Proclamiamo EXULTET! · espande e cento e cento candele si accendono da quella fiammella. Fissato...

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Sabato santo: vigilia di Pasqua. Le campane sono mute già da tre gior- ni. Il duomo è immerso nel buio e c'è un silenzio irreale, strano. Dal fuoco del braciere benedetto sul sagrato viene acceso il Cero Pasquale e processionalmente viene portato in duomo. Per tre volte viene annunciata la luce di Cristo e, a macchia d’olio, la luce si espande e cento e cento candele si accendono da quella fiammella. Fissato sul candeliere, il Cero viene incensato e quindi il diacono canta l’an- tica melodia dell’Exultet. È questo l'inizio della Veglia Pasquale, la madre di tutte le veglie che da secoli ogni anno si ripete: EXULTET! Esulti il coro degli angeli! Esulti l’assemblea celeste! Gioisca la terra inondata da così grande splendore. Gioisca la Chiesa splendente della gloria del suo Signore. Sussulti di gioia il popolo di Dio che vive, che ama, che spera in questa terra gemonese! Questa è la notte che ha vinto le tenebre! Questa è la notte in cui Cristo ha spezzato i vincoli della morte. Questa è la notte in cui i nomi dei battezzati vengono scritti nel cuore di Dio. Il canto e le letture della storia misterio- sa e affascinante dell’iniziativa di Dio in mezzo al suo popolo e la voce dei profeti che ci ricordano la fedeltà del Signore alle sue promesse ci accom- pagnano all’ascolto di quell’annuncio straordinario: “Perché cercate tra i morti Colui che è vivo!? Alleluia! È risorto!” E l’organo riempie di suoni il duomo e il cuore dei cristiani; le luci si accendo- no e nel loro splendore diventano segno della luce che deve illuminare la bellez- za della nostra vocazione battesimale; le campane nella notte annunciano che finalmente la catena di maledizione è definitivamente spezzata: siamo gente santa, popolo regale, sacerdotale! EXULTET! Esultino le famiglie di questa comunità che nella luce pasquale scoprono la bellezza e il mistero del loro amore risorto. Esultino i giovani perché nei loro occhi e nei loro sogni di festoso domani il Dio Risorto li chiama ad essere an- nunciatori di pace. Esultino gli anziani perché nella Pasqua del Signore anche le stagioni della vita acquistano un significato e una straor- dinaria bellezza. Esultino i giovani che poche settimane fa han ricevuto il sacramento della Cresima e siano gioiosi testimoni del Dio Risorto. Esultino le famiglie che fra qualche set- timana accompagneranno i loro picco- li a ricevere per la prima volta il Pane di vita eterna. Esultino tutti gli operatori di catechesi, liturgia, carità e animazione perché nel Cristo Risorto c’è la risposta alle paure, alle fragilità, perfino al nostro peccato. Esulti Gemona perché nella sua storia millenaria ha saputo vivere con dignità, fede, coerenza e costanza i tanti Venerdì santi della sua esistenza, ma ha saputo aspettare, vivere, cantare e raccontare l’EXULTET della Resurrezione, della Rinascita e della Pasqua del Signore. 1 EXULTET! ANNO LXXVI - N. 1 l’arciprete monsignor Gastone Candusso MARZO 2008 EXULTET! Proclamiamo la Tua resurrezione La morte è diventata il vero tabù della nostra società: banalizzata nei media, ospe- dalizzata e marginalizzata nella città del- l’uomo. Con l’affermarsi della secolarizza- zione la morte e il morire hanno perso ogni connotato di sacralità, diventando non più il passaggio all’eternità, ma una ineludibile scadenza che sfocia nel nulla. Una civiltà, la nostra, che assiste al declino del culto dei morti poiché è differente il modo di pensare alla fine della vita. In meno di una generazione nei grossi centri (e fra non molto anche i nostri paesi saran- no coinvolti) il lutto ha subito un cambia- mento radicale ed è ridotto al minimo per- ché ormai è disdicevole mostrare il dolore e la pena. Un tempo la morte in famiglia, il trapasso alla presenza dei figli e nipoti era parte di un rituale in cui vita e morte erano sorelle. Oggi la morte è esorcizzata, relegata, proi- bita ai nostri bambini, ragazzi, giovani... (e pensare che la morte è l’unico evento che prima o poi tutti dovremo affrontare). Allora per chi si riconosce nel Vangelo e nella Comunità cristiana la morte, pur generando forte disagio culturale, deve essere vissuta e celebrata alla luce dell’e- vento pasquale del Signore Gesù. Nella morte e nella sepoltura dei suoi membri defunti la comunità credente cele- bra infatti la morte e la resurrezione del suo Signore ed esprime la sua futura incrollabi- le speranza nel ritorno di Cristo e nella resurrezione della carne. Per i credenti l’enigma diventa mistero, cioè rivelazione del destino degli uomini attraverso la fede in Gesù Cristo vivente per sempre. In Lui la morte illumina la vita e ne rivela il senso: sicchè accettare che il giorno finisca e che sia notte vorrà dire prepararsi come a un giorno nuovo e a un’alba nuova. (segue a pagina 3)

Transcript of Proclamiamo EXULTET! · espande e cento e cento candele si accendono da quella fiammella. Fissato...

Sabato santo: vigilia di Pasqua.Le campane sono mute già da tre gior-ni. Il duomo è immerso nel buio e c'èun silenzio irreale, strano.Dal fuoco del braciere benedetto sulsagrato viene acceso il Cero Pasquale eprocessionalmente viene portato induomo.Per tre volte viene annunciata la luce diCristo e, a macchia d’olio, la luce siespande e cento e cento candele siaccendono da quella fiammella.Fissato sul candeliere, il Cero vieneincensato e quindi il diacono canta l’an-tica melodia dell’Exultet.È questo l'inizio della Veglia Pasquale,la madre di tutte le veglie che da secoliogni anno si ripete:

EXULTET! Esulti il coro degli angeli!Esulti l’assemblea celeste!Gioisca la terra inondatada così grande splendore.Gioisca la Chiesa splendentedella gloria del suo Signore.Sussulti di gioia il popolo di Dioche vive, che ama, che sperain questa terra gemonese!Questa è la notteche ha vinto le tenebre!Questa è la notte in cui Cristoha spezzato i vincoli della morte.Questa è la notte in cuii nomi dei battezzativengono scritti nel cuore di Dio.

Il canto e le letture della storia misterio-sa e affascinante dell’iniziativa di Dioin mezzo al suo popolo e la voce deiprofeti che ci ricordano la fedeltà delSignore alle sue promesse ci accom-pagnano all’ascolto di quell’annunciostraordinario: “Perché cercate tra i mortiColui che è vivo!? Alleluia! È risorto!”E l’organo riempie di suoni il duomo e

il cuore dei cristiani; le luci si accendo-no e nel loro splendore diventano segnodella luce che deve illuminare la bellez-za della nostra vocazione battesimale; lecampane nella notte annunciano chefinalmente la catena di maledizione èdefinitivamente spezzata: siamo gentesanta, popolo regale, sacerdotale!

EXULTET!Esultino le famiglie di questa comunità

che nella luce pasquale scoprono labellezza e il mistero del loro amorerisorto.

Esultino i giovani perché nei loro occhie nei loro sogni di festoso domani ilDio Risorto li chiama ad essere an-nunciatori di pace.

Esultino gli anziani perché nella Pasquadel Signore anche le stagioni della vitaacquistano un significato e una straor-dinaria bellezza.

Esultino i giovani che poche settimanefa han ricevuto il sacramento dellaCresima e siano gioiosi testimoni delDio Risorto.

Esultino le famiglie che fra qualche set-timana accompagneranno i loro picco-li a ricevere per la prima volta il Panedi vita eterna.

Esultino tutti gli operatori di catechesi,liturgia, carità e animazione perché nelCristo Risorto c’è la risposta allepaure, alle fragilità, perfino al nostropeccato.

Esulti Gemona perché nella sua storiamillenaria ha saputo vivere con dignità,fede, coerenza e costanza i tanti Venerdìsanti della sua esistenza, ma ha saputoaspettare, vivere, cantare e raccontarel’EXULTET della Resurrezione, dellaRinascita e della Pasqua del Signore.

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EXULTET!

ANNO LXXVI - N. 1

l’arcipretemonsignor Gastone Candusso

MARZO 2008

EXULTET!Proclamiamola Tua resurrezione

La morte è diventata il vero tabù dellanostra società: banalizzata nei media, ospe-dalizzata e marginalizzata nella città del-l’uomo. Con l’affermarsi della secolarizza-zione la morte e il morire hanno perso ogniconnotato di sacralità, diventando non piùil passaggio all’eternità, ma una ineludibilescadenza che sfocia nel nulla.Una civiltà, la nostra, che assiste al declinodel culto dei morti poiché è differente ilmodo di pensare alla fine della vita. Inmeno di una generazione nei grossi centri(e fra non molto anche i nostri paesi saran-no coinvolti) il lutto ha subito un cambia-mento radicale ed è ridotto al minimo per-ché ormai è disdicevole mostrare il doloree la pena.Un tempo la morte in famiglia, il trapassoalla presenza dei figli e nipoti era parte diun rituale in cui vita e morte erano sorelle.Oggi la morte è esorcizzata, relegata, proi-bita ai nostri bambini, ragazzi, giovani... (epensare che la morte è l’unico evento cheprima o poi tutti dovremo affrontare).Allora per chi si riconosce nel Vangelo enella Comunità cristiana la morte, purgenerando forte disagio culturale, deveessere vissuta e celebrata alla luce dell’e-vento pasquale del Signore Gesù.Nella morte e nella sepoltura dei suoimembri defunti la comunità credente cele-bra infatti la morte e la resurrezione del suoSignore ed esprime la sua futura incrollabi-le speranza nel ritorno di Cristo e nellaresurrezione della carne.Per i credenti l’enigma diventa mistero,cioè rivelazione del destino degli uominiattraverso la fede in Gesù Cristo viventeper sempre. In Lui la morte illumina la vitae ne rivela il senso: sicchè accettare che ilgiorno finisca e che sia notte vorrà direprepararsi come a un giorno nuovo e aun’alba nuova.

