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LA COLLEZIONE ANTONUCCI NEL MUSEO UNIVERSITARIO DI CHIETI 137 Il patrimonio culturale dei musei scientifici Firenze 14-16 novembre 2012 a cura di Giovanni Pratesi, Filippo Ceccolini, Stefania Lotti MUSEOLOGIA SCIENTIFICA MEMORIE • N. 14/2015 • 137-141 La collezione Antonucci nel Museo universitario di Chieti Antonietta Di Fabrizio Alessia Fazio Mariangela Sciubba Maria Del Cimmuto Assunta Paolucci Museo universitario dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti - Pescara, Piazza Trento e Trieste, 1. I-66100 Chieti. E-mail: [email protected] ISSN 1972-6848 RIASSUNTO La collezione naturalistica donata al Museo universitario dal Prof. Adriano Antonucci, già ordinario di Anatomia ed Istologia Umana, è rilevante per i suoi contenuti scientifici, storici e didattici. L’aspetto più significativo con- nesso alla donazione ed al donatore è senz’altro quello che delinea la figura del “naturalista ottocentesco”, incar- nato dal prof. Antonucci. Egli ha raccolto tutto quello che colpiva la sua attenzione di scienziato: dalle conchiglie più comuni a quelle esotiche, fossili delle nostre montagne e curiosità dal sottosuolo, sabbie dalle spiagge e dai deserti di tutto il mondo, minerali dall’aspetto e con colori insoliti, strumenti litici, antichissime testimonianze del nostro passato. Molto di questo materiale è ora in esposizione in uno spazio appositamente dedicato al prof. Antonucci che, facendolo uscire dalla sua privata “wunderkammer”, lo ha reso fruibile a tutti. Parole chiave: collezione, naturalista, Antonucci, museo universitario. ABSTRACT The collection Antonucci in the University Museum of Chieti. The naturalistic collection donated to the University Museum by Prof. Adriano Antonucci, full professor of Human Anatomy and Histology, is relevant for its scientific, historical and educational contents. The most significant aspect related to the donation and the donor is certainly one that outlines the figure of the “nineteenth- century naturalist,” embodied by prof. Antonucci. He collected everything that struck his attention of scientist: from the most common to the exotic shells, fossils of our mountains and curiosity from the subsoil, sand beaches and deserts around the world, minerals with unusual aspects and colors, stone tools, ancient records of our past. Most of this material is now exposed in special space dedicated to prof. Antonucci who made it accessible to all, by taking it out from its private “wunderkammer”. Key words: collection, naturalist, Antonucci, university museum. Adriano Antonucci nasce a Milano il 26 dicembre 1936 e all’età di quattordici anni si trasferisce a Chieti (città natale del padre) dove rimarrà per tutto il resto della vita. Consegue la laurea in Scienze Biologiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma; durante questo periodo partecipa ad una campagna di ricerche bota- niche sulla Maiella. Dopo la laurea ricopre alcuni incarichi didattici pres- so gli istituti superiori della provincia di Chieti e, nel 1967 e 1968, frequenta l’Istituto Sperimentale dei Prodotti della Pesca di Pescara, contribuendo alla rea- lizzazione del Museo Ittico di Pescara. Nello stesso periodo partecipa anche ad un gruppo di lavoro del CNR sull’inquinamento del Mare Adriatico. Nel 1972 inizia il percorso accademico nell’Università “G. d’Annunzio” presso la cattedra di Istologia ed Embriologia Generale e di Anatomia Umana Nor- male; nell’anno accademico 1985-86, ricopre il posto di Professore Ordinario di Istologia ed Embriologia Generale. Dal 1984 al 1994 è stato Direttore dell’Istituto di Morfologia Umana Normale. Dall’anno accademico 1994-95 è stato Vice Direttore

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LA COLLEZIONE ANTONUCCI NEL MUSEO UNIVERSITARIO DI CHIETI 137

Il patrimonio culturale dei musei scientificiFirenze 14-16 novembre 2012

a cura di Giovanni Pratesi, Filippo Ceccolini, Stefania Lotti

MUSEOLOGIA SCIENTIFICA MEMORIE • N. 14/2015 • 137-141

La collezione Antonucci nel Museo universitario di ChietiAntonietta Di FabrizioAlessia Fazio Mariangela SciubbaMaria Del CimmutoAssunta PaolucciMuseo universitario dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti - Pescara, Piazza Trento e Trieste, 1. I-66100 Chieti. E-mail: [email protected]

