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2 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

L’AngeloNotiziario della Comunità parrocchiale

di Chiari (Bs)N. 9 - Novembre 2000 - Anno X

http://www.parrocchiadichiari.orge-mail: [email protected]

Registrazione N. 45/91 del 6 settembre 1991Tribunale di Brescia

Edito dalla Parrocchiadei Santi Faustino e Giovita

in Chiarivia Morcelli 7 - Chiari (Brescia)

Direttore responsabileClaudio BaroniRedazioneLuciano Cinquini, don Andrea Ferrari,Enrica GobbiHanno collaborato a questo numeroMons. Angelo Zanetti, Bruno Mazzotti, Luisa Li-bretti, Maria Marini, Vittorio Iezzi, Roberto Bedo-gna, Emanuele Baroni, Caterina Chioda, FulvioCocciolo, Ida Ambrosiani, Giuseppe Delfrate, donPietro Marchetti Brevi, don Felice Rizzini

Fotomontaggio di copertina e retrocopertinaGiuseppe Sisinni

TipografiaTipolitografia Clarense,di Lussignoli e Ferrari s.n.c.via Pedersoli 8 - Chiari (Bs)

Volge verso il compimento il grande Giubileodell’anno 2000. Numerosi ed intensi sono statigli avvenimenti che abbiamo vissuto e proprio

per questo la copertina del mese di novembre de“L’Angelo” è dedicata ad alcuni di essi, più o meno gliultimi. Le immagini riportano al Giubileo dei giovani edella famiglia. La grande immagine di sfondo scattata aTor Vergata in occasione del Giubileo dei giovani è statatrattata con un filtro particolare, per indicare che la ter-ra e la vita non superano l’aridità se non si accolgono,tutti insieme, i valori che il Giubileo ha risvegliato. Deglialtri grandi avvenimenti del Giubileo ci raccontano an-che le pagine appositamente dedicate all’interno del no-tiziario. Buon Giubileo a tutti.

Ai collaboratori❑ Il materiale per il numero di dicembre si consegna entro

lunedì 13 novembre 2000.❑ L’incontro di redazione per progettare il numero di

gennaio 2001 è fissato per lunedì 27 novembre 2000, alleore 20.30, presso la Casa canonica.

SommarioLa parola del parrocoEvangelizzati... per evangelizzare 3Avvento di fraternitàGesù è lo stesso ieri, oggi e sempre 4A cinque anni dalla morteCristo al primo posto 5Dire il Vangelo 8Il dibattito sulla pena di morteProprio no! 10VolontariatoEsci dall’egoismo 11Sugli scaffali della RivettiChi non molla il boia 12Invito alla letturaNeve in agosto 13Cose sbalorditiveDio non fa la spia 14TelevisioneAlla ricerca del canale perduto 15Mo.i.ca. informa 16Mondo femminile - La difesa dell’ambiente 16Consiglio Pastorale ParrocchialeCatechisti per gli adulti 17AcliSaper governare 18ScoutL’ora di essere testimoni nel tempo 19Centro Giovanile 2000È iniziata la vita 20Il bar nell’Oratorio 21Mondo missionarioA Marial Lou 22Genius lociC’è acqua e acqua 23Pastorale GiovanileUn decalogo 24San BernardinoTutto sulla scuola 25Si riprende l’attività musicale 26Al Giubileo 27Un ragazzino in Bosnia 29Un santo di casa nostra 31I giorni del GiubileoGiubileo dei migranti 32XV Giornata Mondiale della Gioventù 32Giubileo nelle carceri 33Giubileo delle famiglie 34Giubileo della terza età 34Clarensità 35SportOlimpiadi e dintorni 36Offerte 37Calendario pastorale 38Anagrafe parrocchiale 39

Il prossimo numero de“L’Angelo”

sarà disponibilesabato 2 dicembre 2000.

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Amate famiglie,il nostro Vescovo al numero19 della sua Nota pastorale

2000-2001, dopo aver insistito sullanecessità della catechesi degli adultiche “non diventeranno mai evangeliz-zatori, se prima non vengono evange-lizzati”, scrive con decisione:“Ciò comporta la scelta pastorale co-mune e prioritaria per una sistematica,capillare e organica catechesi degliadulti”.Domandiamoci: ne siamo consapevolie ne abbiamo la volontà? Per matura-re una risposta, che ci aiuti a vincere lapigrizia, la malavoglia, la poca fede,l’indifferenza, la sfiducia, la rassegna-zione di fronte alle nuove generazioni,potremmo tentare un test, formulatoin alcune domande a quanti di noi sidicono cristiani. Osservava Padre Giu-seppe Cortesi, il missionario passioni-sta responsabile della Missione Citta-dina, che i cristiani non devono accon-tentarsi di fare semplicemente delbene, come fanno del resto tanti altriche non credono, ma devono offrire atutti, attraverso le opere buone, un’in-dicazione utile ad incontrare il Salva-tore, perché è Cristo il dono grandeche possono fare agli uomini confusidel nostro tempo. Per questa ragionela Missione del 2000 si ripromettevacome primo obiettivo la riqualificazio-ne della fede dei credenti.

Alcune domandenon solo provocatorie

Il nostro è tempo di un coraggioso, co-rale e radicale esame di coscienza peruna vera conversione al Signore. Nonpossiamo evitare alcune domande,che attendono una risposta precisa.Quanto c’è di materialismo teorico,ma soprattutto pratico, in ciascuno dinoi e nella nostra comunità? Che po-sto occupa Dio nella nostra vita perso-nale e in quella pubblica? Il denaro,che abbonda a Chiari nelle numerosebanche, genera giustizia sociale o di-

scriminazioni e situazioni di ingiusti-zia e di povertà? Il secolarismo ateo ognostico come e quanto sta cancellan-do le radici cristiane della storia cla-rense, sta emarginando la dimensionetrascendente dell’esistenza per affer-mare un’etica soggettivistica (tipo fac-cio quello che a me piace, oppure tuttifanno così, oppure è la moda)? Neiconfronti della Verità rivelata, garan-tita dal Magistero della Chiesa, inquale atteggiamento ci poniamo? Nonserpeggia diffuso un relativismo veri-tativo, per il quale ciascuno di noi si famisura della verità e stabilisce quelloche è vero e quello che è falso, in basea proprie opinioni, per lo più ritenuteindiscutibili? E che cosa pensiamo delvalore della vita umana? Come valu-tiamo l’aborto? Ci fa pensosi la dena-talità che intacca il tessuto umano cla-rense nella sua identità, quindi nellasua ricchezza più profonda? Credia-mo ancora nel valore della famiglia,fondata sul sacramento del matrimo-nio, sulla sua unità e indissolubilità?La diffusione delle droghe è allarman-te, e non solo tra i giovani. Una comu-nità cristiana, quella clarense, si impe-gna a domandarsi le ragioni oscure ditale degenerazione e che cosa fa perdebellarla? E lo spaccio? E la prostitu-

zione strisciante? E le nostre latitanzenell’impegno educativo? Quale capa-cità di accoglienza abbiamo nei con-fronti degli immigrati? E si potrebbecontinuare.

Non basta una fede bambina

Bastano gli interrogativi posti per ren-derci conto della necessità di matura-re nella fede. Le nostre devozioniesprimono talvolta il volto di una fedeinfantile, superstiziosa, intimista, in-capace di buttare il cristiano nella mi-schia, nella storia quotidiana che deci-de del destino dell’uomo. Non basta-no i pannolini caldi. A volte occorre ilbisturi e il coraggio di sentirselo nel-l’anima. Il chirurgo è lo Spirito Santo.Diagnosi coraggiosa e terapia d’urto.Se no, la morte spirituale.Risuona più che attuale e urgente laparola del vescovo:“Esorto, quindi, tutte le comunità cri-stiane ad intensificare, se già ci sono, oad iniziare, a livello parrocchiale o in-terparrocchiale, le varie modalità dellacatechesi degli adulti, sia quelle per i ge-nitori, in collegamento con la catechesie i sacramenti dei figli, sia quelle offertea tutti gli adulti in genere, nella formacentralizzata o, ancor meglio, nella for-ma dei ‘centri di ascolto’.Sia sentito questo come un grave dovereper ogni parroco e per ogni comunitàparrocchiale”.L’obiettivo alto di tale esortazione è laformazione dei catechisti laici adultiper gli adulti. Emerge la figura del lai-co maturo nella fede che si mette alservizio dell’evangelizzazione. Oltrealle varie occasioni di catechesi chegià ora la parrocchia offre ai giovani e

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La parola del parroco

Evangelizzatiper evangelizzare...

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agli adulti si dovrà pensare, in formaorganica, ad un Magistero dei catechistiadulti per gli adulti. Ancora il vescovo:“Non è possibile - e neppure teologica-mente corretto - pensare oggi ad unaevangelizzazione capillare degli adulti,che raggiunga, quindi, il maggior nume-ro possibile anche dei lontani, dei noncredenti e dei non cristiani, senza il co-involgimento di catechisti e missionarilaici. ‘Evangelizzare gli adulti tramite gliadulti’, ecco l’appello attuale dello Spi-rito Santo e la sfida del nostro tempo.Certo ogni cristiano è intrinsecamenteun missionario, ma all’interno di ognicomunità lo Spirito chiede a qualcunodi annunciare il Vangelo in forma piùufficiale, a nome della Chiesa stessa. Èla figura del catechista, da intendersi,perciò, non come un servizio che uno fa asuo piacimento, ma come una vera voca-zione ministeriale”.Certamente, a questo punto, si pone ilgrosso problema della formazione delcatechista adulto per gli adulti. Potrem-mo dire che è una figura nuova, e nonsolo nella nostra comunità, quella delcatechista che fa la catechesi agli adulti.Ritorneremo sull’argomento.

don Angelo prevosto

4 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

Avvento di fraternitàdel Grande Giubileo del 2000

“Gesù è lo stesso ieri,oggi e sempre”

“Con lo sguardo fisso al mistero dell’incarnazione del Figlio diDio, la Chiesa si appresta a varcare la soglia del terzo millen-nio. Mai come in questo momento sentiamo di dover fare no-

stro il canto di lode e di ringraziamento dell’Apostolo: Benedetto sia Dio,Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedi-zione spirituale nei cieli, in Cristo. In Lui ci ha scelti prima della creazionedel mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, prede-stinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo ilbeneplacito della sua volontà”. [Ef. 1,3-5]

“Vieni, Signore Gesù!” (Ap 22,20)

Proposte per adulti e famiglieCatechesi

❑ Omelia e meditazione quotidiana (partecipando alla Santa Messa).❑ Presenza alla “Scuola della Parola di Dio” ogni mercoledì:

ore 14.30/15.30; 20.30/21.30 - Casa canonica (Via Morcelli, 7).❑ Dottrina cristiana della domenica alle ore 15.00

e/o Catechesi alle ore 17.30 (duomo).❑ Lettura quotidiana di un brano della Sacra Bibbia.

Liturgia - Preghiera

❑ Santa Messa festiva, accompagnatada qualche gesto di misericordia corporale e spirituale.

❑ Santa Messa quotidiana con la liturgia delle ore (lodi, ora media, vespri).❑ Preghiera del Vespro, la domenica alle ore 15.00, in duomo.❑ Lodi mattutine in canto, con meditazione, nei giorni feriali

dal lunedì al venerdì (ore 6.00 nella chiesa di Sant’Orsola, in Via Cavalli).❑ Santo Rosario quotidiano: recita comunitaria, dopo la messa

delle ore 8.00 in duomo. Raccomandata la recita del Santo Rosario.❑ Partecipazione alle due novene: della B. V. Immacolata

e del Santo Natale.❑ Sacramento della Riconciliazione (confessione)

come momento forte nel cammino giubilare di conversione.❑ Digiuno televisivo per favorire il dialogo e la preghiera serale in famiglia.

Carità

❑ Concorrere a pagare il debito del nuovo Centro Giovanile 2000.❑ Partecipare alle iniziative di solidarietà

che la Caritas Parrocchiale propone con l’Avvento di fraternità.❑ Portarsi in famiglia il piccolo contenitore “Avvento di fraternità”,

per deporvi il frutto di una qualche rinuncia,di un qualche digiuno e sacrificio.

❑ Gesti di condivisione concreta con situazioni di povertàe bisogno presenti nella via, nel condominio, nel quartiere dove si abita.

❑ Digiuno del cibo, il giorno di venerdì,per versare il corrispondente in denaro ai poveri.

❑ Uno stile di vita sobrio nel cibo, nel vestito, nel divertimento.

L’Angeloè in Internet

www.parrocchiadi-chiari.org

E-mail per i [email protected]

E-mail della [email protected]

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Cinque anni fa si spegnevaMons. Guido Ferrari,

Prevosto di ChiariEra il 16 novembre 1995.

“Ho scelto, ho voluto scegliere, nel vastocampo del mio operare in questa par-rocchia tanto benedetta da Dio...l’aspetto strettamente religioso.Una scelta tempista”.

Così scriveva monsignor Ferrari nelmaggio del 1988, lasciando Chiari, in-dicando in questa scelta “la nota domi-nante del mio servizio parrocchiale”.Ma questa “nota dominante” può es-sere la chiave di lettura di tutto il suooperare sacerdotale, vissuto nell’in-segnamento in seminario e nel servi-zio pastorale alle parrocchie di San-t’Alessandro in Brescia e dei Santi Fa-ustino e Giovita in Chiari.Monsignor Guido Ferrari nasce aCorticelle Pieve il 12 novembre 1913.Dopo le elementari entra in semina-rio. Viene ordinato sacerdote a Bre-scia, dal vescovo Tredici, il 27 marzo1937. Due anni prima i superiori loavevano mandato a Roma per perfe-zionare lo studio della teologia pressol’Università Gregoriana. Conseguitoil dottorato in teologia, con una tesisull’offerta della comunione per i de-funti, nel 1939 ritorna in diocesi. Inse-gna per alcuni anni la lingua francesenel seminario minore di San Cristo.Nel 1946 inizia l’insegnamento dellateologia dogmatica nel Corso teologi-co del Seminario diocesano e lo conti-nua fino al 1966. Per vent’anni. Dal1956 abbina all’insegnamento la curapastorale della parrocchia di San-t’Alessandro in città. Insegnamento eservizio pastorale lo impegnano finoal 1966.Potrà scrivere una “confidenza auto-biografica” a Chiari: “Io sono un po’nottambulo, e non per paura dei ladri.Mi ci ha abituato la mia vita da pretegiovane, preso nelle ore del giorno dalleoccupazioni d’insegnamento e di apo-stolato, e obbligato, di sera, a prepararele lezioni di una scuola esigente e tantoamata. Anche il mio povero pregare è

diventato un po’ nottambulo”.In quella scuola esigente e amata il te-ologo professore segna con chiarezzauna svolta nell’insegnamento teologi-co del seminario diocesano. E, graziea questa svolta, “si deve anche a lui -scrive un suo discepolo - se il ConcilioVaticano II non giunse del tutto inat-teso e se la comprensione di esso potéiniziare, anche da parte dei sacerdotimeno giovani, con sufficiente disponi-bilità”.Un fatto, questo del radicale rinnova-mento, riconosciuto e accertato. “Ilcambiamento fu compiuto - continuail discepolo - mettendo definitivamen-te in pensione il manuale di base”, cherifletteva “una teologia manualistica econtroversistica”, per l’adozione dimanuali che recepivano la riflessionedel Magistero e dei teologi orientataalla comprensione del mistero dellaChiesa, dentro i fermenti di una socie-tà in rapida trasformazione. “La sosti-tuzione era certamente in meglio; mada sola spiega molto poco. La novitàfu più consistente, e va cercata in alcu-ni criteri che mons. Ferrari... tennepresenti non soltanto sul piano didat-tico, ma come altrettante coordinatedel suo modo di intendere e insegnarela teologia... Il primo criterio del gio-vane Prof. Ferrari fu il rapporto tra lateologia e la vita...Nota costante dell’insegnamento fu lapreoccupazione di continui aggancicon l’esperienza concreta dell’esi-stenza umana. Un secondo criterio fuil riconoscimento della dimensionestorica della teologia... nella direzionedi una ‘teologia positiva’, ossia apertaalla dimensione dello sviluppo stori-co... Congiunto con il precedente, unaltro criterio caratterizzò la svolta: unripensamento della Tradizione in rap-porto alla Rivelazione e al Magisterodella Chiesa.Un ultimo criterio dev’essere sottoli-neato. Seguiva, con la passione dellostudioso giovane e intelligente, i di-battiti teologici che, dopo la guerra, ri-prendevano soprattutto in Francia”.Nel 1967 viene promosso, dal vescovoMorstabilini, alla prepositura mitrata

di Chiari. Vi rimane fino al 1988, perun ventennio abbondante, fino ai set-tantacinque anni, età della rinunciaalla parrocchia, in conformità alle di-sposizioni canoniche. Ritorna a Bre-scia e risiede, in un piccolo apparta-mento delle Suore Ancelle, nella par-rocchia di San Lorenzo. Continua,ogni giorno, a celebrare la Santa Mes-sa nella chiesa di Santa Maria dei Mi-racoli, nei confini della parrocchia deiSanti Nazaro e Celso, facendo gustarela Parola di Dio nell’omelia quotidia-na. Continua a studiare i suoi cari librie, per quanto la salute glielo consente,a donare la sua disponibilità per il mi-nistero della predicazione, della con-fessione, in particolare ai sacerdoti ealle religiose. La salute si fa precaria,soprattutto per problemi connessi aduna compromessa circolazione delsangue, e i periodici ricoveri ospeda-lieri segnano le tappe di un declino fi-sico, vissuto nella lucidità della mentee nella sapienza del cuore, che sfocianella morte, avvenuta repentina, an-che se non inattesa, per un’emboliacerebrale e polmonare, nell’ospedaleSant’Orsola Fatebenefratelli, il 16 no-vembre 1995. Ottantadue anni di vita,li avrebbe compiuti una settimanadopo la morte, il 22 novembre; cin-quantotto di sacerdozio.La salma, dalla camera ardente delnosocomio cittadino, viene traslata, il18 novembre, nella chiesa parrocchia-le dei Santi Nazaro e Celso per unaSanta Messa esequiale, e, subito dopo,

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A cinque anni dalla morte

Cristo al primo posto

Mons. Ferrari saluta la Comunità di Chiarinel giorno del congedo.

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a Chiari, dove, nel duomo dei SantiFaustino e Giovita, si celebra il solen-ne funerale. Numerosi sacerdoti, conuna forte presenza di fedeli e religio-se, concelebrano sia a Brescia che aChiari, insieme al vescovo ausiliaremons. Vigilio Mario Olmi. Viene datalettura del suo testamento: un’altaprofessione di fede e di speranza, nel-la sobrietà della forma, in Cristo vita erisurrezione. Viene sepolto, per suoespresso desiderio, nel cimitero dellacittadina della bassa bresciana. “Du-rante il mio parrocchiato si son sistema-te, al cimitero, anche la cappella e letombe dei preti. Se a qualcuno verrà inmente di far portar lì, in forma privatis-sima, la mia povera salma, sarà segnod’una realtà grande”.Mons. Ferrari, docente di teologia,formò intere generazioni di sacerdotibresciani. Erano i sacerdoti che avreb-bero poi vissuto la profonda ed entu-siasmante stagione innovatrice delConcilio Ecumenico Vaticano II. Era-no gli anni del frenetico dopoguerra,l’Italia usciva da una tragedia e ri-schiava di lasciarsi travolgere da un“boom” economico che avrebbe stra-volto la sua cultura, le sue tradizioni,la sua impostazione di vita.L’intelligenza lungimirante di monsi-

gnor Ferrari, un impasto di ruvidezzae di sensibilità, era quella di chi sapevae voleva coniugare le certezze graniti-che di una fede salda con la precarietàdella vita quotidiana e i cambiamentiche un tempo in costante accelerazio-ne imponeva.La stessa forza che faceva di mons.Ferrari un grande predicatore. Lavoce roca e allo stesso tempo tonante,lo sguardo spesso ironico, quel largosorriso che completava l’occhiata ra-pida, la mano protesa, pronta a calarepesantemente sulla larga fronte dopola prima battuta. Dal pulpito il “parro-co teologo” diventava guida spiritualedi un intero popolo. Aveva il tono dichi spiega cose sulle quali ha studiatoe meditato a lungo e che le offre con illinguaggio più semplice possibile per-ché colpiscano il cuore, e lo stomaco eil cervello. Mons. Ferrari, da predica-tore, non era certamente tenero. Nonblandiva l’uditorio. Lo stimolava, loincalzava, lo portava a ragionare contoni forti. Se a Brescia e in tutta la dio-cesi ci sono centinaia di sacerdoti chericordano il professore rigoroso; se aBrescia, in Sant’Alessandro, lo ricor-dano come predicatore brillante; a

Chiari, in oltre vent’anni di presenza,è conosciuto in tutta la poliedrica suapersonalità.Sul pulpito, dall’ambone il “professo-re parroco” metteva a prova tutta lasua capacità oratoria. Non solo. Ci sitrovava di fronte a un prete che, medi-tando il mistero di Dio che si rivela, siera convinto così profondamente chenon v’era spazio al minimo dubbio. Cisi trovava di fronte ad un “assertoredella Divinità” che afferrava perché ilsuo dire era frutto di studi severi econtinui, fondati su una fede graniticae illuminati da una costante, abitualepreghiera. La speculazione teologicadiventava contemplazione orante. “Velo posso assicurare: mi piace nella nottepregare. Siccome in paradiso, spero, ciincontreremo noi tutti clarensi di questoventennio, forse verificheremo con gioiail gruzzolo dei Rosari del prevosto. Era-no, volevano essere, apostolato”. Erapalese ed avvertita la dimensione ma-riana della sua preghiera.Non era un organizzatore. E tante vol-te gli è stato rimproverato. Ma il pas-sare del tempo ha portato a valutarecon occhio diverso tale atteggiamen-to. Il parrocchiato di mons. Ferrari fucentrato sul primato di Dio: “sul ri-chiamo a Dio - scriveva - prima che alprossimo, alla dottrina chiara nella mo-rale e nella fede, all’indispensabilità delpregare, al richiamo quasi maniaco allaMessa festiva e ai Sacramenti. Mi è par-sa la carità più urgente verso i fratelli”.Ritenne che “la dimensione interiore, ilrapporto con Dio, la Sua Divina presen-

za in un esercizio più vivo di fede, fossela dimensione essenziale e vitale del cri-stianesimo, visto come forma la più altadi umanesimo integrale. Di vero e au-tentico umanesimo, sottratto alla preca-rietà e alla parzialità delle ideologie, chegenerano l’uomo a una dimensione”.L’affermazione del primato di Dio edella preghiera fondava la “strategiapastorale” di monsignor prevosto, e laindicava come la carità più necessariadel pastore verso il gregge affidatogli.“È il fiato, il respiro del credente. A meriesce difficile - scriveva - capire come sipossa arrivare ad incontrare Dio in unavita di abituale e febbrile azione esterna,che pur non può essere esclusa nellachiesa d’oggi, nel ‘Sia fatta la tua volon-tà’, che però assorbe energie e tempocosì da ridurti ad avere Dio soltanto die-tro le spalle... Questo spiega come mi siacapitato spesso di preferenziare e quasiesaurire le mie poche risorse nel settoredella educazione religiosa del prossimo,a scapito di tante altre incombenze, puresse urgenti e apostoliche”. E aggiunge-va: “Vedo molti non fare come me. Nonho diritto di giudicarli, arrivo anche adammirarli, ma non ad imitarli”.Un’altra nota portante del suo “esserepastore” fu la centralità del mistero diCristo uomo-Dio; la sua azione apo-stolica cristocentrica. “Cristo: un mi-stero che ci interpella. L’ipotesi di unCristo soltanto Uomo. Che sfacelo!”,annotava. “La religione cristiana è puraidolatria; i martiri sono degli illusi; gliApostoli dei farneticanti; i sacramenti,delle pseudo magie sterili; la teologia,

