BOLLETTINO SETTIMANALE DOMENICA 8 APRILE...
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BOLLETTINO SETTIMANALE
DOMENICA 8 APRILE 2018
TEMPO DELLA RESURREZIONE
DOMENICA IN ALBIS
O DELLA DIVINA MISERICORDIA
***
ORARIO SANTE MESSE IN PARROCCHIA
Feriali: Ore 13.30
Festivi: Ore 11.00
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LETTURE DELLA DOMENICA
TEMPO DELLA RESURREZIONE
DOMENICA IN ALBIS
O DELLA DIVINA MISERICORDIA
" 2° Lettera ai Corinzi 5:11-21
* Santo Vangelo di Giovanni 20:26-31
"Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto:
beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».!"
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TANTI AUGURI ALLA NOSTRA CARA PARROCCHIANA
ULTRA - CENTENARIA!!!
Il nostro Cappellano Mons. Tony Gebran,
unitamente ai membri del Comitato Parrocchiale,
a nome dell'intera comunità
porge i più fervidi auguri alla sig.ra
LOLA ANNUNZIATA CARMINIANI KHOURY
CHE IL 2 APRILE SCORSO HA VARCATO
LA SOGLIA DEI 101 ANNI !!!
Auguriamo alla sig,ra Lola di trascorrere insieme alla sua famiglia e
ai suoi cari, ancora lunghi anni di pace, serenità e salute,
affidandola alla protezione di Nostra Signora del Libano!
***
DOMENICA DELLA PALME IN PARROCCHIA
Domenica 25 marzo 2018 la nostra Comunità Parrocchiale si è radunata nella propria
chiesa per la celebrazione della Domenica Palme. Contrariamente alla tradizione, non è stato
possibile celebrare questa festa presso il Convento dei Monaci Antoniani Maroniti di Roma a
causa del freddo e della previsione di forti piogge. La Santa Messa è stata officiata dal Nostro
Cappellano Mons. Tony Gebran insieme al Rev.mo Padre Superiore Maged Maroun O.A.M, i
sacerdoti e monaci del Covento Antoniano Maronita di Sant'Isaia di Roma e altri sacerdoti
specialmente quelli del Pontificio Collegio Maronita di Roma; alla celebrazione, oltre ad un
numero considerevole di parrocchiani ed amici ha partecipato S.E. il Signor Antonio Andary,
Ambasciatore della Repubblica Libanese presso la Santa Sede ed il Sig. Gen. Claude Hayek,
Addetto Militare dell'Ambasciata Libanese presso la Repubblica Italiana. Al
termine della celebrazione Mon Tony Gebran ha benedetto i rami di ulivo e ha dato inizio alla
Solenne Processione che ha rievocato l'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme e che si è
snodata per le vie del quartiere: Via Autora, via Emilia e via Lombardia. Terminato il Sacro
Rito tutti si sono ritrovati presso il locali del Collegio Maronita di Roma per il ricco e
succulento pranzo offerto da Padre Maged Maroun O.A.M. e dalla Comunità Antoniana
Maronita in Roma e dalla nostra Parrocchia.
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DELLE-PALME
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GIOVEDÌ SANTO: MESSA IN COENA DOMINI E LAVANDA DEI PIEDI
IN PARROCCHIA
Giovedì 29 marzo scorso, il nostro Cappellano Mons Tony Gebran ha presieduto la Solenne
Celebrazione della Messa in Coena Domini e il rito della Lavanda dei Piedi presso la nostra
Chiesa Parrocchiale di San Marun. Il Sacro Rito è iniziato alle ore 19,30, e con Mons. Gebran
hanno concelebrato il Rev.do Padre Superiore Maged Maroun O.A.M., e altri sacerdoti
dell'Ordine Antoniano Maronita e del Pontificio Collegio Maronita; alla celebrazione ha
partecipato un numero considerevole di parrocchiani ed amici. Durante la Messa Mons.
Gebran, ha compiuto il toccante e significativo rito della Lavanda dei Piedi, imitando ciò che
Nostro Signore Gesù Cristo ha comandato di fare ai suoi discepoli, lavando i piedi a
16 bambini della nostra parrocchia, i quali hanno Rappresentato gli apostoli a cui Cristo
Signore ha lavato i piedi durante l'ultima Cena. Questo particolare rituale, secondo la
Tradizione Maronita, prevede anche un piccolo dialogo tra il Sacerdote che presiede (
rappresentando Gesù) e un ministrante (rappresentando San Pietro ) secondo quanto
riportato nel Vangelo di Giovanni:"Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli
rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore,
non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!».". L'omelia di mons. Tony si è incentrata
fondamentalmente sulla fondamentale ed indispensabile presenza dell'Eucaristia nella vita di
ogni cristiano. Al termine della celebrazione tutti i partecipanti hanno accompagnato con le
preghiere e solennemente il Santissimo Sacramento portato da Mons.Gebran, presso il
tabernacolo sepolcrale del Giovedì Santo.