(segue a pagina 3)

ti), dov’erano i laici cristiani? Chi ha senti-to la loro voce? Li abbiamo visti e sentitinell’udienza papale del mercoledì e la do-menica in piazza san Pietro. Ma nella casacomune universitaria che ruolo hanno gio-cato? Dovevano forse aspettare di esserechiamati e sollecitati dalla gerarchia eccle-siastica e di trovarsi tra le mura di casa perfar sentire la loro voce? L’università sareb-be stato un luogo privilegiato di testimo-nianza, e l’episodio un’occasione dacogliere… Peccato!Quindi i cresimati – non solo quelli che il24 febbraio hanno ricevuto la Cresima nelDuomo di Gemona, ma noi tutti! – hannodi fronte il mondo, la società, la politica, illavoro, il sindacato, il volontariato, la pro-fessione: un campo sterminato per attuareuna testimonianza concreta e fantasiosa,rispettosa, ma vivace e intrigante. È lì chesi deve attuare la chiamata universale allasantità. E tale chiamata è rivolta a tutti icristiani, non solo a coloro che bazzicanonelle sacrestie!Ma oltre a questa «chiamata universale» ditutti i cristiani battezzati e cresimati cisono altre chiamate. Ci sono le attività piùspecificamente ecclesiali: la catechesi, l’a-nimazione giovanile, l’attività a livelloliturgico (coro dei giovani, lettori, ecc.), ilvolontariato. Anche qui il campo è apertoe i bisogni sono molti. I cresimati non de-vono aver paura di buttarvisi – se si sento-no portati a farlo! – né devono lasciarsiscoraggiare dal fatto che, talvolta, i nostrigruppi sembrano (e forse lo sono!) un po’chiusi e poco accoglienti. Il provare desi-derio e piacere per un’attività nella comu-nità cristiana è già un segnale di chiamata,un buon motivo per rendersi disponibili eduna sfida ai nostri gruppi per diventare piùcapaci di accoglienza e cordialità.

2. La parrocchia che cosa propone?La comunità parrocchiale non può preten-dere che il giorno dopo la Cresima sianodisponibili dei rinforzi freschi per ampliarele file dei soldati di Cristo. Piuttosto è suocompito fare delle proposte e fornireun’offerta, possibilmente differenziata,varia e calibrata sulle proprie forze e suipropri bisogni.Distinguerei, nelle proposte che la parroc-chia fa, tre ordini di cose.

Le attività che già si fanno. La parrocchiaè quotidianamente impegnata nel suocompito di evangelizzazione e le attivitàche organizza con questa finalità sonoparecchie: la catechesi ordinaria e straordi-naria, le attività giovanili al Glemo, i cam-

peggi ad Osais, l’animazione e l’accompa-gnamento giovanile, il coro liturgico deigiovani e le altre attività connesse con laliturgia (corale del Duomo, coro dei bam-bini, lettori…), il volontariato con glianziani e gli ammalati, il mercatino pro-parrocchia. Inoltre, a livelli diversi di col-legamento con la parrocchia, ci sono leattività del Gruppo Special, dell’EstateRagazzi, del Mercato Equo e Solidale, delGruppo Missionario… In tutte questerealtà c’è bisogno di una mano.

Il cammino di post-Cresima. I catechisti,gli animatori e tutti coloro che sono coin-volti nell’accompagnamento dei gruppiCresima si stanno giocando in un cantieremolto attivo e stimolante di ideazione diproposte a vari livelli. Si sta organizzandoun percorso lungo un tratto della Via Fran-cigena, l’antica strada lungo la penisolaitaliana che conduceva a Roma i pellegriniche si recavano a pregare sulle tombe degliapostoli Pietro e Paolo. Prevediamo dipoter attuare questo progetto nella secondametà del mese di agosto, con l’obiettivo dipercorrere alcuni sentieri dell’Alto Lazioper giungere a Roma, luogo in cui è appro-data la fede cristiana in Occidente. Maintendiamo offrire a chi lo desidera la pos-sibilità di approfondire le ragioni dellafede e dell’impegno cristiano attraversooccasioni formative quali incontri periodi-ci su varie tematiche connesse alla storia eall’esperienza del Cristianesimo. Potrebbeessere interessante, a questo proposito,approfondire i modi veramente innumere-voli e fantasiosi in cui il Cristianesimo si èintrecciato con i modo di vivere, di pensa-re e di agire della civiltà occidentale.Un’altra linea di riflessione molto fecondaci sembra anche quella di ripercorrere lebiografie di molti autentici santi e martiriche hanno giocato la loro testimonianzanel campo della lotta alla mafia, della lega-lità, della giustizia e della pace, dell’impe-gno politico secondo una logica di dono edi servizio. Se non altro per dire a vocealta che tutto non è un sogno ingenuo eutopico, ma è possibile e va fatto!

L’accompagnamento permanente. Peralcuni la preparazione alla Cresima è statal’occasione per riprendere in mano certidiscorsi e certe riflessioni e anche percambiare qualche idea preconcetta sullachiesa, la fede e il cristianesimo. Sarebbeun vero peccato che tutto ciò si interrom-pesse: in fondo l’approfondimento di certetematiche fondamentali della vita umana

(segue nella pagina accanto)

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DIAMO TESTIMONIANZA DELLA NOSTRA FEDE NELLA VITA DI TUTTTI I GIORNI

Cresima, e poi ... ?Cresima, e poi ... ?Ci eravamo lasciati, sul numero di Natale,con un dato preciso: la Cresima è il sacra-mento che, mediante una speciale effusionedello Spirito Santo, conferisce una piùprofonda e intensa abilitazione alla testimo-nianza della propria fede nella comunitàcristiana. Abbiamo quindi parlato dellaCresima non come sacramento della matu-rità cristiana – lo è l’Eucaristia –, ma dellamaturità testimoniale o ecclesiale. Ma, dettoquesto: come e dove si testimonia la fede?

1. La testimonianza: come e dove?Un approccio superficiale e, se vogliamo,anche sottilmente ricattatorio, limita la te-stimonianza cristiana al puro ambito eccle-siale. Quindi la figura dell’autentico testi-mone della fede è il catechista, l’animatoregiovanile, il lettore liturgico: chi esercita unministero ecclesiale di diritto o di fatto,indicato come il cristiano impegnato (comese gli altri fossero disimpegnati!).Tutto ciò è profondamente incompleto. Illaico cristiano è chiamato a vivere la pro-pria testimonianza quotidianamente, nellapropria esperienza di studio e lavoro, attra-verso un preciso stile relazionale, scelteoperate, priorità accordate. È sempre affa-scinante e attuale l’antico testo cristiano(II, III sec. d. C.) conosciuto come Letteraa Diogneto: I cristiani non si distinguonodagli altri uomini, né per territorio, né perlingua, né per vestiti. Essi non abitano perconto loro in città loro proprie, non parlanoun linguaggio particolare, né conduconouno speciale stile di vita. La loro fede non èil frutto delle ricerche di qualche scienziato,né professano, come fanno alcuni, un siste-ma filosofico umano. Abitano in città gre-che o barbare, come a ciascuno è toccato insorte, e si adattano alle usanze del paese incui vivono, nel vestire, nel cibo e in tutto ilresto, ma danno esempio di una loro formadi vita sociale meravigliosa che, a detta ditutti, ha dell’incredibile. La prima e pertutti doverosa testimonianza è proprio que-sta: condurre un’esistenza individuale ecomunitaria che, nella sua normalità, incu-riosisce e suscita meraviglia, diventa sug-gerimento, provocazione, anche sfida diun senso più ampio in cui collocare la pro-pria quotidianità.Il campo in cui condurre questa testimo-nianza non è quello della chiesa, dell’ora-torio o della sacrestia, ma quello molto piùampio (e stimolante) del mondo. Unabreve osservazione un po’ polemica: nelrecente rifiuto di accogliere e ascoltare ilpapa alla Sapienza di Roma, causato dauna minoranza (67 professori su circa4000 e lo 0,2% degli oltre 100.000 studen-

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Domenica delle Palme (16 Marzo)10.00: Benedizione dell’Ulivo in S. Rocco e processione fino al Duomo e10.30: S. Messa

Adorazione del Santissimo in Duomo/Quarant’oreDisponibilità per le Confessioni

15.30: Apertura delle Quarant’ore con esposizione del Ss. Sacramento16.00: Azione Cattolica, S. Vincenzo17.00: T.O.F. e Francescani18.00: Operatori della catechesi19.00: Santa Messa

Lunedì Santo (17 Marzo) – Quarant’ore in Duomo 9.00 –11.00: Adorazione personale libera

16.00: per le Borgate di Stalis, Gleseute, Gois e Bersaglio17.00: per le Borgate di Godo e Maniaglia e bambini delle elementari18.00: per il Centro storico19.00: Santa Messa

Martedì Santo (18 Marzo) – Quarant’ore in Duomo 9.00 –11.00: Adorazione personale libera

16.00: Per la borgata di Taboga17.00: Per la borgata di Campagnola18.00: Per la borgata di Piovega19.00: Santa Messa20.30: Liturgia penitenziale e confessioni in Santuario di S. Antonio

Mercoledì Santo (19 Marzo) in Duomo20.30: Via Crucis con testi di Michel Quoist e brani musicali della tradizione

classica e popolare (coro “Egidio Fant” di San Daniele)Giovedì Santo (20 Marzo) in Duomo

9.30: Santa Messa Crismale in Cattedrale a Udine20.00: Santa Messa in Cœna Domini per l'istituzione della santa Eucaristia;

Lavanda dei piedi21.30/ 0.30: Veglia di preghiera notturna

Venerdì Santo (21 Marzo) in Duomo6.00: Recita delle Lodi

15.00: Liturgia della Passione (Lettura della Passione • Preghiera universale • Scoprimento della Croce • Comunione)

21.00: Via Crucis con partenza dal Santuario di S. Antonio e arrivo al DuomoSabato Santo (22 Marzo)

Giorno a-liturgico. Mattina e pomeriggio in Duomo e in Santuario disponi-bilità per le Confessioni

Pasqua di Resurrezione (Sabato 22- Domenica 23 Marzo)22 Marzo 21.00: Veglia pasquale in Duomo (Liturgia della luce • Liturgia della

Parola • Liturgia dell’acqua • Rinnovazione delle promesse battesimaliEucaristia pasquale

23 Marzo S. Messe con orario festivo (è sospesa la S. Messa delle 9 in Duomo)Lunedì dell’Angelo (24 Marzo)

Sante Messe con orario festivoSabato 29 Marzo in Duomo

20.30: Concerto pasquale del “Quartetto di archi” di Udine con brani di Vivaldi,Schubert, Brahms, Händel

