LA CARTOGRAFIA TEMATICA A PICCOLA...

19
BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA ROMA - Serie XIII, vol. VII (2014), pp. 217-235 CARLES CARRERAS - SERGI MARTÍNEZ-RIGOL - SERGIO MORENO LA CARTOGRAFIA TEMATICA A PICCOLA SCALA RIFLESSIONI GENERALI SU UNA ESPERIENZA PARTICOLARE (*) Introduzione. – Nell’era dell’immagine e dell’informazione, i geografi sem- brano perdere progressivamente la capacità di lavorare con la cartografia, uno dei linguaggi più potenti e di maggiore importanza nella storia della geografia, per la sua capacità di offrire informazioni in modo sintetico e visualizzabile. Quest’affermazione, che può anche apparire eccessiva, si fonda tanto sulla con- statazione che vi sono sempre meno carte nei lavori e nelle pubblicazioni dei geografi – sebbene non sia stato mai semplice come oggi produrre e riprodurre carte ( 1 ) – quanto sull’osservazione, oggetto anche di alcune riflessioni teoriche, della facilità con la quale le altre scienze sociali e la società in generale si stanno appropriando dei sistemi di informazione geografica (Buzai, 1999; Boria, 2010). Rispetto a tali considerazioni, la realizzazione di diversi atlanti, ma soprattut- to dell’Atles de la Diversitat ( 2 ) (Carreras, 2004), ha significato prendere atto – proprio grazie alla pratica cartografica esperita – che è possibile cartografare tut- to, tenendo presente che la cartografia è uno strumento piuttosto che una fina- lità in sé e, di conseguenza, è indispensabile una conoscenza geografica che so- stenga la rappresentazione ed è necessario riconoscere i limiti del linguaggio cartografico, sebbene ciò non significhi negarne la validità. (*) Una prima versione di questo articolo è stata presentata al II Congrés Català de Geografia, nel 2008 (Carreras, Martínez e Moreno, 2009). Benché l’articolo sia frutto del lavoro comune dei tre autori, il paragrafo primo va attribuito a Carles Carreras, i paragrafi secondo e terzo a Sergi Martínez- Rigol e i paragrafi quarto e quinto a Sergio Moreno. Gli autori ringraziano Libera D’Alessandro e Ro- sario Sommella per l’aiuto ricevuto nella revisione e traduzione dell’articolo dal catalano. (1) Un riferimento molto chiaro è fornito in questo senso da manuali come l’Handbook of Cul- tural Geography, curato nel 2003 da Kay Anderson in collaborazione con diversi autori. (2) Carles Carreras è il direttore dell’opera, Sergi Martínez-Rigol è stato il responsabile cartografi- co, mentre Sergio Moreno ha collaborato alla realizzazione. Lo stesso team ha elaborato la cartogra- fia tematica delle due edizioni dell’Atles Universal, pubblicato dall’Institut Cartogràfic de Catalunya e Enciclopèdia Catalana (Miranda e altri, 1999 e 2009) e, attraverso ulteriori collaborazioni, ha anche prodotto la cartografia tematica dell’Atles Universal Planeta, pubblicato dall’Institut Cartogràfic de Catalunya e Planeta (Lara e altri, 2007).

Transcript of LA CARTOGRAFIA TEMATICA A PICCOLA...

BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANAROMA - Serie XIII, vol. VII (2014), pp. 217-235

CARLES CARRERAS - SERGI MARTÍNEZ-RIGOL - SERGIO MORENO

LA CARTOGRAFIA TEMATICA A PICCOLA SCALARIFLESSIONI GENERALI SU UNA ESPERIENZA PARTICOLARE (*)

Introduzione. – Nell’era dell’immagine e dell’informazione, i geografi sem-brano perdere progressivamente la capacità di lavorare con la cartografia, unodei linguaggi più potenti e di maggiore importanza nella storia della geografia,per la sua capacità di offrire informazioni in modo sintetico e visualizzabile.Quest’affermazione, che può anche apparire eccessiva, si fonda tanto sulla con-statazione che vi sono sempre meno carte nei lavori e nelle pubblicazioni deigeografi – sebbene non sia stato mai semplice come oggi produrre e riprodurrecarte (1) – quanto sull’osservazione, oggetto anche di alcune riflessioni teoriche,della facilità con la quale le altre scienze sociali e la società in generale si stannoappropriando dei sistemi di informazione geografica (Buzai, 1999; Boria, 2010).

Rispetto a tali considerazioni, la realizzazione di diversi atlanti, ma soprattut-to dell’Atles de la Diversitat (2) (Carreras, 2004), ha significato prendere atto –proprio grazie alla pratica cartografica esperita – che è possibile cartografare tut-to, tenendo presente che la cartografia è uno strumento piuttosto che una fina-lità in sé e, di conseguenza, è indispensabile una conoscenza geografica che so-stenga la rappresentazione ed è necessario riconoscere i limiti del linguaggiocartografico, sebbene ciò non significhi negarne la validità.

(*) Una prima versione di questo articolo è stata presentata al II Congrés Català de Geografia,nel 2008 (Carreras, Martínez e Moreno, 2009). Benché l’articolo sia frutto del lavoro comune dei treautori, il paragrafo primo va attribuito a Carles Carreras, i paragrafi secondo e terzo a Sergi Martínez-Rigol e i paragrafi quarto e quinto a Sergio Moreno. Gli autori ringraziano Libera D’Alessandro e Ro-sario Sommella per l’aiuto ricevuto nella revisione e traduzione dell’articolo dal catalano.

(1) Un riferimento molto chiaro è fornito in questo senso da manuali come l’Handbook of Cul-tural Geography, curato nel 2003 da Kay Anderson in collaborazione con diversi autori.

(2) Carles Carreras è il direttore dell’opera, Sergi Martínez-Rigol è stato il responsabile cartografi-co, mentre Sergio Moreno ha collaborato alla realizzazione. Lo stesso team ha elaborato la cartogra-fia tematica delle due edizioni dell’Atles Universal, pubblicato dall’Institut Cartogràfic de Catalunya eEnciclopèdia Catalana (Miranda e altri, 1999 e 2009) e, attraverso ulteriori collaborazioni, ha ancheprodotto la cartografia tematica dell’Atles Universal Planeta, pubblicato dall’Institut Cartogràfic deCatalunya e Planeta (Lara e altri, 2007).

