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S econdo i dati ufficiali forniti dal Mi- nistero dell’Interno, alla data del 29 settembre 2016 sono presenti in Sardegna 5.081 migranti, che rappresen- tano il 3,17 % del totale di migranti in Ita- lia. Di questi, 4.904 sono ospitati presso Centri di Accoglienza Straordinaria e solo 177 sono inseriti nel progetto territoriale Sprar (Sistema di protezione per richie- denti asilo e rifugiati). Lo Sprar è un pro- getto finalizzato all’integrazione sociale ed economica di persone già titolari di una forma di protezione internazionale (rifu- giati, titolari di una forma di protezione sussidiaria e umanitaria). I fondi sono messi a disposizione per il 95% dall’Unio- ne Europea. Non c’è in Sardegna un’emer- genza migrazione e si può lavorare con misure intelligenti e razionali per miglio- rare la situazione, abbandonando l’idea dell’immigrato o del richiedente asilo co- me un nemico o una minaccia sociale. Non siamo di fronte a un’invasione, come spesso si sente dire. Manca una razionale distribuzione dei migranti, a livello euro- peo, italiano e anche sardo e la concentra- zione dei migranti in alcuni luoghi crea se- ri problemi di controllo. Pensiamo ai casi di Aglientu, dove la popolazione è insorta contro il progetto di insediare nel paese un numero elevato di migranti, o di La Padu- ledda (frazione di Trinità d’Agultu) dove i migranti superano il numero dei residen- ti. Il modello verso cui si deve andare è quello dell’accoglienza diffusa; sappiamo, infatti, che distribuendo i migranti si può avere un impatto più basso e un’integra- zione più alta dei flussi. Ripartire in ma- niera equa le persone che fanno richiesta di asilo politico sul territorio regionale se- guendo criteri specifici e facilitando l’atti- vità dei Comuni è oggi possibile, dopo le novità introdotte dal Piano nazionale con l’accordo tra Ministero dell’Interno e As- sociazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) sulla rete dei centri di seconda ac- coglienza, lo Sprar, appunto. Attualmente sono presenti nell’Isola solo nove struttu- re di questo tipo. La ripartizione prevista dal Piano per l’Isola è la stessa decisa a li- vello nazionale: sei migranti per i comuni con meno di 2.000 abitanti, tre ogni mille per quelli che superano i 2.000 abitanti e due migranti ogni mille abitanti per la città metropolitana di Cagliari. La ripartizione terrà conto dello spopolamento di alcune zone, soprattutto all’interno, e dei principi di proporzionalità demografica e volonta- rietà. Il progetto richiede, anzitutto, l’ade- sione convinta e l’iniziativa responsabile dei comuni, che, al momento, sembrano incerte. Sul territorio isolano solo 77 Co- muni su un totale di 377 hanno aderito al progetto di ripartizione dei migranti. GALLURA Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 & NGLONA N. 3 - Anno XXV - 10 febbraio 2017 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - 1,00 di Tomaso Panu Non è un’invasione L’accoglienza diffusa dei migranti per evitare il caos Giornata del malato, 11 febbraio 2017 La Diocesi prega con i suoi malati C elebrazioni dedicate ai malati della Diocesi sono previste oltre che nei tre ospedali della Diocesi anche nelle residenze che ospitano gli anziani e gli ammalati. Nella parrocchia di N.S. de La Salet- te in Olbia, grazie alle associa- zioni di volontariato, arrive- ranno malati da diverse par- rocchie e molti riceveranno il sacramento dell’Unzione degli infermi. Sini e Pala alle pagg. 3-16 Festa ACR a Luogosanto Oltre mille tra bambini, ragazzi, genitori, parroci e catechisti hanno partecipato domenica 29 gennaio a Luogosanto per la festa della pace. Alberto Farina, segretario Cisl dei pensionati Quasi quarant’anni di Cisl sempre in primo piano per difendere i diritti dei lavoratori. La nostra intervista. Le parrocchie celebrano i loro Santi Patroni Don Bosco, Sant’Antonio Abate, San Paolo Apostolo e San Sebastiano sono i santi festeggiati dalle rispettive comunità di Olbia e Bulzi. Tempio, inaugurato il centro “Dimmi ti ascolto” È una delle poche strutture di questo tipo in Italia. La prima realizzata dalla Chiesa. Del progetto è stato informato Papa Francesco. A pag. 4 Alle pagg. 8, 9, 11 A pag. 10 A pag. 5

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Secondo i dati ufficiali forniti dal Mi-nistero dell’Interno, alla data del 29settembre 2016 sono presenti in

Sardegna 5.081 migranti, che rappresen-tano il 3,17 % del totale di migranti in Ita-lia. Di questi, 4.904 sono ospitati pressoCentri di Accoglienza Straordinaria e solo177 sono inseriti nel progetto territorialeSprar (Sistema di protezione per richie-denti asilo e rifugiati). Lo Sprar è un pro-getto finalizzato all’integrazione sociale edeconomica di persone già titolari di unaforma di protezione internazionale (rifu-giati, titolari di una forma di protezionesussidiaria e umanitaria). I fondi sonomessi a disposizione per il 95% dall’Unio-ne Europea. Non c’è in Sardegna un’emer-genza migrazione e si può lavorare conmisure intelligenti e razionali per miglio-rare la situazione, abbandonando l’ideadell’immigrato o del richiedente asilo co-me un nemico o una minaccia sociale.Non siamo di fronte a un’invasione, comespesso si sente dire. Manca una razionaledistribuzione dei migranti, a livello euro-peo, italiano e anche sardo e la concentra-zione dei migranti in alcuni luoghi crea se-ri problemi di controllo. Pensiamo ai casidi Aglientu, dove la popolazione è insortacontro il progetto di insediare nel paese unnumero elevato di migranti, o di La Padu-ledda (frazione di Trinità d’Agultu) dove imigranti superano il numero dei residen-ti. Il modello verso cui si deve andare èquello dell’accoglienza diffusa; sappiamo,infatti, che distribuendo i migranti si puòavere un impatto più basso e un’integra-zione più alta dei flussi. Ripartire in ma-niera equa le persone che fanno richiestadi asilo politico sul territorio regionale se-guendo criteri specifici e facilitando l’atti-vità dei Comuni è oggi possibile, dopo lenovità introdotte dal Piano nazionale conl’accordo tra Ministero dell’Interno e As-sociazione Nazionale Comuni Italiani(Anci) sulla rete dei centri di seconda ac-coglienza, lo Sprar, appunto. Attualmentesono presenti nell’Isola solo nove struttu-re di questo tipo. La ripartizione previstadal Piano per l’Isola è la stessa decisa a li-vello nazionale: sei migranti per i comunicon meno di 2.000 abitanti, tre ogni milleper quelli che superano i 2.000 abitanti edue migranti ogni mille abitanti per la cittàmetropolitana di Cagliari. La ripartizioneterrà conto dello spopolamento di alcunezone, soprattutto all’interno, e dei principidi proporzionalità demografica e volonta-rietà. Il progetto richiede, anzitutto, l’ade-sione convinta e l’iniziativa responsabiledei comuni, che, al momento, sembranoincerte. Sul territorio isolano solo 77 Co-muni su un totale di 377 hanno aderito alprogetto di ripartizione dei migranti.

GALLURAPeriodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927

& NGLONAN. 3 - Anno XXV - 10 febbraio 2017 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00

di Tomaso Panu

Non è un’invasioneL’accoglienza diffusa dei migranti per evitare il caos

Giornata del malato, 11 febbraio 2017

La Diocesi prega con i suoi malatiCelebrazioni dedicate ai

malati della Diocesi sonopreviste oltre che nei tre

ospedali della Diocesi anchenelle residenze che ospitano gli

anziani e gli ammalati. Nellaparrocchia di N.S. de La Salet-te in Olbia, grazie alle associa-zioni di volontariato, arrive-ranno malati da diverse par-

rocchie e molti riceveranno ilsacramento dell’Unzione degliinfermi.

Sini e Pala alle pagg. 3-16

Festa ACR a LuogosantoOltre mille tra bambini, ragazzi, genitori, parroci e catechisti hanno partecipato domenica 29 gennaio a Luogosanto per la festa della pace.

Alberto Farina, segretario Cisl dei pensionatiQuasi quarant’anni di Cisl sempre in primo piano per difendere i diritti deilavoratori. La nostra intervista.

Le parrocchie celebrano i loro Santi PatroniDon Bosco, Sant’Antonio Abate, San Paolo Apostolo eSan Sebastiano sono i santifesteggiati dalle rispettive comunità di Olbia e Bulzi.

Tempio, inaugurato il centro “Dimmi ti ascolto”È una delle poche strutturedi questo tipo in Italia. La prima realizzata dallaChiesa. Del progetto èstato informato Papa Francesco.

A pag. 4

Alle pagg. 8, 9, 11 A pag. 10

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N. 3 Anno XXV

10 febbraio 2017

GALLURAANGLONA& var ie2

Nuova Serie

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Proprietà:Diocesi di

Tempio-Ampurias

AmministratoriGavino Fancellu

Direttore responsabile:don Giovanni Sini

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Condirettore:Daniela Astara

Redazione:Franco Fresi

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Gianni SattaPietro ZannoniTomaso Panu

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ITALIAordinario € 20,00

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ESTERO+ spese di spedizione

HANNo collAborAToSebastiano Sanguinetti

Tomaso Panu - Gianni Sini Sebastiano Depperu - Daniela AstaraFilippo Sanna - Marella Giovannelli

Antonella Sedda - Massimiliano CivininiMiuccio Demontis - Santino Cimino Giuseppe Costanzo - Donatella SiniValerio Baresi - Cipriano Okoronkwo

Antonio Remigio Pengo - Roberto SpanoMaria Teresa Inzaina - Luigi Agus

Maria Teresa Mazzone - Franco Pala

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Questo numero di Gallura & Anglonaè stato consegnato alle Poste, per la

spedizione, il 12 febbraio 2017.

NOTIZIE SUL PAPA

NOTIZIE DALLA SARDEGNA

NOTIZIE DAL MONDO

Messaggio del Santo Padre per la 51ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali«Vorrei offrire un contributo alla ricerca di uno stile comunicativo aperto e creativo, - si legge nel messaggio - chenon sia mai disposto a concedere al male un ruolo da protagonista, ma cerchi di mettere in luce le possibili solu-zioni, ispirando un approccio propositivo e responsabile nelle persone a cui si comunica la notizia. Vorrei invitaretutti a offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo narrazioni contrassegnate dalla logica della “buona noti-zia”». «La vita dell’uomo - prosegue - non è solo una cronaca asettica di avvenimenti, ma è storia, una storia cheattende di essere raccontata attraverso la scelta di una chiave interpretativa in grado di selezionare e raccogliere idati più importanti. La realtà, in sé stessa, non ha un significato univoco. Tutto dipende dallo sguardo con cui vienecolta, dagli “occhiali” con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa. Da dovedunque possiamo partire per leggere la realtà con “occhiali” giusti? [...] Questa buona notizia che è Gesù stesso nonè buona perché priva di sofferenza, ma perché anche la sofferenza è vissuta in un quadro più ampio, parte inte-grante del suo amore per il Padre e per l’umanità».

XXI Giornata Mondiale della Vita Consacrata «Il canto di Simeone è il canto dell’uomo credente che, alla fine dei suoi giorni, può affermare: è vero, la speranzain Dio non delude mai». Lo ha detto il Papa, nell’omelia della Messa celebrata nella basilica di S. Pietro per la Gior-nata mondiale della vita consacrata. Simeone e Anna, nella vecchiaia, «sono capaci di una nuova fecondità, e lo te-stimoniano cantando», ha evidenziato il Papa. Ciò significa, ha spiegato, che «la vita merita di essere vissuta consperanza perché il Signore mantiene la sua promessa». Sarà lo stesso Gesù a «spiegare questa promessa nella si-nagoga di Nazaret: i malati, i carcerati, quelli che sono soli, i poveri, gli anziani, i peccatori sono anch’essi invitatia intonare lo stesso canto di speranza. Gesù è con loro, è con noi».

Appello del Papa per i terremotati«Vorrei rinnovare la mia vicinanza alle popolazioni dell’Italia centrale che ancora soffrono le conseguenze del ter-remoto e delle difficili condizioni atmosferiche. Non manchi a questi nostri fratelli e sorelle il costante sostegnodelle istituzioni e la comune solidarietà. E per favore che qualsiasi tipo di burocrazia non li faccia aspettare e ulte-riormente soffrire» è l’appello di Papa Francesco al termine dell’Angelus del 29 gennaio 2017 in piazza San Pietro.

Mons. Becciu delegato speciale del Papa per l’Ordine di MaltaPapa Francesco ha nominato mon. Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generalidella Segreteria di Stato, delegato speciale del Sovrano Militare Ordine Ospedalierodi San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta in vista del Capitolo straordina-rio che dovrà eleggere il nuovo Gran Maestro. Becciu «curerà tutto ciò che attiene alrinnovamento spirituale e morale dell’Ordine, specialmente dei Membri professi, af-finché sia pienamente realizzato il fine ‘di promuovere la gloria di Dio mediante lasantificazione dei Membri, il servizio alla Fede e al Santo Padre e l’aiuto al prossimo’,come recita la Carta Costituzionale».

Strage nella moschea a Quebec City in CanadaSei persone sono state uccise e altre otto sono rimaste ferite la sera del 29 gennaio da alcuni uomini che han-no aperto il fuoco su decine di fedeli riuniti per la preghiera della sera in una moschea della capitale del Que-bec. Il primo ministro Justin Trudeau ha condannato quello che ha definito un “attentato terrorista”. Per lastrage è stato fermato dalla polizia Alexandre Bissonnette, 27 anni, franco-canadese. Un secondo fermato,Mohamed el Khadir, di origini marocchine, viene ritenuto solo un testimone.