Domenica 30 Marzo in Duomo10.30: Presentazione alla comunità di tutti i bambini battezzati dalla Pasqua 2007

alla Pasqua 2008

Tutta la Settimana Santa

A tutti i Gemonesil’augurio più cordiale

di Buona Pasqua nella luce

di Cristo risorto

(segue dalla pagina accanto)(il rapporto con la trascendenza, l’ap-profondimento del sentire religioso, l’in-contro con Cristo e con la sua Parola, lemotivazioni e i vantaggi della fede…) nonè finalizzato alla celebrazione di un sacra-mento, per quanto importante, ma alla to-talità della vita e alla sua qualità.La parrocchia, nelle persone dei suoi pretie religiosi/e (don Gastone, don Federico,fra un po’ don Oscar, don Luigi, don An-

tonio, i Frati del Santuario, gli Stimmatini,le Suore francescane), dei suoi catechisti,dei suoi animatori è disponibile sempre evolentieri all’incontro e al dialogo perso-nale. Queste sono alcune delle cose cheintendiamo offrire, mantenendo le porteaperte a ulteriori proposte e suggerimenti.Ai nuovi cresimati e a tutti noi, allora, nonè fuori luogo l’augurio di buon prosegui-mento di cammino!

don Federico

Proclamiamo la Tua resurrezione(segue dalla prima pagina)E se Cristo Gesù è davvero morto e risortonon può essere buio nella terra.Questo è l’annuncio che risuona e pervadela celebrazione cristiana delle esequie, ilfondamento della nostra fede, della nostranovità cristiana e della speranza.Quanto mai vere sono le parole che ognidomenica professiamo subito dopo la con-sacrazione e che affermiamo anche nellaMessa del funerale: Annunciamo la Tuamorte, Signore! Proclamiamo la Tua resur-rezione! Nell’attesa della Tua venuta!La vita e la morte diventano attesa dell’in-contro con il Padre nella casa del suoRegno.

l’arciprete

Gesù, morto sulla croce per i nostri peccati,fu sepolto. Resuscitò il terzo giorno, secon-do le Scritture.(Jakob Schwarzkopf, Crocifissione, part.,Duomo di Gemona, 2001).

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RISCOPRIRE LA FEDE, E DIVENTARE PIETRE VIVE, A PARTIRE DA PIETRE RICCHE DI COSE DA DIRCI…

Pietre vive nella Sua ChiesaPietre vive nella Sua ChiesaPoche settimane fa vennero in parrocchia,alla Messa delle 10.30, alcuni parenti diuna nostra cara suora che non erano maistati a Gemona; al termine della Messasono stato invitato a spiegare qualcosa sulnostro Duomo a questi graditi ospiti… e,anche se sono famoso per essere un tipo acui quasi mai mancano le parole, mi sonoreso conto che non avevo tantissime coseda dire…Ed ecco qui allora che faccio una piccolariflessione: “Vivo contornato da millesegni bellissimi, testimonianza di arte efede che da secoli hanno guidato il cam-mino di tanti e tanti cuori”…ma il piùdelle volte mi passano vicino perdendosinella serie innumerevole di immagini chemi scorrono davanti agli occhi in unagiornata.Perché non andare in profondità, per capi-re meglio quali sono le immagini, le rap-presentazioni, le opere d’arte, i luoghiliturgici che la Chiesa da secoli usa perguidare i suoi fedeli alla comunicazionecol Divino? E perché non ascoltare cosa civogliono comunicare le pietre del nostroDuomo che per secoli hanno animato nellafede e nella preghiera le “pietre vive”-comunità dei credenti nel Risorto?Ed allora eccomi qua ad aprire, su invito dimonsignore una serie di interventi, per leg-gere assieme la Biblia pauperum, cosìveniva chiamata (Bibbia dei poveri, di chi,non sapendo leggere, aveva bisogno disegni eloquenti) ed andare alla radice dellanostra fede, che scopriamo così non esserenata dal nulla, ma che è tramandata dagenerazioni e generazioni di testimoni delRisorto, Chiesa di Cristo nel mondo.Chiesa. Si chiamarono subito Chiesa (daecclesia = assemblea, radunati da Lui)coloro che, spezzando il pane, facevanomemoria di Lui. E fu chiamato chiesaanche l’edificio che li ospitava per quelsolenne rito nel giorno della settimana cheessi chiamavano “ottavo”, quello che siaffacciava nell’eternità. Quest’edificio, neiprimi tempi, non fu mai tempio, abitazioneesclusiva del divino. Ma non fu neanche(nei primissimi tempi, quando la comunitàsi ritrovava nelle case) una semplice stan-za. Era la più solenne tra quelle disponibi-li. Pur essendo caratterizzati da una grandeaccoglienza, soprattutto agli inizi, i cristia-ni per accedere a questi luoghi, chiedevanol’impegnativo cammino del catecumenatoe di una vita successiva il più possibileconforme agli insegnamenti del Vangelo.Oggi le chiese sono addirittura i luoghi piùaccessibili al mondo. Compito dei cristiani

è di fare in modo che non venga mai oscu-rato l’essenziale, che si traduce in alcunecaratteristiche che rendono inconfondibileuna chiesa cristiana.La prima: la chiesa edificio (materializza-zione della Chiesa-popolo credente) non èla patria definitiva. Questa patria definiti-va, ci attende alla fine (la Gerusalemmeceleste). Nel tempo della storia, nel tempoche è il nostro, lo Spirito sta soffiandosulla vela di quella nave che deve giungereal porto finale. La nave è tutta l’umanità;l’edificio chiesa è la traduzione architetto-nica che il popolo cristiano, come testimo-

ne di questa verità, ne ha fatto nei secoli.Esso è una nave, l’albero della nave è lacroce, le vele gonfie della nave sono ilvento dello Spirito.“Venite a me, voi tutti…e io vi ristorerò”,è un appuntamento questo invito delSignore. E perché l’appuntamento si veri-fichi ci vuole un posto. Il Risorto, immagine terrestre di Dio, nonsi incontra pienamente semplicemente dasoli sui monti, né nei recinti sacri. Puòessere visto se andando dai fratelli, ci sen-tiamo comunità. Si realizza in quel gruppoumano che si riunisce nel nome di Gesù ece lo fa incontrare. L’assemblea eucaristicaè allora il luogo di questo appuntamento.L’incarnazione prosegue.Dio è casa tra noi. Come i discepoli diEmmaus nel camminare insieme, nell’a-scolto della Parola e nello spezzare il paneassieme siamo raggiunti dal Signore Gesù.Sotto i nostri occhi egli spezza il pane e fapassare il calice. C’è sempre un rischio, però: che la nostrachiesa diventi di nuovo il “sepolcro diCristo”. Assieme all’attenzione all’edificiodobbiamo crescere nell’attenzione verso lacomunità. L’edificio, con tutti i suoi ele-

menti, la facciata, la porta, il Battistero, lanavata, la sede, l’ambone, l’altare ci con-duce oltre. Ci fa da guida rispetto al miste-ro dell’incontro tra Dio e gli uomini. Ognipietra ci dice una parola a proposito delPadre, del Figlio e dello Spirito. Ecco allora il percorso che faremo. Ci per-metterà di rivivere il percorso di colui che,riconosciuto il Signore nell’ascolto dellaParola e nello spezzare il pane, non può chepartire senza indugio a testimoniare l’incon-tro che gli ha cambiato la vita…Buon percorso allora!

don Oscar

Chiara ci scrive“Scrivo questa lettera per ringraziarepubblicamente tutti gli organizzatori ed iragazzi del gruppo che la scorsa estatemi hanno accompagnata nella meravi-gliosa esperienza di Osais.È stata una settimana stupenda! Hoconosciuto nuovi amici che mi hannofatta sentire protetta ed amata. Mi sonodivertita un sacco! Non scorderò mai igiochi notturni, il bagno nel fiume, lerisate, i canti… che bei momenti di feli-cità!Grazie di cuore a tutti voi, ragazzi diOsais, per quel che mi avete dato, per lecose che mi avete insegnato! E vi ringra-zio anche perché senza il vostro aiuto misarebbe stato impossibile partecipare aquesta bella esperienza. […]”

Chi scrive non è una delle tante ragazzi-ne che nell’estate 2007 hanno partecipa-to ai campi estivi organizzati dalla par-rocchia ad Osais.Chi scrive è Chiara, una sedicenne affet-ta da disparesi e che dalla nascita vivesu una sedia a rotelle. Da qui possiamoimmaginare le difficoltà per l’inserimen-to in un’attività dove è indispensabilel’autosufficienza. Invece con la suabuona volontà, con la fantasia e l’auda-cia di ragazzi e animatori la sfida è statasuperata.“Chi arriva ultimo lava i piatti!” Chiaranon è mai arrivata ultima. Qualcuno hasempre spinto la carrozzina, qualcunaltro l’ha sempre accompagnata, qual-cun altro ancora ha sempre trovato unaparola, un sorriso, un gioco da fareassieme.E allora: Chiara, arrivederci all’estateprossima!!

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Finalmente possiamo raccontarvi deifantastici Glemoaperto!Per due domeniche e un sabato ci sonostati momenti di grande festa alGlemonensis. Domenica 20 gennaio si èsvolto il classico ritrovo, con vari standdove i nostri bambini e ragazzi hannopotuto giocare e divertirsi: simpatici gio-chini di abilità, di forza, di intelligenza…La partecipazione è stata davvero abbon-dante: siamo stati molto contenti deigioiosi piccoli bimbi delle elementari,così come degli entusiasti ragazzi dellemedie.Domenica 27 gennaio si sono svolti deigrandi tornei fra squadre: pallavolo, cal-cio e roverino erano le specialità nellequali i nostri ragazzi si sono sfidati, conentusiasmo, impegno e lealtà!Infine sabato 2 febbraio il Glemonensissi è addobbato a festa per accogliere bel-lissimi bambini in maschera, per festeg-giare il carnevale. È stato un pomeriggioricco di canti e balli, palloncini e corian-doli, una sfilata di costumi: dalle belleprincipesse, agli agguerriti pirati, daiclassici pagliacci, a curiosi rappettari.Sentire l’entusiasmo dei ragazzi, hariempito di gioia noi organizzatori: valedavvero la pena di affaticarsi, se poi la

ricompensa sta nel vedere i sorrisi deibimbi che ci accolgono, se poi la ricom-pensa sta nel vederli crescere sulle ormedi Cristo, se poi la ricompensa sta nelcompiere la missione a cui Dio ci hachiamati. Speriamo che questo sia soloun piccolo inizio, una piccola candelaaccesa a cui presto se ne uniranno moltealtre, per illuminare Gemona di Lucevera.Abbiamo molte idee da realizzare, molteoccasioni per collaborare insieme, e

ALLE INIZIATIVE “GLEMOAPERTO” TANTE PRESENZE E TANTA COLLABORAZIONE

Le mille opportunità del GlemoLe mille opportunità del Glemo

Ciack si gira: terza media in scena“Cosa hai fatto oggi al Glemo, caro?”-“Ah, niente mamma…”Questa è la tipica risposta che, a partireda settembre, i genitori dei ragazzi diterza media si sono sentiti dare dai lororagazzi. Ma non allarmatevi: vi stiamopreparando una sorpresa e non possia-mo permettere alle notizie di circolaretroppo, altrimenti che sorpresa sareb-be?!Vi possiamo solo anticipare che c’è unappuntamento a cui non potrete manca-re, sabato 19 aprile 2008! Al Gle-monensis, infatti, alle ore 20.00 circaavrà luogo uno spettacolare musical,realizzato dai ragazzi di terza media,come conclusione del loro percorso dicrescita al Glemo, dopo tre fantasticianni insieme. Il loro impegno e il loroentusiasmo sono sorprendenti, e meri-tano davvero di essere premiati!Quindi, cari gemonesi (ma non solo)tenetevi pronti per questo straordinarioevento, spargete la voce tra parenti,amici e conoscenti! Purtroppo di più

non possiamo dirvi e, lasciandovi nellacuriosità, speriamo che questa vi con-duca da noi… vi aspettiamo numerosi!

