.401 Querceti e ostrieti 25 2.338 798 53 Acero-tiglio-frassineti e formaz. di invasione

1.000 140.780 39.200 2.613

Robinieti 6 631 473 32 Pinete 428 68.811 20.801 1.387

Formazioni igrofile 338 51.325 13.010 867 Faggete 1.145 130.726 87.939 5.863 Lariceti 0 0 0 0 Abetine e peccete 68 21.473 5.368 358

Totale 7.946 1.476.305 443.610 29.574

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I prodotti legnosi utilizzabili dagli interventi effettuati nel corso del quindicennio ripartiti per tipo di proprietà sono riportati nella tabella seguente. Tabella 195. Prodotti legnosi ritraibili (m3) dagli interventi nell’arco di 15 anni suddivisi per proprietà

Prodotti legnosi ritraibili (m3) nei 15 anni Trituraz. % tonche

tti % Paleria % Lavoro % Totali

Prop. Pubblica 17.530 30.819 1.695 7.731 57.775

Prop. Privata 184.762 115.998

42.001 45.929 388.690

Totale 15 anni 202.292 45,3 146.817

32,9 43.696 9,8 53.660 12,0 446.465

Totale annuo (m3) 13.486 9.788 2.913 3.577 29.764

Il cippato risulta essere uno degli assortimenti ritraibili dagli interventi selvicolturali, tendenzialmente sarà il legname di minore pregio ad essere cippato, anche per valorizzare alcuni sottoprodotti che attualmente hanno poco mercato o costituiscono un materiale di scarto. Il materiale legnoso di maggiore pregio sarà destinato ad altre utilizzazioni quali: legname da opera, paleria o legna da ardere in pezzi. Complessivamente, sommando i diversi assortimenti, dai boschi serviti è possibile ottenere poco meno di 30.000 metri cubi di legname all'anno. Oltre il 45% del legname sarà destinato alla produzione di cippato, mentre del restante 55% sarà possibile ottenere assortimenti di maggiore valore: legno da opera, paleria, legna da ardere in tronchetti.

Tabella 196. Totale massa ritraibile annualmente distinta per tipologia di assortimento.

Assortimento Mc Tonn Cippato 13.486 10.762 Opera 3.577 Paleria 2.913 Tronchetti 9.788

Totale mc/anno 29.764

Quantificazione dei sottoprodotti di lavorazione o scarti gestione aree verdi Si tratterebbe in questo caso di materiale proveniente da scarti di lavorazione delle industrie di lavorazione del legno, quindi sempre legno vergine ma non di diretta origine forestale. Si ritiene che l'impiego di questo tipo di materiale possa contribuire alla valorizzazione delle biomasse legnose purché si considerino esclusivamente industrie locali. Infatti, offrendo alle segherie locali un nuovo sbocco per la valorizzazione di un prodotto di scarso valore, s'incentiva l'attività di trasformazione della materia prima localmente, permettendo quindi una valorizzazione della risorsa complessiva.

Stima dei costi di produzione del cippato

Per la stima dei costi di produzione del cippato di origine forestale si è fatto uso del software D.E.M.O.N.E. realizzato nell'ambito del progetto "Sviluppo di distretti energetici basati sull'impiego di biomassa" relativo al Programma Nazionale Biocombustibili, con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e con il patrocinio della regione Piemonte - Assessorato Agricoltura.

261

Il programma fornisce una stima del costo unitario di produzione del calore erogato da un impianto a cippato in €/KWh. E’ articolato in sette fasi consequenziali, partendo dai dati dell'utenza da riscaldare si giunge, attraverso la stima dei costi di impianto, combustibile e gestione, alla stima finale del costo del calore. In questo capitolo è stata presa in considerazione la fase del programma che permette di stimare il costo del combustibile. Il costo di produzione del cippato varia notevolmente a seconda che vengano cippati: Residui: i costi di abbattimento ed esbosco non ricadono sul costo del cippato poiché incidono sugli assortimenti di maggior pregio. Le piante intere vengono depezzate e allestite all'imposto, ove vengono lasciati come scarti le ramaglie ed i cimali. Questo metodo di stima si adatta ai tagli di maturità delle categorie forestali di maggior pregio, in particolare in tutti quei casi in cui è stato attribuito coefficiente di attitudine alla cippatura di 0,25. Piante intere: in questo caso sul costo di produzione del cippato incidono anche i costi di abbattimento ed esbosco e quindi le condizioni stazionali (distanze e metodi di esbosco, pendenze). E’ stato adottato per gli interventi con coefficiente di attitudine alla cippatura di 0,55 e 0,75. Le superfici dei popolamenti ricadenti in tale tipologia di interventi sono state suddivise in base al metodo di esbosco: trattore e verricello per distanze di 100 metri oppure 200 metri in zone pianeggianti, gru a cavo leggere per distanze superiori ai 200metri. Sono ancora state inserite diversificazioni in base alla l classe di pendenza (> oppure < 40%). Per quanto riguarda il modello di cippatrice sono state analizzate le varie casistiche a seconda di un modello semovente o non semovente e a seconda della potenza. Le cippatrici semoventi sono macchine completamente indipendenti, che integrano in una sola unità tutti i componenti del cantiere: cippatrice, motore, trattore e caricatore; prezzo e ingombro sono inferiori a quello di tutti questi elementi presi separatamente. Quelle non semoventi sono azionate dall'attacco a tre punte del trattore. Solamente le cippatrici di potenze > 130kW sono in grado di sminuzzare diametri >30cm con rese di oltre 50 t/gg.

Tabella 197. Tipologie di cippatrici

Potenza KW Prezzo migliaia di €

100-120 100-130 200-250 130-150

Semovente

300-350 150-180 Non semovente 60 10-15

Il cippato può essere soffiato direttamente nel cassone, risparmiando il costo del carico ed evitando di imbrattare il materiale con residui terrosi, oppure scaricato a terra. Lo scarico diretto richiede una maggiore organizzazione, per evitare i tempi di attesa, inoltre lo scarico a terra implica la disponibilità di un mezzo caricatore attrezzato con benna a due valve, oppure di un trattore con gru. Lo scarico a terra è stato preso in considerazione nei cantieri in cui i tempi di triturazione sono minori di quelli di trasporto, come nel caso di cippatrici grandi e mezzo di trasporto costituito da trattore per distanze > 10Km. Per quanto riguarda il sistema di trasporto dall'imposto alla caldaia molto dipende dalla distanza di trasporto: in genere, l'uso dei container offre un certo vantaggio su distanze comprese tra i 15 e i 25 km. Oltre i 25 km, il maggior carico trasportato dall'autocarro convenzionale diviene determinante. All'interno della Comunità le distanze medie si aggirano attorno ai 20 Km. Nell'ottica di una sola grande centrale posizionata sul fondovalle sicuramente il mezzo di trasporto più idoneo sarebbe l'autocarro; nel caso invece di più impianti posizionati all'interno dei comuni, il servizio di fornitura effettuato da una impresa locale, almeno in un primo momento, avverrebbe utilizzando come mezzo di trasporto il trattore con rimorchio. Al costo di produzione, per arrivare al prezzo finale del cippato, vanno aggiunti il costo del bosco in piedi, che nell’area può variare da 15 a 30 €/t e gli utili d'impresa, nella misura del 25%. Il costo del

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bosco in piedi non è stato considerato nel caso della triturazione dei residui, in quanto normalmente ramaglie e cimali non rientrano nella massa stimata durante la compravendita.

QUANTIFICAZIONE DEL COSTO DEL CIPPATO FORESTALE

I costi del cippato si possono diversificare a seconda che derivino dalla cippatura di residui già concentrati all'imposto, oppure dalla cippatura di piante intere, abbattute, esboscate e cippate all'imposto. Nel caso dei residui si ottengono costi inferiori poiché non rientrano negli oneri le operazioni di abbattimento ed esbosco. Per quanto riguarda la cippatura dei soli residui si ottengono costi del cippato che variano da 15 a 33 €/t, al lordo degli utili di impresa e che possono arrivare fino a 50 €/t in casi limite. La variazione dei costi dipende sostanzialmente dal grado di meccanizzazione della ditta. Il costo minore si ottiene soffiando il materiale triturato con una cippatrice semovente di grande potenza (300-350 Kw) direttamente nel cassone e trasportando il materiale entro distanze di 25 Km per mezzo di una motrice a tre assi. E’ il caso di una impresa bene attrezzata e meccanizzata. Il costo maggiore si ottiene invece ipotizzando di utilizzare una piccola cippatrice non semovente di potenza dell'ordine di 60 Kw e come mezzo di trasporto il trattore con rimorchio, sempre valutando distanze dell'ordine dei 25 Km, è il caso di una impresa poco meccanizzata. Tale prezzo scende a 30 €/t nel caso di distanze di trasporto inferiori, dell'ordine dei 5-10Km. Per quanto riguarda la cippatura delle piante intere si deve fare una ulteriore diversificazione a seconda del tipo di intervento: diradamento oppure taglio di maturità (ceduazione, taglio a buche e taglio di trasformazione boschiva). Nel caso dei diradamenti si ottengono dei costi leggermente superiori poiché la produttività degli operai, essendo un taglio selettivo, è più bassa. La variazione dei costi dipende, oltre che dal tipo di intervento e dal grado di meccanizzazione della ditta, anche dalle condizioni stazionali e quindi dal metodo di esbosco adottato: per pendenze >40% e distanze di esbosco >100metri può avvenire solamente mediante gru a cavo. I costi di produzione variano da 63 a 83 €/t al lordo del costo del bosco in piedi e degli utili di impresa. I costi minori si ottengono impiegando cippatrici medio-grandi, con rese superiori, esboscando con trattore e verricello entro distanze di 100 metri ed utilizzando come mezzo di trasporto, per distanze superiori ai 5 Km, una motrice a tre assi. I costi maggiori si ottengono impiegando cippatrici di potenze inferiori, in condizioni stazionali svantaggiate e quindi con esbosco maggiormente oneroso. Complessivamente mediando i costi di produzione ottenuti per i diversi cantieri si giunge alla sottostante tabella che illustra il costo del cippato di bosco, ottenuto o da residui oppure da piante intere, in tal caso ulteriormente diversificato a seconda del tipo di taglio effettuato e di esbosco possibile.

Tabella 198. Costi di produzione del cippato in base della provenienza della materia prima PIANTE INTERE

DIRADAMENTI TAGLI MATURITA’

RESIDUI GRU TRATTORE GRU TRATTORE

COSTO CIPPATO €/t

23

92

75

74

65

Potenzialità energetiche

La disponibilità di materia prima è stata stimata in 13.486 mc di materiale da triturazione ricavabile annualmente dai boschi serviti da viabilità. Considerando un’umidità del cippato variabile tra il 30 e il

263

40% ed una densità media di 0,798 t/mc, dalle utilizzazioni ricaviamo 10.762 t/anno di biomassa distribuita nell’area di studio secondo la tabella che segue.

Tabella 199. Potenzialità energetiche Considerando il Potere Calorifico Inferiore della legna al 40% di umidità pari a 2.814 kWh/Kg di biomassa si ottiene un potenziale energetico annuo pari a 30.284 MWh. Tale potenziale energetico può essere meglio compreso in rapporto alla resa termica ricavabile. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di:

• 7.571 MWh elettrici

• 15.142 MWh termici.

Tali potenzialità energetiche possono alimentare un unico impianto della potenza di circa 1 MWe (1000 kWe) o più impianti di taglia inferiore sparsi sul territorio (7.571 MWhe : 7.500 h di funzionamento = 1,009 MWe = 1.009 kWe).

Tabella 200. Sintesi potenzialità elettriche e termiche disponibili

Produzione annua

cippato in mc

Produzione annua

cippato in tonnellate

Potenziale energetico

annuo MWh

Produzione annua energia elettrica (25%)

MWhe/anno

ore/anno funzioname

nto impianto

Produzione annua

energia termica MWht

MWe di potenza

totale degli

impianti sostenibili

in valle

13.486

10.762

30.284

7.571

7.500

15.142

1,009

L’installazione di un impianto da 1000 kWe, richiede la gestione e l’approvvigionamento di tutto il materiale disponibile, con i seguenti quantitativi:

• Comprensorio di intervento nei 15 anni di 7.946 ha; • Massa legnosa prelevata nei 15 anni di poco superiore ai 440.000 mc (443.610 mc); • Superficie boscata annua percorsa da interventi di circa ha 530; • Massa legnosa prelevata annualmente di poco inferiore ai 30.000 mc (29.574 mc);

La massa legnosa prelevata annualmente sarà così ripartita:

Tabella 201. Quantificazione degli assortimenti ricavati ogni anno dagli interventi per l’approvvigionamento di cippato per il funzionamento di un impianto di 1000 kWe

Assortimento Mc Opera 3.577 Paleria 2.913 Tronchetti 9.788

Totali 16.278

PUBBLICO

Tonn/anno

PRIVATO

Tonn/anno

Totale

Tonn/anno

Materiale da triturazione 933 9.829 10.762

264

Tabella 202. Valorizzazione annua degli assortimenti da triturazione al piazzale di stoccaggio necessari per alimentare un impianto di 1000 kWe

assortimento Mc Tonn €/tonn € Cippato 13.486 10.762 80,0 860.960

Sostenibilità ambientale delle utilizzazioni forestali

La maggiore richiesta di legname remunerato a prezzi interessanti, derivante dall'installazione di una centrale a biomasse legnose nell’area, potrebbe avere come conseguenza, in un'ottica priva di controlli e di pianificazione forestale, quella di tagli di rapina nei boschi più facilmente accessibili, con conseguenti impatti negativi e mancata rinnovabilità della risorsa. Gli strumenti di tutela a disposizione sono tuttavia molteplici, dalla pianificazione forestale, all'acquisizione del marchio di certificazione. Inoltre, attraverso una gestione associata delle utilizzazioni con il Piano di Approvvigionamento, sarà possibile pianificare e controllare al meglio gli interventi sul territorio. Di seguito è riportata la massa prelevabile dai boschi serviti da viabilità per i prossimi 15 anni, suddivisi per tipo di intervento e tipo di proprietà, comunale o privata .

Tabella 203. Massa legnosa annua potenzialmente disponibile nei prossimi 15 anni, distinta per tipo di intervento e proprietà.

Intervento Superficie Intervento

Pubblica (ha)

Massa prelevabile

proprietà pubblica (m3)

Superficie Intervent

o Privata

(ha)

Massa prelevabile

proprietà privata

(m3)

Totale superficie intervent

o (ha)

Massa prelevabile totale

(m3)

Massa prelevabile annua

(m3)

Cure colturali 116 1.557 2.821 61.694 2.937 63.251 4.217 Dir/convers. 439 29.031 1.652 98.747 2.091 127.778 8.518 Ceduazione 179 22.400 1.322 172.922 1.501 195.322 13.021 Rinnovazione

117 4.680 1.301 52.579 1.418 57.259 3.817

851 57.668 7.096 385.942 7.947 443.610 29.574 La stima del volume ottenuta si riferisce ad un quindicennio, periodo in cui sono stati prescritti gli interventi del PFT. Complessivamente la superficie oggetto di interventi risulta essere pari a 7.947 ettari per un totale di circa 29.600 mc di legname utilizzato annualmente sotto forma di vari assortimenti. In media risultano circa 4,17 mc ad ettaro per anno, si tratta di una ripresa bassa, di poco superiore al 50% dell’incremento medio dell’intero comprensorio di intervento. Per quanto concerne gli interventi selvicolturali, il 29% del legname proverrebbe da tagli di diradamento conversione che complessivamente interessano 2.091 ettari relativi agli acero-tiglio-frassineti e alle faggete, pari al 26% della superficie boscata servita da viabilità. L’intervento di ceduazione risulta essere al terzo posto in termini di superficie (ettari 1.501 pari al 19% dell’intera superficie di intervento) e al primo posto in termini di massa legnosa (195.322 mc pari al 44% della massa legnosa totale utilizzabile). I tagli di rinnovazione interessano soprattutto le conifere per una superficie di ha 1.418 (18% della superficie di intervento totale). Le cure colturali sono previste

265

prevalentemente per i castagneti da frutto abbandonati su una superficie rilevante di ha 2.937 pari al 37% della superficie di intervento totale. Mediamente possiamo stimare una superficie percorsa ogni anno da interventi, nel caso di massima utilizzazione della risorsa di circa 530 ha. Le norme selvicolturali riportate nel presente studio e riprese dal PFT, costituiscono parte integrante della descrizione del trattamento per categoria forestale e si riferiscono alle epoche di taglio, alle superfici di taglio, alle modalità di allestimento ed esbosco. I tassi di ripresa percentuale indicati per i trattamenti prescritti si riferiscono alla massa di piante di classe diametrica superiore alla soglia di riferimento minima di cm 8 e non comprendono tutte le piante secche in piedi.

266

Problemi fitosanitari ed emergenze Durante il rilievo dell’Inventario forestale sono stati registrati gli eventuali problemi fitosanitari e i danni provocati dall’interferenza di agenti sulla cenosi forestale, con riferimento alle seguenti cause:

• passaggio del fuoco,

• evento meteorico,

• brucamento e sfregamento da parte di animali selvatici,

• intervento antropico,

• attacco parassitario.

Ognuna di queste cause può provocare danni fitosanitari alle singole piante, ma raramente si può parlare di vero e proprio danno alla cenosi forestale, poiché in nessun caso si è riscontrata una vera compromissione della funzionalità del bosco; sono stati stimati gli effetti degli agenti patogeni sulla chioma degli alberi in termini di numero di piante o di quantità percentuale di chioma attaccata. Dai dati dell’inventario si riscontrano danni di una certa intensità nelle faggete, per cause meteoriche, dove 65 aree di saggio su 270 aree fatte nel faggio presentano danni meteorici compresi tra lo 0 ed il 20%, 23 tra il 20% ed il 40%; si tratta per lo più di danni causati dal vento o da schianti da neve. Percentuali simili sono presenti nei castagneti a causa però dei parassiti, che causano danni tra lo 0 ed il 20% in 65 aree su un totale di 159 aree eseguite nel castagno, mentre 29 hanno danni tra il 20% ed il 40%; la causa è dovuta al cancro corticale (Endothia parasitica), che provoca localmente una diminuzione di funzionalità delle chiome. Leggeri danni si possono ancora evidenziare nelle Abetine, causati da agenti meteorici, con 23 aree di saggio su 86, che presentano danni compresi tra lo 0 ed il 20%. Con l’inventario forestale sono stati individuati i danni alla vegetazione suddivisi in meteorici, fitosanitari, antropici, causati dalla fauna selvatica o domestica, e degli stessi è stata valutata l’intensità. Anche nelle Valli Pesio, Gesso e Vermenagna, come nella generalità delle vallate alpine, si è assistito negli ultimi decenni al progressivo espandersi del bosco su superfici abbandonate ed al suo invecchiamento; a questo aumento di superficie e relativo miglioramento della struttura del bosco si è accompagnato l’incremento dei rischi di danneggiamento dovuti a cause naturali, in particolare parassitarie, oltre che meteoriche e antropiche (incendi).

Tabella 204. Tipo di danno e percentuale (%) di diffusione

Distribuzione aree di saggio in classi di danno CATEGORIA Tipo di danno

rilevato nessuno 0-20

[%] 20-40

[%] 40-60

[%] 60-80

[%] 80-100

[%]

Totale aree rilevate

[n°]

Antropico - 1 - - - - Brucamento - 1 - - - -

Incendio - 2 1 - - - Meteorico - 62 23 7 14 9

Parassitario - 5 3 - - - Non identificato - 4 1 - - -

Faggete

Nessuno 137 - - - - -

270

Incendio - - - 2 1 1 Meteorico - 8 3 2 -

Castagneti

Parassitario - 65 29 8 2 -

159

267267

Non identificato - 1 1 - - - Nessuno 36 - - - - -

Meteorico - 5 - - - - Parassitario - 3 - - 1 -

Non identificato - 1 - - - - Querceti

Nessuno 6 - - - -

16

Brucamento - 1 - - - - Meteorico - 23 8 - - -

Parassitario - 13 4 - - - Non identificato - 3 1 - - -

Abetine

Nessuno 33 - - - - -

86

Meteorico - 1 - - - - Lariceti e cembrete

Nessuno 4 - - - - - 5

Pinete di pino montano Nessuno 1 - - - - - 1 Meteorico - 13 1 1 1 -

Parassitario - 1 - - - - Acero-tiglio-frassineti Nessuno 47 - - - - -

64

Incendio - - 1 - - - Meteorico - 10 5 1 2 -

Parassitario - 2 - - - - Boscaglie

Nessuno 5 - - - - -

26

Meteorico 2 - - - - Alneti montani

Nessuno 2 - - - - - 4

Meteorico - 1 - - - - Parassitario - 1 - - - - Robinieti

Nessuno 1 - - - - - 3

Meteorico - 9 3 1 - Parassitario - 1 1 - Rimboschimenti

Nessuno 13 - - - - - 28

- - 1 - - - Arbusteti subalpini

Parassitario - 1 - - - - 2

Totale aree di saggio rilevate 664

Incendi Nell’arco alpino occidentale la problematica degli incendi può risultare di una certa gravità, specie in occasione di fenomeni siccitosi particolarmente marcati nelle stagioni invernali. La situazione di maggiore rischio si evidenzia nei versanti solatii e solo episodicamente rilevante nei versanti ove prevale l’esposizione settentrionale. Nelle Valli Pesio, Gesso e Vermenagna, sulla base dei dati ricavati dalle areee di saggio, riportati nella tabella seguente, non si sono riscontrati particolari danni da incendio alla vegetazione. Solo nei castagneti si possono riscontrare danni di intensità elevata, compresi tra il 40% ed il 100%, su quattro aree di saggio; mentre danni di intensità minore, tra lo 0 ed il 20% sono stati registrati nel faggio e nelle boscaglie. Considerando invece la serie storica che va dal 1980 al 2000, sulla base dei dati forniti dal C.F.S. risulta si siano verificati nel periodo 293 incendi, che hanno interessato complessivamente 2.938,6 ettari di bosco ceduo, fustaia, arbusti e pascolo alpino. Di questi i più colpiti sono stati gli arbusti ed i pascoli, con 1.315,2 ha, seguono i boschi cedui, soprattutto nei fondovalle, con 964,55 ha, ed infine le fustaie con 493,95 ha.

268

La media annuale di superficie percorsa dal fuoco è abbastanza elevata, con circa 173 ha/anno, mentre la superfici media complessiva è di circa 10 ha. I comuni più colpiti da incendi sono quelli della Valle Pesio, in particolare Chiusa di Pesio (745 ha), Peveragno (555 ha) e Boves (606), dove sono interessati soprattutto i castagneti, oltre al Comune di Limone Piemonte (545 ha) dove sono colpiti soprattutto cespugliati e pascoli.

Tabella 205. Incendi periodo 1980-2000

Ince

ndi

Supe

rfic

ie

ince

ndi

Ince

ndi s

u ce

duo

Ince

ndi s

u fu

stai

a

Ince

ndi s

u ar

bust

eti

e pa

scol

i

Superficie percorsa dal fuoco per Comuni interessarti ANNO

[n.] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] 1980 13 70 49 17 4 Vernante 4, Chiusa di Pesio 35, Peveragno 8, Boves 23

1981 49 823 200 82 541 Limone Piemonte 101,Boves 446, Chiusa di Pesio 179, Peveragno 97

1982 7 14 1 11 2 Limone Piemonte 1, Boves 13

1983 21 55 25 12 18 Robilante 2, Limone Piemonte 6, Entracque 7,Boves 28, Chiusa di Pesio 3, Peveragno 9

1984 6 21 8 6 7 Roccavione 2, Valdieri 6, Vernante 1, Peveragno 12

1985 28 140 52 24 64 Entracque 15, Limone Piemonte. 20, Vernante 11, Valdieri 28, Roccavione 2, Roaschia.11, Boves 4, Chiusa di Pesio 30, Peveragno 19

1986 12 33 13 8 12 Entracque 12, Limone Piemonte 4, Roccavione 2, Robilante 2, Chiusa di Pesio11, Peveragno 2

1987 7 60 13 2 45 Limone Piemonte 44, Vernante 4, Chiusa di Pesio 12

1988 17 118 62 35 21 Entracque 11, Limone Piemonte 1, Roccavione 5 Valdieri 3, Chiusa di Pesio 84, Peveragno 13 Boves 1

1989 21 219 54 26 139

Entracque 6, Limone Piemonte 80, Roccavione 5, Vernante 2, Valdieri 12, Chiusa di Pesio 85, Peveragno 3, Boves 26.

1990 23 802 428 203 170 Entracque 11, Limone Piemonte 10, Roccavione 9, Robilante 4, Vernante 2, Valdieri 182, Roaschia 1, Chiusa di Pesio 274, Peveragno 309

1991 6 35 2 9 25 Entracque 4, Limone Piemonte 15, Valdieri 15, Chiusa di Pesio 1

1992 7 21 10 6 6 Entracque 4, Valdieri 3, Vernante 2, Chiusa di Pesio 6, Peveragno 6

1993 14 17 3 4 11 Entracque 1, Limone Piemonte 8, Roccavione 1, Peveragno 2, Boves 5

1994 5 66 0 1 65 Limone Piemonte 59, Chiusa di Pesio 1, Peveragno 6

1995 21 233 17 14 203 Entracque 6, Limone Piemonte 189, Roccavione 1, Robilante 1, Valdieri 16, Chiusa di Pesio 5, Boves 15

1996 4 9 4 3 2 Roccavione 1, Robilante 2, Valdieri 4, Chiusa di Pesio 2 1997 8 26 10 12 4 Entracque 1, Roccavione 1, Chiusa di Pesio 19, Boves 5

1998 16 140 14 4 123 Limone Piemonte 7, Roccavione 1, Robilante 1, Valdieri 1, Chiusa di Pesio 11, Peveragno 75, Boves 44

1999 2 20 - 11 9 Valdieri 20 2000 6 18 5 6 7 Limone Piemonte 13, Roccavione 1, Valdieri 4

Totale 293 2.939 969 494 476 La media annuale di superficie percorsa dal fuoco è abbastanza elevata, con circa 173 ha/anno, mentre la superfici media complessiva è di circa 10 ha. I comuni più colpiti da incendi sono quelli della Valle Pesio, in particolare Chiusa di Pesio (745 ha), Peveragno (555 ha) e Boves (606), dove sono interessati soprattutto i castagneti, oltre al Comune di Limone Piemonte (545 ha) dove sono colpiti soprattutto cespugliati e pascoli.

269

La considerazione del numero complessivo di incendi, indipendentemente dalla gravità assunta dagli stessi e dall’estensione di superficie boscata percorsa, è estremamente importante per individuare le aree in cui maggiore è la possibilità che si verifichino gli incendi e su questa base impostare l’attività di prevenzione. Le annate con gli eventi più rilevanti sono il 1981, 1985, 1989, 1990, e 1995; è bene ricordare che gli anni 1989-1990 sono stati particolarmente siccitosi nel periodo invernale, condizione che favorisce gli incendi e che se abbinata a venti forti crea seri problemi agli interventi di spegnimento. I boschi più colpiti dal fuoco sono i castagneti, in particolare i cedui dove dopo il passaggio del fuoco, i polloni morti vengono sostituiti da nuovi ricacci nella stagione vegetativa successiva; per favorire tali ricacci sarebbe opportuno intervenire con riceppature delle ceppaie colpite. Dove invece l’incendio colpisce con danni maggiori si verifica un’involuzione del soprassuolo, in particolare con l’affermarsi di betulle. Dall’inventario forestale non risultano situazioni che necessitino come intervento la ricostituzione boschiva per danneggiamenti da incendio.

Danni meteorici, antropici, fenomeni di deperimento Non sono stati evidenziati dai dati dell’inventario forestale particolari danni causati da fenomeni meteorici. Sporadicamente sono stati rinvenuti schianti da neve e cimature di soggetti filati, in particolare nei popolamenti artificiali dove non sono stati fatti i diradamenti e le cure colturali necessari o su matricine, oltre ai danni da vento. I popolamenti più colpiti da questo tipo di danno sono le faggete, i castagneti e le abetine, in misura minore gli acero-tiglio-frassineti e le boscaglie. Questo tipo di danno non minaccia la stabilità del bosco, sia per la modesta frequenza, sia perché le piante stroncate vengono rapidamente rimpiazzate dalla vegetazione spontanea, in particolare betulle, frassini, aceri, ciliegi e castagni. Non sono stati riscontrati danni da agenti di nuovo tipo (piogge acide). Analizzando i dati relativi ai singoli popolamenti si evidenzia che 104 aree su 159 presentano Danni più o meno intensi, dovuti ad attacchi parassitari, causati dal Cancro corticale, con percentuali di diffusione che arrivano al 60-80%. Si sa che l’agente patogeno di tale malattia, la Cryphonectria parasitica è endemica e che colpisce in particolare i cedui puri, con virulenza variabile a seconda delle condizioni stazionali, più o meno favorevoli al castagno e con l’età dei popolamenti; nelle stazioni meno vocate il cancro può portare alla moria del castagno, mentre nelle migliori delle accelera semplicemente la selezione, causando danni alla qualità tecnologica del legname (cipollature). Nei cedui di castagno, dove gli attacchi sono più massicci, per limitare i danni si può intervenire con una ceduazione a turno medio-breve, mentre nei castagneti da frutto è bene fare interventi di pulizia ed abbattere le piante più malate e deperienti, avendo l’accortezza di eseguire il taglio il più possibile rasoterra, per evitare che le ceppaie possano diventare focolai del parassita facilmente trasferibili sui nuovi polloni. L’intervento fitosanitario, considerata la diffusa presenza di vecchi soggetti con grosse branche malate è auspicabile nell’ottica del recupero dei castagneti da frutto, vista l’importanza economica e paesaggistico-ambientale che questi popolamenti ancora rivestono, in particolare in Valle Pesio, sfruttando anche le occasioni di finanziamenti previsti dai vari Regolamenti CEE. L’altro agente patogeno del castagno, la Phytophtora cambivora, causa del Mal dell’inchiostro, si manifesta più raramente, su esemplari deperienti, dominati o vecchi. E’ bene inoltre fare opera di informazione tra i proprietari dei castagneti al fine di diffondere le tecniche di innesto e di potatura più corrette, oltre all’utilizzo di cultivar più resistenti. Danni occasionali da larve di geometridi ed altri lepidotteri defogliatori sono stati rilevati molto sporadicamente su aceri, frassini e ciliegi. Non sono stati rilevati danni antropici su superfici particolarmente estese, se non in alcune utilizzazioni su superfici peraltro ridotte. Per quanto riguarda gli ungulati, sulla globalità dell’Area forestale non sono stati rilevati particolari danni derivanti dalla presenza di specie selvatiche e/o domestiche. Nel caso del cinghiale, non sono stati osservati diffusi rimescolamenti sulla cotica erbosa tali da ostacolare la rinnovazione di specie forestali o, nel caso degli alpeggi, da compromettere il pascolamento su ampie superfici.

270270

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Verifica dei vincoli territoriali Vincoli territoriali esistenti, sviluppo urbanistico e tutela ambientale I vincoli che possono gravare sul territorio, e in particolare sui territori montani, sono numerosi e spesso reciprocamente concatenati. Essendo di diversa natura ed istituiti anche da differenti Amministrazioni per determinati fini speciali, frequentemente possono essere compresenti su un determinato territorio. Nell’intento di fare chiarezza sui diversi vincoli che interessano il territorio delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio, si ritiene opportuno trattarli separatamente, tenendo particolarmente conto delle possibili sovrapposizioni e della specifica normativa, sia autorizzativa, sia sanzionatoria relativa.

Vincolo Idrogeologico Vincolo istituito sulla base del R.D. 23 dicembre 1923, n.3267 (legge forestale nazionale), che riconosce prioritariamente la funzione di tutela idrogeologica dei boschi, dei cespuglieti e dei pascoli e conseguentemente detta particolari norme per la loro tutela, in particolare per evitare che sia modificata in senso peggiorativo per la stabilità, la destinazione d’uso dei suoli. Occorre ricordare il momento storico in cui questa legge fu discussa e promulgata, in cui persisteva ancora il fenomeno di ridurre le superfici boscate ai fini agricoli. Sulla base di tale legge la Milizia Forestale negli anni ‘30 perimetrò vaste aree montane ai fini dell’imposizione del vincolo idrogeologico; in pratica nelle zone montane furono inclusi tutti i versanti e parte dei fondovalle, con la sola esclusione delle zone sottoposte a coltivazione agricola intensiva. L’imposizione del vincolo comporta l’obbligo di gestire i boschi ed i pascoli, tanto quelli privati che quelli pubblici, in conformità alle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale (PMPF), insieme di norme sia colturali, sia vincolistiche elaborate a livello generalmente provinciale su modello ministeriale. Solo la presenza di un Piano economico dei beni silvo-pastorali, o Piano di Assestamento Forestale, teoricamente obbligatorio per le proprietà pubbliche, è, con le sue norme particolari e specifiche, sostitutiva delle più generiche PMPF. Pur trattandosi di una normativa di legge ormai datata, che a sua volta si avvale di strumenti da aggiornare nei contenuti quali le PMPF, ciò non di meno riveste tuttora una notevole importanza sia per le ordinarie pratiche selvicolturali, sia soprattutto per la disciplina delle modificazioni e trasformazioni d’uso dei suoli. Infatti la L.R. 45/89 ha inteso adeguare al vigente ordinamento regionale le procedure per la disciplina degli interventi di modificazione e trasformazione d’uso dei suoli nelle aree soggette a vincolo idrogeologico, prevedendo per le relative autorizzazioni l’emissione di un D.P.G.R. sulla base di un’istruttoria dei progetti effettuata sia dai Servizi Forestali sia dal Servizio Geologico regionale. Per gli interventi di minima entità è sufficiente l’autorizzazione del Sindaco. Al fine di meglio sottolineare l’importanza del vincolo idrogeologico nei confronti della complessiva gestione territoriale si rimarca che nel territorio della C.M. Gesso, Vermenagna, Pesio, la superficie sottoposta a vincolo ammonta a 72.602 ettari pari al 99,7% della superficie territoriale. E’ auspicabile che ai Piani Forestali Territoriali elaborati ed in corso di elaborazione venga data una veste giuridica tale che consenta a questi di essere sostitutivi ed integrativi delle vecchie PMPF previste dal R.D. n.3267, in considerazione delle mutate condizioni ambientali e sociali in cui si trovano le vallate alpine, ed alle nuove esigenze di gestione del territorio.

Vincolo paesaggistico - ambientale Il concetto di vincolo paesaggistico deriva dalla legge n.1497 del 1939 che definiva il concetto di tutela da applicarsi a determinati paesaggi ritenuti di particolare valore e successivamente perimetrati e decretati con specifici Decreti del Ministero dei Beni Ambientali e Culturali, generalmente emessi negli anni ‘50. Negli anni ‘80 il concetto di tutela paesaggistica è esteso al più

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generale concetto di vincolo ambientale e con la legge n.431 del 1985 (c.d. Legge Galasso) il vincolo della legge 1497 è esteso a intere categorie di beni ambientali e non solamente a specifiche aree perimetrali. Sono così sottoposti a tutela i seguenti ambienti: i boschi, i territori montani posti ad altitudine superiore a m.1.600 (nelle Alpi), i ghiacciai, le terre d’uso civico, i corsi d’acqua pubblici per una fascia di m.150 da ogni sponda. Risulta evidente come nelle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio gran parte del territorio risulti vincolato ai fini paesaggistico ambientali e come in particolare vi si comprenda l’intero complesso delle proprietà comunali in quanto gravate da diritti di uso civico. Significativo è anche il fatto che risultino vincolati tutti i boschi e che pertanto, in base alla L.R. n.20/89, qualsiasi intervento selvicolturale non ammesso dalle prescrizioni di massima di polizia forestale (PMPF) o per il quale queste ultime prevedano la necessità del rilascio di autorizzazioni, debba essere specificatamente autorizzato dalla Giunta Regionale. Peraltro tutti gli interventi previsti dal presente Piano, ad avvenuta esecutività, sono automaticamente compatibili o, come nel caso della viabilità, autorizzabili in subdelega da parte del Sindaco.

Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) Progetto predisposto dall’Autorità di Bacino del Fiume Po, redatto ai sensi della Legge 18 maggio 1989, n.183, art. 17, comma 6-ter, adottato con deliberazione del Comitato Istituzionale n.1 in data 11.05.1999, al fine di individuare e cartografare sul territorio dei vari Comuni di pertinenza del bacino le aree di dissesto (frane, conoidi, valanghe, aree esondabili, rii ad intensa attività torrentizia). L’obiettivo è quello di vincolare il territorio a rischio, in particolare per le aree a frana attiva e per quelle a conoidi attivi non protette, si esclude ogni intervento edilizio tranne la manutenzione ordinaria e la demolizione senza ricostruzione. Il Piano individua quattro Classi di rischio così sintetizzabili: Classe 1 - Rischio moderato: riguarda i comuni nei quali i danni sociali ed economici, in caso di

dissesto sono marginali. Classe 2 - Rischio medio: vi appartengono tutti quei comuni per i quali sono possibili danni minori

agli edifici e alle infrastrutture che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche.

Classe 3 - Rischio elevato: vi sono ascritti quei comuni nei quali sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità delle stesse, l’interruzione della funzionalità delle attività socio-economiche.

Classe 4 - Rischio molto elevato: riguarda quei comuni nei quali sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture, la distruzione di attività soci-economiche.

Il territorio della Comunità Montana Valle Gesso, Vermenagna e Pesio, sotto l’aspetto idrogeologico si presenta prevalentemente a rischio elevato, essendo nove comuni su dieci in Classe 3; soltanto il territorio del Comune di Limone Piemonte è a rischio molto elevato (Classe 4). I comuni classificati nella classe di rischio 3 e 4 dovranno prevedere nel futuro la revisione dei Piani Regolatori Comunali in funzione dei rischi idrogeologici individuati. La Classe di rischio rappresenta il Rischio totale, ma nell’ambito di questo, il PAI individua alcune tipologie di fenomeni sui corsi d’acqua e sui versanti, riconducibili a: Conoidi: fenomeni deposizionali collegati alle lave torrentizie in corrispondenza dei bruschi cambi di

pendenza longitudinale del corso d’acqua. Esondazioni: fenomeni che si manifestano generalmente lungo i tratti di rete idrografica principale

di fondovalle a minore pendenza, caratterizzati da trasporto solido generalmente molto elevato, alimentato da reticolo secondario di monte.

Colate detritiche: fenomeni a carattere torrentizio con elevatissimo trasporto solido. Frane: fenomeni gravitativi di instabilità dei versanti.

Valanghe: fenomeni gravitativi che coinvolgono masse nevose.

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Nella tabella che segue sono riassunte le Classi di Rischio totale e le diverse tipologie di rischio presenti nei comuni della Comunità Montana Valli Gesso, Vermenagna e Pesio.

Tabella 206. Classi di rischio idrogeologico e tipologie di rischio presenti

COMUNE Classe di rischio totale idrogeologico Conoidi Esondazioni Colate

detritiche Frane

Chiusa di Pesio 3 si si si si

Peveragno 3 si no si si Boves 3 si si si si Roccavione 3 no si si si Robilante 3 si si si si Vernante 3 si si si si Limone Piemonte 4 si si si si Roaschia 3 no si si si Entracque 3 si si si si Valdieri 3 si si si si

Aree protette Nel territorio considerato esistono due aree protette: il Parco Naturale delle Alpi Marittime ed il Parco Naturale dell’Alta Valle Pesio e Tanaro. Di questi vengono qui riportate le caratteristiche generali rimandando ai Piani di Assestamento relativi ai due parchi per le nozioni di tipo selvicolturale specifiche. Il Parco Naturale delle Alpi Marittime

Il Parco Naturale delle Alpi Marittime è nato nel 1995, in seguito alla fusione del Parco Naturale dell’Argentera (istituito nel 1980) con la Riserva del Bosco e dei Laghi di Palanfré (istituita nel 1979). E’ nata così un’unica grande area protetta che si estende su una superficie di 27.854,4 ettari, ripartita su tre valli (Gesso, e Stura) e quattro comuni (Aisone, Entracque, Valdieri, Vernante). E’ la più grande area protetta regionale piemontese, di estensione pari alla porzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso ricadente in Piemonte. L’area protetta partendo da nord in senso orario è delimitata dalla Costa Spreciale, dallo spartiacque con la Valle Stura (M. Ventabren, M. Bourel e Colle dell’Arpione), a nord-est comprende il versante destro idrografico del Vallone Desertetto; ad est il confine passa poco a monte della strada ex-militare, costeggia la diga della Piastra (Entracque), per poi continuare verso sud lungo il versante sinistro della Valle del Bousset, includendo il confluente Vallone del Sabione, interamente compreso nell’area protetta dopo l’ampliamento del 1995; a sud-ovest ed in parte a sud-est il limite è dato dalla cresta di confine di stato con la Francia, in un tratto interamente compreso nel Parco Nazionale francese del Mercantour. La ripartizione territoriale tra i diversi usi ed occupazioni del suolo è sintetizzata nella tabella che segue così come risulta dal Piano di Assestamento forestale.

Tabella 207. Ripartizione della superficie del Parco Naturale Alpi Marittime per tipi di occupazioni ed usi del suolo

Superficie Occupazioni ed usi del suolo [ha] [%]

Rocce e detriti 13.209 47,5 Ghiacciai e nevai 253 0,9 Laghi e bacini artificiali 207 0,7 Aree dissestate senza copertura 66 0,2 Praterie e prato-pascoli 4.651 16,7 Cespuglieti (rodoreti) 1.372 5 Pinete di pino montano 386 1,4 Altri arbusteti 1.769 6,3

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Faggete 4538 16,3 Querceti 122 0,4 Altre latifoglie 86 0,3 Abetine 198 0,7 Lariceti 874 3,1 Rimboschimenti 108 0,4 Aree edificate 15 0,1

Totale 27.854 100,0 Le aree occupate da rocce e detriti, ghiacciai, nevai e specchi d’acqua, prevalentemente alpine e alto-alpine e quasi totalmente selvagge pur con sporadica presenza di ungulati domestici, sfiorano la metà dell’intera superficie protetta. Seguono per importanza quanti-qualitativa le aree boscate, estese sul 29% circa del territorio, di cui oltre il 21% è costituita da cenosi arboree, dominate dal faggio (16,3%) e secondariamente da conifere (4,2%) con prevalenza di lariceti radi (3,1%), mentre tra gli arbusteti (7,8%) oltre alla rilevante superficie del pino montano prostrato, altrove raro in Piemonte, significativa è la diffusione di alneti di ontano verde e di maggiociondoli. Le praterie montane, subalpine ed alpine, pascolate o meno da ungulati domestici occupano oltre il 16% della superficie protetta. Il Torrente Gesso ha origine, poco a valle dei confini del Parco, dalla confluenza del Gesso della Valletta e del Gesso della Barra; i valloni compresi nel territorio tutelato corrispondono alle incisioni di questi due corsi d’acqua e dei loro affluenti convergenti a verso Nord. Partendo da Nord e procedendo in senso antiorario le relative valli sono le seguenti: Valle Desertetto, Valle della Valletta di Aisone, Valle della Meris, Valle del Gesso della Valletta comprendente le Valli di Valasco e della Valletta confluenti a Terme di Valdieri, Valle delle Rovine, Valle del Gesso di Entracque, versante sinistro della Valle del Bousset e l’intero suo confluente Vallone del Sabbione. A parte il versante della Valle di Desertetto, che ha una morfologia piuttosto modellata per i substrati calcarei, il resto del territorio protetto è un ambiente di alta montagna, severo e rupestre, a tratti selvaggio, a valli anguste e incassate, con pendici boscate e praterie sempre ripide salvo piccoli pianori glaciali e vaste superfici prive di vegetazione, nevai perenni e qualche lembo relitto di ghiacciaio (quelli del Gelas sono i più meridionali della catena alpina). Le acque, oligotrofiche, sono abbondanti e limpide, numerosi i laghi alpini impostati in conche di esarazione glaciale: in particolare alle testate delle Valli della Meris, con i laghi Soprano (m.2.321) e Sottano (m.1862) della Sella ed il lago Soprano della Valletta (m.2.231) e di Valasco, con i laghi di Valscura (m.2.274), delle Portette (m.2.361) e del Claus (m.2.344), ed ancora i laghi di Fremamorta. Esistono inoltre due bacini artificiali, sbarrati da dighe: del Chiotas (Valle della Rovina, m.2.010) e della Piastra (presso Entracque, m.950). Le vallate principali mostrano una chiara origine glaciale, testimoniata dal loro profilo trasversale ad “U” modellato successivamente dai corsi d’acqua, ed in particolare dalla presenza costante alla loro testata di ampi circhi ormai estinti e di conche intramoreniche di esarazione glaciale. Sono inoltre presenti altre forme di modellamento ed accumulo glaciale e/o periglaciale quali rocce montonate, accumuli morenici di vario tipo, cordoni morenici stadiali, archi di nevato, rock streams, ecc. Le cime più elevate sono nel gruppo interno dell’Argentera (compreso tra la Valle della Valletta e la Valle delle Rovine) con i 3.297 m. della Cima Sud ed i 3.286 m. della Cima Nord dell’Argentera. Quasi simmetrico a questo, fra la Valle della Meris e l’incisione del Gesso della Valletta, sta il massiccio del M. Matto (m.3088) che incombe con le sue imponenti pareti rocciose sulla strada S. Anna-Terme di Valdieri. La linea spartiacque che segna il confine con la Francia presenta ancora numerose cime vicine o anche superiori ai 3.000 m. (M. Gelas m.3.143, Cima della Maledia m.3.061, M. Clapier m.3.045); fra le altre culminazioni importanti si segnalano: la testa della Rovina (m.2.872), la cima del Mercantour (m.2.705), la cima di Pagari (m.2.585), la cima di Fremamorta (m.2.731). L’area comprende il Massiccio Cristallino dell’Argentera che è costituito da un nucleo granitico-metamorfico di rocce eruttive e sedimentarie, e da terreni sedimentari di copertura di età ercinica. Tale settore occupa gran parte delle Valli Stura e Gesso con andamento principale in direzione NO-SE.

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I settori marginali sono costituiti da rocce sedimentarie e vulcaniche più recenti che sono state attribuite a tre serie: la serie Delfinese che è la più esterna verso Ovest, la serie Sub-brianzonese (Serie interna) e la serie Piemontese (calcescisti) ad Est. I loro tipi sono rappresentati da: graniti (destra idrografica del Vallone della Valletta di Valdieri), gneiss granitoidi biotitici e anatessiti, ricoperti alle basse quote da detriti di falda e in alcune zone (Fus e versante sinistro Vallone Bousset) da depositi morenici, sempre a basse quote (da R. Malaroda et Al. 1970). La specie arborea dominante è il faggio, che ricopre i versanti anche impervi dai limiti inferiori dell’area protetta fino ad una quota di 1.600 m. circa. Le faggete dell’area Argentera sono in prevalenza pure: in basso il faggio entra talvolta in contatto con la rovere; nella fascia alta invece si mescola con il maggiociondolo ed il che lo sostituiscono del tutto nei canaloni percorsi da valanghe. In alto il faggio costituisce generalmente il limite superiore del bosco tranne che in certe situazioni dove le faggete sfumano nelle formazioni di abete, larice, picea, pino cembro e pino montano. Soprassuoli di neoformazione a latifoglie miste si trovano nei prato-pascoli o coltivi abbandonati invasi da frassino, acero di monte, ciliegio, faggio, tiglio cordato, rovere, betulla, pioppo tremolo, ecc. I boschi di conifere sono composti in prevalenza da ebete bianco, mentre la picea è ben rappresentata in una sola zona a monte di Terme di Valdieri nel Vallone della Valletta, dove è dapprima mista ad abete bianco per sostituirlo gradualmente innalzandosi di quota e sfumare nel lariceto oltre i 1700-1800 m. Il larice è presente nella parte di area protetta ricadente in Valle Stura, nel Vallone del Meris ed a monte di Terme di Valdieri, nelle zone più continentali, talvolta misto con il cembro. Le Categorie forestali presenti nell’area sono riconducibili alle seguenti: Castagneti, puri o misti, a struttura irregolare, spesso con latifoglie di invasione;

Querceti di rovere, spesso con faggio e latifoglie miste;

Betuleti, saliceti di saliconi e corileti;

Alneti e acero-(tiglio)-frassineti, tra cui l’alneto di ontano verde alle quote maggiori;

Arbusteti subalpini, montani e collinari (arbusteti di Laburnum);

Faggete, nelle sue diverse forme: mesoxerofila, eutrofice, mesotrofica, oligotrofica, altimontana a

megaforbie con Laburnum alpinum, basifila pioniera;

Abetine, ad abete puro, con picea e altimontana a megaforbie.

Pinete di pino montano prostrato;

Lariceti e cembreti, il cui sottotipo più diffuso è quello arbustivo a rododendro e mirtillo;

Rimboschimenti di conifere.

Le Formazioni prative che caratterizzano il territorio del Parco naturale della Alpi Marittime, ricoprendone il 17% della superficie, possono essere ricondotte a tre tipi: i prato-pascoli ed i prati pingui: nelle zone più fertili e pianeggianti, un tempo sottoposte a sfalcio ed

a pascolamento, presenti a partire dagli 800 metri, alle quote inferiori ed all’imbocco dei valloni

principali, le migliori si trovano nella Val Grande nei dintorni di Palanfré e nella zona di Esterate;

le praterie magre ed i nardeti, derivanti da processi di degradazione dei tipi precedenti;

le praterie discontinue d’alta quota, che insieme alle formazioni a salici nani delle vallette nivali

costituiscono le zone di pascolo frequentate dagli ungulati selvatici.

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Poche aree protette possono vantare una ricchezza faunistica come quella del Parco naturale delle Alpi Marittime. La specie più facilmente osservabile è il camoscio, che può contare su circa 4.500 esemplari; lo stambecco, reintrodotto per volere di Vittorio Emanuele II negli anni ‘20, dalla ventina di capi provenienti dal Gran Paradiso è passato ad oltre 500 esemplari. Altri ungulati presenti sono il capriolo (che oggi si spinge anche all’interno del Parco, fino alle Terme di Valdieri), il cervo (sporadicamente presente nel Vallone del Reduc, nel Vallone della Meris e sul Colle dell’Arpione), il muflone (la cui popolazione ha subito negli ultimi anni un drastico calo in relazione all’arrivo del lupo, carnivoro nuovo per queste zone), ed il cinghiale. Altri mammiferi presenti sono la marmotta, la volpe, l’ermellino, la donnola, il tasso, la lepre comune, la lepre bianca, la faina, la martora, lo scoiattolo ed il ghiro. Dell’avifauna è da ricordare, oltre alla presenza del gallo forcello, del fagiano di monte e della pernice bianca, la reintroduzione fatta a partire dal 1986 e tuttora in atto del gipeto. La superficie complessiva del Parco delle Alpi Marittime, secondo i dati rilevati con le indagini patrimoniali e cartografiche del presente Piano Forestale Territoriale, ulteriormente integrati con i dati del Comune di Aisone, si estende per 26.501 ha, ripartita nei Comuni di Entracque, Valdieri e Vernante nell’Area Forestale n. 11, e per 1.523 ha nel Comune di Aisone in Valle Stura (Area forestale n. 10) per un totale complessivo di 28.024 ha

Tabella 208. Parco Naturale Alpi Marittime – Prospetto delle superfici Superficie Area forestale Comune

[ha] [%] Entracque 13.084 47 Valdieri 12.362 44 n.11

Valli Gesso, Vermenagna e Pesio Vernante 1.055 4

Totale Area Forestale n. 11 26.501 95 n.10

Valle Stura Aisone 1.523 5

Totale complessivo 28.024 100

Tabella 209. Parco Naturale Alpi Marittime – Prospetto delle proprietà Aisone Entracque Valdieri Vernante Totale Tipo di

proprietà [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] Comunale 1.507 98,9 12.572 96,1 9.599 77,6 1.054 99,8 24.732 88,2 Statale 1,4 0,1 15 0,1 - - - - 16 0,1 Altri enti - - 301 2,3 - - - - 301 1,1 Altro - - 145 1,1 315 2,5 2 0,2 462 1,6 Privata rilevata 14,6 1 51 0,4 2.448 19,9 - - 2.514 9,0

Totale 1.523 100 13.084 100 12.362 100 1.055 100 26.794 100

Con il piano d’area, che costituisce il Piano territoriale del Parco, nell’area Argentera sono state individuate quattro aree di Riserve naturali: Riserva naturale integrale del Bars (Zona A): ubicata sul versante destro del Vallone Meris a scopo di

protezione della cenosi forestale di tipo rupicolo ad abete bianco, larice e faggio. Riserva naturale speciale del Monte Matto (Zona B): sull’alto versante sinistro Gesso della Valletta, è

un’area di principale interesse botanico e faunistico, prevalentemente al di sopra del limite dei boschi e dei pascoli, senza alcuna possibilità di gestione attiva.

Riserva speciale del Bosco della Valletta (Zona B): interessa il versante destro del Vallone della Valletta, comprendendo un bosco misto di abete bianco e picea con faggio; nell’alto versante compaiono larice, rari cembri ed aree a pino montano prostrato.

Riserva naturale speciale della faggeta di San Giacomo (Zona B): interessa il versante a monte della palazzina di caccia di San Giacomo ove è ubicata una Bandita di faggio con densità piena e soggetti ad ottimo portamento.

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E’ prevista l’istituzione di altre aree a Riserva naturale speciale e l’ampliamento delle esistenti, e precisamente: Riserva naturale speciale di Punta S. Giovanni e giardino degli Inglesi: sul versante alla base di Punta S.

Giovanni, in località Terme di Valdieri, con boschi di abete, dove è segnalato il raro picchio nero, pareti rocciose, siti di nidificazione di rapaci. Nella parte inferiore del versante è stata realizzato un giardino botanico didattico denominato Valdeira.

Riserva naturale speciale del Vej del Bouc: interessa un’area alpina circostante l’omonimo lago con torbiere d’interesse naturalistico ed archeologico, al di sopra del limite del bosco e del pascolo.

La restante superficie protetta, ad eccezione dei fabbricati, loro pertinenze e delle aree attrezzate, è assimilata a Riserva naturale orientata (Zona C), in cui si possono svolgere attività silvo-pastorali compatibili e sinergiche con la protezione e valorizzazione naturalistica. Il Parco Naturale dell’Alta Valle Pesio e Tanaro

Il Parco Naturale dell’Alta Valle Pesio e Tanaro, nato nel 1978 su un territorio di 2.650 ha, è una delle prime aree protette istituite in Piemonte. Successivamente, con tre interventi legislativi tra il 1986 ed il 1990, il Parco assume la sua attuale configurazione e un’estensione di 6.673 ettari composti da 4.061 ha, in Valle Pesio, in Comune di Chiusa di Pesio (Area Forestale n. 11), e 2.612 ha in Valle Tanaro, in Comune di Briga Alta, nell’Area Forestale n. 13 - Alta Valle Tanaro Mongia e Cevetta.

Tabella 210. Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro – Prospetto delle superfici Superficie Area forestale Comune

[ha] [%] n.11

Valli Gesso Vermenagna e Pesio Chiusa di Pesio 4.061 61

n.13 Alta Valle Tanaro, Mongia e Cevetta Briga Alta 2.612 39

Totale complessivo 6.673 100

Tabella 211. Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro – Prospetto delle proprietà

Chiusa di Pesio Briga Alta Totale Tipo di proprietà [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%]

Comunale 787 19,4 2.612 - 3.399 50,9 Altri enti 3.150 77,6 - - 3.150 47,2 Altro 124 3,1 - - 124 1,9

Totale 4.061 100 2.612 100 6.673 100 L’area del Parco presenta una evoluzione geologica e paleogeografica risalente al Permo-carbonifero le cui formazioni cristalline affiorano lungo le pendici delle valli, in particolar modo nell’alta Valle Tanaro. Sempre in alta Valle Tanaro, in particolare al di fuori dell’area protetta, ed in Valle Pesio, diffusi sono i porfidi quarziferi, molto caratteristici, noti come Besimauditi, formatesi nel Permiano, in seguito a fenomeni vulcanici. Queste rocce costituiscono spesso il limite impermeabile su cui scorrono le acque dei vari sistemi carsici. Dopo la fase vulcanica permiana si riscontra, nel Trias inferiore, un nuovo periodo di deposizione terrigena che porta alla formazione di quarziti e metaconglomerati. A partire da questo periodo si instaura nell’area un bacino marino di sedimentazione detto Brianzonese; il variare delle condizioni di profondità, salinità ed apertura del bacino determina la formazione di rocce carbonatiche, con calcari dolomitici (Vallone Sud del Marguareis e Cima delle Saline), calcari cristallini (Conca delle Carsene) e calcari marnosi (Cima della Fascia e Cima Pian Ballaur). Queste cime costituiscono l’ossatura principale del Massiccio del Marguareis e determinano i principali aspetti morfologici con pareti di tipo dolomitico e diffusi fenomeni carsici. La sequenza stratigrafica è chiusa da sedimenti marini terziari caratterizzati da scisti

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argillosi con locali banchi di calcare mummulitico (Colle del Lago dei Signori e Capanna Morgantini). Nei fondovalle delle Valli Pesio, Ellero e dei principali affluenti si riscontra anche la presenza di sedimenti morenici legati all’azione glaciale. Nell’area molto diffusi sono i fenomeni carsici, sono state esplorate oltre 400 grotte con profondità e lunghezze variabili da pochi metri a molti chilometri; i principali sistemi carsici sono: Foce, Pis del Pesio, Barmassa, Camoscere, in Valle Pesio, Cars, Pian Marchisa, Pis dell’Ellero, in Valle Ellero, Soma e Vene in Valle Tanaro. La cima più elevata è quella del Marguareis (m.2.651), mentre l’idrografia principale è rappresentata da Tanaro, nella sua parte più alta, e dal Torrente Pesio, che nasce a 1.450 metri presso le sorgenti del Pis, raccoglie alcuni modesti contributi dal versante sinistro e incontra a destra il Rio del Saut, sotto Pian delle Gorre. Nella tabella che segue viene evidenziata la ripartizione territoriale per tipologie forestali, usi ed occupazioni del suolo.

Tabella 212. Sintesi della situazione colturale Superficie Tipi di vegetazione forestale,

Altre occupazioni ed usi del suolo [ha] [%] Querceti di rovere 25 0,4 Castagneti misti 265 4 Acero-frassineti 360 5,4 Faggete eutrofiche e mesotrofiche 460 6,8 Faggete mesoxerofile 165 2,4 Abetine eutrofiche miste con faggio e latifoglie nobili 600 8,9 Abetine a megaforbie con peccio 80 1,2 Rimboschimenti a prevalenza di larice con abete 105 1,6 Pinete di pino uncinato 140 2,1 Totale cenosi arboree 2.200 33 Pinete di pino montano prostrato 210 3,1 Alneti di ontano verde 340 5,1

Totale Aree Forestali 2.750 41 Pascoli d'alpe 700 10,5 Prato-pascoli di fondovalle, anche abbandonati 80 1,2 Praterie, anche in fase d'invasione arbustiva 535 8

Totale aree a prevalente copertura erbacea 1.315 19,7 Rocce e macereti 1.570 23,5 Vegetazione rupicola discontinua 710 10,6 Rodoreti 316 4,7

Totale Rocce e macereti 2.610 39 Totale complessivo 6.673 100

La specie più rappresentata è il faggio, diffusa oltre i 900 metri, in quanto al di sotto è stata soppiantata dalla coltivazione del castagneto, soprattutto in Valle Pesio. Le faggete sono quasi tutte a ceduo, salvo pochi ettari a fustaia, difficilmente accessibili. Nella faggeta del Camoussè si evidenzia la presenza di specie che amano un clima caldo, come il raro Taxus baccata, l’Acer opulifolium e l’Ilex aquifolium. Diffuse sono le abetine di abete bianco, sia per le eccezionali condizioni ecologiche che lo favoriscono, sia per la presenza dei certosini che lo hanno preservato e incrementato. La pineta delle Larzelle di Carnino, in Valle Tanaro, costituisce invece un raro esempio in Piemonte di bosco di pino uncinato, nella forma arborea. L’abete rosso naturale è presente in forma quasi relitta, mescolato all’abete bianco, dei pochi nuclei in purezza, uno è osservabile presso il Pis del Pesio. La Valle Pesio costituisce il confine di distribuzione sulle Alpi anche del pino cembro. Il castagneto è diffuso nei fondovalle, sia come alto fusto, per la raccolta del frutto, vicino ai centri abitati o su pendici poco ripide, sia come ceduo, nei luoghi più impervi. Attualmente nell’area protetta, come ormai ovunque, i castagneti in purezza vengono soppiantati da altre specie che recuperano gli spazi ecologici perduti. La pianta più veloce ad inserirsi è la betulla, oltre a ciliegi, frassini, aceri e tigli. I querceti sopravvivono sui versanti più caldi di piccole aree rocciose dal suolo poco fertile, ad esempio nei pressi di Madonna d’Ardua, i Bagni del Vallone del Cavallo, Testa e Serra

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del Pari. Maggiormente diffusa è la rovere, mentre in misura minore si trova la farnia, entrambe ostacolate negli anni passati dall’uomo. I pascoli subalpini, come quelli montani, sono per la maggior parte innaturali, ricavati per aumentare la quantità di foraggio utile al bestiame a scapito di boschi e arbusteti. I tipi di pascolo, per diversità di clima, altitudine, natura e struttura del substrato, nonché per il livello di impianto antropico, variano enormemente nella composizione floristica ed estetica. La fauna presente nel Parco è rappresentata soprattutto da ungulati come il camoscio alpino, presente in soli 27 esemplari nel 1978, momento dell’istituzione del Parco, oggi si è attestato intorno ai 500 capi censiti. Il capriolo è stato invece reintrodotto nel 1985 con buon successo, nel 1995 ne furono censiti 430 esemplari, massimo storico, scesi nel 2000 a 180 capi censiti. Anche il cervo è stato reintrodotto in quanto storicamente presente nell’area, che è habitat ottimale per la specie: attualmente si stimano presenti nel Parco 20/25 capi concentrati nel versante idrografico sinistro. Nel 1998 la predazione dei lupi ha avuto un ruolo significativo nei confronti della specie, infatti sono stati accertati attacchi di lupi su quattro capi. La presenza del lupo è da considerarsi costante dal 1997; nell’inverno del 2000/2001 è stata accertata la presenza di sei capi all’interno dell’area protetta. La quantificazione della presenza del cinghiale è invece di difficile realizzazione, si può comunque stimare in 100/150 unità il numero medio dei soggetti gravitanti nell’area protetta nel periodo autunnale. All’interno del Parco il numero di capi aumento nel periodo di apertura della caccia, mentre nel periodo invernale, in caso di abbondanti nevicate, parte dei cinghiali si spostano a quote inferiori. Altri mammiferi presenti nell’area protetta sono la volpe, l’ermellino, la faina, la martora, il tasso, la lepre comune, la lepre bianca, la marmotta, lo scoiattolo. Tra i tetraonidi è da ricordare il gallo forcello ed il fagiano di monte. Sono inoltre presenti la coturnice, la pernice bianca, l’aquila reale (due coppie, una in Valle Tanaro ed una in Valle Pesio), l’astore, lo sparviero ed il falco pecchiaiolo, oltre ad altra avifauna come il gufo, il merlo dal collare, il biancone, la ghiandaia, la nocciolaia, il raro picchio nero ed il gracchio alpino.

Il Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (fasce di pertinenza fluviale) Il territorio del bacino del Po (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Provincia di Trento) è stato istituito come bacino di rilievo nazionale ai sensi e per gli effetti della legge 19 maggio 1989, n.183, art.14. In data 10.05.1995 il Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino del Fiume Po ha approvato il “Piano Stralcio per la realizzazione degli interventi necessari al ripristino dell’assetto idraulico, all’eliminazione delle situazioni di dissesto idrogeologico e alla prevenzione dei rischi idrogeologici nonché per il ripristino delle aree di esondazione” in cui sono individuate le linee generali di intervento per l’assetto idraulico e per la difesa delle piene e i relativi progetti di attuazione ad un primo livello di definizione. L’ambito territoriale di riferimento è costituito dal sistema idrografico dell’asta del Po e dei suoi affluenti e la delimitazione delle fasce fluviali è individuata e rappresentata in apposita cartografia. Con riferimento al reticolo idrografico principale del bacino, persegue le finalità generali indicate all’art.3 della legge 183/89 e risponde ai contenuti del piano di bacino fissati all’art.17 della stessa, con particolare riferimento a: lettera c) le direttive alle quali devono uniformarsi la difesa del suolo, la sistemazione idrogeologica

ed idraulica e l’utilizzazione delle acque e dei suoli; lettera l) la normativa e gli interventi rivolti a regolare l’estrazione dei materiali litoidi dal demanio

fluviale, lacuale e le relative fasce di rispetto; lettera m) l’indicazione delle zone da assoggettare a speciali vincoli e prescrizioni in rapporto alle

specifiche condizioni idrogeologiche, ai fini della conservazione del suolo, della tutela dell’ambiente e della prevenzione contro presumibili effetti dannosi di interventi antropici.

Le opzioni di fondo del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF) sono riconducibili ai seguenti punti: definire il limite dell’alveo di piena e delle aree inondabili e individuare gli interventi di protezione

dei centri abitati, delle infrastrutture e delle attività produttive che risultano a rischio;

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stabilire condizioni di equilibrio tra le esigenze di contenimento della piena, al fine della sicurezza della popolazione e dei luoghi, e di laminazione della stessa, in modo tale da non incrementare i deflussi nella rete idrografica a monte;

salvaguardare e ampliare le aree naturali di esondazione; favorire l’evoluzione morfologica naturale dell’alveo, riducendo al minimo le interferenze antropiche

sulla dinamica evolutiva; favorire il recupero e il mantenimento in condizioni di naturalità, salvaguardando le aree sensibili e i

sistemi di specifico interesse naturalistico e garantendo la continuità ecologica del sistema fluviale.

Il PSFF ha individuato tre fasce fluviali definite come segue: la Fascia A o Fascia di deflusso della piena;

la Fascia B o Fascia di esondazione;

la Fascia C o Area di inondazione per piena catastrofica.

Nessun tratto dei torrenti Gesso e Vermenagna o porzione di territorio ricadente nell’ambito del loro bacino rientra nel Piano Stralcio delle Fasce Fluviali.

La Circolare PGR-Piemonte 15 maggio 1996, n. 8 /EDE La circolare porta chiarificazioni in ordine alle tipologie d’intervento di manutenzione ordinaria e straordinaria dei corsi d’acqua non soggette ad autorizzazione ai sensi dell’art.82 del DPR 616/77 (Attuazione delega regionale) in quanto tali da non comportare alterazione permanente dello stato dei luoghi. Gli interventi manutentori da effettuarsi nei corsi d’acqua, regimati e non, per i quali non è richiesta l’autorizzazione di cui all’art.7 della legge 29 giugno 1939, n.1497 sono, fra gli altri: il taglio e lo sgombero delle sponde e degli alvei attivi della vegetazione arborea - con posa e accatastamento in luogo di sicurezza - che è causa di ostacolo al regolare deflusso delle piene ricorrenti, con periodo di ritorno orientativamente trentennale (esplicitamente indicata è inoltre la necessità di salvaguardare, ove possibile, la conservazione dei consorzi vegetali che colonizzano in modo permanente gli habitat ripariali e le zone di deposito alluvionale adiacenti); la rinaturazione delle sponde; il restauro dell’ecosistema ripariale, compreso l’eventuale impianto di specie autoctone; la rimozione di tronchi d’albero nelle luci di deflusso dei ponti. Per gli interventi di taglio di alberi ed arbusti in alveo o nelle aree golenali è fatto assoluto divieto allo sradicamento. Per gli interventi di taglio di alberi e arbusti sulle rive, gli abbattimenti dovranno essere di tipo colturale selettivo da attuarsi senza sradicamenti. Resta esclusa dall’elenco degli interventi non soggetti ad autorizzazione la rimozione di materiali in alveo nei casi in cui si sia in presenza di isole di non recente formazione, ormai riccamente vegetate e tali da formare nel paesaggio fluviale un quadro di rilevante interesse naturalistico ed estetico-formale. Una nota del Ministero delle Finanze dall’11 marzo 1996 segnala la necessità di prevedere che, in caso di asportazione delle piante esistenti radicate negli alvei dei fiumi e torrenti di competenza regionale, dovrà essere informata l’Amministrazione Demaniale dello Stato, proprietaria degli alberi, per la riscossione dei proventi della loro vendita ove sussista un valore commerciale; il legname sradicato delle piene stagionali e abbandonato in alveo può essere invece recuperato da chiunque essendo assimilato al regime delle “res derelictae”.

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Programmi di sviluppo La Comunità Montana delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio, ha nel tempo, consolidato rapporti con altre istituzioni e con il sistema locale delle imprese, al fine di uno sviluppo generale dell’area. Essa ha perfezionato la sua funzione di ente di governo del territorio e di coordinatore dei servizi; si è costruita, con l’avvio di varie esperienze, il ruolo di sostegno e coagulo delle iniziative economiche. A differenza di altre Comunità Montane, quella delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio dispone di un territorio articolato in più aree che possono si trovare momenti di aggregazione e di integrazione, ma che potrebbero anche progettare il proprio futuro in modo autonomo ed indipendente. La scelta della seconda strada provocherebbe un impoverimento complessivo della capacità programmatica dell’area, svilirebbe l’ambizione di molti progetto, non consentirebbe l’avvio di politiche concrete nel settore dei servizi o della gestione delle risorse primarie. E’ quindi necessaria la definizione di linee di sviluppo a dimensione comunitaria. La composita realtà della quale dispone la Comunità Montana, che fa riferimento in larga maggioranza a Comuni strutturati e dotati di relativamente forti capacità progettuali e di intervento, fa si che le ipotesi di lavoro non possano che essere concertate con le singole realtà comunali e con l’imprenditoria privata. La concertazione diviene, pertanto, non solo il procedimento che disciplina l’individuazione delle linee operative, ma anche il riferimento per la gestione delle azioni individuate. Il territorio della Comunità Montana presenta potenzialità e situazioni geografiche, insediative, socio-economiche diversificate, tali da comportare riflessioni e determinazioni diverse da zona a zona. Le subaree sulle quali si indirizza l’attenzione sono così individuate: Valle Gesso, con i comuni di Entracque, Roaschia e Valdieri; Valle Vermenagna, suddivisa in due micro-zone composte rispettivamente da Limone Piemonte-

Vernante e Robilante-Roccavione; Zona della Bisalta, con tre micro-zone relative all’ambito dei comuni di Boves, Peveragno e Chiusa di

Pesio. Sono molti i temi di carattere generale che rivestono rilevante interesse per quest’area geografica; tra questi i principali sono riconducibili alla viabilità principale, alla ferrovia e ad alcuni tipi di servizi. Per quanto riguarda la viabilità principale, la S.S. n.20 presenta ancora due problemi insoluti: il rifacimento del traforo del Colle di Tenda; il superamento del nodo di fondovalle a Borgo San Dalmazzo. Relativamente al futuro della linea ferroviaria Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza esistono prese di posizione divergenti e confuse sia da parte italiana che francese. A tale proposito la Comunità Montana, in concertazione con altri Enti, ha avviato la formazione di un progetto INTERREG a regia pubblica di fruizione turistica della linea ferroviaria. Per quanto attiene ai servizi, è invece evidente che il mantenimento ed il rafforzamento della qualità di alcuni di questi possono diventare decisivi per migliorare le condizioni di vivibilità del territorio. Gli obiettivi prioritari individuati nel Piano di Sviluppo Socio-Economico sono tre: 1. Avviare azioni tese alla salvaguardia, alla piena valorizzazione ed all’uso razionale del territorio. A tale proposito è bene sottolineare la complessità del territorio ricadente nell’area interessata, l’esistenza di due Parchi regionali, un vasto complesso di cave, aree produttive artigianali ed industriali, la più importante stazione sciistica della Provincia, uno stabilimento termale, centri urbani di estese dimensioni, innumerevoli corsi d’acqua, montagne che superano i 3.000 metri, un diffuso sistema viario, emergenze artistiche ed architettoniche, ecc. Gli eventi alluvionali del 1994 e del 1996 hanno messo in evidenza la fragilità di alcune parti del territorio, in particolare a causa della mancata regimazione dei corsi d’acqua, alla carente manutenzione delle opere di difesa realizzate in passato, oltre all’eccezionalità delle precipitazioni. A tale proposito il lavoro della Comunità Montana è articolato in tre aree di intervento: conclusione degli interventi di sistemazione delle zone colpite dagli eventi alluvionali, con avvio di

un programma di manutenzione delle opere realizzate;

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avvio di un programma di interventi preventivi teso a contrastare fenomeni che possono porre a rischio l’integrità del territorio: la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua è collegabile al recupero di materiali inerti. Ne deriva un monitoraggio permanente dell’ambiente al fine di individuare le aree a maggior rischio e di disporre di una “carta” di riferimento;

prosecuzione dell’attività tesa al riordino ed alla cura delle foreste e dei pascoli alpini, non solo per sostenere il mantenimento della residua economia agro-silvo-pastorale, ma anche per contrastare i negativi fenomeni legati all’abbandono del territorio.

