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Avvenire 02/05/2012 Page : A25 a o- ra una risorsa decisiva, oppure – come talora sentiamo ripetere – un bene tutto privato? Qual è il profilo richiesto oggi alla fede per u- na credibile testimonianza pubblica? La "pubblicità" della fede, di cui il Papa scrive al numero 10 della sua lettera implica la con- vinzione che il credere non è mai un fatto pri- vato e che l’atto di fede, in quanto esercizio di libertà, esige la responsabilità sociale di quan- to si crede. È una parresia che nessuno si dà da sé, ma è generosa accoglienza del dono dello Spirito. Può dare, in estrema sintesi, un suggerimen- to concreto alle parrocchie per prepararsi al- l’inizio dell’Anno della fede? La fede deve sempre essere declinata sui due livelli, personale e comunitario. Porta fidei vi accenna al n. 10. Alle nostre parrocchie sug- gerirei d’ispirarsi a queste parole del numero 166 del Catechismo della Chiesa cattolica: «Nessuno può credere da solo, così come nes- suno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stes- so si è dato l’esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere». © RIPRODUZIONE RISERVATA i n o a , dell’apertura del Concilio Vaticano II. Terminerà nella solennità di Cristo Re, il 24 novembre 2013. Al centro dell’Anno anche il 20° anniversario di pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica che ricorrerà sempre l’11 ottobre 2012. IL VOLUME stato pubblicato dall’Edb l’ottavo volume dell’Enchiridion Cei (pagine 2190, euro 46) che raccoglie decreti, dichiarazioni, documenti pastorali per la Chiesa italiana nel quinquennio 2006-2010. Per la precisione dal messaggio «L’insegnamento della religione cattolica» (1° gennaio 2006) all’«Annotazione nell’atto di Matrimonio della scelta del regime applicabile ai rapporti patrimoniali tra i coniugi» (23 novembre 2010). È Copy Reduced to 67% from original to fit l DA Mur e nelle baracche di Auschwitz subito dopo la Liberazione, nel gennaio 1945 gli empi si potranno salv Copy Reduced to 56% from re millecinquecento fedeli pegnati per tutta la giornata in eghiera, adorazione e nell’ascolto loro presidente nazionale vatore Martinez, intervenuto anche a tavola rotonda sul tema isericordia e verità ncontreranno, giustizia e pace si ceranno (Sal 85)», insieme l’uom annu prob aggiu fra il nece ques rispo alle r

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Avvenire 02/05/2012 Page : A25

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DOMENICA5 FEBBRAIO 2012 25

ROMA. «L’evangelizzazione oggi: comunione ecollaborazione pastorale tra l’Africa e l’Europa. L’uomo eDio: la missione della Chiesa di annunciare la presenza el’amore di Dio». È il tema del Secondo simposio deivescovi d’Africa e d’Europa che si terrà a Roma dal 13 al17 febbraio. L’incontro è organizzato dal Simposio delleConferenze episcopali d’Africa e Madagascar (Sceam) edal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa(Ccee). Come riporta l’Agenzia Fides parteciperanno unasettantina di vescovi delegati delle Conferenze episcopaliin Africa e in Europa, oltre a rappresentanti dei Dicasterivaticani e degli organismi partner come «Aiuto allaChiesa che soffre» e Missio. Il Simposio fa parte di unacollaborazione tra i due organismi, avviata nel novembre2004, per approfondire la responsabilità dei presuliafricani ed europei nei confronti dell’evangelizzazione edella promozione umana. Durante il Simposio, saràvalutato il cammino compiuto, verificata la situazionedella comunione pastorale tra l’Europa e l’Africa e cercatiambiti di collaborazione per il futuro. E sarà discusso ilprossimo Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2012.

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Libreria editricevaticana: in vetrinale opere del Papa

ROMA. La LibreriaEditrice Vaticana, nelnegozio di Piazza Pio XIIa Roma, ha dedicato unavetrina alle pubblicazionidel Papa. L’occasione èstata fornita dal donodell’artista malteseCharles Azzopardi che,su invito del nunzio aMalta l’arcivescovoTommaso Caputo, harealizzato un bassorilievoin pietra bianca di Malta,raffigurante lo stemma diBenedetto XVI, che èsistemato su una paretedella libreria. Domanil’inaugurazione alle 11.30.Inoltre è stata allestitauna mostra fotografica suiviaggi del Papa.

TEGGIANO. Rigide le temperatureieri a Teggiano in provincia di Salernocon un suggestivo panorama innevatoma l’accoglienza della diocesi campanadi Teggiano-Policastro al nuovovescovo, il 55enne redentoristaAntonio Maria De Luca, è statadavvero calorosa. L’intenso pomeriggioha preso il via con l’incontro delpresule al centro polifunzionale, la«Bottega dell’Orefice» a Sala Consilina,con gli ospiti del centro, i disabili, glioperatori e i volontari che lofrequentano. Poi lo scambio di saluticon le autorità a Teggiano e ilbenvenuto del sindaco Michele DiCandia. Nel suo saluto il vescovo DeLuca ha parlato dell’«impegnoecclesiale di noi cristiani di portare ilVangelo nella ordinarietà della vita» ealle «autorità politiche, civili, militari etutti coloro che rappresentano le

istituzioni» ha indicato l’impegno di«riaffermare la premura perl’edificazione del bene comune e laresponsabilità della solidarietà neiconfronti di tutti». Nella Cattedrale diSanta Maria Maggiore il vescovo diAversa, Angelo Spinillo e suopredecessore a Teggiano-Policastro harivolto il saluto al nuovo pastore:«Carissimo padre Antonio, avremmodesiderato accoglierla oggi con unagiornata piena di sole, piena di luce edi calore per farle vedere, e quasitoccare, fin da subito la bellezza diquesta terra». «Ci sarà il tempo perconoscere e per amare – haproseguito Spinillo – : tutto ciò che daoggi le appartiene nella misura chepuò vivere e comprendere solo uncuore di pastore, un cuore modellato,come è il suo, sul cuore del BuonPastore». All’Eucaristia presieduta da

De Luca hanno partecipatol’arcivescovo di Napoli, il cardinaleCrescenzio Sepe e i vescovi GiuseppeGiudice, di Nocera Inferiore-Sarno,Ciro Miniero di Vallo della Lucania,Antonio Napoletano di Sessa Aurunca,Lucio Lemmo, vescovo ausiliare diNapoli, Luigi Moretti, arcivescovo diSalerno-Campagna-Acerno eFrancesco Pio Tamburrino, arcivescovodi Foggia-Bovino. Nell’omelia ilvescovo De Luca ha evidenziato le trepriorità pastorali, tra cui «la nuovaevangelizzazione che deve portareall’incontro personale con GesùCristo, assumerci la responsabilità dimettere al centro la Parola di Dio, lacarità vicendevole di aiutarci acostruire una spiritualità dicomunione».