ISSN 1972-6848

RIASSUNTOLa collezione naturalistica donata al Museo universitario dal Prof. Adriano Antonucci, già ordinario di Anatomiaed Istologia Umana, è rilevante per i suoi contenuti scientifici, storici e didattici. L’aspetto più significativo con-nesso alla donazione ed al donatore è senz’altro quello che delinea la figura del “naturalista ottocentesco”, incar-nato dal prof. Antonucci.Egli ha raccolto tutto quello che colpiva la sua attenzione di scienziato: dalle conchiglie più comuni a quelleesotiche, fossili delle nostre montagne e curiosità dal sottosuolo, sabbie dalle spiagge e dai deserti di tutto ilmondo, minerali dall’aspetto e con colori insoliti, strumenti litici, antichissime testimonianze del nostro passato.Molto di questo materiale è ora in esposizione in uno spazio appositamente dedicato al prof. Antonucci che,facendolo uscire dalla sua privata “wunderkammer”, lo ha reso fruibile a tutti.

Parole chiave:collezione, naturalista, Antonucci, museo universitario.

ABSTRACTThe collection Antonucci in the University Museum of Chieti.

The naturalistic collection donated to the University Museum by Prof. Adriano Antonucci, full professor ofHuman Anatomy and Histology, is relevant for its scientific, historical and educational contents. The mostsignificant aspect related to the donation and the donor is certainly one that outlines the figure of the “nineteenth-century naturalist,” embodied by prof. Antonucci.He collected everything that struck his attention of scientist: from the most common to the exotic shells, fossils ofour mountains and curiosity from the subsoil, sand beaches and deserts around the world, minerals with unusualaspects and colors, stone tools, ancient records of our past.Most of this material is now exposed in special space dedicated to prof. Antonucci who made it accessible to all,by taking it out from its private “wunderkammer”.

Key words:collection, naturalist, Antonucci, university museum.

Adriano Antonucci nasce a Milano il 26 dicembre1936 e all’età di quattordici anni si trasferisce a Chieti(città natale del padre) dove rimarrà per tutto il restodella vita.Consegue la laurea in Scienze Biologiche pressol’Università “La Sapienza” di Roma; durante questoperiodo partecipa ad una campagna di ricerche bota-niche sulla Maiella.Dopo la laurea ricopre alcuni incarichi didattici pres-so gli istituti superiori della provincia di Chieti e, nel1967 e 1968, frequenta l’Istituto Sperimentale deiProdotti della Pesca di Pescara, contribuendo alla rea-

lizzazione del Museo Ittico di Pescara. Nello stessoperiodo partecipa anche ad un gruppo di lavoro delCNR sull’inquinamento del Mare Adriatico.Nel 1972 inizia il percorso accademico nell’Università“G. d’Annunzio” presso la cattedra di Istologia edEmbriologia Generale e di Anatomia Umana Nor -male; nell’anno accademico 1985-86, ricopre il postodi Professore Ordinario di Istologia ed EmbriologiaGenerale.Dal 1984 al 1994 è stato Direttore dell’Istituto diMorfologia Umana Normale.Dall’anno accademico 1994-95 è stato Vice Direttore