I due temi prioritari in questa area di intervento riguardano uno il mantenimento delle qualità ambientali, l’altro il problema delle cave. Esiste infatti, nonostante la presenza di due Parchi naturali, un problema relativo al mantenimento della qualità dell’ambiente; lo sviluppo del sistema urbano e la presenza di attività produttive e di iniziative turistiche “intensive” pongono in discussione l’equilibrio tra attività umane e qualità del territorio e l’abbandono di alcune zone marginali si ripercuote sulle stesse qualità territoriali producendo fenomeni di rinaturalizzazione che non hanno risvolti né economici, né paesaggistici. La presenza invece di industrie di lavorazione di minerali, in particolare per la produzione di cemento e di silice, rappresenta uno dei cardini su cui si incerniera l’economia di gran parte della Comunità Montana. D’altra parte le cave ed il loro utilizzo hanno notevoli implicanze di carattere ambientale e creano lacerazioni di carattere sociale. La Comunità Montana ha istituito una commissione di tecnici, a supporto delle decisioni dei comuni circa l’attività estrattiva; la commissione ha elaborato un documento sul fabbisogno di aree da destinare a cava. Lo stesso obiettivo è perseguito dal Piano Territoriale di coordinamento della Provincia, che si può riassumere nei seguenti elementi: Politiche di recupero e valorizzazione dei borghi rurali; Politiche per il ripristino di condizioni di sicurezza dei corsi d’acqua e la prevenzione dei rischi di

esondazione; Politiche di ricostruzione e ripristino delle infrastrutture e degli insediamenti colpiti dagli eventi

alluvionali del novembre 1994 e ottobre 1996; Politiche di qualificazione della struttura insediativa storica; Politiche di valorizzazione e riscoperta degli itinerari storici; Politiche di riqualificazione del paesaggio forestale; Politiche di risanamento, riabilitazione ambientale e riqualificazione paesistica. 2. Migliorare la qualità di vita della popolazione attraverso la predisposizione di una rete

integrata di servizi E’ certo che il livello di desiderabilità di un territorio si misura sovente con la qualità e la quantità dei servizi, con la loro distribuzione e con il grado di accessibilità. Nell’area interessata, il livello dei servizi è mediamente più elevato rispetto ad altre aree alpine, per la presenza di centri abitati con numero rilevante di residenti e di stazioni turistiche caratterizzate da livelli consistenti di popolazione fluttuante, che i comuni in genere sono nella condizione di mantenere i servizi elementari esistenti, e che, maggiori difficoltà si incontrano, da parte dei singoli comuni, nell’affrontare i nuovi bisogni emergenti, ad esempio nel settore ambientale o nella riorganizzazione di servizi in rapida trasformazione (poste, scuola, ecc.). Le due linee operative individuate sono quelle di creare i presupposti affinché tutto il territorio sia coperto dai servizi essenziali e di individuare momenti aggregativi per servizi che abbisognano di scelte o dimensioni sovracomunali, quali i servizi socio-assistenziali, la scuola e la raccolta ed il trattamento dei rifiuti urbani. Il Piano Territoriale di coordinamento della Provincia persegue questo obiettivo secondo i seguenti elementi: Politiche di consolidamento dell’offerta di servizi civili ed assistenziali; Politiche di riorganizzazione dell’offerta di servizi pubblici locali a scala intercomunale; Politiche di riordino dei moduli organizzativi e territoriali delle funzioni socio-sanitarie; Politiche di coordinamento tra istituzioni pubbliche, associazioni, privato sociale e volontario; Politiche di potenziamento del sistema per lo smaltimento dei rifiuti.

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3. Porre le condizioni affinché l’imprenditoria locale possa svilupparsi nel rispetto delle qualità e delle caratteristiche territoriali

L’obiettivo è perseguito dalla Comunità Montana con il ricorso a svariati strumenti operativi, come i “progetti speciali integrati”, o con la definizione del patto territoriale e del progetto LEADER. Le iniziative a supporto delle imprese si indirizzano verso il sostegno delle attività in tutti i tre settori dell’economia, con un’attenzione particolare a quelle che trovano radice nell’uso delle risorse e delle caratteristiche del territorio. Si cerca quindi di individuare alcune “vocazioni” prioritarie a livello di subaree sulle quali stimolare la sensibilità ed il supporto dei comuni e dei privati. Il Piano Territoriale di coordinamento della Provincia persegue l’obiettivo secondo le seguenti politiche: Politiche di ridefinizione dell’immagine del turismo montano cuneese; Politiche di allestimento di un sistema di offerta ambientale; Politiche di integrazione e qualificazione del sistema di offerta turistica invernale; Politiche di recupero e valorizzazione dei borghi rurali; Politiche di potenziamento della rete escursionistica come fondamentale infrastruttura di supporto

allo sviluppo dell’offerta turistica montana; Politiche di riqualificazione della rete viabile minore; Politiche di valorizzazione delle risorse termali delle Alpi cuneesi; Politiche di qualificazione, potenziamento ed innovazione della ricettività della rete di distribuzione

delle risorse idriche a scopi irrigui; Politiche di sostegno al consolidamento delle filiere agro-alimentari; Politiche di valorizzazione e sviluppo della commercializzazione delle produzioni tipiche e di qualità; Politiche di qualificazione ecologica dei modi di produzione del sistema agro-alimentare; Politiche di promozione dell’offerta insediativa cuneese per le attività produttive, industriali e

terziarie; Politiche di sviluppo rurale integrato; Politiche di valorizzazione e riscoperta degli itinerari storici. L’intervento di maggiore interesse nell’ambito del PFT è l’uso corretto delle risorse forestali, essendo il bosco, la risorsa primaria dell’area, insieme a quella mineraria. La Comunità Montana ha dispiegato una considerevole attività di intervento sia per i boschi che per le cave. Per quanto riguarda il bosco, essa collabora dal 2000 con l’IPLA per la redazione del presente PFT, ma oltre a tale collaborazione, è impegnata anche su altre tre linee di intervento: sostegno alla castanicoltura delle medie e basse valli, sia a scopo di miglioramento produttivo che

per il mantenimento delle caratteristiche peculiari del paesaggio. E’ un intervento primario data l’importanza economica della produzione del frutto e la sussistenza di filiere locali. Si collega con l’iniziativa della C.C.I.A.A. per il riconoscimento IGP/DOP “Castagne di Cuneo” con le menzioni aggiuntive locali e con il progetto dell’ATL “Il tempo delle castagne”;

piano di utilizzo delle aree pascolive, anche con iniziative comprendenti lo sviluppo di attività agroturistiche, all’interno di itinerari naturalistici o tematici. Questa linea di intervento tiene conto anche delle zone un tempo usate a pascolo ed ora abbandonate, terreni soggetti ad una rinaturalizzazione incontrollata che incide sulle qualità paesaggistiche e sulla stabilità del suolo;

interventi di manutenzione e di valorizzazione del bosco, sia a fini produttivi (legname da riscaldamento e da lavoro) che per la protezione dei versanti.

La riduzione di popolazione nelle aree più interne e la progressiva contrazione, in alcune parti del territorio, delle attività agro-silvo-pastorali hanno rallentato decisamente la cura del bosco. E’ un settore di attività in cui occorre un forte impegno pubblico, perché di valore sono gli effetti che ne derivano: dalla protezione del suolo, alla tutela dell’ambiente, alla conservazione dei lineamenti tipici del paesaggio, agli effetti indotti sul turismo. Iniziative collaterali, ma non secondarie sono: la costituzione di squadre di lavoro per interventi forestali e, in più in generale, per la manutenzione

del territorio;

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la verifica della possibilità di utilizzare biomasse, non impiegabili più proficuamente, per alimentare centrali termiche di edifici pubblici per poi valutare la possibilità di estendere il servizio anche ad edifici privati.

285

 

286

STUDIO DI FATTIBILITÀ PER IMPIANTI A BIOMASSE

NELLA COMUNITÀ MONTANA

ALPI DEL MARE

Giuseppe Tresso UNCEM PIEMONTE

A

UnioneNazionaleComuni ComunitàEntiMontani

Delegazione Piemontese

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ENERGIA DA BIOMASSA: INQUADRAMENTO GENERALE

PREMESSA Per far fronte agli impegni comunitari, l’uso di bioenergia in Italia deve triplicare dal 3 al 10%, arrivando cioè a circa 20 Mtep1. Di questa nuova energia, almeno un quarto dovrà essere apportata dalle biomasse solide. Purtroppo, nonostante lo scenario promettente, tra le diverse fonti di energia rinnovabile disponibili, l’energia derivante dalle biomasse - in particolare lignocellulosiche – rappresenta ancora oggi quella meno conosciuta e analizzata in profondità. La maggior parte degli studi effettuati tendono infatti a fornire informazioni genericamente quantitative sul potenziale energetico dei territori, piuttosto che analisi tecnologiche fini a se stesse, senza considerare gli aspetti collegati alla filiera di collegamento tra la realtà di prelievo della biomassa e il sito di allestimento di una centrale, così come le implicazioni tecnico impiantistiche connesse all’impiego cogenerativo dell’energia termica. Queste visioni parziali hanno determinato approcci normativi contradditori, procedure di autorizzazione discutibili e una generale confusione di idee. Con questo documento proveremo, pertanto, a descrivere le prospettive di utilizzo della biomassa in provincia di Cuneo sulla base di una proposta di intervento territoriale definita in questi anni dall’Uncem Piemonte. Per spiegare la selezione delle informazioni qui contenute, alcune premesse sono però necessarie.

a) La politica dell’Unione Europea è ben sintetizzata dall’ “Obiettivo 20 20 20” che prevede di ridurre - entro il 2020 - il 20% delle emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili.

Le politiche derivanti da questo obiettivo tendono, in genere, a promuovere l’impiego di risorse rinnovabili, distribuite e con impatti ambientali non negativi sul territorio. Al pari delle altre fonti rinnovabili, le biomasse legnose rispondono pienamente a questi requisiti.

b) Le politiche ambientali riconoscono la funzione di sostituzione di combustibili fossili che le biomasse stesse possono assumere, con la conseguente riduzione delle emissioni in atmosfera di carbonio di origine fossile.

c) A differenza delle altre fonti rinnovabili, tuttavia, la problematica della biomassa investe questioni ambientali e sociali oltre che economiche: è infatti l’unica fonte che deve essere “gestita” costantemente durante il ciclo di vita di un impianto.

Nel caso dell’idroelettrico o dell’eolico, così come del fotovoltaico, la fonte primaria di energia è direttamente presente sul sito scelto per l’inserimento della turbina o del pannello, che sarà deciso in base alla migliore posizione rispetto ad un flusso idrico, ad una corrente piuttosto che alla esposizione solare: stabilite quindi a priori le condizioni a favore di un insediamento, e risolte le vertenze locali rispetto all’opportunità o meno di allestire una centrale in un determinato posto piuttosto che altrove, una volta messa in funzione la

1   �  Mtep  =  milioni  di  tonnellate  equivalenti  di  petrolio,  l’unità  di  misura  individuata  come  parametro  di  confronto  tra  le  differenti  forme  di  energia.  

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centrale stessa produrrà energia utile per molti anni senza richiedere interventi se non di tipo manutentivo. Nel caso della biomassa, invece, la messa in esercizio di una centrale non è che il primo atto di un processo gestionale critico che, in base agli incentivi, durerà almeno 15 anni con forti rischi di gestione derivanti dalla maggiore o minore convenienza degli approvvigionamenti oltre che dal rischio di interruzione delle forniture di legname.

d) Il Piano di approvvigionamento della centrale stessa (cioè l’insieme delle operazioni che, dall’intervento di esbosco, servono a portare e caratterizzare la biomassa al sito di trasformazione energetica) così come le relazioni commerciali connesse alle forniture di energia termica a valle dell’impianto, rappresentano le due variabili in base al quale si potrà stabilire la redditività dell’investimento.

Questa circostanza rende indubbiamente, dal punto di vista industriale, l’investimento nel campo delle biomasse più rischioso degli altri approcci connessi alle rinnovabili; per contro offre solide ragioni di tipo socio economico che giustificano l’attenzione crescente di questi anni: la prevalente localizzazione delle risorse forestali in aree svantaggiate fa sì che i problemi della valorizzazione delle biomasse legnose si colleghino ai temi delle politiche di sviluppo delle aree marginali tese a valorizzare le produzioni specializzate di biomasse legnose come strumento di diversificazione oltre che di stabilizzazione delle economie montane.

Per via delle criticità sopra individuate e delle evidenti potenzialità sintetizzate nella Figura, la scelta del tipo di approccio da adottare per sviluppare il settore delle biomasse sul nostro territori diventa un argomento in grado di stimolare notevolmente la ricerca sul campo e l’attenzione dei policy maker. Del resto, per la prima volta nella storia recente, ci sono reali prospettive di reale apprezzamento di lungo termine dei prodotti forestali, anche se di questi temi si parla ormai da decenni. Già a metà degli anni ‘70, infatti, l’obiettivo dell’impiego energetico del legno, nel periodo della prima crisi energetica, sembrava alla portata di molte regioni europee. Dato il contesto positivo, in quegli anni, diversi Stati europei negli ultimi venti anni hanno avviato attività promozionali e finanziato progetti di ricerca e sviluppo. Allo stesso tempo, in Italia, la cosiddetta filiera “legno – energia” è rimasta allo stadio embrionale, nonostante una lunghissima serie di dichiarazioni programmatiche e qualche limitato investimento pubblico nella ricerca. E questo, nonostante una positiva richiesta di biomassa per riscaldamento da parte del mercato locale: grazie all’introduzione progressiva di sistemi termici a sempre maggiore efficienza, in particolare nei territori provinciali, il consumo domestico di legna come fonte di energia termica è risultato nel nostro Paese gradualmente ma costantemente in aumento a partire dagli anni ‘90, e con un forte incremento negli ultimi 5 anni, connesso soprattutto alla diffusione del pellet. Peccato che il materiale impiegato, così come quello trattato nel settore tradizionale delle segherie, in Piemonte come nelle altre regioni, sia quasi tutto di importazione. Dato il limitato apporto quantitativo alla produzione energetica che la biomassa può offrire rispetto alle fonti fossili o alla produzione idroelettrica nelle regioni alpine, l’utilizzo della legna proveniente dalle nostre foreste è stata trascurata anche dalla politica locale, evidentemente più interessata a valutazioni quantitative. Sino alla fine del 2005, quando è stato recepito in sede nazionale il Piano di Azione sulla Biomassa elaborato dalla Commissione Europea (il programma di indirizzo che ha di fatto aperto la strada alle politiche di incentivazione), si sono privilegiate altre forme rinnovabili d’energia e, per un certo numero di anni, si è sostanzialmente esclusa la foresta dai piani energetici ritenendo, a torto, che la legna da ardere fosse un prodotto poco significativo, inquinante, risultato di filiere a scarsa evoluzione tecnologica. Pur con illuminanti esempi in ambito europeo, non ci si è resi conto – e questa mancanza di consapevolezza permane ancora oggi in molti settori della politica italiana e regionale - che la presenza e lo sviluppo di una domanda interna di legna da ardere è un potente stimolo alla realizzazione di interventi di miglioramento colturale dei boschi degradati, alla stabilizzazione delle

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condizioni idrogeologiche, oltre a rappresentare un potente volano per la creazione di occupazione nel settore dell’economia forestale. Un esempio in tal senso è dato dalla possibilità di rendere economicamente sostenibili tagli orientati a favorire l’evoluzione colturale a fustaia dei boschi alpini, che oggi sono sostanzialmente collegati a

forme di governo a ceduo e, quindi, industrialmente limitati alla produzione di piccoli assortimenti. E’ quindi indubbio che la nuova politica tariffaria e fiscale per promuovere l’uso delle energie rinnovabili cambia la prospettiva in senso positivo. Lo stimolo economico è infatti l’ultimo elemento di contesto necessario realizzare un processo virtuoso volto allo sviluppo di filiere energetiche sul nostro territorio. Grazie anche ai progressi fatti in campo tecnologico, al verosimile incremento dei prezzi dei combustibili fossili e alla maggiore consapevolezza dei soggetti territoriali, nei prossimi anni è quindi

prevedibile una forte alla diffusione di questa forma di energia. Alla luce di tali tendenze, nelle pagine che seguiranno, questa relazione intende definire il ruolo attuale e potenziale delle biomasse legnose disponibili sul territorio provinciale nel soddisfacimento della domanda di energia, prendendo in considerazione l’insieme delle tematiche tecniche, economiche, sociali e di politica energetica che possono contribuire allo sviluppo dell’impiego di queste fonti rinnovabili.

IL PATRIMONIO FORESTALE DELLA REGIONE PIEMONTE Un calcolo preciso della biomassa potenzialmente disponibile su scala europea o nazionale è un esercizio estremamente difficile:

• Le stime relative alle biomasse agricole sono condizionate da cicli stagionali, tipologia di coltivazioni da variabilità nella produttività e dai processi di gestione colturale.

• I valori relativi alle biomasse forestali dipendono anche dalle locali condizioni di accessibilità dei boschi (piste forestali, frammentazione delle proprietà boschive, iter procedurali …) dalle politiche di protezione.

• La effettività dei piani di gestione forestale si scontra sempre con la problematica dei costi di esbosco che variano da zona a zona.

Per via di queste complessità, molti studi di settore sono spesso realizzati in base a parametri che non aiutano ad orientare - se non in modo enfatico – la definizione di una politica di intervento. Nella nostra analisi, invece, partendo da studi puntuali realizzati a livello locale, ci proponiamo di indicare una prospettiva di scenario effettiva, calata nella realtà operativa.

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In Piemonte, del resto, sappiamo con relativa precisione quanta biomassa potrebbe essere messa a disposizione per la valorizzazione energetica. Nel documento “Relazione Programmatica sull'Energia” prodotto dalla Regione nel 2010 sono infatti indicati i risultati di uno studio condotto da diversi Enti che hanno stimato la produzione annua di biomassa – riferibile ad uno scenario “alto” di intervento - nel modo seguente:

Categoria Assortimento Superficie (1000 ha)

Produzione (1000 t)

Cippato di legna 1.108,0 Foreste

Legno a tronchetti 540,6 954,3

Pioppi 48,2 79,3 Arboricultura

SRF – Turno breve - -

Residui di vigna 22,0 28,6

Potatura noccioli 11,0 13,2

Frutteti 7,9 15,7 Frutteti e residui di potatura

Sostituzione alberi 18,9 53,8

Mais 173,1 138,5

Paglia Riso 117,6 294,6 Residui cereali

Lolla di riso 120,2

Residui segheria 274,6

Totale 939,3 3.080,8 I valori sopra indicati – che portano ad un totale di circa 3 milioni di tonnellate all’anno - prevedono la valorizzazione di tutta la biomassa potenzialmente retraibile dalla gestione sostenibile del territorio. In almeno due casi, però, questi dati sembrano però sottostimati :

• Secondo il Prof. Novello della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino, la produzione annua di biomasse ritraibili dal settore vitivinicolo per finalità energetiche, è stimabile in 900 mila tonnellate di sarmenti, a cui si possono aggiungere 1,4 milioni di tonnellate di vinacce.

• Rimanendo sempre nel settore agricolo, un apporto energetico di un certo rilievo arriverà entro il 2012 con l’avvio della centrale che la multinazionale Mossi & Ghisolfi sta realizzando a Crescentino. In questo caso, la distillazione di Bioetanolo e la produzione parallela di energia elettrica tramite la combustione dei residui di processo, sono prodotti energetici resi possibili grazie alle nuove coltivazioni intensive di Arundo Donax che si stanno avviando su di una superficie di almeno 4.000 ettari entro il raggio di 70 km. dalla centrale.

E’ quindi possibile che il valore potenziale effettivo sia molto più consistente di quello riconosciuto dalla Regione.

291

Limitando però l’analisi alla biomassa di origine forestale2, il valore stimato di 2 milioni di tonnellate è generalmente accettato dalle organizzazioni universitarie e dagli enti di ricerca. Una quantità potenziale di legna importante, della quale poco meno di un terzo è già oggi disponibile senza necessità di adeguamenti infrastrutturali in quanto presente all’interno del 44% di superfici boscate di proprietà pubbliche o private rilevate, raggiungibili tramite strade forestali. La stima è basata sulle seguenti categorie di esbosco:

prelievo di legna da ardere dai cedui in produzione;

utilizzazione dei cedui abbandonati;

cure colturali e i residui delle utilizzazioni delle fustaie;

prelievo “fuori foresta”;

utilizzazione di siepi, filari e boschetti non in produzione;

biomassa di origine agricola (potature e ceppaie di fruttiferi e pioppeti);

biomassa di origine industriale.

Al netto delle utilizzazioni più redditizie dl legname, e limitando la prospettiva di intervento alle proprietà oggi “disponibili ” sul territorio regionale, si può quindi agevolmente stimare in circa 600 mila tonnellate la biomassa effettivamente oggi valorizzabile sul nostro territorio. E’ evidente che i valori in gioco siano tali da pretendere una decisa politica di intervento da parte delle istituzioni locali. In base al sistema attuale di tariffazione, infatti, in termini di mercato questo volume di biomassa disponibile può essere declinato nel modo seguente:

• circa 150-170 milioni di euro all’anno connessi alla vendita di energia elettrica;

• un valore potenziale di energia termica stimabile in ulteriori 30 milioni di Euro;

• nuovi investimenti per 350-500 milioni di euro;

• circa 2.000 nuovi posti di lavoro sul territorio piemontese per le attività di filiera.

2   �  Secondo  alcuni  studi  effettuati  dalla  Regione  Piemonte  (consultabili  sul  sito  Web)  si  stima  che  in  Piemonte    vegetino  circa  1  miliardo  di  alberi.  Dal  punto  di  vista  gestionale,  l’insieme  dei  boschi  è  stato  classificato  sulla  base  di  93  tipi  forestali  a  loro  volta  raggruppati  in  21  categorie  forestali  idonee  a  essere  avviati  a  fustaia.  

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Caratteristiche dei boschi piemontesi Con i suoi quasi 900.000 ettari di superficie boscata il Piemonte è la seconda regione italiana – dopo la Toscana - per estensione forestale e la prima tra le regioni alpine.

Estensione superficie per

categoria forestale, in

ettari Provincia

Castagneti Faggete Robinieti Lariceti Altre categorie Totale ha.

Alessandria 19.860 4.524 21.799 0 59.955 106.138

Asti 3.378 0 26.947 0 12.522 42.847

Biella 18.580 4.933 5.561 5 17.776 46.815

Cuneo 76.567 49.098 18.384 20.102 78.135 242.286

Novara 9.223 266 10.242 0 14.497 34.228

Torino 41.480 28.530 18.095 40.799 90.900 220.164

VCO 24.953 32.706 719 16.228 50.192 124.798

Vercelli 10.007 15.713 6.389 2.402 22.873 57.384

Regione 204.368 135.770 108.136 79.536 346.850 874.660

Dal punto di vista della composizione varietale delle foreste piemontesi, come si può osservare nella tabella di questa pagina, la foresta piemontese è prevalentemente composta da latifoglie - in particolare castagno, faggio e robinia - mentre il larice è la conifera più diffusa. Le nostre montagne sono quindi, potenzialmente, tra le più ricche d’Europa anche se presentano un tasso di utilizzazione bassissimo. Il sotto-utilizzo di questa risorsa trova le sue diverse ragioni nell’evoluzione industriale del nostro territorio: nelle esigenze di riqualificazione e protezione di un patrimonio naturale che nella prima metà del secolo scorso era andato depauperandosi, nella frammentazione delle proprietà e nei vari fenomeni collegati allo spopolamento delle montagne, oltre alla centralizzazione dei processi produttivi e alla diffusione delle fonti fossili nei sistemi di alimentazione energetica industriale e domestica. L’insieme di questi fattori porta il Piemonte ad avere caratteristiche peculiari rispetto alle regioni alpine del Nord. Commentando le tabelle inserite in queste pagine, si può evidenziare quanto il Piemonte differisca dalle altre regioni alpine per categorie di utilizzazione boschiva che per forma di governo.

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ISTAT - Tavola F04 - Indicatori di boscosità, per forma di governo (dati in percentuale). Dettaglio per regione - Anno 2005

Regioni Fustaie %

Cedui %

% boschi rispetto alla superficie

regionale

Superficie boschiva (ettari

x 1000)3 Piemonte 9,2 17,3 26,5 638

Valle d'Aosta 21,4 - 21,4 78

Lombardia 8,7 12 20,7 606

Liguria 16,1 36,3 52,4 333

Alto Adige 39,3 - 39,3 294

Trentino 41 11,1 52,1 312

Veneto 8 6,8 14,8 340

Friuli-Venezia Giulia 15,7 8 23,7 325

Emilia-Romagna - 13,9 13,9 391

Totale Nord 12,6 12,6 25,2 3.317 A differenza dei boschi del nord est italiano, le nostre foreste sono prevalentemente rappresentate da cedui e questo determina la principale difficoltà di sviluppo delle attività di filiera (essendo il ceduo storicamente destinato alla produzione di legna da ardere e di pali, mentre offre un apporto molto scarso alle destinazioni più redditizie del legname da opera e da taglio). Si definisce “ceduo” un bosco in cui il rinnovamento delle piante in seguito al taglio avviene con nuovi fusti - i polloni - originati da gemme presenti sulla ceppaia. Solo alcune specie forestali sono dotate della cosiddetta “capacità pollonifera”, ossia della capacità di emettere i polloni dopo il taglio: si tratta in particolare delle latifoglie, tra cui il faggio e il castagno. Un tempo i boschi cedui venivano tagliati ogni 10 - 30 anni. Rappresentavano una risorsa di primaria importanza, che poteva essere utilizzata direttamente oppure trasformata in carbone vegetale, come testimoniano ancor oggi le numerose aie carbonili rinvenibili nei boschi. A partire dal secondo dopoguerra l’interesse per il bosco ceduo è andato progressivamente perdendosi a causa delle moderne fonti energetiche che hanno soppiantato l’uso del legno come combustibile, determinando situazioni di abbandono generalizzato specialmente nelle aree più lontane dai centri abitati o dalle strade. Le “fustaie” sono invece boschi di alto fusto dove il rinnovamento delle specie arboree avviene a partire dalla germogliazione dei semi che le piante producono. Le giovani piantine (dette anche “semenzali”) che riusciranno ad affermarsi a partire dal seme daranno origine alle piante adulte. Tipiche fustaie alpine sono costituite dal larice, dall’abete rosso o dall’abete bianco. In passato alcune di queste specie (come il larice) sono state favorite dall’uomo a discapito di altre, in quanto più idonee per ricavare, in particolare, un buon legname da opera. Anche in questo caso, il diffuso abbandono dei boschi montani e alpini a causa degli alti costi delle utilizzazioni forestali, ha portato questi popolamenti ad assumere sempre più funzioni ambientali di tipo naturalistico e protettivo.

3   �  I  dati  Istat  sulla  superficie  forestale  differiscono  dai  dati  della  Regione  Piemonte  a  motivo  di  criteri  differenti  di  classificazione.  Dal  2006  l'ISTAT  ha  infatti  adottato  quale  definizione  di  superficie  forestale  quella  prevista  dal  Reg.  (CE)  n.  2152/2003  “Monitoraggio  delle  foreste  nelle  Comunità  (Forest  Focus)”.  

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Un ulteriore livello di analisi è relativo a quanto le categorie forestali possano contribuire all’economia montana. Tradizionalmente i prodotti del bosco vengono distinti per categoria e, applicando opportuni tassi di prelievo, si riescono stimare le masse ottenibili rispetto a quattro destinazioni di utilizzo: da triturazione per usi energetici e industriali, tronchetti da ardere, paleria e tondame da lavoro. Prodotti retraibili in metri

cubi.

Triturazione %

Legname da

ardere % Paleria %

Tondame da

lavoro % Totale

Formazioni igrofile 389.225 75% 93.414 18% 10.379 2% 25.948 5% 518.966

Castagneti 10.154.871 55% 3.692.680 20% 2.769.510 15% 1.846.340 10% 18.463.401

Abetine e peccete 531.684 44% 193.739 16% 0% 483.615 40% 1.209.038

lariceti 299.237 25% 119.695 10% 0% 778.015 65% 1.196.947

Faggete 1.264.591 25% 3.287.938 65% 0% 505.837 10% 5.058.366

Boschi di neoformazione

420.073 31% 746.774 54% 68.638 5% 137.276 10% 1.372.761

Pinete 428.252 37% 148.817 13% 0% 577.070 50% 1.154.139

Querceti e ostriceti 1.082.317 25% 2.597.560 60% 0% 649.390 15% 4.329.267

Robinieti 1.511.406 25% 3.325.093 55% 906.843 15% 302.281 5% 6.045.623

Totale 16.081.656 41% 14.205.710 36% 3.755.370 10% 5.305.772 13% 39.348.508

Regione Piemonte - I Boschi del Piemonte - a cura di Ipla SpA - Anno 2007 Principali assortimenti retraibili per categoria forestale in 15 anni di intervento. Sulla base di tali elaborazioni, emerge che i Castagneti sono la categoria che potrebbe concorrere in misura maggiore alla produzione di biomassa in Piemonte, con una quota pari al 47% del totale e a quasi 2/3 del materiale di triturazione; a cui seguono i Robinieti, le Faggete e i Querceti che globalmente concorrono con il 40% circa. I Castagneti, benché per la maggior parte destinati a triturazione o legna da ardere, forniscono potenzialmente anche il maggior quantitativo di paleria e assortimenti da lavoro, rispettivamente con il 75% e il 35% del totale. Per quanto concerne le altre categorie: Robinieti, Faggete e Querceti forniscono circa il 42% delle biomasse destinate alla triturazione e all’uso energetico. Si osserva dunque che le biomasse attualmente disponibili nei boschi piemontesi sono prevalentemente destinabili a uso energetico (77%) mentre solo il 23% può essere utilizzato per produrre assortimenti di maggior pregio a uso durevole. Con l’applicazione delle rilevanti migliorie boschive previste, a medio termine tale percentuale potrebbe decisamente aumentare. Tuttavia si tratta di dati potenziali, lontani dalla realtà industriale reale. La perdita dell’industria piemontese collegata al legname del territorio si può infine constatare nella tabella seguente, organizzata per produttività delle superfici forestali, in cui si evidenzia il bassissimo contributo in termini di utilizzazione del patrimonio boschivo della prima regione per estensione forestale del Nord Italia.

295

Il valore effettivo di prelievo, pari a 0,27 m3 per ettaro all’anno, è ben lontano dall’obiettivo di prelievo indicato nei documenti di programmazione riferito alla intera superficie forestale piemontese valutato in poco di meno di 3 metri cubi annui.

ISTAT - Tavola F01A - Utilizzazioni legnose forestali per tipo di bosco e per destinazione. Dettaglio per regione - Anno 2009. Si può facilmente intuire come le opportunità offerte dagli incentivi energetici si inseriscano quindi in una situazione territoriale ancora tutta da sviluppare e possano contribuire alla rinascita complessiva del settore forestale, in particolare montano, potenzialmente molto rilevante.

Peculiarità del sistema forestale piemontese. Grandi estensioni forestali con un altissimo livello di biodiversità, non gestite da decenni se

non in funzione naturalistica o al massimo coltivate a ceduo, sostanzialmente poco adatte a produzioni primarie o legname da opera: non esiste pertanto una significativa produzione di scarto che possa essere destinata a valorizzazione energetica.

Elevatissima frammentazione delle proprietà forestali e difficoltà nel mettere a patrimonio comune le risorse boschive all’interno di strutture consortili. Spesso i proprietari di porzioni piccolissime di bosco non abitano più in zona e diventa difficile rintracciarli e coinvolgerli in qualsiasi progetto di gestione associata.

Foreste prevalentemente montane: la limitata accessibilità e le oggettive difficoltà operative rendono i costi di gestione dei boschi italiani molto elevati, come si può notare nello schema di esempio tratto da un caso reale in una zona montana della nostra regione che può essere considerata di riferimento medio per tutto il territorio

Le imprese di gestione e intervento forestale sono in genere piccole, poco attrezzate e molto conservatrici.

Circa l’87% della massa potenzialmente retraibile proviene dall’utilizzazione di 1/4 della superficie boschiva. L’intero volume potenzialmente utilizzabile nell’arco del prossimo quindicennio ammonta a circa 2,6 milioni di m3 per anno, riferito alla superficie forestale. Tale

Regioni Produttività mc/ha.

Utilizzazioni in foresta (metri

cubi)

Totale Utilizzazioni

(mc)

Legname da lavoro

Legname per uso energetico

Perdite di lavorazione in

foresta

Alto Adige 2,32 354.411 267.624 60.940 682.975

Lombardia 2,08 683.221 547.893 29.330 1.260.444

Trentino 1,83 355.598 191.242 23.618 570.458

Emilia-Romagna 1,03 17.847 358.064 25.374 401.285

Veneto 0,75 127.422 112.273 16.774 256.469

Friuli-V. Giulia 0,48 73.241 69.832 12.317 155.390

Liguria 0,34 28.669 80.805 3.580 113.054

Piemonte 0,27 37.753 126.989 4.447 169.189

Valle d'Aosta 0,23 2.770 14.077 1.061 17.908

Totale Nord 1.680.932 1.768.799 177.441 3.627.172

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valore è complessivamente prossimo all’incremento medio dell’intera superficie forestale; ciò significa che attuando tutti i prelievi possibili non si intaccherebbe il capitale attuale.

LE NORMATIVE REGIONALI IN MATERIA FORESTALE L’orientamento della Regione, espresso nelle pagine web dedicate alla politica forestale, prevede che le attività di pianificazione e gestione forestale della Regione Piemonte siano “orientate a disciplinare gli interventi nel bosco, prevenire e limitare l'abbandono delle superfici boschive, regolare, diffondere ed incentivare la pratica delle attività selvicolturali, e innestare un circolo virtuoso di valorizzazione dei prodotti forestali.” La politica regionale è fondata su “Macro-aree di intervento” che contengono svariate attività finalizzate a formare la cultura della gestione del patrimonio boschivo, attraverso lo sviluppo di alcuni concetti chiave come "gestione associata", "uso multifunzionale delle foreste" e "realizzazione di progetti di filiera" in grado di incentivare le potenzialità del bosco come risorsa anche economica oltre che ambientale, così come previsto dalla recente legge regionale 4/2009, "Gestione e promozione economica delle foreste" e nei suoi regolamenti di attuazione. Sempre secondo la Regione, la nuova legge riconosce il valore collettivo e l'interesse pubblico delle foreste sottolineandone la multifunzionalità: tra le principali novità introdotte dalla nuova normativa si annoverano le forme di gestione associata, la nascita degli sportelli forestali, l'istituzione del Fondo Regionale di sviluppo forestale dell'Albo delle imprese forestali del Piemonte.

Linee di indirizzo alla luce del nuovo regolamento Il regolamento forestale è stato recentemente modificato in modo da snellire l’iter procedurale per poter effettuare tagli nelle aree boscate di piccola estensione. Le modifiche al regolamento hanno infatti innalzato la soglia di superficie prevista per i tagli senza comunicazione ufficiale, da 2000 a 5000 metri quadrati. Tuttavia, questa modifica ha subito diverse critiche in quanto si paventa il rischio che la maggiore semplificazione dia il via libera ai disboscamenti fatti da non professionisti. L’opportunità di favorire l’accesso alle proprietà, semplificando le norme per gli interventi di esbosco deve però anche essere vista positivamente, alla luce della possibilità di sviluppo di una filiera locale, che come abbiamo visto, oggi non è significativa. Il nuovo regolamento evidenzia infatti la necessità che la gestione del legname sia orientata al fine ottenere assortimenti di maggiore pregio e valore, in modo da ottenere nel tempo un incremento della qualità della produzione, oppure - nel caso di gestioni forestali all’interno di aree protette - dalla necessità di conferire al bosco una struttura più simile a quella naturale e quindi in maggiore equilibrio con i fattori ambientali. Per ultimo, il rinnovo delle popolazioni boschive appare necessario anche in base all’esigenza di assicurare una maggiore protezione diretta da caduta massi e valanghe. Interventi in questo senso interessano prevalentemente le Faggete, i Castagneti misti e in minor misura i Querceti, soprattutto di Rovere.

