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44 La crisi del welfare state e la situazione politico-economica: la necessità delle riforme 09. Un insieme di fattori tra cui l’invecchiamento della popolazione (aumento della speranza di vita e ri- duzione del tasso di natalità), il rallentamento dei consumi interni, l’ampliarsi della globalizzazione con oltre un terzo degli abitanti del pianeta che si affacciano all’industrializzazione hanno concor- so a generare la crisi del welfare state. I sistemi di “benessere collettivo” avevano conosciuto la fase di massima espansione per circa un trentennio, a partire dagli anni cinquanta, quando la gran parte dei Paesi europei, usciti dalla seconda guerra mon- diale, registrava alti tassi di crescita economica dovuti alla ricostruzione e al boom occupazionale, per cui risultava piuttosto semplice fare fronte alle esigenze di una minoranza di cittadini che richie- devano indennità e altre forme di tutela. Fin dagli anni settanta il rallentamento della crescita della produttività, la segmentazione del mercato del la- voro, il sopravvenire di crisi petrolifere, unitamen- te al verificarsi dei mutamenti in campo sociale a cui si è appena fatto cenno, hanno comportato un maggiore ricorso alle politiche sociali provocando un incremento dei costi di gestione e una progres- siva insostenibilità del sistema. Infine la “globalizzazione” dei mercati è stata indica- ta sia dai liberisti sia dagli stessi governi di sinistra come un fattore di crisi del welfare poiché, pur es- sendo una opportunità di sviluppo sociale, compor- ta, almeno per un primo periodo, più o meno lungo, problemi alle economie e agli apparati produttivi dei Paesi già industrializzati, con conseguenti in- crementi dei costi sociali legati alla crescente disoc- cupazione nei settori maturi e al sostegno di alcune produzioni. A questi si aggiungono i costi iniziali di inserimento derivanti dall’ingresso di nuovi cittadi- ni attratti dalle economie sviluppate. 1989 La crisi del welfare ha dato vita a una discus- sione politica, culturale ed economica sui possibili “tagli” alle spese per politiche sociali al fine di ri- durre i crescenti costi derivanti dal settore sociale. A livello di Comunità Europea (così si chiamava in quegli anni) il primo atto concreto fu l’adozione 1

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La crisi del welfare state e la situazione politico-economica:la necessità delle riforme09.

Un insieme di fattori tra cui l’invecchiamento della popolazione (aumento della speranza di vita e ri-duzione del tasso di natalità), il rallentamento dei consumi interni, l’ampliarsi della globalizzazione con oltre un terzo degli abitanti del pianeta che si affacciano all’industrializzazione hanno concor-so a generare la crisi del welfare state. I sistemi di “benessere collettivo” avevano conosciuto la fase di massima espansione per circa un trentennio, a partire dagli anni cinquanta, quando la gran parte dei Paesi europei, usciti dalla seconda guerra mon-diale, registrava alti tassi di crescita economica dovuti alla ricostruzione e al boom occupazionale, per cui risultava piuttosto semplice fare fronte alle esigenze di una minoranza di cittadini che richie-devano indennità e altre forme di tutela. Fin dagli anni settanta il rallentamento della crescita della produttività, la segmentazione del mercato del la-voro, il sopravvenire di crisi petrolifere, unitamen-te al verificarsi dei mutamenti in campo sociale a cui si è appena fatto cenno, hanno comportato un maggiore ricorso alle politiche sociali provocando un incremento dei costi di gestione e una progres-siva insostenibilità del sistema.

Infine la “globalizzazione” dei mercati è stata indica-ta sia dai liberisti sia dagli stessi governi di sinistra come un fattore di crisi del welfare poiché, pur es-sendo una opportunità di sviluppo sociale, compor-ta, almeno per un primo periodo, più o meno lungo, problemi alle economie e agli apparati produttivi dei Paesi già industrializzati, con conseguenti in-crementi dei costi sociali legati alla crescente disoc-cupazione nei settori maturi e al sostegno di alcune produzioni. A questi si aggiungono i costi iniziali di

inserimento derivanti dall’ingresso di nuovi cittadi-ni attratti dalle economie sviluppate.

1989

La crisi del welfare ha dato vita a una discus-sione politica, culturale ed economica sui possibili “tagli” alle spese per politiche sociali al fine di ri-durre i crescenti costi derivanti dal settore sociale.

A livello di Comunità Europea (così si chiamava in quegli anni) il primo atto concreto fu l’adozione

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del “Rapporto Delors” del giugno 1989, presentato dall’allora Presidente della Commissione europea; c’è chi ricorda come uno degli obiettivi dell’Unio-ne Monetaria fosse proprio quello di impedire che l’Europa, in un futuro assai prossimo, crollasse sotto il peso del proprio welfare e che quindi una migliore disciplina di bilancio, realizzata successi-vamente con il “patto di stabilità” di Amsterdam del

giugno 1997, consentisse ai Paesi membri di reg-gere all’impatto dell’invecchiamento della popola-zione.

