BOLLETTINO SETTIMANALE DOMENICA 3 GIUGNO 2018...

22
seguici su: www.parrocchiamaronitaroma.com https:// www.facebook.com/parrocchiamaronita.ro mae contattaci: [email protected] [email protected] *** BOLLETTINO SETTIMANALE DOMENICA 3 GIUGNO 2018 SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI *** ORARIO SANTE MESSE IN PARROCCHIA Feriali: Ore 13.30 Festivi: Ore 11.00 *** LETTURE DELLA DOMENICA SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI * 1° Lettera ai Corinzi 11, 23-28 * Santo Vangelo di Giovanni 6, 51-58

Transcript of BOLLETTINO SETTIMANALE DOMENICA 3 GIUGNO 2018...

seguici su:

www.parrocchiamaronitaroma.com

https:// www.facebook.com/parrocchiamaronita.romae

contattaci:

[email protected] [email protected]

***

BOLLETTINO SETTIMANALE

DOMENICA 3 GIUGNO 2018

SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI

*** ORARIO SANTE MESSE IN PARROCCHIA

Feriali: Ore 13.30

Festivi: Ore 11.00

***

LETTURE DELLA DOMENICA

SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI

* 1° Lettera ai Corinzi 11, 23-28

* Santo Vangelo di Giovanni 6, 51-58

"Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue

rimane in me e io in lui."

***

FESTA DEL CORPUS DOMINI

DOMENICA 3 GIUGNO 2018

SANTA MESSA E

SOLENNE PROCESSIONE COL SANTISSIMO SACRAMENTO

ANIMATA DALLA BANDA MUSICALE DI FRASCATI

****

DOMENICA 3 GIUGNO 2018

FESTA DEL CORPUS DOMINI

LA SANTA MESSA SARÀ ALLE ORE 11,00

NELLA NOSTRA CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MARUN

SEGUIRÀ LA

LA SOLENNE PROCESSIONE

COL SANTISSIMO SACRAMENTO

ATTRAVERSO IL SEGUENTE PERCORSO:

VIA AURORA, VIA LAZIO, VIA VENETO,

VIA LUDOVISI, VIA AURORA.

ALLA PROCESSIONE PARTECIPERÀ

LA BANDA MUSICALE "A. PANIZZA" DI FRASCATI.

***

PIC NIC PARROCCHIALE 27 MAGGIO 2018

Domenica 27 maggio scorso si è tenuto presso il Convento Antoniano Maronita di Sant’Isaia,

il PIC NIC che la nostra parrocchia organizza ogni anno. La giornata è iniziata alle 11, con il

ritrovo presso lo stesso Convento. Dopo la sistemazione ed una iniziale ambientazione,

hanno raggiunto il Convento con moltissimi partecipanti, parrocchiani ed amici, in particolare

famiglie provenienti da Bari ed Avellino! In tarda mattinata il Rev.do Padre Maged Maroun

OAM, Superiore del Convento, ha presieduto la Santa Messa, ed ha concelebrato con lui il

nostro Cappellano Mons.Tony Gebran. La comunità si è riunita per pregare e ringraziare il

Signore della bella giornata concessa. Dopo la Celebrazione Eucaristica si è svolto il pranzo,

caratterizzato dalla ricca grigliata di carne offerta dalla Nostra Parrocchia e rallegrato da tanta

allegria, musica e canzoni libanesi e tantissimo divertimento.

***

RECITA ROSARIO NELLE FAMIGLIE DURANTE IL MESE MARIANO

In occasione del mese mariano e secondo l'iniziativa di recitare il mese mariano nelle famiglie

dei nostri parrocchiani, il 29 e 31 maggio scorso, il nostro Cappellano Mons. Tony Gebran, si

è recato presso la famiglia presso l'abitazione della nostra parrocchiana sig.ra Leila Zgheib e

della nostra parrocchiana sig.ra Janette Glorioso. In entrambe le occasioni ciascuno dei

presenti ha a sua volta presieduto la recita delle decine del Santo Rosario, pregate in maniera

alternata in italiano ed arabo. Al termine della preghiera Mons. Gebran ha intonato un canto

mariano e benedetto i presenti con la Santa Effige della Beata Vergine Maria di Fatima,

invocando particolari grazie sulle famiglie hanno ospitatola preghiera.

***

CARISSIMI,

LA SANTA MESSA PARROCCHIALE DI

DOMENICA 10 GIUGNO 2018 ALLE ORE 11,00

SARA' OFFERTA IN SUFFRAGIO DELLA PIA ANIMA DEL SIG.

HAFEZ HABIB JREIJ

RECENTEMENTE SCOMPARSO IN LIBANO

E PADRE DEL NOSTRO PARROCCHIANO HABIB JREIJ

L'ETERNO RIPOSO DONA A LUI O SIGNORE

E SPLENDA A LUI LA LUCE PERPETUA

RIPOSI IN PACE. AMEN.