È possibile cartografare tutto, ma l’elaborazione di vari atlanti ha anche mes-so in rilievo la necessità di tenere nel dovuto conto la trasversalità dei differentiapprocci che oggi guidano la produzione cartografica. Si potrebbe affermare cheattualmente la cartografia è dominata da orientamenti di tipo geometrico e tecni-co, che cercano la risoluzione metrica più efficace, con il supporto di una tecno-logia che domina sempre più il processo di produzione cartografica. In questomodo si tralasciano altri aspetti, come quello artistico o quelli relativi alla pre-sentazione e alla comunicazione, necessari perché la carta non trasmetta soloidee e immagini del mondo, ma ne generi anche di nuove e stimoli ulteriori ri-flessioni in coloro che la leggono.

I limiti del linguaggio cartografico e delle carte possono derivare dalla lorostessa definizione: questa rappresentazione piana, deformata, ridotta e conven-zionale di tutta o di parte della superficie terrestre non smette di rappresentarelo sguardo, influenzato da ideologie e preconcetti, che il cartografo e la sua so-cietà hanno sulla Terra. Le carte non sono neutrali, come già hanno dimostratotra gli altri John Brian Harley (1989) o Mark Monmonier (1991). È tuttavia neces-sario riconoscere che il linguaggio cartografico è un linguaggio potente: diversa-mente da quello parlato o scritto, che è sequenziale, il linguaggio cartografico sipresenta come un tutto nel quale cercare gli elementi che ci consentano l’inter-pretazione, soggettivamente differenziata, di un linguaggio che esprime le rela-zioni spaziali degli elementi che rappresenta.

La complessità organizzativa di un atlante. – Il momento iniziale del proces-so di elaborazione della cartografia tematica di un atlante è scandito dalla sceltadei contenuti da rappresentare e dalla definizione dell’obiettivo. Per l’Atles de laDiversitat, la volontà di rappresentare la diversità a scala mondiale si è concre-tizzata nella selezione di una serie di temi e nella loro articolazione, evidenziatiin una prima carta concettuale sulla struttura dell’atlante, che è stata costruitacome una ragnatela che mostra le interrelazioni tra i vari elementi (Carreras,2004, p. 20).

Su questa base inizia il vero e proprio processo di selezione: in primo luogo,selezione degli specialisti cui affidare la realizzazione delle carte e, quindi, delleproiezioni cartografiche, tanto di quella da utilizzare nella maggior parte delle fi-gure, quanto di quelle necessarie per rappresentazioni più particolari, che pos-sono aver bisogno di una proiezione diversa per comunicare meglio il messag-gio che si intende trasmettere. È poi fondamentale identificare le variabili utiliper la rappresentazione di ciascuno dei temi e, infine, scegliere le forme dellarappresentazione e del loro disegno.

La scelta della proiezione da utilizzare non è una questione di poco contoperché le dimensioni e le forme dei contenuti possono restituire immagini delmondo differenti. Vale la pena ricordare, a questo proposito, le polemiche susci-tate dalla proiezione di Peters, alternativa all’eurocentrismo della proiezione di

218 Carles Carreras, Sergi Martínez-Rigol e Sergio Moreno

La cartografia tematica a piccola scala 219

Mercatore (3). Dal momento che, grazie ai programmi di cartografia automatica eai sistemi di informazione geografica, oggi è tecnicamente possibile utilizzarequalsivoglia proiezione, la selezione di quest’ultima, sempre che si adegui a ne-cessità concrete, diventa soprattutto una questione estetica. Così, in buona partedelle carte dei nostri atlanti, sono state utilizzate proiezioni modificate. Per esem-pio, nell’Atles de la Diversitat è stata utilizzata la proiezione di Robinson (in 197delle 250 carte totali) (4), in modo da renderle confrontabili, facilitarne lo studioe dare una certa omogeneità visiva alle opere. Come è noto, attraverso questaproiezione si offre un’immagine del mondo nella quale vi è un equilibrio tra ledistorsioni delle distanze, degli angoli, delle forme e delle aree. Nel caso dellaprima edizione dell’Atles Universal (Miranda e altri, 1999), è stata utilizzata per lopiù la proiezione di Mollweide, mentre nella seconda è stata adoperata quella diRobinson. Le eccezioni all’utilizzo di queste due proiezioni sono rappresentatedalle carte in anamorfosi – sette nel primo e tre nel secondo atlante – utilizzateper trattare tematiche che potevano avere maggiori relazioni con il tema della di-stribuzione della popolazione che non con il territorio, come nel caso della di-stribuzione delle lingue e delle religioni (5); dalla carta che rappresenta la gestio-ne del tempo (Carreras, 2004, p. 88), nella quale sono stati rappresentati i fusiorari; dalle piante di città e dalle carte dei continenti o degli Stati.

La selezione delle variabili da rappresentare, nella gran parte dei casi, va ef-fettuata assieme a uno specialista della tematica trattata, autore dei testi (l’Atlesde la Diversitat è il frutto del lavoro di ben 92 diversi autori). Per tutte le varia-bili è necessario individuare un’aggregazione spaziale che ne permetta la rap-presentazione cartografica. In alcuni casi si tratta di un’operazione molto sem-plice, come per i dati quantitativi di natura socio-economica o demografica, or-dinati per Stati e ricavati da fonti di tipo ufficiale. In altri casi è invece più diffi-cile, come per le carte culturali: ad esempio, quelle degli abiti tradizionali, del-le arti popolari o delle abitazioni nel nostro atlante, per le quali la mancanza diun’informazione sistematizzata e, soprattutto, georeferenziata ha reso più diffi-cile l’elaborazione.

Parallelamente alla selezione delle variabili, occorre una ricerca sulle fontid’informazione disponibili. Una volta reperiti i dati da utilizzare, devono esseredefinite le loro caratteristiche formali – dati puntuali, lineari, superficiali o volu-metrici – ma anche la struttura organizzativa e, infine, il livello di scala (qualita-

(3) Arno Peters rielaborò nel 1967 la proiezione che aveva costruito lo scozzese James Gall perlo «Scottish Magazine».

(4) Senza contare le carte o i carto-diagrammi inclusi in due fogli dell’atlante: quello dedicato al-lo spazio interno delle città, nel quale si rappresenta schematicamente la struttura di sei tipi di città;e quello dedicato alle differenti carte del mondo, nel quale, attraverso sei proiezioni diverse, si mo-strano differenti visioni del mondo stesso.