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COENA-DOMINI-E-LAVANDA-DEI-PIEDI
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VENERDÌ SANTO: RITO DEI PRESANTIFICATI
ADORAZIONE DELLA CROCE E PROCESSIONE
Il 30 marzo scorso, Venerdì Santo, giorno di lutto e dolore per tutta la Chiesa, la nostra
Comunità Maronita ha celebrato la Passione di nostro Signore Gesù Cristo in due momenti
molto importanti.Nel primo pomeriggio, alle ore 13,30, presso la nostra Chiesa Parrocchiale di
San Marun, il nostro Cappellano Mons. Tony Gebran, ha presieduto la Liturgia dei
Presantificati, iniziato con la Liturgia della Parola, sviluppatasi poi con la Santa Comunione e
l'adorazione della Reliquia della Santa Croce da parte di tutti i presenti. Nel pomeriggio dello
stesso Venerdì Santo la nostra Comunità alle ore 18.00 si è riunita presso la nostra Chiesa
Parrocchiale di San Marun dove è stata organizzata con grande solennità la Liturgia
dell'Adorazione della Santa Croce e della Sepoltura di Cristo. Il Sacro Rito è stato presieduto
dal nostro Cappellano Mons. Tony Gebran, a cui ha partecipato il Re.mo Padre Superiore
Maged Maroun O.A.M con la Comunità del monaci Antoniani Maroniti di Roma, e altri
sacerdoti maroniti in particolar modo i sacerdoti del Pontificio Collegio Maronita di Roma. Era
presente inoltre S. E. la Sig.ra Mira Daher, Ambasciatrice del Libano presso la Repubblica
Italiana e il Sig. Gen. Claude Hayek , Addetto Militare della Medesima Ambasciata. La
funzione religiosa si è conclusa con una maestosa processione per le vie del quartiere
Ludovisi: ha aperto il corteo la banda musicale della città di Frascati diretta dal maestro
Giuseppe Cimini, la quale ha suonato marce funebri e pezzi musicali idonei alla circostanza
sacrale, seguiva la banda la croce, le quattro lanterne, i ministranti della Parrocchia, i Monaci
Antoniani, i Rev.di Sacerdoti, la Reliquia della Santa Croce Portata dal nostro Cappellano, la
statua della Madonna Addolorata, e la lettiga col Cristo Morto. La processione, che si
snodata per via Lazio, Via Veneto, via Lombardia e via Aurora, si è conclusa presso la nostra
Chiesa Parrocchiale dove nuovamente è stata, dove c'è stata nuovamente l'adorazione del
Cristo Morto, il bacio della Reliquia della Santa Croce, ed il rito della Sepoltura di Cristo.
Dopo la funzione del Venerdì Santo, La Parrocchia Maronita Di Roma E L'istituto Di Musica
Santa Rafca hanno organizzato un Concerto Di Musica Orientale Presentato Da Due
Virtuosi Libanesi: Charbel Rouhana ('Ud - Liuto) e Elie Khoury (Bouzouk - Boukouki). I
Maestri che si sono esibiti hanno estasiato la platea della Chiesa gremita di gente, con la loro
bravura e maestria.
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DELLA-CROCE-E-PROCESSIONE-COL-CRISTO-MORTO
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CHARBEL-ROUHANA-ED-ELIE-KHOURY
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PASQUA DI RISURREZIONE:
CENA E MESSA DI MEZZANOTTE
Il 31 marzo scorso, Sabato Santo, la nostra Comunità Parrocchiale si è riunita insieme per
attendere e festeggiare insieme la santa Pasqua. Moltissimi parrocchiani ed amici si sono
ritrovati insieme alle 20,30 presso i locali del Pontificio Collegio Maronita per la tradizionale
Cena di Pasqua che viene organizzata ogni anno dalla nostra Parrocchia. Alle 23,00 S.E.
Rev.ma Mons. François Eid, Procuratore Patriarcale Maronita a Roma ha celebrato la Santa
Messa della Resurrezione, concelebranti Mons. Tony Gebran, nostro Cappellano e alcuni
sacerdoti del Pontificio Collegio Maronita. Era presente inoltre S. E. la Sig.ra Mira Daher,
Ambasciatrice del Libano presso la Repubblica Italiana e il Sig. Gen. Claude Hayek, Addetto
Militare della Medesima Ambasciata. Secondo la tradizione maronita, subito dopo l'omelia ci
è stato il triplice canto del Qadishat e la piccola processione con la Croce del Cristo Risorto e
la statua della Madonna non più vestita a lutto ma a festa, al termine della quale S. E. Mons.
Eid ha impartito la benedizione solenne ai quattro punti cardinali della terra.Terminata la
messa, tutti si sono ritrovati nei locali del Pontificio Collegio Maronita, per brindare alla
Pasqua, e i numerosi bambini presenti hanno rotto l'enorme uovo di Pasqua di cioccolato, che
ogni hanno la nostra Parrocchia compra per i più piccoli. Mons. Tony al termine della Messa
ha avuto parole di elogio e ringraziamento per i membri del Comitato Parrocchiale i quali
hanno curato la logistica e la preparazione della cena, per i Sacerdoti del Pontificio Collegio
Maronita, per la nostra corale ed il Maestro Dimitri Hayek, ma sopratutto ha ringraziato Don
Farid Saab il quale ha curato personalmente il meraviglioso decoro floreale della nostra
Chiesa Parrocchiale e ha diretto i canti Pasquali durante le Celebrazioni della Settimana
Santa, nonchè coordinato e preparato personalmente le cene che si sono svolte durante la
Settimana Santa, e che sempre è punta di diamante nell'organizzazione degli eventi della
nostra Comunità.