PROSPETTIVE DI UTILIZZO DEL LEGNO Quale sia la migliore destinazione del legno piemontese dal punto di vista ambientale ed economico è da anni al centro di progetti di ricerca, programmi di cooperazione internazionale, dibattiti, convegni e linee di indirizzo politico. Dai dati presentati in precedenza, pur con tute le attenuanti dovute alle caratteristiche naturali del nostro territorio, appare evidente che dalle parole non si sia ancora riusciti a passare ai fatti e il Piemonte continua ad essere il fanalino di coda tra le regioni alpine, per quanto attiene la valorizzazione del proprio patrimonio boschivo. Le linee di sviluppo del potenziale produttivo su cui comunque punta la Regione Piemonte sono:

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• l'adozione di piani di dettaglio per definire obiettivi e programmare le attività forestali delle proprietà forestali più rilevanti;

• migliorare le infrastrutture di servizio ai boschi;

• promuovere la valorizzazione energetica del legno per scopi termici;

• promuovere la gestione associata per far fronte alla frammentazione fondiaria;

• promuovere la certificazione forestale per dare valore aggiunto alle produzioni in bosco e divulgare i principi della gestione forestale presso l'opinione pubblica.

E’ da notare che tra le linee di sviluppo su cui si basa la politica regionale – pur condivisibili nel complesso - non si faccia accenno alla valorizzazione energetica elettrica, nonostante le politiche di incentivazione pubblica messe in campo dai governi nazionali in questi anni di fatto promuovano prioritariamente la produzione di elettricità e solo recentemente hanno inteso incentivare, in modo residuale, la cogenerazione nel suo insieme. Poiché non ci sono dati statistici su produzioni reali, nel tentativo di definire uno scenario operativo ci si riferirà unicamente alle proiezioni, basate su parametri di valore potenziali, elaborate in questi anni dal sistema pubblico regionale. Possiamo in tal senso ipotizzare le seguenti filiere collegate al bosco:

Le filiere di tipo "ambientale". Si tratta evidentemente di filiere improprie, in quanto non determinano ricadute economiche dirette a favore dei proprietari e dei gestori forestali, ma tuttavia in questi anni assumono importanza sempre maggiore.

• Il bosco è uno dei principali fattori di attrattiva che sono alla base del successo del turismo montano o, più in generale, del turismo legato all’ambiente e alla natura.

• La corretta gestione, e la qualità ambientale delle foreste è il principale caposaldo per la messa in sicurezza del territorio nei confronti delle calamità naturali (alluvioni, frane e valanghe).

Filiere economiche La tradizionale classificazione delle produzioni forestali economiche adottata dalla Regione distingue tra Legname da Opera, Paleria, Tronchetti e Cippato. Le prime due si riferiscono alle filiere di trasformazione a valore aggiunto del legname, mentre le ultime sono destinate alla produzione energetica.

• a) Filiera del legname da opera La prima tra le filiere economiche – con ritorno diretto sulle proprietà e sulle imprese è legata alla gestione o coltivazione forestale destinata alla produzione di paleria e, più in generale, di legname da opera. Per i motivi già accennati, questa forma di valorizzazione del legname, già di per sé esigua data la natura a ceduo della maggior parte dei boschi piemontesi, è andata riducendosi negli anni ai valori indicati nelle pagine precedenti: la produzione di legname da lavoro più consolidata e consistente non è infatti in montagna ma è rappresentata dalla coltivazione dei pioppi, per una quota di volumi utilizzati pari a circa 400.000 m3/anno. I boschi di conifere hanno un interessante potenziale produttivo di legname da lavoro, sebbene siano difficilmente raggiungibili. Per i restanti popolamenti non ci sono dati statistici sulle produzioni reali ed è quindi solo possibile riferirsi al già citato potenziale produttivo di 2,6 milioni di m3/anno (4,8 m3/ha per anno). La filiera connessa a questi materiali viene generalmente ricondotta alle seguenti attività di impresa:

• ditte di utilizzazione boschiva,

• segherie (produzioni di travi e tavole),

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• imprese del comparto dei pannelli a base di legno e l'industria della carta

• dall'industria del mobile,

• falegnamerie artigianali ed industriali e dalle altre produzioni in legno.

Molte imprese operano all’interno di questo comparto industriale, e gli scambi di legname sul territorio legati alle lavorazioni del legno sono molto differenziati, tuttavia esiste un profondo scollamento fra il reperimento locale della risorsa e la sua trasformazione.

• b) Filiera energetica Come abbiamo visto, la struttura dei nostri boschi, in prevalenza latifoglie, è per due terzi (pari al 77% del potenziale di biomassa totale) governata a ceduo: una forma di coltivazione che produce assortimenti di minor pregio naturalmente più adatti alla produzione di tronchetti e materiale da triturazione (cippato) da destinare a valorizzazione energetica. E’ proprio questa terza filiera che oggi si trova ad essere al centro del dibattito e delle turbolenze del mercato. Alcune riflessioni:

• Tronchetti vs Pellet. Nelle proiezioni di mercato si tende in genere a sopravvalutare l’importanza commerciale dei cosiddetti “tronchetti” destinati all’alimentazione di stufe, camini o forni. E’ vero che la domanda per questo prodotto è in questi ultimi anni in relativa crescita, al punto che gran parte del materiale viene importato, tuttavia si tratta di un mercato che trova tre limiti fondamentali di sviluppo:

- E’ un commercio povero, che si regge per la gran parte sulla vendita in nero di proprietà boschive gestite in ambito familiare.

- Camini e stufe tradizionali producono emissioni non compatibili con gli obiettivi di riduzione delle polveri.

- Il tronchetto è un prodotto in diretta concorrenza con il pellet, un combustibile per lo più importato, moderno ed efficiente in termini di sistemi di distribuzione e vendita, modalità di stoccaggio e conservazione, possibilità di controllo della combustione e smaltimento delle ceneri.

• Logistica: la gestione di piani di intervento forestale su larga scala per finalità di produzione energetica si scontra con un problema tecnico organizzativo da non sottovalutare, legato alla mancanza di piattaforme logistiche territoriali verso le quali far convergere il materiale esboscato, avviando in tal modo la prima selezione tra legname da destinare a produzione energetica e legname da destinare ad impieghi a maggior valore aggiunto.

• Riscaldamento vs produzione elettrica. La biomassa forestale tradizionalmente viene impiegata all’interno di sistemi termici quali stufe, camini, caldaie collegate a reti termiche.

I sistemi più moderni garantisco un livello molto elevato di efficienza energetica – intesa come rapporto tra energia prodotta, al termine del processo, ed energia potenziale contenuta nel materiale immesso - spesso superiore all’80%. Da alcuni anni, sono anche stati introdotti sul mercato dei sistemi di produzione elettrica a biomassa, con modalità di processo differenti. Il fatto che la politica di incentivazione (tramite certificati verdi o tariffa onnicomprensiva) premi sostanzialmente la sola produzione elettrica ha stimolato lo sviluppo di molte nuove centrali sul territorio. Il problema di queste tecnologie, che vedremo in dettaglio in seguito, è che offrono rendimenti di processo molto minori (inferiori al 30% sul fronte elettrico) e, nella maggior parte dei casi, disperdono il potenziale termico residuo. Le leggi nazionali favoriscono questo genere di impianti, i quali però suscitano molte perplessità rispetto alla scarsa efficienza complessiva dei processi di conversione.

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Poiché gli impianti elettrici a biomassa hanno una taglia molto elevata (il range di potenza varia da pochi centinaia di kWe a decine di Megawatt) hanno bisogno di importanti flussi di approvvigionamento di legname e pertanto intercettano grandi quantità di biomassa che, se impiegata all’interno di sistemi termici, potrebbe indubbiamente essere sfruttata in modo più completo.

Le obiezioni sono pertanto comprensibili anche se, sovente, le politiche di supporto ai sistemi esclusivamente termici sono fondate su una chiave di lettura eccessivamente rigida, di tipo ingegneristico.

E’ infatti da considerare che l’incidenza dei costi di realizzazione e di gestione delle reti termiche, rapportata ai costi di esbosco del materiale locale, sovente non rende conveniente investire su questo tipo di infrastrutture: mentre invece i progetti basati sulla produzione elettrica, grazie alle tariffe concesse dallo Stato, garantiscono rendimenti oggi molto elevati nonostante la minore efficienza di processo.

• Cogenerazione e scelta tecnologica. La soluzione al problema dell’efficienza, in teoria, si trova nella cogenerazione, cioè nella produzione contemporanea di energia elettrica ed energia termica partendo da un'unica fonte (fossile o rinnovabile, nel nostro caso la biomassa) nell’ambito di un unico sistema integrato.

Tutti gli impianti elettrici a biomassa possono ritenersi cogenerativi, in quanto alla produzione di elettricità è sempre abbinato un cospicuo rilascio di energia termica (in proporzione 1:1 sino a 1:3) che può essere veicolato all’interno di sistemi produttivi o reti di riscaldamento arrivando in tal modo, quindi, a livelli di rendimento combinato anche del 75-80%.

Le recentissime nuove normative nazionali premiano la cogenerazione quando l’energia termica sia impiegata in sostituzione di processi termici alimentati da fonti fossili.

E’ però da tenere in considerazione il fatto che il motore cogenerativo produce energia termica in modo costante, rendendo quindi molto difficile trovare degli impieghi adatti per il calore prodotto. Una rete termica di tele-riscaldamento, ad esempio, funzionando in modo irregolare e solo nel periodo invernale, non esaurisce completamente il problema della dispersione energetica. Poiché sul territorio è decisamente più semplice trovare destinazioni per limitate quantità costanti di energia termica, il problema in questo caso si sposta sulla scelta tecnologica del cogeneratore e, in tal senso, gli impianti di taglia ridotta, anche molto inferiori ad 1 MW di potenza, sembrano quelli maggiormente adeguati allo scopo.

DIRETTRICI DI INTERVENTO SUL TERRITORIO Dimostrato l’elevato potenziale energetico dal punto di vista del materiale combustibile disponibile in Piemonte, vediamo ora la questione dal punto di vista delle condizioni di contesto per la “domanda” di biomassa, cioè quali sono le norme che incentivano la costruzione di impianti a biomassa. La pianificazione sul territorio di tali strutture, e i criteri di autorizzabilità delle centrali, sono questioni ancora aperte che possono essere viste sostanzialmente su tre livelli distinti: 1. Il primo, quello oggi portato avanti dalla UE e dagli organismi sovranazionali, basato

sull’affermazione di principi, più o meno condivisibili ma pur sempre cogenti. In base a tali principi oggi in Europa, non si possono frapporre ostacoli di fatto e di diritto allo sviluppo delle rinnovabili.

Un principio rafforzato dalla scelta dell’energia come un settore ad esercizio libero, demandato all’iniziativa privata, sostenuta da specifiche politiche di incentivazione tariffaria e da altre misure di agevolazione.

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In questo senso, è già un elemento di pianificazione la scelta (espressa nel febbraio 2010 dalla Commissione Europea e accolta dalla normativa italiana) di favorire gli impianti sotto 1MW di potenza, riducendo la complessità dei flussi di approvvigionamento e l’impatto territoriale.

2. Il secondo livello - nazionale - declina questi principi stabilendo i criteri per il corretto inserimento degli impianti sul territorio. In Italia questo sforzo ha portato all’approvazione delle linee guida nel mese di settembre 2010.

Il problema di queste linee guida che sono limitate alla proposta positiva e non agiscono in senso di censura. Per cui, all’art. 16 si richiamano come condizioni per la valutazione positiva dei progetti tutta una serie di condizioni la cui mancanza, però, non determina la possibilità di bloccare una determinata procedura autorizzativa.

3. Le normative in questione rimandano, in effetti, alle Regioni (il terzo livello della pianificazione) la possibilità di definire politiche locali di autorizzazione basate sull’adeguamento ai criteri indicati, però in tal senso il Piemonte non ha ancora legiferato anche se si prevede un pronunciamento a breve. Per cui, dal punto di vista degli impianti (cippato, biogas e oli vegetali) non esiste di fatto pianificazione, se non quella indiretta che esclude la possibilità di costruire centrali in determinate situazioni contestuali.

Le incentivazioni alla produzione energetica da biomassa In linea con l’orientamento europeo, le attuali normative italiane prevedono per gli impianti di potenza inferiore ad 1 MW elettrico la possibilità di cedere l’energia prodotta da biomassa a 0,28 euro per kW al GSE a condizione che la biomassa sia comunitaria. Di fatto, viene incentivata la “filiera corta” unicamente per quanto riguarda le centrali a biomassa di potenza superiore ad 1 MW elettrico riconoscendo in questo caso un coefficiente pari a 1,80 il valore del certificato verde. Una scelta per molti discutibile, che però è stata determinata dal fatto che la normativa originaria (approvata in occasione della Legge finanziaria 2008, che prevedeva un meccanismo discriminante degli incentivi a seconda che la biomassa fosse o meno prodotta entro 70 km dall’impianto indipendentemente dalla potenza dell’impianto stesso) è stata contestata dalla Commissione Europea in quanto contraria ai principi di libera circolazione delle merci. Correndo ai ripari, nel mese di luglio 2009, è stato inserito un articolo alla Legge 99 che ha stabilito una tariffa valida per tutte le biomasse provenienti dal territorio europeo. Una scelta lontana dall’obiettivo di promozione delle produzioni tipiche di un territorio, che permette in base ad argomenti pseudo ambientalisti la valorizzazione energetica di materiale trasportato attraverso tutta Europa. Forse non si poteva fare diversamente, tuttavia questa scelta ha favorito una deriva verso la proposta speculativa di impianti, senza vincoli cogenerativi, alimentati con biomasse “di mercato” – cioè di provenienza prevalentemente estera – senza riguardo per le economie locali e i principi di compatibilità ambientale. Cosa ancora più grave, l’indecisione normativa ha fatto sì che oggi non ci sia ancora un approccio univoco sul territorio italiano in materia di accordi di filiera agroforestale, ma che si registrino almeno tre linee di tendenza sostanzialmente differenti: -­‐ Per quanto attiene agli impianti a biogas legati a produzioni agricole o zootecniche, gli accordi di

filiera vengono praticamente sempre sottoscritti contestualmente alla realizzazione dell’impianto e non presentano particolari difficoltà.

-­‐ Sempre restando nel settore agricolo alcune grandi organizzazioni di impresa (es: Enel GreenPower)hanno sottoscritto accordi di intenti con organizzazioni di rappresentanza degli operatori agricoli – Coldiretti, Confagricoltura, Cia – che però ad oggi non hanno prodotto risultati sostanziali nella nostra Regione, a motivo dei modelli tecnologici scelti dalle imprese (superiori ad 1 MWe di potenza) che, oltre a patire problemi in sede autorizzativa, non sono in grado di “pagare” la biomassa quanto in effetti questa costa. Si deve tuttavia registrare che, muovendosi in questa direzione, con una struttura commerciale dedicata alla sottoscrizione di accordi con i

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proprietari agricoli, la società Mossi & Ghisolfi sta in questi mesi cercando di organizzare il sistema di approvvigionamento della propria centrale di Crescentino destinata alla produzione di bioetanolo da coltivazioni di Arundo Donax.

-­‐ Nel settore delle biomasse forestali, invece, nessun accordo di filiera significativo è stato sottoscritto sul nostro territorio ad oggi dalle società proprietarie di impianti di combustione a cippato esistenti, né da parte delle tre imprese titolari di autorizzazioni per 5 MWe, approvati prima della definizione delle attuali normative, che di fatto tale accordo richiedono: queste organizzazioni si limitano a garantire dei prezzi di acquisto del materiale legnoso, indipendentemente dalla provenienza, in genere intorno ai 40/50 euro alla tonnellata (un prezzo molto lontano dal valore minimo per attivare filiere produttive locali soprattutto di materiale forestale).

Possiamo quindi dire che, nonostante lo stimolo della legislazione e della tariffa onnicomprensiva, con l’eccezione degli impianti a biogas, la quasi totalità degli impianti a biomassa nella nostra regione e sul territorio italiano non sono collegati ad alcun accordo di filiera. E’ quindi necessaria una pianificazione specifica sul territorio regionale? Probabilmente sì, e dovrebbe essere fondata su tre principi:

• Massimo impiego termico;

• Compatibilità dei piani economico finanziari con le caratteristiche socio economiche del territorio;

• Certificazione della filiera di approvvigionamento.

Solo l’impostazione di una normativa cogente rispetto a questi tre fondamentali criteri sarà in grado di limitare lo sviluppo di programmi industriali puramente speculativi limitando, quindi, il rischio di avere sul territorio una struttura per valorizzare la legna del posto e poi trovarsi a svendere il proprio prodotto o, peggio ancora, vedere valorizzato del cippato di importazione, trattato a prezzi non interessanti per gli operatori locali, vanificando quindi lo sforzo organizzativo ed ecologico.

La relazione con il territorio Un errore particolarmente diffuso, non solo in Italia, è riferirsi alla “biomassa” in modo indifferenziato, collegandola alla tecnologia di trasformazione o al prodotto energetico derivato invece che al contesto di produzione o recupero (foresta, coltivazioni dedicate, residui agricoltura, fraz. Organica RSU …) Per cui, comunemente, ci si riferisce al “biogas” piuttosto che genericamente agli “inceneritori” o, ancora, al “biodiesel” come se questi fossero conseguenze di processi di filiera lineari, quando - in realtà - la biomassa deriva da condizioni eterogenee e si riferisce ad ambiti di impiego fortemente differenziati. Non è questione di semplice terminologia: ogni tipo di biomassa presente o recuperabile su un dato territorio evidenzia proprie necessità logistiche, oltre che tecniche, complesse collegate a peculiari situazioni locali. Una particolarità che rende inadeguati, in certe situazioni, determinanti metodi di recupero del materiale e processi tecnologici che in altri contesti di impiego risultano invece perfettamente funzionali. Un accordo di filiera finalizzato a produrre, recuperare, caratterizzare e trasportare biomassa dal territorio verso un impianto di produzione energetica deve tenere conto di questa complessità. In questo senso, le variabili da considerare in fase di pianificazione sono sostanzialmente riconducibili alle tre problematiche specifiche descritte in questo documento: le potenzialità del territorio, la tipologia di materiale da valorizzare e il modello tecnologico da adottare.

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Analisi della potenzialità territoriale Tradurre in valore aggiunto le risorse endogene di un territorio sviluppando processi virtuosi all’interno di una economia locale è un obiettivo che integra le scelte di quale e quanta energia produrre con altre due questioni fondamentali: ”come” produrla e – soprattutto - “dove”. Prima di un accordo di filiera occorre infatti valutare il potenziale di un territorio ricercando la massima integrazione delle differenti forme di energia di derivazione forestale possibile solo con innovazioni di processo e investimenti in tecnologie evolute. Occorre infatti anche un rovesciamento di prospettiva in senso impiantistico e, in questo senso, le innovazioni tecnologiche e/o relative ai processi di tagli e esbosco (perché le prime non possono andare senza gli altri) potranno svolgere un ruolo fondamentale nella messa a punto di modelli industriali e di filiera compatibili e remunerativi. In secondo luogo, la garanzia di provenienza della biomassa con la migliore valorizzazione dell’energia termica e l’ampliamento della prospettiva commerciale del legname sono i tre obiettivi principali che devono essere presi in considerazione orientando il sistema logistico di filiera. Al di là della eticità di tale approccio, si ritiene che la gestione integrata della filiera nel suo complesso, a partire dalle realtà di produzione della biomassa sino alle produzioni collegate e all’impiego dell’energia termica sia comunque una necessità. E’ infatti interessante notare che, nonostante lo sviluppo del settore sia solo agli inizi si sono già registrate sul territorio italiano alcune situazioni critiche di concorrenza negli approvvigionamenti e nei prodotti finiti (cippato per energia vs. truciolato per pannelli; carenza di legname da opera). Una realtà di mercato appesantita dal fatto che non ci sono, in Italia e in Piemonte, molte realtà di settore strutturate in modo industriale sul territorio, lasciando in sostanza la gestione delle biomasse locali ad organizzazioni spesso limitate dall’estemporaneità e dalla mancanza di prospettiva.

Impianti e territorio la politica di incentivazione ha già motivato diversi gruppi industriali a proporsi come gestori di impianti di generazione elettrica di elevata potenza, normalmente collocati in pianura, in zone atte ad intercettare convenientemente i flussi internazionali di biomassa legnosa di scarto. Gli imprenditori, in questo caso, scommettendo sulla loro capacità di comprare alle migliori condizioni economiche la biomassa disponibile sul mercato, costruiscono un impianto e organizzano un sistema logistico di approvvigionamento. Una centrale costruita con intenti puramente speculativi, però, non sembra in grado di usare quote significative di legno locale in quanto i prezzi di mercato del combustibile non sono certamente in grado di remunerare, se non in modo assolutamente marginale, le nostre proprietà forestali. E’ invece necessario utilizzare le incentivazioni per promuovere lo sviluppo di filiere bioenergetiche concepite su altre basi organizzando in ambito locale soggetti di impresa che perseguano, tramite la produzione energetica, finalità di promozione territoriale estesa. Occorre passare dall’approccio per cui la tariffa onnicomprensiva è un’opportunità esclusivamente finanziaria e fine a se stessa, ad una logica di sistema che consideri l’occasione industriale al fini di sfruttare al meglio il valore potenziale dei boschi creando occupazione e distribuendo il margine sui diversi operatori di filiera attivi in ambito locale. Rovesciando quindi l’approccio attuale, che definisce la taglia dell’impianto e – in base a questa – organizza il sistema di approvvigionamento, occorre cercare di “portare gli impianti alla biomassa” individuando le condizioni di struttura, di metodo e tecnologiche utili all’insediamento di impianti di produzione energetica il più possibile vicini alle nostre aree forestali.

LA RICADUTA TERRITORIALE DEL VALORE DELLE FILIERE BOSCHIVE Grazie alla spinta derivante dagli incentivi (che permettono di dare un valore alla gran parte di legname che non può essere destinato ad altro che alla combustione) anche la restante quota di

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legno piemontese, oggi non competitiva sul mercato globale in base ai volumi, ai costi di utilizzazione o alle caratteristiche tecnologiche degli assortimenti ritraibili, potrà trovare un debito sviluppo economico. Questo soprattutto attraverso l’integrazione con altre filiere a più alto valore aggiunto, caratterizzate da una minore incidenza della materia prima sul valore complessivo della produzione. Nella filiera “foresta – energia - legno” concepita secondo questa logica si possono far rientrare le tipologie di imprese che seguono:

1) imprese di utilizzazione boschiva 2) imprese di prima lavorazione

• segherie • imprese di semifiniti in legno

3) imprese di seconda lavorazione • mobilifici • imprese di imballaggi in legno • falegnamerie industriali • industrie cartarie e della carto-tecnica

4) impieghi ad alto valore aggiunto • Edilizia • Prodotti energetici (pellet, tronchetti e cippato) • Arredo Urbano

Il principio che regola questa prospettiva di mercato non considera il legno come un prodotto finito. Il “valore” del legno piemontese non deve ricercarsi nella materia prima, infatti, ma nelle applicazioni finali e nelle tecnologie ad alto valore aggiunto che possono farne uso. Un esempio significativo è rappresentato dai nuovi combustibili come il pellet, dalle componenti modulari da utilizzare nella bioedilizia o dallo sviluppo di prodotti specialistici, con caratteristiche innovative in termini di design e prestazioni: la “filiera corta” potrà essere valorizzata impegnando ad esempio le Amministrazioni locali ad introdurla come condizione privilegiata nei bandi per la ristrutturazione degli immobili pubblici, per la fornitura di prodotti di arredo o per la gestione di servizi di fornitura di calore. In termini di contributo all’occupazione e allo sviluppo di impresa giova ricordare che, con l’energia prodotta da biomasse provenienti da locali all’interno di un impianto cogenerativo di nuova generazione, a seconda delle condizioni territoriali si crea un posto di lavoro nella filiera del legno ogni 40/60 kWe di potenza installata (dieci utenze domestiche). Questo dato si desume dal fatto che in media, ogni ettaro di superficie forestale può produrre circa 3 tonnellate di legno l’anno, nell’ambito di un piano di gestione forestale sostenibile di 15 anni. Attualmente il settore è sottodimensionato rispetto alle prospettive di mercato: in Piemonte, secondo dati regionali, ci sono solo 262 imprese, che operano primariamente nel settore della produzione di tondame da lavoro e di legna da ardere. Il 96% di queste è classificabile tra le microimprese - 80% di microimprese a carattere familiare e 16% di microimpresa strutturata - dall'imprenditore coadiuvato da uno o due operai stabili, cui si unisce talvolta il supporto di addetti stagionali. Le modalità con cui vengono eseguiti tali interventi sono ancora legate alla tradizione e basate principalmente sull'abbattimento con motosega e sull'esbosco con trattore o con impianti a fune che hanno una certa diffusione in montagna. Le ditte boschive associano alla raccolta e commercializzazione di legname tondo altre attività quali ad esempio la manutenzione delle aree verdi e della viabilità pubblica (sgombero neve), ingegneria naturalistica o lavori agricoli. Ciò evidenzia la flessibilità e l'importanza funzionale di queste imprese nei contesti locali, per la manutenzione del territorio e lo sviluppo rurale. Anche al fine dello sviluppo di impresa sul territorio è stato sottoscritto un accordo tra Uncem Piemonte (l’associazione di riferimento per le comunità economiche montane) ed il Consorzio JPE 2010, per sviluppare nel breve medio periodo un programma di insediamento sul territorio montano regionale di impianti di piccola taglia, tra i 200 kWe e 1 MWe .

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Una nuova centrale a biomassa - analisi SWOT La prospettiva di allestimento di una centrale sul territorio scatena sempre reazioni contrapposte tra i soggetti coinvolti a qualche titolo nel settore della gestione forestale o nell’industria di trasformazione del legname e opposizioni nel merito tecnologico, naturalistico, ambientale o genericamente pregiudiziali. Un programma di sviluppo dell’economia forestale tramite la produzione energetica deve pertanto essere valutato anche relativamente ai punti di forza e debolezza, alle minacce e opportunità. In tal senso, ogni progetto di centrale deve essere analizzato in modo specifico, tuttavia, grazie all’esperienza maturata dall’Uncem in questi anni nel settore, alcuni tratti comuni possono essere evidenziati e posti alla base delle analisi di fattibilità:

• Tra i punti di forza delle operazioni industriali si deve evidenziare la gestione diretta delle filiere di approvvigionamento. Del resto un motivo per la positiva collaborazione tra le realtà private e pubbliche si trova nel fatto che le mutate condizioni del mercato delle biomasse sul piano internazionale introducono forti elementi di criticità rendendo molto interessante, per un investitore, la possibilità di sottoscrivere accordi di lungo periodo per la fornitura garantita di biomassa.

Un altro punto di forza è rappresentato dall’efficiente impiego dell’energia termica che permette di integrare economicamente i piani economico finanziari rendendo appetibile un particolare investimento nella produzione energetica da biomassa.

• Tra i punti di debolezza si deve evidenziare come le tecnologie di gassificazione, essendo basate su processi tecnologici innovativi con relativamente pochi dati storici di funzionamento, trovino grossi problemi di accettazione da parte del sistema creditizio rendendo difficile la strutturazione dei business plan.

Un secondo punto di debolezza “di sistema” è legato alla difficoltà di trovare professionalità adeguate nei territori montani per far partire progetti industriali di un certo peso, così come attiene alla tematica della professionalità la generale mancanza di struttura tecnica e industriale delle organizzazioni degli operatori forestali. Anche la mancanza di specifici consorzi o associazioni di proprietari organizzati (in una regione in cui la proprietà dei boschi è assai frammentata) è una costante territoriale imponendo la realizzazione di azioni specifiche volte all’organizzazione di tali strutture.

• Le principali opportunità sono riferibili alla possibilità di creare una economia del legno anche su piccola scala. “Entrando in bosco” per asportare legno da cippare si porta sempre via una quota di legno pregiata da destinare a scopi più remunerativi nell’ambito di un sistema logistico.

Sempre rispetto alle opportunità, deve essere vista con ottimismo (quindi non come una debolezza strutturale) la possibilità di organizzare corsi di formazione per operatori forestali. L’opportunità maggiore, per certi versi una sfida da cogliere, è legata alla nuova occupazione generata da una centrale: le analisi di fattibilità hanno confermato che all’incirca ogni 40 kW di potenza elettrica installata si crea un nuovo posto di lavoro nella gestione delle filiere forestali in Piemonte.

• Le minacce da considerare con maggiore apprensione, rispetto alle quali costruire le exit strategies e i supporti di garanzia finanziaria delle imprese coinvolte, sono legate alle turbolenze di mercato legate a possibili blocchi degli approvvigionamenti.

Un secondo elemento di dubbio è legato alle scelte tecnologiche che, essendo innovative, non è detto che possano confermare i valori di rendimento e prestazionali attesi a seguito della fase prototipale e precompetitiva. Un terzo problema può essere legato ai troppi impianti in realizzazione sul territorio che possono determinare una perdita di competitività dell’intero settore.

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La lentezza degli iter burocratici è un ulteriore elemento da gestire. Ultima minaccia, molto seria: l’opposizione sociale all’allestimento di una centrale. Uno dei progetti pilota promossi lo scoro anno da Uncem con l’Ipla - relativo al Comune di Sampeyre in Valle Varaita - ha dovuto essere cambiato di sede e profondamente ridimensionato proprio perché alle ultime elezioni amministrative di maggio ha vinto una lista civica contraria alla realizzazione dell’impianto cogenerativo nel comune dimostrando che, anche quando gli interventi di condivisione e concertazione pubblica delle iniziative siano messi in atto, a volte, non servono!

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TECNOLOGIE PER LA VALORIZZAZIONE DELLA BIOMASSA

TECNOLOGIE DISPONIBILI Le principali tecnologie per la valorizzazione energetica della biomassa si riferiscono essenzialmente ai cinque processi indicati nello schema seguente:

I processi biochimici si basano sul fatto che alcuni microrganismi, direttamente o mediante processi enzimatici da loro stessi prodotti e attivati, riescono a trasformare le molecole organiche complesse in sostanze più semplici utili, a loro volta, per la sintesi di nuovi prodotti chimici dal contenuto energetico particolarmente elevato. In genere le sostanze organiche più adatte a questo tipo di processi hanno un contenuto di umidità superiore al 30%. I tre processi microbiologici maggiormente studiati e già diffusamente impiegati sono i seguenti:

La digestione anaerobica. La biodigestione è il processo più impiegato nel trattamento dei residui organici. Frantumando la materia organica, alcuni batteri strettamente anaerobici sono in grado di produrre una miscela di biogas ad alto contenuto di metano. E’ un processo adatto a prodotti di rifiuto molto umidi, con contenuto in acqua variabile superiore al 50%.

La fermentazione alcolica. Analogo, come processo, a quello che permette l’evoluzione del mosto in vino grazie allo zucchero presente nell’uva, la fermentazione delle biomasse consiste in un processo di frantumazione iniziale delle molecole e conversione in zucchero. Successivamente, lo zucchero viene fatto fermentare mediante lieviti, in una soluzione alcolica, seguita da una separazione e concentrazione dell’alcol stesso per distillazione.

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Il processo di esterificazione consiste in una reazione chimica in cui l'olio contenuto nelle biomasse, reagendo con il metanolo, in presenza di catalizzatori alcalini, forma estere metilico e glicerina grezza. L’estere metilico - in pratica - è il biodiesel.

Gli oli maggiormente utilizzati a tale scopo nel mondo sono quelli di colza o di soia, anche se altre coltivazioni come, senape, alghe e olio di palma sono in decisa crescita. Il biodiesel può prodursi anche con olio vegetale di scarto e con i grassi animali.

I processi termochimici utilizzano l’azione del calore per attivare reazioni chimiche in grado di convertire in energia termica o elettrica la sostanza organica. Richiedono biomasse di umidità inferiore al 50% ad elevato contenuto di lignina e cellulosa. Nel settore industriale, soprattutto negli USA e nel nord Europa, ci sono già numerosi impianti sia di combustione diretta delle biomasse, sia collegati ai cicli di trattamento industriale dei prodotti agricoli. Anche se in genere le nuove installazioni sono di tipo cogenerativo, il maggior numero di impianti nel mondo sono ancora destinati alla produzione di sola energia termica con potenze variabili tra alcune centinaia di kWt e svariate decine di MWt. Nell’ambito della conversione termochimica, si distinguono i seguenti processi:

combustione diretta;

pirolisi controllata (produzione di carbone e olio combustibile);

piro-gassificazione (formazione di miscela di gas).

In questi ultimi mesi sono state anche presentate alcune proposte tecnologiche innovative oggi ancora sperimentali che però, in un futuro abbastanza prossimo, potranno giocare un ruolo non secondario nel settore. Tra queste, per l’importanza che potrà avere rispetto alla possibilità di produrre energia con biomasse oggi difficili da valorizzare economicamente, come le vinacce o i sarmenti, si può citare la tecnologia della Torcia al plasma di piccola taglia in via di sperimentazione in Svizzera. Con la combustione diretta, che si realizza tramite stufe e caldaie di varie potenzialità, tutto il contenuto energetico della biomassa viene trasferito nel calore sensibile dei prodotti della combustione (fumi) per essere utilizzato immediatamente in loco. La combustione rappresenta l’approccio più tradizionale e richiede combustibili sufficientemente secchi, come le biomasse legnose, prevedendo l’ossidazione esotermica del combustibile in presenza di aria comburente e il conseguente sfruttamento del combustibile sotto forma di energia termica. Presenta problematiche legate al contenuto di umidità e alla pezzatura della materia prima, che deve essere ridotta in pezzi, cippata o trasformata in pellet. Anche la produzione di inquinanti deve essere limitata con il ricorso a sistemi di abbattimento efficienti. Per quanto attiene i sistemi di cogenerazione basati sulla combustione diretta, si segnalano i processi basati su:

Turbine a vapore, in cui l’impianto è costituito da una pompa, una caldaia, una turbina ed un condensatore. In pratica la turbina, che produce energia, è alimentata dal vapore d’acqua. Il range di utilizzo di questi impianti va da 1 MWe sino a 50MWe;

Cicli Rankine a fluido organico (ORC), simili alle tradizionali turbine a vapore, eccetto per il fluido di lavoro che, in questo caso, è un fluido organico con elevata massa molecolare che garantisce maggiori rendimenti elettrici. Trovano le migliori occasioni di impiego a partire da 600 kWe di potenza.

I rendimenti elettrici sono più elevati per impianti di potenza superiore a 10 MWe. Gli impianti di potenza inferiore ad 1 MWe in media si collocano in una fascia di rendimento elettrico tra 13-17%.

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Il processo di pirolisi prevede la decomposizione della biomassa per riscaldamento in assenza di aria. La pirolisi avviene con temperature comprese fra 200°C e 700°C. A temperature inferiori a 400-500°C, la pirolisi è definita carbonizzazione e produce carbone di legna, combustibili gassosi e combustibili liquidi (oli pesanti e leggeri). A sua volta la parte gassosa contiene idrogeno, ossido di carbonio, anidride carbonica, idrocarburi ed azoto. Il processo di pirolisi necessita di un riscaldamento e richiede pertanto del materiale secco (contenuto d’acqua inferiore al 15%) per un rendimento elevato. Un contenuto d’acqua superiore non impedisce comunque il processo ma ne riduce l’efficienza. Il processo di gassificazione. La gassificazione è un processo chimico-fisico mediante il quale si trasforma un combustibile solido (legno, scarti agricoli, rifiuti) in un combustibile gassoso. È, in questo, affine al processo di pirolisi anche se avviene a temperature molto più elevate e in presenza di un agente ossidante: tipicamente aria, ossigeno o vapore. Tanto più è elevata la temperature di processo, maggiore è la percentuale che si ottiene di gas. Sopra i 1.000°C la gassificazione è praticamente totale. Viene così ottenuta una maggiore frazione di combustibile direttamente impiegabile in motori endotermici per la produzione di energia elettrica. I risultati migliori si ottengono con prodotti da trattare a basso contenuto di umidità. Il prodotto finale è costituito da un gas di sintesi denominato “syngas” che rappresenta esso stesso un combustibile. Il processo in un certo modo somma i processi visti sinora realizzandosi in tre fasi sequenziali4:

una prima fase di combustione in cui si ottiene la disidratazione del materiale;

una seconda fase di pirolisi in cui si ottiene una parziale distillazione del legno;

una terza fase di gassificazione vera e propria in cui i prodotti della pirolisi reagiscono con l'agente gassificante dando origine a vari prodotti dei quali, alcuni, combustibili.