Paura al museo del Louvre Un terrorista ha tentato di entrare all’interno del Museo del Louvre con un machete. Dopo aver aggredito gliuomini armati che si trovavano al Carrousel du Louvre, i militari hanno risposto ferendo l’aggressore. Unmembro delle forze di sicurezza, della cosiddetta ‘Operazione Sentinelle’, per la sorveglianza dei punti sensi-bili della capitale francese, è rimasto leggermente ferito alla testa. L’uomo è Abdallah E-H., 29 anni, egizianoe avrebbe urlato «Allah Akhbar».

Inaugurazione anno giudiziarioInaugurato lo scorso 28 gennaio a Cagliari, l’anno giudiziario del distretto della Sardegna. Presente alla ceri-monia l’ex ministro della Salute, Renato Balduzzi, componente del Csm. «Il problema più rilevante nel di-stretto di Cagliari - ha detto il presidente vicario della Corte d’Appello, Antonio Onni, nella sua relazione - ècostituito dalla iscrizione di un numero inaspettato di cause dei richiedenti asilo che ha mandato al collassol’organizzazione del tribunale. Il fenomeno criminale più rilevante, invece, almeno come numeri, è costituitodalla droga sia come coltivazione che come traffico organizzato».

Emiliano Deiana nuovo presidente dell’AnciÈ il sindaco di Bortigiadas, Emiliano Deiana, il nuovo presidente dell’Anci, (associazione nazionale comuniitaliani). L’esponente del Pd è stato eletto il 31 gennaio scorso. A più di quattro mesi dall’elezione, poi annul-lata, del sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini (Pd), l’Anci Sardegna ha il suo nuovo presidente e prende il postodi Pier Sandro Scano, alla guida dei sindaci dal 2014.

Mons. Angelo Becciu

3pr imo p iano GALLURAANGLONA&N. 3 Anno XXV

10 febbraio 2017

L’11 febbraio prossimo sarà cele-brata, in tutta la Chiesa e in modoparticolare a Lourdes, la XXVGiornata Mondiale del Malato, sultema: Stupore per quanto Diocompie: «Grandi cose ha fatto perme l’Onnipotente…» (Lc 1,49).Istituita da Giovanni Paolo II nel1992 e celebrata per la prima voltaproprio a Lourdes l’11 febbraio1993, questa Giornata vuole esse-re un’occasione di attenzione spe-ciale alla condizione degli amma-lati e, più in generale, dei soffe-renti; e al tempo stesso invita chisi prodiga in loro favore, a partiredai familiari, dagli operatori sani-tari e dai volontari, a rendere gra-zie per la vocazione ricevuta dalSignore di accompagnare i fratelliammalati. Tanti pellegrini in quelgiorno andranno con il pensieroalla Grotta di Massabielle, dinanziall’effige della Vergine Immacola-ta, nella quale l’Onnipotente hafatto grandi cose per la redenzio-ne dell’umanità. Il Papa in questagiornata “Desidera incoraggiaretutti, malati, sofferenti, medici,infermieri, familiari, volontari, a

contemplare in Maria, Salute deimalati, la garante della tenerezzadi Dio per ogni essere umano e ilmodello dell’abbandono alla suavolontà; e a trovare sempre nellafede, nutrita dalla Parola e dai Sa-cramenti, la forza di amare Dio e ifratelli anche nell’esperienza del-la malattia”. Come santa Berna-dette siamo sotto lo sguardo diMaria. L’umile ragazza di Lour-des racconta che la Vergine, da leidefinita “la Bella Signora”, laguardava come si guarda una per-sona. Queste semplici parole de-scrivono la pienezza di una rela-zione. Bernadette, povera, analfa-beta e malata, si sente guardatada Maria come persona. La “BellaSignora“ le parla con grande ri-spetto, senza compatimento.Questo ci ricorda che ogni malatoè e rimane sempre un essere uma-no, e come tale va trattato. Gli in-fermi, come i portatori di disabili-tà anche gravissime, hanno la lo-ro inalienabile dignità e la loromissione nella vita e non diventa-no mai dei meri oggetti, anche sea volte possono sembrare solo

passivi. Bernadette, dopo esserestata alla Grotta, grazie alla pre-ghiera trasforma la sua fragilità insostegno per gli altri, grazie al-l’amore diventa capace di arric-chire il suo prossimo e, soprattut-to, offre la sua vita per la salvezzadell’umanità. Nella GiornataMondiale del Malato possiamotrovare nuovo slancio per contri-buire alla diffusione nelle nostrecomunità di una cultura rispetto-sa della vita, della salute e dell’am-biente; un rinnovato impulso alottare per il rispetto dell’integrali-tà e della dignità delle persone. Lanostra diocesi vivrà questa giorna-ta intensamente negli ospedali diTempio, Olbia e La Maddalena.Nella parrocchia di N.S. de La Sa-lette in Olbia, grazie alle associa-zioni di volontariato, arriverannomalati da diverse parrocchie emolti riceveranno il sacramentodell’Unzione degli infermi.

San Giovanni di Dio, alsecolo Juan Ciudad nacquea Montemor-o-Novo l’8

marzo 1495. È il fondatoredell’Ordine ospedaliero detto dei“Fatebenefratelli”. Morì a Granada l’8 marzo 1550.Nel 1690 papa Alessandro VIII

lo proclamò santo. È patronodegli ospedali e degli infermiassieme a San Camillo de Lellis.Sono numerosi i nosocomi a luidedicati, come quello di Olbia.Fino all’età di 27 anni Juan sidedicò prima alla pastorizia epoi si arruolò nell’esercito. Con i soldi guadagnati viaggiòmolto e poi aprì una biblioteca.Da tempo però avvertiva unavocazione speciale verso i poverie i malati. La conversioneavvenne in seguito a una predicadi San Giovanni D’Avila. Juan entrò in crisi e girovagòper la città di Granada dove nelfrattempo si era stabilito eagitandosi e rotolandosi perterra, rivolgeva ai passanti lafrase che sarebbe divenutal’emblema della sua vita: «Fate(del) bene, fratelli, a voi stessi». Considerato pazzo, fu rinchiuso

nell’ospedale Reale di Granada,da dove uscì qualche mesedopo. Dopo essersi posto sottola guida di Giovanni d’Avila, sirecò in pellegrinaggio alMonastero reale di Santa Mariade Guadalupe e, tornato aGranada, diede inizio alla suaopera di assistenza ai poveri,malati e bisognosi. Si unirono a lui altre persone,che si dedicaronocompletamente all’assistenza aimalati. Fondò il suo primo ospedale eorganizzò l’assistenza secondole esigenze di quelli checonsiderava i ‘suoi’ poveri. L’Arcivescovo di Granada glicambiò il nome in Giovanni diDio. Si impegnò anche nei confrontidelle prostitute, aiutandole areinserirsi nella società.

In Diocesi previste celebrazioni negli ospedali di Tempio, Olbia e La Maddalena

Papa Francesco: “È bene prendersi cura integralmente della persona”Nella parrocchia di N.S. de La Salette i malati riceveranno il sacramento dell’Unzione degli infermi

«Finché riceverò le adeguate cure mediche, allora iovivrò e vorrò vivere con dignità»

Pubblichiamo le parole diMarisella Datome, donna,moglie e madre, di Olbia,malata di Sla per oltre diecianni e scomparsa il 5gennaio 2017. Quando èarrivata la malattia, quella piùbrutta, un giorno arrivò ascrivere queste parole:

«La Sla mi nega il futuro. For-te e ricca del mio passato, ilmio futuro sarà fatto di pre-sente. Quotidianamente la vi-ta rinnova il suo miracolo: iovivo, ci sono e non sono sola.Io amo e sono amata, tutto in-torno è vita e io non sono sem-plice spettatrice, io faccio par-te dello spettacolo. Finché iovedrò il cielo, finché sarò cul-lata da dolci melodie, inebria-ta da fragranti profumi, finchésentirò l’amore dei miei cari efinché io stessa saprò trasmet-tere amore e infondere sereni-tà, finché mi sarà riconosciutoun ruolo nella famiglia e quin-di nella società, finché riceve-rò le adeguate cure mediche,allora io vivrò e vorrò vivere,con dignità. Quando cadrò iomi rialzerò con i piedi saldi aterra, gli occhi rivolti al cieloper catturare l’unico raggio disole che mi illumini il viso, perpoter continuare a sorridereed emozionarmi ancora per unfiore che sboccia. Il male para-lizzerà il mio corpo ma non ilmio pensiero che agile e con-solatorio correrà al cuore e ri-temprerà lo spirito».

Giornata Mondiale del Malatodi Gianni Sini

San Giovanni di Dio: «Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi»

Malati in processione a Lourdes

San Giovanni di Diodipinto da Murillo

N. 3 Anno XXV

10 febbraio 2017

GALLURAANGLONA& at tua l i tà4

Con il taglio del nastro e la fir-ma della convenzione tra laDiocesi di Tempio-Ampurias

e il Tribunale di Tempio è statoinaugurato sabato 4 febbraio il cen-tro denominato “Dimmi ti ascolto”,uno spazio nato per raccontare e ac-cogliere il disagio di minori e dei lo-ro genitori, ma anche dedito al-l’ascolto protetto e all’attivazione diun percorso di aiuto alla famiglia.Lo spazio nasce dall’esigenza di of-

frire alle famiglie la possibilità dicondividere con uno specialista ildisagio emerso nelle proprie case enei contesti di vita frequentati, chepotrebbe essere dovuto alla separa-zione dei genitori, al maltrattamen-to, all’abuso psicologico, fisico osessuale, e ancora a disturbi ali-mentari, al bullismo, fino a semplicimanifestazioni di ansia o depressio-ne. Il progetto, realizzato in pocopiù di tre mesi coinvolge tutto il ter-ritorio. Promosso dalla Diocesi at-traverso l’ ”associazione centro diascolto Voce Amica”, è co-finanzia-to dal Comune di Tempio e dal-l’Unione dei Comuni. La strutturache ospiterà lo spazio dedicato aiminori è stato ricavato all’interno

della Casa del Fanciullo. Una stanzasarà dedicata all’ascolto di bambinie adolescenti, un’altra al sostegnodella coppia. Tra le due stanze è sta-to sistemato uno specchio unidire-zionale a disposizione del Tribunaleper le audizioni protette o incidentiprobatori. Il centro dispone inoltre,di una cucina-soggiorno e di due ca-mere destinate alla pronta acco-glienza di persone ritenute non ido-nee a far ritorno a casa. Si tratta del-

la prima strut-tura di questotipo realizzatadalla Chiesa edel progetto –ha detto S. E.Mons. Seba-stiano Sangui-netti durante ilsuo intervento«è stato infor-mato an che Pa-pa Francesco». «La Chiesa nel-la sua lunga sto-ria si è sempreoccupata degliadolescenti, dei

giovani, sopratutto in un’operaeducativa preventiva – ha spiegatoil Vescovo - ma oggi è particolar-mente pressante il dramma dell’in-fanzia che sempre più spesso è vitti-ma di violenze, maltrattamenti,mobbing e di stalking. Questo pro-getto nasce come un bisogno mora-le, come dovere imprescindibile diprenderci cura di questa parte fra-gile della società. Un impegno, unobbligo, un dovere cui non possia-mo sottrarci. Tutti e tutti insieme.Ma anche un modo per dire da cheparte sta la Chiesa. E senza esitazio-ne diciamo che sta sempre dallaparte delle vittime. Anche perchésono vittime speciali, fragili e a lorova prestata la massima attenzione,

noi non ci siamo mai voluti ti-rare indietro. La soddisfazio-ne che abbiamo è che noi nonsiamo soli. Perché in questoprogetto l’intero territorio èvoluto entrare, non da spetta-tore ma da protagonista».«Uno dei motivi per cui è na-to questo centro è la pedofilia,- ha spiegato don AntonioTamponi, presidente del-l’associazione “Voce Ami-ca”, poi per tutta la violenzasui minori. Non abbiamo pau-ra di usare questo termineperché non esistono medicipedofili, genitori pedofili, pre-ti pedofili, esistono pedofiliche diventano medici, genito-ri, preti che vanno fermatiperché la parafilia è una ma-lattia, loro sono consapevoli e c’èuna pena da pagare e un problemasociale da gestire. Non dobbiamoaver paura di ciò che si verifica, ab-biamo avuto tempi molto più diffi-cili nella storia della Chiesa, oggisono più grandi perché sono media-tici. Il Vescovo non ha avuto pauradi sposare questo progetto che aprenuove frontiere di carità, una dellequali è la collaborazione con il car-cere di Nuchis che vedrà dei sistemidi lavoro e di reintegrazione». «Ini-ziative come queste possono rap-presentare un avanzamento impor-tante in civiltà - ha detto il sottose-gretario al ministero dellaGiustizia Gennaro Migliore.Questa Casa del Fanciullo, questostrumento di accoglienza e diascolto rinnovano tanti discorsiche possono tradursi in una realtàviva, quella di considerare le per-sone che sono attraversate da do-lori profondi, come i minori e leloro famiglie, come soggetti in-nanzitutto e non solamente dei te-sti, degli imputati che attraversa-

no un percorso giudiziario». All’incontro ha preso parte ancheil sindaco di Tempio, AndreaBiancareddu: «Abbiamo volutocreare a Tempio un polo giudizia-rio. Siamo la prima città in Italiaad applicare la giustizia riparativae da oggi avremo anche una salaper le audizioni protette». «Que-sta struttura è importante perascoltare i nostri figli anche nel di-sagio – ha spiegato la psicologa epsicoterapeuta Letizia Marazzi,ispiratrice con don Tamponie parte attiva nel progetto. Ildisagio ha tante forme e per farlospesso ci vogliono dei luoghi appo-siti che non tutti hanno. Questoprogetto viene incontro proprio aquesta necessità». L’accesso alservizio potrà avvenire in mododiretto da parte degli interessatitramite un numero dedicato alprogetto (tel. 3407507208) oppu-re con l’aiuto e la mediazione di al-tri servizi (sociali, scuole del terri-torio, medici, professionisti che avario titolo operano nel sociale.

