La Domenica Settimanale

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d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura Ricordando Fava Memorie, Lamberti Delitto Buonocore Il foglio de “I Siciliani” ancora per resistere Leggi a pagina 6 Il sociologo scomodo lezioni anti-malapolica Leggi a pagina 8 Difese le sue figlie ergastolo al mandante Leggi a pagina 14 I signori del racket Cambia il pizzo estorsori travestiti Leggi a pagina 17 N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno I Sono indagati e imputati per reati gravissimi come corruzione, falso, peculato e camorra si ricandidano per avere immunità-impunità Sono indagati e imputati per reati gravissimi come corruzione, falso, peculato e camorra si ricandidano per avere immunità-impunità Sono indagati e imputati per reati gravissimi come corruzione, falso, peculato e camorra si ricandidano per avere immunità-impunità Sono indagati e imputati per reati gravissimi come corruzione, falso, peculato e camorra si ricandidano per avere immunità-impunità Impresentabili

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è un periodico d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura. E' il numero 7 - 30 dicembre 2012 – Anno I

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d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura

Ricordando Fava Memorie, Lamberti Delitto Buonocore

Il foglio de “I Siciliani”ancora per resistere Leggi a pagina 6

Il sociologo scomodolezioni anti-malapolica Leggi a pagina 8

Difese le sue figlie ergastolo al mandanteLeggi a pagina 14

I signori del racket

Cambia il pizzoestorsori travestitiLeggi a pagina 17

N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno I

Sono indagati e imputati per reati gravissimicome corruzione, falso, peculato e camorra si ricandidano per avere immunità-impunità

Sono indagati e imputati per reati gravissimicome corruzione, falso, peculato e camorra si ricandidano per avere immunità-impunità

Sono indagati e imputati per reati gravissimicome corruzione, falso, peculato e camorra si ricandidano per avere immunità-impunità

Sono indagati e imputati per reati gravissimicome corruzione, falso, peculato e camorra si ricandidano per avere immunità-impunità

Impresentabili

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I Sicilianigiovani

"A CHE SERVE ESSERE VIVI, SE NON C'E' IL CORAGGIO DI LOTTARE?"www.isiciliani.it

SOTTOSCRIVI PER I SICILIANI GIOVANIIT 28 B 05018 04600 000000148119

LIBERTA'

19822012

L'ARIADELLA

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 - N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 3

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Vogliono impunità e immunità Parlamentari impresentabili ci riprovano 4

Giornaliste minacciate L'informazione senza censura 10Omicidio Romano Killer braccati 15Uccisero NovielloCondannati mandanti ed esecutori 16Diritto di cittadinanza I rom da nascondere18Disastro ambientaleLo scempio dei rifiuti tossici22Gli amici della rivoluzione La Faraone costruirà lo stadio 24L'anatema della Scarlatti Non amiamo i potenti26Archeologica in abbandonoIl caso degli scavi di Literium28

LA SVISTA Auguri amici, auguri nemici

***

iamo contenti di esserci. Ai nostri lettori amici e nemici auguriamo un sereno 2013.

Ci siamo e continueremo a lavorare per offrire un giornale diverso, un prodotto editoriale che trova radici, forza e storia nei “Siciliani giovani” di Pippo Fava. La domenicasettimanale.it nonostante la sua piccola storia incontra giorno dopo giorno il gradimento del pubblico. Ci impegneremo per non deludere nessuno. La copertina è eloquente: Impresentabili. Sono quei parlamentari che nonostante abbiano sul collo inchieste, rinvii a giudizio e processi si ricandidano per la quinta volta al Parlamento. E il rinnovamento? E la legalità? E i volti nuovi nelle istituzioni? Chiacchiere formato panna montata. In questo numero lo speciale de “I Siciliani” dedicato a Pippo Fava nell'anniversario del suo omicidio. Un approfondimento a firma di Amedeo Zeni sull'intellettuale scomodo Amato Lamberti e uno speciale tratto da Ossigeno per l'informazione sulle giornaliste minacciate. Trattiamo i casi di Teresa Buonocore, Lino Romano e Domenico Noviello e finalmente scriviamo di condanne all'ergastolo e indagini che ben fanno sperare. La condizione dei rom e le false promesse nel reportage curato da Filomena Indago poie abbiamo approfondito alcune vicende più strettamente legate al governo della città di Napoli come il progetto per il nuovo stadio a Ponticelli e la ristrutturazione di quello vecchio. Registriamo l'anatema del maestro Russo contro le consorterie della cultura e la decadenza del “Premio Napoli”, svuotato e gestito da professori senz'anima. Vi segnalo l'inchiesta a firma di Ferdinando Bocchetti su Literium quando l'archeologia è offesa. Vi auguro buona lettura.

S

Periodico d'informazione con inchieste, reportage, cronaca,

storie, interviste, cultura. Giornale in Pdf scaricabile da

http://www.ladomenicasettimanale.it

“Ormai credo che l'epoca della tv

urlata sia tramontata: è

passata come la scarlattina”

AndreaBarbato

EditoreTUTTI GIU' X TERRA

Associazione Onlus - CF 94223580633Direttore responsabile

Arnaldo CapezzutoRedazione

vico Provvidenza, 1680136 – Napoli

info. 3495064908mail

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Giulia RosatiGestione e ottimizzazione social network

Lina AndreozziProgetto editoriale settimanale

GAJ - Graphic Art JuliaHanno collaborato gratuitamente:

Ferdinando Bocchetti, Filomena Indaco, Amedeo Zeni, Monica Capezzuto, Genny Attira, Pier Paolo Milanese, Luigi Fonderico, Claudio Riccardi

N.7 - chiuso il 30 Dicembre 2012 - Anno IReg. Stampa Tribunale di Napoli

n. 30 del 23 maggio 2012

Responsabile del trattamento dati(D.LGS- 30/06/2003 n.196)

Arnaldo Capezzuto

LA FOTO

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Gli impresentabili, ci provanoE' caccia al seggio tra i parlamentari inquisiti: che si fa per non finire in cella Sulla zattera di Silvio Berlusconi salgono tutti: indagati, corrotti e amici dei camorristi

Ogni ritratto riprodotto in questo montaggio

non è puramente casuale. Sono alcuni dei casi più

clamorosi di parlamentari italiani tutti eletti in

Campania che sono sotto processo oppure imputati o

indagati per gravi reati. Alcuni di loro come Cosentino, Milanese, Nespoli, De Gregorio nel corso dell'attuale legislatura sono stati graziati dal voto della

Camera che ha detto “no” al loro arresto. Solo

l'onorevole (si fa per dire) Papa è stato arrestato

ma ha mantenuto il posto alla Camera.

Dopo la “villeggiatura” a Poggioreale è ritornato sul “suo” seggio pronto a fare battaglie in aiuto dei suoi ex compagni

di galera. Tra le new entry spicca Maria Elena Stasi, ex prefetto a Caserta e poi

magicamente finita alla corte di Nick 'o Mericano

ed eletta deputato

annuncio è finalmente arrivato: Silvio Berlusconi per la sesta volta sarà candidato

alla guida dell’Italia. Tirano un sospiro di sollievo i tanti deputati e senatori campani con gravi guai giudiziari e che nel corso dell’attuale legislatura, grazie al voto parlamentare, hanno scansato i ferri ai polsi. L’attesa è stata snervate. Molti di loro trascorrevano intere notti con lo sguardo atterrito, gli occhi fissi contro il soffitto. Depressione, ansia e eruzioni cutanee. Nella cabala la paura fa “90”. Già la vedevano la scena. Sentivano perfino le voci. “Lei è l’onorevole Nicola Cosentino? Deve seguirci abbiamo un mandato di arresto per lei”. “Buongiorno. Cerchiamo l’ex parlamentare Marco Milanese. E’ lei? Deve venire in caserma”. “Lei è il senatore Sergio De Gregorio? Deve seguirci in ufficio: è in stato di fermo”. “Onorevole Alfonso Papa (che già è stato a Rebibbia) ha il diritto solo di conferire con il suo avvocato. Noi applichiamo la legge”. “Senatore Vincenzo Nespoli, la sua immunità è decaduta. C’è un’ordinanza di custodia cautelare deve sottoporsi all’ordine del giudice. Non si

L' preoccupi, stia tranquillo, le concediamo dieci minuti: prepari la borsa con i suoi effetti personali”.Sveglia. Sveglia. Sveglia. Era solo un incubo. E’ tornato con più cerone, nuovi lifting e ferrea cura dimagrante. Il Titanic è salpato. Il grande timoniere è al comando. La corsa sulla zattera di salvataggio è cominciata. Affrettatevi, non spingete. C’è posto per tutti. La carrellata di dichiarazioni orgiastiche mette i brividi. Tenetevi lo stomaco, si parte: “Dopo Berlusconi ci può essere solo Berlusconi”. “Ora avanti tutta con il nostro grande Presidente”. “Il ritorno in campo di Silvio Berlusconi è la notizia che da sempre aspettavamo. E’ un suo ennesimo gesto di amore”. “Siamo al suo fianco come sempre, pronti ad affrontare la competizione elettorale”. “Solo con l’impegno diretto di Berlusconi, il centrodestra saprà fronteggiare la sinistra”. “La decisione di Berlusconi rappresenta il bene dell’Italia e degli italiani”. La nausea è inevitabile. I conati di vomito sono

insopprimibili. La moderazione lascia il passo alla rabbia e al turpiloquio. E che cazzo! Un esempio per tutti è Nicola Cosentino, ex potente sottosegretario all’Economia e dominus del Pdl in Campania con un serbatoio di consensi impressionante: oltre un milione e seicentomila voti, pari al 12 per cento del consenso totale del

Pdl nazionale. Osservate bene il fotogramma. Non occorre Cesare Lombroso per dire che “Nicola Cosentino è il referente nazionale dei clan dei Casalesi, un soggetto socialmente pericoloso”, lo scrivono i pm e lo confermano i vari giudici fino alla Cassazione. Nick ‘o Mericano – alias istituzionale – è imputato e sotto processo in diversi procedimenti. Il suo nome figura in tante inchieste. Per ben due volte – in questa legislatura – ha scansato la cella

con il voto determinante della Lega Nord. Di che parliamo? Altro che rinnovamento.

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Immunità e impunità queste sono le preoccupazioni dei parlamentari uscenti che hanno scansato le manette ed ora sono impegnati in un forcing sul candidato premier Silvio Berlusconi

di Arnaldo Capezzuto

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CAM MUSEUM

L'arte della corruzione

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“Quando l’arte è una coltellata al potere” i volti dei politici possono diventare oggetto d’arte e denuncia sociale. La vendita online è la provocazione-accusa verso la corruzione del potere politico da parte del museo CAM che continua la rivoluzione CAM Art War. Sono più di 100 i parlamentari indagati, condannati o prescritti che siedono nel Parlamento italiano. Gli stessi che hanno votato una legge anticorruzione, che non li danneggerà, gli stessi che, con i loro comportamenti diretti ed indiretti, muovono un giro di affari che succhia alle casse pubbliche oltre 60 miliardi di euro ogni anno

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Faccia-mocil’Eu-ropa

L’Italia ormai è troppo piccola per risolvere da sola i suoi problemi: Cina, India,

Giappone, Russia, l’America che raddoppia...Va bene, ma non abbiamo l’Europa per questo?Eh no che non ce l’abbiamo. L’Europa, fatta così, non ci

appartiene: al massimo siamo utenti, non cittadini.Ma se provassimo a rifarla in un altro modo? Con più, come dicono i greci, più “dimokratìa”? E quindi con meno banchieri, per logica conseguenza.

L’occasione ci sarebbe: nel 2013 in tre dei principali paesi europei (Francia, Germania, e noi) avremo con ogni probabilità tre governi di centrosinistra.

Saranno tre altri governi delle banche? O possiamo provarea chiedergli qualcosa di meglio, a gran voce e tutti insieme?

(1914-2014: fra poco è un secolo che l’Europa non c’è più)

Ma�a

ma ionon sono Stato

Operai

e Sud

E’ il principale problema d’Italia, quello che ci impoverisce di più. Non è una patologia criminale ma

il principale potere economico del paese, che ormai fa da modello anche a molta economia legale. “Tratta” con tutti, e sempre ottiene qualcosa. Ma ha un punto debole: è molto vulnerabile alla mobilitazione popolare. Negli anni Novanta è andata molto vicina ad essere sconfitta, e s’è salvata solo grazie alla “timidezza” dello Stato. Adesso bisogna:- Confiscare TUTTI i beni mafiosi o frutto di malversazione, di corruzione o di grande evasione fiscale;- Assegnarli alle cooperative di giovani lavoratori, e sostenerle adeguatamente; anagrafe dei beni confiscati; sgravi fiscali ai commercianti che se ne fanno clienti; - Vigilare (comuni, regioni, assemblee cittadine) sull’applicazio-

ne, cacciando i funzionari incapaci;- Punire seriamente gli scambi politico-mafiosi (riforma 416ter).