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MESSA-RISURREZIONE-
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IL PATRIARCA RAI: "CONTIAMO SULLA FRANCIA PER EVITARE
CHE IL LIBANO SIA AL CENTRO DI
UNO SCONTRO TRA ISRAELE E L'IRAN"
Come è consuetudine, ogni lunedì subito dopo Pasqua, la Santa Messa è stata celebrata a
Bkerke dal Patriarca Maronita Card. Béchara Raï per la Francia, alla presenza
dell'Ambasciatore Francese presso la Repubblica Libanese S.E. Bruno Foucher e dei membri
dello staff diplomatico francese. Il Patriarca quindi ha invitato i suoi ospiti a pranzo, durante il
quale sono stati celebrati brindisi augurali. "A nome di tutta la famiglia Patriarcale, vorrei
innanzitutto porgere le nostre più sentite condoglianze per l'attacco terroristico che ha appena
toccato la Francia a Carcassonne e Trèbes, nell'Aude", ha esordito il Patriarca. Salutiamo
l'atto eroico del tenente colonnello Arnaud Beltrame che si è consegnato al rapitore in cambio
del rilascio degli ostaggi. "Seguendo alcune delle radici storiche della crisi regionale, il
Cardinale Raï ha aggiunto:" La violenza delle guerre, il coinvolgimento armato delle potenze
regionali e internazionali, l'odio confessionale e lo spostamento forzato di milioni di persone
nei paesi circostanti e L'Europa ci ricorda terribilmente il periodo del crollo dell'impero
ottomano dalla metà del XIX secolo al trattato di Losanna del 1923; questo lungo ciclo che il
famoso diplomatico ed esploratore norvegese Nansen aveva descritto, nel suo discorso
all'apertura della Conferenza di Losanna, come una "separazione dei popoli", non cessò di
accadere nel Levante: in Palestina nel 1947, a Cipro nel 1974, in Libano dal 1975 al 1990,
oggi in Iraq e in particolare in Siria. " "Ricordo con orgoglio", ha concluso , "nonostante tutte le
difficoltà incontrate da allora, che la Francia e il Patriarcato Maronita hanno preso l’impegno
nel 1920, di creare la convivenza egualitaria e libera delle comunità creando Grande Libano. "
SCUOLE: I VESCOVI MARONITI CHIEDONO
ALLO STATO DI NON AGIRE PIGRAMENTE
L'Assemblea dei Vescovi Maroniti mercoledì 3 aprile scorso ha invitato lo Stato ad assumersi
le proprie responsabilità nella crisi nata dalla richiesta da parte degli insegnanti delle scuole
settore privato dell'applicazione della nuova griglia di salari, affermando che è "inammissibile
che lo Stato lasci le scuole da sole nella tempesta ". "I Vescovi ribadiscono il loro sostegno
alla posizione del Patriarca Maronita Card. Bechara Raï nell'interesse di insegnanti, genitori e
scuole per quanto riguarda la griglia retributiva", afferma una dichiarazione rilasciata
dall'Assemblea Episcopale Maronita in seguito all'esito del proprio incontro mensile presso la
sede del Patriarcato a Bkerke. Sabato scorso, il Patriarca Raï ha difeso le scuole private che
sostengono di essere costrette ad aumentare le loro tasse scolastiche per concedere aumenti
agli insegnanti sotto la nuova griglia retributiva, invitando lo stato a coprire i costi della nuova
rete. "È inaccettabile che lo stato lasci le scuole nella tempesta, e non può rimanere inerte in
un caso che danneggia gli interessi dei cittadini", ha aggiunto la dichiarazione. Gli insegnanti
del settore privato hanno protestato per diversi mesi contro la non applicazione della legge 46
sulla nuova scala salariale per il servizio civile e le scuole private, che stanno affrontando una
situazione di stallo con i propri datori di lavoro. Il ministro della pubblica istruzione propone
sconcertanti finanziamenti per nuovi stipendi e tutela dei diritti degli insegnanti. Gli insegnanti
chiedono il pagamento in una sola volta dei sei stipendi in cui sono stati privati al momento
della promulgazione della nuova scala salariale. A questo proposito, il Ministro della Pubblica
Istruzione, Marwan Hamadé, ha annunciato in precedenza che un incontro del comitato di
emergenza, composto da rappresentanti di scuole private, genitori e il Ministero della
Pubblica Istruzione, si sarebbe tenuto presto. A un altro livello, i Vescovi Maroniti hanno
chiamato gli elettori a votare in modo massiccio durante le elezioni legislative del 6
maggio. "Nonostante le sfide poste dalla legge elettorale, i Vescovi invitano gli elettori ad
assumersi le loro responsabilità nazionali e partecipare in modo massiccio alle elezioni
legislative", si legge nella dichiarazione.
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UDIENZA DEL MERCOLEDÌ: PAPA FRANCESCO: DICIAMO INSIEME
BUONA PASQUA A BENEDETTO XVI
Nell'udienza generale papa Francesco ha dapprima augurato "Buona Pasqua!" ai fedeli
ricordando anche che "in certi posti la Pasqua si chiama “Pasqua fiorita”, perché fiorisce il
Cristo nuovo! È il fiore nuovo, fiorisce la nostra giustificazione, fiorisce la santità della Chiesa.
