ONTOLOGIA FORMALE: TOMMASO D’AQUINO ED EDITH STEIN

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    ONTOLOGIA FORMALE:

    TOMMASO DAQUINO

    ED EDITH STEIN

    Gianfranco BastiPontificia Universit Lateranense

    ________

    1 Premessa

    Questo lungo saggio volto a dimostrare la fecondit dellapproccio dellontologiaformale e, soprattutto, della sua evoluzione nellontologia formalizzata, per uno studio com- parato, in ottica post-moderna, delle varie ontologie e metafisiche, antiche e moderne. La di-mostrazione si articola in quattro sezioni fondamentali:

    1. La prima sezione quella che stiamo qui svolgendo con funzione di introduzione esommario ragionato al resto di questo saggio.

    2. Nella seconda sezione verranno presentati,nellottica di una post-modernitcostrutti-va, in quanto opposta ad unanihilista di ispirazione nietzschiana, alcuni punti fonda-mentali dellontologia formale della Stein, cos come viene espressa nel suo testo Po-tenza e Atto. Studi per una filosofia dellessere . Loriginalit di questa presentazione legata al fatto chele nozioni fondamentali dellontologia formale della Stein vengono presentate come itinerario che la conduce da quello che, seguendo Cornelio Fabro, de-finiamo come iltrascendentale moderno, quello dell Io penso nella sua versionefenomenologia dell Io penso qualcosa , verso quello che definiamo iltrascendenta-le classico, quello dellessere . In particolare come Tommaso dAquino lo espressenella sua famosa tavola dei trascendentali, illustrata subito allinizio delleQuaestiones

    Disputatae De Veritate . Un trattato, ricordiamolo, oggetto del lungo studio e dellatraduzione della Stein medesima e che immediatamente precede il testo Potenza e At-to oggetto delle nostre riflessioni. Siccome la Tavoladei Trascendentali dellessereviene illustrata da Tommaso proprio per rispondere, negativamente, alla domanda seil veroe lo esseresi identifichino,allo stesso tempo evidenziando lequivalenzadi queste due nozioni, interpreteremo siffatta negazione di identit fra nozioni comun-que equivalenti come una delle pi lucide anticipazioni di quella che oggi definiamola distinzione: 1) fra logicheintensionali e logicheestensionali , da una parte, e 2) fralogica formale e ontologia formale , dallaltra. Infatti, le logiche estensionali le lo-giche delle scienze matematiche pure ed applicate si distinguono da quelle inten-sionali le logiche delle discipline umanistiche proprio perch queste ultime nonaccettano la riduzionedellidentit a equivalenzae dove dunque si distinguono diversisensi dellessere. Daltra parte, negando lidentificazione fra esser e e verit, Tommasoevidenzia il cuore di quella che oggi, come post-moderni, definiamo, appunto, la dif-ferenza fra ontologia e logica formale, che nella scolastica rimanda alla distinzionedella logica, rispettivamentede re e de dicto . Tale ipotesi interpretativa sar confer-

    mata dallitinerario ricostruibile allinterno della complessa produzione tommasiana,che proprio nel De Veritate , ma in continuit col cuore del resto della sua produzione,

    Pubblicato in: A. Ales Bello - F. Alfieri - M. Shahid (eds.), EdithStein - Hedwig Conrad-Martius - Gerda Walther. Fenomenologiadella Persona, della Vita e della Comunit , Edizioni GiuseppeLaterza, Bari 2011 (In stampa).

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    conduce Tommaso dal trascendentale classico dello essere verso quello modernodellautocoscienza, laddove Tommaso identifica nellatrasparenza dellintelletto a se

    stesso il cuore della conoscibilit della verit come adeguazionedellintellettoallentit dello ente. I due itinerari complementari della Stein e di Tommaso, dal tra-scendentale moderno al classico e viceversa, ci faranno cos vedere la possibilit diuna sorta di sintesi post-moderna della contrapposizione antitetica fra classico e mo-derno. Una sintesi che ha proprio nella formalizzazione e nel confronto rigoroso e de-ideologizzato fra le diverse metafisiche, antiche e moderne, il segreto per superarescolasticismi e contrapposizioni pre-concette i ridicoli miti moderni del progressoo le penose nostalgie dei tradizionalismi , senza per cadere in giustapposizioni,confusioni e relativismi ancora pi deleteri. Frutto di questa analisi incrociata fra laStein e Tommaso, tutta concentrata sulla capacit delle diverse teorie, antiche o mo-derne che siano, di fornire soluzioni praticabili ai problemiperenni della filosofia,ontologici, logici ed epistemologici, saranno alcuni risultati, se vogliamo tipici dellariflessione tommasiana, ma che, o sono stati gi fatti propri dalla rivisitazione feno-menologica della teoria tommasiana operata dalla Stein, o potrebbero essere agevol-mente fatti propri da altre teorie ontologiche, una volta che fossero de-ideologizzate ode-scolasticizzate e giudicate, non perdachi o come certe cose sono state dette,ma per ci cheeffettivamente stato detto. Insomma, se la post-modernit lera deltramonto delle ideologie anche le teorie ontologiche vanno giudicate per i problemiche risolvono e non per gliinteressi nobili o abietti che siano che mascherano.

    3. Nellaterza sezione spiegheremo cosa significa formalizzazione di una teoria neisuoi due momenti costitutivi: 1) della simbolizzazione dei linguaggi naturali in cuisono espresse le versioni intuitive delle teorie, e 2) dellassiomatizzazione delle teoriestesse. Se la formalizzazione rende cos pienamente trasparente la comunicazione,rendendo praticamente impossibile lequivocazione, daltra parte non nasconderemo ilimiti della formalizzazione stessa, espressi in incontestabili teoremi di limitazione.Praticamente, se si privilegia la forza dimostrativa delle teorie, si perde in capacit e-spressiva e viceversa. Il resto della sezione sar percidedicata allesposizione forma-le delle diverse forme di argomentazione, rispettivamente nelle logiche estensionali, proprie delle scienze matematiche, teoriche ed applicate, e nelle logiche intensionaliin quanto altrettanti modelli o interpretazioni semantiche di comuni strutture sin-tattiche di logica modale, logiche (aletiche, ontiche, epistemiche, deontiche, etc.) chesono tipiche delle discipline umanistiche e della conoscenza intenzionale. Una distin-zione, quella delle logiche intensionali dalle estensionali, che Husserl per primo ha e-videnziato nel secolo scorso, ma che qui ripresenteremo nella sua versione rigorosa-mente formalizzata, grazie agli enormi progressi in questo campo degli ultimi cin-

    quantanni di ricerca, nel campo della logica teorica ed applicata (informatica).4. La quarta ed ultima sessione sar quindi dedicataallapplicazione dei principi forma-li del calcolo modale estensionale alla formalizzazione delle ontologie. In particolare,forniremo un primo resoconto semi-formalizzato di due risultati fondamentalidellontologia tommasiana.Il primo riguarda la sua originale soluzione del problemadella referenza singolare, essenziale nel Medio Evo come oggi, non solo per dare con-sistenza allontologia e alla epistemologia realista visto che ci che attualmente e-sistono sono gli individui , ma, in questo quadro, per dare rigore allantropologiametafisica di ispirazione cristiana. Il secondo risultato, la teoria tommasiana della partecipazione delloessere , che, se storicamenteevidenzia lassoluta originalit del-la sintesi tommasiana fra platonismo e aristotelismo, teoreticamente, fornisce un chia-

    rissimo schema teoretico per rendere compatibili in metafisica e teologia principio dicreazione e principio di evoluzione . La conclusione di questo lavoro consister co-

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    s nellindicare, con tutta la chiarezza inequivocabile che la formalizzazione, anche i-niziale,dellontologiaconsente, come nella storia del pensiero occidentale si confron-tano due tipi di strutture formali della metafisica, delle quali le singole teorie risulte-rebbero essere semplicemente deimodelli . Modelli che, nella misura che condivi-dono una medesima struttura formale, condividono determinati assiomi logici e si di-stinguono, invece, per linserimento di particolari assiomi non-logici che danno lospecifico delle diverse teorie. In questo quadro,lontologia formale della Stein e lametafisica di Tommaso risultano essere due modelli estremamente significativi di unacomune struttura formale, propria di tutte le metafisiche della trascendenza.

    2 Dalla Stein, a Husserl, a Tommaso: trascendentale moderno e trascendentale classico

    2.1 Radici fenomenologiche dellontologia formale

    Per venire al nostro tema: innanzitutto, cosa intendiamo qui per ontologia formale , primo termine da spiegare, prima ancora di quello di scienze cognitive, e quale il suo colle-

    gamento non solo con la scuola fenomenologica, ma anche con la filosofia scolastica? Nella tradizione logica scolastica, di solito si distingueva fra:

    1. Analisi logica che si rifaceva allatradizione aristotelica , dove si supponeva che il ri-ferimento degli enunciati analizzati fosse alla realt extra-linguistica (de re ) e chedunque si interessava essenzialmente delle leggi del sillogismoapodittico ; e

    2. Analisi logica che si rifaceva allatradizione stoica , dove tale riferimento non era pers supposto,e che quindi si concentrava sullanalisi delle proposizioni in quanto tali(de dicto ), facendo dellanalisi logica una disciplina essenzialmente linguistica che siinteressava essenzialmente delle leggi del sillogismoipotetico 1.

    Nellambito dellattuale sviluppo della scienza logica, dopo la cosiddetta svolta lingui-stica degli inizi del 900 dovuta allo sviluppo dellalogica simbolica ad opera di GottlobFrege, che in qualche modo realizza il sogno leibniziano dellaCharacteristica Universalis, la

    1 Il sillogismo apodittico, ovvero il sillogismo dimostrativo della logica dei predicati (aristotelica), caratteriz-zato dal fatto che lavalidit formale (coerenza)dellargomentazione legata alla fondatezza(verit) delle pre-messe. Viceversa, lavalidit formale dellargomentazione ipotetica della logica delle pr oposizioni (stoica) in-dipendente dalla fondatezzadelle premesse. Per esempio, il classico sillogismoin Barbara (tutti gli uominisono mortali, tutti i greci sono uomini, quindi tutti i greci sono mortali ) valido ( formalmente vero) se e solo sele due premesse sono fondate (contenutisticamente omaterialmente vere), sempre e ovunque, in qualsiasi mon-do possibile, sia dove greci e uomini esistono attualmente, sia dove non esistono attualmente, ma se esistesseronon potrebbero non essere, rispettivamente, mortali e uomini, perch lattribuzione di siffatti predicati airispettivi soggetti, quantificati universalmente, essenziale.Prescinde perci dalla loro esistenza attuale e dun-

    que da una verifica empirica dellattribuzione (con buona pace di Hume). Viceversa, la classica argomentazioneipotetica (p.es., il classicomodus ponens se giorno c il sole, ma giorno, dunque c il sole ) sempreva-lida essendo la forma logica soggiacente, ilmodus ponens,appunto ((( p q) p) q), una legge logica, quin-di una tautologia che, per definizione, formalmente vera in tutti i mondi possibili , sia con premesse fondate(= contenutisticamente omaterialmentevere), che no. Nellesempio, precedente, di notte largomento sem- pre formalmente vero (= valido), ma contenutisticamente, materialmente, falso, mentre di giorno vero intutti e due i sensi. Lerrore logico dello scientismo moderno stato voler attribuire mediante la pretesa auto-evidenza delle leggi matematiche (Descartes) e fisiche (Newton) valore apodittico anche agli assiomi dellescienze matematiche (Descartes) e fisico-matematiche (Newton), facendone di fatto una nuova metafisica, quel-la dellilluminismo razionalista. Questo finch la scoperta delle geometrie non-euclidee (Lobacevskji) elassiomatizzazione delle matematiche (Riemann e Peano), nel XIX secolo, da una parte, e la nascita della nuo-va fisica del secolo XX (termodinamica, quantistica, relativit, scienze della complessit), dallaltra, hanno r i-messo le cose a posto, riscoprendo il carattere ipotetico-deduttivo, assolutamente non-metafisico (Popper), delle

    leggi e delle argomentazioni delle scienze matematiche e naturali (Cfr. (Basti, 2002, p. 64-68; 183-206). Di quila moderna riproposta di Husserl della filosofia come scienza delle essenze(Husserl, 1911), per distinguerladalle moderne scienze matematiche e naturali.