(5) Nell’elaborazione delle carte attraverso la tecnica dell’anamorfosi si è tentato di conservareuna similitudine con le forme che risultano dall’utilizzo della proiezione di Robinson. Per facilitarnel’interpretazione, tali carte sono sempre accompagnate da una carta politica (Carreras, 2004).

tiva, ordinale o quantitativa) che deve guidare la rappresentazione. A partire daqui, insieme all’équipe grafica, vanno scelte le variabili visuali da utilizzare in re-lazione alle proprietà percettive. Così si elabora la simbologia e s’inizia la realiz-zazione della carta. Nel caso specifico, l’Atles de la Diversitat è stato strutturatocome un insieme nel quale ogni carta forma parte di un tutto e in cui ogni se-zione è complementare alle altre. L’uso della stessa proiezione per la maggiorparte dei temi e una gamma di colori più o meno omogenea facilitano la com-parazione e la complementarità tra tutte le carte. Inoltre, il raggruppamento deifogli cartografici in blocchi tematici disegna una continuità dal principio alla fi-ne, permettendo che ciascuno segua un insieme più o meno omogeneo e facili-tando una lettura trasversale dei temi. Invece, nell’Atles Universal Planeta (Lara ealtri, 2007), la carta e il design sono stati progettati separatamente, in relazionesia alle variabili rappresentate sia ai colori. D’altra parte esiste una vasta gammadi proiezioni, che consente un ampio confronto tra le varie carte.

L’elaborazione dell’informazione. – Il tipo di informazione necessaria perl’elaborazione della cartografia tematica mondiale a piccola scala ha bisogno diuna serie di requisiti. Da un lato, essa deve essere quanto più possibile esausti-va e completa, vale a dire che l’informazione riferita a un fenomeno concretodeve raccogliere il maggior numero di casi possibili e, allo stesso tempo, deveavere la copertura territoriale più ampia consentita. Dall’altro lato, va assicurataomogeneità nella definizione delle variabili e nella ricerca dei dati, in modo chetutti i dati raccolti nelle diverse parti siano comparabili (6). Per ciò che attieneall’esaustività e alla copertura territoriale, risulta evidente che quando si vuolerappresentare, ad esempio, la distribuzione della popolazione nel mondo, si habisogno di dati che diano conto del totale della popolazione in base alle unitàamministrative utilizzate e occorre che tutte o buona parte di queste unità con-tengano questa informazione. L’esaustività e la copertura territoriale risultanogarantite in relazione a determinati tipi di informazione, come ad esempio quel-le generali di tipo economico o demografico, fornite da organismi internaziona-li che assicurano queste caratteristiche. Risulta tuttavia meno semplice in altricasi, nei quali questa mancanza di esaustività o di copertura territoriale può es-sere anche un freno al tentativo di rappresentare cartograficamente alcune te-matiche poco usuali. Possono essere un esempio alcune carte dell’Atles de laDiversitat, come quelle sull’omosessualità, sul turismo culturale o sulla risolu-zione dei conflitti nelle quali, tra le altre, si adoperano fonti di informazionenon utilizzate precedentemente, che non sono del tutto esaustive, ma che rie-scono a dar conto del fenomeno e a comunicare il messaggio voluto (Carreras,

220 Carles Carreras, Sergi Martínez-Rigol e Sergio Moreno

(6) La tendenza a raggiungere tale omogeneità è dimostrata dalla creazione della norma ISO3166, che stabilisce il codice degli Stati in modo standardizzato per rendere compatibile l’informazio-ne in tutto il mondo (www.iso.org/iso/country_codes.htm).

La cartografia tematica a piccola scala 221

2004, pp. 170, 214, 338). Infine, sebbene si abbia la necessità della massima co-pertura territoriale, occorre sottolineare che spesso si riscontrano significativivuoti di informazione. La scarsità di informazione rilevata in alcuni territori puòimputarsi al fatto che essi non hanno sviluppato sufficientemente il sistema diraccolta dei dati oppure che si ha l’esigenza di celare taluni aspetti dell’eviden-za statistica o, ancora, che il fenomeno in questione non viene monitorato inquel determinato luogo. Si fa riferimento, ancora nell’Atles de la Diversitat, alcaso della carta sulla musica classica (ibidem, p. 280), nella quale la variabile darappresentare era il numero di abitanti per orchestra (insieme con le città conconservatori, teatri o auditori) e per la quale i vuoti in Africa, Asia e in partedell’America Latina evidenziano la maggiore presenza di questa tradizione mu-sicale nella cultura europea o occidentale.

L’omogeneità dei dati è in genere assicurata dalla fonte che li raccoglie. Buo-na parte dell’informazione di tipo sociale, economico e demografico utilizzataproviene, quindi, direttamente dai servizi statistici o dalle organizzazioni delleNazioni Unite (la cui base sono sempre i dati forniti dagli Stati), da altre organiz-zazioni internazionali di natura ufficiale (Banca Mondiale, Fondo Monetario In-ternazionale) o da fonti che riproducono queste informazioni o, ancora, le crea-no (World Resources Institute, Population Reference Bureau, OrganizzazioneMondiale del Turismo, diversi annuari, come il fondamentale Calendario Atlan-te De Agostini, pubblicato dal 1904).

Il fatto che gran parte dell’informazione disponibile, soprattutto di natura uf-ficiale, sia organizzata in funzione degli Stati, obbliga in un certo modo a utiliz-zare questa base geografica. Di qui il fatto che un gran numero di carte degliatlanti da noi pubblicati (come d’altra parte tanti altri) contengano la rappresen-tazione delle frontiere statali: 196 carte su 249, ovvero quasi l’80% nell’Atles dela Diversitat; 51 su 56 nell’Atles Universal (91%) e 8 su 17 nell’Universal de Pla-neta (47%). Di queste, una parte importante è rappresentata dalle carte a coro-plete, nelle quali è possibile avere la combinazione con simboli proporzionali osimboli a colori. In altri casi, vengono utilizzati esclusivamente simboli propor-zionali per rappresentare l’informazione statistica riferita agli Stati.

Talvolta si utilizzano le frontiere statali non per la rappresentazione quantita-tiva dell’informazione, ma unicamente come riferimento di posizione. Per unverso, ciò costituisce un contributo alla «naturalizzazione» delle frontiere statali.La carta del mondo, con una collezione di Stati-nazione di diversi colori, ai qua-li corrisponde un’uguale divisione di culture e popoli, non suscita discussionené critica. E così la distinzione tra società, nazioni e culture si basa su una divi-sione dello spazio apparentemente non problematica, per il fatto che esse occu-pano spazi naturalmente discontinui (Guptae e Ferguson, 2000, p. 32). Eppureil contatto culturale, il conflitto e la contraddizione tra culture e società non siadattano a questa visione del mondo configurata dagli spazi discontinui, in cuile frontiere possono essere immaginate come profondi burroni che separano glispazi statali. Ciò potrebbe contraddire uno degli obiettivi fondamentali dell’Atles