Valentina, Jenny, Orietta e Matteo

CARI PARROCCHIANICome potete vedere, le iniziativedella Parrocchia sono molteplicie tante di queste sono a favore

della nostra gioventù. Per sostenerle (sì: hanno bisognoanche di un sostegno economico!)

potete utilizzare il bollettino diconto corrente postale che trovatein questo numero di Voce Amica

oppure potete consegnarele vostre offerte in canonica.In ogni caso potete segnalare

l’iniziativa o l’interventoche desiderate sostenere.

GRAZIE A TUTTI!!

ricordiamo che chiunque si sia incuriosi-to e abbia voglia di aiutarci può tranquil-lamente farsi avanti, e verrà accolto abraccia aperte! Ringraziamo di cuoretutti coloro che hanno collaborato, finoad ora, alla splendida realizzazione diquesti momenti di festa insieme: daglianimatori, al gruppo genitori, dallemamme, ai bimbi… Grazie!Vi aspettiamo alle prossime occasione difesta…

Valentina

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Una settimana con i Missionari di VillaregiaNello scorso mese di gennaio, la nostraparrocchia ha vissuto una settimana mis-sionaria, animata da quattro membri dellaComunità di Villaregia provenienti dallaCasa di Pordenone. Marco, Valeria, Mariae padre Michele, ospiti presso alcunefamiglie gemonesi, hanno condiviso connoi un percorso di riflessione sui temidella comunione e della missionarietà,partecipando ad alcune attività parroc-chiali, di cui si dà conto di seguito.

La storia della comunitàAlle origini della Comunità Missionariaci fu l’incontro tra padre Luigi Prandin eMaria Luigia Corona, avvenuto a Cagliarinel 1975. Pur provenendo da camminidifferenti, padre Luigi e Maria Luigia sco-

prirono una comune e specifica vocazionealla piena comunione e alla missione adgentes. Da subito attorno a loro si costituìun gruppo di giovani che diedero corpo aquell’idea di vita di comunione e relazio-ne aperta alla missione che caratterizzeràil loro cammino.Il 7 novembre 1980 i due fondatori pro-clamarono il loro sì al Signore per costi-tuire la Comunità missionaria, ispirandosiad una scelta di radicalità evangelica e difiducioso abbandono alla Provvidenza. Nell’anno successivo un nucleo di missio-nari organizzò una prima comunità inSardegna, per approdare poi alla fonda-zione della casa madre a Villaregia, inprovincia di Rovigo.Ad assumere la responsabilità giuridicadell’Opera fu monsignor Sennen Corrà,allora vescovo di Chioggia (VE), che anome della Chiesa riconobbe l’originalitàe l’autenticità del carisma.Nel 1985 furono aperte le primeComunità in terra di missione; negli annisuccessivi vennero fondate altre comunitàsia in Italia che all’estero (attualmente seisono in Italia e sei sparse nel mondo). Il26 maggio 2002 segnò una tappa impor-

tante per questa Famiglia ecclesiale: ilcardinale Stafford, allora presidente delPontificio Consiglio per i Laici, consegnòai fondatori il decreto di erezione in Asso-ciazione Pubblica Internazionale di Fe-deli, di diritto pontificio: riconoscendo laComunità missionaria, nel suo essere enella sua azione apostolica, come espres-sione della Chiesa universale.

L’attività nella Chiesa locale e la mis-sione ad gentesNella Chiesa locale il ministero dellaComunità si caratterizza per un servizio dianimazione comunitaria e missionaria,articolato in diverse iniziative finalizzate aprogetti di formazione e di evangelizza-zione comunitaria e missionaria.

Un’ondata di risveglio cristiano si è diffusaa Gemona attraverso quattro missionari diVillaregia: padre Michele, sacerdote, fra-tello Marco, sorella Veleria e sorella Maria.Hanno percorso le strade di Gemona, visi-tando ammalati, giovani e famiglie, te-stimoniando con la loro semplicità la gioiadi appartenere al Signore. Come catechi-ste, vogliamo dire la nostra esperienza coibimbi delle elementari che hanno moltogradito la presenza dei missionari perché,attraverso il loro entusiasmo, la vivacità, ladiversità e la grande arte educativa, hannosaputo coinvolgerli, rendendoli protagoni-sti nella condivisione dei regali ai bambinimeno fortunati e facendo loro sperimentareche c’è più gioia nel dare che nel ricevere.Don Michele, con grande abilità pedagogi-ca, ha fatto comprendere che è stata ladisponibilità del bambino a condividere icinque pani e due pesci che ha fatto scatta-re il miracolo di Gesù, insegnando ai bam-bini che è il loro impegno che consenteloro di collaborare con Gesù per diffonderegioia e rispetto a chiunque incontrerannonella loro quotidianità.La veglia di preghiera in Santuario è stataun’esperienza profonda, particolarmentequando ci siamo avvicinati al tabernacoloda dove parte la luce, la forza, la grandezzaper il nostro modo di catechizzare, educan-do soprattutto con la fede e il cuore.Abbiamo constatato che solo se ci fidiamodi Dio, se troveremo tempo per stare conl’Assoluto e fare esperienza del SuoAmore, saremo testimoni credibili, capacidi far germogliare semi di carità operosa,che si lascia scoprire attraverso gli occhilimpidi dei nostri bambini, un lembo dicielo che ci aiuterà a continuare la nostraopera con entusiasmo cristiano!

Le catechiste

Nei Paesi di primo annuncio o nelle gio-vani Chiese, dove i missionari si recano afondare una Comunità, essi si mettono adisposizione del vescovo locale, assumen-do un lavoro pastorale in una zona parti-colarmente bisognosa sino a che questadiventa Chiesa matura, capace di cammi-nare autonomamente con le proprie forzee con i propri pastori. Il progetto pastorale tende infatti all’obiet-tivo di costituire una comunione di comu-nità dove ci sia spazio per tutti e ove cia-scuno possa mettere a servizio degli altri ipropri ministeri, doni e carismi. Il modelloal quale ispirarsi è quello trinitario, di unDio che, nella sua unità, è relazione d’a-more.

Angela Molfetta

Con i ragazzi di elementari e medieAnche i ragazzi delle medie hannoavuto occasione di conoscere i quattromissionari: l’incontro è iniziato all’inse-gna dell’allegria, con la proposta di uncanto in lingua portoghese dal ritmovivace e coinvolgente. Movimenti dimani e braccia accompagnavano le paro-le cosicché alla fine anche i ragazzi piùrestii si sono lasciati travolgere dalla bel-lezza della danza!Quindi ogni missionario ha animato l’in-contro di una classe, proponendo la lettu-ra e un commento al brano del Vangelosulla moltiplicazione dei pani e dei pesci.Il messaggio emerso è che ancora ogginel mondo molte persone sono affamate:sono affamate non solo perché mancanodel pane materiale ma anche perché nonhanno mai conosciuto il pane che èCristo. Tutti i cristiani, anche se giovani, anchese non partono per luoghi lontani, posso-no essere missionari quando si impegna-no a far conoscere Gesù e la sua Parola.Questo si può fare in diversi modi: conla preghiera o informandosi su comevanno le cose nel mondo; e anche con lacondivisione delle proprie esperienze difede.Al termine della riflessione ogni ragazzoha scelto il modo d’impegnarsi per esseremissionario nella sua realtà quotidiana.Il pomeriggio si è concluso con l’Opera-zione zainetto ovvero la suddivisione delmateriale scolastico che le famigliehanno donato all’opera missionaria.Anche questa è stata un’occasione didivertimento e soddisfazione: animati eanimatori hanno lavorato fianco a fiancoper realizzare un progetto piccolo maimportante!

I ragazzi delle medie

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Alle elementari di OspedalettoNell’ambito delle attività del Progetto diEducazione alla Pace previsto nel Pianodell’Offerta Formativa per l’anno scola-stico 2007-2008, sono stati accolti nellascuola primaria di Ospedaletto alcunimissionari della Comunità di Villaregia,per un intervento di Educazione allo svi-luppo che è stato effettuato nelle classiterze, quarte e quinte, coinvolgendo com-plessivamente 118 alunni.Gli alunni hanno accolto con entusiasmo imissionari ed hanno partecipato all’espe-rienza con interesse e coinvolgimento,prendendosi anche dei quotidiani impegniper dare il loro piccolo ma significativocontributo al bene dell’umanità. Eccocome i bambini hanno vissuto l’incontro:

Giovedì 17 e venerdì 18 Gennaio sonovenuti nella nostra scuola alcuni missio-nari appartenenti alla Comunità Missio-naria di Villaregia: Maria, Valeria, Mar-co e Padre Michele. Ci hanno raccontatoche i missionari aiutano le persone pove-re e dico persone perchè Padre Micheleci ha detto che tutta la gente è “persona”,ma i ricchi non la pensano così perchéper loro le persone sono coloro chehanno tantissimo oro e soldi.Ci ha raccontato anche che noi possiamocambiare il mondo e io non credevo allemie orecchie perché i grandi dicono chenoi bambini così piccoli non potremmomai cambiare il mondo!