***

***

IL PATRIARCA MARONITA SPERA NEL

"RITORNO IMMEDIATO" DEI RIFUGIATI SIRIANI

È durato più di un ora l’incontro all'Eliseo del Patriarca Maronita, Sua Eminenza Cardinale

Béchara Raï, e il presidente francese Emmanuel Macron, che è stato uno dei momenti clou

della visita del Patriarca Maronita in Francia durante la corrente settimana. Questa visita è

stata molto importante per la Chiesa maronita e per tutto il Libano. Alla stampa, il Patriarca ha

dichiarato che questo incontro si è concentrato su quattro punti principali: le tre conferenze

internazionali sul Libano tenute per iniziativa della Francia (CEDRE, Roma e Bruxelles), il

problema dei rifugiati siriani in Libano e le sue disastrose conseguenze per il Paese, il

modello libanese di convivenza tra diverse religioni e culture e la necessità di salvaguardare

la presenza dei cristiani in Libano e nella regione del Medio Oriente. A proposito delle tre

conferenze, il Patriarca Rai ha auspicato che il capo di stato francese garantisca la

"concretizzazione di tutte le risoluzioni adottate nel quadro del sostegno internazionale che è

stato espresso per la salvaguardia della sicurezza, la stabilità l'indipendenza e l'integrità

territoriale del Libano ". Il presidente Macron ha risposto favorevolmente al desiderio

Patriarcale. Più specificamente, per quanto riguarda i rifugiati siriani, il Cardinale Raï ha

insistito "sull'urgenza del loro immediato ritorno nelle aree sicure del loro paese". Ha spiegato

che "il Libano non sarà in grado di sopportare a lungo il peso della presenza sul suo suolo di

1,5 milioni di siriani a cui si aggiunge quella dei profughi palestinesi". Ha anche chiesto la

separazione del dossier politico siriano e quello della popolazione rifugiata. "Ci sono aree

sicure in Siria dove possono tornare. La guerra non è nell'intero paese ", ha insistito il

Patriarca, che ha visto un aspetto positivo e un altro negativo al decreto n. 10, promulgato dal

presidente Bashar al-Assad e che dà a tutti i siriani sfollati un scadenza molto ravvicinata per

reclamare le loro proprietà nelle aree dedicate alla ricostruzione, oltre le quali perderebbero le

loro proprietà a vantaggio dello Stato. "Da un lato, questa legge incoraggerà i siriani a tornare

a casa. D'altro canto, è probabile che favorisca il mantenimento degli sfollati in Libano, il che

non è nell'interesse dei siriani o dei libanesi ", ha affermato il Cardinale Raï. Sua Eminenza

ha chiesto al suo interlocutore di aiutare i leader libanesi a risolvere questo problema con il

sostegno e l'aiuto della comunità internazionale.

IL CARDINALE RAI INTERVISTATO DA AVVENIRE:

«PER LA GUERRA IN IRAQ PERSO UN MILIONE DI CRISTIANI»

Il 23 maggio scorso, Sua Eminenza il Patriarca Maronita è stato intervistato dal maggior

quotidiano di ispirazione cattolica dell’Italia. Eccone il testo. In Libano la dimensione

confessionale è fondamentale anche in politica, cosicché le autorità religiose hanno da dire la

loro anche in campo civile e politico. Intervistare il patriarca della principale Chiesa cristiana

presente in Libano, quella maronita, è quindi interessante non solo per gli aspetti più religiosi

ma anche per quelli politici. Béchara Boutros Raï, a capo dei maroniti dal marzo 2011, è noto

per il suo franco parlare e la chiarezza delle sue vedute. Mi riceve nel suo palazzo patriarcale

di Bkerke. In novembre lei si è recato in Arabia Saudita. In aprile è stato il presidente del

Pontificio Consiglio per dialogo interreligioso, il cardinale Jean-Louis Tauran, a

rendere visita ai sauditi. Solo qualche mese fa pareva impossibile… Sono stato invitato

ufficialmente dal re saudita Salman, senza richiesta alcuna. Non è la prima volta: già il re

Abdallah, mi aveva invitato, ma la data stabilita cadeva proprio all’inizio del Conclave.

L’importanza particolare di questa visita è stata la coincidenza con le dimissioni del primo

ministro libanese. I rapporti con la sua famiglia erano stati interrotti e il presidente Aoun stava

preparando un ricorso al Consiglio di sicurezza Onu. In realtà abbiamo visto giusto, perché ho

portato parlare chiaramente del rientro di Hariri in Libano. Le autorità saudite convenivano,

doveva rientrare; ma ero io che dovevo cercare di convincerlo, perché aveva paura.

Muhammad Bin Salman mi ha suggerito di incontrare il premier a casa sua, ma ho risposto

che era lui a dover venire da me, perché volevo accertarmi che fosse libero nei suoi

movimenti. È venuto e ci siamo messi d’accordo che sarebbe rientrato due giorni dopo. Due

settimane fa Saad Hariri, qui a Bkerke, per la prima volta pubblicamente ha detto: «Il mio

rientro è dovuto al patriarca». Credo che il cardinale Tauran abbia continuato i rapporti aperti

con la mia visita. La strada è ormai aperta. Io ho trascorso solo 24 ore in Arabia Saudita,

perché dovevo recarmi a Roma. Ho subito incontrato il cardinale segretario di Stato, Pietro

Parolin, perché in Vaticano erano preoccupati. Ma dovevo pur fare qualcosa quando il

premier libanese era dimissionario a Riad! L’Occidente sembra voler cambiare i regimi

mediorientali a proprio piacimento. Ma con la scusa di cacciare dei dittatori cerca di

trarre vantaggi… Perché gli occidentali vogliono cambiare i regimi mediorientali? Ma chi

gliel’ha chiesto? Qual è stata la ragione vera per distruggere l’Iraq e oggi per smembrare la

Siria? Noi cristiani sappiamo come vivere sotto tutti i regimi, in Iraq, Siria, Arabia Saudita…

Questi Paesi hanno un sistema religioso di gestione del potere. I cristiani sanno che questi

sono i loro limiti. La religione di Stato è l’Islam? Accettiamolo. Il Corano detta la legge?