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    suddetta distinzione scolastica fra logica formalede dicto e de re viene oggi espressa nei ter-mini della distinzione fralogica formale, intesa come puro calcolo simbolico, eontologia

    formale , intesa come formalizzazione dei linguaggi,usati allinterno delle diverse comunitlinguistiche (Cocchiarella, 2001; 2009; Basti, 2007; Smith, 1982; Smith, 2004). Tali linguag-gi sono relativi, sia a quella porzione di realt con cui una determinata comunit interagisce(ontologie speciali ), siaa quella porzione comune di realt e delle sue strutture universalicon cui lintera comunit umana interagisce (ontologia generale , articolata in diverseontolo-

    gie specifiche per i vari generi di enti)2.Possiamo dire, insomma,che lattuale distinzione fralogica formale e ontologia forma-

    le ricalca essenzialmente la distinzione scolastica fra logicade dicto e de re , con tuttalimmensa consapevolezza di necessarie distinzioni e problematiche connesse, che quattrosecoli di sviluppo dellepistemologia e della logica moderne ci hanno consegnato.

    In ogni caso, di per s, lespressioneontologia formale in quanto distinta dalogica for-male si deve a Edmund Husserl che, nella suaTerza Ricerca Logica (Husserl, 1913/21), di-stingue fra:

    1. Ontologia come disciplina filosofica che studia le interconnessioni fracose (comeoggetti e propriet , parti e totalit , relazioni e collezioni , etc.);e2. Logica come disciplina che studia le interconnessioni fraverit (come consistenza ,

    validit , congiunzione , disgiunzione , etc.)3.Daltra parte, continua Husserl, ambedue le discipline sono formali nel senso che so-

    no ambedue strutture indipendenti dal dominio , ovvero realizzabili in linea di principio intutte le loro rispettive sfere di applicazione, ontologiche e logiche.

    Cos, per la struttura ontologico-formale parte-di non esistono restrizioni al tipo dioggetti che possono entrare nella relazione parte-tutto in distinteontologie materiali (r e-gionali ), ovvero in distinti domini di oggetti. Nel nostro caso, per esempio, seguendo laSteinnella sua ontologia materiale (o ontologia regionale , per usare la terminologia hus-serliana)dellessere umano, il tutto la persona di cui mente e cervello sono solo par-

    2 Parlare oggi di mondo o di realttout-courtsapendo quanto immenso luniverso, o addirittura gli uni-versi (il multiverso ) sia nell infinitamente piccolo (mondo microsocopico del sub-molecolare, del sub-atomico e oltre), sia nell infinitamente grande (mondo megaloscopico dellinterstellare e del intergalattico) , quasi che la nostra mente limitata fosse in grado di abbracciarloattualmente tutto(i), pi che pretenzioso misembra stupido. E ovvio che le diverse porzioni di realt con cui le varie comunit linguistiche umane interagi-scono sono in larga parte sovrapponentesi, cos che si pu parlare di una realt con cui lintera comunit uma-na interagisce. Resta nondimeno vero che la realtattualmente accessibile allintera comunit umana, sebbene

    sempre pi estesa grazie al progresso della scienza e della conoscenza, sempre una piccolissima porzionedellintera realt, anche sevirtualmente pur sempre vero che la mente umana ha una capacit di conoscere il-limitata. Se le scienze naturali moderne sono un potentissimo veicolo di estensione dei limiti attuali della cono-scenza umana nellambito della realt fisica, non sono da meno, in linea di principio, le altre scienze matemati-che, logiche, metafisiche e teologiche in altri ambiti della realt. E questo resta vero anche se, per la mancatacapacit di aggiornarsi ai nuovi metodi dellargomentazione razionale, le ultime due le scienze metafisiche eteologiche hanno vissuto e stanno tuttora vivendo in questi ultimi tre secoli una penosa decadenza. Anzi, proprio perch hanno perduto in gran parte il loro impianto argomentativo se non dimostrativo per accedere adaltri generi letterari (aforistico, omiletico, etc.), sarebbe improprio anche definirle scienze . Questa decaden-za, tuttavia, non irreversibile, se sapranno risvegliarsi dal letargo dimpotenza in cui si sono fatte cadere.3 Pi propriamente, come nota molto bene Jean-Franois Courtine in un bel saggio dedicato recentementeallontologia formale in Husserl(Courtine, 2009), lontologia formale di Husserl pi che relazioni fra cose hacome dominio relazioni fra oggetti , essendo lidentificazione fra cosa e oggetto e non fra cosa e ente

    il proprio dellontologia moderna rispetto alla metafisica aristotelica e tomista, fin dai tempi di Wolff e dellascolastica rinascimentale. Siamo qui al cuore della distinzione fra trascendentale classico e moderno. Vi torne-remo.

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    ti 4. Ugualmente si dica per la struttura logico-formale della disgiunzione che pu legare proposizioni qualsiasi indipendentemente dal loro contenuto in distintelogiche materiali (o semantiche ) (Smith, 2005).

    Lo sviluppo dellontologia formale nellambito della ricerca fenomenologica stato co-stante durante tutto il periodo che va dalle originarie ricerche husserliane fino a tempi pi re-centi. Tuttavia, ancor pi interessante il fatto che, grazie allo sviluppo dellapproccio as-siomatico alla logica formale, non solo nel campo originario dellelogiche estensionali pro- prie della logica matematica5, ma anche in quello dellelogiche modali intensionali propriedellontologia e delle altre discipline umanistiche, possibile sviluppare unapproccio assio-matizzato allontologia formale . Un approccio che Roberto Poli, per distinguerlodalloriginario approccio husserliano dellontologia formale, amo denotare comeontologia

    formalizzata. Torneremo nella quarta sezione di questo saggio sulla distinzione fra questi dueapprocci allontologia post-moderna, facendo vedere lutilit anche per la fenomenologiadellontologia formalizzata. Concentriamoci per il momento, invece,sullontologia formaledi tipo fenomenologico, particolarmente in Husserl e nella Stein, nel collegamento possibile,

    attraverso la dottrina dei trascendentali dellessere, con lontologia tommasiana6

    e dunqueleggendo lintera questione in chiave post-moderna .

    2.2 Ontologia formale, post-modernit e la questione dei trascendentali

    2.2.1 FENOMENOLOGIA E POST-MODERNIT

    E' chiaro che questo tipo di indagini che pongono in relazione pensiero classico e pen-siero moderno per risolvere problemi contemporanei vuol dire essere post-moderni . Potremoallora definire Edith Steinuna delle principali pensatrici post-moderne nel suo tentativo e-splicito e sistematico di porre in continuit Husserl e TommasodAquino. Un tentativo checostituisce il centro ed il motivo ideale di tutta la sua produzione matura7. Ecco come si e-

    sprime la stessa Stein nella Prefazione di Potenza e Atto, datata settembre 1931:Lautrice, il cui pensiero filosofico stato formato da Edmund Husserl, si familiariz-zata negli ultimi anni con luniverso di pensiero dellAquinate. Per lei, ora, una neces-sit interiore lasciare che si scontrino in se stessa i differenti modi di filosofare che sonocaratterizzati da entrambi questi nomi. Ella vede la strada per realizzare ci in unanalisi

    4 Ecco comunque come la stessa Stein in Potenza e Attodefinisce lontologia formale: Lontologia formale,allora, sussiste come ci che abbraccia tutto lessere: le sue forme sono forme fondamentali dellessere e di tuttigli essenti, perci essa stessa (Stein, 1935, p. 71). Come si vede, la Stein facendodellessere e non delloggetto il dominio proprio dellontologia formale, anche se, seguendo Husserl, riconosce

    loggetto (Gegenstand ) come la prima delle forme dellessere di cui lontologia formale deve occuparsi, non pi moderna, ma come vedremo post-moderna. Come pure lHeidegger del suo famoso saggio di ontologia, Das Ding,in cui invita a porsi in ascolto dellessere al di l delle sue oggettificazioni post-moderno, rifiu-ta lidentificazione wolffiana fra cosa e oggetto . Ambedue stanno cercando una nuova sintesi fra classicit emodernit, sebbene in due direzioni diverse. Vi torneremo.5 6 La differenza fra tommasiano e tomista analoga a quella di moda alcuni annifa fra marxiano emarxista . Tommasiano significa ci che si rif alla lettera dellinsegnamento dellAquinate, mentre tomi-sta significa ci che si rif ad una determinata interpretazione di scuola della dottrina dellAquinate. Oggi possibile rifarsi direttamente allinsegnamento di Tommaso grazie essenzialmente all Index Thomisticusdel P.Roberto Busa sj testo pionieristico della linguistica computazionale, realizzato in oltre trentanni di collabo-razione con lIBM negli anni 60 dello scorso secolo , reso recentementeon-linedallUniversit di Navarra 7 A questo riguardo Hans Reiner Sepp, nella sua Introduzionea Potenza e Attocita una lettera della stessa Stein

    a Ingarden in cui scrisse che Potenza e Attosviluppa la problematica a partire da Tommaso e che quindi d vitaad un mio sistema di filosofia, e questo certamente porta ad un confronto tra Tommaso e Husserl (Lettera152 del 09/03/1932. Cit. in (Stein, 1935, p. 27 n. 55)Corsivo mio.