La gassificazione è quindi il metodo attualmente migliore, almeno negli impianti al di sotto di 1MWe di potenza, per ottenere energia da differenti tipi di materiali organici in quanto garantisce rendimenti elettrici superiori agli altri processi. Negli ultimi anni ha trovato anche applicazione nel trattamento termico dei rifiuti. Rispetto alla combustione diretta, la gassificazione presenta però diverse complicazioni impiantistiche legate, soprattutto, alla gestione dei tar (residui catramosi) e alla difficoltà di trattamento di biomasse eterogenee.

La scelta del modello tecnologico La matrice seguente – relativa alle diverse possibilità di valorizzazione energetica delle biomasse legnose - ci fornisce uno spunto per comprendere quanto debbano essere unicamente le condizioni di contesto a determinare la scelta di una particolare tecnologia. L’esempio mette in confronto tra di loro quattro tecnologie di cogenerazione, indicando i parametri di equivalenza delle diverse soluzioni tecnologiche oggi sul mercato, in condizioni di acquisto della biomassa a 80 Euro alla tonnellata (umidità 40%). Il prospetto tiene conto dei costi necessari di investimento, della quota di energia elettrica ceduta al GSE a 0,28 Euro al kWe, di un valore di cessione dell’energia termica a 3 eurocent per kWh, e del valore dei Titoli di Efficienza Energetica riconosciuti per le reti termiche.

4   �  Le  descrizioni  del  processo  di  gassificazione  sono  molte.  In  questa  sede  è  stata  preferita,  per  la  sua  semplicità,  quella  utilizzata  nel  Centro  Ricerche  ENEA  di  Trisaia.  

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VALORE BIOMASSA 80 EURO TON

Rankine 1 MWe

Turbina ORC 1 MWe

Gassificatore 100 – 400 kWe

Gassificatore 500 – 1000 kWe

Costo medio impianto a KWe 5.300 € 4.800 € 4.000 € 4.400 €

Rendimento elettrico 16 % 18 % 25% 28%

Produzione (per Kg di biomassa anidra):

• kW elettrici 0,85 0,95 1,28 1,54

• kW termici 4,07 4,02 1,84 1,88

Vendita minima energia termica:

• KWh termici 21.561.120 18.018.000 1.285.500 5.940.000

• Rispetto a produzione termica totale 62% 55% 95% 72%

In pratica, nel caso di impianti di potenza inferiore ad 1 MW elettrico alimentati con biomassa del territorio piemontese:

• Nessuna tecnologia oggi può prescindere dalla cogenerazione. I bilanci non trovano un punto di equilibrio se non si prevede anche la valorizzazione di quote significative di energia termica.

• Gli impianti ORC (e peggio ancora quelli a turbina classica) possono “reggere” solo se collegati a reti termiche in grado di assorbire e pagare più di 18 milioni di kWh nell’arco di un anno.

• Qualora non si riuscisse ad individuare sul territorio una rete o un processo industriale in grado di assorbire in modo costante energia termica per più di 2,2 MW di potenza, ecco che il campo delle possibili soluzioni tecnologiche si restringe ulteriormente rendendo praticabile, ad oggi, solo la strada della gassificazione (con i rischi tecnologici propri di questa tecnologia poco più che sperimentale).

Rispetto alle necessità di collegamento con le filiere locali, le considerazioni sopra espresse non ci permettono molte alternative:

• Dato che, però, le tecnologie di gassificazione richiedono biomassa non eterogenea e fortemente caratterizzata, nel caso di un piccolo impianto un eventuale accordo di filiera dovrà essere limitato ai soli produttori forestali, senza pensare di estendere la proposta ai produttori di biomasse agricole o di residui di processo.

• Nel caso opposto (ad esempio riferibile all’alimentazione termica di un grosso centro commerciale o di una rete termica comunale di grande estensione) l’elevata domanda di energia termica permetterà di adottare tecnologie tradizionali, maggiormente adeguate a trattare biomasse eterogenee. Nello schema si propone una sintetica classificazione delle migliori combinazioni tra tecnologie oggi disponibili, tipologia di biomasse e possibili ambiti di utilizzo dell’energia termica.

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Schema di confronto tra le diverse tecnologie disponibili Nella tabella seguente si propone una griglia di confronto e classificazione delle differenti tecnologie analizzate:

Tecnologia Vantaggi Limiti Criticità Prezzo

biomassa5 in Euro

Caldaie a cippato

• Tecnologie mature. • Stabilità di

funzionamento. • Efficienza. • Adatte anche a

piccole reti di riscaldamento.

• L’energia termica non è incentivata in modo conveniente.

• Incidenza dei costi della rete sul costo complessivo di impianto.

• Gestione delle utenze.

80 - 110

Turbine a Vapore Ciclo Rankine

• Diffusione di impianti.

• Stabilità di funzionamento

• Adatte a combustibili più eterogenei.

• Semplicità di conduzione.

• Obbligo di Presidio. • Taglia impianti

elevata. • Costo tecnologia • Limitata

produzione di elettricità.

• Richiede estese reti di riscaldamento o grandi utenze termiche.

• Emissioni elevate.

• Accordi di filiera per approvvigionamenti.

40/50

Turbine ORC • Diffusione di impianti.

• Stabilità di funzionamento

• Adatte a combustibili più eterogenei.

• Semplicità di conduzione.

• Non richiede presidio.

• Costo della tecnologia

• Limitata produzione di elettricità.

• Richiede estese reti di riscaldamento o grandi utenze termiche.

• Emissioni elevate.

• Dipendenza dalla efficienza nella gestione delle utenze termiche.

• Prezzo di acquisto biomassa.

• Dimensioni impianto.

40 /55

Torce al plasma • Adatte a combustibili eterogenei.

• Semplicità di conduzione.

• Resa elettrica. • Dimensioni

impianto.

• Tecnologie a livello prototipale.

• Finanziabilità • Partnership • Garanzie.

50 - 70

Piro gassificatori

• Resa elettrica • Emissioni contenute • Bassa potenza • Adatti anche a

piccole reti di riscaldamento.

• Stabilità / Funzionamento impianti

• Necessità di biomasse omogenee.

• Trattamento e caratterizzazione biomassa

• Finanziabilità. • Garanzie.

60 - 80

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DIRETTRICI DI SVILUPPO TECNOLOGICO Il metodo di analisi dello sviluppo tecnologico delle curve a S si fonda sulla relazione intercorrente tra la performance di una tecnologia (intesa come dati prestazionali quali rendimento, efficienza, capacità e potenza) e l’impegno di risorse investite al fine di raggiungere l’incremento prestazionale atteso. All’inizio, lo sviluppo di ogni tecnologia tende ad essere caratterizzato da una certa lentezza, connessa alla difficile messa a punto della tecnologia stessa; successivamente, per la coincidenza sinergica di diversi fattori, si apre una fase di rendimenti crescenti; infine si assiste ad un rallentamento dello sviluppo della performance all’avvicinarsi ai limiti intrinseci dello sviluppo tecnologico. Per questi motivi, la dinamica evolutiva assume graficamente l’andamento di una curva ad S.

Spesso avviene che, a seguito dell’avvento di un nuovo processo più efficiente, una tecnologia sul mercato non raggiunga il proprio limite. Questo capita quando, come si può osservare nella figura, l’andamento di sviluppo di una nuova tecnologia presenti una curva a S più ripida (a) o garantisca una performance più elevata (b) rispetto a quella già disponibile. Due condizioni che portano gli operatori a non ritenere più conveniente l’investimento di ulteriori risorse a sostegno della tecnologia obsoleta, in quanto la nuova base di conoscenza su cui si basa la nuova proposta soddisfa meglio

le necessità di mercato. Nel lungo periodo diminuiranno quindi i tentativi da parte dei produttori di estendere il ciclo di vita della tecnologia in uso, la quale sarà un po’ alla volta sostituita dalla tecnologia innovativa. L’approccio delle curve a S, benché nel nostro caso di difficile calcolo, può servire come punto di partenza per capire se ci siano o meno le condizioni per considerare la tecnologia di gassificazione una effettiva discontinuità, almeno per ciò che riguarda la finalità della valorizzazione energetica delle biomasse forestali tramite cogenerazione con impianti di piccola taglia. Negli ultimi dieci anni le biomasse forestali sono state quasi esclusivamente valorizzate tramite le già descritte tecnologie di cogenerazione6, basate sulle turbine a vapore e sui processi a fluido organico (ORC), la cui finalità principale è la produzione efficiente di calore. Rispetto alla gassificazione, questi processi hanno garantito una maggiore stabilità di processo e di funzionamento offrendo, per contro, una produzione elettrica più limitata, destinata a rappresentare una sorta di integrazione energetica alla quota termica, certamente importante ma secondaria dal punto di vista economico. E’ chiaro quindi perché la forte incentivazione economica alla produzione elettrica, su cui si basano le attuali politiche di incentivazione, abbia decisamente spostato l’interesse potenziale verso tecnologie in grado di garantire rese elettriche più elevate, determinando in tal senso uno scenario di sviluppo favorevole alla gassificazione. A motivo della disomogeneità di troppe variabili, NON è ancora possibile calcolare in modo puntuale l’evoluzione dei rendimenti relativi alle diverse tecnologie. Si può tuttavia elaborare una comparazione, fondata appunto sulle curve a S, in base ai parametri di funzionamento dei primi impianti e degli obiettivi dei responsabili tecnici di alcune imprese, i quali

6   �  Sinora  l’utilizzo  di  motori  alternativi  è  stato  limitato  alla  conversione  di  biogas  e  oli  combustibili.  

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hanno descritto e presentato i risultati medi di rendimento dei propri prototipi e le previsioni attese per il futuro.

Pur con evidenti limiti di metodo, risulta evidente che la gassificazione garantisce rendimenti decisamente più adatti alle condizioni attuali di scenario, a maggior ragione considerando il fatto che le altre tecnologie non potranno probabilmente perseguire ulteriori significativi aumenti di rendimento elettrico essendo già vicine ai propri limiti massimi.

Esternalità connesse alla tecnologia di gassificazione.

La gassificazione è una tecnologia all’inizio del suo ciclo di vita e presenta ancora ampi margini di miglioramento tecnologico e di efficienza gestionale che, nel medio termine, si tradurranno probabilmente in un miglior rapporto costo/rendimento per il cliente.

Se, dall’analisi comparata delle curve a S, possiamo già desumere un alto valore potenziale della tecnologia (dovuto all’elevato grado di performance), ancor più rilevanti sono i rendimenti crescenti che questo valore è in grado di originare se introdotto nel settore forestale.

Non è ancora valutabile quanto il miglioramento di performance dovuto alle esternalità influirà sullo sviluppo della domanda di gassificatori, tuttavia è evidente che questo effetto ci sarà e non sarà di poco conto.

Data per certa la prosecuzione della politica di incentivazione delle energie rinnovabili, questo fattore incrementale amplia ovviamente l’interesse potenziale per la gassificazione da parte degli Enti locali, interessati alla massima valorizzazione delle proprie risorse forestali.

Rispetto alla possibilità di affermazione come modello prevalente, ai minori costi unitari di ammortamento dovuti all’aumento del rapporto costo/prestazione, si deve inoltre aggiungere l’apporto degli operatori di filiera - soprattutto legati alla gestione forestale - che, in risposta all’aumento di domanda di lavoro sul territorio, potranno strutturarsi in modo idoneo e meccanizzarsi adeguatamente ottenendo:

2. maggiori livelli di produttività per addetto;

3. una riduzione unitaria dei costi di esercizio;

4. maggiori rese economiche;

5. nuove possibilità di impiego.

Combinando quindi le diverse efficienze di filiera ottenibili in ambito locale, tramite lo sviluppo di una rete di impianti efficienti sul territorio, possiamo davvero immaginare l’avvio di un processo virtuoso in grado di favorire, in ultima analisi, uno stabile sistema di autoproduzione energetica rinnovabile fondato su una base di costi e ricavi meno dipendenti dagli incentivi di Legge.

Del resto, valutazioni sulla congiuntura e sulle contingenze di tipo politico a parte, ogni misura organica di incentivazione ha senso solo se è in grado di favorire gli investimenti, migliorare i processi e favorire la costituzione di un sistema stabile e autonomo entro un orizzonte temporale che non può essere certo infinito.

Si può quindi affermare che, probabilmente, grazie alle sue peculiarità, la gassificazione potrà affermarsi nel medio periodo come modello dominante, a condizione che le imprese produttrici utilizzino la quota di profitti derivante dalle politiche di incentivazione aumentando lo sforzo per la stabilizzazione dei processi, la riduzione dei costi e l’aumento dei rendimenti.

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Problematiche di finanziamento Il problema oggi più rilevante, però, è la “bancabilità” dei programmi basati sui gassificatori. A seguito di danni finanziari causati in passato da alcune aziende del settore e dalla pressione pubblicitaria e di discredito operata da imprese proprietarie di tecnologie tradizionali (turbine e ORC), le banche sono in genere restie a concedere credito a questi impianti. Probabilmente lo sviluppo della base di utenti cambierà presto qualcosa, ma la situazione oggi è così. Bisogna essere consapevoli, pertanto, che il ricorso al credito per questi impianti è possibile solo da parte di aziende che siano esse stesse bancabili e possano integrare, con la propria credibilità industriale e finanziaria, i limiti strutturali e di affidabilità che oggi le imprese del settore, per forza di cose, hanno.

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IL MODELLO DI AZIONE PROPOSTO DALL’UNCEM

PARTENARIATO PUBBLICO PRIVATO Favorire la creazione di diffuse micro economie locali ambientalmente sostenibili producendo energia è un valido punto di partenza per processi virtuosi di promozione economica, oltre a rappresentare un enorme mercato potenziale. I punti chiave di una corretta strategia di filiera sono così sintetizzabili:

• gestione sostenibile dei beni collettivi,

• contesto favorevole all’innovazione,

• etica nelle scelte di investimento,

• equa distribuzione dei profitti,

• governance delle iniziative tramite accordi partenariali.

Si tratta di una prospettiva allargata, quindi, che impone di non valutare solo il rendimento potenziale di una più o meno efficiente tecnologia per produrre energia, quanto di verificare se l’adozione in modo diffuso di questa tecnologia possa essere un volano per l’obiettivo di ricaduta socio economica a livello locale. Del resto la posizione espressa dall’Uncem, peraltro coerente con i principi fondanti della green economy, si fonda su un principio irrinunciabile: ogni scelta connessa alla valorizzazione energetica dei territori montani o marginali, deve fare i conti con il territorio stesso e lasciare in loco la maggior parte dei suoi profitti in termini di valore aggiunto, occupazione, qualità ambientale e paesaggistica. Limitando la potenza energetica degli impianti, gestendo le risorse esistenti sul posto e attivando tutte le possibili produzioni collegate (ad esempio i prodotti legnosi a valore aggiunto) potremo avvicinare il luogo di produzione energetica all’area di conferimento del combustibile e all’impiego finale cogenerativo, con riduzione dei costi di infrastrutturazione e di movimentazione del materiale. Questo approccio, infatti, determina una possibilità di competizione significativa per le piccole imprese italiane, le quali – meglio di qualsiasi altro competitore internazionale – sanno storicamente gestire e rendere profittevoli ambiti di business limitati. La logica della cosiddetta “filiera corta” rappresenta quindi una strada obbligata se si vuole tradurre l’incentivo economico oggi riconosciuto alla biomassa in una reale opportunità strategica di lungo termine per un territorio.

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GLI ATTORI DI FILIERA Un accordo di filiera rappresenta la fondamentale relazione contrattuale che lega tutti gli attori territoriali (proprietari boschivi e agricoli, pubbliche amministrazioni, operatori forestali, società di trasformazione energetica, clienti dell’energia termica) coinvolti nella costruzione di una centrale cogenerativa.

L’accordo di filiera è la chiave del sistema il cui valore si può comprendere commentando lo schema seguente, applicato nell’ambito dei progetti sostenuti in Piemonte dall’Uncem nei programmi di centrali a biomassa che sta promuovendo sul territorio. La filiera di approvvigionamento di una centrale a biomassa è un processo articolato che coinvolge molti soggetti (professionisti, imprese, enti pubblici) e sposta sul territorio attrezzature, materiali intermedi e prodotti

finiti. Oltre agli Enti locali, i principali attori coinvolti in questo modello partenariale sono almeno cinque:

• La società proprietaria della Centrale di produzione energetica;

• Le società interessate ad investire risorse nelle differenti iniziative industriali o commerciali della cosiddetta “Piattaforma logistica” (energia termica piuttosto che pellet o altri prodotti a valore aggiunto);

• Uno o più consorzi o strutture associative costituite tra i proprietari pubblici e privati di aree forestali o agricoli del territorio, così da mettere a fattore comune la proprietà diffusa;

• Gli enti locali interessati ad acquisire forniture di energia termica da rete termica o prodotta con Pellet a Km. zero.

• Le società e/o le cooperative di operatori forestali.

La complessità di questo processo appare quindi evidente e occorrerà stabilire in modo adeguato il necessario sistema di convenzioni per garantire, da un lato, la corretta operatività della filiera locale

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e, dall’altro, il rispetto delle normative esistenti sulla concorrenza e sui limiti dell’iniziativa pubblica.

La “destinazione finale” della legna del territorio sarà la struttura chiamata convenzionalmente “Piattaforma logistica”, costituita tra le realtà industriali collegate che nello schema sotto riportato sono indicate in giallo, dove si procederà a smistare il materiale conferito a seconda delle caratteristiche del legno e delle opportunità di mercato.

Vantaggi per gli Enti locali L’esistenza di un modello di riferimento per strutturare in modo organico le relazioni commerciali e i processi logistici e industriali, sottoscritto tra i diversi attori coinvolti, è un fatto molto apprezzato dagli operatori istituzionali. Del resto, si tratta di uffici che a diverso titolo interagiscono con un processo autorizzativo o debbono rispondere di scelte che in un modo o nell’altro hanno un impatto diretto sulla vita di persone che vivono sul territorio. Un unico accordo di filiera tra gli attori sopra descritti permette di semplificare il giudizio sull’intero processo, evitando impatti non graditi e riducendo il rischio di autorizzare sul territorio una struttura per la legna del posto e poi trovarsi a vedere valorizzato del cippato di importazione, trattato a prezzi non interessanti per gli operatori locali, vanificando quindi lo sforzo organizzativo.

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Vantaggi per le imprese Un ulteriore motivo per cercare una positiva collaborazione tra le realtà private e pubbliche si trova nel fatto che le mutate condizioni del mercato delle biomasse sul piano internazionale introducono forti elementi di criticità sulla stabilità dei piani di approvvigionamento, rendendo quindi molto interessante, per un investitore, la possibilità di sottoscrivere accordi di lungo periodo per la fornitura garantita di biomassa. In base all’accordo siglato, sarà quindi la società interessata a produrre energia che si prenderà in carico la gestione delle attività di filiera e che realizzerà il progetto affidando agli operatori forestali gli interventi di abbattimento, esbosco, trasporto e cippatura. Per il pagamento dei proprietari del bosco, invece, la Società di gestione del progetto potrà concordare con le proprietà e i Consorzi una tariffa in base a valori prestabiliti, oppure prevedere una ripartizione degli utili derivanti dalla propria attività.

CRITICITÀ DA CONSIDERARE IN UN ACCORDO DI FILIERA Attualmente i flussi commerciali della biomassa – dalla foresta /campo verso gli impianti - sono gestiti, in tutta Europa, prevalentemente da due tipologie di operatori: i commercianti di legname e gli operatori forestali. Allo stesso tempo, dato lo scenario commerciale positivo, molti produttori di tecnologie di valorizzazione energetica delle biomasse (sia tradizionali che innovative) hanno comprensibilmente avviato agguerrite strategie promozionali al fine di presentare le proprie proposte ai potenziali clienti. Nell’esperienza di questi ultimi anni, abbiamo notato il fatto che queste tre categorie imprenditoriali sono oggi in Italia i soggetti più attivi quando si tratta di organizzare un accordo di filiera: partecipano alle riunioni di promozione delle iniziative, propongono soluzioni logistiche o idee contrattuali, si candidano per svolgere azioni di coinvolgimento dei proprietari boschivi e degli enti pubblici e, talvolta, si sono anche offerti di finanziare le operazioni di filiera. Apparentemente, quindi, sono interlocutori validi da coinvolgere nella prospettiva di un accordo territoriale; tuttavia per i motivi sotto specificati sono proprio i soggetti che bisognerebbe inserire con molta prudenza all’interno di un sistema contrattuale di filiera forestale. Senza nulla togliere al fatto che in genere si tratta di approcci commerciali legittimi, positivi e in assoluta buona fede da parte di soggetti imprenditoriali seri e disponibili, gli interessi di chi vende un impianto o di chi opera nelle azioni di abbattimento ed esbosco, così come di chi commercia in materiali combustibili o legnosi, sono inevitabilmente divergenti dagli interessi degli investitori e dei proprietari boschivi. Questa divergenza di interesse è particolarmente evidente quando ci si riferisce alle biomasse di derivazione forestali, che nella nostra regione rappresentano i 2/3 del potenziale bioenergetico. In questo contesto, il primo obiettivo di un accordo di filiera deve necessariamente proporsi di motivare i proprietari pubblici o privati a mettere a disposizione la propria legna. Per ottenere questo risultato occorre pagare la legna di più di quanto oggi non venga riconosciuto dagli operatori forestali. Solo l’incentivo economico è in grado di favorire l’associazionismo. Per questo è necessario che i rapporti tra chi compra (l’investitore) e chi vende siano il più possibile diretti: l’intermediario, inevitabilmente, rappresenta un elemento di strozzatura in un accordo commerciale. È la “disponibilità” effettiva del legname (cioè la possibilità di andarselo a prendere direttamente) la sola garanzia per un investitore rispetto al rischio di interruzione degli approvvigionamenti che una relazione commerciale mediata, inevitabilmente, obbliga a mettere in conto. E’ in base a questo approccio di garanzia tra investitori e proprietari che si definisce l’accordo di filiera. Gli altri soggetti dovranno essere coinvolti secondo regole normali di mercato per cui:

1. Le tecnologie dovranno essere scelte in funzione della capacità di remunerare l’investimento sulla base delle condizioni specifiche e non rappresentare un vincolo pregiudiziale. Purtroppo alcuni grandi gruppi industriali hanno “prima” scelto le tecnologie, poi hanno

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cercato di imporle al territorio anche se le stesse non sono risultate in grado, come si è detto in precedenza, di pagare gli effettivi costi di filiera locali.

2. Gli operatori forestali o gli intermediari non debbono essere messi in condizione di limitare l’efficienza del sistema logistico (come oggi avviene per il fatto che le relazioni con i proprietari sono gestite quasi sempre da queste organizzazioni, spesso poco professionali o con forti limiti strutturali) stabilendo prezzi o condizioni di fornitura non convenienti, bensì incentivati ad organizzarsi imprenditorialmente con la motivazione di contratti di lavoro pluriennale.

3. I commercianti di legname non rispondono all’esigenza di promozione della filiera territoriale, anzi sono in netta concorrenza con la stessa offrendo periodicamente quote di combustibile economico di provenienza estera a favore esclusivo del proprietario della centrale.

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FILIERA LEGNO ENERGIA IN PROVINCIA DI CUNEO

LA SITUAZIONE FORESTALE

Note medodologiche I dati utilizzati in questa analisi di potenzialità del territorio montano cuneese sono tratti da studi effettuati in questi anni dal sistema regionale.

• I valori quantitativi riferibili alle differenti categorie forestali, alle forme di governo e all’indirizzo colturale sono tratti dal documento “I boschi del Piemonte - Conoscenze e indirizzi gestionali ” realizzato nel 2007 a cura dell’ a cura di Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente S.p.A.

Il territorio forestale regionale è stato organizzato in 47 Aree, di cui 33 prevalentemente montane, 6 collinari e 8 di pianura. Le aree forestali della provincia di Cuneo prese in considerazione sono le seguenti: - A.F.6 - Valli Po, Bronda e Infernotto - A.F.7 - Valle Varaita - A.F.8 - Valle Maira - A.F.9 - Val Grana - A.F.10 Valle Stura Di Demonte - A.F.11 Valle Gesso, Vermenagna e Pesio - A.F.12 Valli Monregalesi - A.F.13 Alta Valle Tanaro, Mongia Cevetta Langa Cebana - A.F.14 Langa Cuneese

• L’analisi della disponibilità della produzione boschiva potenzialmente valorizzabile nelle diverse aree forestali è invece basata su un recente studio effettuato nel 2011 dall’Ipla S.p.A. relativo al progetto “Avvio di filiere energetiche agro-forestali in comprensori pilota”.

Il progetto aveva come obiettivo l’incremento dell’utilizzazione sostenibile e la resa energetica di biomasse legnose di origine forestale attraverso: - L’allestimento, tramite accordi partenariali, di centrali energetiche a biomassa secondo

metodologie di avanguardia, gestite da società rappresentative degli interessi degli enti e degli operatori di filiera locali;

- La verifica degli standard di funzionamento delle centrali presenti sul territorio regionale e monitoraggio dell’efficienza progettuale;

- La previsione di modalità integrate di approvvigionamento e gestione delle stesse;

Nel progetto in questione, le condizioni logistico ambientali di tre aree forestali della provincia di Cuneo (Valle Varaita, Valle Stura Di Demonte, Valle Gesso, Vermenagna e Pesio) sono state analizzate compiutamente in modo da stimare la quantità di biomassa forestale effettivamente prelevabile a fini energetici, così da stabilire la taglia di uno o più impianti cogenerativi da alimentare esclusivamente con biomassa del territorio. In relazione ad ogni iniziativa è stato anche calcolata la ricaduta sul territorio in termini occupazionali.

Prima di procedere ad un dettaglio delle singole zone forestali, al fine di un inquadramento complessivo della situazione cuneese, si commenteranno sinteticamente tra aspetti peculiari, tratti dal materiale elaborato in questi anni dal sistema regionale:

• Categorie forestali prevalenti e destinazioni funzionali.

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• Frammentazione delle proprietà.

• Viabilità e accessibilità del sistema forestale.

• Categorie forestali prevalenti e destinazioni funzionali Tra le province piemontesi, Cuneo – seguita da Torino - è quella con la maggiore estensione forestale: in pratica, più della metà delle risorse boschive sono concentrate nelle alpi occidentali di Cuneo e Torino.

Estensione superficie per

categoria forestale, in

ettari Provincia

Castagneti Faggete Robinieti Lariceti Altre categorie Totale ha.

Alessandria 19.860 4.524 21.799 0 59.955 106.138

Asti 3.378 0 26.947 0 12.522 42.847

Biella 18.580 4.933 5.561 5 17.776 46.815

Cuneo 76.567 49.098 18.384 20.102 78.135 242.286

Novara 9.223 266 10.242 0 14.497 34.228

Torino 41.480 28.530 18.095 40.799 90.900 220.164

VCO 24.953 32.706 719 16.228 50.192 124.798

Vercelli 10.007 15.713 6.389 2.402 22.873 57.384

Regione 204.368 135.770 108.136 79.536 346.850 874.660

Regione Piemonte - I Boschi del Piemonte - a cura di Ipla SpA - Anno 2007

Seguendo le indicazioni contenute nei documenti di pianificazione regionale si evidenzia che le foreste con funzione produttivo-protettiva risultano preponderanti sulle montagne Cuneesi, con il 47% di superficie, confermando la tendenza tipica regionale.

Tali foreste sono costituite in prevalenza da castagneti e faggete “in stazioni con buona fertilità e possibilità di accesso, senza funzioni di protezione diretta, in cui è possibile effettuare una selvicoltura sostenibile mirata anche alla produzione senza compromettere la stabilità dei popolamenti stessi.” In linea con la situazione regionale nel suo complesso, l’assetto prevalente risulta il ceduo semplice. Su circa i 3/4 della superficie è prevista la gestione attiva: in particolare ceduazione, tagli di rinnovazione in fustaia mediante tagli a scelta colturali, tagli di miglioramento con diradamenti e conversioni.

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Provincia

Evoluzione libera Fruizione Naturalistic

a Produttiva Produttiva protettiva Protettiva Totale (ha.)

Alessandria 1.531 1.363 14.558 16.844 51.836 20.006 106.138

Asti 226 12 7.848 10.509 22.386 1.866 42.847

Biella 1.649 965 12.976 12.099 16.575 2.551 46.815

Cuneo 13.997 2.358 26.197 44.473 114.117 41.144 242.286

Novara 44 71 7.458 13.700 11.691 1.264 34.228

Torino 12.776 3.557 32.175 16.967 104.845 39.844 220.164

VCO 25.621 1.615 18.512 6.719 59.322 13.008 124.798

Vercelli 7.850 746 12.816 7.443 20.928 7.601 57.384

Regione 63.695 10.687 132.540 138.754 401.700 127.284 874.660

Regione Piemonte - I Boschi del Piemonte - a cura di Ipla SpA - Anno 2007 Superfici delle destinazioni funzionali prevalenti

Frammentazione delle proprietà. La frammentazione delle proprietà boschive è ben evidenziata nella tabella seguente. Si può infatti notare come ben il 68% della superficie forestale rientri nelle “altre proprietà private”, una categoria nella quale confluiscono prevalentemente le proprietà non rilevate, ossia di estensione unitaria inferiore a quella richiesta dalle Norme Tecniche.

Provincia Proprietà pubblica

Proprietà privata rilevata

Enti, Consorzi e proprietà

miste

Altre proprietà

private Totale

Alessandria 6.807 2.540 2.059 94.732 106.138

Asti 505 87 246 42.009 42.847

Biella 10.460 1.521 488 34.346 46.815

Cuneo 70.825 3.384 4.447 164.626 242.286

Novara 2.604 635 127 30.862 34.228

Torino 70.825 4.318 1.975 143.046 220.164

VCO 69.183 3.058 4.559 47.998 124.798

Vercelli 12.150 722 3.050 41.462 57.384

Regione 242.363 16.265 16.951 599.081 874.660 Regione Piemonte - I Boschi del Piemonte - a cura di Ipla SpA - Anno 2007 Ripartizione proprietà forestali

Accessibilità alle proprietà forestali Circa il 40% dei boschi cuneesi sono raggiungibili tramite viabilità pubblica, silvopastorale o accessi agricoli. Questo è un dato sensibilmente inferiore al valore riferibile all’intera superficie boschiva regionale, ma non è ovviamente opportuno fare confronti tra valli alpine, dove la rete viabile è

322

limitata ai fondovalle principali e a pochi versanti di bassa valle, e aree collinari o pedemontane con versanti meno scoscesi. L’indice QS, che rappresenta la quota parte di superficie forestale servita da viabilità in relazione agli interventi previsti e ai sistemi di esbosco adottabili, assume a livello provinciale valori compresi abbastanza concentrati tra il 40 e il 57% rispettivamente corrispondenti alle Aree Forestali Valle Stura e Valli Monregalesi. In generale le fustaie risultano meglio servite rispetto ai cedui grazie a fasce di servizio più ampie.

Area forestale Superficie forestale (ha.)

Boschi Serviti (ha.)

Boschi non serviti (ha.)

Boschi senza esigenze di

servizio (ha.) Indice QS

A.F.6 Valli Po, Bronda e Infernotto 17.711 6.661

7.075 3.976

48%

A.F.7 Valle Varaita 21.074 6.441

9.007 5.626 42%

A.F.8 Valle Maira 25.756 6.220 7.307 12.230 46%

A.F.9 Val Grana 11.638 3.077 2.568 5.994 55%

A.F.10 Valle Stura Di Demonte 22.589 5.445

8.336 8.807 40%

A.F.11 Valle Gesso, Vermenagna e Pesio 32.483 7.934

6.553 17.997

55%

A.F.12 Valli Monregalesi 25.130 9.533

7.309 8.288 57%

A.F.13 Tanaro, Mongia Cevetta L.Cebana 41.347 13.844

13.198 14.305

51%

A.F.14 Langa Cuneese 27.779 5.792

11.926 10.062 33%

Provincia Cuneo 225.507 64.947 73.279 87.285

Regione Piemonte - I Boschi del Piemonte - a cura di Ipla SpA - Anno 200 Indici di servizio da VIABILITA’ delle Aree Forestali

Viabilità e accessibilità effettiva Il valore dell’indice QS viene però definito caso per caso. Oltre alla viabilità, a parità di rete viabile e orografia, infatti l’indice QS può variare anche in funzione dell’assetto dei boschi e delle scelte dei redattori del piano forestale regionale. Ad esempio, nell’elaborazione presentata nella tabella che segue, sempre tratta dalla pianificazione regionale, l’indice QS è stato calcolato in base alla “copertura del territorio” considerando cioè anche le zone boscate servibili sfruttando la prossimità delle stesse (per una fascia di 150m.) con terreni agricoli facilmente percorribili nella stagione invernale, quando non vengono coltivati e il suolo permette una buona transitabilità. Poiché i valori di producibilità delle proprietà forestali sono in genere calcolate considerando la sola “viabilità” di accesso, l’incremento dell’indice tra il 15 e il 20% che questa chiave di lettura offre,

323

dimostra che un piano di gestione forestale di larga scala può in effetti proporsi obiettivi di gestione ed esbosco più elevati di quelli normalmente proposti.

Area forestale Superficie forestale (ha.)

Boschi Serviti (ha.)

Boschi non serviti (ha.)

Boschi senza esigenze di

servizio (ha.) Indice QS

A.F.6 Valli Po, Bronda e Infernotto 17.711 8.743

4.992 3.976

64%

A.F.7 Valle Varaita 21.074 10.540

4.909 5.626 68%

A.F.8 Valle Maira 25.756 7.926 5.600 12.230 59%

A.F.9 Val Grana 11.638 3.737 1.907 5.994 66%

A.F.10 Valle Stura Di Demonte 22.589 7.306

6.477 8.807 53%

A.F.11 Valle Gesso, Vermenagna e Pesio 32.483 10.379

4.108 17.997

72%

A.F.12 Valli Monregalesi 25.130 12.366

4.476 8.288 73%

A.F.13 Tanaro, Mongia Cevetta L.Cebana 41.347 18.179

8.963 14.305

67%

A.F.14 Langa Cuneese 27.778 13.695

4.023 10.061 77%

Provincia Cuneo 225.506 92.871 45.455 87.284

Regione Piemonte - I Boschi del Piemonte - a cura di Ipla SpA - Anno 2007 Indici di servizio da COPERTURA DEL TERRITORIO delle Aree Forestali

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CALCOLO DEL POTENZIALE ENERGETICO DELLE AREE FORESTALI CUNEESI Nelle tabelle seguenti, i valori evidenziati in rosso si distinguono in quanto espressione di un’analisi territoriale più approfondita, valida per circa il 30% della superficie forestale complessiva: si riferiscono, infatti, ai valori ricavati dai tre studi di fattibilità realizzati in occasione dello Studio “Avvio di filiere energetiche agro-forestali in comprensori pilota”, indicato in precedenza. Poiché tra queste aree campione e le altre aree forestali del Cuneese non si riscontrano grosse varianze rispetto a categorie presenti7 e accessibilità alle proprietà boschive, i valori sono stati utilizzati come parametro medio indicativo per l’intera provincia. Grazie a questi studi si può quindi ricavare una proiezione sufficientemente attendibile di quanta biomassa forestale cuneese possa essere destinata a produzione energetica e come questa disponibilità possa orientare una attività di inserimento di centrali cogenerative sul territorio. Tenuto quindi conto delle premesse metodologiche indicate, la valutazione del potenziale energetico è stata realizzata in base ai seguenti tre livelli di analisi distinti.

Valutazione della massa annua prelevabile La prima valutazione è relativa alla massa forestale prelevabile all’interno delle sole aree forestali servite da VIABILITA’, cioè raggiungibili attraverso viabilità ordinaria e piste forestali, nell’ambito di un piano di gestione valido 15 anni.