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Mons. Gazzoli e mons. Ferrari distribuiscono l’Eucaristiadurante una celebrazione liturgica

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un insieme di parole senza senso; laChiesa, un’invenzione umana; i Santi,degli stoici e dei sadici; la carità, solo fi-lantropia; gli Evangeli, libri di fiabe. Sa-rebbe distruggere il mistero di Cristo,anziché pensare che Gesù è un uomo di-ventato Dio... Di certo, se la divinità diGesù fosse il parto dell’immaginazioneumana... il nostro atteggiamento onestoverso Cristo potrebbe essere quella spe-cie di indifferenza che non ci coinvolgeper nulla nella sua storia e nel suo mi-stero. Ma se Gesù è un Dio fatto uomo,allora la nostra esistenza deve cambia-re. Non è onesto restare indifferenti. È ingioco il mistero della vita e della morte,la posta in gioco è suprema: il mistero ciinterpella”.Altra nota essenziale del suo esserecristiano e prete, l’amore alla Chiesa.In occasione della Visita pastorale delvescovo Morstabilini del gennaio1977, chiariva: “I cristiani non sono taliper quello che sanno, ma per quello checredono. La verità cristiana non ce ladona nessuna scienza, ma viene dallaParola di Dio. Il mito dello scientismo(la scienza basta a tutto) è inconciliabi-le con l’essere cristiano... La fede è prin-cipio, fondamento e radice di tutto pernoi cristiani. Di qui l’assurdo del Cri-stiano senza Bibbia. Di qui l’assurdoancora peggiore: cristiano senza Chiesa.Sì! Dal Credo nasce la Comunione, maè solo la comunità strutturata che ga-rantisce la fede... Il ‘credo’ è un legamedi comunione, il battesimo e l’eucaristiane sono i segni privilegiati, il Papa e i Ve-scovi i custodi responsabili e i maestriautentici... Se mi chiedessero qual è ilfrutto più desiderato della visita del ve-scovo per i cristiani, risponderei senzaesitazione: l’amore alla Chiesa”.I laici e la loro missione, l’importanzadecisiva della domenica, l’impegno so-ciale e politico dei cristiani, la vita sa-cramentale, la necessità della dottrinacristiana e della catechesi: sono alcunetematiche che ricorrevano spesso nellapredicazione del prevosto Ferrari.Per il resto, amava l’agire dimesso econcreto. Non annunciava opere, pre-feriva farle, se poteva. Amava il conte-nuto più che la forma. Non cercavaconsensi facili, preferiva che nascessenell’animo di ognuno la convinzione.Era rispettoso al punto da sembrarescontroso. Era schivo al limite dellaruvidezza. Di non troppe parole,quando non si trattava del suo ruolo diguida spirituale, dialogava volentiericon chi voleva fermarsi con lui. Non

concedeva nulla alle mode. Negli annidell’evoluzione laicista dei costumi,“era l’aria del ’68, quando il demone deiventi stava scatenando nel nostro mon-do un vero uragano”, aveva scritto, lui,con la forza dell’apologeta e la chia-rezza del catecheta, non perdeva occa-sione per richiamare ai valori perennidella Verità rivelata.“Nella società pluralista di una demo-crazia giovane, èra delle grandi conqui-ste del dopoguerra e del postconcilio,scoppiavano conflitti, esigenze, diritti,valori e interessi contrastanti magari traloro... Così, o Dio, Cristo, Chiesa pen-sano e sentono come te, o tu ti senti libe-ro di contestarli. E subito la caduta dimolte o il degrado di tutte le istituzioniparrocchiali tradizionali; coi muri dellechiese sporchi di insulti. E soprattutto ilrumoroso emergere di una società seco-larizzata... Dio non entra più nell’o-rizzonte del loro pensiero, non ispira lescelte quotidiane, non guida la loro vita.Così la libertà si trasforma in anarchia,e la condotta è al di là del bene e delmale. Così la vita diventa un viaggiosenza bagagli, senza punti di riferimentooggettivi validi e senza norme morali, inun pauroso soggettivismo armato”: an-ni di ricerca, anni di confronto, spessoduro, talvolta impietoso; anni di in-comprensioni, anche, tra il prevostoFerrari che indicava con sapienza, au-torevolezza ed energia la strada dellaverità che non muta, e chi, magari inbuona fede, ma impigliato nei tenta-coli di un “secolarismo endemico e ru-moroso”, ne cercava una nuova, piùconsona ai tempi e alle speranze di unrinnovamento radicale della vita cri-stiana e civile.Nel prevosto teologo era alta l’auto-revolezza della purezza nella dottrinae nella testimonianza.Ad ogni costo! A costo anche dell’in-comprensione e talvolta dello scontro.E ne fu data pubblica attestazione du-rante i funerali. Era convinto, e lo di-ceva, che il cedere sulle dichiarazionidi principio significasse poi aprire unvarco dilagante nelle quotidiane pro-ve che la vita ci pone davanti. Comefaro sicuro, in tempi di disorientamen-to crescente, poneva la Parola di Dio.Ma anche il Magistero della Chiesa, lapratica dei Sacramenti. Saldo nei prin-cipi, ma anche capace di vibrazioniumanissime, quando la sua missionedi parroco lo poneva di fronte alle tra-gedie che sempre segnano la vita diuna comunità parrocchiale. Lo studio

costante, l’amore per la musica e perl’arte, la preparazione di omelie e lapredicazione di ritiri: così riempiva lasua vita di parroco e di guida spiritualeper moltissimi.Dall’altare, in confessionale: così lo ri-cordano tutti. Per molti anche l’acco-glienza del suo studio privato, dove leore passavano nella conversazione dalrespiro profondo, che superava loscorrere del tempo. Autentico sacer-dote di Cristo, maestro sapiente dellaVerità, cristiano di profonda preghie-ra, ministro della divina misericordia,servitore fedele della Chiesa, guidaspirituale illuminata e saggia, educa-tore forte nella fede: alcuni tratti sa-lienti della solida personalità sacerdo-tale e ministeriale di mons. Ferrari.Certamente una figura sacerdotale diprima grandezza nella storia religiosabresciana del secolo che volgeva altramonto.Venne insignito anche del titolo di“Cappellano di Sua Santità”. Ma nonne era lusingato più di tanto; fu sem-pre allergico a tali riconoscimenti.Ossequiente ai dettami della riformaliturgica, rinunciò subito alle insegneprelatizie, legate alla preposituralemitrata dei Santi Faustino e Giovita diChiari, lui ultimo prevosto che “adpersonam” poteva rivestirle. Quandosi ritira a Brescia, nello stile del rigoree della sobrietà che caratterizzò la suavita, continua a studiare, a predicare,a pregare fino a pochi giorni primache la malattia lo porti in ospedale perl’approdo definitivo sulla spondadell’eternità. “La realtà grande non èquella che lascio... ma quella che soncerto d’incontrare sull’altra sponda,dove esplode in trionfo l’amorosa sal-vezza di Cristo Gesù. Si, perché sperofermamente, per la grazia della perseve-ranza finale, di morire in Cristo, vita erisurrezione” (dal suo testamento).

a cura di don Angelo

Aperenne memoria verrà colloca-to il ritratto di Mons. Guido Fer-rari nella sacrestia grande, ac-

canto ai suoi predecessori, nella solennecommemorazione che si terrà con unaSanta Messa di suffragio domenica 19 no-vembre 2000, alle ore 18.00 in duomo. Il ri-tratto è dono del nostro concittadino Mae-stro Franco Repossi, artista di chiarafama, affermato e ammirato non solo inItalia. Al carissimo Maestro, che ha cono-sciuto e frequentato personalmente Mon-signor Ferrari, la gratitudine del prevostoe di tutta la comunità cristiana clarense.

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Scrivere di Monsignore, a cinqueanni dalla morte, è anche unonore a cui non voglio sottrar-

mi. Grazie a Chiari che mi dàl’occasione. Ma scrivere di Monsigno-re comporta due rischi: quello di rim-picciolirlo in considerazioni soggetti-ve e quello di non dire quanto di luitutti sanno. Cercherò di evitarli, perquanto ne sarò capace. Per me scrive-re di Monsignore è poi necessaria-mente ridurre al minimo la sua biogra-fia (che bisognerà prima o poi com-porre).Devo infatti tralasciare tantissimo. Glianni del suo insegnamento, da lui evo-cati con fascino, con l’orgoglio di chiin cattedra aspettava il rinnovamentoe che, a rinnovamento avvenuto colConcilio, chiede al Vescovo di rinun-ciare alla cattedra, per far giungere alclero con un sapere più aggiornato lenuove impostazioni. Gli anni del par-rocchiato a Sant’Alessandro, parroc-chia sempre ricordata da lui per i pretigenerosi e per la frequentazione dipersonaggi che lì hanno appreso lavita cristiana e che poi sono stati a te-stimoniare nella Città. I primi anniclarensi; infatti io sono giunto a Chiarisoltanto nell’autunno del 1975.L’immensa mole di attività fuori dallaparrocchia di Chiari: attività di predi-cazione, di direzione di esercizi spiri-tuali. “Le mie ferie - diceva- sono cin-que corsi di Esercizi all’anno”; ma poici stanno gli esercizi straordinari(quando veniva meno un predicatoree gli veniva chiesta la sostituzione dif-ficilmente Monsignore sapeva direno); e possiamo anche aggiungere ilunghi soggiorni in clausura, attivitànota a pochissimi, ma assai fertile.

Evidente, Monsignore fu un grande.Ne abbiamo avuto tutti percezione:alunni (oggi preti), parrocchiani, suo-re, laici in generale, e in specie due ca-tegorie: gli uomini di cultura, e queisofferenti che sono riusciti a scovarlo.Ne ebbe anche consapevolezza: nesono certo! Secondo me pensava di fi-nire i suoi giorni quale vicario monia-le: ambizione? Non so; per il mondodelle suore e delle congregazioni fem-

minili si sentiva “portato”! Alla fine,certo fu contento di come la vita gliera andata; desiderato, credo, fu an-che terminare tutto il suo lavoro nel si-lenzio, per chiudere nella preghiera,nello studio ancora assiduo, perché“don Fausto, lo so che l’ozio è un vizio; eun parroco emerito che, come me, hapredicato tanto sull’ozio non può di-menticarlo”.

Fu grande. Alcuni lo pensavano vesco-vo, ma per me fu fortuna che sia rima-sto a fare il parroco: infatti io ringra-zio di averlo conosciuto come tale.Con lui ho frequentato un secondo se-minario, anche questo di tredici anni,proprio come il primo; un seminariodiverso, pastorale. Con lui? Strano: glisi rimproverava di non essere affattoun prete pastore, ma piuttosto un par-roco teologo. Sono stato alla scuoladella sua predicazione grazie a duesuggerimenti iniziali. Il primo da partedi Monsignor Capra (clarense di origi-ne). Nel destinarmi a Chiari mi disse:“Cerca di capire il tuo parroco quandoti criticherà nelle omelie, ma non an-dare in crisi”. Il secondo suggerimentomi venne proprio da lui, MonsignorFerrari. Dopo appena 25 giorni di pre-senza fissa a Chiari, la domenica dellaSanta Famiglia, attendendomi in fon-do alla scala che dall’altare maggioreporta alla sagrestia, dopo la “messacanonicale” delle ore 10.00 venne adirmi: “Bravo hai studiato bene in se-minario; bravo! Ma la gente non ha ca-pito niente”.Ho perciò tentato di prendere lezioni:volevo dimostrargli la bravura che luimi segnalava. I risultati? Gentile letto-re, data la mia confidenza con te, puoiavere pietà di me? Grazie!Con Monsignore ho frequentato unsecondo seminario, perché non man-carono “lezioni” ogni lunedì pomerig-gio in canonica, negli incontri di pro-grammazione pastorale fra noi sacer-doti, dove lui riprendeva apertamen-te, e anche indirettamente, noi curati,per una qualche lacuna nelle nostreomelie domenicali; anticipava volen-tieri i temi da ben trattare la domenicasuccessiva. “Se sbagliate domenica a

predicare, esco dal confessionale e vicorreggo”. Così ebbe a dire, ma era ladomenica in cui ci si recava a votareper il referendum sulla legge Fortuna -Baslini, alias aborto.E le lezioni di spiritualità spicciola? Ciintratteneva davanti al confessionale:infatti di lì si passava, per non distur-barlo in casa dove studiava assidua-mente. E lì o lo si informava di qualco-sa, o gli si chiedevano autorizzazioni,ma lui ti restituiva battute di grandesintesi fra la spiritualità classica e isuoi studi appassionati sulle rivistefrancesi, sempre aperte sul tavolo dilavoro nello studio attiguo al giardino.Fu un seminario pastorale, perché civoleva “guide forti del gregge nella ve-rità e nella tenerezza”. Avevo dimessogli scout dall’oratorio (sempre alla vi-gilia di quel referendum); ebbene, sta-vo male, e ho cercato Monsignore alle23.45 di quella sera. Mi accolse e midisse ancora: “Bravo! Lo dovevi fare,così si fa di fronte alla verità. Ma ades-so, va a cercarli e portali ancoraall’oratorio”.Insomma ho imparato coraggio, scien-za, prudenza, misericordia; mi son fat-to prete una seconda volta: pastoresotto le sferzate mirate del parroco.Ringrazio di averlo avuto come parro-co. Il primo amore non si dimenticamai, anche qualora il primo amorefaccia soffrire.

Riferisco, e completo di poco (ma for-se neanche) il colloquio ultimo che ioho avuto con lui. Era all’ospedale Fa-

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A cinque anni dalla morte - Una testimonianza

Dire il Vangelo

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tebenefratelli, avevo pensato di farglivisita, e di accompagnare MonsignorBelloli (anche questa una figura ecce-zionale di prete del clero bresciano).Entriamo al capezzale (i due sonocompagni di scuola), e il nostro parro-co più in vernacolo che in lingua:- Ciao! Hai buon tempo, don Battista pervenire a trovare un sanaher come me.E quello di risposta:- Don Guido io ti ho detto ancora chela persona di carattere, ha spesso unbrutto carattere!Don Guido a me:- Tu, che dici?Ormai con lui avevo confidenza, lo co-noscevo da vent’anni, perciò:- Vede, Monsignore, di sicuro lei è unuomo di carattere; se poi è vero quan-to detto da Monsignor Belloli, in con-fidenza le dico sì.E subito lui:- L’ho sempre saputo, ma questa tuasincerità è pegno di qualche messadopo il mio prossimo e vicino ingressoin Purgatorio.Io ribatto:- A questo non ci pensi Monsignore,faccia penitenza qui ed ora delle suecolpe, come quelle di omissione, vedaad esempio le assenze in Oratorio. Là,sa? non hanno ancora piantato il fru-mento, nonostante le sue provocazioni.E Monsignore:- Perché siete stati bravi voi. Se fossivenuto, con questo ho mio carattere,avrei rovinato tutto il vostro lavoro.Mi venne spontaneo:- È vero, Monsignore! Sapeva di esse-re duro. Infatti proprio lei Monsigno-re, per giustificare il suo lavoro di re-dattore del bollettino parrocchiale, hasempre detto a noi la frase di un fran-cese (credo P. Claudel) “qui fait l’ange,fait la bête” (“chi vuol farsi angelo, può

diventare una bestia”); ma io, dopoche le ho fatto il curato per tredicianni, le dico il contrario “chi… può di-ventare un angelo”. È il risultato diaver curato più numeri de L’Angelo,dapprima in gruppo e poi da solo.Riuscì a dirmi persino:- Sei generoso!Allora io di nuovo:- È per il Vangelo! Sì, questo era il suoscopo, anche al di sopra delle nostrepersone. A questo dovere di “dire ilVangelo” con creatività, integrità eforza, lei non si è mai sottratto. Ricor-da come scelse nel 1986 di andare da-gli adolescenti e di insegnare religioneagli alunni della nascente Scuola Bot-tega, perché noi curati non potevamo,o non volevamo andare? Ma l’annoseguente, grazie al suo esempio, ionon ho potuto dirle no.E rideva, contento.Aggiunsi, per descrivere l’amico de-gente all’amico che gli faceva visita:- Il suo carattere non elastico è statoancora il motivo principale del ritardonella costituzione del Consiglio pasto-rale parrocchiale. Ha memoria Mon-signore, dopo la visita pastorale di suaeccellenza Monsignor Morstabilini,nel salone del Rota, quando il vescovole ha chiesto di istituire il Consigliopastorale?Lei, rispettosamente: “Dato che io hoquesta testa, mi dica, eccellenza, quid,quia, quomodo? (traduco a senso: “Miaiuti Lei, eccellenza!”).Ma l’aiuto non venne; e il Consigliopastorale tardò di qualche anno.

Chiudo i ricordi, e di nuovo la ringra-zio di essere stato il mio primo parro-co. Io vivo di rendita; chi oggi vive conme può affermare che non passa mesesenza che io faccia parola, per un ver-

so o per l’altro, di Monsignor Ferrari.Monsignore, mi scusi: lei è troppogrande per me! Ma, guardi, io le Mes-se le ho dette, per toglierla dal Purga-torio. Ora lei può pregare per me, eper la nostra Chiari?

don Fausto Gnutti

L’Angelo - Novembre a. D. 2000 9

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Radiogiornale

Nella fotografia, il corteo dei concele-branti al saluto a mons. Ferari.

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L’Ufficio Missionario Diocesanodi Brescia ha promosso una cam-pagna per la moratoria interna-

zionale della pena di morte durantel’anno giubilare, in collaborazione conla Comunità Sant’Egidio. Nella solaDiocesi di Brescia abbiamo raccoltooltre 25.000 firme di cittadini contrarialla pena di morte, firme che sono sta-te presentate con le altre (più di unmilione) ad una sessione dell’ONUriunita per discutere anche questoproblema. Il “solito” veto degli StatiUniti d’America ha impedito la di-scussione del tema. In questo scrittocercherò di dimostrare l’inutilità e labarbarie che si celano dietro il proble-ma della pena capitale.Mi riferirò soprattutto alla pena dimorte nei Paesi di più provata tradi-zione democratica e liberale: Afgani-stan, Bangladesh, Somalia, Botswanao Sudan sono fra i 90 Paesi mantenito-ri della pena capitale, ma non hannomai preteso, come invece gli Stati Uni-ti d’America (per gli occidentali) o ilGiappone (per gli asiatici), di esseremodelli per l’umanità.

Ragioni religioseNoi cattolici affermiamo l’indispo-nibilità della vita umana, dal suo con-cepimento alla sua naturale conclusio-ne. Nessuno può interromperla, nem-meno legalmente, perché la vita ap-partiene a Dio. Un brano del libro del-la Genesi conferma quanto sopra:“Disse Caino al Signore: ‘Troppo gran-de è la mia colpa per ottenere perdono?Ecco (…) chiunque mi incontrerà mipotrà uccidere’. Ma il Signore gli disse:“Chiunque ucciderà Caino subirà lavendetta sette volte!” (Gen. 4, 13-15).Questa, per un credente e praticantecome me, è Parola di Dio, motivazio-ne più che sufficiente per essere ascol-tata e ritenuta assolutamente vinco-lante. A ciò si aggiungano, semmai cene fosse bisogno, le ultime dichiara-zioni del Papa, tra le quali questa:“Rinnovo l’appello che ho fatto a Nata-le, affinchè si crei un consenso per aboli-re la pena di morte, che è crudele e inuti-

le” (L’Osservatore Romano, 29 genna-io, pag. 4).

Ragioni umanitarieScriveva Victor Hugo: “... la vendetta èal di sotto dell’uomo, il giudizio è al disopra”. La vendetta è animale, il giudi-zio è divino. Eppure la vendetta ripa-ratrice è la motivazione più comune-mente adottata dalla maggioranza deicittadini americani favorevoli allapena di morte, il modo di mostrare so-lidarietà ai familiari delle vittime.L’esecuzione sarebbe la giusta retribu-zione per gli omicidi efferati compiuti:sarebbe la “legittima difesa” della so-cietà civile rispetto alle sue scheggeimpazzite. Tuttavia nelle esecuzioniamericane la pena viene inflitta a di-stanza di anni dal delitto, a freddo,avendo a disposizione mezzi senz’al-tro alternativi, come la detenzione avita, per garantire una “legittima dife-sa”. Ne L’idiota, Dostoevskij scrive:“Uccidere chi ha ucciso è una punizioneincomparabilmente più atroce chel’omicidio del malfattore. Colui che vie-ne sgozzato dai briganti (…) di certospera ancora, fino all’ultimo istante, disalvarsi. Ma qui c’è una sentenza e nelfatto sicuro che non potrai sfuggire statutto l’orrore”. Aggiunge Albert Ca-mus: “Un’esecuzione non è semplice-mente morte. È diversa dalla privazionedella vita almeno quanto un campo diconcentramento è diverso da una pri-gione. Aggiunge alla morte una legge: lapena di morte è il più premeditato degliomicidi con cui nessuna impresa crimi-nale, per quanto efferata, può essere pa-ragonata. Perché per esserci un’equi-valenza, la pena capitale dovrebbe puni-re un criminale che avesse avvertito lasua vittima della data in cui le infligge-rà, dopo molti mesi, una morte orribile(…). Un mostro così non si incontranella vita privata”. Sister Helen Preje-an (una suora cattolica che vive coi de-tenuti nei bracci della morte, coautri-ce del film Dead man walking) raccon-ta in un suo libro come i condannatimuoiano crudelmente mille volte pri-ma dell’esecuzione. Questa è vera e

propria vendetta animale, è sadismolegalizzato. Come può uno Stato di-fendere i propri cittadini dagli assassi-ni se si presenta con uguale o superio-re ferocia?