de la Diversitat, ovvero la definizione di alcune nuove unità sociali capaci di so-stituire gli Stati, che rappresentano divisioni in qualche modo instabili e chenon danno conto della propria diversità interna. Va però ricordato che in taleatlante si riesce a mostrare, in alcune occasioni, questa differenza tra Stati e po-poli. È il caso della carta dedicata a questi ultimi (Carreras, 2004, p. 310), nellaquale un primo approccio al mosaico dei popoli e delle nazioni del mondo sisovrappone alle frontiere statali, mostrandone così la non coincidenza. È ancheil caso della carta dei popoli europei (ibidem, p. 44), nella quale vi è una so-vrapposizione tra popoli tradizionali, gruppi culturali e frontiere statali. D’altrocanto occorre rilevare, in favore dell’utilizzazione degli Stati come base per larappresentazione, che questi diventano punti di riferimento a partire dai quali èpossibile ubicare qualsivoglia fenomeno nel mondo. Così non è da considerarebanale l’utilizzo delle frontiere statali nelle carte non statistiche, che permetteuna migliore lettura sul piano spaziale. Gli Stati diventano una specie di grigliaa partire dalla quale quasi tutti sono capaci di situare i fenomeni. È poi innega-bile che le frontiere statali oggi abbiano, malgrado il processo di globalizzazio-ne, una validità e un’importanza molto rilevanti nella vita delle persone, soprat-tutto per ciò che riguarda la mobilità degli individui e, pur se non allo stesso li-vello, delle merci; anche per tale ragione, la loro rappresentazione non è bana-le. Cionondimeno i popoli sono prodotti storici, frutto della mobilità e delloscambio, cosicché la fissazione delle frontiere e la concezione che si fonda sul-l’uso degli Stati rimangono, senza dubbio, contraddittorie. Per questo motivo,carte come quelle dei processi d’appropriazione del mondo, delle migrazionitradizionali, nuove o forzate, e l’insieme di carte dedicate all’origine di piante eanimali, per l’idea di movimento, di contatto e di mescolanza che comportano,sono un buon contrappunto al rigore della maglia statale.

Va anche sottolineato il tentativo di utilizzare dati diversi rispetto a quelli sta-tali nella rappresentazione dell’informazione statistica. Un tentativo per crearenuove unità potrebbe essere la carta della qualità della vita nell’Atles de la Diver-sitat, nella quale sono state create alcune unità statistiche in base al numero diabitanti, che si discostano dagli Stati e anche da divisioni infra-statali (ibidem, p.228), di approssimativamente 25 milioni di persone. Anche la carta che mostra lagestione della vita, nello stesso atlante, potrebbe rappresentare un ulterioreesempio, ma in questo caso le divisioni sono di natura sovrastatale, cioè il fruttodella somma degli Stati considerati (ibidem, p. 90, come accade nella carta del-l’agricoltura nel mondo nell’Atles Universal: Miranda e altri, 2009, pp. 18-19).

Il disegno delle forme della rappresentazione e il loro significato. – La carto-grafia tematica ha la pretesa di migliorare, nell’elaborazione delle carte, le rela-zioni tra la forma – per l’uso della proiezione, della simbologia e dei colori – e ilcontenuto al quale deve fare riferimento. Trovare un buon disegno nelle formedi rappresentazione aiuta a fare in modo che la cartografia tematica trasmetta

222 Carles Carreras, Sergi Martínez-Rigol e Sergio Moreno

La cartografia tematica a piccola scala 223

meglio il messaggio o che possa trasmettere insieme diversi messaggi, ben oltreil titolo della carta che indica l’oggetto di studio.

Occorre un notevole sforzo per far sì che, oltre al riferimento all’omogeneitàprima citata, ogni carta contenga un disegno originale ed espressivo, al fine difacilitare la lettura e la comprensione del significato. I simboli e i colori sono so-litamente portatori, oltre che di visibilità, anche di messaggi, che in alcuni casipossono essere intesi localmente e in altri a scala mondiale, come accade con imarchi commerciali più conosciuti. Ciò che si tenta di fare, dunque, è utilizzarequesta carica simbolica e concettuale con forme e colori di significato più o me-no universale. Tutte le carte devono tentare di combinare tale caratteristica, chesi potrebbe definire estetica, con il rigore e la qualità cartografica necessari. L’a-nalisi delle relazioni tra la forma e i contenuti nelle carte di qualsiasi atlante per-mette, così, di evidenziare alcuni simboli e colori che sono utilizzati con mag-giore regolarità e per contenuti determinati, mentre per altri non è mantenuta –o non si è saputa trovare – una simile regolarità.

La proiezione, come si è detto, deve essere la stessa per il maggior numeropossibile di carte. Nell’Atles de la Diversitat, l’utilizzo della proiezione di Robin-son, non deformando eccessivamente le aree, permette di osservare meglio ledifferenze di superficie tra i territori (7). Tra le carte che non sono costruite conla proiezione di Robinson, vi sono quelle elaborate attraverso la tecnica dell’a-namorfosi, utilizzate per temi rispetto ai quali la popolazione è l’indicatoreprincipale o in cui si vogliono segnalare le differenze tra le caratteristiche stes-se della popolazione (fig. 1). Una modifica che si opera in alcuni casi sullaproiezione di Robinson è quella di cambiare il suo centro, tecnica utilizzata nel-le carte che rappresentano la distribuzione delle religioni asiatiche (Carreras,2004, pp. 110 e 112; Miranda e altri, 2009, pp. 4-5), ma anche nelle carte del-l’India e della Cina (8).

I colori sono una risorsa strategica (Bertin, 1967; MacEachren, 1995; Har-rower e Brewer, 2003). La scelta delle coroplete è la più usata per mostrare ladiversità dei vari contenuti. Le ragioni che fanno optare per questa scelta sonodifferenti. In primo luogo, i colori hanno significati generalmente conosciuti; insecondo luogo, gran parte dell’informazione è derivata dalla statistica statale, co-me già si è detto, cosa che permette di visualizzare rapidamente le differenze traaree, sempre che non abbiano troppi colori e che questi siano abbastanza diver-si tra loro; terzo, le coroplete non impediscono che si possano sovrapporre altreforme di rappresentazione con simboli puntuali o grafici, senza coprire l’infor-mazione di base.

(7) Il foglio che ha maggiore relazione con questo tema è quello dedicato alle diverse carte delmondo, nel quale si presentano proiezioni, orientamenti e centri di proiezioni differenti.

(8) Ciò che è interessante è cambiare il centro della carta in funzione del tema e non in funzio-ne della posizione territoriale di coloro che elaborano i planisferi.

224 Carles Carreras, Sergi Martínez-Rigol e Sergio Moreno

Fig.