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    oggettiva dei concetti fondamentali tomisti. Sul metodo di questanalisi rende conto lastessa ricerca (Stein, 1935, p. 53).Dove con analisi oggettiva , commenta Hans Reiner Sepp nella sua Introduzione al

    nostro testo, sintende la analisi fenomenologica , ovviamente. Con ci, continua Sepp,

    Riuscita questanalisi, si sono raggiunti tre tipi di obiettivi: 1. il metodo fenomenologi-camente praticato, dimostrando un nesso oggettivo, fa s che la sistematica oggettivache determina il pensiero tomista trovi confermein unaltra strada; 2. contemporanea-mente, la strada fenomenologica si dimostra legittima per problematizzare in modo frut-tuoso, nel contesto della filosofia pi recente, il patrimonio ideale tramandato, fornendoquindi 3. una giustificazione convincente per il fatto che il pensiero scolastico traman-dato con riferimento ad una philosophia perennis possono comunicare luno conlaltro al di l dei tempi(Stein, 1935, p. 27).Sepp non nasconde certo laudacia, soprattutto ottantanni fa quando lopera fu scritta,

    di una tale impostazione, in unepoca di ancora perdurantee dominante storicismo. Soprattut-to il riferimento ad una philosophia perennis avvicina la Stein allHeidegger posteriore diChe cosa significa pensare (Heidegger, 1954) il quale, in maniera meno caritatevole dellaStein, bollava come non- pensanti coloro che definiscono superati (nel sensodell Aufhebung hegeliana) i grandi pensatori del passato che hanno comunquepensatolessenziale , ovvero hanno pensato lessere e i suoi modi fondamentali di manifestarsi,alluomo e al suo pensiero.

    2.2.2 HEIDEGGER E LA POST-MODERNIT NIHILISTA

    Cos, se di nuovo citando Heidegger, stavolta quello diSentieri interrotti (Heidegger,1950), possiamo concordare ancoracon lui a definire la modernit come lepoca delle visio-ni del mondo assolutizzanti e perci contrapposte,o con Lucio Colletti lepoca delle ideo-

    logie sottolineando nellaccezione neo-marxista del termine usata da questo autore gliinteressi politico-economici dei diversi gruppi sociali che le suddettevisioni del mondodissimulano, la post-modernit diventa lepoca del loro inesorabile tramonto (Colletti,1980). A questo punto, per, due strade dinterpretazione e sviluppo della post-modernit siaprono:

    1. La strada disperata e mal per noi disperante perch produttrice di tanta effettiva(non solo emotiva) disperazione, della post-modernitnihilista, che potremmo anchedefinire la post-modernit nostalgica delle parti peggioridella classicit e dellamodernit irrimediabilmente tramontate.

    2. Laltra strada quella del post-moderno costruttivo, la quale, poich dotata di unme-todo rigoroso anche per la filosofia e lontologia, sta costruendo una sintesi fra classi-cit e modernit. Essa cos cerca di utilizzare senza pre-concetti quanto di utile statoaffermato, in qualsiasi tempo e in qualsiasi cultura in tutte le ontologie, come ve-dremo , per risolvere i problemi che affliggono luomo post-moderno, come luomodi sempre.

    Approfondiamo innanzitutto la pi diffusa e conosciuta alternativa, quella della post-modernit nichilista. Si tratta della strada percorsa da Nietzsche e dallo stesso Heidegger deisuoi monumentali commentiallopera di Nietzsche(Heidegger, 1961).

    Non per nulla a Gianni Vattimo, si deve, almeno nella cultura filosofica italiana, una positiva demitizzazione dellHeidegger ontologo , ovvero del primo Heidegger di Esse-re e Tempo, tutto centrato sul recupero dellessere dal suo oblio moderno che porrebbeHeidegger fra i fautori del post-moderno costruttivo (cfr.infra ) , per una corretta valo-rizzazione dellHeidegger del dopo la svolta ( Kehre ) di Lettera sullUmanesimo (1947).

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    anche pi di buon senso. In tal modo,in unera di globalizzazione, si rischia molto concreta-mentedi portare lumanit intera e la terra dove essa abita, ad un passo dal baratro.

    In questo senso, molto concreto, dunque, dicevo che il nihilismo post-moderno oltre chedisperato ch sarebbe un male solo per chi, mal per lui, lo professa disperante per tut-ti, anche per chi come noi non ha nessun motivo, n teoretico, n pratico, per professarlo9.

    2.2.3 STEIN, LA POST-MODERNIT COSTRUTTIVA E LONTOLOGIA FORMALE

    Come anticipato,c perunaltra strada che la nostra era post-moderna pu percorreree sta per fortuna percorrendo, quella del post-modernocostruttivo che, quasi seguendo suomalgrado una logica hegeliana, lavora consapevolmente e alacremente per un fine ambiziosoquanto indispensabile per lumanit contemporanea. Lavora, cio, affinch la post-modernitche stiamo vivendo possaessere lepoca della grande sintesi, se vero (come vero), se-guendo linterpretazione di Feuerbachde l Essenza del Cristianesimo , che il pensiero moder-no ha inteso volontariamente e consapevolmente porsi comeantitesi immanentista ed ateaalle granditesi metafisico-teologiche del pensiero classico occidentale sia nelle sue scatu-

    rigini greco-latine, sia nel loro completamento cristiano10

    , ma anche del pensiero classicodelle altre culture e religioni non-occidentali. Tutte ormai ridotte, secondo la cultura nichilistadominante, al rango di superstizioni, buone solo per il folklore dei riti consumistici del turi-smo e dellintrattenimento di massa.

    Di siffatta post-modernitcostruttiva e non distruttiva Edith Stein stata certamente,non solo come pensatrice, ma anche come donna di Chiesa e come proclamato modello disantit eroica in essa per il suo martirio, una grande rappresentante e testimone, pagando conla vita la sua avversione totale ad una delle massime espressioni della post-modernit nihili-sta. Si tratta di quelnazi-fascismo, intesonon come semplice partito , ma appunto comeci-fra perversa della post-modenit, alle cui lusinghe coerentemente con le sue opzioni filo-sofiche lex-collega Heidegger non aveva saputo sempre resistere. Il suo germe perverso,infatti, come insieme di forze pi o meno occulte, culturali, economiche, finanziarie, sociali ein parte anche ecclesiali, chelhanno espresso e sostenutoormai pi di mezzo secolo fafa-cendone una forza politica in grado di condizionare un intero continente, tuttaltro che mor-to e ininfluente anche nello scenario odierno. E, purtroppo, lo su scala globale , planetaria,non certo solo europea11. In ogni caso, proprio la globalit meta-culturale del fenomeno ri- 9 Infatti, ci ricorda ancora Vattimo nella sua rilettura di Heidegger alla luce di Nietzsche, nella nostra societdelle comunicazioni di massa, dove esiste solo ci che comunicato , solo ci che appare suimass-media,la nichilista riduzione dell essere a valore , che ha le sue radici teoretiche nellultimo Kant e in Schopenauer,si oggi trasformata, dalla nietzschiana riduzione dellessere a valore duso (cfr. nota 8), alla riduzionedellessere a valore di scambio comunicativo , a espressione dellavolont di potenza completamente disuma-

    nizzata del Grande Fratello , post-moderno Super-Uomo, ormai completamente de-soggettivizzato e de-cerebrato. Per dirla con le parole stesse di Vattimo: Non che l'essere sia in potere del soggetto il nihilismo;ma che l'essere si sia completamente dissolto neldis-correre del valore, nelle trasformazioni indefinite dell'e-quivalenza universale(Vattimo, 1985, p. 39).10 Almeno fino al XIII secolo, quando la scolastica cristiana, come quella islamica, divenuta succube di un vo-lontarismo che ha troncato il rapporto fecondo che ambedue avevano saputo instaurare con la nascente culturalogico-naturalistica di ispirazione aristotelica, che porter alla nascita della scienza moderna, purtroppo in con-trapposizione alla cultura teologica. E questa la sintesi del famoso discorso del Papa Benedetto XVIallUniversit di Ratisbona che purtroppo sui media passato come un attacco allIslam, oscurandone il signif i-cato autentico, che voleva essere di riconciliazione del cristianesimo moderato e dellislamismo moderato, innome di un rinnovato dialogo di ambedue con la scienza moderna. Francamente troppo per chi da sempre specu-la sugli opposti estremismi e sulla loro violenta contrapposizione.11 Rileggendo in questi ultimi mesi il capolavoro di T. W. Adorno e M. Horkheimer, Dial ettica dellilluminismo ,

    (Cfr. (Horkheimer & Adorno, 1947)) ho dovuto constatare la sua attualit proprio su questi temi, anche se con-sidero del tutto storicamente inconsistente lidentificazione da parte di questi due Autori, della radice del perdu-rante germe totalitarista nel mercantilismo della societ e della cultura di massa statunitense. Si tratta, come

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    chiede una strumentazione formale meta-logica e meta-linguistica (rispetto ai diversi lin-guaggi naturali in cui le varie culture si esprimono), per rendere possibile un dialogo altret-tanto meta-culturale.

    Una strumentazione formale che Edith Stein, ed in genere il movimento fenomenologi-co, ha individuatonellontologia formale e nel metodo fenomenologico di analisi ad essa sot-teso. Ma che pu essere trovato soprattutto per facilitare il dialogo umanesimo-scienza ,anchenellontologia formalizzata e nel metodo assiomatico di analisi ad essa sottesa. Un me-todo assiomatico che, limitato ai suoi inizi alla sola logica matematica, tanti buoni risultati hadato, soprattutto nellultimo secolo,nella direzionedelluniversalizzazione del metodo scien-tifico moderno, anche verso culture non-occidentali. Purtroppo per la mancanza, solo cin-quantanni fa ancora pressochassoluta,di unassiomatizzazione delle logiche modali inten-sionali proprie delle discipline umanistiche, e quindi per limpossibilit diunassiomatizzazione delle varie ontologie ed etiche che rendessero possibile i confronti co-struttivi e le reciprocheibridazioni fra gruppi culturali lattuale globalizzazione solo su base scientifico-tecnologica, e quindi mercantilistica, ha prodotto risultati spesso riduzionisti,

    verso la ricchezza dei contenuti umanistici di queste culture stesse.In una parola,la cosiddetta globalizzazione cui assistiamo un prodotto nel bene(universalizzazione del progresso tecnologico, grazie alla formalizzazione del linguaggioscientifico) e nel male(distruzione delle culture e delle religioni tradizionali, perlasservimento della tecnologia ai poteri forti trans-nazionali delleconomia e della finanza)di una formalizzazione solo parziale limitata cio ai soli linguaggi scientifici, ma non allinguaggio ordinario in cui si esprimono le discipline umanistiche che il metodo assioma-tico, inventato poco pi di un secolo fa, ha prodotto. Ununiformazione nel bene, perch,come appena accennato, la formalizzazione delle discipline scientifiche e tecnologiche a basematematica ha consentito una reale universalizzazione del progresso scientifico-tecnologico edei suoi benefici verso nazioni e culture e speriamo!, in un domani non troppo lontano ,anche verso popolazioni finora escluse da esso12. Ununiformazione nel male , perch la

    oggi tutti possono vedere, di un fenomeno di ben pi ampia portata, con radici europee molto forti ed evidenti,ma soprattutto di un fenomeno di portata mondiale, visto che si innesta perfettamente nelle tradizioni anti-democratiche delle culture e delle economie emergenti dellEstremo e del Vicino Oriente . Se la cultura europeaha, infatti, smarrito i principi del personalismo cristiano che sono alla base della democrazia occidentale, per lanefasta influenza della Filosofia del Dirittohegeliana che ha i suoi succedanei nel totalitarismo di destra e di si-nistra, rispettivamente nazional-socialista e comunista, le culture dellEstremo e del Vicino Oriente questo per-sonalismo non lhanno mai assimilato...12 In una parola, un cinese, per esempio, prima dellestensione del metodo assiomatico a tutte le scienze teoricheed applicate a base matematica, per capire ed appropriarsi adeguatamente, anche solo a livello applicativo di una