Lo spazio è a disposizione del Tribunale per le audizioni protette o incidenti probatori

Tempio, inaugurato il centro “Dimmi ti ascolto” All’incontro ha preso parte il sottosegretario Gennaro Migliore

Luras, “Tripadvisor” premia il sito degli olivastri millenari

La Gallura interna è la regina dei siti turi-stici più apprezzati. Lo dice la gente e loafferma “Tripadvisor”, uno dei portali diviaggi e turismo più celebri al mondo.Questa volta, il riconoscimento massimocon 5 pallini verdi su 5 va al sito degli oli-vastri millenari di Santu Baltolu di Caranadi Luras, gestito dalla cooperativa di gio-vani “Mas que nada” di Luras. Il certifica-to di eccellenza, riferito all’anno 2016 èarrivato qualche giorno fa. Il punteggioviene attribuito in base alle recensioni chei visitatori lasciano dopo aver visitato il si-to naturalistico che si trova nella spondalurese del bacino del Liscia. “Siamo mol-to soddisfatti del risultato - commentanoi ragazzi della cooperativa - continuere-mo a promuoverlo e a lavorare bene”.Soddisfazione è stata espressa anche

dall’Amministrazione Comunale che pro-muove il suo sito nel mondo. Gli olivastrimillenari nello stesso sito sono due: il piùgrande “s’Ozzastru” ha un’età stimata sui4mila anni ed è stato dichiarato monu-mento naturale; il secondo, a poche cen-tinai di metri ha, invece, un’età stimata trai 2000 e i 2500 anni. Entrambi fanno partedella specie dell’Olea silvestris (olivastroo ulivo selvatico). Nel sito, ogni anno, ar-rivano diverse decine di migliaia di visita-tori da ogni parte del mondo: i due alberisono, infatti, segnalati in tutte le più im-portanti guide turistiche del mondo. Tragli stranieri i più assidui sono i tedeschi, ifrancesi e gli inglesi che non mancanomai ogni anno. Seguiti da spagnoli e daituristi del nord Europa. Buon numero dipresenze, nel corso degli anni è stata re-gistra anche dagli Usa e dall’America La-tina. Nelle firme dei visitatori, però, com-paiono i paesi di quasi tutto il mondo.

Il premiodi Sebastiano Depperu

Un olivastro millenario di Luras

Da sinistra mons. Sebastiano Sanguinetti,

Gennaro Migliore, Letizia Marazzi e don

Antonio Tamponi

Una stanza dedicata ai minori

5at tua l i tà GALLURAANGLONA&N. 3 Anno XXV

10 febbraio 2017

Alberto Farina(Bulzi, classe 1950) inizia la sua car-riera sindacale da giovane, una pas-sione trasmessagli dalla madre Ge-rolama. A 21 anni è consigliere co-munale della Democrazia Cristiananel suo paese nonché sindacalistadell’azienda in cui lavora, la GecoMeccanica di Porto Torres che si oc-cupa di impianti petrolchimici. Fa-rina è tra i fondatori della Cisl Gallu-ra assieme a Mario Medda, Salvato-re Fadda, Donato Pedroni, GianniSatta e Rosario Romeo. Negli annihanno avuto un ruolo nella Cisl gal-lurese anche Salvo Manca, MassimoTedde e attualmente governata dalgiovane dirigente Mirko Idili. Oggi,allo scoccare dei 66 anni, è il nuovosegretario provinciale gallurese del-la Federazione Nazionale Pensiona-ti della Cisl. Il consiglio generale loha eletto all’unanimità lo scorso pri-mo dicembre. Da due anni è anchepresidente del Comitato Provincialedell’Inps del Nord Sardegna. Ci diamo appuntamento nella se-de della Cisl di Olbia, in via Cima-bue. Mi racconta gli inizi del suoimpegno sociale, i tanti casi disfruttamento di cui si è occupato,le resistenze e le lotte per siglare iprimi accordi sindacali, gli annidell’Eldorado gallurese, la crisi e lapossibile rinascita legata, a suo av-viso, a tre pre-condizioni: Meri-diana, Mater Olbia e investimentidel Qatar che, secondo alcune sti-me, potrebbero aggirarsi intornoagli otto miliardi di euro nei pros-simi dieci anni. Mi parla, infine, dicome è cambiato, negli ultimi qua-rant‘anni, il ruolo del sindacato.

Com’è nata la sua passioneper il sindacato?«La mia esperienza nasce nei pri-mi anni Settanta, a Porto Torres.All’epoca c’era il boom dell’indu-strializzazione in Sardegna che ri-guardava anche Ottana e Mac-chiareddu. Mi sento figlio di quel-l’esperienza, ma non solo io. Perdare qualche numero, basti pen-sare che il mio paese, Bulzi, inquegli anni aveva 600 abitanti e,di questi, 60/70 lavoravano aPorto Torres. Ci si svegliava lamattina alle 5.30 e, in pullman, siandava a lavorare, come migliaiadi persone in tutto il circondario.La passione politica e sindacale,però, me la trasmise mia madre.Lei era un punto di riferimentonon solo per me ma anche per lacomunità. Ha cresciuto otto figli,una era poetessa ed è stata la pri-ma donna a tradurre la messa insardo. Impegnata in Chiesa, can-tava e aiutava gli altri. Dicevasempre che c’era qualcosa che miportava ad aiutare gli altri. L’in-gresso nella Cisl è stato un fattonaturale».

Quando è iniziata la sua carriera?«Cominciai come rappresentanteaziendale e, quando arrivò la crisidel petrolchimico, nel 1978, leaziende collocarono i lavoratori incassa integrazione. Quella dovelavoravo io, pur essendo una so-cietà dell’Ente Siciliano minera-rio, non aveva versato i contributiall’Inps e così fummo esclusi dagliammortizzatori sociali. Occupam-mo prima l’azienda e poi Piazzad‘Italia, a Sassari. Per 36 giorni,con i mezzi dell’azienda, tra cuiuna gru, manifestammo davantialla prefettura. Erano anni difficilie, quando venne sequestrato AldoMoro, la tensione salì alle stelle. Ilprefetto mi convocò per dirmi: “Oportate via le gru o vi arrestiamo”.Fu in quel periodo che la Cisl michiese la disponibilità per fare ilsindacalista a tempo pieno a Ol-bia, nel settore turistico-alber-ghiero».

Che realtà l’aspettava in Gallura?«Quando mi occupai degli alber-ghi, esclusi quelli della CostaSmeralda, trovai una realtà diffi-cile. In molti casi non venivanogarantiti i diritti fondamentali deilavoratori. A Baja Sardinia, SantaTeresa, Cannigione si lavoravaper 12/13 ore al giorno senza assi-curazione. I dipendenti dormiva-no in roulottes. Era la vigilia del

boom turistico della Gallura. Ar-rivavano migliaia di persone datutta la Sardegna. Ci furono an-che presenze internazionali gra-zie al Club Méditerranée e allaValtur».

Nel chiedere tutele per i dipendenti, avete trovato resistenze da parte dei datoridi lavoro? «Sì, soprattutto dagli imprendito-ri locali. Ci sono stati diversi mo-menti di tensione, ad esempioall’Hotel delle Vigne, dove il per-sonale non veniva pagato e deci-demmo di occupare l’albergo. Ilprimo accordo arrivò nel 1978.Con la Cgil riuscimmo a siglare undocumento con 14 alberghi di Ba-ja Sardinia che concedeva diversetutele, come il diritto di preceden-za per la stagione successiva e gliscatti di anzianità. Tutele di cuisiamo stati antesignani a livellonazionale. Poi ci fu l’accordo con ilconsorzio Costa Smeralda, ancoraoggi una pietra miliare».

Quando è iniziata la crisi? «Direi intorno al 2006/2007, conil ritiro degli americani da LaMaddalena. All’epoca ci fu unapromessa non mantenuta: il G8.In teoria, avrebbe dovuto dare unnuovo slancio. Seguì, invece, lacrisi industriale in cui tutti i setto-ri rimasero coinvolti».

La Gallura sta vivendoancora un periodo difficilecon aziende che chiudono olicenziano. È il caso dellalavanderia industriale Clea.Come potrebbe ripartire laGallura?«Ci sono tre pre-condizioni. In-nanzitutto Meridiana, poi il MaterOlbia e quindi gli investimenti delQatar. Si stima che, nei prossimidieci anni, si investiranno circaotto miliardi. Il problema è il tem-po. Ci sono stati ritardi sull’ospe-dale Mater Olbia ma sono convin-to che il progetto decollerà perchéc’è l’impegno dello Stato Italiano,quello del Qatar e anche perché,nell’operazione, è coinvolto l’ospe-dale pediatrico Bambin Gesù e,quindi, il Vaticano. Occorrerà co-munque vigilare affinché questomodello di sviluppo non vengainterrotto. Ci sono forti resisten-ze in molti settori della sanitàsarda».

Com’è cambiato il ruolo del sindacato in questi anni?«Negli anni ’70 e ’80 c’è stataun’attenzione particolare verso le

istanze dei lavoratori. Il sindacatoaveva un ruolo. Non solo nellefabbriche ma anche nella società.Poi sono arrivati gli anni del ter-rorismo e credo che, senza la forteresistenza del mondo del lavoro,orientato da Cgil Cisl e Uil, il ter-rorismo non sarebbe stato scon-fitto. Il quadro politico degli anni1994 e 1995 ha influito molto nel-la delegittimazione delle organiz-zazioni sindacali. E il nostro terri-torio, a causa di un referendum“demagogico”, ha perso anche laProvincia. Ciò ha sottratto pre-senza istituzionale e creato dipen-denza nei confronti della Regionee del Governo».

Da qualche mese lei è statoeletto segretario provincialedella Federazione Nazionaledei pensionati. Con ottomilaiscritti siete la terzafederazione in Sardegna,dopo Cagliari e Sassari.Quali saranno i suoiimpegni?«L’accordo che abbiamo raggiun-to con il Governo è una parziale ri-sposta alle richieste dei pensiona-ti. L’impegno che assumerò nelprossimo congresso del sindacato,in programma il 15 marzo a Tem-pio, è quello di iniziare una con-trattazione con le amministrazio-ni locali per chiedere maggiori tu-tele per gli anziani. I Comuni, intal senso, possono attuare diversiinterventi a livello locale, comel’abbattimento di alcune tasse co-munali, ad esempio la Tari, inter-venire nel sistema dei trasportioppure promuovendo iniziative afavore dei meno abbienti».

Qual è stata la soddisfazionepiù grande in tutti questi anni trascorsi nel sindacato?«Ritornare a casa sapendo di avercontribuito ad aiutare qualcuno. Èquesta è la mia soddisfazione. Miamoglie e i nostri due figli mi hannosempre sostenuto. Per questi annidevo dire grazie alla Cisl».

L’intervista Alberto Farina (Cisl): «Meridiana, Mater Olbia e Qatar. Così la Gallura riparte»di Daniela Astara

Michelina Cimino, sorella di mons. Francesco Cimino,nata a Castelsardo il 28 gennaio 1911ha compiuto 106 anni. Ancora lucida, è ospite della casa peranziani San Giuseppe a Golfo Aranci,gestita dalle Figlie di Gesù Crocifisso.È la lettrice più anziana di Gallura eAnglona. Anche il sindaco GiuseppeFasolino le ha fatto visita il giorno delsuo compleanno.

AlbertoFarina

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Ritorna anche in Gallura laGiornata del Farmaco, l’ap-puntamento giunto alla

XVII edizione è in programma sa-bato 11 febbraio. Questo impor-tante gesto di condivisione, findalla prima edizione è stato accol-to con entusiasmo e portato avantianche in Gallura e ad Olbia graziead un gruppo di amici che si è viavia allargato, in particolare, dalloscorso anno aderiscono pratica-mente tutte o quasi le farmacie cit-tadine e si registra una intensa eapprezzata opera di sensibilizza-zione dei titolari degli esercizi me-dico sanitari e del personale. L’ap-pello delle coordinatrici olbiesi,Daniela Lintas e Laura Soldo, è ri-volto a tutti i volontari e alle asso-

ciazioni - che da tempo sostengo-no questa iniziativa - e ai nuovi vo-lontari, sempre ben accetti, «per-ché quello che più conta, oltre altentativo di dare risposta al biso-gno sempre in aumento di medici-nali dalla popolazione meno ab-biente, è la bella e coinvolgentepossibilità di far crescere la cultu-ra della solidarietà e della condivi-sione». In tutta Italia sono 101 leprovince che aderiscono alla Gior-nata e 3600 le farmacie che espon-gono la locandina nelle quali saràpossibile acquistare uno o più me-dicinali da banco da donare ai po-veri, assistiti dai volontari di Ban-co Farmaceutico (anche quest’an-no sono più di 14.000). I farmaciacquistati saranno consegnati di-

rettamente agli oltre 1.600 enticonvenzionati con la FondazioneBanco Farmaceutico onlus. Du-rante la raccolta dello scorso annosono stati raccolti 353.851 farmaci,per un controvalore commercialepari a circa 2 milioni di euro. Nehanno beneficiato oltre 557.000persone assistite dagli enti con-venzionati. In 16 anni, la Giornatadi Raccolta del Farmaco ha rac-colto oltre 4.100.000 farmaci, perun controvalore commerciale dicirca 24 milioni di euro. In 3 anni,la richiesta di farmaci da partedegli enti convenzionati con Ban-co Farmaceutico è salita del 16%,a fronte del costante aumento de-gli indigenti assistiti: gli utenticomplessivi, inoltre, sono cre-

sciuti nel 2016 del 37,4% (nel2016, gli enti sostenuti da BancoFarmaceutico hanno aiutato oltre557mila persone, il 12% dei pove-ri italiani). Le difficoltà, infine,non riguardano solo i poveri: ol-tre 12 milioni di italiani e 5 milio-ni di famiglie hanno dovuto limi-tare il numero di visite mediche ogli esami di accertamento per ra-gioni di tipo economico. È quantoemerge dall’ultima edizione di“Donare per curare: Povertà sani-taria e Donazione Farmaci”, ilrapporto sulla povertà sanitariarealizzato da Banco Farmaceuticoin collaborazione con l’Osservato-rio Donazione Farmaci. Per info ed approfondimenti:www.bancofarmaceutico.org.

