La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi...

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MEFRA – 124/1 – 2012, p. 151-183. ——————— Francesco Muscolino, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, [email protected] *. Desidero ringraziare sentitamente tutti coloro che hanno favorito questo lavoro, in particolare la prof.ssa Paola Pela- gatti per la liberalità con la quale mi ha messo a parte di informazioni sui suoi scavi e sulla sua lunga attività a Taor- mina, la dott.ssa Maria Costanza Lentini, direttore del Parco archeologico di Naxos e delle aree archeologiche di Giardini Naxos, Taormina, Francavilla e dei comuni limitrofi, per il costante incoraggiamento, il prof. Henner von Hesberg, direttore del Deutsches Archäologisches Institut di Roma, per essersi interessato a questo studio e per aver agevolato le mie ricerche presso l’archivio dell’Istituto. Sempre presso l’Istituto, ringrazio il dott. Thomas Fröhlich, direttore della biblioteca, per aver messo a mia disposizione le lettere di La Farina pubblicate in appendice (docc. 2.1-4) e l’arch. Markus Wolf, con il quale ho avuto un interessante scambio di opi- nioni sulla topografia taorminese. Al prof. Michel Gras, direttore dell’École Française de Rome, va tutta la mia rico- noscenza per aver accolto questo studio nei Mélanges che, come si vedrà, hanno con le iscrizioni di Tauromenion un rapporto «primordiale»; ringrazio anche la dott.ssa Fran- çoise Fouilland, documentalista dell’École, per varie infor- mazioni. Il mio affettuoso ringraziamento va alle signore Anna Maria Capuana Triscari, Corrada e Cornelia Triscari, per preziose notizie «familiari» sull’area di Bagnoli. Ricordo infine con gratitudine Cristina Bolognari Micalizzi, che è stata preziosa collaboratrice della Soprintendenza alle Anti- chità della Sicilia orientale e si è impegnata a lungo negli scavi di Taormina, e Horst Blanck, già direttore della biblio- teca del Deutsches Archäologisches Institut di Roma, che ha dedicato a Taormina importanti ricerche. Per le abbreviazioni delle riviste si fa riferimento all’Archäolo- gische Bibliographie. Si usano, inoltre, le seguenti abbrevia- zioni : ANDM per Archivio Notarile Distrettuale di Messina; ASM per Archivio di Stato di Messina; ASP per Archivio di Stato di Palermo; BCP per Biblioteca Comunale di Palermo; BUF per Biblioteca Umanistica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze; DAI per Deutsches Archäologisches Institut di Roma; DBI per Dizionario Biogra- fico degli Italiani, Roma, 1960-; NDB per Neue Deutsche Bio- graphie, Berlino, 1952-. La fig. 2 è pubblicata su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali, Archivio di Stato di Torino (autorizzazione prot. 1054/28.28.00 del 18 febbraio 2011). Le foto alle fig.4, 6, 7, 9, 10, 11 sono state eseguite da chi scrive. 1. Archivio di Stato di Torino, Carte topografiche segrete, 28.(D).V rosso (fig. 2). 2. In BCP, ms. Qq H 272, p. 113, in un testo databile verso la metà del XVIII, il toponimo appare già comune e, non cono- scendone l’origine, lo si riconnette a rovine interpretate come bagni (v. infra). La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi sulla provenienza delle iscrizioni pubbliche greche di Tauromenion * Francesco MUSCOLINO Ad Anna Maria Capuana Triscari PREMESSA L’ampio pianoro di Bagnoli è compreso tra la collina del Teatro antico a Nord e le propaggini del monte Tauro a Ovest, ed è delimitato a Sud dai precipizi sovrastanti la baia di Giardini Naxos e a Est dal declivio verso il Capo di San Leo o Capo Taormina (fig. 1). Una delle prime testimonianze iconografiche, la «Pianta, e veduta della Notabile, e Fedele Citta di Tavormina» (fig. 2), risalente agli inizi del XVIII secolo 1 , mostra il piano di Bagnoli attraversato da una strada che si biforca proseguendo da un lato verso il «Ven(erabile) Conve(n)to di S. Maria di Giesu», dei Frati Minori Osservanti, dall’altro verso la «Ven(erabile) Chiesa d(ei) SS. Pietro e Paulo». La via che attraversa il piano di Bagnoli è costeggiata, sul lato Nord, da croci indicanti le sta- zioni di una Via Crucis che sembra proseguire fin sopra la collinetta a Sud-Est del Teatro antico. L’attuale via Bagnoli Croci ricalca l’antica strada interpoderale, perpetuando nel nome sia il toponimo di Bagnoli 2 sia il ricordo della scomparsa Via Crucis (fig. 3-4).

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MEFRA – 124/1 – 2012, p. 151-183.

———————Francesco Muscolino, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, [email protected]

*. Desidero ringraziare sentitamente tutti coloro che hannofavorito questo lavoro, in particolare la prof.ssa Paola Pela-gatti per la liberalità con la quale mi ha messo a parte diinformazioni sui suoi scavi e sulla sua lunga attività a Taor-mina, la dott.ssa Maria Costanza Lentini, direttore del Parcoarcheologico di Naxos e delle aree archeologiche di GiardiniNaxos, Taormina, Francavilla e dei comuni limitrofi, per ilcostante incoraggiamento, il prof. Henner von Hesberg,direttore del Deutsches Archäologisches Institut di Roma,per essersi interessato a questo studio e per aver agevolato lemie ricerche presso l’archivio dell’Istituto. Sempre pressol’Istituto, ringrazio il dott. Thomas Fröhlich, direttore dellabiblioteca, per aver messo a mia disposizione le lettere di LaFarina pubblicate in appendice (docc. 2.1-4) e l’arch. MarkusWolf, con il quale ho avuto un interessante scambio di opi-nioni sulla topografia taorminese. Al prof. Michel Gras,direttore dell’École Française de Rome, va tutta la mia rico-noscenza per aver accolto questo studio nei Mélanges che,come si vedrà, hanno con le iscrizioni di Tauromenion unrapporto «primordiale»; ringrazio anche la dott.ssa Fran-çoise Fouilland, documentalista dell’École, per varie infor-mazioni. Il mio affettuoso ringraziamento va alle signoreAnna Maria Capuana Triscari, Corrada e Cornelia Triscari,per preziose notizie «familiari» sull’area di Bagnoli. Ricordoinfine con gratitudine Cristina Bolognari Micalizzi, che è

stata preziosa collaboratrice della Soprintendenza alle Anti-chità della Sicilia orientale e si è impegnata a lungo negliscavi di Taormina, e Horst Blanck, già direttore della biblio-teca del Deutsches Archäologisches Institut di Roma, che hadedicato a Taormina importanti ricerche.Per le abbreviazioni delle riviste si fa riferimento all’Archäolo-gische Bibliographie. Si usano, inoltre, le seguenti abbrevia-zioni : ANDM per Archivio Notarile Distrettuale di Messina;ASM per Archivio di Stato di Messina; ASP per Archivio diStato di Palermo; BCP per Biblioteca Comunale di Palermo;BUF per Biblioteca Umanistica presso la Facoltà di Lettere eFilosofia dell’Università di Firenze; DAI per DeutschesArchäologisches Institut di Roma; DBI per Dizionario Biogra-fico degli Italiani, Roma, 1960-; NDB per Neue Deutsche Bio-graphie, Berlino, 1952-. La fig. 2 è pubblicata su concessionedel Ministero per i beni e le attività culturali, Archivio diStato di Torino (autorizzazione prot. 1054/28.28.00 del 18febbraio 2011). Le foto alle fig. 4, 6, 7, 9, 10, 11 sono stateeseguite da chi scrive.

1. Archivio di Stato di Torino, Carte topografiche segrete, 28.(D).Vrosso (fig. 2).

2. In BCP, ms. Qq H 272, p. 113, in un testo databile verso lametà del XVIII, il toponimo appare già comune e, non cono-scendone l’origine, lo si riconnette a rovine interpretatecome bagni (v. infra).

La «campagna classica» di Bagnoli :notizie e ipotesi sulla provenienzadelle iscrizioni pubbliche grechedi Tauromenion *

Francesco MUSCOLINO

Ad Anna Maria Capuana Triscari

PREMESSA

L’ampio pianoro di Bagnoli è compreso tra lacollina del Teatro antico a Nord e le propaggini delmonte Tauro a Ovest, ed è delimitato a Sud daiprecipizi sovrastanti la baia di Giardini Naxos e aEst dal declivio verso il Capo di San Leo o CapoTaormina (fig. 1).

Una delle prime testimonianze iconografiche,la «Pianta, e veduta della Notabile, e Fedele Cittadi Tavormina» (fig. 2), risalente agli inizi del XVIIIsecolo1, mostra il piano di Bagnoli attraversato da

una strada che si biforca proseguendo da un latoverso il «Ven(erabile) Conve(n)to di S. Maria diGiesu», dei Frati Minori Osservanti, dall’altroverso la «Ven(erabile) Chiesa d(ei) SS. Pietro ePaulo». La via che attraversa il piano di Bagnoli ècosteggiata, sul lato Nord, da croci indicanti le sta-zioni di una Via Crucis che sembra proseguire finsopra la collinetta a Sud-Est del Teatro antico.

L’attuale via Bagnoli Croci ricalca l’anticastrada interpoderale, perpetuando nel nome sia iltoponimo di Bagnoli2 sia il ricordo della scomparsaVia Crucis (fig. 3-4).

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«Circuito di muri» (1); «Ven(erabile) Conve(n)to di S. Maria di Giesu» (17); «Ven(erabile) Chiesa d(ei) SS. Pietro e Paulo» (18); «Teatro seu Colosseo» (21);

«Naumachia» (22); «Garita la guardiola» (40) (su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali).

Fig. 2 – Particolare della «Pianta, e veduta della Notabile, e Fedele Citta di Tavormina» (Torino, Archivio di Stato)

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3. Per l’elenco dei fondi, utile per ricostruire l’aspetto dell’areaprima della sua trasformazione in parco, si veda il doc. 4 conrelativo apparato critico.

4. Su F. Trevelyan (1852-1907) e S. Cacciola (m. 1926), v.almeno Roccuzzo 1995, p. 68-71 e Papale 1997. GaetanoRizzo dedica una sua pubblicazione «Ai coniugi Dott. Salva-tore Cacciola e Flourence (sic) Trevelyan in pegno di stima edi gratitudine» (G. Rizzo 1893b). Un monumento a FlorenceTrevelyan è stato eretto nel Giardino pubblico dal Rotary di

Taormina sotto la presidenza di Dionisio Triscari nel 1976.Nell’area di Naxos, Cacciola è proprietario di terreni da cuiprovengono reperti archeologici in parte consegnati alloStato (v. soprattutto Pelagatti 1984-1985, p. 272, 280-286,300); per i suoi rapporti con Orsi, v. infra.

5. Alla morte di Cacciola (1926), i suoi beni sono ereditati dal-l’avv. Cesare Acrosso (1898-1990) e da lui passano, in lineafemminile, alla famiglia Papale.

Fig. 3 – La vecchia strada che attraversava il piano di Bagnoli

(fine XIX-inizi XX secolo).

La zona ha una prevalente destinazione agricolasino alla fine dell’Ottocento (fig. 5), quando varifondi sono acquistati dall’inglese Florence Treve-

lyan3, moglie del medico e possidente taormineseSalvatore Cacciola4, per ampliare il parco di palazzoCacciola, oggi Acrosso-Papale5, in via Teatro Greco.

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Fig. 4 – Via Bagnoli Croci con, a sinistra, il Giardino pubblico e, a destra, il giardino dell’Hôtel Timeo (2009).

Fig. 5 – Il piano di Bagnoli visto dal Teatro antico (foto di G. Bruno, 1880 circa).

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6. Arthur J. Evans cura la pubblicazione del IV e ultimo tomo diThe History of Sicily from the Earliest Times, Oxford, 1894, di suosuocero Edward A. Freeman, morto nel 1892. Alle p. 110-111,Freeman scrive : «The ancient wall must have taken in thateastern hill of many points and summits, in a sinking ofwhich a site was found for the famous theatre [...]. This is theheight which men climb to see the sunrise of the Sicilianspring, or to look on ætna either sleeping peacefully underhis mantle of snow, or threatening again to pour down thestreams which hide the soil of Naxos»; in una nota, il cuirimando è inserito dopo la parola «spring», Evans precisa :«These words are unfortunately no longer true. This, withothers of the most interesting and beautiful sites of Taormina,has passed into the possession of an English proprietress, whohas barred the access and warned off the civilized portion ofmankind in four languages». Da notare la coincidenza deitempi : la Trevelyan compie la maggior parte degli acquisti

nel 1890-1893 (doc. 4), Freeman è in Sicilia ante 1892, Evanspubblica il IV tomo nel 1894. Per i legami di Evans, più tardicelebre per le sue ricerche cretesi, con Taormina, v. Pelagatti1999, p. 5-6 e, per i suoi rapporti con la Sicilia in generale, v.anche Vickers 1983; Id. 1996; Id. 2003.

7. L’espropriazione è decisa con il Regio Decreto Legge 528 del18 febbraio 1923 (doc. 4). Sebbene non sia tra i firmatari, unruolo importante nell’emanazione del decreto è svolto daGiovanni Antonio Colonna duca di Cesarò (1878-1940),ministro delle Poste e Telegrafi, come testimonia la lapidecollocata, a sinistra di chi entra, sul pilastro del cancello prin-cipale : «Parco G. Colonna | duca di Cesarò | l’uomo politico |che con decreto legge | 18 2 1923 n. 528 | l’acquisì aldemanio comunale». Secondo Papale 1997, p. 105, l’inter-vento del Colonna di Cesarò sarebbe stato sollecitato dal-l’avv. Cesare Acrosso, erede di Salvatore Cacciola.

Arthur J. Evans, nel 1894, critica questi acquisti diFlorence Trevelyan, pur senza nominarla6, perchéla nuova proprietaria ha impedito l’accesso adalcuni dei luoghi più suggestivi della città.

Nel 1923 tutta la proprietà a Sud di via BagnoliCroci è espropriata e trasformata in Giardino pub-blico (la «Villa») (fig. 6)7 e, sempre nei primidecenni del Novecento, l’area a Sud della strada,

Fig. 6 – Il piano di Bagnoli visto dal Teatro antico (2009).

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8. La proprietà Bambara è indicata da G. Rizzo 1893a, p. 41 eId. 1905, p. 121 come limite Est del piano di Bagnoli; tra lafine dell’Ottocento e i primi del Novecento i proprietari sonoSalvatore Bambara e poi i suoi figli, tra i quali Giuseppe, Vin-cenzo e Pancrazia.

9. Si tratta, da Ovest verso Est, degli alberghi Diodoro (poi radi-calmente trasformato), Belvedere, Beau Séjour (poi Bel Sog-giorno), costruiti nei primi decenni del XX secolo e tuttoraproprietà di discendenti dei fratelli Bambara, rispettivamentele famiglie De Luca Bambara (discendenti di Giuseppe),Pecaut Bambara (discendenti di Vincenzo) e Capuana(discendenti di Pancrazia, 1855-1911); l’attuale discontinuitàdel Bel Soggiorno rispetto agli altri due alberghi è dovuta alfatto che una parte della proprietà Bambara è stata vendutaper la realizzazione di Villa Rocca Bella. Una nitida descri-zione del piano di Bagnoli è offerta da G. Rizzo 1893a, p. 41 :«Al sud-est di Tauromenio nella vallata del teatro si allargaun bellissimo piano, intersecato da una via chiamata – Primacroce – che da una estremità della città conduce alla via pro-vinciale (attuale via L. Pirandello) e al Belvedere (o Guardiola,all’incrocio tra via L. Pirandello e via Guardiola Vecchia). Il pianosi estende dalle prime catapecchie di Lemura (o Le Mura) alsud della città sino alla proprietà dei Sigg. Bambàra (èappunto l’area oggi occupata dagli Hôtel Diodoro, Belvedere, BelSoggiorno). La prima parte del piano è coltivata a vigna ed èdetta anche Prima croce, un altro tratto è detto Bagnòli, ed èterreno libero di proprietà del Dott. Salvatore Cacciola, l’ul-timo tratto è posseduto dai Bambàra. La parte superiore, asinistra di questo piano, per chi scende dalla città, è posse-duta dai Sigg. Stracuzzi, Armòne, Pagano, Cacciola. Il pianonella parte inferiore è uguale, limitato solo da profondi bur-roni». Nella più sintetica descrizione in G. Rizzo 1905,p. 121, le uniche differenze significative riguardano il nomedella via che attraversa il piano (non più «Prima croce» ma«Bagnoli-Croci») e la trasformazione subita dal pianoro pervolere della Trevelyan («oggi il piano è stato trasformato inuna deliziosa villa e parchetto all’uso inglese»).

10. Date le finalità di questo lavoro, si indica, per ciascuna epi-grafe, solo la bibliografia essenziale, con particolare riferi-mento alle prime edizioni e limitandosi, per il resto, quasiesclusivamente ai principali corpora, rimandando, in gene-rale, soprattutto a Manganaro 1988 e Fantasia 1999. Per lastoria delle ricerche sia consentito anche il rinvio a Musco-lino c.d.s. 1.