    disciplina scientifica, avrebbe dovuto studiarsi almeno due o tre lingue occidentali, studiarsi qualche secolo distoria europea e americana, non solo scientifica, oltre che studiare la matematica e la disciplina scientifica inquestione in una o pi di queste lingue e impratichirsi delle varie tecniche sperimentali e di laboratorio sottese aalle diverse teorie, con uno spreco di tempo e risorse facilmente immaginabile. Quello spreco di tempo e risorseintellettuali che a tuttoggi ancora occorre per impadronirsi adeguatamente di una disciplina o di una metodolo-gia filosofica o teologica di unaltra cultura e che rende cos difficile e lento il progresso del dialogo intercultu-rale. Viceversa oggi, il medesimo cinese, grazie alluso di un unico linguaggio simbolico, e alla cristallizzazionedi un sapere scientifico di secoli, se non di millenni, in pochi, assolutamente univoci assiomi, ci che prima a-vrebbe richiesto decine e decine di anni di studio, oggi richiede tre o al massimo i cinque anni di una buona lau-rea scientifica. In questo modo, la Cina, come lIndia o la Corea del Sud, possono sfornare ogni anno centinaiadi migliaia di scienziati e tecnici di livello ed agguerriti, in grado di spostare in due decenni lasse delleconomiae dello sviluppo mondiale da Occidente a Oriente, come sta avvenendo. Oggi possibile estendere i vantaggi delmetodo assiomatico anche alle discipline umanistiche, fornendo cos uno strumento effettivo ad un dialogo e ad

    una comprensione reciproca e quindi necessariamente anche ad una valorizzazione dei contenuti delle varie cul-ture umanistiche, per una globalizzazione che, valorizzando le differenze, non sia solo scientifica, quindi a sen-so unico, e perci necessariamente scientista.

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    mancanza di unadeguata formalizzazione/assiomatizzazione anche delle discipline umanisti-che, spesso per questo ancorate a metodi di spiegazione/argomentazione arcaici, largamentedipendenti dai contesti culturali ristretti in cui si sono sviluppati nellet pre-moderna, le ren-de incapaci non solo di dialogare efficacemente con altre culture e altre impostazioni, ma so- prattutto di reggere il confronto con le argomentazioni scientifiche e soprattutto pseudo-scientifiche del pensiero unico nihilista.

    Tutto ci sta portando, a passi rapidissimi,ad un appiattimento e ad uninibizione deicontenuti umanistici e religiosi delle diverse culture, con conseguenti rischi di opposizioneviolenta al progresso scientifico e tecnologico, da parte di popolazioni in larga parte esclusedal banchetto di questo progresso sbilenco, non solo nei paesi in via di sviluppo, ma anchenei paesi del cosiddetto primo mondo, dopo la recente crisi economica pensata ad arte pereliminare da questi paesi la cosiddettaclasse media .

    Di questo appiattimento/vanificazione degli umanesimi tradizionali, gli integralismi e,finalmente, il terrorismo a sfondo prima ideologico negli anni70-90 del 900,e ora (anche)religioso, nonch il moltiplicarsi di conflitti etnicie localistici un po dovunque, sono un al-larmante segnale. Un limite, ripeto, oggi ampiamente superato, in linea di principio, dallaformalizzazione della(e) ontologia(e), e che potrebbe diventarlo, anche in linea di fatto, manmano che cresceranno i cultori e quindi le applicazioni di disciplina questo e simili tipi di ap- proccio, non solo fra scienziati e informatici, come gi avviene, ma anche fra cultori di disci- pline umanistiche.

    2.2.4 EDITHSTEIN: DAL TRASCENDENTALE MODERNO AL TRASCENDENTALE CLASSICO

    Quali dunque le cifreteoretiche per interpretare la post-modernit costruttiva di cuiEdith Stein stata certamente una pioniera? Se essa consiste nel grande tentativo di sintesidel meglio della classicit e del meglio della modernit , in unotticaglobale, multi-culturale ed inter-religiosa, la post-modernit costruttiva pi in generale consiste proprio nelsuperamento/integrazione delle presunte dicotomie irriducibili che hanno caratterizzato lamodernit:

    1. Classicit/modernit , la pi fondamentale2. Soggetto/oggetto , in epistemologia3. Dualismo/monismo in antropologia4. Natura/storia in ontologia5. Occidente/resto del mondo in sociologia6. Democrazia/totalitarismo in politica7. Sapere scientifico/sapere umanistico , con il suo sotto-insieme:8. Scienza/fede , nellambitosia dellaccademia, sia della diffusione culturale di massa

    della scienza.Ci che mi avvicina in particolar modo alla Stein che ella stata indotta a questa rivi-sitazione neo-fenomenologica del pensiero dellAquinate, proprio dal suo lungo studio, cul-minato in una traduzione/attualizzazione in tedesco, di un fondamentale testo di Tommasoquali leQuaestiones Disputatae De Veritate . Ovvero, di quello che potremmo ben definire,alla luce di quanto appena detto sulla relazione fra logica e ontologia formale, del trattatotommasiano pi esplicito di ontologia formale.

    In esso, infatti, fin dal primo Articolo della primaQuaestio , si indaga il problema fon-damentale delrapporto fra ontologia e lo gica, ovvero, ponendosi la domanda su Che cosla verit , ci si interroga sulla questione se, come sembra,ente (dunque, ontologia, N.d.R. ) e

    vero (dunque, logica, N.d.R. ) si identifichino del tutto (Videtur autem quod verum sit omnino idemquod ens ) (Cfr. Tommaso Aq,Q. De Veritate, I, 1, arg. 1). Se Hegel ed in qualche modo

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    anche Heidegger tenderebbero a dare una risposta affermativa alla questione, certamentenon ne danno una affermativa n Tommaso, n Husserl, n Stein.

    Ora, come ricorda un altro grande pensatore post-moderno del nostro secolo e riscopri-tore, come la Stein, del pensiero di Tommasonel 900, anche se molto pi vicino al versanteheideggeriano di cui stato peraltro un forte critico, oltre che attendo studioso , il PadreCornelio Fabro, ci che radicalmente oppone pensiero classico e pensiero moderno propriola dottrina sui trascendentali, ovvero la dottrinasul fondamentoextra-logico della verit lo-gica . A questo proposito, Fabro, con felice sintesi, amava parlare di opposizione fratrascen-dentale classico (essere) etrascendentale moderno (auto-coscienza), con chiaro riferimentoalla cosiddetta rivoluzione copernicana operata da Descartes e tematizzata da Kant, che fas che il moderno, a cominciare appuntoda Descartes, ponga nellevidenza e quindi nellaau-to-coscienza dello Io-penso trascendentale(il cogito assolutizzato o l Ich denke berhaupt di Kant), e non nello essere-della-cosa , il fondamento della verit.

    Quindi potremmo sintetizzare la contrapposizione fra trascendentale classico e modernonel seguente e molto efficaceaforisma: un enunciato vero perch evidente (modernit) o evidente perch vero (classicit)?.

    Il collegamento fra evidenza e auto-coscienza evidente mi si perdoni il volutogioco di parole. Infatti,levidenza uno stato di coscienza , anche se come Kant, Hegel etutta la fenomenologia insegnano, non necessariamente della coscienza individuale, ma come proprio Husserl ricorda nel definire la fenomenologia, fin dalla Prima Ricerca Logica,unindagine sullevidenza e sullasua fondazione se qualcosa davvero evidente perlacoscienza di uno, lo deve essere per la coscienzatutti. Levidenza ha cio una natura intrinse-camente meta-individuale, o inter-soggettiva.Daltra parte, sintetizzare il nucleo della rivo-luzione copernicana moderna, nellasserto cheafferma la fondazione della verit logicasullevidenza, non fa altro che riprendere il cuore del metodo cartesiano che, a partire dal suo

    testo giovanile Regulae ad directionem ingenii , ripreso nel suo famoso Discorso sul metodo, pone come prima delle quattro regoledel nuovo metodo metodo di fare metafisica , maanche di fare scienza in sensomoderno il principiodi accettare per vero solo ci che evidente .

    Ora, proprio nella risposta alla domanda appena citata sul rapporto fra essere e verit,che apre il testo del De Veritate, Tommaso fa esplicita professione di classicit , conunaffermazione per molti versi sconvolgente per noi moderni, abituati a fare della verituna sorta di propriet della conoscenza consapevole o almeno di certe conoscenze, quelle,appunto vere, in contrapposizione ad altre false . Afferma infatti Tommaso:

    Ogni conoscenza si completa ( perficitur ) per mezzo dellassimilazione del conoscente

    alla cosa conosciuta cos che tale assimilazione il fondamento stesso della conoscenza(causa cognitionis ) (...). E a questa adeguazione della cosa e dellintelletto che, come stato detto, segue la conoscenza. Cos pertanto lentit della cosa (entitas rei ) fonda ilcontenuto della verit ( praecedit ratio veritatis ), mala conoscenza come un effetto(effectus quidam) della verit (TommasodAq., De Ver. , I,1c. Corsivo mio).

    Nella nostra ottica post-moderna, mi piace citare a questo riguardo, due dei principaliesponenti del nuovo approccio intenzionale alle neuroscienze cognitive, Walter FreemandellUniversit di California a Berkeley eVittorio GallesedellUniversit di Parma che,a-vendo il primo nella filosofia di Tommaso (Freeman, 2007; 2008; 2010), il secondo, col restodel gruppo del prof. Rizzolatti, in quella della Stein (Gallese, 2005; 2006), i loro referenti fi-losofici principali esemplificano non solo il senso, ma anche la fecondit innanzitutto scienti-fica di questo approccio. Esso, infatti, ricordiamolo, richiede sempre che soggetto

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    delloper azione cognitiva sia la persona (Cfr. (TommasodAq.,S.Th., I,75,4c))non la men-te (anima)o il cervello da soli e quindi coinvolge lintera corporeit individualein rela-zione (la persona corpo-in-relazione, con s, gli altri e, primariamente, con lAssoluto),se-condo i principi dellantropologiaduale (non dualista n monista), comune sia alla antropo-logia tommasiana13 (ed in genere, cristiana) (Basti, 1995; Basti, 2006; 2009), sia alla antropo-logia fenomenologica .Ecco come Freeman esemplifica il cuore dellapprocio intenzionale pre-rappresentazionale alla conoscenza,intesa come azione interiorizzata come gi ebbea definirla Jean Piaget, rifacendosi alla dottrina aristotelico-tomista dellatto intenzionalecome atto di auto-assimilazione formale del(le operazioni del) soggetto al(la formadel)loggetto

    Ladeguazione non un adattamento per mezzo di un processamento passivodellinformazione e non un processo di accumulazione dellinformazione per mezzodi risonanze. Per esempio, quando afferriamo un bicchiere per bere, il nostro cervellonon si fa una rappresentazione. Ma riconfigura la mano perch si assimili al bicchiere. Ilcervello riconfigura il s per linterazione ottimale con un aspetto desiderato del mon-

    do. Il fine dellatto intenzionale uno stato di competenza che Maurice Merlau-Pontyha definito di massima aderenza (maximum grip ) (Freeman, How brains make up theirminds, 2001).