Ragioni legaliConsiderando le circostanze in cui leesecuzioni hanno luogo, sorgono dram-matiche contraddizioni. In certi Paesisi applica la pena di morte per chi uc-cide un uomo, per chi ruba una galli-na, per chi tradisce il marito, per chievade le tasse. L’iniquo squilibrio trauccidere un uomo e rubare un pollonon può non turbare le nostre coscien-ze: una volta introdotta la pena dimorte, chi stabilisce i reati per i qualibisogna comminarla? Chi controlla icontrollori? Nello stesso tempo, lestatistiche mostrano come negli StatiUniti d’America (che prevedono 60reati per i quali la pena di morte è ap-plicabile) a parità di delitti tra bianchie neri, chi affolla i bracci della mortesono sostanzialmente questi ultimi: iRocco Barnabei sono eccezioni checonfermano la regola. Dal 1944 al1991, in 47 anni neanche un bianco èstato mandato a morte negli Stati Uni-ti per aver ucciso un nero. Chi salveràl’innocente da una giustizia razzista?Schiaccianti ed agghiaccianti sono an-che le prove che mostrano come negliUSA ad essere giustiziate siano so-prattutto le persone a basso reddito,impossibilitate a pagarsi un avvocato.Chi salverà l’innocente da una giusti-zia economica? Notevole anche il tas-so di errori giudiziari dimostrati, maritenuti insufficienti a bloccare la mac-china della morte di stato, soprattuttoalle vigilie elettorali. Chi salverà l’in-nocente da una giustizia politica?

Ragioni economicheL’applicazione della pena capitale è uncosto oneroso per la collettività. LoStudio Erickon’s di Los Angeles hamesso a confronto le spese per difesa,accusa, giudizio e detenzione nel casodi pena capitale e nel caso di detenzio-ne a vita (per un periodo di 50 anni).La pena di morte costa oltre due mi-lioni di dollari, la detenzione a vitamezzo milione di dollari in meno.Addirittura in Texas il costo medio diuna pena capitale è di 2,3 milioni didollari, tre volte il costo dell’incarce-razione di un detenuto per 50 anni. LaCalifornia potrebbe risparmiare 90milioni di dollari ogni anno se abolisse

10 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

Il dibattito sulla pena di morte

Proprio no!

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la pena di morte. Ma il legame tra nu-mero di esecuzioni ed elezione a Go-vernatore giustifica oggi qualunquespesa a carico della collettività.

Ragioni statisticheIn Canada il tasso di omicidi per100.000 abitanti è diminuito dal 3,09del 1975 (anno precedente all’abo-lizione della pena di morte) al 2,19 del1993: 27% in meno di omicidi dopol’abolizione della pena di morte. InCalifornia nei 15 anni in cui sono stateeseguite condanne a morte (1952-1967) il tasso degli omicidi è aumen-tato del 10%; dal 1967 al 1991, perio-do in cui non hanno avuto luogo ese-cuzioni, il tasso degli omicidi è dimi-nuito del 5,2%. Dalla reintroduzionedella pena di morte, sono nuovamenteaumentati. Anche in Giappone, du-rante il periodo di moratoria delle ese-cuzioni, il tasso di omicidi aveva regi-strato un calo. Di fatto nessuno studioal momento è riuscito a dimostrareche la pena di morte sia un deterrentecontro gli omicidi. Una larghissimaparte di questi (oltre il 90% secondomolti studi) avviene in momenti diparticolare ira oppure sotto l’effettodi droghe o alcool. In queste condizio-ni di scarsa lucidità non è pensabileche la pena di morte possa agire da de-terrente.Concludo ricordando che la civiltàdell’amore è ben altra cosa e non puòpropugnare questa cultura di morte:ricordiamocelo sempre se vogliamodavvero collaborare alla costruzionedel Regno di Dio.

Mario SbernaUfficio Missionario Diocesano

di Brescia

L’Angelo - Novembre a. D. 2000 11

Volontariato

Esci dall’egoismo

Domenica 17 settembre 2000 il “Gruppo Volontari del Soccorso” diChiari ha festeggiato il ringraziamento annuale con una SantaMessa officiata in Duomo da don Davide Carsana, al quale i Vo-

lontari rivolgono un deferente pensiero di gratitudine poiché nel corso del-la sua omelia ha saputo cogliere il senso dell’attività svolta dall’Asso-ciazione in seno alla comunità clarense. Al termine della cerimonia il Pre-vosto, Mons. Angelo Zanetti, ha benedetto gli automezzi del Gruppo par-cheggiati davanti al sagrato del Duomo.I Volontari ed i loro familiari si sono poi ritrovati presso il ristorante Alca-zar di Cologne Bresciano, per il pranzo sociale, cui hanno partecipato an-che il presidente onorario, Cav. Osvaldo Villa, gli assessori Riccardo Mari-ni (servizi sociali) e Giuseppe Partegiani (sport, viabilità e protezione civi-le) nonché i soci sostenitori.Nel corso del convivio è stato fatto il punto sulle attività svolte nell’anno1999: richieste per trasporto di ammalati da parte del locale Ospedale, tra-sporti convenzionati con la Casa di Riposo P. Cadeo, trasporti giornalieri diammalati dializzati, ammalati sottoposti a cure riabilitative presso pale-stre, competizioni sportive, incontri di calcio (quasi tutte le domenichepresso il campo sportivo comunale). Con un pizzico di comprensibile orgo-glio si è constatato che i servizi sociali svolti sono stati circa 3.000. Graziealle offerte delle persone che hanno richiesto il nostro servizio, è stato pos-sibile acquistare un pulmino Mercedes opportunamente attrezzato per iltrasporto di disabili.Nella stessa occasione due Volontari, Saverio Corso e Domenico Leni,sono stati festeggiati per raggiunti limiti di età ed è stata consegnata lorouna targa ricordo per l’impegno e la serietà con cui hanno svolto il servizioin seno al Gruppo.

Attualmente del Gruppo fanno parte circa trenta Volontari i quali, comeespressamente prescritto dal nostro Statuto, non percepiscono alcun com-penso: soltanto grazie alla straordinaria disponibilità ed altruismo di alcunidi loro è possibile svolgere il nostro servizio 24 ore su 24. Pertanto correl’obbligo di precisare che l’Associazione vive grazie alle offerte libere che,elargite per i servizi svolti, vengono utilizzate tutte solo ed esclusivamente perla gestione dei mezzi in dotazione (benzina, manutenzioni, assicurazioni).Considerato che le richieste di servizi che pervengono al nostro Grupposono sempre più numerose, rivolgiamo un appello a tutte quelle persone di

buona volontà che, avendo la possi-bilità di disporre di un poco del pro-prio tempo libero, decidano di dedi-carlo ad aiutare chi ne ha bisogno.Chi fosse interessato a prestare lapropria opera, o ad avere maggioriinformazioni, è pregato di contattarela segretaria Maria Teresa Raccagnial numero telefonico 0368/3615077.

F. C.

Il Gruppo dei Volontari in posadopo la Celebrazione Eucaristicae la benedizione degli automezzi.

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AHuntsville, nel Texas, davantiall’ala della prigione dovestanno i condannati a morte,

le autorità hanno appeso un cartellocon la scritta: “Le cinture di sicurezzasalvano vite umane: allacciatele!” Iro-nia involontaria, la più tragica. Eppu-re in quella cittadina del Texas ci sono35 mila abitanti, 12 mila carcerati e445 in attesa dell’esecuzione. Ognisettimana c’è lavoro per il boia, i gior-nali locali non danno più neppure lanotizia. Dicono che gli americani ab-biano recentemente avuto qualchedubbio sull’efficacia della pena dimorte, ma non perché si siano ricredu-ti, solo perché, secondo i conti delFBI, un’esecuzione capitale viene acostare di più di una condanna all’er-gastolo.E in Arabia Saudita, dove ogni vener-dì le decapitazioni sulla pubblica piaz-za diventano occasione di spettacolo?E in Cina, dove le condanne a mortesono centinaia ogni mese? Anche là lanotizia non fa più… notizia, a menoche il condannato non sia - com’è av-venuto a settembre, il vicepresidentedel Parlamento, messo a morte perchéaccusato di aver preso tangenti…La pena di morte è assai più radicatadi quanto non appaia dall’estempo-ranea indignazione dell’opinione pub-blica europea. Eppure non è stato age-vole trovare articoli o riflessioni sugliscaffali della Biblioteca Rivetti. Pen-savamo di trovare qualche meditatariflessione sulle riviste di morale o dipastorale, di attualità o di cultura. Einvece, poco ci è capitato tra le mani.Neppure La Civiltà Cattolica, cosìprodiga di osservazione su quasi tutto,ha pensato di affrontare l’argomento.Una ragione, forse, la si può trovarenella storia e nella dottrina. La storiadice che la Chiesa ha fatto abbondan-te uso della pena capitale. E la dottri-na non ha ancora preso del tutto le di-stanze da questo passato. Anche il re-cente Catechismo della Chiesa Catto-lica dice che “difendere il bene comu-ne della società esige che si pongal’aggressore in stato di non nuocere” equesto non solo giustifica la legittimadifesa, ma anche riconosce il “fondato

diritto” della “pubblica autorità” di“infliggere pene proporzionate allagravità del delitto, senza escludere, incasi di estrema gravità, la pena di mor-te” (2266).Va però detto subito che Papa Giovan-ni Paolo II ha chiesto, ormai da lungotempo e con grande insistenza, l’abo-lizione della pena di morte. Tutte lemotivazioni, tutti i passaggi e le molteragioni che hanno portato la Chiesa arifiutare, oggi, il ricorso alla pena dimorte sono l’argomento dell’edito-riale di padre Bartolomeo Sorge suAggiornamenti sociali del marzo1999. È vero - dice Sorge - che tutto ilmagistero della Chiesa va ormai versoil “superamento” delle ragioni classi-che con le quali la tradizione giustifi-cava il ricorso, in casi estremi, allapena capitale. Manca solo il passo de-finitivo: escludere in assoluto, anchein linea di principio, la pena di morte.E questo passo, sembra dire il celebregesuita, presto verrà.Semplice, lineare, utilissimaper la riflessione è la contrap-posizione che Dimensioni nu-ove offriva ai suoi giovani let-tori nel numero agosto-set-tembre del 1994. “Se vale, etutti lo ammettono, il dirittodi legittima difesa per il singo-lo, perché non deve valere perla comunità?” “Una pena cru-dele come la pena di morte èin conflitto insanabile con ilconcetto stesso di diritto uma-no”. Chi ha ragione: chi am-mette la pena capitale in casiestremi, o chi la ritiene co-munque un assassinio, perchénessun delitto può essere pu-nito con un altro delitto? Conchi si schiera, alla fine, la rivi-sta dei Salesiani, non c’è dub-bio: basta leggere in più re-cente numero di agosto-set-tembre del ’99: “Facciamo no-stra l’iniziativa della Comuni-tà di Sant’Egidio per una mo-ratoria mondiale della pena dimorte entro il 2000”, diceva“Dimensioni nuove” rilan-ciando un’intervista alla suora

Elena Prejean, autrice del celebre“Dead man walking”.Com’è andata con quella iniziativa celo racconta Il Delfino, la rivista delCeis di don Mario Picchi, nel numerodi marzo-aprile del 2000: la diploma-zia italiana ha fatto un buco nell’ac-qua, l’Onu si è pilatescamente astenu-ta e così “continueremo ad uccidereper dimostrare che è sbagliato uccide-re”.Un problema di giustizia? Sì, anche seper i cristiani la prospettiva dovrebbeessere diversa da quella di tutti gli al-tri. Su Evangelizzare viene offerta unalunga riflessione sui rapporti tra lagiustizia così come la pensa e la sa am-ministrare l’uomo e la giustizia di DioPadre. Era il marzo del 1994: Tangen-topoli, Mani pulite, i Pool dei pmd’assalto, il giustizialismo a pienemai… ricordate? Ecco, la giustizia -oggi come allora - meriterebbe qual-che momento di riflessione in più. Maci mette sempre lo zampino la propa-ganda politica… Pare sia così anchequando si parla di pena di morte. Eper timore di perdere le elezioni, il po-litico non molla il boia.

Claudio Baroni

12 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

Sugli scaffali della Biblioteca Rivetti

Chi non molla il boia

Salvador Dalì, Crocifissione(“Corpus hipercubus”) 1954 , New York.

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“Quando Einstein, alla domanda delpassaporto, risponde ‘razza umana’,non ignora le differenze, le omette in unorizzonte più ampio, che le include e lesupera. È questo il paesaggio che si deveaprire: sia a chi fa della differenza una di-scriminazione, sia a chi, per evitare unadiscriminazione, nega la differenza”.

Parole sufficienti, credo, percomprendere quanto sia inade-guato il termine tolleranza che

siamo abituati ad usare con facile su-perficialità quando avviene di parlaredi chi riteniamo “diverso”. Forse èdavvero tempo di abituarci a pensareall’altro solo in termini di rispetto: perciascuna persona, per il suo portatoculturale, per il suo modo di essere co-munque “persona”. La differenza, chesiamo invitati a riconoscere, quindi avalorizzare, può manifestarsi in mol-teplici aspetti rispetto a ciò che noisiamo: proprio sulla base di questo filoconduttore sono stati scelti i libri pro-posti. Non è necessario leggere saggiponderosi se veramente si vuole capi-re. Un bel romanzo può essere il com-pagno di qualche ora dedicata a noistessi, ma può anche aiutare a riflette-re, può suggerire una prospettiva nuo-va da cui guardare alle cose, agli even-ti, alle persone che ci vivono accanto.Senza per questo essere, necessaria-mente, noioso o troppo impegnativo.

Così, proviamo a vedere da unpunto di vista decisamente in-solito un evento che ha segna-

to i tempi moderni con una ferita mairimarginata. Che cosa di nuovo si puòscrivere, o leggere, sulla shoà? verreb-be da chiedersi. Prendiamo in manoEssere senza destino (Feltrinelli, L.30.000): “Non esiste assurdità che nonpossa essere vissuta con naturalezza esul mio cammino, lo so fin d’ora, la fe-licità mi aspetta come una trappolainevitabile. Perché persino là, accantoai camini, nell’intervallo tra i tormentic’era qualcosa che assomigliava allafelicità. Tutti mi chiedono sempre deimali, degli ‘orrori’: sebbene per me,forse proprio questa sia l’esperienzapiù memorabile. Sì, è di questo, della

felicità dei campi di concentramentoche dovrei parlare loro, la prossimavolta che me lo chiederanno”. ImreKertèsz, nato a Budapest nel 1929, èstato deportato ad Auschwitz nel 1944e liberato a Buchenwald nel 1945.Uomo di cultura, traduttore, scrittore,ha dovuto attendere il crollo del Muroper vedere riconosciuta la sua opera,in patria e all’estero. Nel romanzo, at-traverso le vicende di Gyurka, un ra-gazzo dalla prorompente voglia di cre-scere, di vedere e imparare, egli riper-corre la sua stessa esperienza, in unodei libri più intensi sul mondo concen-trazionario. L’uomo è presentato “conl’ironia che può avere solo chi è scam-pato, il disincanto di chi non si appog-gia a risposte precostituite e la saggez-za che nasce da un profondo amoreper la vita”. Da qui il fascino e la forzadel libro.

Nella luce surreale di un matti-no d’inverno del 1946, sottouna violenta bufera di neve

che investe i casermoni popolari diBrooklyn, Michael Devlin, irlandesedi undici anni, incontra per una impre-vedibile serie di circostanze un rabbi-no di Praga. Le iniziali titubanze e lepaure motivate dalla violenza e daipregiudizi a lui esterni, non impedi-scono al ragazzino cattolico di ricono-scere nell’ebreo le qualità che ne fa-ranno in poco tempo il suo miglioreamico. Entrambi esuli, sia pure inmodo diverso, segnati entrambi dal-l’atrocità della guerra, desiderosi disentire l’America come una nuova pa-tria accogliente, devono sperimentareancora una volta l’odio, l’ignoranza, ilpregiudizio. In Neve in agosto (Salani,L. 24.000), destreggiandosi in perfettoequilibrio sul filo che separa fantasia erealtà, Pete Hamill racconta la storiadi una amicizia ricca e delicata, evo-cando con forza l’intensità delle gioie,dei dolori e dei misteri della giovinez-za, e lo straordinario potere delle pa-role. La forza dell’immaginazione, ladenuncia delle assurde barriere cheimpediscono agli uomini di conoscer-si, di crescere insieme e di arricchirsi avicenda sono lo sfondo di una trama

su cui dovrà cadere la neve d’agosto(immaginazione, magia, miracolo?)per fermare la spirale di intolleranza edi violenza, che rischia di ucciderel’amicizia, i sogni, la vita stessa deiprotagonisti. Perché le parole, da sole,a volte non bastano. È il caso qui di ri-cordare, ad esempio, che la Giornatagiubilare di dialogo ebrei-cristiani fis-sata per il 3 ottobre è stata rimandataa data da destinarsi?

Di “diversità” (sia pure d’altrogenere), e ancora di incom-prensione e pregiudizio, si

parla anche in altri due libri che vale lapena di segnalare. La notte della come-ta di Sebastiano Vassalli (Einaudi Ta-scabili, L. 14.000) è un romanzo-veritàsulla vita e la morte del poeta DinoCampana (1885 - 1932) scritto in quat-tordici anni di ricerche e passione daun autore dei nostri giorni che ama leimprese difficili. Tema dominante è ilcontrasto radicale tra Campana e lacultura della sua epoca, e la “demen-za” con cui fu marchiato fino al confi-no, prima saltuario, poi definitivo inmanicomio. Poco importa seguire lacritica negli astrusi conteggi sulla ef-fettiva grandezza di questo poeta;poco importa stabilire se la sua operasia stata sopravvalutata da Vassalli,che ne ha curato amorosamente labiografia. Conta scoprire l’emar-ginazione, la sofferenza inflitta, e pati-ta senza poter uscire dalle ottusità sof-focanti delle “voci” di paese e dallaspirale di un sistema legislativo che,nei documenti ufficiali di ricovero,alla dicitura cause fisiche e morali dellapazzia, accettava la risposta: dedito alcaffè del quale è avidissimo e ne fa unabuso eccezionalissimo. È storia no-stra, il nostro passato. Dobbiamo co-noscerlo, per comprendere quantastrada è stata fatta e quanta, ancora,resta da fare.

Qualcuno, sfortunato quandonasce, può però avere unaseconda occasione di nascita.

Se la prima è spesso legata al caso ed è

L’Angelo - Novembre a. D. 2000 13

Invito alla lettura

Neve in agosto

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del tutto insondabile (laddove non cisiano responsabilità precise dei medi-ci), la seconda dipende interamentedalla famiglia e dalla realtà che cir-conda il disabile. Questo il temadell’ultimo romanzo di Giuseppe Pon-tiggia, Nati due volte (Mondadori, L.29000), che diventa per tutti un mo-mento di riflessione e un’analisi delproprio rapporto con questo universocosì vicino e così distante.L’esperienza umana dello scrittore, ilcui figlio Paolo è disabile, ha arricchi-to di emozioni il libro, non tanto perla presenza di elementi autobiograficispiccioli, quanto per la capacità dicomprendere la psicologia del prota-gonista-narratore, il padre del ragazzomalato, e per la conoscenza di tutti gliostacoli e le difficoltà, soggettivi e og-gettivi, che una famiglia in questa si-tuazione si trova davanti, fino a sco-prire di avere la possibilità di far “na-scere una seconda volta” il proprio fi-glio. Giorno dopo giorno, barriera do-po barriera, Paolo, nel romanzo, di-venta sempre più il vero protagonista:ha il coraggio di esporsi e, non negan-do né a sé né agli altri la propria diver-sità, di vivere una vita sociale. Grazieal tocco dell’ironia l’autore ha il meri-to di non cadere nel patetico e nel-l’autocommiserazione; se mai a preva-lere è il tono duro, il dolore chiuso, larabbia impotente, mai separati peròdalla volontà di superare gli ostacoli,soprattutto quelli che la società frap-pone tra il critico punto di partenza egli obiettivi possibili da raggiungere.

a cura di Enrica Gobbi

14 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

Cose sbalorditive

Dio non fa la spia

Il parroco è tremendamente indispettito perché qualcuno gli rubasempre i fichi nell’orto e lui, che ne è il padrone, non può mai assag-giarne uno. Come fare a impedire un tale dispetto così spiacevole?

“Ci penso io. Voglio ricorrere ad uno stratagemma che certamente avràbuon effetto”, dice il parroco.Cosa fa? Scrive su un cartello queste parole: “Dio ti vede” e lo mette sultronco dell’albero. Il giorno dopo vi trova una seconda scritta sotto la pri-ma: “Però non fa la spia”. È una barzelletta che io ho sentito a Radio Ma-ria, molto semplice, ma tanto significativa.“Dio ti vede”: ci hai mai pensato? Ne sei sicuro? Dio ti vede, vede tutto, èonnisciente e onnivedente, vede di giorno e vede di notte, vede al buiopiù fitto e al chiaro più splendido, vede dentro e vede fuori, vede in cieloe vede in terra e anche sotto terra. Insomma è dappertutto e vede ognicosa. Allora come è stolto chi dice: “L’ho fatta franca, nessuno m’ha vi-sto”. Che inganno! Che illusione! Forse nessuno ti ha visto, forse è vero,ma non sei sfuggito all’occhio di Dio, il quale ti ha visto e non ha fatto laspia a nessuno, ma se quel che hai fatto è male Dio immediatamente ticondanna, e si fa sentire nella tua coscienza come ha fatto con Cainodopo che ebbe ucciso suo fratello Abele. Dio ti vede! È un bellissimo am-monimento. Se Dio vede il male vedrà anche il bene. Lo devo ricordareanche come impedimento al male e incoraggiamento al bene. Quandoero studente, il mio professore di letteratura mi raccontava di San Tom-maso d’Aquino che, quando era in collegio a Napoli, presso i Domenica-ni, passeggiando nel chiostro del loro convento, a un certo momento ave-va sentito un forte profumo di mele. Oggi giorno un odore di mele noninteresserebbe a nessuno, ma a quei tempi era un fragrante richiamo perchiunque e certamente assai più per un ragazzo. Tommaso, quindi, at-tratto da quel profumo si rivolge verso il luogo donde emanava e imme-diatamente trova una sala aperta e nella sala una gran tavola piena dimele. Immediatamente allunga il braccio per prenderne una, quandovede in alto sul muro la stessa scritta di prima: “Dio ti vede”. Per Tomma-so... è stata come una freccia, un chi va là terribile, al punto che dovetteritirare subito la mano e, fingendo di nulla, tornare sui suoi passi. Bene,benissimo. Noi non troviamo quella frase scritta in nessun luogo, madobbiamo scriverla nella nostra mente. Anzi per saperne di più vi invito aleggere il salmo 139 che recita così:

Signore, tu mi scruti e mi conosci,tu sai quando seggo e quando mi alzo.Penetri da lontano i miei pensieri,Mi scruti quando cammino e quando riposo.Ti sono note tutte le mie vie; [...]Alle spalle e di fronte mi circondi [...]Se dico: «Almeno l’oscurità mi coprae intorno a me sia la notte»;nemmeno le tenebre per te sono oscure,e la notte è chiara come il giorno;per te le tenebre sono come la luce...

