La divina commedia

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La divina avventura Il fantastico viaggio di DANTE Dante immagina di fare un lungo viaggio fantastico nel 1300, anno del Giubileo, nel mondo dell’Oltretomba per vedere come le persone scontano quello che hanno fatto durante la loro vita terrena. Dante immagina i tre regni, Inferno, Purgatorio e Paradiso, come tre luoghi presenti nell’Universo Il titolo iniziale dell’opera fu Commedia perché il libro inizia con una situazione di paura e termina felicemente.

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La divina avventuraIl fantastico viaggio di DANTE

Dante immagina di fare un lungo viaggio fantastico nel 1300, anno del Giubileo, nel mondo dell’Oltretomba per vedere come le persone scontano quello che hanno fatto durante la loro vita terrena. Dante immagina i tre regni, Inferno, Purgatorio e Paradiso, come tre luoghi presenti nell’Universo

Il titolo iniziale dell’opera fu Commedia perché il libro inizia con una situazione di paura e termina felicemente.

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Periodo storico• Ci troviamo nella seconda metà del Medioevo intorno all’anno

1300 a Firenze nel periodo della lotta per l’indipendenza dei Comuni dal Papato. All’interno delle città vi erano lotte politiche con vendette, congiure, tradimenti. A Firenze vi erano due parti politiche: I Guelfi e i Ghibellini che vennero cacciati nel 1266 perché appoggiavano il potere dell’Imperatore Federico II. I Guelfi , rimasti in città, a loro volta si divisero in due gruppi, in guerra fra loro: I Bianchi e i Neri. I Bianchi lottavano per l’indipendenza dei Comuni e i Neri volevano invece che i Comuni restassero sotto il dominio del Papa.

• Dante parteggiava per i Bianchi. Nel 1301 il Papa Bonifacio VIII mandò delle truppe a Firenze aiutato dall’imperatore Carlo di Valois per cercare di riportare la pace. I Neri ne approfittarono e con un colpo di stato presero la città. Tutti i Bianchi vennero perciò condannati oppure, chi riuscì, dovette fuggire da Firenze. Dante venne condannato e dovette perciò fuggire per sempre dalla sua amata Firenze.

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INFERNO

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Qui comincia l’avventura di un poeta del passatoche leggeva con gran cura tanti libri a perdifiato.

Il suo nome era Dante, il cognome Alighieri,storie e rime inventò tante.. gran miniera di misteri.

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Un bel dì si ritrovò nella selva tetra e scuradove stette per un po’ col cuore gonfio di paura.Come l’infinito fosse, lui di certo non sa dire, fatto sta che il passo mosse già pensava come uscire.

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Mah..d’incanto all’improvviso ecco apparvero tre fiere:una lonza per inciso e un gattone a chiazze nere,una lupa ed un leone..magre, ossute e affamate.

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Capì Dante la lezione, corse a gambe ben levate..non sapeva dove andare era privo di una meta,ma lo venne ad aiutare un amico, un gran poeta..“Getta la malinconia, è Virgilio che ti aiuta,percorriamo questa via, insidiosa e sconosciuta”.

CON VIRGILIO ME NE VO PER L’INFERNO A PASSEGGIARNOVE CERCHI VISITAR PER POI TUTTO RACCONTAR ….

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Superato il gran portone Osservando il vecchio tetro, ad un fiume vanno i due: Dante sviene all’improvviso:puzza, melma- che impressione! – patapum! E cade indietro acque nere son le sue. con un tonfo ben deciso.E’ Caronte che traghetta, Solo un tuono lo ridestasguardo torvo, agli occhi fuoco, ma è piombato già all’internoquella gente che s’aspetta di quel luogo senza festamale tanto, bene poco. ch’è chiamato nero inferno.

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Poi riprende la discesanella valle dolorosa,dove il male non si pesa,ce n’è tanto,ce n’è a iosa.Del secondo cerchio, ecco, all’entrata sta Minosseche con ringhio cupo e seccoproprio a tutti dà percosse.

La sua coda in aria mena,giudicando i peccatie percuote- ahi!- la schienadi malvagi e scellerati.Questo è il luogo dei dannatisenza pace e senza luce, dove vanno i tormentati che passione mal seduce.

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Poco dopo Dante vededue fantasmi che hanno amatod’un amor che non concedetregua,tanto è disperato.