Rispettiamolo. In contropartita godiamo della fiducia delle autorità civili, perché non ci

intromettiamo nelle questioni politiche. Oggi si rischia la scomparsa dei cristiani in Medio

Oriente. La guerra nell’Iraq ci ha fatto perdere un milione di cristiani. E ti dicono: veniamo ad

abbattere il tiranno di turno! Sì, d’accordo, era un tiranno, perché quando il sistema è a base

religiosa il governante ha sempre una certa dose di dittatura. Ma Saddam Hussein costruiva

lui stesso le chiese dei cristiani, il vescovado caldeo qui in Libano è stato edificato proprio da

lui. La Siria? Conosceva un grande successo economico, mentre ora è stata indebolita da al-

Qaeda, al-Nusra, dal Daesh. I dittatori sanno chi hanno nel loro Paese, per questo usano il

pugno di ferro. Che cosa abbiamo ottenuto combattendo il presidente Assad? Povertà e

guerre e milioni di profughi. Cosa pensare del conflitto che oppone gran parte del mondo

sunnita e sciita? Qui in Libano tra sciiti e sunniti c’è un certo conflitto politico, ma si convive

abbastanza bene. La guerra siriana è scoppiata per il contrasto tra l’Arabia Saudita e l’Iran,

cioè tra i capofila del mondo sunnita e di quello sciita. Stessa cosa per Iraq e Yemen. Qui

risentiamo di queste influenze. In Siria prima della guerra tutti, sunniti e sciiti, erano per il

regime. Ora invece l’Arabia Saudita sta attirando tutti i sunniti e l’Iran tutti gli sciiti nelle loro

sfere di influenza. Quali le responsabilità della comunità internazionale?La comunità

internazionale applaude al Libano (“che bravo, che bravo!”) perché accoglie i migranti, ma

non muove un dito per aiutarlo. Chiudere le nostre frontiere ad altri esseri umani non lo

possiamo fare. Ma non è ammissibile che la comunità internazionale continui a stare a

guardare. Dicono gli europei: «Ma che possiamo fare, da voi c’è la guerra!». E io dico loro:

«Ma perché continuate voi a soffiare sul fuoco?». E poi ci vengono a dire come dobbiamo

fare per proteggere i cristiani perseguitati! «Ma voi siete la causa di tutto questo - rispondo

loro - , noi non siamo perseguitati, vivevamo e viviamo bene assieme». Ci sono state delle

aggressioni, questo sì, ma non si può parlare di persecuzioni. Il Libano è un esempio di

convivenza tra fedi diverse. Noi sappiamo come vivere in Medio Oriente. Da 1.400 anni

viviamo insieme, abbiamo attraversato momenti difficili, ma siamo ancora qui. Abbiamo

favorito la nascita della moderazione musulmana. Adesso gli occidentali cercano di sradicare

i cristiani dai loro Paesi lavorando per la guerra. Nessuno, tranne il Papa, parla di pace.

Tuttavia, qui rimane sempre la volontà di vivere insieme. Ma se si vuole che vi sia

riconciliazione in Medio Oriente, bisogna che la comunità internazionale favorisca la

riconciliazione tra Arabia Saudita e Iran.

***

UDIENZA DEL MERCOLEDÌ. PAPA FRANCESCO: LE DUE COREE

INSIEME SONO UN MESSAGGIO DI PACE PER L'UMANITÀ

“L’unico Spirito distribuisce i molteplici doni che arricchiscono l’unica Chiesa: è l’autore della

diversità, ma allo stesso tempo il creatore dell’unità”. Lo ha ribadito il Papa, nella catechesi

dell’udienza generale di mercoledì scorso, durante la quale si è soffermato sull’“intima

connessione” del sacramento della Cresima “con tutta l’iniziazione cristiana”. “Così lo Spirito

dà tutte queste ricchezze, che sono diverse, ma allo stesso modo fa l’armonia, cioè l’unità di

tutte le ricchezze spirituali che abbiamo come cristiani”, ha aggiunto Francesco a braccio.

“Prima di ricevere l’unzione spirituale che conferma e rafforza la grazia del battesimo, i

cresimandi sono chiamati a rinnovare le promesse fatte un giorno da genitori e padrini”, ha

ricordato ripercorrendo le tappe del rito: “Ora sono loro stessi a professare la fede della

Chiesa, pronti a rispondere ‘credo’ alle domande rivolte dal vescovo; pronti, in particolare, a

credere nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e che oggi, per mezzo del sacramento

della Confermazione, è in modo speciale a loro conferito, come già agli apostoli nel giorno di

Pentecoste”. "Poiché la venuta dello Spirito richiede cuori raccolti in orazione, dopo la

preghiera silenziosa della comunità, il vescovo, tenendo le mani stese sui cresimandi,

supplica Dio di infondere in loro il suo santo Spirito Paraclito", ha proseguito il Papa: "Uno

solo è lo Spirito, ma venendo a noi porta con sé ricchezza di doni: sapienza, intelletto,

consiglio, fortezza, scienza, pietà e santo timore di Dio". "Abbiamo sentito il passo della