Questo salmo è un capolavoro di poesia e di rivelazione. È tanto bello ecommovente sapere e pensare che Dio ci scruta e ci conosce, con tutto ilresto dichiarato dal salmo 139. Leggetelo.

don Davide

Una maggiore sensibilitàsul tema dei disabili e lenuove tecnologie con-

sentono oggi alle famiglie dei di-sabili di non sentirsi troppo sole.Internet permette di unire vocilontane, comunicare esperienze etrovare informazioni preziose so-prattutto per chi è meno “attrez-zato” economicamente e cultural-mente.Accedendo a siti di Associazionidi volontariato come:www.accaparlante.it/cdh-bo/handi-capinrete/index.htmwww.disabili.comsi trovano in rete varie risorsesull’handicap, riferimenti davveroutili per chi vive questo problemaspesso in dolorosa solitudine.

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Restituiteci RAITRE…con quel che promette

Terminata l’esaltante kermessedelle Olimpiadi australiane, nelmese scorso sono tornati su

RAITRE alcuni interessanti program-mi. La domenica dalle ore 20.00, in se-quenza: Mille & una Italia, fatti, storie,idee delle regioni italiane di GiampieroBeltotto, Elisir di Michele Mirabella eReport 2000 di Milena Gabanelli. E, sele promesse del direttore GiuseppeCereda saranno mantenute, il nuovopalinsesto della terza rete nazionalerinuncerà agli spot pubblicitari e im-boccherà decisamente la strada di“una rete che vuole rispondere allasua missione di servizio pubblico e in-sieme conservarsi generalista, evitan-do spinte elitarie”. Insomma un cana-le “per tutti” e non per addetti ai lavo-ri, un canale di contenuti mutuati di-rettamente dalla “realtà del Paese” -sono ancora parole del direttore Cere-da - “con un taglio formativo di utilitàsociale, cercando di essere tv della so-cietà e della realtà, della storia e dellamemoria”.Tra le novità del 2001 i responsabili diRAITRE stanno lavorando ad una fic-tion sul tema del volontariato e, sem-pre nel campo del sociale, al giornali-sta Giovanni Anversa affideranno ilcompito di intrattenere in studio per-sone note e meno note che in alcunimomenti fondamentali della loro vitahanno reagito a difficili vicende perso-nali, superandole e costruendo qual-cosa nel sociale. Resteranno un puntodi riferimento per il pubblico diRAITRE alcune rubriche “storiche”:

Chi l’ha visto?, Mi manda Raitre, Mele-visione, Geo & Geo, Harem.Già segnalata ed in corso di svolgi-mento La grande storia in prima serata,presto potremo tornare ad usufruireanche di altre buone rubriche di infor-mazione culturale quali Alle falde delKilimangiaro e Giorno dopo giorno.

Una bella sfida… persa in partenza?Intanto, Per un pugno di libri, il giocodi RAITRE divertente e informalededicato ai libri, ormai alla sua quartaedizione, è tornato in onda domenica8 ottobre. Ideato e curato da MariaVittoria Fenu e Andrea Salerno, gui-dato da Patrizio Roversi, in ciascunadelle sue trenta puntate vede sfidarsidue classi all’ultimo anno delle scuolesuperiori su un classico della letteratu-ra. Roversi farà da giudice con la con-sulenza di Piero Dorfles, responsabiledei Servizi Culturali del Giornale Ra-dio Rai. Le scolaresche parteciperan-no a un vero e proprio torneo, con tan-to di semifinali e finalissima; in palio,come sempre, ci saranno non milioni,ma tanti, tanti libri. Nella scorsa edi-zione hanno partecipato al program-ma 850 ragazzi di 36 classi, provenien-ti da altrettante città italiane che han-no vinto in totale più di 3.500 libri.Una bella trasmissione, che, già speri-mentata in passato con grande succes-so presso gli affezionati della lettura, èstata però collocata alla 18.00 in con-temporanea con 90° minuto e con Ilgrande fratello (ovvero: il piacere dispiare chi prova piacere a farsi spiare?);una bella sfida persa in partenza noncerto per la qualità del prodotto, maper la quantità degli utenti, stimati in-torno a quel 6% di italiani (per lo piùlaureati tra i 30 e 50 anni) che sono an-che quelli che, secondo le statistiche,leggono più di un libro al mese.Alla sua terza edizione è anche Mele-visione: unico programma televisivoitaliano espressamente dedicato aibambini dai 4 ai 7 anni. È ricominciatolunedì 16 ottobre in una fascia oraria

adatta anche ai piccoli che tornanodalla scuola materna e dal tempo pro-lungato e che potranno bersi l’intrat-tenimento insieme alle utili vitamine del-la formazione e dell’informazione.Per i ragazzi più grandi, invece, è già an-nunciato il GTRagazzi (trasferito daRAIUNO) e Zona Franka, un gioco sul-le avventure di un’eroina.All’editorialista Paolo Mieli sarà infi-ne affidato Correva l’anno, un magazi-ne di storia in seconda serata, mentre icollaudatissimi Jacopo Volpi e Giam-piero Galeazzi ci proporranno un ro-tocalco sportivo e gli Angela, padre efiglio, ci sminuzzeranno come semprequalche tozzo di pane scientifico.

Quelli delle parabolicheÈ guerra fra Stream e Telepiù, che aloro volta non rispettano gli accordicol Governo sulla unificazione deiloro sistemi decoder, mentre quellidelle paraboliche se la ridono andandoa spasso per l’etere del mondo.Quanti di quelli che la tv satellitare sela possono permettere danno posto aSAT2000? Non molti, a quanto sem-bra. Eppure se c’è, fra le tante propo-ste della televisione internazionale, unpalinsesto degno di nota e che (cosanon da poco) rispetta programmi edorari annunciati, è proprio quello diSAT2000; uno stile che gli ascoltatoridi Claronda ben conoscono nella ver-sione radiofonica di BLU SAT.Da venerdì 13 ottobre, tra gli altri pro-grammi televisivi di SAT2000, si se-gnala in prima serata la rubrica Un ve-scovo, una città: in una prospettivacontinentale, dalla prima intervista alvescovo di Madrid Mons. Rouco Vara-la, l’occhio della telecamera si spingeormai a puntare l’obiettivo sulle prin-cipali città e diocesi dell’Europa; latrasmissione è replicata ogni sabatopomeriggio alle 16.00.Molto ben fatti il settimanale di attua-lità del Sabato, Il Sicomoro, e gli ag-giornamenti culturali quotidiani nellarubrica Ateneo. Da segnalare inoltre,

L’Angelo - Novembre a. D. 2000 15

Televisione

Alla ricercadel canale perduto

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ogni giorno, la speciale rubrica in pri-ma serata GiubileoSat, giorno per gior-no il pellegrinaggio del popolo di Dio.

Non solo per i credenti…È tornata da domenica 15 ottobre labella rubrica di CANALE5 Le frontie-re dello spirito; il percorso, iniziato 13anni fa con una ricchissima antologiadel Vecchio Testamento e proseguitocon la lettura integrale del Vangelo,giunge ora alla conclusione con la visi-tazione degli Atti degli Apostoli. I cu-ratori Gianfranco Ravasi e Maria Ce-cilia Sangiorgi continueranno dunque,ogni domenica alle 9.00 del mattino, aportare in tutte le case la Parola e,cosa davvero lodevole per una tv pri-vata, senza pubblicità né sponsor. Lalettura del Nuovo ed Antico Testa-mento, presentata in maniera laica,perché rivolta a credenti e non cre-

denti, ha tra l’altro consentito a Mons.Ravasi di constatare che il 25% degliascoltatori che gli scrivono sono pro-prio non credenti. Quest’anno le tele-camere si spingeranno in un viaggioattraverso la realtà dei cristiani di al-cuni paesi dell’Est europeo: tra i paesivisitati l’Ungheria, la Romania e laBulgaria.

a cura di Luciano Cinquini

16 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

Mondo femminile

La difesadell’ambiente

Quando sentiamo parlare didifesa dell’ambiente, pen-siamo in generale alle gra-

vi catastrofi, all’incuria in cui sonotenuti i boschi, specialmente inmontagna, e alle alluvioni che spes-so ne conseguono, all’uso continua-tivo di milioni di automobili, albuco dell’ozono causato dai nostrigas. Oppure ci vengono in mente legrandi petroliere che ogni tanto -certo non volontariamente - perdo-no in mare il loro carico causandola rovina dell’eco-sistema. Peròpensiamo raramente ai nostri attiquotidiani di incuria, quelli che,sommati, contribuiscono in modonotevole ad offendere l’ambiente incui viviamo. Uno dei rimedi piùsemplici, più a portata di mano pernoi, è quello della raccolta differen-ziata dei rifiuti domestici. Ad esem-pio: raccogliere e riciclare la cartacontribuisce a risparmiare il tagliodi altri alberi.Ma, qualche tempo fa, incontrai sulcancello di casa una signora giova-ne, dall’aria tranquilla, che portavatra le braccia un mucchio di libriscolastici. Vedendola così carica mioffrii di aiutarla. Lei si fermò un at-timo e disse in fretta che si trattavadei libri di scuola dei suoi figli, cheadesso non li guardavano più e chelei non voleva ingombrarsi la casacon cose inutili. Perciò stava andan-do a buttarli via.Io pensai subito a quante volte hocercato un vecchio libro di scuolaper verificare un fatto, un’infor-mazione, una data; ho pensato an-che a quei ragazzi che non hannodenaro per comperarsi i libri. Peròmi sono tenuta dentro i miei pensierie le ho detto soltanto: “C’è il casso-netto per la raccolta della carta…”“Dove ?” - è stata la replica.“Qui dietro l’angolo, a due passi:c’è ormai da alcuni anni !”La signora sdegnosamente rispose:“No, no, non faccio così tanta strada!”E, avviatasi al cassonetto ordinario,gettò dentro la sua bracciata di li-bri.

Ida Ambrosiani

Mo.I.Ca. informa

Domenica 8 ottobre 2000, nella sala del Centro Bettolini,abbiamo inaugurato il nuovo anno sociale (2000-2001).Erano presenti il nostro Sindaco, Bartolomeo Facchetti,

l’Assessore alla P. I. e alle Pari Opportunità, Renata Vezzoli, laresponsabile del Gruppo di Castrezzato, Gaudiosa Targa, non-ché la nostra Presidente nazionale, Tina Leonzi. Il Sindaco haespresso apprezzamento per la nostra attività, citando alcune no-stre iniziative e soffermandosi in particolare sulla Banca del Tem-po, di cui ci occupiamo direttamente.Tina Leonzi è ritornata da poco da un viaggio in Terra Santa, or-ganizzato dal Mo.I.Ca., al quale hanno partecipato amiche dimolti Gruppi. La nostra presidente apprezza le iniziative dei variGruppi e raccomanda di tenere conto dei temi sociali. Com’è or-mai noto, quest’anno si tratta della difesa dell’ambiente e dellaqualità dei consumi. Ha richiamato inoltre la posizione della nu-ova legge nazionale contro gli infortuni - le cui condizioni non cisoddisfano - e del fondo pensioni per le casalinghe, che per ora èbloccato per mancanza delle norme attuative.Abbiamo distribuito il notiziario interno che contiene anche ilprogramma. Un quartetto di giovani musicisti (Paola Bonfadini,Floriana Beschi, Wilma Ferremi e Luca Vertua) ci ha piacevol-mente intrattenuti con brani di Mozart e Ponchielli.

I nostri corsi: Ginnastica conta più di 30 iscritte; Pasticceria è ametà percorso.

Il prossimo incontro, sul tema della difesa dell’ambiente, avverràil 12 novembre prossimo.Arrivederci!

Ida Ambrosiani

Andremo oltre la TV spazzatura?

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Dopo l’interruzione estiva,sono iniziate nuovamentele riunioni mensili del Con-

siglio Pastorale Parrocchiale. Per laverità c’era già stato, presso il Cen-tro Giovanile, la sera del 29 settem-bre, un incontro, al quale erano invi-tati sia i consiglieri del Consiglio Pa-storale Parrocchiale sia gli animatoridei Centri di Ascolto. L’argomentodella serata era la Nota Pastorale delVescovo Giulio Sanguineti.Venerdì 13 ottobre si è quindi riuni-to il Consiglio Pastorale, con tre ar-gomenti all’ordine del giorno: indi-viduazione di alcuni obiettivi dellaNota Pastorale del Vescovo e rifles-sione; elezione di 4 rappresentantinel Consiglio Pastorale Zonale(CPZ); incontro del Vescovo con iConsigli Pastorali Parrocchiali dellaBassa Bresciana, lunedì 23.10.2000 aMontichiari.Nella sua Nota Pastorale il Vescovospiega che le sue scelte ruotano at-torno al tema centrale della NuovaEvangelizzazione, che si rende indi-spensabile per contrastare la secola-rizzazione di questi tempi. Quindil’iniziativa prioritaria tra quelle cheil Vescovo propone, e che il Consi-glio Pastorale Parrocchiale ha presoin considerazione, è la formazione dicatechisti laici per la catechesi degliadulti. Infatti, dopo la conclusionedella Missione Cittadina (mar-zo-aprile di quest’anno), i Padri Mis-sionari avevano lasciato Chiari di-cendoci: “Adesso tocca a voi…”, in-tendendo con ciò spronarci a conti-nuare nell’opera di nuova evangeliz-zazione da loro intrapresa. Sonochiamati in causa i laici competenti edisponibili - non è necessario chesiano laureati - perché possano af-fiancare i sacerdoti nell’opera di nu-ova evangelizzazione.Il Vescovo consiglia inoltre alle par-rocchie di istituire dei Centri diAscolto. Quelli che qui da noi giàesistono da circa sei anni verranno

ristrutturati, nel senso che sarannodifferenziati secondo la destinazio-ne: per tutti, per giovani, per giovanisposi, per anziani. Sarà anche modi-ficata la frequenza degli incontri,forse uno al mese.Intanto la nostra Parrocchia ha giàiniziato un magistero per adulti,ogni mercoledì in Canonica, alle14.30 e alle 20.30; inoltre c’è la cate-chesi domenicale del pomeriggio inDuomo. Altri obiettivi verranno de-sunti dalla Nota Pastorale nelle pros-sime riunioni.Per quanto riguarda il Consiglio Pa-storale Zonale, sono stati nominati iConsiglieri Santino Bellotti, PieroBoldrini, Pietro Bontempi e VittorioIezzi.Sull’incontro del 23 ottobre a Monti-chiari, tra il Vescovo e tutti i ConsigliPastorali Parrocchiali della BassaBresciana, saremo in grado di rela-zionare nel prossimo numero delbollettino.

Per il CPPIda Ambrosiani

L’Angelo - Novembre a. D. 2000 17

Consiglio Pastorale Parrocchiale

Catechisti per gli adulti

A Roma per il Giubileo diocesano con il Vescovo mons. Giulio Sanguineti.Il gruppo è composto dai partecipanti clarensi e rudianesi.

Appuntamentiper la Comunità

Scuola della Parola

�Ogni mercoledì dalle 14.30alle 15.30 e dalle 20.30 alle21.30 presso la Casa Cano-nica

Catechesi battesimale

�Durante i quattro venerdìprecedenti l’ultima domeni-ca del mese presso l’Ora-torio Santa Maria dalle20.30 alle 21.45.

Battesimo comunitario

�Ultima domenica del meseore 12.00 e ore 16.00nella celebrazione della San-ta Messa.

Magisteroper catechisti parrocchiali

�Ogni martedì presso l’Ora-torio Santa Maria,dalle 20.30 alle 22.30.

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Cambiamenti in atto

Le grandi trasformazioni socialihanno sempre registrato pe-riodi di tensione e difficoltà

per il raggiungimento della pace so-ciale. Ne è prova, ad esempio, la forteimmigrazione dal meridione verso legrandi città del Nord attorno agli anni’60. A distanza di alcuni decenni, inquelle aree urbane si può parlare distabilizzazione di molte persone e fa-miglie con origini culturali e territo-riali diverse rispetto alla Lombardia oal Piemonte.In quel periodo anche da Chiari parti-rono numerose persone, che finironoin parte nei comuni qui vicini (Cocca-glio, Castelcovati in particolare), men-tre molte altre, provenienti soprattut-to dalle nostre piccole realtà contadi-ne, si spinsero in diverse province del-la Lombardia. Alcune famiglie, dopoil periodo lavorativo, sono tornate aChiari per godersi nella città natale glianni della meritata pensione, senzache questo abbia provocato situazionidi marginalità o di rifiuto.Nel decennio successivo, anni ’70 - ’80,provenienti dalle città del Sud, sonogiunte a Chiari molte persone, poi in-tere famiglie, per motivo di lavoro,quasi sempre collegato ad un concor-so negli Enti pubblici, ma anche per

lavori diversi nelle nostre aziende lo-cali. Qualche distinzione rapportataalla diversa cultura del lavoro si è ri-scontrata e permane tutt’ora. Comun-que c’è stata una sufficiente integra-zione nel tessuto civile e sociale cla-rense.Con l’inizio degli anni ’90, dopo uncerto assestamento dei flussi migrato-ri interni all’Italia, abbiamo incomin-ciato a conoscere l’immigrazione pro-veniente un po’ da tutto il vecchioContinente: Europa, Africa, Asia. Iproblemi che ne sono derivati non sipossono né esorcizzare né ignorare:vanno affrontati compiutamente conserenità e determinazione nel ricerca-re le migliori soluzioni possibili, chetengano conto della storia di una co-munità con i suoi riferimenti civili,culturali, religiosi e valoriali. Spettaalle istituzioni offrire gli strumentiadatti a conseguire questi obiettivi,ma anche le Associazioni di volonta-riato e quanti perseguono la ricercadel bene comune non possono rinun-ciare ad essere protagonisti attivi difronte a questo passaggio storico eculturale in atto.

Quali prospettive?

Chiari fra 30 anni sarà popolatada persone non di origine cla-

rense. Di queste una buona parte saràproveniente dalle più diverse naziona-lità ed etnie: Balcani, Est europeo,Nord Africa, Asia. La nostra cono-scenza dei costumi degli altri popoli èmolto scarsa: sappiamo che sono mol-to diversi e assai più variegati rispettoai popoli latini dell’Europa. Gli immi-grati che raggiungono le nostre costealla ricerche di condizioni migliori divita, almeno sotto l’aspetto economico,hanno dell’Italia solo un’immagine te-levisiva deformata, ma pochissima co-gnizione delle caratteristiche com-plessive di un popolo cresciuto attra-verso regole di civiltà e democraziaconsolidate.

Integrazionenel rispetto della diversità

Alcuni fra gli immigrati appro-dati a Chiari in questi anninon perseguono comuni o-

biettivi di conoscenza del Paese ospi-tante e quindi di approccio e di conse-guente integrazione nel tessuto socia-le e istituzionale.Molti di loro sono apertamente con-trari a tutto ciò e lo dimostrano aper-tamente.Invece diverse etnie, soprattutto pro-venienti dal centro Africa, danno pro-va di impegno finalizzato alla cono-scenza del nostro Paese e quindi allavalutazione di ricongiungere qui laloro famiglia, premessa di stabilità.Possiamo pensare che nei decenni fu-turi, dopo un periodo di difficoltà realiper noi nell’accettare una società mul-tietnica e per i tanti immigrati nel ve-nire a contatto con una realtà di vitalavorativa, civile, sociale, istituzionale,con le sue leggi, i suoi servizi, ecc., sipossa raggiungere una buona integra-zione nel lavoro e nei rapporti sociali,non contrastando le regole fondamen-tali del nostro popolo, oppure dovre-mo abituarci a convivere perenne-mente nel conflitto sociale senza rag-giungere una nuova pace sociale conquesti popoli diversi?

Agli aclisti, e non solo a loro, si pongo-no questi interrogativi, che si rivolgo-no anche agli immigrati che dimoranosul nostro territorio perché esprimanola loro volontà di partecipare a pienotitolo alla vita delle nostre popolazio-ni, condividendo ed accettando dirittie doveri.

Giuseppe Delfrate

18 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

Associazione Cristiana Lavoratori Italiani

Saper governare

Giubileo dei carcerati - Il Papa stringe la mano ad uno dei carcerati di Regina Coeli,grande esempio dell’accoglienza che il cristiano riserva ad ogni uomo.

