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Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli 1 LA CRIMINALITÀ NORD- AFRICANA PREMESSA La massa di cittadini africani presente in varie città italiane è costituita, per la massima parte, da clandestini provenienti da Paesi nord africani ed è caratterizzata da un forte stato di povertà. Inizialmente, molti dei clandestini sostituirono, soprattutto nelle regioni del meridione d’Italia, la manovalanza locale (lavoro di raccolta di pomodori, di altri prodotti agricoli, ecc.), con una retribuzione di gran lunga inferiore rispetto a quella percepita da quest’ultima. La maggiore parte dei clandestini è putroppo dedita alla vendita di prodotti di abbigliamento contraffatti, prodotti da organizzazioni camorristiche, a furti, rapine e spaccio di sostanze stupefacenti al minuto. Anche tale ultimo traffico pone i clandestini in contatto, ai fini dell’approvvigionamento, con affiliati ad organizzazioni di tipo mafioso. È, però, lo sfruttamento della prostituzione in danno di connazionali e nel traffico di stupefacenti il fenomeno più allarmante, anche per evidenti problemi di natura sanitaria. Vi sono, ormai, interi paesi ed arterie nazionali e provinciali che registrano massicce presenze di donne di colore, prevalentemente nigeriane le quali, arrivate in Italia con la promessa di un lavoro, non riuscendo a pagare il prezzo per l’ingresso clandestino, anticipato da vere e proprie organizzazioni di tipo mafioso operanti nei paesi di origine, sono costrette con minaccia o, più spesso con la violenza, a prostituirsi. La maggior parte delle ragazze “trafficate” proviene dalle aree del Sud della Nigeria, in particolare dalle città di Benin City, Lagos o da qualche cittadina dell’interno, e appartengono alle tribù Igbo, Yoruba, Bini, Edo. Sono tutte donne giovani o giovanissime, con una età media tra i 17 ed i 30 anni; diverse sono sposate con figli e spesso sono state abbandonate dai mariti. Molte di loro avevano un lavoro o erano studentesse ed avevano passato un periodo di inurbamento (di solito alla periferia di Benin City o Lagos). I gruppi criminali nigeriani operanti in Italia sono caratterizzati da frammentazioni etnico-tribali, filiazioni di una vasta struttura criminale, costituita da poche famiglie, che hanno il centro decisionale in Nigeria. Il fenomeno del crimine organizzato nigeriano risulta in costante aumento nell’intera Italia. Vi sono insediamenti stabili nelle città e province di Napoli,Caserta,Roma, Torino, Padova, Brescia, Milano, Rimini, Palermo e Cagliari,Milano. In tali città, sono stati aperti, da cittadini nigeriani, centri di ristorazione, società di import-export, market, disco-club, beauty-center. Come si è detto, il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione è il dato più allarmante registrato con riferimento alla immigrazione clandestina nigeriana. Ciò soprattutto nelle regioni meridionali ed in particolare nella provincia di Caserta, dove esistono nutrite colonie di prostitute che operano quotidianamente e per l’intero arco della giornata. Queste ed i loro sfruttatori sono stati fino a poco tempo fa tollerati dalla criminalità organizzata casertana, nonostante quest’ultima non abbia mai avuto, notoriamente, interessi nella gestione della prostituzione. Tale tolleranza è dovuta ad un duplice ordine di motivi: perché le prostitute ed i loro protettori costituiscono, molto spesso, delle vere e proprie “vedette della camorra” e perché i secondi sono costretti a pagare una sorta di “canone di fitto” del territorio di pertinenza dei singoli gruppi criminali organizzati locali. Sulle strade che costituiscono la lunghissima via domitiana, che attraversa paesi diversi della fascia costiera della provincia di Caserta (Castelvolturno, Mondragone, Baia Domitia, ecc. che dovevano costituire cittadine balneari simili a “Rimini del sud”) sostano, permanentemente, giovani donne di colore in attesa di clienti e uomini, anch’essi di colore, che, di giorno e di notte spacciano, al minuto, sostanze stupefacenti di ogni tipo, in maniera palese (eroina, cocaina , ecc.). Questo stato di tolleranza è terminato con l’avvento ed il sopravvento dell’area stragista del clan dei casalesi,operante nella provincia di Caserta,ma con cellule in tutta Italia ,che anche a costo di porre in essere gravissimi fatti delittuosi e colpire soggetti inermi(cfr.la recente strage di Castelvolturno)ha cercato di imporre senza riuscirci il pagamento del pizzo alle associazioni nigeriani che gestiscono il racket della prostituzione ed il mercato degli stupefacenti. Peraltro, la via domitiana è divenuta, di frequente,teatro di regolamenti di conti, per il predominio del territorio, tra uomini delle “mafie” nigeriane ed albanesi, quest’ultime dedite agli stessi tipi di traffici illeciti.

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LA CRIMINALITÀ NORD- AFRICANA

PREMESSA La massa di cittadini africani presente in varie città italiane è costituita, per la massima parte, da clandestini provenienti da Paesi nord africani ed è caratterizzata da un forte stato di povertà. Inizialmente, molti dei clandestini sostituirono, soprattutto nelle regioni del meridione d’Italia, la manovalanza locale (lavoro di raccolta di pomodori, di altri prodotti agricoli, ecc.), con una retribuzione di gran lunga inferiore rispetto a quella percepita da quest’ultima. La maggiore parte dei clandestini è putroppo dedita alla vendita di prodotti di abbigliamento contraffatti, prodotti da organizzazioni camorristiche, a furti, rapine e spaccio di sostanze stupefacenti al minuto. Anche tale ultimo traffico pone i clandestini in contatto, ai fini dell’approvvigionamento, con affiliati ad organizzazioni di tipo mafioso. È, però, lo sfruttamento della prostituzione in danno di connazionali e nel traffico di stupefacenti il fenomeno più allarmante, anche per evidenti problemi di natura sanitaria. Vi sono, ormai, interi paesi ed arterie nazionali e provinciali che registrano massicce presenze di donne di colore, prevalentemente nigeriane le quali, arrivate in Italia con la promessa di un lavoro, non riuscendo a pagare il prezzo per l’ingresso clandestino, anticipato da vere e proprie organizzazioni di tipo mafioso operanti nei paesi di origine, sono costrette con minaccia o, più spesso con la violenza, a prostituirsi. La maggior parte delle ragazze “trafficate” proviene dalle aree del Sud della Nigeria, in particolare dalle città di Benin City, Lagos o da qualche cittadina dell’interno, e appartengono alle tribù Igbo, Yoruba, Bini, Edo.

Sono tutte donne giovani o giovanissime, con una età media tra i 17 ed i 30 anni; diverse sono sposate con figli e spesso sono state abbandonate dai mariti. Molte di loro avevano un lavoro o erano studentesse ed avevano passato un periodo di inurbamento (di solito alla periferia di Benin City o Lagos). I gruppi criminali nigeriani operanti in Italia sono caratterizzati da frammentazioni etnico-tribali, filiazioni di una vasta struttura criminale, costituita da poche famiglie, che hanno il centro decisionale in Nigeria. Il fenomeno del crimine organizzato nigeriano risulta in costante aumento nell’intera Italia. Vi sono insediamenti stabili nelle città e province di Napoli,Caserta,Roma, Torino, Padova, Brescia, Milano, Rimini, Palermo e Cagliari,Milano. In tali città, sono stati aperti, da cittadini nigeriani, centri di ristorazione, società di import-export, market, disco-club, beauty-center. Come si è detto, il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione è il dato più allarmante registrato con riferimento alla immigrazione clandestina nigeriana. Ciò soprattutto nelle regioni meridionali ed in particolare nella provincia di Caserta, dove esistono nutrite colonie di prostitute che operano quotidianamente e per l’intero arco della giornata. Queste ed i loro sfruttatori sono stati fino a poco tempo fa tollerati dalla criminalità organizzata casertana, nonostante quest’ultima non abbia mai avuto, notoriamente, interessi nella gestione della prostituzione. Tale tolleranza è dovuta ad un duplice ordine di motivi: perché le prostitute ed i loro protettori costituiscono, molto spesso, delle vere e proprie “vedette della camorra” e perché i secondi sono costretti a pagare una sorta di “canone di fitto” del territorio di pertinenza dei singoli gruppi criminali organizzati locali. Sulle strade che costituiscono la lunghissima via domitiana, che attraversa paesi diversi della fascia costiera della provincia di Caserta (Castelvolturno, Mondragone, Baia Domitia, ecc. che dovevano costituire cittadine balneari simili a “Rimini del sud”) sostano, permanentemente, giovani donne di colore in attesa di clienti e uomini, anch’essi di colore, che, di giorno e di notte spacciano, al minuto, sostanze stupefacenti di ogni tipo, in maniera palese (eroina, cocaina , ecc.). Questo stato di tolleranza è terminato con l’avvento ed il sopravvento dell’area stragista del clan dei casalesi,operante nella provincia di Caserta,ma con cellule in tutta Italia ,che anche a costo di porre in essere gravissimi fatti delittuosi e colpire soggetti inermi(cfr.la recente strage di Castelvolturno)ha cercato di imporre senza riuscirci il pagamento del pizzo alle associazioni nigeriani che gestiscono il racket della prostituzione ed il mercato degli stupefacenti. Peraltro, la via domitiana è divenuta, di frequente,teatro di regolamenti di conti, per il predominio del territorio, tra uomini delle “mafie” nigeriane ed albanesi, quest’ultime dedite agli stessi tipi di traffici illeciti.

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Quanto, in particolare, alle ragazze nigeriane sfruttate, la loro riduzione in schiavitù, come già detto, è resa possibile anche dalle credenze religiose esistenti nei paesi di origine. Infatti, la cosiddetta mafia nigeriana “affida” le predette ragazze a donne anch’esse nigeriane chiamate “madame”,che sottopongono le stesse, per costringerle a vendersi, a terrificanti riti magici “woodoo”. Altrettanto allarmante è il fenomeno del traffico di sostanze stupefacenti. Va sottolineato che, negli ultimi venti anni, la Nigeria si è affermata come nazione con le più grosse organizzazioni di narcotrafficanti: nonostante non sia produttore di droga, il Paese si distingue per l’ampiezza del traffico, orientato alla riesportazione piuttosto che al mercato locale, ponendosi quale principale crocevia della droga in Africa e come luogo di stoccaggio ideale di grossi quantitativi di sostanze stupefacenti. I “signori” della droga nigeriani possono, infatti, sfruttare due condizioni ambientali particolarmente favorevoli: - una manovalanza giovanile molto numerosa, la cui diffusa devianza testimonia lo smarrimento e lo sfaldamento sociale causato da molti anni di governo inefficiente e di diffusissima povertà che ha consolidato la convinzione, nelle varie etnie, che le leggi e le regole costituiscano un ostacolo al successo individuale, per cui la società nigeriana approva ed ammira i ricchi, indipendentemente dal modo in cui è stato ottenuto il patrimonio (ad esempio anche ai danni di un estraneo), a condizione che la ricchezza venga ridistribuita a parenti e bisognosi; - il lassismo e la corruzione del sistema politico e sociale, che non appaiono in grado di predisporre efficaci strumenti di contrasto - esemplare in tal senso è la non chiara posizione assunta nel corso degli anni dalle autorità nel campo della lotta agli stupefacenti, ondivaga tra la volontà di penalizzazione su modello occidentale ed una tolleranza aperta al lucroso traffico(basta citare l’esempio dell’attentato in Nigeria avvenuto pochi anni fa ai danni di un ufficiale di collegamento della Dcsia che ha determinato la chiusura dell’ufficio dell’esperto antidroga italiano che era stato allocato in quella nazione).

In questo contesto, il transito di stupefacenti, provenienti dal Brasile, dalla Colombia, dal Pakistan o dalla Thailandia, con destinazione Europa e Stati Uniti, è aumentato in maniera sempre crescente.

Nel nostro Paese, proprio i soggetti originari di quell'area geografica sembrano destinati ad assumere una crescente importanza, alla luce anche delle grandi trasformazioni in corso nei luoghi di provenienza, nonché dell'alto tasso di crescita demografica che li caratterizza. Si tratta di soggetti per la quasi totalità provenienti dalle zone più depresse della Nigeria (dove predominano spesso rapporti sociali pre-capitalistici, con una cultura di tipo rurale) che, venendo in Italia, si trovano a dover affrontare:

• l'inserimento, come già detto, nel settore più precario e meno garantito del mercato del lavoro, sovente in situazioni forzatamente irregolari e perciò di estrema ricattabilità;

• il difficile adattamento alle condizioni radicalmente differenti della società urbano-industriale di accoglimento.