Bibbia con questi doni che porta lo Spirito Santo", ha aggiunto Francesco a braccio riguardo

alla lettura ascoltata poco prima. "Secondo il profeta Isaia, queste sono le sette virtù dello

Spirito effuse sul Messia per il compimento della sua missione", ha sottolineato il Papa:

"Anche san Paolo descrive l’abbondante frutto dello Spirito che è amore, gioia, pace,

magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé". Atleti della Corea del Sud

e della Corea del Nord, uniti in un messaggio di pace; alla fine dell'esibizione hanno fatto

volare una colomba bianca. "La pace è più preziosa del trionfo": questo lo striscione alzato

dagli atleti dei due Paesi asiatici. Sul sagrato di piazza San Pietro si sono esibiti per il Papa

sulle note dell'Ave Maria di Schubert. "Ringrazio gli atleti delle due Coree per la loro

esibizione. Vedere le due Coree insieme è stato un messaggio di pace per tutta l'umanità,

grazie!" ha commentato il Papa.

IL SALUTO DEL PAPA AI PELLEGRINI DI LINGUA ARABA

Mercoledì, dopo la catechesi dell’Udienza generale in Piazza San Pietro il 30 maggio 2018 il

Santo Padre ha salutato i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Papa Francesco ha

espresso, fra l’altro, un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli

provenienti dal Libano e dal Medio Oriente:

Santo Padre:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli

provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, nella Confermazione Dio Padre ci

ha segnati, Cristo ci ha confermati e ha posto nei nostri cuori, quale pegno, lo Spirito.

Custodiamo questo dono con premura e lasciamoci plasmare, come cera, dalla sua

infuocata carità, per riflettere Gesù Cristo nel mondo di oggi. Il Signore vi benedica!

***

UN SIMPOSIO IN ONORE DI PADRE SAMIR KHALIL:

LA SAPIENZA E L'UMILTÀ

“Mi ricordo bene di un’occasione, – era allora a Castel Gandolfo – in cui ci ha spiegato i

problemi dell’islam, con molto realismo e donandoci il giusto orientamento. Si vede con

chiarezza che Lei non desidera che servire la verità, che sola ci può aiutare”. Sono le parole

che Benedetto XVI ha indirizzato a p. Samir Khalil Samir in occasione del suo 80°

compleanno. Quello del papa emerito è il più illustre dei numerosi messaggi letti il 25 maggio

scorso, a conclusione del simposio dedicato al gesuita egiziano, uno dei massimi conoscitori

dell’islam. Il simposio, intitolato “Patrimonio Arabo Cristiano e dialogo Islamo Cristiano”, si è

tenuto a Roma, presso il Pontificio Istituto Orientale (Pio). Per l’occasione, esperti e figure

ecclesiali sono intervenuti sugli argomenti più cari a p. Samir: il dialogo con l’slam e il

patrimonio culturale arabo-cristiano. In mattinata, si è tenuta una conferenza sul dialogo

islamo-cristiano, e sull’urgenza di una riforma dell’islam, che abbandoni la propria dimensione

politica a favore di una spirituale. Sull’argomento è intervenuto anche il card. Jean-Louis

Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, con un proprio

contributo dal titolo “Il dialogo interreligioso: sfide e certezze”. Il cardinale, che non è potuto

intervenire di persona, è stato rappresentato da mons. Kaled Akasheh, capo ufficio per

l’islam. La seconda parte del simposio si è incentrata sul patrimonio arabo cristiano, e la terza

sul contribuito ad esso apportato dall’ordine dei gesuiti. Il simposio si è concluso con un atto

accademico in onore di p. Samir – “atto d’amore”, come definito dal gesuita e decano del Pio,

p. Massimo Pampaloni – e la presentazione del volume che raccoglie numerosi studi a lui

dedicati, Between the Cross and the Crescent. Il card. Leonardo Sandri, prefetto della

Congregazione per le Chiese Orientali, è intervenuto in mattinata per porgere la propria

benedizione a p. Samir, a cui si riferisce come “abouna” (“nostro padre” in arabo). Nel suo

messaggio, egli scrive: “Tra le tante immagini che mi sono riaffiorate alla mente pensando al

caro padre Samir Khalil, ho scelto quella che si è ripetuta in occasione di alcuni nostri colloqui

privati in Congregazione: un professore ormai emerito, riconosciuto a livello internazionale

quale uno dei massimi esperti e conoscitori dell’islam e del cristianesimo arabo antico e

contemporaneo, che si mette in ginocchio e chiede di essere benedetto!” “Non sembri questa

una nota stonata – continua il prefetto – e non faccia sdegnare coloro i quali ritengono che il

massimo della sapienza umana non possa camminare insieme all’umiltà, ma questo è

sicuramente uno dei tratti più belli e credo decisivi di Abouna Samir”.Fra gli auguri rivolti a p.