Lucia Giallorenzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

De Luca ieri a Teggiano (foto Controluce)

Collaborazione tra l’Africa e l’Europa:dal 13 al 17 febbraio convegno a Romasulla missione dell’annuncio oggi

Ieri l’ingresso del nuovovescovo di Teggiano-Policastro: carità vicendevole per costruireuna spiritualità di comunione

De Luca: vivere il Vangelo nella quotidianità

«La fede non è maiun fatto privato»Semeraro: una via italiana all’Anno indetto dal PapaDI FRANCESCO OGNIBENE

n Anno universale, certo: ma ogni Chie-sa è chiamata a renderlo eloquente peril proprio Paese, aprendo la strada trac-

ciata da Benedetto XVI con la lettera d’indi-zione Porta fidei (11 ottobre 2011) e svilup-pando le indicazioni pastorali della Nota dif-fusa dalla Congregazione per la dottrina dellafede (6 gennaio 2012). Diocesi e parrocchie se-guiranno poi quella rotta, lavorando a un e-vento che già si annuncia denso di contenuti,impulsi, echi, sul piano pubblico ma prima an-cora sulla vita dei credenti. Il compito di "farparlare in italiano" l’Anno della fede spetta al-la Commissione Cei per la dottrina della fede,l’annuncio e la catechesi, che è presieduta dalvescovo di Albano, monsignor Marcello Se-meraro.Eccellenza, l’Anno della fede interroga la Chie-sa, e ogni credente, sul cuore stesso della pro-pria sequela di Cristo e dell’adesione al Van-gelo. Cosa legge in questa iniziativa convoca-ta da Benedetto XVI?Un’ansia pastorale, manifestata dal Papa giàall’inizio del pontificato. In Porta fidei egli par-la di riscoperta, rafforzamento e confessione

della fede; del bisognodi riscoprire il cam-mino della fede per-ché meglio appaia «lagioia e il rinnovato en-tusiasmo dell’incon-tro con Cristo». Al nu-mero 13 Benedetto X-VI ripete per sette vol-te l’espressione «perfede»: una magistraleattualizzazione di E-brei 11, che ora vedecome capofila Maria,la prima credente.Al Consiglio perma-

nente Cei appena concluso lei ha svolto unarelazione sull’Anno della fede come prospet-tiva per la Chiesa italiana. Quale percorso siseguirà per preparare questo appuntamen-to?La Chiesa in Italia ha iniziato un cammino pa-storale che felicemente converge verso l’Annodella fede e procede anche oltre la sua cele-brazione. Al di là di particolari iniziative, guar-derei agli Orientamenti sull’educare, che nonsono un testo di pedagogia ma un progetto dieducazione alla fede, che si gioca fra cateche-si, preghiera, etica, vita di carità, esperienzacomunitaria e che si traduce nel modellare lapropria vita su Cristo.L’Anno s’intreccia con l’impegno per la nuo-va evangelizzazione, rilanciato dal Papa conl’istituzione di un Pontificio Consiglio. Chenesso vede tra questi due segnali così rile-vanti?Istituendo il nuovo organismo il Papa sottoli-neava che soltanto una nuova evangelizzazio-ne può assicurare, aprendo a un rinnovato in-contro con Cristo, la crescita di una fede lim-pida e profonda. Benedetto XVI collega l’An-no della fede pure al tema della prossima as-semblea sinodale, che vede come occasionepropizia per una particolare riflessione e ri-scoperta della fede. La Nota della Congregazione per la dottrinadella fede offre numerose indicazioni prati-che. Quali le sembrano più interessanti per larealtà italiana?Sottolineerei quelle che impegnano sul frontedella catechesi e di una qualificata formazio-ne dei catechisti. Parlando di «un corale im-pegno per la riscoperta e lo studio dei conte-nuti fondamentali della fede», il Papa guardaal Catechismo della Chiesa cattolica come a

Uun sussidio di prim’ordine che non soltantosostiene la fede ma, presentandone lo svilup-po, giunge a toccare i grandi temi della vita diogni giorno.Il Papa scrive in «Porta fidei» che è venuta me-no l’evidenza una volta ampiamente condi-visa della fede come «presupposto ovvio delvivere comune». È una condizione che mettei credenti nelle condizioni di dover argomen-tare le ragioni della propria fede in modo nuo-vo...«Dare ragione» è esigenza intrinseca alla fede.Il Papa, accennando alla Fides et ratio, ricordache tra fede e autentica scienza non può esserviconflitto giacché, per vie diverse, tendono en-trambe alla verità. La Nota della Congregazio-ne, poi, auspica che nella prospettiva di 1Pt3,15 si riprenda una riflessione dal carattere a-pologetico.Ogni credente verrà posto di fronte alla do-manda cruciale: in cosa credo? Ecco: in che

modo la Chiesa dovrà incoraggiare questo e-same personale, e come può accompagnarlo?La questione seria è in "Chi" ho posto la miafiducia. Il simbolo di fede racchiude tutto fradue parole chiave: "credo" e "amen". Que-st’ultima dice che la fede è un affidare se stes-si totalmente a Dio; la prima chiarisce che nonsi tratta di un cieco mettersi in braccio all’irra-zionale, ma di un accostarsi alla Verità che a-pre a sua volta al senso della vita.Le condizioni della vita personale e collettivasono profondamente mutate. La fede è anco-

ra una risorsa decisiva, oppure – come talorasentiamo ripetere – un bene tutto privato?Qual è il profilo richiesto oggi alla fede per u-na credibile testimonianza pubblica?La "pubblicità" della fede, di cui il Papa scriveal numero 10 della sua lettera implica la con-vinzione che il credere non è mai un fatto pri-vato e che l’atto di fede, in quanto esercizio dilibertà, esige la responsabilità sociale di quan-to si crede. È una parresia che nessuno si dà dasé, ma è generosa accoglienza del dono delloSpirito.Può dare, in estrema sintesi, un suggerimen-to concreto alle parrocchie per prepararsi al-l’inizio dell’Anno della fede?La fede deve sempre essere declinata sui duelivelli, personale e comunitario. Porta fidei viaccenna al n. 10. Alle nostre parrocchie sug-gerirei d’ispirarsi a queste parole del numero166 del Catechismo della Chiesa cattolica:«Nessuno può credere da solo, così come nes-suno può vivere da solo. Nessuno si è dato lafede da se stesso, così come nessuno da se stes-so si è dato l’esistenza. Il credente ha ricevutola fede da altri e ad altri la deve trasmettere».