Per questo tanti fiori: tutta la settimana noi festeggiamo la Pasqua, per questo ci diamo una
volta in più tutti noi buona Pasqua: diciamo tutti buona Pasqua". Non sono mancate parole
affettuose e un augurio di buona Pasqua, seguito da un grande applauso dei fedeli, è stato
dedicato al papa emerito: "L'amato papa Benedetto ci segue per la televisione. E tutti gli
diamo la buona Pasqua e un applauso forte". Con la catechesi odierna si conclude il ciclo
sulla Messa ha spiegato il Papa: "All'udienza, come era iniziata con il segno di croce, nel
nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è ancora nel nome della Trinità che viene
sigillata l’azione liturgica". "Sappiamo bene che mentre la Messa finisce, si apre l’impegno
della testimonianza cristiana. Usciamo dalla chiesa per 'andare in pace' a portare la
benedizione di Dio nelle attività quotidiane quotidiane, nelle nostre case, negli ambienti di
lavoro, tra le occupazioni della città terrena, “glorificando il Signore con la nostra vita"."I
cristiani non vanno a Messa per fare un compito settimanale e poi dimenticarsene, no la
partecipazione alla Messa ci apre all'impegno - ha proseguito Francesco. Debbo uscire dalla
Messa meglio di come sono entrato. Lasciamoci allargare l'anima, non come quelle anime
così strette, chiuse, egoistiche". "Partecipare all'Eucaristia - ha spiegato - impegna nei
confronti dei poveri, educandoci a passare dalla carne di Cristo alla carne dei fratelli, in cui
egli attende di essere da noi riconosciuto, servito, onorato, amato". "La Chiesa - ha quindi
affermato rivolgendosi ai fedeli di lingua araba - non fa l'Eucaristia, ma è l'Eucaristia che fa la
Chiesa, perciò la partecipazione di ogni cristiano alla Divina Celebrazione è una necessità
essenziale, affinché possa ottenere dalla fonte dell'amore divino la possibilità di potersi
dissetare, oltre che di poter dissetare chi sta vicino. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga
dal maligno!". Il Papa ha infine fatto riferimento alla fragilità della condizione umana, che può
far cadere nel peccato allontanando dalla retta via. "Portando il tesoro dell'unione con Cristo
in vasi di creta - ha ricordato - abbiamo continuo bisogno di ritornare al santo altare, fino a
quando, in paradiso, gusteremo pienamente la beatitudine del banchetto di nozze
dell'Agnello". "Ringraziamo il Signore - ha poi concluso - per il cammino di riscoperta della
santa Messa che ci ha donato di compiere insieme, e lasciamoci attrarre con fede rinnovata a
questo incontro reale con Gesù, morto e risorto per noi, nostro contemporaneo".
IL SALUTO DEL PAPA AI PELLEGRINI DI LINGUA ARABA
Mercoledì, dopo la catechesi dell’Udienza generale in Piazza San Pietro il 4 aprile 2018 il
Santo Padre ha salutato i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Papa Francesco ha
espresso, fra l’altro, un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli
provenienti dal Libano, dalla Terra Santa e dal Medio Oriente:
Santo Padre:
Rivolgo un cordiale saluto alle persone di lingua araba, in particolare a quelli
provenienti dalla Terra Santa e dal Medio Oriente. La Chiesa non fa l'Eucaristia, ma è
l'Eucaristia che fa la Chiesa, perciò la partecipazione di ogni cristiano alla Divina
Celebrazione è una necessità essenziale, affinché possa ottenere dalla fonte
dell'amore divino la possibilità di potersi dissetare, oltre che di poter dissetare chi sta
vicino. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno!
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9 APRILE, FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE PER LA VERGINE MARIA,
FESTA DI UNITÀ NAZIONALE LIBANESE CRISTIANO-ISLAMICA.
Solitamente, secondo il calendario liturgico tradizionale, la Festa dell'annunciazione cade ogni
25 marzo. Quest'anno è stata spostata al 9 aprile.La celebrazione è stata fatta slittare perché
quest'anno, per le Chiese che seguono il calendario gregoriano, il 25 marzo è coinciso con la
domenica delle Palme. In occasione della festa dell’Annunciazione a Maria secondo il
calendario liturgico cristiano, il governo libanese lancia una giornata di festività comune per
cristiani e musulmani, dove la figura di Maria è venerata da entrambe le religioni. “Insieme
intorno a Maria Nostra Signora” è il titolo della festa, la quale ha un carattere “nazionale più
che religioso” dove non si lavora, e deve contribuire a fare della figura della Vergine Maria,
riverita sia nel mondo cristiano che in quello musulmano, un simbolo di unità fra i libanesi di
tutte le religioni, ed incoraggiare l’immagine di un Libano “Paese simbolo di pluralismo e
tolleranza”, in accordo con le parole di papa Giovanni Paolo II. La decisione era attesa dal
2007 ed è stata approvata all'unanimità il 13 marzo 2010 dal Consiglio dei ministri, riunito
sotto la presidenza di Saad Hariri, con un decreto secondo cui la festa dell’Annunciazione del
25 marzo è una “festa nazionale comune cristiano-musulmana”, un fatto senza precedenti
