Angelo Summa

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19540901 in poi , Alla Ricerca del mio Tempo Perduto. (N.B. il testo origine e’ in : H:\FotoVideo TOTALI\AAAAA LAVORATI E RINOMINATI ) Ricordi che fanno capolino nella memoria, ricordi che arrivano . Non hanno sequenza cronologica, si possono leggere a caso, sono flash che arrivano cosi, e cosi’ come arrivano li riporto . Lo scopo e’ quello di fissarli pria che sfuggano, catturarli, acciocche’ qualcosa rimanga, per me e per i posteri, chiunque siano e/o saranno. Si parla di famiglia ma anche di Torino, della Torino dagli anni ’60 fino all’attuale. E poi anche di tutti i posti in cui sono stato e che mi hanno lasciato qualcosa. 1962 Via S.Antonino 38– Vieni ad aiutarmi a tirare il vino, diceva papa’. Il mio aiuto consisteva nel tenere l’imbuto sui bottiglioni, mentre lui vuotava dentro di essi le taniche di vino. Credo che l’imbuto ci sarebbe li stato anche da solo, dentro il collo della bottiglia, il fatto era che papa’ aveva paura a scendere in cantina da solo. Non so se allora ero gia’ a conoscenza di cio’, pero’ ci andavo volentieri ad aiutarlo, anzi, ne andavo anche fiero. In

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Ricordi della mia vita, descritti cosi come mi arrivano alla mente, senza ordinamento di data. Come mi si affaccia alla memoria un ricordo che giudico bello da ricordare e condividere con i posteri ( amici, parenti o chiunque possa essere nel futuro), io lo descrivo cosi' come mi sovviene. Ovviamente sono ricordi che partono dalla mia data di nascita 01-09-1954 . Quasi sempre ambientati a Torino, o nei posti che ho visitato. Ovviamente, il tutto e' in fase di continua modifica. Fin qui le mie memorie all'Ottobre del 2020 Angelo Summa

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19540901 in poi , Alla Ricerca del mio Tempo Perduto.(N.B. il testo origine e’ in : H:\FotoVideo TOTALI\AAAAA LAVORATI E RINOMINATI )

Ricordi che fanno capolino nella memoria, ricordi che arrivano . Non hanno sequenza cronologica, si possono leggere a caso, sono flash che arrivano cosi, e cosi’ come arrivano li riporto . Lo scopo e’ quello di fissarli pria che sfuggano, catturarli, acciocche’ qualcosa rimanga, per me e per i posteri, chiunque siano e/o saranno. Si parla di famiglia ma anche di Torino, della Torino dagli anni ’60 fino all’attuale. E poi anche di tutti i posti in cui sono stato e che mi hanno lasciato qualcosa.

1962 Via S.Antonino 38– Vieni ad aiutarmi a tirare il vino, diceva papa’. Il mio aiuto consisteva nel tenere l’imbuto sui bottiglioni, mentre lui vuotava dentro di essi le taniche di vino. Credo che l’imbuto ci sarebbe li stato anche da solo, dentro il collo della bottiglia, il fatto era che papa’ aveva paura a scendere in cantina da solo. Non so se allora ero gia’ a conoscenza di cio’, pero’ ci andavo volentieri ad aiutarlo, anzi, ne andavo anche fiero. In realta’, papa’, era un leone di giorno, non aveva paura di nulla. Ma la notte era diverso, la notte ERA diversa.