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L’Anno della fede indetto dal Papachiama la Chiesa universale e

insieme le singole comunitàecclesiali. Credere, del resto,coinvolge sempre due livelli:

personale e comunitario

Parla il presidente dellaCommissione Cei per la dottrina e la catechesi: il nostro cammino pastoralesull’educare si traduce nel modellare la vita su Cristo

Il vescovo Semeraro

Acerra sulle orme di Conone e ConelloRinaldi: i nostri talenti per il bene di tuttiDA ACERRA (NAPOLI) ANTONIO PINTAURO

ossa aprirsi il cielo ediscendere lo Spirito suquesta bella diocesi

sorella, sul suo vescovo, i sacerdoti, iseminaristi e l’intera comunità». Loha affermato il cardinale CrescenzioSepe domenica scorsa nellaCattedrale di Acerra. L’arcivescovometropolita di Napoli, e presidentedella Conferenza episcopalecampana, ha inaugurato unospeciale itinerario dipreparazione indettodalla diocesi di Acerra per«intraprendere con passopiù spedito il camminoverso il prossimo Annodella fede». Dal 29gennaio al 29 maggio laChiesa di Acerra - si leggenella Lettera di indizionedell’Anno diocesano dellafede - si impegneràaffinché la comunitàsuperi «la paura», perrisvegliare «laresponsabilità personale»e «la solidarietà sociale»,sfidando il«depauperamentoprogressivo della vitaeconomica, morale esociale». L’idea nasce dauna felice intuizione delvescovo di Acerra, Giovanni Rinaldi:fondere il cammino di preparazioneall’Anno della fede con il risvegliodella devozione autentica ai santipatroni di Acerra Conone e Conello.Due santi laici, padre e figlio,martiri cristiani il 29 maggio del275. La storia di san Conone è legataalla città di Iconio, nell’Anatoliameridionale, divenuta poi nel 25d.C. provincia romana della Galizia,città al centro di una vita cristianafin dalla predicazione apostolica.Una volta trasferito ad Acerra,prima del IX secolo, il suo culto siqualificò nei confronti di una

comunità rurale di notevoleprosperità, divenendone il patronodelle raccolte delle messi edifensore contro le siccità e leintemperie. San Conone era infattiun moderno ingegnere idraulico,che aveva messo a disposizione delbene comune i propri talenti.«Ciascuno di noi – scrive Rinaldi –deve fare il possibile nello spazioche ci è dato adesso, in famiglia, inpolitica, a scuola, in parrocchia, congli amici, sui giornali». Lo stessocardinale Sepe ha ammonito contro

«coloro che pensano diprendere in giro la gentesvuotandone le attese. Lagente – ha detto – chiededi essere presa sul serioed è stufa di parole vuote,di progetti non portati atermine e di promessenon mantenute». MaConone, ha aggiuntoancora il cardinale, èanche «un padre che hasaputo unire a sé il figlionella lode a Dio fino almartirio». Quale miglioretestimone per Acerra inun tempo in cui si assistealla «morte dellapaternità e maternitàeducative». E poi igiovani. Al loro rapportocon la fede sarannodedicati diversi

momenti. La straripante marcia perla pace promossa dall’Azionecattolica ragazzi della diocesi, concentinaia di giovani che hannoinvaso le strade di Acerra domenicascorsa fino alla Cattedrale, è unsegno sicuramente positivo. Laprima opera dell’Anno diocesanodella fede sarà la «mensa dellafraternità» che viene inaugurataoggi ad Acerra da monsignorVittorio Nozza, direttore uscentedella Caritas italiana. Un servizioagli indigenti e al confronto traciviltà.

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Rinaldi e Sepe

I santi patroni modello dell’Annodiocesano indettodal vescovo. Il viacol cardinale Sepe

LE DATE

Anno della fede, indetto con laLettera apostolica «Porta

Fidei» in forma di Motu proprio daBenedetto XVI, avrà inizio l’11ottobre 2012, nel 50° anniversariodell’apertura del Concilio Vaticano II.Terminerà nella solennità di CristoRe, il 24 novembre 2013. Al centrodell’Anno anche il 20° anniversariodi pubblicazione del Catechismodella Chiesa cattolica che ricorreràsempre l’11 ottobre 2012.

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IL VOLUME

stato pubblicato dall’Edbl’ottavo volume

dell’Enchiridion Cei (pagine 2190,euro 46) che raccoglie decreti,dichiarazioni, documenti pastoraliper la Chiesa italiana nelquinquennio 2006-2010. Per laprecisione dal messaggio «L’insegnamento dellareligione cattolica» (1° gennaio 2006)all’«Annotazione nell’atto di Matrimonio dellascelta del regime applicabile ai rapportipatrimoniali tra i coniugi» (23 novembre 2010).

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Avvenire 01/07/2012 Page : A27

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DI ANNA FOA

ubblicato negli Stati Uniti nel 2011e subito tradotto da Marsilio, que-sto libro (in uscita il 10 gennaio)

appartiene al genere delle memorie: me-morie della Shoah, dei campi ma anchedel ghetto di Lodz, dove l’autrice adole-scente fu rinchiusa a lungo prima delladeportazione. Memorie scritte a ses-santacinque anni dagli eventi, dopoun’intera vita passata negli Stati Uniti,dove ha insegnato in varie università.Poi, la scrittura dell’esperienza dellaShoah, con due altri libri che hanno pre-ceduto questo, nessuno dei quali tra-dotto in italiano, Dalle ceneri alla vita: imiei ricordi dell’Olocausto e Rumkovskie gli orfani di Lodz, un vibrante atto d’ac-cusa contro il presidente del Consiglio e-braico di Lodz, Mordechai Rumkovski. Lucille Eichengreen, all’epoca CeciliaLandau, è nata nel 1925 ad Amburgo dagenitori polacchi rifugiatisi in Germaniaall’inizio degli anni Venti per sfuggire aipogrom che imperversavano in Polonia.Con il 1933 e la presa del potere da par-te di Hitler cominciarono le persecuzio-ni anche per loro. Suo padre fu ucciso aDachau nel 1941 e lei, la madre e la so-rellina Karin furono deportate nel ghet-to di Lodz. Qui sua madre morì di sten-ti, mentre Karin fu deportata a Chelm-no e gassata. Deportata a sua volta adAuschwitz, poi a Newengamme e a Ber-gen Belsen, Cecilia fu invece fra i so-pravvissuti.Il libro è tutto al femminile: memorie didonne nel ghetto e nei campi, donne e-bree detenute ma anche kapò e fin don-ne delle Ss. Storie di dolore assoluto e disperanza e rinascita, di bambini assas-sinati, di vecchie avviate alla camera agas, ma anche di emozioni, atti di com-passione, coraggio. Sono brevi bozzetti,quasi ritratti, che descrivono personag-gi della vita di Amburgo, di Lodz, e poidi Auschwitz, Newengamme, BergenBelsen. C’è l’ultima conversazione conla madre morente, le amicizie con altreragazze, gli amori e il sesso imposto perottenere favori, per aiutare a sopravvi-vere.C’è la dottoressa Gisa, un’ebrea unghe-rese mandata a lavorare con Mengele. Esiccome i bambini non possono nasce-re nei campi, perché ogni donna sco-perta incinta dai nazisti viene uccisa im-mediatamente con il suo bambino - ecosì succede a quelle che riescono, na-scondendo la gravidanza, ad arrivare alparto - la dottoressa Gisa fa abortire dinascosto le donne incinte, per salvarealmeno la loro vita. Una storia terribile,che succedeva frequentemente nei cam-pi. Dopo la guerra, Gisa farà l’ostetrica aNew York: «Faccio nascere i bambini.Sento che, dopo Auschwitz, Dio mi de-ve queste vite; dei bambini sani; deibambini vivi». C’è Elisabeth Robert, unaSs, che compie gesti delicati di compas-