1 –

Ca

rta

an

am

orfi

ca d

elle

rel

igio

ni

nel

mon

do

Fonte

:A

tles

de

la D

iver

sita

t(C

arre

ras,

200

4, p

p. 90

-91)

La cartografia tematica a piccola scala 225

Uno degli elementi più interessanti nell’uso del colore è l’associazione che sipuò fare con un significato. Nel caso dell’Atles de la Diversitat, i colori più utiliz-zati sono stati il rosso, il giallo, il lilla e il verde. Il rosso è stato il colore predo-minante, associato ad alcuni dei molti significati che ha: calore, sangue, allerta,pericolo, negatività, proibizione. Così i contenuti nei quali è stato adoperato talecolore sono quelli nei quali si è inteso indicare alcune di queste caratteristiche:tra le carte nelle quali il rosso esprime un segnale di allerta o pericolo, sangue,morte o indicazioni negative, vi sono quelle riferite alle guerre, alle politiche nelloro senso più proibitivo, al rischio sociale o naturale, alla mortalità o alla denu-trizione. Il colore rosso come espressione delle alte temperature è stato utilizzatonella carta della diversità naturale, per segnalare la zona tropicale. La gradazionedi rosso e giallo è stata usata nelle carte della popolazione e dell’urbanizzazione(insediamenti umani, densità, popolazione totale, crescita della popolazione,speranza di vita, popolazione adulta e in tutte le carte delle città multiculturali).

Il giallo è stato impiegato nella maggior parte dei casi insieme al rosso nellegamme dei colori o anche con altri colori, ma sempre per indicare i valori mini-mi. Il significato più utilizzato per il giallo è quello associato alla siccità o all’ari-dità, come nel caso della rappresentazione dedicata alla diversità naturale (Car-reras, 2004, p. 30; Miranda e altri, 2009, pp. 4-5) o in quella dedicata alla biodi-versità, in relazione all’uso fatto nelle carte della popolazione e dell’urbanizza-zione (Carreras, 2004, p. 34) e anche per la carta dell’ecumene e dell’anecume-ne, dove il giallo indica gli spazi vuoti dalla presenza umana (ibidem, p. 38).

Anche il lilla e il verde sono stati molto adoperati nelle gradazioni di colore.Il lilla ha una presenza considerevole nei temi relativi alla donna, ma anche persegnalare le regioni fredde. Il verde è stato impiegato come rappresentazionedelle aree di vegetazione e dei gradi di umidità o per veicolare un significatochiaramente positivo, come in quei casi in cui il verde denota permissività o le-galità, in contrapposizione al colore rosso che indica proibizione o illegalità, unarelazione che si verifica, ad esempio, nella già citata carta sull’omosessualità o inquella sulle politiche migratorie (ibidem, p. 322).

Infine il blu, che è associato all’acqua, è utilizzato in tutte le carte nelle qualiessa è l’oggetto di studio, come in quella destinata alla fornitura delle risorseidriche (ibidem, p. 196) o, più in generale, per colorare tutti i territori nella cartadei porti, o ancora nel foglio cartografico destinato alle infrastrutture di traspor-to (ibidem, p. 200). Un altro significato al quale è stato associato il colore blu èla pace.

Un ulteriore utilizzo dei colori negli atlanti è relativo all’associazione direttatra un colore e una regione, un continente, una cultura, una civilizzazione o al-cune delle loro caratteristiche. Sebbene questa intenzione sia sottesa a molti deifogli dell’Atles de la Diversitat, non è sempre stato possibile concretizzarla. Lacorrispondenza è risultata più semplice, infatti, per quei temi rispetto ai quali glioggetti hanno già una relazione tradizionale con colori e simboli, come nel casodelle religioni. Così il lilla è stato utilizzato per rappresentare il cristianesimo e le

sue divisioni, il verde è stato associato al mondo islamico, l’arancione al buddi-smo, il grigio è stato usato per rappresentare il taoismo e il confucianesimo e,infine, il giallo per l’induismo, sebbene quest’ultima correlazione non vengamantenuta omogeneamente in tutte le carte. Gli stessi colori sono utilizzati neitemi correlati, come il lilla per il continente europeo, il verde per il Tropico eper il continente americano, l’arancione e il rosso per il continente asiatico e ilMedio Oriente, a volte insieme con il giallo, utilizzato anche per il continenteafricano, come nella carta del commercio internazionale, nelle etichette dellacarta delle popolazioni indigene e in quella dei valori. Infine, i colori sono uti-lizzati anche quali elementi di differenziazione di tempi o delle epoche, comenella carta della basilica del Santo Sepolcro nel foglio di Gerusalemme. Un im-piego più originale dei colori è stata la miscela usata per rendere un’idea di di-versità o di vivacità (ibidem, p. 298), come nella carta sulle feste, nel creare l’im-magine dei fuochi artificiali o nella già citata carta dei popoli e delle nazioni(ibidem, p. 310), per rafforzare l’idea del mosaico.

Variazioni e innovazioni nelle forme della rappresentazione e nei simbolipermettono di presentare l’informazione in modo diverso da quello tradizionaleo anche di offrire un’informazione abitualmente non cartografata. Solo in pochifogli dell’Atles de la Diversitat è possibile riscontrare i caratteri della tradizionecartografica, come nella carta delle risorse minerarie, nella quale è utilizzata lasimbologia convenzionale per identificare i minerali e le sigle per gli elementichimici. Accanto ai tipici diagrammi a barre, grafici di porzioni o simboli con-venzionali, è possibile utilizzare un ampio ventaglio di risorse. L’introduzione dinuove forme dipende molto dall’esistenza di una simbologia relazionata ai con-tenuti trattati. Così, possono essere utilizzati sia i simboli che già vantano unatradizione consolidata – come il laccio rosso della lotta contro l’AIDS, quelli del-le religioni più conosciute o le maschere del teatro – sia nuovi simboli che è ne-cessario inventare. Nelle carte delle lingue si è fatto uso di etichette, uno deglistrumenti maggiormente adoperati che facilita la lettura ed evita, in molti casi,che l’eccesso di informazione contamini la carta e il suo significato. Nelle cartedelle migrazioni (Carreras, 2004, pp. 174, 176, 178; Miranda e altri, 2009, p. 17),si segue la tradizione di rappresentare il movimento con frecce che indicanoflussi, mentre le etichette tagliano la linea e mettono in primo piano il luogo diorigine o di destinazione; altri esempi di etichette sono nelle carte di elementipiú astratti come città, centri religiosi, belle arti, musica, danza, teatro, scuole diarchitettura e di lingue.

Talvolta è necessario ricorrere a elementi rappresentativi di un tema per co-municare un messaggio concreto oppure perché il tema stesso non è mai statorappresentato. Tra i casi in cui l’immagine risulta più evocativa e si è riusciti aconcretizzare l’obiettivo di interrelare colore e forma, vi è la carta delle guerre,nella quale i continenti sono colorati di rosso, a raffigurare il sangue dei morti,mentre i luoghi sono indicati per mezzo di una figura umana ripresa da Guerni-ca di Picasso, emblema antibellico (fig. 2). Un altro esempio è quello degli inse-

226 Carles Carreras, Sergi Martínez-Rigol e Sergio Moreno

La cartografia tematica a piccola scala 227

Fig.