Samir vi sono quelli del Patriarca Caldeo, mons. Luis Raphael Sako – neocreato cardinale – e

il Patriarca Maronita, card. Bechara Rai. Conclusa la lettura dell’epistola di mons. Sako,

mons. Antonios Aziz Mina, vescovo copto emerito di Giza, ha aggiunto un emozionato

ringraziamento nelle vesti di uno della “moltitudine di studenti” del gesuita. Il vescovo emerito

ha ricordato “l’altra opera” di p. Samir: l’”esercito che lo segue nel pensiero” e nell’amore della

cultura arabo cristiana. “Ci sei stato di esempio come sacerdote – ha aggiunto con voce

commossa – un esempio umano che ci fa vedere che vuol dire l’amore fraterno, la carità

fraterna, l’umiltà, e la vita veramente degna di essere vissuta di un sacerdote”. E ha

concluso: “Oggi ti dico: grazie professore”. Alle sue parole, p. Samir lo ha accolto in un

abbraccio affettuoso. Alla chiusura del simposio è intervenuto p. Samir stesso, ringraziando il

Pio per l’iniziativa in suo onore. “Sono molto toccato dall’affetto”, ha affermato, per poi

scherzare: “Mi incoraggia a continuare, chissà, anche per decenni”. “Vi ringrazio, oggi mi

avete commosso tante volte – ha concluso infine lo studioso – Per amore vostro, per bontà

vostra, io non ho dato niente di particolare. Come mi ha insegnato il padre maestro dal primo

giorno – era severissimo, e lo ringrazio – come mi insegnano oggi, [io] trasmetto. C'è una sola

linea: vivere e praticare il Vangelo e chiedere con umiltà ‘Signore aiutami a vivere questo, e a

trasmettere questo’. Vi ringrazio. Non merito, l’unico che merita è chi ce l’ha insegnato”.

PREGHIERE DI ADORAZIONE EUCARISTICA

DI SANT’ EFREM IL SIRO

L'unica spiga, Cristo,

ha dato il pane del cielo infinito.

Finirono i cinque pani da lui spezzati,

ma un pane egli spezzò che vinse la creazione:

più lo spezzi, più si moltiplica.

Ricolmò a Cana le giare di vino abbondante:

lo si attinse, lo si bevve e finì

benché fosse moltiplicato.

Ma la bevanda che offrì nel calice,

anche se modesta, fu di potenza senza limiti.

E' un calice che contiene tutti i vini.

Unico è il pane che spezzi senza limite,

unico è il calice in cui mesci il vino senza fine.

Il grano, Cristo, seminato per tre giorni nella terra

ha germinato e ha riempito il granaio della vita.

***

GIUGNO MESE DEL SACRO CUORE DI GESÙ:

L'INSEGNAMENTO DI BENEDETTO XVI SEMPRE ATTUALE

(BENEDETTO XVI ANGELUS Piazza San Pietro Domenica, 1 giugno 2008). Cari

fratelli e sorelle, nell’odierna domenica, che coincide con l’inizio di giugno, mi piace

ricordare che questo mese è tradizionalmente dedicato al Cuore di Cristo, simbolo

della fede cristiana particolarmente caro sia al popolo sia ai mistici e ai teologi, perché

esprime in modo semplice e autentico la "buona novella" dell’amore, riassumendo in

sé il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione. E venerdì scorso abbiamo

celebrato la solennità del Sacro Cuore di Gesù, terza e ultima delle feste che fanno

seguito al Tempo Pasquale, dopo la Santissima Trinità e il Corpus Domini. Questa

successione fa pensare ad un movimento verso il centro: un movimento dello spirito

che è Dio stesso a guidare. Dall’orizzonte infinito del suo amore, infatti, Dio ha voluto

entrare nei limiti della storia e della condizione umana, ha preso un corpo e un cuore;

così che noi possiamo contemplare e incontrare l’infinito nel finito, il Mistero invisibile

e ineffabile nel Cuore umano di Gesù, il Nazareno. Nella mia prima Enciclica sul tema

dell’amore, il punto di partenza è stato proprio lo sguardo rivolto al costato trafitto di

Cristo, di cui ci parla Giovanni nel suo Vangelo (cfr 19,37; Deus caritas est, 12). E

questo centro della fede è anche la fonte della speranza nella quale siamo stati

salvati, speranza che ho fatto oggetto della seconda Enciclica. Ogni persona ha

bisogno di un "centro" della propria vita, di una sorgente di verità e di bontà a cui

attingere nell’avvicendarsi delle diverse situazioni e nella fatica della quotidianità.

Ognuno di noi, quando si ferma in silenzio, ha bisogno di sentire non solo il battito del

proprio cuore, ma, più in profondità, il pulsare di una presenza affidabile, percepibile

coi sensi della fede e tuttavia molto più reale: la presenza di Cristo, cuore del mondo.

Invito pertanto ciascuno a rinnovare nel mese di giugno la propria devozione al Cuore

di Cristo, valorizzando anche la tradizionale preghiera di offerta della giornata e

tenendo presenti le intenzioni da me proposte a tutta la Chiesa. Accanto al Sacro

Cuore di Gesù, la liturgia ci invita a venerare il Cuore Immacolato di Maria. Affidiamoci

sempre a Lei con grande confidenza. Vorrei invocare la materna intercessione della

Vergine ancora una volta per le popolazioni della Cina e del Myanmar colpite dalle

calamità naturali, e per quanti attraversano le tante situazioni di dolore, di malattia e di

miseria materiale e spirituale che segnano il cammino dell’umanità.

Questa è la raccolta delle promesse fatte da Gesù a santa Margherita Maria, in favore

dei devoti del Sacro Cuore:

1. Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.