sione verso le detenute. C’è Dori, ragaz-za vivace ed esuberante che sopravviveal campo ma finisce chiusa in casa a NewYork, moglie di un ebreo ortodosso mol-to più vecchio di lei a cui era stata spo-sata per procura prima della guerra. Il linguaggio è piano, immediato, asso-lutamente spontaneo. Le sue riflessioni,l’autrice le affida diretta-mente ai suoi personaggi,quasi i loro ritratti conte-nessero in sé tutto quelloche c’è da dire. È come unalbum di fotografie, in cuisi legge attraverso l’im-magine, un’ immaginepresa direttamente dalvero, senza mediazioni osfumature. Anche l’autri-ce sembra mimetizzarsitra i suoi personaggi, lesue emozioni non hanno un rilievo par-ticolare, è un raccontarsi senza scavarenelle percezioni, nell’autobiografia. L’au-trice, in quanto donna che ha vissuto laShoah, è un personaggio come gli altriche affollano le sue pagine, e la sua ra-gione di scrivere è quella, non il deside-rio di rivelarsi nella scrittura. Lo stile sec-co ed essenziale ben corrisponde a que-sta mancanza di soggettività.Un libro che parla di donne nella Shoah,dunque un modo femminile di vedere enarrare la Shoah? Si può parlare di unmodo diverso di vivere l’orrore e la mor-te fra uomini e donne nell’esperienzadel campo di sterminio? O non è, que-st’esperienza di morte, la più egualitariadi tutte? È un problema su cui gli storicie soprattutto le storiche dibattono findagli anni Ottanta, con esiti contrastan-

ti. Ma non è vero, come spesso si dice,che le donne abbiano scritto poco dellaloro esperienza nei campi. Ad esempio,dei ventotto libri di memorie scritti da e-brei italiani negli anni Quaranta, cinqueerano di donne, che pubblicarono le lo-ro memorie del campo tra il 1946 e il1947: Liana Millu, Giuliana Tedeschi, Lu-

ciana Nissim, Frida Mi-sul e Alba Valech. Testistraordinari, in cui l’ele-mento che ne caratteriz-za al femminile la scrit-tura è l’attenzione al cor-po, al dolore del corpofemminile straziato e de-turpato, alla scomparsadel ciclo, alla perdita deicapelli, della bellezza, al-l’annullamento della lo-ro natura di donne, alla

maternità. Il testo della Eichengreen ha molti pun-ti di contatto con queste caratteristiche:la sessualità, la gravidanza, il rapportotra madre e figlia, l’amicizia e la solida-rietà fra donne, sono tutti temi che ri-troviamo in questo libro. Anche se nonè, il suo, un libro che nasca dalle feritedel corpo, bensì un libro che racconta ledonne e la loro esistenza nell’inferno deilager. Quasi a dire che, anche nella scrit-tura al femminile del lager, non esiste unmodo solo di scrivere e di raccontarsi.

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Lucille EichengreenLE DONNE E LA SHOAH

Ricordi dall’inferno dei LagerMarsilio. Pagine 154. Euro 14,00

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storiaE gli italiani vinti tornarono in nave dall’Etiopia

DI ANTONIO AIRÒ

na storia minore, quasi del tutto sconosciuta, rispetto aquella maggiore e drammatica della guerra mondiale.Inizia nel maggio 1941 con la sconfitta delle nostre

truppe in Etiopia e l’occupazione inglese di Addis Abeba segui-ta dall’ordine di evacuazione di tutti gli italiani dalla città. «Era-vamo alla fine dell’anno. Il mondo era in guerra e noi chiusidentro i recinti di filo spinato di un campo di concentramen-to», ricorda l’allora quindicenne Massimo Zamorani, poi gior-nalista con alle spalle una corposa carriera di inviato soprattut-to in Africa. Ma «l’ex bambino di allora», come si definisce, è iltestimone di una singolare e forse unica vicenda - mentre laguerra era in corso - : il trasferimento concordato tra il governoinglese e quello italiano ( «ma il nostro non intendeva dare ri-salto all’operazione») per il rimpatrio della popolazione civile -anziani, invalidi, donne, bambini e ragazzi non oltre 15 anni -«mediante un convoglio navale che avrebbe compiuto addirit-tura tre viaggi» circumnavigando l’Africa e compiendo ognivolta, tra andata e ritorno, 23 miglia marine con a bordo 2500profughi e 500 uomini di equipaggio. Quattro le navi "bianche" utilizzate, Saturnia, Vulcania, GiulioCesare e Caio Duilio, in una massiccia e delicata operazione

nella quale furono coinvolte laCroce Rossa Internazionale e l’Or-dine di Malta, partita il 24 maggiodal porto somalo di Berbera e du-rata oltre un anno e mezzo. «Nonera mai successo che siano anda-te per mare navi con un carico dioltre 1000 bambini ciascuna»,scrive ora Zamorani rievocando adistanza di settant’anni «il mestoritorno degli italiani dal perdutoimpero coloniale». Se si eccettuaun libro degli anni ’60, ben prestodimenticato, la storia «che sem-bra una favola» di questi nostriconnazionali era rimasta presso-ché ignorata. Eppure tra i 30.000civili tirati fuori dai campi di con-centramento c’erano tra gli altriLuciano Violante, che non avevaancora un anno, Fabio RoversiMonaco, che sarebbe poi stato alungo rettore dell’università diBologna, e un compagno di scuo-la di Massimo («anzi il peggiore ditutta la scuola»): si chiamava UgoPrat e come Hugo Pratt sarebbedivenuto uno dei maggiori dise-gnatori di fumetti del mondo.Questi come tutti gli altri 15enninon avrebbero potuto imbarcarsi

se le madri non fossero arrivate a falsificare in qualche modo ledate di nascita dei figli trasformandoli in "children". Nel lasciare l’Impero per rientrare in Italia il viaggio in nave diquesti ragazzi cresciuti negli anni del consenso del regime, pre-vale in loro non il rimpianto ma la voglia di ritornare con un’I-talia vittoriosa. «Ho l’impressione che l’Africa sia mia. Mi sentoin colpa. Partendo mi sembra di disertare». Con questo senti-mento, gran parte di questi "ex bambini" avrebbero guardanoalla caduta del fascismo e all’8 settembre come a un momentodi "disfacimento folle" della nazione e la gran parte, a comin-ciare da Zamorani, si sarebbe arruolata nelle forze amate dellaRepubblica Sociale Italiana. «Hanno indossato l’uniforme inge-nuamente, convinti che il loro contributo sarebbe stato deter-minante ai fini della vittoria finale e qualcuno non è tornatomai più a casa.».