Padre Michele non riusciva a trattenersi,parlava, ma diceva cose molto giuste,che io non sarei mai riuscita a pensare...Ad un certo punto ha cominciato a dise-gnare alla lavagna un termometro, manoi eravamo perplessi... Un termometro?Ci ha spiegato che non si trattava di untermometro proprio come gli altri, era un“amicizometro”, cioè un qualcosa chemisura l’amicizia! Eravamo stupiti!In seguito lui ci ha fatto alzare e ci hainsegnato una canzone in lingua porto-ghese veramente molto bella.Poi ha tirato fuori una cartina dellaTerra.Ma perché? Ci ha detto che esiste unsecondo equatore, che divide la terra inpoveri e ricchi. Ci ha spiegato anchecom’è la vita in Brasile: molte personefanno da schiavi ad altre persone, tipo icontadini... Se riescono scappano madove vanno? Non hanno nulla, alloravanno nelle favelas, dove si stabilizzano.Poi il missionario ci ha letto la vita diuna ragazza di nome Antonia, lei avevauna sorella più grande. Vivevano inBrasile dentro una favela piena di spiffe-ri e quando pioveva entrava la pioggia eil loro unico letto si inzuppava. Antonia desiderava tantissimo avere unletto asciutto e abbastanza grande perchéquello che aveva era troppo piccolo perdue persone. Lei era senza mamma per-ché era morta quando era molto piccola.

Quando ci è stato comunicato che ungiovedì sera sarebbero venuti a parlareai nostri ragazzi alcuni missionari diVillaregia, attivi in Brasile, la miamente è subito volata immaginandopersone di un’età distante da quella deiragazzi e da quella di noi animatori.Persone con un certo modo di vedere lavita e la religione e quindi mi sonoritrovato, almeno all’inizio, bloccato daalcuni “pregiudizi”.Ma la sorpresa doveva ancora arrivare!Quando li ho visti non potevo crederci,non erano quelli che vediamo in alcunifilm, ma anzi erano giovani e con unaforza che ti conquista! Il primo approc-cio con i ragazzi è avvenuto grazie auna canzone, in portoghese, che ormaiè diventata un tormentone sia per lesuperiori che per le medie! Una canzone semplice, ma con unritmo accattivante e qualche gesto cheè stata in grado di rompere il ghiaccio el’iniziale diffidenza nei loro confronti.

Con la musica sono riusciti a smuoverequalcosa in tutti noi e a metterci inascolto, cosa difficile al giorno d’oggi,dove tutti vogliamo essere i protagoni-sti, quelli ascoltati e al centro dell’at-tenzione. Ci siamo divisi per fasce d’età e connoi è venuto Marco, un ragazzo sardopoco più grande di me che ci ha portatola sua esperienza.Un cammino non facile, per un giovaneche ha affrontato i problemi comuni aognuno di noi, problemi scolastici, pro-blemi legati al rapporto a volte conflit-tuale con i genitori e problemi legati alrapporto con i coetanei. Ma alla fine hatrovato la sua via. Ci ha raccontato della sua esperienza inBrasile, in mezzo ai bambini poverissi-mi che devono perfino cercare nellaspazzatura il cibo per il pranzo o per lacena.Noi, persi dietro la playstation e ilcomputer che occupano le nostre ore

A nove anni Antonia incominciò a lavo-rare e si alzava la mattina presto, alle seiin punto. Dopo aver finito di lavorareandava a scuola e studiava quattro ore,mica di pomeriggio, ma di sera!Antonia desiderava così tanto bere del-l’acqua pura e vivere in una casa senzaspifferi! Valeria un giorno le ha chiesto:“Qual è il tuo sogno?” “Il mio sogno èavere del cibo e una bella casa!” harisposto. Il suo papà guadagnava 60 euroal mese, quindi non riusciva a comprarlele cose necessarie per la scuola. Da adul-ta ha voluto costruire una grande casaper i “senza casa”.A me veniva quasi da piangere a sentireche questi bambini e adulti vivono così eho pensato che avrei dato loro tuttoquello che possiedo. Noi bambini siamostati molto attenti a queste cose e pensoche tutti abbiamo pensato che noi siamomolto fortunati ad avere giochi, unacasa, la possibilità di andare a scuola,avere soldi, poter praticare uno sport...loro invece queste cose non le hanno!

(dalle riflessioni dei bambini scritte dopo l’incontro)

Missionari & “superiori”

libere mentre loro persi in un mucchiodi rifiuti per cercare ciò di cui sfamarsi.Una situazione che a noi sembra inim-maginabile, ma che alla fine è realtà! Alcuni di noi hanno incontrato i missio-nari anche in un’altra occasione durantela quale abbiamo assaggiato alcuni gu-stosissimi piatti tipici brasiliani. Di questo incontro mi ha colpito laserenità della scelta che queste personehanno fatto e portato avanti, la forzacon cui cercavano di trasmetterci leloro emozioni, sensazioni e la gioiache, nonostante quello che hanno vistomentre erano in missione, ognuno diloro aveva e voleva farci conoscere.Speriamo di poterli incontrare ancora,o magari di potergli dare un aiuto con-creto.

Simone

LLAA CCOOMMUUNN

IITTA`A` MMIISSSSIIOONN

AARRIIAA AALLLLAAVVOORROO FFRRAA

NNOOII

Domenica 27 gennaio scorso, aCassacco si sono svolti i funerali dimonsignor Rino Calligaris, che i gemo-nesi adulti ricorderanno sicuramentecome il vicjari.Nato a Montegnacco nel 1931, erastato ordinato sacerdote nel 1956, efino al 1962 ricoprì il ruolo di viceret-tore del seminario di Castellerio.Quindi fu mandato a Gemona doveaffiancò, in qualità di vicario, l’alloraarciprete monsignor Emilio Trigatti,rimanendo nella nostra comunità anchenel primo difficile periodo del post-ter-remoto.Nel frattempo don Rino proseguì glistudi teologici a Roma, laureandosi nel1969 con una tesi sul Contributo allostudio delle relazioni tra politica emorale nell’opera di don Luigi Sturzo.Nel 1978 gli fu affidato l’incarico diparroco a San Giorgio di Nogaro,comunità alla quale legò la sua vita e ilsuo ministero per ben 23 anni, fino al

2001 quando – ormai settantenne -venne nominato canonico del Capitolometropolitano di Udine.Nel 2006 fece ritorno tra i suoi parroc-chiani di San Giorgio per celebrare il50° di vita sacerdotale, ma quello stesso

anno rappresentò per lui anche l’iniziodella malattia, che ne avrebbe provocatola scomparsa, e che egli sopportò concristiana accettazione e coraggio.C’è un particolare aneddoto che ricor-do pensando a don Rino, ed è legatoalla figura autorevole di monsignorTrigatti. Sono passati più di trent’anni,allora ero solo una bambina, tuttavia hoancora davanti agli occhi la scena che,ad essere sincera, un po’ mi divertiva(non pensiate tuttavia che voglia man-care di rispetto alla memoria dei duesacerdoti).Quando il vicjari celebrava la messadella domenica in duomo e teneva lapredica un po’ lunga, dalla sacrestiausciva l’arciprete in veste talare fino aipiedi e, camminando su e giù per lanavata laterale, mostrava con impa-zienza l’orologio. Per noi bambini erail segnale che la celebrazione sarebbeproseguita più spedita!

A.M.

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È STATO VICARIO ARCIPRETALE A GEMONA PER OLTRE QUINDICI ANNI

Un ricordo di monsignor Rino CalligarisUn ricordo di monsignor Rino Calligaris

Fra qualche mese scadrà il mandato aquella trentina di laici che per cinqueanni hanno formato il ConsiglioPastorale Parrocchiale. Si rende pertanto necessaria una nuovaelezione di uomini e donne a cui sta acuore la pastorale e l'annuncio delVangelo alla Comunità Cristiana che èin Gemona.Che cos’è il Consiglio PastoraleParrocchiale?“È uno strumento molto importante peresprimere la comunione ecclesiale edattuare la cooperazione tra i fedeli diun comunità cristiana locale...Compito del Consiglio PastoraleParrocchiale è quello di promuoverel'attività pastorale della parrocchia, ditrattare i problemi, di progettarne everificarne le iniziative in comunionecon il Vescovo... In particolare ha il compito di elabora-re il programma pastorale annuale inattuazione del piano generale della dio-cesi e della forania, tenendo contodelle esigenze e delle necessità locali.Inoltre è chiamato a verificare, coordi-nare l’azione pastorale delle associa-

zioni, dei movimenti e dei gruppi par-rocchiali e a promuovere la partecipa-zione di tutti i battezzati alla vita dellacomunità parrocchiale” (Sinodo dioce-sano udinese V n° 135).Fino a qualche decennio fa, tutto que-sto poteva sembrare superfluo. Ogniparrocchia anche se piccola aveva unparroco e i paesi più grossi uno o piùcappellani; i ritmi della vita pastoraleerano fissati dalla tradizione, la societàstessa diventava garante della trasmis-sione della fede... Ma tutto questo era vero tanto tempofa. Il Concilio Vaticano II nel docu-mento Lumen Gentium diceva che“ogni laico deve essere davanti almondo un testimone della resurrezionee della vita del Signore Gesù e unsegno del Dio vivo. Tutti insieme, ognuno per la sua parte,devono alimentare il mondo con fruttispirituali e in esso diffondere lo Spiritoda cui sono animati quei poveri, miti epacifici che il Signore Gesù nelVangelo proclamò beati. In una parola: ciò che l'anima è nelcorpo, questo siano nel mondo i cristia-

ni” LG n° 38.E ancora al n° 37: “I pastori riconosca-no e promuovano la dignità e laresponsabilità dei laici nella Chiesa; siservano volentieri del loro prudenteconsiglio, con fiducia affidino lorodegli uffici in servizio della Chiesa elascino loro libertà e campo di agire...”.Forse può spaventare un impegno cosìgrande, ma è arrivato il tempo in cuinon possiamo più rimandare, non pos-siamo più demandare ad altri ciò checiascuno di noi è chiamato a scoprirecome propria vocazione battesimale,come servizio, come dono di tempo edesperienza.Nei prossimi mesi saremo chiamaticome cristiani battezzati nell’unicafede in Cristo morto e risorto ad eleg-gere i rappresentanti dei gruppi cheoperano in parrocchia, i rappresentantidei cristiani che nelle borgate animanola liturgia e la feste patronali.Saremo invitati a proporci per far sìche la gente che è in Gemona riscoprala sua antica anima di comunità difede, speranza e carità.

