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Poste Italiane - Poste Italiane S.p.A. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma - TAXE PERÇUE - TASSA RISCOSSA - ROMA - ITALY LA FIAMMELLA Periodico dell’Istituto Nostra Signora del Carmelo Numero 3 - Anno 2016 La nostra identità Dio creò l’uomo a sua immagine (Gen 1, 27)

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LA FIAMMELLAPeriodico dell’Istituto Nostra Signora del Carmelo Numero 3 - Anno 2016

La nostra identitàDio creò l’uomo a sua immagine (Gen 1, 27)

La FIAMMELLA 3

Sommario

EDITORIALE 3

Tu mi scruti e mi conosci 4

La crescita nel progetto di Dio 5

Chi dice la gente che noi siamo?Identità carmelitana 8

Indagine sull’ identità femminile 11

l’identità delle Suore Carmelitanedi Nostra Signora del Carmelovista dalle suore più giovani 12

8 ottobre 201610mo anniversario della Beatificazione della Madre Maria Teresa Scrilli 14

13 novembre 2016Festa della Beata Maria Teresa Scrilli 20

È possibile oggi educare con il cuore sull’esempio della beata Maria Teresa Scrilli 22

La Vocazione 24

Simboli cristiani 25

Il tema della XXXI Giornata Mondiale della Gioventùè racchiuso nelle parole“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7) 27

Professione perpetuaSuor Demetria Alfonsa Neonbenie Suor Marlena Mariani Masu 31

Preghiera 32

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LA FIAMMELLAPeriodico dell’Istituto Nostra Signora del Carmelo Numero 3 - Anno 2016

La nostra identitàDio creò l’uomo a sua immagine (Gen 1, 27)

EDitoriale

L a nostra vitapuò esserepa ragona t a

ad una composizio-ne musicale, a volteandante, allegra,moderata, ecc. maogni tappa concorrea formare la nostraidentità particolare,singolare, unica. Inquesto numero deLa Fiammella ci vo-gliamo soffermare ariflettere sul tema dell’identità. Papa Francesco ci dice che l’identità cristiana è la capacità di capire lecose dello Spirito, di parlare la lingua dello Spirito. La nostraCongregazione Istituto Nostra Signora del Carmelo, di vita attiva e con-templativa, fondato dalla beata Madre Maria Teresa Scrilli come rispostaalla chiamata del Signore “per condurre anime a Dio e cooperare al suoamore” fonda la sua identità sulla spiritualità carmelitana, che “si ispirafondamentalmente all’unione con Dio, al vivere nell’ossequio di Cristo enell’ imitazione di Maria Santissima” (Cost. 6).Nel mese di ottobre abbiamo avuto la gioia di celebrare i dieci anni dellebeatificazione della nostra Fondatrice rendendo, ancora una volta, graziea Dio per la sua bontà. Per concludere auguro a tutti i Lettori un felice e sereno Santo Natale.

Sr Annie Petta

La FiammellaNumero 3Anno 2016

Periodico quadrimestrale di proprietà dellaCongregazione delle Suore Carmelitane Istituto di N.S. del CarmeloVia dei Baglioni, 1000164 ROMA

Direttore Responsabile:Filomena Fina

Direzione Redazione: Suore CarmelitaneVia dei Baglioni, 1000164 ROMATel. 06 [email protected]

Abbonamento Annuo:Ordinario: € 10,00Sostenitore: € 20,00CCP 31320005 intestato a:Istituto di N.S. del CarmeloVia dei Baglioni, 1000164 ROMA

Registrato alla Cancelleria del Tribunale di RomaDecreto 301/96 dell’11.06.1996

Finito di stampare nel mese di Novembre 2016presso:Tipografia Cardoni s.a.s. - [email protected]

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lanel progetto di

Tutto ha fatto con saggezza! (Sal 104,24)

Il progetto di Dio è la nostra salvezza, essa è suo dono gratuito e operadell’uomo. Il progetto di Dio è che “l’uomo e la donna, creati a suaimmagine e somiglianza (cfr. Gen 1,26-27), siano il segno visibile e

strumento efficace della gratuità divina nel giardino in cui Dio li ha posticome coltivatori e custodi dei beni del creato.” (Compendio della dottrinasociale della chiesa, n.25). La crescita nel progetto di Dio consiste nellafedele e fiduciosa risposta a Dio che è Amore, nella costante ricerca dellasua volontà e nel “sentirsi impegnati a coltivare l’amore e a educarlo perraggiungere la maturità della vita come dono.” (cfr. Venite e vedrete,Catechismo dei giovani /2, 335).

crescitaDio

Tu mi scrutie mi conosci

Signore, tu mi scruti e mi conosci,tu sai quando seggo e quando mi alzo.Penetri da lontano i miei pensieri,mi scruti quando cammino e quando riposo.Ti sono note tutte le mie vie;la mia parola non è ancora sulla linguae tu, Signore, già la conosci tutta.Alle spalle e di fronte mi circondie poni su di me la tua mano.Stupenda per me la tua saggezza,troppo alta, e io non la comprendo.Dove andare lontano dal tuo spirito,dove fuggire dalla tua presenza?Se salgo in cielo, là tu sei,se scendo negli inferi, eccoti.Se prendo le ali dell’auroraper abitare all’estremità del mare,anche là mi guida la tua manoe mi afferra la tua destra.Se dico: «Almeno l’oscurità mi coprae intorno a me sia la notte»;nemmeno le tenebre per te sono oscure,e la notte è chiara come il giorno;per te le tenebre sono come luce.Sei tu che hai creato le mie visceree mi hai tessuto nel seno di mia madre.Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;sono stupende le tue opere,tu mi conosci fino in fondo.