11. Sulle quattro iscrizioni scoperte nel 1834, v. almeno :– Franz 1838, no I; Id. 1840, p. 221, no 87; CIG III 5640, no I;IG XIV 423; SGDI III.2 5221; Arangio Ruiz, Olivieri 1925,

p. 105, no 12; SIG III 954; Fantasia 1999, no 9;– Franz 1838, no II; CIG III 5640, no II; IG XIV 424; SGDI III.25222; Arangio Ruiz, Olivieri 1925, p. 102, no 11; Fantasia1999, no 8;– Franz 1838, no III; CIG III 5640, no III; IG XIV 429; SGDIIII.2 5227; Arangio Ruiz, Olivieri 1925, p. 98, no 10; Fan-tasia 1999, no 7;– Franz 1838, no IV; CIG III 5640, no IV; IG XIV 430; SGDIIII.2 5228; Arangio Ruiz, Olivieri 1925, p. 92, no 8; Fantasia1999, no 5.

12. Castorina 1840b (doc. 1).13. Rosario Castorina muore il 21 gennaio 1839, ætatis suae sexa-

ginta quatuor annoru(m) circiter (Taormina, Archivio Parroc-chiale, Liber defunctorum III (1820-1869) della Matrice,p. 49v). Un suo ritratto (fig. 7) è nella sagrestia del Duomodi Taormina, con la seguente didascalia : Rosarius CastorinaTaurominitanae ecclesiæ archipresbyter, archiepiscopalis Messa-|nensis ecclesiæ sinodalis examinator, omni scientia perfectus, vixitin archipresbyteratu | annos viginti septem vigesima die januariimillesimo octingentesimo <tricesimo> nono, ætatis vero suæ sexa|ge-simo quarto, magno luctu, maximisque suorum laudibus cele-bratus, obiit.

14. Di Giovanni – Grima 1870, p. 256-257.15. Si veda, oltre a quanto dice Castorina 1840b, p. 70-71

(«commissionato del Governo»), anche Lo Iacono, Marconi1999, p. 99 (nel 1838 si registra un pagamento «ai Corri-spondenti di detta Commissione in Taormina, che sono ilSindaco, e l’Arciprete Don Rosario Castorina»); Castorina,inoltre, firma con gli altri membri locali della Commissione(i sindaci pro tempore e il segretario Vincenzo Gaetano Ate-nasio) i certificati di servizio di Francesco Strazzeri, «custodedelle antichità» di Taormina, per gli anni 1836-1838; il certi-ficato del 2 gennaio 1839 è firmato da un sostituto, «per l’ar-ciprete impedito» (ASP, Ministero Luogotenenziale. Interno,busta 4248).

16. Gli scritti di Castorina, in gran parte pubblicati postumi,sono : Castorina 1838; Id. 1840a; Id. 1840b; Id. 1840c; Id.1840d; Id. 1840e; Id. 1840f; Id. 1840g; Id. 1840h. Narbone1850-1855, I, p. 232, Id. 1852, p. 174, e Mira 1875-1881, I,p. 202 attribuiscono a Castorina anche quattro memoriesulle antichità di Taormina che sarebbero state pubblicate aNapoli nel 1822 ma che, finora, non è stato possibile rintrac-ciare. Nella Biblioteca Comunale di Palermo si conservanolettere di Castorina a Gaspare Rossi (25 luglio 1826, BCP, ms.2 Qq G 109, no 30) e ad Agostino Gallo (28 maggio e 24giugno 1832, BCP, ms. 5 Qq D 72, no 57, 1-2; quest’ultima èedita in Castorina 1840g).

verso Est, di proprietà della famiglia Bambara8, èinteressata dalla costruzione di alcuni alberghi9.

Questa premessa storico-topografica è indi-spensabile per meglio comprendere i dati – dispersima significativi – di seguito esposti nel tentativo dicircoscrivere l’area di rinvenimento dell’iscrizionedegli Strateghi e di alcuni rendiconti finanziari10.

I quattro rendiconti finanziari scopertinel 1834

Il primo rinvenimento di rendiconti in localitàBagnoli, avvenuto nel 183411, è documentato dalla

poco nota Relazione e descrizione dei contorni del sitoove furono ritrovate le quattro tavole marmoree covertedi carattere greco in Taormina12 (doc. 1) di RosarioCastorina (fig. 7)13, arciprete dal 1812 al 183914,corrispondente locale della Commissione di anti-chità e belle arti di Palermo15 e autore di vari studisu Taormina16.

Castorina, sebbene con l’ampollosità tipica deisuoi scritti, offre nella Relazione interessanti det-tagli sulla scoperta :

È omai tempo aprire il libro delle antichità di Taor-

mina, ed esporre al pubblico le sue glorie, che

La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi sulla provenienza delle iscrizioni pubbliche greche di Tauromenion158 Francesco MUSCOLINO

17. Per questo e per tutti gli altri passi di Castorina 1840b sirimanda a doc. 1.

Fig. 7 – Ritratto dell’arciprete Rosario Castorina

(Taormina, sagrestia del Duomo).

sepolte sono state nella oblivione de’ secoli. Il

disordine, l’accidente, ed il capriccio degli uomini è

stato la cagione, perché si sono poco fa trovate le

quattro tavole di pietra, coperte di carattere greco.

Una mano benefica che li trasse dalla notte tene-

brosa della terra, l’ha fatto giungere all’archeolo-

gico istituto di Roma. Que’ savî illuminati dallo

scibile umano ne’ suoi bollettini ne hanno dato la

spiegazione; ma ne attendon le delucidazioni de’

contorni di quella campagna classica, che n’era

depositaria di sì prezioso pegno, che gli antichi

hanno tramandato ai loro figli, per emulare li loro

antenati nella virtù, in cui erano occupati di far

risplendere la patria17.

Secondo la Relazione, Castorina, il 10 novembre1833, si reca in località Bagnoli, e osserva :

un monumento ch’era stato scavato; in tutto quatri-

latero di larghezza, e lunghezza di palmi ventisei, di

profondità palmi sei, coperta di mattoni sino alla

superficie del suolo; nell’interno l’edifizio trovavasi

pieno di ciottoli, e calce. In un lato della base del-

l’edifizio passava un acquedotto, il di cui tubo avea

dieci pollici di diametro, che unito alla sua intonaca-

tura avea l’altezza d’un palmo. Fatte maggiori dili-

genze vicino al monumento, ne comparvero altri

due d’eguale forma, e di eguale grandezza, e tutti di

eguale livello.

Dopo aver descritto questa scoperta, l’Arcipretepassa a menzionare varie emergenze archeolo-giche nei dintorni :

si passò in seguito ad ispezionare i confini di quel

terreno, al di sotto d’una valle trovossi bastante rot-

tame di anticaglie, che poste ad un rigoroso esame si

sono veduti capitelli, basi, e colonne di diversi

marmi, ma tutti stritolati

e, continuando la ricerca,

ci siamo imbattuti ad una muraglia da circa 60 passi

lunga, ed alta dieci palmi, sopra di essa un’altra

fabrica, ch’era elevata in altri dieci palmi, che

sostiene un altro spazio di terreno, che conduce alla

strada presente, che serve di passaggio agli abitanti

di Taormina; diversi ruderi a fil da terra, che fanno

resistenza all’aratro, chiamano la considerazione

dell’antiquario. Alla base della descritta muraglia

stavano cadute tre colonne.

Secondo l’interpretazione di Castorina «da untale apparecchio sembra, che la muraglia rappre-sentava una galleria, sostenuta da colonnate»,forse a Sud della strada che attraversa il piano diBagnoli. L’Arciprete invita il proprietario del fondoa sospendere i lavori, in attesa delle disposizionidella Commissione di antichità e belle arti diPalermo ma, quando si reca sul posto il primoaprile 1834,

sorpreso di meraviglia, che sprezzati si erano li suoi

ordini, rilevò il terreno sconvolto; battuti li monu-

menti, ed invece comparvero nello scavo da circa a

60 grossi intagli di pietra calcarea : con pasienza fece

voltare sossopra li medesimi se v’erano iscrizioni, e

tra tanti ne ritrovò solo quattro tavole, coperte di

greco carattere.

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18. Già E. Braun in BdI, 1836, p. 6-7 e Franz 1838, p. 65, collo-cano il rinvenimento nel 1833; tale data è ripresa, ovvia-mente, in tutta la letteratura scientifica successiva. La Farina,invece, scrivendo a Gerhard nel 1835 (doc. 2.2), afferma che«le lapidi taorminesi [...] furono lo scorso anno discoperte».

19. Antonino De Spucches (1797-1868), duca di Santo Stefano,principe di Galati e duca di Caccamo.

20. Mi riprometto di dedicare uno studio all’attività collezioni-stica del Duca; v., intanto, Muscolino 2011a, p. 161-174.

21. Studioso dai molteplici interessi, è autore di vari scritti, tra iquali : C. La Farina 1822; Id. 1829; Id. 1832; Id. 1835; Id.1836; Id. 1844.

22. In BdI, 1832, p. 174, tra gli «Avvisi dell’Instituto», si comu-nica che è ascritto tra i membri ordinari «Carmelo la Farina,segretario generale della reale accademia in Messina». Lasua lettera di ringraziamento è trascritta infra (doc. 2.1). Il suonome compare in vari altri elenchi di soci dell’Instituto : v.,ad esempio, gli elenchi del 1859, 1860, 1861, 1862, 1863(l’altro membro dell’Instituto a Messina è F. Pogwisch), del1864 (con F. Pogwisch e G. Schubring). Mommsen 1846,p. 151-152 cita «il nostro ch. socio professore Carmelo La

Farina benemerito e delle patrie antichità e del nostro Insti-tuto».

23. E. Braun in BdI, 1836, p. 6-7, tra le «notizie compendiate» :«Furono scoperte nell’anno 1833 (l’epoca determinataperanche non ci è nota) nei dintorni di Taormina quattrotavole di marmo coperte di greci caratteri, le quali nonfurono diciferate da alcuno per quanto si sappia fin a questotempo. Alla gentilezza straordinaria del nostro collega sig.Carmelo la Farina dobbiamo i gessi di tutte le quattro tavole,e però già si è potuto trarne copia esatta ed analoga spiega-zione. Il sig. dott. Franz, il quale si è preso il carico di darnepiù ritagliato conto negli Annali nostri, ce ne ha comunicati iseguenti cenni preliminari. Dando per ora questo cenno pre-liminare a nostri dotti lettori, facciamo conto pel resto soprale gentili premure del lodato nostro collega sig. Carmelo laFarina, il quale si compiacerà di favorirci le particolarinotizie intorno il ritrovamento di questi importanti monu-menti, intorno il sito ove furono essi scoperti ed intornotutto quello ch’è uopo sapere in simili circostanze».

24. Franz 1838.

Dalla Relazione appare dunque chiaro che iquattro rendiconti sono stati scoperti nel 1834 (enon nel 1833 come comunemente affermato18) trale macerie derivanti dalla distruzione dei ruderivisti qualche mese prima; non è forse azzardatoaffermare che i blocchi su cui sono incisi i rendi-conti facessero parte della stessa struttura murariae che, prima della devastazione avvenuta tra ilnovembre del 1833 e il marzo del 1834, essi fos-sero ancora nella loro collocazione originaria, seb-bene non visibili. Castorina, infatti, vede il primoedificio «pieno di ciottoli, e calce» e non parla diopere di sterro né per questo monumento, né perquelli emersi accanto, né per gli altri ruderi da luisegnalati. È difficile precisare a quale delle strut-ture viste nel 1833 appartenessero i blocchi con leiscrizioni, poiché Castorina non è esplicito alriguardo. Il grande contributo della Relazione stainvece nel far intravedere – poco prima della suarovina – un’area monumentale di notevole impor-tanza, a giudicare dalle strutture e dalle lorodimensioni, all’interno della quale si trovava lacostruzione che ospitava i quattro rendicontifinanziari.

Recuperate le quattro epigrafi, Castorina le fatrasportare «nella casa del signor duca di Cac-camo19», cioè nel palazzo dei De Spucches pressola Torre dell’Orologio. Tale scelta è motivata, pro-babilmente, dal fatto che il palazzo ospitavacolonne, frammenti architettonici e altri repertidella collezione di Biagio De Spucches duca diSanto Stefano (1696 c.-1752) e quindi sembrava il

luogo più idoneo per la conservazione delle epi-grafi, tanto più che l’edificio custodiva ancoral’iscrizione dei Ginnasiarchi, prima del suo trasfe-rimento nel Duomo20. Le quattro epigrafi riman-gono però solo per breve tempo nel palazzo,perché, precisa Castorina, «il Signor Intendente diMessina alla nozione di sì preziosa scoverta hapensato proprio di chiamarli a lui, ed arricchire ilMuseo di questa città».

Il direttore del Museo Peloritano, Carmelo LaFarina21, membro ordinario dell’Instituto di corri-spondenza archeologica dal 183222, trovando «dif-ficile per non dire impossibile il trascriverle»,esprime a Eduard Gerhard (doc. 2.2) il desiderio chel’Instituto invii «qualche valoroso grecista» perstudiare le epigrafi. Evidentemente ciò non è possi-bile e si decide di ricorrere a calchi. I «fac-simile ingesso delle iscrizioni taorminesi», promessi da LaFarina nel maggio 1835 (doc. 2.3), sono spediti nelnovembre dello stesso anno (doc. 2.4). Emil Braunne dà notizia nel Bullettino del 183623, ringraziandoLa Farina e comunicando che lo studio è stato affi-dato a Johannes Franz, il quale pubblica l’editioprinceps negli Annali del 183824. Braun, inoltre, dicedi attendere da La Farina «le particolari notizieintorno il ritrovamento di questi importanti monu-menti, intorno il sito ove furono essi scoperti edintorno tutto quello ch’è uopo sapere in simili cir-costanze». È lecito ipotizzare che La Farina, ilquale, tra l’altro, scrivendo a Gerhard (doc. 2.2), siera limitato a dire che «le lapidi taorminesi [...]furono [...] discoperte accanto a quel Teatro» si sia

La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi sulla provenienza delle iscrizioni pubbliche greche di Tauromenion160 Francesco MUSCOLINO

25. BdI, 1840, p. 185-186 : «Avendo sospeso da qualche tempodi annunziare ai nostri lettori i partecipanti nuovamenteaggiunti al nostro Instituto, riuniremo qui appresso i nomi ditutti quelli, da’ quali ebbe nuovo lustro sin dallo Elencostampato nel 1836 [...] per Taormina il sig. Rosario Casto-rina», che però era morto nel 1839. A Castorina, comeanche a La Farina, si adattano bene le parole con cui Blanck2007, p. 5, tratteggia la figura «tipica» del socio corrispon-dente dell’Instituto in quegli anni : «fra i soci corrispondentitroviamo molti eruditi locali, ecclesiastici e laici, i cosiddettiappassionati alle patrie antichità, che fornivano informazionisulle novità archeologiche della loro zona. D’altro lato, perquesti personaggi, spesso non liberi da certa vanità perso-nale, essere membri dell’Instituto di corrispondenza archeo-logica significò un aumento di prestigio a livello locale».Castorina è anche socio corrispondente dell’Accademia degliZelanti di Acireale (elenco in appendice a Calì Sardo 1836).

26. G. La Farina 1840, p. 75, descrivendo il Museo dell’Univer-sità, cita le quattro epigrafi, riportando, quasi per intero, lanotizia data da E. Braun in BdI, 1836, p. 6-7 (v. supra).Secondo P. Rizzo 1928, p. 71-72, i «quattro marmi» primadel terremoto del 1908 «si conservavano murati nel museouniversitario di Messina nella parete esterna della primasala» (stessa notizia in G. Rizzo 1901a, p. 2), «attaccati allaparete di fronte all’entrata» (G. Rizzo 1904, p. 108).

27. IG XIV 427; SGDI III.2 5225; Arangio Ruiz, Olivieri 1925,p. 88, no 7; Manni Piraino 1973, p. 147-155, tav. 67-70; Fan-tasia 1999, no 4; Brugnone 2008.

28. E. Bormann in IG XIV, p. 104; il custode era Francesco Straz-zeri (G. Rizzo 1901a, p. 2; Id. 1904, p. 108; P. Rizzo 1928,p. 72).

29. Su F. S. Cavallari (1810-1896), v. Cianciolo Cosentino 2007.30. Palermo, Museo Archeologico Regionale «A. Salinas»,

N.I. 8733 (inv. 25).31. Come sembra dedurre Manni Piraino 1973, p. 147-148 :

«mostrata al Benndorf nel 1867 tra le pietre del muro direcinzione di un orto di Taormina, ma proveniente, con ogni

probabilità, dal teatro greco della città così come ebbe adassicurare il custode dello stesso allo studioso tedesco».

32. Varie volte, infatti, il custode è citato come fonte di notizie,per esempio da Lafaye riguardo alla provenienza da Bagnolidell’iscrizione degli Strateghi (v. infra) e da Bormann 1868,p. 171, a proposito di un’epigrafe (IG XIV 444) rinvenuta«sotto il teatro nella strada sepolcrale».

33. G. Rizzo 1904, p. 108.34. Camarda 1869 (poi Id. 1873a, p. 30-47). L’articolo è datato,

in calce, «Palermo, a’ 20 gennaro 1869» ed è edito nel feb-braio 1869; l’apografo è opera di Salvatore Di Giovanni. Suquesta iscrizione, v. anche Camarda 1873b. Su N. Camarda(1807-1884), di Piana degli Albanesi, sacerdote di rito greco-bizantino, professore di lingua e letteratura greca all’Univer-sità di Palermo, v. Mira 1875-1881, I, p. 159-160. Camardadedica anche una serie di studi all’epigramma greco del Sera-peion di Taormina (IG XIV 433) : Camarda 1862a; Id. 1862b;Id. 1862c; Id. 1863.