Non hanno perso tempo gli amicidel mercatino del libro di Olbia.Chiusa la 36a edizione a ottobrehanno subito guardato al futuro.Con entusiamo. Dovuto, oltre chedal buon esito di questo gesto chesi ripete miracolosamente dal1980, anche perché la direzionedel centro commerciale Gallura haofferto loro ospitalità stabile e,quindi, possibilità di programma-

re nuove e diverse iniziative. Pina,Rita e Marco, colonne portantidella associazione culturale, coa-diuvati da altri amici che si avvi-cendano, hanno deciso e avviato leprime novità: a novembre, un po-meriggio è stato dedicato ai piùpiccoli che, grazie al contributo diVanna, insegnante in pensione,sono stati “iniziati” alle favoleclassiche con commento e critica. Ibambini hanno gradito e la loro vi-vace partecipazione ha fatto pre-vedere repliche periodiche, proba-

bilmente sperimentando anche le-zioni/racconto di Epica adeguateall’età degli utenti. Sempre nelmese di novembre nel punto ven-dita del Pozzo Sacro è stata orga-nizzata la Colletta Alimentare cheha coinvolto l’intero staff. Poi an-cora il book sharing, ovvero la pos-sibilità di cedere e prendere libri(romanzi e narrativa) senza la ne-cessità di acquistarli. «Questa no-vità consiste nel lasciare un propriolibro nella nostra libreria e prenderneun altro in prestito - ci racconta Mar-

co, presidente dellaassociazione - per-mettendo di unire igrandi appassiona-ti di lettura, accre-scendo sempre dipiù la loro passio-ne, condividendolacon altri. L’invito ènaturalmente ri-volto a tutti». Dadicembre il merca-tino ha adottatonuovi turni di aper-tura per favorire ilnuovo corso: mar-tedì, giovedì e sa-bato, dalle ore 16alle 18, giusto periniziare. Il 2017prevede anche altriimpegni, Rita e Pi-na ne anticipanoqualcuno: «Stiamoipotizzando di indi-re una borsa di stu-dio per sostenerequalche studente

meritevole di Olbia (il mercatinoda sempre, con i ricavi e le dona-zioni, sostiene progetti educativiAVSI in Kenya). Un altro progettoè quello di replicare una bella mo-stra sul tema del padre, a cura del-la Fraternità San Carlo di Mila-no». Tra le altre idee anche quelladi preparare una mostra sul mer-catino come spiega Marco: «Ab-biamo proposto a vecchi e nuoviamici del mercatino di partecipa-re ad un gruppo di lavoro che inizia raccogliere tutto il materiale ne-cessario a predisporre una mostraproprio sulla storia del mercatinoche sappia raccontare quasi ottogenerazioni di studenti olbiesi enon solo». Marco auspica per unprossimo futuro di collaborarecon l’Amministrazione Comunale:«Approfittiamo di Gallura&Anglo-na per ringraziare Franco Casu(Centro Commerciale Gallura)per l’opportunità che ci offre, econsiderando che abbiamo rice-vuto la graditissima visita “infor-male” di ben due assessori comu-nali, quella alla cultura, SabrinaSerra, e quello al bilancio, Miche-le Fiori, condividendo con loro lapreoccupazione per l’emergenzaeducativa dei nostri giovani, con-fidiamo di poter collaborare conl’Amministrazione sia con le ini-ziative in cantiere che con altreche, magari aprendoci alla colla-borazione con altre realtà asso-ciative, potremmo proporre e sul-le quali chiedere il sostegno ne-cessario secondo un correttoprincipio di sussidiarietà».

I farmaci da banco acquistati saranno dati ai poveri

Sabato 11 febbraio ritorna anche in Gallura la Giornata del FarmacoL’appuntamento è giunto alla XVII edizione

Al centro commerciale Gallura uno spazio stabile per il “mercatino dei libri usati”Da novembre la struttura ospita letture per bambini e book sharing

OlbiaFilippo Sanna

Da sinistra: Michele Fiori, Sabrina Serra e alcuni volontari

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Nata da appena quattromesi è già un punto diriferimento per asso-

ciazioni e comuni. Nel nome ècontenuto il suo obiettivo:“Gallura da Valorizzare”.L’idea è partita da un giovanetempiese, Fabrizio Carta, checon passione e tanto amore perla natura, le tradizioni, la cultu-ra e la bellezza della Gallura hamesso su una squadra di pro-fessionisti per promuovere evalorizzare il territorio, soprat-tuto quello dell’interno. L’asso-ciazione, no profit, è costituita,oltre che dal direttivo, anchedai rappresentanti di dieci co-muni (Tempio Pausania, Ca-langianus, Berchidda, Oschiri,Aggius, Luras, Sant’Antonio diGallura, Bortigiadas, Telti eLuogosanto), con lo scopo didare vita ad una vera e propria

rete territoriale. Creando ini-ziative, manifestazioni e pro-getti, nei diversi settori dellacultura, del sociale, dell’am-biente, della pianificazione ur-banistica, della storia e dell’ar-cheologia, ma anche promuo-vendo attività di ricerca e distudio, i membri di Gallura daValorizzare sono convinti chesia il nuovo modo di fare turi-smo. «Nei primi 45 giorni di vi-ta abbiamo dato il via al censi-mento, e abbiamo subito stu-diato, ideato e concretizzato deiprogetti inviati già al finanzia-mento – spiega il presidenteCarta. Inoltre abbiamo appro-vato 3 bandi di concorso riser-vati alle scuole (che sarannopubblicati prossimamente), edue concorsi fotografici. Stia-mo progettando eventi regio-nali che catalizzeranno l’atten-

zione della Regione sulla No-stra Gallura, per quanto con-cerne la valorizzazione del ter-ritorio attraverso lo strumentodello sport 4x4, parapendio,trekking, MTB e tanto altro an-cora». Tra le altre iniziativemesse in campo una convezio-ne con la compagnia di naviga-zione Grimaldi permetterà aitesserati di usufruire di unosconto del 15%. Scoperte sulmonte Limbara oltre mille spe-cie di piante diverse e alcuneesclusive di quel luogo. Non so-lo, il monte nel mese di maggiosarà centro di interesse scienti-fico per la presenza di un Os-servatorio Astronomico. Dopouna lezione di astronomia saràpossibile per tutti vedere attra-verso un telescopio la Luna,Giove e i suoi satelliti, Saturnocon i suoi anelli e le stelle.

“Senza passare dal VIA”, la storia della Centraledi Ottana al Museo di OlbiaIl docufilm è stato dedicato a Maurizio Carta, direttore di 5Stelle, recentemente scomparso

Il docufilm “Senza passare dalVIA. L’industria nella Sardegnacentrale” di Antonio Sanna e

Umberto Siotto è stato proiettato loscorso 21 gennaio nell’auditoriumdel Museo Archeologico di Olbia. Illavoro è stato presentato dalla gior-nalista Stefania Costa che, in aper-tura di serata, ha ricordato la figuradi Maurizio Carta, indimenticabilecollega e amico. Al compianto diret-tore di Cinquestelle Sardegna,l’emittente televisiva regionale nel-la quale, per moltissimi anni, ha la-vorato anche Antonio Sanna, è sta-ta dedicata sia la pellicola sia la ma-

nifestazione, patrocinata dal Co-mune di Olbia. Nel suo intervento,Bachisio Bandinu ha evidenziato imeriti del film,“un’inchiesta prege-vole che analizza gli avvenimenti, ifatti e le responsabilità dell’indu-strializzazione fallita nella Sarde-gna Centrale. E non si tratta solo diun fallimento storicamente accerta-to negli anni ma riguarda il presen-te. Pensiamo ai soldi spesi in questiultimi anni nell’inutile tentativo ditenere in vita un’industria senza al-cuna prospettiva e, soprattutto, og-gi paghiamo il prezzo altissimodell’inquinamento anche rispettoalla salute dei cittadini. A suo tem-po si disse che l’industria era l’unicapossibile risorsa per lo sviluppo del-la Sardegna centrale; l’industria sìma non quella della chimica di baseche, oltre ai rischi per la salute e aldanno per l’ambiente non sollecita-va un’imprenditoria locale e un in-dotto diffuso per lo sviluppo di atti-vità artigiane e la piccola industria.”I due autori hanno lavorato 18 mesiper produrre questo documentarioche, colmando un vuoto, racconta

le origini e la storia del Polo Petrol-chimico di Ottana. Ideato nel 1968e poi realizzato al centro della Sar-degna, distante decine di km daiporti isolani e dagli altri siti indu-striali, fonte di approvvigionamen-to delle materie prime necessarie alfunzionamento degli impianti. Ne-gli anni, la natura sociale dell’inter-vento, finanziato nella quasi totalitàcon fondi pubblici, ne ha caratteriz-zato l’andamento sfavorevole intermini di resa economica, impe-dendo il raggiungimento dell’inten-to per cui era stato voluto: la crea-zione di migliaia di posti di lavoro,frenare lo spopolamento delle zoneinterne della Sardegna ed eliminareil fenomeno del banditismo. Nel2016, a 42 anni dall’entrata in pro-duzione, il sito Industriale di Otta-na, sembra arrivato al termine delsuo percorso. Lascia nel territorio,sconforto, desolazione, capannonivuoti e un sogno di sviluppo che si èinfranto sulle due ciminiere dellaCentrale Termoelettrica, attual-mente non in funzione. Dal film, innovanta minuti, emerge una detta-

gliata ed efficace ricostruzione sto-rica del processo di industrializza-zione della piana di Ottana, realiz-zata attraverso immagini, riprodu-zioni dei giornali dell’epoca e inter-viste ai protagonisti di quella sta-gione politica. Presente in sala ilsindaco di Olbia Settimo Nizzi che,alla fine della proiezione, seguita daun interessante dibattito, haespresso grande apprezzamentoper i contenuti del docufilm.

Marella Giovannelli

“Uguali e Diversi” premio Alfonso De RobertoC’è tutta la passione per l’uomo nel quar-to premio Alfonso De Roberto “Uguali eDiversi” rivolto agli studenti delle scuolesecondarie di secondo grado di Olbia. Lastessa passione che ha animato De Ro-berto durante la sua vita, una testimo-nianza di impegno sociale, fondando “Unincontro una speranza”, nella scuola, nelvolontariato, nella cultura, nelle istitu-zioni e nel lavoro giornalistico. Il concor-so è stato presentato nei giorni scorsi nel-la Biblioteca Civica Simpliciana alla pre-senza della giornalista dell’Unione SardaCaterina De Roberto, di Dario Maioredella casa editrice Taphros, dell’assesso-re alla cultura del Comune Sabrina Serrae di alcuni dirigenti scolastici e alunnidelle scuole cittadine. Sono tre le sezionipreviste dal bando: letteraria-saggistica,grafico-artistica e tecnico-scientifica. Ilpremio, giunto alla quarta edizione è sta-to istituito dalla famiglia De Roberto-To-gnotti in collaborazione con l’associazio-ne Argonauti e l’editrice Taphros ed è pa-trocinato dal Comune di Olbia. Gli elabo-rati non dovranno superare le diecimilabattute e le opere dovranno essere conse-gnate entro il 31 marzo a mano o a mezzoposta a Taphros editrice, via Antonelli 15,07026 Olbia. Un premio di 250 euro saràassegnato al primo classificato di ogni se-zione e altri premi, libri e dvd, verrannomessi a disposizione dall’Unione Sarda eVideolina.

Nel mese di agosto il monteLimbara sarà un osservatorio astronomico

“GALLURA DA VALORIZZARE” UN NUOVO MODO DI FARE TURISMOL’associazione no profit punta a mappare e valorizzare il territorio

Maurizio Carta

Da sinistra Stefania Costa, AntonioSanna e Umberto Siotto

Il monte Limbara

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Nel mese di febbraio sarà erogataalla Diocesi di Tempio-Ampuriasda parte della CEI, con fondi del-l’Otto per Mille, la prima impor-tante tranche del finanziamentoper l’acquisizione del complessoparrocchiale di S. Ponziano, nelquartiere di Poltu Cuadu, di pro-prietà del Comune di Olbia. Comeprevisto nel preliminare di acqui-sto stipulato tra Comune e Parroc-chia, sotto la supervisione dellaDiocesi, il Comune cederà alla Par-rocchia la chiesa con attuali perti-nenze e l’intera ala dell’edificioadiacente che si affaccia sul sagra-to della chiesa, dove saranno allo-cati la canonica e gli ambienti da

destinare alle attività pastorali eaggregative. Il finanziamento del-l’Otto per Mille, per il valore dimercato degli immobili in cessio-ne, oltre che per l’acquisizione diquesti, servirà per qualche piccolorestyling dell’edificio di culto, peril completamento dei locali desti-nati a canonica e opere pastorali, eper i lavori necessari a completaregli altri ambienti che rimangono diproprietà del comune, che così nepotrà disporre per i propri fini isti-tuzionali. Con l’arrivo del finanzia-mento, appena espletati i necessariiter autorizzativi del Comune e lagara d’appalto, i lavori inizierannoimmediatamente. L’intera opera-

zione avviata per l’intesa tra ilVescovo Monsignor Sebastia-no Sanguinetti e l’Amministra-zione guidata da Gianni Gio-vannelli, si conclude ora in pie-na collaborazione con l’Ammi-nistrazione guidata da SettimoNizzi. Sarà un tassello impor-tante, non solo per dotare deinecessari servizi religiosi quelpopoloso e periferico quartie-re, recentemente affidato allacura pastorale dei Padri Sale-siani, ma anche per riqualifica-re quella parte della Città intermini urbanisti, ambientali esocio-culturali.