Salmo 138

prezioso. Una vocazione così dice al mondo che Dio non è un’ideaastratta o un desiderio immaginario: è una presenza così vera e cosìintensa da poter sostenere e motivare, da sola, una vita intera. Il mondoha bisogno di questa testimonianza perché ha bisogno di rimanere apertoa Dio in modo reale ed efficace” (cfr. Ogni vita è vocazione. Mons.Luciano Monari).

Ogni persona umana, e tra queste noi suore carmelitaneSan Giovanni Paolo II disse di “diventare, tra le creature del mondovisibile, un portavoce della gloria di Dio, e, in un certo senso, una paroladella sua Gloria” ( cfr. L’uomo, creato a immagine di Dio). Siamo chiamate a rispondere alla volontà di Dio con grande generosità eamore e a riconoscere che essere a sua immagine e somiglianza è un donogratuito. Perciò testimoniamo l’amore di Dio, cerchiamo di contribuire amigliorare il mondo secondo il carisma dell’Istituto: nel campodell’educazione e della salute, nell’assistenza sociale e a sostegno dellepersone specialmente più deboli. Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) ha scoperto che la pienarealizzazione della sua vocazione quale donna e suora nel Carmelo sta“nell’unione nuziale dell’anima con Dio” che è lo scopo per la quale èstata creata e “la sposa di Dio conosce così una maternità soprannaturaleche abbraccia l’umanità intera, sia che prenda parte attiva allaconversione delle anime sia che ottenga con la sua immolazione i fruttidella grazia per coloro che non incontrerà mai sul piano umano”. Dalla vera unione con Dio scaturisce il desiderio di “faticare per il benedel prossimo e per la gloria di Dio” (Beata Maria Teresa Scrilli). Eraconvinta che essere portatori dell’immagine di Dio e vivere l’unione conLui, nella familiarità, fa crescere nella santità e che questo è il primo e piùessenziale apostolato. Se c’è la vita interiore, c’è anche un vero apostoloe il desiderio sempre più forte di faticare per Lui, per collaborare con Dionel “rianimare e rinnovare” nel prossimo la bellezza della Sua immaginee con gioia e zelo “Dare anime a Gesù e dare Gesù alle anime”(MadreMaria Mosca, Confondatrice) perchè potessero ritrovare in Lui la lorosomiglianza.

Sr Walentyna Wylotek

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La chiamata ad essere immagine di DioDio è Infinito ed Eterno e vive al di fuori del tempo (cfr. Es 3,15), èl’Onnipotente (cfr. Gn 35,11), Creatore del cielo e della terra (cfr.Gn1,1),Verità, Bene supremo, Bellezza insuperabile, Saggezza senza pari eGiustizia infallibile (cfr. Gv14,6). Dio è presente (cfr. Gv 13,1), è Amore(1Gv4,16). L’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, non è Dio(cfr. Gb11,1-12), non è eterno, onnipotente, infallibile, perfetto e nonpossiede la santità assoluta. In Gesù, perfetta immagine di Dio, l’uomoporta in sè la somiglianza naturale e soprannaturale di Dio. “Dio è Spirito”(Gv4,24) perciò essere a immagine di Dio non riguarda la corporeità. Ciòche in modo particolare ci fa assomigliare a Dio è l’ anima spirituale eimmortale. L’anima ci rende spirituali e il corpo è la dimora temporaneadell’anima. Assomigliamo a Dio attraverso la sua grazia che ci rendecapaci di unirci a Lui in modo che nell’ uomo abita la Santissima Trinità(cfr. Gv.14.23; 1Cor 3,16), ed essendo ad immagine di Dio, l’uomo ha ladignità di persona. È capace di conoscersi, di possedersi, di donarsiliberamente e di entrare in comunione con altre persone; è chiamato, pergrazia, ad un’alleanza con il suo Creatore, a dargli una risposta di fede edi amore che nessun altro può dare in sua sostituzione (CatechismoCatolico 357). L’uomo, “immagine e somiglianza in Cristo” lo è nel sensoche Dio, nel suo grande amore, lo ha dotato della saggezza di riconoscereil bene dal male, di intelligenza razionale e di libera volontà, dellacapacità di essere misericordiosi e di imitare Gesù Cristo. “Siate voidunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48).

Nella vita consacrata“Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio efemmina li creò” (Gen 1,27) ciò non significa che solo la coppia portal’immagine e la somiglianza di Dio, ma ogni persona. Ognuno di noi haun’impronta che ci orienta a creare una relazione, un dialogo di amore ecomunione con Dio, con le persone e con tutto il creato. L’uomo e donna sono creati da Dio con uno sguardo d’amore immenso enello stesso tempo chiamati a portare in sè “l’immagine di Dio” ciascunorispondendo alla chiamata alla vita matrimoniale o consacrata. “Laconsacrazione è la risposta di un amore totale data a Dio con tutto ilcuore; è la proclamazione sorprendente che “Dio basta” e che, acondizione di vivere in pienezza il rapporto con Dio, si può rinunciaregioiosamente alla ricchezza, a una propria famiglia, a un’affermazionepersonale, cioè a tutto quello che il mondo può promettere e offrire di più

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a tutti, com’è comune a tutti lavocazione a seguire Gesù.Ogni cristiano prega, vive lasua vita nella comunità, e cercadi aiutare gli altri in qualchemodo, a causa della loro fedein Gesù. Ciò che li distingue èil modo in cui integrano questielementi nella vita cristiana ela particolare storia della lorovita che manifesta la presenzadel carisma. La storia delCarmelo è distinta e unica.Attraverso la lettura della sto-ria scorgiamo l’identità, e per-cepiamo la presenza del cari-sma.