L’arciprete

PROMUOVE L’ATTIVITÀ PASTORALE DELLA PARROCCHIA NELLA COMUNIONE ECCLESIALE

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale si rinnovaIl Consiglio Pastorale Parrocchiale si rinnova

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Gli scavi lungo il perimetro del complessodel Duomo di Gemona, effettuati nellaseconda metà del 1982 per consolidare lefondazioni dopo le distruzioni del 1976,hanno evidenziato che il fianco meridiona-le dei locali sottostanti la sacristia raggiun-ge il livello della strada che entra in cittàda porta Udine. Tali locali ospitano il sacello dei Ss.Michele e Giovanni Battista, con affreschidella prima metà del Trecento; un vano apianta quadrangolare con un altarolo eaffreschi d’epoca coeva e più tardi; un pic-colo atrio accessibile dalla scala che scen-de dal sagrato, con lacerti d’affreschi allepareti. Il duplice titolo del sacello fa forse riferi-mento a precedenti, antichissime funzioniquali potrebbero essere state quelle di un

battistero (titolo di San Giovanni Battista)ovvero di un luogo di culto dei primiLongobardi (titolo di San Michele Ar-cangelo), forse affiancato alla primitivachiesa plebanale e in seguito ridotto acamera ardente utilizzata in attesa delleesequie e della sepoltura dei defunti nelcimitero ospitato dal sagrato.Il rimando a epoche così antiche è confor-tato dalle stesse caratteristiche delle mura-ture e delle relative fondazioni che fannopensare ad una costruzione particolarmen-te vetusta e permettono di formulare l’ipo-tesi che sotto i pavimenti dei vani ipogeipossano trovarsi testimonianze della storiadell’intero edificio, risalenti all’epoca delladiffusione del cristianesimo nel Friulipedemontano (a Gemona potrebbe essereil IV-V secolo) o a quella dell’insediamen-

to longobardo(fine VI secolo).Tra le muratureesterne dei vanisopra ricordati ele fondazioni set-tecentesche dellasacristia è statorinvenuto, versolevante, un vanoda cui si accede aun cunicolo so-prelevato chesulla parete difondo reca unaffresco con una

Crocifissione del XVII secolo, di autoreignoto.Questi spazi – un suggestivo percorsoarcheologico, testimonianza della storiadel complesso del Duomo e delle sue stra-tificazioni – sono stati organizzati dall’ar-chitetto Alberto Antonelli ad ospitare ilLapidario del Duomo: un’esposizione diforte impatto delle pietre lavorate e delleopere di scultura, spesso inedite, salvatedalle distruzioni del 1976 o addirittura rin-venute tra i materiali di riempimento dellemurature perimetrali del sacro edificiocrollate con il terremoto.La benedizione al Lapidario – che arric-chisce ulteriormente l’offerta espositivadella Pieve – è stata impartita da monsi-gnor Pietro Brollo, arcivescovo di Udine,il 13 gennaio, al termine della messa che ilnostro pastore ha celebrato nell’anniversa-rio della sua ordinazione episcopale avve-nuta con la riapertura del nostro massimotempio il 4 gennaio 1986.Sabato 12 gennaio, durante l’esibizionedel Coro Egidio Fant di San Daniele cheha allietato la vigilia con uno splendidoconcerto, Mauro Vale ha illustrato le moti-vazioni che hanno spinto la parrocchia allarealizzazione della nuova area espositiva ele ipotesi storiche sulle opere esposte esulle strutture sotterranee del duomo men-tre l’architetto Alberto Antonelli, autoredell’affascinante progetto di sistemazionedegli spazi e del felice allestimento, hadescritto l’intervento, sottolineando l’ap-porto di artigiani e volontari che hannopermesso di raggiungere i risultati ottenuti. Anche monsignor arciprete ha ringraziatocoloro che hanno contribuito alla realizza-zione di quella che ha indicato come unamagnifica bomboniera, sottolineando ildecisivo intervento economico del RotaryClub di Gemona, rappresentato dal presi-dente professor Lamberto Boiti. Il sindaco Gabriele Marini, complimentan-dosi per l’iniziativa, s’è detto orgogliosodel prestigioso ruolo assunto da Gemonanella difesa e nella promozione del patri-monio artistico e culturale cittadino.

Fer

OSPITA PIETRE LAVORATE E SCULTURE RINVENUTE TRA LE MACERIE DEL DUOMO NEL 1976

Inaugurato il Lapidario del DuomoInaugurato il Lapidario del Duomo

MUSEO DELLA PIEVEE LAPIDARIO DEL DUOMO

Apertura: giorni festiviMattino: dalle 10.30 alle 12.30

Pomeriggio: dalle 15 alle 19Prenotazione visite guidate e fuori orario:

telefonare al n. 0432 980608INGRESSO GRATUITO

In alto: l’arciprete presenta il Lapidario all’arcivescovo monsignor Pietro Brollo, al sinda-co Gabriele Marini, al presidente del Rotary Club di Gemona, professor Lamberto Boiti eall’architetto Giuseppe Franca, già dirigente della Soprintendenza del Friuli VeneziaGiulia (foto P. Cargnelutti). Qui sopra: una bella veduta del vano centrale (foto N. Picogna).

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Sono passati già trent’anni da quandoper la prima volta i ragazzi della par-rocchia di Gemona hanno fatto il loro“ingresso” nella val Pesarina e precisa-mente ad Osais.Trenta anni in cui il paese è stato inva-so da grida, canti e allegria, ma ancheda preghiere, silenzio e meditazioneaiutati dallo splendido panorama cheOsais offre.Sulle rive del torrente Pesarina, ammi-rando le maestose montagne, durante lepasseggiate e osservando il cielo stella-to durante i falò così attesi ed apprezza-ti, molti di noi hanno meditato la paroladi Dio, molti hanno preso decisioniimportanti per la loro vita, molti hannoconosciuto l’amore e altri la delusione,ma tutti hanno potuto trascorrere deimomenti felici ed indimenticabili(come nelle foto storiche che pubbli-chiamo in questa pagina) che li hannofatti crescere e maturare. Ancora oggi dopo il susseguirsi di tregenerazioni, Osais rimane un punto diriferimento, un passaggio indimentica-bile, una forte esperienza di comunità edi Dio per tanti ragazzi, per tanti ani-matori, per tante cuoche, per tutte lepersone che dietro le quinte con il lorolavoro da tanti anni sostengono e ren-dono possibile questa esperienza.È per questo motivo che pensavamofosse bello e necessario ricordare que-sto anniversario con una serie di eventi,

tutti ancora da ideare, che potrebberoconcludersi con una festa ad Osais (allafine dei campeggi estivi). Pensavamoinoltre fosse necessario lasciare unsegno alla comunità di Osais per questitrenta anni di ospitalità (per esempioimpegnandoci a restaurare una delletante opere artistiche presenti nellachiesa). Lanciamo quindi un appello a tutte lepersone che hanno vissuto l’esperienzadi Osais nel passato, a chi la sta viven-do ora, a tutti quelli che hanno a cuoreOsais, per darci una mano a prepararequesti eventi, la festa e organizzare unaraccolta di fondi per realizzare il“segno” da lasciare alla comunità.

Chiunque avesse idee, materiale foto-grafico, ricordi da mettere a disposizio-ne è pregato di mettersi in contatto conDaniele Contessi (tel. 347/2406913 e-mail: [email protected] ).Potremmo comunque incontrarci insie-me per decidere cosa e come fare:SABATO 5 APRILE ALLE ORE 17

AL GLEMONENSISPer la raccolta dei fondi per il “segno”cercheremo di mettere una cassetta induomo o comunque si può fare riferi-mento a Daniele Contessi.Grazie a tutti.

Gli animatori e il gruppo di gestionedella Casa Alpina di Osais.

UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER TRE GENERAZIONI DI GEMONESI

1978-2008: da trent’anni ad Osais1978-2008: da trent’anni ad Osais

Musica come ricerca di DioUn appuntamento particolare sabato 24maggio vigilia di Corpus Domini ore20.30 nel centro Glemonensis, una seratamusicale dal titolo con i cantautori allaricerca di Dio. È una esperienza nuova,nata dalla passione per la musica di perso-ne adulte e non, che attraverso le canzonidei cantautori italiani (Branduardi, Dalla,Nomadi, Guccini, De Andrè, Baglioni,Zero ed altri), hanno voluto trattare questotema.La ricerca di Dio è un tema sviluppato inmolte canzoni in modi diversi a volte cri-tici e inusuali. Questo ha stimolato lanostra curiosità e la voglia di trasmetterequesto messaggio.Più che aggiungere molte parole vorrem-mo proporre questi testi alla riflessionepersonale lasciando “parlare” la musica.Speriamo di riuscire nell'intento, senz’al-tro la buona volontà la mettiamo tutta.

Alberto, Silvano, Bepi, Michele, Marco, Lara,p. Francesco, Carlo, Camilla e Maria

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Come nella vita può accadere che fattivissuti e persone incontrate separata-mente ad un certo punto si uniscono inun tutt’uno che diventa parte di noi, cosìanche in una comunità esperienze sepa-rate, nate in tempi diversi, ad un certopunto si incontrano.Qualcosa di simile è accaduto il 22dicembre scorso quando i cori parroc-chiali dei bambini, dei giovani e delDuomo si sono ritrovati con il CoroANA per un concerto natalizio sotto lenavate del Duomo con un titolo più chemai esplicito: 150 voci in concerto.Cori diversi per anzianità sia di attivitàche anagrafica, nati per motivazionidistinte, sono confluiti in un abbracciocanoro con cui, accanto agli augurinatalizi, hanno comunicato un messag-gio di unità e di presenza.Rammaricandosi per l’assenza dellacorale di S. Antonio e delle Signore del-l’ormai arcinoto Coro 118, i quattrogruppi hanno proposto il loro repertorioper riunirsi in un gran finale di 150 ge-monesi che hanno invocato il Bambinoaffinché pace e bontà siano sempre pre-senti nella nostra Comunità.La novità di questo concerto è statasemplice ma importantissima.Le esecuzioni sono state di buon livellosenza pretese di stratosferica perfezio-ne. I cori, proponendo canti natalizi piùo meno noti, hanno saputo creare l’at-mosfera e, cosa più importante, hannosaputo trasmettere il mistero e il mes-

saggio del Natale.Emblematico e commovente, invece, ilsenso di unità che la manifestazione haevidenziato. Bambini di pochi anni, adolescenti egiovani, uniti a padri e madri di fami-glia e ad alpini con baffi e capelli bian-chi: bellissimo! Un crescendo di stature,volti, sorrisi, voci, vite che iniziano, viteche sognano, vite che ormai la sannolunga…

La soddisfazione dei coristi, del-l’arciprete e del numeroso pubblico,sono la dimostrazione della bontà dell’i-niziativa nonché un invito a ripeterla.È stata l’occasione per far comprendereche il buono e il bello si possono realiz-zare se vi è unità di intenti nell’armoniadelle voci che cantano sui diversi spar-titi nella nostra bella Gemona.