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del Dipartimento di Biomorfologia, incarico ricopertofino al suo collocamento in pensione, per raggiuntilimiti d’età, il 1° novembre 2009.Nel corso della sua carriera accademica ha presentato 136lavori scientifici dei quali 53 su riviste internazionali.Nel 1997 la rivista internazionale “UltrastructuralPathology” dedica la copertina del numero 5 dellarivista ad un suo lavoro sull’importanza dello zinconella terapia della sindrome di Down.Fin dall’adolescenza si interessa all’ambiente che locirconda appassionandosi alla pratica dell’alpinismo(fig. 1), della speleologia e della subacquea, sport chelo mettono sempre più a contatto con la natura.L’interessamento alla natura lo porta ad impegnarsiattivamente per la sua salvaguardia, svolgendo attivitàparallele di carattere culturale anche in forma associa-zionistica.Collabora, nel 1971, alla costituzione dell’ArcheoClub, sezione di Chieti e, nel 1974, alla costituzionedel WWF Abruzzo: è stato uno dei fondatori dellaSpeleologia in Abruzzo.Dal 1995 è Esperto Nazionale Tutela AmbienteMontano (TAM) in seno al Club Alpino Italiano.Inizia, nei primi anni ’60, l’attività esplorativa edescursionistica della montagna della Maiella inAbruzzo dove ha esplorato numerosi rilievi e circa120 grotte.Ha realizzato escursioni in tutte le zone montuosedell’Italia, ma anche della Grecia (Olimpo, e i montiantistanti Yoannina) dove ha condotto anche studibotanici.Ha collaborato nelle ricerche archeologiche con iProff. Radmilli, Graziosi, Amoroso e Guerreschi ed hapartecipato attivamente alla realizzazione di un docu-mentario sulla Chieti sotterranea. Come naturalista edivulgatore ha prodotto oltre 20 lavori a stampa o suriviste locali.Il 6 febbraio 2006 il Professor Adriano Antonucciindirizzava al Magnifico Rettore della nostraUniversità una particolare lettera con la quale espri-meva la propria volontà di donare tutto l’insieme dellecose di interesse naturalistico che egli aveva raccoltodurante la lunga attività di cultore attento ed ammira-to della Natura, specialmente - ma non soltanto - nelterritorio della regione Abruzzo. La lettera è un docu-mento importante perché, oltre a chiarire le ragionialla base del gesto di donazione, descrive in dettaglioanche la natura della raccolta, precisando le condizio-ni di ritrovamento dei reperti, le caratteristiche deivari gruppi di cose, il modo con il quale l’intera colle-zione è stata conservata fino al momento della dona-zione.La lettera inizia con le seguenti parole, significative echiarificatrici del gesto che il Nostro stava per com-piere: “Magnifico Rettore, accingendomi a lasciare ladocenza per raggiunti limiti d’età ti comunico cheintendo donare all’Ateneo le mie collezioni naturali-stiche di fossili della Maiella, minerali d’Italia, conchi-

glie del Mediterraneo e alcuni manufatti litici delPaleolitico e Neolitico. […] Desidero, al riguardo,che tali collezioni trovino adeguata sistemazione pres-so il Museo di Storia delle Scienze Biomediche dellaFacoltà di Medicina e Chirurgia e che siano messe adisposizione di ricercatori per motivi di studio, manon cedute ad altri” (Del Cimmuto, 2011).Dunque, il gesto concreto della donazione assunse findal primo momento, cioè fin dal momento nel quale ildonatore stesso espresse la sua volontà, anche un valo-re simbolico: tutto quanto raccolto in Natura durantela sua esperienza di scienziato e di cultore, cessava diappartenere ad una sola persona per passare ad appar-tenere alla comunità intera, al servizio dellaConoscenza ed a disposizione della Scienza. Il museo,infatti, assolve al suo ruolo sociale solo se è anche unistituto di ricerca e di divulgazione scientifica (Lugli etal., 2005).Sia la Facoltà di Medicina (alla quale al tempo afferivail Museo), sia il Consiglio di Amministrazionedell’Università “G. d’Annunzio” (con delibera consilia-re assunta il 23 febbraio 2006), non solo accettaronola donazione, acquisendo anche i reperti al patrimonioinventariato, ma espressero la più viva gratitudine alProfessor Adriano Antonucci. In concreto la gratitudi-ne venne rappresentata anche attraverso gli interventidi tanti colleghi che, in Facoltà di Medicina come inConsiglio di Amministrazione, vollero esprimere ilproprio personale plauso alla lunga e meritevole atti-vità del collega, svolta anche al di fuori delle strette

ANTONIETTA DI FABRIZIO - ALESSIA FAZIO - MARIANGELA SCIUBBA - MARIA DEL CIMMUTO - ASSUNTA PAOLUCCI

Fig. 1. Adriano Antonucci. Monte Acquaviva,

Majella, 1976.