Dio, sempre DioAl centro del carisma carmelitano c’è la realtà di Dio. Il carmelitano o lacarmelitana non vuole sapere altro, pensare altro e desiderare altro che Dioe la sua legge d’amore. Questo risulta in un amore per la sua parola, perla sua Chiesa, e per il popolo: un amore profondo e costante perchè unamore che viene da Dio ed è imparato nella vita, nella preghiera e nellameditazione della parola. Quest’ attenzione a Dio è nutrita dalla presenzadi Maria la madre di Gesù e di Elia il profeta nella vita carmelitana.Anch’essi vivevano della stessa purezza nel loro amore per Dio, l’unicoDio, per loro non c’era nessun altro.

Nella vita quotidiana Con questa base è naturale che dove c’è una comunità carmelitana ci saràquell’ atmosfera di preghiera e di accoglienza delle persone. Ma oggi, forse,vogliamo di più. Vogliamo vivere la nostra identità nella sua pienezza e met-tere questo dono davanti alla gente per aiutarla a capire quanto è buono ilSignore, e quanto è vicina la salvezza. Per questo, vogliamo nella nostra vitaquella purezza nel trattare con Dio, che non lascia spazio ad altri interessi.Vogliamo vivere la nostra vita con i sentimenti e l’energia di Maria e di Elia.Vogliamo avere nella nostra vita un amore profondo per la Parola, meditan-dola nella propria vita, e condividendola con la gente attraverso la predica-

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chi dice la genteche noi siamo?

Identità carmelitana

Qualche volta ci po-niamo la domanda“Che dice la gente

di noi, Carmelitani?” o “Chedice la gente che noi sia-mo?”. Mi ricorda un pòquella domanda che Gesù fe-ce ai discepoli, quando do-mandò: La gente chi dice cheio sia? Mt 16, 13.La risposta generalmente vanella linea di: “Voi siete vici-no a noi”; “Voi siete uomini di preghiera”, “Ci sentiamo accolti da voi”,“Questa parrocchia è differente dalle altre, voi siete più semplici” ,“Voiamate il silenzio”, “Voi lavorate con uno spirito particolare” ... e così via.Se la gente trova nelle Carmelitane e nei Carmelitani individui e comunitàche pregano, che sono semplici, che sono accoglienti, e altre cose simili,possiamo pensare che non è per caso che siamo così. Tante cose possonocontribuire alla nostra identità, ma tra di esse c’è senz’altro quello che noichiamiamo il carisma carmelitano.

Un carisma è dono dello Spirito SantoUn carisma come dono dello Spirito Santo, è dato a individui e a grup-pi, e dà a loro un posto e una missione particolare nella Chiesa. Il postoè come il tassello di un mosaico che nessun altro può occupare e da unservizio che nessun altro può dare. Molte volte associamo le parole, fra-ternità e servizio al carisma carmelitano. Queste cose però sono comuni

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Indagine sull’

Cercare di scendere un pò più in profondità per indagare l’identitàfemminile è un’indagine che non può che partire dal cuore delladifferenza, la maternità come capacità di cura, che le donne sanno

esercitare in tutti gli ambiti, nella vita privata come in quella pubblica.Curare gli altri, i piccoli come i deboli e gli anziani, occuparsi dellepersone più fragili non é facile, non esistono manuali con ricette pronteall’uso eppure da sempre “é un’arte che le donne imparano, esercitano etestimoniano nelle loro vite”. Vuol dire una pratica costante dellamisericordia e un amore concreto, che lascia traccia nel tempo e costruiscerapporti.Del resto, la forza costruttiva della maternità sta, da sempre, nella suauniversalità. Come dimostrano, al pari di quello che accade da millenni.Non é necessario un parto per costruire e vivere un legame di curamaterna. Lo sanno benissimo le religiose, madri senza gravidanza, chedella capacità di cura verso i piccoli, i deboli, i fragili e gli ultimi, sono nelmondo quotidiana e meravigliosa testimonianza. Nel nostro immaginario cristiano, le immagini della Pietà, estremo atto dicura della madre per il corpo del figlio crocifisso, costituiscono il simbolopiù alto e forte di questa capacità di cura – quindi di amore – che va oltrela morte. Come ha scritto Julia Kristeva, “se ogni amore per l’altro siradica in questa esperienza arcaica fondamentale, unica e universale; cheé l’amore materno, se l’amore materno é il meno ambivalente, ésull’amore materno che sono costruiti la caritas dei cristiani e i dirittidell’uomo laico”. La cura materna, infatti, é il modello di riferimento perogni forma di umanizzazione dei rapporti fra gli esseri umani.

Giulia Galeotti

identitàfemminile

zione, la lectio divina, otalvolta una semplice pa-rola di saggezza presa dal-la sacra scrittura.

Un carisma, molte storieIl carisma Carmelitano ècostante. Da otto secoli haarricchito la vita dellaChiesa e delle singole per-sone. Come carisma con-

vive con altri carismi dentro quello che oggi riconosciamo come la famigliacarmelitana. Il carisma Carmelitano è unico ma esiste nella vita di religiosee religiosi, di monache e monaci, di laiche e laici, di ogni tempo, e di ognicontinente, e ogni realtà ha la propria identità nutrito dal proprio carisma.Così la Famiglia Carmelitana oggi è composta da laici, sorelle della vitaapostolica, sorelle della vita contemplativa e frati il cui essere carmelitanosi esprime in modi diversi.

La Regola del CarmeloOggi sentiamo molto l’unità che esiste nella Famiglia Carmelitana tra levarie vocazioni ed espressioni particolari. L’unità è creata sempre di piùdalla centralità della Regola del Carmelo. Questa è una novità degli ultimitempi. Ora si può dire che tutti i componenti della famiglia studiano laRegola e trovano in essa il fondamento dell’identità carmelitana: la vita inDio, la sequela di Gesù Cristo, l’amore per la Parola di Dio, l’attenzionealla persona che ci sta accanto e tutto ciò è vissuto in un’ atmosfera creatadalla presenza e dalla memoria di Elia e di Maria.