2. Io metterò la pace nelle loro famiglie.

3. Io li consolerò in tutte le loro afflizioni.

4. Io sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in morte.

5. Io spanderò le più abbondanti benedizioni sopra tutte le loro imprese.

6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l'oceano infinito della misericordia.

7. Le anime tiepide diverranno fervorose.

8. Le anime fervorose s'innalzeranno rapidamente a una grande perfezione.

9. Io benedirò le case ove l'immagine del mio sacro Cuore sarà esposta e onorata.

10. Io darò ai sacerdoti il dono di commuovere i cuori più induriti.

11. Le persone che propagheranno questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio

Cuore e non ne sarà mai cancellato.

***

DIOCESI DI ROMA: L’IMPEGNO DELLA CARITAS A OSTIA

"PER AMORE DELLA NOSTRA TERRA"

Don Benoni Ambarus, nello scorso autunno, è stato nominato vicedirettore della Caritas

diocesana. 44 anni, da tutti viene chiamato confidenzialmente “don Ben”. Per capire come

muoversi, la sera di Natale va all’ostello della Caritas a Ostia ed entra nel cuore della

periferia. In quelle zone di frontiera dove le differenze si incontrano e cercano una sintesi. Lì

chi ha incontrato? Persone provenienti da molte nazioni e una buona percentuale di italiani.

C’era un ragazzo di 24 anni scappato dalla Romania. Dopo anni trascorsi in orfanotrofio era

finito nelle mani della malavita. Qual è l’impegno della Chiesa di Roma a Ostia

nell’animazione della carità? Abbiamo il centro d’accoglienza “Gabriele Castiglione” sul

lungomare Paolo Toscanelli. Poi l’ostello e la mensa. Vengono distribuiti circa 200 pasti al

giorno. Poi, servizi essenziali rivolti ai senza fissa dimora. Ma anche aiuto a chi ha perso il

lavoro o non riesce ad arrivare alla fine del mese. Perché quest’anno avete fatto un percorso

itinerante “Ostia, per amore della nostra terra”, che ha coinvolto tutte le parrocchie del

litorale? È stato un ciclo di incontri con l’obiettivo di risvegliare il territorio. L’idea è fare rete tra

le varie realtà parrocchiali. La Caritas di Roma vuole affiancare le realtà locali per

intraprendere un cammino insieme. Inoltre vogliamo fare formazione per creare centri

d’ascolto in ogni parrocchia. Cosa chiede il territorio? Concretezza. Nei nostri incontri

abbiamo riscontrato una grande ricchezza umana. Ma bisogna dare un indirizzo a questo

patrimonio. A Santa Maria Regina Pacis il parroco, don Carmelo Di Giovanni, era rimasto

senza operatori Caritas. Ha fatto un appello in chiesa e hanno risposto in 30. Il che significa

che il territorio è vivo. Quali passi vanno fatti? Dobbiamo far sì che da sentieri invisibili si arrivi

a sentieri battuti. L’obiettivo è che il centro d’ascolto di Ostia possa divenire una palestra per

quelli parrocchiali. Quale la ricchezza più grande? Le relazioni da cui partire per iniziare una

collaborazione. Abbiamo in cantiere un libretto dove compaiano tutte le realtà sociali che

operano ad Ostia. Durante gli incontri sulla legalità, organizzati dal vescovo di settore, Paolo

Lojudice, e i parroci di Ostia, abbiamo visto una certa reticenza a parlare di mafia. Come

continuare il cammino?Riavviare le energie che ci sono. C’è una logica delle officine

“clandestine” dove ognuno ha un suo angolo nascosto. Questi luoghi preziosi andrebbero

messi allo scoperto e in rete. Questo vuol dire vivere, abitare e incoraggiare il territorio. Con

testa e cuore. Ci vuole un nuovo laboratorio per affiancare la comunità. Cosa volete fare per i

giovani? Stiamo cercando la chiave giusta per suscitare domande, ascoltare la loro voce e i

loro bisogni. Centrale sarà il rapporto con le scuole superiori.

***

CENTESIMUS ANNUS, IL 24-26 MAGGIO SI È TENUTA LA

CONFERENZA INTERNAZIONALE CON PAROLIN E BARTOLOMEO

IL dibattito sulle nuove politiche e stili di vita nell’era digitale”, è questo il tema della

conferenza internazionale 2018 promossa dalla Fondazione Centesimus Annus – pro

Pontifice in occasione del 25° anniversario della sua istituzione, avvenuta nel 1993, con atto

chirografo di Giovanni Paolo II. La conferenza si è svolta a Roma, giovedì 24 e venerdì 25

maggio presso il Palazzo della Cancelleria; mentre, sabato 26 maggio è proseguita all’interno

della Stato della Città del Vaticano, momento che ha visto svolgersi una sessione presieduta

dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, in occasione della quale il patriarca di

Costantinopoli, Bartolomeo, ha tenuto una riflessione sul tema: “Un’agenda cristiana comune

per il Bene Comune”. Al termine ci è stata l’udienza privata degli aderenti con Papa

Francesco. Alla conferenza sono stato presenti 34 relatori, provenienti da diverse parti del

mondo. La lista comprende esponenti della Pontificia Accademia per la Vita, della Fondazione