Area forestale Superficie forestale TOTALE

Superficie forestale SERVITA

Massa totale prelevabile In 15 anni

Totale annua (mc)

A.F.6 - Valli Po, Bronda e Infernotto 17.711 6.661 399.660 26.644 A.F.7 - Valle Varaita 21.074 6.425 424.960 28.330 A.F.8 - Valle Maira 25.756 6.220 373.200 24.880 A.F.9 - Val Grana 11.638 3.077 184.620 12.308 A.F.10 Valle Stura Di Demonte 22.589 4.438 474.066 31.604 A.F.11 Valle Gesso, Vermenagna e Pesio 32.483 7.946 443.610 29.574 A.F.12 Valli Monregalesi 25.130 9.533 571.980 38.132 A.F.13 Tanaro, Mongia Cevetta L.Cebana 41.347 13.844 830.640 55.376 A.F.14 Langa Cuneese 27.779 5.792 347.520 23.168

Provincia Cuneo 225.507 63.936 4.050.256 270.060

Destinazioni potenziali della massa legnosa Il secondo livello di analisi è finalizzato alla migliore destinazione delle produzioni forestali in modo da ottimizzare la remunerazione dei prelievi.

7   �  Nel  complesso  delle  tre  aree  pilota  si  registra  sostanzialmente  la  stessa  ripartizione  tra  le  diverse  categorie  forestali  rispetto  ai  dati  provinciali,  con  castagneti  e  faggete  che  incidono  per  circa  il  53%    sul  totale  e  i  lariceti  intorno  al  10%.  

325

Una quota non secondaria di legname, pari a circa il 30% della massa legnosa, potrà essere infatti destinata a destinazioni più remunerative come legname da opera o paleria.

Stima del potenziale energetico La prossima tabella propone una stima di valore della massa ritraibile, trasformata in tonnellate, in termini di potenza erogabile (in kW elettrici e termici) e di valore economico in base all’attuale sistema tariffario. Gli indicatori di valore ricavati sono calcolati in base all’intera massa destinabile a valorizzazione energetica. “Cippato” e “tronchetti” sono quindi stati considerati assieme in quanto - come si è già avuto modo di precisare nella prima parte di questo documento - la questione se e quanto i tronchetti possano essere considerati una produzione energetica a maggior valore aggiunto rispetto al cippato è abbastanza controversa. E’ infatti indubbio che oggi ci sia ancora una quota residua di mercato che potrà essere soddisfatta dall’aumento della disponibilità di tronchetti, conseguente all’aumento della massa esboscata sul territorio. Riteniamo tuttavia che questa domanda raggiungerà rapidamente il livello di saturazione e che, pertanto, la quota residua di legname seguirà, nel medio periodo, la destinazione del materiale da triturazione.

Area forestale Energia (mc) Altri usi (mc) Totale annua (mc)

Cippato Tronchetti Paleria Opera

A.F.6 - Valli Po, Bronda e Infernotto 10.658 9.325 2.664 3.997 26.644 A.F.7 - Valle Varaita 11.311 10.619 1.929 4.515 28.374 A.F.8 - Valle Maira 9.952 8.708 2.488 3.732 24.880 A.F.9 - Val Grana 4.923 4.308 1.231 1.846 12.308 A.F.10 Valle Stura Di Demonte 13.249 9.917 5.394 3.043 31.604 A.F.11 Valle Gesso, Vermenagna e Pesio 13.486 9.788 2.913 3.577 29.764 A.F.12 Valli Monregalesi 15.253 13.346 3.813 5.720 38.132 A.F.13 Tanaro, Mongia Cevetta L.Cebana 22.150 19.382 5.538 8.306 55.376 A.F.14 Langa Cuneese 9.267 8.109 2.317 3.475 23.168

Provincia Cuneo 110.249 93.502 28.287 38.211 270.060

326

Area forestale Biomassa per energia

Stima Potenza Erogabile in kW

(2)

Valore Annuo in Euro (3)

TO + Termico

mc. Ton (1) Elettrica Termica

A.F.6 Valli Po, Bronda e Infernotto 19.050 15.202 1.500 2.700 3.555.000 A.F.7 Valle Varaita 20.868 16.653 1.600 2.880 3.792.000 A.F.8 Valle Maira 17.789 14.196 1.400 2.520 3.318.000 A.F.9 Val Grana 8.800 7.023 600 1.080 1.422.000 A.F.10 Valle Stura Di Demonte 22.174 17.695 1.700 3.060 4.029.000 A.F.11 Valle Gesso, Vermenagna e Pesio 22.295 17.792 1.700 3.060 4.029.000 A.F.12 Valli Monregalesi 27.264 21.757 2.100 3.780 4.977.000 A.F.13 Tanaro, Mongia Cevetta L.Cebana 39.594 31.596 3.100 5.580 7.347.000 A.F.14 Langa Cuneese 16.565 13.219 1.300 2.340 3.081.000 Provincia Cuneo 194.401 155.132 15.000 27.000 35.550.000

(1) Considerando umidità variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc (2) Considerando impianti gassificazione con efficienza elettrica media 25% (3) Considerando TO=0,28€ *kWe e termico 0,02€ * kWt I valori sopra riportati, per quanto indicativi, definiscono un quadro decisamente interessante per la realtà provinciale cuneeese, pur tenendo conto delle difficoltà di filiera connesse alla realizzazione di puntuali piani di esbosco: • Ogni area forestale ha consistenti disponibilità di biomassa accessibile, tali da poter alimentare

una o più centrali sul territorio di ogni area, per potenze complessive tra 500 kWe e 1 MWe.

• Le amministrazioni del territorio debbono fare la loro parte mettendo a disposizione le ampie proprietà forestali pubbliche di programmi parteneriali specifici.

• E’ necessario integrare il più possibile le nuove centrali elettriche con reti termiche, sia per rispettare le prescrizioni regionali, sia per massimizzare la ricaduta di valore economico sul territorio.

• C’è massa legnosa a sufficienza per pianificare l’allestimento in ogni area forestale di una piattaforma logistica a servizio delle filiere di esbosco, lo stoccaggio e la gestione del legname, l’organizzazione logistica dell’alimentazione delle centrali cogenerative o termiche.

327

LA RICADUTA OCCUPAZIONALE L’avvio di una centrale a biomassa genera una sorta di circuito virtuoso sull’economia locale. Complessivamente, sommando i diversi assortimenti, dai boschi serviti è possibile ottenere per ogni due metri cubi di legname destinato alla produzione di cippato o di tronchetti – dato che in questa relazione vengono considerati assieme - un altro metro cubo di materiale da cui sarà possibile ritrarre assortimenti a maggior valore aggiunto quali legno da opera e paleria. Questa “altra parte” di legname potenzialmente disponibile (pari come già detto a circa il 30% del materiale esboscato) pur se di maggior pregio, da sola oggi non giustifica economicamente gran parte degli interventi di esbosco. La possibilità di riconoscere un maggior valore alla quota “povera” del macchiatico da destinare combustione, permette quindi di alzare la scala degli interventi, rendendo disponibile anche il resto. Una centrale a biomassa che venga alimentata con materiale locale, mantiene quindi la totalità del valore generato sul territorio: la gestione della centrale e della piattaforma logistica per il materiale di maggior pregio, grazie all’attivazione di filiere per l’alimentazione, consentirà di aumentare l’occupazione locale favorendo la creazione e la formazione di squadre di boscaioli, incrementando e/o potenziando la manodopera locale. L’approccio di filiera basato sulla gestione diretta dell’intera massa legnosa – non solo quindi dello scarto da cippare e bruciare – permette di realizzare economie virtuose a favore della valorizzazione dell’intero patrimonio. La promozione della filiera corta trova in questo senso una ragione non solo di tipo etico; purtroppo l’orientamento della legislazione nazionale - per gli impianti al di sotto di 1 MWe - non premia in modo differenziale le biomasse locali rispetto a quelle comunitarie e, pertanto, la gran parte degli impianti italiani non saranno incentivati ad utilizzare biomassa locale. Questo non significa che la realtà cuneese non possa organizzarsi in modo alternativo, usando gli stessi incentivi che oggi vengono riconosciuti alle biomasse europee a fini esclusivi della propria realtà locale.

Fasi di produzione

x giorni

/ opera

io

Tipo di

intervento

ton da

utilizzare

Abbattiment

o

Concentramento

Esbosco Cippatura

Trasporto

Tot gg op

gg/a op

N° Op.

t/g op gg/op t/g op gg/op t/g op gg/op t/g op gg/op t/g

op gg/o

p

Ceduazioni 1.043 5,28 197 15,0 69 60 17 160 6 36 29 318 220 1,4 Conversioni, diradamenti, tagli a scelta, cure colturali.

7.086 10 709 12,5 567 40 177 160 44 36 197 1.694 220 7,7

Tagli rinnovamento 2.444 16 153 17,5 140 72 34 160 15 36 68 410 220 1,9

totali 10.573 1.059 776 228 65 294 2.422 220 11,0

Sintesi occupazione manodopera per le varie fasi di produzione dell’intera massa legnosa ritraibile, per i diversi tipi di intervento

328

La tabella, tratta da una valutazione di uno dei casi pilota in provincia di Cuneo, stima le possibili ricadute occupazionali nell’ipotesi di massimo sfruttamento della risorsa disponibile con la produzione di 13.249 mc di cippato, pari a 10.573 tonnellate. Si tratta, in pratica, di una quantità di legna adeguata per alimentare un impianto di 1 MWe. Evidenziando il tipo di intervento, ed applicando alle tonnellate da lavorare le rispettive produttività per le singole fasi lavorative, è possibile ottenere una stima delle giornate/operaio necessarie per la produzione del cippato fino al conferimento sul piazzale di stoccaggio dell’impianto. Si arriva così alla stima di 11 operai forestali. A questi, occorre aggiungere 5 persone incaricate della conduzione e manutenzione degli impianti , 1 impiegati addetti alla gestione contabile e commerciale e/o addette alla gestione delle utenze termiche collegata, oltre ad 1 risorsa incaricate dell’attività di pianificazione delle attività di esbosco o progettuale di sistema. Infine, occorre sommare altre 3/4 risorse umane, impiegate nell’attività di abbattimento esbosco e trasporto e/o coinvolte nella piattaforma logistica del materiale legnoso di maggior pregio che, come abbiamo detto, non sarebbe conveniente asportare senza la motivazione economica della valorizzazione energetica della maggior parte della massa forestale. Il dato che ne deriva, 22-23 risorse umane per megawatt installato, conferma i valori indicati nella prima parte di questa relazione; proiettato su scala provinciale, questo dato porta alla considerevole cifra di oltre 400 unità di nuovi posti di lavoro sul territorio della sola provincia di Cuneo.

329

IPOTESI ECONOMICHE DI RIFERIMENTO PER PIROGASSIFICATORI SU TRE TAGLIE DI IMPIANTO Riferimenti: Tecnologie di pirogassificazione - Valori medi (in migliaia) su 15 anni di esercizio - Costo denaro 7,0 % - Valore medio della biomassa 80 € ton – Valore contabilizzato energia termica ceduta alla rete 0,03 €/kWt. – Energia termica ceduta al 100%

valori (in migliaia) 125 kWe

400 kWe

850 kWe Investimenti

Cogeneratore e tecnologia collegata (1) 562 1.700 4.000 Costi di sviluppo progetto 50 60 200 Edificio 60 200 500

Conto economico

Ricavi energia elettrica 263 840 1785 Ricavi energia termica 47 104 259 Titoli Efficienza Energetica (2) 11 26

64

Totale ricavi operativi 321 969 2.108

Acquisto legna 100 340 602 Affitti 17 29

58

Costo del Personale 25 50 151 Cenere - smaltimento 2 5 9 Materiali di consumo - Speciali 11 14 22 Manutenzioni impianti 8 22 52 Full service gruppi cogenerazione 22 69 147 Assicurazione 4

11 27

Totale costi operativi 188 541 1.068 Margine Operativo Lordo 132 428 1.040

Totale ammortamenti 46 131 321

Risultato Operativo 82 297 719 Oneri finanziari Totali 12 32 77

Risultato Ante Imposte 70 265 642 Rimborso capitale 30 81 195

Margine medio totale 40 184 447 Indicatori di risultato I.R.R. investimento 10,35 17,61 18,14

(1) I valori indicati si riferiscono a preventivi generali offerti dagli operatori del settore. (2) La cumulabilità dei TEE con la tariffa onnicomprensiva non è ancora stata chiarita.

330

FILIERE ENERGETICHE NELLA COMUNITÀ MONTANA ALPI DEL MARE

LA SITUAZIONE FORESTALE NELLE VALLI GESSO, VERMENAGNA E PESIO Il territorio dell’Area Forestale n. 11 - Valli Gesso, Vermenagna e Pesio - si estende per complessivi 72.791 ettari e comprende il territorio di 10 comuni.

COMUNE Boschi [ha]

Arbusteti [ha]

Cespuglieti [ha]

Prati e pascoli

[ha]

Praterie rupicole

[ha]

Colture agrarie

[ha]

Altro [ha]

Totale [ha]

Valle Gesso

Entracque 3.908

913

1.303

1.012

3.257

189

5.409

15.991

Roaschia 1.387

145

176

261

195

2

219

2.385

Valdieri 4.874

521

966

757

2.613

276

5.326

15.333

Tot Valle Gesso 10.169

1.579

2.445

2.030

6.065

467

10.954

33.709

Valle Vermenagn

Limone P.te 2.355

412

667

2.045

1.105

- 541

7.125

- Robilante 1.883

- 21

391

- 67

141

2.503

- Roccavione 1.403

- 14

79

7

283

168

1.955

- Vernante 3.409

329

420

1.268

462

- 309

6.197

Tot Valle Vermenagna 9.050

741

1.122

3.783

1.574

350

1.159

17.780

Valle Pesio Boves 2.322

127

242

303

139

1.573

392

5.099

Chiusa Pesio 5.359

306

379

1.029

463

1.295

540

9.372

Peveragno 2.677

152

420

434

107

2.719

322

6.832

Tot Valle Pesio 10.358

585

1.041

1.766

709

5.587

1.254

21.303

Totale Alpi del Mare 29.577

2.905

4.608

7.579

8.348

6.404

13.367

72.792

Ipla S.p.A. - Suddivisione generale per Raggruppamenti di Categorie d’uso del suolo nell’Area Forestale n. 11 La Superficie Forestale è la somma dei boschi, distribuiti su tutti Comuni delle Valli considerate, più gli arbusteti; questa distinzione permette di confrontare in maniera chiara le superfici forestali, che nel loro complesso ammontano quindi a 32.483 ha. Circa il 55% della superficie boscata è di proprietà privata, mentre la quasi totalità delle superfici pubbliche è rappresentata dalle proprietà comunali (38.251 ha).

331

Le proprietà pubbliche si sviluppano principalmente su terreni impervi, difficilmente raggiungibili e caratterizzati da fertilità modesta. Il Comune con maggiore superficie boscata è Chiusa di Pesio con 5.359 ha, seguito da Valdieri (4.874 ha), Entracque (3.908 ha), e Vernante (3.409 ha).

Boschi privati Boschi Pubblici

Superficie totale

COMUNE [ha]

sulla superficie forestale

[%] [ha]

sulla superficie forestale

[%] [ha]

sulla superficie forestale

[%]

Valle gesso

Entracque 682 14,1 4.139 85,9 4.821 14,8

Roaschia 629 41,1 903 58,9, 1.532 4,7

Valdieri 1.138 21,1 4.257 78,9 5.395 16,6

Totale Valle Gesso 2.449 20,85 9.299 79,15 11.748 36,17

Vermenagna

Limone P.te 2.387 86,3 380 13,7 2.767 8,5

Robilante 1.493 79,3 390 20,7 1.883 5,8

Roccavione 1.103 78,6 300 21,4 1.403 4,3

Vernante 2.281 61 1.457 39 3.738 11,5

Totale Vermenagna 7.264 74,19 2.527 25,81 9.791 30,14

Pesio

Boves 1.909 77,9 540 22,1 2.449 7,5

Chiusa Pesio 4.333 76,5 1.332 23,5 5.666 17,4

Peveragno 1.955 69,1 874 30,9 2.829 8,7

Totale valle Pesio 8.197 74,90 2.746 25,09 10.944 33,69

Totale Alpi del Mare 17.909 55,1 14.574 44,9 32.483 100

Elaborazione su dati PFT redatto da Ipla S.p.A. Ripartizione superficie forestale per Comune e per proprietà.

Dal punto di vista forestale le proprietà boschive sono caratterizzate da soprassuoli costituiti per lo più da faggete (quasi 9.000 ha 61,2% delle faggete), localizzate su versanti difficilmente raggiungibili, spesso con valore di macchiatico negativo. Nella media e bassa valle le proprietà boschive comunali sono ridottissime come dimostra la modesta estensione dei castagneti in proprietà (meno di 300 ha); degni di nota risultano viceversa i boschi di neoformazione quali gli acero-frassineti e più in alto gli ontaneti che complessivamente rappresentano il 18.2% delle proprietà boschive comunali. Le Faggete sono distribuite prevalentemente nei comuni di Entracque, Valdieri, Vernante, Limone e Chiusa Pesio; i Castagneti si trovano nelle medie e basse valli e sono piuttosto diffusi in tutti i comuni ad eccezione di quelli più interni alla catena alpina quali Valdieri e Entracque; gli Acero-tiglio-frassineti così come le boscaglie pioniere di invasione ed i rimboschimenti sono distribuiti piuttosto uniformemente. in tutti i comuni. Le abetine di abete bianco sono presenti unicamente nei comuni di Chiusa Pesio (700 ha pari all’80%) e di Valdieri; in quest’ultimo comune si concentra la quasi totalità dei lariceti. Le altre categorie occupano delle superfici molto ridotte tranne le formazioni con Ontano verde (peraltro di scarso interesse produttivo) che risultano le terze per superficie occupata (2.743 ha) ed assenti solo nei Comuni di Robilante e Roccavione.

332

Gesso Vermenagna Pesio Totale

CATEGORIA Superficie forestale in

Ettari Faggete 6.706 4.783 2.620 14.108

Castagneti 407 2.341 4.957 7.705

Querceti di roverella 38 31 0 69

Querceti di rovere 112 41 33 186

Abetine 170 0 700 870

Lariceti e cembrete 651 1 0 652

Pinete di p.montano 221 109 134 465

Acero-tiglio-frassineti 812 1.034 631 2.477

Boscaglie 730 423 531 1.684

Saliceti e pioppeti rip. 28 95 206 330

Alneti montani 22 0 12 34

Robinieti 0 7 0 7

Rimboschimenti 272 186 534 991

Arbusteti subalpini 1.434 725 585 2.743

Arbusteti montani 146 5 0 162

Totale 11.748 9.791 10.944 32.483

Elaborazione su dati PFT redatto da Ipla S.p.A. Ripartizione superficie forestale per Comune e per categoria

Sintesi delle caratteristiche agro-forestali del territorio • Area montana con copertura arborea estesa a poco meno del 50% della superficie

territoriale, costituita in prevalenza da latifoglie, in particolare da ceduo di faggio. • Area ad elevata superficie con destinazione naturalistica per la presenza di due Parchi

Regionali. • La gestione forestale è improntata all’utilizzo del ceduo. • Nell’ambito delle infrastrutture è necessario intervenire e adeguare la rete viaria. • Nei territori allo sbocco delle valli gli incendi possono assumere una certa gravità in

concomitanza con inverni siccitosi. • La pressione antropica è elevata per la presenza di aree estrattive, industriali e urbane di

estese dimensioni. • Il razionale utilizzo delle risorse silvo pastorali (tra cui la castanicoltura) e paesaggistiche

possono incrementare lo sviluppo economico.

Ripartizione della superficie forestale per destinazione prevalente I boschi della Comunità Montana hanno prevalentemente una destinazione produttivo-protettiva (39,8%), che è quella in cui ricadono tutti quei popolamenti che non evidenziano in maniera particolare un altro tipo di destinazione.

333

La destinazione naturalistica ha una particolare rilevanza data la presenza di due Parchi Naturali Regionali: quello delle Alpi Marittime e parte di quello dell’Alta Valle Pesio e Tanaro per un totale di 10.704 ha di superfici forestali comprese in aree protette.

Evoluzione

libera Fruizione Naturalistica Produttiva Produttivo-protettiva Protettiva Totale

COMUNE [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha]

Valle Gesso

Entracque 460 86 3.636 1 616 22 4.821

Roaschia 436 14 61 1.020 1.532

Valdieri 88 3 3.836 70 1.314 847 5.395

Totale Valle Gesso 984 89 7.486 132 2.950 869 11.748

Vermenagna

Limone P.te 615 114 31 3 1.627 377 2.767

Robilante 5 14 686 1.177 1 1.883

Roccavione 3 75 455 808 65 1.403

Vernante 662 1 323 81 2.594 77 3.738

Totale Vermenagna 1.277 123 443 1.225 6.206 520 9.791

Pesio

Boves 254 9 70 870 1.246 2.449

Chiusa Pesio 131 23 2.630 1.477 1.327 77 5.666

Peveragno 330 12 75 1.210 1.202 2.829

Totale Valle Pesio 715 44 2.775 3.557 3.775 77 10.944

Totale Alpi del Mare 2.976 256 10.704 4.914 12.931 1.466 32.483

Elaborazione su dati PFT redatto da Ipla S.p.A. Ripartizione superficie forestale per Comune e per destinazione prevalente

Ripartizione della superficie forestale per intervento Gli interventi selvicolturali sono divisi in due grandi categorie: le utilizzazioni e i miglioramenti. Le utilizzazioni (16,5% dei popolamenti), comprendono ceduazioni e trasformazioni, sono fatte al fine di prelevare dal bosco gli assortimenti legnosi da lavoro o energetici, hanno quindi un fine prevalentemente economico-produttivo; i miglioramenti (nel 28,0% dei popolamenti), comprendono conversioni, tagli a scelta, diradamenti ricostituzioni boschive e cure colturali, sono interventi che hanno lo scopo di migliorare la struttura dei boschi, indirizzandoli verso la funzione che si vuole favorire. Il Comune dove sono stati individuati gli interventi più consistenti è quello di Chiusa di Pesio, in particolare con cure colturali su 618 ettari, conversioni su 506 ha soprattutto nelle faggete e 269 ha di diradamenti e conversioni, mentre 227 ha sono interessati da diradamenti nei rimboschimenti di conifere; anche la ceduazione è prevista in particolare sul territorio del Comune di Chiusa di Pesio, (1.255 ha), soprattutto nei castagneti, mentre le cure colturali, (2.896 ha), riguardano in particolare il castagneto da frutto dei comuni di bassa valle.

334

INTERVENT

O

Ceduazione

Trasformazione

Conversione

Diradamento

Diradamento e

conversione

Taglio a scelta

Cure colturali

Ricostituzione

boschiva

Evoluzione

controllata

Evoluzione

naturale Totale

COMUNE

[ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha] [ha]

Valle Gesso

Entracque 139 3 417 61 76 334 24 - 1.101 2.667 4.821

Roaschia 136 - 149 1 - 52 103 - 594 496 1.532

Valdieri 696 17 193 91 256 345 104 4 1.654 2.035 5.395

Tot Valle Gesso 971 20 759 153 332 731 231 4 3.349 5.198 11.748

Vermenagna

Limone P.te 63 - 404 7 15 223 13 5 1.336 701 2.767

Robilante 680 6 158 40 1 65 435 - 499 1 1.883

Roccavione 400 - 70 47 9 130 336 - 399 12 1.403

Vernante 379 - 488 15 22 213 112 - 1.560 948 3.738

Tot. Vermenagna

1.522 6 1.120 109 47 631 896 5 3.794 1.662 9.791

Pesio

Boves 687 6 222 113 60 113 656 - 338 254 2.449

Chiusa Pesio 1.255 2 506 227 269 304 618 23 1.423 1.039 5.666

Peveragno 900 - 143 112 15 124 495 72 638 330 2.829

Totale Valle Pesio 2.842 8 871 452 344 541 1.769 95 2.399 1.623 10.944

Totale Alpi del Mare 5.334 34 2.751 714 722 1.905 2.896 104 9.541 8.482 32.483

Elaborazione su dati PFT redatto da Ipla S.p.A. Avvio Ripartizione superficie forestale per Comune e per intervento

Accessibilità delle proprietà forestali Adottando gli stessi criteri già esposti precedentemente per calcolare la superficie forestale effettivamente gestibile nell’ambito di un piano di intervento di larga scala, nella tabella proposta nella pagina seguente si evidenzia come la superficie totale “utile” dell’Area Forestale, da 32.483 ettari si riduca a poco meno di 8 mila ettari.

335

AREA GEOGRAFICA

BOSCHI SERVITI DA VIABILITÀ

BOSCHI NON SERVITI DA VIABILITÀ

BOSCHI SENZA ESIGENZE DI

VIABILITÀ

TOTALE SUPERFICIE FORESTALE

INDICE QS

COMUNE

[ha] [ha] [ha] [ha] [%]

Entracque 446 608 3.768 4.821 42

Roaschia 226 216 1.090 1.532 51 Valle Gesso

Valdieri 609 1.098 3.689 5.395 36

Totale Valle Gesso 1.280 1.921 8.546 11.748 40

Limone Piemonte 311 419 2.037 2.767 43

Robilante 898 485 499 1.883 65

Roccavione 677 316 411 1.403 68

Valle Vermenagna

Vernante 512 718 2.508 3.738 42

Totale Valle Vermenagna 2.398 1.938 5.455 9.791 55

Boves 1.225 632 592 2.449 66

Chiusa di Pesio 1.779 1.462 2.425 5.666 55 Valle Pesio

Peveragno 1.261 601 968 2.829 68

Totale Valle Pesio 4.264 2.695 3.985 10.944 61

Totale Alpi del Mare 7.946 6.554 17.986 32.483 55

Elaborazione su dati PFT redatto da Ipla S.p.A. Ripartizione della superficie forestale per area geografica - esigenze di viabilità e condizioni di servizio – indice QS Considerando i soli boschi serviti da viabilità per i quali il PFT prevede interventi nell'arco temporale di validità dello stesso, quindi, l’Area Forestale dispone di una superficie forestale così sinteticamente riassumibile:

• 32.483 ha di superficie boscata totale; • 7.946 ha di boschi accessibili nei quali sono previsti interventi forestali nell'arco temporale

di validità del Piano (quindici anni).

336

Potenziale energetico della Comunità Montana I valori forniti dal PFT sopra riportati permettono di stimare con una certa precisione il potenziale energetico del territorio considerato. In base alla superficie forestale servita è infatti possibile calcolare la massa prelevabile sul territorio nell’ambito di un piano di gestione sostenibile. I circa 30 mila metri cubi annualmente ritraibili dalle tre valli considerate si distribuiscono nel modo seguente:

Comuni Superficie forestale TOTALE

Superficie forestale SERVITA

Massa totale prelevabile In 15 anni

Totale annua (mc)

Valle Gesso Entracque 4.821 446 24.899 1.660 Roaschia 1.532 226 12.617 841 Valdieri 5.395 609 33.999 2.267

Totale Valle Gesso 11.748 1.281 71.516 4.768 Vermenagna - Limone P.te 2.767 311 17.363 1.158 Robilante 1.883 898 50.134 3.342 Roccavione 1.403 677 37.796 2.520 Vernante 3.738 512 28.584 1.906

Totale Vermenagna 9.791 2.398 133.876 8.925 Pesio - Boves 2.449 1.225 68.389 4.559 Chiusa Pesio 5.666 1.779 99.318 6.621 Peveragno 2.829 1.261 70.399 4.693

Totale Valle Pesio 10.944 4.265 238.107 15.874 Totale Alpi del Mare 32.483 7.946 443.610 29.574

Questo valore è riferibile all’intera produzione legnosa indipendentemente dalla sua destinazione (energetica, paleria o legname da lavoro). Come si è già avuto modo di spiegare in precedenza, il dato è probabilmente calcolato per difetto in quanto gli studi del PFT sono basati sulla superficie servita di 7.946 ha. e non sul dato di copertura effettiva del territorio8 che porterebbe l’estensione della superficie utile a 10.379 ettari. Nel caso del territorio in esame, l’incremento di oltre il 25% dell’indice QS è molto significativo. Pertanto in questa valutazione si è deciso di ipotizzare che l’intera biomassa da destinare a scopi energetici, pari a circa 18 mila tonnellate annue di cippato, venga destinata a produzione elettrica. La produzione di tronchetti, pur rilevante date le caratteristiche del materiale esboscabile, rientrerà quindi nella quota di prelievo potenziale oggi non stimato dal PFT.

8   �  considerando  cioè  anche  le  aree  boscate  servibili  prossimali  a  terreni  agricoli  facilmente  percorribili  nella  stagione  invernale.  Vedi  paragrafo    4.1.5.  

337

Una plausibile ripartizione dei prelievi è pertanto la seguente:

(3) Considerando TO=0,28€ *kWe e termico 0,02€ * kWt La tabella mostra come sul territorio della Comunità montana ci sia la possibilità di inserire tre impianti: uno di potenza pari a 1 MWe nella Valle Pesio, 1 impianto da 500 kWe in Valle Vermenagna oltre ad un impianto piccolo da 200 kWe in uno dei comuni della Valle Gesso. Sulla base di questa linea di indirizzo si definirà una proposta di inserimento di impianti cogenerativi sul territorio.

Comuni Biomassa per energia

Stima Potenza Erogabile in kW

(2)

Valore Annuo in

Euro (3)

Superficie forestale SERVITA

mc. Ton (1) Elettrica Termica TO + termica Valle Gesso Entracque 446 1.252 999 Roaschia 226 634 506 Valdieri 609 1.709 1.364

Totale Valle Gesso 1.281 3.595 2.869 200 360 474.000

Vermenagna Limone P.te 311 873 697 Robilante 898 2.520 2.011 Roccavione 677 1.900 1.516 Vernante 512 1.437 1.147

Totale Vermenagna 2.398 6.730 5.371 500 900 1.185.000

Pesio Boves 1.225 3.438 2.744 Chiusa Pesio 1.779 4.993 3.984 Peveragno 1.261 3.539 2.824

Totale Valle Pesio 4.265 11.970 9.552 1.000 1.800 2.370.000

Totale Alpi del Mare 7.944 22.295 17.791 1.700 3.060 4.029.000

(1) Considerando umidità variabile tra il 30 e il 40% ed una densità media di 0,798 t/mc (2) Considerando impianti gassificazione con efficienza elettrica media 25%

338

L’ATTIVITA’ DELL’UNCEM PIEMONTE Nell’ambito della sua attività a sostegno delle economie montane, l’UNCEM Piemonte sta predisponendo l’inserimento di diverse nuove centrali cogenerative a biomassa sul territorio piemontese. A tal fine ha già avviato, e in alcuni casi concluso, le seguenti attività propedeutiche:

• Individuazione dei siti presso i quali realizzare gli impianti;

• Promozione in ambito istituzionale delle specifiche iniziative;

• Coinvolgimento degli operatori di filiera locale;

• Predisposizione degli accordi partenariali;

• Promozione dell’iniziativa presso potenziali finanziatori.

L’impostazione dell’attività per il 2012 / 2013 si basa essenzialmente sull’affermazione territoriale di due differenti modalità di intervento collegate alle filiere di approvvigionamento locale, in modo da beneficiare della tariffa onnicomprensiva di 0,28 eurocent massimizzando la ricaduta economica sul territorio.

a) La prima modalità è relativa all’inserimento di impianti di media potenza (850 kWe- 1 MWe) nell’ambito di contesti peculiari di impiego dell’energia termica.

b) Il secondo modello di intervento si basa su impianti di piccola taglia (100-200 kWe) da inserire in corrispondenza e a servizio di piccole utenze termiche locali.

La differenza sostanziale tra i due approcci si trova nel fatto che mentre gli impianti di medio grossa taglia possono gestire internamente i processi di cippatura, vagliatura ed essiccazione, nel caso delle piccole unità cogenerative occorre organizzare degli adeguati sistemi logistici di supporto. In secondo luogo, il vantaggio derivante dalla possibilità di inserire gli impianti in immobili esistenti è compensato dal maggior costo della tecnologia e dalla minore efficienza elettrica rispetto ai gassificatori di taglia più grossa. Ciascuno di questi impianti è supportato da una cosiddetta “piattaforma logistica” della filiera forestale che sarà gestita in modo da garantire la fornitura di cippato e, allo stesso tempo, remunerare al meglio circa il 30% del legname pregiato esboscato (10% rispettivamente tronchetti, paleria, opera). La Piattaforma logistica garantisce quindi un ulteriore ulteriori reddito all’operazione nel suo complesso. Nelle pagine seguenti si riportano, pertanto, gli indicatori essenziali di questi due modelli di intervento. Tra le entrate, al momento non vengono calcolati i Titoli di Efficienza Energetica, in quanto non è ancora chiara la posizione governativa nel merito della cumulabilità degli stessi con i Certificati verdi e la Tariffa Onnicomprensiva. Qualora, come probabile, la questione si risolva ammettendo la cumulabilità delle due incentivazioni, nel caso di progetti cogenerativi ad alto rendimento, i valori degli indici di redditività finanziaria potranno subire un incremento di circa il 2%.

VALLE PESIO: CENTRALE COGENERATIVA DI TAGLIA MEDIA L’obiettivo è inserire sul territorio della Valle Pesio un cogeneratore da 850 kWe, in modo da alimentare una rete di circa 1 MW di potenza termica disponibile. 1) La piattaforma logistica (cippatura, vagliatura ed essiccazione) è nei fatti integrata all’impianto.

2) Si prevede la costituzione di una SPV con partecipazione di soci di minoranza e sono legati alla realtà territoriale attraverso forme di convenzione.

339

Tabella 130. Superfici a Castagneto puro o misto a struttura irregolare e sue varianti

Tipo forestale e sue varianti codice Superficie interessata [ha]

Castagneto a struttura irregolare CA20X 2.444 Variante con altre latifoglie d’invasione CA20B 676 Variante con faggio CA20C 268 Variante con rovere CA20D 89 Variante con pino strobo naturalizzato CA20E 62 Bosco danneggiato da incendio CA20Z 4

Totale [ha] 3.541

Questi Castagneti sono composti mediamente da 1200 piante/ha, hanno un’area basimetrica di 39 m2/ha e una provvigione media di 256 m3/ha, una quantità di ceppaie/ha variabile da 150 a 300, con una percentuale di polloni rispetto al totale delle piante presenti che va dal 44% della variante con latifoglie (CA20B) al 58% della variante con faggio (CA20C). Indicativamente l’incremento corrente annuo è di 3,5 m3/ha equivalente ad una media ponderale degli incrementi pari al 3,5%. Le prescrizioni del PFT individuano 1.470 ha dove è possibile il recupero dei Castagneti da frutto, 42 ha da convertire a fustaia da legno, 270 ha da diradare e convertire oltre a 4 ha da ricostituire e 1.595 ha dove è possibile effettuare tagli di ceduazione; questi ultimi sono da ritenersi come opzione riservata ai proprietari che possono però sempre scegliere di eseguire dei “miglioramenti forestali”, i cui oneri sono finanziabili in presenza di incentivi pubblici, attraverso diradamenti e conversioni, conversioni a fustaia da legno oltre a conversioni a Castagneto da frutto dei popolamenti migliori. Il recupero di Castagneti da frutto abbandonati

Nella “Carta degli interventi selvicolturali previsti”, nell’ambito dei Castagneti a struttura irregolare (CA20X), sono indicati con la voce cure colturali, le aree dove maggiore è la presenza di Castagneti da frutto abbandonati ancora recuperabili. Tale recupero è possibile sopratutto in quelle porzioni di territorio che rispondono a determinati parametri (Tabella n. 6.14); le condizioni sotto indicate consentono di individuare i contesti in cui è più probabile la buona riuscita degli interventi ed è, quindi, opportuno investire finanziamenti pubblici, avendo come obiettivo la formazione di un Castagneto da frutto con circa 120 piante/ ha; la condizione primaria per il recupero è la presenza di un adeguato numero di piante valide.

Tabella 131. Castagneti (CA20X): parametri di riferimento per il recupero dei Castagneti da frutto

descrizione valori di riferimento

Densità dei castagni da frutto vitali, la cui attitudine produttiva possa essere rivitalizzata con opportuni interventi di apertura del soprassuolo e di potatura

> 100 piante/ha

Densità della vegetazione arborea d’invasione con diametro > di 8 cm < 1000 piante/ha

Età della vegetazione arborea d’invasione > 15 anni

Distanza dalla viabilità attuale < 500 m

Quota < 800 m s.l.m

340

Qua

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5 88

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351.