35. Wachsmuth 1869. C. Wachsmuth (1837-1905) è professoredi storia antica a Marburg e di filologia classica a Göttingen.L’articolo di Camarda gli è noto tramite un Hartwig, forseOtto Hartwig (1830-1903), già pastore della comunità evan-gelica di Messina e autore di vari studi di storia siciliana(R. Leppla in NDB, VIII, Berlino, 1969, p. 15).

36. Comparetti 1869. Gli autografi di questo articolo in italiano enella versione in tedesco («Pisa April 1869») che sarà poiedita sono in BUF, fondo Comparetti, scatola 15, cc. 82-84 ecc. 85-88. Su D. Comparetti (1835-1927), v. almenoG. Pugliese Carratelli in DBI, XXVII, Roma, 1982, p. 672-678; Macconi – Squilloni – Pintaudi 1997; Cerasuolo 2003.

37. In IG XIV, p. 104, Bormann scrive : Descripsimus Kaibel exlapide, ego ex ectypo adhibito etiam apographo Kaibelii.

38. IG XIV 421, SGDI III.2 5219; v. anche la bibliografia citatainfra.

39. Lafaye 1881, p. 1 : «Suivant le gardien, elle aurait ététrouvée vers 1864 sur la plus élevée des terrasses qui s’éta-gent au Sud entre Taormina et la mer, dans un champ appelé

rivolto a Castorina, autore della scoperta, per averenotizie. La Relazione di Castorina, però, invece chenel Bullettino o negli Annali, è pubblicata nel Gior-nale di scienze lettere e arti per la Sicilia, rimanendosostanzialmente ignorata. Castorina, comunque,forse per il suo ruolo nella scoperta delle epigrafi, èaccolto, dopo il 1836, tra i soci corrispondentidell’Instituto25. Le quattro iscrizioni rimangono nelMuseo Peloritano, poi Museo dell’Università26, finoal 1945, quando sono trasportate a Taormina e col-locate nell’Antiquarium.

«La quinta tavola taorminese»

Il rendiconto finanziario27 mostrato nel 1867 aBenndorf in muro horti cuiusdam [...] a custodetheatri28, nel luglio 1868 è trasferito da FrancescoSaverio Cavallari29, per conto della Commissione diantichità e belle arti, nel Museo di Palermo, dove sitrova tuttora30. Il ruolo avuto dal custode del Teatronon implica che l’epigrafe provenisse da questo

monumento31 o che l’orto fosse nelle sue imme-diate vicinanze, dato che il custode aveva una «giu-risdizione» generale sulle antichità di Taormina32.Gaetano Rizzo afferma che l’orto apparteneva a untale Liborio Durante33, ma non offre altre informa-zioni utili a una più precisa ubicazione.

Il testo è pubblicato per la prima volta da Nic-colò Camarda34 nel febbraio 1869, su incarico diGaetano Daita, presidente della Commissione diantichità e belle arti. Nello stesso anno, sia CurtWachsmuth35 sia Domenico Comparetti36 pubbli-cano due studi sull’epigrafe, basandosi sulla tra-scrizione edita da Camarda. Una nuova lettura èpubblicata da Kaibel e Bormann in IG XIV37.

L’iscrizione degli Strateghi

L’iscrizione degli Strateghi38 è scoperta intornoal 1864 nel fondo Bagnoli, proprietà di GiovanniRagusa39; poiché questo fondo è tra quelli acqui-stati da Florence Trevelyan e poi espropriati nel

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Fondo Bagnoli, et appartenant aujourd’hui à M. GiovanniRagusa»; G. Rizzo 1893a, p. 43, n. 1 : «In questo piano (diBagnoli) [...] fu scoperto il marmo degli strategi nel 1864»;Id. 1893b, p. 5 : «Questo pilastro marmoreo fu scoperto nel1864 in una bella spianata a guisa di terrazzo, al sud-est delteatro, in un campo detto i Bagnòli, ora appartenente al Dott.Salvatore Cacciola»; Id. 1904, p. 107 : «Fu scoperta nel 1864nella contrada Bagnoli-Croci».

40. Su E. Bormann (1842-1917), v. almeno A. Betz, in NDB, II,Berlino, 1955, p. 465; dopo la laurea a Berlino soggiorna inItalia dal 1865 al 1869 per svolgere ricerche epigrafiche; dal1870 è docente al Gymnasium zum Grauen Kloster di Berlino enel 1881 diventa professore di storia antica e filologia classicaa Marburg. Bormann partecipa con una dissertazione sullametrologia tauromenitana alle Commentationes per il sessan-tesimo compleanno di Mommsen (Bormann 1877).

41. Su R. Schöne (1840-1922), v. almeno G. Platz-Horster, inNDB, XXIII, Berlino, 2007, p. 403-404.

42. Si veda quanto dice lo stesso Bormann 1881, p. 4 : Exemplumautem, quod ex ipso lapide Schoene et ego eruimus, postea complu-ribus ectypis strenue collatis quantum potui stabilivi, nonnulloslocos, quibus mihi de lectione non constabat, diligenter contulitIoannes Schmidt amicus. Una copia di questa iscrizione èapprontata anche per conto della Commissione di antichità ebelle arti, come si ricava dal verbale del 15 febbraio 1867 :«Si dà lettura di un altro rapporto del medesimo Direttoredel Museo, che propone una retribuzione di lire 120 alCustode di Taormina per una copia esattissima della grandeiscrizione rinvenuta in quella località. La Commissioneapprova, riducendo la somma a lire 100» (Marconi 2004,p. 42). In effetti, potrebbe anche trattarsi di IG XIV 425, 426o 427, scoperte in quegli anni, ma la 427 è rinvenuta proprionel 1867, difficilmente prima di febbraio, ed è dunque daescludere, mentre la definizione «grande iscrizione» siadatta molto meglio all’iscrizione degli Strateghi piuttostoche a 425 o 426.

43. BdI, 1869, p. 71 : «Bormann riferì intorno alla ricca raccoltadi documenti pubblici della greca colonia di Taormina,venuti alla luce negli ultimi anni, e di cui egli stesso col sig.prof. Schoene hanno riportato apografi e calchi. Consistonoin elenchi di strategi, ed in conti di diversi magistrati».

44. Su G. Lafaye (1854-1927), membro dell’École française deRome dal 1878 al 1880, professore ad Aix, v. Motte 1982,p. 449, n. 249; Gras 2010, p. 105, n. 13.

45. Nota di Egger letta durante la seduta del 16 luglio 1880 del-l’Académie des inscriptions et belles lettres, in CRAI 1880, s.IV, 8, 1881, p. 223 : «M. Hauréau donne, pour M. Egger, lec-ture de la note ci-après : ‘M. J. Adert, savant genevois,m’avait informé, il y a quelques mois, d’une observationfaite par lui dans le petit musée de Taormini (sic) (l’ancienne

Tauromenium, en Sicile). Il y avait remarqué une inscriptiongrecque qu’il avait lieu de croire inédite, mais dont il luiavait été impossible de prendre, soit une copie, soit uneempreinte. Je fis part, dit M. Egger, de cette observation àM. Geffroy, directeur de notre École française de Rome, quiavait déjà chargé M. George Lafaye, membre de cette mêmeÉcole, de copier cette inscription. M. George Lafaye, avertide nouveau, s’est empressé de profiter de cette double indi-cation. En revenant à Rome, il y rapportait la copie et lesempreintes de l’inscription dont il s’agit. Toutes les recher-ches qu’il a pu faire l’autorisant à croire qu’elle n’a étépubliée, ni à part ni dans aucun des recueils scientifiques del’Italie, de l’Allemagne ou de la France, il s’est mis à l’œuvrepour en procurer la publication. Telle est donc la matière dupetit mémoire que je dépose aujourd’hui sur le bureau del’Académie pour qu’un de nos confrères puisse en donnerlecture, et, en tout cas, pour que le travail prenne dateauthentique par une mention au procès-verbal’». AncheMartin 1881b, p. 389, riconosce il contributo di Adert :«Nous saisissons l’occasion de remercier M. Adert, directeurdu Journal général de Genève, ancien élève de l’École normalesupérieure, auteur d’une étude sur Théocrite qui n’est pasoubliée. M. Adert avait remarquée, pendant un voyage enSicile, la pierre de Tauromenion; il en avait distinguél’importance; il a été des premiers, ou le premier, à nous lasignaler : l’École française de Rome lui est très reconnais-sante»). Su A. Geffroy v., da ultimo, Gras 2010, p. 77-111,476-477.

46. Lettera di Geffroy a Dumont, gennaio 1881, in Motte 1982,p. 435 : «Nous aurons pour le premier fascicule la très inté-ressante inscription grecque de Taormina que vous m’avezsignalée le premier en me transmettant une lettre qui lamentionnait». Su A. Dumont v., da ultimo, Gras 2010,p. 9-36, 475-476.

47. Lafaye 1881.48. Sul primo numero dei Mélanges, v. Motte 1982; Bérard – Di

Vita-Evrard – Chausson 1997, in particolare le p. 4-5dell’Avant-propos di C. Nicolet e i résumés dei tre articoli diLafaye e Martin (p. 15-16, nn. 1-2, 5); Gras 2010, p. 104-106.L’inizio della pubblicazione dei Mélanges è annunziato in BdI,1881, p. 80, da A. Geffroy che, presentando il contenuto deiprimi due fascicoli, menziona «une grande inscriptiongrecque de Taormine, probablement inédite».

49. Martin 1881a. G. Rizzo 1893b, p. 6, n. 4, ringrazia Geffroyper avergli inviato, su sua richiesta, «la dissertazione di queidotti francesi»; della lettera di Comparetti e della risposta diMartin, invece, viene a conoscenza solo quando il suo lavoroè già licenziato per la stampa, come precisa in una notaaggiunta alla fine del testo (ibidem, p. 45, n. 1). Su A. Martin(1844-1912), membro dell’École française de Rome dal 1879

1923, esso va collocato nell’area del Giardino pub-blico. L’epigrafe è trascritta e studiata nel 1867 daEugen Bormann40 con Richard Schöne41, anchecon la collaborazione di Johannes Schmidt42, maBormann, dopo averne dato notizia il 5 marzo1869 in un’adunanza dell’Instituto di corrispon-denza archeologica43, ritornato in Germania ededicatosi all’insegnamento superiore ne ritarda lapubblicazione. Nel frattempo, Georges Lafaye44

trae un calco dell’iscrizione, già segnalata da Jac-ques Adert a Émile Egger, professore di letteratura

greca alla Sorbona, e da questi ad Auguste Gef-froy45, direttore dell’École française de Rome, chene è informato anche da Albert Dumont46. L’iscri-zione, inedita, appare a Geffroy un’ottima occa-sione per far iniziare con un «coup d’éclat» lanuova pubblicazione dell’École française de Rome,e così lo studio di Lafaye sull’Inscription de Taurome-nion47 è il primo articolo del primo fascicolo deiMélanges d’archéologie et d’histoire48, seguito, subitodopo, dalle Remarques paléographiques et critiques surl’inscription de Tauromenion di Albert Martin49.

La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi sulla provenienza delle iscrizioni pubbliche greche di Tauromenion162 Francesco MUSCOLINO

al 1882, professore di lingua e letteratura greca a Digione e aNancy, v. Grenier 1912; Gras 2010, p. 105, n. 13.

50. Comparetti – Martin 1881. Negli archivi dell’École françaisede Rome non si conservano carteggi o documenti riguardantil’edizione dell’iscrizione, come comunicatomi, con e-mail del15 settembre 2010, dalla dott.ssa Françoise Fouilland.

51. Graux 1881, in particolare p. 452 : «comme j’allais memettre à rédiger pour cette Revue une note où je me propo-sais de rectifier les conclusions erronées du double travail deMM. L. et M., j’ai reçu de M.M. une lettre où il se corrigelui-même. Il ne me reste donc plus qu’à exposer, d’aprèscette communication épistolaire, ce que nous apprend l’in-scription de M. Lafaye» e p. 454 : «Cette étude de l’inscrip-tion de Tauromenium est un début honorable pourM. Albert Martin. Mais il fera bien de revenir, dans le pro-chain numéro des Mélanges d’histoire et d’archéologie (sic), surcelles de ses opinions qu’il a eu le bon esprit de reconnaîtrede lui-même pour erronées. On doit aussi des remercie-ments à M. Lafaye qui a pris la peine d’aller recueillir, puisde déchiffrer le premier ce long et important document, ense servant d’un estampage qui, à en juger par la planchehéliographique qui en reproduit quelques lignes, n’a pas dûêtre commode à lire. C’est, au surplus, une singulière idéeque de photographier un estampage de préférence aumarbre original. Il n’y a donc pas de photographe à Taor-mina ou dans les environs, ni d’appareil photographiqueportatif parmi le matériel de l’École de Rome?». Riservesulla qualità delle immagini nel primo numero dei Mélangessono espresse anche da Reinach (v. infra).

52. Bormann 1881.53. La vicenda è così riassunta da Bormann 1881, p. 4 : Sed haec

monumenta describere et imaginibus exprimere longinqui eratlaboris, et vel vires meae vel munera a me suscepta eiusmodi fue-runt, ut mihi non contigeret officiis ita satisfacere ut volui. Itaqueipse invitus omisi quae facere etsi decebat, tamen minus necessa-rium erat; neque rem suscepit, cui quae collegeram edenda tradidi.Nunc autem cum a munere scholastico ad hanc universitatem tran-slatus paullo plus otii nactus sim, humane invitatus a Caesare col-lega ut huius indicis prooemium scriberem, fastos illos strategorumproponere constitui [...]. Neque hoc consilium abieci cum nuper adme allatus sit fasciculus primus dissertationum inscriptus écolefrançaise de Rome; mélanges d’archéologie et d’histoire

(Parisiis et Romae 1881) in cuius principio eadem haec stela aduobus hominibus doctis Francogallis Lafaye et Martin edita estcommentario instructa. Nam et ephemeridem huiusmodi consenta-neum est ad eos homines fere non perventuram esse, a quibus velimhos titulos cognosci, et apographum, quod docti Galli ex uno ectypoTauromenio Romam allato effecerunt, accurate cum meo apo-grapho et ectypis comparatum aliquanto minus perfectum essecognovi, et quomodo fasti ordinati fuerint quorumque annorumsint illi non exploraverunt ac fere ne conati quidem sunt explorare.Lo stesso Bormann, in IG XIV, p. 84, ribadisce : descripsiprimum a. 1867 cum R. Schoenio, tum ipse vel solus vel cum amicissaepius ectypa curiose tractavi, nonnulla in lapide mea causa exa-minavit Io. Schmidt. Edidi in programmate univ. Marburg.autumno a. 1881, paulo ante ex ectypo quod Lafaye TauromenioRomam attulit, is edidit una cum Alb. Martin in ephemeridemélanges d’archéologie et d’histoire I (1881).

54. Martin 1881b.55. Motte 1982, p. 452.56. Si veda, ad esempio, quanto scrive Salomon Reinach a Gef-

froy il 4 luglio 1881 (in Motte 1982, p. 472) : «Comme vouspouvez le penser, l’inscription de Taormina, avec l’excellentcommentaire de Martin, ne m’a pas le moins intéressé. Jeregrette seulement que les rectifications par trop évidentesdu Commentaire n’aient pas été introduites dans la premièrepartie du fascicule». Reinach lamenta la scarsa qualità delleimmagini («S’il m’était permis de vous soumettre une autreobservation, je vous avouerais que l’héliotypie Martinelli mesemble tout à fait défectueuse»).

57. Si tratta di IG XIV 425 e 426, su cui v., rispettivamente,anche SGDI III.2 5223; Arangio Ruiz, Olivieri 1925, p. 80,no 5; Fantasia 1999, no 2 e SGDI III.2 5224; Arangio Ruiz,Olivieri 1925, p. 84, no 6; Fantasia 1999, no 3.

58. Secondo IG XIV, p. 80, l’iscrizione degli Strateghi (IG XIV421) sarebbe stata rinvenuta una cum n. 425, 426 anno fere1864; a p. 98, a proposito dei nn. 425-426, si precisa : repertiut videtur una cum n. 421. Bormann 1881, p. 3 scrive : duaeTabulae anno ut videtur fere 1864 inventae [...]. Longe praestan-tior autem est stela [...] continens fastos strathgwv sive prae-torum [...] una cum illis tabulis inventa.

59. In IG XIV, p. 100, Bormann scrive : Describere conati sumus a.1867 R. Schoene et ego et ectypa reportavimus. Haec ego saepiuslaboriose parvo cum fructu examinavi.

Quest’ultimo invia (doc. 3) un estratto del lavoro aDomenico Comparetti, il quale risponde con unalettera – esprimente qualche riserva – pubblicatain un successivo fascicolo dei Mélanges dello stessoanno, con la replica di Martin50. Perplessità sullavoro di Lafaye e Martin è espressa, a giugno,anche da Charles Graux, già docente di Martin allaÉcole pratique des hautes études51. Ma il «colpo»più grave è inflitto da Bormann, che proprio nel-l’estate del 1881 diventa professore all’Universitàdi Marburg e pubblica, nello stesso anno, leFastorum civitatis Tauromenitanae reliquiae52, espri-mendo in vari punti il suo dissenso nei confrontidei due studiosi francesi53. Con il non molto bene-volo compte-rendu dell’opera di Bormann da partedi Martin54, si chiude l’ultimo fascicolo deiMélanges del 1881 : «c’est avec l’inscription de Tau-

romenion que s’était ouvert le premier volumedes Mélanges. C’est sur elle qu’il se terminait. Avecle sentiment d’un semi-échec» a causa delle pole-miche suscitate55, anche se non mancano reazionipositive56.