    Gli fa eco, praticamente allunisono, ma senza dipendenza diretta da Freeman, GiacomoRizzolatti, lo scopritore con il suo gruppo dei neuroni-specchio , base del comportamentoimitativo a livello motorio, essenziale per lo sviluppo inter-soggettivo, dellintelligenza inten-zionale:

    Si consideri il caso della tazzina: sin dall'iniziale apertura della mano, il nostro cervellone seleziona quei tratti (forma e orientamento del manico, del bordo, etc.) che appaiono pregnanti ai fini dell'azione e che concorrono a determinare tanto la fisionomia motoriadell'oggetto, quanto lo spazio delle possibili prese. L'una si costituisce attraverso l'altroe viceversa. (...) Lo spazio dell'oggetto si declina qui nella forma della sua posizione re-lativa ai vari effettori coinvolti (braccio, bocca, mano, etc.) risultando definito nei ter-mini dei loro possibili scopi d'azione (Rizzolatti & Sinigaglia, 2006, p. 75).

    Tornando al testo di Tommaso del De Veritate , va notato innanzitutto che referente del processo di adeguazione dellintelletto in quanto parte immateriale (formale) del corpo (cfr.nota 13) s lessere, ma non lessere dellesistenza dellente degli empiristi che cossono costretti a fondare con Hume e con Kant nella coscienza del soggetto la formalitdellesperienza che distingue i vari oggetti, visto che lessere dellesistenza, per definizione, lo stesso per tutti gli enti, esse commune , ma lente stesso, in quantoentit, caratterizzatocio dalla suaessenza . Vedremo cos fra poco, commentando brevemente la cosiddetta tavo- 13 Cos afferma Tommaso nella risposta alla seconda obiezione dellarticolo dellaSummaappena citato nel te-sto: Non ogni sostanza particolare ipostasi o persona, ma solo quella che ha la completa natura tipica dellasua specie. Per questo la mano o il piede non pu essere ipostasi o persona. E similmente non lo neanchelanima, poich essa parte (la parte formale, N.d.R.), che determina lo specifico delluomo ( pars speciei hu-manae) [ibid.,ad 2]. Inaltri termini, per Tommaso, differentemente da Platone luomo non la sua anima .Invece, in accordo con M. Schlick, si pu dire che l uomo il suo corpo , solo che, a differenza di Schlick,degli altri neo-positivisti e di come generalmente si pensa,il corpo non solo materia , ma materia e for-ma , energia e informazione . Infatti, anche per la Bibbia, non di solo pane vive luomo . Luomo, cio,non solo un sistemaenergeticamenteaperto , che scambia materia/energia con lambiente (metabolismo),come a partire dai famosi studi di Von Bertalannfy sullateoria dei sistemi si suole definire luomo e ogni or-

    ganismo vivente, ma anche, tipicamente,un sistemainformazionalmenteaperto , che scambia informazionecol suo ambiente, come oggi gli scienziati cognitivi sono abituati a definirlo. Per una sintesi aggiornata, cfr.(Basti, 2009)

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    dallevidenza dellesistere di un io come primacertezza, e dellacertezza come risposta aldubbio , come in Agostino, Descartes e Husserl15.

    I moderni, come di nuovo molto efficacemente Heidegger ricorda, sono, infatti, prima-riamente cercatori, non diverit, ma dicertezza (cfr. nota 15). Agostino e la Stein, tuttavia,sebbene in quanto convertiti, anche loro siano stati vittime deldubbio (esistenziale, per, nonmetodico o epistemologico come in Descartes e Husserl), e quindi sono stati cercatori dicertezze, pur tuttavia si sono distaccati dal loro punto di partenza che li avvicina ai moder-ni, per trasformarsi in cercatori di verit. questo cambio di obbiettivo della ricerca fon-damentaleche avvicina la Stein ai classici. Afferma, infatti, esplicitamente la Stein:

    Il dato di fatto primo e pi semplice di cui siamo immediatamente certi quello del no-stro essere. Questo il nucleo della presa in esame del dubbio di Agostino, Cartesio,Husserl.Cogito ergo sum non uninferenza, ma una certezza semplice:cogito, sum pensando, sentendo volendo, o comunque io sia spiritualmente affaccendato, sono io esono conscio di questo essere. Questa certezza di essere precede tutte le conoscenze. Non che tutte le altre come da un principio fondamentale siano da derivare da es-sa in quanto conseguenza logica, o come se essa fosse il metro col quale tutte le altresiano da misurare, bens nel senso del punto dinizio oltre il quale non si pu ulterior-mente retrocedere. La certezza dessere una certezza irriflessa oltre il quale non si puulteriormente retrocedere (Stein, 1935, p. 58, sottolineati miei).

    15 La ricerca del fondamento della certezza (Gewiheit ) versus la ricerca del fondamento della verit(Wa-hrheit ) sono dunque i due diversi interessi , direbbe Heidegger, e dunque le due diverse originarie aperture disenso che definiscono il filosofare della modernitversusquello dellaclassicit , determinando due diversicominciamenti del pensiero, come gi Heidegger aveva evidenziato nella sua analisi ontologica fin da Essere

    e Tempo, tutta tesaal confronto fra classicit e modernit , ormai dal di fuori di questultima. Un dal difuori , che anche un dopo Husserl , ma soprattutto un dopo Nietzsche , perch un dopo Schopenuaer , perch un dopo lultimo Kant , quello della Prima Introduzione alla Critica del Giudizio , mai pubblicata, perch Kant aveva scoperto nello interesse della stessa Ragion Pura la radice volontaristica di tuttolimpianto della sintesi trascendentale fra fenomeni e categorie (concetti). Tutti questi dopo consistono,cio, per Heidegger nellaver perso l innocenza husserliana che si possa dare fenomenologicamente origina-ria apertura di senso dellintelletto intuente le essenze, entro cui i diversi significati percepiti si articolano esi costituiscono, che non dipenda da un pi originario interesse del condizionamento storico in cui luomo gettato . Un condizionamento che pre-costituisce allintelletto del pensiero pensante e alla ragione del pensiero pensato, la significanza di ci che ha senso, e dunque significato. Ora, secondo lanalisi heideggeriana, nellediverse epoche, cambiando ci che davvero interessante , cambiano anche le aperture di senso e dunque lasignificanza e perci i significati di ci che E luomo, sia come singolo, sia come gruppi, non ha alcun potere su questo destino (Geschick ) di pensare lessere secondo una significanza e dunque unapertura di

    senso che la storia (Geschichte) ha deciso per lui, ed in cui egli si trova gettato ( geworfen). E questo il nu-cleo (nihilista) del pensiero ontologico heideggeriano cos come si sviluppa, ripetiamo, fin da Essere e Tempoeche dunque fa s, che a differenza dellanalisi fenomenologica della Stein, Heidegger non sia propriamente di-scepolo di Husserl, ma fondamentalmente di Nietzsche, come Vattimo correttamente suggerisce. Il comincia-mento di Heidegger diverso da quello husserliano che era approdato alla fenomenologia dallo studiodei fon-damenti della logica e della matematica. Heidegger , lo ripeto, essenzialmente un post-nietzschano, un filosofodella storia, non della logica. Per lui la logica retorica , come la Stein pi volte lo rimprovererer: l essere espressione divolont prima che di intellettualit , di una volont che lintelletto non pu controllare e in-dirizzare, se non entro i limiti che la volont stessa ha pre-costituito per lui (cfr. lo stretto legame fra le nozioninietzschane di volont di potenza e di eterno ritorno , e quella heideggeriana di circolo ermeneutico inte-so comunque sempre come unaVerwindung,come un torcersi entro dei limiti comunque pre-costituiti). Perquesto una ragione siffatta non potr mai attingere lAssoluto, ma al massimo provarne una disperante, frustran-te, nihlista nostalgia . Anche per Heidegger ilGrund Ab-Grund.Per questo ho definito la post-modernit

    heideggeriana una post-modernit nihilista o nostalgica di un pensiero non assoluto sullAssoluto, tragica-mente confuso con limpossibilit di un Pensiero Assolutoe che perci si identifica con lAssoluto stesso, come per Hegel.

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    E evidente dunque il punto di partenza del Trascendentale Moderno, mutuato nella fat-tispecie da Husserl, da cui la Stein muove. Ma come nota Sepp, la Stein, in una straordina-riamente lucida successione di pochissime pagine di Potenza e Atto , indice di una riflessionemolto profonda maturata per tanti anni, mediante la sua analisi fenomenologica di questo co-minciamento,attinge ad una duplice sfera di trascendenza che separa nettamente la Steindaaltri seguaci della fenomenologia. Ora, come la Stein stessa pi volte afferma, questa sua di-vergenza di percorsi con Husserla partire dalla pur comune scaturigine della certezzadellauto-coscienza di esistere, dipende essenzialmente dalla sua lettura di Tommaso e, in-nanzitutto, del De Veritate . Cerchiamo di capire dov il nucleo di questa Diremtion Tomma-so-Husserl da cui la Stein prende le mosse per il suo percorso di rilettura fenomenologica post-moderna di Tommaso. Una lettura che la porter, fra laltro, a degli esiti molto diversi daquellanaloga rilettura in chiave onto-teologica di Tommaso sviluppata da Heidegger nel suosaggio sulla Essenza della Verit (Heidegger, 1943).

    In estrema e per questo molto rozza e non del tutto appropriata sintesi: Husserl,una volta riconosciuto il carattere intenzionale o diretto a un contenuto

    dellautocoscienza,sebbene sia attento a non pretendere, come Kant, di operare una formali-stica deduzione trascendentale delle forme logiche del pensiero dalla spontaneitvuotadellautocoscienza trascendentale kantiana, tuttavia resta fedele a Kant nel fare della sogget-tivit trascendentale dellautocoscienza, anche se intenzionalmente intesa, il fondamento del-la verit, facendone un metro col quale tuttomisurare , finendocosnellimmanentismo epi-stemologico della(inter-)soggettivit trascendentale . Si pensi alla metafora della relazioneintenzionale soggetto/oggetto, come idue fuochi dellellissechiusa dellautocoscienza tr a-scendentale

    E, infatti, nel suo recente e notevole saggio gi citato sullontologiaformale husserliana,Courtine come in genere tutti i contributori del volume in cui il saggio raccolto(Esposito, 2009) fornisce, da una prospettiva molto diversa da quella neo-scolastica di Fa- bro della distinzione fra trascendentale classico e moderno, una lettura del tutto congruente adessa della differenza fra ontologia classica e moderna, quella husserliana inclusa. Una lettura,quindi, del tutto congruente a questa nostra interpretazione del differente approccio fenome-nologico, in Husserl e nella Stein,allontologia formale.