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fino alla sua musealizzazione (Cipriani, 2006).Al termine della lunga e complessa catalogazione perla prima volta ci si è resi conto della enorme varietàdella natura delle cose collezionate, avendo finalmen-te anche la misura dell’ammontare complessivo dellaconsistenza della raccolta. L’acquisizione della“Raccolta Antonucci”, infatti, ha incrementato il patri-monio inventariato del nostro Museo universitario diben oltre 4000 record, la maggior parte dei quali cor-risponde ad esemplari multipli, spesso in numero dialcune decine per ogni record inventariale.E ciononostante il numero totale non rende merito néalla qualità dei reperti né alla loro grande varietà, né -meno che mai - alla loro enorme valenza scientifica.Nel suo complesso, tuttavia, la raccolta dimostraanche la sua natura per così dire ultra-scientifica, inquanto essa riflette ed in qualche modo quasi tratteg-gia e ricalca lo spirito che in essa ha trasfuso il racco-glitore. Cosicché la “Raccolta Antonucci” rappresentadavvero un esempio di collezione composta con spiri-to di genuina e sana curiosità scientifica da parte diuno scienziato eclettico che, ben oltre la sua accade-mica specializzazione nel settore disciplinaredell’Anatomia umana e dell’Istologia, ha esteso il suocampo di interesse a tutta la biologia, dalla zoologiaalla botanica, allargandosi a comprendere anche lageologia e la paleontologia, nonché persino la Storianaturale dell’uomo. È per queste ragioni che dall’esa-me della raccolta traspare la vera natura del “raccogli-tore” che non può che essere definita quella di un veroNaturalista, profondo conoscitore del suo territorioperché suo profondo ammiratore, animato da quel

necessità accademiche, ed al suo gesto finale nel qualei frutti di quella attività venivano messi a disposizionedell’intera comunità scientifica ed accademica.Il Museo di Storia delle Scienze Biomediche, nel men-tre divenuto Museo universitario, uscendo dall’ambitodella Facoltà di Medicina per transitare sotto quellodell’Ateneo nel suo complesso, attivava quindi le pro-cedure amministrative necessarie a formalizzare l’ac-quisizione della raccolta, con particolare riguardo allecose possibilmente ricadenti sotto le leggi di tutela. Inproposito è significativo notare come già il 23 marzo2006 il Ministero competente, attraverso la DirezioneRegionale per i Beni Culturali e Paesaggisticidell’Abruz zo, dava il suo nulla osta alla donazione.Anzi, nella relativa nota ministeriale il SoprintendenteRegionale, dottor Roberto di Paola, scriveva fra l’altro:“Ho appreso con grande apprezzamento dell’intenzio-ne manifestata dal Professor Adriano Antonucci, illu-stre docente e co-fondatore della Vostra Uni versità, diprocedere alla donazione al Vostro Museo, in occasio-ne del prossimo pensionamento, della sua collezionenaturalistica e paleontologica comprendente materia-le proveniente prevalentemente dalla Maiella. Sonopertanto ben lieto di esprimere il mio parere piena-mente favorevole a tale donazione, che può ben rap-presentare - ove segnalata con adeguato risalto trami-te i mezzi di comunicazione - un esempio da seguireanche per altri, oltre che motivo di arricchimento delVostro Museo, con il quale intendo proseguire il pro-ficuo rapporto di collaborazione ormai avviato datempo” (Del Cimmuto, 2011).Con questi atti amministrativi si concludeva positiva-mente la fase preliminare di acquisizione dei necessa-ri pareri delle Istituzioni coinvolte ed iniziava il trasfe-rimento materiale dei reperti della collezione presso ilnostro Museo: fase lunga, laboriosa e faticosa a ra -gione soprattutto dell’enorme messe di oggetti checostituiscono la raccolta nel suo assieme.La tappa successiva, tutta svolta presso il nostroMuseo e sempre sotto l’occhio vigile e competente delProfessor Antonucci, è stata quella della catalogazio-ne dei singoli reperti, un’attività complessa e lunga, siaper il gran numero di reperti, sia per la grande etero-geneità degli stessi. Questa fase si è conclusa solo nelnovembre 2010, con la trasmissione alla Soprin -tendenza Archeologica dell’Abruzzo dell’inventariocompleto, corredato anche delle fotografie di tutti ireperti, almeno per quel che attiene alle cose cherestano a far parte - anche dopo la donazione - delpatrimonio indisponibile dello Stato, come sono i fos-sili ed i reperti paletnologici. Oltre la didattica e laricerca, un altro dei compiti fondamentali di un museoè la conservazione: essa interessa tutte le collezioniche costituiscono il patrimonio del museo e la suamemoria storica e va intesa nel senso più lato, nonsolo come l’ovvio mantenimento, ma come l’insiemedei momenti che accompagnano il materiale, dalla suaacquisizione, alla registrazione, alla catalogazione

LA COLLEZIONE ANTONUCCI NEL MUSEO UNIVERSITARIO DI CHIETI

Fig. 2. Bifacciale. Valle Giumentina (Pescara),

Paleolitico inferiore.