negli annali dei dialoghi fra le due religioni. La decisione finale è stata annunciata il 20
febbraio 2010, durante l’incontro del premier libanese Saad Hariri con il papa Benedetto XVI
in Vaticano. La notizia ebbe un vasto eco in Libano soprattutto fra i cristiani, ma il promotore
dell’idea di una festa comune fra cristiani e musulmani nel segno della Vergine Maria è
scaturita da un musulmano sunnita sheikh Mohammad Nokkari, docente universitario ed ex
segretario generale di Dar al-Fatwa, insieme a Monsignor Michel Eddé (maronita) presidente
della fondazione maronita nel mondo, ed Ibrahim Chamseddine (sciita) ex ministro libanese e
figlio dell’Imam Mohammad Chamseddine. L’idea è stata fin dall’inizio caldeggiata dai due co-
presidenti per il dialogo islamo-cristiano – MM. Harès Chehab e Mohammad Sammak – e
sostenuta dall’ex premier libanese Fouad Siniora. Secondo i membri della delegazione, il
Corano ed il Vangelo affermano che Gesù Cristo è nato dalla Vergine Maria. Si tratta di un
dogma di fede comune a musulmani e cristiani, anche se le due religioni differiscono tra di
loro sulla natura divina di Gesù Cristo. I promotori del progetto hanno ottenuto il permesso dal
presidente del Consiglio municipale di Beirut, “Abdel-Mon’em El-’Ariss”, di erigere in uno
spazio nella piazza antistante il Museo Nazionale del Libano un monumento che riproduce
l’emblema della festa e caratterizzato da un volto stilizzato della Vergine Maria circondato da
una luna crescente, simbolo del mondo islamico. Un nuovo giorno di festa è stato aggiunto al
calendario delle feste in Libano. Il 25 marzo si celebra la festa dell’Annunciazione, diventata
una occasione spirituale ed una festa nazionale dove“cristiani e musulmani pregheranno
insieme la Vergine Maria”. La festa dell’Annunciazione ricorda il momento in cui l’Arcangelo
Gabriele ha rivelato alla Vergine Maria che sarebbe diventata madre di Gesù, il Salvatore. La
festa era considerata già nel IV/V secolo “la radice delle feste” (Giovanni Crisostomo),
l’incarnazione del Verbo e l’inizio della sua Pasqua. La festa fu introdotta nella liturgia romana
da papa Sergio (687-701) e fissata convenzionalmente il 25 marzo, coincidente con
l’equinozio di primavera ritenuto l’inizio dei tempi nuovi, della rinnovazione del creato. Sheikh
Mohammad Nokkari, ex segretario generale di Dar-al-Fatwa, uno dei principali promotori
della festività precisa che l’idea di una ricorrenza comune fra cristiani e musulmani è giusto
che sia nata in Libano, nazione che Papa Giovanni Paolo II ha descritto come messaggero di
pluralismo per l’Oriente e l’Occidente. Il leader religioso musulmano aggiunge che Maria “è la
donna eletta fra tutte le donne del creato, sulla terra e nei cieli” ed è simbolo “di unità” fra le
due fedi. Nel Corano Maria è l’unica donna il cui nome è nominato per più di 36 volte, e un
lungo versetto le è dedicato. Il Consiglio dei vescovi maroniti plaude alla scelta del governo, il
quale “aiuta a mantenere uniti i cuori”. La nascita di una festa comune cristiano-islamica è un
evento senza precedenti nella storia contemporanea e va oltre “il mero gesto politico” perché
mostra il volto del Libano e il posto d’onore occupato dalla Vergine Maria nella cristianità e
nell’islam ed apre una nuova pagina nella storia del Paese.
Articolo del: Dott. Walid Srouji Presidente Associazione Medici Libanesi in Italia
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BARTOLOMEO I AI PRETI ROMANI:
«LA COMUNIONE TRA LE CHIESE, CAMMINO INARRESTABILE»
«Un bel momento di vita ecclesiale». È unanime l’opinione degli oltre settanta sacerdoti che
stanno partecipando al pellegrinaggio in Turchia, dal 2 al 7 aprile, insieme al vicario Angelo
De Donatis e al vescovo Daniele Libanori. Con loro anche un gruppo di laici guidati da don
Savino Lombardi e da don Tonino Panfili, vicario episcopale per la vita consacrata.
L’avvenimento più atteso è stato senz’altro l’appuntamento con il patriarca di Costantinopoli
Bartolomeo I, che si è tenuto il 3 aprile. Un incontro avvenuto in semplicità nella cattedrale di
San Giorgio. Il patriarca, in un clima sereno e affettuoso, ha evidenziato il percorso di
progressivo avvicinamento delle Chiese, «un cammino inarrestabile, perché lo vuole Dio, e
perché dobbiamo esser suoi testimoni in questo mondo disinteressato di Dio». E in questo
contesto ha parlato della comunione di intenti con Papa Francesco: «I nostri incontri – ha
ricordato -, la nostra comune perseveranza nel ricercare tutte le possibili vie per risolvere le
questioni ancora irrisolte tra le nostre Chiese, sono stati contraddistinti da un grande rispetto
reciproco, da una fiducia e da un vero amore cristiano vicendevole». Bartolomeo I si è quindi
soffermato sull’evento della Pasqua, augurandosi che un giorno le Chiese giungeranno a
celebrarla in una data unica ma sostenendo che già oggi è importante che la centralità della
festa sia comune a Oriente e a Occidente. Entusiasti i commenti dei sacerdoti a riguardo.