    Courtine fa, infatti,risalire le origini dellontologia husserliana alle scaturigini stessedellontologia moderna, in contrapposizione a quella aristotelica, e a quella scolastica medie-vale, che ad Aristotele si rif. Come gi accennato nella nota 3, la fondazione intenzionaledellatto di coscienza, fa s che propriamente, per Husserl,dominio dellontologia formalenon sialo ente e quindi le relazioni fraenti , ma l oggetto ,ossialaltro fuoco,insieme alsoggetto , dellellisse intenzionale chiusa dellatto di coscienza.In questo sen-so Courtinesi rif allanalisi heideggeriana dellaVI Ricerca Logica husserliana dove Heideg-ger, nel porsi la questione se lontologia formale husserliana abbia la capacit di attingereallessere, da una risposta sostanzialmente negativa a questa domanda. Infatti, il caratteretrascendentale della soggettivit intenzionale in Husserl fa s che per lui lessere si riducaessenzialmente alloessere-oggetto per un soggetto. Cosicch lontologia formale,nellasuddetta Ricerca, nellanalizzare lenunciato predicativo questo foglio bianco nella formaintenzionale io vedo che questo foglio bianco , individua nellintuizione meta-regionaledelloggettualit (Gegenstndlichkeit ) in generale,il sostrato di tutte le intuizioni regionalidi oggetti particolari sostrato comune cui rimandano come tali,in generale senzacio che sia definito il termine relativo particolare di cui ciascuna di esse si predica , tuttele espressioni linguistiche indicizzanti (indexical ) del tipo: il , un , molto di ,poco di ,ma anche, appunto, , non , qualcosa di , nulla di . Conclude perci Courtine,

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    Tutti termini che corrispondono precisamente alla regione, o meglio allarchi-regioneche lontologia formale studia e al suo oggetto:loggetto come tale o loggettualit , laGegenstndlichkeit (Courtine, 2009, p. 354). Molto appropriatamente ancora il Nostro (Courtine, 2009, p. 357)cita laltro famoso

    discepolo di Brentano, precursore della cosiddetta scuola polacca di fenomenologia, K asi-mir Twardowski, il quale,nel suo opuscolo su Sulla dottrina del contenuto e delloggettodelle rappresentazioni ( Zur Lehre vom Inhalt und Gegenstand der Vorstellungen ) del 1894,non esita a ridefinire la metafisica in senso moderno come la scienza degli oggetti in genera-le ( die Wissenschaft von den Gegenstnden berhaupt ), parafrasando nella direzione-ad-oggetto della relazione intenzionale brentanaiana, la trascendentalit dell Ich denke ber-haupt kantiano.

    Una scienza, continua Twardowski, che inserisce nellambito delle sue investigazioniogni oggetto, sia gli oggetti fisici, organici e inorganici, sia gli oggetti psichici, quelliche sono reali, come quelli che sono non-reali, quelli che esistono, come quelli che non-esistono una scienza che si interessa delle leggi alle quali sono sottomessi gli oggettiin generale e non solamente un gruppo determinato di essi, tale la metafisica(Twardowski, 1894, p. 39).

    Nella sua ricostruzione delle radici dellontologia formale husserliana, Courtine ha cos buon gioco nel rifarsi allontologia nel senso dellaGegenstandstheorie di Meinong allaquale, fra laltro, aggiungiamo noi, si rif direttamente uno dei primi e maggiori rappresen-tanti della ontologia formalizzata in ambito analitico, Edward N. Zalta, fondatore a Stan-ford di uno dei primi Laboratori di Ontologia Formale(izzata), The Metaphysics Research

    Lab, nonch iniziatore e curatore della ormai famosissimaStanford Encyclopedia of Philo- sophy, una delle migliori e pi consultate al mondo enciclopedieonline di filosofia. Cos,Courtine, citando uno dei principali allievi di Meinong, Hans Pichler autore di un saggio no-

    tevole su Wolff e la sua ontologia, ripropone, sostanzialmente dal punto di vista fenomenolo-gico, quella opposizione fra trascendentale classico e moderno di cui Fabro parlava:Lontologia non , come la metafisica aristotelica, la scienza dellessere in generale[Wissenschaft vom Seienden berhaupt ], essa pi universale [allgemeiner ].Lidentificazione diens e di , la traduzione diens conessere [Sein] (lessente[das Seiende ]) non pertinente. Ens significa piuttosto presso Wolff e gi presso gliscolastici [rinascimentali, N.d.R. ] puramente e semplicementecosa o oggetto [ Ding oder Gegenstand ] 16. Cos lontologia , secondo la definizione wolffiana:dieWissenschaft von den Gegenstanden berhaupt, ohne Rcksicht auf Sein oder Nichtsein la scienza degli oggetti in generale, indipendentemente da tutte le considerazioni di

    essere o non-essere. Questa traduzione diens con Ding o Gegenstand chiaramente at-testata dalla Deutsche Metaphysik di Wolff, doveens reso con semplicemente con Ding . E solamente con laCritica della Ragion Pura che lespressione Gegenstand prende il sopravvento su quella di Ding ( (Pichler, 1910, p. 3), cit. in (Courtine, 2009, p.367)).

    Non sorprende dunque che lo stesso Husserl che, nel brano citato da cui abbiamo presole mosse dellaTerza Ricerca Logica in cui distingueva fra ontologiaformale, come scienzadelle relazioni fracose e logica formale come scienza delle relazioni fraverit , in Logica

    16Studiando con attenzione il testo del De Veritatedi Tommaso, lo stesso che aveva lungamente studiato e tra-dotto la Stein, vedremo che questa identificazione di cosa e oggetto non assolutamente accettata da Tom-

    maso. Delle due luna: o Tommaso non un filosofo scolastico o la scolastica rinascimentale non quella me-dievale.In ogni caso gi Fabro prima di me ha opposto Tommaso pensatore essenziale al pensiero scolasticorinascimentale e moderno.

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    Formale e Trascendentale, faccia unanaloga distinzione fra ontologia formale e apofanticaformale, definendo la prima come scienza delle relazioni fraoggetti .

    Il dominio dellapofantica formale la regione dei giudizi, con tutte le parti, le combi-nazioni e le procedure appropriate a questa regione, mentre il dominio dellontologiaformale non comprende pi i giudizi o le significazioni, ma gli oggetti e le loro relazio-ni formali. Le sue categorie sono categorie oggettuali (Gegenstandskategorien ): ogget-ti, insiemi, numeri, stati-di-cose, fatti, relazioni, propriet, connessioni, tutto, parti. [] Se allora le due discipline sono definite per opposizione, sono pertanto inseparabili nel-la misura in cuitutte le forme di oggetto [] intervengono nellapofantica formale essastessa (Husserl, 1929, p. 80-84). In altri termini, sebbene, come gi ricordato, Husserl non Hegel e quindi, come Tom-

    maso e la Stein,mai identificherebbe essere e verit o essere e pensiero , altrimentimai avrebbe potuto distinguere ontologia formale e logica formale , pur tuttavia egli nonha mai rinunciato, nota Sepp, a concepire come costitutiva in sensoassoluto degli stessi con-tenuti ontologici del pensiero intenzionale,una (inter-)soggettivit trascendentale assoluta dunque, a differenza di quasi tutti i suoi discepoli, Stein innanzitutto (Sepp, 1998, p. 29). U-sando la terminologia di Sepp, Stein fa insommaun uso costitutivo in sensorelativo nelsenso, e lo abbiamo visto, di concepire la coscienza del proprio essere da parte del soggettoumano come la conoscenzacerta , irriflessa pi originaria, rispetto a qualsiasi altra forma diconoscenza , ma allo stesso tempo non-trascendentale dellauto-coscienza. La certezzadel proprio essere cio non costituisce per la Steinl hortus conclusus entro cui articolare, at-traverso la distinzione,immanente allatto di coscienza stesso, soggetto-oggetto, ogni cono-scenza oggettiva sia nel senso generale (ontologia formale) che particolare (ontologie regio-nali o materiali), bens il punto a partire dal quale questa evidenza originariaconduce al di ldi se stessa e della propria attualit , in senso siaorizzontale, siaverticale .

    1. In sensoorizzontale , a partire dal carattere temporale della esperienza originaria che porta a introdurre lamodalit di potenza e atto (da cui il titolo del libro)nellessere: attualit di esistere dice presente ,di contro allapotenzialit di esiste-re del passsato/futuro , verso la presa di coscienza della sostanzialit dellio come ci che rende possibile la continuit dellio e della sua esperienza autocoscientenel tempo17;

    2. In sensoverticale , a partire dalla coscienza del carattere contingente della sostanziali-t dellio, verso la presa di coscienza dellAtto PurodellEssere Assoluto come fon-damento necessario delle sostanze contingenti, sostanza individuale del mio iocompresa (Cfr. in particolare, (Stein, 1935, p. 66 e 344-359) dove viene fatta dallaStein unacritica allidealismo trascendentale).

    In tal modoil metodo (ontologico) praticamente esercitato senza una giustificazione in Tommaso come in tutti gli antichi (Stein, 1935, p. 52) nel senso che questi autori intro-ducono tutte queste distinzioni (potenza/atto, sostanza/accidente, ente contingente/Essere As-soluto) senza riportarle alla scaturigine prima della loro certezza,lautocoscienza dellesseredellio trova in siffatto ruolorelativamente costitutivo della soggettivit la giustificazio-

    17 Come qualsiasi cultore di logica modale sa, il modo fondamentale e anche storicamente originario di introdur-re la modalit in logica e dunque la distinzione possibilit / attualit , la riflessione sulla temporalit del-la predicazione. Infatti, distinguendo fra presente (attuale) e passato/futuro (non attuale), per ci stesso siintroduce la distinzione fra attualit e possibilit e quindi fra necessit e possibilit/contingenza . que-

    sto il cuore delle cosiddette logiche temporali(tense logic) che costituiscono uno dei possibili modelli in cuiinterpretare gli assiomi della logica modale, in quanto sistema puramente formale di logica proposizionale (cfr.infra 3.4).

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    ne mancante18. Ma siffatta soggettivitcostitutiva non affatto soggettivittrascendentalecome per i moderni, Descartes, Wolff, Leibniz, Kant, Hegel ed Husserl stesso, sebbene perHusserl vada fatto un discorso a parte, molto pi articolato data la complessit e la continuaevoluzione della sua produzione, per cui rimando a (Ales Bello, 2005).

    Essa cio, per la Stein, non costituisce affatto il fondamento dellaverit logica e quindiil punto di partenza assoluto,trascendentale appunto, dellontologia e, pi in generale, del fi-losofare. solo che ellaarriva all essere come Agostino partendo dallacertezza delcogito e quindi dalluso costitutivo della soggettivit. Ecco cos sintetizzato in poche battutelitinerario steiniano dal Trascendentale Moderno-Rinascimentale (soggettivit) al Trascen-dentale Classico (essere). Per questo la Stein, a differenza di tanti fenomenologi e di Husserlstesso, mai identificaente e oggetto, essere e oggettualit, ma sebbenelesser -oggetto , costi-tuisca insiemeallesser -qualcosa una delle tre forme fondamentali (trascendentali) in cuilessere , appunto, si manifesta, la Stein, come gi ho citato, pu affermare in Potenza e Atto,recisamente, che

    Lontologia formale, allora, sussiste come ci che abbraccia tuttolessere : le sue formesono forme fondamentali dellessere e di tutti gli essenti, perci essa stessa

    (Stein, 1935, p. 71).Siamo molto lontani qui la distanza che separa la post-modernit dalla modernit

    dallaffermazione di Husserl, anchessa appena citata,il quale, solo sei anni prima (ma la di-stanza di cui qui si parla teoretica, non temporale) in Logica Formale e Trascendentale, affermava come

    il dominio dellontologia formale non comprende pi i giudizi o le significazioni, ma glioggetti e le loro relazioni formali. Le sue categorie sono categorie oggettuali (Gegen-

    standskategorien ) (Husserl, 1929, p. 80).