2 –

Sim

bolo

gia

del

la c

art

a d

elle

gu

erre

Fonte

:A

tles

de

la D

iver

sita

t(C

arre

ras,

200

4, p

p. 30

2-30

3)

diamenti umani, in cui il simbolo è un grattacielo di colori a grandezze differen-ti; in questa carta, inoltre, la prospettiva della proiezione cambia per dare mag-gior enfasi alla terza dimensione. Altre immagini nuove sono la siringa nella car-ta della mortalità infantile o la figura umana denutrita in quella dell’alimentazio-ne; nella carta dell’omosessualità, invece, le città sembrano formare un arcobale-no in base al numero di volte che sono citate in una guida specializzata e moltoconosciuta; in quella della musica classica viene rappresentato un leggio; inquella della donna e della fecondità, infine, è rappresentata la figura di una don-na incinta con il grembo in rosso, a indicare l’aborto, oppure il grembo stessocolorato di verde o rosso, a simboleggiare la possibilità di abortire, indicando intal modo il ruolo fondamentale della donna in tale decisione.

Le carte che rappresentano temi collegati con le tradizioni popolari sono ingenere difficili da elaborare, poiché spesso le manifestazioni correlate non han-no localizzazione né delimitazione concreta nello spazio e nel tempo. Gli esem-pi più evidenti di questa difficoltà sono quelli della casa e delle arti popolari, incui si è proposto un disegno a partire da fotografie sovrapposte alle carte al finedi creare la sensazione di una relazione diretta, non del tutto realistica, con i ter-ritori. Nel primo caso, le fotografie sono usate per dare la sensazione che c’èuna transizione da un punto a un altro del mondo e che, al di sopra, c’è l’archi-tettura moderna che abbandona le tradizioni di pochi piani per costruire in al-tezza. Nel secondo caso, sono stati scelti alcuni esempi concreti, molto fortuiti.

Il duplice valore delle carte. – La carta è un’illustrazione e, insieme, un docu-mento. Come illustrazione è soprattutto il risultato di un lavoro di ricerca; una ri-cerca di informazione, soprattutto, ma anche una ricerca e una scelta della scala,della proiezione, della simbologia e dei colori, come si è visto. La scelta dellaproiezione in un’opera di cartografia tematica risulta meno rilevante di altre es’intreccia con le questioni della legittimità e dell’estetica piuttosto che con quel-le relative alla precisione. La scelta dei simboli e dei colori è, invece, principal-mente il risultato di una ricerca inerente al disegno e alla comunicazione, sebbe-ne si sia già dato conto del significato che riveste ciascuno di questi elementi.Piuttosto, è la scelta della scala ad assumere maggiore rilevanza, giacché è pro-prio tale opzione a determinare il risultato di qualsiasi studio.

Come è ovvio, in un atlante universale, le scale utilizzate sono in generemolto piccole, poiché si tratta di rappresentare tutto il mondo in un solo fogliocartografico; quando in uno stesso foglio si rappresentano diversi planisferi, lascala risulta ancora minore. Ciò si traduce nella necessità di generalizzazione edi semplificazione dell’informazione e nella rappresentazione di una o di pochevariabili per carta; ciò obbliga a considerare gli atlanti nel loro insieme per potercogliere la diversità che si vuole rappresentare. Vi sono comunque casi nei qua-li è possibile utilizzare scale più grandi: in alcune carte continentali, al fine dirappresentare la diversità etnica del mondo, seguendo la tradizione antropologi-

228 Carles Carreras, Sergi Martínez-Rigol e Sergio Moreno

La cartografia tematica a piccola scala 229

ca; nelle carte di alcuni Stati grandi per estensione e per popolazione, al fine dimostrare la complessità culturale del mondo contemporaneo e la sua tendenzaalla mobilità e all’ibridazione; in talune carte di città su tematiche culturali diffe-renti, in modo da far risaltare l’importanza dell’elemento urbano nella società at-tuale. Nell’esperienza precedente di redazione dell’Atles Comercial de Barcelo-na, che è un atlante per eccellenza urbano (Carreras, 2003), furono utilizzatescale diverse (9). Nonostante la predominanza delle carte municipali o della tra-ma urbana della città, vi sono incluse carte a scala minore (regione e area me-tropolitana, comunità autonoma della Catalogna, Spagna, anche tutto il mondo)e maggiore (dal singolo negozio alle strade commerciali) (fig. 3), in funzionedelle variabili trattate e del dettaglio informativo offerto. La stessa cosa può dirsiper il più recente Atles de Barcelona (Serra, Carreras e Martínez, 2011).

Così la carta, frutto di selezioni e decisioni varie, specie per la scala (Harvey,1968; Watson, 1978; Meentemeyer, 1989; Goodchild e Proctor, 1997; Marston,2000), è il risultato di un’interrogazione di una parte della realtà che vuole con-tribuire a interpretare, e condivide con altre illustrazioni – grafici o fotografie –l’intenzione di comunicare uno o più messaggi relativi all’interpretazione che siintende offrire.

Le carte di un atlante sono il risultato del lavoro di numerosi ricercatori, di di-versa e accreditata specializzazione. In alcune occasioni, partendo dalle propriemetodologie disciplinari (spesso poco inclini alla cartografia), questi ricercatorielaborano nuove prospettive di rappresentazione dei fenomeni o riflettono inmodo nuovo, più territoriale e geografico, sui temi delle proprie specializzazioni.È il caso, ad esempio, nell’atlante più volte ricordato, delle carte delle rappresen-tanze diplomatiche statali o delle architetture (10), laddove ciascuna delle cartetrasmette un messaggio principale, un’interpretazione del tema che si analizza, etutte insieme ne trasmettono uno più generale: quello dell’importanza della di-versità regionale del mondo, troppe volte eccessivamente semplificata.

Il sommario grafico generale dell’Atles de la Diversitat, con la sua ragnateladi interrelazioni tra le carte, ha il fine di rappresentare il dialogo che i temi man-tengono tra loro, malgrado la separazione dei capitoli e delle pagine ed eviden-zia, quindi, l’omogeneità dell’insieme. Le fotografie, invece, si sforzano di rap-presentare uno o diversi esempi significativi del messaggio principale espressoda ogni carta. Non si tratta di foto da intendersi come ornamento, sebbene ingenere siano molto belle. Si tratta piuttosto di illustrazioni, nel senso che illumi-nano, donano luce a un tema o a un problema che si presenta in dettaglio, auna scala molto più grande. Per coloro che non leggono il testo, esse danno ve-locemente un’idea concreta di quello che la carta vuole mostrare. I grafici, quan-

(9) I tre autori hanno collaborato, insieme con altri, anche alla redazione di questo atlante.(10) Quando non è stato possibile avere la collaborazione di uno specialista che volesse o po-

tesse fare lo sforzo della rappresentazione territoriale di qualche tema, è stato il geografo a provarcida un’altra prospettiva: questo è stato il caso, soprattutto, della carta dei valori.