La mafia, se ci decidiamo davvero, può essere non solo sconfitta, ma eliminata del tutto. A condizione di cominciare dai sedicenti “non-mafiosi” (nelle imprese, nella politica, nello Stato) senza il cui aiuto e complicità non potrebbe sopravvivere un solo giorno.

Era una parola nobile, adesso è schiavitù. La crisi economica non pesa perché gli operai

“pretendono”, ma perché troppi imprenditori non sanno fare il loro mestiere (vedi Fiat) o portano

tutto all’estero, alla faccia della (nostra) economia. Bisogna:- Applicare l’art.41 della Costituzione (”programmi e controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”);- Applicare l’art.42 della Costituzione (”esproprio per motivi di interesse generale”) per sanzionare le delocalizzazioni, l’abuso di precariato e il mancato rispetto degli accordi di lavoro;- Separazione fra capitale finanziario e industriale; tetto alle partecipazioni finanziarie nell’editoria; Tobin tax;- Regolarizzare i rapporti di lavoro precari o di fatto;- Gestione pubblica dei servizi pubblici essenziali (scuola, università, difesa, acqua, energia, infrastrutture tecnologiche, credito internazionale); ristrutturazione della Rai su base pubblica; limite regionale per l’emittenza privata;- Progetto nazionale di messa in sicurezza del territorio, sul modello TVA, come volano economico soprattutto al Sud; divieto di ulteriori cementificazioni;- Responsabilità degli amministratori per il mancato uso di fondi;- Controllo del territorio nelle province ad alta intensità mafiosa.

ncora questo non è i Siciliani, ma

solo un foglio in cui si parla

di loro. I Siciliani

giovani è in rete da

un anno, è presente in una decina di

città con una rete di giovani giornalisti che ha pochi eguali in Italia.E allora, come mai non siamo ancora in edicola? Semplice: i soldi. La sottoscrizione è riuscita bene fra i lettori poveri, ma non fra gli amici più titolati: la maggior parte dei quali ci colma generosa- mente di auguri e lodi, che però tipografi e cartiere tendono a non accettare.

* * *Dopo un anno di buon lavoro, sul livello professio- nale dei Siciliani giovani c’è poco - crediamo - da eccepire. In Lombardia come in Sicilia i nostri redattori fanno il loro dovere, scrivono, fanno inchieste, subiscono avverti-menti e querele. Vecchi colleghi e giornalisti nuovi lavorano tranquillamente a questo prodotto collettivo, che ha il suo baricentro (2013!) nella rete ma che ha bisogno anche dell’edicola come fatto simbolico e di “ritorno in campo” pieno e totale.Perciò abbiamo poco da aggiungere. Sostenete i Siciliani, in quest’ennesima incarnazione della sua lunga storia. E’ un giornale di giovani, è un giornale di profondissime radici. Ne ha bisogno la Sicilia, ne ha biso-gno il Paese. Non tradite con la vostra indifferenza coloro che stanno lottando anche per voi.

TRATTATIVEL’anellomancante

MILANO

CATANIA

CULTURA

“Expo fugit”,sospiròil poeta...

“Ragazzo,niente sport:sei di Librino”

Tutto il cinemadi GiuseppeFava

Murodi gomma

“La mafia? A Catania non esiste”. “La mafia? Non c’è mafia a Roma”. “La ‘ndrangheta? Qualche caso isolato, qui a Milano”. Quante volte s’è sentito questo discorso, borbottato da un politico o elaborato con molti particolari mediatici da un giornale. Eppure la mafia c’era, fin dal primo momento. Pochi magistrati a combatterla, e fra noi giornalisti qualche collega eccentrico e qualche ragazzo. Così siamo arrivati fin qui. Ed ecco cosa c’era dietro il loro muro di gomma. Adesso, tutti i problemi sono esplosi - ma la mafia per prima, perché è la cultura mafiosa, l’economia mafiosa, il potere mafioso a far da modello per tutto il resto. La mafia, e tutti i suoi inconsapevoli allievi a ogni livello.Forse non è ancora troppo tardi, a condizione di muoversi subito e con durezza. A monte, una scelta precisa: non ci

fidiamo più della loro informazione. Perciò ce la facciamo da noi. Facciamola tutti insieme (noi diciamo “in rete”, in più sensi), e oggi tecnicamente si può. Ma senza vip e senza guru. Da noi, al centro della nostra moderna e sofisticata rete c’è in fondo un modesto doposcuola di quartiere.

ISICILIANI.IT

DA’ UNA MANOA RIPORTARE IN EDICOLA I SICILIANI:IBAN Banca EticaIT 28 B 05018 04600 000000148119(“Associazione Culturale I Siciliani Giovani")

oppure C/C 001008725614(Conto corrente postale “Assoc.CulturaleI Siciliani Giovani, via Cordai 47, Catania”)

“A che serve essere vivi,se non c’è

il coraggio di lottare?”Giuseppe Fava

Il foglio de

gennaio 2013

www.

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OCCHIELLOOCCHIELLORicordarelavorandoOgni anno a Catania i cittadini liberi si incontrano, il 5 gennaio, nel luogo dove i padroni della città fecero uccidere Giuseppe Fava. Saremo tutti lì alle 17. Più tardi, al Centro Zo, c’è un ricordo organizzato dalla Fondazione Fava. Infine, alle 21 a Cittàinsieme in via Siena, c’è l’assemblea dei Siciliani giovani, per fare il punto sul giornale e organizzare il lavoro e la solidarietà.Senza grandi parole ma col laoro

MILANO

Alla faccia dei Maya(e della ‘ndrangheta)Non è finito il mondo, creduloni che non siete altro. Niente asteroidi infuocati nè pestilenze. Almanacco gregoriano batte calendario Maya, un sospiro di sollievo per le agende 2013 di politici, tecnici e magistrati in coda alle urne dorate: son colme di appuntamenti, peccato dar buca a qualche coalizione. Siamo salvi, per Giunone! Ci si era allarmati tutti, qualcuno è fuggito sui monti, altri han fatto scorta di farina. Una pendolare su un treno lombardo, più carro merci che passeggieri: "Io non voglio morire al lavoro, domani non vado in ufficio!". Signori miei, non bisogna campar cent'anni per profetizzare che questo mondo finirà solo quando finiremo noi di farci solleticare le orecchie coi talk show di prima e seconda serata. Fuori dalla scatola parlante del salotto, oltre gli angoli del maxi schermo full hd, sono accaduti fatti incredibili: operai di destra e sinistra sono scesi insieme nelle piazze d'Italia e hann occupato le fabbriche. Giovani studenti milanesi hanno sostenuto con presidi e manifestazioni le vittime del potere mafioso: come la piccola Denise Cosco, loro coetanea, o Loreno Tetti, paninaro strozzato dagli usurai. E mentre addobbavamo l'alberello mettendo al fresco lo champagne, il direttore di Altomilanese, settimanale d'inchiesta di Magenta, riceveva un proiettile in busta chiusa con

tanto di auguri per un felice anno nuovo e la sua foto.Quasi in contemporanea, la casa editrice Blu Edizioni decide irrevocabilmente di chiudere i battenti con la testata, condan-nando l'intera redazione a morire senza uscire nelle edicole. A meno che qualcuno, riconoscente di essere sopravvis-suto ai Maya, dia il suo sostegno evitando l'estinzione di questi

Tanti giornali giovaniIn rete e per le stradeL’idea dei Siciliani giovani è nata (in quest’ultima versione) in una riunione a casa di Giambattista Scidà nell’estate del 2011: fare una rete di testate giovani di base, sia su carta che su web, sviluppare insieme un sito, una rivista pdf e una serie di ebook e, prima o poi, riportare in edicola un giornale ispirato ai Siciliani di Giuseppe Fava. Le testate che hanno aderito finora sono I Cordai, La Periferica e Ucuntu (Catania), Il Clandestino (Modica), Telejato (Partinico), Stampo Antimafioso (Milano), Diecieventicinque (Bologna), CtZen (Catania), La Domenica Settimanale (Napoli), Generazione Zero (Ragusa),

GENERAZIONI

Non illusi,non rassegnatiE’ possibile ricominciare la lotta, una generazione dopo,di un giornale come I Siciliani? Noi siamo sicuri di sì, perché noi questo filo non l’abbiamo interrotto mai. Molti dei nostri redattori non erano nati, al tempo dei primi Siciliani. Ma adesso, i Siciliani sono loro.

Catalano, Carmelo Catania, Giulio Cavalli, Antonio Cimino, Giancarla Codrignani, Dario Costantino, Tano D’Amico, Fabio D’Urso, Jack Daniel, Riccardo De Gennaro, Giacomo

Di Girolamo, Rosa Maria Di Natale, Francesco Feola, Norma Ferrara, Pino Finocchiaro, Paolo Fior, Enrica Frasca, Renato Ga- lasso, Rino Giacalone, Giuseppe Giustolisi, Carlo Gubitosa, Sebastiano Gulisano, Bruna Iacopino, Massimiliano Nicosia, Max Guglielmino, Diego Gutkowski, Bruna Iacopino,

Margherita Ingoglia, Kanjano, Gaetano Liardo, Sabina

Longhitano, Luca Salici, Michela Mancini,

Antonio Mazzeo, Martina

Mazzeo, Emanuele

Midoli, Lu-

ciano Mirone, Pino

Maniaci, Attilio Occhipinti, Salvo

Ognibene, Antonello Oliva, Riccardo Orioles, Pietro Orsatti, Salvo Perrotta, Giulio Petrelli, Aaron Pettinari, Giuseppe Pipitone, Antonio Roccuzzo, Vincenzo Rosa, Luca Rossomando, Giorgio Ruta, Luca Salici, Daniela Sammito, Miriana Schillaci, Mario Spada, Sara Spartà, Giuseppe Spina, Giudrppe Teri, Marilena Teri,

Fabio Vita, Salvo Vitale, Chiara Zappalà, Andrea

Zolea.

OCCHIELLO

La nave per Catania,i carbonari, la Marsigliese

Inutile girarci intorno: Napoli non è una città normale. Il giornalista deve fare il giornalista: documentare, indagare e fare domande e se non ti rispondono fare di nuovo domande. Almeno io cosi intendo la professione di cronista. L'esperienza più bella di quest'anno passa per l'imbarco sulla nave Napoli-Catania. Il tempo dell'ormeggio e già ero a gustarmi un cannolo alla crema. Arriva la vecchia 500 di un volontario ed eccomi al Gapa nel cuore di San Cristoforo - zona della famiglia mafiosa dei Santapaola. Qui un manipolo di “pazzi” guidati dal capitano Giovanni Caruso da circa 20 anni lavora con le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi e le famiglie del quartiere realiz. zando un mensile porta a porta

(in senso buono), i “Cordai”.Mi sono ritrovato in una riunione di carbonari composta da volontari, attivisti, colleghi e ex redattori di Pippo Fava, per i nostri “Siciliani Giovani”. Passione, grinta, scambi accesi, maleparole, riflessioni, visioni del mondo: è come aver partecipato ad una sinfonia di orchestra che intonava la Marsigliese. Ecco la stampa, bella, non la fermi.

Arnaldo Capezzuto

Radio Marsala.it (Marsala), DaSud (Calabria), Mamma! (Bologna), Antimafia Duemila, Liberainformazione, Agoravox.Il giornale è fatto da Gian Carlo Caselli, Nando dalla Chiesa, Giovanni Caruso, Giovanni Abbagnato, Francesco Appari, Lorenzo Baldo, Valerio Berra, Nando Benigno, Mauro Biani, Lello Bonaccorso, Paolo Brogi, Luciano Bruno, Anna Bucca, Elio Camilleri, Giulio Cavalli, Arnaldo Capezzuto, Giovanni Caruso, Ester Castano, Salvo

cronisti di provincia che tenacemente rompono le scatole a 'ndrangheta e malapolitica. Per un 2013 libero nel diritto al lavoro, libero nella pura bellezza della lotta antimafia.

Ester Castano

GIORNALI

Il disastro nascostoe il tempo di ricostruireSono stati pochi, nel giornalismo italiano, i giornali come i Siciliani di Giuseppe Fava, completamente liberi e senza - neanche indiretto - alcun padrone. Se tutti fossero stati così. Se tutti avessero potuto scrivere solo e semplicemente la verità. Se avessero avvertito in tempo chi si fidava di loro di ciò che l’Italia stava diventando.La mafia, non denunciata in tempo, è molto più potente di prima. Speculatori e corrotti, trattati come grandi industriali, hanno portato avanti la crisi. La politica stessa, fra adulazioni e carriere, s’è trasformata in un’altra cosa. Adesso, toccato il fondo, molti sentono che è tempo di risalire.