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Oggi per ragazzi e adulti è piùdifficile essere fedeli a certivalori e vivere con uno stile

di servizio che va contro la cultura e lamentalità dominanti, per cui ancheper noi capi scout è reale il rischio difare dello scoutismo annacquato, ditravisare o distorcere i principi ispira-tori che Baden-Powell ha tracciato.Essere inoltre dei bravi capi, compe-tenti nelle tecniche, o bravi a parlare ea far capire è cosa assai pregevole, maessere anche dei buoni testimoni, edu-catori consapevoli che l’impegno inquesta ministerialità richiede inten-zionalità e capacità di progettazione, èoggi la grandezza di un servizio chetocca il futuro, quello dei ragazzi checi sono affidati.Così, prendendo sul serio questa af-fermazione e volendo rileggere la pro-pria situazione personale in questa ot-tica, il 21 e 22 ottobre tutti i capi scoutdella Zona Sebino si sono ritrovati aRodengo Saiano e a Bornato per il 2°Convegno di Zona.Il tema era la figura e il ruolo del capo,

nuovo Ulisse che, nel lungo camminoper ritornare in sé da adulto, fa i conticon quelle rotte nel mare (le sfide) chegli permettono di affrontare le diffi-coltà contingenti del momento (le sire-ne) per giungere sempre più vicinoalla sua meta ideale (Itaca).Personalmente, per la preparazione alconvegno ho ripreso le indicazionipresentate dal Progetto Nazionale cheil Consiglio Generale dell’Agesci haelaborato quest’anno. Ecco un passoche mi sembra particolarmente signi-ficativo:Tempo della fedeltà e della creatività:la centralità del metodo“Trovo che se non si rilegge di quando inquando il proprio testo fondamentale…si corre il rischio di ricadere nel solcodella lettura fatta in origine, e di agiresulla base di ciò che ci ricordiamo, piut-tosto che seguendo lo spirito del testo. Ènecessario, di quando in quando, torna-re alla lettura delle fonti” (Baden-Po-well).In continuità con il progetto prece-dente vogliamo recuperare la sempli-

cità e la leggerezza del gioco dello sco-utismo, dare ulteriore qualità alla pro-posta, tornando alle originarie intui-zioni, arricchite da anni di esperienzee riflessioni fondate sulla utilizzazioneintenzionale del metodo.Quindi non come nostalgia del passa-to, ma come idea che ha tratto e traevitalità dalla creatività, dalla trasfor-mazione, dalla ricchezza del confron-to con l’esperienza.Vogliamo essere testimoni della bel-lezza di ciò che stiamo facendo, inna-morati della proposta che costruiamocon la nostra passione educativa, ca-paci di orgoglio, ma anche di farci ca-rico dei limiti e delle difficoltà del no-stro essere capi.Vogliamo riscoprire l’originalità delmetodo e della valenza educativa deglistrumenti che ci sono affidati, ponen-do in particolare attenzione allo scou-ting come capacità di imparare facen-do; alla relazione educativa, capace diinstaurare rapporti significativi tracapo e ragazzo e dei ragazzi tra loro,rendendoli veri protagonisti della lorocrescita in una società che troppospesso massifica e generalizza, omolo-ga e globalizza.Sta nell’arte del capo tenere continua-mente presenti i singoli ragazzi nelloro percorso, caratterizzato da ritmie tempi personali e porre attenzione alcambiamento dello sviluppo evolutivooggi.Vogliamo riconsiderare il significatopeculiare e profondo della spirituali-tà dello scoutismo, cogliendone nellaspecificità cristiana la sequela di Cri-sto caratterizzata da essenzialità e ra-dicalità che permette al ragazzo dicomprendere il senso del suo esisteree del suo essere nella storia e nel mon-do. In questa linea gli strumenti delmetodo non sono solo “mezzi”, madelineano un modo particolare di in-tendere e di vivere la dimensione spi-rituale e di concepire cristianamentel’Uomo. Tutto il linguaggio dello scou-tismo, “la parlata nuova” che esprimela ricchezza e l’originalità del metodopensato da Baden-Powell, è fortemen-te connotato simbolicamente.Proprio da questa ricchezza della di-mensione simbolica deriva la pre-gnanza e l’incisività dell’azione educa-tiva che apre al trascendente, orientala vita comunitaria ed ecclesiale e con-cretizza nel servizio la testimonianzacristiana.

Lina Marella

L’Angelo - Novembre a. D. 2000 19

Scout

L’ora di…essere testimoni

nel tempo

Il palco della celebrazione del Giubileo dei giovani, chiamati ad essere testimoni nel tempo.

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Stanno pian piano prendendovita i nuovi ambienti della Casadel Giovane, che, è proprio il

caso di dirlo, non pare una cattedralenel deserto. Che attorno alla casa nonci sia il deserto è bastato il tempo esti-vo a dimostrarlo; non c’era pomerig-gio o serata in cui il cortile dell’Ora-torio non fosse movimentato e vivo,frequentato da numerosi ragazzi, maanche da adolescenti e giovani.Le sei settimane di Grest con la pre-senza costante di oltre trecento bam-bini seguiti da più di sessanta animato-ri o assistenti hanno fatto dell’Orato-rio, per più di mezza estate, “il cortiledei sogni”, con giochi, feste, gite, av-venture e racconti avvincenti con “Gi-bidream” e poi ancora con “L’alberodella gioia”.L’Estate-Giovani e i tornei serali han-no trasformato il Centro Giovanile inun punto di incontro per molti adole-scenti e giovani dove fare sport, eser-citarsi con i roller, ascoltare musica, opiù semplicemente ritrovarsi insiemea gruppetti per dialogare. Interessan-te la presenza anche degli adulti inservizio con i giovani, e di genitori ononni con i bambini attratti dal nuovoparchetto giochi. Certamente le puntedi massima presenza sono state regi-strate all’inaugurazione della Casa delGiovane, sia sabato 11 giugno allospettacolo “Forza venite gente” conpiù di mille persone partecipanti siadomenica 12 alla Santa Messa cele-brata dal Vescovo e al taglio del nastrodove la comunità ha dato segno di unapresenza viva e sentita. Mi sia permes-so ringraziare tutti, in particolarequanti hanno lavorato per la buonariuscita della festa dell’Oratorio, perla inaugurazione della Casa del Gio-vane e tutti coloro che hanno dato di-sponibilità e tempo nelle diverse atti-vità estive.Il Centro Giovanile vive già propriosulla generosità, sulla presenza e sulservizio di numerose persone, giovanie adulte. Se è vero il detto che “chi beninizia è a metà dell’opera” possiamodire che abbiamo già raggiunto unbuon traguardo. Non c’è il deserto, eforse non c’è mai stato, e la cosiddetta

“cattedrale” si sta rivelando casa acco-gliente, casa dove è bello ritrovarsi eincontrarsi, dove è possibile dare cor-po a relazioni familiari. Ai primi disettembre ha preso l’avvio la comunitàdi vita dei due sacerdoti incaricati del-la pastorale giovanile, nel nuovo ap-partamento della Casa del giovane.Una duplice presenza del sacerdote,come già pensato nella fase progettua-le, ma ciò che più è importante e inno-vativo è la comunità di vita sacerdota-le quale segno che indica lo Spiritoche deve animare il nuovo CentroGiovanile: uno spirito di comunione edi condivisione. Uno spirito che puòessere permanentemente attinto daGesù il Risorto, Colui che findall’inaugurazione abita la Cappelladel Centro nel Sacramento dell’Euca-restia. E qui è possibile incontrareGesù anche personalmente, sostandoalcuni istanti in preghiera, in ogni mo-mento della giornata; la cappella ri-mane sempre aperta. Chi poi deside-rasse unirsi in preghiera può farlo alle7.30 il mattino e alle 19.00 la sera, du-rante la settimana, alle ore 18.30 la do-menica.Anche la comunità religiosa delle Suo-re Dorotee da Cemmo si è trasferitadall’Oratorio Santa Maria, ex Rota, alnuovo Centro Giovanile, all’interno

del quale continueranno ad esprimereil loro carisma: accoglienza ed educa-zione della gioventù con particolareattenzione al mondo femminile.I vari ambienti incominciano ad esserepunto di riferimento per tanti appun-tamenti soprattutto formativi.In questa “cattedrale” nella “città” deigiovani, già si celebra la vita, nell’in-contro di tante persone, nel dialogo,nell’ascolto della Parola della vita, nelgioco, nella festa, nella musica e intante altre forme. A breve si aprirà an-che il nuovo bar: spazio aperto perl’incontro di tanti altri giovani. Ed oranon ci resta che guardare avanti perdare compimento al “sogno”: il tea-tro-palestra.

don Piero

20 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

Centro Giovanile 2000

È iniziata la vita

L’esterno della Chiesa del nuovo Centro giovanile

I nuovi numeri di telefonodel Centro Giovanile

Segreteria030 700 73 1

Don Pietro Marchetti Brevi030 700 73 208

Don Andrea Gazzoli030 700 73 207

Comunità Suore Dorotee030 710 11 44

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Il Centro Giovanile 2000 è munitodi una Sala bar in quanto si ritienetale luogo, uno “spazio, un pro-

getto che l’Oratorio realizza per in-contrare i giovani, per condividerecon loro il tempo libero” (dal ProgettoEducativo del bar).Da qui, da tale premessa partono tuttele diverse scelte che il Centro Giovani-le vuole assumere attraverso il bar.

Perché un baral Centro Giovanile 2000,quale significato?

Si è ritenuto che il bar, essendoinserito nell’ambito dell’Ora-torio, possa anch’esso essere un

luogo in cui incontrare il mondo gio-vanile e in tale incontro celebrare latestimonianza ed i valori della vita cri-stiana. Fare questo nel bar non sminu-isce di valore tale opera, non la fa pas-sare in secondo piano: del resto GesùCristo nella sua opera non disdegnò diincontrare gli ultimi del proprio mon-do, i meno considerati dalla sua stessacomunità e non solo li incontrò, macon loro si fermò persino a pranzo.Questo ci deve dare la dimensione cheun bar di un Oratorio deve avere. Po-trete dire: quante e quali pretese han-no questi del Centro Giovanile 2000!Già, forse è vero, si sta provando apensare in grande, senza mezze misu-re, si vuole raccogliere una sfida lan-ciata molto in anticipo da “Speculato-ri della vita”, una sfida che si ritiene sigiochi spesso e volentieri nel tempodella notte.In Consiglio d’Oratorio si è discussoed approvato il progetto legato all’a-pertura notturna del bar. Tale proget-to vuole appunto provare a dare agliadolescenti ed ai giovani una nuovapossibilità di incontro: il Bar del Cen-tro Giovanile 2000! Un gruppo di vo-lontari sta predisponendo la propostache dovrebbe interessare un periododi circa tre mesi. Tale proposta non vu-ole essere solo riempitiva di un tempoche in precedenza l’Oratorio nonprendeva in esame, ma cercherà di es-sere anche propositiva dei valori cri-stiani che contraddistinguono

l’Oratorio stesso. Tale progetto non èportato avanti solo dal Centro Giova-nile 2000 quale “eroe della PastoraleGiovanile”, ma si sta condividendo neitempi e nei contenuti con l’Oratorio diNave, di Breno e di Quartiano di Lodi.I sacerdoti dei suddetti oratori hannoincontrato i volontari del bar per unmomento di condivisione delle diver-se esperienze.

I Volontari

La scelta di affidare il serviziodel bar ad un gruppo di volon-tari, è stata presa dal Consiglio

d’Oratorio. Tale scelta non vuole deni-grare l’operato delle famiglie che finoad oggi hanno avuto in gestione il ser-vizio del bar, e che con grande dispo-nibilità hanno svolto un compito diimportante valore per l’intera Comu-nità Parrocchiale. Tale scelta di gestio-ne vuole: “far cogliere il bar come ser-vizio dell’intera Comunità Parrocchia-le verso i giovani e comeun segno attraverso ilquale la comunità si facarico dei giovani; favo-rire una maggiore pre-senza di adulti non in at-teggiamento di control-lo, ma in atteggiamentodi servizio; dare l’oc-casione agli adulti di en-trare in contatto coi gio-vani, in un ambito nontroppo strutturato, pas-sando attraverso il ruoloassunto nel Bar.” (dalProgetto Educativo delbar).Allo stato attuale abbia-mo raccolto l’adesionedi ben 62 volontari che aturno si alternerannonel servizio al bar. Lapresenza di tutte questepersone non deve certofare pensare a qualcu-no, leggendo questo ar-ticolo e riconoscendosiin tale progetto, “Nonc’è più posto per me”.Chiunque, riconoscen-

dosi membro della Comunità Parroc-chiale di Chiari, voglia entrare a farparte del gruppo Volontari Bar saràben accolto.

Il Progetto Educativo

Il Bar del Centro Giovanile 2000 siè dotato di un Progetto Educativoa cui ogni membro di tale spazio

deve fare riferimento. Si è voluto redi-gere un progetto educativo su talestruttura in quanto le si riconosce unapropria autonomia all’interno dell’O-ratorio, a cui fa riferimento, ed ancheuna valenza educativa, essendo strut-tura di alta frequentazione giovanile.Tutto questo per indicare che la preoc-cupazione di gestire il bar del CentroGiovanile non è solo quella riguardan-te la mescita ed il servizio dei diversiprodotti, ma quella che tale servizio,rivolto ai destinatari del bar e del Cen-tro Giovanile 2000, sia educativo e cri-stiano.

Cristian PiubeniResponsabile gestione bar Oratorio

L’Angelo - Novembre a. D. 2000 21

Centro Giovanile 2000

Il bar nell’Oratorio

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Scrivo da Nairobi, dove sono tor-nato dopo un solo mese in Su-dan, a causa di problemi ad una

spalla, che non riuscivo ad usare. Perfortuna non c’è niente di rotto: mihanno dato un po’ di medicine e mihanno detto di non usare il braccio de-stro per un mese. Come se fosse cosìfacile. Penso comunque di rientrare inSudan fra una dozzina di giorni. Lì aMarial Lou il mio lavoro consistereb-be nel cercare di alzare un po’ lo stan-dard della missione. È un posto sortocinque o sei anni fa, per far fronteall’emergenza dei profughi che arriva-vano da altre zone, prima sotto le ten-de, poi è cresciuto in una manierapiuttosto caotica e primitiva. Ora iodovrei renderlo funzionale, solo chemi hanno concesso troppo poco tem-po, dato che il programma prevedeche in gennaio io vada in un altro po-sto a cominciare una scuoletta tecnica.Ho incominciato a chiedere ai miei su-periori di non trasferirmi, ma pensoche sia una battaglia persa dall’inizio.A Marial Lou ci sono, oltre ai padri,che dovrebbero occuparsi della pasto-rale, le suore comboniane, che hannouna scuola con circa 600 alunni, ed undispensario - lebbrosario. Natural-mente tutto è fatto di pali e fango, percui c’è anche il grande lavoro di conti-

nuare a sostituire le costruzioni. A meavrebbero detto anche di cominciare afare un po’ di mattoni, ma probabil-mente i miei superiori non si rendonoconto che per tutte queste cose ci vuo-le una barca di tempo. Oltre a noi, cisono anche gli MSF (Medici senzafrontiere), che hanno un ospedaletto esi occupano anche di altre attività,come tenere in funzione le varie pom-pe disseminate sul territorio. C’eranoanche altre ONG, ma ora si sono pra-ticamente ritirate.Qui al momento l’emergenza grossa èsuperata, dato che la gente che si erastabilita nella zona si è un po’ sistema-ta. Però ora arrivano parecchi Nuèr,che stanno scappando dalle loro zone,ad est di noi, dove c’è il petrolio edove, naturalmente, si sta combatten-do di brutto. Però almeno quelli arri-vano col loro bestiame, per cui hannoqualcosa da vendere per comperarsida mangiare.Il mio cruccio più grosso è di non co-noscere la lingua. Inoltre mi sono ac-corto di non essere più giovane, e chequello che mi entra da un orecchio miesce dall’altro. Sto studiandola, perquanto mi è possibile, ma i risultatinon sono conformi alla mia voglia diparlare.Per il resto, niente di speciale. La salu-

te è buona, e finora anche la malarianon mi ha dato grandi fastidi, anche seci sono milioni di zanzare.Io mi dovrei fermare qui fino al giorno9 ottobre, quando dovrei rientrare aMarial Lou (assieme a mons. Mazzo-lari, che andrebbe in visita). Spero chenon succeda niente, e che tutto vadasecondo i piani.Uno dei gravi problemi, qui, è propriola grande incertezza: non si sa maicosa succederà domani.Pregate e fate pregare per noi e perquesta gente. È fatta un po’ a modosuo, ma con tutto quello che ha passa-to, a volte penso che ci sia da meravi-gliarsi se si trova ancora qualcunosano di mente.Saluto tutti con grande affetto.Ciao.

Mario Vermi

Bro Vermi MarioComboni MissionariesJacaranda AvenueP.O. Box 21102NAIROBI - KENYA

22 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

Mondo missionario

A Marial Lou

La fotografia si riferisce alla località dove opera attualmente Mario Vermi, comboniano,e di cui parla nel suo scritto.

BibliotecaDon Luigi Rivetti

Via Garibaldi 3

Orario d’apertura

Domenica 9.00 - 11.00Giovedì 9.00 - 11.00

15.00 - 17.00Sabato 9.30 - 11.00

� I libri vengono dati gratuitamentein lettura per 30 giorni.

� Le videocassette, gratuitamente,vengono date in visione per 3 giorni.

C. A. V.Centro aiuto alla vita

ChiariSegreteria telefonica

Contatto diurnoTelefono 0307001600

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Per anni ho creduto che le nuvolesi rifornissero d’acqua presso ilfiume Oglio. Ero molto piccolo,

naturalmente, ed ancora non mettevoin dubbio quanto i grandi raccontava-no. E questo m’avevano raccontato. Miavevano detto che l’Oglio era enorme,gonfio di un’acqua capricciosa a voltetranquilla ed altre volte pericolosa, chetrascinava a fondo gli incauti che osa-vano avvicinarsi. Li attirava con i suoimulinelli, li avvolgeva e stordiva. Li ab-bracciava, li tratteneva, incurante di chisulla riva aspettava e piangeva.Questo era l’Oglio che, senza aver visto,amavo e temevo: lo sapevo là in fondo,oltre la campagna, oltre l’orizzonte. Neero certo perché era in quella direzioneche le nuvole si muovevano con i lorosecchi vuoti. A volte arrivavano daimonti, bianche, cambiando continua-mente forme e contorni. Erano draghi,cavalli impazziti, fantasmi, guerrieriimpegnati in eroiche conquiste. Eracome seguire un film all’aperto, proiet-tato nel cielo, senza copione, impreve-dibile nelle sue sequenze. Pareva d’es-sere nello stesso tempo spettatore e re-gista.Non sempre scendevano a prenderel’acqua e, finito il gioco, tornavano acasa, dietro i monti. Erano nuvole buo-ne, amiche, spesso desiderate ed atte-se. Non giocavano, invece, le nuvoleche arrivavano da Bergamo. Appariva-no d’un tratto, come chi va di fretta,oscurando il cielo e spargendo terrore.Allora mia madre raccoglieva in fretta ipanni stesi, correva a chiudere le fine-stre ed accendeva la candela benedet-ta, invocando la protezione di Chi può.Io sbirciavo quelle nuvole bergama-sche, timoroso, mentre riversavano sul-la terra tutta l’acqua dell’Oglio primadi sparire altrettanto in fretta, com’e-rano arrivate.E la terra comunque le ringraziava, peril dono meraviglioso dell’acqua, consplendidi arcobaleni. Di acqua ne parlocon un intenditore, il signor FrancescoBosis, che nel ramo lavora da oltre qua-rant’anni. Commercia, difatti, acqueminerali e bibite in genere ed ha segui-to l’evoluzione del mercato in questi ul-timi decenni. Come la maggior parte

dei commercianti clarensi provienedalla gavetta, un lungo periodo comegarzone presso il signor Emilio Cam-piotti, che aveva il magazzino in viaMarengo. “Allora, mi dice il signor Bo-sis, il consumo era piuttosto limitato.Erano tempi in cui l’acqua mineraleera riservata ai facoltosi ed agli amma-lati. La maggior parte della gente attin-geva al rubinetto di casa o faceva prov-viste ai pozzi comunali se non alle ci-sterne dell’acqua piovana”.Al signor Bosis piaceva quel lavoro,che ben si addiceva al suo carattereesuberante e che gli permetteva di es-sere costantemente a contatto con lagente. Così, nel 1973 si mise in proprio.La moglie, signora Adolfina, divennecompagna preziosa in questa avventuralavorativa. Impresa familiare: si dicecosì quando tutto viene svolto in fami-glia, dal lavoro amministrativo a quellomanuale. Inizi duri, ricordano i signoriBosis, ma intensi e pieni di aspettative.Io li ricordo, con la mitica “Ape”, quan-do oltre alle cassette di bibite conse-gnavano una battuta ed un po’ di buo-numore. E questo Franco e Adolfinahanno fatto per anni, prima di passarela mano, soprattutto per la parte ammi-nistrativa, alla figlia Emanuela e for-mare l’attuale snc (anno 1993). Ora, ildiffuso benessere ha favorito un mag-

gior consumo di acqua minerale, chepuò essere scelta anche in base alla suacomposizione e per le capacità curati-ve. Esistono acque minerali che trova-no valido impiego nella cura di patolo-gie dermatologiche, contro i disturbidel fegato, la calcolosi, i problemi ga-strointestinali, la gotta ed altro ancora.Non soltanto capriccio di chi può, dun-que, ma vere e proprie pratiche terape-utiche a casa propria.“Certamente la clientela va seguita,continuano i signori Bosis, e noi lo fac-ciamo con le consegne a domicilio, siasu specifica ordinazione, sia con il clas-sico giro periodico presso le abitazioni”.Bar, ristoranti, esercenti: una clientelaaffezionata e consolidata grazie ad unservizio corretto e puntuale. Un servi-zio che comprende la vendita di vini eliquori, anche se il primo amore, per leacque di ogni genere e qualità e per lebibite, occupa la parte più importante.Il magazzino di via Mezzana, dopo annidi onorato servizio, sta per essere ab-bandonato! Dal 2001, difatti, l’attivitàsi trasferirà nella nuova zona PIP in viaMuradello, in locali moderni e spazio-si, adeguati al lavoro svolto. Mentre miespongono il progetto, mi pare di nota-re nella voce dei signori Bosis una venadi malinconia: in questo vecchio capan-none, difatti, lasciano una fetta dellaloro vita. Una fetta importante nonsolo per il tempo qui vissuto, ma perl’impegno profuso, per le speranzecondivise, per i progetti inseguiti e rea-lizzati con caparbietà.Un brindisi alla famiglia Bosis, magaricon una buona acqua minerale!

Elia Facchetti

L’Angelo - Novembre a. D. 2000 23

Genius loci

C’è acqua e acqua...

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Un «decalogo» per la pastorale giovaniledella Chiesa italiana

La giornata Mondiale della Gio-ventù (GMG) richiede un ri-pensamento della pastorale gio-

vanile. Riprendiamo da L’Osservatoreromano del 20 settembre 2000, sintetiz-zandole, le motivazioni dei singoli «co-mandamenti». Sono a firma di don Do-menico Sigalini, direttore dell’ufficionazionale per la pastorale giovanileCEI.