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1980 Gennaio - Ci fu’ il terremoto a Torino quell’anno. Fu’ davvero forte, e credo che le case prefabbricate in cemento armato di C.so Salvemimi lo resero ancora piu’ pauroso, vibrava tutto. Inizio’ come fosse un temporale, come un tuono lontano. Ma poi mi resi conto di cos’era, sempre piu’ forte. Papa’ era seduto al tavolo della cucina, come tutti i giorni, come a tutte le ore, come da tanti anni, con le carte in mano. Da quando si era ammalato faceva solo quello, tutti i giorni, tutte le ore , tutti i minuti; giocava al solitario, ma senza giocare. Non sapevo che fare. Scappare giu’ per le scale? E papa’ ? Ricordo che gli andai vicino, gli misi le mani sulle spalle. Non so se lo feci per proteggere lui, o perche’ avevo paura e volevo farmi “proteggere” io da lui. Minuti interminabili. Sentivo nelle scale i passi della gente che scappava giu’. Poi fini’ tutto. Ricordo che poi la mamma, forse facendo i lavori di casa non si era accorta del terremoto chissa’, mi disse che gli sembro’ strano di vedermi cosi’ vicino a papa’, io che me ne stavo sempre per conto mio, sempre con il muso lungo e che non parlavo mai.

1964 C'erano ancora le pattumiere, e i topi scappavano nel cortile quando venivano gli addetti a svuotarle. Gli addetti

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tentavano di schiacciare i topi con le loro pale, e io tentavo di salvarne almeno uno e lo mettevo in una scatola. Poi, insieme a mio fratellino Luigino , gli legavamo un cordino alla coda (mi chiedo ancora adesso come facessimo), e ce lo portavamo in giro per l’isolato di Via S.Antonino 38, come fosse un cagnolino. Di questo erano al corrente anche l’amica di pianerottolo Sabina, ed anche la madre di lei, la Sig. Serra, che era una tipa simpatica e giocherellona pure lei. Un giorno il topino mori’ ( forse il giorno dopo addirittura); alla Sig.a Serra venne in mente di inventarsi un funeralino in piena regola. Mettemmo il topino in uno scatolino, inscenammo, io Sabina Luigino e lei, una processione dall’altra parte delle strada ( che allora era uno sterrato), con tanto di crocifisso. Si scavo una buchetta, e si inumo’ il topino. ( Ancora a distanza di decenni, quando rividi Sabina e sua madre, se ne parlo’ con affetto.)

Nella foto si nota lo sterrato davanti casa ove seppellimmo il topino. Si noti Luigino il giorno della 1’ Comunione. Si noti come non c’erano macchine allora, qualche Fiat 500 per i pochi ricchi di allora, per i ricchissimi le prime Fiat 850. Noi niente, eravamo poverissimi ma bellissimi !

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1957 Si abitava in un ultimo piano di Via S.Chiara 60. Ricordo che un piccolo stanzino dove dormiva, mi pare, mio fratello Luigino appena nato nella culla, dava sui tetti. Immagino quindi che abitassimo in soffitta. Dal lato cortile avevamo la ringhiera con il bagno, penso, in comune con gli altri di ringhiera. Ricordo che quello stanzino dava direttamente sulle tegole del tetto poiche’, uno dei piu’ vecchi ricordi che ho, e’ quello che qualche volta arrivavano degli operai che ci bussavano alla porta dalla parte del cortile, dicendoci che dovevano passare da noi per andare a fare qualche lavoro sul tetto. Ebbene, di questa casa conservo il ricordo di come ero terrorizzato quando dalla cucina, sulla quale si apriva la porta del balcone di ringhiera, dovevo andare in una stanza, forse da letto, che si trovava al fondo di un buio e piccolo corridoio. In quel piccolo corridoio, che ricordo sempre buio, in inverno ci stava la stufa a carbone accesa. Io la vedevo come un mostro infernale, con la bocca spalancata e fiammeggiante.

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Ricordo che strisciavo contro la parete opposta mentre ci passavo davanti, non ricordo per andare dove, forse una stanza da letto, poiche’ i miei ricordi si fermano li, davanti a quel mostro.