5 GENNAIO

I Siciliani giovani, registr.TribunaleCatania n.23/2011 del 20/09/2011,dir.responsabile Riccardo Orioles

Progetto grafico diPiergiorgio Maoloni(da un inedito del 1993)

DA’ UNA MANOA RIPORTARE IN EDICOLAI SICILIANI:IBAN Banca Etica

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NAPOLI

CON I SICILIANI

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Il malpensante sono io, probabilmente avevano altri impegni inderogabili e quindi non sono venuti. Qui la questione è una sola: la Sociologia, non a caso scritta con la “s” maiuscola, deve, assolutamente, dare merito a un uomo che ha unito la teoria sociologica con l’attivismo sociale. Questo è il vero impegno inderogabile. A onorare questo impegno però, non devono essere solo i suoi ragazzi. Troppo facile. A farlo devono essere i rappresentanti della materia. Ad ogni modo l’incontro c’è stato. Ed è stato un incontro più intimo di quello vissuto nella Sala della Provincia, in cui con tanto di petto in fuori e pancia in dentro, promisero che avrebbero dedicato quella sala a Lamberti. Programma che aimè non mi risulta attuato. Il lettore deve fare attenzione, qui non si parla esclusivamente della sociologia, in quanto materia accademica, qui si parla dell’attività di un sociologo nel nostro territorio. Amato Lamberti è stato colui che ha evidenziato determinate caratteristiche della Campania, rilevandole con il metodo scientifico, creando valutazioni necessarie affinché la politica e l’opinione pubblica potessero

tenere conto che c’erano da modificare taluni assetti sociali e che quegli assetti andavano bonificati dalla corruzione. Lamberti esponeva inoltre, quali potevano essere le risorse da mettere in campo per far crescere questa regione. Ho sempre il timore di apparire ipocrita nella descrizione di Amato Lamberti. Sarà perché a riguardo ne ho sentite un bel po’ d’ipocrisie, sarà perché temo di apparire superbo, fatto sta che l’unico intento è quello di trasmettere a chi non ha avuto modo di conoscere le sue

intuizioni, quanto è stato e quanto ancora può essere utile, usufruire delle analisi di Amato Lamberti per cambiare Napoli e l’intera regione. Il suo obiettivo è sempre stato quello di risvegliare quella dignità che da troppi anni la Campania reclama, mentre viene sfruttata la vita umana con la coercizione camorristica, mentre è sottovalutata la possibilità di inserimento lavorativo attraverso la green economy e mentre viene oppressa la cultura della civilizzazione attraverso la sottocultura del vittimismo e dell’atteggiamento passivo e deviante. All’inizio dell’incontro, il video preparato da me e dal sociologo Carmine Principe voleva raggiungere l’obiettivo di mostrare istantanee dei suoi contributi lucidi e diretti, senza giri di parole. A quanto pare ci siamo riusciti. Spezzoni di Amato Lamberti, spezzoni dei suoi argomenti racchiusi in un unico video, proprio per proporre allo spettatore varie discussioni che il Professore declamava con determinazione e con la convinzione di chi è un uomo libero e sente il dovere di riferire a chi non è informato quanto ancora c’è da fare per definirsi cittadini civili. Lo faceva difendendo la povera gente, smitizzando i camorristi e aggredendo i corrotti. Un tono laico e dirompente, nascosto da un sorriso mite e da uno sguardo che attirava l’attenzione, semplicemente perché era lo sguardo di un uomo buono. “Negli ultimi anni di isolamento dalla scena pubblica, Lamberti intuì che per modificare la cultura della devianza, per combatterla, bisognava rivolgersi ai giovani. Unici detentori della possibilità di non ricreare in futuro quello stato di contaminazione politica e culturale. Forse i suoi ultimi anni di silenzio pubblico, sono stati quelli in cui Lamberti decise di impegnarsi di più per cambiare i modi di pensare degli studenti.

Amato Lamberti un uomo scomodoil coraggio della normalità

contro malapolitica e perbenismo intellettuale

“Chiese con un esposto alla Procura come fosse possibile che uno come Luigi Cesario potesse essere deputato e presidente della Provincia”

hi è napoletano davvero, sente il bisogno di aprire la propria mente a quelle intuizioni che consentono la

crescita di questa città dolente. Un video e una riflessione su chi ha fatto ciò per un'intera carriera. L’incontro è stato fatto. L’aula è stata dedicata, finalmente, ad Amato Lamberti. Specifico finalmente, perché andava fatto già qualche mese fa. Fortunatamente qualche docente di sociologia d’animo buono c’è ancora. Se avessimo dovuto aspettare l’illustre preside e la direttrice del dipartimento di scienze sociali forse staremmo ancora con la stessa amarezza in bocca di quando al funerale non trovammo un decano rappresentate della Facoltà di Sociologia. Nemmeno uno. Amato Lamberti non le sopportava queste polemiche, mi avrebbe zittito con il suo silenzio, com’era solito fare quando dicevo qualcosa di poco utile, così come avrebbe detto “ci andiamo a prendere il caffè?” troncando quasi scocciato la mia polemica sul fatto che preside ed ex preside assenti all’incontro di giovedì per “febbre”, in realtà il giorno dopo camminavano miracolosamente guariti nel cortile della Facoltà.

Cdi Amedeo Zeni

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 - N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 9Mi piacerebbe ricordare anche il lato umano: le sue battute, le sue valutazioni destabilizzanti e la sua capacità di passare da Professore ad amico senza mai far decadere, nemmeno per un secondo, il suo carisma che ispirava a noi immenso rispetto. Lamberti era il geniale osservatore così come era colui che faceva stare a proprio agio nel suo ufficio i suoi ragazzi, attraverso una sigaretta condivisa, un caffè, una battuta comica, eccetera”.

Continuare il lavoro di Amato Lamberti

Ho voluto cominciare così il mio personale ricordo del Professore durante l’incontro, per poi proseguire: “Qualche giorno fa, nel cortile della Facoltà, durante l’organizzazione del video, una studentessa di Sociologia disse ‘ma perchè perdete tutto questo tempo con Amato Lamberti?’. Chi ha conosciuto Amato Lamberti sa indubbiamente che forse Lamberti le avrebbe dato ragione. Un incontro come questo, infatti, deve servire non tanto quanto commemorazione ma come proseguimento di un’idea. Il problema è che Lamberti, uomo discreto e laborioso, non avrebbe voluto tante chiacchiere, ma avrebbe preferito che qualcuno continuasse ad impegnarsi con volontà a fare indagini sociologiche e lotta alle illegalità. Dovrà, infatti, essere questa la futura promessa di tutti noi qui presenti. Tra le tante lotte di Lamberti però, c’era proprio quella contro il disimpegno e la non curanza dell’atteggiamento pieno di vittimismo tipico dei napoletani, più propensi a lamentarsi che a riflettere su come cambiare la propria condizione. Quella 'frase ‘ma perché perdete tutto questo tempo con Amato Lamberti?’ mi ha fatto riflettere sull’assoluta necessità di continuare il suo lavoro. Non è per nulla tempo perso oggi ricordare l’operato di

Lamberti, e il fatto che lo dica una futura sociologa, ma soprattutto una giovane ragazza, è appunto simbolico e significativo per comprendere quanto ancora ci sia da combattere affinché venga debellata la disattenzione su ciò che sono le risorse del nostro territorio, inoltre ci spinge a riflettere su quello che potrebbe essere il contributo della Sociologia nella nostra regione. Lamberti era una risorsa che non deve finire con la sua morte. E’ una risorsa che non può terminare, una risorsa che per nostra fortuna ha seminato tante intuizioni utili a modellare le mentalità proponendo a chi ci sta intorno la crescita, la denuncia, la ricerca dell’ordine civico e del rispetto nei confronti di chi è vittima. Dove per vittima non intendiamo quella napoletanità che dice ‘Che pensiamo a fare a Lamberti, pensiamo ad altro’ volendo così rimandare o offuscare i disagi e gli atteggiamenti corrotti della nostra cultura. Piuttosto, vittima qui s’intende come colui a cui viene negato il diritto di vivere serenamente in una città straordinaria come Napoli, in cui al di là delle facili retoriche, ci sono tanti ragazzi pieni di volontà e di voglia di crescere. Così come ci sono risorse dimenticate e che Lamberti provava a proporre con umiltà e tenacia.

Analizzare il territorio e studiarlo

Analizzare il territorio, studiarne la cultura e idealizzare provvedimenti contro le devianze, sono fasi di riflessione intellettuale che prevedono solitamente un dispendio di energie enorme, volto a riempirsi di bibliografiche risorse, di citazioni altisonanti, di paroloni da grande professorone. Per molti docenti questo contributo alla società termina alla teoria. Amato Lamberti ha lasciato in eredità a tutti coloro che hanno avuto la brillante

intuizione di ascoltarlo, la capacità di non imbottirsi soltanto di teoria, piuttosto di assimilare le informazioni rilasciate dalle teorie per poi immediatamente metterle in pratica attraverso azioni utili. Amato Lamberti, nel suo immenso lavoro, è stato capace di trasmettere un messaggio semplicissimo ma fondamentale: non serve a niente riempirsi di chiacchiere. Ciò che serve è creare produzioni, riflettere sulle reali necessità della gente comune, mettere a disposizione risorse tangibili affinché la politica, la cultura, l’economia, possano creare servizi in difesa di chi ne ha bisogno. ha fatto tutto questo con l’umiltà dei veri pensatori.

Non era una star anti-clan

Amato Lamberti non è stato una star commerciale della camorra, non ha prodotto spot accattivanti né romanzato drammi, ha analizzato con cura scientifica e rigorosa i fenomeni di contaminazione del crimine organizzato, smascherando gli imbrogli, denunciandoli con il metodo sociologico e creando federazioni di interessati pronti a replicare questa operazione. Così facendo, tra i tanti risultati prodotti, ha proposto a tantissimi ragazzi un mutamento mentale, ha dimostrato quanto la sobrietà della bontà d’animo possa tranquillamente conciliarsi con la battaglia infiammata contro le mafie e contro ogni forma di illegalità. Il Professore ha semplicemente detto, in tutti questi anni, che per combattere un disagio sociale, bisogna prima di tutto capirne la radice, scoprirne le contaminazioni politiche, raccogliere i dati di tutti gli aspetti del problema, e infine, dopo aver analizzato tutto il materiale acquisito, ha spiegato ai ragazzi, con il suo carisma e la sua passione, il senso dell’ordine civico e del rispetto della collettività. Così facendo chi ha saputo ascoltare è cresciuto con i suoi concetti, che vanno al di là di qualsiasi analisi di fenomenologie sociali, è cresciuto tentando di imitarlo, osservando la sua buona volontà e la sua caparbietà , elementi che ognuno dovrebbe interiorizzare e mettere in pratica in qualsiasi esperienza vissuta”. Ecco il video presentato giovedì, all’inizio dell’incontro per la dedica di un’aula di Sociologia ad Amato Lamberti. Al termine del video i ringraziamenti dei suoi ragazzi, quelli che gli facevano scattare, immediatamente, il sorriso umile del coraggio.Consultahttp://www.ilmediano.it/apz/vs_art.aspx?id=3818

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 24 Dicembre 2012 -N. 7 | 24 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 10

Violenza contro le donne A Montecitorio parlano

le giornaliste minacciate

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Dare voce alle testimonianze delle croniste minacciate, farle diventare storie nazionali, storie di tutti e celebrare in questo modo la giornata della violenza contro le donne nel nome del diritto all’informazione e della libertà di informazione. Il silenzio è il regalo più bello che si possa fare ad ogni tipo di violenza tratto da Ossigeno per l'Informazione

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 -N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 11La "Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne" è stata celebrata a Montecitorio, presso la Sala Aldo Moro, con un convegno dal titolo "Il velo squarciato. Intimidazioni e violenze contro le giornaliste", per lanciare un appello pubblico alle istituzioni, al mondo dell’informazione e all’associazionismo affinché diano più attenzione e visibilità agli episodi di violenza contro le donne insieme agli episodi di informazione oscurata. All’incontro, che è stato organizzato dall’Associazione Stampa Romana, dalla Commissione Pari Opportunità, dall’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione e dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio e moderato da Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l’Informazione, sono intervenute per dare la loro testimonianza, le giornaliste minacciate: Luisa Betti, Ester Castano, Marilù Mastrogiovanni e Marilena Natale.

a violenza contro le donne è ormai “una vera e propria emergenza

sociale”. È necessario - ha affermato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato attraverso il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra - coglierne la portata e le dimensioni effettive. Occorrono interventi per tutelare con maggiore efficacia le donne che con coraggio manifestano situazioni di abuso. Occorre promuovere una cultura diffusa, che incida sugli squilibri persistenti e capillari nelle relazioni tra i generi, che riducono la donna da soggetto ad oggetto, per riaffermare una concezione del ruolo femminile rispettoso della dignità della persona”.