6 40

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5.72

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1.8 94

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1.

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1.84

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1.

560.

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461.

346

3.49

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3.53

0.10

4 3.

565.

52 6 3.

601.

658

3.17

3.51

1

341

Costi di Produzione

Anno 1

Anno 2

Anno 3

Anno 4

Anno 5

Anno 6

Anno 7

Anno 8

Anno 9

Anno 10

Anno 11

Ann

o 12 A

nno 13

Anno 14

Anno 15

Anno 16

IPOTESI A

-799.942

-2.348.836 -2.745.974

-3.135.

832 -3.400.163

-3.438.601

-3.477.801

-3.517.778

-3.558.

566

-3.600.133

-3.642.539

-3.685

.787

-3.729.

881

-3.774.862

-3.820.741

-2.748.265

IPOTESI B

-330.353 -1.103.307

-1.356.850

-1.704.

143 -1.893.100

-1.920.359

-1.948.177

-1.976.543

-2.005.

483

-2.034.988

-2.065.090

-2.095

.785

-2.127.

116

-2.159.056

-2.191.643

-1.435.941

Risultato O

perativo

IPOTESI

A

-548.927 842.216

1.403.378 1.769.

172 2.097.080

2.084.818 2.072.322

2.059.579 2.046.

571 2.033.354

2.019.844 2.006

.068 1.992.

032 1.977.737

1.963.140 2.338.013

IPOTESI B

-193.446 413.167

843.216 1.127.

513 1.377.578

1.380.553 1.383.577

1.386.651 1.389.

791 1.392.980

1.396.256 1.399

.615 1.402.

988 1.406.470

1.410.015 1.737.570

342

VALLE VERMENAGNA: GASSIFICATORE TAGLIA PICCOLA I piccoli impianti presentano alcuni vantaggi che non debbono essere sottovalutati sia dal punto di vista autorizzativo, sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista di efficienza energetica in quanto è relativamente semplice utilizzare al massimo la quota di energia termica prodotta dal cogeneratore. In base a queste considerazioni, si prevede che ad una piattaforma logistica per la gestione e la caratterizzazione del legname saranno collegate due centrali cogenerative di taglia ridotta. La quota di energia termica in eccesso rispetto al processo di essiccazione del legname sarà utilizzata per l’alimentazione di reti termiche locali.

1) VALLE VERMENAGNA: una centrale cogenerativa di media taglia, legata piattaforma logistica, con cessione dell’energia termica in eccesso alla rete di teleriscaldamento comunale;

2) VALLE GESSO: una piccola centrale da max 150 kWe, senza essiccatore con cessione dell’energia termica ad utenze locali.

Note: a. I valori sono stimati con una probabile approssimazione derivante soprattutto dai valori effettivi di

cessione dell’energia termica.

b. Anche in questo caso, sono stati inseriti nel piano valori standard per le necessità di investimento “collegato”.

c. Non si prevede la costituzione di una SPV con partecipazione di soci di minoranza.

d. Si prevedono varie forme di collegamento alla realtà territoriale attraverso convenzioni.

e. Si prevede che la “Piattaforma logistica” generi entrate derivanti dalla vendita di materiali legnosi a valore aggiunto oltre che dalla vendita di cippato essiccato.

Dati riepilogativi dell’investimento necessario (valori in EURO):

kWe kWt Produzione elettrica

Piattaforma Logistica

Investimenti collegati

Valle Vermenagna 400 450 2.827.000 530.500 Valle Gesso 125 280 671.000

1.685.000 100.908

Dati reddituali ricavati dal business plan:

Totale

investimento

Utile Netto medio annuo

Margine Operativo Lordo %

Pay back period IRR %

Valle Vermenagna 3.377.500 96.835 22,91 6,0 21,07 Valle Gesso 771.908 56.188 24,37 5,5 24,20

343

Qua

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7

Tot.

Rica

vi V

. Ve

rmen

agna

77

.422

94

5.41

4

1.12

5.26

4

1.12

5.26

4

1.12

5.26 4

1.

125.

2 64

1.12

5.26

4

1.12

5.2 64

1.

125

.264

1.

125.

2 64

1.12

5.26

4

1.12

5.26

4

1.12

5.2

64

1.12

5.26

4

1.12

5.26 4

1.

031.

4 92

2) V

ALL

E G

ESSO

Ener

gia

Elet

trica

16

.617

20

4.38

9

259.

224

25

9.22

4

259.

224

25

9.22

4

259.

22 4

259.

224

25

9.2 24

25

9.22

4

259.

22 4

259.

22 4

259.

2 24

259.

22 4

259.

224

23

7.62

2

Ener

gia

Term

ica

3.

690

45

.446

58

.272

58

.272

58

.272

58

.272

58

.272

58

.272

58

.27 2

58

.272

58

.272

58

.272

58

.27 2

58

.272

58

.272

53

.416

Tota

le R

icav

i V.

Ges

so

20.3

07

249.

835

31

7.49

6

317.

496

31

7.49

6

317.

496

31

7.49 6

31

7.49 6

31

7.4 96

31

7.49 6

31

7.49 6

31

7.49 6

31

7.4 96

31

7.49 6

31

7.49

6

291.

03 8

3) P

iatt

afor

ma

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stic

a

Vend

ita le

gna

132.

274

85

7.72

8

1.25

4.31

0

1.70

9.03

6

2.08

5.54

4

2.12

7.25 2

2.

169.

8 00

2.21

3.1 94

2.

257.

464

2.

302.

6 14

2.34

8.6 66

2.

395.

6 34

2.44

3.54

4

2.49

2.4 26

2.

542.

27 8

2.15

3.7 40

To

tale

Ric

avi

Piat

tafo

rma

13

2.27 4

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7.72

8

1.25

4.31

0

1.70

9.03

6

2.08

5.54 4

2.

127.

2 52

2.16

9.80

0

2.21

3.1 94

2.

257

.464

2.

302.

6 14

2.34

8.66

6

2.39

5.63

4

2.44

3.5

44

2.49

2.42

6

2.54

2.27 8

2.

153.

7 40

344

Cost

i di

Pr

oduz

ione

1) V

ALL

E VE

RMEN

AG

NA

-

160.

504

-4

61.6

68

-509

.252

-5

17.4

27

-525

.773

-5

34.2

94

-54

2.97 4

-55

1.82

3

-56

0.8 55

-57

0.07

4

-57

9.46 5

-58

9.04 6

-59

8.8 02

-60

8.78 0

-618

.938

-

527.

519

2) V

ALL

E G

ESSO

-1

7.96

1

-126

.295

-1

48.1

32

-150

.688

-1

53.3

10

-155

.970

-

158.

68 0

-16

1.45

0

-16

4.2 80

-16

7.16

8

-17

0.10 6

-17

3.10 4

-17

6.1 64

-17

9.29 2

-182

.470

-

169.

902

PIA

TTA

FORM

A

LOG

ISTI

CA

-436

.392

-9

41.8

88

-1.1

62.6

27

-1.3

97.0

21

-1.5

57.9

09 -

1.58

4.40

9 -1

.611

.438

-1.6

39.0

10 -1

.667

.137

-1.

695.

825

-1.7

25.0

84 -1

.754

.916

-1.7

85.3

61 -1

.816

.412

-1

.848

.086

-1.1

19.2

59

Risu

ltato

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1) V

ALL

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3.08

2 48

3.74

6 61

6.01

2 60

7.83

7 59

9.49

1 59

0.97

0 58

2.29

0 57

3.44

1 56

4.40

9 55

5.19

0 54

5.79

9 53

6.21

8 52

6.46

2 51

6.48

4 50

6.32

6 50

3.97

3

2) V

ALL

E G

ESSO

2.

346

123.

540

169.

364

166.

808

164.

186

161.

526

158.

816

156.

046

153.

216

150.

328

147.

390

144.

392

141.

332

138.

204

135.

026

121.

136

PIA

TTA

FORM

A

LOG

ISTI

CA

-304

.118

-8

4.16

0 91

.683

31

2.01

5 52

7.63

5 54

2.84

3 55

8.36

2 57

4.18

4 59

0.32

7 60

6.78

9 62

3.58

2 64

0.71

8 65

8.18

3 67

6.01

4 69

4.19

2 1.

034.

481

345

 

346

APPENDICE

I DATI DELLE SUPERFICI FORESTALI NELLE 22 COMUNITÀ

MONTANE DEL PIEMONTE

347

UnioneNazionaleComuni ComunitàEntiMontani

Delegazione Piemontese

347

LA RISORSA LEGNO IN PIEMONTE

VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITA' PRODUTTIVE DELLA FILIERA FORESTA-LEGNO-ENERGIA NEI TERRITORI MONTANI DELLA REGIONE PIEMONTE

1 VAL CURONE, GRUE E OSSONA 19 12.411 2.855 4.692 4.864 51% 660.899 344.3692 VAL BORBERA E VALLI SPINTI 11 20.444 4.702 7.508 8.234 52% 1.233.321 655.5033 ALTA VAL LEMME E ALTO OVADESE 11 16.382 5.734 6.135 4.513 42% 756.381 334.8164 VALLI ORBA, ERRO E BORMIDA 21 24.889 4.978 11.787 8.124 41% 1.154.437 589.0585 LANGA ASTIGIANA 16 8.110 4.055 2.054 2.001 49% 305.833 174.8596 VALLI PO, BRONDA E INFERNOTTO 15 17.781 4.002 7.103 6.676 48% 1.335.437 642.5587 VALLE VARAITA 14 20.963 5.634 8.904 6.425 42% 1.237.171 425.6128 VAL MAIRA 14 25.810 12.249 7.284 6.277 46% 1.265.539 447.9829 VAL GRANA 9 11.652 6.008 2.590 3.054 54% 646.178 161.315

10 VALLE STURA 12 22.601 8.808 9.355 4.438 32% 1.243.333 474.06611.1 VALLI GESSO E VERMENAGNA 7 21.472 13.964 3.855 3.653 49% 729.782 197.13211.2 BISALTA 5 11.475 4.095 2.883 4.497 61% 955.686 266.953

12 VALLI MONREGALESI 14 23.685 7.777 6.653 9.255 58% 1.984.221 727.313

13 ALTA VAL TANARO 9 26.758 9.066 9.595 8.097 46% 1.628.502 844.375

14.1 VALLI MONGIA, CEVETTA E LANGA CEBANA 20 13.404 4.702 3.208 5.494 63% 1.129.658 565.216

14.2 ALTA LANGA 21 9.324 3.261 3.878 2.185 36% 405.931 200.621

14.3 LANGA DELLE VALLI BELBO, BORMIDA E UZZONE 16 12.868 4.691 4.508 3.669 45% 581.278 307.976

15 VALLI ANTIGORIO E FORMAZZA 8 25.189 14.358 8.107 2.724 25% 585.092 169.014

16 VALLE VIGEZZO 7 14.584 5.834 7.526 1.224 14% 256.150 65.493

17 VALLE ANTRONA 5 6.636 3.583 2.448 605 20% 112.837 31.297

18 VALLE ANZASCA - MONTEROSA 7 15.713 7.071 7.362 1.280 15% 298.322 112.176

19 VALLE OSSOLA 11 20.288 14.607 3.426 2.255 40% 463.940 157.085

20 VALLE STRONA E BASSO TOCE 6 5.843 2.805 2.332 706 23% 140.499 42.921

21 CUSIO MOTTARONE 12 12.148 2.916 6.956 2.276 25% 463.048 155.827

22 VALGRANDE 9 10.354 7.455 1.727 1.172 40% 219.339 100.134

23 ALTO VERBANO 6 4.621 1.802 1.712 1.107 39% 233.478 111.628

24 VAL CANNOBINA 5 8.763 5.784 2.209 770 26% 151.405 67.848

25 VALLE PELLICE 9 13.789 4.856 3.602 5.331 60% 1.065.434 421.590

26 VALLI CHISONE E GERMANASCA 16 27.718 14.215 8.958 4.545 34% 918.678 309.568

27 PINEROLESE E PEDEMONTANO 8 7.320 1.318 3.101 2.901 48% 583.470 199.801

28 VAL SANGONE 6 10.174 3.052 4.187 2.935 41% 598.771 258.022

29 BASSA V. SUSA E VAL CENISCHIA 23 22.715 9.995 8.451 4.269 34% 795.959 237.833

30 ALTA VALLE DI SUSA 14 27.017 14.049 5.702 7.266 56% 1.460.244 422.955

31 ALTO CANAVESE 11 5.985 1.017 2.597 2.371 48% 439.740 181.754

32 VALLI DI LANZO 19 29.023 13.351 9.447 6.225 40% 1.167.103 421.223

33 VAL CERONDA E CASTERNONE 6 5.576 2.007 2.516 1.053 30% 166.654 52.579

34 VALLE ORCO E SOANA 11 20.366 13.849 4.579 1.938 30% 404.075 147.077

35 VALLE SACRA 6 3.771 1.584 694 1.493 68% 298.209 108.554

36 VAL CHIUSELLA 12 5.465 2.022 1.296 2.147 62% 425.517 207.801

37 DORA BALTEA CANAVESANA 9 5.154 2.422 1.086 1.646 60% 321.607 140.060

38 VAL SESIA 28 45.284 24.453 15.724 5.107 25% 1.033.816 311.973

39 VALLE SESSERA 9 8.857 3.897 3.721 1.239 25% 245.685 120.209

40 VALLE DEL CERVO LA BURSCH 14 6.206 3.103 1.239 1.864 60% 381.438 129.739

41 VALLE MOSSO 12 9.651 4.053 2.844 2.754 49% 575.167 244.124

42 PREALPI BIELLESI 13 7.273 1.309 2.763 3.201 54% 537.371 206.638

43 ALTA VALLE ELVO 11 6.128 919 1.777 3.432 66% 687.891 365.255

43.1 BASSA VALLE ELVO 4 1.367 96 588 683 54% 121.908 65.359

44 DUE LAGHI 7 4.862 1.118 1.354 2.390 64% 504.612 269.304

TOTALI 558 697.869 295.481 232.023 170.365 42% 32.911.046 13.194.565* INDICE QS = B. SERVITI / (B. SERVITI + B. NON SERVITI) 42,3% 33,2% 24,4%

Sup. boscata totale ha

Sup. bosc. con gest. attiva servita da

viabilità (ha)

INDICE QS* (tot. serv./

gest.)Provvigioni boschi

serviti (m3)

Massa prelevabile totale (m3)

Numero COMUNI

AMBITO FORESTALE MONTANO Sup. bosc. con gest. attiva non

servita da viabilità (ha)

Sup. bosc. senza gestione attiva

(ha)

348

LA RISORSA LEGNO IN PIEMONTE

VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITA' PRODUTTIVE DELLA FILIERA FORESTA-LEGNO-ENERGIA NEI TERRITORI MONTANI DELLA REGIONE PIEMONTE

Produzione totale materiale da

triturazione per energia (tonn.)

45.773 13.434 169.322 115.840 92.440 6.163 17.342 8.671 4.335 0,57881.133 47.454 269.861 257.055 205.130 13.675 38.482 19.241 9.621 1,28339.299 37.482 112.619 145.416 116.042 7.736 21.769 10.885 5.442 0,72674.339 44.011 251.636 219.072 174.819 11.655 32.796 16.398 8.199 1,09319.896 18.981 58.501 77.481 61.830 4.122 11.599 5.800 2.900 0,38770.360 80.014 185.387 306.797 244.824 16.322 45.929 22.964 11.482 1,53167.724 28.929 159.292 169.667 135.394 9.026 25.400 12.700 6.350 0,84787.128 34.520 124.673 201.661 160.925 10.728 30.190 15.095 7.547 1,00619.362 16.263 54.963 70.727 56.440 3.763 10.588 5.294 2.647 0,35380.914 45.650 148.761 198.741 158.595 10.573 29.752 14.876 7.438 0,99222.375 14.239 83.678 76.840 61.318 4.088 11.503 5.752 2.876 0,38333.178 31.864 68.087 133.824 106.792 7.119 20.034 10.017 5.009 0,66872.781 96.859 185.239 372.434 297.202 19.813 55.755 27.878 13.939 1,859

105.141 88.119 266.947 384.168 306.566 20.438 57.512 28.756 14.378 1,917

58.373 77.420 140.632 288.791 230.455 15.364 43.233 21.617 10.808 1,441

24.883 25.169 50.525 100.044 79.835 5.322 14.977 7.489 3.744 0,499

35.365 33.121 98.929 140.561 112.168 7.478 21.043 10.521 5.261 0,701

44.928 7.734 54.405 61.947 49.434 3.296 9.274 4.637 2.318 0,309

18.239 22 22.570 24.662 19.680 1.312 3.692 1.846 923 0,123

7.915 1.277 10.498 11.607 9.262 617 1.738 869 434 0,058

22.485 8.567 29.685 51.439 41.048 2.737 7.701 3.850 1.925 0,257

20.368 15.437 52.912 68.368 54.558 3.637 10.235 5.118 2.559 0,341

4.428 4.251 15.756 18.486 14.752 983 2.767 1.384 692 0,092

20.784 15.296 52.067 67.680 54.009 3.601 10.132 5.066 2.533 0,338

11.930 12.220 28.301 47.683 38.051 2.537 7.138 3.569 1.785 0,238

14.196 12.708 31.503 53.221 42.470 2.831 7.967 3.984 1.992 0,266

7.479 7.629 20.084 32.656 26.059 1.737 4.889 2.444 1.222 0,163

61.125 43.089 130.145 187.231 149.410 9.961 28.029 14.015 7.007 0,934

77.495 23.726 69.219 139.128 111.024 7.402 20.828 10.414 5.207 0,694

22.887 22.655 60.442 93.817 74.866 4.991 14.045 7.022 3.511 0,468

29.258 28.912 80.214 121.495 96.953 6.464 18.188 9.094 4.547 0,606

43.734 16.366 86.010 91.723 73.195 4.880 13.731 6.866 3.433 0,458

193.183 11.940 58.518 159.314 127.133 8.476 23.850 11.925 5.963 0,795

17.735 21.856 59.943 82.220 65.612 4.374 12.309 6.154 3.077 0,410

52.395 33.540 170.004 165.284 131.897 8.793 24.744 12.372 6.186 0,825

7.372 1.892 28.368 14.947 11.928 795 2.238 1.119 559 0,075

21.174 15.834 41.212 68.857 54.948 3.663 10.308 5.154 2.577 0,344

10.788 15.732 25.852 56.182 44.833 2.989 8.411 4.205 2.103 0,280

21.676 27.699 49.345 109.081 87.047 5.803 16.330 8.165 4.082 0,544

14.254 18.683 34.132 72.991 58.247 3.883 10.927 5.464 2.732 0,364

34.981 31.358 107.463 138.171 110.260 7.351 20.685 10.342 5.171 0,689

11.627 17.181 31.047 60.354 48.162 3.211 9.035 4.518 2.259 0,301

13.726 14.793 41.315 59.905 47.804 3.187 8.968 4.484 2.242 0,299

27.891 31.715 61.642 122.876 98.055 6.537 18.395 9.198 4.599 0,613

21.516 22.519 80.995 82.120 65.532 4.369 12.294 6.147 3.073 0,410

41.012 43.923 102.502 177.818 141.899 9.460 26.620 13.310 6.655 0,887

6.609 7.064 25.175 26.511 21.156 1.410 3.969 1.984 992 0,132

28.699 37.315 64.685 138.605 110.607 7.374 20.750 10.375 5.187 0,692

1.869.913 1.306.462 4.155.061 5.865.498 4.680.667 312.044 878.093 439.047 219.523 29,27014,2% 9,9% 31,5% 44,5%

Produzione totale

assortim. da paleria (m3)

Produzione annua materiale da triturazione

per energia (tonn.)

Potenziale energetico annuo

(MWh)

Produzione annua energia termica

50% (MWht)

Produzione totale tronchetti per energia (m3)

Produzione totale materiale da

triturazione per energia (m3)

Produzione totale assortim. da lavoro (m3)

Produzione annua energia elettrica

25% (MWhe)

MWe di potenza elettrica

sostenibili

349

Pubblica Privata Totale

1. VALLI ANTIGORIO DIVED. FORMAZZA E VIGEZZO 38 160.703,4 49.486,9 33.262,8 82.749,7

51% 31%

2. DUE LAGHI, CUSIO MOTTAR. E VAL STRONA 25 31.317,1 7.169,4 14.220,4 21.389,9

68% 23%

3. VAL GRANDE, ALTO VERBANO E CANNOBINA 20 33.350,8 13.071,6 10.724,5 23.796,1

71% 39%

4. VAL SESIA 30 78.590,4 11.224,4 36.719,8 47.944,2 61% 14%5. VAL SESSERA, VALLE DI MOSSO E PREALPI BIELLESI 31 32.913,8 5.735,4 16.853,3 22.588,7

69% 17%

6. VALLE CERVO - LA BURSCH 14 11.192,4 2.289,8 3.908,3 6.198,2 55% 20%7. VALLE DELL'ELVO 15 15.014,2 1.075,2 6.436,2 7.511,4 50% 7%8. VAL CHIUSELLA, VALLE SACRA E DORA BALTEA CANAVESANA 25 30.859,8 3.013,0 9.876,2 12.889,1

42% 10%

9. VALLI ORCO E SOANA 11 61.625 4.932 15.457 20.389 33% 8%10. ALTO CANAVESE 11 11.339,7 142,1 5.837,9 5.980,0 53% 1%11. VALLI DI LANZO, CERONDA E CASTERNONE 25 79.895,7 10.828,2 23.789,3 34.617,5

43% 14%

12. VALLE SUSA E VAL SANG. 43 127.658,4 29.313,6 30.569,3 59.882,9 47% 23%

13. VALLI CHISONE E GERMANASCA, PELLICE E PINEROLESE PEDEM. 32 99.167,9 18.743,4 29.207,9 47.951,3

48% 19%

14. VALLI PO, BRONDA E INFERNOTTO E VARAITA 29 95.359,8 14.054,6 24.624,2 38.678,8

41% 15%

15. VALLE GRANA E MAIRA 21 84.638,5 13.468,5 23.311,2 36.779,7 43% 16%16. VALLE STURA 14 63.435 14.240 9.060 23.300 37% 22%17. VALLI GESSO VERMEN. PESIO E BISALTA 12

76.058 14.586 18.362 32.949 43% 19%

18. ALTA VALLE TANARO E VALLI MONGIA, CEVETTA E LANGA CEBANA E VALLI MONREGALESI 41 102.727,2 12.025,6 51.189,9 63.215,5

62% 12%

19. ALTA LANGA E LANGA VALLI BORMIDA E UZZONE 39 48.034,1 50,9 22.806,7 22.857,6

48% 0%

20. LANGA ASTIGIANA E VAL BORMIDA 16 18.983,5 0,0 8.054,8 8.054,8

42% 0%

21. ALTA VAL LEMME, ALTO OVADESE E DELL'ALTA VALLE ORBA, VALLE ERRO E BORMIDA DI SPIGNO 31 64.006,1 3.750,7 36.921,4 40.672,1

64% 6%

22. VALLI CURONE GRUE E OSSONA, VAL BORBERA E VALLE SPINTI 30 54.942,4 1.212,4 31.656,5 32.868,9

60% 2%

Totali 553 1.381.813,4 230.413,1 462.849,8 693.264,3 50% 17%

33,2% 66,8%

Numero

Comuni

TOTALI 22 COMUNITA' MONTANECOMUNE Sup. territoriale

(ha)Super!cie boscata (ha) Indice di

boscosità (IB)

IB Propriet

à Pubblic

a

348350

Pubblica Privata Totale

Antrona Schieranco 10.031,2 2.667,6 365,2 3.032,8 30% 27%

Anzola d'Ossola 1.374,0 847,5 58,4 905,9 66% 62%

Baceno 6.882,1 1.331,2 891,0 2.222,2 32% 19%

Bannio Anzino 3.892,9 1.230,7 1.155,5 2.386,2 61% 32%

Beura Cardezza 3.053,3 1.816,1 437,0 2.253,0 74% 59%

Bognanco 5.836,8 2.563,5 838,1 3.401,6 58% 44%

Calasca Castiglione 5.771,7 2.502,9 1.467,5 3.970,3 69% 43%

Ceppo Morelli 4.015,5 775,4 1.162,4 1.937,8 48% 19%

Craveggia 3.621,1 293,1 2.199,1 2.492,3 69% 8%

Crevoladossola 3.969,0 1.322,0 618,1 1.940,2 49% 33%

Crodo 6.171,1 2.455,1 961,6 3.416,7 55% 40%

Domodossola 3.678,7 1.265,8 784,1 2.049,9 56% 34%

Druogno 2.869,4 1.964,7 340,1 2.304,8 80% 68%

Formazza 13.035,3 1,1 2.361,1 2.362,2 18% 0%

Macugnaga 9.943,9 579,1 2.192,5 2.771,6 28% 6%

Malesco 4.349,1 810,4 2.437,5 3.247,9 75% 19%

Masera 1.985,2 1.074,2 317,3 1.391,5 70% 54%

Mergozzo 2.757,6 1.143,4 532,4 1.675,8 61% 41%

Montecrestese 8.625,9 4.189,7 458,8 4.648,5 54% 49%

Montescheno 2.239,6 729,9 388,6 1.118,5 50% 33%

Ornavasso 2.607,9 1.371,7 584,6 1.956,3 75% 53%

Pallanzeno 440,6 269,2 57,1 326,3 74% 61%

Piedimulera 766,9 204,8 243,9 448,7 59% 27%

Pieve Vergonte 4.158,1 969,1 2.161,7 3.130,8 75% 23%

Premia 8.911,3 2.772,0 1.606,8 4.378,9 49% 31%

Premosello Chiovenda 3.365,5 1.294,2 574,4 1.868,6 56% 38%

Re 2.722,7 59,2 2.331,3 2.390,5 88% 2%

Santa Maria Maggiore 5.362,6 1.914,8 533,6 2.448,4 46% 36%

Seppiana 569,8 297,0 243,5 540,5 95% 52%

Toceno 1.572,1 780,4 308,7 1.089,2 69% 50%

Trasquera 3.969,4 1.931,6 446,1 2.377,7 60% 49%

Trontano 5.617,0 3.395,7 516,7 3.912,3 70% 60%

Vanzone con San Carlo 1.616,2 134,4 898,3 1.032,7 64% 8%

Varzo 9.453,8 2.968,0 881,6 3.849,6 41% 31%

Viganella 1.359,9 748,6 356,9 1.105,5 81% 55%

Villadossola 1.801,5 475,1 366,5 841,6 47% 26%

Villette 732,7 0,5 601,2 601,7 82% 0%

Vogogna 1.572,1 337,4 583,4 920,8 59% 21%

Totale ettari 160.703,4 49.486,9 33.262,8 82.749,7 51% 31%

1. CM VALLI ANTIGORIO DIVEDRO FORMAZZA E VIGEZZO (38 Comuni)COMUNE Sup. territoriale

(ha)Super!cie boscata (ha) Indice di

boscosità (IB)IB Proprietà

Pubblica

351

Pubblica Privata Totale

Ameno 999,6 200,3 564,5 764,8 77% 20%

Armeno 3.180,3 521,8 1.837,8 2.359,6 74% 16%

Arola 657,2 65,8 538,9 604,7 92% 10%

Baveno 1.755,0 246,5 335,4 581,9 33% 14%

Brovello Carpugnino 848,2 105,7 477,0 582,7 69% 12%

Casale Corte Cerro 1.206,5 432,7 446,1 878,8 73% 36%

Cesara 1.106,8 212,3 766,2 978,5 88% 19%

Colazza 307,9 64,4 192,1 256,5 83% 21%

Germagno 288,4 60,1 177,1 237,2 82% 21%

Gignese 1.472,9 156,7 888,5 1.045,2 71% 11%

Gravellona Toce 1.460,3 521,1 503,4 1.024,5 70% 36%

Loreglia 924,0 216,7 301,3 518,0 56% 23%

Madonna del Sasso 1.510,2 46,7 1.334,0 1.380,7 91% 3%

Massino Visconti 690,1 49,8 427,2 477,1 69% 7%

Massiola 812,4 271,5 247,6 519,1 64% 33%

Miasino 534,9 3,6 325,7 329,3 62% 1%

Nebbiuno 818,6 79,3 378,8 458,1 56% 10%

Nonio 1.033,3 227,3 574,6 802,0 78% 22%

Omegna 3.134,0 776,5 1.362,0 2.138,6 68% 25%

Pisano 286,1 0,0 183,1 183,1 64% 0%

Quarna sopra 943,5 599,5 300,5 900,0 95% 64%

Quarna sotto 1.599,8 941,4 406,7 1.348,1 84% 59%

San Maurizio d'Opaglio 854,3 54,7 288,4 343,1 40% 6%

Valstrona 4.892,8 1.314,9 1.363,3 2.678,2 55% 27%

Totale ettari 31.317,1 7.169,4 14.220,4 21.389,9 68% 23%

2. CM DUE LAGHI, CUSIO MOTTARONE E VAL STRONA (25 Comuni)COMUNE Sup. territoriale

(ha)Super!cie boscata (ha) Indice di

boscosità (IB)IB Proprietà

Pubblica

352

Pubblica Privata Totale

Arizzano 156,9 18,0 52,8 70,8 45% 11%

Aurano 2.117,9 508,1 725,5 1.233,7 58% 24%

Bee 328,9 128,4 126,6 255,0 78% 39%

Cambiasca 385,1 118,3 180,2 298,4 77% 31%

Cannero Riviera 1.468,8 227,0 284,2 511,1 35% 15%

Cannobio 5.119,3 801,2 2.506,0 3.307,2 65% 16%

Caprezzo 722,8 439,1 244,8 683,9 95% 61%

Cavaglio Spoccia 1.816,9 721,0 644,2 1.365,2 75% 40%

Cossogno 4.003,9 2.821,1 422,5 3.243,5 81% 70%

Cursolo Orasso 2.112,1 1.203,7 363,6 1.567,3 74% 57%

Falmenta 1.629,1 833,6 522,7 1.356,4 83% 51%

Ghiffa 1.395,8 311,1 199,8 510,9 37% 22%

Gurro 1.332,4 843,2 342,4 1.185,6 89% 63%

Intragna 994,8 228,9 501,4 730,3 73% 23%

Miazzina 2.148,3 1.358,6 262,7 1.621,3 75% 63%

Oggebbio 2.031,1 416,9 632,7 1.049,7 52% 21%

Premeno 743,9 277,4 323,6 601,1 81% 37%

San Bernardino Verbano 2.612,2 811,4 1.476,8 2.288,2 88% 31%

Trarego Viggiona 1.873,9 875,4 756,3 1.631,7 87% 47%

Vignone 356,5 129,1 155,8 284,9 80% 36%

Totale ettari 33.350,8 13.071,6 10.724,5 23.796,1 71% 39%

3. CM VAL GRANDE, ALTO VERBANO E CANNOBINA (20 Comuni)COMUNE Sup. territoriale

(ha)Super!cie boscata (ha) Indice di

boscosità (IB)IB Proprietà

Pubblica

353

Pubblica Privata Totale

Alagna Valsesia 7.307,0 16,6 1.410,9 1.427,5 20% 0%

Balmuccia 1.006,9 468,9 349,6 818,5 81% 47%

Boccioleto 3.387,7 973,4 1.797,1 2.770,5 82% 29%

Borgosesia 4.094,9 171,5 2.699,1 2.870,6 70% 4%

Breia 751,3 103,9 604,5 708,4 94% 14%

Campertogno 3.399,3 245,6 1.511,5 1.757,1 52% 7%

Carcoforo 2.285,4 228,0 394,0 622,0 27% 10%

Cellio 1.002,7 0,1 894,2 894,3 89% 0%

Cervatto 933,1 5,0 694,9 699,9 75% 1%

Civiasco 725,9 167,8 493,5 661,3 91% 23%

Cravagliana 3.435,7 448,9 2.175,2 2.624,2 76% 13%

Fobello 2.942,3 0,9 1.279,4 1.280,3 44% 0%

Guardabosone 680,1 179,0 254,9 433,9 64% 26%

Mollia 1.411,2 85,3 737,4 822,7 58% 6%

Pila 872,7 465,0 260,3 725,3 83% 53%

Piode 1.360,7 488,0 411,2 899,2 66% 36%

Postua 1.635,4 518,8 728,0 1.246,8 76% 32%

Quarona 1.585,5 37,1 1.231,1 1.268,2 80% 2%

Rassa 4.353,0 577,6 1.499,2 2.076,8 48% 13%

Rima San Giuseppe 3.540,1 0,6 1.475,5 1.476,2 42% 0%

Rimasco 2.416,4 16,8 1.444,7 1.461,5 60% 1%

Rimella 2.859,2 202,2 833,1 1.035,3 36% 7%

Riva Valdobbia 6.148,5 51,7 2.158,0 2.209,6 36% 1%

Rossa 1.159,9 0,0 701,3 701,3 60% 0%

Sabbia 1.463,6 236,3 758,6 994,9 68% 16%

Scopa 2.260,1 1.541,1 521,8 2.063,0 91% 68%

Scopello 1.844,0 967,3 484,1 1.451,4 79% 52%

Valduggia 2.850,2 6,9 2.638,0 2.644,9 93% 0%

Varallo 8.869,6 1.966,9 5.530,5 7.497,4 85% 22%

Vocca 2.007,8 1.053,1 748,1 1.801,2 90% 52%

Totale ettari 78.590,4 11.224,4 36.719,8 47.944,2 61% 14%

4. CM VAL SESIA (30 Comuni)COMUNE Sup. territoriale

(ha)Super!cie boscata (ha) Indice di

boscosità (IB)

IB Proprietà Pubblica

354

Pubblica Privata Totale

Ailoche 1.029,6 307,5 430,4 737,9 72% 30%

Bioglio 1.775,5 326,4 860,5 1.187,0 67% 18%

Callabiana 736,4 82,8 447,4 530,3 72% 11%

Camandona 952,8 295,5 410,7 706,2 74% 31%

Caprile 1.135,6 496,4 275,0 771,5 68% 44%

Casapinta 295,8 16,5 230,9 247,4 84% 6%

Cerreto Castello 266,0 0,0 46,4 46,4 17% 0%

Coggiola 2.354,4 905,8 689,7 1.595,5 68% 38%

Cossato 2.772,2 155,1 733,8 889,0 32% 6%

Crevacuore 836,3 152,2 536,4 688,6 82% 18%

Crosa 95,8 1,4 78,9 80,3 84% 1%

Curino 2.130,9 196,3 1.799,9 1.996,1 94% 9%

Lessona 1.164,9 3,9 800,9 804,8 69% 0%

Mezzana Mortigliengo 413,0 4,3 378,1 382,4 93% 1%

Mosso 1.811,7 294,5 1.055,8 1.350,3 75% 16%

Pettinengo 1.138,8 128,4 550,8 679,1 60% 11%

Piatto 362,0 0,5 189,8 190,3 53% 0%

Portula 1.120,6 441,2 511,9 953,2 85% 39%

Pray 934,4 52,0 697,5 749,6 80% 6%

Quaregna 585,8 0,1 422,0 422,1 72% 0%

Selve Marcone 218,2 1,2 125,6 126,8 58% 1%

Soprana 546,0 1,2 519,4 520,6 95% 0%

Sostegno 1.819,4 141,0 1.485,2 1.626,2 89% 8%

Strona 386,8 3,0 335,4 338,4 87% 1%

Trivero 2.995,7 1.007,4 1.294,1 2.301,5 77% 34%

Valdengo 765,1 1,1 217,0 218,2 29% 0%

Vallanzengo 394,1 0,4 342,9 343,3 87% 0%

Valle Mosso 891,6 50,9 396,1 447,0 50% 6%

Valle San Nicolao 1.469,6 564,6 379,6 944,2 64% 38%

Veglio 686,8 102,1 435,1 537,2 78% 15%

Vigliano Biellese 827,7 1,5 176,1 177,6 21% 0%

Totale ettari 32.913,8 5.735,4 16.853,3 22.588,7 69% 17%

5. CM VAL SESSERA, VALLE DI MOSSO E PREALPI BIELLESI (31 Comuni)COMUNE Sup.

territoriale (ha)

Super!cie boscata (ha) Indice di boscosità (IB)