    Alla luce di tutto questo e di quanto subito diremo nel prossimo paragrafo, si pu dun-que capire come il tragitto steiniano dal trascendentale moderno a quello classico, perfetta-mente esemplificato nella sequenza non casualmente sempre ripetuta in questo ordine dal-la Stein delle forme fondamentali studiate dalla sua ontologia formale: oggetto-qualcosa-essere . Un trittico di cui la prima forma, loggetto costituisce il punto di par-tenza moderno19, la terza, lessere , il punto di arrivo classico , con il qualcosa come il

    18 Come tomista essenziale mi permetterei di dissentire da questa affermazione della Stein. Il metodo ontolo-gico di Tommaso ha bisogno di una giustificazione solo se parto come la Stein dalla modernit e dal suo du b- bio metodico , ma proprio questo che non ha pi ragion dessere avendo tale dubbio una giustificazione sto-rica, non teoretica (cercare nellevidenza il fondamento della verit), ormai completamente superata Ormai

    qualsiasi analisi filosofica di tipo ontologico-scientifico adusa a distinguere, nelle sue analisi sui diversi ap- procci al reale , fra livello empirico (osservazionale), livello semantico (logico), livello epistemico (co-gnitivo), e nessuno pi si sognerebbe, come i moderni o i rinascimentali, di far dipendere i primi due dal terzo.Questo, soprattutto questo, significa post-modernit , ed qui il punto di contatto maggiore con il Medio-Evo,o in generale, con il pre-moderno e il pre-rinascimentale .19 Sia in quanto correlativo di soggetto , sia in quanto erroneamente identificato dai moderni con la cosa deiclassici (cfr. sopra le citazioni tratte dal saggio di Courtine). E questo comunque quanto letteralmente affermala Stein in Potenza e Atto.Dopo aver correttamente riconosciuto che la filosofia tomista separa dalle categorie itrascendentali , alla luce delluso costitutivo della soggettivit nella riflessione fenomenologica, e del paralleli-smo fra uso logico e ontologico delle categorie a partire da Aristotele stesso, la Stein cos continua: Ma sussisteancora una necessit di vincolare il termine categoria a questa delimitazione? Se pensiamo di nuovo al paral-lelismo fra categorie logiche ed ontologiche, corrisponde alla categoria logica fondamentale del soggetto, laforma ontologica pi universale delloggetto o Qualcosa, ed appare cos sensata una formulazione del concetto

    ontologico di categoria, il quale permette di abbracciare con citutto lessente (inclusi i trascendentali, N.d.R.)(Stein, 1935, p. 125.126). Ovviamente, Stein qui cita lHusserl delle Idee (Husserl, 1913, p. 15-67), visto che suquesta particolare interpretazione della nozione di categoria ontologica , la Stein basa subito dopo la sua di-

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    vero punto di contatto fra i due (platonico: cfr. nota 27), comune sia a Tommaso, nella sua ta-vola dei trascendentali che esamineremo subito, sia alla Stein.

    2.2.5 TOMMASODAQUINO: LA TAVOLA DEI TRASCENDENTALI ED IL TRASCENDENTALE CLASSICO

    Il pi volte citato Sepp, molto opportunamente, osserva che il distacco della Stein daltrascendentale moderno legato al fatto che ella non affatto incline ad accettare il punto divista rinascimentale, pienamente acquisito dalla modernit, che punta il faro dellattenzioneteoretica sulla soggettivit . Se dunque, correttamente, retro-datiamo le scaturigini prime deltrascendentale moderno al Rinascimento, ci troviamo molto vicini a Tommaso. Invero, se do-vessimo essere fedeli a certe etichette, c solo un secolo, il XIV, temporalmente (ecerto sco-tismo, soprattutto, teoreticamente)20, che separano Tommaso pensatore essenziale perogni epoca, come lo definisce Fabro seguendo lHeidegger diCosa significa pensare (Heidegger, 1954)21, e ultimo grande pensatore della classicit , dalle scaturigini prime, ri-nascimentali, della modernit.

    Cos, nel primo paragrafo della risposta al primo articolo della prima questione del De

    Veritate, Tommaso definisce in maniera, rigorosa anche per un logico contemporaneo, il cuo-re della sua ontologia formale, ponendola al fondamento della logica della predicazione. In-fatti, dice Tommaso:

    Come in ogni disciplina dimostrativa di cui la logica (delle proposizioni) si occupa, si de-ve risalire dalle proposizioni dimostrate (teoremi , in termini moderni) alle proposizioniindimostrabili (assiomi22, in termini moderni) per non regredire allinfinito,

    stinzione fra categorie ontologiche formali, dellontologia formale fenomenologica, e categorie ontologichema-teriali, della ontologia materiale fenomenologica. Naturalmente, nessun tomista, neanche tommasiano , equindi neanchio, possiamo essere daccordo su questa riduzione di tutto lessente , essere incluso, alcatego-riale. La distinzione logica e ontologica fra determinazionitrascendentalie categoriali dellente tuttaltro che

    superata e senza di essa cadiamo in svariate confusioni, non solo quelle fra oggetto , cosa ed ente , gievidenziate, ma anche quella, molto pi delicata perch legata a questioni antropologiche fondamentali, fraindi-vidualit in sensotrascendentalee categoriale,anche se questa sembra avere origini lontane, ben prima di Hus-serl nella scolastica medievale, non tomista (Cfr.infra, nota 44). Ovviamente, unontologia formalizzata puchiarire queste confusioni distinguendo fra le diverse ontologie formali e facendo vedere con chiarezza punti diconvergenza e divergenza. 20 Giustamente C. Esposito fa notare come nel passaggio che porta dalla metafisica aristotelica a quella modernada Wolff in poi, abbia un ruolo fondamentale la sistematizzazione tardo-scolastica della metafisica ad opera diFrancisco Suarez che trasforma dallinterno la grande tradizione aristotelica, definendo in maniera nuova dalsuo interno il suo soggetto, il suo oggetto, il suo metodo, la sua interna struttura sistematica, suddivisa dora in poi secondo una precisa suggestione scotiana in una parte generale e una speciale, la quale ultima trattadegli enti determinati (rispettivamente, lente infinito, o Dio, e gli enti finiti o creati)(Esposito, 2009, p. XV.Corsivo mio). Cfr. anche la bibliografia al riguardo citata da Esposito.21

    Fabro rifacendosi appunto allidea heideggeriana del pensare filosofico autentico come pensiero essenzia-le , al di l di ogni idea storicista moderna di superamento del pensiero dei grandi pensatori antichi, parla ditomismo essenziale e di Tommaso come pensatore essenziale . Post-modernit insomma, anche nel sensoriduttivo heideggeriano, vuol dire anche recupero della philosophia perennis, perch pensiero ontologico, pen-siero capace di (ri-)porsi in ascolto dellessere della cosa , senza ridurlo, kantianamente e scientisticamente, amera rappresentazione .22 Mai Tommaso avrebbe definito assiomi (in latinodignitates) le proposizioni indimostrate di una determina-ta teoria dimostrativa da cui derivare deduttivamente le altre. Per Tommaso infattidignitates,assiomi, per s e-videnti per tutti sono solo i primi principi della logica formale e della metafisica (principio di non contraddizio-ne, principio del terzo escluso, etc.), proposizioni da cui per s spiega di nuovo molto correttamente Tomma-so dal punto di vista della scienza logica non possibile derivare nulla, essendo di per s meta-regole di ogni procedura dimostrativa, di cui ogni uomo ha una conoscenza abituale, innata,auto-evidente( per se noti apudomnes) , non acquisita, alla base della sua capacit di ragionamento (si tratta del cosiddettointellectus, habitus

    principiorumCfr. In III Sent., 23, 2, 2, 1 co.;Q. de Ver., 2,12 co. e //). Le proposizioni indimostrate delle altrescienze anche matematiche, viceversa,sono per Aristotele e Tommaso legate allesperienza, oppure inventatedalla fantasia creatricedel matematico, sulla base di esperienze spazio-temporali elementari. In ogni caso, sono

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    N.d.R. ) () per cui necessario che tutti gli altri concetti dellintelletto siano ottenuti per aggiunta allente. Ora allente non si pu aggiungere niente come estraneo, al modoin cui la specie si aggiunge al genere o laccidente alla sostanza, perch ogni natura lente predicato a modo di essenza (essentialiter: in modo cio da rendere convertibile ilsoggetto con il predicato24, N.d.R. ), come anche il Filosofo prova nel III libro della Me-tafisica . Si dice invece che alcune cose aggiungono qualcosa allentein quanto espri-mono un modo dello stesso ente che non espresso dal nome di ente. Il che accade inuna duplice maniera. Innanzitutto quando il modo espresso un qualche modo specialedellente. Vi sono infatti diversi gradi di entit (entitas )25 secondo i quali si prendono idiversi modi di essere (esistere, N.d.R. ), e secondo questi modi si prendono i diversi ge-neri delle cose. Per esempio, la sostanza non aggiunge allente qualche differenza chedesigni qualche natura sopraggiunta allente, ma col nome di sostanza si esprime sem- plicemente un certo speciale modo di essere (esistere, N.d.R. ), cio lessere per s, e co-s per tutti gli altri generi. La seconda maniera si ha quando il modo espresso unmodo generale dellente (Q. de Ver., I,1co.).