L

Messaggio del Presidente della Camera

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha ricevuto in udienza le giornaliste minacciate e i promotori del convegno, ha definito la violenza contro le donne “una piaga inaccettabile”. “Oggi, con questo incontro - ha aggiunto il presidente - l’intento è di soffermarsi sulle intimidazioni e sulle violenze subite dalle giornaliste nello svolgimento della loro professione. Le operatrici dell’informazione sono sovente sottoposte a gravi aggressioni, minacce e forme di rappresaglia. Ciò costituisce una dolorosa ed inaccettabile prova dei

pregiudizi ancora persistenti, retaggio di una grettezza culturale che offende le fondamentali ragioni di giustizia e di solidarietà e che indebolisce il tessuto etico e civile. Le iniziative come la Vostra devono innanzitutto essere un monito per ribadire con forza il dovere di tutti, Istituzioni e società civile, di affrontare con coraggio i numerosi e tuttora irrisolti aspetti di questo fenomeno, troppo spesso non compiutamente conosciuto nella sua reale portata. Devono essere, inoltre, l’occasione per ripudiare ogni visione che, anche inconsciamente, forzi l’immagine delle donne in ruoli di subalternità nei confronti dell’uomo e per stigmatizzare incondizionatamente ogni modello culturale che svilisca la figura femminile nel suo ruolo professionale, intellettuale, sociale e familiare.”

Introduzione

Le quattro testimonianze sono state introdotte da Nella Condorelli e Arianna Voto presidenti della Commissione Pari Opportunità dell’ASR.

“La violenza contro la donna è omertosa, si nasconde nel chiuso delle mura domestiche, si alimenta del silenzio dei testimoni - ha affermato Arianna Voto - e si mistifica con la cattiva informazione. La violenza contro le donne è la vendetta contro chi ha denunciato, accusato pubblicamente e quando la denuncia arriva sui giornali, scatta la rappresaglia personale che colpisce la vita della persona. È connivente e trova complici nella politica opaca e nelle smagliature della magistratura, nei vuoti legislativi e culturali, per questo è importante una cultura delle pari opportunità, una cultura

della parità di genere e della dignità della donna, della dignità della persona. Le giornaliste anticamorra, antimafia, anti illegalità, più dei loro colleghi uomini forse subiscono violenze e minacce perché osano sfidare il potere patriarcale dei clan. La pressione psicologica si fa con loro più sottile, diventa misoginia e l’aggressione fisica approfitta di una loro “apparente” fragilità femminile. Abbiamo voluto rintracciare una sottile similitudine - ha concluso Arianna Voto - tra la violenza maschile contro la donna e quel linguaggio mafioso che trova dimora proprio laddove questa violenza viene esercitata”. “Con questa iniziativa - ha proseguito Nella Condorelli - vogliamo dare voce alle testimonianze delle croniste per farle diventare storie nazionali, storie di tutti e celebrare in questo modo la giornata della violenza contro le donne nel nome del diritto all’informazione, nel nome della libertà di informazione, raccontando queste storie quotidiane di donne e di giornaliste che senza molta visibilità, senza riflettori accesi, senza essere delle star, fanno tutti i giorni sul territorio il proprio lavoro di informare. È il modo migliore per celebrare la giornata contro la violenza sulle donne”.

Le testimonianze

Dopo l’introduzione, il microfono è passato direttamente alle quattro giornaliste minacciate: Ester Castano, una giovane cronista che, per i suoi articoli di cronaca, è stata querelata e diffidata formalmente dal sindaco di Sedriano (Milano), poi arrestato per corruzione, il 10 ottobre scorso; Marilù Mastrogiovanni, giornalista di Casarano (Lecce), minacciata insieme ai suoi familiari per un’inchiesta in cui rivela come le imprese messe fuori gioco per sospetti collegamenti mafiosi riescono a rientrare nel giro degli appalti; Luisa Betti, giornalista esperta di Diritti Umani su donne e minori, collaboratrice del Manifesto, pluriminacciata per avere descritto il giro di interessi che ruota attorno alle sottrazioni di minori alla patria potestà per asserita PAS (Sindrome di alienazione parentale), il caso più noto è quello del bambino di Padova prelevato

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 -N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 12dalla polizia in modo brutale da scuola; Marilena Natale, giornalista della Gazzetta di Caserta che lavora fra Aversa e Casal di Principe, più volte minacciata per aver denunciato episodi di malaffare che hanno portato, fra l’altro, allo scioglimento del comune per infiltrazioni camorristiche.Al convegno hanno portato il saluto, per la FNSI, Giovanni Rossi e Daniela Stigliano, che hanno parlato del problema dei giornalisti precari e della battaglia per una riforma adeguata e non discriminatoria della legge sulla diffamazione a mezzo stampa; Alessandra Mancuso, portavoce della Rete Giulia, Vanna Palumbo della CGIl ed esponenti di associazioni varie.

Appello

Nel corso della celebrazione è stato lanciato il seguente appello alle istituzioni e al mondo dell'informazione.

“Premesso che:in Italia la violenza contro le donne in quanto donne, continua a generare numerosi e gravi delitti, fra cui oltre cento omicidi l’anno per femminicidio all’origine della violenza contro le donne ci sono in primo luogo le seguenti cause:1. l’ignoranza del basilare concetto di uguaglianza fra gli esseri umani senza distinzione di genere;2. il permanere di anacronistici comportamenti discriminatori e di pregiudizi e stereotipi di genere3. la difficoltà di rendere universalmente accettati i valori della parità;4. il permanere di condizionamenti culturali e di linguaggi sessisti ampiamente utilizzati anche dai mass media5. la difficoltà di comunicare con

continuità e con la dovuta considerazione (attraverso i mass media) le informazioni sugli ostacoli che limitano la partecipazione delle donne alla vita pubblica e alle professioni, nonché notizie competenti ed approfondite sul contesto sociale che rende possibili le violenze e le discriminazioni;6. in Italia, secondo i più autorevoli certificatori internazionali, l’informazione giornalistica non è “libera” come negli altri paesi dell’Unione Europea, ma “parzialmente libera” a causa delle seguenti ragioni:a. la concentrazione della proprietà editoriale;b. l’irrisolto conflitto di interessi fra attività editoriale, attività politico istituzionale, interesse pubblicoc. l’elevato numero di giornalisti sotto scorta, di giornalisti che subiscono minacce, di giornalisti che subiscono intimidazioni per effetto di norme poco garantiste nei loro confronti in materia di diffamazione e di risarcimenti , norme che prevedono esborsi sproporzionati e la pena del carcere, come nei regimi autoritari:7. sono numerose le donne giornaliste minacciate in Italia a causa della loro attività professionale e alcune di loro sono specificamente impegnate a diffondere informazioni sulle violenze e le discriminazioni subite dalle donne, come è documentato dai Rapporti annuali dell’osservatorio Ossigeno per l’Informazione promosso dalla FNSI e dall’Ordine dei Giornalisti, che ha censito in sei anni oltre mille fra giornalisti e giornaliste vittime di minacce e gravi abusi;

Ciò premesso, si fa appello alle istituzioni pubbliche, al mondo dell’informazione, alla rete di associazioni impegnate nella promozione dei diritti umani e per la piena affermazione dei valori democratici e del principio di eguaglianza e alla libertà femminile, le forze politiche e parlamentari, affinché:- sia pienamente e correttamente rappresentata la drammaticità della violenza contro le donne, indicandone le cause articolate e dando spazio al dibattito sul modo di superarla;- siano utilizzati nella descrizione dei

fatti di cronaca e dei femminicidi un linguaggio ed una narrazione coerenti e non sessisti;- si assumano le iniziative legislative e normative più opportune per rimuovere le cause che fanno dell’Italia un paese in cui la libera informazione ha uno spread negativo;- si contribuisca attivamente alla promozione di iniziative volte a difendere allo stesso tempo i diritti e la libertà delle donne e la libera informazione, in nome dell’eguaglianza, del diritto dei cittadini/cittadine di essere informati, nell’interesse della pace e dello sviluppo”.Il consiglio comunale di Firenze è stato tra i primi firmatari di questo appello.

Cronisti minacciati 2010-2012

Sono esattamente 287 i cronisti minacciati dal 2010 a gennaio 2012. I dati che seguono sono frutto di un’elaborazione del lavoro di monitoraggio sui giornalisti minacciatisvolto dall'osservatorio Ossigeno per l'informazione promosso dalla FNSI e dall’Ordine dei Giornalisti e diretto da Alberto Spampinato. Le 287 persone minacciate sono così ripartite: 257 rivolte a uomini e donne (minacce a singoli o collettive, ovvero a gruppi di giornalisti/e), 10 a operatori anonimi(perlopiù cameraman e fotografi) e infine 20 a intere redazioni. I primi 5 mesi del 2012 raggiungono quasi tutto il 2011 (103 contro 128 minacciati). Le minacce a giornaliste invece nel solo periodo Gennaio-Maggio 2012 sono superiori all’intero 2011 (19 contro 17). Secondo i dati FSNI (2006) la divisione per genere degli iscritti all’ordine è composta dal 31,25% di donne e dal restante 68,75% di uomini, mentre la suddivisione dei cronisti minacciati (tirando via anonimi e minacce di gruppo) è composto sull’intero biennio dal 16% di donne e dall’84% di uomini.

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 -N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 13

Pace a Gaza Bacio insanguinato

israeliana e palestinese

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“Onerace” è il calendario delle studentesse napoletane 2013, “modelle” pescate negli atenei campani curato dall'agenzia Arakne e giunto alla sua sesta edizione. L'immagine di un'effusione tra una ragazza “israeliana” e una “palestinese” dal titolo è “Unfaithful Kiss” fa da capofila agli scatti del lunario 2013. Consulta www.ilcalendariodellestudentesse.it l'Informazione

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 -N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 14

Teresa Buonocore, uccisa nel 2010, per aver fatto condannare un pedofilo

Ergastolo per il mandante“Enrico Perillo architettò la sua vendetta contro la madre-coraggio”

L'amarezza della sorella della vittima: “Lasciata sola”

rgastolo a vita per il geometra Enrico Perillo, 58 anni, ritenuto dai giudici il

mandante dell'assassinio di Teresa Buonocore, la mamma coraggio uccisa a Napoli nel settembre del 2010 dopo aver denunciato abusi sessuali su una delle due figlie. La condanna è stata emessa -lo scorso 6 dicembre - dalla terza corte d'Assise di Napoli presieduta dal giudice Carlo Spagna, che ha anche ordinato un risarcimento di 20mila euro in favore dell'Ordine degli avvocati e delle altre parti civili costituitisi e una provvisionale di 100mila euro ad ognuna delle due figlie della donna per complessivi 200mila euro. Gli esecutori materiali del delitto Alberto Amendola e Giuseppe Avolio erano già stati condannati al termine del processo con rito abbreviato (21 anni e quattro mesi il primo e 18 anni il secondo). Perillo secondo i giudici abusò di una delle due figlie della donna, che frequentava la sua casa in quanto amica delle sue figlie. Teresa Buonocore venne assassinata all'altezza del Ponte dei

E Francesi a San Giovanni a Teduccio nel settembre del 2010, secondo la Procura, perché aveva deciso di testimoniare e di costituirsi parte civile contro Perillo nel processo per abusi sessuali su una delle proprie figlie, conclusosi sia in primo che in secondo grado con una condanna a 15 anni. Non solo: pretendeva l'immediato pagamento di una provvisionale di 25 mila

euro. Il giudice ha accolto la richiesta dei pm Danilo De Simone e Graziella Arlomede che avevano chiesto l'ergastolo, insistendo in modo particolare sui motivi abietti per i quali a loro giudizio Perillo ordinò l'omicidio della donna, cioè l'odio profondo che l'uomo, ex amico di famiglia, nutriva nei suoi confronti. Amendola e Avolio, i killer della donna, citati come testi su richiesta della

difesa, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. L'antefatto dell'omicidio della mamma-coraggio, fu la denuncia che lei presentò alle forze dell'ordine per le molestie del geometra nei confronti di due bimbe, una delle quali era proprio la figlia

di Teresa. Il procedimento giudiziario portò Perillo sul banco degli imputati e ben presto fu condannato a 15 anni di carcere. Rinchiuso, ma non isolato, l'uomo con fredda lucidità e grande cinismo architettò la sua terribile vendetta: uccidere Teresa Buonocore, la mamma-coraggio di Portici. Un piano messo in atto, il 20 settembre di due anni fa, per mano del tatuatore Amendola, e di Avolio, un giovane disoccupato. Teresa fu uccisa mentre era a bordo della sua Atos Hyundai grigio chiaro, all'imbocco del porto di Napoli nella zona a ridosso dei Ponte dei Francesi. Un omicidio brutale che colpì per la violenza e una gran dose di brutalità. Gli esecutori furono arrestati nel giro di 24 ore. Perillo, fu indagato subito: avrebbe commissionato il delitto anche per impedire alla Buonocore di dare l'avvio all'iter di esecuzione coattiva del pagamento di 25mila euro di provvisionale come stabilito dai giudici in suo favore, dato che si era costituita parte civile nel processo. Amaro il commento di Pina Buonocore, sorella della vittima, e tutrice delle nipoti: “Questo Paese che protegge tutti, i pentiti, i magistrati, i mafiosi, non ha saputo tutelare una donna che aveva testimoniato contro una persona che si è macchiata di un reato grave come quello della pedofilia. Probabilmente, la portata di questo pericolo è stata sottovalutata da chi aveva il compito di tutelarla”