Queste situazioni di precarietà contribuiscono talvolta ad emarginare i nigeriani, favorendo ancor di più la loro tendenza a strutturarsi e ad articolarsi in comunità autonome che, comunque, sovente presentano anche al loro interno grandi conflitti tribali. Considerevole, in tutta la penisola, è il fenomeno delle associazioni di mutuo soccorso che però, talvolta, celano interessi poco limpidi. I trafficanti nigeriani hanno grande abilità nell’individuare i mercati più proficui e nello sfruttarne le potenzialità; tale capacità deriva da una ben organizzata struttura criminale, in grado di ricevere in tempo utile ogni informazione sulla fluttuazione dei mercati della droga. Gli incontri frequenti - talvolta sfruttando le occasioni propizie fornite dai meeting internazionali, svolti ufficialmente dalle numerose associazioni nigeriane culturali o di mutuo soccorso - per lo scambio di informazioni, svolgono un ruolo determinante all’interno dei gruppi, i cui componenti sono spesso collegati fra loro da legami di clan o di parentela che rendono molto difficile un’eventuale attività “undercover” o di infiltrazione.

I suindicati gruppi criminali hanno una struttura verticistica, nella quale emerge la figura di uno o due capi rigorosamente nigeriani, i quali possono addirittura non avere contatti con la base, costituita dai corrieri, ma che gestiscono a livello internazionale i rapporti tra i vari gruppi. La base, generalmente, non ha invece una precisa connotazione etnica, preferendo i nigeriani avvalersi di soggetti non strettamente legati all’organizzazione per la fase più rischiosa costituita dal trasporto.

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Tali gruppi criminali sono in grado, poiché non necessariamente legati al territorio, se minacciati dalle forze di polizia, di spostarsi con estrema facilità in altre zone senza far subire alcun danno rilevante ai loro illeciti traffici e, generalmente, riescono a convivere con le altre realtà criminali, siano esse autoctone che extracomunitarie, evitando violenze inutili, riuscendo sempre, in questo modo, ad assumere quell’apparente basso profilo che li mette in condizione di condurre efficacemente in porto affari miliardari.

Secondo le risultanze delle indagini svolte dalle Forze di Polizia ed indagini condotte dalla D.d.a di Napoli , i nigeriani trafficano tutti i principali tipi di droga, dalla cocaina all’eroina, dalla cannabis alle droghe di sintesi, anche se le prime tre citate sono le preferite sia per gli enormi ritorni finanziari che per la facilità di approvvigionamento. L’eroina viene acquistata direttamente sui mercati asiatici in enormi quantità e, dopo uno stoccaggio in Nigeria o in Togo viene trasportata verso i Paesi consumatori via aerea o via mare, utilizzando le rotte verso l’Italia, la Turchia la Grecia o la Spagna. L’acquisto viene gestito da cittadini nigeriani residenti in questi ultimi Stati, di norma stabilmente, che costituiscono i terminali dell’organizzazione, la cui “testa” è sempre nella nazione di origine. La cocaina viene importata, sempre mediante contatti diretti con i produttori del Sud America, in USA ed in Europa con le stesse modalità di cui si è testè detto. I collegamenti sono garantiti dai soggetti rappresentanti di una nutrita comunità nigeriana regolarmente e stabilmente residente in Sud America(in particolare in Colombia,ove i nigeriani hanno realizzato una vera e propria “joint-venture” con i trafficanti colombiani che esporta carichi di cocaina ovunque persino in Australia ed in Cina come si è potuto acclarare all’esito di una rogatoria espletata di recente dalla D.d.a di Napoli alla Fiscalia antidroga colombiana ). I corrieri sono tutti in regola con i permessi di soggiorno, di solito senza precedenti penali. Dopo un numero limitato di viaggi, vengono “bruciati”, cioè non più utilizzati. In questo modo essi hanno solo rapporti con colui che direttamente dispone il viaggio e con il soggetto che lo attende nel luogo di destinazione, ma non sono in grado di rivelare nulla dell’organizzazione; alcune volte addirittura ignorano l’esistenza di una vera e propria consorteria criminale alle loro spalle. Con questo tipo di compartimentazione, l’organizzazione tende a garantire la propria sopravvivenza alle indagini eventualmente svolte nei confronti dei suoi appartenenti.

Ai corrieri non viene data disponibilità di scelta sulla rotta da seguire, che viene disegnata da un membro dell’organizzazione, la quale decide i continui spostamenti da far effettuare, i cambi improvvisi del programma dei viaggi anche “in itinere”, gli scali aeroportuali da utilizzare. Il tutto per far perdere le tracce e depistare: per far ciò l'organizzazione, tra l’altro, prenota e paga posti su aerei sui quali i corrieri non saliranno mai, in quanto spesso dirottati su tratte ferroviarie.

Può accadere talvolta che su un volo i passeggeri che viaggiano siano quasi tutti corrieri cd. “ovulatori”,(fonti della polizia olandese).

Ogni viaggio frutta 3.000 euro circa al corriere, il quale può effettuare numerosi viaggi anche nel breve periodo, preferendo le organizzazioni criminali frequenti e piccoli rifornimenti (fino al chilogrammo o poco più per corriere) a grosse acquisizioni periodiche. La constatazione della facilità di individuazione dei corrieri di nazionalità africana da parte delle Forze di Polizia agli scali aeroportuali europei e statunitensi, ha indotto le organizzazioni criminali nigeriane ad utilizzare sempre più spesso corrieri di altre nazionalità: si rileva, infatti, che preferibilmente vengono assoldate persone di sesso femminile, originarie dell’Europa dell’Est (polacchi rumeni moldavi) o del Sud America, in particolare del Brasile. Ciò non vuol dire che non vi siano più corrieri nigeriani od in genere africani, ma solo che le consorterie criminalmente evolute si sono organizzate per eliminare tale possibilità di individuazione.

Accade, talvolta, che assieme ai corrieri di altre nazionalità viaggino nigeriani, che con il loro comportamento artatamente nervoso, finiscono con l’indirizzare verso se stessi le attenzioni delle forze di polizia, subendo i controlli del caso e consentendo così al vero corriere di passare liberamente. Tali soggetti, in realtà, fungono da “controllori” del buon andamento dell’operazione, comunicando agli altri sodali qualsiasi intralcio possa verificarsi in sede di trasporto delle sostanze stupefacenti, allertandoli immediatamente in caso di arresto o fermo del corriere da parte della polizia.

Il pagamento verso l’estero della droga avviene o mediante rimesse disposte presso varie agenzie di money transfer direttamente dal trafficante o, più spesso, utilizzando diverse persone che si recano nelle agenzie per

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disporre il pagamento verso il fornitore immediato, residente in altro Stato ovvero in altra città della nostra penisola.

L’utilizzo del money transfer è lo strumento principale per il reimpiego del denaro ricavato dalle attività illecite svolte: tale sistema è utilizzato, infatti, sia per il pagamento delle provvigioni dovute ai corrieri ovvero per le spese correnti relative non solo al traffico di stupefacenti (pagamento biglietti, permanenze in albergo, etc) ma anche allo sfruttamento della prostituzione ed ai reati ad esso connessi, sia per il trasferimento in Nigeria di somme di denaro provento dei lucrosi illeciti traffici. Altra metodica, meno utilizzata rispetto a quella innanzi indicata, è costituita dal pagamento estero su estero, direttamente al vertice dell’organizzazione in Nigeria. E’, infine, ancora molto utilizzato il trasporto di valuta direttamente tramite corriere. I proventi della attività delittuosa non vengono reinvestiti nei paesi della comunità europea ma direttamente in Africa ed è pertanto pressoché impossibile procedere ad azioni ablatorie degli ingenti patrimoni acquisiti dalle organizzazioni criminose.

LA COOPERAZIONE CON LA NIGERIA

Nessuna concreta attività di cooperazione giudiziaria esiste con le autorità nigeriane. Soltanto in tempi recenti sono state esperite iniziative in tal senso, poiché ritenute recentemente indispensabili per il contrasto a questa pericolosa forma di criminalità,.

Una esperienza di cooperazione si è avuta nell’ambito nell’indagine Viola espletata dal Ros Roma in sinergia con il servizio di cooperazione internazionale dell’Interpol e sotto la guida della Direzione distrettuale antimafia di Napoli come si vedrà più avanti.

La Direzione nazionale antimafia ha, comunque, sottoscritto, in data 11.11.2003, un memorandum d’intesa con la Procura Generale di Nigeria, finalizzato al rapido scambio di notizie informazioni e dati attinenti la criminalità organizzata.

IL TRAFFICO DI ESSERI UMANI-LA RIDUZIONE IN SCHIAVITU GESTITI DALLE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI NIGERIANE

Nell’ultimo decennio si è registrato un notevole aumento di flussi migratori illegali originati dalla caduta di alcuni muri1, da conflitti civili e interetnici2, da legislazioni demografiche3 e dallo stato di povertà in cui versano molte popolazioni4.

Tali flussi hanno riguardato, prevalentemente, clandestini in cerca di una opportunità di vita migliore, i quali, con la falsa promessa di un lavoro o di un matrimonio, hanno raggiunto i paesi dell’occidente dove sono stati invece costretti a prostituirsi o a svolgere lavori “in nero” in condizioni molto spesso disumane o, comunque, ad entrare a far parte di gruppi criminali dediti alla commissione di reati nel nostro Paese.

Il traffico di clandestini è gestito da organizzazioni criminali transnazionali che usano le rotte delle immigrazioni anche per traffici di sostanze stupefacenti e di armi.

Il prezzo del viaggio, anticipato dagli organizzatori del turpe traffico, varia dai due ai trenta e fino a settanta milioni di lire italiane, a seconda del luogo di provenienza del clandestino.

L’anticipazione del prezzo rende già schiavo l’immigrato perché, raggiunto il luogo di destinazione, essendo privo di qualsivoglia mezzo di sostentamento ed essendo gravato dal debito contratto, rimane totalmente assoggettato ai trafficanti.

Qualsiasi tentativo di ribellione è soffocato da continui atti di violenza sulle vittime e da pesanti minacce, anche di morte, nei confronti dei loro familiari rimasti nei paesi di origine.

1 Regimi comunisti dei Paesi dell’Est. 2 Nei Paesi balcanici. 3 Paesi della Cina. 4 Paesi africani.

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Per quanto riguarda, in particolare, lo sfruttamento della prostituzione e, per quello che interessa ai fini del presente relazione , lo sfruttamento della prostituzione di donne africane e in particolare nigeriane, talvolta di minore età va rilevato come vi sono, ormai, interi paesi ed arterie nazionali e provinciali che registrano massicce presenze di donne di colore, prevalentemente nigeriane le quali, arrivate in Italia con la promessa di un lavoro, non riuscendo a pagare il prezzo per l’ingresso clandestino, anticipato da vere e proprie organizzazioni di tipo mafioso operanti nei paesi di origine, sono costrette con minaccia o, più spesso con la violenza, a prostituirsi. Il fenomeno della prostituzione, negli ultimi 10-15 anni, ha subito una profonda trasformazione. In effetti, così come appare agli occhi di tutti, le strade o per meglio dire “i marciapiedi” d’Italia, sono letteralmente invasi da giovani donne straniere che hanno sostituito, nell’esercizio del meretricio, le donne italiane. Stime effettuate dagli addetti ai lavori, hanno individuato, in diverse migliaia di miliardi di lire l’anno, l’ammontare del giro d’affari che ne deriva. Fino a qualche tempo fa la prostituzione, allora generalmente praticata dalle italiane, era considerata una attività marginale, quasi al limite della depenalizzazione, più vicina all’area di intervento dei servizi sociali che a quella dell’apparato repressivo: una attività praticata solamente in forma individuale o a piccoli gruppi locali organizzati in case di appuntamento e non collegati fra di loro. La “tradizionale figura” del cosiddetto “Pappone” (figura delinquenziale tra l’altro anche invisa agli altri criminali, almeno sino a qualche decennio addietro) sembra essere letteralmente scomparsa per lasciare spazio a vere e proprie organizzazioni criminali che, intravedendo nel fiume di denaro che l’esercizio della prostituzione garantisce (si parla di diverse migliaia di miliardi) una inesauribile fonte di guadagni, da impiegare poi, verosimilmente, nei traffici di armi e droga, si sono adoperate ed organizzate stabilmente sul Territorio Nazionale, dando vita, come già accennato, a feroci organizzazioni che, spesso, si contendono “fette di territorio” a colpi di pistola. In questo scenario anche la figura della prostituta ha, purtroppo, subito dei mutamenti che non riguardano di certo l’esercizio della sua attività, ma bensì la sua condizione umana, in quanto, almeno per quello che l’indagine in questione ha consentito di acclarare, esse sono divenute delle vere e proprie schiave; acquistate come una comunissima merce ed alla completa mercé della “Madame” (così viene chiamata colei che “compra” la giovane) che ha “potere di vita e di morte” (e dunque è ipotizzabile il delitto di riduzione in schiavitù)sulla sventurata, sino a quando essa non si sarà affrancata mediante il pagamento di somme di danaro. In effetti parlare genericamente, come tipologia di reato, di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, significherebbe non aver preso piena coscienza e conoscenza del fenomeno, le cui dimensioni sono sotto gli occhi di tutti. Come si è detto, il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione è il dato più allarmante registrato con riferimento alla immigrazione clandestina nigeriana. Ciò soprattutto nelle regioni meridionali ed in particolare nella provincia di Caserta,(ma anche nel veneto) dove esistono nutrite colonie di prostitute che operano quotidianamente e per l’intero arco della giornata. Queste ed i loro sfruttatorisono tollerati dalla criminalità organizzata casertana, nonostante quest’ultima non abbia mai avuto, notoriamente, interessi nella gestione della prostituzione.