Monsignor Sanguinetti ha presieduto la celebrazione, animata dal coro Sos Astores

Olbia, festa di Sant’Antonio abate, tra fede, sport e tradizione L’evento, giunto alla sua settima edizione, è stato organizzato grazie al Comune di Olbia, al comitato “Sant’Antonio Abate” e alla parrocchia di San Michele Arcangelo

Un itinerario di fede parrocchiale e cit-tadino quello della festa di Sant’Anto-nio abate tenutasi ad Olbia nei giorni

21-22 gennaio e che neppure il vento e lapioggia battente sono riusciti a fermare.L’evento, giunto alla sua settima edizione, èstato organizzato grazie alla preziosa collabo-razione del Comune di Olbia, del comitato“Sant’Antonio Abate” e della parrocchia SanMichele Arcangelo. Una ricorrenza molto

sentita e partecipata in città, un misto di de-vozione, fede e tradizione, i cui festeggiamen-ti hanno avuto inizio già dal sabato pomerig-gio, con manifestazioni sportive (tornei e ga-re podistiche) e religiose, tra cui il tradiziona-le raduno delle bandiere votive, per poi pro-seguire il giorno successivo, con la solennecelebrazione eucaristica, nella chiesa di SanMichele Arcangelo, officiata dal vescovo,monsignor Sebastiano Sanguinetti e animatadal coro Sos Astores di Golfo Aranci. Al ter-mine della messa, nella piazzetta antistantela chiesa, si è proceduto al rito di benedizione

degli animali domestici di cui Sant’Antonio èprotettore. Moltissimi i fedeli che hanno rin-novato la grande devozione e hanno resoomaggio al Santo, le cui doti taumaturgichesono ben note da tempi remoti ai tanti che alui ricorrono. Molto suggestiva la devota pro-cessione nel pomeriggio della domenica, do-ve la statua del Santo con la barba bianca èstata trasportata sul tradizionale carro trai-nato dai buoi, che si è snodata per le vie delquartiere di Isticcadeddu fino a raggiungerel’area sportiva, dove si è provveduto ad ac-cendere “Su fogarone” che don Theron Casu-

la, parroco di San Mi-chele Arcangelo, hapoi benedetto. Fede,sport, condivisione eper finire un rinfrescoofferto dal comitato.Tutto il necessarioper creare, davanti alfuoco di Sant’Anto-nio, quell’atmosferavotiva e festiva sem-pre apprezzata dagliolbiesi, ma che so-prattutto possa esseresempre, come ha af-fermato don Theron:«Segno di purificazio-ne e di rinascita per lanostra comunità».

Olbia, concerto per Preci, raccolti 1300 euro La serata di beneficenza esolidarietà a favore dellacomunità di Preci, inUmbria, colpita dalterremoto, che si è svoltadomenica 8 gennaio nellachiesa di San Paolo Apostoloha permesso di raccogliere1300 euro. Il ricavato è statoinviato nei giorni scorsi,tramite bonifico, a unafamiglia di Preci che nelterremoto che ha colpito ilcentro Italia ha perso tutto.Nel corso della serata sierano esibiti il coro OlbiaFolk Ensemble guidato daldirettore Cristiano Deriu e ilcoro gospel Tell Thee di Teltidiretto da SandraQuidacciolu. Ad organizzareil concerto, EmanuelaFioravanti e un gruppo di amici.

Olbia, chiesa di San Ponziano, in arrivo i fondi CEIper l’acquisto delcomplessoparrocchiale

A breve l’inizio dei lavori

La ricorrenzadi Antonella Sedda

Don Theron Casula benedice il fuoco

Chiesa di San Ponzianoa Olbia

Un momento della processione

con il carro trainato dai buoi

9v i ta ecc les ia le - ga l lu ra GALLURAANGLONA&N. 3 Anno XXV

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Festa patronale, festa della con-versione di San Paolo apostolo, ul-timo giorno di preghiera per l’uni-tà dei cristiani e momento ecume-nico con la comunità ortodossa delpatriarcato di Mosca. Sono le ri-correnze celebrate in una solagiornata, il 25 gennaio, nella par-rocchia di San Paolo Apostolo diOlbia. Una celebrazione ricca di

segni e di significati, che la cittàgallurese ha vissuto con partecipa-zione, devozione e fede, alla qualeha preso parte una delegazione difedeli del Patriarcato Ortodosso diMosca. La Santa Messa, animatadal coro Olbia Folk Ensemble gui-dato da Cristiano Deriu è statapresieduta dal parroco don GianniSatta, ma concelebrata dal vicariodella città don Andrea Raffatellu, atestimonianza di una comunitàunita nella festa, da don Raimon-

do Satta e da don Domenico De-gortes, olbiese, parroco a La Mad-dalena e con anni di esperienza diecumenismo quando nell’Arcipe-lago risiedevano gli americani. Èstato quest’ultimo a tenere l’ome-lia, durante la quale, dopo aver ri-percorso i numerosi passi in avan-ti verso l’Unità dei Cristiani, svoltiin questi anni da Papa Francesco edai suoi predecessori, ha parlatodi diversi tipi di ecumenismo.Quello della “preghiera” e in talsenso ha ricordato la figura di unagiovane donna sarda, morta a 23anni, trappista, che ha offerto lasua vita per l’unità dei cristiani, labeata Maria Gabriella Sagheddu.E poi la presenza sempre nell’Isoladi un monastero di suore Benedet-tine “Mater Unitatis” che dedicanola vita alla preghiera per l’unità deicristiani. L’altro ecumenismo cita-to da don Degortes è quello della“carità”. Il primo esempio che haportato è di estrema attualità: icorridoi umanitari frutto della col-laborazione ecumenica fra cristia-ni, cattolici e protestanti, comuni-tà di Sant’Egidio, Chiese valdesi emetodiste e Federazione delleChiese evangeliche. Il secondo

esempio riguarda il creato, cattoli-ci, protestanti, ortodossi e anglica-ni pregheranno insieme il primosettembre per la salvaguardia delcreato, in occasione della Giornatadella Creazione. Un argomento diprimo piano nell’ultimo periodo inItalia, sconvolta da terremoti e al-luvioni che richiede un’attenzionemarcata al rapporto uomo-natura.Il sacerdote ha poi parlato di unecumenismo “dei martiri”: «Maicome oggi i cristiani sono perse-guitati; vengono perseguitati nonperché sono cattolici, ortodossi,protestanti, ma perché sono cri-stiani»; e di un ecumenismo “quo-tidiano, di tutti i giorni”: «Dove c’èla tentazione, la divisione – hadetto – l’amore di Dio ci spingeverso la riconciliazione». Al termi-ne si è svolta la processione per levie del centro storico della città. Ilsimulacro di san Paolo Apostolo èstato portato in spalla dai confra-telli di Santa Croce. I canti del coroe la preghiera del rosario sono ri-suonati nel cuore della città di Ol-bia, in una fredda serata d’inver-no, riscaldata dalla fede e dalla de-vozione dei tanti cittadini che han-no partecipato con gioia.

Èproprio vero che i Santi fan-no ponte: tra un Santo e l’al-tro, tra la gente e la Chiesa,

tra un martedì e l’altro… insommada martedì 24 a martedì 31 genna-io, abbiamo celebrato, nella Par-rocchia di San Ponziano, la festa diSan Giovanni Bosco e con un pic-colo colpo di tacco anche Sant’An-tonio. Una settimana ‘piuttosto’intensa, che ha visto la partecipa-zione di molta gente non solo allevarie iniziative ma anche all’orga-nizzazione della festa stessa, contanto di incontri, allestimento emanovalanza di ogni genere. Eccoalcune testimonianze di chi ha vis-suto questa festa. Adriana: «Perla prima volta ho sentito parlare didon Bosco. Non conoscevo nulladella sua vita. Mi è piaciuto perchélo considero un rivoluzionario perquel tempo. Uno che ha lottatocontro tutto e tutti, con l’unicoscopo di portar benessere ai giova-ni, che non erano tutelati da nes-suno. Il messaggio di don Boscocredo sia arrivato a noi e a tutta laComunità: la fede, la ragionevo-lezza e l’amore vissuti nella gioia,sono molto potenti in campo edu-cativo. Il tutto è stato accompa-

gnato da una grande condivisionee partecipazione. A proposito delfilm che abbiamo visto sulla vita didon Bosco, la scena che più mi hacolpito è stata quando i giovanihanno pregato per la sua salute, ela frase che lui stesso ha pronun-ciato dopo la guarigione: “Voi ave-te bisogno di me, ma io ho più bi-sogno di voi, da adesso in poi, finoall’ultimo mio respiro sarà per imiei giovani più poveri”. Alla do-menica la cosa che mi ha colpito dipiù è stata che questo principio didon Bosco si è avverato, non soloper i giovani ma per tutta la comu-nità di Poltu Cuadu». Giovanna:«Da questi giorni di festa, portonel cuore la riconoscenza che i Sa-lesiani hanno dimostrato versotutta la comunità e il riconosci-mento che il nostro vescovo Seba-stiano ha fatto sia alla comunitàSalesiana, sia a quella parrocchia-le. Nella sua omelia il Vescovo hariconosciuto una vitalità nuova intutta la comunità. Don Bosco èriuscito a riunire in questa festa lasua memoria e la tradizione sardadel fuoco di sant’Antonio. Speroche si realizzi nella realtà di PoltuCuadu il progetto di don Bosco so-prattutto per i giovani del quartie-re e di Olbia stessa». Gianluca:«Da questa festa mi porto via la

collaborazione, i nuovi volti chehanno dato una semplice mano diaiuto, regalando un sorriso a tutticoloro che partecipavano a questameravigliosa festa. Un ringrazia-mento particolare a chi si è occu-pato della questione logistica e or-ganizzativa, della buona riuscitadel pranzo dando un concreto si-gnificato del rito di sant’Antonio edella festa vera e propria di donBosco. Della vita di don Bosco miporto nel cuore la sua semplicità ela voglia di avere tante persone alsuo fianco a vantaggio della vita

dei ragazzi e dei giovani. A chen-t’annos chin pache e armonia».Non possiamo che concludere conuna frase di don Bosco, riguardan-te la gioia e l’allegria, che sono duecaratteristiche della vera festa: “Ildemonio ha paura della gente alle-gra”… Penso che ciò che è avvenu-to in questi giorni nel cuore di tan-ta gente di Poltu Cuadu (e oltre!)sia stata una grande allegria dicuore, unita alla riconoscenza aDio per quello che ha donato, ascorno proprio del ‘nemico’ dellenostre anime!

La celebrazione è stata presieduta dal parroco don Gianni Satta

Chiesa di San Paolo Apostolo in festa per il santo patrono e la preghiera ecumenica con gli ortodossiGrande partecipazione alla Santa Messa animata dal coro Olbia Folk Ensemble

La festadi Daniela Astara

Un santo fa festa all’altrodon Massimiliano Civinini

La Parrocchia di S. Ponziano in festa per S. Giovanni Bosco, non scordando S. Antonio

Un momentodella processioneper le vie di Olbia

Un momento del pranzo

in chiesa

N. 3 Anno XXV

10 febbraio 2017

GALLURAANGLONA& v i ta ecc les ia le - ga l lu ra10

Luogosanto in festadomenica 29 genna-io per l’edizione 2017

della “Marcia della Pace”.Milleduecento persone trabambini e ragazzi, accom-pagnati da genitori, parro-ci, educatori e catechistedella diocesi hanno invasoil paese mariano per tuttala giornata con cori, giochi,risate e tanta gioia. La ma-nifestazione, organizzatadall’Acr (Azione cattolicaragazzi) in collaborazionecon il Comune, la parroc-chia guidata da don San-dro Serreri e le associazio-ni di Luogosanto ha vissu-to diversi momenti di fra-ternità e comunione. «Ibambini e i ragazzi dellaAcr sono venuti in pellegri-

naggio a dire alla loroRegina Incoronata chesono costruttori di pacee Nostra Signora di Luo-gosanto li benedice», hacommentato il parrocodon Serreri. Dalle 10 alle17 la giornata è trascorsatra preghiere e giochi. Laprocessione si è snodatadalla Basilica verso SanQuirico e ha avuto cometappe la statua di PadrePio all’ingresso del pae-se, passando poi per viaGaribaldi, via VittorioEmanuele e un’ultimasosta in piazza dell’Inco-ronazione. Poi c’è statala celebrazione della santa Messapresieduta da don Romolo Fenu,assistente diocesano della ACR,concelebrata da don Santino Cimi-no, don Mauro Moretti, don Ales-sandro Cossu e il parroco. Un lun-go serpentone colorato che ha en-tusiasmato i luogosantesi. Per loro

è stato come rivivere i fasti passatiquando nel paese arrivano in pel-legrinaggio centinaia di migliaia difedeli da tutta la Gallura. Il prossi-mo, atteso appuntamento per lacomunità è il pellegrinaggio delmalato in programma l’ultima do-menica del mese di maggio.