I due rendiconti finanziari scoperti intornoal 1864

Quasi nulla si conosce, finora, delle circostanzedi rinvenimento di due rendiconti finanziari57 chesarebbero stati ritrovati con l’iscrizione degli Stra-teghi intorno al 186458. Poiché i due rendiconti sicompletano reciprocamente, essi, in origine, dove-vano essere contigui. Sono studiati nel 1867da Bormann e Schöne59, e sono editi per la primavolta in IG XIV. È anche interessante osservare

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60. Verbali del 4 settembre 1869 («Dovendosi costruire unacasetta nelle Antichità di Taormina per conservavisi i marmie le iscrizioni ivi rinvenute si preghi il Direttore delle Anti-chità a redigere e far tenere a questa Commessione l’analogarelazione della spesa pel di più a praticarsi beninteso che leiscrizioni si debbono collocare alla parte interna di essacasetta») e del 15 novembre 1869 («Si scriva al Signor Diret-tore delle Antichità, che trovasi in Taormina di dare inappalto le opere per la costruzione di una casetta in quelleAntichità per collocarvisi le iscrizioni ivi rinvenute, di affi-darne la sorveglianza a quel custode sotto la sua responsabi-lità, e senza dimenticare che le iscrizioni debbono collocarsialla parte interna di quella casetta, giusta la deliberazioneprecedentemente presa») (Marconi 2004, p. 91, 94).

61. P. Rizzo 1894 e Id. 1928.62. Pietro Rizzo (1857-1934) cita varie volte Paolo Orsi, ringra-

ziandolo e definendolo anche suo «maestro», sia in Naxos sice-liota (P. Rizzo 1894, introduzione e p. 127, n. 1, dove dice diaverlo accompagnato in un sopralluogo a Naxos, di cui Orsidà notizia in BCH, 17, 1893, p. 641) sia in Tauromenion(P. Rizzo 1928, introduzione e p. 238, 369). In quest’ultimaopera, Rizzo presenta una breve rassegna degli scritti orsianisu Taormina (p. 258-261) e cita suoi rapporti epistolari conOrsi (p. 261 e 368, rispettivamente lettere di Orsi del 19 gen-naio 1925 e del 3 marzo 1923). Orsi 1903, p. 67, n. 1 men-

ziona Naxos siceliota definendola «buon lavoro del miodiscepolo», e ricorda Rizzo nei suoi taccuini (v. ad esempio iltaccuino no 131, 23 ottobre 1925, in Pelagatti 1984-1985,p. 300). I discendenti non conservano documenti su PietroRizzo, come assicuratomi dal nipote Virgilio Rizzo; alla suacortesia devo invece la segnalazione della tomba del nonnonel cimitero di Taormina, nei loculi che bordano, a Est, laspianata al livello del cancello d’accesso. La lastra tombalepresenta, in alto, una fascia a bassorilievo nella quale, sullosfondo di rami di alloro e di quercia, sono raffigurati due libriaccostati, dei quali uno ha, sulla copertina, il titolo Naxos Sice-liota e l’altro, di cui si vede solo il dorso, deve essere Taurome-nion; segue, al centro, la raffigurazione di una lucerna e, adestra, la foto del defunto (secondo il nipote, l’unica esi-stente). L’iscrizione recita : «Prof. Avv. Pietro Rizzo | magni-fico assertore di patri ideali | ne la vita e nel pensiero | facendoolocausto a l’Italia in armi | del figlio Virgilio | consacrando a lasicula storia | Naxos Siceliota e Tauromenion | splendido contri-buto | per lunghi studi severi | N. 20-11-1857 M. 23-11-1934».

63. P. Rizzo 1928, p. 72; v. anche ibidem, p. 98, n. 2.64. P. Rizzo 1928, p. 252-253, offre una parziale rassegna delle

pubblicazioni del fratello.65. G. Rizzo 1893a; Id., 1893b; Id. 1896; Id. 1899; Id. 1899-1900

(poi Id. 1901a); Id. 1901b; Id. 1904; Id. 1905.66. G. Rizzo 1900; Id. 1901c; Id. 1902.

come, dopo la scoperta dell’iscrizione degli Stra-teghi e di questi due rendiconti, la Commissione diantichità e belle arti si ponga il problema di ospi-tarle in una struttura confacente presso il Teatroantico (fig. 8)60.

Il rendiconto finanziario scopertoda Pietro Rizzo nel 1892

Secondo la sua stessa testimonianza, nel 1892Pietro Rizzo, autore delle monografie Naxos sice-

liota e Tauromenion61 e in rapporti con PaoloOrsi62,

scoperse murato in un muro di Bagnoli un pilastro

epigrafato, che oggi si conserva nel Museo di Taor-

mina, dove lo fece trasportare il prof. Cacciola pro-

prietario del fondicello di Bagnoli63.

L’epigrafe è pubblicata dal fratello di PietroRizzo, Gaetano64, autore di vari studi sulle iscri-zioni65 e sui monumenti66 di Taormina. La pubbli-

Fig. 8 – L’Antiquarium del Teatro antico (fine XIX-inizi XX secolo).

La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi sulla provenienza delle iscrizioni pubbliche greche di Tauromenion164 Francesco MUSCOLINO

67. G. Rizzo 1893b, p. 5, n. 2 : «In questo stesso piano (diBagnoli) abbiamo avuto la fortuna di scoprire, tempo fa, unultimo monumento epigrafico. Pare che sia un’appendicedelle famose tavole finanziarie. Il monumento però è ancorainedito e fra non molto lo pubblicheremo».

68. G. Rizzo 1899 (anche come estratto, Messina, 1900); Id.1901b.

69. Willers 1905; a p. 323, Willers scrive : «fragte ich bei Prof.Bormann an, ob er mir eine bessere Abschrift des Steinesmitteilen könne. Er schickte mir dann vier von Rizzos Handherrührende Papierabklatsche und regte mich zu einergründlichen Bearbeitung der Inschrift an». Si veda ancheArangio Ruiz, Olivieri 1925, p. 111, no 13; Fantasia 1999,no 10.

70. Da questa precisazione cronologica si ricava che G. Rizzo1899 (datato, a p. 530, «Messina, 20 novembre 1899») èfrutto di una prima fase dello studio dell’epigrafe, mentreG. Rizzo 1901b nasce da questa riconsiderazione dell’epi-grafe iniziata nel settembre del 1900 e ha il fine di «tentarequalche nuova ricostruzione ed esporne il contenuto»(p. 60); per tale motivo, il testo dell’iscrizione, già edito nel1899, non è ripubblicato.

71. G. Rizzo 1901b, p. 59-60; v. anche Id. 1899, p. 523 : «Il

merito della scoperta spetta esclusivamente a mio fratelloprof. Pietro, dell’Istituto tecnico di Catania. Fu vista inca-strata in un muro che limita un bel piano ad oriente delTeatro greco, nella parte più bassa, in contrada Bagnoli, diproprietà del dott. Salvatore Cacciola. L’iscrizione, per circo-stanze indipendenti dalla nostra buona volontà, rimase ine-splorata e inedita, quantunque conservata gelosamente daldott. Cacciola, al quale appartiene ed alla cui cortesia dob-biamo se essa diventa patrimonio della gente colta. [...] Lasuperficie sculta è in gran parte laminare, così che buonaparte di essa si staccò quando venne poco accortamenteripulita dal murifabbro del vecchio cemento di cui era quasitutta coperta» e Id. 1904, p. 109 : «Il prof. Pietro Rizzo, fra-tello, nel 1892 scopriva un ultimo marmo coperto d’unaiscrizione finanziaria. L’abbiamo fatto estrarre dal murodove trovavasi incastrata in contrada Bagnoli, proprietà deldott. Salvatore Cacciola, l’abbiamo studiata insieme, conspeciale attenzione e ne abbiamo fatto oggetto di due articolidi rivista».

72. P. Rizzo 1928, p. 72.73. Fondamentali, al riguardo, Accame 1970 e Pelagatti 1984-

1985, p. 293-294, 304.

cazione, già annunziata nel 189367, avviene invecenel 189968, seguita, nel 1905, da una nuova edi-zione condotta da Willers su copie cartacee(«Papierabklatsche») inviate da (Gaetano) Rizzotramite Bormann69. Sempre a Gaetano Rizzo sidevono altre notizie sulle circostanze della sco-perta :

In una bella giornata di febbraio 1892, mio fratello

Pietro, trovandosi coll’amico Castorina nel piano dei

Bagnòli, sottostante alla via suburbana Bagnòli-Croci

che conduce al Belvedere, mentre ammirava quei

piani classici, sede dell’antico Ginnasio, tra i cocci ed

i ruderi greci, dove è tanto cielo, e tanto mare e gli

aranci e i limoni laggiù al sud sono boschi, dove è

come un’eterna primavera, guardando ed osser-

vando en amateur quei luoghi, volle avvicinarsi al

muro che separa il piano superiore dalla via. Quelle

lastre di pietra calcarea di cui alcune provenienti dal

teatro, e incastrate nel muro ed altre istoriate e poi

scalpellate inesorabilmente dall’antico proprietario

del luogo e rivolte colla faccia dentro il muro, quelle

lastre brune, rettangolari grossamente squadrate,

assai simili alle altre pietre scolpite di Taormina,

mettono in sospetto e fermano l’attenzione del colto

visitatore. Mio fratello ebbe ad accorgersi con piace-

vole sorpresa che una di quelle lastre mostrava

alcune lettere greche appena visibili, perché coperte

in gran parte di calce ed arena. Pregò allora il Dott.

Cacciola che facesse ripulire e togliere la pietra dal

muro per metterla a nostra disposizione. Il rozzo

murifabbro, certo Gaetano Michelasso, se vive, si

diede a ripulire la superficie scolpita con la punta di

un coltello, e siccome la pietra era in gran parte

laminare, così egli perfidamente fece scomparire

gran parte dell’iscrizione, lasciandoci lì alle prese con

difficoltà insormontabili. Per varie circostanze la

sventurata ma importante iscrizione rimase inesplo-

rata e inedita, ma nel settembre del 190070, per gen-

tile concessione del proprietario abbiamo ripreso il

marmo e ci siamo messi a studiarlo in due con

grande amore, ma non con pari fortuna71.

Il rendiconto finanziario acquisitoda Paolo Orsi nel 1911

Sempre secondo Pietro Rizzo,

finalmente un ultimo marmo fu scoperto dal prof.

Cacciola presso lo stesso luogo (Bagnoli) e, dissotter-

rato, fu da lui consegnato al Museo di Taormina. Fu

recentemente studiato e pubblicato dai professori

Olivieri e Arangio Ruiz72.

In realtà quest’ultima affermazione è inesatta,perché la pubblicazione dell’iscrizione è oggetto diun contenzioso scientifico i cui protagonisti sonoPaolo Orsi, Gaetano De Sanctis e AntoninoSalinas73. Durante una sua visita a Taormina nel1911, Orsi è ricevuto in casa Cacciola, e annota :

165

74. Su F. Halbherr (1857-1930), v. almeno G. Schingo in DBI,LXI, Roma, 2003, p. 640-643.

75. Taccuino no 83, 5 ottobre 1911, in Pelagatti 1984-1985,p. 293; sui rapporti di Orsi con Taormina, v. Pelagatti 1984-1985; Ead. 1998.

76. Taccuino no 83, 7 ottobre 1911, in Pelagatti 1984-1985,p. 294.

77. Proprio nel 1912, Halbherr scrive a Comparetti : «Dopo ilCorpo delle Iscrizioni Cretesi, bisognerà pure che l’Italiafaccia quello della Cirenaica (per il quale io e il De Sanctisabbiamo già la maggior parte del materiale). È poi soprat-tutto doveroso che noi facciamo da noi quello della Sicilia edella Magna Grecia, ché il volume del Kaibel è da rifare»(lettera del 30 aprile 1912, da Vari (Creta), BUF, fondo Com-paretti, busta 8, c. 264).

78. Su G. De Sanctis (1870-1957), v. almeno P. Treves in DBI,XXXIX, Roma, 1991, p. 297-309.

79. «A Taormina ho tirata fuori una nuova e magnifica, lunga,nitida iscrizione della nota serie. Sebbene T(aormina) nonsia nella mia giurisdizione, riservo il titolo a chi voglio io;Halbherr dichiara di non aver tempo (ed aggiungo io, névoglia) di occuparsene. Dunque venga Lei, la studi e la pub-blichi» (lettera di Orsi a De Sanctis, 1 gennaio 1912, inAccame 1970, p. 6).

80. Lettera di Comparetti a De Sanctis, 2 dicembre 1913, inAccame 1984, p. 141.

81. Lettera di De Sanctis a Orsi, 3 febbraio 1912, in Accame1970, p. 6.

82. Telegramma di Salinas a De Sanctis, in Accame 1970, p. 6-7.83. «Illustre Collega, ricevuto il suo telegramma, ho lasciato

subito Taormina; perché non aveva per me nessuna impor-tanza il vedere una iscrizione che mi è vietato studiare.Potrei a tale proposito fare alcune considerazioni di caratterepersonale. Alieno da personalità osservo in linea di fatto1o che l’Orsi era nel suo pieno diritto invitando me a studiarela epigrafe da lui ritrovata e recata al Museo in sostituzionedel mio amico Halbherr, che ha rifiutato. 2o che nello studiod’una iscrizione greca difficilissima affidato ad epigrafista di

professione come l’Halbherr o come me non saprebbesi tro-vare neppure con la massima buona volontà alcunché dilesivo alle convenienze di cotesto ufficio. Mi auguro nell’in-teresse della scienza che gli scienziati stranieri continuino atrovare in Italia quelle agevolezze che sono sistematica-mente negate agli scienziati italiani» (lettera di De Sanctis aSalinas, 13 aprile 1912, in Accame 1970, p. 7).

84. «Egregio collega, l’accenno contenuto nella sua letteraintorno ad agevolezze negate agli studiosi nazionali per favo-rire gli stranieri, non solo mi pare fuori di luogo, ma è asso-lutamente immeritato, per quanto riguarda me. Ed io che houna grande stima di Lei (e non da ieri) non vorrei essereindegno della sua, e però ho bisogno che le cose sieno benmesse a posto. Mi disse il collega Orsi che il D(otto)re Cac-ciola voleva donare al Museo di Taormina la saputa iscri-zione e che voleva che la pubblicazione ne fosse fatta dalloHalbherr; ed io mi recai subito sul posto e feci depositare lapietra al Museo, con la consegna di non farla vedere ad altrifuori che al prof. H(albherr). Ed abbiamo aspettato finchégiunse un avviso del custode che io sospettai si riferisse adun incarico da parte dello H(albherr). Il suo telegramma feceescludere questo sospetto. Se Ella fosse impiegato, e dimo-rante in Sicilia per giunta, capirebbe quanto suonerebbemale a Palermo che per leggersi una iscrizione greca si debbaricorrere a Torino – e terrebbe conto della difficoltà della miaposizione. Pertanto procureremo che l’edizione sia fatta quida noi, avendomi il donatore dichiarato di non voler ricor-rere a persone che avrebbero dei precedenti in materia. Hoconsiderato la cosa da un punto di vista assolutamenteimpersonale e spero di essere capito rettamente tanto da Leiquanto dal collega Orsi» (lettera di Salinas a De Sanctis, 26aprile 1912, in Accame 1970, p. 7). A questa lettera, DeSanctis risponde : «Che in Italia si usino a stranieri agevo-lezze negate ad Italiani è notorio. [...] Al Bormann [...], persua propria dichiarazione, è stato facile di avere a Viennaquattro calchi d’un’iscrizione tauromenita, che credo lastessa di cui si è negato a me, sul luogo, di prendere unacopia (si tratta, invece, dell’iscrizione scoperta nel 1892, v. supra).

Finalmente sono riuscito a rompere la consegna del-

la casa misteriosa ed a tutti chiusa, ed ho passato due

ore nella casa e nel parco del Dr. Cacciola, che fu

amabilissimo e mi fece molte comunicazioni di

indole confidenziale. Intanto ho ottenuto in dono

per lo Stato una nuova ed inedita parte delle note

tavole di Tauromenio scritta a minuscoli ma nitidis-

simi caratteri, con l’obbligo che rimanga nel piccolo

museo annesso al teatro, e con la riserva che sia illu-

strata da Halbherr74. Comunicare a Salinas perché

provveda al ritiro, mantenendo intatti gli impegni o

vincoli75.