Tale tolleranza è dovuta ad un duplice ordine di motivi: perché le prostitute ed i loro protettori costituiscono, molto spesso, delle vere e proprie “vedette della camorra” e perché i secondi sono costretti a pagare una sorta di “canone di fitto” del territorio di pertinenza dei singoli gruppi criminali organizzati locali. Quanto detto non vale per la comunità nigeriana(i recenti episodi della tentata strage e della stage consumata di cittadini nigeriani colpevoli per il solo fatto di appartenere alla detta comunità che non si era voluta piegare alla richiesta di esponenti apicali del clan dei casalesi del pagamento del pizzo sui proventi delle attività di controllo e sfruttamento della prostituzione e dei traffici di droga). Sulle strade che costituiscono la lunghissima via domitiana, che attraversa paesi diversi della fascia costiera della provincia di Caserta (Castelvolturno, Mondragone, Baia Domitia, ecc. che dovevano costituire cittadine balneari simili a “Rimini del sud”) sostano, permanentemente, giovani donne di colore in attesa di clienti e uomini, anch’essi di colore, che, di giorno e di notte spacciano, al minuto, sostanze stupefacenti di ogni tipo, in maniera palese (eroina, cocaina , ecc.).

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La situazione, nelle predette zone, è divenuta insopportabile per le cittadinanze locali: insufficienti sono, peraltro i controlli preventivi e repressivi degli organi di polizia. Quanto, in particolare, alle ragazze nigeriane sfruttate, la loro riduzione in schiavitù è resa possibile anche dalle credenze religiose esistenti nei paesi di origine. Infatti, la cosiddetta mafia nigeriana “affida” le predette ragazze a donne anch’esse nigeriane chiamate “madame” che sottopongono le stesse, per costringerle a vendersi, a terrificanti riti magici “voodoo”. Da qualche tempo, però, le modalità di gestione di questo mercato sono cambiate drasticamente. Si è passati a vere e proprie organizzazioni complesse che agiscono secondo un vero e proprio meccanismo industriale che ha prodotto da un lato un radicale mutamento della struttura del mercato della prostituzione e dall’altro l’affermarsi di vere e proprie complesse organizzazioni criminose le quali con modalità schiaviste provvedono alla introduzione illegale nel territorio dello Stato della “ merce donna”, la quale viene assoggettata perfino, come nel caso che qui occupa, con pratiche magiche proprie dei tradizionali riti woodo. In questo modo i gruppi criminali si autofinanziano, controllando vaste aree del territorio nazionale e non solo : nella presente indagine è stato accertato infatti accertato che organizzazioni similari e comunque collegate a quella qui in esame risiedono in Spagna, in Olanda, Irlanda , Regno unito , Germania ed in altre provincie di Italia e della Comunità europea.

Dunque il fenomeno del traffico di essere umani ha oggi una spiccata incidenza derivando direttamente dal processo di globalizzazione economica, dalla crescita delle barriere di ingresso agli Stati per gli immigrati, da una forte pressione migratoria proveniente dalle aree più sfavorite, dall’allargarsi dello squilibrio nella distribuzione della ricchezza. La tratta degli esseri umani è dunque una pratica criminale che va assumendo oggi dimensioni sempre più vaste ed organizzate, una forma di moderna schiavitù dalla profonde radici sociali connesse soprattutto a condizioni di disagio economiche, che spingono milioni di persone a cercare migliore fortuna in paesi più ricchi. Essa oltre all’assoggettamento della persona, presuppone l’esistenza di una articolata struttura logistico operativa che provvede al trasporto delle vittime, al loro sfruttamento e all’aggiramento della legislazione nazionale, garantendo enormi possibilità di guadagno illecito. Sarà opportuno, a questo punto, fornire una definizione della dizione usata “Traffico di esseri umani”: il traffico di essere umani è l’insieme delle attività di reclutamento, trasporto, trasferimento, ricezione di persone attraverso l’inganno o la forza a fini di prostituzione, altra forma di sfruttamento sessuale o lavoro forzato. La indagine della DDA di Napoli denominata VIOLA , peraltro, ha dimostrato come la gestione dei flussi migratori illegali rappresenta un nuovo mercato del crimine organizzato. Anche qui sarà opportuno fornire qualche ulteriore definizione: per flussi intendiamo le varie correnti del traffico distinte secondo l’appartenenza etnica dei soggetti che le compongono ( nel nostro caso ci occuperemo dei flussi provenienti dall’Africa) . Le rotte rappresentano gli abituali percorsi dei flussi dai luoghi di partenza a quella di destinazione ( intermedio finale) . Il modulo associativo costituisce il mezzo ordinario di governo del mercato nero della immigrazione e la riduzione in schiavitù rappresenta la modalità tipica di gestione di alcune fasce di mercato. Che poi nel fenomeno associativo possa rinvenirsi il metodo mafioso consistente nella forza di intimidazione del vincolo stesso che produce una condizione di assoggettamento e di omertà è questione che verrà partitamente affrontata in relazione alla configurabilità dei reati contestati. La vastità del fenomeno, le tragiche storie che spesso, purtroppo, riempiono le cronache giudiziarie, l’insofferenza dei cittadini, sfociata talvolta in vere e proprie contestazioni di piazza, hanno determinato una crescente attenzione degli organi investigativi verso il problema, atteso che, così come è emerso da attività info-investigative condotte anche dalla D.I.A. e riferite al Parlamento della Repubblica, sono le cosiddette “nuove mafie” a gestire i notevolissimi proventi derivanti dalla prostituzione, per poi riciclarli. Si tratta infatti di organizzazioni nigeriane che, per ferocia e determinazione, nulla hanno da invidiare a quelle italiane, e nient’affatto disposte a farsi sfuggire il miliardario “business” e quindi pronte ad usare qualsiasi mezzo, anche l’assassinio, per “persuadere” le sventurate circa l’impossibilità di sottrarsi ad una vita fatta di violenze e soprusi di ogni genere.

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Appartengono alla recente cronaca i fatti che hanno visto protagoniste ragazze africane che non hanno lasciato indifferenti neanche le organizzazioni umanitarie, che anch’esse si adoperano per arginare un fenomeno a dir poco raccapricciante.

Oggi, a differenza dei secoli passati, “i negrieri”, questa volta, hanno lo stesso colore della pelle dei loro schiavi. Quanto allo sfruttamento della prostituzione di origine nigeriana, intendendo con questo termine anche quella proveniente da altri paesi africani come il Senegal, il Ghana, la Sierra Leone, ecc, ha caratteri distintivi propri rispetto alle altre etnie. Emerge dalla indagine denominata Viola della D.d.a di Napoli, infatti, una complessa rete di rapporti spesso improntati a caratteri religiosi basate su credenze, riti di iniziazione, giuramenti e pratiche voodoo, che intercorrono tra il paese di origine, gli sfruttatori e i soggetti passivi avviati alla prostituzione. Tali pratiche esercitano una fortissima influenza suggestiva su tutti i soggetti (attivi e passivi) e, per quanto riguarda le vittime, tale suggestione che ha caratteri intimidatori non solo nei loro confronti ma anche dei loro familiari, giunge ad annullarne la capacità di autodeterminazione ingenerando nelle stesse la paura di poter subire punizioni anche mortali. Il grado di subordinazione dei soggetti così costretti a prostituirsi è rilevabile dalle esigue denunce per sfruttamento a fronte dell’altissimo numero di donne di colore coinvolte nel fenomeno. Altra caratteristica di questo tipo di attività è la partecipazione e la predominanza di soggetti femminili (le c.d. madames), mentre gli uomini hanno spesso mansioni di autisti per l’accompagnamento sul posto di lavoro e di controllo delle prostitute. La ramificazione di detti agguerriti sodalizi criminali ha interessato, e tuttora interessa, tutto il territorio nazionale ed, in particolare, Castel Volturno, dove si è stabilmente insediata una tra le più numerose comunità di nigeriani, la stragrande maggioranza dei quali è dedita ad attività illecite, tra cui il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti e l’esercizio della prostituzione. Tale presenza ha determinato, per i motivi appena enunciati, nel corso degli anni, la nascita di un sentimento, difficile stabilire quanto diffuso, di intolleranza, spesso sfociato anche in manifestazioni di piazza, che hanno posto l’accento, però, su un diffusissimo stato di insofferenza e disagio della popolazione locale. L’attività di polizia giudiziaria contro le organizzazioni criminali extracomunitarie ha consentito negli anni di acquisire una notevole esperienza, grazie alla quale è maturata la convinzione che, per affrontare tali fenomeni criminali, nella fattispecie quello della prostituzione, non era più sufficiente confidare sul singolo caso della prostituta di colore che, stanca delle vessazioni e delle condizioni di schiavitù in cui era costretta a vivere, di tanto in tanto si decideva a denunciare la sua “Madame”, ma era necessario “penetrare” all’interno del sodalizio, per individuare non solo gli adepti, ma anche per sviscerarne i canali attraverso i quali il turpe traffico si andava ad estrinsecarsi. Ed infatti l’indagine denominata “Viola” traeva origine dalle operazioni di supporto per gli sviluppi internazionali, fornita dal servizio Intrpol di Roma al R.O.N.O. CC del Comando Provinciale Carabinieri di Viterbo, rivolta al contrasto di una pericolosa organizzazione criminale nigeriana attiva nel traffico internazionale di stupefacenti.

L’INDAGINE VIOLA L’ATTIVITA ROGATORIALE.

SINTESI DELLE INFORMAZIONI FORNITE DALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA E DALLA POLIZIA OLANDESE.

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L’indagine denominata KOOLVIS, fu avviata dalla polizia di Amsterdam nel mese di giugno del 2006, a seguito di oltre 90 indebiti allontanamenti di minori di etnia nigeriana da centri di accoglienza. La legislazione olandese, permette, infatti, ai minori che si dichiarano vittime di tratta di ricevere documentazione provvisoria per il soggiorno, nonché di essere ospitati in case di accoglienza. La polizia olandese aveva constatato che nei mesi precedenti, alcune organizzazioni nigeriane attive in quel territorio avevano iniziato ad impiegare tale escamotage per trasferire giovani, per lo più di sesso femminile e destinate allo sfruttamento sessuale, facendole inizialmente transitare in Olanda. Una volta giunte all’aeroporto di Schipol tramite vettori aerei KLM, provenienti da Lagos, i minori si dichiaravano vittime di tratta, senza fornire ulteriori indicazioni, venendo quindi ospitati in strutture predisposte, dalle quali, dopo aver ricevuto la documentazione provvisoria di soggiorno, si allontanavano. Successivamente, sotto la minaccia di riti woodoo, raggiungevano i referenti della struttura criminale, i quali provvedevano all’ulteriore loro trasferimento nei luoghi in cui erano stati richiesti dalle madame per il relativo sfruttamento sessuale. La polizia olandese, quindi, sottoponendo ad intercettazione alcune utenze cellulari in uso alle minori, riusciva a comprendere che molte di esse erano giunte o erano in procinto di raggiungere l’Italia. Le stesse attività tecniche, inoltre, permettevano di individuare il responsabile della cellula olandese in OSAIKHWUWOUMWAN Ada Solomon. Tale sforzo investigativo condotto nei suoi confronti dava modo di documentare una serie di rapporti con soggetti nigeriani stanziali nella penisola, finalizzati a trasferimenti di minori, oltre ad alcuni suoi contatti con soggetti attivi nel traffico internazionale di cocaina. Elementi importanti emergevano dalla documentazione trasmessa a seguito di specifica rogatoria dall’autorità giudiziaria olandese. Tutte queste notizie venivano fornite in veste ufficiale dalla Autorità giudiziaria olandese, investita formalmente con rogatoria formulata dalla scrivente autorità giudiziaria. In data 11.10.2007 veniva effettuata un’ulteriore riunione di coordinamento presso la Procura ove lo scrivente presta servizio con le autorità olandesi nel corso della quale sono state consegnate, nell’ambito della rogatoria aperta con detto paese,una serie di intercettazioni e relativi decreti autorizzativi, che sono parte integrante della presente richiesta, in relazione ai soggetti di comune interesse nelle due attività condotte. In detto incontro, inoltre, veniva confermato quanto già concordato nella precedente riunione tenutasi in Groningen (Olanda) ed ovvero la congiunta esecuzione di una serie di misure cautelari nei confronti di cittadini nigeriani responsabili di diversi delitti tra cui la tratta di esseri umani, la riduzione in schiavitù e il traffico internazionale di sostanze stupefacenti.Tali misure cautelari hanno visto coinvolti forze di polizia appartenenti ai seguenti paesi Italia, Olanda, Francia, Inghilterra, Irlanda, Stati Uniti e Nigeria.