«Personalmente Bartolomeo I mi ha trasmesso una immensa umiltà – dichiara don
Alessandro Di Medio, viceparroco a San Francesco Saverio -, che riecheggia quella di Papa
Francesco in tanti altri ambiti: questo spiega, a mio avviso, l’intesa tra i due. La delicatezza
che il patriarca ha avuto nel riceverci con il saluto pasquale, pur trovandosi lui ancora nella
Settimana Santa, mostra un tratto umano di accoglienza che mi ha lasciato una impressione
molto positiva». «Nell’incontro di ieri – aggiunge don Tonino Panfili – abbiamo visto un
protagonista della ricerca della comunione con le Chiese ortodosse e dell’unità con la Chiesa
cattolica, un autore del dialogo con l’islam e con l’ebraismo. Ho visto nel patriarca di
Costantinopoli una persona carismatica». Il benvenuto ai sacerdoti era stato dato il giorno
dell’arrivo dal vescovo Ruben Tierrablanca Gonzalez, frate minore, dal 2016 vicario
apostolico dei cattolici di rito latino a Istanbul. Nel saluto, il vescovo messicano ha ricordato
che questo luogo ha visto diversi Concilii ma anche lo scisma del 1054, e oggi è una scuola di
pazienza e di speranza in cui si prega per l’unità. Infine ha lanciato un appello per richiedere
vocazioni in questa diocesi di poco più di 16mila fedeli in un territorio che conta circa 15
milioni di abitanti. «Questo pellegrinaggio è un’esperienza positiva – afferma don Simone
Carosi, parroco di Santa Maria Stella Matutina -, innanzitutto per il fatto che siamo insieme tra
sacerdoti, con il vicario e con monsignor Libanori. È bello poi trovarsi in un contesto islamico,
laddove ci rendiamo conto di essere lievito, di avere una grande vicinanza con i musulmani. Il
tutto contornato dai posti stupendi che stiamo visitando, che ci aiutano ad entrare ancor più
nella profondità di questo viaggio». Nella prima giornata si è svolta la visita al palazzo
Topkapi, passando davanti alla chiesa di Sant’Irene, sede del II Concilio ecumenico.
Suggestiva ieri è stata anche l’escursione in battello sullo stretto del Bosforo. ll pellegrinaggio
proseguirà con la visita a Smirne nella giornata di domani e si conclude sabato 7 aprile con il
rientro a Roma.
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iNCREDULITÀ DI SAN TOMMASO
E LA DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA
Secondo una vecchia tradizione, l’odierna domenica prende il nome di Domenica "in Albis". In
questo giorno, i neofiti della veglia pasquale indossavano ancora una volta la loro veste
bianca, simbolo della luce che il Signore aveva loro donato nel Battesimo. In seguito
avrebbero poi deposto la veste bianca, ma la nuova luminosità ad essi comunicata la
dovevano introdurre nella loro quotidianità; la fiamma delicata della verità e del bene che il
Signore aveva acceso in loro, la dovevano custodire diligentemente per portare così in questo
nostro mondo qualcosa della luminosità e della bontà di Dio. Il Santo Padre Giovanni Paolo II
volle che questadomenica fosse celebrata come la Festa della Divina Misericordia: nella
parola "misericordia", egli trovava riassunto e nuovamente interpretato per il nostro tempo
l’intero mistero della Redenzione. Egli visse sotto due regimi dittatoriali e, nel contatto con
povertà, necessità e violenza, sperimentò profondamente la potenza delle tenebre, da cui è
insidiato il mondo anche in questo nostro tempo. Ma sperimentò pure, e non meno
fortemente, la presenza di Dio che si oppone a tutte queste forze con il suo potere totalmente
diverso e divino: con il potere della misericordia. È la misericordia che pone un limite al male.
In essa si esprime la natura tutta peculiare di Dio – la sua santità, il potere della verità e
dell’amore. Due anni orsono, dopo i primi Vespri di questa Festività, Giovanni Paolo II
terminava la sua esistenza terrena. Morendo egli è entrato nella luce della Divina Misericordia
di cui, al di là della morte e a partire da Dio, ora ci parla in modo nuovo. Abbiate fiducia – egli
ci dice – nella Divina Misericordia! Diventate giorno per giorno uomini e donne della
misericordia di Dio! La misericordia è la veste di luce che il Signore ci ha donato nel
Battesimo. Non dobbiamo lasciare che questa luce si spenga; al contrario essa deve crescere
in noi ogni giorno e così portare al mondo il lieto annuncio di Dio. Nel brano evangelico di oggi
abbiamo anche ascoltato il racconto dell’incontro dell’apostolo Tommaso col Signore risorto:
all’apostolo viene concesso di toccare le sue ferite e così egli lo riconosce – lo riconosce, al di
là dell’identità umana del Gesù di Nazaret, nella sua vera e più profonda identità: "Mio
Signore e mio Dio!" (Gv 20,28). Il Signore ha portato con sé le sue ferite nell’eternità. Egli è
un Dio ferito; si è lasciato ferire dall’amore verso di noi. Le ferite sono per noi il segno che Egli
ci comprende e che si lascia ferire dall’amore verso di noi. Queste sue ferite – come
possiamo noi toccarle nella storia di questo nostro tempo! Egli, infatti, si lascia sempre di
nuovo ferire per noi. Quale certezza della sua misericordia e quale consolazione esse
significano per noi! E quale sicurezza ci danno circa quello che Egli è: "Mio Signore e mio
Dio!" E come costituiscono per noi un dovere di lasciarci ferire a nostra volta per Lui! Le
misericordie di Dio ci accompagnano giorno per giorno. Basta che abbiamo il cuore vigilante
per poterle percepire. Siamo troppo inclini ad avvertire solo la fatica quotidiana che a noi,
come figli di Adamo, è stata imposta. Se però apriamo il nostro cuore, allora possiamo, pur
immersi in essa, constatare continuamente anche quanto Dio sia buono con noi; come Egli
pensi a noi proprio nelle piccole cose, aiutandoci così a raggiungere quelle grandi.