    Dunque il fondamento pre-categoriale di tutte le categorie e quindi di tutti i predicati(generi concettuali) lessere-dellessenza del singolo ente,o entit dellente, che determi-na la modalit di esistere di un dato ente sia esso sostanza(prima , individuo, o secon-da , genere/specie naturale) o accidente in quanto frutto di un determinato concorso causa-le26. Senza riportare qui tutto il seguito delcorpus della risposta in cui Tommaso espone le

    24 Ogni predicazione essenziale (p.es., luomo animale razionale ) analitica, tale cio da rendere convertibi-le il soggetto e il predicato (infatti: lanimale razionale uomo ), senza per questo esseretautologica.E questala differenza fondamentale fra ontologia tommasiana e leibniziana, o se vogliamo, fra ontologia classica e mo-derna.25 La nozione dientitas la nozione-chiave dellontologia formale tomista tanto quanto loggettualit per quel-

    la husserliana. Infatti, come l oggettualit il correlativo rispetto alla soggettivit della relazione intenzio-nale veritativa del trascendentale moderno, l entit il correlativo dell intelletto secondo la relazione diadeguazione come abbiamo visto nella citazione precedente. Lentit di un ente dunquel essere-dellessenza di un ente, che specifico per ciascun ente in quanto determina la sua specifica modalit di esisten-za secondo diversi gradi di partecipazione allessere e dunque secondo diversi generi naturaligerarchicamenteordinati cui lente in oggetto appartiene. Lessere-dellessenza con la sua specificit si distingue cos dallessere-dellesistenza che invece lesse commune a tutti gli enti, nel senso che tutti gli enti esistono , ciascuno secon-do la sua modalit di esistenza (o essenza), e quindi secondo i suoi diversi generi di appartenenza (cfr. nota 26),ciascuno relativo ad un determinato concorso causale, da cui lesistenza di quellente/entit, secondo la sua pr o- pria modalit di esistenza dipende (Cfr.infra, 4.3.3). P.es., la specie del dinosauro, ovvero lesistenza di entit biologiche individuali di quella specie, dipende dal concorso causale (nicchia ecologica) di cause ambientali egenetiche che, essendo venute meno, hanno determinato lestinzione di quella specie, ma che nella misura in cuifossero restaurate, renderebbe di nuovo attuale (e non solo possibile come oggi) lesistenza di quelle entit.U-

    gualmente il genere dei viventi organici, cui noi come i dinosauri apparteniamo, dipende da un determinato con-corso causale molto particolare che si prodotto sulla terra gi da alcuni milioni di anni (e che potrebbe darsi,nel passato, nel presente o nel futuro anche su altri pianeti), e che potrebbe durare sulla terra ancora per svariatemigliaia e forse milioni di anni, sempre che riusciremo a trovare una soluzione al disastro ecologico chestiamo perpetrando, che ormai sta mettendo a rischio la sopravvivenza della nostra come di altre specie, per cui potrebbe essere gi tanto arrivare alla fine di questomillennio(Cfr. (Basti, 2002, p. 356ss.))26 Ente , e/o entit , e/o cosa , e/o uno , e cos via tutti i trascendentali sono non solo le sostanze prime(individui) e/o seconde (generi e specie cui un individuo appartiene), ma anche tutti gli eventi o accadi-menti o accidenti di una data sostanza (qualit , quantit , relazioni , etc.). Come pure sono enti e/oentit non solo sostanze ed eventi naturali, ma anche gli enti logici e addirittura gli enti fantastici , inquanto anchessi a loro modo esistono , in quanto causati da processi mentali, come gli enti naturali sonocausati da processi naturali P.es., esemplifica Tommaso ( De ente et essentia, 3), se definisco laraba fenicecome luccello che risorge dalle sue ceneri chiaro che esso non esiste, perch la modalit di esistenzabiolo-

    gica sottesa al genere avicolo incompatibile con la propriet della resurrezione. Viceversa, se lo definisco co-me luccellomitologicoche risorge dalle sue ceneri , la modalit di esistenza fantastica ( fiction) pu esserecompatibile con la propriet della resurrezione, anzi in quel dato mito, effettivamente (storicamente) lo . In altri

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    nozioni equivalenti di ente che costituiscono altrettanti trascendentali dellessere, pos-siamo cos sintetizzare questo testo, come ho gi riportato altrove (Basti, 2002, p. 397-399):

    Dunque, secondo Tommaso, ci sono dei termini equivalenti alla nozione di ente, chesono auto evidenti quanto questa nozione, ma che esprimono dei modi di dire lessere di unente che la nozione di ente da s sola non in grado di esprimere. Tali modi si suddividonoin due fondamentali:

    1. In unmodo speciale di essere , ovvero, secondo la specificaentit o grado intensivo diessere diciascun ente (p.es., essere-sostanza e quindi essere uomo, o essere cavallo,etc.; oppure essere-accidente e quindi essere numero quantit o essere-relazione, etc.Cfr. nota 25). Questadella distinzione fra le due nozioni equivalenti di entit edente la distinzione pi originale e pi fondamentale della semantica ontologicatommasiana. Infatti, ricordiamolo, Tommaso nello stesso articolo del De Veritate a-veva dettoche la verit adeguazione dellintelletto allentit (essere dellessenza at-tualmente implementata in quellente) di un ente.

    2. In modi generale di essere, comuni a tutti gli enti. Cio, qualsiasi linguaggio, qualsia-

    si sia la specie di enti di cui si occupa, di fatto tratter di enti che sono tutti cose,che sono tutti in s delle unit, che sono tutti in qualche grado, anche nullo, veri,che sono tutti in qualche grado, anche nullo, dotati di valore, etc.. Pi esattamente,rispetto a questi modi generali di essere:a. Rispetto a se stesso (= in s), ogni ente :

    Affermativamente una genericacosa, ovvero genericamente dotato di una qualsiasi essenzao natura; Negativamente un indiviso, ununo, ovvero ununit trascendentale o individualit (si trattadelluno trascendentalein quanto fondamento dellunit formalee dellunit quantita-tiva di un ente, ma che non si confonde con esse).

    b. Rispetto ad altro da s(= ad altro), ogni ente:Rispetto a qualsiasi altro ente, qualcosa, ovvero una cosa qualificata, qualitativamentedistinta27. Invece,

    termini, ildictum parmenideo, ogni ente esiste certamente vero nellontologia tommasiana, purch si distin-guano le diverse modalit di esistenza relative al concorso causale in grado di giustificarne lesistenza, secondo,appunto una determinata modalit (essenza). Di qui il principio fondamentale dellontologia tomista della com- posizione metafisica di ogni ente di essenza e atto dessere , per cui ogni ente partecipa dellessere(dipen-denza verticale dallEssere Assoluto) secondo un determinato grado e modalit, dipendente, appunto, dallasua essenza(dipendenza orizzontaledagli altri enti).27In tal modo,come ogni ente definito uno perch indiviso in sstesso, cos definito anche qualcosa

    perch diviso rispettoad altro da s ( In De Ver. 1,1, resp.). Questa osservazione di Tommaso essenziale.Infatti, l'errore del razionalismo consiste essenzialmente nell'identificare platonicamente il fondamento dell'unito individualit dell'ente realmente esistente (questoalbero,quest' uomo, etc.) nella suaunit formale. Ma questoimplica necessariamente la compresenza ditutti gli altri enti rispetto ai quali lente in questione si diversificacomeunico (si pensi alla haecceitasdi scuola scotista (anche se non necessariamente di Scoto) e di tanta analisilogica contemporanea sul concetto di referenza (Salmon, 2005)). Se cos, lindividualit dell'ente non maifondata, a meno che la mente umana non abbia capacit divinatorie di conoscenza della totalit assoluta. La ge-nialit della sintesi tomista di aver legato l'individualit allin s di un ente, e non al suoessere-rispetto-ad-altro, ma al suo essere uno-in-s (indiviso in se stesso :unit trascendentale). Questo essenziale in antropo-logia: l'individualit personale non legata allarelazionalit ad altri, altrimenti n lembrione, n il malato incoma, sarebbero individui personali. L'individualit di un ente, di ogni ente, uomo compreso, legata al suoes- sere in s e dunque, come vedremo, al suoatto d'essere partecipato. Sono le relazioni a fondarsi sull'individuali-t in s della sostanza, non viceversa. Solo nella SS.ma Trinit vero il contrario: le Persone divine sonorela-

    zioni sussistenti, ma guai a confondere ordine soprannaturale con quello naturale, umano. Il cosiddettodialogo propriet, facolt dell'essere personale dell'individuo umano, ma non fonda questo essere, al massimo cerca diesprimerlo. Ci significa che ogni persona umana si caratterizza per unaradicale incomunicabilit del suo esse-

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    Rispetto ad un ente che pu entrare in relazione con qualsiasi altro ente, ovvero rispetto allamente (di un qualche essere intelligente, umano o altro), ogni ente:

    (pi o meno)vero, in quanto oggetto di diversi gradi e modalit di conoscenza da partedellintelletto, corrispondenti ai diversi gradi di entit propri di quellente

    (pi o meno) buono, dotato cio di un certovalore, in quanto si pone in diversimodi in relazione con la volont

    Lessere dellente dunque al fondamento tanto della veritlogica, quanto del valoreetico, ma non si identifica n con il vero (= razionalismo) n col valore (= volontarismo,nichilismo)28.

    Ente

    Entit

    CosaUnoQualcosa

    Vero

    In genereIn s pecie

    In s Ad altro da s

    Buono

    A tutti gli enti Alla mente

    Tavola 1 Tavola riassuntiva dei trascendentali dellessere ( De Ver. I, 1 )

    Rispetto allontologia formale moderna e, daltra parte,rispetto a quella post-modernadella Stein, credo che alcune osservazioni vadano fatte per capire la portata di differenze econvergenze con la prospettiva tommasiana:

    1. Innanzitutto, lattenzione di Tommaso a non confondere, come sistematicamente fan-no i moderni,identit ed equivalenza rispetto alle forme fondamentali di predicazione

    dellessere in ontologia formale, sebbene per ambedue le relazioni valga il principiodi simmetria S/P, ovvero della convertibilit soggetto/predicato nelle rispettive propo-sizioni (p.es., se ogni ente entit, ogni entit ente; se ogni ente cosa, ogni cosa ente, etc., senza che le due nozioni si identifichino). Ci vuol dire che Tommaso consapevole, differentemente da molti moderni, del carattere non-estensionale dellalogica che soggiace allontologia formale (cfr., sopra, nota 5 e infra ).

    2. Rispetto all esser -cosa come nozione equivalente allo essere-ente , questo predi-cato non coincide assolutamentecon lo essere-oggetto dei moderni, cos da ricono-scere alla soggettivit un carattere costitutivo in senso trascendentale (assoluto) rispet-to alla cosalit(realt)dellente. Costitutivo dell ente e del suo equivalente co-sa (res ), , per ogni ente, la composizione trascendentale di tipo modale (poten-

    za/atto) essenza / atto dessere , cos che, come dice Tommaso stesso,nel passodel De Veritate che stiamo commentando,se con la nozione di ente viene eviden-ziata la relazione costitutiva di partecipazione allessere, con quella di cosa vieneevidenziata la relazione costituiva di ciascun ente alla propria essenza, qualsiasi essasia29. Da questa relazione dipendela modalit e la misura della partecipazioneallessere dellente stesso. La modalit dellacomposizione essenza/atto dessere vanaturalmente intesa in sensoontologico , causale, e non logico. Ovvero, ogni ente

    re profondo o "essere in s", e qui la radice di tutto il suomistero, di tutta la suadignit, di tutta la suainesau-ribile novit e relazionalit ad extra e ad intra ,e, perch no, di tutta la suainarrivabile bellezza!28Ricordiamo che, come giustamente afferma Heidegger, la riduzione dell'essere a valore, la riduzione di "ci

    che" a "ci chevoglio che sia", e a ci chemi utile che sia la radice del nichilismo.29 Ricordiamo che la relazione di un ente alla propria essenza in quanto tale nella sua specificit, e, nel caso, diuna sostanza prima o individuale, nella sua unicit, ci che fa di un ente un entit e non una cosa .

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