L’ATTIVITA ROGATORIALE. SINTESI DELLE INFORMAZIONI FORNITE DALLA POLIZIA BRITANNICA

L’operazione SWALCLIFFE, condotta dalla Metropolitan Police di Londra è stata avviata nel settembre del 2001 a seguito del rinvenimento, nel fiume Tamigi, di un bambino (convenzionalmente indicato come Adam), poi risultato di circa 10 anni, molto verosimilmente di nazionalità nigeriana, trovato senza testa ed arti (

I preliminari accertamenti scientifici facevano emergere che nell’intestino del piccolo erano presenti tracce di erbe velenose, impiegate normalmente per i riti voodoo. Anche le mutilazioni al corpo facevano propendere per un possibile omicidio rituale. Come confermato dalle attività svolte in seguito all’omicidio, lo scopo del rito sacrificale sembrerebbe essere quello di dare potere ed affermare il sodalizio criminale agli occhi delle potenziali vittime.

Le indagini esperite da quell’organo di polizia, nel 2003, consentivano l’arresto di diverse persone ritenute responsabili di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sospettate di aver gestito il trasferimento di Adam dalla Nigeria alla Gran Bretagna, attraverso la Germania. Tuttavia nessun chiaro elemento emergeva a loro carico per la contestazione dell’omicidio.

Le indagini trovavano in seguito nuova linfa a seguito della collaborazione formale di uno dei soggetti arrestati all’epoca, indicato dalle autorità inglesi, come “OJO”, il quale aveva, a sua volta, indicato una

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donna, OSAGIEDE Joyce, come la responsabile, in qualità di appartenente ad un’organizzazione dedita alla tratta di esseri umani, del trasferimento di Adam dalla Nigeria alla Germania. La OSAGIEDE, all’atto del suo arresto nel 2002, aveva dichiarato ai servizi di immigrazione britannici che suo marito, tale ONOJIGHOVIE Samuel, nato il 19.08.1966 era il capo della setta responsabile dell’omicidio del piccolo “Adam” e che aveva provveduto personalmente al sacrificio di più di dieci minori.

Il collaboratore, scarcerato impiegato in affiancamento ad un undercover della polizia londinese, peraltro, era riuscito a farsi contattare dalla OSAGIEDE Joyce che, in quel frangente in Italia, si stava adoperando ulteriormente nel traffico di clandestini, impiegando le utenze cellulari n° 329.8216462 e 320.4465336. La stessa gli aveva comunicato l’intenzione di trasferirsi, di li a breve, dalla zona di Pescara a quella di Napoli.

Per quanto riguarda l’esecuzione di rituali spirituali woodoo in territorio italiano appare opportuno sottolineare che la Compagnia Carabinieri di Mondragone (CE), alla fine del 2004, comunicava il ritrovamento, in un’abitazione in uso a due cittadini nigeriani sita in quella località Baia verde, in agro di Castel Volturno (CE), di un altare utilizzato nel corso di tali riti animistici. All’epoca si accertava che tali funzioni venivano svolti per assoggettare ragazze di etnia nigeriana al fine di indurle alla prostituzione in un vero e proprio stato di schiavitù.

I successivi riscontri della polizia giudiziaria permettevano di accertare che uno dei due soggetti che aveva nella disponibilità l’alloggio, risultava essere l’unico “stregone” di fama e rilevanza presente nella zona dell’alto casertano, nonché appartenente all’importante associazione religiosa denominata REFORMED OGBONI FRATERNITY, avente sede centrale a Lagos (Nigeria) e diverse articolazioni presenti in diversi paesi. Il potere intimidatorio di tale setta si rileva nella riconosciuta facoltà di infliggere severe e cruente sanzioni a chiunque provi a opporsi alle sue finalità. La brutalità nei metodi di tale consorteria la si può pienamente comprendere se si pensa che il giuramento di iniziazione di un nuovo adepto prevede che il vecchio iscritto o garante, deve presenziare alla cerimonia portando con se membra umane, solitamente il cuore o un organo genitale, di una persona a lui cara (familiare o parente stretto).

SINTESI DELLE INFORMAZIONI FORNITE DALLA POLIZIA NIGERIANA

Nel corso delle indagini veniva intrapresa una proficua collaborazione anche con l’autorità giudiziara nigeriana e con l’organismo denominato Naptik attivo nella repressione dei traffici umani dalla Nigeria. Tale cooperazione consentiva di disvelare l’esistenza di un allarmante programma da parte dell’indagata ILAWAGBON Rose e complici in corso di identificazione finalizzato al rapimento di neonati o bambini da quel paese per introdurli nel territorio nazionale; allo stato non è stato possibile accertare quali fossero le finalità dei rapimenti ma non può escludersi anche alla luce delle informazioni fornite dalla polizia britannica illustrate nel precedente capitolo che i neonati possano essere vittime di veri e propri sacrifici nell’esecuzione di riti Wodoo.

Infatti la relazione finale redatta dal Direttore dell’unità nigeriana Investigazioni e Monitoraggio, interessato a seguito di precisa richiesta avanzata a quel paese dall’Italia, tramite il Governo dei Paesi Bassi col quale è in corso una richiesta di rogatoria aperta nell’ambito della presenta attività d’indagine, compendiava proprio la loro attività svolta sul conto di ILAWAGBON Rose e sull’iter tenuto per dare attuazione all’adozione in argomento. Nel dettaglio, in detto rapporto investigativo, veniva premesso che la minore Success era nata presso il centro medico Christ Way Medical Centre di Benin City il 03.10.2006, partorita e subito abbandonata da tale IDEMUDIA May. LA p.g. procedeva all’intercettazione delle conversazioni precedenti e legati alla scomparsa della bambina in Nigeria e sulla mancanza della bambina nel domicilio dichiarato da ILAWAGBON Rose all’atto dell’acquisizione della minore. Infine proveniva dall’autorità giudiziaria olandese, per il tramite del’Interpol , nel mese di settembre 2007 una nota dell’autorità nigeriana dalla quale in sintesi emergeva il tentativo di adozione illegale della minore Success oggetto di acquisto da Madame Rose e che la stessa era scomparsa dall’orfanotrofio nigeriana .

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GLI INDICI DI MAFIOSITÀ RAVVISABILI NEL MODUS OPERANDI DELLE ASSOCIAZIONI

NIGERIANE Come si diceva il traffico di esseri umani, considerato nelle due forme dello smuggling e del trafficking, costituisce ormai, per gli illeciti profitti che derivano, il secondo settore d’interesse illecito delle più qualificate organizzazioni criminali di matrice etnica, dopo il traffico di droga. Tale dato è riscontrato anche per la criminalità nigeriana, affermatasi negli ultimi venti anni in Europa, Stati Uniti e Sud America in entrambe le attività. In Italia, in particolare, gruppi di tale etnia hanno cominciato ad evidenziarsi negli anni ’80, in coincidenza dei consistenti flussi migratori provenienti dal continente africano, insediandosi inizialmente nel casertano e dedicandosi allo sfruttamento di giovani prostitute connazionali. Nel corso degli anni i sodalizi nigeriani si sono quindi diffusi su tutto il territorio nazionale, creando stabili e consistenti insediamenti soprattutto nella città di Torino, divenuta ormai la principale destinazione italiana delle giovani donne nigeriane trafficate ai fini di sfruttamento sessuale, ma anche nel Veneto (Padova), in Lombardia (Brescia e Milano) ed in misura minore nel centro-sud, come confermato dalla presente attività di indagine. La maggiore colonia di cittadini nigeriani come si diceva è situata tuttavia proprio in Campania, a Castelvolturno, un piccolo paese del casertano che sorge sul litorale Domitio a poche decine di chilometri da Napoli, dove una sensibile quota della popolazione è formata proprio da persone di tale nazionalità. Ed è proprio nel casertano, ed anche nella zona domitiana della provincia di Napoli, sono state effettuate anche nel recentissimo passato innumerevoli operazioni di polizia nei confronti di numerosissimi soggetti di nazionalità nigeriana. Ciascun gruppo si caratterizza per la comune provenienza etnico-tribale che contribuisce a garantire, unitamente ai vincoli familiari e alle tradizioni magico-religiose, una elevata compattezza interna che ne consente un’efficace operatività nonostante la ricorrente suddivisione in cellule, attive in diverse aree territoriali. Si tratta di gruppi connotati da un alto livello organizzativo e di pericolosità, ai quali sono riconducibile i caratteri dell’associazione mafiosa, sotto il profilo del metodo “violento”scaturente dalla forza di intimidazione del vincolo associativo adoperato per i promotori dell’associazione per ottenere l’assoggettamento dei soggetti sfruttati a fine di prostituzione. I dati dell’attività di contrasto alla matrice criminale relativi agli ultimi tre anni, ne confermano la capillare distribuzione sul territorio, la tendenza ad un accresciuto coinvolgimento in attività illecite di vario tipo, tra le quali prevalgono quelli in materia di stupefacenti ed immigrazione clandestina. La maggior parte delle ragazze trafficate ai fini di sfruttamento sessuale provenga dal Sud della Nigeria (Benin City o Lagos) o da alcune cittadine dell’interno ed appartengano solitamente alle tribù Igbo, Yoruba, Bini, Edo. Sono tutte donne con una età compresa tra i 16 ed i 25 anni e dotate di un basso livello di istruzione La situazione di precarietà economica e la speranza di trovare all’estero migliori condizioni di vita, agevolano le attività delle organizzazioni criminali nei confronti delle vittime e delle loro stesse famiglie che, allo scopo di finanziare il viaggio verso l’estero, contraggono debiti con le “madames” ammontanti a 50.000 ed in alcuni casi 60.000 euro, saldati proprio attraverso il successivo sfruttamento delle trafficate. Una volta esaurita la fase del reclutamento, i gruppi criminali organizzano direttamente il viaggio verso le destinazioni finali, anche attraverso la predisposizione della documentazione necessaria all’espatrio, spesso assicurata dalle proprie cellule attive in territorio estero con precipui compiti di reperimento della documentazione di viaggio e dei biglietti, attraverso canali internet, saldamente radicati, caratterizzati dall’uso fraudolento di codici di carte di credito, preventivamente captate da solidali, prettamente incaricati di tali attività. Prima della partenza viene svolta dall’organizzazione, tutta quella attività tesa al reperimento dei documenti validi per l’espatrio. Il passaporto in alcuni casi viene ottenuto direttamente da soggetti che hanno contatti, di natura illegale, con la polizia locale e con elementi all’interno delle varie ambasciate che dovranno rilasciare i visti d’ingresso. Sono passaporti "regolari", acquisiti attraverso l’organizzazione criminale, che poi