Secondo Orsi, «la nuova iscrizione [...] eraimpiegata in un muro come materiale e crede ilCacciola ve ne siano altre nello stesso punto»76. Lascelta del suo concittadino Halbherr per la pubbli-cazione dell’epigrafe è forse motivata dal fatto chequest’ultimo è coinvolto, proprio in quegli anni,nel progetto di un nuovo corpus delle iscrizioni

greche di Sicilia e Magna Grecia, che sostituisse IGXIV, edito da Kaibel nel 189077. Dopo il diniego diHalbherr, Orsi si rivolge a Gaetano De Sanctis78

proponendogli di pubblicare l’iscrizione79; con unadinamica analoga, quando Halbherr ritira la suapartecipazione al progetto della nuova silloge epi-grafica, la scelta di Comparetti cade proprio su DeSanctis80. Dopo aver accettato l’invito di Orsi81, DeSanctis si reca a Taormina nell’aprile 1912, ma èraggiunto da un telegramma di Salinas : «Secondoconvenuto collega Orsi studio epigrafi devolutoprofessor Halbherr non compiendolo egli conve-nienze ufficiali vietanmi affidarlo ad estranei delmio ufficio custode mostreralle epigrafe»82.Salinas, dunque, una volta caduta la candidaturadi Halbherr, sembra pensare a un’edizione del-l’epigrafe in ambito siciliano; De Sanctis accetta,pur se con comprensibili proteste83, la decisione diSalinas, ribadita anche in successivi contatti epi-stolari84 e attribuita da Orsi alla «xenofobia di

La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi sulla provenienza delle iscrizioni pubbliche greche di Tauromenion166 Francesco MUSCOLINO

[...] In linea di diritto, riservata dall’Orsi la iscrizione all-’Halbherr, designato io in luogo dell’Halbherr dall’Orsi edall’Halbherr stesso, non vedo come si potesse equamentecontestarmi la facoltà di studiare e pubblicare l’epigrafe. Elladice che la pubblicazione fatta da me produrrebbe cattivaimpressione a Palermo. [...] Vuol dire che fuori di Sicilia ilregionalismo è morto, e in Sicilia no : me ne duole per i Sici-liani» (lettera di De Sanctis a Salinas, 2 maggio 1912, inAccame 1970, p. 8-9).

85. «Da parte mia devo riconoscere di aver avuto un torto,quello cioè di non segnalare al Salinas, che Ella era statodesignato dall’Halbherr, impedito in Creta, a studiare e pub-blicare la nuova (se tale sarà effettivamente) iscriz(ione) tau-romenitana. Ma quando anche ciò io avessi fatto, Ella puòstar certo che don Ant(onino) non avrebbe riconosciuta ladelega. Perché dalla lettera risulta chiaro la xenofobia diquesto valentuomo, che vuole riservata «La Sicilia ai Siculi».Ed io non avrei niente a ridire, anzi applaudirei se i Siculisapessero e volessero fare. Io sono d’avviso che né ilS(alinas) né il C(avallari) sieno in grado di pubblicare quellungo titolo, come si conviene; né altri vi ha in Sicilia, che iosappia dedito agli studi epigrafici. Stiamo dunque per un po’di tempo alla fenestra a vedere; e passerà uno, e poi parecchialtri anni senza che se ne faccia niente. Io poi non mancheròdi fare al S(alinas) quelle osservazioni che credo» (lettera diOrsi a De Sanctis, 29 aprile 1912, in Accame 1970, p. 8).Nessun accenno alla vicenda nelle lettere edite in Accame1984 e in Id. 1986, né nella corrispondenza tra Orsi e Halb-herr conservata presso l’Accademia roveretana degli Agiati

(Petricioli – Sorge – La Rosa 1994, p. 84-85), secondo le indi-cazioni fornitemi da Ambra Fatturini della segreteria dellastessa Accademia, con e-mail del 9 dicembre 2010.

86. Manganaro 1964, p. 53-64.87. Manganaro 1964, p. 43-52.88. Le informazioni sulle modalità del rinvenimento mi sono

state cortesemente fornite dalla prof.ssa Paola Pelagatti.89. Pelagatti 1964, p. 37. Successive indagini hanno dimostrato

che le terme si sovrappongono a un edificio monumentale(bouleuterion?), presso il lato settentrionale dell’agora (v.,con bibliografia precedente, Muscolino 2009-2010).

90. Si veda la cronologia relativa proposta da Fantasia 1999,p. 268.

91. Si veda la bibliografia citata infra a proposito degli archivigreci.

92. Si veda infra.93. IG XIV 428; SGDI III.2 5226; Arangio Ruiz, Olivieri 1925,

p. 96, no 9; Fantasia 1999, no 6.94. In IG XIV, p. 107, Bormann scrive : Descripsi ex ectypo quod ret-

tuli. Vidit etiam Kaibel.95. Bormann 1881, p. 3 : fragmentum tabulae, quod ante paucos

annos extabat in aedibus privatis Tauromenitanis, nunc, id quodKaibel me docuit, in hospitio Bella Veduta; E. Bormann in IGXIV, p. 107 : A. 1867 in aedibus privatis insertum in pariete ego;post in hospitio Bella Veduta Kaibel; G. Rizzo 1901a, p. 1 :«attaccata al muro del cortile nel palazzo Paladini, oggi HôtelBelle Vue» e, a p. 2 : «nel novembre del 1899 lo abbiamovisto ancora murato nella parete dello stesso palazzo» com-mentando, in nota : «oggidì si lasciano all’aria aperta monu-

questo valentuomo, che vuole riservata ‘La Siciliaai Siculi’»85. Si verifica quanto Orsi preannunzia(«passerà uno, e poi parecchi altri anni senza chese ne faccia niente») : l’iscrizione è pubblicata nel1964 da Giacomo Manganaro86.

Il rendiconto finanziario dall’areadelle terme

Un rendiconto finanziario87 è stato rinvenutonel 1964 da Paola Pelagatti presso l’ex monasterodi Valverde, oggi Caserma dei Carabinieri, durantelo scavo delle terme romane, non in situ ma tramateriale lapideo sporadico derivante da prece-denti manomissioni dell’area88. Come osservato daPaola Pelagatti, «la vicinanza del foro potrebbegiustificare la presenza fra le iscrizioni di unatavola finanziaria certamente anteriore alleTerme»89. È da chiedersi come mai questo, unicotra i rendiconti finanziari di cui si conosce la pro-venienza, sia stato rinvenuto fuori dall’area diBagnoli. Si potrebbe ipotizzare che il luogo di con-servazione (e di esposizione) delle epigrafi sia statotrasferito da Bagnoli all’agora o viceversa, ma aquesta spiegazione osterebbe il fatto che il rendi-conto trovato nelle Terme appartiene al gruppopiù antico, che include iscrizioni trovate a

Bagnoli90, oppure si potrebbe supporre che taliluoghi fossero più di uno, in sintonia con quanto siconosce per altre città greche91.

Tuttavia, con tutte le cautele del caso, sipotrebbe proporre una terza spiegazione : poiché ilMonastero di Valverde possiede, almeno dal XVIIIsecolo e sino alla sua soppressione nel 1866, unfondo agricolo in località Bagnoli, accanto all’areadi rinvenimento di altri rendiconti finanziari e del-l’iscrizione degli Strateghi92, non sarebbe da esclu-dere che anche questo blocco iscritto provenga daBagnoli e sia stato trasportato con altro materialelapideo presso il Monastero in vista di un suo riuti-lizzo.

I rendiconti finanziaridi provenienza incerta

Nulla si conosce, finora, sul luogo e sull’annodi rinvenimento del rendiconto finanziario93, vistoda Bormann nel 1867 murato in un edificio pri-vato, poi da Kaibel in un albergo, ed edito in IGXIV94. Si può solo precisare che l’edificio, sebbenevariamente indicato, sia in realtà sempre il palazzodei De Spucches presso la Torre dell’Orologio, poipassato ai Paladini e infine trasformato in albergo(Hôtel Belle Vue, poi Hôtel Métropole95); è,

167

menti epigrafici di questa importanza [ . . . ] . Pareincredibile!»; Id. 1904, p. 109 : «Il Bormann, nel 1867, lavide incastrata in una parte interna del cortile del palazzoPaladini, oggi Hôtel Métropole, dove trovasi ancora»;P. Rizzo 1928, p. 72, sempre a proposito di questa epigrafe,scrive che essa, «scoperta pure intorno al medesimo anno1833 [...] serbavasi sino a pochi anni fa murata allo scoperto(!) nell’atrio della ex casa Paladini, oggi Hôtel Metropole».

96. Agnello 1970; il conte Francesco Santi Paladini, tra l’altro,succede nell’aprile 1839 al defunto arciprete Castorinacome corrispondente locale della Commissione di antichitàe belle arti (ASP, Ministero Luogotenenziale. Interno, busta2221; v. anche Lo Iacono, Marconi 1999, p. 133, 139, 141,

147).97. Agnello 1970, p. 30, 40-41; Muscolino 2011b, p. 41-42. Per

le due epigrafi v. Manganaro 1988, p. 155-157, fig. 1-2.98. IG XIV 422; SGDI III.2 5220; Arangio Ruiz, Olivieri 1925,

p. 72, no 4.99. Più o meno nel punto in cui oggi via Bagnoli Croci incrocia

via Pirandello.100. Bacci – Rizzo 1997-1998, p. 365, tav. 88, fig. 2.101. Sull’area di Santa Maria di Gesù sia consentito il rimando a

Muscolino c.d.s. 2.102. Cartella 1777, p. 214; v. anche BCP, ms. Qq H 272, p. 27

(«nell(a) strada della via crucis dei P(adri) minori osservanti[...] vicino l’Altarino dell(a) Veronica») e 113 («nella Strada

inoltre, lo stesso edificio nel quale l’arcipreteCastorina fa collocare i quattro rendiconti scopertinel 1834 prima del loro trasferimento a Messina.Allo stato attuale della ricerca, non è possibile pre-cisare quando e perché l’iscrizione sia stata collo-cata nell’edificio. La sua presenza in questopalazzo potrebbe essere ricondotta all’attività col-lezionistica di Biagio De Spucches duca di SantoStefano o di qualche altro membro della sua fami-glia, oppure dei Paladini, che nella prima metàdell’Ottocento sono coinvolti nella custodia delleantichità di Taormina96. Potrebbe, più semplice-mente, trattarsi di un caso analogo a quello deiquattro rendiconti : il palazzo è prescelto perché èil luogo più idoneo a conservare un’epigrafe, datala presenza della già citata collezione. A causa del-le recenti vicende dell’edificio, riaperto nel 2010dopo un lungo abbandono, l’epigrafe risultadispersa.

Altri due rendiconti finanziari, riutilizzati comesoglie di modeste abitazioni, sono individuati daSaverio Landolina, custode delle antichità del ValDemone e Val di Noto dal 1803 al 1814; egli, dopoun lungo contenzioso con il senato di Taormina, lefa trasportare a Siracusa, dove sono conservate nelMuseo fino a quando, nel secondo dopoguerra,entrano a far parte della collezione dell’Antiqua-rium di Taormina97.

L’iscrizione dei Ginnasiarchi

Per completare il quadro, non può essere tra-lasciata l’iscrizione dei Ginnasiarchi98, anche senon se ne conosce l’esatta provenienza. Essa,infatti, è segnalata da D’Orville che, visitando nel1727 la chiesa di San Pietro, nota in anguloquodam obscuro duos lapides parieti infixos, cioè idue frammenti dell’iscrizione, difficilmente leggi-bili perché calce dealbati. La chiesa di San Pietro si

trova a poca distanza dal piano di Bagnoli; anzi,lasciata la città e percorsa la strada che interseca ilpiano, tale chiesa e il convento di Santa Maria diGesù erano i primi (e gli unici) edifici di una certaentità che si sarebbero incontrati fino alla secondametà dell’Ottocento. La strada di Bagnoli, arrivataalla fine del pianoro, si biforcava99, proseguendo,da un lato, verso il capo di San Leo, quindi versola costa. Ancora oggi, una scalinata collega viaBagnoli Croci con la chiesa di San Pietro, e i restidi una strada più antica e ancora più vicina all’e-dificio sacro sono stati ritrovati nel corso di scaviarcheologici100. Anche se la strada provincialecostruita nell’Ottocento (attuale via Luigi Piran-dello), ha in buona parte cancellato le tracce dellaviabilità precedente, non è difficile comprenderel’importanza di questa antica via di comunica-zione verso la costa. Tutto ciò premesso, il fattoche l’iscrizione dei Ginnasiarchi sia stata reimpie-gata dentro San Pietro non conferma né smen-tisce la provenienza da Bagnoli. In attesa di nuovielementi, quest’area resta una probabile candi-data, come anche il pianoro su cui sorge il con-vento di Santa Maria di Gesù101.

Altri ritrovamenti archeologicinel piano di Bagnoli

Oltre alle rovine descritte da Castorina, nelpiano di Bagnoli sono segnalate altre struttureantiche non ben localizzabili e non facilmenteinterpretabili. Non è neanche possibile precisare sesi tratti delle stesse strutture, diversamentedescritte dai vari studiosi, o di rovine appartenentia edifici diversi.

Un mosaico è segnalato nel XVIII secolo,«nella strada della Via Sacra de’ PP. Minori Osser-vanti di S. Francesco presso l’Altaretto della Vero-nica»102. Poiché, con ogni probabilità, la Via Crucis

La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi sulla provenienza delle iscrizioni pubbliche greche di Tauromenion168 Francesco MUSCOLINO

dell(a) via Sacra dei P(adri) Minori Osservanti di S(an) Fran-cesco vicino l’Altaretto dell(a) Veronica»).

103. Evidentemente presso il fondo «Prima Croce» (doc. 4), forsenei pressi dei campi da tennis.

104. Tale ipotesi è compatibile con la collocazione assegnata, nellaveduta settecentesca (fig. 2), alla sesta delle quattordici crociindicanti la Via Crucis.

105. Come indicatomi dalla prof.ssa Pelagatti, resti di mosaicofurono segnalati nel 1965, durante lavori stradali compren-denti anche la realizzazione del muro lungo via BagnoliCroci, all’altezza del Bristol Park; la continuazione di questiresti è individuata durante gli scavi del 1969 (i «lembi dimosaici» segnalati in Pelagatti 1997, p. 261).

106. Bacci 1980, p. 346; Ead. 1980-1981, p. 745; Ead. 1982,p. 166.

107. BCP, ms. Qq H 272, p. 113 (tale passo non è presente in Car-tella 1777, versione edita di questo testo). Il fondo del mona-stero di Valverde confinava con il fondo Bagnoli, come siricava, ad esempio, da alcuni documenti relativi a quest’ul-timo terreno : ASM, notaio Giuseppe Malambrì, filza 1552,atto no 135, 15 maggio 1856, p. 361-408 : «confinante colfondo di [...] questo Venerabile Monistero Valverde» e atto

no 212, 5 agosto 1856, p. 539-544 : «confinante con immo-bile [...] di questo Monistero di Donne sotto titolo di SantaMaria Valverde»; filza 2371, atto no 153, 4 agosto 1873,p. 141-150 : «confinante con immobile [...] dell’ex Moni-stero di Donne di questo Comune sotto titolo di Santa MariaValverde».

108. Morso 1823, p. 167. L’iscrizione (IG XIV 446) è da conside-rarsi dispersa.

109. Si veda infra e supra.110. In un periodo in cui esso comprendeva ancora l’area poi

espropriata per essere trasformata in Giardino pubblico.111. Taccuino no 83, 7 ottobre 1911, in Pelagatti 1984-1985,

p. 294. Secondo un’ipotesi avanzata in Pelagatti 1984-1985,p. 294, n. 121, «potrebbe trattarsi della scoperta di cui alleNSc 1881, p. 197» (statuetta di divinità fluviale rinvenuta«nel fondo dell’avv. Fr. Paolo Cacciola»), anche se, in que-st’ultimo caso, sembrerebbe trattarsi di un ritrovamento for-tuito, del quale riferisce «la guardia degli scavi Strazzeri»,piuttosto che di uno scavo programmato. La statuetta è con-servata nell’Antiquarium del Teatro antico. Non è da esclu-dere che gli scavi di Cavallari siano motivati dalla ricerca diepigrafi.

iniziava dalla parte della città103 e proseguiva indirezione del convento, e poiché la stazione dellaVeronica è la sesta delle quattordici stazioni dellaVia Crucis, tale mosaico doveva trovarsi, forse,all’altezza del Giardino pubblico104. Non è forseazzardato istituire, tra questo mosaico e gliambienti con mosaici segnalati da Paola Pela-gatti105 presso il Bristol Park, un collegamentosuggestivo ma, data la scarsità dei dati in nostropossesso, non meglio circostanziabile. Ècomunque interessante notare come, in entrambii casi, i mosaici siano presso la strada, e questo èun elemento a favore dell’ipotesi che si tratti dimosaici contigui, forse appartenenti alla stessastruttura. Un altro mosaico, «a motivi geometricibianchi e neri con al centro un riquadro poli-cromo figurato» è rinvenuto, sempre presso ilBristol Park, nel 1978106.

Altre emergenze di notevole entità dovevanoessere le rovine indicate come «Bagni» nella tradi-zione erudita, che colloca «i vestigij di q(uest)iBagni sotto il luoghetto del Ven(erabile) Mona-stiero di S(anta) Maria Valverde, che forse per iBagni, che ivi v’erano, comunemente oggi è chia-mato dei Bagnoli»107.

Nel 1810, «cavandosi le terme taurome<ni>-tane, sotto la strada della Via Crucis, in piedi all’an-tico teatro, in una cameretta lastricata di marmobianco e rosso, e adorna di mosaico» si rinvienel’iscrizione : Klwdianoùv | keù Moysa | sy¥n pedı¥oiv |yΩpeùr eyßxhv | eßpe¥uhkan108 che, in verità, fa pensare

più a un contesto sacrale che a terme. I ruderisono collocati «sotto», cioè verisimilmente a Suddella «strada della Via Crucis», dunque, ancora unavolta, nell’area ora occupata dal Giardino pubblicoo nelle immediate adiacenze. Non molti anni doposono ritrovati, in un punto forse non lontano, iprimi quattro rendiconti finanziari, dando inizioalla serie di rinvenimenti di cui si è già discusso.Altre segnalazioni di emergenze archeologichesono fornite da Castorina e da Gaetano e PietroRizzo cercando di contestualizzare i ritrovamentiepigrafici109.