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rispetto per l’ambiente e la vita che solo la conoscen-za può stimolare e mettere in atto.Scendendo ad analizzare anche solo sommariamentela composizione della raccolta, notiamo che la mag-gioranza dei reperti riguarda specie viventi. Il nucleosostanziale è costituito da conchiglie, prevalentemen-te di gasteropodi e subordinatamente di lamellibran-chi, quasi esclusivamente marini, ma con significativirappresentanti anche della fauna terricola. Si tratta diun’ingente raccolta soprattutto di specie locali, prove-nienti prevalentemente dall’Adriatico, ma con recordsraccolti anche in molti altri mari della Terra. Un ulte-riore gruppo di reperti è costituito da resti di animalidi altre classi, dagli uccelli agli insetti, dai crostaceialle spugne, dai celenterati ai protozoi. Il metodo diconservazione di questi materiali biologici è il piùvario, estendendosi dall’essiccazione all’immersione informalina.Un nucleo ugualmente cospicuo di reperti comprendeun assieme ingente di minerali e di rocce provenientiprevalentemente dalla regione Abruzzo, ma conapporti notevoli anche da molte altre regioni d’Italia econ occasionali provenienze anche dall’estero.Sempre di pertinenza geologica sono anche le lave, ivetri e le effusioni, nonché una tanto curiosa quantointeressante raccolta di campioni di sabbie provenien-ti davvero da ogni parte del mondo.Un insieme di fossili quasi esclusivamente abruzzesi,prevalentemente provenienti dalla Maiella, ed unnucleo di strumenti litici preistorici locali completanoil panorama.Questa raccolta, così articolata e vasta, se da un latorappresenta un insostituibile arricchimento dellenostre collezioni museali, dall’altro pone enormi pro-blemi che sono sia in ordine alla sua conservazionesia, soprattutto, in ordine alla sua fruizione ed esposi-zione al pubblico.Per quel che attiene alla conservazione, l’obbligo alquale il nostro Museo è chiamato è innanzitutto quel-lo di mantenere unita la collezione, soprattutto nelrispetto di quello spirito naturalistico che il raccogli-tore ha impresso alla raccolta stessa e che ne rappre-

senta al contempo una caratteristica ed un pregio(Marini Clarelli, 2009). Nessuno smembramento,nemmeno il più parziale o temporaneo potrà essereconsentito né ora né in futuro, anche per espressavolontà del donatore. I problemi conservativi, poi,risultano correlati all’eterogeneità dei materiali che,infatti, impongono modalità di conservazione assaidifferenti a seconda della natura sia delle cose sia deimedium nei quali esse si trovano.Il maggiore problema, tuttavia, resta quello della frui-zione e dell’esposizione della raccolta. Essa dovrà ser-vire in futuro anche quale materiale di studio e di con-fronto, soprattutto perché la maggior parte dei reper-ti ha una provenienza locale e, nel complesso, rappre-senta una vera e propria banca-dati naturalistici dellaregione Abruzzo che deve davvero servire qualeopportunità per le future generazioni di studiosi deisingoli settori specialistici. Cosicché già da oggi lamaggior parte dei materiali, spesso ripetitivi, è statacollocata nei magazzini del nostro Museo e la consul-tabilità dei singoli oggetti - anche attraverso il nostroefficiente inventario informatizzato - è già al momen-to garantita a favore di quanti studiosi ne fanno moti-vata richiesta. Con ciò possiamo asserire di avere giàal momento pienamente adempiuto ad uno dei princi-pali desideri del donatore.Permaneva il problema di rendere visibile e fruibileuna parte della raccolta da esporsi al grande pubblicoattraverso le sale del nostro Museo universitario,assolvendo in tal modo ad una funzione divulgativaugualmente importante.Proprio la selezione dei materiali da ostentarsi hacomportato la necessità di mettere a punto un proget-to espositivo che da un lato doveva integrarsi con gliallestimenti già presenti nel nostro Museo e dall’altrodoveva essere funzionale alle aspettative delle possibi-li ricadute sui fruitori.Cosicché si è fatta la scelta di presentare un piccolonucleo di reperti, selezionato in modo tale da restitui-re nel complesso un saggio della collezione, ma ancheun’idea del carattere del collezionista. La scelta è stataquindi praticata selezionando soltanto otto temi natu-ralistici ai quali il professor Adriano Antonucci hadedicato una parte cospicua della sua attività diNaturalistica sul terreno.• Gli utensili preistoriciUn nucleo di circa 1400 oggetti in selce. Questa partedella raccolta rappresenta davvero un assieme moltoparticolare di oggetti che costituiscono al momento ilmaggior nucleo di strumenti preistorici risalenti alPaleolitico inferiore e medio provenienti dal territoriodi Chieti (fig. 2).• Dalla sabbia alla pioggiaSi tratta di una serie di ben 72 campioni ciascuno di50-200 cc di volume, provenienti da ogni parte delmondo e raccolti sia sulle spiagge marine che fluvialiche lacustri. Ogni campione è corredato dai dati diraccolta e dall’epoca del campionamento.