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fraudolentemente sostituisce la fotografia. Talvolta i passaporti, per sopravvenute esigenze, sono inviati per posta in Italia o fatti pervenire attraverso un amico o un parente. Il luogo di partenza, nella maggior parte dei casi, è l'aeroporto di Lagos in Nigeria. Il primo scalo è in altro aeroporto africano, spesso in Ghana, ove è presente storicamente una forte comunità di origine nigeriana, ma anche a Cotonou, città del vicino Stato del Benin; talvolta la prima tappa è invece nel Togo, da dove partono per la Spagna (Barcellona e Madrid) e quindi giungono in Italia. Le principali città di elezione di tali traffici, e quindi di smistamento delle donne, sono: Torino, Milano, Genova, Verona, Padova, Brescia e Mestre per il Nord; Livorno, Rimini, Perugia e l’hinterland romano per il Centro; Napoli, Castelvolturno e l’agro domiziano per il Sud. L’arrivo in Italia avviene prevalentemente via aerea, con arrivo presso gli scali milanesi e di Fiumicino, ove le giovani nigeriane vengono prese in consegna dai referenti delle consorterie che le condurranno alla destinazione finale, affidandole alle madames o ad altre donne di fiducia delle stesse madames con compiti di controllo e riscossione dei proventi della prostituzione Le madames rivestono una funzione essenziale all’interno del sodalizio criminale. Spesso, infatti, è la stessa madame, scaricatasi a sua volta del debito contratto, ad inserirsi nell’attività di “acquisto”, pagando tra i 10.000 e 12.000 euro, per l’ingresso delle ragazze. In tal modo si garantisce la destinazione e l’amministrazione finale della ragazze, usufruendo di un maggior guadagno. Sono queste stesse donne, che hanno il compito di sorvegliare le ragazze e di avviarle all’esercizio della prostituzione, ricorrendo soprattutto a metodi di coercizione psicologica e morale quali la sottrazione dei documenti d’identificazione, utilizzati dall’organizzazione per l’ingresso di altre donne, la segregazione delle vittime in alloggi gestiti dai sodalizi, il ricorso ai riti magico-esoterici, come i riti wodoo, particolarmente efficaci per l’assoggettamento delle giovani sfruttate. Come anticipato nell’introduzione a tale paragrafo nel contesto delle pratiche utilizzate dalle madame per rendere più aderenti alle loro esigenze le donne sfruttate, emergeva chiaramente che la celebrazione di riti voodoo risultava la modalità per piegare le resistenze delle giovani ai loro scopi criminali. Ad esempio l’arrivo della ragazza nominata Mercy nell’ambito della indagine Viola a madame Esther (IYAMU Helen) forniva numerosi spunti investigativi in tal senso. Infatti, quest’ultima, mostrava di avere un rapporto piuttosto conflittuale con la giovane connazionale sia per il fatto che, almeno nel primo periodo, non maturava i guadagni sperati, sia perché considerata “ … una ragazza furba anche se ha solo 17 anni e, pertanto, capace di tenere testa alla sua madame. In quel contesto veniva palesato come le donne sfruttate fossero in un grave stato di sottomissione e di soggezione nei confronti delle rispettive madame/maman, anche perché i riti di iniziazione voodoo apparivano tanto più efficaci quanto più le ragazze sottomesse si trovavano in difficoltà. Le medesime, infatti, nei loro periodi di prostrazione tendevano ad affidare le loro sorti alle loro aguzzine, alle quali chiedevano di farsi carico delle loro disgrazie e di proporre la loro soluzione attraverso preghiere o riti animisti. Esemplare appariva la richiesta di aiuto avanzata da Mercy (JOHN Naomi), nel momento in cui si rendeva conto che non era in grado di rendere quanto si aspettava la sua protettrice Esther (IYAMU Helen). Nell’occasione la ragazza, con il telefono di quest’ultima si rivolgeva ad un’altra donna con la seguente preghiera: “ … mamma voglio dirti che da quando sono arrivata … non ho lavorato ... devi fare qualcosa …”. Tale richiesta non cadeva nel vuoto tanto che l’altra interlocutrice tranquillizzava la ragazza promettendo che le avrebbe fatto qualcosa e che, in virtù di ciò, le cose sarebbero cambiate .

. I riti tribali appena accennati, seppure poco credibili in una cultura occidentale, venivano considerati capaci di influenzare gli eventi (es. ripetuti controlli da parte delle forze dell’ordine) e la solidità fisica e mentale dei sacrificati, secondo la cultura dei soggetti indagati. Perdurando i rapporti tesi tra la protettrice e la ragazza trafficata, infatti, si aveva modo di venire a conoscenza che l’asserita furbizia della ragazza Mercy poteva essere influenzata, anzi annullata del tutto, proprio facendo eseguire un rito voodoo nei suoi confronti. In tale contesto, appariva interessante una conversazione oggetto di intercettazione telefonica nel corso della quale la madame chiedeva aiuto ad uno sconosciuto papà di Loveth per far eseguire un rito nei confronti di Mercy al fine di renderla stupida di modo che, anche qualora avesse finito di assolvere al suo debito, avrebbe continuato a rimanere sotto la sua sapienza. In tale conversazione, inoltre, si apprendeva che esisteva tutta una serie di riti magici che andavano

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da “ … quella che si usa per fare la doccia …” a “ … quello che si mette nel cibo …”, considerato in quel preciso frangente più confacente allo scopo anche perché “ … quando l’ha mangiato rimane dentro al suo corpo ed è difficile da curare …”. Al termine della conversazione, oltre al fatto che Mercy (JOHN Naomi) era stata pagata 9000 euro dalla mamdame Esther (IYAMU Helen), veniva messo in evidenza che il prezzo del suo riscatto ammontava a 60.000 euro. L’organizzazione del rito voodoo procedeva ed in breve tempo, appena il giorno successivo la madame Esther (IYAMU Helen) riceveva una risposta dal padre di Loveth il quale confermava di aver rintracciato un santone disposto a comporre una pozione da miscelare con il cibo, al prezzo di 9000 naira, prezzo che Esther (IYAMU Helen) considerava congruo agli scopi prefissi. La celebrazioni dei riti spirituali voodoo non erano solo mirati agli obiettivi appena descritti, ma venivano eseguiti anche per infondere nelle donne sfruttate una sorta di sicurezza e di invincibilità nei confronti delle numerose avversità che le stesse avrebbero incontrato nell’esercizio della loro attività di prostituzione. Per tali avversità, che potevano configurarsi sotto forma di controlli da parte delle forze di polizia, di scarsità di clienti e di pericolo per la propria incolumità, venivano effettuati, ovvero fatte effettuare, alcune funzioni animistiche sin dalla loro partenza dalla Nigeria, proprio allo scopo di far credere alle ragazze trafficate che non avrebbero dovuto aver timore di nulla e di nessuno e che, l’unica persona in grado di poter avere ascendenza nei loro confronti era solo la loro madame/maman alle cui cure erano state affidate. Le ipotesi appena rilevate scaturivano dall’analisi di diverse conversazioni telefoniche intercettate nell’ambito delle indagine cd. Viola . Dette relazioni telefoniche fornivano un quadro piuttosto esaustivo sull’argomento sin dall’arrivo della giovane nigeriana Marcy quando, per scongiurare il verificarsi di un controllo da parte delle forze dell’orine, in quel periodo piuttosto frequenti nella zona a lei destinata per la prostituzione, la sua protettrice Esther (IYAMU Helen) pensava di sottoporla ad un rito voodoo. Il dialogo, intercorso tra Esther (IYAMU Helen) ed Eva, un’altra sua ragazza dedita al meretricio, metteva in luce che le donne venivano sottoposte preventivamente a tali funzioni, cioè prima di essere messe sulla strada, come consigliato proprio dalla ragazza che in quel momento si trovava a scuola (modo solitamente usato per indicare il luogo di lavoro ndr.), che consigliava la sua maman affermando: “ … Ti consiglierò di non portarla da Joy adesso. Deve prima fare i sacrifici per lei …”. Il consiglio veniva subito recepito dalla madame Esther (IYAMU Helen) la quale, vista la situazione, osservava che era “ meglio così … c'e molto lavoro in quel posto e quindi devo prima chiamare Nigeria per fare voodoo per lei ...”, quindi considerava che, in mancanza del rito scaramantico, la ragazza poteva anche “ … stare a casa per una settimana senza lavorare …”. Eva, nella conversazione successiva, considerava l’effettuazione del rito piuttosto efficace e impellente anche perché, nonostante fosse stato già effettuato “ … il sacrificio sul posto di lavoro …” sarebbe stato molto importante “ … il sacrificio per la ragazza … per poter sfuggire dalle forze dell’ordine e anche per attirare l’attenzione degli uomini …”. L’effetto che sortiva l’esecuzione di tali procedure rituali sulle donne da attrarre in Italia e da sfruttare sessualmente, secondo quanto emerso nel corso della stessa conversazione, era talmente efficace che le stesse persone che vi erano state sottoposte rimanevano coinvolte al punto tale da far discendere le proprie vicissitudini allo rito stesso (lett.: “… ok è importante ... loro fanno come crema ... io vado a lavoro senza problemi perché sono sempre informata quando viene la polizia …”, come riferito da Eva). La sorte, però, non andava nella previsione di madame Esther la quale veniva sottoposta ad un inaspettato interesse da parte delle forze di polizia a partire dal 19.05.2007. In quel giorno, infatti, Esther (IYAMU Helen), un tale Samuel e la sua Mercy (JOHN Naomi) venivano sottoposte ad un serrato controllo da parte del Ros di Roma, coadiuvato da articolazione territoriale del posto e, in concomitanza di tale fatto, ad Esther (IYAMU Helen) iniziava a venire il dubbio che la venuta della giovane prostituta fosse stata per lei fonte di sventura. Lo sfogo veniva captato nel corso della conversazione intercorsa ed intercettata tra Esther (IYAMU Helen) e la mamma di Samuel, nel corso della quale la prima dopo averle spiegato le dinamiche del controllo appena subito, insinuava il dubbio che la fonte di tale situazione fosse proprio Mercy (JOHN Naomi), tanto da affermare: “ … é così mi sta dicendo … da quando che sto in Europa non ho mai avuto un controllo così e perché ora é così …”. L’interlocutrice si mostrava d’accordo con le impressioni esternate da Esther

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(IYAMU Helen) e proponeva alla sua amica di recarsi in una chiesa, di sua conoscenza, ove celebrava un pastore molto bravo che le avrebbe detto tutto quello che c’è da fare. Nel caso in cui si renda necessario ricorrere a minacce o violenze per mantenere il controllo delle sfruttate, che si vogliono ribellare entra in gioco la componente maschile dell’organizzazione, cui generalmente è affidata la protezione esterna dell’attività. L’assoggettamento alle rispettive madame appare piuttosto radicato nelle modalità comportamentali delle giovani donne nigeriane prima oggetto di tratta e successivamente sfruttate sessualmente. Esemplare appare,al fine di comprendere lo stato di soggezione delle vittime della tratta , la vicenda che vede protagonista una altra giovane JOHNHOLT/RITFELD la quale,fuggita da un centro di accoglienza in Olanda , arrivata in Italia ,avviata alla prostituzione , dopo essere stata fermata nel corso di un controllo di polizia ed essere stata ricondotta in Olanda da dove si era allontanata illegalmente, non faceva passare molto tempo prima di ricontattare la sua madame di destinazione, ovvero NOSA Jessica . In tale occasione la giovane riferiva di essere stata di nuovo alloggiata in un centro di accoglienza e di avere il sospetto di essere seguita da quelle forze dell’ordine le quali, nel corso di un colloquio, le avevano intimato di non continuare ad esercitare l’attività della prostituzione, pena la conseguente espulsione dall’Olanda ed il rimpatrio nel paese natio.La ragazza fuggiva nuovamente e veniva nuovamente impiegata nella prostituzione. Parimenti noto, tra le organizzazioni sfruttanti e le ragazze controllate, era il ricorso a pratiche di violenza anche fisica che, sebbene non direttamente documentate nel corso dell’indagine, palesavano, comunque, una realtà dove il sopruso fisico veniva costantemente minacciato per piegare le ragazze agli scopi dell’organizzazione. In tale contesto vengono alla mente due conversazioni, peraltro ampiamente riportate in altra parte della presente richiesta, entrambe intercettate sull’utenza in uso a madame Esther (IYAMU Helen). La prima (vedeva quest’ultima conversare con tale Ruben col quale si lamentava degli scarsi risultati economici che stava avendo dalla ragazza sua controllata JOHN Naomi. Alla raccomandazione fattale dal suo interlocutore, che si raccomandava di non farsi fuggire la ragazza, madame Esther (IYAMU Helen) rispondeva lapidaria che in tale evenienza “ … con una mazza uccido tutti i suoi parenti …”, anche perché, si giustificava, “ … quando mi chiedete i soldi dal paese io sono restia a darli perché sono soldi persi … mentre con questi affari riesco a fare altri soldi più in fretta ... in questa situazione se qualcuno mi disturba nel mio intento avrà la peggio”. Nella seconda conversazione intecettata (madame Esther (IYAMU Helen) confidava anche ad una sua amica in Nigeria i problemi legati ai mancati introiti da parte di JOHN Naomi e che, per poterla piegare ai suoi voleri aveva esercitato sulla stessa violenza fisica: “… gliel'ho detto ieri dopo che l'ho menata che l'ho portata in Italia per fare soldi e non per fare la modella …. dopo che mi ha pagato può andare via e fare le cose sue ... si fa affari per guadagnare ... lei è alta e bella …”. La stessa madame riferiva di aver parlato della situazione anche ai familiari della ragazza sfruttata ai quali, nonostante le avevano: “… assicurato che la ragazza è brava …”, aveva rivolto chiare minacce: “ … però io ho detto alla madre che se fa il contrario userò il gruppo di "CULT" per ammazzarla e lo farò veramente …”. A quel punto i due i due dialoganti convenivano sull’opportunità di interessare direttamente la famiglia di origine della ragazza al fine di coinvolgerli obtorto collo nel tentativo di far cambiare atteggiamento alla loro figlia. La conversazione, terminata a causa della caduta della linea, riprendeva allorché i due pianificavano le modalità di presentazione a casa dei genitori della Naomi JOHN ai quali, secondo le direttive di Esther (IYAMU Helen), si sarebbe dovuto presentare un grande personaggio al fine di incutere rispetto. Essenzialmente è comunque l’impegno alla restituzione del debito contratto all’atto del reclutamento a determinare il legame tra gli sfruttatori e le proprie vittime, nonchè il timore di quest’ultime per eventuali ritorsioni violente nei confronti dei propri familiari rimasti in Nigeria. Ad esempio a causa della poca redditività della giovane connazionale,la madame sfruttatrice Esther (IYAMU Helen) contattava direttamente la madre della ragazza oggetto di tratta, probabilmente utilizzando