La pastorale giovanile italiana si stadando una sorta di decalogo per conti-nuare a tenere alta la tensione spiri-tuale:1. Fiducia e grande stima per i giovaniUna comunità di cristiani deve sbilan-ciarsi dalla parte dei giovani, sentirsiorgogliosa di loro, investire un massi-mo di energie per il loro futuro, guar-dare loro con occhio benevolo, stimo-larli sempre alla ripresa. Il Papa ce loha insegnato.2. Riproporre la fede come continua sfi-da a sé, agli altri, alla cultura, al mondo:la questione fondamentale della vita.Si gioca la proposta della fede comecaso serio della vita, non come insie-me di pratiche, di emozioni, di riti.Non ci potrà essere comunità che nonsi presenti come «laboratorio dellafede»3. Offrire con coraggio, determinazionee chiarezza il patrimonio rinnovato del-la fede.Durante la settimana della GMG sisono succedute a Roma varie espe-rienze toccanti. Non sono elementinuovi, sono i mezzi classici e decisiviper la vita del cristiano. L’elemento dinovità può essere visto nel linguaggiousato: esplicito, simbolico, fatto di pa-role e gesti, di canto e danza, di ascol-to e partecipazione di tutta la corpore-ità. La liturgia per i giovani non puòrestare ingessata nella routine.4. Rileggere la vita, le sue domande, isuoi problemi come un dialogo conGesù oggi; l’incarnazione è lo stiledell’evangelizzazione.Nell’anno duemillesimo dalla nascitadi Gesù, questi giovani ci hanno fatto

capire che essere credenti in Lui ècomporre in tanti modi diversi e origi-nali la vita di tutti i giorni con i suoimomenti di gioia e di dolore, di cantoe di silenzio, di partecipazione silen-ziosa ai momenti culminanti della li-turgia e di esplosione di vita, di pre-ghiera e di riflessione, di ritualità e digesti concreti, di fede e di ragione.5. La radicalità evangelica.Nessuno più coi giovani sarà tentatodi fare sconti, di ridurre al minimo, diadattare, sia nel proporre il Vangelo,sia nel presentare la vita sacramenta-le, sia nell’indicare le grandi mete, sianell’offrire passi calibrati per raggiun-gerle, sia nel proporre la bellezza dellavocazione al matrimonio, sianell’offrire spazi di ricerca e di deci-sione per la verginità per il Regno, sianel chiamare al servizio esigente dellacarità, sia nel proporre impegni e re-sponsabilità sociali.6. La missione, il muretto.Tutta la GMG aveva una tensione mis-sionaria; i giovani «chiedono di supe-rare i confini abituali dell’azione pa-storale, per esplorare i luoghi, anche ipiù im-pensati, dove i giovani vivono,si ritrovano, danno espressione allapropria originalità, dicono le loro at-tese e formulano i loro sogni».7. La collaborazione con la famiglia econ gli adulti in genere.Ora che tutti sono tornati, non andre-mo ancora a seppellirci nei nostri lo-

culi sia personali sia pastorali. Saràpossibile stanare famiglie che assiemeai figli diventano soggetti di evangeliz-zazione, di formazione, di missiona-rietà. L’onda lunga di Tor Vergata puòcontinuare.8. I massmedia e i nuovi linguaggi dellaformazione e della missione.La pastorale giovanile non può igno-rare questo mondo e stare solo in dife-sa o attesa. È tempo di essere più atti-vi, quindi preparati e coraggiosi sianella carta stampata, sia nelle radio,che i giovani ascoltano più delle televi-sioni, sia in Internet. Così è di un altrolinguaggio fortissimo: la musica.9. La spiritualità del quotidiano.Diceva un giovane: questo eventot’insegna a vivere la spiritualità dentro(sic!) la vita del mondo”. Questa sco-perta va sostenuta, seguita e rafforza-ta da guide spirituali che sanno abitua-re i giovani a misurare la propria con-vinta adesione a Cristo con tutte le sfi-de della vita quotidiana, dalle relazio-ni con gli amici, dalle responsabilitànel lavoro e nello studio alla vita affet-tiva.10. La decisione per le grandi scelte del-la vita.La proposta insistita del Papa ai giova-ni perché decidano da che parte stare,perché rispondano positivamente allavoce di Dio che parla sicuramente atutti nell’intimità della coscienza e ne-gli eventi della vita suggerisce a tutticoloro che stanno con i giovani l’ur-genza di sostenerli nelle scelte dellavita. Vocazione, diciamo noi: vocazio-ne sempre all’amore sia nel matrimo-nio sia nella verginità, sempre a servi-zio del Regno di Dio.

D. S.

24 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

Pastorale giovanile

Un «decalogo»

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Intervista a don Franco Fontana, Presi-de di San Bernardino

Dato lo sviluppo dell’OperaSalesiana di San Bernardino,l’Ispettore salesiano don Eu-

genio Riva ha pensato bene di distin-guere la figura del Direttore da quelladel Preside, secondo le indicazioni delCapitolo Ispettoriale. A collaborarecon il direttore don Diego Cattaneocon il compito di Preside è stato chia-mato don Franco Fontana, laureato eabilitato in Scienze con una lungaesperienza di docente e di educatore.In questi ultimi anni ha collaboratocon il Card. Giacomo Biffi quale suodelegato per la Pastorale Giovanile eper il Congresso Eucaristico Naziona-le di Bologna e con l’Ispettore donFrancesco Cereda come delegatoispettoriale di Pastorale Giovanile econsigliere ispettoriale.Ormai anche il Liceo Scientifico ècompleto ed è stato collaudato dall’e-same di maturità con esiti gratificanti:tutti maturi i 32 allievi presentati: duecon il massimo dei voti; due con 92 e91 centesimi; sei con 80/89 centesimi;quattordici con 70/79 centesimi; ottocon 60/69 centesimi. Un’altra tappaimportante è stata raggiunta in meritoalle strutture. A giorni si potrà usufru-ire della nuova palestra “Don Elia Co-mini”che, data l’ampiezza e la funzio-nalità, offre numerose possibilità perla vita sportiva e culturale della Scuolae del Centro Giovanile. Al nuovo Pre-side abbiamo rivolto alcune domande,cui egli gentilmente ha risposto.

Un po’ di statistiche: quante sono leclassi e gli allievi della scuola Media;quante le classi e gli allievi del LiceoScientifico; quanti i Docenti della scuo-la Media; quanti quelli del Liceo; quan-ti gli Educatori?Anche per l’anno scolastico 2000-2001l’Istituto Salesiano “San Bernardino”è al completo. Non è stato possibileaccogliere tutte le domande presenta-te dalle famiglie, specie per la ScuolaMedia Inferiore. La Scuola Media in-feriore ha 270 allievi (M. 182, F. 88), 9classi, 22 docenti, 3 educatori, 3 obiet-

tori. Il Liceo Scientifico ha 156 allievi(M. 99, F. 57), 5 classi, 14 docenti, uneducatore, un obiettore. Oltre ai labo-ratori e alle aule speciali, già collauda-ti in questi anni, entreranno in funzio-ne il laboratorio di Informatica, con16 postazioni multimediali di 2 posticiascuna, e la palestra con 450 posti asedere per attività sportive e per mani-festazioni di accoglienza e di festa. NelLiceo Scientifico l’attività didatticaviene svolta dalle ore 8.00 alle ore16.00, in genere di mattino. Agli stu-denti è richiesta la permanenza pome-ridiana di lunedì, mercoledì e venerdìper le diverse attività integrative.Anche nella Scuola Media l’attività

didattica si svolge dalle ore 8.00 alleore 16.00 (il lunedì, mercoledì e ve-nerdì anche al pomeriggio.) È richie-sta la permanenza pomeridiana il lu-nedì, martedì, mercoledì e venerdì.Tutti i giorni è data agli studenti lapossibilità di fermarsi a scuola finoalle 18.00 per lo studio assistito. È of-ferta inoltre la possibilità della mensacon pasti preparati localmente.

Avete realizzato il passaggio da Scuolalegalmente riconosciuta a Scuola pari-taria?Lo stiamo realizzando gradualmente.Infatti gli Ispettori Salesiani d’Italia,in considerazione di una serie di pro-blemi che emergono dalla normativa

in vigore sulla parità tra scuole statalie non statali, hanno deciso di attende-re a presentare la richiesta di parità,possibilmente entro il 31 maggio 2001.Questa decisione, mentre rientranell’ambito di quanto previsto dallalegge, è motivata dalla necessità di ap-profondire i punti controversi e dall’e-sigenza di chiarificazioni anche daparte delle autorità competenti.

In ordine all’autonomia, quali decisioniavete maturato nel collegio dei Docentidella Scuola Media e quali nel Collegiodel Liceo Scientifico?Autonomia non è solo «organizzazio-ne». È soprattutto «cambio di menta-lità» nel mondo della scuola. Nellospirito della legge che la immette perla prima volta nelle Scuole italiane(legge 15 maggio 1997 n. 59, con rego-lamento applicativo d.p.r. 8 275/99)ogni Istituto scolastico deve diventare“creativo” in due dimensioni, quellaeconomico-organizzativa e quella pe-dagogico-didattica.Il capo di ogni Istituto deve assumerela professionalità di un manager, ac-canto a quella di un pedagogista o di-datta. Anche gli insegnanti da sempli-ci “docenti” devono diventare “educa-tori”. Nella prospettiva di compiere ilprimo passo dell’autonomia i docentidi San Bernardino si sono impegnatinell’estensione del “Piano dell’offertaformativa” (P.O.F.) quale «documentofondamentale costitutivo e progettua-le» della Scuola e come punto di par-tenza per lo sviluppo e il controllodell’attività didattica e educativa.E lo stanno gradualmente attuando.Come progettate di verificare la legge sui

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San Bernardino 2000

Tutto sulla scuola

In primo piano don Franco, nuovo preside a San Bernardino.

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cicli scolastici?Anche la riforma dei cicli scolastici ri-chiede profondi cambiamenti struttu-rali e di mentalità. Senza entrare nelmerito della riforma che sta aspettan-do dal legislatore i regolamenti appli-cativi, la nostra scuola, dall’anno sco-lastico 2001 - 2002, intende allargare ilservizio educativo dando inizio al pri-mo anno della Scuola di Base (quellache una volta corrispondeva alla pri-ma elementare). Sono già aperte leiscrizioni in questi mesi di novem-bre/dicembre 2000. Nel frattempo, in-terpellando le famiglie e i responsabilidel territorio e interagendo con le for-ze lavorative e imprenditoriali, ci stia-mo interrogando se non sia opportunoaffiancare al Liceo Scientifico un se-condo indirizzo di Scuola Secondariaa carattere tecnico-tecnologico-pro-fessionale. Con la riforma entreràanch’esso nella categoria dei Licei.Non si tratta certo di manie di gran-dezza, ma di un’esigenza imposta dal-le nuove norme: un plesso scolasticoha bisogno di completezza per goderedi piena autonomia.

Come procede il riconoscimento dellavostra Scuola, anche sul piano econo-mico?L’Istituito Salesiano continua la politi-ca di contenere allo stretto indispen-sabile le rette scolastiche. Nello stessotempo assicura agevolazioni per chi sitrova in situazioni particolari. Purmancando tuttora interventi economi-ci specifici da parte del Governo cen-trale, la Regione Lombardia e la Pro-vincia di Brescia hanno predisposto alriguardo tutta una serie di facilitazionieconomiche per le famiglie (Cfr i ban-di relativi). È un primo modo per at-tuare la libertà di accedere anche ascuole non statali da parte di tutti.

a cura di Vittorio Iezzi

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San Bernardino

Si riprende l’attività musicale

Con il mese di settembre tutte le attività ricominciano. Cosi an-che la “Piccola Accademia di Musica San Bernardino” ha ria-perto i battenti ed il 10 settembre 2000 ha animato un’im-

portante funzione religiosa nella Chiesa di Sant’Agostino in Milano,dove sei giovani salesiani hanno pronunciato la loro professione reli-giosa perpetua.Il Coro “Nuova Armonia” dedicherà la maggior parte di energia ed im-pegno alla divulgazione del CD “Musique en toute liberté”, raccolta dimusiche popolari arrangiate in modo originale dal M. Domenico Cla-passon, inciso quest’anno e presentato a Chiari il 25 febbraio 2000.

Il disco è stato proposto a Coccaglio, in concerto, nella magnifica Pieve,il 7 ottobre u.s.Anche il “Piccolo Coro” nel prossimo anno inizierà la realizzazione diun Compact Disc, al fine di fissare il lavoro fin qui svolto e concretizza-re il desiderio di tutti i piccoli cantori. In un tempo in cui la tradizioneorale del racconto sta scomparendo, mentre d’altro canto si fa sentireun sempre più marcato bisogno di favole, di sogni in ogni cuore, sembracelarsi proprio nel canto, ed in particolare in quello dei fanciulli, la ri-sposta a tale profondo anelito. Non è solo il piacere di stare insieme,che già di per sé costituirebbe un’ottima motivazione di vita di un coro(imparare ad essere parte integrante di un sistema, l’umiltà di un lavorospesso comprimario, la condivisione di spazi, tempi, gioie e paure...),ma è soprattutto e prima di tutto, l’importanza di un’educazione alla ri-cerca, alla cultura, al bello. Questo è quanto i maestri si sono prefissati.Lo sforzo maggiore è stato quello di trovare forme musicali adatte e at-tente al mondo vocale infantile. Per questa operazione la “PiccolaAccademia” si è affidata ancora una volta alla vena compositiva del M.Domenico Clapasson, con la precisa richiesta della realizzazione di unciclo di brani originali. Nell’attesa, il prossimo appuntamento con laPiccola Accademia è fissato per il tradizionale Concerto di Natale che siterrà nella Chiesa di San Bernardino domenica 17 dicembre 2000 alleore 17.00.

Maurizio Ramera

Il Compact disk con gli“Scritti clarensi di storia edi arte”, con i 10 numeridel notiziario “L’Angelo”del 1999, con l’insertodella Caritas ed il calen-dario del 2000, è sempredisponibile presso la Bi-blioteca don Rivetti.

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Pellegrinaggio Giubilare DiocesanoRoma 22 - 24 settembre 2000

Anche da San Bernardino e daChiari non poteva certo man-care una risposta immediata

alla proposta del nostro Vescovo di unpellegrinaggio diocesano a Roma perpartecipare al Grande Giubileo 2000.Siamo partiti in due pulmann: l’unoper i pellegrini di Chiari e di Rudiano,guidati da don Davide Carsana e dadon Costante Duina; l’altro per i cin-quanta pellegrini di San Bernardino,guidati da don Felice Rizzini. Avreb-bero dovuto venire con noi il PrevostoMons. Angelo Zanetti e il curato donPiero Bettinzoli, ma non glielo ha per-messo la salute. Questo ha creatoall’inizio un certo disagio, presto supe-rato, data la piena disponibilità daparte di tutti, pronti a dare una mano achi ne avesse bisogno, a interessarsi gliuni degli altri, premurosi che nessunomancasse alla conta ed al controllo.Fin dalla prima sosta durante il viag-gio abbiamo avuto la percezione cheerano molti i pellegrini bresciani, chesi potevano riconoscere dal fazzolettoazzurro e dal distintivo. Arrivati aRoma, l’impressione fu superata dalritrovare, ovunque andassimo, unagran folla composta e dignitosa, sorri-dente e gioiosa. Era come una gran fe-sta di popolo, che raggiunse il verticein Piazza San Pietro. Sia durante ilviaggio sia a Roma i due gruppi cla-rensi si sono mossi in forma autono-ma, ritrovandosi ogni tanto, agli auto-grill durante le soste del viaggio, nelgiro turistico, ma soprattutto ai mo-menti giubilari centrali.Il primo appuntamento giubilare èstato alla Porte Sante. A noi di SanBernardino è toccato di entrare nellabasilica di San Paolo fuori le mura,prima ancora di arrivare dalle suoreoblate del Sacro Cuore, dove eravamoospitati. Anche a San Pietro era cosìlunga la fila di coloro che volevano en-trare nella Porta Santa che i custodi cihanno sollecitato a non inginocchiarcia fare le nostre devozioni in fretta. Perfortuna poi abbiamo potuto pregarecon calma e fare la visita accurata alle

due basiliche. Agli altari delle confes-sioni, dove sono conservate le reliquiedegli Apostoli Pietro e Paolo, abbia-mo riaffermato la nostra fede e pre-sentate le tante intenzioni che ci urge-vano nel cuore. Ci sono tornate allamente tante persone, che si erano rac-comandate a noi per le loro necessità.Il secondo appuntamento giubilare èstato in Piazza San Pietro per al Con-celebrazione Eucaristica, presiedutadal Card. Michele Giordano e parteci-pata dal nostro Vescovo, da quello diLucca e Parma e da 160 sacerdoti (fra iquali anche il nostro don Rizzini) e so-prattutto per l’incontro con il PapaGiovanni Paolo II. Eravamo sistematiin una bellissima posizione, vicinissimial Santo Padre. L’abbiamo seguitomentre arrivava sulla sua “papamobi-le” e l’abbiamo potuto contemplarementre sedeva, parlava e riceveva per-sonalmente i rappresentanti dei quat-tro pellegrinaggi diocesani di quelgiorno. Ogni suo gesto era osservatoanche con il cannocchiale che passavadi mano in mano. Quando poi il no-stro Fabio ha gridato a gran voce dallatransenna: «Papa! Papa! Papa!» ilPapa lo ha guardato con un bel sorrisoe lo ha salutato con un gesto benedi-cente. In quel grido c’era anche il no-stro, con tanta commozione in cuore:volevamo dirgli grazie per tutto quelloche fa per noi, per i suoi insegnamenti,

per il coraggio, per il suo esempio didedizione, nonostante i limiti della sa-lute e dell’età. Quando il Papa si è ri-volto al nostro Vescovo e a noi, a parti-re dalle sue visite a Brescia, l’entu-siasmo è diventato irrefrenabile, comela volontà di essere fedeli al suo mes-saggio. Eravamo così vicini al SantoPadre che ancora oggi a ripensarcinon sembra vero.Il terzo ed ultimo appuntamento èstata la Concelebrazione Eucaristi-ca, presieduta dal nostro Vescovo epartecipata da tutti i nostri preti, inSanta Maria in Vallicella dai Padri Fi-lippini dell’Oratorio. Il Vescovo Giu-lio è riuscito ad interpretare tuttoquello che passava nella nostra mentee nel nostro cuore. Ci sentivamo piùbuoni, più desiderosi di bene, più vo-lonterosi nel cammino della vita illu-minata dalla bontà del Padre, confor-tata dal volto misericordioso di Gesù esostenuta dalla forza dello Spirito.Negli intervalli fra un appuntamentogiubilare e l’altro abbiamo potuto rea-lizzare un veloce accostamento allebellezze di Roma nei suoi diversi mo-menti storici, per merito, nei primidue giorni, di don Rizzini, che si è rive-lato una guida interessante e compe-tente e, nel terzo giorno, di una guidalocale eccezionale. Per chi arrivava aRoma per la prima volta è stato comeun invito pressante a ritornarci conpiù possibilità e calma. Per chi era giàstato a Roma era come un ravvivaretante impressioni belle. Per tutti è sta-ta un’esperienza meravigliosa, a cui ri-pensare con più tranquillità. Bisognariconoscere che gli organizzatori sonostati all’altezza del loro compito sotto

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San Bernardino 2000

Al Giubileo

Il gruppo dei partecipanti di San Bernardino al Giubileo a Roma.

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i diversi punti di vista. Ci siamo trovatia nostro agio per il viaggio di andata eritorno - anche se lungo - perl’ospitalità, per il trattamento e so-prattutto per il posto che ci hanno as-sicurato in Piazza San Pietro. Quelloche è rimasto più impresso nel nostrocuore, però, è il Giubileo stesso, nontanto nelle sue esteriorità, quanto nel-la sua capacità di farci vivere il cristia-nesimo alle sue sorgenti, a contattocon il Papa e immersi nella moltitudi-ne del «Popolo Santo di Dio». Ci sisente veramente Chiesa. Ci si incontracon Gesù Cristo vivo, oggi.

I pellegrini “romani”

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Apostolatodella preghiera

Intenzioneper il mese di novembre 2000

Perché i responsabili della politicae dell’economia sentano il doveredi operare per il bene comune, pri-vilegiando, in primo luogo, le esi-genze dei bisognosi.

Uno sguardo all’at-tuale dramma dell’u-manità: sono 27 mi-

lioni i rifugiati e i profughi; 800 milioni gli affamati; due terzi dellapopolazione mondiale vivono in povertà e sottosviluppo; milioni emilioni sono senza un lavoro anche nei cosiddetti paesi industrializ-zati; tanti sono gli anziani abbandonati e gli ammalati senza possibi-lità di guarigione, e poi il fiume della droga. Nell’evidenza di questarealtà, è bene rivedere i nostri personali comportamenti, le nostrescelte, il nostro impegno considerando le cause che l’hanno deter-minata. Non dobbiamo scoraggiarci per l’insufficienza dei risultatidi fronte alla vastità e complessità dei problemi, che richiedono na-turalmente un maggiore impegno delle forze politiche ed economi-che: si tratta di partire da una conversione personale e dalla conse-guente personale capacità perché si attui la speranza a favore di tut-ti i popoli. Il 5 novembre 2000 si celebrerà il “Giubileo dei respon-sabili della cosa pubblica”. Questi responsabili, dopo un pellegri-naggio via mare da Gerusalemme a Roma, sulle orme di San Paolo,si troveranno nella città eterna, come “Parlamento del mondo”, perdiscutere sul futuro dell’umanità del terzo millennio. La loro atten-zione si concentrerà sul drammatico problema del debito estero deipaesi più poveri, in particolare di quelli classificati dalla BancaMondiale come “paesi altamente indebitati”. È un ammirevolesforzo per promuovere una sostanziale riduzione, se non una can-cellazione, del debito e il varo di leggi universalmente riconosciutesulla libertà religiosa e sulla dignità della persona. Se è grande laloro responsabilità di fronte all’umanità, è altrettanto responsabileogni cristiano che ha il dovere di accompagnare con la preghiera lepersone che lavorano per il bene pubblico.

La festività di tutti i Santi e la Commemorazione dei Defunti, cele-brate all’inizio di questo mese, ci ricordano che tutti siamo chiamatialla santità: è una meta assai difficile da raggiungere se basata sullenostre povere forze, per questo dobbiamo pregare insistentementeil Padre perché, nel suo amore misericordioso, ci doni lo SpiritoSanto a guida del nostro vivere quotidiano, anche per essere trovatidegnamente pronti all’ultima inevitabile chiamata.

In parrocchia3 novembre: celebrazione del primo venerdì del mese come da con-suetudine.

a cura di Dina Galetti

FondazioneBiblioteca MorcelliPinacoteca Repossi

Via Bernardino VariscoChiari (Bs)

La fondazione BibliotecaMorcelli-Pinacoteca Re-possi organizza, con gli

Amici della Fondazione, presso laGalleria dei ritratti, il 3 novembre2000 alle ore 20.45, una serata diapprofondimento con il profes-sor Mauro Corradini, sulla grafi-ca di Giambattista Piranesi, se-guita dalla visita guidata alla mo-stra.La rassegna, inaugurata presso ilpalazzo della Fondazione il 14ottobre, resterà aperta fino al 19novembre (ingresso gratuito;aperta tutti i giorni dalle 9 alle 12e dalle 15 alle 18). In esposizione107 stampe mirabili del grandearchitetto ed incisore venezianodel Settecento, dedicate alleAntichità romane ed alle Vedutedi Roma.

Il 9 novembre, alle ore 20.45, se-rata commemorativa del filosofoclarense Bernardino Varisco, dicui ricorre quest’anno il 150° dal-la nascita. Il professor MassimoFerrari, docente di storia della fi-losofia presso l’Università Stata-le de L’Aquila, terrà una relazio-ne su Bernardino Varisco, un filo-sofo tra Ottocento e Novecento.