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COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA:
BEATI COLORO CHE NON HANNO VISTO E HANNO CREDUTO
Detto questo, mostrò loro e le mani e il costato. I discepoli dunque gioirono,
vedendo il Signore. Dopo l'arrivo di Gesù, ecco la fase del riconoscimento: Gesù si
fa riconoscere da essi come Colui in cui avevano posto la loro speranza e che è stato
crocifisso. Nel racconto di Luca (24,36-43), Gesù mostra le mani e i piedi,
rispondendo così al turbamento dei discepoli che si immaginavano di "vedere un
fantasma". Egli li invita anche a toccarlo per costatare che è davvero lui, in carne e
ossa. L'insistenza apologetica in Giovanni è scomparsa: il gesto segue
immediatamente il dono della pace. Gesù mostra le mani e la ferita del costato, da
dove era sgorgato sangue e acqua: egli si presenta ai discepoli come colui che fu
crocifisso e da cui è sgorgato il fiume d'acqua viva destinato a irrigare la terra. Egli
ricorda la sua morte, ma al tempo stesso l'efficacia salvifica che tale morte ha avuto.
In Giovanni i discepoli riconoscono Gesù immediatamente e senza riserve. Superano
il dato sensibile, vedono il Signore nella pienezza della fede. Questo "vedere" compie
la promessa di Gesù: «Il mondo non mi vedrà più, ma voi mi vedrete, perché io vivo e
anche voi vivrete» (Gv 14,19). Il riconoscimento del Signore implica che la relazione
con lui è definitiva. Così i discepoli sono inseriti nella gioia indefettibile che Gesù
aveva loro annunciato. Disse dunque loro [Gesù] di nuovo:«Pace a voi! Come il
Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Ma l'incontro non si ferma al
riconoscimento del Risorto. I racconti di apparizione del Risorto annunciano la
missione dei discepoli. Essi vedono il Signore e hanno un'anticipazione della sua
gloria, ma al tempo stesso, grazie all'ascolto della parola vengono ricondotti alla
missione terrena a cui Egli li ha destinati. Gesù rinnova per loro il dono della pace,
sottolinea così il fatto fondamentale che è iniziato un tempo nuovo. Poi, l'Inviato per
eccellenza invia i discepoli. E' la prima volta nel vangelo di Giovanni che Gesù invia
esplicitamente i suoi discepoli."Per il fatto che" cerca di esprimere al meglio il senso
della parola greca kathos, normalmente tradotta con "come". Non pone un semplice
confronto tra due atti di invio, ma mostra la forte continuità di un'unica missione,
ricevuta dal Padre. La precisazione "nel mondo" in questo testo è sottintesa con il
verbo apostello, che esprime l'invio del Figlio, ma è al tempo perfetto, che dà una
connotazione di un mandato che ha una durata continua. La missione proviene da Dio
che vuole donare la vita al mondo. L'invio dei discepoli implica le stesse cose
contenute nell'invio di Gesù: glorificare il Padre facendo conoscere il suo nome e
manifestare il suo amore (Gv 17,6.26). Queste parole del Signore non riguardano i
semplici Apostoli, ma tutti i discepoli, quelli presenti alla sua apparizione, ma anche
quelli futuri di tutte le epoche e le zone geografiche. Ora, Tommaso, uno dei dodici,
detto Didimo, non era con loro quando venne Gesù. La notizia della mancanza di
Tommaso introduce la seconda parte del brano, la quale porta a termine il cammino di
fede richiesto a noi che leggiamo Giovanni. Ognuno di noi è nei panni di Tommaso,
anche noi non c'eravamo quando Gesù è apparso ai discepoli, anche noi dobbiamo
fondare la nostra fede sulla testimonianza degli apostoli. E' questo il senso della frase
finale: "Beati coloro che non hanno visto e hanno creduto" (Gv 20,29). E otto giorni
dopo, di nuovo, i suoi discepoli erano dentro (in casa), e Tommaso (era) con
loro. Viene Gesù, essendo chiuse le porte, e stette nel mezzo e disse: «Pace a
voi!». Otto giorni dopo, cioè la domenica seguente. Questa affermazione sottintende
le assemblee eucaristiche della Chiesa primitiva. Gesù viene nuovamente a porte
chiuse e di nuovo formula il suo saluto di pace. Gesù si rivolge subito a Tommaso
negli stessi termini da lui utilizzati, non per ironia né per condiscendenza, ma per
mostrare che, nel suo amore, egli conosce che cosa il suo discepolo desiderava fare.
Gesù sa leggere nei cuori, si è già visto nell'episodio di Natanaele (Gv 1,7-51), tra
l'altro i due episodi hanno diversi punti in comune. I due episodi aprono e chiudono la
traiettoria che va dal primo all'ultimo incontro dei discepoli con Gesù. Tommaso viene
dunque preso sul serio. Gesù gli offre di soddisfare la sua esigenza, ma al tempo
stesso lo invita a un atteggiamento ben più profondo. L'affermazione di Gesù gioca
sulla contrapposizione incredulo/credente. Si tratta di un comportamento
momentaneo di Tommaso, che si è mostrato incredulo, non accogliendo la
testimonianza dei suoi pari ed esigendo di verificare sensibilmente la realtà del corpo
di Gesù. Gesù gli accorda la libertà di compiere il gesto richiesto, ma soprattutto lo
invita ad agire da vero credente. Il narratore non sottolinea il fatto che Tommaso di
fatto non compia il gesto da lui desiderato. Passa subito a descrivere la reazione
immediata del discepolo. Egli entra nel pensiero di Gesù e proclama una confessione
di fede assoluta "il mio Signore e il mio Dio". Questa professione, che sottintende il "tu
sei" rivela la Cristologia giovannea. Il termine Kyrios (Signore) poteva equivalere a un
indirizzo rispettoso, come quello di "rabbi", ma il fatto che sia unito a quello
di Theos (Dio) esprime l'evidenza prodotta dalla presenza del risorto: Gesù è unito
con Dio, che in lui si è reso vicino. L'invocazione ricorda Osea 2,25: «A Non-mio-
popolo dirò: "Tu sei il mio popolo" ed egli risponderà: "Mio Dio"». Insistendo su mio
Signore e mio Dio, Tommaso risponde all'alleanza di cui Gesù ha proclamato la
realizzazione (20,17 "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro"). Gli
dice Gesù: «Poiché mi hai visto, hai creduto! Beati coloro che non hanno visto
e hanno creduto».