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altri canali di comunicazione, per cercare di far capire a quest’ultima i termini del loro contratto. In tale ambito venivano intercettate due conversazioni, una intercorsa tra JOHN Naomi e la madre e la seconda tra quest’ultima e Esther (IYAMU Helen). Nel primo contatto la madre implorava la figlia di darsi da fare per finire di pagare il suo debito e le riferiva che lei, da parte sua, aveva fatto di tutto per metterla in condizione di lavorare bene (leggi riti voodoo) e di aver, per questo, speso ulteriore denaro. Alle rassicurazioni da parte della ragazza, la madre si raccomandava di mantenere buoni rapporti con Esther (IYAMU Helen). La seconda conversazione invece, vedeva Esther (IYAMU Helen) confrontarsi ancora con la mamma di JOHN Naomi alla quale prima confermava che la figlia non stava rispettando gli accordi circa il versamento di 500 euro settimanali, poi minacciava la sua interlocutrice affermando di essere in possesso delle unghie e dei capelli della ragazza e che avrebbe potuto spedirli in Nigeria per far eseguire un rito di magia nera nei confronti della figlia, al fine di terrorizzarla e di piegarla definitivamente ai suoi voleri. La gestione logistica delle “sfruttate” viene effettuata dalla madame con l’ausilio di complici, che garantiscono: - il reperimento degli alloggi ove ospitare le prostitute; - l’accompagnamento sui luoghi di lavoro, talvolta anch’esso effettuato da cittadini italiani; - la protezione alle prostitute e alla stessa madam, intervenendo solo in caso di stretto bisogno. Le madames rivestono una funzione essenziale all’interno del sodalizio criminale. Spesso, infatti, è la stessa madame, scaricatasi a sua volta del debito contratto, ad inserirsi nell’attività di “acquisto”, pagando tra i 10.000 e 12.000 euro, per l’ingresso delle ragazze. In tal modo si garantisce la destinazione e l’amministrazione finale della ragazze, usufruendo di un maggior guadagno. Sono queste stesse donne, che hanno il compito di sorvegliare le ragazze e di avviarle all’esercizio della prostituzione, ricorrendo soprattutto a metodi di coercizione psicologica e morale quali la sottrazione dei documenti d’identificazione, utilizzati dall’organizzazione per l’ingresso di altre donne, la segregazione delle vittime in alloggi gestiti dai sodalizi, il ricorso ai riti magico-esoterici, come i riti wodoo, particolarmente efficaci per l’assoggettamento delle giovani sfruttate. I proventi illeciti derivanti dalla tratta e lo sfruttamento sessuale vengono rimessi in Nigeria, attraverso corrieri od i canali di money transfer, sia per finanziare la stessa filiera della tratta, sia per il loro reinvestimento in altre attività illecite quali, soprattutto, il traffico di stupefacenti, spesso gestito dalle medesime organizzazioni utilizzando le stesse vittime dello sfruttamento sessuale. Per inviare il denaro all’estero, i membri dell’organizzazione si avvalgono frequentemente dell’agenzia “Western Union”, come esemplificano le conversazioni riportate qui sotto: In una conversazione due cittadini nigeriani colloquiavano, in maniera per nulla criptica, sul prezzo stabilito per il viaggio di una donna dalla Nigeria, nonché delle modalità necessarie per il trasferimento del denaro all’organizzazione di stanza in quel paese africano.

O: Omo n.m.i. F: OSEIWE Favour aka Ogbes.

F: pronto? O: pronto F: si? O: io ho appena finito con la donna e ho deciso di chiamarti F: io non ho capito quello che avete discusso O: come? F: ha detto che dobbiamo mandare 7000 O: è cosi perchè comprende biglietto di aereo e altre spese F: dobbiamo pagare il 7000 qui in Italia o spedirlo con Western Union? O: Western Union? F: si … noi mandiamo il 7000 con le spese della commissione o senza? O: dovete pagare tutto F: se mandiamo i soldi con Western Union … non arriva più a 7000 … meglio avere conferma dalla donna prima O: no lei vuole pagamento in contanti F: allora chi pagherà per le spese di commissione? O: al costo di trasferimento? F: si O: lo lo so ... pero io so che è meglio mandare tutti il 7000 alla donna perchè il costo comprende il biglietti dell’aereo, visto di ingresso ed

imbarcamento

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F: noi stiamo parlando di euro e non di Naira ... perché per mandare i soldi ci costa 100 euro per 1000 cosi arriveremmo a pagare 700 per mandare 7000 euro

O: è vero? … comunque i soldi non sono della donna è per fare il lavoro F: costa troppo O: ok F: riprendi il passaporto dalla donna mentre io do la conferma se si può fare cosi o non O: ok … può confermare? F: ti richiamerò appena io ho la conferma O: ok

Trascorsi alcuni giorni Ogbes (OSEIWE Favour) contattava nuovamente la donna rispondente all’utenza nigeriana), con la quale si era relazionato,per avvertirla di andare a ritirare i 7000 euro che lui le aveva inviato, fornendogli i relativi codici di riscontro. Dalle conversazioni successive è emerso che i soldi sarebbero serviti per l’ottenimento di un passaporto ad un uomo nigeriano, al quale Ogbes (OSEIWE Favour) stava curando il viaggio per una destinazione non palesata, ma che si riteneva potesse individuarsi in un paese americano, atteso che gli venivano richieste anche le impronti digitali. La madame è necessariamente una figura carismatica, quasi sacerdotale, ed ha un ruolo molto importante anche per le successive fasi dell’attività criminosa, in quanto stabilisce con le ragazze, uno stretto legame, basato su giuramenti e riti di iniziazione spiritistici, chiamati “Voodoo”. Generalmente è persona diversa dalla madame presente in Italia, che è invece quella che coordina le attività delle ragazze e riscuote i proventi della prostituzione, anche se le due sono sempre in contatto, e spesso hanno addirittura un legame di parentela: in tal modo la madame locale può trarre maggiori vantaggi dagli impegni assunti dalle ragazze durante le celebrazioni dei riti in Nigeria. Più forte è il legame tra le due madam ee più celeri e maggiori sono i vantaggi di natura economica che le due donne riescono ad ottenere, limitando, con il loro continuo collegamento, i contatti con le organizzazioni criminali che operano in Nigeria. L’aspetto mistico-religioso, pur se ostico da comprendere, non è assolutamente da trascurare come fenomeno trasversale ed inscindibile dalla cultura nigeriana, che assume, in questa particolare attività criminosa, il connotato indispensabile del costringimento psicologico, caratterizzante l’associazione di tipo mafioso. Infatti in Nigeria sono ufficialmente praticate due religioni principali: il cristianesimo e l’islamismo. Ad esse, però, si affiancano l’animismo5 ed un’ulteriore serie di culti sincretici che combinano elementi delle religioni principali con elementi di riti tradizionali che si perpetuano in ambito tribale. Al nord è predominante il culto islamico mentre, nelle regioni meridionali, prevale la religione cristiana, sia cattolica che protestante. In tutta quella regione è comunque fortemente sentita la dimensione soprannaturale che si concretizza in una moltitudine di forme, spesso difficilmente comprensibili per la cultura occidentale, che contribuiscono a delineare una società ricca di superstizioni, dove si riesce a coniugare il razionale con il magico e la religione monoteista con lo spiritismo. Tipici di questa regione sono i riti “juju” culturalmente propri dell’etnia yoruba, alla quale si deve la loro nascita e la diffusione verso l'America e che, soprattutto ad Haiti, si è sposata con la cultura locale assumendone poi delle caratteristiche dell'isola nei Caraibi nonché la denominazione di voodoo. Agli Yoruba si deve la produzione di medicamenti che servono per proteggersi dai nemici, per irretire o neutralizzare gli stessi, o solo per "stregare" e ingraziarsi persone o spiriti. E’ quindi una società molto superstiziosa, nella quale non c'è una netta separazione tra il quotidiano e il magico, tra i problemi ed i misteri, tra la religione monoteista ed il mondo spiritico, fatto anch'esso di spiriti buoni e di spiriti cattivi che convivono tra loro. Le organizzazioni criminali dedite al traffico ed allo sfruttamento delle clandestine destinate alla prostituzione, per sancire l’impegno, le costringono, ad un patto di sangue davanti ad uno stregone denominato “PASTOR”, che le impegna a restituire il debito concordato e ad ubbidire sempre alla madame, pena la morte della ragazza o dei suoi cari, rimasti al villaggio.

Si cita come esempio un conversazione che la madame ENUDI Sandra,che è attiva nella tratta di giovani nigeriane,intratteneva la madre, la quale dopo alcuni convenevoli, passava l’apparecchio ad un uomo chiamato Pastore, ovvero colui che si era offerto per la celebrazione del rito voodoo

5 Soprattutto da parte delle etnie yoruba e ibo.

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Iniziata la conversazione il Pastore ripeteva che avrebbe dovuto “ … benedire un vestito per te ... devi indossarlo sempre ... devi abbassarlo solo quando vuoi fare l'amore con uomini … omissis … nessuno ti dirà niente quando porti il vestito … anche se vuoi andare in qualsiasi parte d’Europa …”. Chichi (ENUDI Sandra) continuava confidando i suoi trascorsi fallimentari in Italia, il suo fermo intento di rientrare in Danimarca, dove aveva il divieto di ritorno per cinque anni, oltre alle sue difficoltà economiche, ma il Pastore la interrompeva preconizzando che avrebbe avuto “ … tutti i soldi che ti servono da adesso ... devi solo rispettare tutto ciò che ti ho detto …”, non omettendo però che avrebbe dovuto “ … pagare il dieci per cento dei tuoi guadagni … li o qui …”, lasciando intendere che, comunque ed in ogni posto si fosse recata ENUDI Sandra, avrebbe dovuto versare il suo obolo. Ancora si richiama la vicenda relativa all’arrivo di una donna nigeriana ILAWAGBON Rose che si trovava in Italia nel paese natio ovvero al Nigeria ,al fine di “prelevare”un neonato da portare in Italia. Si aveva modo in particolare di intercettare diverse conversazioni di notevole interesse per la delicata questione in argomento, ed in particolare sulle modalità di custodia, in Nigeria, del minore in via di trasferimento ed in particolare una nel corso della quale ILAWAGBON Rose contattava una donna alla quale confidava la sua idea di far celebrare un rito propiziatorio voodoo sul conto del Pastore Austin e sulla propria moglie, ovvero alla famiglia alla quale dovrebbe essere affidato il bambino che stava reperendo. Una vera schiavitù psicologica, un impegno più vincolante di qualsiasi altra cosa, attuato anche in Italia con il quale le ragazze partono, provocando quindi una situazione di totale privazione della libertà e di impossibilità di esprimere la propria persona nelle donne trafficate, attuando in questo modo una e vera e propria forma di schiavitù e sottomissione della persona umana in tutte le sue manifestazioni che concreta senz’altro il cd “metodo mafioso” previsto dalla fattispecie di cui all’art. 416 bis c.p.oltre che dei reati satelliti di cui agli artt. 600, 601 c.p.e di sfruttamento e favoreggiamento nonché induzione alla prostituzione.