Dalle 10 alle 17 la giornata è trascorsa tra preghiere e giochi

“Circondati di gioia”

La testimonianza di Miuccio Demontis, diacono permanente

UN «UOMO SPOSATO» VICINO AL SACERDOTE

Il 5 gennaio 2017 ho “compiuto”6 anni. Si, sono Diacono da 6anni! Voglio semplicemente

manifestare la mia gioia e condivi-derla con voi, cari lettori, così argo-mentando su qualche pensiero chepassa per la testa! Il primo è quellodi sfatare un “luogo comune” che inquesto lasso di tempo ho sentito dapiù parti, e cioè quello che molti ciconsiderano dei “mezzi preti” o dei“finti preti”. A questi fratelli e sorelleche appunto hanno inquadrato la fi-gura diaconale in maniera errata eun po’ bislacca voglio semplicemen-te dire: io personalmente non mi so-no mai sentito, in questi sei anni unsostituto, o riserva, del Parroco o dialtri sacerdoti! Non mi considero neriserva ne titolare della squadra del-la Diocesi o della Parrocchia ma unarisorsa per la nostra chiesa dove cer-co di offrire, sempre, una testimo-nianza di Fede! Devo anche ammet-tere, con molta tranquillità, che honotato la differenza di pensiero deimolti turisti che l’estate frequentanola nostra chiesa, molti di loro sonogià abituati e mentalmente aperti al-la presenza di questo “uomo sposa-to” vicino al sacerdote, per cui al ter-mine della Messa vengono a scam-biare quattro idee. In questo mo-mento, a mio avviso, un po’ partico-lare per “l’istituzione famiglia” ilDiacono Permanente, sposato, e pa-dre è, e deve essere un bel valore ag-giunto nella vita ecclesiale, testimo-niando con la sua presenza/espe-rienza quello che è la famiglia - conla F maiuscola - condividendo le

problematiche di oggi, portando efacendosi forza delle proprie espe-rienze e aiutando le giovani famigliea superare le difficoltà che si palesa-no in questo tempo di “facebook ewhatsapp”. Certo in questi sei anni diservizio, ho avuto esperienze belle,fortificanti, ma anche esperienzetoccanti e preoccupanti. Belle, sicu-ramente, l’amministrare il Sacra-mento del Battesimo, ho quella dipresiedere in molte feste campestrila recita dei Vespri solenni, tanto chemi sono definito “ il Diacono /torro-naio”. Momenti emozionanti comeproclamare il Vangelo nella MessaCrismale in Cattedrale o durante lamessa Pontificale per la Festa di SanSimplicio. Taccanti, quando presie-do la Coroncina della Divina Miseri-cordia il primo venerdì di ogni mesea San Simplicio e preghiamo tutti in-sieme per tante persone che hannonecessità. Momenti tristi quando hobenedetto le salme di due giovani diMurta Maria, morti in momenti ecircostanze diverse. Un altro mo-mento molto forte e toccante è statoquando ho proclamato il Vangelonella Messa esequiale dei morti du-rante l’alluvione del 18 novembre2013, al palasport. Esperienze preoc-cupanti e molto forti, quando padridi famiglia, che hanno perso il lavo-ro, vengono a chiedere aiuto. La seradel 5 gennaio di sei anni fa, quandoalla “chiamata” ho risposto “Eccomi”ero ben conscio di donarmi al servi-zio dei fratelli come servitore, e in-fondo la stola “traversa” e la Dalma-tica (grembiule) che sono gli abiti li-turgici che indosso durante le cele-brazioni indicano proprio questo: es-sere al Servizio del prossimo.

DiaconatoMiuccio Demontis

Sono trascorsi ben quindici an-ni, tre lustri importanti da quan-do mons. Carlo Urru concluse ilsuo iter terreno. Non è tanto perdare rilievo a una cifra arroton-data che si vuole ricordarequest’uomo di Dio, ma semplice-mente perché la sua memoria,nella ferialità della vita, conti-nua a vivere nel cuore della gen-te. Il suo nome spesso viene pro-nunciato; in tante case, sui cami-netti, sulle credenze, sulle pareti,trovi ben raffigurata una sua fo-to. Don Carlo, così come nellasua umiltà di pastore voleva es-sere chiamato, rimane tutt’oggiun personaggio che ha fatto lastoria della nostra Chiesa locale,un amico mai dimenticato, unVescovo, come amerebbe direPapa Francesco, con l’odore del-le pecore. Giunto in diocesinell’aprile del 1971, governeràcon la sua saggezza indiscutibilele comunità di Ampurias e Tem-pio per ben undici anni, fino aquando, le disposizioni da Ro-ma, provvederanno per lui uncambio di rotta, destinandolo aCittà di Castello. È stato il pasto-re di tutti, vicino alle famiglie evisitandole nelle ore più impen-sate, una sapiente guida educati-va dei giovani, facendo sentire

loro la vicinanza non a parole,ma con gesti e segni sempre ani-mati da affetto paterno, il vesco-vo che ha saputo portare l’amoredi Dio agli ammalati. Ha fattosentire i laici sempre parte viva eintegrante della Chiesa, ha ama-to i suoi preti, i suoi seminaristi,nel suo grande cuore c’era postoper tutti e per ciascuno. Terminale sue giornate terrene il 2 feb-braio del 2002, quindici anni fa,provvidenzialmente nella ricor-renza liturgica della presentazio-ne di Gesù al Tempio o festa del-le luci. Davvero anche don Carlosi è presentato dinanzi al giustogiudice per ottenere pienezza divita eterna ed è stato una luceche ha benedetto e incoraggiato ipassi della nostra diocesi, di unaChiesa che continua a serbare vi-va e grata la sua splendida figuradi buon pastore che ha dato la vi-ta per il gregge.

Ricordando mons. Carlo Urrua 15 anni dalla dipartitadi Santino Cimino

A Luogosanto oltre mille bambini per difendere la pace

Mons.Carlo Urru

11v i ta ecc les ia le - ang lona GALLURAANGLONA&N. 3 Anno XXV

10 febbraio 2017

Comunità di Bulzi in festa loscorso 20 gennaio per ilSanto Patrono San Seba-

stiano, il martire cristiano vissutonel III secolo d. C. La giornata del-le celebrazioni è iniziata al matti-no alle 10 e 30 con la processioneper le vie del paese. Il corteo, aper-to dalle melodie delle launeddas èstato partecipato e suggestivo. Ilsuono antico e tradizionale di que-sto originale strumento sardo si èfatto preghiera tra lepreghiere dei fedeli alseguito del simulacro diSan Sebastiano. Subitodopo è stata celebrata laSanta Messa. L’Eucari-stia, presieduta damons. Sebastiano San-guinetti, e concelebratadal parroco don Lucia-no Brozzu e da donGiampaolo Raffatellu,ha visto la partecipazio-ne di tante autorità delterritorio e del circon-dario assieme a nume-rosi fedeli. Al termine siè rinnovato l’appunta-mento della benedizio-ne delle arance. Secon-do la tradizione, infatti,

San Sebastiano sarebbestato martirizzato legatoad un albero di arance. Daqui la consuetudine diportare ceste di aranceche il sacerdote benedice.Tra gli altri momenti difesta organizzati per ilSanto Patrono anche unaserata di ballo latino ame-ricano organizzata dallaPro loco del paese.

Quando la musica va dritta al-l’anima, perché è eseguita con ilcuore per il motivo più generoso

del mondo: la salute di un bambi-no. Era questo lo scopo del con-certo, tenutosi il 29 gennaio scor-so nella chiesa della Parrocchiadi Santa Teresina. È nata infattidall’iniziativa di un gruppo di ra-gazze, “Le amiche del Cuore”,l’idea di un concerto Gospel perraccogliere fondi a sostenegno diuna giovane famiglia, nella duralotta per la guarigione del piccolodi casa. Il grido di aiuto ha avutouna risposta, prevista ma comun-que meravigliosa, sia da parte delparroco Don Giuseppe Delogu,che ha ospitato la manifestazio-ne, che di tutta la comunità ca-stellanese che è accorsa numero-sa ed ha anche potuto godere diuno spettacolo di prim’ordine.Sul palco un coro nato lo scorsoanno ad Olbia ma che sta già ri-scontrando un grande successo.

Non cantanti di colore, come ètradizione nel Gospel, ma ungruppo composto interamente dasardi, alcuni provenienti dal corodi Telti, molti dei quali sono verie propri maestri di musica. Diret-ti dalla maestra di musica PinaMuroni (che vanta una carrieraquasi ventennale nel campo deljazz, del pop e della musica etni-ca) e dal pianista e tastierista Fa-bio Carta. L’impegno e la passio-ne ha ripagato insegnanti e can-tanti, che lo scorso anno, in occa-sione del Giubileo si sono persinoesibiti davanti al Papa. Il reperto-rio ha spaziato dallo spiritual tra-dizionale, al gospel contempora-neo, condividendo, attraversoquesto genere sacro e intriso diforte spiritualità, la gioia dellostare insieme, della generosità edella preghiera.

PREGHIERA A SAN SEBASTIANOMARTIRE

O invitto martire, Sebastiano,che ci hai lasciato un esempiodi fortezza, accettando le tor-ture dei carnefici per rimanerefedele a Cristo, sostieni la no-stra Chiesa nella fedeltà alVangelo. Tu, che hai disprez-zato la mediocrità e i compro-messi, insegnaci il valore dellacoerenza e ottienici la forza dinon piegarci a minacce e blan-dimenti. Tu, che hai preferito “obbedirea Dio piuttosto che agli uomi-ni”, guidaci nella perfetta ob-bedienza alla volontà divina.Tu, che con cuore grande haiservito Gesù nei poveri e negliemarginati, rendici sensibili aibisogni dei fratelli. Tu, che hai gridato il Vangelocon la vita, aiutaci a diventarecostruttori del Regno di Dio,che è regno di verità e di vita,di santità e di grazia. A te e alla tua potente interces-sione raccomandiamo fiducio-si tutti coloro che si affidanoalla tua protezione: le nostrefamiglie, perché custodiscanol’amore; gli adulti, perché di-ventino operatori di pace e digiustizia; gli anziani e i moren-ti, perché guardino con serenafiducia al traguardo che li at-tende; i ragazzi e i giovani, per-ché siano coraggiosi testimonidi Cristo; i peccatori e gli er-ranti, perché riscoprano labontà del Padre e la dolcezzadel suo perdono. O S. Sebastiano, nostro amicoe protettore, con Te e per Terendiamo gloria a Dio Padreche ci ha creati, a Dio Figlioche ci ha redenti, a Dio Spiritoche ci ha santificati. Amen!

La celebrazione Eucaristica è stata presiedutada mons. Sebastiano Sanguinetti

Bulzi, parrocchia di San Sebastiano in festa per il Santo PatronoSuggestiva la processione con le launeddas per le vie del paese.Al termine della Santa Messa sono state benedette le arance

di mons. Giuseppe CostanzoArcivescovo di Siracusa

Castelsardo, “Le amiche del Cuore” a favore di un bimbo malatoNella chiesa parrocchiale di Santa Teresina si è esibito il Mug Choir

Il concertodi Donatella Sini

Particolare del simulacro di s. Sebastiano

Un momento della celebrazionedella Santa Messa

Il coro gospelMug Choir

N. 3 Anno XXV

10 febbraio 2017

GALLURAANGLONA& l i tu rg ia de l la domen ica12

Commento al Vangelo della Domenica a cura di don Valerio Baresi

Qualche persona mi ha confidato: “Padre…Rubare non rubo… ammazzare non ammaz-zo… in fondo non faccio peccati nella mia vi-ta” oppure “Io sono credente ma non prati-cante… Ma che bisogno c’è di andare in chie-sa? Io con Dio ci parlo quando ho bisogno…”.Certamente è un gran bene ‘non rubare’ e ‘nonammazzare’! È bellissimo incontrare Dioovunque e parlare con Lui, significa che lo ri-conosci vivo e vicino! Gesù però scuote og-gi la nostra mediocrità. Ci parla di “com-pimento”. Ci chiede di non fermarci ad unasuperficiale e arida osservanza, interessata a“sentirci” a posto… Ci chiede di entrare nel“cuore” della Legge, cioè nella più profondaattenzione ai “dettagli” dell’amore. Chi ama,cura i dettagli dell’amore! Chi ama rifiuta

la mediocrità e dona ilmeglio di sé in tutte le oc-casioni! Dio nei secoli ac-compagna/educa Israele,il “suo” popolo e lo aiutaa progredire, a “cresce-re” nella sua risposta difede e di amore, propriocome un figlio, al quale chiede sempre di più,perché ‘può’ dare di più! Man mano che diven-ta grande, la sua vita può esprimere semprepiù amore ‘autentico’. Ecco perché oggi, a noisuoi discepoli, il Signore chiede di più. Ci harivelato in pienezza il suo volto, il suo cuore. Ciha donato il Suo Spirito Santo: per questo cichiede di vivere nella santità! Non acconten-tarti di non uccidere… ma sii così delicato, at-

tento e profondo con tuo fratello, da non adi-rarti con lui. Non offenderlo, perdonalo, cer-calo, prenditi cura di lui… non essere indiffe-rente. Vai tu a cercare tuo fratello che ha qual-cosa contro di te, entra nella logica del perdo-no, della misericordia. Gesù porta a “pienocompimento” la Legge, cioè ci chiede ditendere alla perfezione dell’amore, cichiede di vivere da SANTI.

Gesù più volte in questo brano domeni-cale ripete: “Avete inteso… ma io vidico”… Gesù cambia la Legge di Mosè!La porta a “pieno compimento”, a perfe-zione. Dio educa nei secoli il suo popolo.Lo porta dall’ “Occhio per occhio e denteper dente” a “Amate i vostri nemici!”; dal“Non commettere adulterio” a “Chiun-que guarda una donna per desiderarla,ha già commesso adulterio con lei nelproprio cuore”. La perfezione a cuic’invita Gesù NON è una legge in più, im-possibile da osservare, come se fosse unpretesto per condannarci… Al contrario,è apertura al dono dello Spirito Santo,che ci consente di amare come Dioama: ci rende capaci di perdonare coloroche ci hanno fatto del male, di amare ilnemico, di dare la vita… Dio ama così, èMISERICORDIA, e ci chiede di lasciar-ci trasformare dallo Spirito Santo per

amare anche noi così, per essere “per-fetti come il Padre”, perfetti nel-l’Amore, misericordiosi come LUI! Ge-sù ama liberando… Gesù mi amaaprendomi ad una vita profonda, auten-tica, divina! Mi chiede di non accon-tentarmi della mediocrità, e me lochiede perché io davvero posso risponde-re alla Sua Volontà con la forza del SuoSpirito! Non dire: “Tanto… che malec’è?”. Vivi invece nella pienezza dell’amo-re, nella grandezza d’animo, nella purez-za, nella santità. Ama! Non accontentartidi sopravvivere, fuggendo la morte, ma“vivi” facendo il primo passo nell’ascol-to, nel servizio, nel dono e nel perdono.Ama senza “pretendere” il contraccam-bio. Sei figlio di Dio: ama come tuoPADRE! È proprio LUI con la forza delSuo Santo Spirito che ti rende ‘perfetto’nella Santità e nell’Amore!