Walter Musina

Dall’esterno non si nota nulla di nuovo.Il forte vento dello scorso gennaio nonha provocato danni, ha strappato sola-mente la bandierina, dono degli Alpinidi Gemona, che segnalava la conclusio-ne della copertura della parte nuova. Macon l’arrivo della bella stagione, anchese a mille metri di altitudine il sole arri-va più lentamente, i lavori nell’internodella casa di Forni sono ripresi.Già sono delineate le pareti divisorie,gli impianti incominciano ad essereabbozzati e la fisionomia della strutturasi incomincia ad intravedere: cucina,sala da pranzo, sala giochi, camere,cappella e si intravedono – anzi sivedono – le bollette e le fatture chepuntuali arrivano.Ma è pur vero che si nota la generosità

dei gemonesi che goccia a goccia pun-tuale arriva. Grazie a tutte le personeche credono con noi a questa iniziativache sarà per i nostri bambini, ragazzi,famiglie e anziani, una preziosa possi-bilità di vita di comunità, di condivisio-ne e senza dubbio di festa e di gioia.A quando l’apertura?Se tutto procede secondo le previsioni,potrebbe essere a fine anno… Maormai per esperienza sappiamo che èprudente non fissare tempi stretti alleimprese!Comunque confidiamo nella bravura ecompetenza di tutte le maestranze eringraziamo anticipatamente tutti igemonesi che, con consigli, con simpa-tia e con solidarietà, sostengono questaavventura.

La melodiosa carica dei 150La melodiosa carica dei 150

La casa di Forni? Eppur si muove!

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La consueta verifica che permette dicapire la bontà del lavoro svolto con icresimandi, che solitamente si fa ametà cammino, quest’anno cade inprossimità della cresima. Dall’annoscorso infatti, su indicazione delConsiglio Pastorale, tale sacramentonon viene più impartito nel mese digiugno, al termine del corso, ma a feb-braio con ancora un bel po’ di cammi-no da fare, catechisti e ragazzi manonella mano.La modifica della data è stata sceltaosservando che la maggioranza deineo-cresimati, forse paghi del sacra-mento ricevuto, non proseguono nellevarie attività pastorali che vengonoproposte. Le fragili relazioni che siinstaurano facendo gli incontri un’orasola alla settimana e il non saper comeessere cristiani adulti dopo la cresima,sono due fra le principali cause degliinsuccessi.Noi catechisti ci siamo spesso chiestise anticipare la data della cresima afebbraio fosse una soluzione vincenteoppure no. La conferma la avremo inseguito, ma quanto è emerso dalla veri-fica basata su un questionario sommi-nistrato a un gruppo di cresimandi pre-lude a una risposta affermativa. Infatti nelle loro espressioni ricorrespesso la volontà di approfondire alcu-ni temi trattati, in particolare quelli asfondo sociale, anche perché non visono altri luoghi (eccezionalmente ascuola) in cui farlo, sebbene nel percor-so pianificato dai catechisti non si parli

solo di Gesù e dei sacramenti, maanche delle domande esistenziali del-l’uomo, delle vie di risposta e special-mente dei valori su cui impostare lapropria vita. Che la società non educhi i ragazzi èevidente anche dal fatto che troppi diloro non hanno consapevolezza dellapropria individualità e delle propriepotenzialità. L’ambito sociale in cuivivono non li responsabilizza e li con-duce a quell’impoverimento spiritualetipico ormai del mondo degli adulti,causato dai mille impegni che trovano

nutrimento nel superfluo, nei falsi valo-ri e nell’indifferenza delle persone,come evidenziato da alcuni giovaninelle risposte. Il fatto che alcuni ragazzi abbianoposto la ricorrente domanda “PerchéDio permette certe cose?” evidenziaanche che una società iper-protettivasta facendo perdere il prezioso, per noie per Dio, senso di libertà.Giovani che quindi provano certamenteun senso di smarrimento causato daitanti dubbi, ma che anche intravedono

(segue alla pagina accanto)

Marina Artico Jessica Basso Arianna Bellina Davide Bettio Flavia Blasotti Michele Blasotti Monica Blasotti Sara Capasso Valentina Capasso Irene Cargnelutti Alice Carlomagno Anna Casciano Valentina Contessi Alice Conzatti Elena Copetti Giorgio Copetti Roberto Copetti Margherita Cragnolini Gabriele D’Aronco Verdiana De Cecco Daniel Della Giustina

Paola Di Bernardo Tania Fadi Evelin Forgiarini Morena Forgiarini Alice Giora Astrid Gollino Andrea Grossetti Lisa Gubiani Alessandro Job Claudia Lepore Erica Lepore Paola Lepore Elisa Londero Marco Londero Sara Londero Chiara Madile Martina Marchetti Michele Marini Francesco Marongiu Mastimiliano Marzona Flavio Menghini

Francoise Merluzzi Eros Minisini Ana Muic Marta Musina Jenny Osana Marco Padoin Paride Pecoraro Caterina Piazza Nicola Piazzi Chiara Pischiutti Luca Pittini Michele Pontello Nicola Revelant Federico Turchetti Thomas Turchetti Giuseppe Vale Katia Venturini Michele Venturini Paolo Venturini Stefano Venturini Andrea Zuliani

Il Sacramento della Confermazione

I giovani della Cresima

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Anche se in breve spazio continuiamo, conla terza puntata, a ricordare Voce Amicanei primi anni di pubblicazione.

Gli anni che vanno dai Patti lateranensi traStato e Chiesa alla proclamazionedell’Impero e alla guerra civile di Spagnasegnarono un veloce avvicinamento delpopolo italiano al fascismo, avvicinamentoche sfociò in un consenso tanto esplicitoquanto avventato. Anche Voce Amica –come abbiamo avuto modo di vedere – nerimase contagiata e assunse ben presto ilruolo, decisamente stonato, di piccolomegafono delle imprese del regime. Nelsettembre del 1935, ad esempio, in occa-sione della partenza dei soldati per ilCorno d’Africa, a monsignor Monai erascappato di scrivere che la mobilitazionespirituale par la Patria, per i soldati dellaPatria, dev’essere in atto, totalitaria, inde-fettibile; e, nel febbraio dell’anno successi-vo, aveva pubblicamente apprezzato l’en-tusiasmo consapevole di don GiuseppeMarchetti – proprio pre’ Bepo! – partitocome cappellano militare per quell’assurdaavventura colonialista. Nonostante ciò

Cosa vuol dire andare in gita? Significa lasciare per un certo periodo,che sia un giorno, una settimana, un mesela propria casa, le solite faccende, lepreoccupazioni, per conoscere, per vede-re... per rivedere località più o meno di-stanti dalla “nostra” Gemona, per stare incompagnia e condividere con gli altrigitanti la gioia di godere di quanto Dio hacreato nella bellezza della Natura, maanche di quanto hanno saputo lasciare ineredità ai posteri l’ingegno e le manidegli uomini. E così è stato lo scorso 10 gennaio per lagita a Verona, organizzata dall’AzioneCattolica. Anche se si usa dire pôs mabogns, eravamo comunque solo 22 parte-cipanti, nonostante i numerosi avvisi!!! Acapo di questa piccola brigata di gemone-si c’erano il bravissimo Ettore Calderini emonsignor Gastone Candusso. Grazie alla preparazione della guida turi-stica abbiamo potuto visitare Veronanella sua storia, nei suoi tesori d’arte,nelle sue curiosità e nei suoi anfratti,nella drammatica storia d’amore diGiulietta e Romeo, per cui la città diVerona è diventata tanto popolare in tuttoil mondo, ancor più che per l’anfiteatro

romano, noto col nome di Arena, simbolodella città.Dopo l’avventuroso pranzo in un self ser-vice sul famoso Listone di Piazza Bra,abbiamo visitato la Rassegna Inter-nazionale del Presepio nell’Arte e nellaTradizione, giunta alla sua ventiquattresi-ma edizione e allestita nel cuore anticodell’Arena tra volte, colonne e architravi:la Natività vista ed interpretata secondole culture di varie regioni italiane e delmondo. Uno spazio particolare è lasciato ai tradi-zionali presepi partenopei e siciliani,dove la cura dei particolari scenografici èimpressionante, rubando perfino, secondome, l’attenzione del visitatore alla veraanima del presepe: la Nascita del DioBambino fra gli uomini nell’abbraccio diMaria e Giuseppe. E dopo un po’ di tempo libero a disposi-zione, per soddisfare gli interessi di ognu-no, la comitiva è ripartita più arricchita diun po’ di storia, di un po’ di arte, di untajut di Soave, di qualche emozione…,ma soprattutto di aver vissuto un’espe-rienza insieme, tra parrocchiani, imparan-do a conoscerci un po’ di più.

Maria Copetti

L’Azione Cattolica in gita a Verona I 75 anni di Voce Amica

(segue dalla pagina accanto)una via, avendo espresso frequente-mente la volontà di capire come e doveavere esperienza di Dio nella vita quo-tidiana e come mettere in pratica gliinsegnamenti del Vangelo.Gli incontri che proseguono, anchedopo la cresima, sono mirati proprio adare ai ragazzi una risposta, o quanto-meno gli strumenti per trovare lamigliore risposta in funzione della lorovocazione.Noi catechisti ci siamo anche rincuoratileggendo le loro parole, avendo rinno-vato la consapevolezza dell’importanza

del nostro ruolo nei loro confronti. Ci siamo inoltre dati una risposta alladomanda se sia giusto un cammino dipreparazione così strutturato in consi-derazione che la cresima è un donodella Grazia.Dopo questo tempo trascorso con inostri giovani ci sentiamo di affermareche spesso il terreno in cui seminare siè inaridito e necessita di essere zappatoe innaffiato settimanalmente affinché ilseme attecchisca facilmente e da essosi ottengano gli splendidi frutti chequesti “giovani terreni” possono dare.