Vaticana “Gravissimum Educationis”, della Fao, della Confederazione Europea dei Sindacati

e un certo numero di economisti impegnati nel lavoro accademico e di dirigenti d’impresa. I

temi fondamentali che sono stati affrontati saranno quelli dell’economia, della solidarietà, della

formazione, dell’alimentazione e dell’evangelizzazione. Nel dettaglio la conferenza è iniziata

con una sessione che ha proposto diversi contributi a carattere interdisciplinare su quali siano

le priorità per ridisegnare i principi di una economia centrata sulla dignità e la solidarietà fra le

persone, traguardando allo stesso tempo le “novità” che ad oggi hanno maggiore impatto

sulla nostra vita. Una sessione di lavoro ha affrontato il tema della formazione riflettendo su

come questa possa essere orientata a preparare i giovani ad inserirsi in una realtà lavorativa

che attualmente e sempre più richiede nuove specializzazioni e capacità di rinnovarsi

continuamente.Un’altra sessione si è occupata d’introdurre un tema di discussione, tra quelli

indicati da Papa Francesco, riguardante la catena alimentare e la cultura dell’“usa e getta”.

Quella conclusiva, richiamando il momento improntato agli sforzi di evangelizzazione in un

mondo sempre più caratterizzato da conflitti, si è concentrata sulle considerazioni del

cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

***

CONTATTO WHATSAPP DELLA PARROCCHIA

.

E' ATTIVO IL NUOVO NUMERO DATI DELLA PARROCCHIA

DA CUI POTETE RICEVERE DIRETTAMENTE SU WHATSAPP

GLI AVVISI PARROCCHIALI

CHI ANCORA NON RICEVE I MESSAGGI PUO'

SCRIVERE SU WHATSAPP AL NUMERO

338.41.23.930

INDICANDO IL PROPRIO NOME E COGNOME

E VERRÀ AGGIUNTO ALLA RUBRICA.

***

RISTORANTE AURORA 10

DA PINO IL SOMMELIER

Il Maestro Chef Pino riprende alla grande la preparazione delle sue inimitabili

squisitezze. Vi aspetta a Roma in via Aurora n°10...

Per i Parrocchiani e gli Amici della Parrocchia Maronita sconti e trattamenti di favore:

15% di sconto a persona

e su quattro pasti uno è gratuito!!!

Specialità di Carne e di Pesce....

Bel Locale, ambiente climatizzato, personale cortese e disponibile.

Ottimo per banchetti, ricorrenze, pranzi/cene di lavoro!

Via Aurora, 10, 00187 Roma - Tel: 06 484747

***

COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA:

IL MIO CORPO DONA LA VITA ETERNA

In questa domenica - che la sapienza della Chiesa vuole dedicata al Corpo e al

Sangue di Cristo (festa più nota un tempo come del "Corpus Domini") - vorrei

soffermarmi sul tema dell'Eucaristia. Ecco il riferimento all'Evangelo di Giovanni che

oggi proclamiamo: «(Disse Gesù) Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno

mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita

del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può

costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi

dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non

avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io

lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera

bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come

il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che

mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che

mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Che cosa

dice a me questo brano, quali sentimenti ed emozioni suscita, quale processo

liberante mette in moto. Mi assumo la responsabilità personale di quanto dirò, ma mi

auguro che possa servire anche a tante coppie e a tante famiglie che leggono queste

brevi note. Vivrà in eterno... Il mistero della mia fragilità. Vivere in eterno è la segreta

aspirazione di tutti. Oggi la vita media si è allungata rispetto a solo alcuni decenni

addietro. Uno stuolo di medici continua a compiere studi ed esperimenti per farla

durare più a lungo. Non è ancora stata trovata la pietra filosofale dell'immortalità o

dell'eterna giovinezza, ma le profumerie sono sempre più frequentate da uomini e da

donne per acquistare prodotti che, almeno, ci facciano apparire più giovani. Non è

questa la vita "eterna" che promette Gesù di Nazareth offrendoci il dono

dell'Eucaristia. La sua è una vita nuova, diversa, fatta di relazioni intime e profonde,

indistruttibili, fra tutti gli uomini e fra tutte le donne. Per cogliere questa novità di vita

occorre alzare gli occhi al cielo, ma con i piedi ben piantati sulla terra. Passare da un

mondo ideale, astratto, ad un mondo reale, concreto. Questo alzare gli occhi al cielo è

l'incontro liberante tra noi - persone e non burattini mossi da una mano invisibile - che

avvertiamo in modo confuso ma prepotente il desiderio di un più di coscienza e quel

Dio che viene e si unisce a noi. Per liberarci da ogni schiavitù. Questo più di

coscienza, questa ricerca di un senso pieno all'esistere è il momento culminante

dell'Eucaristia. È un peccato che nei secoli, almeno fino ai tempi di quel Concilio che

oggi alcuni vorrebbero rimuovere dalla coscienza e dalla memoria collettiva, la Chiesa

lo abbia trasformato in un precetto che - se pur poteva avere inizialmente una finalità

pedagogica - si è trasformato nel tempo in un ritualismo rubricistico che, impedendo le

grandi visioni, soffoca i carismi e la profezia. Grande mistero, l'Eucaristia! Essa è

davvero questo momento ascensionale in cui io, persona, trovo la mia realizzazione.