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Il condannatoabusò di una delle bimbe della vittimaperché amicadelle sue figlie Approfittavadella loro presenza a casa

I killer della donna sono stati già condannati

lo scorso anno con rito abbreviato

a 21 e 18 anni di carcere di Pier Paolo Milanese

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 - N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 15

iller braccati. Perquisizioni a tappeto. Si lavora non stop per assicurare alla

giustizia i sicari che per uno scambio di persona quella maledetta sera del 15 ottobre in via Marianella con 14 proiettili uccisero per errore Pasquale Lino Romano, 30 anni, ennesima vittima della barbarie della camorra. Il giovane aveva appena salutato la sua fidanzata Rosanna Ferrigno ed era diretto al campetto di calcio per una partitella con i suoi amici. Il tempo di salire in auto e la furia omicida del killer si scagliò contro l'innocente. Il vero bersaglio era Domenico Gargiulo, 22 anni, detto "Sicc Penniell" affiliato ai “Girati” che per ben tre volte aveva già scansato l'appuntamento con la morte. Era un volto ormai noto ai killer del clan. Un obiettivo primario, uno di quelli che gli scissionisti (Abete-Abbinante-Notturno-Aprea) volevano morto a tutti i costi. Già scelto come bersaglio di un agguato e sfuggito per pura fortuna, come quando nel bar “California” si inceppò la pistola dei sicari. Oppure quando all'ultimo minuto Gargiulo non si presentò alla festa per i 18 anni della fidanzata in una discoteca di Aversa. Insomma Gargiulo era da tempo un sorvegliato speciale dal clan nemico della Vanella Grassi. Quella maledetta sera il camorrista si trovava a cena a casa della fidanzata nello stesso palazzo da dove poi uscì Lino Romano. Gargiulo era stato attirato in una trappola. La cena era un pretesto. Anna Altamura, zia di Flora, la fidanzata del giovane boss, aveva per conto del clan degli scissionisti - compenso mille euro - il compito di basista e segnalare ai sicari con un sms la sua discesa in strada. Il messaggino pare non sia mai stato inviato. Il killer non si pose neppure il problema. Nessun dubbio. Non appena vide Lino varcare la soglia del portone, fece fuoco, massacrandolo. Il killer latitante risponderebbe al nome di Salvatore Baldassarre, mentre Giovanni Marino (arrestato qualche settimana dopo l'agguato) ed ora pentito fece da autista al sicario al posto di Giovanni Vitale, il mandante, e organizzatore, che diede forfait qualche ora prima dell'agguato poi arrestato lo scorso 21 dicembre dal Gico a Scampia. Anche Giuseppe Montanera, un giovane di Scampìa presunto affiliato al clan degli scissionisti è ricercato. Una storia allucinante. A dare un'accelerata alle indagini è stata proprio la donna, Anna Altamura che insieme ai due suoi figli Carmine

K e Gaetano Annunziata si è consegnata agli agenti eh ha raccontato tutti i retroscena dell'agguato. Il cellulare che la donna aveva era stato privato del micro-fono perché in tal modo gli scissionisti lo ritenevano più sicuro, il numero del sicario a cui la basista doveva inviare l'sms era memorizzato sotto il nome di “amore”. Per essere certi che il killer conoscesse il volto dell'uomo al quale avrebbe dovuto sparare, venne mostrata una foto scaricata da facebook, nella quale Domenico Gargiulo era ritratto insieme con la fidanzata Flora. Sconvolto dal tragico errore di persona Gaetano Annunziata chiese a Salvatore Baldassarre perché avesse colpito un'altra persona dal momento che conosceva Gargiulo. Agghiacciante la risposta del killer : “Io quando poi inizio a sparare non mi fermo più”. Non era la prima volta che Anna Altamura ed i suoi figli si erano “prestati” al clan. Almeno in un'altra circostanza avevano fatto da “basisti”, “specchiettisti” segnalando la presenza di persone da uccidere. Parla a lungo anche Giovanni Marino con i magistrati. Racconta del suo ruolo di autista nell'omicidio Romano e di quello di “specchiettista” e si attribuisce anche altri omicidi. “Ho scelto di collaborare perché

voglio rifarmi una vita insieme alla mia famiglia”. Nonostante le collaborazioni di Anna Altamura, e i suoi figli, e di Marino, tirato in ballo inizialmente dalla donna, il Gip li ha spediti tutti in carcere. “Emerge il ruolo della madre dei due affiliati. Donna che, lungi dal prodigarsi per riportare i figli sulla retta via, avalla il loro operato e ne agevola la realizzazione. Sfrutta il rapporto confidenziale con la nipote e in maniera davvero diabolica crea l'occasione per assolvere il compito di specchiettista. Organizza e partecipa alla cena in famiglia al solo scopo di segnalare ai complici l'arrivo del loro obiettivo e il momento giusto per ucciderlo. In ragione del grave ruolo svolto nella esecuzione del delitto, unica misura idonea e proporzionata appare la più rigorosa custodia in carcere”. Dalle carte emergono altri particolari cioè la volontà di tutti di pentirsi non tanto per un insostenibile rimorso di coscienza in seguito all'omicidio di un innocente quanto per paura di essere ammazzati. Colpisce anche in una intercettazione il patteggiare di Flora, fidanzata di Gargiulo, per sua zia quando scopre la verità che quest'ultima doveva fare da “specchiettista”.

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Ucciso un innocente: La rabbia ai funerali

Lino Romano, è caccia agli infamiAnna Altamura vuota il sacco Pagata per fare da “specchiettista” e indicare l'obiettivo

di Arnaldo Capezzuto

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 - N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 16Domenico Noviello, colpevole di aver fatto condannare i suoi estorsori

I killer dell'uomo giusto condannati all'ergastolo marciranno in carcere

Domenico Noviello fu trucidato con tredici colpi di pistola il 16 maggio 2008 a Castel Volturno, perché “colpevole” di aver denunciato, quando era difficile farlo, sette anni prima gli estorsori che taglieggiavano la sua scuola guida. I killer il 4 dicembre scorso sono stati condannati all'ergastolo.

re ergastoli per gli assassini di Domenico Noviello, il titolare di

un'autoscuola di Castel Volturno ucciso il 16 maggio del 2008 dal gruppo di fuoco del clan dei Casalesi, capeggiato da Giuseppe Setola. Il giudice del Tribunale di Napoli, Isabella Iaselli ha emesso la sentenza al termine del rito abbreviato contro i tre esecutori dell'omicidio. Si tratta di Massimo Alfiero, Giovanni Bartolucci e Davide Granato. Alfiero fu uno degli esecutori: utilizzò due pistole semiautomatiche, sparando all'indirizzo di Noviello 25 colpi; Bartolucci fornì le armi mentre Granato avvisò il comando dell'arrivo della vittima sul luogo dell'agguato. Domenico Noviello sapeva che prima o poi la camorra gli avrebbe fatto pagare le sue denunce. Indomito continuò a credere nello Stato e nel difendere la legalità: un concetto non astratto ma fondato sulle buone pratiche. La sua unica preoccupazione era quella

T

di tenere lontani i camorristi dai suoi figli, Mimma e Massimiliano. Annotava tutto su di un diario: dopo l’agguato sua figlia lo consegnò agli inquirenti. Lì dentro c’erano i nomi di chi lo minacciava e di chi gli aveva chiesto di ritrattare le accuse nei confronti dei suoi estorsori. Domenico non si è piegato, schiena dritta sempre.

L'esecuzione raccontata dal sicarioGrazie proprio anche a quelle testimonianze scritte - lo scorso 21 giugno - la Direzione distrettuale antimafia coordinata dal procuratore aggiunto Federico Cafiero De Raho ha dato un nome a mandanti ed esecutori di quel barbaro delitto. L’ala stragista dei Casalesi - che faceva capo a Giuseppe Setola - decise di uccidere Noviello per dare un segnale a tutti gli imprenditori di Caserta. A svelare i retroscena e la logica criminale di quell'omicidio è stato il killer, alcuni pentiti e una testimone oculare che non ha avuto remore a dare il proprio contributo alle indagini. Racconta il collaboratore di giustizia Oreste Spagnuolo: “Setola diede l’ordine a Massimo Alfiero di uccidere Noviello per verificare se poteva fidarsi di lui”. E il killer Alfiero spiega - durante la sua breve collaborazione - le fasi agghiaccianti dell'omicidio: “Lo colpii con il primo colpo al volto appena Noviello in auto svoltò a destra lo affiancammo e sparai subito altri quattro

o cinque colpi; ricordo che lo colpii con il primo colpo al volto. Scaricai l'intero caricatore, tredici botte in direzione di Noviello che cercò di mettersi al riparo sdraiandosi sul sedile e poi strisciando verso l'esterno. Riuscì ad aprire lo sportello lato passeggeri per tentare la fuga uscendo dall'auto. Io a quel punto scesi dalla vettura, girai intorno alla macchina di Noviello e gli sparai altri colpi della Beretta finendolo poi con un colpo alla testa. Era la prima volta che riuscivo ad uccidere qualcuno”. Noviello voleva reagire, era armato, aveva il porto d'armi dopo che gli fu revocata nel 2003 la vigilanza.

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I figli della vittima: “Non abbiate paura di denunciare i camorristi”. Il loro papà non ha mai ceduto, non ha mai fatto un passo indietro, non ha mai avuto un solo tentennamento nel difendere la legalità fino al sacrificio della propria vita. Il suo diario è servito per acciuffare gli esecutori di Genny Attira

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 - N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 17

A Natale , Pasqua e Ferragosto i soldati della camorra sono sguinzagliati per rastrellare l'obolo. Soldi che nei conti del clan servono per pagare gli affiliati, gli avvocati e le famiglie dei detenuti. La tangente si maschera e la s'impone con la gentilezza e la cordialità

ussano con “educazione” alle porte di bar, negozi, mercerie, farmacie, bed

and breakfast, garage e perfino condomini. Si presentano come “bravi ragazzi”. Somigliano ad agenti pubblicitari. Sotto al braccio il catalogo da mostrare e la mercanzia da offrire. Appaiono come innocui. “E' una confezione di penne. Nella scatola ne trova 50”. “Sono matite, i pezzi sono 80”. “Sono bloc notes. La confezione è di 40”. “La festa di Natale è brutta senza addobbi. Sono coccarde per la vetrina. Queste sono luci a intermittenza, omologate”. I prezzi oscillano dalle 50 alle 150 euro. Se la risposta dei non interessati è “no” comincia l'opera di convincimento e il rilancio. “Questo è il catalogo, consulti pure qualcosa lo trova che le può interessare”. Se la risposta è ancora “no”. I “bravi ragazzi” diventano più espliciti: “qualcosa per forza lo dovete comprare, altrimenti ci prendiamo collera”. Gli uomini del pizzo si travestono. L'obolo natalizio lo si chiede con gentilezza ma con fermezza. Si gioca sul fraintendimento. Difficile incastrarli. Sono camorristi, quelli che bussano. E' la tassa del silenzio. E' un balzello. Anche i clan vivono la loro spending review. Occorre evitarle le “scocciature”, pagare e togliersi il pensiero. La tangente è la rendita dei camorristi; serve a pagare gli affiliati, a mantenere le famiglie dei carcerati e liquidare gli onorari degli avvocati e, al contempo, mantiene viva l’omertà, il clima di paura e soggezione che è clima