Nel corso della indagini è stato acclarato l’avvalersi del metodo mafioso da parte della ipotizata associazione ,inteso come utilizzazione della forza d’intimidazione del vincolo associativo, cui consegue una condizione di assoggettamento ed omertà.

Da un punto di vista probatorio, la forza d’intimidazione, elemento oggettivo di fattispecie del reato di cui all’art.416bis c.p., deve essere genericamente riconducibile al gruppo criminale perché questo possa dirsi di stampo mafioso. Un’associazione, quindi, potrà dirsi mafiosa (o camorristica), quando la sua “fama” di violenza e potenzialità sopraffattrice sia tale da aver sviluppato intorno a sé una carica (capacità)di intimidazione diffusa.

Nell’indagine denominata Viola sono stati accertati svariati episodi che testimoniano di tale forza intimidatrice che ha prodotto nelle vittime dell’associazione, l’assoggettamento, e cioè quello stato minimo di coartazione psicologica capace di determinare una reale deminutio della libertà morale e materiale di scelta da parte di soggetti estranei al gruppo criminale: basti por mente a titolo meramente esemplificativo al numero davvero impressionante di riti wodoo, minacce , violenze poste in essere dai singoli componenti delle associazioni criminali, alla loro sistematicità, alle loro modalità di esecuzione, per rendersi conto del grado di pericolosità e di diffusività sul territorio raggiunto da queste(che sono stati richiamate nel paragrafo precedente a titolo esemplificativo).

L’INDAGINE LINUS -I TRAFFICI DI STUPEFACENTE

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Il presente capitolo sintetizza gli esiti dell’attività di indagine eseguita dalla data del mese di mese di aprile dall’aprile 2005 al febbraio 2007 dai carabinieri di Viterbo ,dal Ros Roma la Goa di Roma e dalla squadra Mobile di Napoli,sotto le direttive inizialmente della Procura di Roma e successivamente della Direzione Distrettuale antimafia di Napoli, che ha consentito di disvelare l’esistenza di una organizzazione composta prevalentemente da cittadini nigeriani presenti sul territorio nazionale nella province di Napoli, Caserta, Roma, Viterbo,Milano, ed in altre nazioni quali Olanda, Nigeria e Perù ,Colombia dedita alla distribuzione in tutta Europa ed all’importazione in Italia di grossi quantitativi di sostanza stupefacente, in modo particolare “cocaina” ed “eroina”, attraverso reiterati trasporti della sostanza stupefacente dalla Nigeria ed Olanda,ed alla successiva distribuzione capillare ai fini della rivendita al minuto della sostanza stupefacente nelle varie regioni d’Italia, in particolare nelle province di Napoli e Caserta,Roma e Viterbo. Invero le operazioni antidroga condotte dalle varie Forze di Polizia nel corso degli anni hanno evidenziato che la Nigeria rappresenta un punto focale dell’ovest africano nel traffico degli stupefacenti. Sebbene non sia un significativo paese di produzione di droga o di precursori chimici esso è divenuto uno dei maggiori paesi di transito e stoccaggio, ovvero base per le maggiori organizzazioni criminali coinvolte nel traffico internazionale di droga. Le organizzazioni criminali nigeriane infatti, operano in molti paesi del globo e sono riusciti ad adeguare la risposta all’azione di contrasto delle forze di polizia di tutto il mondo. Esse sono in grado di movimentare quantità considerevoli di stupefacente dalle zone di produzione e di stoccaggio verso l’Europa, gli USA e Sud Africa facendolo transitare per la Nigeria. Di detto narcotico, solo una minima parte è destinato al consumo interno.

La progressiva acquisizione investigativa circa l’esistenza del gruppo di nigeriani coinvolto nelle attività criminose era emersa nel corso di altra attività investigativa già in atto dal mese di luglio 2004, nell’ambito dell’operazione “Spider”,sul conto di un diverso sodalizio dedito al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti tra Roma e Viterbo, composto esclusivamente da italiani, che, all’improvviso, era stato sostituito dal gruppo di cittadini nigeriani stanziati nella Capitale che si erano evidenziati in modo agguerrito quali nuovi ed unici fornitori dei pusher della provincia viterbese,sostituendo i precedenti supplier residenti nella zona di Acilia (Roma). Da subito erano emerse le forti connotazioni transnazionali della consorteria criminale nigeriana per i solidi e numerosi collegamenti con altri connazionali residenti in diversi altri paesi esteri. La D.D.A. di Roma, dopo circa sei mesi di attività,sulla scorta della importante novità sopra esposta, stralciava le posizioni interessate e trasferiva il nuovo fascicolo, per competenza territoriale, alla DDA di Napoli, a partire dal mese di aprile 2006, riprendeva e proseguiva le indagini nell’ambito del procedimento, giacché emergeva chiaramente che il presunto sodalizio impegnato nel traffico illecito ha sede operativa nelle province di Napoli e Caserta, da cui si diparte il flusso di droga verso Roma e quindi verso il viterbese. L’attività investigativa è stata principalmente svolta mediante intercettazioni telefoniche di numerose utenze cellulari italiane, nigeriane e olandesi che hanno permesso, nel corso del tempo, di evidenziare l’alto spessore criminale dell’organizzazione, operativa su gran parte del territorio nazionale, con tre zone di maggiore influenza ovvero le Province di Napoli, Caserta, Roma e Milano nonché in altri paesi europei e non. In queste zone geografiche è stato possibile individuare dei cittadini nigeriani, strettamente collegati fra loro con struttura associativa a foggia piramidale, impegnati nell’introduzione in Italia di considerevoli quantitativi di stupefacente del tipo cocaina ed eroina, nella successiva lavorazione della droga nonché nella commercializzazione a diverso livello sino allo spaccio al minuto. Nel corso dell’attività di indagine è stato inoltre possibile accertare che l’organizzazione illecita, anche se apparentemente strutturata su “cellule” indipendenti operanti in diverse aree geografiche di diverse nazioni, ha dei fortissimi punti di comunione nonché una perfetta rete di comunicazione, ed è verosimilmente guidata da un unico comando di vertice da collocarsi presumibilmente in Nigeria6.

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Simbolicamente può essere rappresentata come una rete composta da tante maglie, collegate fra di loro con dei capi maglia rappresentati dai vari promotori ed organizzatori dei distinti sodalizi, costituitasi con il solo e prevalente scopo dell’arricchimento come e comunque esso sia. Altra caratteristica rilevante ricavata dalle complessive emergenze investigative è costituita dal fatto che l’organizzazione nigeriana, a differenza di quelle classiche di stampo mafioso, non è basata su vincoli associativi di tipo familiare, bensì si tratta di un’associazione “sciolta”, e, di conseguenza, il sodalizio si presenta suddiviso in “cellule” operative in diverse parti del territorio nazionale e non. Nel corso delle varie fasi investigative, supportate dalle intercettazioni telefoniche e dai conseguenti servizi dinamici – dettagliati nei prossimi capitoli – si è portata alla luce l’esistenza di una struttura criminale di matrice nigeriana dedita esclusivamente – con continuità e professionalità - al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

L’organizzazione criminale oggetto della attività investigativa denominata Linus, per il reperimento della sostanza stupefacente, cocaina e eroina, ha previsto che nei paesi di produzione o di facile reperibilità sia presente un membro del sodalizio con lo specifico compito di interagire con le locali organizzazioni dalle quali acquistare la droga per poi inviarla in altre nazioni ed essere poi messa sul mercato finale. Grazie all’attività tecnica sono stati infatti individuati membri del sodalizio stanziati in Olanda, nazione che rappresenta, al momento, il maggiore canale di approvvigionamento e dove la comunità nigeriana è molto numerosa, che, a vario titolo e con ruoli specifici, provvedono ad acquistare la cocaina ed a esportarla verso gli altri paesi interessati. La collaborazione richiesta alle competenti autorità dei Paesi Bassi,che ha espletato per circa sei mesi intercettazioni telefoniche scoprendo la parallela rete associativa operante in Olanda ha consentito di raggiungere traguardi di alto livello investigativo in termini di sequestro di ingenti quantitativi di stupefacenti ed arresto di diversi corrieri ma anche di trarre in arresto IGNATIUS Johannes Chidi, ritenuto il vero leader del sodalizio nei Paesi Bassi, che curava il rifornimento della cocaina in Italia agli associati nel napoletano ed in altre località dell’Italia ma anche ad altri nigeriani presenti in numerosi paesi europei.

Nel corso della fase investigativa è stato possibile individuare e comprendere il modus operandi che il sodalizio mette in atto per il raggiungimento dei fini illeciti, dal reperimento della cocaina, al reclutamento dei corrieri, siano essi ovulatori o non, ed al trasporto della stessa che non esclude la presenza di personale compiacente in alcuni scali aeroportuali ( ad es. in Nigeria) per agevolare il passaggio del corriere e della droga specialmente qualora celata in normali valige. Di seguito, si ritiene utile indicare le peculiarità riscontrate nel corso della fase investigativa che permettono ancor più di mettere in risalto la vastità dell’organizzazione e, soprattutto, di come sia ben strutturata:

-la suddivisione in “cellule” radicate principalmente nelle province di Napoli e Caserta, in Roma, Milano e Viterbo, con stretti collegamenti fra di loro e altri soggetti presenti in altre zone del territorio nazionale. Le risultanze investigative hanno portato alla consapevolezza che “la rete nigeriana” presa in considerazione ha raggiunto un elevato livello organizzativo e che il numero delle persone che ne fanno parte, nonostante l’attività di contrasto, è in notevole e costante aumento;

-la quasi totalità dei soggetti inseriti nell’individuato contesto associativo, pur essendo pienamente in grado di lavorare, vive esclusivamente con i proventi delle attività illecite riconducibili al traffico degli stupefacenti;

-l’utilizzazione frequente dei medesimi corrieri siano essi ovulatori ovvero vettori di valige contenenti lo stupefacente, che agiscono per le diverse cellule ed entrano in Italia trasportando lo stupefacente per poi far ritorno al loro paese di origine o nel paese europeo ove risiedono. Esempio lampante è il caso di ABOUDOU Nassabia Fatma, corriere utilizzato sia dal sodalizio campano che da altro emerso in Francia, a Parigi;

-il narcotico, una volta giunto in Italia, viene successivamente ceduto prevalentemente in favore di altri cittadini nigeriani, pure inseriti nel medesimo contesto associativo e disseminati in varie località della Penisola. Questi ultimi, anch’essi risultati associati e costituenti “una fitta rete di distribuzione” provvedono,

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a loro volta, ad alimentare lo spaccio della droga nelle “piazze” sia di grandi città quali Napoli, Caserta, Milano, Roma, Viterbo, ma anche grossi centri urbani come Giugliano in Campania (NA), Villaricca (NA), ed altri piccoli centri della provincia di Viterbo quali Caprarola e Fabbrica di Roma, dove risiedevano alcuni personaggi che hanno rappresentato il livello più basso dell’organizzazione.