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Massimo Zamorani DALLE NAVI BIANCHE ALLA LINEA GOTICA

1941-1944

Mursia. Pagine 220. Euro 16,00

U

Hugo Pratt

Lucille Eichengreen

APPUNTAMENTI

CERONETTI A PRATO◆ A Prato è protagonista GuidoCeronetti con il suo «Teatro deiSensibili». L’appuntamento è peroggi alle 18 al Teatro Metastasiocon lo spettacolo «Ricariche dipoesia». Gli attori Luca Mauderi(Barùk), Elèni Molos (Dianira),Elena Ubertalli (Kundalini)porteranno in scena testi e canzonidel XX secolo e le «ballate» diCeronetti per teatranti di strada.

FOUAD ALLAM A CORTINA◆ Oggi per «Una montagna dilibri», la rassegna di incontri conl’autore di Cortina d’Ampezzoviene presentato il libro di KhaledFouad Allam, «L’islam spiegato aileghisti» (Piemme). PartecipanoPaolo Branca e Walter Mariotti.Alle 18, alla Sala della cultura delPalazzo delle poste di Cortina.

LIBRI

l titolo del libro è Creature. È unpo’ sciupato, ha perduto la co-pertina e non si legge quasi più il

nome dell’autore, ma sul primo fo-glio c’è una dedica a penna: «Per ituoi undici anni, ora che incomincia guardare la natura. Il papà». Chis-sà se una ragazzina di undici annidel 2012 amerebbe una simile lettu-ra ora che il computer occupa granparte delle sue ore libere. Da poco cisi è accorti che si può diventare di-pendenti da questo nostro compa-gno giornaliero, alla stessa manieradi un tossico o di un alcolista. Il li-bro era raccomandato allora comeuna buona lettura nelle scuole e og-gi mi sono divertita a ritrovare lesottolineature che a quella età avevofatto su molte pagine. La prima è lalode di San Francesco «laudatu si,mi Signore, cum tucte le tue creatu-re...» che immagino mio padre mi a-vesse fatto capire. Nella prima parte del volume dovesi descrivono le stelle, poi il sole, ilvento, la luna trovo un segno bendeciso sotto queste parole: «...le stel-le come occhi aperti sulla terra; inesse trema l’anima del cielo». Fu co-sì che guardando le notti chiare inmontagna vedevo anch’io la via lat-tea come il risultato di un grandefuoco che si era diviso in stelle pic-colissime mentre prendevano lacorsa nello spazio ad esse assegna-to. Avete mai visto nascere la lunaattraverso un bosco? Quelle paginemi raccontarono che saliva tuttarossa come presa dalla vergognaperché era in ritardo, ma poi impal-lidita spiava gli uomini dietro i ramidegli alberi. Il capitolo che raccontala vita del sole non ha nessun segno,non mi aveva impressionato, invecemolte righe a matita segnano la viadel vento. Quando scivola basso sul-l’erba o si alza d’improvviso ad a-sciugare i panni stesi, quando sca-valca le siepi e ride distruggendo itralci di rovo lungo lo stagno dove lerane lo salutano con un silenzio im-provviso. Ma c’è un altro vento,quello che gonfia le ali ai gabbiani,che alza le onde del mare e arrivacorrendo tra le case degli uomini e lìsi accorge di essere stanco e lasciache la pioggia, tenuta fino alloralontana, abbia la sua vittoria. Nella pagina 42 c’è la descrizionedelle nuvole. Ricordo con nostalgiale nuvole infuocate dei trionfali tra-monti di Roma quando le vedevoscendere la sera dietro la cupola diSan Pietro. La mia finestra dava sul-la vista meravigliosa di questa operasenza tempo dove i cirri a voltesembravano correre, accapigliarsi,fare torri e alzarsi come vulcani per-ché il vento di scirocco correva velo-ce per vincere la sua battaglia. Sot-tolineavo le righe, le pagine che rac-contavano la vita dei piccoli semidella frutta, dei fiori o il volo degliinsetti attorno ad una lampada ac-cesa dove anche i moscerini e lezanzare avevano una storia da rac-contare. Come il gamberetto e la suavita in fondo al mare o la notte deipiccoli uccelli che all’arrivo del buionascondevano la testa sotto l’ala, ein tal modo chiuse le finestre, si ad-dormentavano. Piccole cose di ungrande mondo da rispettare dove lasorpresa, la paura, la scoperta, l’at-tenzione, il silenzio e la luce dannoa chi vuole ascoltarli, la sicurezza dinon essere soli davanti alla vita, maaccompagnati dalle sorprese dell’u-niverso.

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I

religione

DI MAURIZIO SCHOEPFLIN

critto in greco, assai probabilmente daun ebreo osservante e assai colto diAlessandria d’Egitto, tra la fine del I

secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C., ilbiblico libro dellaSapienza si presentacome un’operadestinata a quei Giudeiche avevanodimenticato le antichee venerabili tradizionietiche e religiose deiloro padri per darsi auna vita moralmenterilassata. L’autore sirivolge a loro conl’intento di ricondurlisulla retta via checomporta il recuperodella fede autentica, l’abbandonodell’idolatria e dell’immoralità el’ammirazione per la gloriosa e luminosa

storia del popolo eletto. La prima parte dellibro, incentrata sul confronto tra la vitadell’uomo giusto e quella dell’empio, èdensa di riflessioni, di incitamenti, diesortazioni e di ammonimenti sui quali sisono soffermati attentamente Renzo

Lavatori e Luciano Sole,due sacerdoti docenti indiverse istituzioniaccademiche, ben notiper la loro ampiaproduzione libraria chetestimonia un vivointeresse per la lettura el’interpretazione dellaSacra Scrittura. I monitidell’autore sacro sonoindirizzati innanzituttoa coloro che hannoresponsabilitàpubbliche e governano i

popoli, ma riguardano chiunque vogliavivere un’esistenza illuminata dallasaggezza autentica che proviene da Dio.

Per questo, le parole contenute nel librodella Sapienza suonano particolarmenteaderenti anche alla situazione dell’uomo dioggi, desideroso di comprendere il sensodella propria vita, ma, spesso, abbagliatoda promesse ingannevoli. Lavatori e Sole,commentando con chiarezza e lucidità iltesto biblico, offrono al lettore la possibilitàdi cogliere la ricchezza degli insegnamentiin esso contenuti, che riguardanol’incompatibilità fra sapienza ed empietà,l’erroneo e mortifero modo di ragionaredell’empio, la tribolazione e la beatitudinedegli uomini giusti, il rapporto tra sterilità efecondità alla luce della pratica delle virtù,la morte precoce messa in relazione con lavera saggezza e con il progetto divino, lafelicità caduca e quella perenne, il giudiziodi Dio e lo splendore della sua sapienza. I protagonisti del testo sapienziale -affermano Lavatori e Sole - sono l’uomo eDio: il primo «colto nella concretezza dellasua realtà e verità, scoperto nella suacattiveria o nella sua bontà, vagliato nel suo

comportamentosciocco e iniquoo veritiero evaloroso»; ilsecondo presentecon la suasapienza e con ilsuo Spirito, conla sua giustizia econ il suo amore.Ma - avvertonogli autori - v’è anche un terzo protagonista,Gesù Cristo, al quale alcuni brani«rimandano quasi letteralmente»: sarà Luil’uomo perfettamente retto e sapiente, cheil Padre coronerà della gloria eterna.