B

indispensabile per far respirare i camorristi. Sono tanti e vari i modi per chiedere il pizzo. Il fiore all'occhiello è il racket delle pompe funebri. Gli infermieri degli ospedali, dietro lauto compenso, avvisano del decesso le “vedette” delle imprese compiacenti per assicurargli i servizi funebri dei pazienti morti. I parenti vengo indirizzati verso determinate ditte pagando, (in)consapevolmente, la tangente con il funerale. Pagano tutti anche i bambini. Al parco giochi “San Gennaro”, in Piazza Cavour a Napoli, alcuni minorenni già in “contatto” con note famiglie di malavita, chiedevano l'obolo alle mamme per permettergli di usufruire delle giostrine. Nell’area vesuviana, la cosca dei Fabbrocinio si faceva consegnare dai commercianti, a titolo gratuito, tagli di stoffe, obbligando i sarti a confezionare abiti poi da rivendere a prezzi esorbitanti. Il 4 maggio scorso, Emanuele Libero Schiavone e Ivanhoe Schiavone sono stati arrestati perché a capo del cosiddetto “racket della pubblicità” . Imponevano ai commercianti di Casal di Principe e dei comuni limitrofi, la sottoscrizione di contratti d’acquisto di

materiale pubblicitario (calendari, penne, portachiavi e gadget di vario tipo). Emanuele Libero Schiavone, attualmente detenuto, provvedeva lui stesso a consegnare i cataloghi ai commercianti, consapevole del fatto che il suo nome avrebbe fatto più paura e il pagamento sarebbe arrivato senza troppe riserve. In Campania, ogni anno, sono circa 50 mila le imprese commerciali e turistiche a cui viene chiesto il pizzo, e le tariffe delle

tangenti crescono più veloci dell’ inflazione. Pizzo e usura sono due rami ben saldi della Camorra Spa. Non c’è da sorprendersi, quindi, se diminuiscono gli investimenti al Sud, perché qui, più che altrove, è difficile, se non impossibile, costruirsi un’attività senza che la camorra bussi alla porta. La storia di Nando Joseph Suminththa, un imprenditore che dopo aver

denunciato e fatto arrestare boss e estorsori ha subito l'isolamento e il boicottaggio dei suoi negozi ritrovandosi solo e minacciato. Alla fine Nando – alla vigilia del processo – non ha retto e si è suicidato. Qualche giorno dopo i suoi estorsori sono stati condannati a pene tra i 4 e gli 8 anni.

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di Filomena Indaco

Per non rischiare arresti e condanne, il racket diventa di velluto

Impongono prodotti ai commercianti con i cataloghi del clan

Gli esattori si travestono pizzo raccolto con l'offerta di merce

L'estorsioneinsieme all'usurasono una delleprincipaliattivitàdelle camorreIl gettito economico serve al clan per pagaregli affiliati

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 -N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 18

FOTOREPORTAGE

Rom in fuga Nessuno li vuole

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Perseguitati. Discriminati. Cacciati. Aggrediti. E' la storia dei nomadi. E' la storia delle famiglie rom in tutte le epoche: dalle dittature alle democrazie. La questione nomadi resta irrisolta, le promesse restano promesse e le soluzioni “tampone” lanciate sull’onda delle finte emergente servono solo per l'eterna campagna elettorale di Filomena Indaco

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 -N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 19“Dolore e profonda tristezza per la situazione delle popolazioni zingare in Europa, fortemente contrassegnata dall’ emarginazione e dalla discriminazione, anche nell’esercizio dei fondamentali diritti umani, come quello all’istruzione, al lavoro, all’alloggio e alla sanità”. A denunciarlo è l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti. La denuncia: “Sono 36 milioni gli zingari nel mondo, il tasso di povertà negli ambienti nomadi è elevato, essi frequentemente sono vittime di violenze xenofobe o razziste”

erseguitati. Discriminati. Cacciati. Aggrediti. E' la storia dei nomadi. E'

la storia delle famiglie rom in tutte le epoche: dalle dittature alle democrazie. A novembre un ragazzo rom di 21 anni – Andrea Hadzovic – durante un inseguimento e dopo aver forzato un posto di blocco delle forze dell'ordine sull’Asse Mediano, strada di collegamento tra i Comuni a nord di Napoli, viene ucciso dalla polizia. Gli agenti sostengono che hanno risposto solo al fuoco. Vicenda non chiara. Verità che si tingono di giallo. Bugie imbarazzanti. Sta di fatto che tutti i componenti della pattuglia risultano indagati.

P

Poliziotti indagati

Andrea viveva nel campo rom di Giugliano, comune alle porte di Napoli. Insediamento abusivo e disumano. La vicenda di Andrea è un episodio tragico che riporta ai disonori della cronaca la condizione di vita delle popolazioni nomadi nei comuni della Campania. E pensare che appena insediatosi il governo guidato da Silvio Berlusconi con l’allora Ministro dell'Interno Roberto Maroni, con un decreto legge, dichiaravano lo stato di emergenza per gli insediamenti delle comunità nomadi stanziali nel nostro paese. Nel documento si faceva riferimento ai rom descrivendoli come elementi di “turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica”. Congiuntamente venivano nominati i prefetti di Roma, Napoli e Milano (successivamente poi quelli di Torino e Venezia), commissari delegati per la realizzazione di interventi resi necessari per superare lo stato di

emergenza. Obiettivo del decreto era quello di procedere all’identificazione dei nomadi e alla loro schedatura - ufficialmente - per sottrarre i minori alla clandestinità. Inizia così una battaglia a suon di sentenze, ricorsi ed ordinanze che si alternano nei due anni successivi finché, il 16 novembre 2011, arriva lapidaria la sentenza del Consiglio di Stato che sancisce l’inesistenza di un collegamento diretto tra la presenza sul territorio di insediamenti rom ed una straordinaria ed eccezionale “turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica” e stabilisce illegittimo lo “stato di emergenza” dichiarato nel decreto del 2008. Nel frattempo dei tanto pubblicizzati campi attrezzati e delle politiche d'integrazione non c'è più traccia. I progetti ci sono ma mancano i fondi a copertura degli interventi. E i rom che fine fanno? Per i Palazzi continuano a “turbare l'ordine e la sicurezza pubblica”. Gli sgomberi sono all'ordine del giorno. Con un blitz è stato raso al suolo il campo di Giugliano.

Finte emergenze per scopi elettorali

E gli occupanti? Niente! In mezzo alla strada. Non viene offerta alcuna alternativa e quindi gli sfollati si sparpagliano sul territorio creando piccoli insediamenti abusivi nei comuni limitrofi con conseguenti sgomberi forzati. In questa emergenza la Provincia di Napoli - che ha competenze specifiche - sembra essere un Ente fantasma: a chiacchiere è propensa a cercare una soluzione, anche sovraterritoriale, magari disponendo dei fondi Europei e ministeriali, ma nei fatti mette la carte sotto la sabbia. Non si tratta di scarsa ospitalità, ma di una mancanza totale di politiche che affrontino i problemi del disagio sociale superando l’approccio assistenzialista-emergenziale e mettendo in atto misure volte ad affermare uguaglianza, parità di trattamento, titolarità dei diritti e doveri e cultura dell'integrazione. Solo così si potrebbe uscire dalla logica degli sgomberi forzati per mettersi la coscienza a posto. La questione nomadi resta irrisolta in una terra in cui, le promesse restano promesse e le soluzioni “tampone” lanciate sull’onda delle finte emergenze servono solo per l'eterna campagna elettorale.

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i rifiuti dati alle fiamme, i bagliori della terra , fuochi che illuminano il buio della notte

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Il racconto per fotomontaggi di Monica Capezzuto

Torna Silvio Berlusconi candidato premier Lo sberleffo, l'ironia, la satira corre sul web

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I Sicilianigiovani

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I Siciliani giovani è un giornale, è un pezzo di storia,ma è anche diciotto testate di base ­ da Milano aModica, da Catania a Roma, da Napoli a Bologna, aTrapani, a Palermo ­ che hanno deciso di lavorareinsieme per costituire una rete.Non solo inchieste e denunce, ma anche il raccontoquotidiano di un Paese giovane, fatto da giovani, vissuto inprima persona dai protagonisti dell'Italia di domani. Fuori daipalazzi. In rete, e per le strade.

facciamorete!In rete, e per le strade

I Siciliani giovani che cos'è

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 -N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 22

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referente della massoneria di Castel Fibocchi facente capo al gran maestro e fondatore della P2 Licio Gelli. Ma non è finita. C'è spazio anche per l'avvocato Cipriano Chianese, prima titolare della Sestri, quindi della Resit srl, società che gestivano le discariche ubicate su un'area di 21.4 ettari, che assieme a Cicciotto 'e mezzanotte e a Cerci era il grande ideatore che avrebbe organizzato e portato a interrare negli invasi illegali 806.590 tonnellate di rifiuti, solo in trascurabile parte proveniente dal sud. L'altra tessera del mosaico porta il nome e il cognome di Giulio Facchi, sub-commissario all'emergenza rifiuti nominato dall'allora governatore e commissario distratto Antonio Bassolino. Questi “compagni di merenda” a più riprese subentrando al progetto - secondo l'inchiesta dei magistrati della Dda di Napoli - avrebbero scientificamente pianificato e attuato dal 1989 ai giorni nostri il traffico di rifiuti chimici e industriali dal Nord Italia alla Campania. Dai riscontri, dalle analisi dei

terreni, dalle perizie è emerso che nelle discariche, nelle cave, nei terreni di Villaricca, Giugliano e Parete sono stati smaltiti circa 31mila tonnellate di scorie provenienti dall'Acna di Cengio. Ma questo non è tutto perché al peggio si aggiunge

il disastro. C'è un timer che lento e inesorabile scandisce un countdown quotidiano con scadenza fissata al 2064. Quella massa di scorie tossiche interrate ha prodotto 57mila tonnellate di percolato e toccherà la punta massima di inquinamento e contaminazione delle falde acquifere nel 2064. Gli effetti nocivi sulla popolazione - stimano in maniera prudenziale gli studiosi - dureranno

fino al 2080.

Clan, logge e politica

Il grande affare Rifiuti tossici

dal Nord al Sud d'Italia

La relazione della Procura della Repubblica di Napoli è allarmante e drammatica. Territori contaminati,

inquinamento fuori controllo, il cancro che ormai in alcuni comuni del casertano equivale ad una vera e propria epidemia. I periti e le analisi hanno accertato che tra

Villaricca, Giugliano e Parete sono state stoccate 31 mila tonnellate di scorie provenienti dall'Acna di Cengio

LA CATASTROFE É STATA FISSATA PER L'ANNO 2064

QUANDO IL PERCOLATO INQUINERÀ LE FALDE

UN DISASTRO AMBIENTALE SENZA PRECEDENTI

una storia maledetta. Un lungo e tossico romanzo criminale. Qui la camorra c'entra,

eccome. Ma non è la sola. É un intreccio di poteri, saldature e coessenze da mettere i brividi. Un piano parallelo dove la politica e le istituzioni sono state piegate agli interessi e agli affari più spregiudicati. La massoneria ne è diventato il punto di sintesi, il porto sicuro, la corazza. Il quadro d'insieme, i fatti ricostruiti e tratteggiati dall'ordinanza controfirmata dal Gip Anita Polito fa letteralmente accapponare la pelle. Nero su bianco in oltre cinquecento pagine sono ricostruiti un quarto di secolo di attentati all'ambiente e alla salute dei cittadini che fotografano l'industria del ciclo delle ecomafie nel territorio campano. Per la prima volta in assoluto viene contestato nel provvedimento cautelare il reato di disastro ambientale ad un capo della camorra casalese: il padrino ergastolano Francesco Bidognetti detto Cicciotto 'e mezzanotte. Con lui c'è il cugino Gaetano Cerci, considerato l'ambasciatore della cosca e più che altro il

“É di Arnaldo Capezzuto

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 -N. 7 | 30 Dicembre 2012 - AnnoAnno 23

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Le patologie cancerogene e le malformazioni - specialmente nei bambini - saranno simili a epidemie. Lo scenario è apocalittico. Territori violentati, devastati, stuprati irrimediabilmente. Un attentato e un disastro ambientale che non ha pari al mondo. Una tragedia immane. Un'aberrazione come i genocidi nazi-fascisti. L'ingegneria massonica aveva pensato proprio a tutto.