230 Carles Carreras, Sergi Martínez-Rigol e Sergio Moreno

Fig.

3 –

Ca

rta

deg

li u

si c

omm

erci

ali

nel

Pa

ssei

g d

e G

ràci

a d

i B

arc

ello

na

(2002)

Fonte

:A

tles

com

erci

al d

e B

arc

elon

a(C

arre

ras,

200

3, p

p. 17

4-17

5)

La cartografia tematica a piccola scala 231

do non sono simboli integrati alla carta, hanno la stessa funzione di esempio edi ampliamento dell’informazione delle fotografie e hanno sempre l’obiettivo disostituire le tabelle statistiche, al fine di offrire una maggiore leggibilità.

La carta, anche come risultato, è un documento di lavoro, che condivide siacon il testo (11) sia con le fonti bibliografiche e di Internet l’ambizione di fornirepiù informazioni di quelle che si era in grado di elaborare in precedenza e di of-frire materiali per continuare ad approfondire il tema: il risultato di una ricerca odi un’esperienza si trasforma in una nuova fonte di informazione. La semplicerappresentazione cartografica è essa stessa già un’informazione nuova; la densitàdell’informazione, la contiguità o la distanza, la regolarità o irregolarità della di-stribuzione sono nuove informazioni che si aggiungono ai dati elaborati e cheaiutano a interpretarli o almeno a individuare nuove domande e prospettive diricerca. Queste opere, pertanto, permettono una prospettiva di ulteriore ap-profondimento, tanto agli autori che ancora vorranno intervenire, quanto a qual-sivoglia lettore interessato al tema. Un esempio si può trovare nella carta cherappresenta le città menzionate o analizzate nell’Atles de la Diversitat e il numerodi volte in cui esse appaiono, elaborato a partire dall’indice toponimico che locompleta (fig. 4). Questo tipo di carta, poco abituale, consente di valutare la co-pertura mondiale reale dell’informazione dell’atlante, cosa che il semplice elencodei nomi dell’indice non facilita, permettendo tra l’altro di analizzare l’irriducibileeurocentrismo che la maggior parte degli studi culturali è solito adoperare.

Conclusioni. – Le prime conclusioni degli autori sull’esperienza maturata nel-l’uso della cartografia tematica si inquadrano in una constatazione precedente-mente accennata, che in qualche modo appare sorprendente: sebbene si vivanell’era dell’immagine, i geografi contemporanei utilizzano meno carte che inprecedenza per i loro studi e le loro pubblicazioni. Per contrastare questa con-statazione occorre reagire e gli atlanti rappresentano proprio un tentativo di farecartografia, molta cartografia, e diffonderla.

La cornice tecnologica attuale permette, da un lato, una grande facilità nellaproduzione cartografica (e sotto questo aspetto occorre avere molto chiari i fon-damenti della cartografia tematica) e, dall’altro, consente un accesso e una diffu-sione dell’informazione più vaste che mai. Il peso eccessivo della tecnologia,però, non può portare alla separazione tra cartografia e geografia e, meno anco-ra, a sminuire il ruolo del necessario pensiero critico per capire e spiegare ilmondo e qualsiasi delle sue parti. Il ruolo degli strumenti non può infatti maigiustificare la mancanza di spiegazione e di ricerca. I nuovi riferimenti tecnolo-gici, inoltre, non devono solo costituire una risorsa per le fonti ufficiali, ma de-vono arricchire la cartografia di nuove informazioni e di ulteriori possibilità di

(11) I testi sono la vera base della carta, nei quali gli specialisti non geografi sono più a loro agionella spiegazione.

232 Carles Carreras, Sergi Martínez-Rigol e Sergio Moreno

Fig.

4 –

Ca

rta

del

le c

ittà

cit

ate

nel

l’Atle

s de

la D

iver

sita

tFo

nte

:A

tles

de

la D

iver

sita

t(C

arre

ras,

200

4, p

p. 34

8-34

9)

La cartografia tematica a piccola scala 233

utilizzo. L’approccio qualitativo consente una maggiore profondità dell’analisi,che le statistiche possono nascondere – ed è per questo che i colori e i simbolidella cartografia tematica sono assolutamente qualitativi.

L’uso della cartografia tematica a piccola scala, come si è già segnalato (Car-reras, Martínez, Moreno e Ariño, 2005; Carreras, Martínez e Moreno, 2009), per-mette di combinare la precisione necessaria in tutta la cartografia all’interpreta-zione in scala della diversità sociale, culturale, economia o politica. La piccolascala è privilegiata nelle analisi geopolitiche e l’esperienza sviluppata dagli auto-ri ha consentito di migliorare significativamente le precedenti elaborazioni locali(Vicens, 1940; Carreras, 2010; Martínez e Moreno, 2010)

La cartografia permette di divulgare i lavori, i risultati e i documenti deglispecialisti, e tale divulgazione è fondamentale. Occorre anche tornare sulla con-statazione che è possibile cartografare tutto o, almeno, tentare di rappresentarlo.Gli atlanti citati contengono molti esempi in tal senso, con il contributo di auto-ri che non avevano mai fatto quest’esperienza. La carta dell’indice nell’Atles dela Diversitat, che permette di valutare il punto di vista territoriale dello stessoatlante, ne è un esempio. Il disegno aiuta – e molto – a comunicare concetti eidee a partire dall’uso delle immagini. L’impiego di questa funzione nella carto-grafia apre un ambito di collaborazione con professionisti del campo, al fine diporre in evidenza aspetti delle carte tematiche che risultano poco osservati nellaformazione e nella tradizione geografica. La carta, in tal modo, ha il potenzialedi far nascere o risvegliare idee. Il disegno è in grado di incorporare molta im-maginazione, con le grandi possibilità che offrono le relazioni tra forme e conte-nuti, facendo tuttavia attenzione al rischio dell’ambiguità.