***
CALENDARIO LITURGICO
E
RICORRENZE SETTIMANALI
11 APRILE
SAN STANISLAO
Vescovo di Cracovia, fu pastore sapiente e sollecito. Succedette al vescovo Lamberto nel
1072. Intrepido sostenitore della libertà della Chiesa e della dignità dell'uomo, difensore dei
piccoli e dei poveri, subì il martirio sotto il re Boleslao II? Canonizzato da Innocenzo IV ad
Assisi nel 1253, è patrono della Polonia. Le sue spoglie, custodite nella cattedrale di
Cracovia, sono mèta di pellegrinaggio attraverso i secoli. Martirologio Romano: Memoria di
san Stanislao, vescovo e martire, che fu strenuo difensore della civiltà e dei valori cristiani tra
le ingiustizie del suo tempo; resse come buon pastore la Chiesa di Cracovia, prestando
soccorso ai poveri e visitando ogni anno il suo clero; mentre celebrava i divini misteri, fu
ucciso dal re di Polonia Boleslao, che aveva severamente rimproverato. (Avvenire)
13 APRILE
SAN MARTINO PAPA
Originario di Todi, Martino fu prete a Roma e in seguito apocrisario, cioè legato pontificio alla
corte imperiale di Costantinopoli. Fu una buona preparazione per il futuro papa. All'epoca il
dibattito teologico mirava a stabilire se Gesù aveva una o due volontà. In sintesi si
riproponeva la domanda sulle due nature già affrontata al Concilio di Calcedonia. I padri
conciliari avevano stabilito che Gesù aveva due nature per poter salvare pienamente l'uomo.
Al contrario alcuni teologi bizantini, con il sostegno dell'imperatore e per fini politici,
continuavano a presentare formule di compromesso. Eletto Papa nel 649, Martino dovette
presto affrontare la questione. Egli indisse un grande sinodo a Roma cui parteciparono alcuni
teologi greci dissidenti, tra i quali Massimo poi chiamato il Confessore. Con il suo aiuto il
sinodo romano stabilì che l'economia della salvezza si fonda sull'incarnazione del Logos
divino. La negazione della realtà e della completezza della volontà umana del Cristo
renderebbe impossibile la piena redenzione dell'uomo. Furente, l'imperatore Costante II inviò
in Italia l'esarca Olimpio con l'ordine di condurre prigioniero il Papa in Oriente. Olimpio si
ribellò, si autoproclamò signore d'Italia e per tre anni governò sulla penisola. In questo
periodo Martino poté svolgere il suo ministero in libertà. Poi, però, Olimpio cadde in battaglia
e Costante inviò un nuovo emissario che prese prigioniero il Papa e lo portò a Costantinopoli.
Condannato, Martino venne condotto prigioniero a Cherson, nella penisola di Crimea, dove
morì nel 655, presto venerato in Oriente e in Occidente come martire della fede.
***
SACRAMENTI
BATTESIMO
I modi e tempi sono da concordare con la Segreteria Parrocchiale, per la preparazione
dei genitori, per la scelta adeguata dei padrini e delle madrine, per la presentazione dei
documenti richiesti; per il battesimo degli adulti sarà richiesto un percorso
individualizzato
CONFESSIONI
Le confessioni sono disponibili in Parrocchia DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ prima e dopo
la Santa Messa delle 13.30 e OGNI DOMENICA dalle ore 10.00 alle ore 13.00.
CRESIMA
Al termine del cammino di preparazione (iniziazione cristiana), si potrà accedere al
sacramento della Confermazione in data e modalità da concordare col Parroco.
COMUNIONE AI MALATI
Per le persone trattenute in casa da una lunga o invalidante malattia si prega
di contattare la Segreteria Parrocchiale per la visita del sacerdote a portare
l’Eucaristia nelle case.
UNZIONE DEGLI INFERMI
l’Unzione è chiesta in caso di malattia di lunga durata o in pericolo di vita, in questi
casi si prega di contattare il Parroco h24 .
CELEBRAZIONE DELLE ESEQUIE (FUNERALI)
La data e l'ora della celebrazione delle esequie sono fissate d'intesa coi familiari,
previo contatto con la Segreteria .
MATRIMONIO
per ricevere informazioni circa le pratiche civili e Parrocchiali, richieste dalla disciplina
del sacramento è necessario rivolgersi alla Segreteria Parrocchiale, almeno 6 MESI
prima della data prevista per la celebrazione del matrimonio. La Parrocchia ogni
anno predispone dei corsi per fidanzati.
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