Anche il “padre” del moderno welfare, sir William Beveridge si era accorto dei limiti e dei problemi economici legati all’intervento pubblico nel sociale, soprattutto per quanto riguarda la “responsabilità” del singolo individuo; in un suo scritto dell’epoca affermava con notevolissima lungimiranza che:

“ Il benessere collettivodeve essere raggiunto attraversouna stretta cooperazionefra lo Stato e l’individuo.Lo Stato deve offrire protezionein cambio di servizi e contribuzionie nell’organizzare tale protezionelo Stato non deve soffocarene le ambizioni ne le occasionine la responsabilità;stabilendo pertanto un minimodi attività nazionaleche non deve però paralizzarele iniziative che portano l’individuoa provvedere più di quel dato minimoper se stesso e per la sua famiglia. ”

Sir William Beveridge

1. Jacques Delors, ottavo Presidente della Commissione europea.

2. Bollettino Inail d’epoca.

3. Sir William Beveridge.

4. La copertina de “The Beveridge report”.

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Contesto socio economico

Nel nostro Paese la corruzione era molto diffusa e l’attività dei partiti politici pervadeva gran parte dell’economia.

Nel 1992 scoppiò la cosiddet-ta “questione morale” e tale sistema politico fu travolto dall’inchiesta di “Mani pulite” che mise in luce l’intreccio tra affari e politica sfociato nella cosiddetta “Tangentopoli” che si concluse con l’emissione di

numerosi avvisi di garanzia e arresti a carico di uomini politi-ci di tutti i partiti ed esponenti del mondo economico-finanzia-rio. Lo stesso leader del Psi, ed ex Presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Craxi, colpito da avviso di garanzia e poi condan-nato in contumacia, scelse l’esi-lio in Tunisia.

Le indagini sull’intreccio tra ma-fia e politica condotte da Giovan-ni Falcone e Paolo Borsellino si conclusero tragicamente con due attentati mafiosi in cui i due ma-gistrati persero la vita.

Tutti questi avvenimenti e stra-volgimenti decretavano la fine della Prima Repubblica e l’avvio di una nuova stagione politica la “Seconda Repubblica” che ha guidato il Paese in Europa.1

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I 150 anni della previdenza sociale nei 150 dell’Unità d’Italia

Il 7 febbraio 1992, con la firma del Trattato di Maastricht, ven-ne inaugurata una nuova fase del processo di integrazione eu-ropea attraverso l’istituzione dell’”Unione Europea”. Nasceva una nuova entità sovranaziona-le costruita su tre pilastri: il I pilastro fondato sulle tre comu-nità già esistenti, CEE, CECA, EURATOM; il II pilastro atti-nente alla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e il III pilastro relativo alla coopera-zione giudiziaria e di polizia in campo penale.

Agli inizi degli anni ’90 il qua-dro politico italiano si arricchì di nuovi partiti e alcuni di quelli già esistenti procedettero a scissioni e trasformazioni: il partito socia-lista si frantumò in piccoli movi-menti che optarono parte per il centro destra e parte per il centro sinistra; alcuni partitini tradizio-nali (Pli, Psdi e Pri) sparirono o

non raggiunsero il livello eletto-rale minimo; si affermò la Lega Nord di Umberto Bossi, nacque Rifondazione comunista (1991) a seguito della scissione dal Pds voluta da Armando Cossutta e, infine, nel 1993 si inaugurò la stagione politica di Forza Italia fondata dall’imprenditore Silvio Berlusconi.

1. Proteste e cortei contro il voto dei deputati a favore di Craxi.

2. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

I PARAMETRIDEL TRATTATO DI MAASTRICHT

Costituzione dell’Istituto monetario europeo[1] (IME), entro il 1º gennaio 1999 creazione Banca centrale europea (BCE) e il Sistema europeo delle banche centrali (SEBC) per coordinare la politica monetaria unica.

Previsti due ulteriori passaggi:1° fase: uso delle monete nazionali ma legate irrevocabilmen-te a tassi fissi con il futuro Euro;2° fase: le monete nazionali verranno sostituite dalla moneta unica europea .

Per avere accesso all’euro ciascun Paese dovrebbe rispettare cinque parametri di convergenza:

. Rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%.

. Rapporto tra stock di debito pubblico e PIL non superiore al 60% (per Belgio e Italia che avevano un rapporto tra 118 e 130%, questo parametro fu reso ininfluente).. Tasso d’inflazione non superiore dell’1,5% rispetto a quello dei tre Paesi più virtuosi.. Tasso d’interesse a lungo termine non superiore al 2% del tasso medio degli stessi tre Paesi.. Permanenza negli ultimi 2 anni nello SME senza fluttuazioni della moneta nazionale.