2013 - Spilla e’ arrivata grazie o per colpa di una lezione di Filosofia. Ero da poco andato in pensione, era Novembre, era il 2013. Mi ero iscritto all’Unitre’, poiche’ ero in pensione ma non volevo esssere in pensione. Quel pomeriggio di Novembre avevo seguito una lezione di Filosofia. Non mi ricordo qual’era l’argomento, pero’ doveva essere stato qualcosa di molto bello,quelle cose che ti fanno pensare, meditare. Ero uscito dall’aula alle 17.30, fuori era ovviamente buio, e c’era la neve, o almeno cosi’ mi pare di ricordare. Fatti pochi passi in direzione del corso , ( l’Unitre’ e’ proprio dentro la Crocetta, dove ci sono le ville e c’e’ l’area pedonale), ho visto un cagnettino bianco da solo. Era proprio carino, di quelli tutti pelosetti, vispi, vispi e sgambettanti. Ma era solo, solissimo. Oh poverino !!! Oh che bellino. Mi sono messo a seguirlo, per viali e per angoli. Sempre solo. Mi sono detto, galeotta l’ora Filosofia e chi la scrisse, che quel cagnetto era mio, e che non sarebbe rimasto da solo. E quindi era gia’ mio !! , ma.. . arriva il padrone, il cagnettino gira un altro angolo ed eccolo li, il padrone che lo aspettava. E

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quindi ??. E quindi il giorno dopo sono andato all’Arca di Piera ed ho scelto in quel canile quel cagnetto che era gia’ mio !! L’aveva detto la Filosofia, ed il Natale che era in arrivo.

1964 – Si nota che avevo appena finito di piangere ? No vero ?! Eccoci qua, affacciati alla finestra di Via S.Antonino ( allora era senza sbarre, correvano anni tranquilli, si era tutti poveri e non c’era nulla da rubare nelle case .. ) . ah, tra l’altro da questa finestra io uscivo di casa ed anche ci rientravo, facevo prima. Comunque si, avevo appena finito di piangere, me lo ricordo benissimo. Probabilmente avevo litigato con Luigi e lo avevo picchato, come mio solito. La mamma mi aveva inseguito con il battipanni e me lo aveva dato nelle gambe. Mi mettevo a piangere piu’ per la rabbia che per il male, e sempre urlavo “Ma che cosa ho fatto ??!!!, CHE COSA HO FATTO !!??” . Quello che avevo fatto lo sapevo benissimo, avevo caricato di botte il povero Luigino. Comunque urlavo le mie ragioni e piangevo, piangevo forte e urlavo forte. Poi mi sfinivo, mi rasserenavo e tornavo bello allegro e pronto a ricominciare tutto daccapo. Infatti mi vedete allegro accanto a mamma e Stella, come se niente fosse. Anche la

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mamma come vedete e’ bella allegra !!, anche se aveva da pochissimo finito di massacrarmi di botte . .. . ( ma guardatela!!!, come sorride !!!!! )

1988 – Tutti i giorni voleva essere portato li, a guardare la “Ua ua tota”, la macchina rotta. Era una 127 abbandonata e bruciata in mezzo al bosco di Stupinigi, a lato di uno dei tanti sterrati in cui si andava in bicicletta. Caricavo Stefano sul seggiolino agganciato al manubrio della bici, e lo portavo li. Allora facevo i turni, e avevo la mattinata libera. E cosi’, quasi tutti i giorni, eravamo la’, a guardare la “Ua ua tota”.

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2010 – Foto rubata a Nonna Elisa. Ero passato in Via Arvier al mattino presto, forse prima di andare al lavoro. Nonna Lisa stava per rifare il suo letto, o forse si era appena alzata ed era in bagno, o nel cucinino a farmi un caffe’. Curiosone come mio solito giravo per casa, ho visto la cartolina di Padre Pio sotto il guanciale.

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Nessuno sapeva di questo. Ovviamente ho immortalato la scoperta. Padre Pio e la Madonna a fare compagnia alla mamma sola di notte, con la sua acqua benedetta di Lourdes. E poi due telefoni per dormire tranquilla la notte, su entrambi i telefoni i numeri memorizzati dei figli, nel caso . . ( nonna Lisa era sola da moltissimi anni ).