“Io son Paolo Malatesta”,dice l’uomo martoriatodalla livida tempesta che lo lascia senza fiato.“ Il mio nome è Francesca”,dice lei con sentimento,“ che la nostra storia riescaa far breccia in chi sta attento”.Sotto gli alberi, sui pratileggevamo Lancillottoe tra baci appassionatici sorprese quel Gianciotto”

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Scendono una scala ancora Ha tre teste, il criminale,Dante e l’amico poeta, e le zampe con gli unghioni,e trovano la dimora è Cerbero, l’animaledi un orco che inquieta che tormenta i golosoni.

tutti quelli che in vita Latra forte come un cane,hanno amato caramelle, ululando come un lupo,torta Sacher ben farcita, mangia uomini e non pane,merendine e ciambelle. ha lo sguardo rosso e cupo.

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Gran nemico” è qui Pluto, Quei macigni son pesanti,un guardiano senza freno c’è da farli rotolare:in un cerchio assai temuto sono sforzi incessanti,di spreconi e avari pieno. è la pena da scontare.

In due schiere se ne stanno: E scontrandosi tra loroda una parte gli sciuponi gli spilorci lancian grida,e dall’altra i tirchi vanno, gli spreconi fanno coro:trascinando dei sassoni. non c’è pietra che non strida.

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Proseguendo il cammino Mentre sosta a meditare,scendon verso una palude, ecco apparve una barchetta,dove un fango sporco e fino sta sul fango a navigarecopre il corpo,che poi prude. e i poeti ferma aspetta.In quell’acqua assai melmosaombre tristi stanno nude. Su di essa c’è un nocchieroGente strana, non riposa, Flegias dice:”Su, venite” apre bocca e non la chiude, Grida, insulta, tutto fiero,si dilania con i denti, li traghetta fino a Dite.si percuote,poi si batte,è una folla –accidenti!-di persone irose e matte.

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La città è proprio orrenda: E a sbarrare il passaggio “Oh Medusa, vieni qua,mura rosse, ben merlate. Ecco arrivano tre furie. fai la faccia audace e arditaOgni anima si prenda Che orribile linguaggio, e trasforma quello là le sue belle bastonate. Non parole, solo ingiurie! in un sasso senza vita”…………………..

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La città che sembra un rogopuò ora Dante attraversare:tra le case, in quel luogo,è un’impresa camminare.

“Oh toscano che qui vaipasseggiando in questa landa,cosa vuoi? Cerchi dei guai?”,è stizzosa la domanda.Farinata degli Ubertidalla tomba si alza dritto,mentre Dante, a passi incerti,dal suo sguardo è trafitto.

A metà del precipizioecco un toro che ai due geme,nato da un infame vizio,animale e uomo insieme.

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Non bastasse questa pena, Foglie zero, tronchi torti,ecco qui i Centauri armati: tralci foschi e avvelenati,la faretra hanno piena questi arbusti sono mortidi gran dardi infuocati. eppur hanno incorporatiSono uomini nel busto mesti spiriti suicidi,e hanno il corpo di cavallo. che sui quei rami deformi Frecce scoccano con gusto danno appoggio a immondi nidigaloppando ch’è uno sballo. d’uccellacci lerci, enormi.

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All’ottavo cerchio scende Lui è simbolo di frode.il torrente Flegetonte, Se volteggia, par nuotare,rimbombando li sorprende, e il suo cupo verso s’ode,scorre a fiotti giù dal monte. quando prende a svolazzare.E quei due che fanno? Sulla sua groppa pelosa Fan calare in quel burrone i due salgono allarmati:una corda e fermi stanno: la planata è perigliosadopo un po’,ecco Gerione. ma discendono inviolati.

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Da lassù, sopra quei ponti, Nella terza valle, in fondo,Dante scruta i morti in basso: se ne stanno conficcati,rassegnati sono pronti , testa in giù,nel buco tondoa subire il contrappasso. imbroglioni sciagurati .

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C’è la storia dei ladronidalle mani impertinenti:che tremende condizioni,azzannati dai serpenti!C’è ancor la triste storiadei bestemmiatori arditi:pancia in su e senza boria,da quel fuoco son colpiti.