IB Proprietà Pubblica

355

Pubblica Privata Totale

Andorno Micca 1.197,2 2,6 450,6 453,2 38% 0%

Campiglia Cervo 1.167,9 468,3 286,0 754,2 65% 40%

Miagliano 67,2 0,6 28,3 28,9 43% 1%

Piedicavallo 1.757,3 531,3 285,3 816,6 46% 30%

Pralungo 695,0 7,3 321,6 328,9 47% 1%

Quittengo 801,2 212,7 306,3 519,0 65% 27%

Ronco Biellese 377,1 0,3 291,1 291,4 77% 0%

Rosazza 893,8 479,2 194,0 673,2 75% 54%

Sagliano Micca 1.493,0 0,3 553,5 553,8 37% 0%

San Paolo Cervo 847,6 358,3 309,3 667,6 79% 42%

Tavigliano 1.085,3 223,8 336,1 559,9 52% 21%

Ternengo 202,5 0,9 169,3 170,2 84% 0%

Tollegno 344,7 2,6 172,7 175,2 51% 1%

Zumaglia 262,4 1,6 204,5 206,2 79% 1%

Totale ettari 11.192,4 2.289,8 3.908,3 6.198,2 55% 20%

Pubblica Privata Totale

Camburzano 381,1 0,1 185,7 185,8 49% 0%

Donato 1.172,9 150,5 370,0 520,4 44% 13%

Graglia 2.014,2 182,6 603,3 786,0 39% 9%

Magnano 1.038,9 67,4 726,9 794,3 76% 6%

Mongrando 1.672,3 57,6 922,5 980,1 59% 3%

Muzzano 591,6 0,0 339,4 339,4 57% 0%

Netro 1.269,6 156,4 465,6 622,0 49% 12%

Occhieppo Inferiore 405,0 0,0 56,6 56,6 14% 0%

Occhieppo Superiore 523,5 3,6 152,1 155,7 30% 1%

Pollone 1.632,9 15,8 345,1 360,9 22% 1%

Sala Biellese 806,6 109,1 558,5 667,7 83% 14%

Sordevolo 1.378,8 164,5 296,8 461,3 33% 12%

Torrazzo 583,2 135,1 374,0 509,2 87% 23%

Zimone 289,3 7,7 158,3 166,0 57% 3%

Zubiena 1.254,3 24,5 881,4 905,9 72% 2%

Totale ettari 15.014,2 1.075,2 6.436,2 7.511,4 50% 7%

6. CM VALLE DEL CERVO - LA BURSCH (14 Comuni)COMUNE Sup.

territoriale (ha)

Super!cie boscata (ha) Indice di boscosità (IB)

IB Proprietà Pubblica

7. CM VALLE DELL'ELVO (15 Comuni)COMUNE Sup.

territoriale (ha)

Super!cie boscata (ha) Indice di boscosità (IB)

IB Proprietà Pubblica

356

Pubblica Privata Totale

Alice superiore 695,0 72,2 326,3 398,5 57% 10%Andrate 932,9 232,5 249,2 481,7 52% 25%

Borgiallo 681,5 30,1 285,1 315,2 46% 4%Brosso 1.124,5 193,6 326,2 519,9 46% 17%

Carema 1.045,4 67,1 499,9 567,0 54% 6%Castellamonte 3.925,2 103,8 1.645,9 1.749,7 45% 3%

Castelnuovo Nigra 2.826,2 72,7 761,0 833,8 30% 3%Chiesanuova 402,7 32,5 194,6 227,1 56% 8%

Cintano 496,0 21,8 244,8 266,7 54% 4%Colleretto Casteln. 633,6 2,2 273,3 275,5 43% 0%

Issiglio 554,7 140,3 245,7 386,1 70% 25%Lugnacco 481,3 21,3 239,2 260,5 54% 4%

Meugliano 448,8 105,3 79,3 184,6 41% 23%Nomaglio 307,3 63,6 179,7 243,3 79% 21%

Pecco 194,4 53,1 78,5 131,5 68% 27%Quassolo 371,8 75,1 162,6 237,7 64% 20%

Quincinetto 1.776,1 107,1 596,6 703,7 40% 6%Rueglio 1.540,9 279,5 446,5 726,0 47% 18%

Settimo Vittone 2.323,1 86,3 949,7 1.036,0 45% 4%Tavagnasco 868,4 278,9 191,7 470,6 54% 32%

Trausella 1.242,8 170,6 143,8 314,4 25% 14%Traversella 3.954,7 256,4 971,9 1.228,3 31% 6%

Vico Canavese 3.260,9 493,3 381,4 874,7 27% 15%Vidracco 320,8 28,3 174,9 203,3 63% 9%Vistrorio 450,9 25,3 228,4 253,6 56% 6%

Totale ettari 30.859,8 3.013,0 9.876,2 12.889,1 42% 10%

Pubblica Privata TotaleAlpette 576 1 461 462 80% 0%

Ceresole 9.984 867 814 1.680 17% 9%Frassinetto 2.482 0 668 668 27% 0%

Ingria 1.469 109 714 822 56% 7%Locana 13.222 872 4.371 5.242 40% 7%Noasca 7.762 850 600 1.450 19% 11%

Pont C.se 1.925 4 1.282 1.286 67% 0%Ribordone 4.408 118 1.518 1.636 37% 3%

Ronco 9.645 1.512 1.773 3.285 34% 16%Sparone 2.955 1 2.166 2.167 73% 0%Valprato 7.199 599 1.092 1.690 23% 8%

Totale ettari 61.625 4.932 15.457 20.389 33% 8%

Indice di boscosità

(IB)

IB Proprietà Pubblica

9. CM VALLI ORCO E SOANA (11 Comuni)COMUNE Sup.

territoriale (ha)

Super!cie boscata (ha) Indice di boscosità

(IB)

IB Proprietà Pubblica

8. CM VAL CHIUSELLA, VALLE SACRA E DORA BALTEA CANAVESANA (25 Comuni) COMUNE Sup.

territoriale (ha)

Super!cie boscata (ha)

357

Pubblica Privata Totale

Canischio 1.193,9 142,0 584,9 726,8 61% 12%Courgné 1.963,2 0,0 972,6 972,6 50% 0%

Forno Canavese 1.645,2 0,0 956,7 956,7 58% 0%Levone 541,6 0,0 328,4 328,4 61% 0%

Pertusio 409,3 0,0 179,9 179,9 44% 0%Prascorsano 465,1 0,0 333,4 333,4 72% 0%

Pratiglione 781,8 0,0 529,3 529,3 68% 0%Rivara 1.255,7 0,0 423,0 423,0 34% 0%

Rocca Canavese 1.421,1 0,0 847,2 847,2 60% 0%San Colombano B.

324,2 0,0 247,7 247,776% 0%

Valperga 1.338,6 0,1 434,9 435,0 32% 0%Totale ettari 11.339,7 142,1 5.837,9 5.980,0 53% 1%

Pubblica Privata Totale

Ala di Stura 4.609,7 1.269,5 692,2 1.961,8 43% 28%Balangero 1.296,1 2,8 629,3 632,1 49% 0%

Balme 6.270,7 357,4 791,0 1.148,4 18% 6%Cafasse 1.015,3 322,5 221,7 544,2 54% 32%

Cantoira 2.281,2 138,1 1.195,9 1.334,0 58% 6%Ceres 2.782,5 7,2 2.085,1 2.092,3 75% 0%

Chialamberto 3.530,8 42,6 1.232,2 1.274,8 36% 1%Coassolo Torinese 2.789,7 60,9 1.524,6 1.585,4 57% 2%

Corio 4.139,1 303,9 1.813,0 2.116,9 51% 7%Fiano 1.219,7 2,3 517,2 519,6 43% 0%

Germagnano 1.426,7 25,8 919,6 945,4 66% 2%Givoletto 1.285,3 336,3 367,0 703,3 55% 26%

Groscavallo 9.321,2 1.624,1 541,7 2.165,7 23% 17%La Cassa 1.209,9 292,4 474,2 766,6 63% 24%

Lanzo Torinese 1.036,4 0,3 541,4 541,7 52% 0%Lemie 4.574,2 1.508,0 709,9 2.217,9 48% 33%

Mezzenile 2.885,5 518,1 1.289,8 1.807,9 63% 18%Monastero Lanzo 1.762,1 5,2 1.125,3 1.130,4 64% 0%

Pessinetto 543,5 28,2 399,5 427,7 79% 5%Traves 1.081,4 157,5 608,9 766,4 71% 15%

Usseglio 9.852,8 1.110,7 573,0 1.683,7 17% 11%Val della Torre 3.650,6 20,9 2.029,8 2.050,7 56% 1%Vallo Torinese 641,7 237,6 109,1 346,7 54% 37%

Varisella 2.227,7 365,6 784,1 1.149,7 52% 16%Viù 8.462,0 2.090,2 2.613,9 4.704,2 56% 25%

Totale ettari 79.895,7 10.828,2 23.789,3 34.617,5 43% 14%

10. CM ALTO CANAVESE (11 Comuni)COMUNE Sup.

territoriale (ha)

Super!cie boscata (ha) Indice di boscosità

(IB)

IB Proprietà Pubblica

11. CM VALLI DI LANZO, CERONDA E CASTERNONE (25 Comuni)COMUNE Sup.

territoriale (ha)

Super!cie boscata (ha) Indice di boscosità

(IB)

IB Proprietà Pubblica

358

Pubblica Privata TotaleAlmese 1.788,9 652,6 402,1 1.054,7 59% 36%

Avigliana 2.322,0 10,5 783,0 793,5 34% 0%Bardonecchia 13.151,9 1.799,6 1.527,2 3.326,8 25% 14%

Borgone 492,4 100,1 70,8 170,9 35% 20%Bruzolo 1.259,4 228,4 335,4 563,8 45% 18%

Bussoleno 3.707,1 1.014,1 940,7 1.954,8 53% 27%Caprie 1.622,9 353,4 715,3 1.068,7 66% 22%

Casellette 1.434,2 356,4 173,5 529,8 37% 25%Cesana Torinese 12.139,2 3.626,8 1.078,7 4.705,5 39% 30%

Chianocco 1.859,9 435,9 458,7 894,6 48% 23%Chiomonte 2.663,5 718,6 1.011,6 1.730,2 65% 27%

Chiusa San Mich. 591,1 207,6 177,8 385,4 65% 35%Claviere

268,6 145,1 1,7 146,755% 54%

Coazze 5.667,6 644,5 2.128,6 2.773,2 49% 11%Condove 7.105,3 1.322,7 1.546,7 2.869,4 40% 19%

Exilles 4.422,8 1.424,7 835,2 2.259,9 51% 32%Giaglione 3.378,2 688,1 633,1 1.321,2 39% 20%

Giaveno 7.176,3 627,9 4.259,1 4.887,0 68% 9%Gravere 1.856,6 402,2 843,1 1.245,3 67% 22%

Mattie 2.787,7 977,2 752,9 1.730,0 62% 35%Meana di Susa 1.767,6 637,2 469,4 1.106,6 63% 36%

Mompantero 3.002,6 953,0 474,8 1.427,8 48% 32%Moncenisio 460,2 162,9 74,9 237,9 52% 35%

Novalesa 2.863,5 625,8 616,6 1.242,3 43% 22%Oulx 10.017,9 3.941,7 1.943,1 5.884,8 59% 39%

Reano 665,5 18,3 375,3 393,6 59% 3%Rubiana 2.697,3 772,3 1.087,1 1.859,4 69% 29%

Salbertrand 4.101,4 1.571,6 507,9 2.079,5 51% 38%San Didero 330,9 47,9 112,0 159,9 48% 14%San Giorio 1.965,7 436,1 694,8 1.130,8 58% 22%

Sangano 663,0 146,5 133,9 280,4 42% 22%Sant'Ambrogio 858,3 45,4 219,8 265,1 31% 5%

Sant'Antonino di S. 985,1 388,5 322,4 710,8 72% 39%Sauze d'Oulx 7.798,2 1.159,9 303,6 1.463,5 19% 15%

Sauze di Cesana 1.710,9 656,1 283,4 939,5 55% 38%Sestriere 2.583,4 422,3 184,7 607,0 23% 16%

Susa 1.122,2 7,4 222,6 230,0 20% 1%Trana 1.657,2 8,1 1.039,8 1.047,9 63% 0%

Vaie 723,0 217,6 269,0 486,5 67% 30%Valgioie 910,0 153,1 636,3 789,4 87% 17%Venaus 1.948,8 424,6 597,1 1.021,8 52% 22%

Villar Dora 565,7 36,0 214,8 250,8 44% 6%Villarfocchiardo 2.564,6 745,1 1.110,7 1.855,9 72% 29%

Totale ettari 127.658,4 29.313,6 30.569,3 59.882,9 47% 23%

12. CM VALLE SUSA E VAL SANGONE (43 Comuni)COMUNE Sup.

territoriale haSuper!cie boscata (ha) Indice di

boscosità IB Proprietà

Pubblica

359

Pubblica Privata Totale

Angrogna 3.911,0 515,4 1.454,6 1.970,0 50% 13%Bibiana 1.897,3 254,8 415,9 670,6 35% 13%

Bobbio Pellice 9.470,3 2.653,8 732,8 3.386,6 36% 28%Bricherasio 2.280,1 5,6 823,4 829,1 36% 0%

Cantalupa 1.119,1 12,9 729,8 742,7 66% 1%Cumiana 6.075,1 482,6 2.158,9 2.641,5 43% 8%

Fenestrelle 4.924,1 1.500,8 741,2 2.242,0 46% 30%Frossasco 1.997,2 0,0 509,8 509,8 26% 0%

Inverso Pinasca 796,9 148,9 506,9 655,8 82% 19%Luserna S. Giovan. 1.777,0 77,8 865,2 943,0 53% 4%

Lusernetta 726,2 18,5 511,1 529,6 73% 3%Massello 3.841,9 724,9 430,5 1.155,4 30% 19%

Perosa Argentina 2.619,4 930,9 663,3 1.594,2 61% 36%Perrero 6.321,9 810,3 3.556,7 4.367,0 69% 13%Pinasca 3.478,4 224,8 2.149,1 2.373,9 68% 6%

Pomaretto 852,7 232,8 477,9 710,8 83% 27%Porte 452,7 0,0 381,8 381,8 84% 0%

Pragelato 8.996,9 1.577,7 1.042,4 2.620,1 29% 18%Prali 7.255,8 339,3 2.465,5 2.804,8 39% 5%

Pramollo 2.227,3 813,2 737,2 1.550,5 70% 37%Prarostino 1.024,1 53,9 667,4 721,3 70% 5%

Roletto 1.002,4 0,0 395,6 395,6 39% 0%Rorà 1.239,7 371,4 495,8 867,2 70% 30%

Roreto Chisone 5.955,0 2.180,8 991,3 3.172,1 53% 37%Salza di Pinerolo 1.600,7 532,5 242,2 774,6 48% 33%

San Germano Ch. 1.576,8 438,6 845,2 1.283,8 81% 28%San Pietro V. Lemina

1.265,6 0,0 1.008,9 1.008,9

80% 0%

San Secondo Pin. 1.294,0 0,0 332,5 332,5 26% 0%Torre Pellice 2.110,4 541,3 907,6 1.449,0 69% 26%

Usseaux3.821,8 960,0 244,6 1.204,6

32% 25%

Villar Pellice 6.082,6 2.166,6 1.031,8 3.198,4 53% 36%Villar Perosa 1.173,5 173,1 690,9 864,0 74% 15%

Totale ettari 99.167,9 18.743,4 29.207,9 47.951,3 48% 19%

13. CM VALLI CHISONE E GERMANASCA, PELLICE E PINEROLESE PEDEMONTANO (32 Comuni)COMUNE Sup.

territoriale (ha)

Super!cie boscata (ha) Indice di boscosità

(IB)

IB Proprietà Pubblica

360

Pubblica Privata Totale

Bagnolo Piemonte 6.324,2 278,4 1.791,7 2.070,1 33% 4%

Barge 8.214,6 547,2 2.290,3 2.837,5 35% 7%

Bellino 6.230,9 730,0 184,8 914,9 15% 12%

Brondello 1.007,7 0,0 837,0 837,0 83% 0%

Brossasco 2.804,8 666,0 1.485,2 2.151,2 77% 24%

Casteldel!no 3.239,4 1.254,2 692,5 1.946,7 60% 39%

Castellar 340,2 0,7 44,8 45,5 13% 0%

Costigliole Saluzzo 1.530,3 16,1 360,3 376,4 25% 1%

Crissolo 4.924,0 236,6 445,9 682,5 14% 5%

Envie 2.508,7 0,0 653,0 653,0 26% 0%

Frassino 1.691,8 508,4 733,0 1.241,4 73% 30%

Gambasca 566,3 132,5 237,8 370,3 65% 23%

Isasca 513,6 176,5 239,0 415,5 81% 34%

Martiniana Po 1.331,8 393,7 528,6 922,3 69% 30%

Melle 2.793,8 855,2 1.263,5 2.118,7 76% 31%

Oncino 4.729,6 780,9 515,6 1.296,5 27% 17%

Ostana 1.687,7 184,0 229,1 413,2 24% 11%

Paesana 5.816,8 1.438,9 1.774,4 3.213,3 55% 25%

Pagno 869,2 1,4 638,1 639,5 74% 0%

Piasco 1.054,3 0,0 483,3 483,3 46% 0%

Pontechianale 9.623,8 1.212,2 309,9 1.522,1 16% 13%

Revello 5.253,2 0,2 781,8 782,0 15% 0%

Rifreddo 680,3 110,6 290,2 400,8 59% 16%

Rossana 2.009,4 29,5 1.359,2 1.388,7 69% 1%

Sampeyre 9.879,7 3.295,6 1.934,0 5.229,6 53% 33%

Sanfront 3.966,2 683,6 1.907,0 2.590,7 65% 17%

Valmala 1.101,5 457,2 504,6 961,8 87% 42%

Venasca 2.024,0 13,9 1.536,3 1.550,2 77% 1%

Verzuolo 2.641,8 50,9 573,2 624,1 24% 2%Totale ettari 95.359,8 14.054,6 24.624,2 38.678,8 41% 15%

14. CM VALLI PO, BRONDA E INFERNOTTO E VARAITA (29 Comuni)COMUNE Sup. territoriale

(ha)Super!cie boscata (ha) Indice di

boscosità (IB)

IB Proprietà Pubblica

361

Pubblica Privata Totale

Acceglio 15.123,3 2.026,6 449,4 2.476,0 16% 13%

Bernezzo 2.582,6 85,5 1.458,2 1.543,6 60% 3%

Busca 6.635,8 286,9 1.299,8 1.586,7 24% 4%

Canosio 4.866,4 999,1 236,3 1.235,4 25% 21%

Caraglio 4.156,5 5,3 583,4 588,7 14% 0%

Cartignano 660,4 167,1 320,6 487,7 74% 25%

Castelmagno 4.950,5 443,0 1.077,5 1.520,6 31% 9%

Celle di Macra 3.121,7 1.245,9 753,4 1.999,3 64% 40%

Dronero 5.892,8 146,4 3.421,3 3.567,6 61% 2%

Elva 2.660,6 571,5 300,0 871,5 33% 21%

Macra 2.446,8 1.167,3 477,7 1.645,0 67% 48%

Marmora 4.096,8 1.487,8 313,6 1.801,3 44% 36%

Montemale di C. 1.163,0 180,1 713,4 893,6 77% 15%

Monterosso Grana 4.228,6 35,7 3.141,1 3.176,8 75% 1%

Pradleves 1.927,1 1,9 1.598,9 1.600,8 83% 0%

Prazzo 5.230,0 1.735,7 518,8 2.254,5 43% 33%

Roccabruna 2.420,9 407,2 1.194,9 1.602,1 66% 17%

San Damiano M. 5.395,0 1.485,8 2.461,6 3.947,4 73% 28%

Stroppo 2.825,7 761,0 709,0 1.469,9 52% 27%

Valgrana 2.311,5 49,5 1.602,6 1.652,1 71% 2%

Villar S. Cost. 1.942,4 179,3 679,9 859,2 44% 9%Totale ettari 84.638,5 13.468,5 23.311,2 36.779,7 43% 16%

Pubblica Privata Totale

Aisone 3.687 1.152 467 1.619 44% 31%

Argentera 7.652 1.112 156 1.268 17% 15%

Borgo S. Dalmazzo 2.225 84 934 1.018 46% 4%

Cervasca 1.827,1 0,0 408,0 408,0 22% 0%

Demonte 12.728 3.774 2.461 6.235 49% 30%

Gaiola 497 48 276 324 65% 10%

Moiola 1.496 551 576 1.127 75% 37%

Pietraporzio 5.451 1.549 223 1.772 33% 28%

Rittana 1.139 135 830 965 85% 12%

Roccasparvera 1.097 43 758 801 73% 4%

Sambuco 4.747 957 264 1.221 26% 20%

Valloriate 1.687 439 746 1.185 70% 26%

Vignolo 809,2 59,3 224,7 284,1 35% 7%

Vinadio 18.393 4.337 736 5.073 28% 24%Totale ettari 63.435 14.240 9.060 23.300 37% 22%

16. CM VALLE STURA (14 Comuni)COMUNE Sup. territoriale

(ha)Super!cie boscata (ha) Indice di

boscosità (IB)

IB Proprietà Pubblica

15. CM VALLE GRANA E MAIRA (21 Comuni)COMUNE Sup. territoriale

(ha)Super!cie boscata (ha) Indice di

boscosità (IB)

IB Proprietà Pubblica

362

Pubblica Privata Totale

Beinette 1.739,9 13,5 87,7 101,3 6% 1%

Boves 5.099 540 1.909 2.449 48% 11%

Chiusa di Pesio 9.372 1.332 4.333 5.666 60% 14%

Entracque 15.991 4.139 682 4.821 30% 26%

Limone Piem. 7.125 380 2.387 2.767 39% 5%

Peveragno 6832 874 1.955 2.829 41% 13%

Pianfei 1.524,9 0,0 364,5 364,5 24% 0%

Raschia 2.385 903 629 1.532 64% 38%

Robilante 2.503 390 1.493 1.883 75% 16%

Roccavione 1.955 300 1.103 1.403 72% 15%

Valdieri 15.333 4.257 1.138 5.395 35% 28%

Vernante 6.198 1.457 2.281 3.738 60% 24%Totale ettari 76.058 14.586 18.362 32.949 43% 19%

17. CM VALLI GESSO VERMENAGNA PESIO E BISALTA (12 Comuni)Super!cie boscata (ha)COMUNE Sup. territoriale

(ha)Indice di

boscosità (IB)

IB Proprietà Pubblica

363

Pubblica Privata Totale

Alto 726,5 123,1 410,6 533,7 73% 17%

Bagnasco 3.131,5 501,7 1.951,6 2.453,3 78% 16%

Battifollo 1.091,9 63,9 841,7 905,6 83% 6%

Briaglia 623,5 0,0 173,5 173,5 28% 0%

Briga Alta 5.326,4 179,7 1.662,1 1.841,8 35% 3%

Caprauna 1.125,6 197,5 486,7 684,2 61% 18%

Castellino Tanaro 1.154,3 0,2 571,2 571,4 49% 0%

Castelnuovo di Ce. 634,6 18,4 439,4 457,9 72% 3%

Ceva 4.282,2 17,7 1.894,8 1.912,4 45% 0%

Cigliè 610,0 0,0 231,8 231,8 38% 0%

Frabosa Soprana 4.993,5 1.314,8 1.652,5 2.967,3 59% 26%

Frabosa Sottana 3.766,8 641,2 1.434,3 2.075,5 55% 17%

Garessio 13.148,1 1.478,8 9.071,7 10.550,5 80% 11%

Lesegno 1.422,8 4,1 565,8 569,9 40% 0%

Lisio 821,9 0,0 710,3 710,3 86% 0%

Marsaglia 1.306,1 0,0 431,1 431,1 33% 0%

Mombasiglio 1.745,9 0,0 1.007,4 1.007,4 58% 0%

Monastero di Vas. 1.750,2 9,4 1.094,3 1.103,8 63% 1%

Monasterolo Cas. 769,1 25,4 598,7 624,0 81% 3%

Montaldo di Mond. 2.353,7 39,4 1.872,1 1.911,5 81% 2%

Montezemolo 691,5 0,0 334,6 334,6 48% 0%

Niella Tanaro 1.577,4 8,5 545,9 554,3 35% 1%

Nucetto 774,5 0,0 587,8 587,8 76% 0%

Ormea 12.443,9 3.410,8 3.449,6 6.860,4 55% 27%

Pamparato 3.487,6 724,6 2.157,2 2.881,9 83% 21%

Perlo 1.145,0 6,2 953,8 960,0 84% 1%

Priero 1.977,2 0,0 1.451,3 1.451,3 73% 0%

Priola 2.716,3 172,8 2.227,4 2.400,2 88% 6%

Roascio 644,6 0,0 262,7 262,7 41% 0%

Roburent 3.030,4 933,2 1.473,8 2.406,9 79% 31%

Rocca Cigliè 709,0 0,0 278,4 278,4 39% 0%

Roccaforte Mond. 8.278,5 1.548,1 2.801,6 4.349,7 53% 19%

Sale delle Langhe 1.174,4 0,0 641,1 641,1 55% 0%

Sale San Giovanni 756,3 0,0 310,6 310,6 41% 0%

San Michele Mon. 1.818,2 0,0 953,0 953,0 52% 0%

Scagnello 941,4 6,0 679,6 685,6 73% 1%

Torre Mondovì 1.860,5 1,5 1.672,7 1.674,2 90% 0%

Torresina 381,6 0,0 178,2 178,2 47% 0%

Vicoforte 2.567,6 0,0 1.074,6 1.074,6 42% 0%

Villanova Mond. 2.841,9 27,5 774,9 802,4 28% 1%

Viola 2.124,7 571,4 1.279,2 1.850,6 87% 27%Totale ettari 102.727,2 12.025,6 51.189,9 63.215,5 62% 12%

18. CM ALTA VALLE TANARO E VALLI MONGIA, CEVETTA E LANGA CEBANA E VALLI MONREGALESI (41 Comuni)

COMUNE Sup. territoriale (ha)

Super!cie boscata (ha) Indice di boscosità

IB Propr Pubblica

364

Pubblica Privata Totale

Albaretto della Torre 450,0 0,0 136,1 136,1 30% 0%

Arguello 503,6 0,0 249,8 249,8 50% 0%

Belvedere Langhe 503,0 0,0 158,4 158,4 31% 0%

Benevello 543,4 0,0 204,3 204,3 38% 0%

Bergolo 298,7 0,0 101,1 101,1 34% 0%

Bonvicino 724,9 0,0 416,7 416,7 57% 0%

Borgomale 839,2 1,1 311,3 312,3 37% 0%

Bosia 569,5 0,0 237,7 237,7 42% 0%

Bossolasco 1.454,7 4,4 693,6 698,0 48% 0%

Camerana 2.342,7 0,0 1.190,3 1.190,3 51% 0%

Castelletto Uzzone 1.519,3 27,8 997,1 1.024,8 67% 2%

Castino 1.557,2 0,0 626,1 626,1 40% 0%

Cerreto Langhe 1.013,7 0,0 484,5 484,5 48% 0%

Cissone 569,1 0,0 185,1 185,1 33% 0%

Cortemilia 2.468,0 0,0 1.237,8 1.237,8 50% 0%

Cossano Belbo 2.078,8 0,0 759,4 759,4 37% 0%

Cravanzana 814,2 0,0 225,1 225,1 28% 0%

Feisoglio 752,2 0,0 288,9 288,9 38% 0%

Gorzegno 1.396,6 0,0 995,4 995,4 71% 0%

Gottasecca 1.298,2 14,0 929,5 943,5 73% 1%

Igliano 342,8 0,0 113,9 113,9 33% 0%

Lequio Berria 1.188,0 0,0 396,8 396,8 33% 0%

Levice 1.511,1 0,0 853,3 853,3 56% 0%

Mombarcaro 1.418,1 0,0 638,9 638,9 45% 0%

Monesiglio 1.274,9 0,0 627,0 627,0 49% 0%

Murazzano 2.751,9 0,0 1.112,6 1.112,6 40% 0%

Niella Belbo 1.759,2 0,0 1.001,0 1.001,0 57% 0%

Paroldo 1.245,7 1,6 527,4 528,9 42% 0%

Perletto 1.009,6 0,0 432,8 432,8 43% 0%

Pezzolo Valle Uzz. 2.709,3 0,0 1.838,1 1.838,1 68% 0%

Prunetto 1.459,7 0,0 737,1 737,1 50% 0%

Rocchetta Belbo 460,5 0,0 244,7 244,7 53% 0%

Saliceto 2.461,8 0,0 1.459,3 1.459,3 59% 0%

San Benedetto Bel. 491,6 0,0 249,9 249,9 51% 0%

Santo Stefano B. 2.369,2 0,0 538,9 538,9 23% 0%

Serravalle Langhe 923,1 0,0 404,5 404,5 44% 0%

Somano 1.176,6 2,1 464,1 466,1 40% 0%

Torre Bormida 737,9 0,0 428,1 428,1 58% 0%

Trezzo Tinella 1.045,8 0,0 310,3 310,3 30% 0%Totale ettari 48.034,1 50,9 22.806,7 22.857,6 48% 0%

19. CM ALTA LANGA E LANGA VALLI BORMIDA E UZZONE (39 Comuni)COMUNE Sup. territoriale

(ha)Super!cie boscata (ha) Indice di

boscosità (IB)

IB Proprietà Pubblica

365

Pubblica Privata Totale

Bubbio 1.605,6 0,0 572,9 572,9 36% 0%

Cassinasco 1.171,7 0,0 544,9 544,9 47% 0%

Castel Boglione 1.187,3 0,0 155,2 155,2 13% 0%

Castel Rocchero 565,0 0,0 119,7 119,7 21% 0%

Cessole 1.199,4 0,0 567,9 567,9 47% 0%

Loazzolo 1.476,0 0,0 684,9 684,9 46% 0%

Mombaldone 1.222,1 0,0 627,5 627,5 51% 0%

Monastero Bormida 1.371,5 0,0 440,2 440,2 32% 0%

Montabone 865,3 0,0 252,2 252,2 29% 0%

Olmo Gentile 616,3 0,0 368,3 368,3 60% 0%

Roccaverano 2.893,0 0,0 1.397,0 1.397,0 48% 0%

Rocchetta Palafea 783,5 0,0 243,7 243,7 31% 0%

San Giorgio Scarampi 675,4 0,0 331,3 331,3 49% 0%

Serole 1.213,5 0,0 816,1 816,1 67% 0%

Sessame 897,4 0,0 366,0 366,0 41% 0%

Vesime 1.240,4 0,0 566,9 566,9 46% 0%

Totale ettari 18.983,5 0,0 8.054,8 8.054,8 42% 0%

20. CM LANGA ASTIGIANA E VAL BORMIDA (16 Comuni)COMUNE Sup. territoriale

(ha)Super!cie boscata (ha) Indice di

boscosità (IB)

IB Proprietà Pubblica

366

Pubblica Privata Totale

Belforte Monferrato 879,3 0,0 685,3 685,3 78% 0%

Bistagno 1.714,3 0,0 493,2 493,2 29% 0%

Bosio 6.735,9 1.875,7 2.843,6 4.719,3 70% 28%

Carrosio 710,4 71,4 369,2 440,6 62% 10%

Cartosio 1.638,7 0,5 893,5 894,0 55% 0%

Casaleggio Boiro 1.233,3 268,2 564,5 832,8 68% 22%

Cassinelle 2.207,7 2,2 1.485,0 1.487,2 67% 0%

Castelletto d'Erro 589,4 0,0 229,2 229,2 39% 0%

Cavatore 1.039,7 0,0 486,4 486,4 47% 0%

Denice 719,9 0,0 279,4 279,4 39% 0%

Fraconalto 1.580,0 43,4 1.259,8 1.303,2 82% 3%

Grognardo 910,6 0,0 634,7 634,7 70% 0%

Lerma 1.440,6 50,5 710,0 760,5 53% 4%

Malvicino 877,2 0,0 668,0 668,0 76% 0%

Melazzo 1.900,7 0,0 736,1 736,1 39% 0%

Merana 948,3 0,0 454,0 454,0 48% 0%

Molare 3.430,8 156,6 2.451,8 2.608,3 76% 5%

Montaldeo 518,4 0,0 276,1 276,1 53% 0%

Montechiaro d'Acqui 1.781,3 0,0 769,2 769,2 43% 0%

Morbello 2.408,1 24,1 1.853,6 1.877,7 78% 1%

Mornese 1.329,0 112,0 737,8 849,8 64% 8%

Pareto 4.150,0 0,0 2.579,2 2.579,2 62% 0%

Parodi Ligure 1.247,9 0,0 749,3 749,3 60% 0%

Ponti 1.173,8 0,6 478,8 479,3 41% 0%

Ponzone 6.916,3 492,8 5.055,9 5.548,6 80% 7%

Prasco 603,5 3,3 313,3 316,6 52% 1%

Spigno Monferrato 5.473,8 0,0 2.985,1 2.985,1 55% 0%

Tagliolo Monferrato 2.577,4 0,0 1.755,1 1.755,1 68% 0%

Terzo 894,3 0,0 247,8 247,8 28% 0%

Visone 1.226,4 2,5 489,0 491,5 40% 0%

Voltaggio 5.149,2 647,1 3.387,5 4.034,6 78% 13%

Totale ettari 64.006,1 3.750,7 36.921,4 40.672,1 64% 6%

21. CM ALTA VAL LEMME, ALTO OVADESE E DELL'ALTA VALLE ORBA, VALLE ERRO E BORMIDA DI SPIGNO (31 Comuni)

COMUNE Sup. territoriale

(ha)

Super!cie boscata (ha) Indice di boscosità (IB)

IB Proprietà Pubblica

367

Pubblica Privata Totale

Albera Ligure 1.944,5 33,8 1.243,0 1.276,8 66% 2%

Avolasca 1.222,2 0,0 411,3 411,3 34% 0%

Berzano di Tortona 299,0 0,0 36,1 36,1 12% 0%

Borghetto di Borbera 3.975,8 25,2 2.660,3 2.685,5 68% 1%

Brignano Frascata 1.743,0 1,3 783,3 784,6 45% 0%

Cabella Ligure 4.598,0 605,5 2.585,8 3.191,3 69% 13%

Cantalupo Ligure 2.437,4 31,5 1.282,9 1.314,4 54% 1%

Carrega Ligure 5.550,0 267,3 4.050,7 4.318,0 78% 5%

Casasco 897,3 0,0 284,2 284,2 32% 0%

Castellania 749,7 1,0 457,6 458,5 61% 0%

Cerreto Grue 477,5 0,0 1,6 1,6 0% 0%

Costa Vescovato 772,7 0,0 112,2 112,2 15% 0%

Dernice 1.828,5 0,0 1.149,4 1.149,4 63% 0%

Fabbrica Curone 5.388,9 0,0 3.654,6 3.654,6 68% 0%

Garbagna 2.062,5 0,0 1.381,2 1.381,2 67% 0%

Gremiasco 1.750,0 0,0 1.158,9 1.158,9 66% 0%

Grondona 2.550,3 0,0 1.861,1 1.861,1 73% 0%

Momperone 859,3 0,0 229,3 229,3 27% 0%

Mongiardino Ligure 2.976,2 139,5 2.120,8 2.260,2 76% 5%

Monleale 979,5 0,0 181,2 181,2 19% 0%

Montacuto 2.375,1 11,3 1.463,6 1.474,9 62% 0%

Montegioco 548,0 0,0 110,8 110,8 20% 0%

Montemarzino 980,3 0,0 316,5 316,5 32% 0%

Pozzol Groppo 1.386,4 0,0 426,0 426,0 31% 0%

Roccaforte Ligure 2.092,6 11,9 1.472,1 1.484,0 71% 1%

Rocchetta Ligure 1.215,2 42,3 586,1 628,4 52% 3%

San Sebastiano Curone 389,4 0,0 215,6 215,6 55% 0%

Stazzano 1.747,9 25,6 1.049,1 1.074,7 61% 1%

Vignole Borbera 827,2 16,1 330,6 346,8 42% 2%

Volpeglino 318,4 0,0 40,6 40,6 13% 0%

Totale ettari 54.942,4 1.212,4 31.656,5 32.868,9 60% 2%

22. CM VALLI CURONE GRUE E OSSONA, VAL BORBERA E VALLE SPINTI (30 Comuni)COMUNE Sup.

territoriale (ha)

Super!cie boscata (ha) Indice di boscosità (IB)

IB Proprietà Pubblica

368

6369

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10124 TORINOTel . 011 8613713 Fax 011 8613714E-mai l uncem@provincia . tor ino. i t

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