Il discernimentoL’elemento che unisce tutte le diverse realtà è il discernimento – “il mo-deratore delle virtù”. L’identità Carmelitana non è una cosa rigida che ri-mane fissa nel tempo. Si va formando ogni giorno, in chi usa il discerni-mento per capire che cosa il Signore ci ha dato e che cosa chiede da noi inogni momento. Il Signore che ci ha dato il dono, ci aiuterà a vivere secon-do quel dono che non è altro che un’espressione e una sintesi particolaredei valori del Vangelo.

P. Míceál O’Neill, O.Carm

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siamo?.… Sono consapevole, che ilcammino che il giovane fa nella suaricerca dell’ identità, lo dovrà fare anchela giovane suora per poter sentirsi infamiglia, sentirsi parte della storia dellaCongregazione, parte della Chiesaed essere piena di vita, che attingequotidianamente da Cristo.Riflettendo sulle esperienze con leconsorelle più grandi le giovani suorehanno elaborato una sintesi su alcuniaspetti della Suora di Nostra Signora delCarmelo e, sulla base degli Scritti dellaMadre Fondatrice, hanno ancheevidenziato alcuni aspetti dell´identitàdella Madre Fondatrice.Dall´esperienza delle giovani Juniores, lasuora carmelitana di “Nostra Signora delCarmelo” è una donna che vive allapresenza di Dio, amando e cercando Dionella quotidianità, è materna, semplicenello spirito, di preghiera, preoccupataper gli altri, ospitale. Innumerevoli sono gli aspetti della forte personalità della Fondatrice, labeata Maria Teresa Scrilli. In particolare la sua modestia e umiltà, nonamavo la gloria, ma il bene, disse quando accettò la fusione con le SuoreStimmatine, che non ebbe seguito; la fedeltà a Dio: in tutte le vicissitudinidella sua vita travagliata ha sempre riposto tutte le sue speranze nell’aiutodivino e questa fede incrollabile non le mancava mai, nemmeno nelle orepiù dure (Relatio Super Virtutibus) perché non cercai le consolazioni diDio, ma il Dio delle consolazioni. Era materna e cordiale, sovviemmi,come amando tanto le tenere creaturine, quando ne vedevo, non potevolasciare di accarezzarle, e riflettevo come l’avrei con amorevolezzacristianamente allevate. I suoi scritti sono per noi una grande eredità spirituale e scopriamo tratti evirtù attualissime che ne fanno un modello non solo per noi suore ma pertutti.

Sr Růžena Sekulová

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l’identità delleSuore Carmelitane

diNostra Signora del Carmelo

vista dalle suorepiù giovani

Lidentità è il senso e la consapevolezza di sé come essere distinto eseparato dagli altri, costituita da caratteristiche diverse, anche sesomiglianti a quelle degli altri. (Visconti, 1997)

L’identità si costruisce nell´infanzia, dall´immagine di sé e del propriocorpo, nel sentire il proprio nome, fino a sentirsi diverso dagli altri escaturisce dal confronto con loro. Un eccessivo confronto con gli altri peròpuò portare ad una identificazione con l’altro, da un ruolo sociale ad unaltro, ciò può generare confusione negli adolescenti. Non riuscendo aequilibrare questo eccessivo confronto tra diversi “modelli” si troverannosulla scia dell’ identità incerta che li porterà a non essere contenti di sé.Questa insoddisfazione di sé appartiene alla gioventù nella quale devonoessere affrontati conflitti e crisi per costruire la propria l’identità.Durante questi anni ho riflettuto tanto sull´identità personale, su come sicostruisce, come la stiamo vivendo, come la sappiamo calare nella nostravita di donne e di religiose. Con le giovani suore Juniores ho volutocominciare un cammino per prendere meglio coscienza della loro identitàpersonale e religiosa nella nostra Congregazione. Abbiamo cominciatocon alcune domande di tipo: ”Chi sono? Da dove vengo? Dove vorreiarrivare?”. Ogni giovane dovrebbe rispondere a queste domande, per potertrovare se stessa. E noi suore di Nostra Signora del Carmelo, chi

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travedere le possibilità del carisma e della spiritualità carmelitana per dareuna risposta ai nuovi interrogativi e per accompagnare le nuove forme dipovertà. Inoltre, hanno avuto il coraggio di portare avanti quell’intuizionea volte con grandi lavori, consofferenza e addirittura conincomprensioni. Ma Dio, equesta è una delle mie piùprofonde convinzioni perso-nali, benedice sempre la ge-nerosità e lo sforzo di quelledonne eroiche che hanno pro-dotto frutto abbondante. Oggi, queste congregazionifemminili sono presenti intutto il mondo: due inBrasile, due negli Stati Uniti,una in Venezuela, una inTrinidad, una in Zimbabwe,una in Indonesia, una nelleFilippine, due in Spagna, unain Inghilterra e tre in Italia...Alcune di queste congrega-zioni sono molto internazio-nali, con missioni in diversipaesi. L’Istituto NostraSignora del Carmelo, peresempio, possiede diverse ca-se fuori Italia: in India, in

Care consorelledell’Istituto NostraSignora del Carmelo,

cari fratelli e sorelle, cariamici: Ci siamoriuniti oggi per celebrarel’eucaristia del Signore eper ricordare congioia e gratitudinela beatificazione,dieci anni fa, dellaMadre Maria TeresaScrilli, fondatrice di questacara congregazione carmelitana.Proprio l’8 ottobre 2006 il cardina-le José Saraiva Martins ha presie-duto nell’anfiteatro romano di Fiesole la cerimonia di beatificazione.Oggi, dieci anni dopo, non soltanto le consorelle dell’Istituto NostraSignora del Carmelo da lei fondato, ma l’intera famiglia carmelitana cele-bra questa ricorrenza.