Rovine di edifici nel parco Cacciola110 sonosegnalate anche da Paolo Orsi, il quale annota che

in questo parco fece già scavi il Cavallari (così mi

racconta il Dr. Cacciola) scoprendo un edificio

modestissimo : lo sgombero fu proseguito dal Cac-

ciola, che in altri punti trovò fondazioni di edifici

secondari e mai grandiosi. Pietre squadrate poi

ovunque111.

Nella stessa direzione va anche quanto affermaPietro Rizzo :

In questi due spazi (cioè «il piano di Bagnoli» e la

«falda meridionale del teatro antico») il detto prof. Cac-

ciola, proprietario, sistemando la terra di questa

campagna ebbe a dissotterrare molti elementi di

antiche costruzioni. Nel piano dei Bagnoli esiste una

pavimentazione a pezzi squadrati, e abbondante

169

112. I cosiddetti «Beehive» costruiti da Florence Trevelyan. Sullafacciata del più grande (fig. 8), si trova la seguente iscri-zione : «The Beehives | fece costruire l’anno 1899 | FlorenceT. Cacciola Trevelyan».

113. P. Rizzo 1928, p. 304.114. Sull’edificio, v. soprattutto P. Pelagatti in FA, 22, 1967,

no 2968 (con la segnalazione di resti archeologici, andatidistrutti, anche nell’area dell’Hôtel Villa Diodoro); Ead.1997.

115. Sui lemmata, che si riferiscono a Callistene di Olinto (fr. I),[Phaid]on o [Paraball]on di Elide (fr. II), Quinto Fabio Pit-tore (fr. III), Filisto di Siracusa (fr. IV), Anassimandro diMileto (fr. V), v., in particolare, Manganaro 1974 (SEG 26,no 1123; BÉ 1976, no 820); Id. 1976; Blanck 1997a (SEG 47,no 1464; BÉ 1999, no 648); Id. 1997b; Battistoni 2006 (BÉ2007, no 578); Id. 2009; Id. 2010, p. 161-165; Manganaro2011. Per la biblioteca, v. anche Blanck 1999; Id. 2008,p. 205-206, fig. 83.

Fig. 9 – Il più grande dei Beehive costruiti da Florence Trevelyan.

Fig. 10 – Tegole piane reimpiegate in uno dei Beehive.

materiale fittile, col quale fu possibile costruire due

belvedere o pagode di cocci murati insieme (fig. 9, 10,

11)112. Crediamo pure che i fabbricati antichi abbiano

occupato lo spazio dove ora sorgono nuovi fabbricati

di locande a destra della via Bagnoli-Croci, Hôtel

Diodoro e Hôtel Belvedere dove furono scoperti

alcuni pozzi, e anche lo spiazzo del soppresso con-

vento dei Minori Osservanti e chiesa di S. Maria di

Gesù, oggi convertiti in una villa privata113.

Sempre nell’area di Bagnoli, presso l’Hôtel Bri-stol Park, di fronte al Giardino pubblico, sono statiscoperti nel 1969 resti di strutture antiche ipoteti-

camente riferite al Ginnasio114, nel corso di scavicondotti da Paola Pelagatti con la collaborazione diCristina Bolognari. A prescindere dall’identifica-zione, che potrà essere tentata su nuove basi solocon una ripresa degli studi, basti, ai fini di questaricerca, rilevare la grande importanza del com-plesso, che ospitava anche una biblioteca, studiata,in particolare, da Horst Blanck, con rari lemmata sustucco relativi a diversi autori115.

Merita attenzione, infine, quanto affermano ifratelli Rizzo sul rinvenimento – e la distruzione –di altri blocchi con iscrizioni nell’area di Bagnoli.Scrive Gaetano Rizzo nel 1893 :

In questa grande distesa si sono trovati ruderi di fab-

briche antiche, rottami architettonici buttati ora sui

muri a secco per separare un tratto di terra dall’altro.

In contrada Bagnòli specialmente l’antico proprie-

tario del luogo, costruì all’estremità est del piano

certi enormi muri con larghi pezzi di pietra mar-

morea, squadrati in forma di parallelepipedi rettan-

goli, che dovette trovare depositati sul luogo.

Difficile sarebbe stato far trasportare da lungi quegli

enormi ammassi di pietra calcarea bella e amman-

nita per costruire dei muri di separazione o di

sostegno, là dove sarebbero stati sufficienti pietre di

ordinaria grandezza e non levigate; la spesa sarebbe

La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi sulla provenienza delle iscrizioni pubbliche greche di Tauromenion170 Francesco MUSCOLINO

116. Potrebbe essere la casa che sorge ancora oggi al centro delGiardino pubblico, visibile in fig. 5, che ha, accanto, alcunisedili costruiti con blocchi.

117. G. Rizzo 1893a, p. 41-43; affermazioni pressoché identicheanche in Id. 1905, p. 121-122.

Fig. 11 – Blocchi reimpiegati in un muro di sostegno nel Giardino pubblico.

stata sproporzionata allo scopo e perciò non conve-

niente.

Quelle pietre biancastre e lisce su cui il tempo ha

steso la patina augusta dell’antichità, sono assai simili

nelle dimensioni e nel colore alle tavole finanziarie

che abbiamo. Persone bene informate e qualcuna

anche testimone de visu affermano che certo Cundari,

antico proprietario del luogo, rozzo ed ignorante vil-

lano, abbia fatto scarpellare inesorabilmente molte di

queste antiche pietre [...]. Si dice che per non aver

noie dal governo borbonico che ostentava velleità

archeologiche, questo rampollo di Saraceni, dopo

aver fatto sparire dai marmi tutto ciò che avesse

potuto dare indizio di scrittura, abbia fatto volgere e

murare la parte istoriata verso l’interno del muro in

modo che di nulla potesse sospettarsi. Pure non fece

tanto bene che qualcuna di quelle pietre non desse

chiaro indizio d’essere istoriata e non si vedesse

infine una vera e propria tavola finanziaria, coperta

di calce e corrosa dagli anni.

Visitando questo luogo ci è nato il sospetto, alcuni

poi affermano addirittura, che quivi debbano tro-

varsi murate parecchie tavole finanziarie che ser-

vono di sostegno ad un muraglione. Devono essere

state distrutte però, perché a prima vista nulla si

scorge, ma ad occhio sagace non sfugge il carattere

di quelle pietre.

[...] Abbiamo visto inoltre sepolto sotto un muro

interno che limita una sezione del piano in contrada

Bagnòli, i margini d’un pavimento di marmo che

dovette essere stato risparmiato dai Saraceni e

distrutto dal Cundari per allargare il suolo arabile.

Delle lastre quadrate scure e levigate il proprietario

dopo averle fatto scalpellare le adoperò per costruire

certi sedili fermi accanto ad una casetta colonica116

che sorge nel mezzo di questo piano117.

171

118. In realtà 1923 (doc. 4).119. P. Rizzo 1928, p. 72-73.120. Si vedano, in particolare, l’accordo tra gli eredi di Michele

Cundari, ASM, notaio Giuseppe Malambrì, filza 1552, attono 135, 15 maggio 1856, p. 361-408 e l’atto con il quale Giu-seppe Cundari, dopo aver versato al genero Ragusa partedella dote della figlia in denaro, gli cede, al posto dellarestante parte, «tutto, ed intiero quell’orto esistente nei con-fini di questa Comune nella contrada Bagnoli, [...] consi-

stente in un piano di terre seminative con mandorle, gelsi,casa a solare, e clausorato di alti muri di calce, ed arena, consua porta d’entrata ed incluse le due Tine a fabrica attaccateal muro ove vi è la porta d’entrata alla parte di fuori, nonchéla costiera per pascolo con diverse troffe ficalindie, e man-dorle» (ASM, notaio Giuseppe Malambrì, filza 1552, attono 212, 5 agosto 1856, p. 539-544). Tale cessione è confer-mata alla morte del donatore (ASM, notaio GiuseppeMalambrì, filza 2371, atto no 153, 4 agosto 1873, p. 141-150).

Analogamente, Pietro Rizzo scrive, a conclu-sione della nota dedicata ai rendiconti finanziari :

Come si vede la miniera di questi marmi è quasi

sempre la stessa falda del teatro e piano Bagnoli, il

quale per decreto reale del 1922118 è stato espropriato

per servire da Giardino pubblico. Nei primi del

secolo passato esso appartenne ad un operaio, certo

Michele Cundari, il quale, per metterli in cultura e

sistemare la terra, costruì un muro tuttora (1923)

esistente sulla faccia del quale chi scrive scoperse la

lapide di cui parlò nella precedente nota. Tutte le

pietre del medesimo muro sono simili alla pietra del

marmo scolpito da me scoperta già tolta dal suo

posto e portata al Museo.

I vecchi del paese ci narrarono (ed è ora tradizione a

Taormina) che il Cundari scoperse sul posto un

numero rilevante di questi marmi scolpiti, e che di

essi si servì per costruire il muro di cui parliamo. Per

non aver noie dal governo borbonico, molto rigo-

roso in fatto di monumenti antichi, affermano che

egli abbia fatto scarpellare le lettere scolpite, ovvero

li abbia fatto murare con la pagina scolpita dentro la

fabbrica, in modo che presentassero allo esterno la

faccia rugosa e non scolpita. Queste pietre la cui

faccia si può tuttora vedere sono tutte squadrate

come quella da me scoperta e sono incastrate nel

muro in parola : che altri venerandi monumenti vi

restano ancora murati. Noi ci auguriamo che nei

lavori di demolizione del muro che dovrà farsi per

sistemare tale pubblico giardino, si usi la oculata dili-

genza necessaria per mettere alla luce i monumenti

epigrafici preziosi, che portano scolpiti i fatti del-

l’antica Tauromenion. Questo è il nostro voto, solo

così potrà in parte ripararsi al danno fatto alla

scienza ed alla patria dalla incoscienza di maestro

Michele Cundari119.

Non è possibile precisare se questo episodio sialo stesso di cui ha conservato memoria la Relazione

di Castorina, che non indica il nome del proprie-tario autore della devastazione. Non è però daescludere che la distruzione di epigrafi di cui par-lano Gaetano e Pietro Rizzo e la demolizione diruderi avvenuta tra il novembre del 1833 e ilmarzo del 1834 di cui parla Castorina siano lostesso episodio, perché la documentazione archivi-stica permette di affermare che Michele Cundari,morto nel 1855, è proprietario del fondo diBagnoli già dai primi decenni dell’Ottocento; talefondo, inoltre, passa da Michele Cundari, con unadonazione del 1841, a suo figlio Giuseppe, la cuifiglia Carmela lo porta in dote nel 1856 a GiovanBattista Ragusa120. Dunque il fondo nel qualeavviene il ritrovamento e la distruzione di epigrafida parte di Michele Cundari dovrebbe essere lostesso nel quale, intorno al 1864, si rinvengonol’iscrizione degli Strateghi e forse anche i rendi-conti IG XIV 425 e 426. Poiché, come già visto, ilfondo di Bagnoli è tra quelli acquistati da FlorenceTrevelyan ed espropriati nel 1923, esso va collo-cato nell’area dell’attuale Giardino pubblico.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

La moderna viabilità, la costruzione di edifici ealberghi, la trasformazione di buona parte del pia-noro prima in parco privato, poi in Giardino pub-blico, ha notevolmente cambiato la nostrapercezione dell’area di Bagnoli, facendo anche per-dere il senso della notevole contiguità con il Teatro(fig. 1 e 2). Se ora quest’ultimo monumento apparecome «tagliato fuori» rispetto a Bagnoli, per la pre-senza di proprietà private, è lecito ipotizzare che, inpassato, oltre all’arteria ricalcata dall’attuale viaBagnoli Croci, esistessero anche una o più vie per-pendicolari per assicurare il collegamento conl’area del Teatro. Del resto, già Luigi Lombardo, nel1844, osserva che, a una certa distanza dalla porticuspost scaenam, evidentemente verso Sud-Ovest,

La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi sulla provenienza delle iscrizioni pubbliche greche di Tauromenion172 Francesco MUSCOLINO

121. D’Orville 1764, p. 264.122. Lombardo 1844, p. 59. Su L. Lombardo (1818-1884), v.

P. Rizzo 1928, p. 249-250 e 327; il suo suo monumentofunebre nel cimitero di Taormina, nella spianata al livello delcancello d’accesso, a sinistra di chi entra, reca l’iscrizione :«Luigi Lombardo | dottissimo | nato in Palermo 1818 | mortoin Taormina 1884 | i fratelli | Ignazio e Vincenzo | affettuosi ericonoscenti». È autore dell’Argomento della tragedia del cava-liere Salvatore Scuderi intitolata Fingal, Catania, 1837 e, nel1836, è vincitore di un concorso indetto dalla cattedra difisica sperimentale dell’Università di Catania, con tema«Della luce diretta, e delle ombre» (Giornale di scienze lettere earti per la Sicilia, 55, 1836, p. 331).

123. G. Rizzo 1893a, p. 43 : «Avendo premesso che le tavole deiGinnasiarchi, degli Strategi, quelle finanziarie e tutti i pub-blici strumenti del comune si conservavano nel Tabulario oGrammateo annesso al Ginnasio ed ammesso pure chealcune siano state trovate quivi vien fuori una prima provacirca la destinazione di questo piano, sebbene sia una provaindiretta. [...] Da tutto ciò che abbiamo visto, ci è nato il

fermo convincimento che in questo largo piano, adattoanche ai giuochi equestri, dovesse trovarsi l’antico Ginnasiodi Tauromenio».

124. P. Rizzo 1928, p. 360-361 : «Il prof. G. Rizzo pone non solol’edificio del ginnasio, ma anche il Tabulario per la pubblica-zione degli atti della città, nel locale di Bagnoli, fondandosisul fatto che molte di queste epigrafi vennero scoperte nelpianetto, o nei dintorni di Bagnoli. Ma a parte che questimarmi non furono tutti scoperti a Bagnoli, a parte che laparola in vicinanza per Taormina ha un significato molto rela-tivo, perché il paese è piccolo, com’è piccola la terrazza sucui è fabbricato, e perciò tutti i posti sono fra loro vicini;questi marmi poterono trovarsi colà per cause che ci sfug-gono; e poterono anche esservi trasportati come pietra damurare da chi se ne giovò».

125. Si vedano le osservazioni di Gaetano Rizzo citate supra.126. Gli incavi sono ben visibili in Manganaro 1988, p. 168, fig. 6.

Tale ipotesi è avanzata anche da G. Rizzo 1893a, p. 12; Id.1893b, p. 6; Id. 1904, p. 107.

sono alcune muraglie non solo per sostegno del

superiore terreno, ma altresì per render più agevole

lo accesso al Teatro : non essendovi quivi un vallone

come scrive D’Orville121, ma sibbene una estesa pia-

nura verso la quale furono rinvenute alcune pietre

calcaree riquadrate contenenti parecchie iscrizioni

greche concernenti l’amministrazione civile della

Città di Taormina, e verso il medesimo luogo, è da

credere che sia stato l’antico Ginnasio : e da tale pia-

nura, era pur il maggior concorso di persone al

Teatro122.

Si nota, in Lombardo, come già in Castorina, latendenza a ubicare il Ginnasio nel piano diBagnoli, riconoscendo così, implicitamente, l’im-portanza dell’area nella topografia della città. Gae-tano Rizzo colloca nell’area di Bagnoli non solo ilGinnasio, ma anche l’annesso «Tabulario o Gram-mateo»123 nel quale le iscrizioni sarebbero stateconservate. Pietro Rizzo, invece, a differenza delfratello, situa il Ginnasio presso la cosiddetta Nau-machia e, forse come corollario di questa suadiversa concezione, tende – proprio lui che viaveva scoperto un rendiconto finanziario – a nonconsiderare Bagnoli come la sede originaria delleepigrafi, che «poterono trovarsi colà per cause checi sfuggono; e poterono anche esservi trasportatecome pietra da murare da chi se ne giovò»124.

Tali affermazioni di Pietro Rizzo non sono peròcondivisibili, soprattutto perché è difficile immagi-nare che blocchi squadrati di un certo peso, e addi-rittura una stele di notevoli dimensioni comequella degli Strateghi, siano stati trasportati in

località Bagnoli solo per essere reimpiegati e, perdi più, in muri di sostegno o di confine, o inmodeste abitazioni in un’area agricola125. Come giàevidenziato, i quattro rendiconti scoperti nel 1834proverrebbero dalla demolizione di un edificioindividuato l’anno prima, dunque erano forse insitu; i due rendiconti IG XIV 425 e 426, scopertiinsieme intorno al 1864 in circostanze non meglioprecisabili, potrebbero essere stati trovati in situ oreimpiegati insieme a poca distanza dal luogo ori-ginario, dato che i testi si completano a vicenda.Altre iscrizioni sono state rinvenute reimpiegate inmuri : è il caso della «quinta tavola» (IG XIV 427),dell’epigrafe ritrovata da Pietro Rizzo nel 1892 e diquella consegnata da Salvatore Cacciola a PaoloOrsi nel 1911. L’iscrizione degli Strateghi ha incaviche forse ne attestano un suo reimpiego comesoglia126; poiché essa è stata ritrovata in un terrenoagricolo, a quanto pare non in connessione con unedificio recente, il reimpiego potrebbe essere avve-nuto già in antico, quando la conservazione del-l’epigrafe non era più utile ma quando ancoral’area di Bagnoli era abitata, prima della «contra-zione» della città. Come soglie erano reimpiegateanche le due iscrizioni recuperate da Saverio Lan-dolina.