Fig. 3. Niphargus (in formalina). Grotta a Male,

Assergi (L’Aquila).

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• Una grande scoperta paleontologica: PalenaSi deve al prof. Adriano Antonucci la scoperta del sitopaleontologico di Palena, si tratta di un minuscoloaffioramento di calcareniti finemente stratificate risa-lenti al Miocene superiore e ricco di reperti fossiliquali vegetali, avanzi di pesce, molluschi e rari mam-miferi ed uccelli.Il sito, oggi vincolato dalla Soprintendenza ha resti-tuito importanti reperti paleontologici che sonooggetto di vari lavori scientifici, un esempio la pubbli-cazione di Di Carlo sulla scoperta del Prolagus (unmammifero miocenico che a Palena si è fossilizzatoaddirittura con la pelliccia originaria) e le pubblicazio-ni del Prof. Giorgio Carnevale sui pesci fossili.• Dalla terraLa raccolta è costituita da rocce e da minerali prove-nienti da tutto il mondo. I campioni sono quasi sem-pre frutto di raccolte personali, ma anche di acquisti,scambi e donazioni.• Dal mareNella collezione malacologica spiccano soprattutto leconchiglie marine, tanto di gasteropodi quanto dibivalvi, scafopodi, poliplacofori e cefalopodi, con pre-senze significative anche di molluschi terricoli e dul-ciaquicoli. Ogni esemplare è corredato dai dati di rac-colta e da quelli di provenienza. • Una vita in grottaIl Prof. Antonucci ha raccolto solo ciò che era già

caduto o peggio che era destinato a distruzione. Sonopresenti stalattiti, stalagmiti, incrostazioni, efflore-scenze. Il Prof. Antonucci è stato il primo a segnalarela presenza del crostaceo anfipode Niphargus longicau-datus in Abruzzo (fig. 3).• Spigolando in naturaSi tratta di una raccolta di un’enorme varietà di reper-ti naturali, dalle uova di uccelli, ai bozzoli di bachi da seta, alle gorgonie fino ai nicchi patologici dei molluschi.• Abruzzo fossileL’azione di sorveglianza del territorio che un naturali-sta completo esercita quasi quotidianamente ha fattosì che il Prof. Antonucci abbia individuato e segnalatositi di interesse paleontologico raccogliendo anche uncerto quantitativo di campioni fossili dalla superficiedei singoli giacimenti, i più antichi risalenti alGiurassico e collocati nell’area del Gran Sasso (fig. 4).

A ciascuno di questi temi sono stati dedicati deglispazi espositivi, per un totale di nove vetrine almomento collocate in due differenti sale del Museouniversitario; la visita complessiva al nuovo percorsomuseale, che queste vetrine rappresentano, trasmetteal visitatore un’idea precisa non solo dei risultati tan-gibili sulla ricerca naturalistica che il professorAntonucci ha condotto in Abruzzo, in Italia e nelmondo intero, ma anche un’idea altrettanto precisasull’uomo e sul cultore che quegli oggetti ha raccolto,studiato, catalogato e conservato con un amore che èesso stesso un valore aggiunto, amore che può e deveessere trasmesso agli altri, specialmente ai giovani,incoraggiando in tutti il necessario ed auspicatorispetto per la Natura.

BIBLIOGRAFIACIPRIANI C., 2006. Appunti di museologia naturalistica.University Press, Firenze, 128 pp.

DEL CIMMUTO M., 2011. Adriano Antonucci: unNaturalista “ottocentesco” dei nostri giorni. Èdicola Editrice,Chieti, 66 pp.

LUGLI A., PINNA A., VERCELLONI V., 2005. Tre idee dimuseo. Jaca Book, Milano, 191 pp.

MARINI CLARELLI M.V., 2009. Che cos’è un museo.Carocci, Roma, 128 pp.

LA COLLEZIONE ANTONUCCI NEL MUSEO UNIVERSITARIO DI CHIETI

Fig. 4. Molluschi. Pretoro (Chieti), Cretaceo.

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