Un pò per caso, la settimana prossima avremo a Focene (Roma) l’incontrodelle Madri Generali delle quattordici congregazioni femminili affiliateall’Ordine carmelitano. Accanto ai frati e alle monache di clausura sorgo-no nel XIX e XX secolo donne come Maria Scrilli, che cercano di tradurreil carisma carmelitano, carisma vetusto, che fonda le sue radici all’iniziodel XIII secolo nel Monte Carmelo, alle necessità e alla situazione dellasocietà e della chiesa dei nostri tempi. Loro hanno avuto la saggezza di in-

8 otto bre 201610mo anniversario della beatificazione della

Madre Maria Teresa Scrilli

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ringraziarlo e per lodare Dio Lc17, 15. Gesù (molto umano inquesto Vangelo) mostra una cer-ta delusione e domanda al leb-broso: “E gli altri nove, dove so-no?” Lc 17, 17.Certamente la lebbra, come tuttele malattie della pelle, aveva unsenso simbolico molto forte inquesta società. Era una specie dimaledizione, che per il popoloaveva a che fare con l’impurità econ il peccato. Gesù appare co-me un profeta coraggioso, cherompe il tabù (come in tante al-tre occasioni) e che pone la mi-sericordia, la compassione e lasolidarietà al primo piano, al disopra addirittura della legge.Dunque, la Parola invita anchenoi oggi a rompere i pregiudizi,

i nostri piccoli tabù, lenostre barriere che ciimpediscono di avvici-narci ai lebbrosi del no-stro tempo.Evidentemente in que-st’anno della miseri-cordia questo invito ri-suona ancora più fortenei nostri cuori.Ma, oltre a questo mes-saggio, vorrei rilevareun altro tema che misembra importante eche credo abbia moltoa che fare con ciò checelebriamo oggi: il te-ma della gratitudine.

Canada, negli Stati Uniti, inIndonesia, nelle Filippine, inPolonia e addirittura in Israele(l’unica presenza del nostroCarmelo in Terra Santa).In totale, sono più di 2000 suore,un vero esercito di donne carme-litane! Che fanno un lavoro ec-cezionale e che portano il cari-sma carmelitano in tanti luoghio, per usare le parole di PapaFrancesco, in tante periferiegeografiche ed esistenziali delnostro tempo!Perciò oggi ricordiamo conemozione e con gratitudine unadi quelle donne, Maria Scrilli, inreligione Maria Teresa di Gesù,che sotto l’influenza di MariaMaddalena de’Pazzi, della qualestiamo celebrando proprio que-st’anno il 450º della sua nascita!Ha visto come la spiritualità delCarmelo (vita di preghiera e di contem-plazione, devozione mariana, ricercadell’essenziale) la conduceva verso leragazze povere del secolo XIX, fanciul-le senza educazione, emarginate, con-dannate a una vita grigia e molte voltealla povertà.

Nella Liturgia di oggi le letture parlanodella lebbra e della guarigione. Nellaprima lettura Naamàn s’immerse nelGiordano sette volte per guarire e poitorna da Eliseo per ringraziarlo per lasua guarigione... 2 Re 5, 14-16. NelVangelo solo uno dei dieci lebbrosi,proprio uno straniero, torna da Gesù per

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Solo uno dei lebbrosi tornaper ringraziare, per ricono-scere e per lodare. La grati-tudine è una bellissima virtùumana e cristiana. La grati-tudine è la virtù dei saggi edei santi, la caratteristica dicoloro che guardano la vitacon occhi limpidi e puri.Soltanto colui che guarda larealtà con spirito di fede, ilcontemplativo insomma, è

capace di trovare i segni della presenza di Dio nelle nostre realtà. Moltevolte sono segni piccoli, fragili e addirittura deboli... ma Dio si manifestacosì nella piccolezza e nel quotidiano. Nella nostra società odierna abbiamo un profondo senso dei nostri diritti.E certamente è una cosa ottima! Ma a volte magari possiamo dimenticareche le grandi cose della vita, le cose più belle, non sono diritti quanto piut-tosto doni. Non abbiamo perciò quel senso di gratitudine e di lode, non ca-

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piamo il dono, non entria-mo nella dinamica dellagratuità che porta sempreanche alla generosità.Viviamo (anche nella vitareligiosa) nella lamentelacontinua, invece di viverenella lode e nel ringrazia-mento.Oggi, dieci anni dopo labeatificazione dellaMadre Scrilli, non voglia-mo essere come i novelebbrosi, ma come il sa-maritano che torna alSignore e dice “Grazie!”.Grazie per la vita dellaMadre Scrilli, grazie perla sua testimonianza, gra-zie per la congregazioneda lei fondata, grazie perl’aiuto che ha elargito at-traverso più di un secolodi storia.Dieci anni fa la Chiesa, aun livello solenne e uffi-ciale, ha dichiarato MariaTeresa Scrilli beata. Pernoi, Carmelitani eCarmelitane, è un motivodi sano orgoglio. Ma è anche una provocazione, un invito, una chiamata avivere la nostra vocazione carmelitana nel secolo XXI con autenticità, concreatività, con fedeltà, con gioia e con generosità... Cha la Beata Maria Teresa di Gesù Scrilli e tutti i Santi Carmelitani che ri-cordiamo nella festa del 14 novembre (proprio la data di morte dellaMadre Scrilli!), ci aiutino dal cielo ad affrontare questa sfida difficile maaffascinante. Amen.