Ma lasciate ch’io raccontid’un eroico personaggioche i greci tenne prontiper un lungo, audace viaggio.Il suo nome era Ulisse,tutti i limiti sfidò.A ogni prova sopravvisse,finchè un giorno lui cercòdi passare Gibilterra.

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E fu lì che strano un vento “Quest’inferno è un gran conocominciò forte a spirare. dove stanno i peccatori.La mia prua fece un lamento Sofferenze e mai perdonoe la poppa volle alzare. hanno in sorte i malfattori.L’avanzare anzi è orrendo Più discendo dentro un cono,nell’inferno, giù nel basso. più peggiorano i peccati,Ascoltate, me ne intendo: a esser vivo il solo sono cresce il danno a ogni passo. E cammino tra i dannati.

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I puniti son squartati,pance e mani son trafitte.Corpi mozzi o insanguinati,ahi che male, ahi che fitte!Poi di colpo, all’improvviso,Dante sente un forte suono.Si rattrista il suo viso:il presagio non è buono.

Dentro il pozzo infernaleda catene imprigionatii giganti guardan malee sorvegliano i dannati.C’è Nembron, il parolaio.Di Babele lui inventòquella torre che fu un guaio,più nessuno comunicò.

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In un lago congelato Parla e piange Ugolinose ne stanno conficcati ripensando alla sua morte.traditori senza fiato Dante lascia al suo destinoperché sono assiderati. chi la ghiaccia ebbe in sorte.Lì, tra gli altri un triste conte E alla fine del budello rode il cranio a un suo vicino sta Lucifero, il neroe memorie buie ha pronte: che assomiglia a un pipistrello:il suo nome è Ugolino. fa tremare il suo pensiero.

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Era un angelo, è caduto, Da un pertugio, con affanno,ora è il principe del male; pregustando cose belle,ha tre bocche ma sta muto, i due amici se ne vannoil suo fisico è spettrale. a vedere mille stelle.

Tanto enorme fa paura,ma il viaggio non è eterno:qui finisce l’avventuranello spaventoso inferno.

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Purgatorio

Che bellezza è il cielo azzurro qualche stella brilla già,tutto è dolce e par di burro quella nuvoletta làil colore è turchino rasserena e dà letizia.

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Stai tranquillo mio bambino col racconto che qui inizia.E’ la storia del cammino sopra un monte singolaree Virgilio sta vicino al suo Dante buon compare.

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I due salgono sul monte che si chiama Purgatorioche sorprese e buona fonte, qui soffrire è provvisorio..mah,..lasciate che io vi dica:” Non sarà una passeggiata,su si arranca con fatica, come in una arrampicata”.

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Alta è infatti la montagna fatta come un panettonee la base il mare bagna infrangendovi le ondone.Sulla spiaggia un vecchio appare, barba bianca,rughe tante, è severo così pare, come un nonno borbottante.Con sicuro portamento, con tonante forte gridodice ai due:” Fermi un momento...cosa fate in questo lido?”

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Chi li apostrofa è Catone, Splende il sole all’orizzonte,vecchio austero e solitario, scalda quella spiaggia bianca,non è certo un buontempone, ora i due scrutano il monte,anzi è proprio il suo contrario. ogni indicazione manca.Quando vede i due arrivati, Mentre cercano la strada, crede subito che quelli ecco un lume là sul mare:dall’inferno siano scappati si avvicina a quella radae gli sembrano monelli. con veloce navigare.

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Sulla poppa del vascello, Ecco, uno si fa avanti,bianco latte il suo vestito, vuole Dante abbracciare.senza vele avanza snello, Tentativi? Ne fa tanti senza remi,eppur spedito. ma le braccia fa avvitare!Nella barca stanno in tanti, “Guarda un po’, tu sei Casella”,cento spiriti e anche più: sbalordito Dante dice. intonati alzano canti “Ma questa è bella! Che fai qui?”m persone non son più. l’altro replica felice.

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Su quel tratto di montagna, E’ Sordello, un trovatore,chi si trova ad incontrare? nato in suolo mantovano,Chi ritiene una cuccagna nella “lingua d’oc” scrittorestare ozioso a ciondolare. strabiliò con più di un brano.Tra i pigroni Dante vede un amico accovacciato:sotto un masso egli siede,sembra troppo affaticato.