Clan e istituzioni

Addirittura è riuscita a costruire una società la “Ecologia 89” a capitale di camorra e gestita dai capi casalesi tra cui i big Francesco Schiavone “Sandokan” e Antonio Iovine “'O ninno”. Incontri, riunioni, conciliaboli settimanali alla circumvallazione esterna di Villaricca, un ristorante scelto come luogo neutro per ritrovarsi e intrecciare i fili di quel tessuto d'illegalità di poteri che ha messo in ginocchio una intera regione. Era il 4 febbraio del 1991 quando Mario Tamburrino, autista di un tir che trasportava rifiuti chimici della Ecomovil di Cuneo fino alle campagne Di Qualiano, Villaricca e Giugliano, restò intossicato. Indagini e si capì che sotto a quei terreni ci andava a finire di tutto e di più. A squarciare

definitivamente il velo di omertà ed a mettere a nudo la piovra mostruosa dell'affare rifiuti tossici fu Gaetano Vassallo, l'imprenditore pentito che con i suoi racconti ha svelato la struttura e la sovrastruttura del sistema. I nomi dei politici si confondono con quelli dei camorristi, dei funzionari dello Stato infedeli, dei settori degli apparati di sicurezza diventando un enorme impasto che ha attentato la vita

democratica di un paese. Il referente politico e di collegamento è - secondo l'accusa – il parlamentare Nicola Cosentino, ex sottosegretario all'Economia, ex coordinatore regionale del Pdl e

attuale deputato in cerca disperata di un posto in lista per garantirsi immunità e impunità. Le indagini hanno scoperto e acclarato che tra l'area di Villaricca, Giugliano,Qualiano, Parete, Chiaiano e Pianura sono state smaltite illegalmente centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti ospedalieri, fanghi speciali, polveri di amianto, residui di verniciatura, alimenti avariati, medicinali scaduti e le scorie della

lavorazione di alcune industrie del torinese, milanese, bolognese e veneto. Di cosa parliamo? La Campania infelix a tavolino è stata designata e adibita sulla scacchiera degli affari a grande discarica del Nord Italia. Ancora agli inizi degli anni Novanta, Carmine Schiavone spiegò come i casalesi, per soddisfare le esigenze del Settentrione, non esitarono a riempire gli scavi realizzati per la costruzione della superstrada Nola-Villaliterno, con tonnellate di rifiuti trasportati da tutta l'Italia.

Beviamo l'acqua minerale

Stesso concetto ribadito qualche anno dopo da Domenico Bidognetti: “Nei terreni agricoli per anni sono stati smaltiti i fanghi di depurazione provenienti da aziende della Lombardia. L'organizzazione guadagnava e faceva risparmiare centinaia di milioni di euro alle industrie del Nord Est garantendo sempre documenti puliti”. A chi, preso da un rimorso di coscienza, rifletteva: “Tutti questi rifiuti posso inquinare le falde acquifere”, il boss manager rispondeva: “A noi che cazzo ci importa beviamo l'acqua minerale”.

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Un contesto collusivo dovecamorristi, imprenditori, impiegati pubblici infedeli tramavano per favorirei grandi gruppi industriali del Nord Est

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 - N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 24

Antonio D'Amato, marito dell' imprenditrice ed ex potente presidente di Confindustria in campagna elettorale è stato tra i più convinti sostenitori della candidatura di Luigi de Magistris nella corsa a sindaco di Napoli

a profezia si autoadempie. L'imprenditrice napoletana Marilù

Faraone Mennella, moglie dell'ex presidente nazionale di Confindustria Antonio D'Amato, grande sponsor del sindaco con la bandana arancione Luigi de Magistris si è aggiudicata la realizzazione di un nuovo stadio di calcio a Ponticelli e la ristrutturazione dello stadio San Paolo. Il progetto della società di famiglia la Idis spa prevede un investimento di circa 700 milioni di euro per la costruzione del nuovo impianto da 60mila posti e il recupero dello stadio di Fuorigrotta. Il boccone più ghiotto è sicuramente a Ponticelli nell'area Est dove la cordata guidata da Faraone Mennella ha già in cantiere le iniziative del consorzio “Naplest”. A chi contesta modalità e manifestazione d'interesse il sindaco a muso duro attacca: “E' stata utilizzata una procedura trasparente”. Anche il patron della squadra del Napoli Aurelio De Laurentis ha sciolto i nodi ed ha raggiunto un accordo di massima con Palazzo San Giaco. Ne è passata acqua sotto i ponti da quando l'estate scorsa dal ritiro della squadra azzurra nel corso di un incontro con i tifosi a Dimaro De Laurentis indirizzò accuse pesantissime contro il sindaco che, a suo dire, aveva ottenuto sostegno elettorale da Faraone Mennella e quindi doveva ricambiare con la costruzione del nuovo stadio. Affermazioni gravi catturate da un cronista del sito “Il Napolista” e poi acquisite dalla Procura della Repubblica.

L

La pace sembra fatta. Gli equivoci sono stati chiariti. Adesso si guarda al futuro: lo stadio San Paolo sarà riqualificato e rinnovato perché il Napoli continuerà a giocare a Fuorigrotta. Allora la domanda: se gli azzurri non si sposteranno a Ponticelli per giocare le partite perché si costruisce un nuovo impianto sportivo? Tira un respiro di sollievo l'ex pm. Da mesi Antonio D'Amato, lo punzecchiava con critiche e accuse: “La città è ferma”. Adesso il clima è più disteso. C'è una certezza: la Idis spa di Marilù Faraone Mennella, lavorerà nell'area Est alla costruzione del nuovo stadio. Quell'area ex industriale si candida a diventare la locomotiva dello sviluppo e della crescita della città e dell'area metropolitana. All'ombra delle raffinerie del petrolio vanno aggregandosi cospicui interessi privati ben visti e sponsorizzati da uno schieramento trasversale di amministratori, politici, imprenditori, intellettuali. Perfino l'attivissimo Paolo Cirino Pomicino, cugino del sindaco, si dice entusiasta per i progetti dell'area Est.

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Un nuovo partitino con Ingroia premier L'egogistris ormai dilaga

E' nata “Rivoluzione civile con Ingroia” è l'evoluzione del movimento arancione. Nel paese per la verità se ne sentiva davvero il bisogno. Il grande regista è il sindaco Luigi de Magistris che lamentando di non poter più fare il magistrato per un complotto mega galattico nei suoi confronti. Non ha finito le inchieste e si è candidato al Parlamento europeo, con la nobile missione di portare la questione della giustizia in Italia all'attenzione dell'Europa. Dopo un annetto, s'è stufato della prima nobile e ne ha cominciata una seconda, ancora più nobile, come sindaco di Napoli. Un attimo e già eccolo lanciare un'altra grande impresa per il bene del Paese, il partito arancione. Ma di onorare un impegno che è uno, preso con i cittadini, non se ne parla proprio? Antonio Ingroia da suo pari ha appena condotto l'inchiesta sulla trattativa fra Stato e mafia invece di sostenere l'accusa al dibattimento accetta un importante incarico dell'Onu in Guatemala per combattere il narcotraffico. Ma poi chiede un permesso per “motivi elettorali” con tanti saluti all'Onu. Si sentiva davvero il bisogno del ventesimo partitino italiano che pare sia più importante della lotta alle mafie e al narcotraffico.

di Luigi Fonderico

La Faraone Mennella con la idis costruirà il nuovo

stadio a Ponticelli e ristrutturerà il San Paolo

Lo “sponsor” del sindaco si becca l'appalto

Rivoluzione arancioneMattone & cemento

La non prospettiva

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 -N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 25

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Le piste poco ciclabiliAuto in sosta, camion fermi per carico e scarico scooter che sfrecciano e cumuli d'ingombranti

Mettiamoci d'accordo: le piste ciclabili anche se tra polemiche e sfottò esistono ed è un bene. L'amministrazione nel tentare di recuperare i ritardi ha dotato Napoli di un percorso ciclabile dedicato per le due ruote come esiste nelle più importanti città italiane ed europee. A dire il vero non è tutta farina del sacco del sindaco Luigi de Magistris. Il tracciato con relativo progetto

tecnico e di realizzazione è stato messo a punto -infatti- dall'ex assessore all'Ambiente Rino Nasti nella passata Giunta guidata dal sindaco Rosa Russo Iervolino. Realizzate le opere nell'era della “rivoluzione arancione” c'è da constare con sgomento l'impraticabilità delle piste arancioni e di quelle delineate con il simbolo delle bici. Gli appassionati e gli improvvisati ciclisti quotidianamente si scontrano con auto messe di traverso, camion fermi per il carico e

lo scarico della merce, scooter che sfrecciano a fil di paletto e cumuli d'ingombranti. Le piste ciclabili ci sono ma servono a tutto tranne che per far transitare le bici. Ultimo flop il parcheggio rosa – un gesto di cortesia introdotto con una delibera comunale dove si predispongono una serie di stalli gratuiti per la sosta di auto guidate da donne in gravidanza davanti a scuole, ospedali e uffici pubblici.

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di Monica Capezzuto

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 -N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno I Anno I 26

di Giulia Rosati

on mi sorprende che la nostra orchestra non abbia avuto negli

anni - come invece impone la legge- un solo euro di contributo. Noi non siamo amici di politici, non siamo affiliati a clan, nè apparteniamo alla massoneria“. Le parole del maestro Gaetano Russo, direttore e fondatore artistico della Nuova Orchestra Scarlatti nata nel 1993, sono affilate come delle lame e non risparmiano nessuno. "Abbiamo rappresentato il nostro paese a Pechino per l’anno l’Italia-Cina, suonato a San Pietroburgo, tenuto due concerti per la pace a Gerusalemme e Ramallah e solo due settimane fa abbiamo ottenuto un successo enorme a Monaco di Baviera, eppure siamo qui ad annunciare la sospensione delle nostre attività a Napoli per l’anno 2013”. Il maestro ripercorre la storia ventennale dell’unica orchestra sinfonica della città costellata da successi artistici a cui, sistematicamente, non è corrisposto un adeguato sostegno economico da parte delle istituzioni: Ministero dei Beni culturali, Regione Campania, Provincia e Comune di Napoli.“Solo tra il 2008 e il 2010 abbiamo fatturato 1 milione e 120mila euro di attività, facendo lavorare centinaia di giovani musicisti che altrimenti non avrebbero avuto altra possibilità di esibirsi, con appena il 12% di contributi pubblici – spiega il Maestro Russo - chiunque altro al nostro posto avrebbe chiuso, noi invece negli anni abbiamo portato oltre 11mila spettatori per i concerti all’Auditorium di Castel Sant’Elmo in occasione della mostra su Luca Giordano, 27mila ragazzi all’Auditorium Rai nei concerti per le scuole, tenuto rassegne come il Festival Barocco, le Primavere musicali e gli Autunni al Diocesano, eppure il sistema non ci ha premiato anzi ci ha contrastato riservandoci solo briciole: i nostri finanziamenti ministeriali, in un primo

“N

momento negati, poi assegnati ma progressivamente ridotti fino ad essere azzerati del tutto nonostante la presenza in Commissione, e spiace sottolinearlo, di autorevoli membri campani. Quello stesso ministero, al contrario, in più occasioni ha preferito finanziare enti in deficit ripianando i loro debiti con soldi pubblici”. E poi il Maestro Russo parla del direttore generale del Ministero, già commissario del teatro San Carlo, Salvatore Nastasi: “Gli abbiamo chiesto più volte un appuntamento per parlare di un possibile riconoscimento istituzionale della nostra attività, come succede per ben altre 12 orchestre stabili in Italia, da Milano a Firenze a Parma passando per la Puglia che ne ha ben tre, ma non ci ha mai ricevuto”. Poi riferendosi al San Carlo: “Noi non siamo contro il Massimo napoletano ma non vogliamo che resti l’unica realtà musicale sul territorio e, inoltre, non può definirsi in crisi un ente che appena un anno fa ha fatto 40 nuove assunzioni e se oggi lamenta la carenza di 1,5 milione di euro da parte della Provincia di Napoli, non deve dimenticare i 6 milioni di euro ceduti proprio dall’ente di piazza Matteotti nel 2010”.

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L'anatema della Nuova Orchestra Scarlatti

“Le consorterie umiliano la città”

Un bilancio fallimentare con i creditori alle porte

La Fondazione “Premio Napoli” sta soccombendo sotto le sue stesse macerie. Artefici della distruzione di un Ente culturale fiore all'occhiello della città sono stati impunemente il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e il suo “socio” azionista Maurizio Maddaloni, presidente della Camera di Commercio di Napoli. Licenziato il vecchio presidente Silvio Perrella hanno pensato bene di affidare la direzione a un manipolo di accademici capitanati dal letterario Gabriele Frasca ma senza dargli un becco di un euro. Eventi sottotono, atmosfere da torre di avorio, conciliaboli intellettualoidi insomma il “Premio Napoli” si è allontanato da Napoli. Alla fine il “vento di creazione” non ha soffiato per niente anzi. Adesso con i creditori alla porta e Palazzo San Giacomo in affanno per racimolare qualche soldo non si sa che futuro avrà la Fondazione “Premio Napoli”. A partire dal 2009, proprio nel momento in cui coinvolgeva quartieri di Napoli e un esercito di lettori, è stata oggetto di una distruttiva politica della disattenzione, prima, e della palese rimozione poi. Le politiche culturali “alte” sono cosa ben diversa dai populismi post berlusconiani di chi, avendo compiti di amministrazione, confonde il coinvolgimento dei territori con le sagre paesane che sono un'altra cosa. La cultura è fatta di contenuti, di strutture, di operatori qualificati, di opportunità e diventa viva come accade per i bei libri, solo quando se ne favorisce la domanda. Scassare è facile ma spesso le demolizioni senza progettualità provocano solo macerie e preoccupanti polveroni.