P. Fernando Millán Romeral, O.Carm.Priore Generale

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13 novembre 2016Festa della beata

Maria Teresa Scrilli

Oggi è un giorno di festa, di gioia, perché siamo tutti insieme a ce-lebrare l’Eucarestia. Eucarestia è una parola che deriva dal gre-co, Eucharisto, rendimento di grazie. Tanti i motivi per dire gra-

zie. Un grazie particolare è per il dono della vita di una ragazza di questaComunità, Maria Teresa che dieci anni fa è stata proclamata beata. I Santi,diceva Benedetto XVI, sono coloro che hanno fatto della loro vita un innoa Dio Amore. I Santi sono coloro che con la loro vita hanno testimoniatoche Dio è amore. Maria Teresa è una di loro, perché ha testimoniato con la sua vita l’ Amore.Ma è anche una di noi, perché è nata in questa comunità. Proprio qui in que-sta Chiesa ha ricevuto la fede, e qui ha ricevuto il dono più grande: ilBattesimo. È bello che in questa Collegiata la Beata viene ricordata proprionel battistero. Lì, nel fonte battesimale, Maria Teresa il 15 maggio 1825 è

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stata immersa nell’amore di Dio. Il Battesimo è proprio questo, un bagnonell’amore di Dio. La santità di Maria Teresa è stata nell’aver scoperto che ogni giorno della vitapuò essere immerso nello stesso Amore ricevuto il giorno del battesimo.Come? Andando dietro al Signore, seguendolo, dando a Lui il primato dellanostra vita. Ce lo ricorda il Signore nel Vangelo: “Non lasciatevi ingannare,molti verranno nel mio nome dicendo, sono io, e, il tempo è vicino” Lc 21, 8.Ognuno di noi ha degli dei a cui con troppa facilità ci inginocchiamo, ilSignore lo sa ma ci vuole salvare. Oggi il Signore ci incoraggia a proseguire il cammino, seguendolo anchequando tutto intorno a noi e in noi sembra perduto. Vi saranno carestie, ter-remoti, guerre e pestilenze come ci ricorda la Parola di Dio. Anche MariaTeresa ha vissuto tutto questo, ma ha perseverato. Dove sta la perseveranza? Continuando a camminare, anche nella fatica in-sieme ai fratelli, mai da soli. Continuando a camminare con la Comunità dacui abbiamo ricevuto la fede. E se lungo il cammino, cadiamo, ci allontania-mo, ci separiamo? C’è la possibilità di rimmergersi nell’Amore di Dio, nellastessa acqua del battesimo attraverso il Sacramento della riconciliazione. Lìla nostra veste, consegnataci il giorno del battesimo, torna bianca, lì riab-bracciamo il Padre che da sempre aspetta il nostro ritorno. Oggi è anche il giorno della chiusura delle porte sante nelle diocesi di tuttoil mondo. Si conclude il Giubileo Straordinario, ma la vera porta della mi-sericordia, aperta per noi il giorno del battesimo, non si chiuderà mai. Lachiave per aprire questa porta è proprio il Sacramento della riconciliazione. Continuiamo insieme il cammino, con fiducia e speranza, affidandoci all’in-tercessione della Beata Maria Teresa, donna dell’Amore, e affidiamoci allapreghiera dei cari che ci hanno preceduto e ora vivono nella vita eterna. Dalcielo oggi fanno festa con noi i parroci di questa Chiesa Mons. Forzoni,Mons. Romagnoli, e don Pasquale che tanto hanno venerato la Beata e la in-dimenticabile Madre Clemens, che tanto ha amato questa Collegiata, CasaMadre dell’Istituto e di tutti noi.La Madonna del Latte vegli sui nostri passi e continui ad accompagnarciogni giorno della nostra vita. Omelia per la Festa della beata Maria Teresa Scrilli, Collegiata di SanLorenzo, Montevarchi (AR)

Don Lorenzo Lachi

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Il docente che lavora con il cuore,non si accontenta di chiamare pernome i propri bambini, come fosseronumeri, ma cerca di scoprire il mon-do che dietro ogni nome si nascon-de. Giorno dopo giorno, sguardo do-po sguardo, si stabilisce un rapportoamorevole mostrando ai bambini at-teggiamenti sempre gentili versoDio, verso tutti e verso il creato.Questo per me significa educare!Leggendo le regole per l’orario discuola scritto dalla Madre Scrilli laritengo una buona maestra ed educatrice, che non si risparmia per coloroche le sono state affidate, offrendo tutto il suo amore per fare la vita piùbella “nell’educazione morale, civile e religiosa” (Autobiografia).Posso dire che, dopo tanti anni di esperienza, la professione di docente og-gi è molto complessa. Si fa fatica a stare al passo con le continue esigenzedel “Sistema Scuola”. Sono cambiate tante cose: la società, la famiglia,l’età lavorativa, i bambini diversi da una generazione all’altra, ma sopra-tutto il concetto di educazione. Ma nonostante tutto mi ritengo fortunatadi aver scelto questa missione.

Maestra Rossana

È possibile oggi educaresull’esempio della

beata

Dopo tanti anni di esperienza lavorativa nella scuola paritaria“Ambrogio Sbrocco”presso la comunità delle suore carmelitanedi Castiglione (CH), mi sento di dire che, per chi fa l’insegnante

per vocazione, l’atto educativo è il lugo privilegiato dell’incontro con Dio.“Sempre si attenda al bene di quelle creature da Dio date a coltivare, emai, alla soddisfazione propria” (beata Maria Teresa Scrilli).Personalmente mi ritengo un’insegnante appassionata del proprio lavoro,trovo gratificazione nel rapporto quotidiano con i bambini e mi ritengouna maestra buona, anche se non esistono buoni o cattivi, ma solo maestriche gettano il cuore nella relazione educativa, come fece la beata MariaTeresa, e quelli che invece lo tengono stretto.

con il cuoreMaria Teresa Scrilli?