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Renzo Lavatori e Luciano SoleEMPI E GIUSTI: QUALE SORTE?

Edizioni Dehoniane BolognaPagine 172. Euro 16,00

S

Nel 1941 gli inglesi conquistarono Addis Abeba e 2500 nostri concittadini, fra cui 1000 bambini, furono rimpatriati: fra loro c’erano Hugo Pratt e un piccolissimo Luciano Violante

Donne nelle baracche di Auschwitz subito dopo la Liberazione, nel gennaio 1945

27 SABATO7 GENNAIO 2012

Un libro di Renzo Lavatori e Luciano Sole esamina il libro biblico della Sapienza cogliendo la ricchezza e l’attualità del suo insegnamento: dall’esercizio delle virtù alla sofferenza dell’uomo giusto

di Maria Romana De Gasperi

Ieri &domani

Rileggere il Canticodelle creatureguardando la Via lattea

Shoah, tragediaal femminile

saggisticaUno studio di LucilleEichengreen,sopravvissuta ai lager di Auschwitz e Bergen-Belsen,racconta gli orroridell’Olocausto dal punto di vistadelle donne

Lettori (e scrittori) in altalena:e l’editoria religiosa sa parlare a tutti?

e statistiche ci presentano due sguardi rivoltia mondi opposti, quello del calo della lettura equello, contrario, della crescita della lettura (o

almeno dell’acquisto, perché alla lettura si potreb-be non arrivare) di libri "religiosi". La notizia ha il sa-pore di un qualcosa che si sta sgretolando una ge-nerazione via l’altra, tenendo bene innanzi che se u-na generazione parla attraverso i propri scrittori (ededitori), è anche vero che lo fa tramite i lettori. Che dialogo hanno oggi gli scrittori "religiosi" con iloro lettori? Non possono soddisfarci, come editori,le fortune dei classici e dei titoli di catalogo, oppurel’idea che "tutto sia contemporaneo" perché guar-dato con gli occhi dell’oggi, mentre invece occorre-rebbe ogni tanto domandarsi per quali lettori idea-li si pensano i libri, se solo per spiriti fini o per un

pubblico più ampio, per nicchie nascoste o avven-tori occasionali. Gli indici di lettura nascondono tra le righe i "non-lettori", che appaiono sempre più una legione connumeri preoccupanti. Anche il romanzo, forse il ge-nere più amato, perde lettori. Siamo dunque a un bi-vio: parlare ai contemporanei e ai "non-lettori", sot-to una spinta editoriale in altalena tra cauti procla-mi ("va tutto bene") e umiltà sospette ("potrebbeandare meglio, ma non ci lamentiamo")."Chi sei lettore?" è una vecchia domanda di CesareGarboli, sempre attuale (critico e domanda), che cipermette di entrare nei cataloghi degli editori reli-giosi, dove troviamo collane molti simili tra loro e traeditori, quasi si fosse stabilito, per convenzione, cheil lettore sia uno solo, con quelle caratteristiche ben

definite. Il passaggio è importante, perché tra chiscrive, chi legge e chi pubblica sembra che talvoltavi sia una interruzione. Manca, in sostanza, la sag-gistica "polemica", il "libro da dibattito", per cuispesso troviamo titoli nati per un lettore specialista(operazione corretta), oppure fiacco, poco incline aentrare in quella che si definiva, tempo fa, "la circo-lazione delle idee". Forse l’editoria religiosa dovrebbe operare - in mi-sura maggiore rispetto ad oggi - qualche apertura dicredito nei confronti di argomenti legati al dibatti-to contemporaneo, per avvicinarsi a un pubblicoche non legge solo teologia, ma politica, storia, scien-ze, letteratura. Sarà possibile?

Andrea Menetti© RIPRODUZIONE RISERVATA

La cura di RebeccalibriI bestseller della fede

«Gesù discendeagli inferi e salva le anime dei giustidell’Anticotestamento»,icona in San Salvatorein Chora(Istanbul).

Ma anche gli empi si potranno salvare?

Avvenire 11/18/2011 Page : A23

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Quando la fede riaccendei percorsi della speranzaDI STEFANIA CAREDDU

ue mani: una per tenere l’al-bero che cade e una per fa-vorire la crescita della fore-

sta che germoglia. Usa un’immagi-ne suggestiva fratel Enzo Biemmi,docente all’Istituto superiore discienze religiose di Verona e presi-dente dell’equipe europea dei ca-techeti, nel descrivere la sfida per laChiesa di oggi. Se da una parte oc-corre portare avanti la catechesi tra-dizionale, dall’altra è arrivato il mo-mento di impegnarsi nel «secondoannuncio». In quella cioè che vieneormai definita la «pastorale dei ri-comincianti», un tema su cui si erasoffermato anche il cardinale An-gelo Bagnasco, arcivescovo di Ge-nova e presidente della Cei: «NellaChiesa – aveva detto il porporatonella prolusione all’ultima Assem-blea generale – rami un tempo ri-gogliosi possono rinsecchire, ma,spunta una gemma, si affaccia unuomo il cui volto esprime unaprofonda fede in Dio, la storia siriaccende, i suoi cardini si smuovo-no, e tutto ricomincia».Sono moltissimi infatti i giovani esoprattutto gli adulti che, dopo averricevuto un’educazione cristiana edessersi allontanati dalla fede, sen-tono il bisogno di riavvicinarsi equando incrociano la comunità ec-clesiale manifestano la disponibi-lità a credere. In particolare se si tro-vano ad affrontare situazioni deli-cate. «L’esperienza dell’innamora-mento, la nascita di un figlio, unproblema di salute, un lutto: ci so-no snodi antropologici che fannoriaprire il "dossier della fede"», spie-ga Biemmi sottolineando che «peralcuni questo avviene nei passaggitradizionali dei Sacramenti, so-prattutto quelli richiesti per i figli,per altri nell’incontro e nel dialogoinformale perché sempre più spes-so cercatori e le cercatrici di Dio sitrovano al di fuori della parrocchia». Secondo il religioso, «per la stra-