-le stesse fonti di approvvigionamento dello stupefacente, ubicate in Nigeria ed in Olanda, paesi di stoccaggio della droga, importata dal sud america, ove sono recentemente stanziati alcuni nigeriani che provvedono al reperimento direttamente alla “fonte” della cocaina, abbassando così il prezzo di acquisto e saltando i passaggi intermedi;

-l’utilizzazione da parte degli indagati, nella maggior parte dei casi, di documenti di riconoscimento falsi, spesso ottenuti in Nigeria, ove risulta essere pratica diffusa, ovvero di soprannomi, che rendono obiettivamente difficile l’identificazione certa tanto dei corrieri (quanto dei promotori del narcotraffico ;

-la difficile localizzazione degli indagati, anche se perfettamente identificati, in previsione di eventuali misure restrittive a seguito di provvedimenti di cattura delle competenti autorità giudiziarie, a causa della loro elevatissima mobilità a livello mondiale;

-l’utilizzazione di carte di credito clonate o comunque di provenienza illecita per l’acquisto dei biglietti relativi ai mezzi di trasporto (aereo, treno e nave) utilizzati poi dai corrieri, dedicando a tale attività soggetti specializzati con funzione di una sorta di “agenzia di viaggio” occulta e parallela, così come informalmente riferito anche dai competenti organi investigativi inglesi opportunamente interessati in un caso specifico;

-l’utilizzazione di numerosi e diversi sistemi di comunicazione quali: schede telefoniche cellulari intestate esclusivamente a soggetti inesistenti o completamente estranei alle indagini che vengono sostituite con frequenza costante, posta elettronica prevalentemente con indirizzi di provider degli Stati Uniti, Call Center, Internet Point e chat line. Emerge così che l’organizzazione riesce a comunicare con i vari componenti dislocati in ogni parte del mondo in maniera sicura, quotidiana ed efficace, rendendo certamente difficile la messa in atto di idonee tecniche investigative di contrasto;

-la corruzione dei funzionari doganali dei paesi di provenienza dello stupefacente (Nigeria, altri paesi africani), per garantire la partenza del maggior numero possibile di carichi, secondo la tecnica dell’invio di “corrieri a pioggia”, in modo tale che, secondo un calcolo statistico, almeno una parte di essi arrivi a destinazione;

-l’impiego, nella maggior parte dei casi, di corrieri di nazionalità nigeriana o comunque africana, che riescono in tale modo a guadagnare in poco tempo una cifra considerevole, stimata in circa 3.000 euro per viaggio, spese escluse, che certamente aiuta le loro poverissime condizioni di vita. Questo ampio bacino di corrieri indubbiamente favorisce le organizzazioni nel reperimento degli stessi e nella grande facilità di invio in ogni parte del mondo. Elemento di novità emerso nell’ultima parte dell’attività in corso è costituito dall’impiego di corrieri “bianchi”, cittadini dell’Unione Europea, che destano ovviamente minor sospetto; -da ultimo, l’utilizzo di diverse tecniche di confezionamento e trasporto dello stupefacente quali:

a) stock di ovuli del medesimo peso realizzati impiegando un’idonea tecnica per pressare lo stupefacente e rivestirlo di più strati di materiale plastico al fine di evitare l’aggressione dei succhi gastrici una volta ingeriti. E’ da evidenziare come, nel caso dell’arresto del OPARAH Alexander, uno dei corrieri utilizzati dalla associazione ,gli ovuli che questi occultava nell’intestino non siano stati rilevati dalla radiografia bensì solo a seguito di TAC; è pertanto ipotizzabile l’utilizzo di materiali radio-opachi che vanificano i controlli radiografici. Per tale motivo sono in corso accertamenti comparativi di laboratorio da parte del RIS di Roma; b)valige appositamente preparate con doppi fondi ove occultare lo stupefacente; c)pacchi postali internazionali spediti tramite corriere espresso;

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d)pezzi di ricambio per autoveicoli con vani appositamente ricavati per lo stoccaggio dello stupefacente.

Il reato transnazionale: legge 16 marzo 2006 n.146.

L’attività investigativa svolta nell’ambito dell’idnagine Viola ha evidenziato ed ampiamente documentato che gli indagati, oltre a rispondere del reato di cui all’articolo 74 del DPR 309/90, potevano rispondere anche della circostanza aggravante(che prevede l’aumento da un terzo alla metà) prevista e punita dalla legge 16 marzo 2006 n. 146 contro il crimine organizzato transnazionale che è stata contestata agli indagati in sede cautelare. Infatti, gli eventi e le condotte tenute dagli indagati trovano piena corrispondenza con il dettato normativo citato ed in particolare dall’articolo 3, attesto che l’organizzazione criminale commette l’illecita attività in più stati ovvero Italia, dove ha sede il sodalizio, la Nigeria, ove si ritiene abbia sede la regia con competenza “mondiale” ed il vertice ultimo dei narcotrafficanti nigeriani, e l’Olanda da dove proviene gran parte dello stupefacente e dove sono presenti degli esponenti che reperiscono il narcotico per inviarlo in Italia. Proprio in Italia, comunque, il traffico illecito portato avanti dal sodalizio oggetto di indagine viene organizzato, pianificato ed ha la sua cabina di comando nazionale e controllo ed è in Italia dove il reato trova la finalizzazione con la distribuzione dello stupefacente ai consumatori.

Il legame fra i paesi appena citati è stato documentato dai sequestri operati dalla polizia giudiziaria in occasione di vari trasporti di stupefacente che dalla Nigeria, dal Perù e dall’Olanda stavano per essere immessi sul territorio nazionale a seguito di intercettazione effettuate contestualmente dalla p.g. italian ed olandese ed il conseguente simultaneo scambio di informazioni . Inoltre in tale contesto si ritiene utile ribadire l’importanza del materiale sequestrato in occasione dell’arresto in Olanda di IGNATIUS Johannes Chidi ed in particolare del c.d. libro mastro, ovvero un blocco notes dove il predetto ha annotato i resoconti dell’attività illecita. L’organo collaterale olandese, oltre ad identificare compiutamente l’IGNATIUS, riveniva nella sua abitazione circa 4 kg di cocaina, materiale per il confezionamento degli ovuli e documentazione di estremo interesse investigativo, fra cui il “libro mastro” e oltre 115.000 euro in contanti.

La vicenda è estremamente importante in quanto nel corso della perquisizione domiciliare è stato possibile sequestrare, oltre allo stupefacente, anche del materiale tipicamente utilizzato per il confezionamento degli ovuli che poi venivano ingeriti dai corrieri. Oltre a ciò è stato rinvenuto il c.d. “libro mastro” con annotati diversi contatti telefonici con più paesi europei - di soggetti che hanno espletato l’attività di corrieri, acquirenti in Italia per il successivo spaccio, fornitori e resoconti relativi ad alcune transazioni illecite. Dal predetto libro mastro, si evince inoltre il movimento di considerevoli somme di denaro ed i relativi pagamenti ai/dai vari personaggi che in esso figurano(di ben venti diverse nazionalità) che mettono in risalto la centralità del ruolo ricoperto dall’indagato nel contesto organizzativo ipotizzato. Infatti, è ben evidente che il materiale in sequestro, contiene numerosi appunti che riepilogano “affari”, conclusi sia verso i fornitori di stupefacente che verso i diversi corrieri impiegati per il trasporto della cocaina in diversi paesi europei.. Anche l’entità della somma di danaro sequestrata (pari a circa 115.000 euro) - il cui possesso non può trovare altra spiegazione se non nella attività di trafficante internazionale di stupefacenti espletata continuativamente dall’indagato - costituisce ulteriore importante riscontro circa il ruolo apicale dell’Ignatius nell’ipotizzata associazione. Inoltre davvero illuminante dei collegamenti internazionali e dei paesi coinvolti nel traffico di stupefacente in esame è la seguente tabella riportante i contatti telefonici inseriti nella scheda telefonica del capo della associazione

Utenza Utilizzatore Nazione Note 00234-8062817603 Nigeria Passport

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00234-8028034568 Nigeria Uzor, Eze, Nonye 00234-8067395151 Nigeria Nelson 00234-8067356455 Nigeria Christ – Uloma L. 00234-8067388475 Nigeria Uloma-CC 00234-8059122206 Nigeria 00234-8062235167 Nigeria 00234-8039330788 Nigeria IK- Nig. (Nigeria) 00234-8066334970 Nigeria Maxi 00234-8002407365 Nigeria 00234-8023049134 Nigeria 0031-623908661 Paesi Bassi 0031-655931707 Paesi Bassi ALA Nike 0031-625344316 Paesi Bassi Odi-co 0031-626376247 Paesi Bassi Odi-co-2 0031-644672419 Paesi Bassi Sandra 0031-644789004 Paesi Bassi 0031-627571614 Paesi Bassi Maxi 0031-641118506 Emerso su Sunny Milano

(347/2459939- 389/0571852) dal 29.09.2006 al 05.11.2006 in uso a Geoffrey – corriere -

Paesi Bassi Geoffrey

0031-619245980 Paesi Bassi Emeka 0031-643684230 Paesi Bassi Papa 0031-626989496 Paesi Bassi Prince- G. 0031-626982418 Paesi Bassi Manza 0031-619104592 Paesi Bassi Nonyei 0031-6433881006 Paesi Bassi Maxi 0031-649919210 Paesi Bassi Jamanda ff 0031-651688422 Paesi Bassi Jamanda 0031-618845337 Paesi Bassi Oyei 0031-643678863 Paesi Bassi 0031-625536621 Paesi Bassi 0031-647250149 Paesi Bassi Edith 0031-628374336 Paesi Bassi Gorge- Ada 0031-655985007 Paesi Bassi Josef- Sonda 0031-630310301 Paesi Bassi Kan 0031-644779078 Paesi Bassi NN 0031-624757082 Paesi Bassi Vesen 0031-630512637 Paesi Bassi Chibuozu 0031-650927171 Paesi Bassi Chikodi 0031-650893559 Paesi Bassi CC 0031-627297467 Paesi Bassi 0031-652196276 Paesi Bassi Mike-Baba 0031-629197912 Paesi Bassi KB 0031-654501233 Paesi Bassi 0031-611241474 Paesi Bassi 0031-644937997 Emerso su Sunny Milano 389/0571852

e 347/2459939) dal 26.09.2006 al 07.11.2007 in uso a Anyale – fornitore -

Paesi Bassi

0031-644809461 Emerso su Sunny Milano 347/2459939 il 09.11.2006 e su Nonso 328/9388778 il 15.02.2007

Paesi Bassi

0031-626393560 Paesi Bassi Christopher 0039-347-249939 Corretto(347-2459939)

Intercettato in Italia. “Sunny Milano” Italia Nella pagina ove sono riportati, si legge il nome di Eddy e “Obi” (dim.vo di Chimaobi)

0039-320-6316472 Emerso su Sunny Milano 389/0571852 dal 22.09.all’11.10.2006 ed in uso ad Eddy

Italia Come sopra

0039-392-5752773 Italia Sergio 0039-333-6243489 Italia Sergio 0039-346-0216038 Italia Uche Italy 0039-328-8410979 Emerso su Nonso 328/9388778 dal

21.02.2007 al 27.02.2007 ed in uso ad un uomo

Italia Charle Nkemakolam

0039-388-924968 Italia Kelechi Italy 0039-333-8399560? Italia Osundu Italy 0039-334-8178994 Emerso su Sunny Milano 347/2459939 Italia Nike Italy

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Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli

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dal 03.11 al 08.11.2006 – su Nonso 328/9388778 dal 15.02.07 al 24.02.2007. Intercettato ed in uso a Nick.

0039-349-028040 Italia 0039-348-9028040 Emerso su Sunny Milano 389/0571852

il 22.09.2006 ed in uso ad un uomo Italia Ciarle

0039-348-928040 Italia Ciarle 0039-329-6417822 Italia Ciarle-2 0039-388-9246976 Italia Eddy 0039-320-7096917 Italia Nonyei 0039-329-9745719 Italia Jerry Italy 0039-399-745719 Italia Jerry Italy 0039-349-0976845 Italia 0039-347-3423355 Italia Nonyei 0039-340-6732097 Italia 0039-347-427 Italia 0039-340-9897855 Italia 0039-381-188474 AKINDELE Helen Iyabo (Nonye) Italia 0039-339-1931601 Italia UJU Sunny, Moglie di Sony 0049-15205174084 Germania Okenba 0049-1707093175 Germania Uche 0049-1747288185 Germania Ekomoke 0049-1621661627 Germania Perfect 0049-2013197102 Germania Christ office 0049-1745691334 Germania Jude 0049-1746523886 Germania Jude-f 0049-1637045115 Germania 0049-1627232990 ONWUDIWE Ifeany pellendorf 15,

93155 Heman Germania

0049-1757017033 Germania 0049-1623526375 Germania Christopher 0044-7737095766 Gran Bretagna Magelow L. 0044-7985522227 Gran Bretagna Banabas L. 0044-2078911411 Gran Bretagna 00230-8036463848 Mauritius Ugoma-Chidi 0027-768578275 Sudafrica Basil S.A. 0033-178019494 Francia Stefane 0043-6765033879 Austria Udo-A 0043-6769161910 Austria Udo 0055-4599360604 Brasile Elias – bra (Brasile) 0055-1185442635 Brasile Emeka 00358-44075010 Finlandia Peter-Fin (Finlandia) 0045-61973506 Danimarca 0045-61952788 Danimarca 0041-788172105

Svizzera

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CONCLUSIONI In conclusione,anche alla luce della esperienza maturata nel corso delle indagini che ho coordinato, ritengo che solo attraverso opportune iniziative ,peraltro già positivamente intraprese dalla Dna e da Eurojust protese a favorire la cooperazione,attraverso lo scambio di informazioni ed il compimento di attività di indagine congiunta , tra gli organi giudiziari e di polizia dei paesi interessati dalla presenza della criminalità nordafricana ,soprattutto Paesi Bassi ,ma soprattutto cercando anche attraverso azioni governative e della comunità europea protese a creare collegamenti investigativi e stipulare accordi di cooperazione con la Nigeria sarà possibile perlomeno limitare “i danni” procurati dalle organizzazioni criminali in esame e infliggere duri colpi arrestando i livelli più prossimi a quelli dirigenziali delle predette associazioni .

IL SOSTITUTO PROCURATORE DELLA REPUBBLICA Dottor Giovanni Conzo