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simboli

L’abito religioso segno diconsacrazione

L ’abito religioso è unsegno visibile di ri-nuncia alle “cose

del mondo”, di donazionedella vita nella sequela diCristo. È rinunciare allavanità come dice la beataMaria Teresa Scrilli cheintraprende una nuova vi-ta per amore di Gesù, ri-nunciando alle comoditàper una vita più austera,radicale, all’insegna della condivisione, facendo voto di obbedienza, po-vertà e castità come Gesù. La Madre Scrilli ha trovato che non c’è nullain questo mondo che ha un valore più alto di arrendersi all’amore sponsaleper Cristo.C’è chi dice che l’abito non fa il monaco! … ma aiuta essere un monaco.Chi prende l’abito religioso è osservato dal mondo nel comportamento enella testimonianza. C’è sempre chi fa commenti sulle nostre azioni, te-nendo conto in cosa ci siamo impegnati a vivere.Vi dirò un piccolo episodio: quando sono entrata in convento, all’inizio del-la formazione, ogni mattina, andavamo a messa, circa 20 minuti di cammi-no. Un giorno al ritorno c’erano per la strada due gruppi di ragazzi che sisfidavano e stavano per venire alle mani. Una banda si chiamava Galera edominava il territorio senza lasciare spazio agli altri giovani più deboli. Nonera la prima volte che c’erano state risse con coltelli e altro. Avevo paura,ma mi sentivo al sicuro perché in compagnia delle suore. Non so con qualecoraggio le suore abbiano cominciato a parlare a quei giovani consigliandolidi lasciare perdere e di tornare alle loro famiglie.Ho capito quanto rispetto avevano per le suore e vi posso dire che la nostra

cristianiLa

è un dono di Dioè un atto irripetibile dell’amore di Dionon è una scelta ma una rispostaè fare la verità sulla propria vitaè un mistero di fede e di amore

OSignore,tu puoi certamente dire a noi, oggi: «Le mie vie non sono le vostre vie;

i miei pensieri non sono i vostri pensieri. Quanto dista la terra dal cielo, tanto dista il vostro cammino dal mio cammino» (cfr Is 55, 8-9).Per questo ci rivolgiamo a tee, con san Paolo, ti diciamo: Che cosa vuoi che io faccia?Dove vuoi che io vada?Quali parole vuoi che io dica?Quali scelte vuoi che io metta in atto?Trasforma e rinnova la nostra mente,o Signore;con il dono del discernimento degli spiriti,fa’ che, per non sciupareil dono presente in noi e negli altri,sperimentiamo le attenzioni che, almeno in certa misura, ne favoriscono la fioritura e i frutti.Maria, Madre del buon consiglio,prega per noi!

Giovanni Borèl

Sr Walentyna - Cell. 3807794795Sr Maricla - Cell. 3348199467 - Tel. 0666150980

www.inscarmelo.it

Vocazione

il tema della XXXI

Giornata Mondiale della Gioventùè racchiuso nelle parole

“ Beati i misericordiosi,perché troveranno misericordia” Mt 5,7

Quando abbiamo fatto l’incontro nella nostra parrocchia San Paoloa Sassari è stata presentata la Giornata Mondiale della Gioventùin Polonia, sono stata invitata anche io e ho subito accettato piena

di gioia, allegria e felicità.

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presenza tra la genteè sempre stata vistacome un segno dellapresenza di Dio eche siamo chiamatea vivere quello cheesprimiamo conl’abito. Invece il simbolo vi-sibile dell’identitàcristiana è certamen-te la croce. Gesùmorto in croce condivide con noi tutte le sofferenze, veramente possiamodire: Quale Dio è vicino a noi come il nostro Dio? (cfr. Dt 3, 7). La nostrafondatrice ha trovato nella croce la risposta della sua vita, e dice a tutte noiche indossiamo l´abito religioso che è segno della nostra consacrazione aDio, dell’appartenenza all’ Istituto ed è testimonianza di povertà.La piccola croce di legno sullo Scapolare, è segno distintivo della Suora diNostra Signora del Carmelo fin dalle origini dell’Istituto e richiama la spi-ritualità scrilliana della Croce. La Madre Fondatrice per noi scrive: “… le Religiose di questo Istituto de-vono rivestirsi dell’amore di Madre e l’abito Religioso deve ispirarle, quellaSanta Carità, che ad ogni passo tende a salute dell’anime” (Scritti, Regolee Costituzioni 1854/1855, 24 (6), p. 204). Lo Scapolare del Carmine, espressione della nostra appartenenza allaFamiglia Carmelitana, è un costante richiamo alla vita di Maria SS.ma,che prendiamo come modello e che vogliamo imitare nella nostra vita. Ilmantello bianco è simbolo della verginità e purità di Maria, è un impegnoa conservare la purezza della mente e la castità del cuore.Papa Francesco richiama sempre l’attenzione sui nostri atteggiamenti divita cristiana e a vivere pienamente la nostra identità cristiana; i segniesprimono certamente le nostre scelte e in una società in cui si cerca dicancellare i segni cristiani, noi, più motivati, dovremmo sempre proporlie sopratutto viverli.