È auspicabile che un nuovo studio delle epi-grafi, più attento anche alla conformazione e alledimensioni dei blocchi, oltre che, ovviamente, altesto, possa meglio chiarire le modalità con cuiesse erano offerte alla lettura, verisimilmente inuno o più edifici pubblici da collocare nel piano diBagnoli. Appare probabile che i blocchi con le

173

127. Willers 1905, p. 325 : «Alle für diese Inschriften verwen-deten Blöcke haben dieselbe Form. Ihre rechteckige Deck-fläche hat eine Breite von 670-865 mm, ein Höhe von 345bis 630 mm und ihre Körper eine Dicke von 265-350 mm.Alle vorliegenden Fundnachrichte sprechen dafür, dass dieseBlöcke von einem Gebäude in der Nähe des Theaters ver-schleppt sind. Sie haben also wohl zugleich als Wandbeklei-dung gedient und sind offenbar in weit größerer Anzahlvorhanden gewesen, so dass man noch auf weiter Funderechnen darf».

128. Guarducci 1970, p. 290 : «Un cospicuo gruppo di antichirendiconti pubblici ci è stato restituito, in Sicilia, da Tauro-menio (l’odierna Taormina), luogo in cui all’incanto dellebellezze naturali ed artistiche si unisce, come tutti sanno,l’interesse di una lunga storia, ricca di avvenimenti memora-bili. Le iscrizioni alle quali alludo, incise in stele di pietra cal-carea locale di grana marmorea, vennero quasi tutte in lucenelle adiacenze del famoso teatro. Evidentemente esseappartenevano all’archivio (aßrxeıon o, latinamente, tabula-rium) dell’antica città, archivio che doveva trovarsi per l’ap-punto in quei paraggi. Le prime iscrizioni furono rinvenute

nel 1833, altre via via in epoche successive». Sugli archivinel mondo greco, oltre a Wilhelm 1909; Klaffenbach 1960;Guarducci 1970, p. 1-4, si citano, per limitarsi solo ad alcunidei contributi più recenti : Posner 1992, p. 91-117; Boffo1995; Pritchett 1996, p. 14-39; Pugliese Carratelli 1997; Laz-zarini 1997; Sickinger 1999; Davies 2003; Boffo 2003;Coqueugniot 2005.

129. Si veda, in generale, Guarducci 1970, p. 1-4 : «I testi [...]venivano incisi o nei muri di edifici o in appositi cippi e stele.Nell’età arcaica erano di regola preferite le pareti degli edificisacri [...]. Più tardi [...] cominciò ad affermarsi l’uso d’inci-dere i documenti pubblici nelle pareti di edifici per così direprofani, quali i bouleuteria ed i teatri. [...] Se in tutte, o quasi,le città greche un archivio pubblico più o meno attrezzatodovette esistere fino dai tempi più antichi, è certo che gliarchivi crebbero di numero e d’importanza durante il IVsecolo av. Chr. [...] Accanto all’archivio principale dellostato vi furono poi nelle città greche archivi minori, apparte-nenti o a singole associazioni e magistrature, o a santuari, oaddirittura a privati».

iscrizioni facessero parte di muri, come già ipotiz-zato, ad esempio, da Willers127, e come era prassinel mondo greco. Che poi questi muri appartenes-sero all’«aßrxeıon o, latinamente, tabularium»,come proposto da Margherita Guarducci128, è ipo-tesi suggestiva ma, in assenza di nuovi dati, nondimostrabile. Del resto anche le pareti di altri edi-fici pubblici potevano prestarsi a ospitare iscri-zioni129.

Alla luce di quanto sinora esposto, il piano di

Bagnoli appare dunque, nonostante la disconti-nuità e la problematicità delle nostre conoscenze,come un luogo di cruciale importanza, ed è auspi-cabile che successive ricerche contribuiscano arendere più netti i contorni di quella che eraun’area molto importante della città antica, primadi essere abbandonata, per mutate esigenze inse-diative, e diventare campagna, una «classica cam-pagna», custode di una parte significativa dellamemoria di Tauromenion.

Francesco MUSCOLINO

Appendice documentaria

Doc. 1 – Estratti dal Primo scritto archeologico postumo

dell’Arcipr. R. Castorina – Relazione e descrizione

dei contorni del sito ove furono ritrovate le quattro

tavole marmoree coverte di carattere greco in Taor-

mina, in Giornale di scienze lettere e arti per la

Sicilia, 70, 1840, p. 69-91.

[p. 69] È omai tempo aprire il libro delle antichità di

Taormina, ed esporre al pubblico le sue glorie, che

sepolte sono state nella oblivione de’ secoli. Il disordine,

l’accidente, ed il capriccio degli uomini è stato la

cagione, perché si sono poco fa trovate le quattro tavole

di pietra, coperte di carattere greco.

Una mano benefica che li trasse dalla notte tene-

brosa della terra, l’ha fatto giungere all’archeologico isti-

tuto di Roma. Que’ savî illuminati dallo scibile umano

ne’ suoi bollettini ne hanno dato la spiegazione; ma ne

attendon le delucidazioni de’ contorni di quella cam-

pagna classica, che n’era depositaria di sì prezioso pegno,

che gli antichi hanno tramandato ai loro figli, per emu-

lare li loro antenati nella virtù, in cui erano occupati di

far risplendere la patria.

Una persona, ch’era il suo pastore, avendo visitato

quel solitario recesso, osservò nel 1833 un monumento

ch’era stato scavato; in tutto quatrilatero di larghezza, e

lunghezza di palmi ventisei, di profondità palmi sei,

La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi sulla provenienza delle iscrizioni pubbliche greche di Tauromenion174 Francesco MUSCOLINO

130. Castorina era, infatti, corrispondente locale della Commis-sione di antichità e belle arti.

131. Antonino De Spucches (1797-1868), duca di Santo Stefano,principe di Galati e duca di Caccamo.

132. Villagonia, frazione di Taormina sulla costa Nord della baia diGiardini Naxos.

133. Si veda, in particolare, Wilson 2003, p. 261-262, tomba XII,fig. 2 (in basso), tav. 3.3 e 6.1-2.

coperta di mattoni sino alla superficie del suolo; nell’in-

terno l’edifizio trovavasi pieno di ciottoli, e calce. In un

lato della base dell’edifizio passava un acquedotto, il di

cui tubo avea dieci pollici di diametro, che unito alla sua

intonacatura avea l’altezza d’un palmo.

Fatte maggiori diligenze vicino al monumento, ne

comparvero altri due d’eguale forma, e di eguale gran-

dezza, e tutti di eguale livello.

[p. 70] Si passò in seguito ad ispezionare i confini di

quel terreno, al di sotto d’una valle trovossi bastante rot-

tame di anticaglie, che poste ad un rigoroso esame si

sono veduti capitelli, basi, e colonne di diversi marmi,

ma tutti stritolati, per quanto non si ha potuto scoprire

l’ordine di architettura, né iscrizioni, delle quali doveano

essere fregiate.

Si pensò proprio di ricercare fabriche antiche, e ci

siamo imbattuti ad una muraglia da circa 60 passi lunga,

ed alta dieci palmi, sopra di essa un’altra fabrica, ch’era

elevata in altri dieci palmi, che sostiene un altro spazio

di terreno, che conduce alla strada presente, che serve di

passaggio agli abitanti di Taormina; diversi ruderi a fil da

terra, che fanno resistenza all’aratro, chiamano la consi-

derazione dell’antiquario. Alla base della descritta mura-

glia stavano cadute tre colonne, la prima di marmo

cinecio (sic), che lo Scarpellino tradusse per marmo di

Levante bardiglioso, priva di capitelli, e di base, non

avea, che il solo busto, che misurata nella sua lunghezza

si rinvenne di palmi dieciotto, ed il diametro d’un

palmo, e sei pollici, scannellata in una sola parte sino al

centro della sua altezza in linea verticale; delle altre due

non esistono, che pezzi di busto di variato colore, una di

marmo pario, e l’altra di marmo bianco, intersecata di

vene rosse. Da un tale apparecchio sembra, che la mura-

glia rappresentava una galleria, sostenuta da colonnate,

atta a varî usi o di passeggiare, o di trattare gli affari, o

che appartenenti erano al pubblico regime della città di

Taormina, o che servivano di ornamento alli bagni, che

appoggiati erano al ginnasio. La terra che tiene questi

pregevoli materiali denominasi terra di bagnoli; questa

scoverta, e questo saggio fu eseguito nel dieci novembre

del 1833.

Il Parroco di Taormina, che con tutta esattezza assi-

stito da savie persone fece l’analisi la più scrupolosa delle

riferite anticaglie, e qual commissionato [p. 71] del

Governo130, incaricò al proprietario del fondo di sospen-

dere i suoi lavori, ed attendere le disposizioni della

suprema commissione di antichità, e belle arti. Nel-

l’anno appresso del primo aprile 1834 dibelnuovo il Par-

roco volle visitare lo stesso giardino, e sorpreso di

meraviglia, che sprezzati si erano li suoi ordini, rilevò il

terreno sconvolto; battuti li monumenti, ed invece com-

parvero nello scavo da circa a 60 grossi intagli di pietra

calcarea : con pasienza fece voltare sossopra li medesimi

se v’erano iscrizioni, e tra tanti ne ritrovò solo quattro

tavole, coperte di greco carattere, e per salvarle da

qualche naufragio l’ha fatto trasportare nella casa del

signor duca di Caccamo131.

Il Signor Intendente di Messina alla nozione di sì

preziosa scoverta ha pensato proprio di chiamarli a lui,

ed arricchire il Museo di questa città. Ecco la fedele, e

sincera relazione della scoverta.

Sarebbe inutile il sopra riferito lavoro, se non si

descrivono i contorni, da cui la scoverta viene circon-

data, per vieppiù rischiarare le cose narrate, ed aggiun-

gere luce alla interpetrazione del significato.

Io senza abbandonare il sito delle scoverte delle

tavole, pensai sulle prime scender, al di sotto del recinto

delle stesse, e rapidamente scorrendo per le boscaglie, mi

portai sino al promontorio del mare. Qui vengo tratte-

nuto da una grossa muraglia, rimiro il piano, e l’aque-

dotti, che nel piano scorrono, e non pochi ruderi, di cui

la terra è seminata; fanno pensare a coloro, che amano

internarsi nelle cose antiche, che in questa terra v’era lo

studio, che i pedotribi, l’agonoteta, ed il ginnasio impa-

ravano a’ fanciulli [...].

[p. 72] Al di sopra di questa borgata132 sorge una

tomba133 un tempo visitata dai migliori antiquari, e dallo

storico Fazello; essi la descrivono vestita di marmo

bianco, ma non trovarono epigrafe, ci hanno lasciato

allo scuro dell’eroe, che conservava. [...]

Oggi di questo sarcofago non esiste che un rimasu-

glio di rovine. [...]

La natura vi contrapone all’edifizio dell’arte, la

grotta di S. Leo [...]. Questa grotta è adesso di nero

fumo, e poco si vede delle pitture greche, delle quali fu

un tempo abbellita, che è circondata di tombe di un gin-

nasio con un numero di altri monumenti. [...]

[p. 73] Dalla grotta passo al quadrivio, e per accerto

delle ricerche conviene orientarmi su di questo punto,

una via conduce al Cemeterio, un’altra verso il Teatro, la

175

134. Su C. von Bunsen (1791-1860), v. almeno W. Bußmann inNDB, III, Berlino, 1957, p. 17.

135. Roma, DAI, Archivio. Lettera di quattro facciate; il testo,

sulla prima e sulla seconda facciata, è scritto con altra grafia;di pugno di La Farina solo «Umiliss(im)o Div(otissim)o Obbl(igatissi)mo Serv(itor)e vero Carmelo laFarina».

terza al Ginnasio, la quarta all’Ippodromo, che termina

col Foro agonale.

Ne’ funerali, ne’ giuochi atletici, scenici, e venatorî

quant’abbondanza di popolo concorreva. Le colonne

prima osservate non erano innalzate nel quadrivio, che

per rappresentare le glorie, ed i trionfi de’ cittadini, che

aveano speso la vita per l’onor della patria. Dalle

colonne pendevano le palme, e le corone d’olivi per

accendere l’eroismo. Le stesse presentavano la publica

amministrazione dell’erario, i conti espressi, ch’eroga-

vansi per lo sostegno de’ giuochi. Quest’era la terra con-

sacrata per i funerali, perché le ceneri de’ guerrieri

risorgessero col sonno de prodi. I publici bagni, che sta-

bilirono i cittadini immersi in una vita deliziosa, erano

una prova, che manifestavano il loro lusso, e la loro

splendidezza. [...]

Se venissero scavati i ruderi, che compariscono

all’intorno del ridetto quadrivio, si vedrebbero le

peculiari stanze addette alli bagni [...].

[p. 74] Quello che poi deve recar meraviglia si è,

che non distante dal terreno, in cui eran sepolte le

tavole marmoree, venne disotterrata una tomba, che

gran quantità di lacrimatori conteneva, e statuette di

creta cotta, ed in queste quattro di pietra calcarea.

[...]

[p. 75] Le tavole marmoree trovaronsi in confuso, e

separate una dall’altra in mezzo a tanti massi di pietra.

Esse nella sua origine stabilite furono nel quadrivio per

essere esposte al popolo, che componevano un pilastro

iscritto di caratteri greci [...]. Ma nella scoverta fatta,

invece di rinvenirsi nel loro sito, si rinvennero rove-

sciati, ed in disordine. [...]

[p. 76] Quanto più m’interno nell’esaminare lo

scavo, altrettanto più importanti si rendono gli oggetti,

che si scuoprono, la massima parte involati dalla mano

avida di cose preziose antiche, per venderle all’estero,

con questo mercimonio privare i Siciliani di que’ lumi,

che ad essi appartengono per sapere le cose de’ loro avi,

per ammirarli, imitarli, e per seguire il loro entusiasmo

per la patria. Fu da me osservata una lapide marmorea

ben lunga infranta in mille pezzi, che chiudea ossa, ma

malgrado lo scavo da me adibito per vedere qualche

iscrizione, non toccò a me la sorte di acquistare le lamine

grosse di piombo, ed i tubi di piombo, che conducevano

l’acqua nel lavacro, ma solamente ebbi lampade di lume

eterno, che consegnai al custode per conservarla; essa

consisteva in un vaso fittile, che si accendea al defunto

[...].

Rimirai in quel contorno, ed in vicinanza un pezzo

di muro di marmo, lungo di due palmi, che persona pre-

venuta d’amor di patria incastrò nel muro, che contiene

la seguente iscrizione, sebbene rotta non presenta il

nome del soggetto, ma l’onore, e la dignità di console e

di padre della patria, COSS III P : P : [...]

[p. 78] Le nostre tavole di pietra scritte di caratteri

greci sono state rinvenute in luogo di publici bagni,

come abbiamo osservato. La terra che possedevale è

piena di tubbi, che apportavano dell’acqua [...].

[p. 81] Al sito ove giaceano le tavole è attaccato un

bel piano, che chiamasi il piano della Cocola [...].

[p. 90] Da tutto quanto si ha premesso, si può rias-

sumere, che le quattro tavole rivestite di greco carattere

da me scoperte in quel sito degli bagni, si deve statuire,

ch’era il sito centrale della celebre città di Taormina. [...]

Doc. 2.1 – Lettera di Carmelo La Farina a Christian von

Bunsen134 (Messina, 8 novembre 1832)135.

Eccell(entissi)mo Sig(no)r Cavaliere Bunsen

Segretario Gen(era)le dell’Instituto di

corrispondenza Archeologica in

Roma

Messina gli Otto Novembre 1832.

Gratissimo allo speciale onore, che cotesto ragguar-

devole, ed insigne Instituto si è degnato impartirmi,

annoverandomi fra’ suoi soci ordinari, e di cui Ella ebbe

la compiacenza darmene partecipazione con pregiato

foglio del 29 Settembre ultimo, sento tutto il peso di

esternarle la mia doverosa riconoscenza per l’accorda-

tami distinzione, tantoppiù conoscendo pur troppo la

propria insufficienza a meritarla. Non pertanto confidato

nella benignità d’animo dei nobili colleghi, mi rendo

animoso presentarle i miei veraci ringraziamenti, che la

prego di far gradire all’inclito Instituto, assicurandolo nel

tempo stesso, che non ometterò impegnarmi per quanto

le mie deboli forze il permettono / di corrispondere alle

sue saggissime vedute, e di cui Ella ne è meritevolissima-

mente l’organo.

La supplico intanto di accogliere gl’invariabili senti-

La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi sulla provenienza delle iscrizioni pubbliche greche di Tauromenion176 Francesco MUSCOLINO

136. Su E. Gerhard (1795-1867), v. almeno F. Matz in NDB, VI,Berlino, 1964, p. 276.

137. Roma, DAI, Archivio. Lettera di quattro facciate; il testo, suprima, seconda e terza facciata, è scritto con altra grafia; dipugno di La Farina solo la firma. Il testo è sulla colonnadestra di ciascuna facciata. Sulla quarta facciata : «Al Chia-riss(im)o Signore | Sig(no)r Profess(or)e Od(oardo) Gerhard |Segretario dell’Instituto Archeologico | Roma».