I catechisti del corso Cresima

dobbiamo ammettere che i lettori di VoceAmica, grazie alle brillanti corrispondenzedi pre’ Bepo, pubblicate, anche oltre il ri-entro, dall’agosto ’36 al giugno ’39 sotto iltitolo Taccuino del cappellano militare,ebbero modo di familiarizzare con le con-trade e le popolazioni d’Etiopia e, ancorprima, di seguire il viaggio via mare daNapoli a Massaua in un altro servizio pub-blicato dal febbraio al maggio ’36. Alcunecorrispondenze erano illustrate da schizzidello stesso pre’ Bepo come il disegnodella chiesa monolitica di San MicheleVecchio a Addis-Abeba, pubblicato nell’a-gosto 1938, riprodotto qui sopra. Del resto il 5 maggio del 1936 tuttaGemona – come riporta la stampa deltempo – esulta all’annuncio che la guerraè terminata e l’Etiopia è italiana e, il 9,partecipa commossa al Te Deum dellaVittoria in duomo per la proclamazionedell’Impero fascista.

(continua)Fer

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BATTESIMI68 Cucchiaro Elisa di Pierino e Copetti

Vania, n. il 20.6.1998 batt. il 17.11.200769 Cucchiaro Paolo di Pierino e Copetti

Vania, n. il 13.2.2004 batt. il 17.11.200770 Cargnelutti Fabio di Ermes e Ibba

Ilaria, n. il 11.7.07 batt. il 18.11.0771 Degano Gioele Manlio di Gian Maria e

Battistutti Barbara, n. il 7.6.07 batt. il18.11.07

72 Foschiatti Sara di Fausto e ZanettiDaria, n. il 13.5.07 batt. il 18.11.07

73 Soares Thomas Enrico di Ricardo eMartina Francesca, n. il 24.5.07 batt. il16.12.07

MATRIMONI18 Rocca Andrea – Fabiani Sara, sposati

in duomo l’1.12.0719 La Bruna Ettore – Zanello Silvia, spo-

sati in duomo il 15.12.07

DEFUNTI77 Pascottini Aldo di anni 59 il 19.11.0778 Della Marina Leonardino di anii 43 il

22.11.0779 Zilli Antonietta Sangoi di anni 82 il

4.12.0780 Franz Marcello di anni 41 il 5.12.0781 Guerra Giuseppe di anni 81 il 7.12.0782 Segala Dorotea ved. Ballico di anni 79

il 7.12.0783 Gubiani Luigi di anni 76 l’8.12.0784 Pigozzo sr. Bellarmina di anni 87 il

9.12.0785 Rupil Stefano di anni 37 il 10.12.0786 Orlando Vincenzo di anni 76 l’11.12.0787 Collini Giuseppe di anni 74 il 13.12.0788 Cella Luisa Sabidussi di anni 53 il

18.12.0789 Cucchiaro Elsa Patat di anni 61 il

20.12.0790 Sacchetto Duilio di anni 61 il 22.12.0791 Filotrani Filomena di anni 79 il 23.12.0792 Solagna Ivo di anni 59 il 25.12.0793 Rodaro Silvana ved. Corona di anni 71

il 26.12.07

BATTESIMI1 Pischiutti Elia di Mauro e Not Zaira, n. il

12.8.07 batt. il 20.1.08

DEFUNTI1 Artico Ines di anni 87 l’1.1.082 Giorgolo Mario di anni 83 il 4.1.083 Serafini Emidio di anni 74 l’8.1.084 Marchesi Recana Marchetti di anni 82

il 9.1.085 Artico Domenica di anni 89 il 13.1.086 Beacco Margherita ved. Foglietta di

anni 89 il 13.1.20087 Cecotti Assunta ved. Marini di anni 97

ol 21.1.088 Sangoi Anna ved. Lepore di anni 78 il

22.1.08

A N N O 2 0 0 7

A N N O 2 0 0 8

Anagrafe parrocchiale

Rendiconto 2007La tradizione vuole che sul primo nume-ro del nuovo anno il bollettino parroc-chiale ospiti il rendiconto economico del-l’anno trascorso, accompagnato da undettagliato commento e da alcune indica-zioni per gli impegni futuri. Questa volta il bilancio della Parrocchia,insieme con le considerazioni dell’arci-prete, sarà pubblicato solamente nelprossimo numero di Voce Amica.Le recenti difficoltà di distribuzione cihanno infatti indotto ad anticipare lastampa per far pervenire il bollettino allefamiglie in tempo utile per la Pasqua.

Noemi Patatn. 19.11.1921 m. 3.12.2007

Vincenzo Orlandon. 3.2.1931 m. 11.12.2007

Antonietta Zillin. 5.6.1925 m. 4.12.2007

Leonardino Della Marinan. 8.5.1964 m. 22.11.2007

Giacomino Del Bianco n. 26.4.1934 m. 3.12.2007

Mario Giorgolon. 14.5.1924 m. 4.1.2008

Maria Morandini D’Aroncon. 26.6.1911 m. 4.2.2008

Pietro Lepore n. 11.5.1940 m. 23.1.2008

Assunta Cecotti Marinin. 8.9.1910 m. 21.1.2008

Anna Sangoi Leporen. 16.9.1929 m. 22.1.2008

Periodico parrocchiale fondato nel 1933Proprietà: Pieve di Santa Maria AssuntaParrocchia di Gemona – Periodicità trimestrale –Direttore resp. Mauro Vale – Aut. TribunaleTolmezzo n. 163 del 04-04-2006 – Stampa: ArtiGrafiche Friulane / Imoco spa, Tavagnacco (Ud)Spedizione in abbonamento postale art. 2comma 20/c legge 662/96 – Filiale di Udine

In caso di mancato recapito restituire al mittenteche si impegna a corrispondere la tassa prevista

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TAXE PERÇUE 33013 GEMONA (UD)

TASSA RISCOSSA ITALY

È passato poco più di un anno da quandoVoce Amica ha ospitato un articolo suPadre Vitaliano (battezzato Giuseppe)Zilli o.f.m., missionario da più di 50 anniin Argentina. Il 31 gennaio scorso ègiunta la triste notizia della sua dipartitasilenziosa, in punta di piedi. Era nato a Gemona il 7 maggio 1924.Dopo la preparazione, l’emissione dei votie l’ordinazione sacerdotale partì nel 1953per l’Argentina, da dove molto raramentefaceva ritorno. Seppur avesse molto a cuo-re i poveri di quelle lontane terre, il suosguardo era spesso rivolto alla sua Gemo-na. Nel maggio 1962 scriveva in una letteraindirizzata a mons. Emilio Trigatti e pub-blicata su Voce Amica: … Da questi lon-tani deserti contemplo l’orizzonte in dire-zione della mia cittadina natale e mi sem-bra di sognare. Gemona, fatta a forma discala come per ricordare al mondo interoche è necessario ascendere, ascenderesempre…Ho riletto con commozione le lettere chemi ha scritto, nelle quali risponde a tutte le

mie domande per la stesura dell’articolo,raccontandomi le sue attività, alcuni aned-doti, anche le difficoltà, ma sempre conumiltà e gratitudine al Signore, con invi-diabili tenacia e serenità, sempre ligio aivoti e allo spirito francescano. Sono questigli aspetti che sono stati evidenziati dalpadre provinciale della Provincia Venetagiunto al Santuario di S. Antonio venerdì8 febbraio per la cerimonia in suffragio dipadre Vitaliano, concelebrando una santamessa insieme con undici confratelli e conl’arciprete Candusso. Nella liturgia è statoletto il passo del Vangelo di Luca cheriporta le parole di Gesù ai discepoli: … Limandò a due a due dicendo loro: “Lamesse da raccogliere è molta ma gli ope-rai sono pochi. Pregate perciò il padronedel campo perché mandi operai a racco-gliere la sua messe. Andate! Io vi mandocome agnelli in mezzo ai lupi. Non portatené borsa, né sacco, né sandali… Quandoandate in una città, se qualcuno vi acco-glie, mangiate quel che vi offre. Guarite imalati che trovate e dite loro: Il regno di

Dio ora è vicino a voi!”…Padre Josè – così veniva chiamato in terradi missione – deve aver eletto a manifestodella sua vita proprio questo brano evan-gelico, insieme con le lettere di San Paolo.Il rito si è concluso con un toccante salutodei nipoti al loro caro zio frate. Se il suo corpo ora riposa in pace nel pic-colo cimitero di Aaròn Castellanos (nellafoto lo vediamo con alcuni fedeli davantialla chiesetta cimiteriale da lui stessorestaurata ed affrescata), la sua animacontinuerà a vegliare sui suoi poveri e sututti i bisognosi di Pace e di Luce divina.

Maria Copetti/Gruppo Missionario Parrocchiale

SCOMPARSO UNO DEI MISSIONARI GEMONESI

Padre Vitaliano Zilli Padre Vitaliano Zilli

Ecco alcune riflessioni raccolte in sacri-stia dai chierichetti più loquaci, qui foto-grafati insieme con l’arcivescovo monsi-gnor Pietro Brollo:Per me fare il chierichetto significa pre-gare con più vivacità alla Messa, aiutaregli altri a capire il vero significato di quelpreciso momento e dare una mano alsacerdote a fare sì che la celebrazione siapiù seguita dalla gente.Io ho cominciato quando ero in secondaelementare e iniziavo il mio percorso in

Salcons: è stata la mia catechista a consi-gliarmi questo servizio alla parrocchia eadesso sono già sei anni che ogni domeni-ca vado in chiesa e partecipo alla Messa inmodo più attivo e profondo.Scegliendo di fare il chierichetto non cisi annoia mai perché dietro l’altare c’èsempre un gran movimento e non sirischia di addormentarsi come nei banchi,specie nelle ultime file.Noi chierichetti di Gemona, sopranno-minati da Oscar THE BEST OF THE

WORLD, siamo più di 150 e ogni dome-nica, a Messa, arriviamo a 15-20 e questotutto grazie al nostro super diacono: donOscar.Un consiglio per chi non ha mai provato afare il chierichetto: tentare non costa nulla;anche per quelli un po’ più grandi: non pre-occupatevi, perché fare qualcosa di buonoe intelligente non sarà mai una vergogna.P.S.: Ricordate che ci sono anche momentidi allegria, come il pranzo e la premiazionedei chierichetti più attivi e fedeli e la festadei Ministranti a Udine in primavera. Unvero spasso!

Matteo

Essere chierichetti a Gemona, oggi