12 FebbraioVI Domenica A

«Non sono venuto ad abolire la Legge, ma a dare pieno compimento». (Mt 5, 17)

19 FebbraioVII Domenica A

«Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». (Mt 5, 48)

2 Febbraio 21esima Giornata della Vita Consa-crata

3 febbraio Tempio-Casa di preghiera SacroCuore. Santa Messa e adorazione perle vocazioni (ore 19:00-21:00)

5 FebbraioV Domenica del Tempo Ordinario -39esima Giornata per la Vita

8 FebbraioIncontro preti giovani

9 FebbraioRitiro del Clero

11 FebbraioBeata Maria Vergine di Lourdes.25esima Giornata del MalatoOspedale di Tempio Pausania, Santa

Messa del Malato (ore 10:00)Ospedale di Olbia San Giovanni PaoloII, Santa Messa del Malato (ore 16:00)Oristano, Donigala Fenughedu: corsodi formazione per gli operatori di Pa-storale vocazionale e giovanile

12 febbraioVI Domenica del Tempo OrdinarioTempio-Seminario: assemblea dioce-sana Azione cattolica

16 febbraio Tempio - Seminario: corso di aggiorna-mento Insegnanti di religione cattolica

18 FebbraioTempio- Casa di preghiera del SacroCuore: Lectio Divina aperta a tutti (ore18:00-19:00)

19 DomenicaVII Domenica del Tempo ordinario

CALENDARIO PASTORALE

Tra qualche settimana ricorrel’anniversario della battaglia del23 febbraio 1793 a La Maddalenacontro i Francesi. Da una

indagine storica durata parecchimesi e dalla documentazioneritrovata abbiamo la possibilità diconoscere alcuni particolari nondi poco conto, di quei giorni. Gliisolani, minacciati dalla flottafrancese che aveva occupatol’isola di Santo Stefano, non soloorganizzarono la difesa, guidatidal Maggiore Riccio, ma insiemechiesero l’aiuto al Cristo el’intercessione della SantaPatrona per essere liberati dalpericolo. Con una cerimonia fattain chiesa invocarono laprotezione della Santa perchéniente portava a sperare che labattaglia si risolvesse a favoredegli isolani. Lo stendardo che icombattenti innalzarono sulfronte S. Andrea esprime bene isentimenti religiosi dellapopolazione. Rappresenta MariaMaddalena, abbracciatasupplichevole alla croce aprotezione del borgo di LaMaddalena, e la scritta: “Per Dioe per il Re vincere o morire.” Laritirata della flotta francese fu

considerata un “miracolo”, unagrazia ricevuta per intercessionedella Santa. Quello stendardo,come ex-voto, fu offerto allachiesa di Santa Maria Maddalena,e a causa dei lavori per la nuovachiesa, fu custodito dalla famigliaMillelire. Questa, in tempirecenti, ne fece dono al Comune eattualmente lo si può ammirarenel salone comunale. Sorprendeche la supplica a Santa MariaMaddalena e la grazia ricevuta,siano passati sotto silenzio e siricordi solo l’ardimento delMillelire e dei suoi compagni.Anche Cagliari in quello stessoperiodo fu minacciata dalla flottafrancese. Unanime fu la richiestadei cagliaritani al loro patrono S.Efisio di aiutarli contro gliinvasori. Per grazia ricevuta, ognianno essi ricordanol’avvenimento della vittoria,portando la statua del Santo inpellegrinaggio fino al duomo,dove si celebra una Messa diringraziamento. Perché no anchea La Maddalena?

Gesù e i rapporti umaniCome Gesù aiuta a liberarsi del proprio male

Ave Maria

Ti salutu e ti precu Maria mamma nostra dunosa!Tu chi piena di grazia e d’onoriin sinu hai pultatu lu SignoriTu chi sempri lastimosa cumpàti lu cori chi si penti cumprendi l’ umani suffrimenti agghj di noi pietai.E Déu da lu so’ tronuci cuncedia paldonu pa la fragilitàichi a sbaglià c’induci e ancora poni in grucilu fruttu tóiu Santu eternu salvamentu a chistu mundu datu.Sia lu to’ nommu invocatuin dugna pena pena cunfoltue c’accumpagnia a lu poltuundi compri lu tempu assignatue s’abbri pal noi lu suiddhatuprumissu di l’Eternitai.

Maria Teresa Inzaina

Durante la sua missione terrenaGesù ha insegnato la via che con-duce al cielo. In questo percorso,c’è chi sceglie la via della salvezza echi, invece, volta le spalle all’amo-re di Dio. Pensiamo, ad esempio, aZaccheo, un ricco pubblicano esat-tore di tasse che, nel suo gesto divoler conoscere Gesù a tutti i costi,ha ottenuto l’attenzione miseri-cordiosa di Gesù. Di fronte allemormorazioni farisaiche, Zaccheofa un passo in avanti, promettendodi rimediare ogni «mancanza» fi-nanziaria non solo una volta, maquattro volte tanto (Lc 19,8). Il Si-gnore vide nel suo cuore lo zelo divolere una nuova vita ed è per que-sto che lo libera e gli porta la sal-vezza in casa. La disonestà finan-ziaria aveva portato Zaccheo asbagliare strada nella sua vita, ap-profittando del bene comune. Latentazione del denaro è forte e as-sai pericolosa e, come Zaccheo,tanti hanno ceduto e continuano acedere, illudendosi di avere chissàquale potere, mentre invece ri-mangono intrappolati nel mecca-nismo del potere-schiavitù. Il de-naro deve essere «servo» e non«padrone». La restituzione rime-dia ogni «mancanza» finanziaria,ma prima ancora Gesù esige uncuore contrito: «ci sarà più gioiain cielo per un peccatore converti-

to» (Lc 15, 7) e «il Figlio dell’uomoè venuto a salvare ciò che era per-duto» (Lc 19,10). Nel linguaggioantropologico l’essere umano è unens socialis – ovvero, l’essere conl’altro. Questa considerazione so-ciale comporta una specie discambio e condivisione tra gli es-seri umani ma, talvolta, si verifica-no delle incomprensioni e litigiche portano a situazioni di odioche generano confusione. Tutto faparte di questa natura dell’uomocome ens socialis. Gesù insegna ivari passi per poter ritornare allariconciliazione e alla pace. Il pri-mo è la forte volontà di iniziare undialogo tra le parti direttamenteinteressate: «se il tuo fratellocommette una colpa, va e ammo-niscilo fra te e lui solo...» (Mt18,15). Il primo incontro mira adun chiarimento faccia a faccia. Quici si aspetta uno sfogo personaleda entrambe le parti. Qualche vol-ta, con lo spirito di verità, di umil-tà e di amore si riesce a risolvere ilproblema, altre volte no, soprat-tutto quando l’orgoglio, la rabbia,l’arroganza e la menzogna preval-gono. A questo punto, Gesù ci in-vita a passare alla seconda tappa -quella dei testimoni: «affinchéogni parola sia confermata perbocca di due o tre testimoni» (Mt18,16). Il ruolo dei testimoni èquello della mediazione. La me-diazione richiede una grande at-tenzione sulla situazione. Si ascol-

ta, si apprezza, si evidenziano glierrori reciproci, si suggerisce-pro-ferisce la via migliore per la risolu-zione del problema. Il secondopasso spesso ottiene un ottimo ri-sultato ma, qualche volta, qualcu-no si ostina. Gesù, dunque, ci invi-ta a percorrere l’ultima strada del-la riconciliazione: «se poi nonascolterà neppure costoro, dilloall’assemblea» (Mt 18,17a). L’as-semblea rappresenta la comunitàdei credenti, la Chiesa e le sue au-torità. Il senso è quello di renderela causa pubblica, dopo di che,

l’implicazione dell’ostinazione è ilrifiuto dell’insegnamento di Dioattraverso l’assemblea. Chi rifiutaDio e il Suo insegnamento equiva-le a un non-credente: «sia per tecome il pagano e il pubblicano»(Mt 18,17b), cioè un peccatore. Sa-rà poi l’assemblea a dare testimo-nianza dello sforzo fatto da unadelle parti per ottenere la pace,che è stata rifiutata. Questo spiegail fatto che, sebbene i rapportiumani sono necessari, essi non so-no forzati. (Continua nel prossimo numero)

L’insegnamentodon Cipriano Okoronkwo

Il “miracolo” di Santa Maria MaddalenaQuando l’Isola respinse l’attacco francese il 23 febbraio 1793

La battagliadi Antonio Remigio Pengo

Ritratto di Domenico

Millelire

13cu l tu ra GALLURAANGLONA&N. 3 Anno XXV

10 febbraio 2017

La chiamata di Zaccheo

N. 3 Anno XXV

10 febbraio 2017

GALLURAANGLONA& cu l tu ra14

Un libro che tutte le famiglie e lescuole di Olbia dovrebbero avere.È il primo pensiero che attraversala mente dopo aver letto Soffi diFrina del giornalista SalvatoreZappadu. L’autore ha raccolto isuoi articoli più interessanti, fram-menti di storia locale dall’antichitàad oggi, ipotesi avvincenti, leggen-de, foto d’epoca, cronache, docu-menti d’archivio, ritratti di perso-naggi indimenticabili e tanto altroancora; tutto nel segno dell’olbiesi-tà. Nei Soffi di Frina risuona l’ecodei vecchi “contos” e, allo stessotempo, la voce del cronista di raz-za. Questo aspetto è stato eviden-ziato anche dal giornalista GianniGarrucciu che, nei giorni scorsi, hapresentato il libro di Zappadu nellaBiblioteca comunale di Olbia. “Holavorato sette anni a questo libro -ha spiegato Zappadu - e vorrei chesi continuasse ad indagare nellastoria di questa città. Olbia non hamai smesso di regalare sorpresemalgrado l’indifferenza diffusa el’ostilità di cui troppo spesso è sta-ta bersaglio”. Non a caso il sottoti-tolo di Soffi di Frina è Raccontidella Storia di Olbia; un libro-ma-

trioska che, pagina dopo pagina,aggiunge tasselli, rispolvera miti (apartire dalla fondazione della cit-tà), sfata tradizioni, ricorda eventidisastrosi, fatti e misfatti, personeche a Olbia hanno lasciato un se-gno. Nel capitolo iniziale Zappaduscrive “Arrivano visitatori superfi-ciali ed altri meno distratti. Olbiaha resistito alle tragedie, umane enaturali. Sempre in piedi”. E le ra-gioni di tanta capacità di resistenzae ripresa si capiscono leggendo le

scorrevolissime 240 pagine di unlibro corale e comunitario, quale èSoffi di Frina. L’Autore lo ha giu-stamente definito “un romanzo distorie della nostra città”. Leggendoalcuni capitoli, sembra di vedereuna pregevole galleria di acquerelliraffiguranti scenari e protagonistidelle alterne fortune di Olbia attra-verso i secoli. Altre pagine del li-bro, grazie al supporto di numeri edati certi, aiutano a capire in chemodo e a che ritmo è cresciuta una

città, accogliente ed ospitale dasempre. Per non fare torto a nessu-no evito ogni citazione anche per-ché in Soffi di Frina si ritrova, pul-sante, il “genius loci” dell’interacomunità. Edito da “Calabanana”,neonata casa editrice fondata dallostesso Zappadu, si può trovare aOlbia nei seguenti bar e locali: Fur-rone, Orange, Caffetteria dellanonna, Matteotti, Viale, Bar Olbia,Trocadero, edicola Fiori, MarketDeriu in via dei Lidi, Foto Caglio.

Il libro dal titolo Controcorrente è il capolavo-ro letterario di Joris Karl Huysmans, libro chediventò il modello indiscusso del decadenti-smo europeo, fonte di ispirazione di grandiscrittori. In questo testo troviamo tutti i pre-supposti per una conversione imminente. Ilpercorso di risalita dalle tenebre alla luce perHuysmans fu lungo e travagliato. La sua vita,negli anni di gioventù fu un’immersione nelmondo materiale e spirituale del suo tempo, dadove ne uscirà sempre più deluso. Arriverà alleconclusioni che non può esistere quella felicitàche tanto sponsorizzava la società del suo tem-po. Per lui era solo un’illusione borghese con

un insieme di efficentismo e materialismo. Ilsuo pessimismo sappiamo che verrà influenza-to dalla lettura di Arthur Schopenhauer. Oggicome allora possiamo trovare nella nostra so-cietà aspetti analoghi e quella tristezza di Huy-smans per certi versi potrebbe essere anche lanostra. La sua giovinezza fu un abbandonarsiall’appagamento dei sensi, un fare esperienzeestreme come ad esempio quella dell’esoteri-smo. La frequentazione di don Arthur Mu-gnier, ma più di tutto il soggiorno nella abbaziatrappista di Igny, lo portarono definitivamenteai piedi della croce. Dopo la sua conversioneHuysmans diverrà ancora una volta il paladino

della bellezza, ma adesso il suo modo di perce-pirla sarà diverso, l’estetica in gioventù era finea se stessa, adesso la bellezza è lo specchio diColui che è l’essenza della bellezza. Divenne di-vulgatore dell’arte cristiana, raffinato intendi-tore del canto gregoriano e divenne ancheoblato benedettino. Morì di cancro alla gola,dopo un lungo periodo di sofferenze inaudite,ma sempre sopportate con animo profonda-mente cristiano. Segno che la sua fu veramenteuna conversione autentica. La sua vita artisticanon fu mai separata dalla sua vita religiosa, macome in tutti gli artisti i due aspetti erano lamedesima esperienza.