Dgrande maggioranza degli italiani ilsecondo annuncio è una declina-zione del primo annuncio». «Colo-ro che ci troviamo dinanzi – osser-va – non sono una tabula rasa, an-zi hanno delle conoscenze, spessone sanno fin troppo e male, hannodelle resistenze riguardo a discorsisulla Chiesa». È necessario dunque«aiutarli a disimparare, a liberare ilcampo dalle conoscenze prece-denti» impostando una «pastoralepiù leggera, meno organizzata, sen-za schemi prestabiliti». Anche per-ché non si può pensare «di metteretra parentesi il vissuto delle perso-ne, ma accettare che ricomincinoproprio a partire dalla loro storia».Il tutto in questo preciso contestoculturale e sociale. «Lungi da lettu-re catastrofiche né ingenue, l’indif-

ferenza alla fede, il vivere senza Dio– rileva Biemmi – non rappresenta-no una perdita di terreno, ma unanuova opportunità per la comunitàecclesiale: solo se ci si appoggia al-la cultura odierna la si può salvare».Ovviamente «il secondo annuncio»ai ricomincianti implica un «se-condo ascolto» da parte della Chie-sa che deve «rivedere se stessa, lasua capacità di essere comunità enon azienda». «Al di là degli sloganche rimbalzano, la pastorale – af-ferma il religioso – si sviluppa ba-sandosi sulla comunità credente,nel senso che tutto è teso a distri-buire servizi religiosi per personeche si suppone siano credenti,mentre la reale conversione mis-sionaria della parrocchia non è an-cora stata avviata». Per Biemmi però Un incontro di catechismo per adulti (foto Siciliani)

invece complessa perchési è spinti a purificare tutta“l’impalcatura” connessaalla odiernasacramentalizzazione,andando incontro forse auna diminuzione dipersone che vengono achiedere i Sacramenti».Come si possono«agganciare» quellepersone che siallontanano dalla Chiesa?Il verbo «agganciare» puòtrarre in inganno se lo siintende nel senso diattirare, avere tanta gente,le chiese piene. Con lapastorale deiricomincianti si puntasulla qualità più che sullaquantità e si punta sugliadulti. Anche il cosiddettocristianesimo popolare

può trarre in inganno. Unabuona occasione è quelladi creare all’interno delladiocesi un luogo dove ilsacerdote si mette inascolto delle persone, peresempio attraverso laconfessione o il semplicedialogo sulla propria vita.Si parte da questo dialogo,nel quale vengono portatea galla le sofferenze, idisagi, le ferite, oppure lesuperficiali motivazioniche hanno spinto lapersona a ricevere laprima Comunione o laCresima senzaconsapevolezza.E poi?A partire da questodialogo, che non siesaurisce in una sola volta,si può intraprendere il

cammino in prospettivacatecumenale, cioè diriappropriazione convintadella fede in quel Diocristiano che hacontinuato ad essere inrispettosa attesadell’accoglienza libera econsapevole da parte dellapersona. L’agganciamentoprosegue in un itinerarioscandito dal Vangelo: ci silascia accompagnare dalVangelo per far maturarela libertà della persona cheè chiamata a camminare, adecidersi; il ricominciantenon è lì per caso, pertradizione, ma è lì perchési sente toccato,scombussolato ed èorientato a mettersi incammino; il ricominciantenon è alla stregua dei

cristiani della domenica.Se non scatta ilcoinvolgimento dellapersona alla luce dellaParola di Dio, si costruiscesulla sabbia. E questocammino è proiettatoverso l’Eucaristia, verticedella vita cristiana. È ovvioche questa opera di«ricostruzione» dovrebbecoinvolgere un’équipe dipersone preparate, non èsufficiente il solosacerdote.Rapportarsi airicomincianti significarinnovare il modello diparrocchia?Sì, anzi si tratta dirichiamare alla parrocchiala sua genuina missione:annunciare il Vangelo esuscitare la libera rispostadell’interlocutore. Laparrocchia si rinnova se sirinnova l’azione pastorale!La pastorale deiricomincianti ha bisognodi un luogo, di una realtàfuori della parrocchia, mache si affianchi a essa omeglio ancora allecomunità di una zona o diuna diocesi. Il primoannuncio non sempre èfacile nelle ordinarieoccasioni che sipresentano in parrocchiaperché la gente viene persoddisfare le proprieesigenze (la parrocchiaalle volte è ridotta astazione di servizio) equella gente è certamentenella situazione tipica deiricomincianti, ma perricominciare occorre volerricominciare. È questo«volere» che in parrocchiasi fa fatica a far scattare.

Stefania Careddu© RIPRODUZIONE RISERVATA

Così il Vangelo torna a parlare alla vita

l’intervistaDon Vergano: «Chi si riavvicina manifesta la volontà di credere: una vera sfida perle nostre parrocchie. Puntare sulla qualità»

Il «secondo annuncio» narrato dai protagonistii piace moltissimo l’idea di un Diodiffuso nella vita; è molto diversa dal-l’immagine di Dio lontano e giudice

con cui sono stata educata: ad un Dio così mi pos-so anche affidare». È il messaggio che Maria Teresadi Padova si è vista recapitare via mail dalla sua a-mica «in ricerca», come lei impegnata in un percor-so di scrittura autobiografica. «Per riavviare alla fe-de persone che hanno preso distanza da esse pervarie ragioni, sento importante coltivare la compe-tenza della vita e della relazione: che sa esprimersicon il calore di un ascolto affettuoso, di un dialogovero, senza paura di comunicare i limiti e la ricchezzadi un’avventura che ci accomuna e che ha trovatonella fede senso, orientamento e speranza», rac-conta Maria Teresa che con la sua testimonianza harisvegliato nell’amica la voglia di ricominciare a cre-dere. Un’esperienza – raccolta da Enzo Biemmi nellibro «Il secondo annuncio» pubblicato dalle Edi-zioni Dehoniane (112 pagine, 9 euro) – che rappre-senta un esempio di «quello che succede e spesso

non si vede». E cioè che la pratica del «secondo an-nuncio» comincia a permeare il terreno dell’evan-gelizzazione, in modo informale o più tradizionale.All’interno, attorno e addirittura lontano dalle par-rocchie. L’incontro e la narrazione di sé, così come la pasto-rale battesimale con la proposta di un cammino suc-cessivo per genitori e figli dalla nascita ai sei anni ola lettura dei Salmi e l’adorazione eucaristica not-turna possono essere occasioni per far risuonare ilVangelo. A volte con il silenzio, altre fondendo mu-sica e preghiera. Come avviene un sabato al mese alcentro di Bologna nella parrocchia dove don Stefa-no ha pensato di offrire un’alternativa ai tanti gio-vani che frequentano i locali lì vicino, aprendo leporte della Chiesa dalle undici all’una di notte. «L’o-biettivo – spiega – è quello di offrire un tempo e u-no spazio di ascolto e di riflessione, senza chiederenulla in cambio, con l’unico desiderio che nell’es-senziale ogni giovane possa incontrare Cristo Si-gnore e lasciarsi affascinare da lui». E chi, incuriosi-

to da quell’atmosfera «surreale» decide di entrare,rivela: «Accidenti, non me la ricordavo così bella laChiesa di San Bartolomeo... pochi ragazzi, immobi-li, seduti ai primi banchi; un trombettista nella can-toria dell’organo, piuttosto lontano dal prototipo dicatechista che avevo salvato nella mia memoria».Cecilia e Giuliana invece sono due catechiste delladiocesi di Verona dove è stato avviato un progettopastorale battesimale per le giovani coppie e i lorobimbi proprio per «dare priorità ai genitori, aiutan-doli a rivisitare la loro fede, a riattivarsi nel testimo-niarla in famiglia e a viverla con partecipazione nel-la comunità cristiana». «Per noi catechisti accom-pagnatori è stimolante ascoltare le domande dei ge-nitori: questi dubbi ci obbligano alla ricerca e ani-mano il lavoro di équipe», dice Cecilia. Un’altra con-seguenza positiva, aggiunge Giuliana, è che «la par-rocchia si sente stimolata a cercare nuove forme dipastorale per accogliere e accompagnare le famiglieche chiedono il battesimo». (S.Car.)