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Così i due concittadinistanno insieme a ricordaredella Patria e dei confiniche le guerre fan piegare.

Cosa fare a questo punto?Troppo buio per salire.Il momento è proprio giunto:forza, è tempo di dormire.Vanno allora alla valletta,tutta fiori e verdi erbette:l’armonia è qui perfetta, dolce quiete addosso mette.

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Mentre l’aria ormai s’abbruna, Con le spade fiammeggiantistriscia viscido un serpente, quella serpe fan fuggire,scruta perfido la luna quindi i tre si fanno avanti, verso il male seducente. hanno voglia di dormire

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Come un ghiro dorme Dante Mentre lui ronfa sereno,ma,all’arrivo del mattino, ecco accade una magia:un prodigio strabiliante sale in su,in un baleno,fa spostare il fiorentino. preso in volo da Lucia.

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Tre scalini ha la soglia, Con la spada sguainata,sopra un angelo portiere: sette “P” incide ora.sempre che San Pietro voglia, Con la fronte insanguinata,fa passare o rimanere. “apri, apri” Dante implora.

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C’è un angelo guardiano “Vai avanti! Cosa aspetti?”alla fine del sentiero, si rinfacciano a vicenda,sfiora Dante piano piano, invasate e a denti strettilui si sente più leggero. in quel modo fanno ammenda.

Siamo quindi in un girone Sono a terra giù prostratidove stanno gli invidiosi: gli assetati di denaro, appoggiati a un pietrone mani e piedi hanno legatisi sorreggono pensosi. spendaccioni ed avari.

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Quando salgono il gradino, I suoi frutti sono tanti,la cornice è la seguente: prelibati e assai succosi,improvvisamente appare ma anche fossero gigantiuna pianta stravagante. non ci arrivano i golosi.La sua cima tocca terra Sete e fame, che torturale radici stanno al sole, li tormentano, lontani:si spalanca anche la bocca a quei frutti, quanto è dura,nel vedere questa mole. magri tendono le mani.

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Uno spettro si avvicina, Tante fiamme dalla roccia chiede a Dante:” Che ci fai?” si sprigionano possenti,Ma la voce è proprio quella di faville è una doccia di Forese, il caro amico. per quei vili penitenti.Poi ripensano ai bei tempi Per finire la sua ascesachi era buono e chi meno: resta a Dante ormai ben poco:“A Firenze sono empi, superare senza offesapiù nessuno è sereno”. la barriera di quel fuoco.

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Il ricordo del peccatosi cancella al primo sorso.Mentre Dante sta incantato a scrutare il lungo corso,ecco appaiono cantando mille angeli nel cieloe volteggiano lanciandofiori e fiori, con gran zelo.Nella nuvola fioritas’intravede un gran splendore:è una donna rivestitada un candido fulgore…Ora è lei la nuova guidae lo sgrida per quel pianto:“E’ il peccato che si annidaa intristirti così tanto...le tue colpe son cadute”.

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La coscienza dello sbaglio Beve un’acqua che cancellain lui cresce a dismisura i peccati del passato.il suo cuore è in gran travaglio, Beatrice è ancor più bellail rimpianto è una tortura. contemplata in quello stato:Dante sviene, cade a terra lei lo prende per la mano e al risveglio gli fa bene e lo porta a un altro fiumedi succhiarsi un poco il dito di quell’acqua beva un sorso e si sentirà rinato.

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PARADISO

Gloria a Dio nell’universo, pace, pace, pace ancora..Fin lassù nel cielo terso che dei giusti è la dimora.Inni, lodi, gioia piena, qui più intensa luce splendee l ’amore si scatena se ciascuno al bene tende.

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Dante quindi è arrivato verso l’alto, al Paradiso,il chiarore l’ha abbagliato e il riflesso è forte in viso.con la forza del pensiero.. Velocissimo lui saleperché il corpo è leggero e decolla in verticale.

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A guidarlo è Beatrice, donna fine,

buona e onesta il suo sguardo fa felice chi la fissa

ha il cuore in festa… e lei spiega chiaramente il celeste

paesaggio: ci troviamo nell’ambiente più

ineffabile del viaggio.

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Nove cieli attraversiamo, nove sfere amico miostando in volo visitiamo ..prima di arrivare a Dio!!