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Le mie vacanze le ho trascorsein Croazia e Bosnia, 10 gior-ni in compagnia di tutta la

mia famiglia. Il giorno della parten-za eravamo molto agitati perchéavremmo dovuto affrontare un lun-go viaggio, per di più con una mac-china non nostra (quella di mio zioVirginio). Partimmo verso mezzanotte per Zagabria (Croazia). Du-rante il viaggio, dopo aver attraver-sato un pezzo d’Italia e tutta la Slo-venia, ci fermammo alla doganacroata, solo che era chiusa! Alloraparcheggiammo la macchina e miopapà, la mia mamma, Chiara, e Da-vide fecero un pisolino; io ad esseresincero non dormii neanche un mi-nuto!Arrivati a Zagabria andammo subi-to alla casa dei salesiani dove ci sta-va aspettando don Ivan, io pensai:finalmente si mangia! Avevo perfet-tamente ragione! Ci offrirono la co-lazione. Aaaah... dopo una bella co-lazione a base di the buonissimo epane squisito, don Ivan ci fece vede-re il suo orto che era grandissimo.Gli ho chiesto come avrebbe fatto atagliare tutta l’erba che cresceva edon Ivan mi rispose che un pezzo latagliava lui e l’altro la tagliava un si-gnore. Poi ci fece vedere anche lasua macchina e il posto dove mette-va la cassa (nel bagagliaio dell’auto)con i maialini e i pulcini da portarealle famiglie povere; diceva chequando erano in macchina i maiali-ni cantavano come un gruppo rock econ lui formavano un gruppo di roc-kers. Dopo tutto questo lasciammola Croazia per andare a Kopanice,in Bosnia, dove c’è la casa di donPejo. Durante il passaggio dellafrontiera, un poliziotto ruppe unpacco per vedere cosa c’era dentroed io avevo paura perché credevoche ci avrebbe portato tutti in pri-

gione. Arrivati alla casa di Pejo, eglici offrì una “cola” e incominciò aparlare e a tradurre a mio papà, in-tanto io, Chiara e Davide ci siamomessi a giocare con Miki, Maja eStjepo che sono i nipoti di Pejo. Nelpomeriggio, verso le 14.00, Chiara,Davide ed io abbiamo fatto una par-tita a calcio contro Miki, Maja e ilcugino di Miki, infine pareggiammo3 a 3. Il giorno dopo andammo aGromiljak (a circa 250 km da Kopa-nice, vicino Sarajevo) per consegna-re i pacchi dono ai bambini adottatia distanza da parte di alcune fami-glie di Chiari. Devo dire che sonoproprio fortunato ad avere unacasa, un paese, una famiglia e tantealtre cose. Qui è tutto distrutto!Mangiammo nella casa del parrocoe poi andammo a visitare le suore,che sono state molto gentili perchéa noi bambini hanno dato un pallo-ne per giocare.La sera arrivammo a Sarajevo dovela zia di Pejo, suo marito e le lorodue figlie ci stavano aspettando aldecimo piano di un gran palazzo,dopo una mezz’oretta arrivò la fa-

mosa nonna Sofija a salutarci.Alla sera andammo a dormire dalei.Lei abita in un grattacielo come lazia di Pejo; la facciata ad est del pic-colo appartamento, dove c’era ilsoggiorno era stata colpita da unagranata durante la guerra, ed iopensai subito che devono essere sta-ti molto difficili quei giorni di guer-ra: con la paura di essere uccisi daun momento all’altro, senza acqua,senza luce, senza poter uscire dacasa e con il pensiero che la casa po-tesse crollare sotto una bomba!Il giorno dopo partimmo con le ziedi Pejo per Medugorje. Alloggiam-mo in una piccola pensione; a Me-dugorje scalammo due montagne:al monte delle apparizioni salimmotutti perché era solo sassoso e pocoripido quindi non faticoso, invece alMonte della Croce, molto più diffi-cile, andammo solo Chiara, la mam-ma, Pejo, sua zia più giovane ed io.La salita durò due ore e la discesaun’ora e mezza, naturalmente intutte e due le montagne, durante lasalita, c’era la Via Crucis.Verso mezzogiorno, dopo la Messa,partimmo per Kopanice e durante ilritorno ci fermammo alla sorgentedel fiume Bosnia per mangiare unpo’... un’anguria fresca, eccome seci stava, e dopo la sosta si riparte!Prossima fermata, passando in mez-

zo a bellissime montagne, Kopanice!A Kopanice, il giorno dopo, i mieigenitori ci lasciarono soli con la

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San Bernardino 2000 - Vacanze 2000

Un ragazzinoin Bosnia

11 agosto 2000 - Sarajevo

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mamma di Pejo per andare a Vuko-var (che bello! saremmo rimasti agiocare con i nostri amici). Tornatici dissero che Vukovar era propriouna città distrutta (sospiro)... pove-retti.La sera andammo a fare una bellascorpacciata dalla zia di Pejo. Il po-vero gatto, della zia di Pejo era per-seguitato da Stjepo, che lo inseguivae lo acchiappava, lo afferrava per ilcollo quasi da strangolarlo. Poi Mikiebbe un’idea: mettere il gatto sottouna doccia lì nel cortile della zia...Vvvvvuuuuummmm, il gatto scap-pò via come un razzo.La sera tardi andammo a dormireda un’altra zia di Pejo, molto genti-le, con due figlie altrettanto gentili eospitali (mentre noi dormivamo neiloro letti loro dormivano per terrasu dei materassi). Durante la notte,per andare al bagno, son dovutouscire nel cortile… che notte stella-ta e che paura!La mattina dopo partimmo per Za-gabria e (quindi lasciammo la Bo-snia ed entrammo in Croazia); an-dammo subito da don Stjepan che èun’altra conoscenza del papà. Làconoscemmo anche il signor Stankoche è stanco sin dalla nascita... nonl’avete capita? Lasciate perdere...lui ha anche fatto un mosaico gigan-tesco su cui erano rappresentati SanGiovanni Bosco e i giovani. DonStjepan ci fece vedere dei laghi arti-ficiali bellissimi, dove gli Zagabresipassano momenti di relax. Nel po-meriggio don Ivan ci venne a pren-dere e ci portò a trovare la famigliaPlišo che è la famiglia di Kristina, labambina di Travnik (Bosnia) cheabbiamo adottato a distanza, già dasette anni ormai. Lei quando ci videfu molto felice. Kristina ha tre so-relle e un fratello: Josipa, Ivana, Pa-vica e Marco.Suo papà Mirko, che ha fatto duemesi di campo di concentramentodurante la guerra in Bosnia, ci portòa vedere la loro casetta (ma propriopiccola) su una montagnetta colti-vata a vigneti... Fischia quant’uvache ha.La sera andammo a dormire da donStjepan... ah mi sono quasi dimenti-cato di dirvi che don Marjan

(un’altra nostra conoscenza) ci hatagliato i capelli: a me e a Davide...Silenzio. A me, ha lasciato il ciuffo!Dopo un po’ andammo a casa didon Ivan da dove saremmo partitiper Karlovac, dove, in caserma, ciaspettava Dubravko un comandan-te dell’esercito croato. Mangiammoin caserma e dopo andammo a fareil bagno nel fiume. Dormimmo acasa della mamma di Dubravko. Ilgiorno dopo, Dubravko ci portò alcampo di addestramento dei soldati(dove lui è il responsabile), ci feceentrare, ma dico entrare in un carro

armato! Che emozione! Che bellose anche per i grandi questi fosserosolo giocattoli innocui.Nel pomeriggio Dubravko ci portòa fare un altro bagno nel fiume!Due neh.La mattina dopo andammo da donFerdinand (che viaggio!) che ciospitò volentieri. Dormimmo da lui,il giorno dopo, ahimè, saremmo tor-nati a casa... era già ora di partire,foto ricordo e via!Prossima fermata Chiari! Italia.

by Matteo

30 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

Associazione Pensionati

Il 4 ottobre scorso, presso il ristorante Boschetti di Montichiari, si è svolto iltradizionale pranzo sociale dell’Associazione Pensionati. La solita, straor-dinaria, partecipazione (500 persone circa) ha fatto sì che la giornata si tra-

sformasse in una gioiosa festa. I dieci pullman sono partiti da Chiari scortati daivigili urbani alle ore 9.30 e sono giunti a Montichiari alle 10.30. Don Davide hacelebrato la Santa Messa per tutti i partecipanti nel duomo di Novagli. Duranteil pranzo, alla presenza di varie autorità, il Sindaco di Chiari ha avuto parole dicompiacimento per la calorosa partecipazione e si è congratulato con gli orga-nizzatori per la riuscita della manifestazione.Come consuetudine, sono poi state premiate le due persone più anziane(Teresa Mazzola di 92 anni e Guido Burni di 88) con medaglie d’oro mes-se a disposizione dall’Associazione Pensionati e con due orologi offertidalla gioielleria Baldini di via Zeveto. La giornata si è chiusa tra musichee danze, da sempre assai gradite da tutti i partecipanti.Dopo la buona riuscita della gita a Torino per la visita alla Sindone, il suc-cesso dei soggiorni in Sardegna, in Sicilia e a Ischia, si chiude la stagioneestiva 2000 e già si pensa a quella autunnale ed invernale.Si ricorda che dal mese di ottobre è in funzione il servizio del pulmino perle visite al cimitero.Per informazioni la nostra Segreteria è aperta tutti i giorni dalle ore 15.00alle 18.00 (tel. 030/7000624).

Assunta Serina

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Anche se da parte del governocinese continua la linea duradella repressione contro la

Chiesa cattolica clandestina, a livellodi fedeli e di vescovi si sta verificandoun significativo riavvicinamento tra laChiesa ufficiale e quella clandestina.A favorire tale processo domenica 1ottobre sono stati proclamati santi120 martiri cinesi, che hanno reso laloro testimonianza a costo della vitanelle diverse fasi della storia cinesedal 1747 al 1930, antecedentementeall’affermazione del comunismo edalla fondazione dell’associazione pa-triottica del clero (1951). Fra questimartiri figurano anche i protomartirisalesiani, il vescovo Mons. Luigi Ver-siglia e don Callisto Caravario, mis-sionari in Cina.L’Ispettoria Salesiana Lombardo -E-miliana è particolarmente interessataa Mons. Versiglia, essendo egli nato il5 giugno 1873 a Oliva Gessi nella pro-vincia di Pavia. È il primo dei nostrivenerabili e servi di Dio che arrivaalla canonizzazione. Allievo ginnasia-le di Torino-Valdocco negli ultimianni della vita da don Bosco, viene in-vitato ad un colloquio personale conlui, ma la malattia e la morte del san-to gliene impediscono la realizzazio-ne. Si realizzerà in lui però un sognodi Don Bosco, che desiderava forte-mente di mandare i suoi figli comemissionari in Cina, anche per le insi-stenze del Papa Beato Pio IX. Toccòal suo successore, il Beato MicheleRua, portare a compimento tale pro-getto nel 1906 e a don Luigi Versigliacon altri due sacerdoti e tre coadiuto-ri partire per Macao come primi mis-sionari salesiani in Cina. Alieno, daragazzo, dalla vocazione sacerdotale,era stato conquistato a tale ideale dalclima della casa salesiana e soprattut-to dall’incontro con uno dei primimissionari salesiani don ValentinoCassini. Coltivando il progetto mis-sionario nel suo cuore, percorse congrande cura tutto l’iter formativo sa-lesiano.Nel 1893 si era laureato in filosofia

alla Gregoriana e nel 1895 era statoordinato sacerdote. Dal 1896 svolge-va il compito di direttore e maestrodei novizi a Genzano, quando final-mente poteva realizzare la sua voca-zione missionaria. Quando meno selo aspettava, viene convocato dal Ret-tor Maggiore e destinato a guidare laprima spedizione missionaria salesia-na in Cina. Dall’orfanotrofio di Ma-cao passa in Cina alla missionenell’Heung Shan e nel 1918 vieneconsacrato vescovo per il vicariatoapostolico di Shiu-chow.Così ne tratteggiava la figura il dele-gato apostolico Mons. Celso Costan-tini, poi cardinale, che aveva avutooccasione di incontrarlo più volte:«Era il tipo di vescovo missionario:semplice, coraggioso, animato daquel fervore apostolico, che nasce dauna profonda pietà e non cerca altroche la gloria di Dio e la dilatazionedel suo regno tra le genti. Come supe-riore, faceva sentire in lui più il padree il fratello che l’uomo di comando.Perciò i missionari e i cristiani lo ama-vano e lo obbedivano volentieri. Delresto egli dava l’esempio del lavoro,della carità e non comandava nullache egli stesso non avesse già fatto ofosse pronto a fare. Si sentiva in lui unvero figlio di Don Bosco».Dopo dodici anni d’intenso lavoromissionario nel vicariato, poteva con-tare su 15 stazioni primarie e 40 se-condarie con chiesa o cappella e conscuola; su 21 sacerdoti, due laici con-sacrati, 25 suore, 31 catechisti, 39 ma-estri. Di essi erano locali 1 sacerdote,1 laico consacrato, 10 suore e 25 semi-naristi. A Siu-chow si erano aperti unorfanotrofio, una casa per la forma-zione dei catechisti; l’Istituto DonBosco e L’Istituto Maria Ausiliatrice;il ricovero per i vecchi; il dispensarioe la casa del missionario o episcopio.Il numero dei cristiani era triplicato.Don Bosco aveva visto in “sogno” chequando in Cina un calice si sarebberiempito di sangue, l’Opera Salesianasi sarebbe meravigliosamente diffusain mezzo a questo popolo immenso.

Versiglia ricevendo in dono dal Ret-tor Maggiore don Paolo Albera il ca-lice che aveva usato nel celebrare laMessa del suo 50° di sacerdozio, conevidente allusione al “sogno” di donBosco, diceva: «Tu mi porti il calice vi-sto dal Padre don Bosco: a me il riem-pirlo di sangue per l’adempimentodella visione». E l’occasione venne il25 febbraio 1930 quando, andandocon don Callisto Caravario in visitapastorale a Lin-chow e riaccompa-gnando a casa tre ragazze, che aveva-no completato i loro studi, perché di-fendeva la loro purezza e in odio allareligione cattolica fu brutalmentepercosso a morte e fucilato dai pirati.Erano tempi veramente tragici per ilpopolo cinese in seguito al crollo del-la monarchia ed all’instaurazione del-la repubblica con gravi tensioni socia-li e politiche, con la guerra e il brigan-taggio. Essi avevano grandementecondizionato l’azione missionaria e iprimi passi dell’Opera Salesiana, no-nostante il coraggio e l’intrapren-denza del vescovo e dei confratelli. Ilmartirio veniva a coronare una vitatutta spesa per la promozione umanae per l’evangelizzazione.Il 13 novembre 1976 veniva emanatoda Papa Paolo VI il decreto con cui siriconosceva il martirio di Mons. LuigiVersiglia e di don Callisto Caravario evenivano dichiarati beati.

don Felice Rizzini

L’Angelo - Novembre a. D. 2000 31

San Bernardino 2000 - Un santo di casa nostra

Mons. Luigi Versiglia

I Beati martiri Luigi Versigliae Callisto Caravario, Missionari salesiani.

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1 - 3 giugno 2000

Giubileo dei migrantie degli itineranti

La complessa realtà delle migrazioni umane hamotivi immediati molto diversi: nel profondo,tuttavia, essa rivela il germe di un’aspirazione ad

un orizzonte trascendente di giustizia, di libertà, di pace.In definitiva, essa testimonia un’inquietudine che ri-manda, se pur in modo indiretto, a Dio, nel quale sol-tanto l’uomo può trovare l’appagamento pieno di ognisua attesa.

Nel messaggio della Giornata del Migrante 1999, re-datto nella prospettiva del Grande Giubileo, il papaaffermava: “Il Giubileo coinvolge in maniera singola-re anche il mondo dei Migranti per le strette analogieesistenti tra la loro condizione e quella del credente”.Qui il termine migrante ha senso largo. Nella sua ac-cezione rientrano tutti coloro che, per qualsiasi moti-vo, lasciano la propria comunità etnica religiosa e cul-turale per andare a vivere in contesti diversi.Nella Chiesa nessuno è straniero.“La Chiesa - continuava il Papa - è per sua natura soli-dale con il mondo dei Migranti, i quali, con la loro va-rietà di lingue, razze, culture e costumi, le ricordano lasua condizione di popolo pellegrinante da ogni partedella terra verso la Patria definitiva. Questa prospetti-va aiuta i cristiani ad abbandonare ogni logica nazio-nalistica ed a sottrarsi agli angusti schematismi ideo-logici”.La Chiesa, presente sotto ogni cielo, non si identificacon alcuna etnia o cultura, poiché, come ricorda laLettera a Diogneto, i cristiani “vivono nella loro patria,ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadinie da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni terrastraniera è per loro patria, e ogni patria è per loro ter-ra straniera” (5, 1).

32 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

15 - 20 agosto

XV Giornata Mondialedella Gioventù

Preghiera

Sono duemila anni dalla Tua venuta tra noi, o Signore!Passano anche i giorni della nostra giovane vita,nella ricerca di una felicità che riempia davvero il cuore.Donaci, o Signore Gesù, di scoprire e credereche questo mondo, segnato da ingiustizie, conflitti e vuoto,può rinascere solo passando attraverso di Te.R. Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro fratello,noi Ti amiamo e Ti seguiamo!

Il Papa ci invita al Giubileo della Tua incarnazione,o Signore!Accogliamo il suo invito con prontezza e speranza,per conoscerTi, incontrarTi e sentirci fratellinella Tua Chiesa.Fa’, o Signore Gesù, che, vinti paura e peccato,rinnoviamo il nostro cuore in un’esperienzadi amore e perdono,per spendere generosamente la vita a servizio dei poveri.R. Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro fratello,noi Ti amiamo e Ti seguiamo!

Da tutte le parti della terra ci rivolgiamo a Roma,o Signore!La memoria di Pietro, di Paolo, di tanti testimoni della fedeconferma per noi l’annuncio del Tuo Vangelo.Trasformaci, o Signore Gesù,perché sappiamo, con la stessa fiducia di Maria,accogliere la parola di verità e di vitache la Tua Chiesa ci affida per il terzo millennio,e ne diventiamo testimoniper quanti ancora non Ti conoscono.R. Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro fratello,noi Ti amiamo e Ti seguiamo!

Abbiamo vissuto grandi momenti del Giubileo dell’anno2000. Li ricordiamo con alcune fotografie e con alcunitesti: preghiere, passi dei testi papali, brani di presenta-zione... Ognuno li ha già vissuti questi momenti, noi inten-diamo offrire piccoli brandelli per favorirne l’evocazione.

Una stupenda immagine del Giubileo dei giovani.È la stessa fotografia utilizzata come “ambiente” in copertina.

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L’Angelo - Novembre a. D. 2000 33

9 luglio 2000

Giubileo nelle carceri

Carissimi fratelli e sorelle, dinanzi a noi qui riu-niti si presenta Gesù Cristo il detenuto. “Ero...carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,

35-36). Egli chiede di essere incontrato in voi, come intante altre persone toccate dalle varie forme della sof-ferenza umana: “Ogni volta che avete fatto queste cosea uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fat-to a me” (Mt 25, 40). Queste parole contengono, si puòdire, il “programma” del Giubileo nelle Carceri, cheoggi celebriamo. Esse ci invitano a viverlo come impe-gno per la dignità di tutti, quella dignità che scaturiscedall’amore di Dio per ogni persona umana.Saluto soprattutto ciascuno di voi, detenuti, con affettofraterno. Mi presento a voi come testimone dell’amoredi Dio. Vengo a dirvi che Dio vi ama, e desidera chepercorriate un cammino di riabilitazione e di perdono,di verità e di giustizia. Vorrei potermi mettere in ascol-to della vicenda personale di ciascuno. Ciò che nonposso fare io, lo possono i vostri Cappellani, che sonoaccanto a voi a nome di Cristo. A loro va il mio salutocordiale e il mio incoraggiamento. Il mio pensiero siestende pure a tutti coloro che svolgono questo compi-to così impegnativo in tutte le carceri d’Italia e delmondo. Sento, inoltre, di dover di esprimere il mio ap-prezzamento ai Volontari, che collaborano con i Cap-pellani nell’esservi vicini con opportune iniziative.Anche con il loro aiuto, il carcere può acquistare untratto di umanità ed arricchirsi di una dimensione spiri-tuale, che è importantissima per la vostra vita. Propostaalla libera accettazione di ciascuno, questa dimensioneva considerata un elemento qualificante per un proget-to di pena detentiva più conforme alla dignità umana.

È da questa schiavitùche lo Spirito di Dioviene a liberarci.Egli, che è il Donoper eccellenza ot-tenutoci da Cristo,“viene in aiuto del-la nostra debolez-za... intercedendocon insistenza pernoi con gemiti ine-sprimibili” (Rm8,26). Se seguiamole sue ispirazioni,egli produce la no-stra salvezza inte-grale, “l’adozione a

figli, la redenzione del nostro corpo” (Rm 8,23).

Occorre dunque che sia Lui, lo Spirito di Gesù Cristo,ad operare nei vostri cuori, cari fratelli e sorelle dete-nuti. Occorre che lo Spirito Santo pervada questo carce-

re in cui ci incontriamo e tutte le prigioni del mondo.Cristo, il Figlio di Dio, si fece detenuto, lasciò che glilegassero le mani e poi le inchiodassero alla croce pro-prio perché il suo Spirito potesse raggiungere il cuoredi ogni uomo. Anche dove gli uomini sono chiusi con icatenacci delle carceri, secondo la logica di una pur ne-cessaria giustizia umana, bisogna che soffi lo Spirito diCristo Redentore del mondo. La pena infatti non puòridursi ad una semplice dinamica retributiva, tantomeno può configurarsi come una ritorsione sociale ouna sorta di vendetta istituzionale. La pena, la prigionehanno senso se, mentre affermano le esigenze dellagiustizia e scoraggiano il crimine, servono al rinnova-mento dell’uomo, offrendo a chi ha sbagliato una possi-bilità di riflettere e cambiare vita, per reinserirsi a pie-no titolo nella società.

Lasciate, dunque, che io vi chieda di tendere con tuttele vostre forze ad una vita nuova, nell’incontro con Cri-sto. Di questo vostro cammino non potrà che gioirel’intera società. Le stesse persone a cui avete causatodolore sentiranno forse di aver avuto giustizia piùguardando al vostro cambiamento interiore che alsemplice scotto penale da voi pagato.

Le immagini si riferiscono alla Celebrazione del Giubileonelle Carceri del “Regina Coeli”.