La cartografia tematica può infatti offrire altre forme di descrizione (Carreras,Martínez, Moreno e Ariño, 2005), ma non può prescindere né dal rigore scientifi-co né dalla qualità. In qualche modo si tratterebbe di dotare di rigore alcune del-le incertezze della tradizione infografica del migliore giornalismo (Trèmols,1999). Gli atlanti qui ricordati sono lavori in cui il disegno ha un ruolo importan-te; sono opere coerenti, in cui ogni carta è una parte del tutto e in cui ogni par-te è complementare alle altre. Essi, inoltre, offrono una visione del mondo dallaCatalogna e da Barcellona, si potrebbe dire una visione catalana del mondo, apartire dalla coscienza delle contraddizioni tra locale e globale che si verificanoogni giorno, come ad esempio quelle di un popolo senza Stato. L’informazionedisponibile condiziona, in buona parte, l’immagine del mondo che è possibileoffrire, come si è visto nel caso dell’informazione in ambito demografico, econo-mico e sociale, organizzata in buona parte in funzione degli Stati, ma la volontàè quella di arrivare a stabilire e a suggerire altri livelli di analisi per il futuro.

La cartografia tematica, in generale, deve essere indicata a geografi e scien-ziati sociali come un grande strumento per la ricerca, che consente di trovareun certo ordine nella complessità. Per questa ragione essa rappresenta ancorauno strumento fondamentale nell’insegnamento della geografia e nella divul-gazione di tutti i temi che riguardano le relazioni tra società e territorio.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

ALEGRE P., Crítica a l’Atles de la Diversitat, in «Societat Catalana de Geografia», 2007(http://scg.iec.cat/Scg9/Scg91/S9102611.htm).

ANDERSON K., Handbook of Cultural Geography, Londra, Sage, 2003.

BERTIN J., Sémiologie graphique, Parigi, Gauthier Villars, 1967.

BORIA E., Cartografia e potere, Torino, UTET, 2007.

BORIA E., Geografi e carte: qualcosa non va, in «Bollettino della Società Geografica Italia-na», 2010, 4, pp. 921-924.

BUZAI J., Geografía Global. El paradigma geotecnológico y el espacio interdisciplinarioen la interpretación del mundo del siglo XXI, Buenos Aires, Lugar, 1999.

CARRERAS C. (a cura di), Atles Comercial de Barcelona, Barcellona, Ajuntament de Bar-celona, Cambra de Comerç de Barcelona e Universitat de Barcelona, 2003.

CARRERAS C. (a cura di), Atles de la Diversitat, Barcellona, Enciclopèdia Catalana, 2004.

CARRERAS C., Jaume Vicens Vives y la Geopolítica, in «Boletín de la Real Sociedad Geo-gráfica», 2010, CXLVI, pp. 55-70.

CARRERAS C., S. MARTÍNEZ e S. MORENO, La cartografia temàtica a petita escala. Uneslliçons de l’Atles de la Diversitat, in «Treballs de la Societat Catalana de Geografia»,2009, 65, pp. 183-193.

CARRERAS C., S. MARTÍNEZ, S. MORENO e A. ARIÑO, Precisión y cambio de escala enla cartografía temática, in «Mapping», 2005, 100, pp. 14-23.

GARCÍA BALLESTEROS A. e F. HERNANDO, Reseña bibliográfica sobre el Atlas de la Di-versidad, in «Investigaciones Geográficas», 2005, 57, pp. 133-136.

GOODCHILD M.F. e J. PROCTOR, Scale in a Digital Geographic Work, in «Geographicand Environmental Modelling», 1997, 1, 1, pp. 5-23.

GUPTAE A. e J. FERGUSON, Mais além de «cultura»: espaço, identidade e política de dife-rença, in A. ARANTES (a cura di), O espaço da diferença, Campinas, Papirus, 2000,pp. 30-49.

HARLEY J.B., Deconstructing the Map, in «Cartographica», 1989, 26, 2, pp. 1-20.

HARLEY J.B., Cartography, Ethics and Social Theory, in «Cartographica», 1990, 27, 1, pp.1-23.

HARROWER M. e C.A. BREWER, ColorBrewer.org: An Online Tool for Selecting ColourSchemes for Maps, in «The Cartographic Journal», 2003, 40, 1, pp. 27-37.

HARVEY D., Processes, Patterns and Scale Problems in Geographical Research, in «Tran-sactions of the Institute of British Geographers», 1968, 45, pp. 75-78.

LARA J.M. e altri, Atlas Universal Planeta, Barcellona, Editorial Planeta e Institut Cartogrà-fic de Catalunya, 2007.

MACEACHREN A.M., How Maps work: Representation, Visualization, and Design, NewYork, Guilford, 1995.

MARSTON S.A., The Social Construction of Scale, in «Progress in Human Geography»,2000, 24, 2, pp. 219-242.

MARTÍNEZ S. e S. MORENO, La cartografía geopolítica de Jaume Vicens Vives, similitu-des y diferencias con los Coremas, in «Boletín de la Real Sociedad Geográfica», 2010,CXLVI, pp. 71-86.

234 Carles Carreras, Sergi Martínez-Rigol e Sergio Moreno

La cartografia tematica a piccola scala 235

MEENTEMEYER V., Geographical Perspectives of Space, Time and Scale, in «Landscape E-cology», 1989, 3, pp. 163-173.

MIRANDA J. e altri, Atles Universal, Barcellona, Enciclopèdia Catalana e Institut Cartogrà-fic de Catalunya, 2009 (I edizione, 1999).

MONMONIER M., How to lie with Maps, Chicago, University of Chicago Press, 1991.

SERRA J., C. CARRERAS e S. MARTÍNEZ, Atles de Barcelona, Barcellona, Ajuntament deBarcelona, 2011.

TRÈMOLS M.A., El mapa a la premsa: possibilitats i funcions de la cartografia periodísti-ca, tesi di dottorato inedita, Barcellona, Departament de Geografia Humana, Universi-tat de Barcelona, 1999.

VICENS J., España: geopolítica del estado y del imperio, Barcellona, Editorial Yunke, 1940.

WATSON M.K., The Scale Problem in Human Geography, in «Geografyska Annaler», 1978,67, pp. 83-88.

MAPPING AT A SMALL SCALE. GENERAL REFLECTIONS ON A PARTICULAR EXPE-RIENCE. – This paper addresses the problem of maps reduction in the work publishedby geographers in general. Nevertheless this occurs at the time that is available in largervolumes digital information and perform better means of computer assisted Cartography.From the rich experience of publishing many thematic atlas at different scales, bothworld and urban atlases authors discuss the making of the atlas and complexity in themanagement of information to improve its representation. It emphasizes the importanceof design and the use of color to enhance communication. The conclusion highlights thedouble value of maps as a result and as a document, and encourages to try to carto-graphically represent any type of information, especially the qualitative one.

Universitat de Barcelona, Dipartamento de Geografia Humana

[email protected]

[email protected]

Universidade Estadual de São Paulo, Campus Presidente Prudente, Gruppo di RicercaGASPERR

[email protected]