Scomodi perché contro politici, clan e massonerie

Premio Napoli, flop

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 - N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 27

er una volta il rosso a Scampia non è quello del sangue che da anni imbratta le

strade del cosiddetto quartiere dormitorio. La mattina del 23 dicembre, invece, il rosso è stato quello degli abiti delle decine di persone vestite da Babbo Natale che hanno partecipato, in piazza Giovanni Paolo II, alla prima edizione della manifestazione “10, 100, 1000 Babbo Natale a Scampia”, voluta dai “Volontari per Napoli Ripuliamo Napoli”, capitanati dall’attivissimo Enzo Martelli. “Questo deve diventare un momento di aggregazione per le famiglie. Vogliamo farli scendere dalle case e restituire loro il quartiere.” Tanti i progetti di “Volontari per Napoli Ripuliamo Napoli”. L’ultimo realizzato è il “Giardino di Melissa”, in via Galimberti, una piccola area verde intitolata alla studentessa uccisa dallo scoppio di un’ordigno mentre entrava a scuola a Brindisi. Il prossimo? “Ridare lustro ad alcuni resti di un ex acquedotto romano di fronte il giardino di Melissa” racconta Enzo soddisfatto: “Abbiamo ottenuto l’illuminazione dell’area e una piccola targa . Dopo le festività natalizie sarà attuato.” Un cuore pulsante, quello di Scampia, che però sale agli onori della cronaca solo per i morti di camorra. La manifestazione è stata rischiarata dal sole e riscaldata dalla partecipazione delle famiglie e dal sorriso di gioia dei più piccoli. La piazza, immensa, è stata animata da grandi e piccoli Babbo Natale e allietata da musiche in sottofondo. Ad ogni bambino è stato regalato un sacchetto di caramelle mentre Chiara, responsabile del centro territoriale “Mammut”, ha fornito tavoli, panche, fogli e colori per raccontare con i disegni il momento. Una realtà territoriale viva, il centro “Mammut”, aiuta quotidianamente le famiglie e i migranti, organizzando anche corsi di italiano. Una realtà bella e importante che rischia di chiudere. “Non ci sono fondi e ci sono costi di gestione da rispettare” racconta Chiara. Motivo quest'ultimo che ha spinto a lanciare una campagna di raccolta fondi con le sottoscrizioni: “Ci saranno opere e segnalibri creati dai ragazzi del centro e firmati da Dalisi, architetto e designer di fama di origini lucane e napoletano d’adozione. Oltre a “Mammut”, la manifestazione è stata promossa dall'associazione (Re)sistenza di Ciro Corona con Francesco Verde di

P “Progetto per la vita” e la banda “Baleno” rappresentata da Gennaro Muto. Una Scampia finalmente dall'atmosfera serena e gioiosa. Un quartiere normale in una città normale. E' solo un momento ma sufficiente a cancellare

per un attimo dagli occhi la brutta scena dei killer che rincorrono la loro vittima nel cortile di una scuola della prima infanzia e lo ammazzano.

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I protagonisti: Bambini e i loro colori

Scampia, il quartiere si tinge di rosso speranza, la rivoluzione in una parolasale in campo il volontariato

di Monica Capezzuto

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Lo scempio dimenticato

L'antica Liternum

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E' una delle più antiche colonie romane, fondata nel 194 sulle fertili sponde del lago Patria nonché celebre e ultima dimora del grande condottiero Scipione l'Africano. L'antica Liternum sta sempre là, abbandonata a se stessa e senza che nessuno riesca o voglia davvero salvarla di Ferdinando Bocchetti

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 7 | 30 Dicembre 2012 -N. 7 | 30 Dicembre 2012 - Anno IAnno I 29ichiamando alla memoria una vecchia canzone di Pino Daniele (“Il mare”), potremmo dire:

l'antica Liternum sta sempre là, abbandonata a se stessa e senza che nessuno riesca o voglia salvarla". E nemmeno l'annunciato arrivo degli studenti dell'Istituto di Archeologia Classica della Freie Universitat di Berlino, interessati a riportare alla luce antichi reperti di cui si ha traccia in alcuni testi classici, sembra aver smosso l'interesse dei residenti ma soprattutto delle istituzioni. Una campagna di scavi di enorme importanza, annunciata in pompa magna lo scorso aprile ma non ancora partita, per quello che resta di una delle più antiche colonie romane, fondata nel 194 sulle fertili sponde del lago Patria nonché celebre e ultima dimora del grande condottiero Scipione l'Africano. La precedente campagna di scavi risale al 2009. Dopo anni di appelli, battaglie e grazie allo stanziamento di fondi europei, gli archeologici riportarono alla luce un pezzo dell'antica Domitiana. Un tratto di strada che, assieme ad altri pregevoli reperti, è ancora stretto nella morsa dell'incuria e dell'abbandono. In evidenza, oltre al diffuso degrado, anche la scomoda convivenza con alcuni manufatti abusivi regolarmente abitati. Scoperte di straordinaria importanza, dunque, eppure ben poca cosa rispetto a quello che sarebbe sotterrato lungo le sponde del lago Patria, bacino artificiale a forma di cuore, palude in parte bonificata ai tempi di Scipione, estremo lembo della periferia di Giugliano. Un'intera città, a detta degli esperti, sarebbe infatti sepolta nel luogo dove oggi pascolano capre e cavalli. "Purtroppo la parte antica della città è situata proprio sotto i palazzi abusivi", confermano dalla Soprintendenza ai beni archeologici. Reperti da individuare, insomma, da catalogare e custodire gelosamente per evitare nuove razzie ed altri sfregi alla storia e alla cultura dell'area giuglianese. Storia e cultura che devono, però, fare i conti con il disinteresse dei più, politica in primis (a nulla è valso un appello promosso dalla Pro loco di Giugliano, sottoscritto da cinque parlamentari e rivolto all'ex ministro della Cultura Sandro Bondi), con gli intoppi burocratici e l'atavica mancanza di risorse economiche.

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Lega Spa. I politici, la famiglia, il malaffare

NATO A CASAL DI PRINCIPEon è un romanzo, non è un libro inchiesta, non è un’intervista, non è un saggio.

Amedeo Letizia e Paola Zanuttini vanno oltre la pura conoscenza dei fatti, non fanno nessuna dichiarazione sconcertante sul sistema di poteri forti e connivenze. Un padre severo e una madre religiosissima; un’adolescenza fra scuole di preti e bravate ai limiti della legalità; poi un fratello fatto scomparire nel nulla, e un altro rimasto ucciso in un misterioso incidente stradale; e il tentativo di sfuggire a un destino di violenza costruendosi una vita diversa. Amedeo Letizia (oggi produttore cinematografico), sceglie di esorcizzare il suo passato raccontando e mostrando a Paola Zanuttini, giornalista di Repubblica, come si vive davvero a Gomorra. Una storia senza eroi e senza mostri, una testimonianza di vita vissuta che non pretende di dare risposte, ma vuole sfatare i

N pregiudizi e i luoghi comuni per rimettere al centro l’umanità, universale e dolente, dei suoi protagonisti. Questo libro non è solo la storia di Amedeo, ma si dipana in varie storie, quella di un paese che si è ritrovato a essere sinonimo di camorra, quella di una famiglia perbene che s'è trovata a piangere due figli, uno dei quali a causa della criminalità, quella della ricerca della verità sulla scomparsa di un ragazzo che proprio tranquillo non era ma che probabilmente si era spinto un po' troppo in là ed è stato inghiottito da quella che definiamo “lupara bianca”, senza la possibilità per i genitori di piangere un corpo. Nato a Casal di Principe è l'umanissima storia di uno che si è salvato e che decide di raccontarsi, trovando complicità in una giornalista. «Perché non è automatico che se nasci a Casale diventi camorrista».

opo “il Casalese” con la storia di quindici anni di malaffare in

Campania, la collana “Fatti & misfatti” della casa editrice Cento Autori pubblica il libro “Lega Spa”, di Alessandro Da Rold per raccontare cosa succede in Padania. Affari, criminalità, politica. Sette società direttamente o indirettamente controllate. Un bilancio di svariate decine di migliaia di euro, su cui - nel 2010 - sono confluiti anche 18 milioni di contributi dallo Stato, e un utile dichiarato di sette milioni e mezzo. I numeri della Lega spa sono quelli di un'azienda in buona salute, che tra l'altro può contare sul sostegno di oltre tre milioni di padani che alle politiche del 2008 hanno barrato lo spadone di Alberto da Giussano. Che necessità quindi c'era di dare la gestione della cassaforte di un partito, che al suo interno annovera professori e professionisti di riconosciuta fama, a uno come Francesco Belsito, che in quanto a conti e investimenti non ha mai brillato? Dove e quando si è infiltrata la 'ndrangheta? E a quale scopo? Perché la banca d'affari tanzaniana "Fbme" manda a monte un affare da quattro milioni e mezzo di euro? Che ruolo hanno avuto Manuela Marrone, la moglie di Bossi, e Rosy Mauro, l'ex presidente del sindacato padano, nell'affaire che ha ridotto in pezzi l'immagine della Lega? Perché Maroni esce allo scoperto solo a scandalo esploso? Sono questi solo alcuni dei quesiti a cui questo libro cerca di dare una risposta. Al centro del libro un partito che funziona come una Spa, legato ad una galassia di società.

D Interessi, partecipazioni, flussi di denaro. Gli scandali che, questa primavera, hanno travolto la dirigenza della Lega Nord e lo stesso leader Umberto Bossi hanno radici profonde. Per arrivare all’affaire che ha fatto a pezzi l’immagine del Carroccio bisogna ripercorrere i passaggi, spesso quasi sconosciuti, di una storia lunga trent’anni. L'autore è Alessandro Da Rold, giovane giornalista milanese nato nel 1980, che conosce a fondo l’universo della Lega Nord. Da anni, infatti, ne segue le vicende politiche e, ultimamente, anche giudiziarie, per diverse testate come “Il Riformista”, “Lettera 43” e ora “linkiesta.it”.

La donna che morse il caneStorie di croniste minacciate

a donna che morse il cane. Storie di croniste minacciate” di Gerardo Adinolfi. Giornalista professionista classe

1987, Adinolfi si occupa di informazione antimafia. In questo libro mostra di avere le idee chiare e la forza per raccontare silenzi e attese con molta umanità, offrendo un prezioso spaccato su un mondo di cui sappiamo poco, quello delle giornaliste che resistono. Tre storie di croniste minacciate: Rosaria Capacchione, Marilena Natale e Marilù Mastrogiovanni. Madri, mogli, figlie, fidanzate. Donne che hanno la sola colpa di aver raccontato con lucidità i fatti e le contraddizioni della loro terra. Storie vere e attuali che ci ricordano quali rischi e difficoltà devono affrontare i giornalisti italiani per riferire le notizie più importanti: quelle che nascono in periferia, lontano dalle redazioni dei grandi giornali, e riguardano fatti di mafia, corruzione, malaffare, uso distorto dei soldi pubblici. Nell’ebook si parla molto delle storie di giornaliste del sud, in cui a minacciare e colpire i cronisti è soprattutto la criminalità organizzata. Ma non l’unica. Minacciare i giornalisti oggi è diventato quasi di moda. Non c’è bisogno di armi, violenza o esplosivi, spesso basta l’uso legale delle querele e delle cause di risarcimento danni. Poi ci sono casi, raccontati e raccolti da Ossigeno, di minacce che provengono da presidenti di squadre di calcio che ritirano l’accredito impedendo il diritto di cronaca, di colletti bianchi che minacciano verbalmente o fanno pressioni. Minacciare un giornalista è semplice. La parte difficile è continuare a tenere la schiena dritta quando tutti sono ricurvi su se stessi. La prefazione è curata da Alberto Spampinato, direttore dell’osservatorio sui giornalisti minacciati Ossigeno per l’Informazione. L'ebook è acquistabile su www.amazon.it, www.ibs.it, iTunes Google Store. Prezzo 2,99 euro

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I Sicilianigiovani

Associazione I Siciliani Giovani/ Banca Etica/ IBAN:IT 28 B 05018 04600 000000148119

SOTTOSCRIVI

www.isiciliani.it"A che serve essere vivi, se non c'è

il coraggio di lottare?"

LIBERTA'

19822012

L'ARIADELLA