Sr Eliane M. Marques

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pazienza, la curiosità di fare un’esperienza diversa e di scoprire se è dav-vero così straordinaria come viene raccontata. Le motivazioni che spingono a venire e vedere (cfr. Gv 1,46) sono molte:il desiderio dell’incontro con se stessi, con gli altri che sono gli amici, icompagni di viaggio, i volti di persone che arrivano da innumerevoli paesidiversi e infine, il più importante: l’incontro con Dio.Il terzo giorno siamo andati in pullman ad Oswiecim per visitare quelloche è stato Campo di concentramento e di sterminio nazista ad AU-SCHWITZ - BIRKENAU, costruito dai tedeschi durante l’occupazionenazista della Polonia, ora Museo della Memoria. Nella serata abbiamo in-contrato il Santo Padre che ci ha tenuto un discorso.Venerdì 29 luglio nella Parrocchia di Karmelicka c’è stata una catechesipresieduta dall’arcivescovo di Cagliari, Monsignor Arrigo Miglio, dopoaver parlato ci ha chiesto un pò di silenzio per riflettere. Mi ha colpito laparola di lasciarsi toccare dalla misericordia di Cristo e di come dobbiamoessere concretamente misericordiosi non solo per guardare la persona maanche per aiutarla. Altre catechesi le abbiamo seguite nel Santuario deiCarmelitani.

La FIAMMELLA 2928 La FIAMMELLA

L’ARRIVO A CRACOVIA Abbiamo visitato breve-mente Cracovia, eravamoin partenza per ilSantuario della Passionee della Madonna diKalwaria Zebrydowska, èuna delle mete di pelle-grinaggio più frequentatedella Polonia, il santuarioè un complesso di edificidi culto, che comprendela basilica dedicata allaMadonna degli Angeli, ilconvento dei frati minorifrancescani, una serie diCappelle all’aperto in sti-le Barocco e manieristinell’ampio parco. Lungoun percorso di circa seichilometri. Dopo la visitaal santuario abbiamo par-tecipato alla Santa Messa di apertura della GMG nel Parco di Blonia,presieduta dal Cardinale Stanislaw Dziwisz, seguita da una catechesi.Abbiamo fatto il pellegrinaggio al Santuario di Giovanni Paolo II situatoa ridosso del Santuario della Divina Misericordia e attraversato la PortaSanta.Che cosa spinge un milione e seicentomila giovani a partecipare allaGiornata Mondiale della Gioventù? Cosa dire di una settimana di letti im-provvisati, zaini sulle spalle e tanti tanti chilometri di cammino? Quandosiamo arrivati là, con la chiesa meravigliosa, ho potuto sentire la sacralitàdel luogo, mi sono inginocchiata per ringraziare Dio che siamo arrivati eper tutto quello che avevo ricevuto fino a quel momento dalla GiornataMondiale della Gioventù, di essere con i giovani di tutto il mondo; che unabella esperienza, per me, perché è la prima volta che partecipo a questainiziativa. Questo momento è indimenticabile per apprezzare altre culture, per incon-trare le persone, altre realtà e per imparare ad avere lo spirito della gioia e

Sr Adele e Sr Anthoinette

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professione perpetua

Suor Demetria Alfonsa Neonbenie Suor Marleni Mariani Masu

Grandi cose ha fatto in me l’onnipotentee santo è il suo nome (Lc 1,46)

Kupang, Indonesia 8 settembre 2016

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Dopo la messa siamo andati a mangiare, abbiamo incontrato alcuni giova-ni polacchi con cui ci siamo fermati, nel mentre mi telefonava Sr Růženadicendomi che c’era una nostra consorella polacca, col suo gruppo, checercava di incontrami, si chiama Sr Adele. Con grandissima gioia di en-trambe ci siamo incontrate alla Basilica dell’Assunzione della BeataVergine Maria, ci siamo riconosciute dalla croce che portiamo nell’abito,e siamo state insieme per la Via Crucis. Per me è stata una grande gioiaperché siamo come una famiglia.

LA VEGLIA AL CAMPUS MISERICORDIAESabato mattina abbiamo cominciato a camminare per arrivare al CampusMisericordiae perché c’era la veglia con il santo Padre, mentre si andavaho meditato e pregato tanto! C’era molto caldo e si camminava sotto il so-le ma con tanta gioia, sacrificio e pazienza. Pregavo perché credo che lapreghiera mi avrebbe dato la forza, l’energia e il coraggio di fare il pelle-grinaggio e che senza la preghiera non sarebbe andato a buon fine.Pellegrinaggio per me vuol dire contatto personale con Gesù. La veglia mi è piaciuta tanto! Le candele accese dai giovani formavanouna sola luce, la stanchezza non c’era più, mi sono fermata a pregare insilenzio con Gesù ringraziandolo per tutto quello che mi aveva dato e peril mondo intero.La domenica c’è stata la messa finale, il momento più solenne dellaGiornata Mondiale della Gioventù e culmine di tutti gli atti. Alla fine diquesta esperienza la stanchezza e la fatica vengono messe in secondo oterzo piano e mi ritornano in mente le parole con cui il Papa ci ha lasciatiinviandoci per il mondo intero ad annunciare e testimoniare il Vangelo. Grazie Santo Padre!

Sr Marie Anthoinette Torres

Signore Gesù,

che nella testimonianza evangelica

della beata Maria Teresa Scrilli

continui a insegnare al mondo

che sono i miti gli eredi del tuo regno

e che solo in te trovano rifugio

quelli che sono affaticati e oppressi,

sul suo esempio, suscita nei nostri

cuori il desiderio di servirti nei fratelli

e di poter risvegliare, soprattutto

nei giovani, una sete ardente del

tuo amore.

Concedici, ti preghiamo, per sua

intercessione, la grazia che

con fiducia ti domandiamo…

Tu vivi e regni nei secoli dei secoli.

Amen. Gloria.

Per informazioni, richieste, attestazioni di grazie ricevute, rivolgersi a:

POSTULAZIONE ISTITUTO DINOSTRA SIGNORA DEL CARMELOCasa Generalizia - Via dei Baglioni, 1000164 Roma - tel. 06 66153752