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34 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

14 - 15 ottobre

Giubileodelle FamiglieI figli,primavera della famigliae della società

Preghiera dall’Evangelium vitae

O Maria,aurora del mondo nuovo,Madre dei viventi,affidiamo a Te la causa della vita:guarda, o Madre,al numero sconfinatodi bimbi cui viene impedito di nascere,di poveri cui è reso difficile vivere,di uomini e donne vittimedi disumana violenza,di anziani e malatiuccisi dall’indifferenzao da una presunta pietà.

Fa’ che quanti credono nel tuo Figliosappiano annunciarecon franchezza e amoreagli uomini del nostro tempoil Vangelo della vita.

Ottieni loro la grazia di accoglierlocome dono sempre nuovo,la gioia di celebrarlo con gratitudinein tutta la loro esistenzae il coraggio di testimoniarlocon tenacia operosa, per costruire,insieme con tutti gli uominidi buona volontà,la civiltà della verità e dell’amore,a lode e gloria di Dio creatoree amante della vita.Amen.

17 settembre 2000

Giubileo della Terza EtàLa vicenda umana, pur soggetta al tempo, viene posta da Cristo nell’orizzontedell’immortalità. Egli “si è fatto uomo tra gli uomini, per unire il principio allafine cioè l’uomo a Dio”.

Carissimi fratelli e sorelle, venutiin pellegrinaggio a Roma per ilvostro Giubileo! Vi do il mio

più cordiale benvenuto, lieto di cele-brare insieme con voi questo singolaremomento di grazia e di comunione ec-clesiale. Vi saluto tutti con affetto. Unparticolare pensiero va al Signor Cardi-nale James Francis Stafford ed a tutti iConfratelli nell’Episcopato e nel Sa-cerdozio qui presenti. Invio un ricordoaffettuoso a tutti i vescovi e sacerdotianziani del mondo, come pure a quantinella vita religiosa o laicale hanno spe-so le loro energie nell’adempimentodei doveri del proprio stato.Grazie per l’esempio che offrite di a-more, di dedizione e di fedeltà alla vo-cazione ricevuta!Desidero esprimere il mio apprezza-mento a quanti hanno affrontato difficoltà e disagi pur di non mancare a que-sto appuntamento. Al tempo stesso, tuttavia, il mio pensiero si rivolge anchea tutte quelle persone anziane, sole o ammalate, che non hanno potuto muo-versi da casa, ma che sono spiritualmente unite a noi e seguono questa cele-brazione attraverso la radio e la televisione. A quanti si trovano in situazioniprecarie o di particolare difficoltà, assicuro la mia cordiale vicinanza ed il mioricordo nella preghiera.Il Giubileo della Terza Età, che oggi celebriamo, riveste un’importanza parti-colare, se si considera la crescente presenza delle persone anzianenell’attuale società. Celebrare il Giubileo significa innanzitutto raccogliere ilmessaggio di Cristo per queste persone, ma al tempo stesso far tesoro del mes-saggio di esperienza e di saggezza di cui esse stesse sono portatrici in questa par-ticolare stagione della loro vita. Per molte di esse la terza età è il tempo perriorganizzare la propria vita, ponendo a frutto l’esperienza e le capacità acqui-site.In realtà - come ebbi occasione di sottolineare nella Lettera agli anziani (cfr n.13) - anche l’età avanzata è un tempo di grazia, che invita ad unirsi con amorepiù intenso al mistero salvifico di Cristo ed a partecipare più profondamenteal suo progetto di salvezza. La Chiesa guarda con amore e con fiducia a voianziani, impegnandosi per favorire la realizzazione di un contesto umano, so-ciale e spirituale in seno al quale ogni persona possa vivere pienamente e de-gnamente questa importante tappa della propria vita.Cari amici anziani! In un mondo come quello attuale, nel quale sono spessomitizzate la forza e la potenza, voi avete la missione di testimoniare i valori checontano davvero al di là delle apparenze, e che rimangono per sempre perchéinscritti nel cuore di ogni essere umano e garantiti dalla Parola di Dio. Pro-prio in quanto persone della terza età voi avete un contributo specifico da of-frire per lo sviluppo di una autentica cultura della vita - voi avete, noi abbia-mo, perché anche io appartengo alla vostra età - testimoniando che ogni mo-mento dell’esistenza è un dono di Dio ed ogni stagione della vita umana ha lesue specifiche ricchezze da mettere a disposizione di tutti.

Le immagini si riferisconoal Giubileo della Terza Età.

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I purtinér de l’uspedal

“Siòr, per piazér, ma laserèsel mia pasàche ‘l me om l’è stat uperàt jer de urgen-sa?”Un rapido sguardo verso l’uscita, uncenno con la mano e via. Erano i tempi(manco a dirlo i favolosi anni Sessan-ta) in cui il nostro ospedale era presie-duto da Emilio Soldo e i consiglierierano Anna Maria Angelini, LeoneGalli, Paride Pelati e Mario Tosi. Ilprimario di chirurgia era il famosoprofessor Mario Tabanelli, quello dimedicina Angelo Volta, quello di oste-tricia Aldo Curone e quello di otori-nolaringoiatria Claudio Sbernini.Giulio Stegher era un giovane medi-

co, Enzo Gallotti un altrettanto giova-ne anestesista. Con loro Enzo Magi-strali, assistente ostetrico ginecologo.E Amedeo Facchetti, l’indimenticatoGiope, direttore della farmacia.Ma torniamo ai nostri purtinér.Luigi Calabria, in divisa nella fotoscattata proprio sui gradini d’ingressoall’ospedale, ha lavorato lì per qua-rant’anni.Oggi si gode la meritata pensione as-sieme alla moglie, la signora DionillaTurrini. La figlia Maria Rosa è felice-mente coniugata a Rovato.

Quanti episodi! Quanti aneddoti daraccontare!“Ghera ‘na specie de pronto soccorso especialmènt de nott riaa denter persunede töcc i tipi: chei che s’era spacàt al có echei che s’erà teàt al pè ‘ntant che i da-ecquaa... E alura al dutùr de guardiaghera de aidaga: taglia, disinfetta, metti

le graffette. ‘Nsomma, da purtinér a aiu-to-chirurgo.”Poi veniva il cambio di turno e a Gigisubentrava Giacomo, il buon Giaco-mo Ribolla.“Sculta gnaro, che intensiù garèset chèl’è za ‘na mezura che ta ma gìret antu-ren?”“So che a spetà la me mama perché lame surilina l’è stada mal...”Un sorriso bonario:“Sta calmo e sèntet zo lé e ta ederét che‘ndarà töt bé...”Giacomo purtroppo non è più tra noi,ma è rimasto nel nostro ricordo comein quello della gentile consorte Leo-nilda Grassini e dei figli Giorgio edEnrico.Si avvicinano i “Morti”, potrebbe an-che nevicare...“Certo, e dopo chi ga de fala via pala ebadìl che ga de pasà i parèncc e le am-bulanse?...”Il corazziereAbbiamo già scritto, in queste pagine,della famiglia Salvoni (cascina Salvio-ni). La fotografia ritrae Pasquale Sal-voni, classe 1849, che entrò a far partedei corazzieri del re e fece carriera mi-litare partecipando nientemeno chealla Breccia di Porta Pia. Tornato aChiari si sposò e riuscì a mettere almondo ben sei figlioli. Stirpe di coraz-zieri?Una domanda: se potesse tornare tranoi che cosa ne penserebbe il nostroPasquale, uomo tutto d’un pezzo, diquesto mondo caotico, disordinato,senza regole?

Franco Rubagotti

L’Angelo - Novembre a. D. 2000 35

L’abbonamentoal notiziario “L’Angelo” anche per il2001 mantiene la quota invariata a35.000 lire e questo da cinque anni aquesta parte.Mentre tutte le testate, giustamente,chiedono un adeguamento, “L’Ange-lo” non aumenta. Eppure, l’avretenotato, migliora continuamente la“veste” grafica, è divenuto tutto a co-lori, quasi sempre è di 40 facciate.Come è possibile?

Onestamente perché il numero deisostenitori (quanti versano più delminimo) è sempre in aumento.Poi perché i collaboratori che leggetenella “gerenza” di pagina due conti-nuano a migliorare sé stessi raggiun-gendo livelli che ormai possiamo direall’altezza dei professionisti della im-paginazione e della elaborazionegrafica delle immagini.Inoltre il gruppo addetto alla distri-buzione alleggerisce in forma note-vole le spese. “L’Angelo” ha le ali ef-ficaci degli incaricati e delle incarica-te della distribuzione.È possibile anche perché con il servi-ce Eurocolor di Rovato e soprattuttocon la tipografia Clarense si è rag-giunto un affiatamento che va oltrel’interesse economico. Tutti voglia-mo un Angelo che sia anche “bello”.È possibile soprattutto perché l’im-pegno di quanti preparano i testi, dalprevosto a tutti gli altri collaboratori,è uno stimolo a fare tutto il possibileperché “L’Angelo” sia presentatobene.

Tutto questo ci permette di mantenereil prezzo a sole 35.000 lire, anche se nel2002 questo non sarà proprio più pos-sibile.

(d. A.)

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State seguendo quotidianamente«Il grande fratello»? Io no, peròsto bene. Non sono certo un te-

ledipendente, ma il mio Tg non me loperdo, (e neanche le partite dell’I-nter). Ultimamente ho seguito alcunefasi delle Olimpiadi di Sidney. Biso-gna lasciarle finire, le Olimpiadi, perpoi pensarci su. Motivi di riflessionece n’è parecchi. La suggestione dellacerimonia iniziale è stata grande. Incontrasto con la vetrina pesante, con-sumistica e commerciale di Atlanta gliAustraliani, spacconi forse, ma since-ri, ci hanno mostrato tutta la loro vo-glia di radicarsi in una terra dove sonoarrivati da poco, di fare propria anchela ricchezza culturale degli aborigenicon il coraggio di riconoscere a questiuna sorta di primogenitura. Una di-mostrazione di maturità alla qualenon sono arrivati gli Americani diAtlanta che hanno perso, quattro annifa, un’altra occasione per offrire alme-no un segno di rappacificazione con lepopolazioni alle quali avevano sottrat-to terre e risorse. Auguro al generosoe democratico popolo americano diriuscire un giorno a compiere questopasso: vivrà nella sua terra più ricco dicultura e di storia propria e con menosensi di colpa. Levare di Bandiere e ri-suonare di Inni sono stati frequente-mente accompagnati da pianti edemozioni.Dalle parti di Zagabria, qualche tem-po, fa mi complimentavo con alcuniamici croati per le belle prestazioni dialcuni loro compatrioti al soldo disquadre italiane. La reazione ai mieicomplimenti sinceri fu della massimafreddezza. Gli atleti di cui stavo lodan-do le gesta erano considerati dei fortu-nati egoisti, che nel momento del mas-simo pericolo e della peggiore situa-zione economica e civile della loro pa-tria avevano semplicemente abbando-nato la loro terra e la loro gente perraggiungere lidi più ricchi e sicuri.Leggo alcune righe dell’attento e one-sto Giampaolo Ormezzano: Come«spartire la commozione con l’atletache si commuove all’inno nazionalequando sappiamo … che vive lontano

dal proprio paese, che ha scelto luoghidal clima meteorologico, politico edeconomico più propizi non soloall’attività sportiva, ma alla sua vita.Quando sappiamo per certo che in pa-tria lo ritengono in linea di massimaun opportunista… Come ci dobbiamocomportare con l’atleta che ha cam-biato cittadinanza con disinvoltura…e che ora balla la danza della vitto-ria… portando la bandiera di una na-zione lontanissima da quella dove ènato, dando fierezza supplementare aisuoi nuovi padroni già fieri per contoloro di benessere, spalmando desola-zione supplementare su quelli che lag-giù, dove lui è nato, lo hanno umana-mente perduto?»Che dire poi quando la vittoria toccaad uno di un paese povero, magaristraziato dalla guerra civile, oppressoda una dittatura. A che cosa servirà lasua impresa? Probabilmente verràusata per esaltare un potere che strin-gerà ancora di più le corde che leganodei sudditi poveri.Manco a dirlo si affaccia, opprimente,la questione doping. La lotta dichiara-ta, condotta ormai per for-tuna anche da atleti che siimpegnano in prima perso-na, non riesce ad impedireil rinnovarsi di episodieclatanti e vergognosi. Sa-ranno stati trovati tutti i di-sonesti? Per vincere questasfida bisognerà impegnarsiancora a lungo lavorandoin modo che termini la ri-cerca della prestazione aldi là di ogni limite e che siinceppi il meccanismo cheaccoppia successo e dena-ro. È fatica da concorrentiin una gara fin troppo spe-ciale.Ma concludiamo con tonipositivi. Le Olimpiadi so-no un fenomeno giovanile.Ci mostrano un mondodove restano fondamentalil’impegno, la preparazio-ne, la passione. Riesconoancora a mostrarci esempi

di giovani normali che non temono ilsacrificio e che hanno voglia di vincereacquisendo abilità e preparazione eche non dimenticano che lo sport èprima di tutto divertimento. Mi piace-rebbe un’Italia piena di giovani cam-pioni che non guardano ai miliardi,che sanno vincere e perdere, che scel-gono di giocare per stare bene insiemee per divertirsi. Ma a questi campionibisogna dare strutture, occasioni edattenzione. A questi campioni bisognaoffrire un panorama diverso. A questicampioni bisogna mostrare un mondosportivo diverso. Altrimenti non avre-mo più tanti campioni da ammirare,amare ed imitare, ma solo fenomenirari, antipatici, pagati e dopati. E nonditemi che la colpa sarà della scuola,che non fa ginnastica, o del Coni che èdisorganizzato, o del governo che nonsostiene lo sport. Certamente la colpasarà di chi avrà continuato a nascon-dere ed a corrompere, con il denaro,con il doping, con i falsi miti, con l’in-competenza tecnica, l’idea dello sport.Ma via! Volevo concludere in positivo:per quello che hanno raggiunto a Sid-ney gli azzurri mi hanno soddisfatto…E poi ho imparato a scrivere corretta-mente il nome della città australia-na… non è poco!

Bruno Mazzotti

36 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

Olimpiadi e dintorni

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Opere parrocchiali

Moglie e figli per il proprio defunto 400.000N. N. in memoria della ziaCaterina Bontempi(per la chiesa del cimitero) 1.000.000L. in memoria di P. 1.000.000Mario Baroni e Ester Recentiin occasione delle loro nozze d’oro 100.000

Nuovo Centro Giovanile 2000

Libro Clararum Civitas 100.000I paracadutisti clarensiin memoria di William Galli 300.000

Gruppo di Preghiera Padre Pio 600.000N. N. ricordando i miei defunti 100.000Cassettina Centro Chiesa 72.000Buste della generositàultima domenica di settembre 6.560.000In ricordo di Franco Piantoni 350.000In ricordo di Gino Santi 50.000Pasquì e Pieronel 40° anniversario di matrimonio 200.000I fratelli Zotti con le loro famiglie inmemoria della cognata Lucia Bosetti 400.000Gli amici del C.A.I. di Chiari 200.000N. N. 500.000N. N. in memoria dei propri defunti 1.000.000In memoria di Caterina Vitali,le cognate Serina 300.000F. C. nel 5° anniversario della mortedi Mons. Guido Ferrari 500.000Gruppo di 5ª elementare anno 1999/2000 90.000In memoria di Dario nel 21° anniversario 100.000Associazione Pensionatiin occasione della scampagnata autunnale 500.000Società Sportive,Santa Messa apertura Quadre 1.070.000Santa Messa celebrata in Oratorio 50.000N. N. 50.000In memoria di Carlo Signori 1.000.000In memoria di Adolfo Mura,la moglie e i figli 500.000N. N. 35.000In memoria di Gianbattista Volpii vicini di casa 150.000L. G. in ricordo del nonno Giannetto 100.000Classe 1960 200.000Pensionato Agricolo BorellaGiuseppe Luigi e V. E. 3.000.000

Saldo al 19 settembre 2000 - 2.005.029.646Offerte dal 19/9/2000 al 17/10/2000 18.077.000Uscite dal 19/9/2000 al 17/10/2000 - 330.722.816

Saldo al 17/10/2000 - 2.317.675.462

Radio parrocchiale Claronda

N. N. 10.000

Caritas

N. N. in memoria del marito 100.000

L’Angelo - Novembre a. D. 2000 37

Come contribuirecon aiuti economici

alla costruzionedel Centro Giovanile

2000�1. Lasciti testamentari.�2. Offerte liberali dei cittadini

(individuali, familiari,associative).

�3. Prestiti in denaro gratuitio semigratuiti.

�4. Offerta di materialeper costruzione.

�5. Sottoscrizioni per contributiin quote periodiche (settimanali,mensili, bimestrali, semestrali,annuali, ecc.).

Per informazioni rivolgersi all’Ufficioparrocchiale o ai Sacerdoti.

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Novembre 2000Mercoledì 1 Festa di tutti i Santi

Ap 7,2-4.9-14; 1 Gv 3,1-3; Mt 5,1-12Giovedì 2 Commemorazione dei fedeli defunti

Gb 19,1.23-27; Rm 5,5-11;Gv 6,37-40Primo del mese,giornata eucaristica sacerdotale

Venerdì 3 Primo del mese,dedicato al Sacro Cuore di GesùCatechesi battesimale

Sabato 4 San Carlo BorromeoPrimo del mese, giornata mariana

Domenica 5 XXXI del Tempo ordinarioDt 6,2-6; Eb 7,23-28; Mc 12,28-34

Martedì 7 Magistero per i catechistiMercoledì 8 Scuola della ParolaGiovedì 9 Dedicazione

della Basilica LateranenseVenerdì 10 Catechesi battesimale

San Leone MagnoSabato 11 San Martino di ToursDomenica 12 XXXII del Tempo ordinario

1 Re 17,10-16; Eb 9,24-28;Mc 12,38-44Giornata Nazionaledel Ringraziamento

Lunedì 13 San DiegoMartedì 14 Magistero per i catechistiMercoledì 15 Scuola della ParolaVenerdì 17 Catechesi battesimaleSabato 18 Dedicazione della Basilica

dei Santi Pietro e PaoloDomenica 19 XXXIII del Tempo ordinario

Dn 12,1-3; Eb 10,11-14.18;Mc 13,24-32Giornata Mondiale del MigranteGiornata Nazionaleper il sostentamento del clero

Martedì 21 Magistero per i catechistiPresentazione della. B.V. Maria

Mercoledì 22 Scuola della ParolaSanta Cecilia

Giovedì 23 San ClementeVenerdì 24 Catechesi battesimaleSabato 25 Santa Caterina d’AlessandriaDomenica 26 Solennità di Cristo Re dell’Universo

Dn 7,13-14; Ap 1,5-8; Gv 18,33-37Battesimo comunitario

Martedì 28 Magistero per i catechistiMercoledì 29 Scuola della ParolaGiovedì 30 Sant’Andrea apostolo

Dicembre 2000Venerdì 1 Primo del mese,

dedicato al Sacro Cuore di GesùCatechesi battesimale

Sabato 2 Primo del mese, giornata marianaDomenica 3 1ª d’Avvento

Ger 33,14-16; 1 Ts 3,12-4,2;Lc 21,25-28.34-36

38 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

Liturgia ordinariaSante MessePrefestive

18.00 Duomo19.30 Monticelli

Festive6.00 Duomo6.30 San Bernardino7.00 Duomo7.30 San Bernardino8.00 Duomo8.30 San Bernardo9.00 Duomo9.00 Santellone9.00 San Bernardino

10.00 Duomo10.00 Santa Maria (elementari)10.30 San Giovanni10.30 San Bernardino11.00 Duomo11.00 Santa Maria (adol./giov.)12.00 Duomo18.00 Duomo

Feriali6.30 Sant’Agape7.00 Sant’Agape8.00 Duomo9.00 Duomo

17.30 San Bernardino18.30 Sant’Agape

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L’Angelo - Novembre a. D. 2000 39

Giannetto Bresaola2/12/1917 - 30/7/1998

Carlo Signori2/2/1922 - 21/3/1977

Fermo Vezzoli6/8/1907 - 29/11/1990

Esterina Zanni27/11/1908 - 12/11/1996

Adolfo Mura15/3/1918 - 10/11/1998

Pietro Festa19/11/1937 - 20/4/2000

Battesimi91. Raffaele Belometti92. Amelia Facchetti93. Elisa Garzetti94. Andrea Ghidini95. Martina Giori96. Federico Margariti97. Chiara Miani98. Silvia Ranghetti99. Gianluca Sirani

100. Giulia Baresi101. Matteo Bonassi102. Elisa Faglia103. Cristian Ghilardi104. Simone Marini105. Alessandro Serina106. Davide Valtulini

Matrimoni57. Alberto Bertella

con Silvia Vezzoli58. Onorino Pedrinelli

con Sonia Galli59. Pasquale Logrippo

con Marialuisa Ferrari60. Stefano Cremaschi

con Elena Raimondi61. Giuseppe Pandini

con Tiziana Assoni62. Luca Giuseppe Peci

con Elena Muratori63. Alessandro Rapetti

con Stefania Allegrini64. Carlo Carrara

con Giuliana Bolbarini65. Emanuele Ruggeri

con Rosita Vezzoli66. Massimiliano Colonna

con Miriam Capoferri67. Valentino Dotti

con Mara Baresi68. Raimondo Curcio

con Pamela Piantoni69. Bruno Antonelli

con Monica Moleri70. Giuliano Olmi

con Simonetta Breda71. Roberto Gussago

con Daniela Zizioli

Defunti109. Giuseppa Lucia Bosetti

di anni 84110. Giuseppe Begni

di anni 70111. Mario Martinelli

di anni 67112. Teresa Sigalini

di anni 71113. Angela Festa

di anni 67114. Pietro Aceti

(def. 22/7/2000)di anni 64

Scuola della ParolaÈ ormai noto che, nella linea della nuova evangelizzazione, la parrocchiaha dato inizio alla Scuola della Parola di Dio, ogni mercoledì, presso laCasa Canonica in via Morcelli 7, dalle ore 14.30 alle 15.30 e dalle ore20.30 alle 21.30, per “andare insieme incontro al Signore”.La Scuola della Parola, che medita le letture bibliche dell’anno liturgico, epiù specificamente i brani biblici della domenica successiva all’incontro, èaperta a tutte le persone, di ogni età, di ogni condizione sociale, praticanti enon praticanti. L’unica condizione è quella della disponibilità adun’esperienza di ascolto della Parola di Dio, contenuta nella Sacra Bibbia.Ad ogni incontro viene offerto gratuitamente il sussidio La Domeni-ca, che contiene la liturgia della Parola di Dio e dell’Eucaristia della dome-nica seguente.È animata solitamente dal Prevosto.

Il Maestro è lo Spirito Santo.

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