Salvatore Zappadu conquista la città con i suoi Soffi di Frina

La recensionedi Marella Giovannelli

Huysmans: dall’abisso alla croce

La recensionedon Roberto Spano

Gianni Garrucciu a sinistra e Salvatore Zappadu

Joris-Karl Huismans

15rubr iche GALLURAANGLONA&N. 3 Anno XXV

10 febbraio 2017

rubrica I luoghi della fede a cura di PhD Prof. Luigi  AgusCattedra di Storia dell’Arte Moderna - Accademia di Belle Arti di Sassari “Mario Sironi”

rubrica I sapori della Gallura e dell’Anglona a cura di Maria Antonietta Mazzone

Ingredienti:

1 kg di carne di

cinghiale (polpa e costoline)

1 bicchiere di nebbiolo

1 bicchiere di acqua,

2 spicchi di aglio

1 ciuffo di prezzemolo,

1 cipolla, 2/3 carote,

1 cuore di sedano

1 cucchiaino di timo

2 pomodori secchi

10 cucchiai di olio extravergine di oliva

12 cucchiai di riso del tipo Carnaroli

più altri 3 cucchiai di olio extravergine di oliva

sale e pepe qb

I n una pentola a pressione (senzacoperchio) far rosolare a fuoco vi-vace la carne tagliata a pezzi, ag-

giungere il vino e far sfumare. Completarecon un trito finissimo di aglio, prezzemolo ecipolla, e far cuocere per qualche minuto.Aggiungere il timo, le carote intere, lacostina di sedano, il pomodoro secco e,infine l’acqua. Aggiustare di sale e pepe.Mettere il coperchio e mandare in pres-sione. In genere occorrono venti minuti dicottura. Contemporaneamente, cuocere inabbondante acqua salata il riso, facendo inmodo che i tempi di cottura coincidano.Scolarlo e condirlo con il rimanente olio.Carne e riso si presentano separati in ununico piatto, che si consuma intingendo ilriso nel sugo della carne.

Nel pieno centro storico diTempio Pausania, tra lesuggestive palazzine in gra-

nito a vista, si erge l’oratorio dedi-cato alle anime purganti. Il piccoloedificio è ad aula unica divisa indue campate da un arco ogivale ingranito, che sostiene le due faldedel tetto rette da travicelli a vistasistemati in linea con l’edificiostesso. La navata si conclude conuna cappella presbiteriale voltataa botte, illuminata da due finestrelunettate sistemate subito sottol’imposta. Oltre l’altare maggiore,la chiesa è dotata di due altaroli aedicola sistemati sulle pareti de-stra e sinistra della seconda cam-pata. La facciata, molto semplice,è chiusa in alto da un campanile avela impostato sul colmo deglispioventi del tetto a capanna. Al

centro è il portale sormontato daun architrave che riporta la data diultimazione dell’edificio (1679). Inlinea con questo si apre un fine-strone centinato che illumina l’in-terno. Secondo una non verificataleggenda, l’erezione dell’Oratoriosi deve al potente Giacomo Misor-ro che nel 1670, nello stesso luogo,uccise a sangue freddo durante lanotte diciotto dei suoi nemici sor-presi in un agguato. Successiva-mente, recatosi a Roma per il Giu-bileo indetto da Clemente X nel1675, si pentì dei delitti compiuti erientrato in patria costruì la chie-setta alla periferia di Tempio entroil 1679, data che, come già detto,compare sull’architrave del porta-le. In effetti dalle ricerche effettua-te da Giuseppe Mele relative allafamiglia Misorro non risulta alcun

Giacomo vissuto alla finedel XVII secolo, quantopiuttosto un Gavino Mi-sorro morto il 9 settem-bre 1706. Di fatto, il Jai-me del quale Salis trovòl’atto di morte, risultadefunto il 4 giugno 1748,data certamente incom-patibile con le vicendenarrate nella leggendaambientata attorno al1670, ma soprattutto conil 1679 inciso sull’archi-trave del portale. Il com-mittente quindi dellachiesa del Purgatorio diTempio sarebbe stato “ilpiù grande degli alleva-tori tempiesi” GavinoMisorro, convocato alParlamento Solís Valder-rábano il 10 gennaio1698. Anche le inizialiGM incise sull’acquasan-

tiera marmorea posta a destra del-l’ingresso porterebbero a questaconclusione, visto che GiacomoMisorro è sempre menzionato co-me Jaime (in catalano), quindil’iniziale G sarebbe da attribuire aGavino e non certamente a Giaco-mo. Legata strettamente allo stes-so Gavino e al suo viaggio a Romaper il Giubileo del 1675 è la grandee preziosa pala d’altare che presie-de il presbiterio. La tela, di eccel-lente fattura, è infatti facilmenteidentificabile con quella descrittanella visita pastorale del vescovoSalvatore Angelo Cadello Cugia,effettuata il 27 gennaio 1746, come“un quadro grande de 14 palmoscon la effigie del Salvador, la Vir-gen y las almas de Purgatorio,pintura romana”. Il dipinto rap-presenta in alto a sinistra la Vergi-ne tra le nuvole che si rivolge aCristo, rappresentato a destramentre alza il braccio come pergiudicare. Subito sotto è l’Arcan-gelo Michele mentre plana versotre anime purganti, dietro le qualistanno altre in secondo piano. Lapala rappresenta un unicum inSardegna e va inserita all’internodelle commissioni di dipinti a Ro-ma alla fine del XVII secolo da

parte di nobili sardi, soprattuttoverso la cerchia di Maratti e deipittori marchigiani attivi nella Cit-tà Eterna attorno alla figura del-l’urbinate Giovanni Francesco Al-bani, prima referendario del Tri-

bunale della Segnatura Apostolica(1676-89), poi prelato domesticodi Sua Santità (1677), vicario diSan Pietro (1687), cardinale(1690) e quindi papa col nome diClemente XI (1700-21). L’operainfatti è da attribuire al celebrepittore marchigiano GiuseppeGhezzi (Comunanza 1634-Roma1721) ed è l’unica sua presente nel-l’Isola, una delle poche al mondofuori da Roma e dalle Marche e traqueste sicuramente la più impor-tante per dimensioni e per fattura.

L’Oratorio del Purgatorio a Tempio Pausania

Cinghiale al nebbiolo con riso

Facciata dell’Oratorio del Purgatorio

Iniziali di Gavino Misorrosull’acquasantiera in marmo

(1679 circa)

Giuseppe Ghezzi, Pala delle Anime Purganti (post 1679)

N. 3 Anno XXV

10 febbraio 2017

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Per comprendere il momento sto-rico che la nostra sanità regionalee quindi anche la Gallura stannovivendo, è necessaria una brevissi-ma premessa. Infatti quando si in-traprendono delle riforme checambiano gli assetti tradizionalied i punti di riferimento ai qualieravamo abituati, ci sentiamo spae-sati e spesso vittime di ingiustizieperché defraudati di qualcosa cheritenevamo nostro per diritto epertanto immutabile.

La riflessione. Vorrei perciò in-vitarvi prima a riflettere su alcunidati e realtà:Lo Stato (ma molto è stato delega-to alle Regioni) garantisce la salutedei cittadini attraverso il SistemaSanitario Nazionale, che gestisce lasanità e la cura delle malattie se-condo un’etica che si basa sulprincipio di solidarietà e dieguaglianza.Dal punto di vista ideale è un siste-ma perfetto che si ispira ad alti va-lori che regolano al meglio la con-vivenza comune, perché garanti-sce a tutti le cure in caso di malat-tia (ma anche la prevenzione,l’igiene pubblica ecc.) ed il massi-mo dell’equità: tutti infatti contri-buiscono in base al proprio reddi-to e tutti hanno le stesse possibili-tà di trattamento e di cura. Nellarealtà questo sistema, che sembraassicurare a tutti cure gratuite, de-ve comunque essere finanziato: in-fatti le cure non possono essere“gratuite”, cioè senza spese, anzi,sono molto costose e reperire le ri-sorse per far funzionare questo si-stema è sempre stato un problema.

Il diritto alla salute. È spessodifficile comprendere per i nonaddetti ai lavori come il “dirittoalla salute” sancito dall’articolo 32della Costituzione Italiana dipen-da in gran parte dagli stessi citta-dini, che dovrebbero impegnarsiin prima persona per la sua tutela,pretendendone sì l’attuazione maanche partecipando alla sua soste-nibilità economica. Si tratta infat-ti da un lato di riscoprire il senso“etico” della politica che gestisce ilsistema, ma anche il senso “civi-co” dell’essere cittadini, responsa-bili in prima persona del bene co-mune. Per questo motivo ad es.l’evasione fiscale è un vero delitto,perché priva la comunità di beninecessari a tutti, ma anche l’usoinappropriato delle risorse (cioèad esempio pretendere cure o esa-mi o farmaci inutili, costosi manon necessari) reca danno allacollettività.

Il buon utilizzo delle risorse èperciò uno dei problemi principalinell’organizzazione della sanità.Questa è molto complessa e si èscoperto che non sempre spenderedi più sia una garanzia di miglioreassistenza o di più salute: spessose si spende bene si può rispar-miare ed ottenere risultati miglio-ri. Il risparmio non è fine a se stes-so, ma permette di avere più di-sponibilità per ulteriori migliora-menti (ad es. acquisto di apparec-chiature più moderne). Questo èpossibile quando si erogano pre-stazioni che siano “appropriate edefficaci“. Un buon esempio per

spiegare il significato dei concettidi appropriatezza ed efficacia èquello relativo all’uso degli anti-biotici: questi farmaci sono moltocostosi e non servono in caso di in-fezioni virali in quanto i virus nonsono sensibili agli antibiotici. Cu-rare quindi una influenza con unantibiotico è inappropriato. Ri-portare la terapia antibiotica allaappropriatezza ha contribuito siaa diminuire la spesa che a preveni-re l’insorgenza di infezioni da ger-mi resistenti, difficili da curare.Questo modo di operare si puòestendere a moltissime altre pre-stazioni: ad es. gli esami radiologi-ci devono essere fatti solo se stret-tamente necessari perché poten-zialmente dannosi (i raggi X pos-sono essere una della cause di tu-more) e costosi.

La diffusione. Si è infine vistonegli anni, valutando i risultatidelle cure, che alcuni interventi eterapie possono essere prestate inmaniera diffusa, dovunque, altriinvece devono essere concentratiin centri che lavorano su numerielevati, perché in medicina la

“pratica” dei singoli medici cosìcome delle equipes è fondamenta-le per la buona riuscita di inter-venti via via più complessi. In real-tà ognuno di noi, dovendo adesempio fare anche un interventosemplice come un’appendicite,preferisce farsi operare da un chi-rurgo che ne fa una al giorno piut-tosto che da uno che ne fa una almese. Si è visto ad esempio che neicentri dove si effettuano meno di500 parti all’anno ci sono più taglicesarei e più complicanze rispettoa quelli con 1000 parti: ed allora,nell’interesse delle donne, unanormativa del Ministero della Sa-

nità prevede che si accentrino iparti perché la qualità dell’assi-stenza è migliore. E questo valeper molte altre patologie. Alcuneattività assistenziali possono esse-re “diffuse”, sia in strutture appro-priate di tipo ospedaliero che nelterritorio (ambulatori, case dellasalute ecc.) e questo deve essererealizzato in modo che chi ha biso-gno di assistenza sanitaria di baseo non complessa ce l’abbia vicino acasa, magari anche nel paese;mentre chi ha bisogno di interven-ti più complessi deve poter essererapidamente assistito in strutturepiù grandi e complesse anche selontane. In questo caso chi ha bi-sogno di un intervento più com-plesso, anche in urgenza, dovreb-be essere aiutato e poter contaresu una rete di trasferimenti e tra-sporti che rendano più facile almalato ed alla famiglia lo sposta-mento.

La riforma. Fatte queste pre-messe, veniamo alla riforma in at-to in Sardegna: se quella appenaesposta è la filosofia generale chesi sta attuando in varie Regioni e

le regioni che l’hanno attuata sonoquelle che al momento hannoun’assistenza migliore (misuratasui risultati) con spese minori, an-che la Sardegna deve adeguarsi:non solo perché ha un deficitenorme e sta “consumando” tutti isoldi, ma per avere una sanità chepotrebbe essere di gran lunga mi-gliore riguardo ai risultati.Per la Gallura la riforma propostaprevederebbe di accentrare alcuniservizi su Olbia, decentrarne altriinvece su Tempio e La Maddalena(ad es. a Tempio è in apertura unHospice per malati oncologici),potenziare il territorio per renderealcuni servizi più vicini ai cittadi-ni. La riforma degli ospedali, chelavorerebbero in rete scambiando-si sia pazienti ( a seconda della pa-tologia) che medici (che così ac-quisiscono più competenza), si do-vrebbe accompagnare ad una ri-forma dei trasporti sanitari speciein urgenza: ad esempio con l’atti-vazione giorno e notte dell’elisoc-corso per raggiungere anche ipunti più distanti rapidamente.Questa proposta di riforma va acambiare di molto la nostra geo-grafia sanitaria e per molti cittadi-ni come per molti amministratorilocali sembra ingiusta, in quantosembra che ad alcuni territori ven-ga tolto qualcosa di acquisito: ineffetti è compito di tutti vigilareperché se alcune cose devono es-sere spostate, altre devono esserepotenziate o create. Ma bisognaanche avere una visione d’insieme,pretendendo che tutta la popola-zione abbia a disposizione serviziefficienti per la propria salute:quelli per le patologie comuniovunque, quelli per le patologiepiù complesse in centri vicini macon un numero di interventi entroi parametri previsti, quelli per lepatologie più complesse ancora eper fortuna rare in pochi centriche, anche se lontani, possano pe-rò garantire un’assistenza miglio-re. Ad es. in Sardegna sono più chesufficienti due centri di Cardiochi-rurgia e due di Neurochirurgia.Sarà possibile? E’ una strada checoinvolge scelte difficili e che deveessere percorsa con onestà e capa-cità professionale e politica, pun-tando sul bene comune a lungotermine. Su questo il mondo catto-lico ha una grande opportunità ditestimonianza: molto potrà dire efare ma specialmente moltissimopotrà realizzare nel lungo periodose risponderà al suo dovere di for-mare le coscienze e rilanciareun’etica forte dell’impegno e dellasolidarietà.

La sanità oggi, nel tempo della crisi economica e della ricerca dell’appropriatezza: le prospettive per la Gallura

Il momento storicodel dott. Franco Pala

san i tà