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Dante scorge a fianco a sé “Dante caro, stai attento,forme bianche e trasparenti, a me intensamente guarda,scontornate ombre che giovinetta entrai in convento,hanno volti evanescenti. Il mio nome è Piccarda. Ecco un’ombra che si staglia L’empio Corso , mio fratello,tra gli spiriti beati, e il futuro mio maritotutte anime di vaglia mi rapiron sul più bellotutti in vita assai stimati. E la fede misi al dito.

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Non si accorge di salire Stanno al centro della danzatanto è rapida l’ascesa, Beatrice e il suo Dante,non sa Dante cosa dire, mentre in cerchio sempre avanzatroppo grande è la sorpresa la girandola brillante.ma nel cielo è già del sole. Tra le anime si stagliaQui filosofi e scienziati, un gran santo, che è Tommaso:

letterati e studiosi con la sua saggezza abbaglia;si ritrovano incantati quando parla non è a caso.a far voli prodigiosi.

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“Caro Dante, ascolta bene”, Poco oltre un confratello “ Con la forza di un torrente”,dice il santo professore, di quel santo mendicante San Bonaventura dice,“ le ricchezze son catene, tesse lodi- e questo è bello- “ Insegnò ad ogni gente la misura dà valore.” per un frate predicante. Che, se studi, sei felice.

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Qui è Marte il pianeta “Tu sei uno di famiglia che, con forti influssi astrali, e io sono un tuo antenato.spinge gli animi alla meta A parlare è Cacciaguida,di combatter tutti i mali. il trisavolo di Dante.In quel cielo rosseggiante “Vieni qui”, quasi gli grida, si disegna una croce e lo abbraccia un po’ tremante.e le luci, mamma quante,ad un ritmo iperveloce.

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Poi si parla del futuroche aspetta il nostro Dante:“ Il tuo esilio sarà duro,via da casa, mendicante,accusato senza colpa.Sono giunti dove Giovesprona gli animi a cercarela virtù che i giusti muovea pregare e a lavorare.“ La giustizia è da metteretra le cose che uno vuole!”.

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E’ un aquila imperialeche comincia ad insegnare:“La giustizia è immortale,non lo devi dubitare”.Poi il pennuto si allontanae raggiunge il firmamentocome allodola che plana con le ali volte al vento.Nella saturnina lucec’è una scala tutta d’oro.Verso l’alto essa conduce:è un superbo ghirigoro.Sulla scala senza finese ne stanno a rotearetante luci ben vicineche aiutano a pensare.

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Sono spiriti ispirati Ma il più vivido splendoreche in profondo rapimento è quel santo Benedettosi contemplano infiammati che promosse con ardoreda un comune sentimento. la cultura in ogni aspetto.C’è l’asceta Pier Damiani, Dietro al volo turbinosovisse sempre in modo austero, delle anime in salitaricordando ai cristiani: anche Dante è smanioso“Rivolgete a Dio il pensiero”: di provar la scala ardita.

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Come un sole che risplende Poi Maria volando in altoCristo dona a tutti luce, segue il figlio e in su scompare,quel chiarore quasi offende e così mette in risaltotale è il lampo che produce. Quanto lei ci voglia amare.Fra le donne benedetta,il suo nome è osannato,la sua vita fu perfetta,la più pura del creato.

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Tra i beati gherubini sono Giacomo e Giovanni,giunge Pietro con le chiavi sembran proprio professori; ed a lui stanno vicini fanno esami da cent’anni,altri due santi soavi: sono a caccia degli errori.

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Questa è la felicità: Già Beatrice se n’è andatain silenzio contemplare a raggiungere il suo trono:sempre la Divinità al suo posto c’è Bernardo,e da Lei farsi cullare. nonno vecchio e premuroso, Vesti candide, ali d’oro, che ad affinar lo sguardola figura come neve, sprona Dante, affettuoso.sono gli angeli un tesoroche più dona e più riceve.

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Questa è l’ultima visione, La sua ansia di sapere,nel mistero alto spazia: la ragione e il sentimentoqui ci vuol concentrazione si placaron nel vedere(e l’aiuto della Grazia!) l’universo in movimento.Vide un cerchio colorato Nel fluire delle coseche un secondo rifletteva, che l’amor rende belleed un terzo infuocato son finite queste chiosetra quei due si muoveva. Che profumano di stelle.