Io, la più abbietta e la più debole delle creature, sono entrato in contatto intimo con la

Trascendenza. Quando sono in contatto intimo con la persona che amo, non la

chiamo neppure più per nome. Anche se discendo all'inferno con i miei compagni di

strada - e devo, voglio discendervi, come ha fatto il Cristo nel silenzio allucinante del

sabato santo, prima della Risurrezione - so che non potrò più precipitare verso la

dissoluzione e la morte. Sono in Dio. Sono di Dio. L'angoscia della fragilità - che pur

permane perché è una componente ineliminabile della nostra umanità, della nostra

creaturalità - viene ancorata al Cristo, redenta, trasfigurata. I piedi sulla terra sono ora

leggeri. Ho alzato gli occhi al cielo. L'Eucaristia? Un mistero per persone deboli,

fragili, peccatrici. Un mistero che interpella la mia fragilità.

***

CALENDARIO LITURGICO

E

RICORRENZE SETTIMANALI

5 GIUGNO

SAN BONIFACIO

Senza l'opera missionaria di Bonifacio non sarebbe stata possibile l'organizzazione politica e

sociale europea di Carlo Magno. Bonifacio o Winfrid sembra appartenesse a una nobile

famiglia inglese del Devonshire, dove nacque nel 673 (o 680). Professò la regola monastica

nell'abbazia di Exeter e di Nurslig, prima di dare inizio all'evangelizzazione delle popolazioni

germaniche oltre il Reno. Dopo le prime difficoltà in tre anni percorse gran parte del territorio

germanico. Convocato a Roma, ebbe dal papa l'ordinazione episcopale e il nuovo nome di

Bonifacio. Prima di organizzare la Chiesa sulla riva destra del Reno pensò alla fondazione, tra

le regioni di Hessen e Turingia, di un'abbazia, che divenisse il centro propulsore della

spiritualità e della cultura religiosa della Germania. Nacque così la celebre abbazia di Fulda.

Come sede arcivescovile scelse la città di Magonza. Morì nel 754.

8 GIUGNO

SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ

La preoccupazione del Signore per la pecorella smarrita è ricordata nella liturgia del Sacro

Cuore di Gesù. Il buon pastore ha tutto il cuore rivolto alle sue pecore, non a se stesso.

Provvede ai loro bisogni, guarisce le loro ferite, le protegge dagli animali selvaggi. Conosce

ogni pecora per nome e, quando le porta al pascolo, le chiama una per una. Si preoccupa in

modo particolare della pecora che si è smarrita, non risparmiandosi pena alcuna pur di avere

la gioia di ritrovarla. Una pecorella smarrita è assolutamente indifesa, può cadere in un

fossato o rimanere prigioniera fra i rovi. Proprio allora, però, nel pericolo, essa scopre quanto

sia prezioso il suo pastore: dopo il ritrovamento, egli la riporta all’ovile sulle sue spalle con

gioia. Se un lupo si avvicina, il buon pastore non fugge, ma, per la sua pecorella, rischierà

anche la vita. In questi frangenti si rivela il cuore del buon pastore..

9 GIUGNO

CUORE IMMACOLATO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Il promotore della festa liturgica del Cuore Immacolato di Maria fu S. Giovanni Eudes (1601-

1680) che già verso il 1643, la cominciò a celebrare con i religiosi della sua congregazione.

Nel 1668 le festa e i testi liturgici furono approvati dal cardinale legato per tutta la Francia,

mentre Roma si rifiutò più volte di confermare la festa. Fu solo dopo l’introduzione della festa

del S. Cuore di Gesù nel 1765, che verrà concessa qua e là la facoltà di celebrare quella del

Cuore di Maria, tanto che anche il Messale romano del 1814 la annovera ancora tra le feste

“pro aliquibus locis”. Papa Pio XII estese nel 1944 la festa a tutta la Chiesa, a perenne ricordo

della Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, da lui fatta nel 1942. Il Culto

del Cuore Immacolato di Maria ha ricevuto un forte impulso dopo le apparizioni di Fatima del

1917.

***

SACRAMENTI

BATTESIMO

I modi e tempi sono da concordare con la Segreteria Parrocchiale, per la preparazione

dei genitori, per la scelta adeguata dei padrini e delle madrine, per la presentazione dei

documenti richiesti; per il battesimo degli adulti sarà richiesto un percorso

individualizzato

CONFESSIONI

Le confessioni sono disponibili in Parrocchia DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ prima e dopo

la Santa Messa delle 13.30 e OGNI DOMENICA dalle ore 10.00 alle ore 13.00.

CRESIMA

Al termine del cammino di preparazione (iniziazione cristiana), si potrà accedere al

sacramento della Confermazione in data e modalità da concordare col Parroco.

COMUNIONE AI MALATI

Per le persone trattenute in casa da una lunga o invalidante malattia si prega

di contattare la Segreteria Parrocchiale per la visita del sacerdote a portare

l’Eucaristia nelle case.

UNZIONE DEGLI INFERMI

l’Unzione è chiesta in caso di malattia di lunga durata o in pericolo di vita, in questi

casi si prega di contattare il Parroco h24 .

CELEBRAZIONE DELLE ESEQUIE (FUNERALI)

La data e l'ora della celebrazione delle esequie sono fissate d'intesa coi familiari,

previo contatto con la Segreteria .

MATRIMONIO

per ricevere informazioni circa le pratiche civili e Parrocchiali, richieste dalla disciplina

del sacramento è necessario rivolgersi alla Segreteria Parrocchiale, almeno 6 MESI

prima della data prevista per la celebrazione del matrimonio. La Parrocchia ogni

anno predispone dei corsi per fidanzati.

* * *.