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Una veglia notturna (Siciliani)

emplice e allo stessotempo complessa,problematica. Don

Gian Carlo Vergano,teologo e parroco diBreme (provincia di Paviae diocesi di Vigevano),definisce così la pastoraledei ricomincianti, un temache ritiene centralenell’ottica della nuovaevangelizzazione. «Èsemplice – spiega – perchépone come pietra angolaredi tutta la pastorale ilprimo annuncio, cioèl’evangelizzazione toutcourt. Ed è sempliceperché si tratta diannunciare il Vangelo: daquesto annuncio lapersona può voler iniziare,in quanto il suo cuore silascia toccare da esso. È

S

Le esperienze di quantirimangono «sorpresi»dal nuovo incontro con Dio

Don Gian Carlo Vergano

ontinuare edapprofondire il dialogo

sui temi comuni e lacollaborazione concretanella promozione e nelladifesa dei valori cristiani inEuropa: sono i temi toccatinella visita compiuta inBielorussia dal 13 al 15novembre dal cardinaleKurt Koch, presidente delPontificio Consiglio perl’unità dei cristiani. Ilviaggio è avvenuto suinvito di Filaret,metropolita di Minsk eSlutsk e capo della Chiesaortodossa di Bielorussia,dipendente dal Patriarcatodi Mosca, per parteciparealla conferenzainternazionale sul tema

«Dialogo cattolico-ortodosso: valori eticicristiani come contributoper la vita sociale inEuropa». Il cardinale Kochha incontrato i vescovicattolici con cui haaffrontato la situazione deldialogo ecumenico ed hapresieduta l’Eucaristiadomenica scorsa nellaCattedrale di Minsk.Positivi anche i colloquiinsieme al metropolitaFilaret con il presidentedella Repubblica, AleksandrLukashenko, che haespresso la suasoddisfazione per i buonirapporti tra le dueconfessioni nel paese, invista di relazioni sempre

migliori. Il cardinale ha poivisitato l’Istituto diteologia dei santi Metodioe Cirillo che, pur facendoparte dell’Universitàstatale, è guidato dalmetropolita Filaret e chevede, tra i docenti e glistudenti, la presenza dientrambe le confessioni. Lapartecipazione al convegnoe la relazione del cardinaleKoch sulla situazione inEuropa, rileva il PontificioConsiglio per l’unità deicristiani, sottolinea il climapositivo dei rapporti tracattolici ed ortodossi, abeneficio dell’interapopolazione.

Fabrizio Mastrofini© RIPRODUZIONE RISERVATA

C TRIESTE. «Avete ricevuto il piùgrande dei talenti, quello della fede,non nascondetelo ma investitelo,diffondetelo, fatelo fruttare». Così si èespresso l’arcivescovo GiampaoloCrepaldi, vescovo di Trieste,commentando il passo del Vangelosulla parabola dei talenti, allaconclusione del XXX convegnoregionale di Rinnovamento nelloSpirito Santo tenutosi nel capoluogofriulano. L’accorato appellodell’arcivescovo è stato rivolto aglioltre millecinquecento fedeliimpegnati per tutta la giornata inpreghiera, adorazione e nell’ascoltodel loro presidente nazionaleSalvatore Martinez, intervenuto anchealla tavola rotonda sul tema«Misericordia e veritàs’incontreranno, giustizia e pace sibaceranno (Sal 85)», insieme

all’arcivescovo Crepaldi e alsegretario nazionale della Cisl,Raffaele Bonanni. Nel corsodell’incontro si è riflettuto sulla veritàche «deve partire dalla terra – haprecisato Martinez –, da ciò chesiamo, riscoprendo però i veri valorievangelici: l’amore, la vita, la sete digiustizia divina». Un concetto ripresoanche dall’arcivescovo Crepaldi: «Dionon può restare confinato nei recintiprivati ma va riportato al centro dellacollettività perché c’è il rischio chel’uomo annullando Dio finisca perannullare se stesso». «Uno deiproblemi che oggi viviamo – haaggiunto poi, Bonanni – è il distaccofra il politico ed il cittadino, per cuinecessita l’urgenza di rivitalizzarequesto rapporto per dare unarisposta più completa e soddisfacentealle reali esigenze della società».

MOLFETTA. Domani,vigilia della Solennità diCristo Re dell’Universo,alle 18.30 nella Cattedraledi Molfetta il vescovo diMolfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, Luigi Martellaordinerà presbiteroGianluca D’Amato. Ventiseianni il prossimo 25novembre, D’Amatoproviene dalla parrocchiaImmacolata di Terlizzi. Si èpreparato al ministero presbiterale prima nellacomunità del Seminario vescovile di Molfetta e poi alPontificio Seminario regionale di Molfetta. Ha svolto ilministero diaconale nella parrocchia San Giuseppe diGiovinazzo e, attualmente, nella Cattedrale e nelDuomo di Molfetta. Il novello sacerdote presiederà lasua prima Messa domani, alle 12 in Cattedrale e alle18.30 nella parrocchia Immacolata di Terlizzi.

Molfetta: domaniMartella ordina un nuovo prete

Pastorale dei ricomincianti: la riscoperta delle radici

le storie

VENERDÌ18 NOVEMBRE 2011 23

Trieste, il convegno RnS con Crepaldi Portare la Parola, il più grande talento

Bielorussia, il cardinale Koch da Filaretper il dialogo cattolico-ortodosso

«c’è una presa di coscienza e, no-nostante le resistenze, la direzionee è nitida». Forse manca una reale«traduzione nella pratica», ma «cisono germi, piccole esperienze chenon sono conosciute e pertanto po-co valorizzate». «Non dobbiamo farleva sul fatto che le persone cerchi-no o no, ciò che è determinante è ri-scoprire la preziosità di ciò che ab-biamo da offrire, un dono che è ca-pace di spiazzare», evidenzia il re-ligioso per il quale, prima delle esi-genze morali e delle nozioni che latradizione ha elaborato, «è tempodi seminare la buona notizia», ditornare ad annunciare l’«amore gra-tuito di Dio» e che «il Vangelo è fon-te di salvezza per la vita delle per-sone».

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