138. Intestazione, a stampa, della lettera, sulla colonna sinistra, inalto.

139. Sulla colonna sinistra, in basso.

140. Verisimilmente Gerhard 1834.141. Roma, DAI, Archivio. Lettera di quattro facciate; il testo, su

prima e seconda facciata, è di pugno di La Farina.142. C. La Farina 1835; l’opera è elencata tra i «doni e favori» in

BdI, 1835, p. 142.143. Lanzi 1795-1796; l’edizione alla quale si riferisce La Farina

dovrebbe essere quella fiorentina del 1834.144. Giorgio Kilian, «agente reale bavarese» a Messina, citato in

quegli anni tra i «recapiti dell’Instituto» (v., ad esempio, BdI,1833, p. V).

menti del mio rispetto, e della distinta considerazione,

colla quale mi do l’onore segnarmi

Umiliss(im)o Div(otissim)o Obbl(igatissi)mo Serv

(itor)e vero

Carmelo laFarina

Doc. 2.2 – Lettera di Carmelo La Farina a Eduard Ger-

hard136 (Messina, 31 gennaio 1835)137.

REALE ACCADEMIA

de’ peloritani

segretariato generale

Num. d’Ordine

oggetto138

Messina 31 Genn(ai)o 1835.

Al Chiarissimo Signore

S(igno)r Profes(sor)e Od(oardo) Gerhard

Segretario dell’Instituto

Archeologico

Roma139

Pregiatiss(im)o ed ornatiss(im)o Signore

Pel quinto rapporto da Lei presentato al nostro Insti-

tuto140 di cui si compiacque Ella rimetterne un esemplare

a questa Accademia, è mio debito renderle in nome della

medesima i più distinti, e sinceri ringraziamenti, nel

tempo stesso che la prego a volerla spesso onorare del

bene delle di Lei dotte fattighe.

Le lapidi taorminesi, di cui Ella mi parla, che furo/no

lo scorso anno discoperte accanto a quel Teatro esistono

oggi in questo Museo Peloritano, alle mie cure affidato;

ma sono scritte in un carattere cosi picciolo, e tante

guaste in alcune parti, che debbo assicurarla, che mi

hanno reso difficile per non dire impossibile il trascri-

verle, per cui avrei desiderato, che qualche valoroso gre-

cista, di cui abbonda il nostro Instituto si fosse qui

conferito per fattigarvi sulle originali.

Non è fuor di proposito / intanto il credere, che le

divisate iscrizioni fossero di qualche rilievo, occupando

quattro lapidi, dell’estensione presso a poco di palmi 3

p(er) 2 ciascheduna, e che contengono moltissima scrit-

tura attesi i caratteri microscopici in cui sono espresse.

Mi creda intanto prontissimo ad ogni di Lei pregiato

comando, ed a quanto potrà ridondare in onore, e

decoro del nostro prelodato Instituto.

Il Segretario Generale

Carmelo laFarina

Doc. 2.3 – Lettera di Carmelo La Farina all’Instituto di

corrispondenza archeologica (Messina, 13 maggio

1835)141.

Messina li 13 Maggio 1835.

Allo Illustre Instituto di Corrispondenza

Archeologica in Roma

Chiarissimi Sig(no)ri

Avendo testé pubblicato alcune mie lettere intorno

le belle arti, e gli artisti fioriti in Messina142, che servono

di correzione alle memorie de’ pittori messinesi a piè di

pagina trascritte nell’ultima edizione della Storia Pitto-

rica del Lanzi143, è mio debito trasmetterne quattro copie

a codesto dotto Instituto, pregandolo a compartirmi i

suoi lumi, de’ quali farò tesoro nel proseguire la seconda

parte del mio lavoro.

In questa occasione mi dò ad’onore, porgendo

riscontro al di loro pregiato foglio del 29 Marzo, pale-

sare, che una mia gita di recente fatta in Catania, ed in

Taormina, da dove non sono che da due giorni ritornato,

mi ha fatto attrassare finora l’esecuzione de’ fac-simile

delle lapidi taorminesi, ma al più presto darò principio a

questa delicata commissione, venendomi fatte le uguali

premure dalla Commissione di Antichità, e belle Arti re/

sidente in Palermo.

Non ho avuto tuttora il bene di parlare col Sig(nor)

Kilian144 per lo mano-scritto, di cui le S(ignorie) L(oro)

mi tengono parola; posso bensì assicurarle che lo stesso

non esiste affatto in questo Monastero del Salvadore de’

177

145. Su A. Mai (1782-1854), v. almeno A. Carrannante in DBI,LXVII, Roma, 2006, p. 517-520.

146. Su E. Braun (1809-1856), v. almeno K. Schauenburg inNDB, II, Berlino, 1955, p. 548.

147. Roma, DAI, Archivio. Lettera di quattro facciate; il testo,sulla prima facciata, è di pugno di La Farina; sulla quarta fac-ciata : «Al Chiariss(im)o Sig(no)r | Sig(no)r D(otto)r Braun |Dell’Instituto di Corrispondenza | Archeologica | Roma».

148. C. La Farina 1835; v. supra.149. BUF, fondo Comparetti, busta 9. Lettera di quattro facciate,

con spesso bordo nero; il testo è sulla prima e sulla secondafacciata.

150. Martin si riferisce all’intestazione di IG XIV 421 : Stratagoıùdiaù pe¥nte eßte¥wn.

151. Aristotele, Politica, 1307b Bekker.152. Comparetti 1869.

Greci, dovendo attribuirsi la notizia ad errore di qualche

viaggiatore; mentre i libri che con note marginali si veg-

gono nella biblioteca, sono libri corali monastici, non

avendo nulla che fare col mano-scritto del Pindaro;

come potrà meglio accertare l’Instituto cod(est)o chiaris-

simo Monsignor Mai145, che l’anno scorso visitò la biblio-

teca anziddetta.

E qui assicurandole del mio deciso impegno di poter

in menoma parte corrispondere a’ progressi della

Scienza, che sì lodevolmente occupa l’Instituto, con

verace stima e rispetto mi dichiaro

Div(otissim)o Obbl(igatissi)mo Servo vero

Carmelo laFarina

Doc. 2.4 – Lettera di Carmelo La Farina a Emil Braun146

(Messina, 31 ottobre 1835)147.

Messina li 31 Ott(obr)e 1835

Sig(no)r D(otto)r Braun

Pregiatiss(im)o Sig(no)re

I fac-simile in gesso delle iscrizioni taorminesi sono

già pronti alla spedizione per codesta riposti in una cas-

settina e ben condizionati. La mancanza d’imbarcazione

per Roma mi ha fatto comparire manchevole presso il

nostro Istituto, e presso lei che con tanto impegno mi ha

comandato. E poiche sento che dal porto di Milazzo fra

giorni va a partire una barca per cod(est)a, io vado a spe-

dire la cassettina in quella città. Le sia ciò di avviso.

La ringrazio della gentile accoglienza fatta alle mie

lettere artistiche148, e non posso non considerare come

particolare effetto della di lei bontà la premura che vuol

darsi di farne parlare in qualche giornale d’Italia.

Potendo cio avverarsi senza particolar di lei disturbo

amarei di essere in possesso di alcuno de’ detti giornali.

Accolga intanto i veraci sentimenti del mio rispetto,

e mi creda

di Lei

Div(otissim)o Obbl(igatissi)mo Servo

Carmelo laFarina

Doc. 3 – Lettera di Albert Martin a Domenico Compa-

retti (Roma, 20 aprile 1881)149

Rome 20 Avril 1881

Palais Farnèse

Monsieur

Je vous envoie un exemplaire tiré à part d’un tra-

vail sur une inscription grecque inédite, publié dans le

nouveau recueil que l’École Française de Rome est en

train de fonder sous le titre de : Mélanges d’Archéo-

logie et d’Histoire. Cette inscription est de Taurome-

nion, elle était signalée depuis quelque temps; un de

mes collègues, M. Lafaye, faisant une excursion en

Sicile prit un estampage d’après lequel il donna une

transcription. J’ai revu son travail en faisant quelques

rectifications.

Je ne sais si l’explication que j’ai donnée du titre

vous satisfera150. Ce qui m’inquiète un peu c’est que je

ne trouve guère dans l’antiquité d’autre exemple d’un

pareil roulement dans les fonctions publiques. Le plus

important c’est le passage de la Politique d’Aristote151

indiquant qu’il y avait aussi à Thurium des stratèges élus

pour cinq ans et le rapport indiqué entre les fonctions

des stratèges et celles des gymnasiarques. Je souhaite,

Monsieur, que ce petit travail ne vous paraisse pas trop

insuffisant.

Vous avez publié vous-même une inscription inédite

de Tauromenion152 et tout le monde sait avec quelle

compétence. Serait-ce trop vous importuner que de

vous demander de nous dire ce que vous pensez de

notre travail? Vous devez comprendre l’importance que

nous attachons à savoir l’opinion d’un maitre tel que

vous.

Agréez, Monsieur, l’expression de mes sentiments

les plus respectueux

Albert Martin

Albert Martin, membre de l’École Française de

Rome

Palais Farnèse

La «campagna classica» di Bagnoli : notizie e ipotesi sulla provenienza delle iscrizioni pubbliche greche di Tauromenion178 Francesco MUSCOLINO

153. Alberto De Stefani.154. Benito Mussolini (presidente del Consiglio e, ad interim,

ministro dell’interno).155. Giovanni Gentile.156. Gabriello Carnazza.157. ANDM, notaio Giambattista Famà, filza 2681, atto no 1174,

17 maggio 1890, p. 183-185 : «fondo posto in questaComune nella contrada Bagnoli consistente in un piano diterre seminatarie con mandorli ed altri fruttiferi e casa sola-rata dentro, chiuso di muri a calce ed arena con due tineavanti l’entrata ed in una costiera per pascolo con mandorlifichidindia ulivi ed altri [...]. L’altro terreno chiuso pure dimuri a calce ed arena denominato quadricello posto nellastessa Contrada Bagnoli».

158. ANDM, notaio Giambattista Famà, filza 2681, atto no 1173,16 maggio 1890, p. 181-182 : «appezzamento di terreno conmandorli sparsi cinto di muri posto in questa comune nella

Contrada Bagnoli e Prima Croce».159. ANDM, notaio Giambattista Famà, filza 2684, atto no 1775,

13 marzo 1893, p. 123-126 : «fondicello rustico posto nel ter-ritorio di questa Comune nella Contrada Bagnoli consistentein terre con mandorli ulivi fichi fichidindia ed altri fruttiferie carrubbi con casa dentro».

160. ANDM, notaio Giambattista Famà, filza 2684, atto no 1946, 2dicembre 1893, p. 575-576 : «fondo posto qui in Taorminanella via delle Croci unitamente a tutte le loro case esistentinel vico attaccato a detto fondo, consistente il fondo invigneto mandorli ulivi fichidindia ed altri fruttiferi».

161. ANDM, notaio Giambattista Famà, filza 2684, atto no 1778,13 marzo 1893, p. 133-134 : «fondo rustico ed indiviso postoin questa Comune nella Contrada Prima Croce consistentein vigne mandorli ed altri fruttiferi con piccola casa dentro econ metà della casa dove esiste il palmento e relativiordegni».

Doc. 4 – R.D.L. 528 del 18 febbraio 1923. Regio decreto-

legge 18 febbraio 1923, n. 528, che autorizza la Cassa

depositi e prestiti a concedere al comune di Taor-

mina mutui per la esecuzione di opere di migliora-

mento in quella città (Gazzetta Ufficiale, 71, 26

marzo 1923, p. 2505-2507).

Vittorio Emanuele III

per grazia di Dio e per volontà della Nazione

Re d’Italia

Ritenuta la necessità di porre la città di Taormina in

grado di eseguire talune opere di miglioramento che le

occorrono per poter mettere maggiormente in valore le

proprie bellezze naturali ed artistiche e per creare le con-

dizioni di ambiente atte a rendere sempre più intenso il

movimento turistico, di cui esso è meta;

Udito il Consiglio dei Ministri;

Sulla proposta del Nostro ministro segretario di Stato

per le finanze153, di concerto col presidente del Consiglio

dei ministri, Ministro dell’interno154, e coi Ministri

dell’istruzione155 e dei lavori pubblici156;

Abbiamo decretato e decretiamo :

Art. 1.

La Cassa depositi e prestiti è autorizzata a concedere

al comune di Taormina uno o più mutui non eccedenti

complessivamente la somma di L. 300.000 al tasso ordi-

nario d’interesse, estinguibili nel periodo di 50 anni per

la esecuzione di opere di miglioramento della città.

Tali opere sono :

1o l’espropriazione del giardino Trevelyan, meglio

specificato nell’allegato prospetto catastale, che s’in-

tende parte integrante del presente decreto, con tutto

quanto ad esso pertiene, e il suo adattamento ad uso

pubblico;

[...]

Allegato

Art. 2888 del catasto del comune di Taormina sotto il

nome di : Cacciola prof. Salvatore fu Salvatore, usufrut-

tuario, e Colverby Trevelyan Roberto di Giorgio, pro-

prietario;

1o Fondo Bagnoli, [...] pervenuto da Ragusa G. Bat-

tista fu Paolo, per atto di compra 17 maggio 1890, per

notar Famà157;

2o Fondo Prima Croce, [...] pervenuto da Siragò

Gaetano fu Carmelo, per atto di compra 16 maggio 1890,

rogato Famà158;

3o Fondo San Leo e Bagnoli, [...] pervenuto da Cin-

gari Pancrazio fu Rosario, per atto di compra 13 marzo

1893, rogato Famà159;

4o Metà del fondo Prima Croce, [...] pervenuto da

Lo Re Rosaria fu Salvatore, per atto 2 dicembre 1893,

rogato Famà160;

5o Altra metà del fondo Prima Croce, [...] pervenuto

da Cingari Salvatore e Santa fu Giuseppe per atto di

compra 13 marzo 1893, rogato Famà161.

Detti beni comprati dalla signora Trevelyan Florence

fu Edoardo Spencer, morta in Taormina il 3 ottobre 1907

sono pervenuti agli attuali possessori in virtù del testa-

mento 26 marzo 1906 e codicillo 6 aprile 1906 pubbli-

cato presso notar Cacciola da Taormina il 17 ottobre

1907, che destina anche allo stabile alcuni beni mobili in

essi elencati.

179

PROSPETTO SINOTTICO

Iscrizione Luogo e anno di rinvenimento

1 IG XIV 421 (iscrizione degli Strateghi) Fondo Bagnoli, propr. Ragusa, circa 1864

2 IG XIV 422 (iscrizione dei Ginnasiarchi) Chiesa di San Pietro, 1727

3 IG XIV 423 Bagnoli, 1834

4 IG XIV 424 Bagnoli, 1834

5 IG XIV 425 Bagnoli, propr. Ragusa (?), circa 1864

6 IG XIV 426 Bagnoli, propr. Ragusa (?), circa 1864

7 IG XIV 427 Luogo imprecisato, 1867

8 IG XIV 428 Luogo imprecisato, ante 1867

9 IG XIV 429 Bagnoli, 1834

10 IG XIV 430 Bagnoli, 1834

11 G. Rizzo 1899 – Willers 1905 Bagnoli, propr. Cacciola, 1892

12 Manganaro 1964, p. 43 Taormina, terme romane, 1964

13 Manganaro 1964, p. 53 Bagnoli, propr. Cacciola, ante 1911

14 Manganaro 1988, p. 156, fig. 1 Luogo imprecisato, ante 1807

15 Manganaro 1988, p. 157, fig. 2 Luogo imprecisato, ante 1807

Le iscrizioni sono conservate tutte nell’Antiquarium

del Teatro antico di Taormina, ad eccezione di IG XIV

427 (Museo Archeologico Regionale «A. Salinas» di

Palermo), e IG XIV 428 (collocazione attuale scono-

sciuta).

Abbreviazioni bibliografiche

Accame 1970 = S. Accame, Gaetano De Sanctis e la

Sicilia, in Kokalos, 16, 1970, p. 3-15.

Accame 1984 = S. Accame, F. Halbherr e G. De Sanctis.

Pionieri delle missioni archeologiche italiane a Creta

e in Cirenaica (dal carteggio De Sanctis 1909-1932),

Roma, 1984 (Studi pubblicati dall’Istituto italiano per la

storia antica, 34).

Accame 1986 = S. Accame, F. Halbherr e G. De Sanctis

(nuove lettere dal carteggio De Sanctis 1892-1932),

Roma, 1986 (Studi pubblicati dall’Istituto italiano per la

storia antica, 37).

Agnello 1970 = G. Agnello, Le antichità di Taormina nel

documentario inedito di Saverio e Mario Landolina, in

ArchStorSir, 16, 1970, p. 25-76.

Arangio Ruiz, Olivieri 1925 = V. Arangio Ruiz, A. Oli-

vieri, Inscriptiones Graecae Siciliae et infimae Italiae ad

ius pertinentes, Milano, 1925.

Bacci – Rizzo 1997-1998 = G. M. Bacci, C. Rizzo, Taor-

mina. Interventi nell’area urbana, in Kokalos, 43-44,

1997-1998, II.1, p. 357-369.

Bacci 1980 = G. M. Bacci, Taormina 1. Ricerche archeolo-

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